Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
9 visualizzazioni308 pagine

Uuj 2 2023 © Uup

Il numero 2/2023 del Urbaniana University Journal celebra il 75° anniversario della rivista, riflettendo sulla sua storia e sui contributi scientifici in filosofia, teologia, missionologia e diritto canonico. Gli articoli presentano una periodizzazione delle stagioni filosofiche e analizzano l'evoluzione della teologia e della missiologia nel tempo. Il direttore Giovanni Ancona sottolinea l'importanza della rivista come forum di riflessione critica e di servizio alla missione, invitando a un rinnovato impegno nella ricerca e nella comunicazione scientifica.

Caricato da

Jian TG Sapienza
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
9 visualizzazioni308 pagine

Uuj 2 2023 © Uup

Il numero 2/2023 del Urbaniana University Journal celebra il 75° anniversario della rivista, riflettendo sulla sua storia e sui contributi scientifici in filosofia, teologia, missionologia e diritto canonico. Gli articoli presentano una periodizzazione delle stagioni filosofiche e analizzano l'evoluzione della teologia e della missiologia nel tempo. Il direttore Giovanni Ancona sottolinea l'importanza della rivista come forum di riflessione critica e di servizio alla missione, invitando a un rinnovato impegno nella ricerca e nella comunicazione scientifica.

Caricato da

Jian TG Sapienza
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 308

UUJ

Urbaniana
University Nova Series

Journal 2/2023 LXXVI

NEL 75° DI EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL


Ardian Ndreca
Costruendo segnavia per il futuro. Nel 75° anniversario della Rivista

ITINERARI FILOSOFICI E SFIDE CULTURALI


Giambattista Formica
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
Paolo Fornari
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

UN CAMMINO TEOLOGICO PLURALE


Giovanni Rizzi
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Mario Bracci
Settantacinque anni di teologia dogmatica
Giulio Cesareo
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

LE SCIENZE DELLA MISSIONE


Antoine de Padou Pooda
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
Sandra Mazzolini
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

PERCORSI CANONISTICI
Maurizio Martinelli
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
Urbaniana
Alessandro Recchia University
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023) Press
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
Urbaniana
University Nova Series
Journal 2/2023 LXXVI

I contributi presenti nel volume sono stati sottoposti a peer review


secondo i criteri di scientificità previsti dal Protocollo UPI
(Coordinamento delle University Press Italiane)

U RBANIANA U NIVERSITY P RESS

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
Urbaniana
University
Journal
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL EUNTES DOCETE
Rivista quadrimestrale della Pontificia Università Urbaniana di Roma
Anno di fondazione 1948 Nova Series LXXVI/2 2023

Scientific Committee/Comitato Scientifico


Andrea Aguti (Italy); Stephen Bevans (Usa); Giacomo Canobbio (Italy);
Franca D’Agostini (Italy); Roberto Dell’Oro (Usa); Dariusz Dziadosz (Poland);
Daniel Patrick Huang (Italy); Astrid Kaptijn (Switzerland); Marcin Kowalski (Poland);
Gianpaolo Montini (Italy); Regina Polak (Austria); Therese Scarpelli Cory (Usa)
Direttore/Director
Giovanni Ancona
Redazione scientifica/Scientific editing
Elena Casadei
Comitato di Redazione/Editorial Commettee
Presidente – Leonardo Sileo
Pasquale Bua, Giambattista Formica, Ernest Okonkwo,
Antoine de Padou Pooda, Aldo Skoda
Hanno collaborato a questo numero/Contributors to this issue
Mario Bracci; Giulio Cesareo; Alessandro Dell’Orto; Giambattista Formica;
Paolo Fornari; Maurizio Martinelli; Sandra Mazzolini; Ardian Ndreca;
Antoine de Padou Pooda; Alessandro Recchia; Giovanni Rizzi; Zhao Hongtao
ISBN 978-88-401-9067-9 ISSN 2522-6215
Abbonamenti
Italia e 44,00 Sconti Numero arretrato e 20,00
Europa e 55,00 Agenzie 20%
Paesi extracomunitari e 60,00 Biblioteche e librerie 25%

Modalità di pagamento / Payment


Online (www.urbaniana.press)
Bonifico bancario / Bank transfer
Intesa Sanpaolo, Piazza della Libertà 13 – 00165 Roma
Iban: IT53 W030 6909 6061 0000 0013 290 • Bic: BCITITMM
Intestato a Pontificia Università Urbaniana
Assegno bancario / by cheque
Pontificia Università Urbaniana, con specifica della causale
Direttamente presso l’Economato della PUU
La Casa editrice garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la
possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione. Le informazioni
custodite dalla Casa editrice verranno utilizzate al solo scopo di inviare
agli abbonati nostre nuove proposte (Dlgs. 196/2003)

© Urbaniana University Press


00120 Città del Vaticano, via Urbano VIII, 16
tel. +39 06 69889501-9688 • fax +39 06 69882182
www.urbaniana.press
Per abbonamenti e per contributi dei collaboratori: [email protected]
Finito di stampare nel mese di settembre 2023

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice

EDITORIALE 5
EDITORIAL 9
Giovanni Ancona

NEL 75° DI EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Costruendo segnavia per il futuro. 15


Nel 75° anniversario di
Euntes Docete – Urbaniana University Journal
Ardian Ndreca

ITINERARI FILOSOFICI E SFIDE CULTURALI

Le stagioni filosofiche della Rivista. 47


Un primo tentativo di periodizzazione
Giambattista Formica

L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. 71


Le tracce di una ricerca
Paolo Fornari

UN CAMMINO TEOLOGICO PLURALE

Dalla fine della seconda guerra mondiale 91


al nuovo assetto dell’Unione Europea.
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Giovanni Rizzi

Settantacinque anni di teologia dogmatica: 135


un anniversario, una stagione teologica, un cambio d’epoca
Mario Bracci

La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista 153


Giulio Cesareo

LE SCIENZE DELLA MISSIONE:


RETROSPETTIVE PRECONCILIARI E PROSPETTIVE POST-CONCILIARI

Les jalons d’une missiologie préconciliaire 173


dans les publications de Euntes Docete (1948-1965)
Antoine de Padou Pooda

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice

Aspetti del contributo della Rivista 201


alla riflessione missiologica (1966-2022)
Sandra Mazzolini

La Cina in Euntes Docete – Urbaniana University Journal. 217


Il contributo del Centro Studi Cinesi
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

PERCORSI CANONISTICI

I contributi della dottrina canonistica (1948-1982) 231


Maurizio Martinelli

I contributi della dottrina canonistica (1983-2023) 263


Alessandro Recchia

Appendice iconografica 281


Indice dei nomi 289

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
EDITORIALE

a celebrazione di un importante anniversario rischia sempre di far ca-


L dere nel tranello della retorica, che esalta unicamente l’aspetto miglio-
re e più “comodo” di un’esperienza. In tale circostanza, cioè, si sviluppa
spesso quell’inutile pudore, che tende ad oscurare quanto è problematico e
negativo. Tutto va bene! Esperienza encomiabile! Si vada avanti così!
Noi, però, non vogliamo cadere nel suddetto tranello. Noi vogliamo cele-
brare con grande realismo il settantacinquesimo anniversario della nostra
Rivista (oggi Urbaniana University Journal. Euntes Docete; ieri Euntes Do-
cete) e radiografare, con parresia, la sua storia scientifica, la quale è il frut-
to della passione per la ricerca, lo studio, la divulgazione di tanti nostri col-
leghi e amici. Tante e diverse persone, delle quali molte sono ancora tra noi
e ci deliziano con i loro scritti e ci onorano dell’amicizia; e molte, invece,
sono nella gloria della vita con Dio e le vogliamo ricordare e ringraziare per
quanto hanno dato alla nostra Rivista e all’Università tutta.
Concretamente, il presente numero celebrativo raccoglie quanto la Rivi-
sta ha voluto scientificamente comunicare in tutti questi lunghi anni, attra-
verso la ricerca e la divulgazione alta dei docenti e di studiosi esterni al-
l’Università, relativamente agli ambiti della filosofia, della teologia, della
missiologia, del diritto canonico, e operare in seguito, con l’ausilio di cia-
scuna Facoltà, una valutazione critica dell’intera contribuzione. L’operazio-
ne, in altre parole, non è chiaramente fine a sé stessa, ma è finalizzata a co-
gliere i termini della significatività della Rivista non solo per l’oggi della
nostra Università, ma anche e soprattutto per il futuro. Il progetto che sca-
turisce da questo importante feedback, in altre parole, è quello di compren-
dere il modo in cui i diversi autori hanno voluto produrre, condividere, dif-
fondere i risultati della loro attività scientifica; e, a partire da ciò, proietta-
re il periodico nell’orizzonte di una sua più efficace presenza nell’ambito
delle scienze ecclesiastiche e nel mondo contemporaneo, sempre più com-
plesso e agitato da grandi questioni umane e ambientali, mediante l’assun-
zione di un metodo che stimoli l’acquisizione delle giuste competenze per
meglio interagire con la realtà e della responsabilità matura che sappia af-
frontare i rischi e valutare le opportunità costruttive della vita umana. In tal

5
2/2023 ANNO LXXVI, 5-7 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Editoriale

senso, è molto opportuno che la Rivista si costituisca come un forum in cui


convergano l’osservazione dei fatti della vita e la riflessione su di essi; l’os-
servazione acuta delle questioni che agitano il vissuto delle chiese e l’im-
pulso missionario che deriva dall’offerta di contributi seriamente pensati e
che aiutino, in tal modo, a far crescere le comunità tutte, cristiane e non,
secondo l’autentico spirito del Vangelo che è la persona di Gesù Cristo. La
Rivista non potrà mai rinunciare al suo ruolo di servizio alla missione, alla
sua testimonianza a favore di un messaggio di salvezza destinato a tutte le
genti, ma con rigore critico. In tale direzione, è sempre più importante che
il nostro periodico salvaguardi il meccanismo della valutazione preventiva
della qualità dei contributi (peer review), quale criterio necessario per l’in-
dividuazione della scientificità dello scritto e della sua condivisione nella
comunità di quanti sono dediti allo studio e alla ricerca. Oltre a ciò, nel
contesto informazionale dell’oggi sembra fondamentale operare una svolta
pratica e intelligente nel voler diffondere i risultati scientifici della Rivista
attraverso un utilizzo più compiuto di tutto ciò che la nostra era digitale
mette a disposizione. Gli attuali sistemi informatici ci consegnano metodi
più efficaci di distribuzione e meglio facilitano l’accesso internazionale ai
suoi contenuti, ma ciò chiede un surplus di convinzione da parte dei gesto-
ri istituzionali del periodico. Tra l’altro, l’ampio bacino di utenza della Ri-
vista (soprattutto da parte dei tanti e diversi Istituti affiliati alla nostra Uni-
versità), che coinvolge tutti i continenti, richiede una maggiore rapidità nel-
la comunicazione del pensiero, sì da condividerlo e vagliarlo secondo i cri-
teri propri di ciascun ambito di ricerca. È necessario proseguire il percor-
so con coraggio e fiducia.
Per ritornare al nostro anniversario, la memoria della produzione scien-
tifica travasata nella Rivista vede impegnate le Facoltà di filosofia, teologia,
missiologia e diritto. I diversi autori ricostruiscono, almeno per linee prin-
cipali, il contributo offerto dagli articoli che, nelle diverse annate, hanno
descritto e ripensato criticamente la relazione tra missione e culture e que-
sto dal punto di vista storico, filosofico, teologico, giuridico. Nella sostan-
za, il percorso della memoria permette di ricostruire in parte il progetto
missionario dell’Università Urbaniana e di stimolare un rinnovato viaggio
dei suoi protagonisti anche e in particolar modo nella ricerca, nelle nuove
proposte di studio, nell’invito a partecipare autenticamente e criticamente
alla vitalità missionaria. Ma è soprattutto il progetto della Rivista che vie-
ne fuori da questo percorso memore. Il feedback che si rileva, cioè, risulta
importantissimo ai fini di una progettazione che interessi non solo il perio-

6
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Editoriale

dico, ma anche la ricerca nelle diverse Facoltà dell’Università. Non a caso,


la Rivista è quel forum privilegiato in cui convergono o dovrebbero conver-
gere le idee di quanti servono le chiese attraverso la pratica di tutte quelle
discipline che rientrano nell’ambito delle scienze teologiche. In altre paro-
le, il nostro periodico intende riaffermare il suo ruolo essenziale anche in
relazione alla progettualità scientifica, formativa, dell’intera comunità ac-
cademica mediante l’offerta di spazi di riflessione per le diverse Facoltà e
la valutazione critica delle proposte che da queste vengono sottoposte alla
sua attenzione. Il tutto per poter qualificare sempre meglio il servizio all’e-
vangelizzazione.
Mi è doveroso, infine, ringraziare, in questa occasione, tutti i miei illu-
stri predecessori, i quali hanno contribuito significativamente alla crescita
scientifica della Rivista, i collaboratori editoriali, sempre attenti e infatica-
bili, e quanti si adoperano per la diffusione e il sostegno del periodico.
Il modus operandi di questi ultimi ci infonde fiducia e ci stimola a prose-
guire lungo il nostro entusiasmante cammino accademico con maggiore
professionalità e apertura alle grandi istanze della vita e delle culture.

GIOVANNI ANCONA
Direttore

7
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
EDITORIAL

hen it comes to important anniversaries, the pitfalls of rhetoric that


W exclusively enhance the best and most “comfortable” aspect of an ex-
perience lie always in ambush. This is the fertile soil for useless shyness
that tends to cover critical issues up. Everything is good! Great job! Keep
going!
However, we are not going to fall into this trap. We want to celebrate with
great realism the seventy-fifth anniversary of our Journal (currently Urba-
niana University Journal. Euntes Docete. Formely Euntes Docete) and x-ray
with fearless spirit its scientific history, which is the result of the passion for
research, study, cultural dissemination of many of our colleagues and friends.
There are many different people – many of whom are still among us and de-
light us with their writings and honor us with their friendship, and many, in-
stead, are in the glory of the life with God – that we want to remember and
thank for their contribution to our Journal and University as a whole.
Getting to the point, this celebratory issue tries to outline what the Jour-
nal has scientifically communicated in so many years through the research
and the cultural dissemination of faculty members and scholars from other
Universities in the fields of philosophy, theology, missiology, and canon law;
in a next step, supported by the Faculties, a critical evaluation of the over-
all contribution will be provided. In other words: it is clear that this initia-
tive is not self-referential but an attempt to figure out how relevant the Jour-
nal is not only for the present but also and above all for the future of our Uni-
versity. The project resulting from this relevant feedback is to understand
how different authors wanted to produce, share, and disseminate the results
of their scientific work and, from this standpoint, to project the periodical
into the horizon of its more effective presence in the sphere of ecclesiasti-
cal sciences and in the contemporary world, which is increasingly complex
and shaken by major human and environmental issues, through the assump-
tion of a method that fosters the acquisition of the right skills to better in-
teract with reality and of the mature responsibility that knows how to deal
with the risks and evaluate the constructive opportunities of human life.

9
2/2023 ANNO LXXVI, 9-11 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Editorial

In this sense, it is a very welcome step for the Journal to act as a forum
in which the observation and the reflection on the facts of life converge; and
where the acute observation of the questions that shake the life of the
Churches and the missionary impulse that derives from in-depth contribu-
tions that help, in this way, to make all communities grow, Christian and
non-Christian, according to the authentic spirit of the Gospel which is the
person of Jesus Christ, converge. Being at the service of mission, witness-
ing the message of salvation for all people, are essential to the Journal mis-
sion, but with critical discipline. In this direction, it is increasingly impor-
tant that our Journal supports the mechanism of prior assessment of the qual-
ity of research (peer review), as the necessary instrument to identify scien-
tific contributions that can be shared in the scholarly community. Moreover,
in contemporary media system, it seems essential to implement the dissem-
ination of the Journal scientific outcomes through a more effective use of
the instruments available in this digital age. Current information systems
provide more effective methods of distribution and facilitate international
access to the Journal’s contents, but this calls for a surplus of confidence
on the part of the Journal’s institutional decision-makers. Among other
things, the Journal’s broad audience of readers (especially from the numer-
ous Affiliated Institutes to our University), in all continents, requires a
greater speed in the communication of thought, so that it can be shared and
examined according to the criteria specific to each field of research. It is
necessary to pursue this path with courage and confidence.
Going back to our anniversary, the Faculties of Philosophy, Theology, Mis-
siology and Canon Law have retraced the scientific production hosted in the
Journal pages. The contributors outline, at least in broad terms, the impact
of the articles that, throughout the Journal history, have described and crit-
ically rethought the relationship between mission and cultures from the his-
torical, philosophical, theological, and juridical points of view. In essence,
this memory exercise makes it possible to partially retrace the missionary
project of the Urbaniana University and to stimulate an update the journey
of its protagonists also and especially through research, new study propos-
als, the invitation to participate authentically and critically in missionary vi-
tality. Above all, it is the project of the Journal that emerges from this jour-
ney through the past. That is to say, this feedback is of the utmost impor-
tance for the management not only of the Journal itself, but also of the Fac-
ulties research projects. There is no wonder that the Journal is that privi-
leged forum in which the ideas of those who serve the churches converge or

10
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Editorial

should converge through the practice of all those disciplines that fall with-
in the field of theological sciences. In other words, our Journal intends to
reaffirm its essential role also in relation to the scientific and formative
planning of the entire academic community by hosting spaces and critical-
ly evaluating the proposals submitted by the Faculties. The rationale of this
is to be able to better and better qualify the service to evangelization.
Finally, let me take this occasion to express my gratitude to my illustrious
predecessors who had a significant impact on the Journal scientific develop-
ment, the attentive and tireless editorial staff and all those who actively pro-
mote and support the Journal. Their work-style gives us confidence and en-
courages us to continue in this exciting academic journey with enhanced
professionalism and openness to the major challenges of life and cultures.

GIOVANNI ANCONA
Director

11
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
NEL 75° DI EUNTES DOCETE
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Ardian Ndreca
Costruendo segnavia per il futuro.
Nel 75° anniversario di
Euntes Docete – Urbaniana University Journal

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

COSTRUENDO SEGNAVIA PER IL FUTURO


Nel 75° anniversario di
Euntes Docete – Urbaniana University Journal*

Verso “ED” – I primi due decenni – Gli anni ‘70-80 – Gli anni ‘90 – Il nuovo millennio

Parole chiave: Euntes Docete; Pontificia Università Urbaniana; Urbaniana University


Journal; missione; Propaganda Fide

Verso “ED”

Il saluto augurale in occasione del primo numero della Rivista Euntes Do-
cete, firmato dal Gran Cancelliere Card. Fumasoni-Biondi e dal Rettore del-
l’Ateneo, l’allora Arcivescovo Celso Costantini, lasciava trasparire l’inten-
zione di dar vita a un percorso di ricerca filosofica e teologica di natura mis-
sionaria, capace di comprendere le sfide dell’immediato dopoguerra alla lu-
ce di una tradizione ben consolidata, nella specificità dell’alveo del quarto
secolo di attività del Dicastero pontificio di Propaganda Fide.
Il mandato missionario che si voleva conferire alla Rivista aveva come fi-
ne quello di concretizzare l’ineludibile obiettivo del dicastero di Propagan-
da Fide attraverso l’interrogazione critica sui riflessi teologici e filosofici,
ma anche sulla situazione politica del tempo. Docenti, ex alunni e studen-
ti dovevano trovare nella Rivista un punto di riferimento filosofico e teolo-
gico valido e sicuro a partire dal quale indagare una molteplicità di temi
concernenti aree geografiche disparate.
L’itinerario che porta alla fondazione della Rivista Euntes Docete parte da
lontano, come notiamo dai verbali conservati presso l’Archivio della Ponti-
ficia Università Urbaniana. Una prima riunione di tutti i professori dell’A-
teneo e dell’Istituto Missionario, insieme ai Decani e al Rettore dell’Ateneo

* Nel corso del numero ci si riferirà in nota alla Rivista “Euntes Docete” con l’abbre-
viazione “ED” e ad “Urbaniana University Journal” con quella “UUJ”.

15
2/2023 ANNO LXXVI, 15-43 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

ha luogo il 12 giugno 1945 presso la Casa Generalizia dei PP. Redentoristi


a Roma, per discutere del progetto. Nel verbale si ricorda che l’idea della
Rivista era stata discussa già nel 1933 e nel 1936 senza giungere a un esi-
to effettivo. Ormai i tempi sembravano maturi per arrivare a una decisione
concreta. I partecipanti discutono del “carattere scientifico” che deve ave-
re il periodico. Alcuni propongono di chiamarlo Urbanianum, altri Urba-
niana e anche Rivista dell’Ateneo Urbano. Non arrivando ad una decisione
unanime, decidono di affidare il compito di trovare un nome alla Rivista al
Rettore dell’Ateneo. Il periodico deve avere una cadenza trimestrale con
due uscite doppie per anno, con un Comitato di Redazione e un Direttore
nominato dal Gran Cancelliere. Inizialmente si pensa di affidare la direzio-
ne della Rivista ai due decani di Teologia e Filosofia e al Vice-Preside del-
l’Istituto Missionario Scientifico. La Rivista darà spazio alle Facoltà e all’I-
stituto e le lingue ammesse saranno il latino, l’italiano, il francese, l’ingle-
se, lo spagnolo e il tedesco. Per quanto riguarda il finanziamento si studia-
no tre possibilità, la prima è quella di chiedere alla Congregazione di Pro-
paganda Fide di finanziare inizialmente il periodico, la seconda di affidar-
lo ad una casa editrice e viene fatto il nome della Marietti, l’ultima di sen-
sibilizzare gli ex alunni per aiutare tramite adesioni e abbonamenti l’avvio
dell’impresa. Nell’Archivio viene conservato un quaderno pieno di nomi e
indirizzi di ex alunni, per lo più nordamericani, ai quali sarà spedita la Ri-
vista nella speranza di ricevere un sostegno materiale.
Dovranno trascorrere ancora tre anni prima che il tanto desiderato pe-
riodico inizi la sua pubblicazione. Nella riunione del Comitato della Rivi-
sta, tenuta il 29 gennaio 1948, partecipano il Rettore Magnifico S.E. Cel-
so Costantini, il decano della Facoltà di Teologia Pietro Parente, il vice-
Preside dell’Istituto Missionario Scientifico P. Alberto Perbal, il Rettore
del Collegio Urbano Felice Cenci, prof. Antonio Piolanti per la Facoltà di
Teologia, Ugo Viglino per la Facoltà di Filosofia, Giulio Magyary per l’Isti-
tuto, il Segretario Generale dell’Ateneo Pietro Tou e Nicola Ladómerszky,
Bibliotecario dell’Ateneo. Si discute nuovamente sulla fondazione di una
Rivista di carattere scientifico che rifletta la vita dell’Ateneo e dia la pos-
sibilità agli ex alunni sparsi per il mondo di consultare, per motivi scien-
tifici e anche con quesiti pratici, i docenti dell’Urbaniana. Una volta deci-
sa la composizione del Comitato di Redazione si passa a discutere del fi-
nanziamento della Rivista. La fiducia dei presenti è riposta nei sette Car-
dinali ex alunni dell’Urbaniana, di cui quattro nordamericani, che potreb-
bero sostenere l’impresa finanziaria, poi si decide di chiedere alla Congre-

16
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

gazione di Propaganda Fide un’offerta che copra le spese del primo nume-
ro. Si parla degli scambi che la Rivista permetterà con altri periodici in
modo da arricchire la Biblioteca dell’Ateneo; viene altresì discussa la pos-
sibilità di pagare gli autori degli articoli e si decide che ciò avverrà a par-
tire dal secondo anno di pubblicazione del periodico, tenendo presenti le
possibilità finanziarie. Tra le altre questioni discusse sono gli uffici della
Rivista, la periodicità, le lingue ammesse nella pubblicazione e soprattut-
to il carattere che dovrà avere. Si insiste sul carattere scientifico e ritorna
la questione dello spazio che bisogna riservare agli ex alunni dell’Ateneo.
All’osservazione avanzata da padre Perbal che è necessario fare lo stesso
anche con i missionari, alcuni dei presenti rispondono che la Rivista de-
ve rimanere dell’Ateneo; ai missionari bisogna dedicare un altro periodi-
co, tuttavia si ribadisce che essi saranno sempre i benvenuti qualora desi-
derassero contribuire. Un problema importante per il tempo era quello del-
la censura degli articoli che solo in parte equivaleva al peer review di og-
gi. Si pensa a una “super-censura anonima” che sarà affidata alle Facoltà,
ma che non sia proprio “draconiana”. Il padre Albert Perbal aggiunge che
non bisogna semplicemente rigettare gli articoli con censura anonima, ma
segnalare all’autore osservazioni concrete da tenere presenti. Infine, con-
clude il verbale: «Tutto il Comitato è d’accordo che l’insieme del piano è
giusto e che bisogna porsi all’opera per dare all’Ateneo maggior incremen-
to scientifico e creare un collegamento cogli ex-alunni, servando così l’i-
dea universale della romanità per cui il nostro Ateneo deve tener il prima-
to tra tutti gli altri».
Nella riunione del 21 febbraio 1948 il Comitato per la Rivista discute
ancora come dev’essere la struttura della Rivista e conclude che gli artico-
li di fondo (sezione Studia) dovranno avere il peso maggiore, poi ci saran-
no le rassegne critiche di libri e articoli apparsi su altre testate. Si ribadi-
sce il fatto che la censura dev’essere obiettiva e non deve essere imposta né
dal Rettore né dai decani.
A questa riunione segue l’Adunanza Generale dei Professori dell’Ateneo
che si terrà il 28 febbraio 1948 e ha come punto principale dell’ordine del
giorno “l’attuazione concreta della Rivista”. L’intervento principale è quel-
lo di Pietro Parente, nominato nel frattempo Direttore responsabile del pe-
riodico. Questi dopo aver sottolineato che si tratta di un organo ufficiale
dell’Ateneo e dell’Istituto Missionario, avente carattere scientifico, tono di-
vulgativo e interesse missionario, in senso lato, precisa: «gli articoli devo-
no avere forma scientifica. Evitare quello ch’è predica, quello ch’è bolloso

17
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

o gonfiato. Bisogna che ci sia l’apparato critico, che non siano articoli inu-
tili, di semplice compilazione. Che tutti siano di un certo contributo»1.
Si decide che il primo numero debba uscire prima della fine del 1948.
Su L’Osservatore Romano del 14 maggio dello stesso anno compare la no-
tizia della prossima uscita del primo numero della Rivista Euntes Docete. Si
accenna al carattere scientifico e agli obiettivi che si propone, mentre in un
trafiletto del 25 giugno 1948, sullo stesso organo vaticano, si annuncia l’u-
scita del primo numero e si elogia il contenuto interessante e utile, risulta-
to della “dotta ed agile penna” di studiosi esperti, impegnati nell’impresa.
Per comprendere meglio l’impatto del primo numero della Rivista ci vie-
ne in aiuto la lettura del verbale dell’adunanza del Comitato che ha come
oggetto l’andamento redazionale e amministrativo di quell’anno. Il segreta-
rio della Redazione riferisce che delle 2000 copie stampate sono state spe-
dite 1050, e che ci sono già 93 abbonati ordinari, 13 sostenitori, 7 fonda-
tori e che la somma di circa un milione di lire entrata in cassa è stata de-
positata presso il Banco Ambrosiano, mentre la parte in dollari presso lo
IOR, in Vaticano. Il dibattito si accende con la richiesta della maggioranza
degli intervenuti di unificare l’Alma Mater del Collegio Urbano con l’Eun-
tes Docete. Alle argomentazioni contra del rettore del Collegio, Felice Cen-
ci, obietta il padre Cornelio Fabro che ha dalla sua parte anche Pietro Pa-
rente, che saggiamente non si affretta a prendere una decisione ma lascia
intendere che l’unica iniziativa editoriale, rappresentante l’istituzione, de-
v’essere il tenore della stessa Rivista appena fondata.

I primi due decenni

Il nono anno di pontificato di Pio XII è caratterizzato da un’attenzione par-


ticolare rivolta sia ai cambiamenti culturali e al progresso tecnologico, sia
alla situazione della Chiesa missionaria. In una lettera del gennaio 1948 il
Pontefice istituisce “Ad experimentum” la Commissione di consulenza e re-
visione ecclesiastica dei film a soggetto religioso e morale. Questo decreto
porterà a breve alla creazione della Pontificia Commissione per la Cinema-
tografia. I nuovi linguaggi però non sminuiscono l’importanza dei mezzi
classici di comunicazione: questo si nota nella lettera del 12 marzo 1950

1
Archivio PUU, Fondazione 1948, 66-1.

18
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

indirizzata ai redattori della “Civiltà Cattolica”. La posizione della Chiesa


è chiara. Da una parte c’è un incessante progresso della scienza dall’altra
un’unità chiusa delle leggi naturali, come sottolinea il Papa Pacelli nel dis-
corso dell’8 febbraio 1948 ai soci della Pontificia Accademia delle Scien-
ze. L’esortazione Auspicando super del 28 giugno 1948, in occasione dell’i-
naugurazione del nuovo Seminario di San Pietro sul monte Gianicolo, per-
mette al Pontefice di evidenziare come la scienza divina e umana, la cono-
scenza delle lingue e dei costumi dei popoli da evangelizzare, l’esperienza
del passato, gioveranno molto ai giovani che studiano per andare nelle ter-
re di missione.
Questo clima di entusiasmo si riflette a partire dai primi numeri della Ri-
vista, dove accanto a firme importanti come quella di Pietro Parente, Anto-
nio Piolanti, Cornelio Fabro, Salvatore Garofalo, troviamo anche giovani
scrittori romeni, polacchi, indiani, ungheresi. I temi di teologia dogmatica e
biblica, liturgia, mariologia, missiologia, si intrecciano con la filosofia tomi-
sta, soprattutto la metafisica e la gnoseologia. Non manca inoltre l’attenzio-
ne verso temi e autori che costituiscono una novità anche nell’ambito laico,
come l’esistenzialismo di Søren Kierkegaard, la filosofia di Nikolaj Berdjaev,
il pensiero di Emil Brunner, Karl Barth, Ugo Spirito, Leslie Dewart ecc.
Tra i soci fondatori della Rivista troviamo i Cardinali Pietro Fumasoni-
Biondi, Gregorio Pietro XV Agagianian, Edward Aloysius Mooney, Samuel
Alphonsius Stritch, Norman Gilroy e Francis Joseph Spellman, nonché i sa-
cerdoti Lucas Sharkey e Iacobus Mc Laughlin.
Nei primi anni le aree di ricerca sono generalmente ricoperte da esperti
riconosciuti a livello internazionale, per il diritto canonico troviamo J. Vis-
ser e C. Vijverberg, per la teologia orientale N. Ladomérzsky, per la missio-
logia P.M. de Mondreganes, per la patristica C. Vona, per gli studi biblici S.
Garofalo, M. Erbetta, B. Mariani, E. Testa, per la teologia dogmatica A. Pio-
lanti e per la filosofia C. Fabro.
Quasi in ogni numero traspare l’importanza delle missioni, la questione
delle vocazioni missionarie, la storia degli istituti missionari e dei loro ca-
rismi. Inoltre sono sempre presenti questioni legate alla pastorale missio-
naria e al mandato del missionario del Vangelo.
I temi e gli studi teologici riflettono i dibattiti e gli interessi del tempo,
presentando una doppia esigenza: quella timida di rinnovare il pensiero
teologico, e l’altra molto sentita di rimanere ancorati alla tradizione e al de-
positum fidei. Una sfida difficile che troverà un terreno fertile nelle discus-
sioni aperte dal Vaticano II, il Concilio che permetterà di uscire dallo stato

19
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

di arroccamento nei confronti della modernità per imboccare la via di un


rinnovamento responsabile che permetterà all’annuncio evangelico di recu-
perare appieno la dimensione profetica, aprendo la strada a una nuova in-
culturazione, indispensabile a vivificare le dinamiche missionarie della
Chiesa. Molti studiosi che troviamo nei numeri della Rivista nel suo primo
decennio di vita (1948-1958), parteciperanno e daranno un notevole con-
tributo durante i lavori del Concilio Vaticano II.
La struttura dei numeri della Rivista nel primo decennio è costituita da di-
verse sezioni, che sono: Studia, Notae-Commentationes, e infine Bibliogra-
phica e Varia. È interessante lo straordinario numero dei testi recensiti in
ogni fascicolo, segno dell’attenzione della Rivista per la ricerca scientifica.
Gli inizi degli anni ‘60 trovano la Rivista Euntes Docete con una nuova
direzione, dove a guidarla c’è il Rettore, Salvatore Garofalo, coadiuvato dal
decano della Facoltà di Teologia prof. Antonio Piolanti e dal prof. Roberto
Masi, mentre per la Facoltà di Filosofia dal decano Ugo Viglino e dal prof.
Cornelio Fabro, mentre per l’Istituto Missionario troviamo il vice preside
Iulius Magyary e il prof. André Seaumois. Segretario della redazione è il
prof. Janez Vodopivec.
La Lettera Enciclica Princeps Pastorum di Giovanni XXIII, che viene
pubblicata integralmente sul primo numero del 1960, diventa oggetto di
studio e materia di riflessione, soprattutto alla luce del Concilio appena
convocato dal pontefice, e in vista del rinnovamento generale e degli orien-
tamenti pastorali e liturgici. Nella sezione Studia della Rivista trovano spa-
zio riflessioni legate alla formazione del clero missionario, ai seminari e al-
la gerarchia ecclesiastica delle terre di missione, al ruolo sempre maggiore
del laicato cristiano. Non mancano temi giuridici che trattano la vecchia
questione dei limiti delle competenze giuridiche di Propaganda Fide, il
ruolo e la figura del prefetto apostolico delle missioni, problemi legati a im-
pedimenti matrimoniali e alla storia del colonialismo in Africa. Sono pre-
senti studi storici per esempio sulla dottrina della missione del Cardinal
Guglielmo Massaia e sull’apostolato di de Mazenod, nonché i ben docu-
mentati studi di Josef Metzler sulla Chiesa copta2.

2
Un posto importante occupano anche gli studi che gettano luce sull’attività della
Congregazione “de Propaganda Fide”, come quello di N. KOWALSKY, Serie dei Cardinali
Prefetti e dei Segretari della S. Cong. «de Propaganda Fide», “ED” 15 (1962), 2, 168-
180); F. PAVESE, Il prefetto apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 2, 214-328; ID., Il
prefetto apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 3, 386-385; D. STIERNON, Rome et les

20
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Importanti contributi filosofici arricchiscono le pagine della Rivista nel-


la prima metà degli anni ‘60. Da una parte abbiamo le riflessioni sul mar-
xismo e il rapporto tra filosofia e scienza del salesiano Vincenzo Miano, dal-
l’altra le note critiche di Cornelio Fabro sull’ateismo contemporaneo e sul
materialismo storico. Un altro studioso che si occupa dell’ateismo moderno
è anche Tullio Piacentini; né manca l’attenzione verso autori contempora-
nei come Ugo Spirito, estimatore del giovane studioso Cornelio Fabro, il cui
pensiero venne studiato appassionatamente da Lino Zamuner nella sua te-
si di laurea3. Anche la dimensione filosofico-estetica è molto presente co-
me attestano gli articoli di un certo spessore di Ugo Viglino sull’arte moder-
na e sulla dimensione teoretica dell’arte.
Nell’anno 1966 la Rivista esce con un numero unico dedicato al tema
delle missioni trattato nel decreto conciliare Ad Gentes. Il focus del numero
speciale è affidato al Card. Agagianian e ad alcuni specialisti come Saverio
Paventi, Hermes Peeters, Alphons Mulders, Metodio da Nembro ed altri.
Vengono approfonditi ulteriormente alla luce del decreto conciliare i temi di
testimonianza ed evangelizzazione, la vocazione missionaria, l’immigrazio-
ne, nonché i punti chiave per fondare una nuova teologia missionaria.
Nel 1967 la Rivista dedica un unico numero al Card. Pietro Parente, in-
signe teologo molto legato all’Urbaniana. Vi partecipano, tra le altre, impor-
tanti figure del tempo come Yves-Marie-Joseph Congar, Karl Rahner, Jean
Daniélou, Charles Moeller. Si prende spunto dall’occasione per riflettere in
particolare sul ministero episcopale alla luce degli insegnamenti del Con-
cilio Vaticano II. Non mancano articoli che toccano temi importanti del
giorno che sono legati alla ricerca e alla prassi missionaria, come quello di
Vincent Mulago sulla possibilità di una teologia africana e di André V. Seu-
mois sulla riorganizzazione territoriale di Propaganda Fide4.
Per l’annata del 1968 si approfitta della lieta circostanza del festeggia-
mento del 70° anniversario dello storico delle missioni e del curatore, dal

églises orientales, “ED” 15 (1962), 3, 319-385; J. METZLER, Bemühungen der S.C. «de
Propaganda Fide» um die Wiedervereinigung der koptischen Kirche mit Rom, “ED” 17
(1964), 1, 94-108.
3
T. PIACENTINI, Introduzione all’ateismo moderno, “ED” 18 (1965), 3, 476-482; Cf. L.
ZAMUNER, Prospettiva estetica di Ugo Spirito, “ED” 19 (1966), 3, 440-450.
4
Cf. V. MULAGO, “Naturalisation” du christianisme en dehors de l’Occident à la lumiè-
re de Vatican II, “ED” 20 (1967), n.u., 241-262; A.V. SEUMOIS, Le problème de la réorga-
nisation territoriale de la S.C. «De Propaganda Fide», ibid., 263-284.

21
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

1935, di Bibliographia Missionaria, prof. Johannes Rommerskirchen, per


approntare un numero speciale intitolato “De Archivis et Bibliothecis mis-
sionibus atque scientiae missionum inservientibus”. Il religioso dell’OMI
era subentrato nel 1930 al defunto confratello Robert Streit, come bibliote-
cario e docente di storia delle missioni presso il Pontificio Istituto Missio-
logico dell’Ateneo. Bisogna ricordare che gli Oblati di Maria Immacolata e
i Frati Minori sono dall’inizio della vita della Rivista tra i più presenti che
alimentano di contributi scientifici i numeri del periodico5.
Il volume costituisce un notevole contributo per la ricerca scientifica nel
contesto missionario e per la figura professionale dell’archivista, il quale,
anche se siamo ancora lontani dalle moderne tecnologie di ricerca, custo-
disce una miniera di conoscenze che orientano lo studioso nelle fonti docu-
mentarie e nei fondi che sono indispensabili per la storiografia ecclesiasti-
ca e quella missionaria in particolare.
Gli anni Sessanta si chiudono con un numero dedicato al Prefetto di Pro-
paganda Fide, Card. Gregorio Agagianian, dove in particolare si delinea,
accanto ad alcune questioni di natura teologica e storica, l’interesse cre-
scente per le missioni in Africa e in Asia.
In questi primi vent’anni di attività la Rivista aveva recepito in modo gra-
duale l’esigenza di cambiamento all’interno della Chiesa, come una “cele-
brazione solenne dell’unione di Cristo e della sua Chiesa”, secondo le pa-
role del Papa Giovanni XXIII nel discorso dell’apertura del Concilio ecu-
menico.
In sintonia con la natura stessa dell’Ateneo, il periodico non ha trattato
per lo più temi astratti e questioni teoriche in materia teologica, quanto
piuttosto ha elaborato la progettualità della riforma cui andava incontro
l’intera Chiesa missionaria, guidata da uno spirito di maggiore unità e col-
legialità tra i cattolici, in un clima di ecumenismo e di dialogo interreligio-
so con le altre fedi religiose.

5
Inoltre agli Oblati va il merito di aver curato per quasi ottant’anni la Bibliographia
Missionaria, guidando sia la Biblioteca dell’Università sia l’Archivio di Propaganda Fide.
I nomi di J. Rommerskirchen (1899-1978), J. Didinger (1881-1958), N. Kowalsky (1911-
1966), J. Metzler (1921-2012), W. Henkel (1930-2020) sono legati indissolubilmente con
la pubblicazione della suddetta Bibliographia ma anche di Memoria Rerum e diverse pub-
blicazioni di notevole pregio per la storia delle missioni e della stessa Propaganda Fide.
Si può dire nel loro caso che la professione di archivista e bibliografo è diventata una ve-
ra vocazione, accanto a quella religiosa.

22
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Gli anni ‘70-80

Negli anni ‘70 la Rivista riprende una certa tensione sorgiva che proviene
dalla presenza di nuovi studiosi, che pur rimanendo nell’alveo della tradi-
zione, non si sentono più condizionati da formule diventate inefficaci ad
affrontare le sfide presenti. Dall’altra parte il carattere stesso dei Commen-
tarii implicava una certa apertura verso temi nuovi, legati a problematiche
attuali che richiedevano nuovi registri linguistici e rinnovati dispositivi
concettuali.
Si continua con la pubblicazione di contributi storici sulle missioni e i
legami di essi con le culture locali, ma si inizia a guardare di più alle radi-
ci teologiche della missione. Abbiamo articoli firmati dal padre cappucci-
no Mario Carobbio (Metodio da Nembro) sulla riorganizzazione delle mis-
sioni cappuccine nel periodo 1884-1908 e i riflessi del Vaticano II su quel-
le missioni6, i contributi dell’africanista Teobaldo Filesi sulla “Missio anti-
qua” nel Regno di Congo (1800-1835)7, la ricerca bibliografica sulle mis-
sioni cappuccine in Africa nei secoli XVII-XVIII di Calogero Piazza8.
Per quanto riguarda gli studi biblici si nota, come si vedrà, la presenza
di tre importanti biblisti, il guanelliano Mario Erbetta e i francescani mino-
ri Adalberto Sisti e Emanuele Testa, che rispettivamente si occupano dei te-
sti apocrifi, della I Lettera ai Corinzi e di diverse questioni di esegesi bibli-
ca. Saltuariamente sono presenti biblisti francescani come Gabriele Allegra
e Serafino Finateri, noti per le loro traduzioni e saggi nell’ambito degli stu-
di sinici e nipponici.
Il rapporto delle religioni non cristiane con il cristianesimo è presente,
nelle sue diverse sfaccettature, e costituisce per diversi autori presenti sul-
la Rivista (A.V. Seumois, R. Esteban Verastegui, C.B. Papali) un punto di
partenza per il dialogo interreligioso. Si sente la presenza di nuove penne
come Bernard Jacqueline, Domenico Spada, Juan Esquerda Bifet, Daniel
Acharuparambil, José Saraiva Martins. Per la prima volta notiamo la pre-
senza di donne che scrivono su Euntes Docete: si tratta della biblista Sofia
Cavalletti e della storica Franca Mian9.

6
Cf. “ED” 23 (1970), 1, 41-86; “ED” 23 (1970), 2, 203-223.
7
Cf. “ED” 23 (1970), 3, 377-439.
8
Cf. “ED” 24 (1971), 2, 244-254.
9
Cf. “ED” 25 (1972), 3, 496-503; 509-514.

23
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Fino agli anni ‘70 si osserva come il contenuto dei fascicoli del periodico
non rappresenta in maniera equilibrata tutte le facoltà; in particolare la fi-
losofia non è molto presente. Invece a partire dal 1973, con la venuta del fi-
losofo Paolo Miccoli presso la Pontificia Università Urbaniana, aumentano
sia i contributi di natura filosofica sia le recensioni, quest’ultime grazie an-
che al lavoro di un altro docente, Andrea M. Erba. Si nota inoltre una cura
maggiore anche per quanto riguarda la redazione dei testi e l’ideazione stes-
sa dei volumi. Questo è dovuto alla passione e alla generosità con cui porta
avanti il lavoro di redazione di tanti numeri il prof. Tommaso Federici, insi-
gne biblista e liturgista orientale, poliglotta, di cultura enciclopedica.
Cominciano a presentarsi temi nuovi come quello della fecondazione ar-
tificiale10, questioni di fisica e di genetica11. In ambito filosofico si osserva
lo sforzo di interloquire con la cultura del tempo usando linguaggi rinnova-
ti, atti a trattare in modo adeguato le nuove problematiche. Sui vari fasci-
coli di questo periodo si nota la presenza assidua di Paolo Miccoli con i suoi
acuti giudizi su Foucault, Nietzsche e l’ateismo contemporaneo, quella di
Alberto Babolin che scandaglia la filosofia di Romano Guardini, e poi Bat-
tista Mondin, Vincenzo Miano ecc. La Rivista ospita anche nomi illustri co-
me il Card. Franz König e il padre Xavier Tilliette12.
Dal 13 al 14 ottobre 1978 si terrà presso l’Urbaniana il seminario di pre-
parazione, promosso dall’Istituto per lo Studio dell’ateismo, nato nel 1959
come Istituto di storia dell’ateismo. Il seminario, i cui atti saranno pubblica-
ti nel 1980 nella collana Studia Urbaniana con il titolo Diagnosi dell’atei-
smo contemporaneo, era concepito e realizzato in funzione del Congresso in-
ternazionale “Evangelizzazione ed ateismo”, promosso dall’ISA, che avrà
luogo presso lo stesso Ateneo dal 6 al 10 ottobre 1980. Gli atti di quest’ul-
timo verranno pubblicati sul primo fascicolo dell’Euntes Docete del 1982,
dove figurano i contributi di Paolo Miccoli, Marian Jaworski, Carlo Cantone,
Matteo Ajassa, Gino Ciolini, Pasquale Magni, Lorenzo Chiarinelli, Vittorino
Grossi, Roberto Cipriani, Antimo Negri, Giorgio Penzo, Ugo M. Palanza,

10
M. DI IANNI, La fecondazione artificiale e il personalismo nel matrimonio, “ED” 26
(1973), 2, 320-381.
11
Cf. F. BASSANI, Considerazioni di un fisico, “ED” 31 (1978), 2, 321-325; A. BIANCHI,
Alcune considerazioni di un genetista, ibid., 316-320.
12
F. KÖNIG, Il fallimento dell’ateismo scientifico, ibid., 191-199; X. TILLIETTE, Fede cri-
stiana e filosofia, ibid., 326-330.

24
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Giuseppe Molinari, Maria Cristina Laurenti13. Siamo negli anni in cui l’atei-
smo scientifico e il materialismo storico si impongono con forza alle masse
con l’intento di costituire l’egemonia di un’unica fondazione della realtà. Di
fronte a questo oscurantismo ideologico con pretese scientifiche, l’ISA si
propone di indagare le ragioni profonde di un fenomeno che non appartiene
più soltanto a una parte dell’élite, come nel passato, ma insidia tutti gli stra-
ti sociali. Si nota lo sforzo di chiarificazione e di conoscenza adeguata del fe-
nomeno dell’ateismo da parte di insigni studiosi che negli anni contribuisco-
no con analisi di notevole interesse, alcune delle quali confluite in dispen-
se ad uso degli studenti iscritti all’ISA14.
In questo periodo, sui numeri della Rivista, oltre alla ricca sezione delle
recensioni, troviamo anche un notiziario, mentre il prof. José Saraiva Mar-
tins cura la pubblicazione dell’elenco delle tesi inedite discusse presso la
Pontificia Università Urbaniana dal 1934 fino al 1978.
In un discorso pronunciato il 28 ottobre 1977 nell’Aula Magna dell’Univer-
sità, in occasione del 350° anniversario della fondazione dell’Urbaniana, il
Card. Pietro Parente, professore all’Ateneo dal 1930 fino al dopoguerra, dopo
aver messo in guardia «dalle aberrazioni di una teologia avventurosa che […]
pone la religione cristiana sullo stesso piano delle altre compromettendo così
la missione divina della Chiesa», ribadisce la «secolare e giustificata autono-
mia» dell’istituzione e il trattamento speciale che essa ha avuto da tutti i pon-
tefici a partire dal Papa Gregorio XV. Egli accusa apertamente «il disagio del-
la duplice dipendenza» dell’Università, dalla «S. C. pro Evangelizatione Gen-
tium» e dalla «S. C. pro Institutione Catholica», per quanto riguarda il regi-
me accademico. Inoltre, loda l’iniziativa del Card. Fumasoni-Biondi nel lon-
tano 1951, di accentuare lo studio del Diritto Canonico nell’Istituto Missiona-
le, poiché «era un buon tentativo di ridurre opportunamente l’Istituto Missio-
nale a una Facoltà giuridica. E sarebbe cosa saggia perché porterebbe a una
sistemazione più logica dell’Università, la quale, rimanendo sempre essen-
zialmente missionaria in tutta la sua struttura, avrebbe tre Facoltà: la Teologi-
ca, la Filosofica e quella Giuridica a carattere missionologico»15.

13
Cf. Ateismo e Religione, numero speciale di “ED” 35 (1982), 1, 3-201.
14
Tra i nomi di coloro che negli anni hanno pubblicato contributi originali: articoli, libri
e dispense e anche tradotto materiale utile per gli studenti iscritti all’ISA, ricordiamo in par-
ticolare: František Škoda, Luigi Bogliolo, Paolo Miccoli, Giuseppe Vattuone, Luigi Mistrori-
go, Andrea Mercatali, Matteo Ajassa, Pasquale Magni, Battista Mondin, Gaspare Mura.
15
P. CARD. PARENTE, La nostra Università oggi e domani, “ED” 30 (1977), 3, 367.

25
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Il Cardinale ritorna così su vecchie questioni polemiche che hanno visto


a suo tempo una parte dei professori dell’Ateneo contrari anche alla fonda-
zione della stessa Rivista Euntes Docete. Nell’accentuare l’importanza che
deve avere per l’Università la figura di pensatore cristiano di John Henry
Newman, Card. Parente osserva con toni forti: «Questa Università è aperta
a tutti e va bene, ma non deve perdere di vista il suo obiettivo principale,
che è quello di preparare più che dottori in missionologia e altre discipli-
ne, missionari ben provveduti per l’ardua missione di convertire i popoli al
Vangelo e alla Chiesa Cattolica»16.
Negli anni ‘80 si avverte di più lo spirito di apertura della Rivista sia per
le problematiche trattate, che per i nuovi studiosi che arricchiscono i nu-
meri del periodico. Si nota come la riflessione filosofica acquista un peso
maggiore, mentre aumentano le recensioni di libri filosofici che portano la
firma di Paolo Miccoli. Soltanto nel decennio 1980-’89, questo Autore fir-
ma 180 recensioni di testi di classici della filosofia moderna e contempo-
ranea, di saggi di fenomenologia, antropologia, estetica, storiografia filoso-
fica, filosofia della storia, filosofia della scienza, trasformando l’Euntes Do-
cete in un laboratorio critico del pensiero: un punto di riferimento per pro-
fessori, studenti, sacerdoti, bibliotecari, e soprattutto allargando gli orizzon-
ti di comprensione attraverso analisi dove converge un’elevata cultura con
l’acume critico del pensatore cristiano.
Un filone importante di studi apparsi sul periodico coincide con l’attivi-
tà del Centro Studi Newman, diretto dal salettiano Jean Stern che pubblica
e organizza attività didattica e promozionale della figura e dell’opera del-
l’illustre alunno di Propaganda Fide17.
Si avverte nel frattempo un’attenzione maggiore al mondo asiatico, verso
le religioni e le culture del continente, insieme all’interesse di approfondi-
re la conoscenza dell’islam. Su quest’ultimo tema troviamo, accanto all’o-
rientalista francese Francis Richard, nomi illustri come quello del france-
scano Giulio Basetti Sani e soprattutto l’islamologo francese Maurice Borr-

16
Ibid., 368.
17
Cf. J. STERN, Le développement du dogme selon Newman et la Constitution dogma-
tique sur la Révélation Divine du Vatican II, “ED” 33 (1980), 1, 47-61. L’Autore pub-
blica sullo stesso numero anche un ampio bollettino bibliografico sugli studi su John
Henry Newman (133-152). Anche il gesuita VINCENT FERRER BLEHL pubblica un arti-
colo su Newman: John Henry Newman on the Development of Doctrine, “ED” 36 (1983),
3, 467-477.

26
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

mans, molto presente presso l’Urbaniana negli anni ‘80, come altri suoi
confratelli della Congregazione dei Padri Bianchi18.
Per quanto riguarda il continente asiatico, inizialmente troviamo le ana-
lisi sul pensiero induista dello studioso carmelitano Daniel Acharuparam-
bil, che diventerà il primo rettore non europeo della Pontificia Università
Urbaniana. Questi era presente già dagli anni ‘70 con dei contributi dove
si poteva apprezzare l’edotto studioso della religione indù e il lettore atten-
to dell’attualità dell’India moderna19. Oltre ai contibuti scientifici di Daniel
Acharuparambil segnaliamo gli interventi, sempre relativi all’Asia, di Ser-
gio Bocchini, Ernest Piryns, John Tran Van Doan, Joseph Dinh Duc Dao e
Paul Pang, quest’ultimo direttore per dieci anni del Centro Studi Cinesi
presso l’Urbaniana20. L’interesse verso l’Asia è motivato, oltre che dalla si-
tuazione più stabile delle missioni in quelle parti del mondo, anche dall’a-
pertura della Cina di Deng Xiaoping, iniziata nel 1978 e avvertita bene in
Occidente già dai primi anni ‘80.

Gli anni ‘90

Gli anni ‘90, con la caduta del Muro di Berlino, portano in primo piano il
bisogno di definire i nuovi compiti della teologia, cercando di chiarire me-
glio i fondamenti teologici della missione. Si passa dall’interesse di docu-
mentare la storia delle missioni a quello di testimoniare la forza dei carismi

18
Cf. F. RICHARD, Catholicisme et Islam chiite au “grand siècle”, “ED” 33 (1980), 3,
339-403; M. BORRMANS, Théologie et dialogue: questions posées à la théologie par les in-
terlocuteurs du dialogue islamo-chrétien, “ED” 34 (1981), 2, 307-325; G. BASETTI SANI,
Le symbolisme chrétien et la typologie christologique dans le Coran, “ED” 35 (1982), 2,
249-282; ID., Les elements de la typologie christologique dans le Coran, “ED” 35 (1982),
3, 481-506; M. BORRMANS, Louis Massignon: témoin du dialogue islamo-chrétien, “ED”
37 (1984), 3, 383-402.
19
D. ACHARUPARAMBIL, Gandhi, the Messenger of Non-violence, “ED” 34 (1981), 2,
163-183.
20
Cf. S. BOCCHINI, Monaci buddhisti e religiosità popolare in Nord-Thailandia, “ED”
36 (1983), 2, 247-266; ID., Osservazioni sul Buddhismo del Nord-Thailandia e l’approc-
cio cristiano, “ED” 36 (1983), 3, 391-413; E.D. PIRYNS, Towards a Japanese Theology.
Conditions – Limitations – Perspectives, “ED” 37 (1984), 2, 229-256; G. TRAN VAN DOAN,
Is Chinese Humanism Atheistic?, ibid., 257-271; J. DINH DUC DAO, Zen Meditation and In-
culturation of Prayer in Asia, “ED” 39 (1986), 2, 143-165; P. PANG, The Encounter of
Christianity with the Chinese Culture, “ED” 41 (1988), 3, 439-460.

27
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

missionari. Questo percorso porta a studiare la storia degli istituti di vita se-
colare, le nuove esperienze religiose e le spinte verso una nuova evangeliz-
zazione. Sui numeri della Rivista compaiono nuove firme di studiosi come
Eutimio Sastre Santos, Dimitrios Salachas, Matteo Ajassa, Celestino Noce,
Giancarlo Biguzzi, Renzo Lavatori, Giovanni Deiana.
Gli eventi di Piazza Tienanmen hanno mutato le speranze di dialogo in
sgomento e i passi avanti fatti negli anni ‘80 sembrano cancellati, tanto è
vero che per tutto il decennio troviamo soltanto tre articoli sulla Cina, di cui
uno è di natura storica e riguarda l’apostolato di fra’ Giovanni da Montecor-
vino nel secolo XIV, mentre un altro contributo molto generico, analizza al-
cuni risvolti dell’incontro tra il cristianesimo e la cultura21.
In sintonia con il pensiero ecumenico di Papa Giovanni Paolo II nei con-
fronti della galassia delle chiese ortodosse, la Rivista dimostra uno spicca-
to interesse per le chiese cattoliche di rito greco-bizantino e una sensibili-
tà ecumenica che si rispecchia in diversi contributi a firma di autorevoli
studiosi dell’oriente cristiano come il canonista Dimitrios Salachas, che
analizza perlopiù aspetti giuridici del diritto canonico orientale22. Altri au-
tori come Nicolas Antiba, Jannis Spiteris, Joseph Habbi prendono in con-
siderazione tanto questioni del dialogo ecumenico quanto particolari aspet-
ti ecclesiologici del cristianesimo medio-orientale23.

21
Cf. M. AJASSA, Fra Giovanni da Montecorvino in Cina: conoscere il suo tempo per co-
noscere la sua persona e la sua opera, “ED” 47 (1994), 2, 177-185; P. PANG, L’incontro del
Cristianesimo con la cultura cinese. Una riflessione storica e metodologica, “ED” 47
(1994), 3, 297-310.
22
D. SALACHAS, Il “Ritus Sacer” nella forma canonica di celebrazione del sacramento
del matrimonio secondo la tradizione delle Chiese Orientali, “ED” 47 (1994), 1, 15-40;
ID., La vita monastica e religiosa nel “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium”, “ED”
48 (1995), 1, 85-135; ID., Il nuovo Codice dei canoni delle Chiese orientali. Prospettive
ecumeniche e limiti, “ED” 49 (1996), 2, 229-265; ID., Fede e cultura nell’azione missio-
naria della Chiesa secondo le norme del diritto canonico, “ED” 51 (1998), 1, 107-117;
ID., Studio di demonologia cristiana. Gli aspetti orientali, “ED” 51 (1998), 2-3, 245-253;
ID., Lo “status iuridicus” nella chiesa dei “Christifideles Laici” secondo il “Codice dei ca-
noni delle chiese orientali”, “ED” 52 (1999), 3, 303-326.
23
N. ANTIBA, The Christological Consensus According to the Five Vienna Consultations,
“ED” 45 (1992), 1, 35-47; ID., Liturgical Renewal in the Greek Melkite Catholic Church,
“ED” 46 (1993), 1, 19-32; ID., Teologia orientale oggi. Una sfida, “ED” 47 (1994), 3, 343-
350; J. SPITERIS, L’appartenenza alla Chiesa secondo la teologia greco-ortodossa, “ED” 45
(1992), 3, 409-440; J. HABBI, I laici nella Chiesa d’Oriente assiro-caldea, “ED” 46 (1993),
2, 277-290; ID., L’oeuvre divine Md br nûtâ’ dans l’Église d’Orient Assyro-Chaldéenne,

28
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Il Simposio dedicato al pensiero di John Henry Newman nell’aprile del


1990, si dimostra un’ottima occasione per approfondire questa illustre figu-
ra di studioso e uomo di Chiesa. Il periodico pubblica il discorso introdut-
tivo dell’allora cardinale Joseph Ratzinger e tre interventi, rispettivamente
di Philip Boyce, Jean Stern e Fidel Gonzales Fernández24.
Il periodico dedica l’apertura dell’ultimo numero del 1995 alla scompar-
sa dell’autorevole pensatore Cornelio Fabro, presente come docente e come
autore di diversi articoli sul periodico universitario25. Un numero speciale,
che consta in approfondimenti teoretici, percorsi storiografici e testimo-
nianze, sarà dedicato due anni dopo al filosofo. Vi partecipano autori come
Lluís Clavell, Dario Composta, Anna Giannatiempo Quinzio, José Antonio
Izquierzo Labeaga, Guido Mazzotta, Paolo Miccoli, Battista Mondin, Mario
Pangallo, Eugenio Bruno Porcelloni, Aurelio Rizzacasa, Juan José Sangui-
neti, Guido Traversa26.
La Rivista riflette anche gli atti accademici commemorativi organizzati
dall’Università, come quello dedicato a Eugenio de Mazenod, Guido Maria
Conforti e Daniele Comboni, pubblicando gli scritti di Marcello Zago e de-
gli studiosi Alfiero Ceresoli, John Baptist Keraryo Opargiw e Elisa Kida-
nè27. Ampio spazio troverà nei due fascicoli dell’anno 1999, il congresso di
studi intitolato: Bibbia, Filosofia, Cultura. Un rettore biblista come Ambro-
gio Spreafico insieme al Senato Accademico, pensa bene di scandagliare a
più voci i percorsi storici e le prospettive teoretiche che vedono intrecciate
la Bibbia, il pensiero e la cultura. Tra i sedici partecipanti ricordiamo Xa-
vier Tilliette, Paul Poupard, Wolfhart Pannenberg, Enrico Berti28.

“ED” 47 (1994), 1, 41-60; T. FEDERICI, Note sullo scisma “biblico” fontale, “ED” 46 (1993),
3, 349-360; A.G. KOLLAMPARAMPIL, Oriental Liturgical Law. Composition, Competence and
Continuity with Special Reference to Chaldean Tradition, “ED” 50 (1997), 3, 378-422.
24
PH. BOYCE, Newman: predicatore di verità e maestro di vita. Implicazioni per la teo-
logia e la spiritualità, “ED” 43 (1990), 3, 437-455; J. STERN, La Chiesa, il magistero e i
teologi secondo J.H. Newman, ibid., 457-475; F. GONZALES FERNÁNDEZ, John Henry New-
man: sua incidenza nella vita della Chiesa, ibid., 477-521. Il direttore del Centro Studi
Newman, JEAN STERN, pubblica sei anni dopo un altro articolo su Newman: Ecumenismo
e conversione secondo John Henry Newman, “ED” 49 (1996), 2, 189-210.
25
Cf. G. MAZZOTTA, In memoriam C. Fabro (1911-1995). Cornelio Fabro e l’Università
Urbaniana, “ED” 48 (1995), 3, 307-333.
26
Cf. “ED” 50 (1997), 1.
27
Cf. “ED” 49 (1996), 3.
28
Cf. “ED” 52 (1999), 1-2.

29
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Non mancano voci eccezionali come quella del filosofo tedesco Thomas
Grundmann o del pensatore statunitense Stanley L. Jaki che dopo aver te-
nuto, su invito del prof. Gianfranco Basti, una lezione magistrale presso la
Facoltà di Filosofia, pubblica il testo sul periodico universitario29.
Si nota un rinnovato interesse per l’antichità greco-romana, non in sem-
plice chiave storico-biblica, ma principalmente filologica e sociologica. Gli
articoli di Roberto Zanzarri sull’epistolario apocrifo di san Paolo con Sene-
ca, su Cicerone, Plutarco, Apuleio, la sua recensione alla traduzione italia-
na di Black Athena di Martin Bernal dimostrano il rinnovato interesse ver-
so la civiltà ellenica che da sempre ha nutrito il cristianesimo di dispositi-
vi concettuali e idee che si sono innestate in modo armonico e fruttuoso nel
tessuto originale della religione cristiana30.
Nel decennio 1990-99 si nota una crescita della presenza femminile sul
periodico, cosa che merita di essere tenuta in considerazione se pensiamo
che per decenni le donne erano state completamente assenti. Tra i nomi im-
portanti notiamo Anna Giannatiempo Quinzio, Angela Ales Bello, Maria
Adelaide Raschini e Giulia Paola Danese Di Nicola.

Il nuovo millennio

La Rivista apre il millennio nuovo con rilevanti sorprese scientifiche. Un


prisma inedito viene usato per analizzare le problematiche storiche e quel-
le attuali. Si rinnovano anche i riferimenti dottrinali in materia teologica e
missiologica. Sono cambiate le coordinate per quanto riguarda la filosofia e
il diritto canonico; quest’ultimo è prospettato più in funzione della missio-
narietà della Chiesa. A questi cambiamenti corrispondono nuovi nomi di
studiosi e tra questi si nota la presenza frequente di studiose, docenti in se-
de oppure invitate a scrivere per il periodico universitario.

29
TH. GRUNDMANN, Filosofia trascendentale analitica versus filosofia trascendentale del-
la coscienza, “ED” 44 (1991), 1, 89-100; S.L. JAKI, Christ and Science, “ED” 45 (1992),
1, 93-114.
30
R. ZANZARRI, L’epistolario apocrifo san Paolo-Seneca e il linguaggio religioso del fi-
losofo latino, “ED” 47 (1994), 2, 187-201; ID., Cicerone, Plutarco, Apuleio sul “divino”.
Tre trattati analoghi, “ED” 48 (1995), 2, 233-250; ID. recensione a M. BERNAL, Atena Ne-
ra. Le radici afroasiatiche della civiltà classica, “ED” 49 (1996), 1, 168-173; G.P. DANE-
SE DI NICOLA, Antigone di Sofocle: attualità e validità del mito nelle diverse culture, “ED”
51 (1998), 2-3, 209-227.

30
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Gli studi di natura biblica mirano a temi mistagogici, anche se non man-
cano contributi interessantissimi sull’archeologia sacra. La storia delle mis-
sioni del passato ha fatto spazio allo studio del fenomeno religioso, al fon-
damentalismo, al dialogo interreligioso, al pluralismo come punto di par-
tenza per l’evangelizzazione. Si nota la ricerca continua di un fondamento
teologico della missione e la consapevolezza che chi fa la missione è Cri-
sto: perciò anche la pastorale della mobilità umana, la liturgia, l’incultura-
zione e altri temi ricorrenti questi nel primo decennio del nuovo millennio,
sono in funzione della ricerca di un nuovo umanesimo e di una nuova vi-
sione antropologica. Si avverte l’apporto positivo della filosofia che offre
analisi nuove con linguaggi aggiornati che spesso entrano a far parte del re-
pertorio discorsivo del teologo e del missiologo.
Tra i temi ricorrenti c’è la nuova evangelizzazione intesa come un “rilan-
cio dell’afflato missionario” in tutte le comunità cristiane, nuova nel meto-
do e nello spirito delle sue espressioni, tale da costituire una risposta effi-
cace alla scristianizzazione del vecchio continente e alla secolarizzazione
del resto del mondo31.
La riflessione teologica che trova spazio sul periodico è frutto di una
prassi pastorale missionaria, come nel caso dell’Arcivescovo di Lublino, Jó-
zef M. Zycinski, il quale analizza l’uomo postmoderno che rifiuta la religio-
ne perché non si sente appartenere più a nulla, perché si vive sradicati da
tutto e si finisce per aderire alla tanatologia. Siamo in un contesto in cui
evangelizzare vuol dire progettare il futuro attraverso una cultura nuova,
ancorata al meglio della tradizione passata32. La risposta che arriva alla do-
manda: che tipo di teologia in funzione alla missione universale della Chie-
sa, individua il bisogno di una teologia congiunta alla preghiera, una teolo-
gia che annunci concretamente il Vangelo e infine che “porti il soffio divi-
no della Caritas”33. Proprio alla luce della Lettera Enciclica Deus Caritas
Est (2005) si individua nella carità un principio costitutivo dell’orizzonte
salvifico e il fulcro dell’opera missionaria: «La relazione tra la Chiesa e il
mondo, tra la Chiesa e i diversi gruppi umani, tra la Chiesa e ciascun uo-

31
P. GIGLIONI, Nuova evangelizzazione o evangelizzazione nuova?, “ED” 53 (2000), 1,
15-27.
32
J.M. ZYCINSKI, L’evangelizzazione nella cultura del postmoderno, “ED” 55 (2002), 3,
91-102.
33
Cf. D. SPADA, La teologia in prospettiva missionaria, “ED” 56 (2003), 1, 45-58.

31
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

mo e ciascuna donna sono l’orizzonte di fondo nel quale va declinato il les-


sico della carità»34.
Un altro filone di studi importanti che interessa tutte le discipline, teolo-
gia, missiologia, diritto, filosofia, è quello dell’inculturazione del Vangelo.
La Commissione Teologica Internazionale aveva pubblicato nel 1989 un do-
cumento intitolato “Fede e inculturazione” e la Rivista Euntes Docete ne fa
una fonte di riflessione che impegnerà diversi studiosi in giornate di studio
e incontri. Al centro c’è il problema della promozione della cultura, nonché
la sua trasformazione mediante l’integrazione nella verità del Vangelo. La
triade Natura-Cultura-Grazia termina con il trascendimento dei primi due
ordini che non vengono aboliti, ma innalzati attraverso un innesto fecondo
che vede l’uomo farsi collaboratore del disegno di Dio.
Si osserva che il fenomeno dell’inculturazione si presenta già nell’Anti-
co Testamento, dove si integra la tradizione religiosa patriarcale delle po-
polazioni cananaiche con la svolta mosaica, un processo in cui viene assi-
milato soltanto ciò che era conciliabile e funzionale al disegno di Jhwh35.
Lo stesso processo si nota anche nel libro della Sapienza, dove l’autore op-
ta significativamente per il dialogo tra la fede ebraica e la sapienza greca
attraverso un linguaggio comprensibile che denota l’uso di elementi retori-
ci del mondo ellenico36.
La dimensione missionaria del diritto e l’impegno dell’inculturazione
della fede, sollecitano l’insigne canonista Velasio De Paolis a determinare
il compito del diritto canonico, nell’accezione tecnica di diritto missiona-
rio, a inculturarsi nelle società e nelle comunità missionarie che costitui-
scono la condizione materiale di tale realtà giuridica37. Secondo lo studio-
so Dimitrios Salachas il processo dell’implantatio et radicatio Ecclesiae ha
una duplice dimensione: l’inculturazione della predicazione del Vangelo e
l’evangelizzazione delle culture38. In tal senso l’inculturazione si estende

34
S. MAZZOLINI, La Carità come Cuore della Missione, “ED” 60 (2007), 1, 235.
35
Cf. G. DEIANA, Bibbia e culture: fondamenti biblici per una teologia dell’inculturazio-
ne, “ED” 55 (2002), 3, 19-40.
36
Cf. D. SCAIOLA, Il tema della manna nel libro della Sapienza: un esempio di incultu-
razione, ibid., 41-62.
37
Cf. V. DE PAOLIS, Per una inculturazione del diritto canonico, “ED” 56 (2003), 3, 5-8.
38
Cf. D. SALACHAS, Dialogo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione mis-
sionaria delle Chiesa, ibid., 47-64.

32
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

anche a quel momento comunitario che è la divina liturgia, partendo dalla


necessità di tradurre le Sacra Scrittura e il Messale romano in vernacolo,
con la possibilità di applicare gli adattamenti previsti al Messale e a quel-
li più impegnativi previsti nell’art. 40 di Sacrosanctum Concilium39.

Il nuovo millennio: la Rivista, l’ISA e la ricerca promossa dalla PUU

Particolare importanza assume in questi anni lo studio del fenomeno reli-


gioso in quanto tale. Ciò fa parte dell’attività di docenza e di ricerca dell’I-
stituto di Ricerca della non Credenza delle Culture (ISA). Lo studio dei
nuovi culti, talvolta di matrice gnostica e di provenienza orientale diventa
oggetto di indagini mirate a comprendere le sfide lanciate anche in paesi
considerati cristiani. Da una parte attenzione che si ha verso tali fenomeni
è dettato dalla necessità di conoscere le loro dinamiche interne e il perico-
lo che rappresentano per la società, dall’altra parte abbiamo a che fare, co-
me nel caso della migrazione dottrinale, del nomadismo spirituale e forme
di aggregazione in gruppi che praticano riti satanici e para-satanici, con la
conoscenza adeguata di una sfida dei nostri tempi all’annuncio evangelico
della Chiesa40.
La Rivista ospita nel secondo fascicolo del 2001 gli atti del Convegno “Il
fenomeno religioso oggi: tradizione, mutamento, negazione”, che si era
svolto all’Urbaniana nel settembre del 2000. I contributi tra gli altri di Wol-
fhart Pannenberg, Elémire Zolla, Thomas Luckmann, Franz-Xavier Kauf-
mann, Carlo Cardia, Battista Mondin, Maria Immacolata Macioti, testimo-
niano l’importanza che riveste il problema per la Chiesa missionaria e il
rinnovato approccio metodologico nella ricerca scientifica sul fenomeno re-
ligioso41.

39
Cf. G. BUSANI, Liturgia romana, inculturazione e uso della lingua corrente nelle tra-
duzioni dei testi liturgici, ibid., 209-215.
40
Cf. C. GATTO TROCCHI, Nomadismo spirituale e ricerca del sacro, “ED” 53 (2000), 1,
181-190.
41
Cf. W. PANNENBERG, Die religiöse Erhebung über das endliche Dasein zu Gott, “ED”
54 (2001), 2, 15-23; E. ZOLLA, L’elisir, ibid., 25-33; TH. LUCKMANN, Superficial or Radi-
cal Transformations of Religion and Morality in the Modern World, ibid., 35-46; F.-X.
KAUFMANN, The Catholic Church and the Challenges of Postmodernity, ibid., 47-57; C.
CARDIA, Le trasformazioni giuridico-politiche, ibid., 73-83; B. MONDIN, La giustificazione
critica del fenomeno religioso, ibid., 97-110; M.I. MACIOTI, Nuovi movimenti religiosi,
ibid., 129-135.

33
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Nella storia del periodico si nota come gli editori intrecciano sapiente-
mente le linee ordinarie attraverso cui vengono alla luce i singoli numeri
del periodico con l’esigenza di far spazio agli atti di Convegni e Colloqui
che organizza l’Università. Questa prassi porta a presentare fascicoli che
hanno natura monografica e arricchiscono le annate della Rivista, superan-
do così l’impressione che si ha in alcuni fascicoli che sembrano progetti
aperti dove è stato accolto ecletticamente un po’ di tutto. A partire dal 2000
la parte monografica della Rivista non è più identificabile con la sezione
“Studia” dei primi tempi, ma costituisce un vero è proprio “Focus” interdi-
sciplinare che accoglie studi di noti specialisti in materia, preceduti da un
editoriale.
In occasione del Giubileo del 2000, l’Università organizza un convegno
internazionale sul tema dell’umanesimo del Terzo Millennio e la Rivista
ospita gli atti nel primo numero dell’annata. Si nota lo spessore degli inter-
venti filosofici di autori come Sabino Palumbieri, Alain Contat, Józef M.
Zycinski, Gaspare Mura, Angela Ales Bello, Lluís Clavell, Attilio Danese. Il
punto di convergenza delle diverse letture filosofiche dell’umanesimo è la
domanda metafisica che sta alla base dell’antropologia e che unisce le di-
verse valenze che l’umanesimo manifesta in politica, arte, cultura, diritto.
Importanti tracce di riflessioni filosofiche troviamo anche nei fascicoli
successivi del decennio. Stimolato dalla complessità feconda del rapporto
fede-ragione nella lettera Enciclica Fides et Ratio, lo studioso Francesco
Maceri ripercorre nel pensiero di John Henry Newman l’itinerario di ricer-
ca che fa della coscienza umana una fonte d’obbligo che determina il dia-
logo tra fede e ragione42.
Un notevole peso hanno sui fascicoli del periodico in quegli anni le no-
te e gli articoli filosofici di Paolo Miccoli che scandaglia criticamente “l’on-
tologia della presenza” di Maurizio Ferraris, il quale si muove nell’orizzon-
te dello schematismo kantiano, interpretato attraverso la ritenzione delle
tracce che egli crede di trascendentalizzare, rendendo omologabili i percet-
ti con i concetti. La critica di Miccoli coglie e riconosce i punti interessan-
ti della riflessione, ma sottolinea lo sfondo imprescindibile della metafisi-
ca creazionista, necessaria per giustificare la visione icnologica (relativa al-

42
Cf. F. MACERI, Il ruolo della coscienza nel dialogo tra fede e ragione secondo Newman:
un aiuto per il superamento della tensione tra integralismo e nichilismo, “ED” 53 (2000),
3, 139-151.

34
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

le tracce cerebrali) di Ferraris43. Non sfuggono all’analisi critica di Micco-


li autori importanti che non gravitano però intorno al mondo della Rivista,
come Jacques Barzun44. Leggendo il suo capolavoro From Dawn to Deca-
dence, in occasione dell’edizione italiana (2000), emerge la trama origina-
le dell’analisi culturalista che insegue nella modernità (nel periodo 1500-
2000) tre filoni di problemi essenziali: la questione religiosa, l’individuo e
la politica e infine le lotte per l’uguaglianza sociale e politica.
La vitale necessità di ricordare, di creare memoria di vita vissuta, porta
a leggere il saggio di Aleida Assman, Ricordare. Forma e mutamenti della
memoria culturale (Bologna 2002), come una critica al depotenziarsi della
memoria-funzione della vita spirituale, in favore del potenziamento della
memoria-archivio che non tiene conto dell’esperienza concreta della real-
tà45. Lo stesso autore della nota critica, esplora il discorso antropologico
che passa attraverso il corpo e il linguaggio e per mezzo dell’ermeneutica
reclama le nuove coordinate dove si invera l’essenza dell’uomo postmoder-
no: la casa, la città e l’amore46.
Ricco di spunti di riflessione è il contributo di Guido Mazzotta sulla fi-
losofia di Paul Ricoeur: una specie di ricognizione critica all’interno di un
pensiero che ha saputo mantenere vivo il dialogo tra diverse discipline e
orientamenti di pensiero47. Lo stesso si può affermare dei contributi di Mar-
co Ivaldo sull’ultimo Pareyson e di Massimo Borghesi sulla controversia tra
Leo Strauss e Karl Löwith sulla reiterazione dell’antichità48.

43
Cf. P. MICCOLI, L’estetica razionale come filosofia positiva, ibid., 201-208.
44
Cf. ID., Una grandiosa ricostruzione storiografica della modernità, “ED” 54 (2001),
1, 193-195.
45
Cf. ID., L’esaltante fascino della memoria, “ED” 56 (2003), 1, 115-117.
46
Cf. ID., Frequentare il corpo e il linguaggio. Prospettiva fenomenologica sull’uomo,
ibid., 69-90. Tra gli altri contributi importanti ricordiamo: ID., Coscienza storica e imma-
ginazione simbolica, “ED” 58 (2005), 2-3, 87-103; ID., Eros, Agàpe, vita redenta, “ED”
60 (2007), 1, 13-31; ID., Michele Federico Sciacca interlocutore di Maurice Blondel, “ED”
61 (2008), 2, 117-133.
47
G. MAZZOTTA, L’essere ritrovato. Il lungo viaggio di Paul Ricoeur, “ED” 58 (2005),
2-3, 43-60.
48
Cf. M. IVALDO, Esperienza religiosa, simbolo, filosofia. La meditazione dell’«ultimo»
Pareyson, “ED” 62 (2009), 1, 103-120; M. BORGHESI, Oltre la secolarizzazione? La con-
troversia tra Leo Strauss e Karl Löwith sulla ripetizione dell’antico, “ED” 62 (2009), 2,
67-87.

35
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Dal 2010 al 2015 la Rivista è caratterizzata dai focus di approfondimento


che talvolta esprimono il fascino del tema del momento, tuttavia sono sem-
pre ben curati anche quando si attardano a descrivere le questioni più che
spingere verso nuovi sentieri di ricerca.
Il focus diventa così occasione per predisporre documentate ricerche co-
me quello dedicato alla Fides et Ratio, dove troviamo una polifonia di rifles-
sioni teologiche, giuridiche, filosofiche e missiologiche, ad opera di docen-
ti delle varie facoltà accademiche dell’Urbaniana49.
Il focus dedicato al centenario della Conferenza missionaria mondiale di
Edimburgo del 1910 diventa l’occasione per un bilancio critico e per una
nuova configurazione della prospettiva missionaria, che vede nel ruolo di
protagonista le Chiese e non più le società missionarie50. La beatificazione
del Card. John Henry Newman (19 settembre 2010) offre lo spunto per un
nuovo approfondimento della sua figura e del suo pensiero, con particolare
attenzione alla passione per la verità e alla funzione di supporto della ra-
gione nei confronti della fede51.
Un importante focus che rompe la monotonia degli sguardi storici e de-
gli approfondimenti speculativi dianzi conosciuti, è quello dedicato all’in-
terculturalità nell’era digitale. Si tratta di una ricerca che riflette il contat-
to con il mondo inteso come territorio di popoli, il cui dinamismo comuni-
ca alla Chiesa nuove esigenze di registri di comunicazione e di contenuti
aggiornati52.
La sezione monografica del periodico ricostruisce, a partire dall’esortazio-
ne post-sinodale Verbum Domini (2010), il percorso di rinnovamento che in-
duce la Chiesa verso un più personale rapporto con le sacre Scritture. Que-
sto itinerario viene individuato a partire dalla Costituzione conciliare Dei
Verbum e costituisce una parte essenziale dell’annuncio, per cui insieme al-
la riflessione biblica ci si sofferma anche su quella missionaria53. Anche il

49
Cf. “ED” 63 (2010), 1.
50
Cf. “ED” 63 (2010), 2.
51
Si possono vedere i contributi di Fidel Gonzales Fernández, Fortunato Morrone e Ian
Ker. Cf. “ED” 63 (2010), 3.
52
Il focus presenta le riflessioni di Luca Pandolfi, Filomeno Lopes, Susana Nuin Nú-
ñez, Franco Mazza. Cf. “ED” 64 (2011), 1.
53
Nel focus contribuiscono i docenti delle facoltà di Teologia e Missiologia: Donatella
Scaiola, Francesco Cocco, Francesco Bianchini, Marco Nobile, Gianni Colzani. Cf. “ED”
64 (2011), 2.

36
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Sinodo per il Medio Oriente, tenuto in Vaticano nell’ottobre del 2010, offre
spunti di riflessione per la ricerca di una via di pace che attesta le religioni
come protagoniste. A questo progetto servono le esperienze missionarie del
passato, capitali preziosi e affidabili per nuove iniziative di una pace giusta
nelle varie parti del pianeta54.
L’annata del 2012 si apre con un focus sul pensiero di Cornelio Fabro,
nonché membro fondatore della Rivista e fondatore dell’Istituto per lo Stu-
dio dell’Ateismo e professore presso l’Ateneo Urbaniano. L’intento non è
semplicemente celebrativo, ma di approfondimento critico del pensatore,
attraverso una ricognizione che comprende la sua profonda esegesi del pen-
siero dell’Aquinate, i giudizi sulla modernità atea e materialista e infine il
suo merito di aver introdotto in Italia il pensiero del filosofo danese Søren
Kierkegaard, traducendone le opere55.
Molto impegnativi sono anche gli altri due focus dell’annata, il primo de-
dicato al delicato problema della “defezione formale” nella Chiesa cattoli-
ca, curato dal promotore solerte di diverse iniziative di alto rilievo scienti-
fico, prof. Luigi Sabbarese, e l’altro riguardante la recezione e l’interpreta-
zione del Concilio Vaticano II.
Il primo numero del 2013 presenta un’importante novità per la Rivista,
che cambia il nome in: Urbaniana University Journal. Si tratta – eviden-
zia l’allora Rettore dell’Università, Alberto Trevisiol, nell’Editoriale – di
una scelta dettata dall’esigenza di internazionalizzare la Rivista, consen-
tendone una migliore visibilità, ma senza perdere la continuità e soprattut-
to lo spirito missionario dell’Euntes Docete.
L’interesse per la geo-politica del continente asiatico, in funzione dello
slancio missionario e la rilevanza di quel continente negli scenari mondia-
li portano a condurre nel focus del primo numero dell’annata del 2013,
un’attenta disamina dello sviluppo complesso e dei processi socio-cultura-
li che hanno interessato l’intera area dopo gli anni ‘90. Il focus tratta la
questione dell’identità asiatica nell’era della globalizzazione e delle sfide
nuove che si affacciano anche per la missione in quell’area. Di notevole in-
teresse i contributi di Benedict Kanakappally sull’India, di Ignas Kleden

54
Si notano le documentate analisi e riflessioni di Samir Khalil Samir, Pierbattista Piz-
zaballa, Tommaso Bernacchia, Maurice Borrmans. Cf. “ED” 64 (2011), 3.
55
Il focus è composto dai contributi di Paolo Miccoli, Ardian Ndreca, Massimo Borghe-
si e Elvio Celestino Fontana. Cf. “ED” 65 (2012), 1.

37
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

sull’Indonesia, di Indunil Janaka Kodithuwakku sulla situazione in Sri Lan-


ka e di Zhao Hongtao sulla Cina56.
Parte dall’attualità della Costituzione Dei Verbum l’altro focus del 2013
che punta ad analizzare lo sviluppo della tradizione nella vita delle Chiese
senza smettere di coniugare teoria e prassi nel processo di rilettura dei con-
tenuti della fede, soprattutto della trasmissione di quell’evento fondatore
che chiamiamo tradizione e che incontra nel tempo i vissuti umani che pos-
sono trasformare alcune sue variabili57.
Un problema fondamentale come la fede, evento di libertà e allo stesso
tempo generatore di scelte radicali, viene trasformato e travolto dalla scep-
si moderna, per cui si deve discutere sulla sua complessità e sui processi
conoscitivi che sono coinvolti. Il focus sulla fede ha avuto come suo obiet-
tivo quello di mettere in discussione un certo modo di credere e la relativa
capacità che si ha di interrogarsi sulla fede58.
La parte monografica del 2014 è più variegata: inizia nel primo numero
con un ampio spazio dedicato alla missione, prosegue nel secondo fascico-
lo con studi sul pensiero di Teilhard de Chardin e termina con riflessioni
sulla famiglia, cellula basilare della società.
Liturgisti insigni come Piero Marini, Matías Augé, Olivier-Marie Sarr e
Katia De Simone riflettono, nel focus dedicato al rapporto tra azione litur-
gica e vita della comunità, sulla funzione connettiva della liturgia tra la fe-
de e la vita stessa. Inoltre si considera il ruolo della liturgia nell’educazio-
ne della comunità, la sua capacità di ispirare, educare e relazionare l’uomo
a Dio attraverso forme simboliche che permettono l’inculturazione della li-
turgia e la sua incarnazione nelle diverse culture che vengono raggiunte
dall’azione mistagogica59.
Diverse prospettive di lettura mettono a confronto l’esortazione apostolica
Evangelii Gaudium con la situazione del mondo odierno, portando in primo
piano del focus del secondo numero del 2015 la scelta radicale che presenta
l’evangelizzazione, intesa come nuovo impulso alla conversione della Chiesa

56
Cf. “UUJ” 66 (2013), 1.
57
In questo focus troviamo i contributi dei seguenti autori: Maurizio Gronchi, Nunzio
Capizzi, Dario Vitali, Armando Genovese, Sandra Mazzolini, Carmelo Dotolo e Giovanni
Ancona. Cf. “UUJ” 66 (2013), 2.
58
Il focus in questione si intitola: La fede, un bene per tutti, ed è curato da Carmelo
Dotolo. I contributi appartengono a Donatella Scaiola, Francesco Tedeschi, Francesco Te-
staferri, Giovanni Giorgio, Luciano Meddi. Cf. “UUJ” 66 (2013), 3.
59
Cf. “UUJ” 68 (2015), 1.

38
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

e come slancio verso nuovi orizzonti missionari. Si tratta di un processo crea-


tivo e responsabile, capace di intercettare i bisogni della società ma allo
stesso tempo di mantenere intatta l’eterogeneità della proposta cristiana e
della qualità formativa del suo messaggio. I contributi di Jesús-Angel Barre-
da, Sandra Mazzolini, Jesús-Angel Barreda approfondiscono le tre prospet-
tive individuate del problema: ecclesiologica, etica e pastorale60.
Risultano più rari, ma non mancano i focus dedicati a temi storici, come
quello dell’ultimo fascicolo del 2015, dedicato interamente a Origene, san
Girolamo, Sinesio e i santi Basilio di Cesarea e Gregorio Magno.
Molti focus sono affidati in parte a studiosi esterni, scelti per competen-
za e preparazione; il che trasforma i fascicoli della Rivista in numeri mo-
nografici di grande pregio. Tale può essere considerato il primo numero del
2016, dedicato a Lanza del Vasto, portavoce cristiano della nonviolenza
gandhiana e sperimentatore di forme originali di vita evangelica. Anche il
focus successivo, dedicato al tema della misericordia, costituisce un’inter-
rogazione sul bisogno che c’è oggi per una riaffermazione dell’identità mi-
sericordiosa del cristiano e per l’urgenza di costruire uno spazio comune,
improntato dalla cultura della misericordia. Di natura antropologica è il fo-
cus dell’ultimo fascicolo dell’anno 2016, che riflette sull’umanesimo pen-
sato come un ideale condiviso, al di là delle suggestioni e delle mode mo-
mentanee, capace di organizzare la totalità degli aspetti fisici e spirituali e
a ordinarli verso un orizzonte di dignità e di riconoscimento reciproco.
Pur evidenziando nella copertina del primo fascicolo del 2017 la ricor-
renza del 70° anniversario della fondazione della Rivista, non troviamo in
nessuno dei fascicoli articoli che documentino l’itinerario storico del perio-
dico. Notiamo invece in quest’annata importanti sforzi di riflessione teolo-
gica che coinvolgono studiosi interni ed esterni e riconfermano ancora una
volta la centralità della ricerca teologica e missionaria presso la Pontificia
Università Urbaniana.
In occasione del V centenario dell’inizio della Riforma protestante di
Martin Lutero, la Rivista dedica il primo focus del 2018 a questo evento
che ha portato turbamento tra i cristiani e ha sconvolto la Chiesa. L’inten-
zione è quella di considerare la riforma come un’esigenza perenne della
Chiesa e di sottolineare come cinque secoli prima ci fu una “tensione pro-
fetica” (C. Dotolo) in quel movimento che, seppur in forma errata, esigeva
la conversione profonda della Chiesa. Rilevante l’importanza delle questioni

60
Cf. “UUJ” 66 (2013), 2.

39
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

ecclesiologiche che hanno contribuito al movimento riformatore (S. Mazzo-


lini), si evidenzia il ruolo delle donne nella Riforma (L. Tomassone) e an-
che il complesso rapporto di Lutero con la mistica renana (P. Trianni).
Presupposta la natura missionaria della Pontificia Università Urbaniana,
nel focus del secondo fascicolo del 2018 si avverte la necessità di riflette-
re sulla concretezza con cui la lettera apostolica Magnum principium, rife-
rendosi alla pubblicazione e all’adattamento dei testi liturgici, determina le
competenze della Santa Sede e delle Conferenze episcopali. L’apertura e
l’ascolto necessario del Vangelo richiedono una chiara disciplina metodo-
logica e una supervisione attenta dei testi liturgici da parte della Santa Se-
de. Il focus mira ad affermare la chiarezza e la fedeltà con cui la Parola di
Dio deve raggiungere i fedeli di tutte le lingue e le culture del mondo61.
Al centro dell’attenzione della Rivista non sono soltanto i temi storici e
quelli di natura giuridica e teologica, ma anche problematiche concrete e
sentite come la pastorale giovanile e il bisogno di rinnovamento di essa62.
L’analisi socio-antropologica e la riflessione pastorale del problema riflette
in modo critico i dubbi e le perplessità che riguardano sia i tentativi del
passato sia i percorsi attuali (L. Pandolfi). Si tratta di interrogativi che in-
teressano non soltanto il continente europeo ma sono estesi a complesse e
dinamiche realtà socio-culturali come l’Africa (Antoine de Padou Pooda) e
l’Asia (Joseph Victor Edwin)63.
È apparsa doverosa una lettura teologica dell’Esortazione Gaudete et
Exultate, che porta all’attenzione del lettore l’urgenza che la santità sia le-
gata alla libertà di cambiare la propria vita ed è una proposta rivolta a tut-
ti i fedeli, sebbene in passato tale tematica spirituale abbia avuto una ca-
ratterizzazione piuttosto ecclesiastica e morale. Dai contributi di elevato
spessore di Gianluigi Pasquale, Gianluca Montaldi, Mariangela Petricola si
desume che la lettura teologica dell’Esortazione riporta la santità nella sto-
ria e sottolinea il fatto che essa rimane un dono di Dio: invito radicale ad
incarnare le beatitudini sicché la dottrina incarnata nella vita di ciascun
cristiano diventa capace di dare credibilità alla Chiesa64.

61
Cf. “UUJ” 71 (2018), 2.
62
Cf. P. MICCOLI, Per una evangelizzazione innovatrice, “UUJ” 70 (2017), 3, 217-259.
63
Cf. “UUJ” 71 (2018), 3.
64
Cf. “UUJ” 72 (2019), 1. Di notevole interesse anche le due ricognizioni storiche di
Mario Grignani e di Gaetano Sabetta, rispettivamente sullo gnosticismo e il pelagianesi-
mo e sulla santità nell’islam.

40
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

Il focus del primo fascicolo del 2020 riflette il lavoro di ricerca di per-
corsi nuovi e adeguati ai tempi attuali per la pastorale della Chiesa locale.
I contributi dei tre studiosi convergono nell’analizzare le dinamiche della
partecipazione attiva del popolo di Dio nella vita della Chiesa e considera-
no l’agire pastorale come sinonimo di missione evangelizzatrice65.
L’importanza della seconda Enciclica di Papa Francesco, Laudato si’
(2015), nella vita della Chiesa e in particolare nella preparazione del Sino-
do sull’Amazzonia ha avuto un riflesso positivo anche negli approfondimen-
ti post sinodali, uno dei quali trova spazio nel secondo numero dell’Urba-
niana University Journal del 2020 sotto la direzione di Armando Matteo66.
Si tratta di riflessioni di ampio respiro teologico e antropologico che sfug-
gono alla tentazione di una lettura riduzionista di un territorio complesso e
variegato come l’Amazzonia e cercano di dimostrare che “tutto è connesso
e interconnesso” in un’unica sfera dove la natura e la componente antropi-
ca si trovano di fronte a sfide epocali che da una parte rappresentano un ri-
schio e dall’altra una opportunità di vero sviluppo sociale e culturale per
quel territorio geopolitico.
La presenza della ricerca filosofica nei focus degli ultimi anni si limita
al terzo fascicolo del 2020, e s’intitola “Pensare Dio”. I contributi di Lorel-
la Congiunti, Luca F. Tuninetti, Aldo Vendemiati e Joshua P. Hochschild,
mirano a far luce non soltanto sul “pensare Dio”, ma soprattutto sulla co-
noscenza di Dio a partire dalla dimensione epistemologica, metafisica ed
etica. Tra i focus degli ultimi anni meritano di essere ricordati quello sul
Global Compact on Education67, sulla crisi ed emergenza68, sulla questione
morale e la vulnerabilità69 e sul fenomeno migratorio70.

65
Il focus comprende scritti di Pietro Angelo Muroni, Vito Mignozzi, Kokou Mawuena
Ambroise Atakpa e Francis-Vincent Anthony.
66
Armando Matteo ha diretto Urbaniana University Journal dal 2019 (il primo fasci-
colo dell’annata è stato tuttavia curato dal precedente direttore, Carmelo Dotolo) al 2021
quando è stato chiamato ad importanti responsabilità presso il Dicastero della Dottrina
della fede, di cui è attualmente segretario.
67
“UUJ” 74 (2021), 1.
68
“UUJ” 74 (2021), 2.
69
Ivi.
70
“UUJ” 74 (2022), 3.

41
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Ardian Ndreca

Conclusione

La Rivista Euntes Docete – Urbaniana University Journal nei suoi tre quar-
ti di secolo di vita si presenta come testimone di un impegno serio di ri-
flessione teologica e filosofica che attraversa diversi campi di ricerca e ri-
esce a diventare un importante punto di riferimento per il mondo missio-
nario e quello accademico. La natura stessa della Pontificia Università Ur-
baniana conferisce alla Rivista un carattere internazionale, tale da fare da
cassa di risonanza a problematiche pratiche che riguardano paesi e conti-
nenti diversi.
Con il Concilio Vaticano II la Rivista percepisce da subito l’innovazione
che sta improntando l’intera Chiesa e cerca di battere nuovi sentieri, usan-
do nuove metodologie e linguaggi, alla ricerca e all’approfondimento della
verità rivelata e di quella che l’uomo può raggiungere con le proprie forze.
L’inizio del nuovo Millennio trova la Rivista con un’inedita veste grafica,
mentre negli anni successivi si crea anche un nuovo profilo che vede la ri-
cerca missiologica orientarsi sempre più verso le proprie radici teologiche,
mentre quella teologica a convergere verso temi fondamentali che riguarda-
no la Sacra Scrittura, il diritto, l’ecclesiologia, la liturgia, e infine quella fi-
losofica a impegnarsi in un’indagine senza pregiudizi di sorta, in modo da
non perdere di vista la multidimensionalità dell’uomo, l’ambito fenomeno-
logico, il linguaggio e lo spazio della filosofia pratica.
Euntes Docete, diventata nel 2013 Urbaniana University Journal, è una
Rivista che si rinnova periodicamente mantenendo intatta la sua linea di
principio, ovvero, la ricerca di una verità viva e vissuta che possa diventa-
re via anche per gli altri, una verità che trasforma la ricerca accademica in
un laboratorio umano di esperienze e di scambi proficui. Questa particola-
re verità è diventata l’espressione visibile di quell’imperativo che racchiu-
de il titolo primigenio della Rivista: Euntes Docete! – sintetizzando armo-
niosamente la tensione salvifica con la comprensione profonda dell’umano
che intende perseguire in futuro.

Ardian Ndreca
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

42
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Costruendo segnavia per il futuro

ABSTRACT

COSTRUENDO SEGNAVIA PER IL FUTURO


Nel 75° anniversario della Rivista
Euntes Docete – Urbaniana University Journal

La Rivista Euntes Docete nei suoi tre quarti di secolo di vita si presenta come te-
stimone di un impegno serio di riflessione teologica e filosofica che attraversa
diversi campi di ricerca e riesce a diventare un importante punto di riferimento
per il mondo missionario e quello accademico. La Rivista, diventata poi nel
2013 Urbaniana University Journal, si rinnova periodicamente mantenendo intat-
ta la sua linea di principio, ovvero, la ricerca di una verità viva e vissuta che di-
venti via e stimolo anche per gli altri, una verità che trasforma la ricerca accade-
mica in un laboratorio umano di esperienze e di scambi proficui. Questa parti-
colare verità è diventata l’espressione visibile di quell’imperativo che racchiude
il titolo stesso: Euntes Docete, unendo armoniosamente la tensione salvifica
con la comprensione profonda dell’umano che intende raggiungere.

PLACING MILESTONES FOR THE FUTURE


On the 75° Anniversary of Journal
Euntes Docete – Urbaniana University Journal

Throughout its 75 years of existence the journal Euntes Docete has persistently
witnessed a serious commitment to theological and philosophical reflection.
Touching on different research domains, it became an important reference point
to both the missionary and academic worlds. The journal, which in 2013 be-
came Urbaniana University Journal, has been able to periodically refresh its ca-
pacity for reflection and keep intact its tenet, in other words, that of the research
on the living and lived truth. It is such truth that shows the way to the other com-
ponents of society; it is such truth that transforms academic research into a lab-
oratory of human experience and exchanges mutually profitable. Such truth has
become a visible expression of the imperative verb mode featured in its name
Euntes Docete, thus bringing together the Good News with the unfathomed
comprehension of the human world that it intends to reach.

Keywords: Euntes Docete; Pontifical Urbaniana University; Urbaniana University


Journal; Mission; Propaganda Fide

43
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
ITINERARI FILOSOFICI
E SFIDE CULTURALI

Giambattista Formica
Le stagioni filosofiche della Rivista.
Un primo tentativo di periodizzazione

Paolo Fornari
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza.
Le tracce di una ricerca

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

LE STAGIONI FILOSOFICHE DELLA RIVISTA


UN PRIMO TENTATIVO DI PERIODIZZAZIONE

Introduzione – La stagione identitaria (1948-1959) – La stagione della diversificazione


(1960-1987) – La stagione della consapevolezza di sé (1988-2023) – In conclusione

Parole chiave: Euntes Docete – Urbaniana University Journal; riflessione filosofica;


mondo contemporaneo; tomismo; storia; metafisica

Introduzione

Sono ben note le responsabilità che ha uno storico della filosofia quando è
chiamato a raccontare per la prima volta quanto è avvenuto in un tempo
piuttosto recente. Mi limito a evidenziarne tre tra le maggiori.
Innanzitutto, lo storico è chiamato ad adottare alcuni criteri di selezione,
a partire dai quali deve distinguere ciò che può essere ritenuto più rilevan-
te, e quindi merita senza dubbio di essere raccontato, da ciò che lo è di me-
no e di conseguenza può essere trascurato.
In secondo luogo, si trova a dover applicare determinati filtri interpreta-
tivi che lo portano ad assimilare realtà non sempre del tutto omogenee e a
guardare a partire da queste assimilazioni ciò di cui è chiamato a fare la sto-
ria. È da queste assimilazioni ad esempio che si originano le periodizzazio-
ni attraverso le quali egli decide di scandire i tempi del proprio racconto.
Infine, non può non essere consapevole dei propri pregiudizi (preferen-
ze, orientamenti e persino credenze) che non solo non possono essere mes-
si tra parentesi, ma sono piuttosto la condizione a partire dalla quale qual-
cosa può essere raccontato.
Nell’accingermi a raccontare quali siano state le direzioni lungo le qua-
li si è svolta la riflessione filosofica su Euntes Docete, ora Urbaniana Uni-
versity Journal, in questi 75 anni, mi conforta proprio il fatto di essere il pri-
mo a farlo – insieme al collega Paolo Fornari che approfondirà la riflessio-
ne fornita dall’Istituto per lo Studio dell’Ateismo (ISA) – e che quindi più
avanti altri preciseranno, amplieranno e correggeranno (come normalmente

47
2/2023 ANNO LXXVI, 47-69 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

avviene nella storiografia) il quadro che abbozzerò1. Per di più, dovendolo


fare in poche pagine sarò di fatto costretto a tralasciare cose che all’inter-
no di un discorso più ampio avrebbero meritato almeno una menzione, co-
me pure non potrò approfondire altre che in quel contesto avrebbero otte-
nuto una trattazione più dettagliata.
Ora, sebbene la riflessione filosofica che si è svolta sulla Rivista in que-
sti trequarti di secolo sia molto ricca (consta di oltre trecento articoli) e toc-
chi praticamente ogni ambito dell’attività di un filosofo, si possono indivi-
duare tre stagioni all’interno delle quali questa riflessione si è evoluta fino
ai nostri giorni.
La prima di queste stagioni sembra andare dall’anno di nascita della Ri-
vista all’anno di fondazione dell’ISA (1959). Si tratta di una stagione forte-
mente identitaria: tanto la riflessione filosofica che si è svolta sulla Rivista
quanto la stessa Facoltà di Filosofia che ne è stata la sorgente avevano una
chiara impronta tomista e il tomismo è stato di conseguenza l’orizzonte en-
tro il quale si è fatta ricerca in filosofia sia dal punto di vista sistematico
che da quello storico.
A questa stagione si potrebbe far seguire un’altra che va dall’anno se-
guente alla fondazione dell’ISA fino a metà degli anni Ottanta, precisamen-
te fino al 1987, quando la Rivista esce con un numero in cui si riflette sul-
l’essenza (e quindi anche sui compiti) della filosofia cristiana. Si tratta di
un evento che sembra chiudere una stagione in cui l’impronta tomista ini-
ziale appare piuttosto indebolita ed è accompagnata da una diversificazio-
ne della riflessione filosofica, più incuriosita a quanto stava avvenendo nel
panorama contemporaneo.
Un’ulteriore stagione si aprirebbe così a fine anni ‘80 ed è una stagione
che non può considerarsi ancora conclusa. La si può descrivere come un
periodo in cui la riflessione filosofica è molto consapevole di sé, sia della
propria storia che dei propri compiti, al punto che si concepirà, soprattutto
rispetto alla riflessione teologica, come essenziale per incontrare tutto ciò
che di rilevante avviene nel mondo circostante.

1
Sono grato a Giovanni Ancona per avermi coinvolto nelle celebrazioni del 75° anniver-
sario della Rivista. Non posso non ringraziare, poi, Guido Mazzotta per le belle chiacchie-
rate avute negli anni sul senso del lavoro filosofico in un’Università con vocazione missio-
naria. Ringrazio anche Paolo Miccoli per un incontro che mi ha dato l’opportunità di con-
fermare alcune ipotesi circa la seconda stagione filosofica della Rivista. Un ringraziamen-
to, infine, lo devo ad Ardian Ndreca e Paolo Fornari per gli scambi d’opinione avuti nei me-
si scorsi e a Luca Tuninetti per aver letto con attenzione l’ultima bozza di questo articolo.

48
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

Nelle pagine che seguono ripercorrerò sinteticamente queste stagioni


cercando di evidenziare in quale direzione si sia andati e nel contempo pro-
vando a descrivere l’atteggiamento con il quale di volta in volta è stato in-
contrato il mondo contemporaneo.

La stagione identitaria (1948-1959)

La prima stagione della riflessione filosofica che occupa le pagine di Eun-


tes Docete ha una chiara impronta tomista. Quando la Rivista viene fonda-
ta, da circa un anno è Decano della Facoltà di Filosofia dell’Urbaniana Cor-
nelio Fabro, il quale inizia a chiamare per i principali insegnamenti impar-
titi dalla Facoltà le personalità che in questa stagione interverranno a più
riprese sulle sue pagine. Fabro si dimise dalla Cattedra di Metafisica e dal
Decanato nell’estate del 1956 per iniziare una breve parentesi d’insegna-
mento all’Università Cattolica di Milano. Ritornerà nell’a.a. 1958-59 come
professore di Storia della filosofia moderna dando vita all’ISA2.
L’ammirazione di Fabro per la riflessione filosofica di Tommaso d’Aqui-
no è totale e lo è pure per il tomismo nella misura in cui quest’ultimo non
tradisca il pensiero dell’Angelico. Con queste parole ad esempio, in un con-
tributo scritto per il numero della Rivista dedicato all’Humani Generis
(1950), egli plaude al credito che il Magistero di Pio XII continuava a da-
re alla riflessione di Tommaso:

Il merito incomparabile del Tomismo scaturisce dalla pienezza e dall’e-


quilibrio perfetto dei suoi principi: essi non accettano un aspetto per
sacrificarne un altro, quando questo si mostri appartenente egualmen-
te al reale: la diversità degli aspetti non diverge, ma confluisce per una
considerazione integrale del reale stesso. Questo criterio domina la
concezione tomista dei rapporti fra natura e grazia, fra ragione e fede,

2
Cf. G. MAZZOTTA, In memoriam C. Fabro (1911-1995). Cornelio Fabro e l’Università
Urbaniana, “ED” 48 (1995), 3, 307-333 e E.C. FONTANA, La lezione della filosofia mo-
derna. Il percorso di Fabro all’Urbaniana, “ED” 65 (2012), 2, 79-113. Per una contestua-
lizzazione si veda G. MAZZOTTA, Momenti di ricerca filosofica alla Pontificia Università Ur-
baniana, “ED” 59 (2006), 3, 55-66. Fabro ha dato molto all’Urbaniana e questa lo ha an-
che ricambiato. Due fascicoli della Rivista sono dedicati al suo operato: cf. “ED” 50
(1997), 1-2 e “ED” 66 (2012), 1.

49
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

fra scienza ed esperienza. S. Tommaso possiede il dono unico e raro in


uno spirito teoretico di saper riferire la realtà all’esperienza e allo stes-
so tempo di vedere la consistenza della realtà d’esperienza in principi
che trascendono l’esperienza stessa3.

Si tratta di un’ammirazione condivisa anche dagli altri studiosi che in


questi anni scriveranno sulla Rivista, i quali diressero i propri sforzi verso
i principali modi di declinare il tomismo in filosofia: 1) come approfondi-
mento del pensiero di Tommaso, ricercandone il nucleo genuino nei diver-
si ambiti; 2) come studio della sua storia degli effetti, le sue evoluzioni ma
anche i suoi tradimenti; 3) come riproposizione attualizzata di questo pen-
siero; 4) come confronto con altre posizioni o autori nel panorama filosofi-
co contemporaneo.
Emblematico del primo modo di declinare il tomismo in filosofia è il con-
tributo dello stesso Fabro sulla semantica originaria dell’esse, che anticipa
al lettore della Rivista parte del nucleo centrale – l’interpretazione dell’es-
se come atto intensivo – di quell’indagine sulla metafisica dell’Angelico che
troviamo in Partecipazione e causalità secondo S. Tommaso d’Aquino (1960).
È l’autore stesso a comunicarlo nella prima nota del contributo, mentre con-
fessa la fonte da cui quest’indagine aveva tratto ispirazione: «forte stimolo
per la presente ricerca mi è venuta dall’accusa di Vergessenheit des Seins
che Heidegger ha fatto alla metafisica occidentale ma che non si applica al-
la posizione tomista qualora sia intesa nel suo senso originario»4. Rispetto
a questa fonte, il merito dell’interpretazione fabriana non sta, ad avviso di
chi scrive, soltanto nell’aver argomentato che almeno Tommaso si sottrar-
rebbe alla lettura heideggeriana della storia della metafisica, ma nell’aver
anche mostrato che grazie alla distinzione reale tra essenza ed esse nell’en-
te creato è possibile recuperare un modo di intendere l’essere migliore dal
punto di vista concettuale rispetto a quello avanzato da Heidegger dopo la
Kehre. Si tratta infatti di un modo in grado di soddisfare il requisito della
differenza ontologica e nel medesimo tempo capace, in virtù della nozione
di partecipazione, di sottrarsi a quell’evento della ritrazione a cui il filosofo
tedesco lo condannava.

3
C. FABRO, Attualità perenne del tomismo nel Magistero Pontificio, “ED” 4 (1951), 1-
2, 155-156.
4
ID., Per la semantica originaria dello «esse tomistico», “ED” 9 (1956), 1-3, 436-466.

50
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

Al primo modo di declinare il tomismo apparterrebbero parimenti i con-


tributi di Umberto Degl’Innocenti e dell’allora giovanissimo Roberto Masi
su altri aspetti del pensiero di Tommaso5.
Al secondo modo di declinare il tomismo in filosofia possono ricondursi
i numerosi contributi sulla costituzione ontologica della persona nel pensie-
ro dell’Angelico e di alcuni suoi illustri interpreti come Giovanni Capreo-
lo, Tommaso de Vio e Francisco Suárez di Umberto Degl’Innocenti, a cui era
affidato l’insegnamento di Storia della filosofia medievale6. In quegli anni
Degl’Innocenti era al centro del dibattito storiografico sul tema e questi, in-
sieme ad altri contributi, prepararono una monografia, Il problema della
persona nel pensiero di S. Tommaso d’Aquino (1967), che non di rado viene
ancora citata come un utile strumento per conoscere la concezione tomista
della persona. Su un’analoga linea di riflessione circa la storia degli effetti
del pensiero di Tommaso deve essere collocato anche l’articolo di Giovan-
ni Di Napoli sulla presenza complessivamente poco determinante che que-
sto pensiero ebbe nella riflessione condotta al di fuori dalla scuola tomista
stricto sensu nella cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento7.
Si tratta di un contributo quest’ultimo che non può essere dimenticato, co-
me non possono non essere menzionati gli articoli sul pensiero di Campanel-
la che egli pubblicherà sulla Rivista nella stagione successiva8. Di Napoli è
stato uno storico della filosofia di ampi interessi e molto apprezzato: tra l’al-
tro tradusse parzialmente in tre volumi la Metafisica (1967) dello Stilano9.

5
Ad esempio U. DEGL’INNOCENTI, La «species expressa» nella sensazione secondo S. Tom-
maso, “ED” 9 (1956), 1-3, 419-436 e R. MASI, L’«ordo disciplinae» nella Summa Theolo-
gica di S. Tommaso, “ED” 11 (1958), 3, 392-402.
6
Cf. U. DEGL’INNOCENTI, Capreolo e san Tommaso sulla dottrina della persona, “ED” 2
(1949), 1, 31-48; ID., Capreolo e san Tommaso sulla dottrina della persona (seguito e fi-
ne), “ED” 2 (1949), 2, 191-206; ID., Suárez pro Capreolo in quaestione de persona, “ED”
6 (1953), 3, 391-393; ID., Capreolo d’accordo col Gaetano a proposito della personalità?,
“ED” 7 (1954), 2, 168-203.
7
Cf. G. DI NAPOLI, S. Tommaso nell’Umanesimo e nel Rinascimento, “ED” 10 (1957),
2, 159-184.
8
Cf. ID., Il problema della ortodossia campanelliana, “ED” 16 (1963), 1, 55-104; ID.,
Ecumenismo e missionarismo in Tommaso Campanella, “ED” 22 (1969), n.u., 265-308;
ID., Tommaso Campanella e le confessioni della sua incredulità giovanile, “ED” 23 (1970),
1, 111-148.
9
T. CAMPANELLA, Metafisica, a cura di G. DI NAPOLI (a cura di, traduzione, Introduzio-
ne e Nota bibliografica), Prima Edizione, Zanichelli, voll. 1-3, Bologna 1967.

51
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

Quanto al terzo modo di declinare il tomismo in filosofia, non si possono


ignorare i due contributi sulla relazione tra l’essere e l’operare nelle crea-
ture di Stanislas Breton10, che anche in questo caso anticipano sulla Rivi-
sta tematiche da lui trattate più estensivamente in L’esse «in» et l’esse «ad»
dans la métaphysique de la relation (1951). Docente di Storia della filoso-
fia contemporanea per molti anni, Breton lasciò l’Urbaniana nel 1956 per
andare a insegnare all’Université Catholique de Lyon prima e all’Institut
Catholique de Paris poi. La sua opera fu apprezzata da filosofi del calibro
di Ricoeur, Lévinas, Althusser e Derrida, al punto che fu chiamato come
maître de conference all’École Normal Supérieure di Parigi. All’interno di
una riproposizione attualizzata del tomismo vanno collocati pure i contribu-
ti di filosofia della conoscenza di Ugo Viglino (che succederà a Fabro come
Decano della Facoltà di Filosofia) e Roberto Masi. Il tentativo di questi ul-
timi contributi è evidentemente quello di ribadire la validità del tomismo
rispetto alle obiezioni dell’epistemologia post-cartesiana, da un lato cercan-
do di non sminuirne la rilevanza e dall’altro provando a salvaguardare l’i-
dea che la nostra soggettività sia naturalmente ordinata alla conoscenza
della realtà. Al riguardo va segnalata la valorizzazione che Masi compie
dell’intenzionalità della conoscenza, in quanto capace di mediare tra i ca-
ratteri di immanenza e trascendenza ugualmente presenti nel conoscere:
egli non nega cioè che si conosca sempre attraverso concetti, ma appunto
attraverso concetti si conoscono le cose così come esse sono11.
In realtà queste considerazioni di Masi non sono isolate, ma si collocano
dentro un complessivo tentativo di valorizzare – non di rado presente sulle
pagine della Rivista – quelle scoperte presenti nel panorama contemporaneo
che potevano essere inverate da un tomismo attento a quanto di rilevante av-
veniva attorno a sé. Lo stesso Breton in due articoli di questi anni salutava
il «fatto dell’intenzionalità», messo in evidenza dalla tradizione fenomenolo-
gica, come «una reazione salutare contro gli idealismi del “Cogito”»12.

10
Cf. S. BRETON, Être et agir (Reflexions sur un axiome), “ED” 3 (1950), 2, 242-253 e
ID., Être et agir (Reflexions sur un axiome), “ED” 3 (1950), 3, 317-344.
11
Cf. U. VIGLINO, Possibilità e limiti dell’evidenza, “ED” 1 (1948), 1-2, 76-91; ID., Og-
gettività del pensiero, “ED” 2 (1949), 1, 64-83; ID., Sul significato gnoseologico del dub-
bio, “ED” 5 (1952), 3, 425-433; R. MASI, Metafisica del conoscere, “ED” 8 (1955), 1, 25-
59; ID., La verità e l’essere, “ED” 7 (1954), 2, 204-248; ID., Difesa dell’essere e della ve-
rità, “ED” 7 (1954), 3, 326-380.
12
Cf. S. BRETON, Reflexions sur l’intentionalité, “ED” 3 (1950), 1, 40-74 e ID., De con-

52
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

Il quarto modo di declinare il tomismo in filosofia è appunto caratteriz-


zato sulle pagine della Rivista da un confronto con quanto di rilevante sta-
va avvenendo nel panorama sia filosofico che scientifico contemporaneo.
Qui, però, non si può non registrare un’ambiguità. Da un lato vi era un’in-
dubbia valorizzazione di posizioni, teorie e autori che o potevano essere as-
sorbiti all’interno di un impianto tomista o che comunque si dimostravano
compatibili con esso. In questa prospettiva deve esser visto il contributo di
Fabro su l’uomo di fronte a Dio nel pensiero di Kierkegaard, delle cui ope-
re in questi anni egli iniziò un encomiabile lavoro di traduzione, anche con
l’intento di correggere in senso cattolico la Kierkegaard-Renaissance in at-
to da alcuni decenni13. Sempre nella prospettiva di una valorizzazione de-
vono essere pure visti i diversi contributi, soprattutto di Masi, sui risultati
più rilevanti ottenuti dalla fisica moderna, dalla cosmologia scientifica o
dalla stessa biologia contemporanea14.
Si tratta però solo di un lato della medaglia. Sulla Rivista di questi anni
non vi sono soltanto tentativi di confrontarsi in un modo genuino con la con-
temporaneità, perché ciò che invece sembrava difficilmente assorbibile al-
l’interno di un impianto tomista o appariva incompatibile con esso veniva
spesso tacciato d’errore, quando non veniva sminuito nelle sue pretese filo-
sofiche. Ora, se atteggiamenti di questo tipo possono essere in qualche mo-
do compresi se si considera il neopositivismo, soprattutto per la sua critica
alla metafisica tradizionale, oppure nei confronti del marxismo, a causa del-
le concezioni materialistiche dell’uomo, della comunità umana e della sto-
ria15, essi appaiono eccessivi quando sono rivolti all’esistenzialismo nove-

ceptu intentionalitatis conscientiae. Juxta Thomismum et Phenomenologiam Husserl, “ED”


9 (1956), 1-3, 394-418.
13
Cf. C. FABRO, L’uomo di fronte a Dio in Soeren Kierkegaard, “ED” 2 (1949), 3, 291-
320, in particolare 319-320.
14
Cf. R. MASI, Dimensioni dell’universo, ibid., 383-393; P.C. LANDUCCI, È probabile o
certa la finitezza dimensiva dell’Universo materiale?, “ED” 3 (1950), 1, 89-97; R. MASI,
Ai confini tra filosofia e fisica. Il problema delle particelle elementari, “ED” 7 (1954), 1,
74-87; ID., Gli elementi transuranici ed il problema degli elementi, “ED” 7 (1954), 3, 411-
415; M. ALESSANDRI – R. MASI, Sull’origine dell’anima umana, “ED” 8 (1955), 1, 60-95;
R. MASI, Il significato della teoria della relatività, “ED” 8 (1955), 2, 222-243; ID., Il si-
gnificato del principio di incertezza, “ED” 8 (1955), 3, 390-392.
15
Si vedano ad esempio ID., Processo alla metafisica: il positivismo logico, “ED” 6
(1953), 3, 361-380 e R. SPIAZZI, Il senso della comunità in San Tommaso e nel marxismo,
“ED” 9 (1956), 1-3, 377-392.

53
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

centesco, nonostante la distinzione che talvolta troviamo sulla Rivista tra


esistenzialismo religioso (o cristiano), esistenzialismo teologicamente neutro
ed esistenzialismo ateo – una distinzione che sembra però avere più il carat-
tere di una concessione verbale che non di un convinto riconoscimento.
Ciò che delle filosofie dell’esistenza in generale veniva deprecato era un
certo irrazionalismo, che si sarebbe declinato anche in una negazione del
sapere metafisico e quindi in un rifiuto più o meno esplicito del tomismo in
quanto «razionalismo degradato». È questa ad esempio l’accusa che il teo-
logo Pietro Parente rivolgeva all’esistenzialismo di Marcel quando, nel suo
contributo dedicato all’Humani generis, considerava la situazione del pano-
rama filosofico contemporaneo16. Si tratta di un’accusa che lo stesso Fabro
avvallava nel suo contributo sul pensiero di Kierkegaard allorché, parlan-
do non solo di Sartre, ma anche di Jaspers e Heidegger, affermava che «l’E-
sistenzialismo contemporaneo è figlio legittimo di tutto il pensiero moder-
no di cui accetta tutta l’eredità negativa»17.
Fabro è persino più chiaro in un altro contributo, nel quale vedeva nel
neopositivismo, nel marxismo e nell’esistenzialismo le principali direzioni
della riflessione filosofica del tempo. Qui, le filosofie dell’esistenza di Sar-
tre, Jaspers e Heidegger erano viste sì come il rovesciamento degli epigoni
del razionalismo e dell’ottimismo moderni (tanto dell’idealismo quanto del
positivismo), ma anche, nel medesimo tempo, come il prolungamento di un
tentativo pervicace di escludere il trascendente, insieme alla metafisica, da
un regnum hominis oramai fatto di esistenze individuali assegnate all’in-
sensatezza, allo scacco o al nulla18.
In realtà, dietro queste affermazioni così perentorie, di cui sulla stessa
Rivista sono già stati evidenziati i limiti19, emerge in controluce una diffi-
coltà del tomismo del tempo a comprendere ciò che davvero si presentava
come altro. Le diverse filosofia dell’esistenza, infatti, rivendicavano non
soltanto nei confronti della metafisica tradizionale, ma anche contro i siste-

16
Cf. P. PARENTE, Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica «Humani ge-
neris», “ED” 4 (1951), 1-2, 23-45, in particolare 35-36.
17
Cf. FABRO, L’uomo di fronte a Dio in Soeren Kierkegaard, 297.
18
Cf. ID., Le direzioni principali del pensiero contemporaneo, “ED” 5 (1952), 3, 403-
413, in particolare 411.
19
Si vedano in particolare P. MICCOLI, Cornelio Fabro o della modernità sotto sequestro,
“ED” 65 (2012), 1, 9-40 e A. NDRECA, La prima comprensione fabriana dell’esistenziali-
smo, ibid., 41-58.

54
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

mi dell’idealismo o gli approcci positivisti, l’esigenza di pensare qualcosa


che fino in fondo non era stato mai pensato prima e per il quale gli appara-
ti categoriali consueti si mostravano inadeguati, ossia la vita umana nella
sua effettività, singolarità, storicità e persino quotidianità. È attraverso que-
sto tentativo di pensare l’impensato che dell’esistenza umana si evidenzia-
vano non soltanto i connotati tragici, ma anche quelli morali e religiosi, in-
sieme a quelle strutture invarianti a partire dalle quali si dispiegava nel
tempo, oltre che in un mondo, la sua progettualità. Inoltre, in tutte queste
riflessioni – persino in quella del Sartre de L’être et le néant (1943) – si evi-
denziava in modi diversi il carattere da ultimo irriducibile dell’esistenza ri-
spetto ad ogni sua determinazione ontica, compresa quella a cui di volta in
volta essa è assegnata dalla sua stessa progettualità. Se tutto ciò fosse sta-
to compreso, si sarebbe potuto non appena contrapporre, ma utilizzare la
genialità della riflessione kierkegaardiana sull’esistenza per valorizzare in-
dagini fenomenologiche spesso di indubbio interesse, mostrando così la ca-
pacità di un pensiero davvero più radicale in grado di trasfigurare quanto
di buono vi era al loro interno.
Ad ogni modo, anche al netto di queste ultime considerazioni, questa pri-
ma stagione filosofica della Rivista è stata ricca, fatta di ricerche originali, di
approfondimenti serrati e di tentativi di incontrare il pensiero contemporaneo.

La stagione della diversificazione (1960-1987)

Nella riflessione filosofica che in questi anni si svolge sulla Rivista con-
fluiscono sia i contributi che provengono dall’attività di ricerca della Fa-
coltà di Filosofia sia quelli la cui origine dev’esser fatta risalire all’attivi-
tà dell’ISA. Non sempre le due tipologie di contributi sono nettamente di-
stinguibili. Nelle pagine che seguono io non considererò i contributi che
possono chiaramente essere riportati alle attività dell’ISA. Di conseguen-
za per un’immagine più completa le mie considerazioni – qui come nel
prossimo paragrafo – dovranno essere integrate con quelle di Fornari sui
contributi riferibili all’ISA.
La cosa che subito colpisce chi sfoglia le diverse annate della Rivista in
questa stagione è che l’impronta tomista che come un monolite caratterizza
la riflessione filosofica della stagione precedente prima si indebolisce e poi
viene affiancata da altri modi di praticare il lavoro filosofico. Ciò inevita-
bilmente determina anche un altro modo di rapportarsi a quanto stava av-

55
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

venendo nel panorama contemporaneo, fondamentalmente italiano e del-


l’Europa continentale, dato che la filosofia analitica è sempre stata la gran-
de assente sulle pagine di Euntes Docete. Probabilmente questa diversifica-
zione riflette oltre che il fisiologico ricambio del corpo docente, anche il
susseguirsi di diversi Decani nella direzione della Facoltà di Filosofia, do-
po dieci anni di guida di Viglino (fino all’a.a. 1967-68). Mi sto riferendo in
successione ai brevi decanati di Tullio Piacentini, di Giovanni Di Napoli,
di Battista Mondin e di Dario Composta. A partire dall’a.a. 1981-82 ritor-
nerà Mondin a dirigere la Facoltà per più di quindici anni.
Sarebbe sbagliato pensare che il tomismo esca completamente di scena
in questa stagione. Inizialmente rimarrà in particolare nei contributi di
estetica di Viglino, in quelli di cosmologia di Bernard Van Hagens o di me-
tafisica di Luigi Bogliolo (poi anche Rettore dell’Urbaniana) e in qualche
modo nei già menzionati articoli di Di Napoli20. Successivamente, a partire
da fine anni ‘70, ritornerà in particolare negli approfondimenti di questio-
ni etiche, politiche o giuridiche proposti da Composta o Reginaldo Pizzor-
ni21. Non indugio nell’approfondimento di questa linea della riflessione fi-
losofica perché dovrei in parte ripetere molte delle considerazioni fatte re-
lativamente alla stagione precedente. Mi sembra invece più opportuno mo-
strare quanto di nuovo dal punto di vista filosofico si introduce sulle pagi-
ne della Rivista. La storia rappresenta senza dubbio la grande novità di
questa stagione: la storia intesa nella triplice accezione di storia della filo-
sofia, di filosofia della storia e di comprensione del proprio tempo. Si trat-
ta di accezioni che in realtà si intrecciano. In tutti e tre i casi molto si de-
ve al lavoro di Paolo Miccoli che, da quando iniziò a frequentare la Facoltà
di Filosofia nei primi anni ‘70, per poi arrivare a insegnare Storia della fi-
losofia moderna e contemporanea, contribuì alla riflessione filosofica della
Rivista in questa stagione con la media di più di un articolo per annata.
A dire il vero la storia della filosofia non era stata del tutto assente nella
stagione precedente, ma nella maggior parte dei casi (più complesso è quel-

20
Mi limito qui a segnalare U. VIGLINO, Forma et contentum in arte, “ED” 14 (1961),
2-3, 319-353; ID., Dimensioni teoretiche dell’arte, “ED” 17 (1964), 2, 161-176; B. VAN
HAGENS, Spazio reale, etere cosmico e relatività del moto, “ED” 15 (1962), 3, 412-427;
ID., L’etere cosmico come matrice dell’antimateria, “ED” 18 (1965), 1, 135-146; L. BO-
GLIOLO, Scienza e filosofia in Teilhard de Chardin alla luce del tomismo, “ED” 17 (1964),
2, 177-191.
21
Si vedano ad esempio “ED” 39 (1986), 2 e “ED” 40 (1987), 1.

56
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

lo di Di Napoli) era stata fortemente condizionata dagli interessi teoretici


del tomismo dominante. In questa stagione, invece, essa viene praticata in
modo più autentico, provando a comprendere anche autori indubbiamente
scomodi, leggendo in profondità le loro opere senza accontentarsi di facili
semplificazioni e prestando attenzione tanto ai contesti in cui quelle rifles-
sioni erano maturate, quanto al loro significato al di fuori di quei contesti.
Il tutto senza cedimenti teoretici. In quest’ottica devono essere letti i due
contributi di Lino Zamuner – docente di Antropologia nella Facoltà di Filo-
sofia – dedicati rispettivamente alla riflessione di Ugo Spirito, quello di Al-
berto Babolin circa i titoli più rilevanti nella storiografia degli ultimi decen-
ni sul pensiero di Romano Guardini, la nota di Filippo Liverziani sui due
volumi del giovane Mario Micheletti Il problema teologico nella filosofia
analitica (1968-1969) o, ancora, i contributi di Eugenio Bruno Porcelloni
o Giuseppe Beschin dedicati rispettivamente ad aspetti del pensiero di Gio-
vanni Scoto Eriugena e Antonio Rosmini22.
Tuttavia, sono soprattutto due saggi di Miccoli sul pensiero di Foucault,
tra l’altro tra i primi contributi da lui pubblicati sulla Rivista, a marcare
una netta discontinuità rispetto a quanto era avvenuto nella stagione prece-
dente23. In questi articoli Miccoli mostra una lettura approfondita delle
opere di Foucault (allora già molto influente a livello internazionale), ne sa
persino riconoscere l’acume, è capace di collocarlo nel contesto francese
del tempo, quello della Nietzsche-Renaissance e del post-strutturalismo, di
proporne chiavi interpretative – suggerisce ad esempio di leggerlo a parti-
re da L’Archéologie du savoir (1969) – senza cadere in un’indulgenza equi-
voca. Infatti, dopo aver esaminato la critica del filosofo francese alla razio-
nalità occidentale, tanto alle sue pratiche discorsive quanto ai suoi dispo-
sitivi di dominio, Miccoli non esita a evidenziare le aporie del suo motivo
antropologico di fondo. L’uomo che Foucault ha reso oggetto di studio «en-

22
Cf. L. ZAMUNER, La persona in Ugo Spirito, “ED” 17 (1964), 3, 465-476; ID., Pro-
spettiva estetica di Ugo Spirito, “ED” 19 (1966), 3, 440-450; A. BABOLIN, Il pensiero filo-
sofico e religioso di Romano Guardini nella critica d’oggi, “ED” 28 (1975), 1, 204-249;
F. LIVERZIANI, Teologia ed esperienza religiosa nella filosofia analitica, “ED” 28 (1975), 2-
3, 449-457; E.B. PORCELLONI, Il problema della derivazione del mondo da Dio in Giovan-
ni Scoto Eriugena, “ED” 40 (1987), 3, 463-488; G. BESCHIN, La persona umana come fi-
ne dell’universo nel pensiero di A. Rosmini, ibid., 515-536.
23
Cf. P. MICCOLI, Epistemologia ed archeologia: due categorie foucoltiane esposte e cri-
ticate, “ED” 27 (1974), 1, 166-203 e ID., Epistemologia ed archeologia: due categorie fou-
coltiane esposte e criticate (II Parte), “ED” 27 (1974), 2-3, 340-378.

57
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

tro gli schemi del discontinuo storico e delle funzionalità discorsive, recla-
ma unità e vita al di là di tutte le possibili categorie di pensiero e di anali-
si della finitudine». Si tratta di un’esigenza – argomenta – che solo una fi-
losofia aperta al trascendimento del finito può intercettare e guidare anco-
ra oggi con norme razionali24.
Non è tutto qui ovviamente il discorso storico-filosofico di questa stagio-
ne, dato che vi è anche quello che si intreccia con la riflessione filosofica
sulla storia. Più d’uno sono in questi anni i contributi dedicati – prevalen-
temente ma non solo da Miccoli – alla riflessione sulla storia di molti pen-
satori cristiani e non25. Si tratta di contributi che mostrano in modo emble-
matico una peculiarità della filosofia: chi fa storia della musica, mentre rac-
conta questa storia, non suona alcuno strumento; chi ricostruisce la storia
di una disciplina scientifica, mentre lo fa, non aggiunge ad essa alcun ri-
sultato positivo; chi fa storia della filosofia invece, mentre fa questa storia,
inevitabilmente si trova a fare filosofia. Si può discutere sulle ragioni di una
tale peculiarità, ad ogni modo è evidente a chi legge i diversi contributi de-
dicati alle riflessioni sulla storia di Manzoni, Maritain, Herder, Schiller o
Agostino che all’interno di queste riflessioni si cercavano soluzioni da un
lato per comprendere adeguatamente, dall’altro per provare a risolvere le
contraddizioni del proprio tempo. Si tratta infatti di riflessioni che, nel mo-
mento in cui suggerivano che queste contraddizioni erano figlie di premes-
se contingenti, chiamavano in causa il compito del filosofo – in particolare
di quello cristiano – che ha la responsabilità di contribuire con la propria
comprensione alla costruzione di una società più umana. Nel nostro tempo
risuona ad esempio ammonitrice la voce di Herder, argomentava Miccoli in
un suo contributo, il quale contro la fiducia illimitata concessa alla ragione
scientifica nel proprio tempo, analoga a quella che le concediamo nell’età
della tecnica, «aveva dichiarato menzognera la speranza in un tranquillo

24
Cf. ibid., 376.
25
Mi limito a segnalare S. NICOLOSI, La storia come «teodicea» nell’opera di Alessandro
Manzoni, “ED” 25 (1972), 3, 460-487; P. MICCOLI, La filosofia della storia in Jacques Ma-
ritain, “ED” 26 (1973), 3, 490-534; ID., Considerazioni su J.G. Herder, filosofo della sto-
ria, “ED” 30 (1977), 2, 316-344; ID., S. Agostino e la ripresa della riflessione cristiana
sulla storia, 33 (1980), 1, 85-98; P. CHIOCCHETTA, Suggestioni tomiste sul senso della sto-
ria, “ED” 34 (1981), 2, 221-234; P. MICCOLI, Sui presupposti teoretici della coscienza sto-
rica, 36 (1983), 3, 489-500; ID., La fisionomia della società odierna alla luce dell’uma-
nesimo schilleriano, “ED” 37 (1984), 3, 427-446.

58
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

progresso dello spirito umano», giungendo a maturare una concezione do-


lorosa della storia, in parte riscattata dalla fede nella Provvidenza, che può
aiutare i lettori di oggi «a ritrovare una più profonda saggezza della vita»26.
Dietro le considerazioni di questi contributi si può anche cogliere il ri-
flesso di alcuni importanti movimenti in atto nel panorama filosofico del
tempo. Gli anni ‘70 infatti videro tra le altre cose, tanto in Italia quanto nel
resto d’Europa, il consolidarsi della presenza del pensiero di Nietzsche (an-
che grazie all’edizione critica delle opere avviata nel decennio precedente
da Giorgio Colli e Mazzino Montinari); la grande diffusione di quello di
Heidegger che non solo aveva collocato Nietzsche all’interno della storia
della metafisica, ma aveva anche legato il destino di quest’ultima a quella
del nichilismo e della tecnica; e non da ultimo l’affermarsi dell’ermeneuti-
ca filosofica in Germania con Gadamer, in Francia con Ricoeur, in Italia con
Pareyson. Di lì a poco l’ermeneutica sarebbe divenuta una vera e propria
koiné filosofica. In questa stagione sulle pagine della Rivista vengono an-
che dedicati contributi specifici all’approfondimento del pensiero di Nietz-
sche e di Heidegger e viene inaugurata una riflessione sul fenomeno del ni-
chilismo che proseguirà nella stagione successiva27. Sembra inoltre che sia-
no stati gli esiti nichilistici che l’ermeneutica filosofica assunse, sposando-
si con il post-strutturalismo e il post-modernismo, nella proposta del pen-
siero debole di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti all’inizio degli anni ‘80
ad aver giocato un ruolo non secondario nel suggerire la necessità di met-
tere a tema l’essenza e i compiti di una filosofia cristiana. Cosa che appun-
to si proverà a fare nel secondo numero della Rivista del 1987.
Si tratta della prima esplicita riflessione meta-filosofica che troviamo su
Euntes Docete e a chi la legge dà davvero l’impressione di essere il punto
di approdo di questa stagione e nel medesimo tempo il punto d’inizio di una
stagione nuova, probabilmente non ancora conclusa. Il numero fu curato
dalla Facoltà di Filosofia, allora guidata da Mondin. Oltre ad alcuni docen-
ti interni, vi contribuirono anche, in particolare, il filosofo canadese Venant

26
Cf. ID., Considerazioni su J.G. Herder, filosofo della storia, 341-342.
27
Si vedano in particolare ID., Intorno a Nietzsche profeta della “morte di Dio”, “ED”
29 (1976), 3, 567-591; ID., Senso e ambiguità della de-soggettivizzazione filosofica nel
pensiero di M. Heidegger, “ED” 33 (1980), 1, 63-80; G. PENZO, La differenza ontologica
e il problema di Dio in Heidegger, S. Tommaso e Gogarten, “ED” 35, (1982), 1, 115-137;
P. MICCOLI, La nietzscheana «morte di Dio» e le ambiguità del nichilismo odierno, “ED”
35 (1982), 3, 525-542.

59
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

Cauchy, Angela Ales Bello, Joseph De Finance, Armando Rigobello e Ni-


cola Petruzzellis28. Una rilevanza particolare la aveva però il contributo di
Mondin, dato che dà l’impressione di tracciare una direzione anche per la
stagione successiva. Già alla guida della Facoltà di Filosofia da sei anni,
Mondin continuerà ad essere Decano anche nei dieci anni seguenti.
La definizione corretta di filosofia cristiana era, a suo avviso, quella da-
ta da Étienne Gilson: «Si dice cristiana una filosofia che abbraccia tra i
suoi contenuti verità che devono la loro origine storica alla rivelazione bi-
blica e al cristianesimo, ma di diritto appartengono al campo della ricerca
razionale»29. Il che significava che il compito per un cristiano che fa filo-
sofia è innanzitutto quello di domandarsi se tra le proposizioni che egli cre-
de vere, ve ne siano alcune che la sua ragione può anche sapere vere. Ma,
appunto, questo è solo un primo compito, perché è parimenti compito del
pensatore cristiano quello di far parlare quelle verità nel proprio tempo.
Scriveva Mondin nel suo contributo:

[L]a filosofia cristiana non ha affatto perduto il suo diritto all’esistenza:


per i credenti essa rimane sempre una possibilità ed un compito; e la
possibilità e il compito sono diventati tanto più attuali ed urgenti oggi,
nel momento in cui la filosofia laica (come la cultura laica) sta vistosa-
mente boccheggiando e mostra di aver esaurito tutte le sue possibilità.
[…]. Ultimamente, dopo che le ambizioni della dea ragione sono mise-
ramente naufragate e il suo trono è stato occupato dal pensiero debole,
la filosofia, con singolare tracotanza, cerca di liberarsi dal patrimonio
filosofico cristiano ritenendolo pesante e un’inutile zavorra e pronuncia

28
Cf. B. MONDIN, Compiti antichi e nuovi della filosofia cristiana, “ED” 40 (1987), 2,
192-212; V. CAUCHY, L’autonomie de la philosophie dans una perspective chrétienne, ibid.,
213-224; J.J. SANGUINETI, Filosofare e credere, “ED” 40 (1987), 2, 225-240; A. ALES BEL-
LO, Fenomenologia e teologia, “ED” 40 (1987), 2, 242-257; A. RIGOBELLO, Aspetti e limi-
ti dell’ispirazione cristiana nell’«Über den Humanismus», “ED” 40 (1987), 2, 325-332; D.
COMPOSTA, L’intuizione dell’essere. Breve compendio storico-teoretico di una disputa, “ED”
40 (1987), 2, 333-360; G. MURA, Ermeneutica, gnoseologia e metafisica. Attualità del
Commento di S. Tommaso al Perihermeneias di Aristotele, “ED” 40 (1987), 2, 361-390; J.
DE FINANCE, Il buon uso del «peccato contro lo spirito» ovverosia l’uso del linguaggio me-
taforico in filosofia, “ED” 40 (1987), 2, 391-402; N. PETRUZZELLIS, Etica e metafisica,
“ED” 40 (1987), 2, 413-418; P. MICCOLI, L’in-definito pensiero discorsivo. Su alcuni moti-
vi anti-aristotelici del pensiero contemporaneo, “ED” 40 (1987), 2, 419-458.
29
MONDIN, Compiti antichi e nuovi della filosofia cristiana, 211.

60
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

orrende e assurde sentenze di morte non solo nei confronti di Dio ma


anche di tutto ciò che reclama per sé i titoli di verità, di bontà, di mo-
ralità, di valore, di dignità, di sensatezza, di saggezza, di libertà, di giu-
stizia, di amore.
In un momento di crisi estrema della cultura, che è giunta al punto da
compromettere e persino negare le radici ultime della razionalità, la re-
sponsabilità ed i compiti della filosofia cristiana diventano più grandi
che mai. Essa è chiamata anzitutto a salvare la ragione, a restituirle fi-
ducia nella sua capacità di attingere il senso delle cose, la loro bontà,
verità, dignità, bellezza, sacralità. In secondo luogo è compito della fi-
losofia cristiana riproporre alla ragione quel nucleo fondamentale di ve-
rità che sono giunte al mondo attraverso il cristianesimo, ma che costi-
tuiscono sempre il tesoro più prezioso di cui si possa impadronire la ra-
gione umana con le sue sole forze. È questo tesoro perduto, che può
rendere immensamente ricca la nostra intelligenza e altamente signifi-
cativa la nostra vita su questa terra, che la filosofia cristiana è chiama-
ta a riscoprire e a restituire all’umanità, oggi30.

Citare in modo così esteso era necessario per mostrare la direzione lun-
go la quale Mondin riteneva che dovesse indirizzarsi la riflessione filosofi-
ca della Facoltà di Filosofia nella stagione seguente. E in effetti anche sul-
la Rivista troveremo il riverbero di una filosofia molto consapevole di sé
(della propria tradizione, della propria grandezza e dei propri compiti), la
quale si concepirà, soprattutto rispetto alla riflessione teologica, come mo-
mento imprescindibile per un dialogo tanto con il mondo contemporaneo
quanto con le diverse culture e religioni.
Che la diversificazione delle tematiche affrontate in questa stagione, ol-
tre che dei modi di praticare il lavoro filosofico, abbia fatto bene alla filo-
sofia all’Urbaniana lo si vede dal fatto che proprio a partire da questa sta-
gione inizia sulla Rivista un interesse per il pensiero non-occidentale, con
la presenza ad esempio di tre contributi dedicati rispettivamente a Sri Au-
robindo, alla filosofia in Africa e a Placide Tempels e al suo lavoro sulla fi-
losofia bantu31.

30
Ibid., 207 e 212.
31
Cf. A. KOLARIKAL, Integral Nondualism, “ED” 18 (1965), 2, 273-285; G. LADRILLE,
La philosophie en Afrique, “ED” 29 (1976), 3, 509-559; T. FILESI, A 40 anni da «La phi-
losophie bantoue». Il ritorno di Placide Tempels, “ED” 38 (1985), 3, 357-387.

61
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

La stagione della consapevolezza di sé (1988-2023)

La stagione che si apre per la riflessione filosofica a fine anni ‘80 è la più
difficile da trattare, soprattutto perché non sembra essersi ancora conclusa.
Ad ogni modo è una stagione che presenta alcuni tratti definiti anche per-
ché la Facoltà di Filosofia dell’Urbaniana è stata guidata da Decani che la
hanno governata a lungo e che, seppur con accenti diversi, condividevano
al fondo una medesima visione. In questi anni alla guida della Facoltà si so-
no succeduti, infatti, soltanto Mondin, Guido Mazzotta e Aldo Vendemiati.
Da pochi mesi è subentrato Luca Tuninetti.
Si tratta di una visione che emerge chiaramente soprattutto in alcuni ap-
profondimenti tematici proposti in questa o quell’annata e che poi si trova
declinata con modi e flessioni specifici in molti degli articoli disseminati
nei diversi numeri della Rivista. Significativo si presenta innanzitutto il fo-
cus su moderno e post-moderno curato dalla Facoltà di Filosofia agli inizi
degli anni ‘9032, perché il discorso avanzato in precedenza da Mondin sul-
la necessità di proporre una filosofia cristiana capace di salvare la ragione
in un tempo particolarmente critico trovava ora un’importante precisazione.
Era soprattutto l’articolo di Luís Clavell, all’epoca professore di Metafisica
all’Urbaniana, a suggerire tanto la linea quanto l’atteggiamento per una fi-
losofia cristiana che si trovava a fare i conti con le tendenze dissolutrici del
post-modernismo (di cui il pensiero debole era in quel momento la massi-
ma espressione), con i materialismi pratici sia dell’Est post-comunista che
dell’Ovest liberale e con il modello di razionalità, da ultimo mutuato dalle
scienze positive, che veniva avanzato in alcuni ambiti della filosofia anali-
tica. Si trattava, secondo Clavell, di riaprire incessantemente la domanda
metafisica, oltre che di recuperare un’impostazione realista in filosofia del-
la conoscenza, provando a riproporre in questo modo le ragioni del teismo.
D’altra parte, citando da un recente volume di Enrico Berti, Le vie della ra-
gione (1987), Clavell mostrava chiaro interesse e grande apertura verso
quanto stava avvenendo attorno a sé:

32
Si vedano in particolare L. CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana,
“ED” 44 (1991), 1, 31-42 e P. MICCOLI, Eros – Thanatos. Discorso antropologico per gli
anni Novanta, “ED” 44 (1991), 1, 63-76. Sebbene meno organici, meritano una menzio-
ne anche i contributi di A. APORTONE, Per una difesa dell’autocoscienza trascendentale,
“ED” 44 (1991), 1, 77-88 e TH. GRUNDMANN, Filosofia trascendentale analitica versus
filosofia trascendentale della coscienza, “ED” 44 (1991), 1, 89-100.

62
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

Ma per fare questo in modo efficace, è necessario «entrare nel vivo del
dibattito filosofico contemporaneo, cercare di comprendere le ragioni del-
le sue varie posizioni, comprese le ragioni dell’irrazionalismo, rilevarne
le esigenze e le insufficienze, facendo scaturire, se possibile, la soluzio-
ne dal suo stesso interno. È necessario poi contribuire a determinare il
“ritorno alla filosofia”, coinvolgendo in tale dibattito un numero sempre
maggiore di persone, traducendolo in un linguaggio accessibile a tutti,
controllabile da tutti, ma anche significativo e interessante per tutti»33.

Veniva ad esempio valorizzata la riscoperta dell’ontologia nella filosofia


analitica e si auspicava un dialogo con l’ermeneutica filosofica, se quest’ul-
tima non si chiudeva nella sua presunta vocazione nichilistica e si dimo-
strava capace di apertura metafisica. Lungo questa linea dev’essere vista
l’ermeneutica veritativa che in questi anni iniziava a proporre Gaspare Mu-
ra, che è stato anche direttore di Euntes Docete, come pure gli articoli che
più avanti furono proposti da Mirela Oliva sull’ermeneutica gadameriana,
da Guido Mazzotta sul lungo viaggio nel pensiero di Ricoeur e in qualche
modo da Marco Ivaldo sulla riflessione dell’ultimo Pareyson34.
Che dovesse essere la coltivazione della metafisica il tratto caratteristico
di una filosofia cristiana che voleva dialogare senza complessi di inferiori-
tà con il mondo contemporaneo o che voleva preparare un nuovo incontro
del Cristianesimo con le culture del nostro tempo, tanto con quelle dell’Oc-
cidente secolarizzato quanto con quelle legate alle altre religioni, è una
convinzione che troviamo sulla Rivista ben prima della pubblicazione del-
la Fides et ratio (1998). È indicativo al riguardo il contributo di Guido Maz-
zotta (non ancora Decano) sulle prospettive di una nuova inculturazione
della fede che fu pubblicato nel primo numero della Nuova Serie di Euntes
Docete, interamente dedicato al rapporto tra il Cristianesimo e le altre cul-
ture e religioni35. La pubblicazione della Fides et ratio da un lato confermò
la bontà di una direzione già intrapresa, dall’altro la rilanciò potentemente.
Non è dunque un caso che quest’Enciclica sia stata molto celebrata sulla

33
CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, 33.
34
Cf. M. OLIVA, La possibilità della metafisica nell’ermeneutica di Gadamer, “ED” 58
(2005), 2-3, 31-41; G. MAZZOTTA, L’Essere ritrovato. Il lungo viaggio di Paul Ricoeur,
“ED” 58 (2005), 2-3, 43-60; M. IVALDO, Esperienza religiosa, simbolo, filosofia. La medi-
tazione dell’“ultimo” Pareyson, “ED” 62 (2009), 1, 103-121.
35
Cf. G. MAZZOTTA, Figure e prospettive di inculturazione, “ED” 51 (1998), 1, 61-74.

63
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

Rivista soprattutto per l’insistenza della Facoltà di Filosofia: subito dopo la


sua uscita con un articolo di Vittorio Possenti sul rapporto tra fede e ragio-
ne36; l’anno seguente con la pubblicazione degli Atti del Convegno Interna-
zionale “Bibbia, Filosofia, Cultura”, organizzato dal lavoro congiunto delle
Facoltà e tenutosi all’Urbaniana dal 24 al 26 Novembre 199837; infine, a
distanza di un decennio, con la divulgazione di parte degli Atti del Conve-
gno dedicato alla ricezione dell’Enciclica organizzato dalla Facoltà di Filo-
sofia l’11 novembre 200938.
Perché ancora la metafisica, ci si potrebbe chiedere, alla fine di un seco-
lo che ne ha voluto decretare (invano) il superamento e all’inizio di uno nuo-
vo che è nato con l’ambizione di una società globalizzata? Più volte sulle pa-
gine della Rivista sono state esposte le ragioni della metafisica – in partico-
lare della metafisica dell’atto d’essere – al fine di mostrarne la necessità sia
per confrontarsi con il pensiero contemporaneo che per preparare un nuovo
incontro del Cristianesimo con uomini di culture e religione diverse.
Innanzitutto, in un tempo in cui si tendeva a enfatizzare la debolezza del
pensiero oppure a decretare l’impossibilità di oltrepassare i confini di ciò
che è empiricamente misurabile dalla ragione scientifica, la metafisica si
presentava come capace di allietare con un «canto d’amore all’intelligenza
umana» (mostrando che la realtà è conoscibile fino al reperimento del suo
fondamento ultimo) e nel medesimo tempo di fornire una «delicata erme-
neutica» dei limiti della ragione, «purificando lo stesso vocabolario del
“pensiero debole”»39. O detto in modo più esplicito, con le parole usate da
Vendemiati in un suo contributo: «La metafisica […] ha per oggetto l’ente
in quanto ente e, se approda all’esistenza di Dio, è perché lo riconosce co-
me causa ultima, ma non pretende di dire ciò che egli sia bensì piuttosto
ciò che egli non sia»40. Tra l’altro, l’ultimo importante contributo dato alla

36
Cf. V. POSSENTI, Fede e ragione, “ED” 51 (1998), 2-3, 19-28.
37
Cf. “ED” 52 (1999), 1-2.
38
Per l’importanza di quest’Enciclica per la Facoltà di Filosofia in questi anni si veda
G. MAZZOTTA, La ricezione della Fides et ratio. Nell’ambito della problematica filosofica,
“ED” 63 (2010), 1, 31-48.
39
Sono espressioni felicissime usate da Mazzotta nel suo contributo al Convegno “Bib-
bia, Filosofia, Cultura”: cf. G. MAZZOTTA, I lavori del Congresso e l’interesse dell’Universi-
tà Urbaniana, “ED” 52 (1999), 1-2, 37-49, in particolare 39.
40
A. VENDEMIATI, Povera e nuda. Saggio di filosofia della filosofia, “ED” 59 (2006), 3,
199-220, in particolare 220.

64
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

Rivista dalla Facoltà di Filosofia, insieme con l’ISA, è stato proprio un fo-
cus su «Pensare Dio» nell’anno della pandemia, a cui hanno contributo ol-
tre a Vendemiati (allora Decano), anche Lorella Congiunti, Luca Tuninetti
e lo studioso americano Joshua Hochschild41.
In secondo luogo, la metafisica è essenziale per pensare l’uomo nella
sua universalità, anche se di fatto esistono sempre e soltanto uomini ap-
partenenti a determinate culture. Di conseguenza, se un incontro pacifico
tra uomini di culture diverse è realizzabile soltanto attraverso il dialogo in-
terculturale e questo per poter avvenire necessita di un terreno comune
che non può che essere il riconoscimento dell’umano in ciascun uomo, al-
lora il discorso metafisico è condizione essenziale per la possibilità di un
dialogo interculturale e per poter realizzare quella «sinfonia delle culture»
di cui oggi si avverte sempre più il bisogno. È interessante in tal senso
l’approfondimento svolto in suo articolo da Godfrey Onah, allora docente
di Antropologia filosofia nella Facoltà di Filosofia e oggi vescovo di Nsuk-
ka, sui rapporti tra le diverse culture e l’unica natura umana realizzata in
ogni uomo42.
Infine, come ha argomentato Enrico Berti nel suo contributo al Convegno
“Bibbia, Filosofia, Cultura”, la domanda metafisica circa l’esistenza di una
spiegazione esauriente della realtà e la domanda religiosa circa l’esistenza
di un destino buono per ciascuno di noi, pur essendo profondamente diver-
se, si implicano vicendevolmente. La domanda metafisica implica la do-
manda religiosa nella misura in cui, una volta appurato attraverso l’eserci-
zio delle nostre facoltà naturali che deve esserci una causa prima di tutte le
cose (ossia una causa diversa da ogni altra causa da cui tutto da ultimo di-
pende), subito si apre per la ragione umana un’altra domanda, vale a dire
quella relativa al rapporto di questa causa con noi e per converso di noi con
essa. In modo speculare, però, la domanda religiosa di cui ciascun uomo è
portatore in quanto uomo, e a cui le diverse religioni nelle varie culture cer-
cano di dare risposta, implica la domanda metafisica nella misura in cui
chiede non una risposta qualsiasi, bensì una con contenuto veritativo43.

41
Cf. “UUJ” 83 (2020), 3. Rimando all’articolo di Fornari per i contenuti di questi con-
tributi.
42
Cf. G. ONAH, One Nature, Different Cultures, “ED” 61 (2008), 2, 11-26.
43
Cf. E. BERTI, Ermeneutica della domanda religiosa e della domanda metafisica, “ED”
62 (1999), 1-2, 193-202, in particolare 200-202.

65
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

Di conseguenza, la metafisica è il luogo privilegiato per incontrare l’uomo


religioso (qualsiasi sia la sua cultura di appartenenza), si presenta come il
terreno comune per dialogare con le altre religioni ed è imprescindibile se
si vuol parlare di una nuova inculturazione della fede. Ha scritto ad esem-
pio Mazzotta:

Se si rivaluta la ricerca filosofica della verità, la sfida del dialogo in-


terculturale dischiude il destino storico dell’Occidente a nuova fe-
condità, senza prevaricazioni etnocentriche o speculari complessi di
colpa. Davvero “le varietà delle culture” dispiegano una identità me-
tafisica e “compongono una meravigliosa sinfonia” alla verità e al
Nome proprio che la verità prende dentro la storia umana, Gesù di
Nazareth44.

Fin qui i tratti più definiti della riflessione filosofica che troviamo sulla
Rivista in questa stagione. Ma non c’è solo questo. La diversificazione av-
venuta nella stagione precedente aveva infatti lasciato un segno; mi limito
di conseguenza a qualche segnalazione. Un contributo la Facoltà di Filoso-
fia l’ha dato anche al fascicolo su “Il fenomeno religioso oggi”, che racco-
glieva le relazioni principali presentate al Convegno Internazionale sul te-
ma organizzato, dal 3 all’8 settembre 2000, dall’Urbaniana in collaborazio-
ne con l’Università di Roma Tre e con il Pontificio Ateneo Antoniano; a
quello su “Il fondamentalismo religioso” nei primi anni Duemila, quando
era ancora viva la ferita dell’attentato alle Torri Gemelle; al focus sulla fi-
losofia africana che raccoglie alcuni dei contributi presentati al relativo
Colloquio tenutosi nell’ottobre 2006 e organizzato dall’Università in colla-
borazione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede e dal Centre
Culturel Saint-Louis de France; come pure, da ultimo, attraverso il focus da
essa curato sull’umanesimo nel 2016 a cui ha anche contributo lo studioso
belga Dominique Lambert45.
La storia della filosofia d’altra parte ha continuato ad esser presente sul-
la Rivista anche in questa stagione sia con i numerosi contributi di Paolo
Miccoli su tematiche antropologiche, sul fenomeno del nichilismo oppure

44
MAZZOTTA, Figure e prospettive di inculturazione, 74.
45
Si vedano rispettivamente “ED” 54 (2001), 2; “ED” 56 (2003), 2; “ED” 60 (2007),
3; “UUJ” 69 (2016), 3.

66
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

sui grandi autori della storia del pensiero, sia attraverso la riflessione di Ar-
dian Ndreca su pensatori o problemi dell’età contemporanea, sia grazie al-
l’apporto di studiosi esterni come Anselmo Aportone, Giulia Paola Danese
Di Nicola e Marco Ivaldo46. Tra i contributi di carattere storico-filosofico
meritevoli di essere menzionati inserirei anche uno recente di Luca Tuni-
netti su John Henry Newman, anche perché pubblica per la prima volta do-
cumenti relativi a un ex-studente, ora riconosciuto come santo dalla Chie-
sa Cattolica, che dà certamente lustro all’Urbaniana47.
Infine, non è mancata sulle pagine della Rivista anche in questa stagio-
ne la riflessione sulle scienze, grazie ad alcuni contributi di Józef M.
Zycinski e di Lorella Congiunti48. Fiore all’occhiello di questa riflessione
è però senza dubbio la presenza di un articolo di Stanley Jaki49, teologo e
fisico di formazione ma noto soprattutto per i suoi lavori di storia della
scienza, per i quali ha ricevuto il Premio Templeton nel 1987. Gli studi di
Jaki in quest’ambito hanno argomentato sull’armonia di scienza e fede di-
mostrando da un lato come la teologia cattolica sia stata fondamentale per
la nascita della scienza modernamente intesa, dall’altro mostrando come
quest’ultima, grazie all’ausilio della filosofia, possa essere una via che
apre le porte della ragione alla fede. Il suo contributo su Euntes Docete
presenta uno dei suoi più noti argomenti sull’armonia di scienza e fede nel
primo senso.

46
Mi riferisco ad articoli come A. APORTONE, Il problema dei rapporti tra costitutivo e
regolativo nella «Critica del giudizio» di Kant, “ED” 41 (1988), 2, 229-255; P. MICCOLI,
Nichilismo e oltre…, “ED” 47 (1994), 1, 87-110; ID., Il cristianesimo agonico di Blaise
Pascal, “ED” 48 (1995), 1, 137-151; G.P. DANESE DI NICOLA, Antigone di Sofocle: Attua-
lità e validità del mito nelle diverse culture, “ED” 51 (1998), 2-3, 209-227; P. MICCOLI,
Frequentare il corpo e il linguaggio. Prospettiva fenomenologica sull’uomo, “ED” 56
(2003), 1, 69-90; A. NDRECA, L’istante e l’eternità in Kierkegaard, “ED” 57 (2004), 2,
177-131; M. IVALDO, La vita autentica. Una lettura della Introduzione alla vita beata di
Fichte, “UUJ” 68 (2015), 1, 141-153; P. MICCOLI, Il tempo della memoria in Agostino e
Husserl, “UUJ” 71 (2018), 1, 91-121; A. NDRECA, Il mito della crisi come potenza ordina-
trice: tra conservazione e rivoluzione, “UUJ” 74 (2021), 2, 31-54.
47
Cf. L. TUNINETTI, Newman, il Collegio di Propaganda e lo scopo dell’Università,
“UUJ” 73 (2020), 2, 5-38.
48
Tra questi mi limito a segnalare J.M. ZYCINSKI, L’evoluzionismo secondo il pensiero di
Giovanni Paolo II, “ED” 56 (2003), 1, 59-67 e L. CONGIUNTI, La collocazione epistemolo-
gica del “caso”: all’incrocio dei saperi, “UUJ” 68 (2015), 1, 109-140.
49
Cf. S. JAKI, Christ and Science, “ED” 45 (1992), 1, 93-114.

67
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giambattista Formica

In conclusione

Mi rendo conto che tante cose in più potevano essere scritte in merito alla
riflessione filosofica che si è svolta sulla Rivista in questi 75 anni. Ciò che
ho cercato di fare è stato da un lato provare a fornire un’immagine di quan-
to ricca sia stata questa riflessione, dall’altro tentare di abbozzare una sua
prima comprensione storica, rinvenendo una possibile periodizzazione, cer-
cando i tratti caratteristici delle sue diverse stagioni, al fine di far emerge-
re in quale direzione si sia di volta in volta andati. La Facoltà di Filosofia
dell’Urbaniana è stata evidentemente l’anima di questa riflessione e questo
non può che suscitare oggi in ciascuno dei suoi membri al di là di un cer-
to orgoglio, anche un senso di responsabilità nei confronti del destino filo-
sofico che attende la Rivista nei prossimi decenni. Oltre che da riscrivere,
la storia è sempre anche tutta da scrivere.

Giambattista Formica
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

68
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione

ABSTRACT

LE STAGIONI FILOSOFICHE DELLA RIVISTA


UN PRIMO TENTATIVO DI PERIODIZZAZIONE

Nell’articolo si cerca di fornire una prima e sintetica ricostruzione della riflessione


filosofica che si è svolta su Euntes Docete, ora Urbaniana University Journal, nei
suoi primi 75 anni di vita, a partire dall’attività di ricerca svoltasi nella Facoltà di
Filosofia della Pontificia Università Urbaniana. Lo si fa, in particolare, proponen-
do per questa riflessione una periodizzazione in tre stagioni. Ad una prima sta-
gione fortemente identitaria, che va dal 1948 al 1959 e che ha una chiara impron-
ta tomista, sembra infatti seguire una seconda, che va dal 1960 al 1987, nella
quale questa riflessione si è diversificata, ponendo di fatto le condizioni per una
terza stagione non ancora conclusa. Vi sarebbe di conseguenza un’ultima sta-
gione, che va dal 1988 ad oggi, nella quale questa riflessione, con molta consa-
pevolezza di sé, si è concepita, soprattutto rispetto alla riflessione teologica, co-
me un momento imprescindibile per dialogare con il mondo contemporaneo.

THE PHILOSOPHICAL SEASONS OF THE JOURNAL


ATTEMPTING A PRELIMINARY PERIODIZATION

This article is a preliminary and brief outline of the philosophical reflection host-
ed in Euntes Docete – Urbaniana University Journal pages in the journal first 75
years of activity, starting from the research activity carried on in the Philosophy
Faculty of Pontifical Urbaniana University. In particular, this research is seen as
the unfolding of three philosophical seasons. A first, strongly identitarian sea-
son, which runs from 1948 to 1959 with a clear thomist influence, seems to be
followed by a second one, which runs from 1960 to 1987, in which this reflec-
tion was diversified, in fact setting the conditions for a third season that has not
yet ended. Eventually, it is possible to identify a last season, which goes from
1988 to the present, in which a more self-aware reflection has been developing,
especially as for theological reflection, as an indispensable occasion of dia-
logue with the contemporary world.

Keywords: Euntes Docete – Urbaniana University Journal; Philosophical Reflec-


tion; Contemporary World; Thomism; History; Metaphysics

69
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

L’ISTITUTO PER LO STUDIO DELL’ATEISMO


E DELLA NON CREDENZA
LE TRACCE DI UNA RICERCA

Introduzione – La Storia dell’Ateismo – Lo Studio dell’Ateismo – La non credenza, la re-


ligione, le culture – Considerazioni conclusive

Parole chiave: immanentismo; dialogo interculturale; umanesimo; ragione

Introduzione

In questo settantacinquesimo anniversario di Euntes Docete – Urbaniana


University Journal corre l’obbligo di ricordare la presenza feconda, su que-
ste pagine, dell’“Istituto per lo Studio della non Credenza, della Religione
e delle Culture”. Attivo dal 1960 al 2021, l’Istituto ha infatti accompagna-
to la Rivista per una parte considerevole della sua esistenza.
La ricostruzione di questa storia non è tuttavia priva di difficoltà. La ri-
cerca delle radici teoretiche della non credenza e di un terreno di confron-
to con le sue forme di espressione culturale non avrebbe infatti potuto fare
a meno di intercettare le linee di indagine portate avanti dalle altre facoltà
operanti nell’Urbaniana. A cominciare dalla stessa Facoltà di Filosofia. La
riflessione su Dio, il confronto con coloro che lo negano, e l’esigenza di pu-
rificare i propri linguaggi sono da sempre parte integrante del lavoro filoso-
fico; e lo sarebbero stati anche ove non fosse esistito qualcosa come l’atei-
smo contemporaneo. In secondo luogo, il confronto con la mentalità e la non
credenza contemporanea avrebbe facilmente portato la ricerca dell’Istituto
a sovrapporsi alle riflessioni di carattere teologico, pastorale, e missiologi-
co circa l’universalità del messaggio cristiano e le sue possibilità di dialo-
go con le culture, ivi compresa quella ateistica e secolare. Dopotutto, nel
corso della sua storia, l’Istituto ha maturato una vocazione vieppiù interdi-
sciplinare, integrando contributi provenienti dalla sociologia e dalla etno-
logia della religione, dalla psicologia e dalla pedagogia, nonché da rifles-
sioni di carattere pastorale e missiologico sulle condizioni di un annuncio

71
2/2023 ANNO LXXVI, 71-87 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

per l’uomo contemporaneo, con le sue chiusure e le sue pregiudiziali atei-


stiche. Anche sotto questo punto di vista, dunque, non sarà sempre facile
distinguere con esattezza quel che deve essere ricondotto alle intenzioni
dell’Istituto, da ciò che invece non gli appartiene, a meno che non se ne ab-
bia per qualche via un indizio evidente.
Date queste difficoltà, occorre tuttavia considerare che, tolti i casi in cui
vi siano prove evidenti del coinvolgimento dell’Istituto nella pubblicazione
di un certo studio o di una iniziativa di ricerca, ragionevoli indizi a questo
proposito possono essere ricavati dal confronto tematico fra i saggi pubbli-
cati e le ricerche esplicitamente svolte nell’Istituto, quali emergono dalla
consultazione dei Kalendaria accademici dell’epoca. Ove infatti risultino
evidenti corrispondenze tematiche fra un determinato saggio e i corsi tenu-
ti dall’Autore in quegli anni, l’attribuzione di “paternità” all’Istituto stesso,
se non può essere definitivamente dimostrata, risulterà però ragionevol-
mente probabile. In altri casi, ove non si abbiano buoni motivi per esclu-
derla1, la si potrà solo ipotizzare, in base a perspicue consonanze con i suoi
espliciti intenti di ricerca.
Articolerò la mia ricostruzione in tre grandi stagioni, individuate dalle
principali “riforme” per effetto delle quali l’Istituto, oltre a mutare denomi-
nazione, è venuto aggiornando i propri interessi di ricerca, in linea con le
mutate condizioni e le differenti istanze espresse dalla non credenza con-
temporanea.

La Storia dell’Ateismo

La prima grande stagione coincide con la dirigenza del suo ispiratore e fon-
datore, Cornelio Fabro. Con riferimento a questo periodo, colpisce il fatto
che gli indizi della presenza dell’Istituto di Storia dell’Ateismo all’interno
della Rivista precedano anche la sua stessa menzione nell’organigramma

1
Come nel caso del numero monografico dedicato alla filosofia cristiana, [“ED” 40 (1987), 2],
o quello ospitante gli interventi presentati nel Convegno sul fenomeno religioso, del settembre del
2000 [“ED” 54 (2001), 2]; per l’edizione integrale degli atti, cf. G. MURA – R. CIPRIANI (eds.), Il fe-
nomeno religioso oggi. Tradizione, mutamento, negazione, Urbaniana University Press, Città del Va-
ticano 2002. Per quanto tematicamente affini ai suoi interessi di ricerca, questi contributi non men-
zionano in alcun modo l’Istituto, anzi fanno esplicito riferimento ad iniziative di ricerca promosse
rispettivamente dalla Facoltà di Filosofia, in omaggio al Prof. Bogliolo, e dalla stessa Urbaniana, in
collaborazione con altri atenei, in occasione del Giubileo delle Università.

72
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

dell’Università2: già nel 1960 viene infatti pubblicato un approfondito con-


tributo dello stesso Fabro, dedicato alla diagnosi dell’irreligione contempo-
ranea3. Il saggio, assieme a quello uscito pochi anni dopo dalla stessa pen-
na del Direttore4, è un vero e proprio manifesto, dal quale ricavare appro-
priate chiavi di lettura per comprendere l’intera ricerca di questi anni, e ri-
conoscerne le espressioni sulle pagine della Rivista.
La sfida lanciata dall’ateismo contemporaneo esige un’indagine capace
di muoversi lungo un duplice binario: la diagnosi delle forme di non cre-
denza dominanti nella contemporaneità e la ricerca di nuovi termini di con-
fronto con la sua mentalità specifica. Occorre in primo luogo individuare le
radici teoretiche di un ateismo fattosi fenomeno di massa, e apparentemen-
te trionfante, perché capace di affascinare le coscienze con la sua pretesa
superiorità teoretica. Dal punto di vista analitico emergono già i temi cen-
trali dell’ermeneutica fabriana, che troverà espressione nella sua Introdu-
zione all’ateismo moderno (1964): il carattere essenzialmente positivo e
“costruttivo” dell’ateismo moderno, e la sua pretesa di sostituire alla reli-
gione e alla credenza tradizionali nuove forme di verità e di salvazione al-
ternative. La concezione ateistica si fa ora forte di una nuova “semantica”,
che – ben oltre la negazione scettica/agnostica della conoscibilità di Dio –
implica una postura peculiare, basata sull’attribuzione di soggettività e di
intenzionalità spirituale alla dialettica stessa del divenire finito. Di qui la
sua inclinazione peculiarmente immanentistica, con la trasposizione delle
attese salvifiche, tradizionalmente riposte in Dio, nell’ordine storico nel-
l’auspicio di una più o meno prossima realizzazione di virtualità immanen-
ti all’essere e all’agire umano. Tale è la prospettiva ravvisabile nell’ateismo
esistenzialistico, in quello neopositivistico e pragmatistico; ma soprattutto
nell’idealismo di Fichte e di Hegel, e nelle prospettive sorte dalla sua in-
versione materialistica.
In secondo luogo, alla diagnosi occorre accompagnare risposte altrettanto
positive, capaci di intercettare la mente e il cuore dell’uomo contemporaneo.
Da un lato, si dovrà mettere in luce che questo ateismo si afferma in aperta

2
L’ISA è menzionato nei Kalendaria dell’Università solo a partire dall’A.A. 1961-1962, come
istituto di ricerca che offre corsi integrativi dei curricula offerti dalle Facoltà di Filosofia e di Teologia.
3
C. FABRO, L’ateismo costruttivo come caratteristica della irreligiosità contemporanea, “ED” 13
(1960), 1, 3-39.
4
ID., Osservazioni critiche sulla nozione di “ateismo”, “ED” 16 (1963), 2, 197-221.

73
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

contraddizione con le istanze più fondamentali della ragione: non solo la sua
naturale inclinazione alla ricerca del fine ultimo, ma anche le stesse esigen-
ze della coerenza e della non-contraddizione logica, il fattuale misconosci-
mento delle quali soltanto può giustificare la fiducia in principi auto-con-
tradditori quali la dialettica materiale o lo spirito immanente5. Alla base di
siffatto atteggiamento teorico si deve riconoscere una precisa postura meta-
fisica, una presa di posizione circa la costituzione stessa del reale e circa il
ruolo della libertà umana al suo interno, e che può sinteticamente essere de-
scritta nei termini di una vera e propria (irragionevole) decisione per il prin-
cipio di immanenza. Solo in virtù di essa l’ateo può giustificare la propria
convinzione soggettiva e, forte di questa verità, farsi carico dell’errore teista,
che cercherà di spiegare come un fallimento di bersaglio, una proiezione es-
senzialmente sviata del suo anelito alla perfezione immanente. Il dialogo con
gli atei esige dunque certamente uno sguardo metafisico, capace di ritrovare
nell’esperienza stessa le ragioni della credenza teistica, mediante una ricer-
ca animata da rigorosa disciplina analogica, che prenda ad oggetto l’essere
finito per risalire fino al suo principio trascendente6. E tuttavia non potrà ri-
dursi a mera apologia né ad una semplice confutazione dottrinale; piuttosto,
dovrà risalire alla peculiare strutturazione della coscienza che lo giustifica,
per riaprirla dall’interno, cogliendo la possibilità di risvegliare, anche a que-
sto livello, quel “germe” di religiosità che l’ateo cerca ancora di soddisfare,
attraverso lo pseudo-trascendimento promesso dalla tecnica e dalla scienza,
dall’arte e dalla cultura, dalla politica e dallo zelo rivoluzionario.
Da un altro lato, il confronto con l’ateismo di massa esigerà, in aggiunta
alla rettificazione metafisica dello sguardo, un confronto sistematico e ca-
pillare con il senso comune, e in particolare con la vulgata scientista ormai
dominante, per ritrovare su questa base più ampia le condizioni di una le-
gittima reductio al fondamento. E a maggior ragione in un’epoca in cui la
causa del materialismo dialettico, soprattutto nella sua variante marxista-
leninista ed engelsiana, avanza esplicite rivendicazioni di superiorità
scientifica nei confronti del teismo.
Questi filoni fondamentali – la diagnosi delle radici teoriche dell’ateismo,
la critica delle pretese di auto-salvazione implicite nella sua versione mili-
tante, e soprattutto marxista, il confronto con le interpretazioni riduzionisti-

5
Cf. ibid., 200.
6
Cf. ibid., 212-214.

74
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

che della vulgata scientista – individuano in effetti gli orientamenti di fon-


do dell’ISA in questa stagione, sia dal punto di vista dell’offerta didattica,
sia quanto alle ricerche pubblicate sulla Rivista. Sotto questo secondo aspet-
to, oltre agli scritti già citati del Direttore, non possediamo in verità molte
evidenze che ci aiutino ad individuare i saggi certamente riconducibili all’I-
stituto; si riconoscono però alcuni articoli e commenti che si pongono in pe-
culiare sintonia tematica con gli intenti qui segnalati: in particolare, le con-
siderazioni di Roberto Masi circa la necessità di un confronto franco e rigo-
roso con le scienze contemporanee7, nonché i contributi di Vincenzo Miano
ordinati a sconfessare le pretese di scientificità avanzate dal marxismo8, e a
definire le condizioni per un corretto confronto con la cultura non credente9.

Lo Studio dell’Ateismo

A partire dal 1977 l’Istituto conosce una nuova fase di rilancio, in collabo-
razione con il Segretariato per i non Credenti. Il nuovo impulso inferto al
confronto con il mondo moderno dal Concilio Vaticano II trova ora un’espli-
cita espressione nell’Università missionaria per eccellenza, attraverso un
aggiornamento teso ad implementare le risorse e le capacità di ricerca del-
l’ISA. Il 14 febbraio, in un memorabile atto accademico è così inaugurato
il rinnovato Istituto per lo Studio dell’Ateismo, Direttore il prof. Battista
Mondin (1977-1980)10. Il nuovo Istituto conferisce un diploma di specia-
lizzazione triennale, ovvero un curriculum specifico nel corso di Licenza in
Filosofia. In aggiunta a questa riforma statutaria, l’Istituto sembra inoltre
aver aggiornato la propria missione scientifica: oltre al tradizionale con-
fronto con l’ateismo, emerge ora un più esteso interesse per «il confronto fra
cristianesimo e culture contemporanee, nonché [per] una pastorale rispon-
dente alle attese critiche dei non credenti»11.

17
R. MASI, L’insegnamento di Pio XII contro il materialismo dialettico ateo, “ED” 13 (1960), 1,
40-75.
18
V. MIANO, Il marxismo al XII congresso internazionale di filosofia in Messico (7-14 set. 1963),
“ED” 17 (1964), 1, 123-131.
19
ID., De quibusdam condicionibus dialogi cum non-credentibus, “ED” 19 (1966), 2-3, 293-301,
nonché Deellenizzazione del teismo cristiano. Leslie Dewart, “ED” 29 (1976), 1, 137-163.
10
Cf. la Cronaca riportata in “ED” 30 (1977), 1, 158-160.
11
Secondo la lettera del testo di presentazione introdotto nel Kalendarium dell’A.A. 1978-79.

75
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

I risultati sono immediati: un seminario preparatorio nel 1978, poi il


grande Convegno Internazionale su Evangelizzazione e Ateismo (1980), in
collaborazione con il Segretariato12; ancora, gli studi preparatori per un ul-
teriore convegno sul problema pastorale, confluiti in un corposo fascicolo
monografico di questa Rivista13. Infine, una reiterata tradizione di Forum e
giornate di studio, a cominciare dalla Tavola Rotonda su La fede cristiana e
le scienze che conclude quello stesso A.A. 1976-197714.
Per gli orientamenti del nuovo ISA, ci dobbiamo riferire alle dichiarazio-
ni di coloro che si sono succeduti a dirigerlo. Per Battista Mondin, la sua fi-
nalità in primo luogo missionaria, mossa da sincera preoccupazione per le
sorti dell’umanità, non può essere scissa da una lucida analisi, attenta a ri-
conoscere le condizioni di barbarie e di degrado, di vuoto culturale che la
non credenza contemporanea, oltre ogni pretesa trionfalistica, inizia a mo-
strare alle proprie spalle15. Per Paolo Miccoli16, terzo Direttore (1981-
1989), si tratta di tornare, per aggiornarla, sulla diagnosi della “rivoluzio-
ne sotterranea” che, dopo aver distolto l’uomo dalla trascendenza, inizia ora
a rivolgere la propria veemenza critica sullo stesso “spirito di sistema” e
sulla militanza anti-teistica che ancora caratterizzava l’ateismo costruttivo.
L’odierna non credenza si caratterizza piuttosto per l’insensibilità a qualsia-
si questione che trascenda il puro e semplice divenire storico; ne deriva co-
sì un ateismo essenzialmente pratico, che trova le sue sponde teoretiche,
non già nelle grandi visioni idealistiche o materialistiche, né in qualche
umanesimo prometeico, bensì nell’agnosticismo, nello scientismo positivi-
sta e nel pragmatismo, nel volontarismo vitalistico e nel pessimismo irra-
zionalista, nell’antiumanesimo strutturalista e psicanalitico, nell’esistenzia-

12
Per gli atti integrali, cf. Evangelizzazione e ateismo, Urbaniana University Press – Paideia, Ro-
ma – Brescia 1981.
13
“ED” 35 (1982), 1, 3-201.
14
“ED” 31 (1978), 2, 313-334. Con la moderazione e le conclusioni di Mondin, il dibattito ri-
guardò i rapporti fra fede e conoscenza scientifica, considerata secondo le sue diverse espressioni,
nella prospettiva di un genetista (Angelo Bianchi), di un fisico (Franco Bassani), di un filosofo e teo-
logo (Xavier Tilliette).
15
«[…] nell’ateismo non c’è umanesimo, ma barbarie; non c’è libertà, ma oppressione; non c’è
verità, ma oscurantismo. E la storia di questi ultimi anni lo conferma in pieno», discorso inaugura-
le, cit. in M.A. [MATTEO AJASSA?], Nella prospettiva della evangelizzazione. Appunti per una storia
dell’Istituto per lo Studio dell’Ateismo, “ED” 35 (1982), 1, 194.
16
P. MICCOLI, Per una diagnosi dell’odierno ateismo, “ED” 30 (1977), 3, 386-419.

76
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

lismo ateo. Lungo queste nuove coordinate, che rinchiudono il senso dell’e-
sistere umano in una temporalità contingente, priva di significato e di strut-
turazione teleologica, non rimane altro spazio di pensabilità per la trascen-
denza che nei termini della pura problematicità, “[della] trama completa
delle relazioni cosmiche e dei rapporti storici in un fieri indefinito”17.
Sulle nuove forme assunte dalla non credenza si concentra appunto la ri-
cerca di questi anni, sia indagandone le radici, sia esaminandone le espres-
sioni, con un aggiornato interesse multidisciplinare. Da un lato, si amplia la
ricerca sulle manifestazioni di un ateismo fattosi cultura di massa, integran-
do indagini empiriche sulla storia e la geografia della non credenza, nonché
la sistematica ricognizione dei principali modelli di autorappresentazione
dell’uomo contemporaneo, come si rivelano nei principali canali della pro-
duzione culturale: il cinema, il teatro, la letteratura, i mass media18.
Dall’altro, sul piano propositivo, si prendono in esame le condizioni per
una presentazione aggiornata e credibile della proposta teistica, in confor-
mità con la vocazione propriamente pastorale ed evangelizzatrice dell’Isti-
tuto19. Un compito che chiama in causa un impegno sul duplice piano del
confronto culturale e di una coerente testimonianza cristiana. Quanto al pri-
mo punto, si rende ancora necessaria la critica della vulgata scientista, se-
condo cui il progresso delle scienze moderne costituirebbe la definitiva di-
mostrazione della verità del materialismo20; il dialogo dovrà però estender-

17
Ibid., 403.
18
In questa linea i contributi dedicati all’ateismo e la credenza nella letteratura contemporanea:
ad es., U.M. PALANZA, Limiti del cristianesimo di Silone, “ED” 35 (1982), 1, 139-148 e G. MOLINA-
RI, L’ateismo di Pirandello, ibid., 149-171. Da segnalare in maniera specifica, i contributi, a metà
strada fra la ricognizione sociologica e l’analisi filosofica: M. AJASSA, L’uomo contemporaneo e la ten-
tazione atea, ibid., 65-71; Le comunicazioni sociali nell’approccio pastorale, “ED” 36 (1983), 3,
489-500. Questi saggi, dedicati a quella che potrebbe esser chiamata una fenomenologia della pro-
duzione culturale contemporanea, trovano evidente riscontro in un decennio di insegnamenti tenu-
ti dallo Stesso presso l’ISA (1977-1987), dedicati alle espressioni dell’ateismo nel cinema, nel tea-
tro, nella letteratura e nei mezzi di comunicazione di massa. Corre ancora l’obbligo di ricordare co-
me questa tradizione di analisi ha conosciuto periodiche riattualizzazioni, mediante corsi specifica-
mente dedicati, sotto la direzione di Ardian Ndreca (negli anni 2008-2010), Leonardo Sileo (A.A.
2014-2015) e Lorella Congiunti (A.A. 2020-21).
19
Cf. M.A. [MATTEO AJASSA?], Nella prospettiva della evangelizzazione, 191-196.
20
In questa linea, oltre alla prolusione del cardinal König, ad inaugurazione del nuovo corso
[Il fallimento dell’ateismo scientifico, “ED” 31 (1978), 2, 191-199)], e la già menzionata Tavola
Rotonda del 1977, si possono ricordare i contributi tesi ad aprire canali di comunicazione fra

77
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

si a coinvolgere anche le più recenti scienze dell’uomo, specialmente quel-


le improntate alla logica della genealogia, che riconduce ogni significato
umano a qualche vissuto psicologico, qualche struttura sociale o qualche
dispositivo socialmente condizionante. In opposizione ad esse occorrerà
non solo invocare la testimonianza dell’etnologia e della sociologia – nella
luce delle quali tanto la tesi circa l’originale irreligiosità dell’uomo, quan-
to il mito sociologico circa la definitiva vittoria della secolarizzazione sulla
mentalità religiosa possono trovare una sonora smentita21 – ma anche mo-
bilitare le migliori risorse dell’antropologia filosofica e della filosofia della
cultura, onde dare voce a quel “problema religioso”, che, anche se sopito,
è suscettibile di tornare ad agitare il cuore dell’uomo contemporaneo.
Occorrerà inoltre una peculiare acutezza diagnostica, per riconoscere le
opportunità offerte da un’epoca nella quale la coscienza non credente co-
mincia a restituire i primi segnali di crisi. L’uomo contemporaneo inizia in
effetti a prendere atto degli esiti prodotti dal suo allontanamento da Dio: vo-
ci critiche si levano a denunciare che la destrutturazione dell’essere impli-
ca la de-sostanzializzazione dell’uomo; che l’umanità senza finalità resta
priva di riferimenti valoriali e che in definitiva all’uccisione di Dio segue
la morte dell’uomo, dal momento che la sua interiorità e la sua coscienza,
le ricchezze più profonde del suo essere, sono destinate ad annullarsi, sa-
crificate ai nuovi Moloch del divenire storico, del mercato, della burocrazia
e dell’efficientismo tecnocratico; ovvero a dissolversi nelle pseudoetiche
del situazionismo, del vitalismo irrazionalista, del consumismo e dell’edo-
nismo dell’attimo fuggente22. Nel raccogliere la sfida dell’irreligione con-
temporanea, e incamminandosi sui sentieri degli atei, il pensatore creden-
te potrà allora trovare preziosi compagni di viaggio, oltre che nei grandi

scienza, religione, e fede. Dunque, senz’altro: P. MAGNI, Scienza e catechesi, “ED” 35 (1982), 1,
89-93; poi, per peculiare affinità tematica, E. CANTORE, Science, Religion, and Human Dignity.
Notes for Contemporary Evangelization, “ED” 35 (1982), 2, 213-224; MIANO, Una delle cause prin-
cipali dei malintesi tra fede (e Chiesa) e scienza: la nozione di scienza e la sua evoluzione, “ED” 31
(1978), 2, 200-208.
21
Sul punto, si vedano R. CIPRIANI, Linguaggio ed interessi nella società del sacro “selvaggio”,
“ED” 35 (1982), 1, 107-114; ma anche A. GRUMELLI, Pré-politique et religion, “ED” 33 (1980), 1,
117-121; ID., Fede cristiana e scienze sociali, “ED” 35 (1982), 3, 557-564; ID., Spazi religiosi in un
mondo secolarizzato, “ED” 40 (1987), 3, 581-595, che presentano chiare corrispondenze tematiche
con i corsi tenuti presso l’Istituto in quegli anni.
22
Cf. MICCOLI, Per una diagnosi dell’odierno ateismo, 405-411; ID., Tipologie del pensiero ateo,
“ED” 36 (1983), 1, 39-50.

78
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

maestri della tradizione cristiana, come Agostino e Pascal23, negli interpre-


ti più critici della contemporaneità, capaci, pur fra le aporie della loro pro-
spettiva immanentistica, di riscoprire l’esigenza di un pensare “sulle trac-
ce dell’eterno”. In questa luce si spiegano i diversi contributi a colloquio
con i più pensosi fra gli spiriti del tempo: Heidegger, generoso difensore del
domandare metafisico di contro all’orizzontalismo tecnocratico24; e perfino
lo stesso Nietzsche, prezioso punto di riferimento, malgré lui, per la critica
di ogni illusoria aspettativa di autoredenzione umanistica25. Degne di men-
zione sono poi le riflessioni, soprattutto di Battista Mondin26, tese a diagno-
sticare il vuoto culturale dietro la crisi degli pseudo-umanesimi liberale,
scientista e marxista, rilanciando al tempo stesso una proposta credibile di
umanesimo universalista e cristiano: credibile, perché capace di integrare
i valori positivi della modernità, accogliendo anche le giuste istanze criti-
che verso una religione non sempre autentica; cristiano, perché illuminato
dai valori specifici della libertà personale, della razionalità e della trascen-
denza; universalista, perché capace di incontrare su di un terreno comune,
a partire da tali valori, la molteplicità delle culture contemporanee.
Inoltre, la proposta culturale di un umanesimo aperto alla trascendenza
non sarebbe risultata efficace se non fosse poi stata capace di esprimersi
praticamente in una testimonianza di vita concreta, un esercizio di cristia-
nesimo tetragono e profondamente radicato nella scientia crucis, quale ca-
nale privilegiato per l’annuncio del Dio che si compromette nella storia,

23
Ai quali P. MICCOLI dedica, in questi anni: S. Agostino e la ripresa della riflessione cristiana
sulla storia, “ED” 33 (1980), 1, 85-98; Storia e profezia nel pensiero di s. Agostino, “ED” 39 (1986),
1, 45-66 e, più avanti, Il cristianesimo agonico di Blaise Pascal, “ED” 48 (1995), 1, 137-151.
24
In questa linea, cf. ID., Senso e ambiguità della de-soggettivazione filosofica nel pensiero di
Martin Heidegger, “ED” 33 (1980), 1, 63-84; cf. anche G. PENZO, La differenza ontologica e il pro-
blema di Dio in Heidegger, in s. Tommaso e in Gogarten,”ED” 35 (1982), 1, 115-137.
25
Cf. P. MICCOLI, La nietzschiana “morte di Dio” e le ambiguità del nichilismo odierno, “ED” 35
(1982), 3, 525-541; ID., Intorno a Nietzsche profeta della morte di Dio, “ED” 29 (1976), 3, 567-591.
26
Cf., in ordine cronologico: B. MONDIN, Dialogo tra marxismo e cristianesimo, “ED” 30 (1977),
3, 373-385; Religione, cultura e cristianesimo, “ED” 31 (1978), 1, 5-24; ID., Valori essenziali per il
rinnovamento della cultura, “ED” 35 (1982), 2, 291-318; ID., Umanesimi atei e umanesimo cristia-
no, “ED” 36 (1983), 1, 19-38; ID., I valori fondamentali della persona, della morale e della religio-
ne in prospettiva planetaria, “ED” 39 (1986), 3, 471-489. Temi che Mondin affronta e continuerà
ad affrontare per diversi anni, nel contesto della sua docenza presso l’ISA, e che culmineranno nel
suo Una nuova cultura per una nuova società (Editore Massimo, Milano 1981). Circa il confronto fra
cultura cristiana e cultura marxista, cf. anche F. SKODA, Osservazioni sul Simposio di Budapest: “So-
cietà e valori etici” (8-10 ottobre 1986), “ED” 39 (1986), 3, 523-530.

79
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

che assume le contraddizioni del vivere umano per aprirle a dimensioni di


salvezza insperate27.
L’impegno al confronto con la contemporaneità continua a guidare la ri-
cerca dell’Istituto che, con il suo quarto Direttore, Luis Clavell (1889-
1992), assume uno più specifico orientamento nella direzione di un rinno-
vato esercizio di filosofia cristiana nel tempo odierno. Compito primario
della filosofia cristiana, osserva in quegli anni Clavell, è tornare a porre la
domanda metafisica dall’interno della filosofia contemporanea, vincendo il
suo silenzio talora assordante in materia, e denunciando le insufficienze
strutturali di una postura che riduce ogni intenzione di significato e di fi-
nalità ad un mero fatto di decisione personale o di sentimento28; una de-
nuncia alla quale dovrà però far seguito una vera e propria ontologia, capa-
ce di inquadrare la ricerca del significato entro un ordine di intelligibilità
oggettiva. Lavoro non facile, che implica, oltre alla diagnosi della mentali-
tà contemporanea, all’ascolto delle sue ragioni e delle sue aporie29, una dif-
ficile opera di traduzione, che punti a coinvolgere nel confronto il maggior
numero possibile di persone e di posizioni. In questo quadro, un’attenzione
peculiare dev’essere rivolta agli sviluppi recenti della filosofia analitica,
capaci talora di aprire canali di confronto interessante con la metafisica30,
nonché alle numerose critiche provenienti da più parti circa il fallimento
del progetto moderno: interlocutori di fronte ai quali è possibile tornare a
fare presenti, con rinnovata efficacia persuasiva, le ragioni del teismo e del-
la cultura umanistica cristiana.

La non credenza, la religione, le culture

Nel 1992, un nuovo aggiornamento: eretto nella Facoltà di Filosofia, l’Isti-


tuto Superiore per lo studio della non credenza, della religione e delle cul-

27
Cf. P. MICCOLI, Riflessioni in margine al Congresso Internazionale su “Evangelizzazione e Atei-
smo”, 34 (1981), 1, 135-139; ID. Ateismo e pastorale, “ED” 35 (1982), 1, 5-31. In questa linea, si ve-
da anche il Forum (41 [1988], 2, 273-314), a commento del libro di P. MICCOLI, Secolarizzazione della
teodicea. Per un ripensamento dell’ordine del mondo e del senso della storia, (L.I.E.F., Vicenza 1986).
28
Cf. L. CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, “ED” 44 (1991), 1, 31-42.
29
Sul punto cf. anche P. MICCOLI, Eros – Thanatos. Discorso antropologico per gli anni Novanta,
ibid., 43-75.
30
CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, 34-35.

80
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

ture31 offre ora un diploma di perfezionamento in cultura religiosa. Com-


plice forse la fine dei grandi blocchi ideologici, l’ateismo costruttivo e mi-
litante non è menzionato fra gli scopi della ricerca, mentre viene in primo
piano l’analisi dei rapporti fra filosofia cristiana, la cultura secolare e le
altre religioni, con particolare riguardo a finalità di formazione in materia
di dialogo interreligioso e interculturale32, di promozione della pace33 e di
mediazione culturale34. Con tali premesse, tuttavia, era forse inevitabile
che la ricerca dell’Istituto venisse in certa misura a confondersi con quel-
la «ordinaria» della Facoltà, soprattutto in un’epoca in cui la stessa cultu-
ra cattolica andava interpretando il proprio compito storico all’insegna del
dialogo interreligioso e interculturale, secondo un orientamento che di lì a
poco avrebbe trovato chiara espressione magisteriale nella Fides et Ratio.
Quali ne siano state le cause, sta di fatto che, oltre a contrarre la sua per-
sonalità giuridica autonoma, connotandosi sempre più come un percorso
specialistico all’interno della Facoltà, dal punto di vista dei suoi interessi,
l’Istituto si focalizza ora sulla ricerca di un dialogo interculturale attraver-
so la filosofia, considerata il luogo appropriato di confronto nel contesto di
società sempre più pluraliste e globalizzate35.
L’insieme di questi fattori rende forse ragione del fatto che nelle annate
dell’epoca le tracce dell’Istituto sulla Rivista tendono a farsi evanescenti,
quasi confondendosi con quelle della Facoltà. Le menzioni esplicite dell’ISA
sono piuttosto rare, e anche i temi più connaturati ai suoi specifici interessi
di ricerca sono spesso trattati all’interno di iniziative più ampie, promosse
dalla stessa Facoltà o persino, in forma interdisciplinare, dall’Università.
Certamente non mancano contributi che presentano evidenti corrispondenze
tematiche con i programmi di insegnamento dell’Istituto36; non si riesce tut-

31
Cf. Kalendarium, 1992-1993. Poi denominato, negli Statuti del 2011, Istituto di Ricerca del-
la non credenza e delle culture.
32
Cf. Kalendarium 2001-2002, 147.
33
Cf. Kalendarium 2002-2003, 134.
34
Cf. Kalendarium 2007-2008, 136.
35
In ascolto peraltro delle indicazioni di Fides et Ratio, n. 104, esplicitamente recepite nel te-
sto di presentazione dell’Istituto a partire dall’A.A. 2002-2003.
36
Evidenti corrispondenze con insegnamenti tenuti presso l’Istituto si trovano ad es., ordinati al-
fabeticamente per autore, in: G. BLANDINO, Scienza e fede, “ED” 46 (1993), 1, 139-147; C. GATTO
TROCCHI, Antropologia culturale delle religioni, “ED” 55 (2002), 3, 103-112; EAD., Nomadismo spi-
rituale e ricerca del sacro, “ED” 53 (2000), 1, 181-190; A. NDRECA, L’istante e l’eternità in Kierke-

81
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

tavia a vincere la sensazione che, perlomeno dal punto di vista delle sue
espressioni ufficiali, la sua presenza sulla Rivista si sia in effetti diradata.
Una significativa eccezione è rappresentata dal Colloquio Internazionale
Quale Umanesimo per il Terzo Millennio?, organizzato in collaborazione con
il Pontificio Consiglio per la Cultura37, teso a mettere in luce le condizioni
per un nuovo umanesimo, che – superando gli umanesimi antropocentrici
e ateistici, così come le antropologie riduttive di orientamento scientista,
materialista ed economicista – riapra la possibilità di una declinazione in-
tegrale della promozione umana, capace di porre al centro l’uomo senza
idolatrarlo, rispettando la complessa molteplicità di dimensioni e di esigen-
ze che nel suo vivere si esprimono, ma anche e soprattutto lo spazio ineli-
minabile di mistero al quale la sua esistenza rimane essenzialmente aper-
ta38. Una riflessione che in questo sforzo di considerazione integrale esige
di assumere una forma multidisciplinare, attraversando i diversi ambiti del-
la riflessione teoretica ed etica39, della comunicazione e dell’estetica40, ma

gaard, “ED” 57 (2004), 2, 117-131. Analoghe corrispondenze rivela poi G. ONAH, One Nature, Dif-
ferent Cultures, “ED” 61 (2008), 2, 11-26, nel quale si considera come la natura umana sia il princi-
pio atto a rendere ragione dell’esistenza stessa delle culture, nonché il luogo adeguato per il confron-
to filosofico fra di esse: tema in evidente sintonia con l’insegnamento svolto da Onah nell’Istituto, del
quale peraltro fu Direttore, dal 2001 al 2007. Meno certa è l’attribuzione del suo L’essere umano al
centro della tradizione filosofica africana, “ED” 60 (2007), 3, 11-30, che nell’intercettare un tema di
insegnamento di quegli anni, è però esplicitamente ricondotto, senza alcuna menzione dell’Istituto, ad
un Colloquio organizzato dall’Università in convenzione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa
Sede, sui temi della critica postcoloniale (cf. G. COLZANI, Dal potere all’ascolto, ibid., 7).
37
“ED” 53, (2000), 2. Del ruolo svolto dall’Istituto nell’organizzazione ci danno chiara indica-
zione i discorsi inaugurali del card. Paul Poupard (Quale umanesimo per il Terzo Millennio?, ibid.
7-14) e del Rettore Magnifico dell’epoca, Ambrogio Spreafico (Discorso di apertura, ibid. 212-214).
38
POUPARD, Quale umanesimo per il Terzo Millennio?, 9.
39
Ove vengono in primo piano la molteplicità complessa dei bisogni e delle istanze specifiche
del vivere umano (S. PALUMBIERI, Un paradosso chiamato uomo, ibid., 25-44), l’esigenza di una in-
tegrazione armonica delle scienze attorno ad un principio ontologico, capace di ricondurle ad una
sintesi intelligibile (A. CONTAT, Dal codizionamento alla causalità. Appunti liminari per un umane-
simo integrale, ibid., 45-55) della corretta collocazione dell’uomo nel cosmo, in dialogo con la co-
smologia contemporanea, (J.M. ZYCINSKI, La persona umana e la visione del mondo nella fisica con-
temporanea, ibid., 57-66), infine di una fenomenologia capace di abbracciare integralmente le mol-
teplici dimensioni dell’esperienza umana, inclusiva del rapporto alla trascendenza (A. ALES BELLO,
Fenomenologia e umanesimo, ibid., 125-127).
40
Nella quale si sottolinea l’esigenza di un’ermeneutica contemplativa, aperta all’essere e al mi-
stero di Dio, e del rapporto di scambio interpersonale e interculturale, quali rimedi ad un contesto
ove il mezzo comunicativo sembra prevalere sui contenuti (G. MURA, La parola e il messaggio, ibid.,

82
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

anche della sapienza biblica e della teologia spirituale41. La «mano» dell’I-


stituto si riconosce poi alle spalle dei due Focus pubblicati negli anni 2000,
dedicati alla diagnosi della società secolare e al centenario della nascita di
Fabro. Entrambi i dibattiti, pur non menzionando esplicitamente l’Istituto,
ne coinvolgono però i principali protagonisti dell’epoca: il Direttore, Ardian
Ndreca (2007-2014.2017-2019), ma anche Paolo Miccoli, Massimo Bor-
ghesi e Elvio Celestino Fontana. Le indagini di Charles Taylor, oggetto del
primo Focus42, hanno mostrato che la secolarizzazione, lungi dal segnare il
trionfo del secolarismo, ha in verità trasformato le condizioni sociali della
credenza, facendo di questa, come della non credenza, una materia di libe-
ra opzione, sfidando le religioni e gli uomini di fede ad esprimere la pro-
pria credenza in forma nuova e creativa. Fra detrattori ed entusiasti della
secolarizzazione, Taylor mantiene così una moderata via mediana, capace
di riconoscere il carattere non esclusivo dell’evoluzione sociale, e di porta-
re in primo piano la più fondamentale ricerca di significato che permane
nel variare dei contesti storici43. La sua proposta è tuttavia ancora inade-
guata, non essendo veramente capace di portare la critica dell’“umanesimo
esclusivo” sul piano dei fondamenti ontici. Privata degli opportuni riferi-
menti valoriali, la stessa esigenza di autenticità espressiva resta infatti
ostaggio del mercato pluralista dei significati o, peggio, della “tirannia dei
valori”, chiusa in una temporalità routinaria, ove la stessa aspirazione alla
pienezza rischia di precipitare nell’indifferenza; quel che è più grave, tale
soggettività si troverebbe ancora una volta a scontare il prezzo della propria
fragilità, incapace di elevarsi al di sopra di sé, e priva di risposte di fronte
all’esperienza del male e della morte44. Viene in luce, per converso, l’esi-

67-87), nonché il contributo che a tale scopo può venire dal linguaggio della bellezza, via di acces-
so privilegiata alla verità dell’uomo e al suo mistero (cf. M. RUPNIK, L’icona, l’invisibile e la storia,
ibid., 89-97; CLAVELL, Poesia e comunicazione, ibid., 129-131).
41
Cf. W. KASPER, Comprensione teologica dell’uomo, ibid., 15-23; J. CASTELLANO CERVERA, Teo-
logia e contemplazione del mistero, ibid., 99-121.
42
“ED” 62 (2009), 2, 9-123.
43
Cf. N. GENGHINI, La fede nell’età secolare, ibid., 31-42. Per una valutazione in prospettiva
teologica, cf. P. O’CALLAGHAN, The Eclipse of Worship. Theological Reflections on Charles Taylor’s
A Secular Age, ibid., 89-123. Da ricordare anche, come ulteriore approfondimento del tema, M.
BORGHESI, Oltre la secolarizzazione? La controversia tra L. Strauss e K. Löwith sulla ripetizione del-
l’antico, ibid., 67-88.
44
Cf. A. NDRECA, Risonanze e fragilità dell’età secolare, ibid., 11-30.

83
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

genza di riscoprire, nel deserto dell’assenza di Dio, gli spazi della metafi-
sica e dell’esperienza religiosa, predisponendo quel ritorno dell’eterno nel
tempo, di cui solo una coscienza aperta alla trascendenza può essere testi-
mone, poiché solo in Dio può estinguersi la nostra sete di riscatto45.
Una riscoperta, d’altra parte, che invita ad interrogarsi in forma nuova
sulle strategie di confronto con la mentalità secolare, cercando certamente
di denunciarne i vicoli ciechi e le contraddizioni, ma cogliendo anche le op-
portunità teoretiche di cui è portatrice, quali si rendono accessibili alle me-
todologie filosofiche dell’ermeneutica, della fenomenologia e di una filoso-
fia della storia concretamente calate nel Lebenswelt dell’uomo contempora-
neo. È in questa luce che nel Forum del 201246, il centenario di Fabro è oc-
casione, oltre che per valutare pregi e limiti delle sue diagnosi47, per inter-
rogarsi circa il senso e le condizioni del confronto con la cultura odierna, af-
fermando l’esigenza di un aggiornamento dei linguaggi filosofici, onde trar-
re profitto dalle sincere esigenze spirituali di cui il pensiero contemporaneo
è portatore, a costo di rinunciare alle categorizzazioni della metafisica tra-
dizionale48. Va osservato, però, che questa apertura a nuovi linguaggi filoso-
fici non potrebbe conseguire i suoi specifici intenti dialogici ove non fosse
capace di mantenersi nell’alveo di una riflessione a sua volta ontologica, at-
tenta a riconoscere l’ordine che struttura intimamente l’esperienza.
E proprio alla verità dell’essere con la sua strutturale articolazione ana-
logica, e la sua capacità di rimandare al primo Principio, è dedicata l’ulti-
ma perspicua espressione dell’Istituto sulle pagine della Rivista. Il fascico-
lo n. 3 del 2020 ospita alcuni contributi offerti dai docenti della Facoltà di
Filosofia, in occasione di differenti seminari, organizzati in collaborazione
con l’ISA, dedicati alla possibilità del discorso filosofico su Dio, secondo le

45
P. MICCOLI, Sull’esperienza religiosa possibile in epoca di secolarizzazione, ibid., 43-65. Cf. anche
il successivo A. NDRECA, La società secolarizzata e il rischio di Dio, “UUJ” 66 (2013), 1, 141-158.
46
“ED” 65 (2012), 1, 7-113.
47
Cf. A. NDRECA, La prima comprensione fabriana dell’esistenzialismo, ibid., 41-58.
48
Cf. P. MICCOLI, Cornelio Fabro o della modernità sotto sequestro, ibid., 9-39. A questo proposi-
to occorre tuttavia rilevare che la stessa evoluzione della diagnosi fabriana e il ruolo in essa svolto
dalla riflessione sulla libertà sembrano in effetti testimoniare, ben più che di un mero trincerarsi
nella “difesa di un solo sistema filosofico”, di una sincera intenzione di confronto – pur in un qua-
dro tomista – con la modernità. Sul punto, cf. E.C. FONTANA, La lezione della filosofia moderna. Il
percorso di Fabro all’Urbaniana, ibid., 79-113 e M. BORGHESI, Modernità e ateismo. Il confronto tra
Cornelio Fabro e Augusto Del Noce, ibid., 59-77.

84
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

prospettive particolari delle differenti specialità. La Direttrice Lorella Con-


giunti (2019-2021) riflette sulla possibilità di sviluppare il discorso su Dio
in continuità con la filosofia della natura: per quanto Egli trascenda i limi-
ti euristici di un’indagine circa l’essere corporeo, questa può tuttavia offri-
re la base di partenza perché lo sguardo filosofico si elevi ad intendere il
Principio che è in relazione causale con tutte le cose49. Il saggio di Luca Tu-
ninetti individua il significato proprio del nostro concetto di “Dio” nell’in-
tenzione stessa di una causa che, superando le nostre capacità dimostrati-
ve, si presenta però alla ragione come la sola risposta adeguata alla doman-
da circa l’origine ultima delle cose50. In prospettiva storica, il saggio di J.
Hochschild ricostruisce gli intenti, piuttosto pedagogici che teoretici, della
critica di Hume alla religione51. Infine, nella prospettiva di una riflessione
etica, Aldo Vendemiati52 ci invita a considerare come la strutturazione te-
leologica dell’agire umano offra ad un tempo il criterio di interpretazione
adeguata della “pienezza” additata dalle cd. etiche della virtù, e il princi-
pio fondativo sufficiente per l’esperienza dell’obbligazione postulata dalle
etiche del dovere. La contrapposizione moderna fra virtue ethics ed etiche
normativistiche (E. Anscombe) trova così nella riflessione sui fini di natu-
ra il suo punto di sintesi, capace di tenere insieme il dato soggettivo del de-
siderio di felicità e quello oggettivo-normativo dell’obbligazione categorica.
Se, in tal modo, la riflessione sulle strutture del nostro operare può far sal-
va l’esperienza morale naturale, anche a prescindere dal riconoscimento di
Dio, resta tuttavia che è proprio la corretta articolazione della finalità natu-
rale ad esigere l’intenzione del Fine ultimo dal quale ogni finalità e bontà
particolare, pure onesta ed obbligante per sé stessa, risulta ultimamente di-
pendente.
Percorsi e prospettive differenti, ma concordi nell’evidenziare la possibi-
lità sempre concreta ed attuale di una riflessione che, nel partire dalla con-
cretezza della nostra esperienza finita, sappia però elevarsi, considerando
l’ordine dell’essere secondo la sua articolazione integrale e ripercorrendo
l’intera serie delle sue “sfuocate” analogie, fino ad intendere il Principio

49
L. CONGIUNTI, Dio nella filosofia della natura, “UUJ” 73 (2020), 3, 17-37.
50
L. TUNINETTI, Conoscere Dio, ibid., 39-71.
51
J. HOCHSCHILD, Piety without Metaphysics. The Moral Pedagogy of Hume’s Dialogues Concern-
ing Natural Religion, ibid., 73-99.
52
A. VENDEMIATI, L’etica ha bisogno di Dio?, ibid., 101 -124.

85
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Paolo Fornari

dal quale tutte le cose mutuano la loro esistenza, e nel quale ciascuna tro-
va il suo ultimo significato: quod Deus dicitur. E costituisce forse qualcosa
di più che un semplice omaggio alla memoria, il fatto che l’ultima traccia
delle ricerche dell’Istituto sulle pagine di questa Rivista termini proprio
con una citazione da Partecipazione e causalità, di Cornelio Fabro53.

Considerazioni conclusive

Nel 2021 l’esperienza dell’Istituto si conclude. Gli Statuti di quell’anno ne


sanciscono di fatto il termine e inaugurano il nuovo Centro Filosofico di Ri-
cerca trans-disciplinare John Henry Newman, la cui storia è ancora da scri-
vere. Al termine di questa ricostruzione sembra opportuno tirare qualche
somma, ai fini di un orientamento futuro. Pur nel mutare dei suoi interessi
lungo le diverse stagioni della sua attività, e al di là delle differenti sensi-
bilità che sembrano aver animato i suoi direttori, mi sembra si possano trar-
re due lezioni dalla storia dell’Istituto. In primo luogo, l’esempio di un im-
pegno generoso all’interrogazione dell’umano. In secondo luogo, la lucida
consapevolezza che tale interrogazione non sarebbe adeguata, a meno di
svolgersi nel quadro di un pensiero filosoficamente disciplinato, attento a
distinguere i segni della natura dietro la cultura, dell’essenziale nel contin-
gente, e ad interpellare l’esperienza umana nella sua integrità, comprensi-
va di miserie e debolezze, di effettiva corruzione come di reali capacità di
bene; e infine portatrice di un desiderio e di un ordine a Dio che nessuna
costruzione teoretica potrebbe annullare, e che continua a gridare anche
nei più desolati dei deserti che, spesso, l’uomo costruisce attorno a sé. Pos-
sa il nuovo Centro John Henry Newman raccogliere questa eredità, ad ul-
teriore profitto dell’uomo e delle società contemporanee.

Paolo Fornari
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

53
Ibid., 122 -123.

86
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca

ABSTRACT

L’ISTITUTO PER LO STUDIO


DELL’ATEISMO E DELLA NON CREDENZA
LE TRACCE DI UNA RICERCA

L’articolo si propone di ricostruire le tracce che l’Istituto per lo Studio dell’Atei-


smo e della non Credenza (ISA) ha lasciato sulle pagine della Rivista, avvalen-
dosi in vista di tale scopo, oltre che dei riferimenti espliciti alle attività dell’Istitu-
to, delle più implicite indicazioni provenienti dall’esame degli insegnamenti an-
nuali, così come risultano dai Kalendaria, nonché dalla rilevazione di peculiari
corrispondenze tematiche con gli intenti di ricerca via via espressi dagli studio-
si succedutisi nel ruolo di Direttore. Emerge così la storia di una ricerca sessan-
tennale, capace di aggiornare i propri interessi secondo le esigenze dei diversi
momenti storici, ma sempre fedele all’esigenza filosofica dell’interrogazione ra-
zionale dell’umano, e attenta a riconoscere, pur nelle sue espressioni latenti, il
desiderio di Dio che continua ad agitare i cuori degli uomini, e che ne orienta ul-
timamente il pensiero e l’azione, anche quando essi cercano di pensare sé
stessi entro una cornice immanente.

THE INSTITUTE FOR THE STUDY


OF ATHEISM AND NON-BELIEF
TRACKING THE HISTORY OF A RESEARCH

The article aims to reconstruct the traces that the Institute for the Study of
Atheism and Non-belief (ISA) has left on the pages of the Journal, drawing not
only from explicit references to the Institute activities but also from more implicit
indications found in the examination of the annual teachings as recorded in the
Kalendaria. It also identifies peculiar thematic correspondences with the re-
search intentions expressed by the scholars who successively held the role of
Director. What emerges is the history of sixty years of research capable of up-
dating its interests according to the demands of different historical moments
while remaining faithful to the philosophical need for rational inquiry into the hu-
man condition and attentive to recognizing, even in latent expressions, the de-
sire for God that continues to stir the hearts of men, ultimately guiding their
thoughts and actions, even when they attempt to confine their thinking within an
immanent framework.

Keywords: Immanentism; Intercultural Dialogue; Humanism; Reason

87
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
UN CAMMINO TEOLOGICO PLURALE

Giovanni Rizzi
Dalla fine della seconda guerra mondiale
al nuovo assetto dell’Unione Europea.
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Mario Bracci
Settantacinque anni di teologia dogmatica:
un anniversario, una stagione teologica,
un cambio d’epoca

Giulio Cesareo
La teologia morale nei settantacinque anni
della Rivista

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE


AL NUOVO ASSETTO DELL’UNIONE EUROPEA
SETTANTACINQUE ANNI DI CONTRIBUTI BIBLICI
NELLA RIVISTA

Introduzione – Gli apporti biblici nella fisionomia editoriale della Rivista – Dalle nuove
traduzioni italiane della Bibbia dalle lingue originali al Diploma Interconfessionale in Teo-
ria e Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB); Dagli inizi al Concilio Vaticano II; Dal
post-Concilio al documento sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa; Dal documen-
to sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa al Diploma per la Traduzione della Bib-
bia – I contributi di docenti di altre istituzioni accademiche; Antico Testamento; Nuovo Te-
stamento; Teologia Biblica; Ermeneutica giudaica ed ermeneutica cristiana; Letteratura
giudaica peritestamentaria; Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento; Giudaismo e dia-
logo con il mondo ebraico; Traduzioni della Bibbia: Bibbia e Teologia delle religioni; Bib-
bia e culture – I contributi dei docenti della Pontificia Università Urbaniana; Antico Te-
stamento; Nuovo Testamento; Giudeo-cristianesimo; Mondo circostante la Bibbia e cultu-
re; Archeologia biblica; Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento; Teologia Biblica; Giu-
daismo e Cristianesimo e dialogo ebraico-cristiano; Lingue bibliche, antiche versioni e re-
centi traduzioni della Bibbia – Conclusione

Parole chiave: Scuola francescana alla PUU; DITB/IDBT; Teologia Biblica; Traduzioni
della Bibbia

Introduzione

La Rivista dell’Università iniziò le sue pubblicazioni all’indomani della se-


conda guerra mondiale: i primi tre numeri apparvero nel 1948. Il punto di
riferimento storico iniziale fu in sintonia con la natura internazionale del-
l’Università legata al Dicastero delle Missioni della Chiesa Cattolica, quan-
do a seguito di un periodo di storia molto sofferto nel mondo europeo, asia-
tico, fino alle aree dell’Oceano Pacifico, coinvolgendo anche l’Africa, con
la fine delle tragiche esperienze del nazifascismo e del secondo conflitto
mondiale, si aprì una nuova epoca storica all’insegna di una forte volontà
di ricostruzione e di progettazione per il futuro. Anche la Chiesa fu attiva-
mente partecipe di questo nuovo clima spirituale.

91
2/2023 ANNO LXXVI, 91-133 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

Le vicende storiche e politiche, sviluppatesi in settantacinque anni, so-


no approdate oggi alla necessità di un nuovo assetto dell’Unione Europea
nell’ambito di un equilibrio mondiale ancora instabile, forse troppo incerto
tra la globalizzazione e il consolidamento di alcuni poteri forti nazionali e
transnazionali. Anche in questo nuovo clima mondiale, la Chiesa si trova ad
affrontare le sfide conseguenti poste dalla multietnicità, dalla multireligio-
sità, dalla secolarizzazione sempre più intensa fino al secolarismo nell’“oc-
cidente planetario”. Nello stesso tempo, si avvertono le resistenze al dissol-
vimento in un “pensiero unico”, post-cristiano e post-religioso, da parte
delle componenti che si sentono minacciate di totale sparizione dalla vita
pubblica, e alle quali sembra essere concessa soltanto una stentata soprav-
vivenza nel privato. Spesso le resistenze sono così accentuate da sfociare in
manifestazioni violente.
All’interno delle sfide odierne, si colloca la recente istituzione accade-
mica del Diploma Interconfessionale in Teoria e Pratica della Traduzione
della Bibbia (DITB)1, ufficialmente approvato nella primavera del 20222,
nell’ambito della Specializzazione in Teologia Biblica della Facoltà di Teo-
logia della Pontificia Università Urbaniana. Si tratta contemporaneamente
di un punto di arrivo in un percorso tecnicamente decennale, ma di cui si
possono intravedere tracce già in alcuni contributi biblici per Euntes Doce-
te; ma è anche un punto di partenza per consentire agli studenti della Spe-
cializzazione in Teologia Biblica, senza escludere candidati di altre univer-
sità, di prepararsi adeguatamente ad affrontare una necessità molto diffusa
di avere traduzioni della Bibbia in lingue delle Chiese locali, in particola-
re là dove non ne è stata prodotta ancora nessuna, collaborando con gli sfor-
zi delle Chiese Riformate e delle Chiese appartenenti all’Ortodossia. Il di-
ploma rilasciato dopo tale nuovo percorso è riconosciuto a livello scientifi-
co ed ecumenico.
Anche se dai soli contributi biblici presenti nella Rivista dell’Università
Urbaniana non ci si può aspettare che giungano risposte dirette alle sfide
epocali, è inevitabile che i percorsi specifici delle Chiese, all’interno delle
quali si colloca anche la Chiesa Cattolica, contrassegnino in modo significa-

1
Cf. https://www.urbaniana.edu/urbaniana/Teologia/CorsiDITB.aspx [https://archive.is/
mOIpI].
2
Cf. https://www.urbaniana.edu/urbaniana/File/ArchivioNews.aspx [https://archive.is/
E9pKd].

92
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

tivo l’arco di tempo vissuto da Euntes Docete. In questa prospettiva, è deci-


sivo segnalare che la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli (De
Propaganda Fide), ora non esiste più come Dicastero Vaticano autonomo.
Anticipando di qualche mese il Convegno Internazionale di Studi Euntes in
mundum universum (Roma, 16-18 novembre 2022 – Pontificia Università
Urbaniana), in occasione del IV centenario della sua istituzione, la Congre-
gazione di Propaganda Fide è stata accorpata in un unico Dicastero insieme
al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, sotto la guida di Papa
Francesco, il quale ne ha predisposto una nuova strutturazione essenziale3.
Infatti, con l’evoluzione della storia, della politica e delle culture a livel-
lo mondiale, anche la Chiesa Cattolica avverte che la distinzione, tra Chie-
se di antica tradizione cristiana e Chiese sorte nelle Missioni, non è più vi-
talmente così significativa. Le Chiese nate con le missioni curate e soste-
nute anche da Propaganda Fide sono spesso più fiorenti e più vitali, rispet-
to alle Chiese europee di antica tradizione cristiana, attraversate spesso da
una secolarizzazione che porta ad un evidente secolarismo, che le sta ren-
dendo anche numericamente sparute. Si sta delineando un cambiamento
epocale di strategia della missione, così che l’accorpamento della Congre-
gazione di Propaganda Fide con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evan-
gelizzazione, destinato originariamente all’“occidente planetario”, dovrà
progressivamente tratteggiare le linee maestre dell’evangelizzazione nel
terzo millennio cristiano.

Gli apporti biblici nella fisionomia editoriale della Rivista

In settantacinque anni di vita, la Rivista ha progressivamente modificato la


sua stessa denominazione e la sua fisionomia editoriale. Il titolo principale
Euntes Docete è rimasto invariato fino ad oggi. I tratti complementari della
dicitura sono sempre stati completamente in latino fino al 1981, così che le
principali rubriche della Rivista rimangon in latino (Studia; Notae [et]
Commentationes; Recensiones) e anche articoli e titoli di miscellanee sono
in latino, lingua usata fin verso la fine degli anni ‘60 nell’insegnamento; dal
1948 al 1953 compare la dicitura Euntes Docete – Commentaria Urbania-

3
FRANCESCO, Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia Romana e il
suo servizio alla Chiesa e al Mondo, 19.03.2022.

93
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

na; dal 1954 al 1975 diventa Euntes Docete – Commentaria Urbaniana –


Pontificia Universitas De Propaganda Fide; dal 1976 al 1981 si modifica in
Euntes Docete – Commentaria Urbaniana – Pontificia Universitas Urbania-
na, ma solo in quest’anno è segnalata la Paideia Editrice. Con il 1982, ol-
tre alla ormai consueta titolatura latina Euntes Docete – Commentaria Ur-
baniana – Pontificia Universitas Urbaniana, compare l’indicazione in in-
glese Urbaniana University Press, mentre le principali rubriche sono indi-
cate in lingua italiana: questa situazione rimane invariata fino al 1998,
quando nella titolatura, prima del numero progressivo e dell’anno della Ri-
vista, è introdotta la dicitura di Nova series, a tutt’oggi permanente. Dal pri-
mo numero del 2013, la Rivista è rinominata Urbaniana University Journal.
Euntes Docete.
È interessante evidenziare che gli apporti biblici nella Rivista non sono
soltanto dei docenti dell’università, ma anche di docenti, non solo italiani,
di altre università; mentre sono significativi gli apporti riguardanti l’ar-
cheologia biblica e la patristica, in relazione con la Bibbia. Va sottolineato
che in vari casi l’apporto biblico è offerto da docenti, che non sono biblisti:
la loro attinenza con la missionologia, ambito specifico dell’Urbaniana, of-
fre una preziosa complementarietà; oppure, la loro attenzione a opere ese-
getiche e di teologia biblica diventa importante in ogni caso. In particola-
re, nell’ambito delle recensioni, che possono riguardare anche lavori di do-
centi dell’Urbaniana stessa, si delinea un’offerta di indicazioni utili agli
studenti stessi, sia per l’alto valore dell’opera recensita, come per la sua ac-
cessibilità divulgativa.

Dalle nuove traduzioni italiane della Bibbia dalle lingue originali


al Diploma Interconfessionale in Teoria e Pratica della Traduzione
della Bibbia (DITB)

I settantacinque anni di vita della Rivista Euntes Docete (oggi UUJ) dise-
gnano un quadro evolutivo offerto dai contributi biblici alla Rivista stessa.
Tuttavia, non sembra che si possa cogliere un’unica linea precisa della Ri-
vista, considerando i contributi biblici ospitati. Se ne possono invece intra-
vedere le varie “stagioni” ecclesiali, e anche biblico-teologiche ed esegeti-
che, alcune presenze di scuole o di metodologie bibliche più evidenziate,
istanze missionologiche e così via. Di fatto si possono prendere in conside-
razione alcune principali fasi epocali: dagli inizi al Concilio Vaticano II; dal

94
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

post-Concilio al documento della Pontificia Commissione Biblica sull’inter-


pretazione della Bibbia nella Chiesa4; dal documento sull’interpretazione
della Bibbia nella Chiesa al Diploma Interconfessionale in Teoria e Pratica
della Traduzione della Bibbia (DITB).

Dagli inizi al Concilio Vaticano II

Fin dal primo numero di Euntes Docete nel 1948 si avvertono gli echi di una
nuova fase degli studi biblici nel mondo “europeo”5 e anche, di riflesso in
quello italiano. Con l’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943) di Pio XII si
era aperta la porta alle traduzioni della Bibbia dai testi originali, non più
vincolate alla Vulgata, e ai metodi moderni di indagine storico critica. I pri-
mi due contributi biblici per Euntes Docete (1948) sono di S. GAROFALO
(1911-1998)6 nella rubrica «Notae Commentationes»: Il Nuovo Salterio La-
tino7, e Le origini del Pentateuco e la storia biblica primitiva8. Nel prende-

4
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Docu-
menti Vaticani, LEV, Città del Vaticano 1993. Il documento puntualizza la situazione del-
l’esegesi biblica contemporanea, evidenziando la necessità di due metodologie struttura-
li anche per la docenza della Sacra Scrittura: i metodi diacronici e i metodi sincronici; su
un piano diverso, complementare, sono collocati vari tipi di approcci alla Sacra Scrittura
a partire dal giudaismo, fino a dare un certo spazio all’approccio femminista. La lettura
patristica della Sacra Scrittura trova spazio all’interno di una lettura spirituale.
5
La qualifica di “europeo”, che equivale a quella di “occidentale”, dell’“occidente pla-
netario”, allude volutamente al fatto che il progresso delle scienze bibliche e orientalistiche
tende ancora oggi a non coinvolgere le Chiese appartenenti all’Ortodossia e le Chiese Orien-
tali, a meno che queste non rinuncino pericolosamente a una loro anche consolidata tradi-
zione biblica, esegetica e teologica, considerata invece “pre-critica”. Non è difficile osser-
vare come gli studenti, seminaristi, suore e sacerdoti, che provengono dalle Chiese apparte-
nenti all’Ortodossia e dalle Chiese Orientali per essere formati allo studio della Bibbia, se-
condo i moderni criteri “occidentali” delle scienze bibliche e orientalistiche, si adattino a
questa loro inculturazione, senza però riuscire a esprimere il patrimonio biblico, esegetico e
teologico delle loro tradizioni. Gli stessi vescovi di queste Chiese, che mandano le loro gio-
vani vocazioni a formarsi in prestigiose università occidentali, sanno perfettamente che il lo-
ro rientro nelle rispettive Chiese non sarà facile, perché simile cultura biblica occidentale è
estranea al popolo di Dio, salvo forse qualche tratto più facilmente omologabile.
6
Biblista, che sarebbe divenuto famoso in Italia e che sarebbe stato chiamato tra gli
esperti al Concilio Vaticano II, insegnò all’Urbaniana, di cui divenne Rettore Magnifico
dal 1958 al 1971.
7
S. GAROFALO, Il Nuovo Salterio Latino, “ED” 1 (1948), 1-2, 120-124.
8
ID., Le origini del Pentateuco e la storia biblica primitiva, ibid., 124-128.

95
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

re in considerazione Il Nuovo Salterio Latino, GAROFALO si riconduce al-


l’impegno assunto dal Pontificio Istituto Biblico nel provvedere a una nuo-
va edizione del Salterio, tradotto dall’ebraico in latino9. Invece, richiaman-
do le origini del Pentateuco e della storia biblica primitiva, GAROFALO toc-
ca con abile equilibrio esegetico ed ermeneutico una delle più roventi
quaestiones disputatae, che avevano caratterizzato le istanze del cosiddetto
“modernismo”, contrastate dalla reazione “antimodernista” del magistero
di S. Pio X. Solo con la Divino Afflante Spiritu (1943) di Pio XII erano sta-
te aperte le porte all’introduzione dei generi letterari nell’esegesi biblica.
Sempre nel 1948 compariva un contributo di teologia biblica, di impian-
to dogmatico, di P. PARENTE10 sul classico raffronto tra Adamo e Cristo I due
Adami e la nostra solidarietà con loro11:. La tipologia Adamo-Cristo bilan-
ciava i nuovi orientamenti dell’esegesi biblica sul senso letterale delle nar-
razioni genesiache. Lo stesso PARENTE, sul medesimo numero della Rivista
recensiva l’opera di F. LEBRETON, Lumen Christi – La doctrine spirituelle du
Nouveau Testament, Beauchesne, Paris 1947. Lo studio di ERIK PETERSON su
L’origine dell’ascesi cristiana12 toccava anche le radici bibliche del tema.

19
Inizialmente già con l’apporto di F. Zorrel S.J. (1939), e poi con quello dei professo-
ri del Biblico di Roma (Poliglotta Vaticana, 1945), insieme ai cantici biblici della liturgia
delle ore, con note critiche ed esegetiche, Pio XII aveva voluto un’edizione nuova del Sal-
terio latino, destinata ad aiutare i sacerdoti a comprendere il senso letterale dei Salmi (cf.
G. RIZZI, Edizioni della Bibbia nel contesto di Propaganda Fide. Uno studio delle edizio-
ni della Bibbia presso la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, vol. II – Il con-
tinente europeo, UUP, Città del Vaticano 2006, 380-381).
10
P. PARENTE (1891-1986); dal 1934 al 1938 fu rettore dell’Ateneo dell’Urbaniana; do-
cente all’Urbaniana dal 1940 al 1955, quando fu nominato da Pio XII arcivescovo di Pe-
rugia. Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) sin dalla fase preparatoria quando gli
fu affidato il compito di rivedere diversi schemi. Durante le sessioni conciliari furono nu-
merosi i suoi interventi sulla Parola di Dio, la libertà religiosa e sulle questioni etiche e
teologiche. Fu scelto da Paolo VI per guidare la commissione sulla collegialità: sostenne i
rapporti tra la collegialità episcopale e il primato petrino. Fu segretario della Congrega-
zione per la Dottrina della Fede (1965-1967). Paolo VI lo creò cardinale nel concistoro del
26 giugno 1967. In occasione della sua elezione ad arcivescovo di Perugia (1955), la Ri-
vista gli dedicò la «Miscellanea in Honorem P. Parente» [“ED” 9 (1956), 1-3]; anche in
occasione della sua elezione a cardinale (1967), la Rivista gli dedicò la «Miscellanea in
Honorem Petri card. Parente» [“ED” 20 (1967), n.u., 458 pp.].
11
Nella rubrica «Notae Commentationes», I due Adami e la nostra solidarietà con lo-
ro, “ED” 1 (1948), 3, 274-280.
12
Ibid., 195-204.

96
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Il biblista B. MARIANI13 o.f.m. dimostrava di essere al corrente dell’ormai


imminente proclamazione del dogma sull’Assunzione di Maria14, così da
impegnarsi in uno studio sui Nuovi testi biblici in favore dell’Assunzione di
Maria SS. (Salmo 16,10 – Atti 2,25-36; 13,35-38 integrati da Luca 1,35)15
e in una recensione16 al lavoro di S. GAROFALO, Le parole di Maria, Prefa-
zione di A. VACCARI S.J., Marietti, Roma – Torino 1943.
Fino all’inizio del Concilio Vaticano II, sulla Rivista si alternano i con-
tributi biblici di S. Garofalo e del francescano B. Mariani; progressivi in-
terventi specifici si devono al guanelliano M. Erbetta17 e significativi inter-
venti al teologo dogmatico J. Vodopivec18. Di altri biblisti, in qualche caso
rinomati, sono ospitati lavori anche piuttosto corposi.
I contributi di S. Garofalo spaziano sull’AT, sul NT e interessano anche l’a-
rea patristica biblicamente connessa. Per l’AT compare il suo studio su Giob-
be19; lo studio, dal titolo accattivante, Tentazioni dell’esegeta, (99-119) appa-
re in occasione dell’enciclica Humani Generis20; per l’esegesi e l’ermeneuti-
ca biblica patristica, è emblematico il suo studio Origene e la Bibbia, (19-
38)21. Nell’area del NT è decisamente articolato il suo studio su Pietro “te-
stimone” della passione, (181-206)22, seguito qualche anno più tardi dallo
studio su La preghiera solitaria di Gesù, (158-170)23 e l’anno dopo, sotto la
rubrica «Ecclesiologia», Marco 9,40 “apertura ecumenica?”, (343-349)24.

13
Fu professore di S. Scrittura anche all’Urbaniana fino al 1972, quando la Rivista gli
dedicò la «Miscellanea in Honorem Bonaventurae Mariani» “ED” 25 (1972), 1-3, 516 pp.
14
Il dogma fu proclamato da Pio XII nel 1950.
15
“ED” 1 (1948), 3, 179-194.
16
Nella rubrica “Bibliographica”, ibid., 309-310.
17
Fu professore all’Università Urbaniana dal 1952 al 2002; specialista di fama inter-
nazionale in lingue bibliche e orientali e nella letteratura apocrifa del NT.
18
È stato professore di Ecclesiologia all’Urbaniana.
19
Nella rubrica «Studia»: Il peso di Dio e l’angoscia dell’uomo Giobbe, “ED” 2 (1949),
1, 3-30.
20
“ED” 4 (1951), 1-2. In Litteras Encyclicas “Humani Generis” PII PP. XII Commen-
tarium Magistris Pont. Universitatis De Propaganda Fide Auctoribus Romae – Editiones
Urbanianae.
21
“ED” 7 (1954), 1.
22
“ED” 3 (1950), 2.
23
“ED” 8 (1955), 2.
24
“ED” 9 (1956), 1-3.

97
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

Nell’arco di quegli anni si affacciano autori con singoli interventi su aree


specifiche: patristica, NT, AT, teologia biblica. Per l’area patristica, nella
forma di «Notae Commentationes», P. HRADIUK – R. HOLOWAKYJ, S. Andreas
– Apostolus Schismatis, (260-264)25; più corposo e tecnicamente organizza-
to è lo studio sul NT di P. KAKUR, In textos biblicos de Petro adnotationes,
(394-422)26. Tra le «Notae Commentationes» si presentano tratti esegetici
dell’AT di P. SFAIR27, Intorno al v. 17 del Salmo 22 (434-435)28. La discus-
sione maturata negli studi biblici di quegli anni, in relazione all’AT-NT pre-
sentava risvolti importanti anche sul tema della tradizione, affrontato da B.
GHERARDINI, La tradizione, problema d’attualità, (345-358)29; lo stesso au-
tore affronta una questione epocale della teologia biblica con lo studio Im-
mortalità e risurrezione in Karl Barth, (182-211)30; qualcosa dell’eco della
nuova esegesi paolina si riflette nella scelta di C. LABURDA di recensire nel-
la rubrica «Bibliographica» P.F.M. URICCHIO, Grazia e peccato in S. Paolo,
Il Messaggero di S. Antonio, Padova 195531.
Tra le «Notae-Commentationes», decisamente di stampo tradizionalista
sono le riflessioni di F. SPADAFORA, Introduzione al Vecchio Testamento. Tra-
dizione e critica, (290-298)32. Nella rubrica «Recensiones» cominciano ad
apparire opere di autori ebrei e ormai in sintonia con uno movimento an-
che pre-conciliare, come nel caso di G.P. POZZI, che recensisce A. RAVEN-
NA, L’ebraismo post-biblico, Morcelliana, Brescia 1958, (249-251)33. Tra le
«Notae Commentationes», il lavoro di V. DELLAGIACOMA, Sapienza greca,
(327-343) nell’Appendice (342-343) tocca l’originalità del concetto bibli-
co34; nella stessa rubrica, l’anno successivo lo sguardo si allarga allo stu-

25
“ED” 2 (1949), 2.
26
“ED” 2 (1949), 2.
27
È stato professore di lingua ebraica all’Urbaniana.
28
“ED” 5 (1952), 1-2. In Litteras Encyclicas “Evangelii Praecones” PII PP. XII Com-
mentarium Magistris Pont. Instituti Missionalis Scientifici De Propagande Fide A.A. – Ro-
mae – Editiones Urbanianae.
29
“ED” 8 (1955), 3.
30
“ED” 12 (1959), 2.
31
“ED” 10 (1957), 2.
32
Ivi.
33
“ED” 12 (1959), 2.
34
Ivi.

98
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

dio della Bibbia in Asia, come documenta T. BENVENGÙ, Lo studio biblico


in Cina, (550-554)35.
Ancora un anno più tardi, nella rubrica «Notae et Commentationes» si ri-
pubblica (434-438)36 l’ampia nota dell’Osservatore Romano37 – A proposi-
to di una “Biografia” di Gesù – che commentava la condanna38 del volume
di J. STEINMANN, La vie de Jesus, che «was granted the questionable honour
of being the last ever book to be placed on the Index of Forbidden Books by
the Holy Office»39.
È sicuramente da rilevare in quegli anni l’ospitalità data dalla Rivista a
un famoso esegeta della letteratura paolina: L. CERFAUX (1883-1968); sono
suoi gli studi La vie de Jésus devant l’histoire, (131-140)40, Le message chré-
tien d’après S. Paul, (255-266)41, La vocation de Saint Paul42 (3-35). I te-
mi toccati da Cerfaux sono strutturali per la comprensione della figura pao-
lina: l’evento di Damasco, chiamata o conversione?; l’interpretazione di S.
Paolo e degli Atti; la vocazione profetica, il Servo di Dio, il missionario esca-
tologico, il profeta apocalittico; l’apostolo dei gentili, la vocazione di Paolo
e la chiamata dei pagani, l’evoluzione nella coscienza paolina43.
Sono significativi di quegli anni alcuni interventi di due studiosi, appar-
tenenti al corpo docente dell’Urbaniana, ma non biblisti. Di J. VODOPIVEC,
ecclesiologo, si devono segnalare i seguenti contributi importanti per la teo-

35
“ED” 13 (1960), 3.
36
“ED” 14 (1961), 2-3.
37
“L’Osservatore Romano”, Mercoledì 28 giugno 1961, 1-2.
38
CONGREGATIO SANCTI OFFICII, Decretum. Proscriptio libri (Feria IV die U Iunii 1961),
AAS 53 (1961), 507-508: «In generali consessu Supremae Sacrae Congregationis Sancti
Officii, Emi ac Revmi Domini Cardinales, rebus fidei et morum tutandis praepositi, prae-
habito Consultorum voto, damnarunt atque in Indicem librorum prohibitorum inserendum
mandarunt librum qui inscribitur: Jean Steinmann. La Vie de Jésus, Paris, éd. “Club des
Libraires de France”».
39
K. SCHELKENS, Catholic Theology of Revelation on the Eve of Vatican II. A Redaction
History of the Schema De fontibus revelationis (1960-1962), (Brill’s series in church his-
tory; Vol. 41), Brill, Leiden – Boston, MA 2010.
40
“ED” 12 (1959), 2.
41
“ED” 12 (1959), 3.
42
L’articolo era destinato a far parte dell’opera Le chrétien dans la théologie paulinien-
ne, in via di stampa nella collana Lectio Divina, Cerf, Paris.
43
“ED” 14 (1961), 1.

99
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

logia biblica e per l’area neotestamentaria: tra le «Notae-Commentationes»


spicca la riflessione sui lavori epocali di un esegeta delle Chiese Riformate:
Il primato di Pietro e la successione Apostolica nella recente ecclesiologia di
Oscar Cullmann, (81-109)44; qualche anno più tardi, tra le «Recensiones»,
su due grandi esegeti neotestamentari dell’area tedesca: F. MUSSNER, Chri-
stus, das All und die Kirche, Studien zur Theologie des Epheserbriefes, Trie-
rer Theologische Studien, 3. Paulinus-Verlag, Trier 1955 e H. SCHLIER, Der
Brief an die Epheser, Ein Kommentar, 2. Aufl. Patmos-Verlag, Düsseldorf
1958, (440-442) e subito dopo dello stesso H. SCHLIER, Die Zeit der Kirche,
Exegetische Aufsätze und Vorträge, Herder, Freiburg 1956, (442-443)45.
Di A.V. SEUMOIS, missiologo46, si segnala la recensione di H. RUSCHE,
Gastfreundschaft in der Verkündigung des Neuen Testaments und ihr Ver-
hältnis zur Mission, in Veröffentlichungen des Instituts für Missionswissen-
schaft, n. 7, Aschendorff, Münster i. W. 1958, (355-356)47.
A partire dal 1953 compaiono i contributi di M. ERBETTA sul NT, nella
rubrica «Notae-Commentationes»: Un nuovo commento al Vangelo, (385-
386)48; l’anno dopo su Qumran, sempre nella rubrica «Notae-Commenta-
tiones»: Presso il Mar Morto alla vigilia del Precursore, (103-109)49; sui li-
bri storici dell’AT, ancora nella rubrica «Notae-Commentationes»: La cro-
nologia delle monarchie ebraiche nella ricostruzione di Edwin R. Thiele
(400-410)50 e A proposito degli schemi genealogici 1 Cron. 1,1-9,44, (271-
273) e sulla lingua siriaca con la recensione della grammatica di un famo-
so siriacista: DOM. LUIS PALACIOS O.S.B., Grammatica Syriaca, ed. V. CAMPS,
Desclée & C., Romae 1954, (282-283)51.
I contributi del francescano B. MARIANI sono stati molto frequenti in
quegli anni. Oltre allo studio su Preferenze divine verso i gentili nell’Anti-
co Testamento, (283-316)52, i temi dell’enciclica Humani Generis lo han-

44
“ED” 6 (1953), 1.
45
“ED” 14 (1961), 2-3.
46
È stato professore di Missiologia all’Università Urbaniana.
47
“ED” 12 (1959), 3.
48
“ED” 6 (1953), 3.
49
“ED” 7 (1954), 1.
50
“ED” 7 (1954), 3.
51
“ED” 8 (1955), 2.
52
“ED” 3 (1950), 3.

100
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

no visto impegnato a varie riprese: Il Poligenismo e S. Paolo: Rom. 5,12-


14 (120-146)53, Il poligenismo e la Bibbia, (188-230), Intorno a 1 Cor
15,45 (Gen 2,7): Factus est primus homo Adam in animam viventem, (248-
249)54, De quadam antimariologica Protoevangelii (Gen 3,15) interpreta-
tione, (381-395)55, L’Immacolata nel Protoevangelo: Gen 3,1556 (160-
222)57. I suoi ultimi contributi prima del Concilio Vaticano II compaiono
nella rubrica «Notae-Commentationes»: Il libro Sacro, (230-234)58 e nel-
lo studio sull’antropologia paolina: Corpo-anima-spirito in San Paolo,
(304-318)59.
B. Mariani cominciò ad aprire la strada ad altri biblisti francescani, che
avrebbero insegnato all’Urbaniana, o che avrebbero fatto conoscere gli
orientamenti della ricerca della «scuola di Gerusalemme» dello Studium
Biblicum Francescanum, oggi divenuto Facoltà di Scienze Bibliche e di Ar-
cheologia60. Il primo esegeta francescano di questa scuola a scrivere sulla
Rivista dell’Urbaniana, nella rubrica «Notae-Commentationes» fu E. TE-
STA61, HGLL’YM – Nome dispregiativo dei giudeo-cristiani, (281-284)62.
Dopo il Concilio Vaticano II per una quarantina d’anni si sarebbero avvi-
cendati molti biblisti francescani sulle pagine della Rivista e nella docen-
za all’Urbaniana.

53
“ED” 4 (1951), 1-2. In Litteras Encyclicas “Humani Generis” PII PP. XII Commen-
tarium – Magistris Pont. Universitatis De Propaganda Fide Auctoribus – Romae – Editio-
nes Urbanianae.
54
“ED” 6 (1953), 2.
55
“ED” 7 (1954), 3.
56
L’articolo riproduce sostanzialmente la relazione tenuta al Congresso Mariologico In-
ternazionale a Roma nella sezione del Pont. Ateneo di Propaganda Fide, presieduta da
S.E. Pietro Parente, il 25 ottobre 1954.
57
“ED” 9 (1956), 1-3.
58
“ED” 12 (1959), 2.
59
“ED” 14 (1961), 2-3.
60
https://sbf.custodia.org/it; https://archive.is/emmBk.
61
E. Testa o.f.m. (1923-2011), ha iniziato la docenza la docenza presso la Pontificia
Università Urbaniana di Roma, con la nomina di Professore Ordinario della Facoltà di Teo-
logia per l’Antico Testamento ed ha ricoperto la carica di Vice-Rettore per tre trienni; nel
1993 è diventato docente emerito.
62
“ED” 10 (1957), 2.

101
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

All’inizio del Vaticano II, Giovanni XXIII, con il «motu proprio» Fidei
Propagandae del 1º ottobre 1962, dichiarava Pontificia Università l’Ateneo
dell’Urbaniana63.

Dal post-Concilio al documento sull’interpretazione della Bibbia


nella Chiesa

Tra il 1965 e il 1993 lo studio delle scienze bibliche e orientalistiche ha


avuto un impulso fondamentale. La produzione di letteratura scientifica, ol-
tre che di alta o buona divulgazione, è stata vertiginosa. Gli echi delle va-
rie scuole di esegesi biblica, di archeologia e di orientalistica sono presen-
ti nelle annate della Rivista.
Come già si diceva, la «scuola francescana» in quell’arco di tempo co-
stituisce il gruppo più nutrito di studiosi che offrono i loro contributi bi-
blici alla Rivista della Pontificia Università Urbaniana: non pochi tra lo-
ro sono anche docenti della stessa Università, ma quasi tutti sono legati
in vari modi alla «scuola gerosolimitana» dello Studium Biblicum Franci-
scanum.
La figura del biblista francescano B. MARIANI è ancora presente; se ne
occupa la recensione, (169-170)64, di F. SPADAFORA per l’Introductio in Li-
bros Sacros Novi Testamenti, Herder, Romae – Friburgi – Barcinone 1962.
Lo stesso B. MARIANI riesce a spaziare ancora nell’AT e nel NT: prima nel-
la «Miscellanea in honorem Petri Card. Parente» con lo studio su Il Popolo
di Dio anteriore al Popolo d’Israele, (321-334)65, poi, due anni più tardi,
nella «Miscellanea in honorem Card. Greg. P. Agagianian» con lo studio su
La predicazione del martirio di S. Pietro nel “Quo Vadis?” e nella 2 Pe 1,14,
(565-586)66. Infine, ancora due anni più tardi, l’Università gli dedica la
«Miscellanea in honorem Bonaventurae Mariani»67.

63
IOANNES PP. XXIII, Litterae apostolicae motu proprio fidei propagandae Pontificium
athenaeum Urbanianum Universitatis studiorum titulo et honore decoratur, Datum Romae,
apud S. Petrum, die I mensis Octobris, anno MDCCCCLXII, Pontificatus Nostri quarto
[https://archive.is/TA4Qr#selection-189.0-211.20;https://archive.is/TA4Qr].
64
“ED” 16 (1963), 1.
65
“ED” 20 (1967), n.u.
66
“ED” 22 (1969), n.u.
67
“ED” 25 (1972), 1.

102
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Nel frattempo, «la scuola gerosolimitana francescana» degli studi sul


giudeo-cristianesimo, a partire dai dati dell’archeologia cristiana palestine-
se, delle testimonianze patristiche e della letteratura non canonica dell’e-
poca neotestamentaria e patristica, entra nel vivo del dibattito internazio-
nale. Sulla Rivista dell’Università Urbaniana, la recensione di C. AGOSTO-
NI: J. DANIÉLOU, Les symboles chrétiens primitifs, Éditions du Seuil, Paris
1964, (494-495)68 mette in evidenza la valutazione del celebre studioso ge-
suita francese sull’attendibilità delle affermazioni dell’archeologo france-
scano B. BAGATTI, personalità scientifica di primo piano nella stessa scuo-
la. A sua volta, lo stesso francescano archeologo, dimostra la sua attenzio-
ne alle testimonianze dei libri apocrifi del NT inerenti al giudeo-cristiane-
simo nella recensione a Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, vol. II, Atti e
Leggende, Versione e commento a cura di M. ERBETTA, Marietti, Torino
1966, (463)69. Di fatto i numerosi contributi di B. BAGATTI alla Rivista in
quegli anni riguardano l’archeologia cristiana palestinese e le testimonian-
ze dei testi apocrifi del NT: nella «Miscellanea in honorem Bonaventurae
Mariani» con Ricordi di S. Giovanni Battista in Samaria, (294-298)70; No-
ta sul Vangelo di Tommaso Israelita, (482-489)71; Antiche leggende sull’in-
fanzia di S. Giovanni Battista, (260-269)72; Qualche chiarificazione su la
“Caverna dei Tesori” (277-284)73 e insieme al confratello francescano spe-
cialista di lingua araba, A. BATTISTA: Le idee teologiche del “combattimen-
to di Adamo”, (123-132)74.
Anche il biblista francescano E. TESTA, proveniente dalla «scuola gero-
solimitana» ma chiamato alla Pontificia Università Urbaniana come esege-
ta dell’AT, presenta vari contributi attinenti al giudeo-cristianesimo: Cari-
sma e gerarchia nella Chiesa “ex circumcisione”, (3-34)75; La ecclesiologia
giudeo-cristiana, (109-125)76; Lo sviluppo teologico della “immagine e so-

68
“ED” 17 (1965), 3.
69
“ED” 19 (1966), 3.
70
“ED” 25 (1972), 2.
71
“ED” 29 (1976), 2.
72
“ED” 30 (1977), 2.
73
“ED” 32 (1979), 2.
74
“ED” 33 (1980), 1.
75
“ED” 24 (1971), 1.
76
“ED” 25 (1972), 1.

103
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

miglianza di Dio” secondo la Sinagoga, la filosofia e la Fede Cristiana, (33-


80)77, dove l’indagine biblica tocca l’AT, l’area giudaico-sinagogale rabbi-
nica, neotestamentaria, patristica, il giudaismo ellenistico e così via; La fe-
de negli angeli, (3-17)78, dove l’indagine tocca l’area biblica, peritestamen-
taria, rabbinica e il misticismo giudaico.
È stato docente di esegesi del NT all’Università Urbaniana anche il bi-
blista francescano A. SISTI; il suo contributo alla Rivista sul giudeo-cristia-
nesimo riguarda una recensione al volume di M.T. PETROZZI, Samaria (Luo-
ghi santi della Palestina), F.P.P., Gerusalemme 1973, (218-219)79. Due so-
no invece i contributi alla Rivista su giudeo-cristianesimo del francescano
F. MANNS, della «scuola gerosolimitana», questa volta attraverso un’esegesi
storico critica di inni più antichi presenti nel corpo letterario paolino: Un
hymne judéo-chrétien: Philippiens 2,6-11, (259-290)80; L’Hymne judéo-
chrétien de 1 Tim 3,16, (323-339)81, con un’importante riflessione sulla let-
teratura giudaica peritestamentaria e rabbinica. Sull’archeologia palestine-
se si segnala anche lo studio di E. ROMAGNOLO, Le raffigurazioni musive
dell’antica sinagoga di Bet-Alpha, (121-139)82.
Tra il 1965 e il 1993 compaiono anche tre studi di E. TESTA, relativi al-
l’esegesi dell’AT e della missione nel NT; sull’esegesi dell’AT: Il comanda-
mento “non concupire”, (163-176)83; sulla teologia biblica della missione
nel NT: La vocazione profetica e la missione itinerante, (84-96)84; nel volu-
me Missiologia oggi, Pontificia Università Urbaniana, Urbaniana University
Press 1985, che raccoglie vari contributi: I principi biblici della missione85.
Trai i biblisti francescani, emerge, come si accennava poc’anzi, la figura
di A. SISTI, docente di esegesi del NT all’Università Urbaniana. I suoi con-
tributi alla Rivista riguardano l’esegesi e la teologia paolina: inizialmente

77
“ED” 41 (1988). Il primo fascicolo è dedicato al 1200° anniversario del Concilio di
Nicea II, Ecumenico 7° (24 settembre – 23 ottobre 797) sulle «sante icone».
78
“ED” 46 (1993), 1.
79
“ED” 27 (1974), 1-2.
80
“ED” 29 (1976), 2.
81
“ED” 32 (1979), 3.
82
“ED” 31 (1978), 1.
83
“ED” 33 (1980), 2.
84
“ED” 29 (1976), 1.
85
“ED” 42 (1989), 3.

104
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

con la recensione a M. DEL VERME, Le formule di ringraziamento post-pro-


tocollari nell’epistolario paolino, Ed. Franciscaines, Roma 1971, (559-
560)86; più tardi con due studi nello stesso anno: La Risurrezione di Cristo
nella catechesi apostolica (1 Cor 15,1-11), (187-203) e La Pasqua del cri-
stiano (Note su 1 Cor 5,6-8), (395-411)87. Altri apporti sul mondo paolino
sono offerti dalla recensione di G.B. BRUZZONE, Il dissenso tra Paolo e Bar-
naba in Atti 15,39, Centro Studi Francescani per la Liguria, Genova 1973,
(379-380)88. Un altro biblista francescano della «scuola gerosolimitana»
che contribuisce circa la letteratura paolina è A.M. BUSCEMI, Struttura del-
la Lettera ai Galati, (409-426)89. Lo studio di B.J. KOROŠAK, “Costituiti pec-
catori” (Rom. 5,19), (157-166)90, invece, è un’indagine in parte biblico-
esegetica e in parte teologico-dogmatica.
L’attenzione di A. SISTI è data anche alla teologia biblica: Le origini del-
l’uomo nella storia della salvezza, (163-185)91; Il tema del Giubileo nell’o-
pera di Luca, (3-30), dove sviluppa una teologia biblica dell’AT-NT92. Tut-
tavia, particolarmente sviluppata è la sua attività di recensore, per far co-
noscere anche agli studenti altri autori e temi di attualità variamente atti-
nenti al mondo biblico dell’AT e del NT: più volte si sofferma sulle pubbli-
cazioni del confratello biblista M. ADINOLFI: Il messaggio di Maria di Na-
zaret, Edizioni Custodia di Terra Santa Gerusalemme, Gerusalemme 1972,
(558-559)93; Da Dūr Šarrukīn a Eridu. Tremila anni di civiltà mesopotami-
ca (Nel XX di fondazione di “Bibbia e Oriente”. Supplementum II), Sardi-
ni, Bornato, BS 1978, (154-155)94, una rapida panoramica del materiale
presente, anche se Adinolfi non è propriamente uno specialista di questa
letteratura; Il femminismo della Bibbia, (Spicilegium Pontificii Athenaei
Antoniani, 22), Roma 1981, (565-566)95; Il sacerdozio comune dei fedeli,

86
“ED” 23 (1970), 3.
87
“ED” 28 (1975), 2-3.
88
“ED” 27 (1974), 3.
89
“ED” 34 (1981), 3.
90
“ED” 40 (1987), 1.
91
“ED” 23 (1970), 1.
92
“ED” 37 (1984), 1.
93
“ED” 23 (1970), 3.
94
“ED” 33 (1980), 1.
95
“ED” 35 (1982), 3.

105
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

(Spicilegium Pontificii Athenaei Antoniani 23), Roma 1983, (340-341)96,


sviluppando una teologia biblica dell’AT e del NT. Può essere importante
soffermarsi sulla questione della Sindone per i risvolti dei racconti evange-
lici: G. JUDICA-CORDIGLIA, L’uomo della Sindone è il Gesù dei Vangeli?, Edi-
zioni Fondazione Pellizza, Roma 1974, (219-220)97; oppure il primo dotto-
rato in Scienze Bibliche di un biblista africano98: L. MOSENGWO PASINYA, La
nocion de Nomos dans le Pentateuque grec, PIB, Roma 1973, (384-386)99,
una ripresa del lavoro di laurea al Pontificio Istituto Biblico attraverso la se-
gnalazione per sommi capi introduttivi; o ancora, per segnalare agli studen-
ti opere di buona divulgazione nell’area biblica: A. BONORA, La storia di
Giuseppe. Genesi 37-50, (Leggere oggi la Bibbia 1/3), Queriniana, Brescia
1982; E. VALLAURI, 1-2 Maccabei. Lotta e martirio per la fede, (Leggere og-
gi la Bibbia 1/12), Queriniana, Brescia 1982, (342-343); T. CITRINI, Iden-
tità della Bibbia, (Leggere oggi la Bibbia 3/3), Queriniana, Brescia 1982,
(343)100, una nuova impostazione della trattazione manualistica sull’intro-
duzione alle Scritture.
Altri biblisti francescani hanno insegnato all’Università Urbaniana, of-
frendo anche contributi alla Rivista: S. GOZZO, La Dottrina storico-religio-
so-morale di Gen 38: opinioni moderne e dottrina della Chiesa, (13-108)101;
di B. PENNACCHINI con tre studi sull’AT: Di alcune espressioni preposiziona-
li usate con funzione sostantivale, (490-508)102; Qohelet ovvero il libro degli
assurdi, (491-510)103; Alcuni nuovi esempi della forma taqtul, (177-198)104.
Di altri tre biblisti francescani la Rivista ospita in quegli anni i loro con-
tributi. Dalla «scuola gerosolimitana», A. NICCACCI applica i metodi di
analisi letteraria sincronici nell’area del NT e un esempio di complemen-
tarietà tra diacronia e sincronia per l’AT: L’unità letteraria di Gv 1,38,

196
“ED” 37 (1984), 2.
197
“ED” 27 (1974), 1-2.
198
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-07/morte-cardinale-monseng-
wo-repubblica-democratica-del-congo.html; https://archive.is/7DfM3.
99
“ED” 29 (1976), 2.
100
“ED” 37 (1984), 2.
101
“ED” 25 (1972), 1.
102
“ED” 29 (1976), 3.
103
“ED” 30 (1977), 3.
104
“ED” 33 (1980), 2.

106
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

(291-323)105; Esame letterario di Gv 14, (209-260)106; Sulla vita futura nei


Proverbi, (381-391)107. Riguardo la letteratura profetica lo studio di M. ADI-
NOLFI, Appunti sul simbolismo sponsale in Osea e Geremia, (126-138)108. Lo
studio molto specifico di G.M. ALLEGRA, Due testi nestoriani cinesi, (300-
319)109 s’inserisce nel contesto molto più ampio della ricerca del biblista
francescano sulla tradizione anche linguistica cristiana necessaria per una
traduzione della Bibbia in cinese; e il progetto giunse a compimento con l’e-
dizione in cinese della Bibbia, tradotta dalle lingue bibliche originali e cu-
rata dallo Studium Biblicum Franciscanum di Hong Kong, sotto la direzione
dello stesso G.M. Allegra110. La presenza di queste edizioni della Bibbia già
nel patrimonio della Biblioteca dell’Università Urbaniana è stato un incen-
tivo per la recente costituzione, si è visto, di un Diploma Interconfessionale
in Teoria e Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB), all’interno della
Specializzazione in Teologia Biblica della Pontificia Università Urbaniana.
Il corpo dei biblisti, insieme ad altri docenti di altre Facoltà della Ponti-
ficia Università Urbaniana, non fanno mancare i loro contributi alla Rivista.
I biblisti che insegnano stabilmente o per qualche tempo all’Università so-
no vari. Compare una recensione di S. GAROFALO sul lavoro di R. DE MAIO,
Il libro dei Vangeli nei Concili Ecumenici, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Città del Vaticano 1963, (547-548)111. I contributi di M. ERBETTA continua-
no a riguardare la letteratura apocrifa del NT: Ascensione di Isaia 4,3, è la
testimonianza più antica del martirio di Pietro?, (427-436)112; Il Vangelo

105
“ED” 29 (1976), 2.
106
“ED” 31 (1978), 2.
107
“ED” 34 (1981), 3.
108
“ED” 25 (1972), 1.
109
“ED” 26 (1973), 2. Compendio di storia della sacra Congregazione per l’Evange-
lizzazione dei Popoli o “De Propaganda Fide” 1622-1972 – 350 anni al servizio delle Mis-
sioni.
110
In 14 volumi editi tra il 1946 e il 1961; successivamente lo studium Biblicum Fran-
ciscanum di Hong Kong curava due edizioni manuali dell’intero NT (1962; 1963); pochi
anni dopo, due edizioni manuali dell’intera Bibbia (1968; 2000; cf. G. RIZZI, Edizioni del-
la Bibbia nel contesto di Propaganda Fide. Uno studio sulle edizioni della Bibbia presso
la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, Vol. III – Asia, Oceania, Africa, Con-
tinente Americano, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2006, 1137-1147).
111
“ED” 16 (1963), 3.
112
“ED” 19 (1966), 3.

107
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

della verità, (441-444)113; Apochryphon Johannis: Il libro segreto di Giovan-


ni (AJ), (611-657)114; Il Vangelo di Filippo, (317-370)115; Epistola a Rhegi-
nos, (272-281)116. M. ERBETTA completò successivamente la pubblicazione
della sua opera monumentale sugli Apocrifi del Nuovo Testamento, in quattro
volumi (1966-1981), che gli valse l’assegnazione della cattedra di Lingue
per l’AT e il NT, ad personam e quindi mai più così riassegnata in seguito.
Sempre nell’arco di tempo tra 1963 e il 1993, è molto attivo sulla Rivista il
biblista S. VIRGULIN: inizialmente è particolarmente attento al profeta di cui
ha trattato nel suo dottorato, nelle rubriche «Notae et Commentationes» e
«Recensiones»: S. VIRGULIN, Isaian and Preisaian Faith, (522-535)117;
Isaian and Postisaian Faith, (109-122); W. DAVIS, The Setting of the Sermon
on the Mount, (159-160)118; P. AUVRAY, Isaïe 1-39, (Sources Bibliques) Li-
brairie Lecoffre, J. Gabaldaet cie, Paris 1972, (552-554)119; R.P. MERENDINO,
Der Erste un der Letze. Eine Untersuchung von Jes 40-48, Supplements to Ve-
tus Testamentum, Vol. XXXI, E.J. Brill, Leiden 1981, (337-338)120, dove
evidenzia il processo di formazione dei capitoli e l’unità linguistica, forma-
le e contenutistica; A. SPREAFICO121, Esodo: Memoriae e promessa – Interpre-
tazioni profetiche, Supplementi della Rivista Biblica, 14, Dehoniane, Bolo-
gna 1985, (155)122, evidenziando la teologia biblica sulla base esegetica dei
testi di Osea, Geremia, Ezechiele, Michea e Amos. Tuttavia, egli guarda an-
che al NT recensendo Traduction oecuménique de la Bible. Epître aux Ro-
mains. L’Alliance Biblique Universelle, Cerf, Paris 1967, (462-463)123; e ri-

113
“ED” 20 (1967), n.u.
114
“ED” 22 (1969), n.u.
115
“ED” 23 (1970), 2.
116
“ED” 24 (1971), 2.
117
“ED” 16 (1963), 3.
118
“ED” 17 (1964), 1.
119
“ED” 23 (1970), 3.
120
“ED” 37 (1984), 2.
121
A. Spreafico (1950- ) è stato docente di esegesi dell’AT all’Università Urbaniana,
di cui è diventato anche Rettore per tre mandati (1997-2000, 2000-2003 e 2005-2008);
è divenuto vescovo della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino (2008), alla quale è stata
unita in persona episcopi la diocesi Anagni e Alatri (2022).
122
“ED” 41 (1988), 1.
123
“ED” 19 (1966), 3.

108
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

coprendo la docenza sui Vangeli produce: lo studio su L’origine del titolo cri-
stologico Kyrios, (272-284)124 e le recensioni a V. PASQUETTO, Annuncio e Re-
gno. I grandi temi dei vangeli sinottici riproposti ai cristiani d’oggi, (153) e
a G. MARCHESI, Il Vangelo della salvezza. Commenti al lezionario festivo, An-
no A, Città Nuova, Roma 1986, (153-154)125. Ma SPREAFICO tiene conto an-
che della letteratura paolina, con una recensione a J. HERIBAN, Retto
φρονεῖν e κένωσις Studio esegetico su Fil 2,1-5.6-11, Biblioteca di Scienze
Religiose 51, LAS, Roma 1983, (339)126 e con uno studio su Gli idolotiti in
1 Cor 8,1-11,1a, (307-320)127. In occasione del 1200° anniversario del
Concilio di Nicea II, Ecumenico 7° (24 settembre - 23 ottobre 797) sulle
«sante icone», nella Rivista dell’Università, sempre SPREAFICO pubblica lo
studio su I fondamenti teologici dell’iconodulia, (5-31)128, un’indagine sul-
la teologia delle icone, di cui prende in considerazione i fondamenti biblici
e patristici, oltre che il dibattito della tradizione.
Su T. FEDERICI, unico biblista laico per lungo tempo docente all’Univer-
sità Urbaniana, compare presto129 la recensione di M. BARBERO: T. FEDERI-
CI, Israele vivo, (551-552); sempre di T. FEDERICI sono invece i rilievi su teo-
logia biblica e scisma tra Chiesa e Sinagoga: Note sullo scisma “biblico” fon-
tale, (349-360)130. A S. DI GIORGI, che ha ricoperto la docenza biblica di NT
per un tempo consistente, appartiene lo studio su La vocazione missionaria
nel Nuovo Testamento, (165-190)131; a A. GANGEMI, biblista di NT per vario
tempo docente all’Urbaniana, appartiene lo studio, con attenzione anche ai
metodi sincronici, su L’utilizzazione del Deutero-Isaia nell’Apocalisse di Gio-
vanni, (109-144 / 311-339)132; analogamente, a L. CARNEVALE appartengo-
no gli studi più storico-critici su Le fonti di Gv 17, (199-214)133 e su Le fon-

124
“ED” 25 (1972), 2.
125
“ED” 41 (1988), 1.
126
“ED” 37 (1984), 2.
127
“ED” 39 (1986), 3.
128
“ED” 41 (1988), 1.
129
“ED” 16 (1963), 3.
130
“ED” 46 (1993), 3.
131
“ED” 30 (1977), 2.
132
“ED” 27 (1974), 1-2; 3.
133
“ED” 33 (1980), 2.

109
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

ti storiche in “Khirbet Qumran”, (233-248)134. Di A. AMMASSARI, biblista do-


cente per un breve arco di tempo all’Urbaniana, sono i vari contributi di
esegesi dell’AT e del NT: La riflessione dell’apostolo Paolo sulla sua espe-
rienza di Dio e il suo linguaggio trinitario (2 Cor 3,2-4,6), (511-519)135; Lo
statuto matrimoniale del re d’Israele (Deut. 17,17) secondo l’esegesi del “Ro-
tolo del tempio” (57,15-19) e le risonanze neotestamentarie (Ef. 5,22-33;
Apoc. 21,9-10), (123-127) e I racconti profetici di risurrezione di morti: ri-
sonanze evangeliche sulla morte, sepoltura e risurrezione del Cristo, (287-
305)136; Sull’operosità a Roma dell’Apostolo Pietro, (343-352)137, una rico-
gnizione dei passi biblici petrini con attenzione al Salterio Cassinese 557;
Alle origini del calendario natalizio, (11-16)138, un’indagine comparativa
delle indicazioni bibliche e neotestamentarie e delle tradizioni giudaiche.
Si affermano poi nuovi biblisti docenti stabili all’Università Urbaniana:
per la Facoltà di Teologia, G. BIGUZZI, docente di NT, con una recensione139
su A. CASALEGNO, Gesù e il tempio. Studio redazionale di Luca-Atti, Morcel-
liana, Brescia 1984, (409-411), e con uno studio su Ortodossia e ortopras-
si nel Vangelo di Matteo, (167-188)140. Per la Facoltà di Missiologia, G.
ODASSO, con due studi: La missione universale del “Servo del Signore” Is
42,1-4, (371-390)141, e La sapienza di Dio tra gli uomini. Prospettive bibli-
che per una teologia delle religioni, (361-381)142.
Altri contributi di carattere biblico alla Rivista giungono da professori
dell’Urbaniana, docenti di dogmatica, di missiologia e di filosofia. J. VO-
DOPIVEC offre ancora recensioni di opere di esegeti importanti: R. SCHNAC-
KENBURG, Die Kirche im Neuen Testament, Herder, Freiburg i. Br. – Basel
– Wien 1961, (541-544)143; O. CULLMANN, Cristo e il tempo, il Mulino, Bo-
logna 1965, e ID. – CH. JOURNET – N. AFANASSIEF – E ALTRI, Il primato di

134
“ED” 35 (1982), 2.
135
“ED” 30 (1977), 3.
136
“ED” 34 (1981), 1.
137
“ED” 44 (1991), 3.
138
“ED” 45 (1992), 1.
139
“ED” 38 (1985), 3.
140
“ED” 40 (1987), 1.
141
“ED” 42 (1989), 3.
142
“ED” 46 (1993), 3.
143
“ED” 16 (1963), 3.

110
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Pietro nel pensiero contemporaneo, il Mulino, Bologna 1965, (489-491)144,


dove evidenzia come le intuizioni fondamentali di Cullmann sulla centra-
lità di Cristo nella storia e nel tempo siano importanti, mentre le difficol-
tà sulla successione del primato di Pietro sono al centro del dibattito di
studiosi di varie confessioni cristiane. Sempre dall’area dogmatica, la Ri-
vista accoglie due studi con tratti biblici di D. SPADA: L’esperienza dello
Spirito Santo in rapporto alla fede e all’evangelizzazione, (70-83)145, e Il
tema del kebod Jahweh e del suo “volto” e gli antropomorfismi della sua
“potenza”, letti in chiave pneumatologica, (331-380)146, una teologia bi-
blica dell’AT e del NT con l’impegno di una riflessione anche speculati-
va. Dall’area del diritto canonico, F. CICCIMARRA contribuisce con una re-
censione del lavoro di W.H. SCHMIDT, Dizionario Biblico – Teologia del-
l’AT, a cura di A. MINISSALE, Jaca Book, Milano 1981, (473-474)147, del
quale recepisce l’impostazione delle Chiese Riformate, ma con poco ma-
teriale dei libri deuterocanonici. Docenti affiliati alla Facoltà di Missiolo-
gia offrono numerosi contributi di carattere biblico. J. ESQUERDA BIFET:
con una recensione a I. GOMA, El Evangelio según San Mateo, 2 voll. Ma-
rova, Madrid 1976, (595-596)148, dove evidenzia il tema del valore mis-
sionario della predicazione di Gesù; con lo studio su Profetismo cristiano,
profetismo misionero, (25-41)149; con lo studio Dimensión misionera de los
temas marianos, (87-101)150 e con lo studio Redencion y mision, (31-64),
dove la riflessione è tra teologia biblica e missiologia. Il missiologo A.V
SEUMOIS propone lo studio Esprit-Saint et dynamisme missionnaire, (341-
364), mentre nello stesso numero della Rivista lo storico della Chiesa per
la Facoltà di Missiologia, A.M. ERBA151 offre un’ampia recensione su Paul
de Tarse, Apôtre du notre temps, par le soin de L. DE LORENZI, Abbaye de

144
“ED” 18 (1965), 3.
145
“ED” 29 (1976), 1.
146
“ED” 34 (1981), 3.
147
Ivi.
148
“ED” 29 (1976), 3.
149
“ED” 31 (1978), 1.
150
“ED” 32 (1979), 1.
151
A.M. Erba, barnabita (1930-2016), docente di Storia della Chiesa nella Facoltà di
Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, sarà vescovo di Velletri-Segni (1988-
2006).

111
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

S. Paul h.l.m., Rome 1979, (472-475)152. Ancora dall’area della Mssiolo-


gia giunge il contributo di M. AJASSA con la recensione su M. CONTI, La
vocazione e le vocazioni nella Bibbia, La Scuola Editrice, Brescia 1985,
(275-281)153, di cui evidenzia l’approccio biblico-teologico. Dal bibliote-
cario dell’Urbaniana, W. HENKEL, in occasione dell’anniversario della
promulgazione conciliare del Decreto Ad Gentes sulle Missioni, giunge
una significativa recensione sul lavoro di tre missiologi: J. BECKMANN – W.
BÜHLMANN – J. SPECKER (eds.), Die Heilige Schrift in den katholischen Mis-
sionen. Aufsätze Administration der Neuen Zeitschrift für Missionswis-
senschaft. Supplementa XIV. Schöneck-Beckenried 1966, (451-453)154.
Infine, dalla Facoltà di Filosofia giunge il contributo di P. MICCOLI, attra-
verso due recensioni sullo gnosticismo, connesso sia con la gnosi giudai-
ca pre-cristiana, come con il mondo neotestamentario e patristico: H.-CH.
PUECH, Sulle tracce della Gnosi, Adelphi, Milano 1985, (156)155, sui testi
del Fayyū’m, di Nag Hammadi e di Tūrfā’n; H. JONAS, Lo Gnosticismo, (a
cura di R. FARINA), SEI, Torino 1991, (466)156; significativa è anche l’am-
pia recensione al lavoro di P. GRECH, Ermeneutica e teologia biblica, Bor-
la, Roma 1986, (496-498)157.
La Rivista continua a ospitare i contributi biblici di vari studiosi di altre
università, anche di fama internazionale; gli apporti, come studi e anche re-
censioni, spaziano a tutto campo: dall’AT al NT, come teologie bibliche del-
l’AT-NT, ma anche sul giudaismo. Si segnalano vari studi e anche vere e
proprie monografie in studi a seguire nell’area dell’AT: R.M. VODEB, Il di-
vieto delle rappresentazioni figurative nel culto secondo l’Antico Testamento,
(105-138; 296-328; 455-504)158; di M. FALASCA, L’evoluzione della pena
dell’adulterio nel diritto penale ebraico, (246-265), che tratta dell’adulterio
prima della legislazione mosaica, nella legislazione mosaica, della pena
dell’adulterio presso gli ebrei sotto la dominazione romana, del caso di Su-
sanna, su quando avvenne il mutamento della pena e dell’episodio evange-

152
“ED” 32 (1979), 3.
153
“ED” 39 (1986), 2.
154
“ED” 19 (1966), 1.
155
“ED” 41 (1988), 1.
156
“ED” 45 (1992), 3.
157
“ED” 41 (1988), 3.
158
“ED” 16 (1963), 1; 2; 3.

112
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

lico dell’adultera, caso giuridico a tranello159; nel medesimo numero della


Rivista lo stesso autore propone lo studio su L’istituto matrimoniale premo-
saico nella Sacra Scrittura, (381-422)160, affrontando testi neotestamentari
all’inizio, poi il matrimonio primitivo, il matrimonio da Adamo a Noè, l’am-
biente storico-geografico, le ripercussioni delle condizioni storiche negli
usi di vita, endogamia ed esogamia, le nozze, varie specie di nozze, mono-
gamia e poligamia, il divorzio, la condizione della donna nel Genesi, apren-
do infine altri interrogativi161. Sempre nell’area dell’AT, F. SOLE, Raffronti
della Legge Mosaica con altre legislazioni dell’antico Medio Oriente e con
la morale evangelica, (443-489), e nello stesso numero della Rivista com-
pare lo studio di G. RINALDI, La donna che “ha deviato”, (535-550)162.
Compaiono due studi di P. SESSOLO per l’area dell’AT: Particolarismo e uni-
versalismo di salvezza nel libro di Malachia, (80-107)163 e Aspetti universa-
listici nel Libro della Sapienza, (33-50)164. Per il NT, di E. GALBIATI è una
Nota sulla struttura del “libro dei segni” (Giov. 2-4), (139-144); nello stes-
so numero della Rivista, compare lo studio di S. CIPRIANI, La preghiera nel-
la lettera di Giacomo, (442-459)165; lo studio di U. VANNI, La Passione co-
me rivelazione di condanna e di salvezza in Mt 26,64 e 27,54, (65-91), e
nello stesso numero della Rivista lo studio di S. ZEDDA, Πορευόμενοι
συμπνίγονται (Lc 8,14), (92-108)166. Nell’area paolina si segnalano molti
contributi: gli studi di P. DOWNEY, I° Cor 15,29 and the Theology of Bap-
tism, (25-35)167. Importante per l’archeologia del periodo neotestamentario

159
Ci sono fonti bibliche dell’AT e del NT, fonti greche patristiche, ma non compare
una trattazione delle posizioni rabbiniche; prevale un atteggiamento polemico verso il
mondo del giudaismo al tempo di Gesù.
160
“ED” 18 (1965).
161
Prevale la documentazione delle fonti bibliche; le fonti non bibliche del Vicino
Oriente Antico sono toccate per linee storiche generali, ma non è in grado di scendere nel-
le istituzioni matrimoniali del Vicino Oriente Antico; c’è qualche accenno a studi sul giu-
daismo e sulla grecità classica e patristica.
162
“ED” 26 (1973), 3.
163
“ED” 31 (1978), 1.
164
“ED” 32 (1979), 1.
165
“ED” 25 (1972), 3.
166
“ED” 27 (1974), 1.
167
“ED” 38 (1985), 1.

113
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

e della tradizione patristica è lo studio di I. BARSOTTELLI, I Luoghi santi


evangelici di Gerusalemme e la tradizione fino a Costantino, (226-271)168. Si
affaccia anche il contributo sulla codicologia di P. CAPORALE, Un frammen-
to di codice biblico in scrittura beneventana, (504-508)169. Numerosi sono i
contributi variamente attinenti alla teologia biblica: lo studio di A. ROLLA,
La storia biblica come rivelazione divina: il dibattito attuale, (285-293), e
nello stesso numero della Rivista S. CAVALLETTI, Il bambino come parabola,
(509-514)170; si notano, poi, due studi di G. Successivamente è offerto lo
studio di M.A. TÁBET, El uso de las ciencias humanas en la hermeneutica
bíblica, según la doctrina de santo Tomás, (427-455)171. Significative per la
teologia biblica sono le riflessioni di J. STERN, Un travail de pionnier, [P.
BEAUCHAMP, Le récit, la lettre et le corps. Essais bibliques, Cerf, Paris 1982],
(115-121)172, attento a sottolineare l’inculturazione del Vangelo, dal giudai-
smo al mondo greco, così da considerare il rapporto AT-NT come l’uno e
l’altro Testamento. Classica è l’impostazione dello studio di A. MAGNANTE,
Missione e consolazione nella Bibbia, (391-422)173. Nell’area del giudaismo
postbiblico sono importanti tre studi: quello di M. ARRANZ, La liturgie pé-
nitentielle juive après la destruction du temple, (412-429)174 e i due di J.
STERN: L’expérience religieuse d’Israël, un chemin nécessaire? (À propos de
deux livres), (49-53)175 riguardante la teologia bilica e giudaica, e Le peu-
ple de l’alliance non dénoncée, l’Église et les nations, (325-348)176, consi-
derazioni di teologia biblica e giudaica. Lo studio di I. GRECO, L’impero ro-
mano e i suoi rapporti con il popolo ebraico e con i giudeo-cristiani, (294-
315)177 tratta della storia del periodo subapostolico. Anche le recensioni ri-
guardano opere sull’AT, sul NT e sulla teologia biblica: A. VISCARDI: P.E.
BONNARD, Le Psautier selon Jérémie, Cerf, Paris 1960, (358-359) e nello

168
“ED” 25 (1972), 2.
169
“ED” 25 (1972), 3.
170
Ivi.
171
“ED” 33 (1980), 1.
172
“ED” 38 (1985), 1.
173
“ED” 42 (1989), 3.
174
“ED” 28 (1975), 2-3.
175
“ED” 45 (1992), 1.
176
“ED” 46 (1993), 3.
177
“ED” 30 (1977), 2.

114
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

stesso numero della Rivista la recensione di R. MASI: P. DE MATTIA, L’essen-


ziale del messaggio evangelico, Edizioni Caritas, Roma 1963, (545-546)178,
su un’opera di teologia biblica del NT; altre tre recensioni riguardano lavo-
ri sul NT, di R. RWEYEMAMU: F. HAHN, Mission in the New Testament, SCM
Press, London 1965, (458-459)179, su B. FRATTEGGIANI, La strada di Geru-
salemme, Editrice Trevigiana, Treviso 1970, (444-445) nello stesso nume-
ro della Rivista180 su S. ZEDDA, Il Vangeli e la critica oggi. Il Gesù della Sto-
ria, Editrice Trevigiana, Treviso 1970, (445-447), benché in entrambi i ca-
si l’autore della recensione sia stato segnalato solo con la sigla A.E.
Merita particolare attenzione il lungo studio di S. FINATERI su La Bibbia
in Giappone, (255-299)181, perché conferma nel tempo quell’interesse del-
l’Università e della Rivista per le traduzioni della Bibbia nelle missioni,
che sfocerà nel 2022, come si è già detto, nella creazione del Diploma In-
terconfessionale per la Traduzione della Bibbia.

Dal documento sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa


al Diploma per la Traduzione della Bibbia

Nell’ultima fase i contributi biblici, costituiti da editoriali, studi, note e an-


che recensioni, per la Rivista dell’Università Urbaniana provengono soprat-
tutto dai professori dell’Università stessa: dalla Facoltà di Teologia, da
quella di Missiologia, dall’Istituto di Catechetica e anche dalla Facoltà di
Filosofia. Sono ancora presenti alcuni contributi di docenti di altre Univer-
sità. Vari contributi ormai sono in sintonia con l’approdo finale della crea-
zione Diploma Interconfessionale in Teoria e Pratica della Traduzione del-
la Bibbia (DITB).

I contributi di docenti di altre istituzioni accademiche

La Rivista ospita contributi di docenti di altre istituzioni accademiche, co-


sì che sono coperte varie aree della materia biblica: Antico Testamento,
Nuovo Testamento, Teologia Biblica, Ermeneutica giudaica ed ermeneutica

178
“ED” 16 (1963), 3.
179
“ED” 19 (1966), 3.
180
“ED” 24 (1971), 3.
181
“ED” 26 (1973), 2.

115
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

cristiana, Letteratura giudaica peritestamentaria, Letteratura apocrifa del


Nuovo Testamento, Giudaismo e dialogo con il mondo ebraico, Le traduzio-
ni della Bibbia, Bibbia e teologia delle religioni, Bibbia e culture.

Antico Testamento

Per l’AT: la recensione di F. BIANCHI: R. LAVATORI182 – L. SOLE, Qoelet. L’uo-


mo dal cuore libero, Lettura Pastorale della Bibbia, Sezione Bibbia e Spiri-
tualità, EDB, Bologna 1997, (209-211)183, che fa attenzione a un tema or-
mai emergente nell’esegesi contemporanea del Qoelet, il tema della gioia;
nella rubrica «Note e discussioni» le osservazioni di S. BAZILI SKI, L’Unità
nel primo libro dei Salmi, (187-192), e nello stesso numero della Rivista
l’attenta recensione di F. BIANCHI: Esdra-Neemia. Nuova versione, introdu-
zione e commento di C. BALZARETTI, Paoline, Milano 1999 (I libri biblici
Primo Testamento 23), (235-237)184; lo studio di N. GATTI – G. OSSOM-BAT-
SA, “Per dire Dio”. Lettura interculturale delle immagini di Dio in Osea,
(201-223)185, una teologia biblica per l’AT.

Nuovo Testamento

Nell’ambito del NT si segnalano: lo studio di I. NAYAK, The Meaning of Ka-


toptrizomenoi in 2 Cor 3,18 (33-44)186; lo studio di J. GNILKA, La comunità
domestica nella cristianità primitiva, (27-38)187; lo studio di N. GATTI – G.
OSSOM-BATSA, Malattia e guarigione. Mt 8,1-17: il Vangelo interpella la
cultura Krobo, (61-86)188; lo studio di J.-N. ALETTI, Evangelizzare o testimo-
niare? Il caso di Paolo negli Atti degli Apostoli, (179-191)189; lo studio di
A. PITTA, Paolo e la Legge: aporie e prospettive, (11-27), e sullo stesso nu-
mero della Rivista, con il Focus su L’anno paolino: quale eredità per la

182
È stato docente dell’area dogmatica all’Università Urbaniana.
183
“ED” 51 (1998), 1.
184
“ED” 53 (2000), 3.
185
“ED” 68 (2015), 2.
186
“ED” 55 (2002), 1.
187
“ED” 57 (2004), 2.
188
“ED” 60 (2007), 3.
189
“ED” 61 (2008), 2.

116
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Chiesa di oggi, lo studio di G. SCAGLIONI, Paolo di Tarso nel dialogo ebrai-


co-cristiano, (29-48)190; lo studio di D. ARENA, La missione di Paolo tra ke-
nosi e comunione. Una via maestra dentro l’areopago dell’interculturalità,
(119-147)191, sulla teologia biblica paolina.

Teologia Biblica

Per l’area della Teologia Biblica, si segnalano: la recensione di C. BUZZET-


TI: D. SCAIOLA, Servire il Signore. Linee di una teologia biblica della missio-
ne nell’AT, UUP, Roma 2008, (241-244)192; la recensione di G. DE VIRGI-
LIO: G. BENTOGLIO, “Mio padre era un Arameo errante…”. Temi di teologia
biblica sulla mobilità umana, (Quaderni SIMI 4), UUP, Città del Vaticano
2006, (335-338)193; lo studio di N. GATTI, From Mastering to Serving. Bible
Ecology, (155-184)194, una contestualizzazione in Ghana attraverso un’in-
dagine di una selezione di testi biblici.

Ermeneutica giudaica ed ermeneutica cristiana

Sul confronto tra ermeneutica giudaica e cristiana si segnalano: lo studio di


SH. WYGODA, Tradizione innovazione e circolo ermeneutico. Intorno all’erme-
neutica talmudica della Bibbia, (43-54) e nello stesso numero della Rivi-
sta lo studio di S. PISANO, L’ermeneutica biblica e cristiana, (55-64)195, sul-
l’inserzione di libro biblico nel canone, sulla Septuaginta, sulla Vetus Lati-
na e sulla Vulgata.

Letteratura giudaica peritestamentaria

Per la letteratura giudaica peritestamentaria si segnalano: la recensione196


di R. ZANZARRI su FLAVIO GIUSEPPE, Autobiografia, introd. e note di E. MI-
GLIARIO, testo greco a fronte, Rizzoli, Milano 1994.

190
“ED” 62 (2009), 1.
191
“ED” 63 (2010), 3.
192
“ED” 61 (2008), 2.
193
“ED” 61 (2008), 3.
194
“ED” 71 (2018), 2.
195
“ED” 57 (2004), 3.
196
“ED” 48 (1995), 1.

117
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento

Per la letteratura apocrifa del NT si segnala: R. ZANZARRI, L’epistolario apo-


crifo san Paolo – Seneca e il linguaggio religioso del filosofo latino, (187-
201)197.

Giudaismo e dialogo con il mondo ebraico

Per il giudaismo e il dialogo con il mondo ebraico si segnalano: lo studio di


R. FONTANA, Sinai e Sion, (211-227), secondo il quale, Sinai e Sion sono un
ingresso nella Bibbia ebraica e nella vita giudaica, corredato da un appro-
fondimento del pensiero rabbinico; e nello stesso numero della Rivista la
recensione di J. STERN: D. CERBELAUD, Ecouter Israël. Une théologie chré-
tienne en dialogue, Préface par A. ABÉCASSIS, Théologies, Cerf, Paris 1995,
(450-451)198, che evidenzia la necessità del legame tra cristianesimo e il
popolo della Bibbia.

Traduzioni della Bibbia

Per l’area che riguarda le traduzioni della Bibbia si segnala: lo studio di G.


FRIZZI, La traduzione della Bibbia in lingua Macua-Scirima, (125-134)199,
con esemplificazioni per tutto l’arco biblico AT-NT.

Bibbia e teologia delle religioni

Per l’area della teologia delle religioni si segnalano: la recensione di A. VA-


LENTINI su G. ODASSO, Bibbia e religioni. Prospettive bibliche per la teologia
delle religioni, Studia 46, UUP, Città del Vaticano 1998, (515-518)200; lo
studio di I. MORALI, J. Daniélou e la teologia della salvezza dei non cristia-
ni in H. de Lubac: dati e argomenti per il superamento della tesi di R.E. Ve-
rastegui sulla “tendence Daniélou”, (29-51)201.

197
“ED” 47 (1994), 2.
198
“ED” 49 (1996), 2.
199
“ED” 51 (1998), 1.
200
“ED” 52 (1999), 3.
201
“ED” 53 (2000), 1.

118
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Bibbia e culture

Per l’area della Bibbia e delle culture è da segnalare il Congresso Bibbia,


Filosofia, Culture, le cui relazioni sono accolte nella Rivista: tra queste, al
di fuori di quelle dei professori dell’Urbaniana, si segnalano le introduzio-
ni e discorso di chiusura: J. TOMKO202, Bibbia e Filosofia, (7-12), P. POU-
PARD203, Bibbia e culture, (23-36) e la relazione di D. PAPANDREOU, Bible et
philosophie dans la tradition ortodoxe, (53-66).

I contributi dei docenti della Pontificia Università Urbaniana

I contributi biblici alla Rivista, comprendenti editoriali, studi, note, rasse-


gne e recensioni, dei professori della Pontificia Università Urbaniana, sta-
bili, incaricati e invitati, si possono suddividere per le varie aree della ma-
teria biblica, pur tenendo conto della provenienza da Facoltà e Dipartimen-
ti diversi: Antico Testamento, Nuovo Testamento, Giudeo-cristianesimo,
Mondo circostante la Bibbia e culture, Archeologia biblica, Letteratura
apocrifa del Nuovo Testamento, Teologia Biblica, Giudaismo e Cristianesi-
mo e dialogo ebraico-cristiano, Lingue bibliche, antiche versioni e recenti
traduzioni della Bibbia.

Antico Testamento

Nell’area dell’AT si segnalano: la recensione di A. SISTI: P. GIBERT, Bibbia,


miti e racconti dell’inizio, (vers. it. P. CRESPI), Queriniana, Brescia 1993,
(256-258)204, sul genere letterario del «racconto di inizio»; la recensione di
T. FEDERICI: V. DELLAGIACOMA, Il Libro di Isaia, testo e commento diacroni-
co, Khartoum 1994, (290-291)205, con evidenziazione della conoscenza
dello status quaestionis, della proposizione in termini accessibili, e degli in-
dizi per l’applicazione del messaggio isaiano alla vita di fede; lo studio di
A. SPREAFICO, “Padre degli orfani e difensore delle vedove” (Sal 68,8): Dio
Padre di giustizia, (267-277)206; la recensione di D. SCAIOLA: La Bibbia

202
Cardinale Prefetto di Propaganda Fide.
203
Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
204
“ED” 47 (1994), 2.
205
“ED” 48 (1995), 2.
206
“ED” 52 (1999), 3.

119
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

delle donne. Un Commentario, Vol. II: Da Ester ai Deuterocanonici, a cura


di C.A. NEWSON – SH.H. RINGE, Torino, Claudiana 1998, (242)207; la recen-
sione di G. RIZZI: G. ANGELINI, Il profeta ammutolito. Meditazioni su Eze-
chiele, Glossa, Milano 2000 (Contemplatio 16), (234-235)208; lo studio di
D. SCAIOLA, Il tema della manna nel libro della Sapienza: un esempio di in-
culturazione, (41-62)209; la recensione di G. DEIANA: G. BELLIA – A. PASSA-
RO (a cura di), Il libro del Qohelet. Traduzione, redazione, teologia, Cammi-
ni nello Spirito 44, Paoline, Milano 2001, (137-138)210; la recensione di G.
RIZZI: A. NICCACCI – M. PAZZINI, Il Rotolo di Rut. Analisi del testo ebraico,
SBF Analecta 51, Jerusalem 2002, (154)211; lo studio di A. SPREAFICO, Giu-
stizia e carità. I testi profetici, (65-80)212; sempre dalla facoltà di Missiolo-
gia si segnalano gli studi di D. SCAIOLA, Lento all’ira e ricco di misericordia
(Sal 103,8), (81-97)213 e, EAD., Cornici del Salterio e il Salterio come corni-
ce dei Ketûbîm, (145-173)214; la recensione, sempre di D. SCAIOLA: G. BAR-
BIERO, Il regno di JHWH e del suo Messia. Salmi scelti dal primo libro del
Salterio, Città Nuova, Roma 2008, (233-235)215; la recensione di G. DEIA-
NA: G. PAPOLA, L’alleanza di Moab. Studio esegetico teologico di Dt 28,69-
30,20, Analecta Biblica 174, Roma 2008, (267-270)216; la recensione di D.
SCAIOLA: M. GROHMANN – Y. ZAKOVITCH (eds.), Jewish and Christian Ap-
proaches to Psalms, (HBS 57), Herder, Freiburg – Basel – Wien – Barcelo-
na – Rom – New York, NY 2009, (246-238)217; l’attenta recensione di G.
DEIANA: A. LEMAIRE – B. HALPERN (eds.), The Books of Kings. Sources,
Composition, Historiography and Reception, Brill, Leiden 2010, (221-
226)218; lo studio di G. RIZZI, Orientamenti della critica testuale sui Profeti

207
“ED” 53 (2000), 2.
208
“ED” 54 (2001), 1.
209
“ED” 55 (2002), 1.
210
“ED” 56 (2003), 1.
211
Ivi.
212
“ED” 60 (2007), 1.
213
Ivi.
214
“ED” 62 (2009), 2.
215
“ED” 63 (2010), 1.
216
“ED” 63 (2010), 2.
217
“ED” 63 (2010), 3.
218
“ED” 65 (2012), 1.

120
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Minori, (107-156)219; le recensioni di D. SCAIOLA: K. MOEN SAXEGAARD,


Character Complexity in the Book of Ruth, (FAT 2. Reihe 47), Mohr Sie-
beck, Tübingen 2010, (235-237)220 e J.-L. SKA, “I nostri padri ci hanno
raccontato”. Introduzione all’analisi dei racconti dell’Antico Testamento,
EDB, Bologna 2012, (248-251)221; lo studio, sempre di D. SCAIOLA, Il
“Dio dell’Amen”. Fede e profezia in alcuni testi profetici, (13-29)222 sulla
teologia biblica dell’AT, le sue recensioni a E. APPELLA, Autorità contesta-
ta e confermata. Ambizione umana e progetto divino nella storia di Core,
Datan e Abiram (Nm 16), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2013, (250-
252)223 e a E. BONS – A. PASSARO (edd.), Dai Salmi al Salterio. Orienta-
menti per le letture nuove (Scripturae 4), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani
2014, (248-252)224, sui vari contributi, sul metodo sincronico, sulla LXX,
Qumran ecc., al di là dei metodi storico-critici. Segnaliamo anche lo stu-
dio di S. FINIA BUASSA225, Le livre trouvé dans le temple: analyse de 2R
22,3-23,3, (211-230)226, con tratti di analisi diacronica e sviluppo dell’a-
nalisi sincronica; le recensioni di G. DEIANA a G. BARBIERO, “Tu mi hai
sedotto, Signore”: le confessioni di Geremia alla luce della sua vocazione
profetica, Gregoriana Biblical Press, Roma 2013, (226-227)227, con evi-
denziazione dell’analisi sincronica e della teologia biblica, a S. PAGANINI,
Deuteronomio. Nuova versione, introduzione e commento, (Libri biblici,
Primo Testamento 5), Paoline, Milano 2011, (258-263)228 e a M. PRIOTTO,
Esodo. Nuova versione, introduzione e commento, (Libri biblici, Primo Te-
stamento 2), Paoline, Milano 2011, (234-240)229; si segnala ancora lo stu-
dio di D. SCAIOLA, “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si ba-
ceranno” (Sal 85,11). Alcune considerazioni relative al rapporto fra giusti-

219
“ED” 65 (2012), 2.
220
“ED” 65 (2012), 3.
221
“UUJ” 66 (2013), 2.
222
“UUJ” 66 (2013), 3.
223
“UUJ” 67 (2014), 1.
224
“UUJ” 67 (2014), 2.
225
È stato docente incaricato di Sacra Scrittura nella Facoltà di Teologia.
226
“UUJ” 67 (2014), 3.
227
“UUJ” 68 (2015), 1.
228
“UUJ” 68 (2015), 1.
229
“UUJ” 68 (2015), 3.

121
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

zia e misericordia, (17-30)230, sulla teologia biblica della Legge-Pentateu-


co attraverso campionatura di testi; dall’Istituto di Catechetica proviene
la professoressa A.M. LUPO che scrive, Dalle periferie al cuore del miste-
ro: “Dio è misericordia”, (137-168)231, su aspetti di teologia biblica del-
l’AT attraverso una selezione di testi; lo studio di S. FINIA BUASSA, État de
la recherche sur Zacharie 1,7-6,15. Vers une exégèse d’inclusion distincti-
ve et d’investigation herméneutique, (169-197)232, con attenzione alle an-
tiche versioni dell’AT; la recensione di D. SCAIOLA: F. COCCO, The Torah as
Place of Refuge. Biblical Criminal Law and the Book of Numbers, (Fors-
chungen zum alten Testament 2. Reihe 84), Mohr Siebeck, Tübingen
2016, (277-279)233, e a S. PINTO, Io solo il tuo Dio. Il monoteismo nel Pen-
tateuco, Cittadella editrice, Assisi, PG 2016, (283-285)234, un’indagine
tra diacronia e teologia biblica e M. CUCCA, La Parola intimata. Introdu-
zione ai libri profetici, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, MI 2016,
(241-244)235, con evidenziazione della destinazione per gli ISSR, ecc.;
ancora A.M. LUPO, con il suo studio: Verbum Dei et missio: lux in tenebris
fulget. Gen 1,1-3; Is 9,1-2; 60,1-3, (151-176)236, riflessione di teologia bi-
blica a partire da una selezione di testi dell’AT; É.-N. BASSOUMBOUL, In lo-
co Sapientiae en Pr 9,3b: paradigme sapientiel et implications missiologi-
ques, (233-272)237, indagine esegetica su Proverbi e nessi con altri testi
biblici; lo studio di E. CHAVES DIAS, “Insegnerete ai vostri figli” (Dt
11,19): l’arte di educare alla vita alla luce della Scrittura, (33-43)238, una
lettura tematica biblico-pastorale, nel Focus della Rivista su Teologia e
Patto Educativo Globale.

230
“UUJ” 69 (2016), 3.
231
“UUJ” 69 (2016), 3.
232
“UUJ” 69 (2016), 3.
233
“UUJ” 70 (2017), 1. Settanta anni di cultura e ricerca.
234
Ivi.
235
“UUJ” 70 (2017), 2.
236
“UUJ” 70 (2017, 3.
237
“UUJ” 72 (2019), 2.
238
“UUJ” 74 (2021), 1.

122
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Nuovo Testamento

Nell’area del NT segnaliamo: la rassegna di A. SISTI: M. ADINOLFI, Il Verbo


uscito dal silenzio: Temi di Cristologia biblica, Dehoniane, Roma 1992,
(274-276)239, studi raccolti, rivisti e aggiornati; la rassegna di T. FEDERICI,
Testimoni oculari della Vita del Signore, (153-158)240, sui lavori di PH. ROL-
LAND, definito «esponente che non appartiene né all’ipercritica né al fonda-
mentalismo»; lo studio di G. BIGUZZI, Gv 20,30-31. I “Segni” e la struttura
di Gv 1-12, (423-468)241; lo studio di G. MARCONI, Gli angeli nella Lettera
agli Ebrei (esegesi di Eb 1,5-14; 2,5-16) (67-89)242; dalla facoltà di Missio-
logia proviene la recensione di J. ESQUERDA BIFET: T. STRAMARE, Vangelo dei
Misteri della Vita Nascosta di Gesù, Sardini, Bornato in Franciacorta, BS
1998, (520-521)243, sui vangeli dell’infanzia studiati con metodo biblico-
teologico; la recensione di A. GIENIUSZ: R. FABRIS, Prima Lettera ai Corin-
ti. Nuova versione, introduzione e commento, Milano, Paoline 1999 (I Libri
biblici. NT 7), (222-223)244; la recensione di A. GIENIUSZ: C.E.B. CRAN-
FIELD, La Lettera di Paolo ai Romani (Capitoli 1-8), Torino, Claudiana 1998
(trad. di D. TOMASETTO di Romans, A Short Commentary, Edinburgh, T.&T.
Clark Ltd, 19962), (223-224)245; lo studio di A. GIENIUSZ, “Identity Mar-
kers” o “solus Christus” quale posta in gioco nella dottrina della giustifica-
zione per fede in Paolo, (7-27)246; dalla facoltà di Missiologia proviene P. GI-
GLIONI con la rassegna, La missione in san Paolo: teologia e prassi, (225-
229)247. Si segnalano inoltre gli studi di G. BIGUZZI, L’Apocalisse e lo spirito
di vendetta, (45-61)248 e Amore universale e amore vicendevole nel Nuovo Te-
stamento, (99-115)249; lo studio di R. AMICI, L’epifania dell’agape e la visi-

239
“ED” 47 (1994), 2.
240
“ED” 48 (1995), 1.
241
“ED” 50 (1997), 3.
242
“ED” 51 (1998), 2-3.
243
“ED” 52 (1999), 3.
244
“ED” 53 (2000), 2.
245
Ivi.
246
“ED” 53 (2000), 3.
247
“ED” 54 (2001), 1.
248
“ED” 55 (2002), 1.
249
“ED” 60 (2007), 1.

123
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

bilità di Dio nella Prima Lettera di Giovanni, (117-134)250; lo studio di A.


GIENIUSZ, Spe Salvi: Pauline Paradox of Hope Which Makes Us Suffer More
(Rm 8:23-25), (35-54)251; lo studio di M. GRONCHI, Paolo il convertito, (305-
315)252; dalla facoltà di Missiologia proviene G. COLZANI con l’editoriale,
Paolo, erede del giudaismo e apostolo di Cristo, (5-7) e nello stesso numero
della Rivista, con il Focus «L’anno paolino: quale eredità per la Chiesa di
oggi», troviamo gli studi di G. BIGUZZI, Paolo e la speranza cristiana: l’eccle-
siologia di 1-2 Tessalonicesi, (49-74), e Paolo e la strategia apostolica della
primizia, (75-100), mentre sullo stesso numero della Rivista compare l’at-
tenta recensione di G. COLZANI: A. PITTA, Paolo, la Scrittura e la Legge. An-
tiche prospettive, Dehoniane, Bologna 2008, (269-271)253; si ritrova D.
SCAIOLA con le recensioni: M. FERRERO – R. SPATARO (eds.), Saint Paul Edu-
cator to Faith and Love, Studium Theologicum Salesianum “SS Peter and
Paul”, Jerusalem 2008, (211-214)254 e P.M. EDO, El lenguaje de las vestidu-
ras en el cuarto Evangelio, Eunsa, Navarra 2009, (216-218)255; lo studio di
F. BIANCHINI, Esegesi e teologia nell’interpretazione paolina. L’esempio di Fil
3,9 (43-59)256; da segnalare ancora recensione di D. SCAIOLA: R. PENNA, Le
prime comunità cristiane. Persone, tempi, luoghi, forme, credenze, Carocci
Editore, Roma 2011, (238-241)257; lo studio di C. BAZZI258, Le genesi della
missione in Marco, (79-116)259; la recensione di M. CRIMELLA: S.D. BUTTI-
CAZ, L’identité de l’Église dans les Actes des apôtres. De la restauration d’I-
srael à la conquête universelle, (Beihefte zur Zeitschrift für die neutesta-
mentlische Wissenschaft und die Kunde der älteren Kirche 174) de Gruy-
ter, Berlin – New York, NY 2011, (235-237)260; lo studio di A.M. LUPO261,

250
Ivi.
251
“ED” 61 (2008), 1.
252
“ED” 61 (2008), 3.
253
“ED” 62 (2009), 1.
254
“ED” 62 (2009), 3.
255
Ivi.
256
“ED” 64 (2011), 2.
257
“ED” 64 (2011), 3.
258
È stato docente nella Specializzazione in Teologia Biblica.
259
“ED” 65 (2012), 3.
260
“UUJ” 66 (2013), 3.
261
Docente di Sacra Scrittura all’Università Urbaniana nell’Istituto di Catechetica.

124
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Il dinamismo dell’amore negli scritti giovannei, (135-166)262, di teologia bi-


blica del NT; la recensione di D. SCAIOLA: R. VIRGILI (ed.), I Vangeli tradot-
ti e commentati da quattro bibliste, Àncora editrice, Milano 2015, (231-
233)263, con l’accento posto sull’esegesi condotta da donne bibliste e U.
VANNI, Apocalisse di Giovanni, volumi 1 e 2, a cura di L. PEDROLI, Cittadel-
la Editrice, Assisi, PG 2018, (303-305)264; lo studio di P. BASTA, Gli aposto-
li? Diaconi ed economi! Una riflessione biblica su Chiesa e clericalismo, (37-
48)265, tratti tematici di teologia biblica con selezione di testi del NT; D.
SCAIOLA recensiona: P. MASCILONGO, Il Vangelo di Marco: Commento esege-
tico e teologico, Città Nuova, Roma 2018, (199-202)266; lo studio di A.M.
LUPO, La missionarietà delle sofferenze dei credenti che seguono le orme di
Cristo (1Pt 2,18-25), (161-190)267, di spiritualità e di teologia biblica; la re-
censione di P. BASTA: R. VIRGILI (a cura di), Le lettere di Paolo. Tradotte e
commentate da tre bibliste, Àncora, Milano 2020, (241-243)268.

Giudeo-cristianesimo

Sul giudeo-cristianesimo segnaliamo la recensione di C. NOCE: F. MANNS –


A.E. ALLIATA (eds.), Early Christianity in Context. Monuments and Docu-
ments, Studium Biblicum Franciscanum, Coll. Maior 38, F.P.P., Jerusalem
1993, (445-446), dall’archeologia biblica e protocristiana, all’esegesi e al-
la patristica; sullo stesso numero della Rivista, l’altra recensione di C. NO-
CE: E. TESTA, La fede della Chiesa Madre di Gerusalemme, Dehoniane, Ro-
ma 1995, (446-448)269, una presentazione del fenomeno giudeo-cristiano,
lo sforzo di convergenza e integrazione di notizie desunte dalle fonti lette-
rarie con le scoperte archeologiche risalenti al periodo precostantiniano in
Palestina, una sintesi non definitiva, con questioni aperte: definizione del
giudeo-cristianesimo, reperti archeologici e dottrina comune e universale.

262
“UUJ” (2014), 2.
263
“UUJ” 68 (2015), 3.
264
“UUJ” 72 (2019), 1.
265
“UUJ” 72 (2019), 3.
266
“UUJ” 73 1 (2020), 1.
267
“UUJ” 73 (2020), 3.
268
“UUJ” 74 (2021), 2.
269
“ED” 49 (1996), 3.

125
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

Mondo circostante la Bibbia e culture

Sul mondo circostante la Bibbia e sul rapporto tra Bibbia e culture, la ras-
segna di A. SISTI: M. ADINOLFI, Ellenismo e Bibbia. Saggi storici ed esege-
tici, Dehoniane, Roma 1991, (274-276)270, studi raccolti, rivisti e aggior-
nati; lo studio di G. BIGUZZI: Il Nuovo Testamento, le culture e le religioni,
(7-46) e nello stesso numero della Rivista lo studio di G. DEIANA, Bibbia e
culture, (47-60), sull’AT e le culture parallele inferenti; ancora nello stes-
so numero della Rivista le riflessioni di A. SPREAFICO, Parola di Dio e sto-
ria degli uomini: rapporto e conflitti, (121-124)271, sull’AT e le culture in-
ferenti; le riflessioni di A. SPREAFICO, La Bibbia, modello e sfida di incul-
turazione, (13-21)272, sull’AT-NT e brevi accenni padri della Chiesa; lo stu-
dio di G. DEIANA, Bibbia e culture: da Ba’al a JHWH, (19-30)273; lo studio
di G. RIZZI, La Bibbia nei catechismi del continente africano presenti nel
Fondo della Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, (73-127)274,
nell’ambito del Focus della Rivista su «I catechismi del Continente Africa-
no. Approfondimenti e prospettive».

Archeologia biblica

Per l’archeologia biblica si distinguono le rassegne di G. BIGUZZI, La bar-


ca di Gesù (143-146); L’ultimo attacco a Masada, (147-151)275; Le quat-
tro lettere del Nome Divino, (119-123) e nello stesso numero Trovata iscri-
zione a Cipro forse con il nome di Paolo apostolo, (124-126); Gesù e la ma-
no destra, (127-129)276; Troade (At, 2Cor, 2Tm), la città delle occasioni
perdute, (163-165) e nello stesso numero I passi di Paolo sulla via Egna-
zia, (165-166)277.

270
“ED” 47 (1994), 2.
271
“ED” 51 (1998), 1.
272
“ED” 52 (1999), 1-2.
273
“ED” 56 (2003), 1.
274
“UUJ” 70 (2017), 3.
275
“ED” 55 (2002), 1.
276
“ED” 56 (2003), 1.
277
“ED” 57 (2004), 3.

126
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento

Per l’ambito della letteratura apocrifa del NT, nella rubrica «Dossier», lo
studio di G. BIGUZZI, Il Vangelo gnostico di Giuda e i Vangeli canonici,
(197-225)278.

Teologia Biblica

Per l’area della Teologia Biblica, l’ampia riflessione di T. FEDERICI, Note su


tradizione e teologia (61-85)279, un’indagine sull’origine della tradizione nel-
le Scritture AT-NT, nel giudaismo, nella tradizione ebraica, nel NT e nella
patristica; A. SISTI: F. BINDELLA, La rivelazione del nome divino “sul roveto”.
Annuncio di escatologia. Fondamento di ecumenismo. Saggio ermeneutico
su Lc 20,37-38 in rapporto a Es 3,14 ed estensioni teologico-spirituali con-
cernenti la Cristologia, Editrice Alone, Montefranco, TR 1993, (272-
274)280, ripresa della tesi di dottorato, approvata da illustri moderatori, ma
con attente osservazioni metodologiche da parte dell’estensore della recen-
sione; dalla facoltà di Missiologia proviene lo studio di G. CAVALLOTTO281,
Prima evangelizzazione: gli inizi della fede, (137-164)282, sulla fondazione
neotestamentaria come paradigma; le riflessioni di G. DEIANA, L’archeologia
del diavolo, (481-485)283, come excursus biblico-teologico; lo studio di A.
SISTI, L’esperienza del deserto nella Bibbia, (99-125)284 di teologia biblica
dell’AT-NT; la recensione di G. RIZZI: T. STRAMARE285, La teologia della Di-
vina Rivelazione, Portalupi ed., Casale Monferrato, AL 2000, (221-222)286 e

278
“ED” 60 (2007), 3.
279
“ED” 47 (1994), 1.
280
Ivi.
281
Giuseppe Cavallotto (1940- ), professore nella Facoltà di Missiologia dell’Urbania-
na, Decano di Facoltà e poi Rettore Magnifico dell’Università (2004-2005); nel 2005 di-
venta vescovo delle diocesi riunite in persona episcopi di Fossano e di Cuneo; rinuncia
per raggiunti limiti di età nel 2015.
282
“ED” 49 (1996), 1.
283
“ED” 50 (1997), 3.
284
“ED” 51 (1998), 2-3.
285
È stato professore invitato all’Università Urbaniana.
286
“ED” 53 (2000), 2.

127
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

dalla facoltà di Filosofia proviene la recensione di B. MONDIN sulla stessa


opera di T. STRAMARE, con una prospettiva più speculativa, (237-239)287; la
recensione di G. BIGUZZI: G. CROCETTI, “Questo è il mio corpo e lo offro per
voi”. La donazione esistenziale e sacramentale di Gesù alla sua Chiesa,
EDB, Bologna 1999 (Studi biblici 34), (231-233)288; lo studio di G. DEIA-
NA, Bibbia e culture: fondamenti biblici per una teologia dell’inculturazione,
(19-40)289; l’editoriale di A. SPREAFICO, Il Dio della pace (3-6)290, con
esemplificazioni dall’AT e dal NT; dalla facoltà di Missiologia proviene la
recensione di D. SCAIOLA: G. DEIANA, Dai sacrifici dell’Antico Testamento al
sacrificio di Gesù, UUP, Città del Vaticano 2002, (152-153)291; lo studio di
A. SPREAFICO, Lo straniero. Rilettura teologica a partire da alcuni testi vete-
rotestamentari, (9-26)292; lo studio di G. DEIANA, La Dei Verbum e le missio-
ni, (41-49)293; lo studio di S. CARBONE, Amore ἀγάπη (‘ahavah) nell’Antico
Testamento e nel Nuovo Testamento, (49-63)294; dalla facoltà di Missiologia
proviene l’attenta recensione di G. COLZANI: A. GIENIUSZ – A. SPREAFICO
(edd.), La Bibbia nelle culture dei popoli. Ermeneutica e Comunicazione,
UPP, Città del Vaticano 2008, (239-241)295; lo studio di G. DEIANA, Bibbia
e Tradizione nella Dei Verbum (179-209)296; ancora una recensione di G.
COLZANI: G. ZEVINI (ed.), La Parola di Dio vita della Chiesa, LAS, Roma
2008 (Nuova Biblioteca di Scienze religiose 10) [Atti del Convegno Bibli-
co Nazionale aprile 2008] (324-326)297; le recensioni di D. SCAIOLA, Verso
la centralità del regno? Sulla Chiesa di domani (203-208)298, che eviden-
zia teologia biblica, ecclesiologia e missiologia; a M. KEHL con la collabo-
razione di H.D. MUTSCHLER e M. SIEVERNICH, “E Dio vide che era cosa

287
Ivi.
288
“ED” 54 (2001), 1.
289
Ivi.
290
“ED” 56 (2003), 1.
291
Ivi.
292
“ED” 57 (2004), 3.
293
“ED” 59 (2006), 2.
294
“ED” 60 (2007), 1.
295
“ED” 61 (2008), 1.
296
“ED” 61 (2008), 3.
297
Ivi.
298
“ED” 63 (2010), 2.

128
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

buona”. Una teologia della creazione, Biblioteca di Teologia Contempora-


nea 146, Queriniana, Brescia 2009, (264-266)299; a A. BERLEJUNG – C.
FREVEL (edd.), I concetti teologici fondamentali dell’Antico e del Nuovo Te-
stamento, Queriniana, Brescia 2009, (232-234)300, un dizionario di termini
biblici e compendio di teologia biblica; a T. SÖDING, Gesù e la Chiesa. Che
cosa dice il Nuovo Testamento?, Queriniana, Brescia 2008, (239-240)301,
una teologia biblica del NT; sempre di D. SCAIOLA lo studio “Il nuovo Testa-
mento è nascosto nell’Antico e l’Antico è manifesto nel Nuovo” (Verbum Do-
mini, 41). Considerazioni di carattere teologico sul tema dell’unità della S.
Scrittura, (11-25)302, nell’ambito del Focus della Rivista su «Sacra Scrittu-
ra tra Dei Verbum e Verbum Domini»; lo studio di F. COCCO, La verità del-
la Scrittura: dalla Providentissimus Deus alla Verbum Domini, (27-41)303;
lo studio di M. NOBILE304, L’ermeneutica biblica. Riflessioni a margine del-
la esortazione apostolica Verbum Domini, (61-69)305; la recensione di F.
BIANCHINI: B. ADAMCZEWSKI, Constructing Relationship, Constructing Faces.
Hypertextuality and Ethopoeia in the New Testament Writings, Peter Lang,
Frankfurt am Mein 2011, (226-229)306 sull’intertestualità nel NT e uso del-
l’AT nel NT; dalla Facoltà di Missiologia proviene la recensione di D. SCAIO-
LA: D. LUCIANI – A. WÉNIN (eds.), Le Pouvoir. Enquêtes dans l’un et l’autre
Testament (LeDiv 248), Les Éditions du Cerf, Paris 2012, (237-239)307; la
riflessione di C.S. MARINELLI308, Creazione e Alleanza, (223-237)309 sulla
teologia biblica dell’AT; le recensioni di D. SCAIOLA: P. BOVATI, I giorni di
Dio, Vita e Pensiero, Milano 2013, (247-248)310, di teologia biblica spiri-
tuale; R. FABRIS, “Corpo, anima e spirito nella Bibbia”. Dalla creazione al-

299
Ivi.
300
“ED” 63 (2010), 3.
301
Ivi.
302
“ED” 64 (2011), 2.
303
Ivi.
304
È stato a lungo professore invitato per la Specializzazione in Teologia Biblica.
305
“ED” 64 (2011), 2.
306
Ivi.
307
“ED” 65 (2012), 3.
308
Docente nella Specializzazione di Teologia Biblica.
309
“UUJ” 66 (2013), 2.
310
“UUJ” 67 (2014), 2.

129
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

la risurrezione, Cittadella Editrice, Assisi, PG 2014, (279-283)311, di antro-


pologia biblica dell’AT-NT; gli studi di A.M. LUPO, L’uomo e la terra in viag-
gio verso il sabato dell’eternità secondo Laudato si’, (245-267)312, di teolo-
gia biblica ecologica attraverso una selezione di testi dell’AT; Santità e for-
za trasformante della Parola di Dio, (83-101)313, di teologia biblica attra-
verso alcuni testi dell’AT e del NT.

Giudaismo e Cristianesimo e dialogo ebraico-cristiano

Per l’area di studi tra giudaismo e cristianesimo e il dialogo ebraico-cristia-


no, la recensione314 di T. FEDERICI: J. MAIER, Gesù Cristo e il cristianesimo
nella tradizione giudaica antica, Studi Biblici 106, ed. it. a cura di M. ZON-
TA, Paideia, Brescia 1994, una documentazione sulle fonti giudaiche su Cri-
sto e i cristiani fino all’epoca talmudica; dalla facoltà di Filosofia proviene
la recensione di P. MICCOLI: A. CHOURAQUI, Forte come la morte è l’amore,
San Paolo, Cinisello Balsamo, MI 1994, (471-472)315, che definisce l’ope-
ra «autobiografia scritta di getto con l’entusiasmo del cuore»; lo studio di
G. BIGUZZI, il rischio del fondamentalismo tra giudaismo e cristianesimo
(circa il luogo dell’incontro con Dio), (85-109)316; l’editoriale di M. GRON-
CHI, L’ermeneutica delle fonti nelle tradizioni ebraica, islamica, cattolica e
riformata, e nello stesso numero della Rivista lo studio di G. RIZZI, Erme-
neutica della Sacra Scrittura. Testo, tradizione e confessione di fede, (29-
42)317, un confronto tra giudaismo, cristianesimo e islam; lo studio di A.
SPREAFICO, Gli sviluppi del dialogo ebraico-cristiano come paradigma del
dialogo interreligioso, (67-80)318; l’attenta recensione di G. COLZANI: P.
COLLINI (ed.), Indice concettuale del Medio Giudaismo, Ed. Qiqajon – Co-
munità di Bose, Magnano, BI [tre volumi] Famiglia, 2000 – Sessualità,
2000 – Messianismo, 2009, (201-204), un repertorio dei testi giudaici dal
III sec. a.C. al II sec. d.C.; lo studio di G. RIZZI, Mosè intercede per i nemici

311
“UUJ” 70 (2017), 1.
312
“UUJ” 71 (2018), 3.
313
“UUJ” 72 (2019), 3.
314
“ED” 47 (1994).
315
Ivi.
316
“ED” 51 (2003), 1.
317
“ED” 57 (2004), 3.
318
“ED” 59 (2006), 2.

130
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

del suo popolo (101-130), una teologia biblica e giudaica; le recensioni di


D. SCAIOLA: PH.A. CUNNINGHAM – J. SIEVERS – M.C. BOYS – H.H. HENRIX –
J. SVARTVIK (eds.), Gesù Cristo e il popolo ebraico. Interrogativi per la teolo-
gia di oggi (“Bible in Dialogue” 5), Gregorian & Biblical Press, Roma
2012, (223-225)319; Z. EVRONY (ed.), Jewish-Catholic Dialogue. Nostra Ae-
tate, 50 Years on. Il dialogo ebraico-cristiano a 50 anni dalla Nostra Aetate,
Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2016, (260-262)320.

Lingue bibliche, antiche versioni e recenti traduzioni della Bibbia

Per l’area delle antiche versioni della Scrittura, la sintetica rassegna di T.


FEDERICI, Il rinnovato interesse sulla Settanta, (250-255)321, sull’interesse
storico, filologico, normativo, teologico, ermeneutico ed ecumenico, sugli
studi nuovi in area francofona, tedesca, anglofona e italiana, con accenno
anche a due giovani studiosi italiani ex-alunni dell’Università Urbania-
na322; lo studio di G. RIZZI, Modelli giudaici e giudeo-cristiani per un’incul-
turazione della fede, (29-65)323, sulle antiche versioni dell’AT nel contesto
giudaico e giudeo-cristiano, mettendo in luce l’apparato ermeneutico per
l’inculturazione della fede; la discussione di G. RIZZI, Il Pentateuco nella
versione dei Settanta: un nuovo strumento ermeneutico, (203-206)324; per
l’area delle lingue bibliche delle antiche versioni giudaiche e cristiane del-
la Bibbia, la recensione di G. RIZZI325: M. PAZZINI, Grammatica siriaca,
SBF Analecta 46, FPP, Jerusalem 1999, (255-256)326; la recensione di D.
SCAIOLA: G. DEIANA, Guida all’approfondimento dell’ebraico biblico, UUP,
Città del Vaticano 1999, (261-262)327; la recensione di G. RIZZI: M. PAZZI-
NI, Il libro di Rut la moabita. Analisi del testo siriaco, SBF Analecta 60,
FPP, Jerusalem 2002, (154-155)328; la discussione di G. RIZZI, Una versione

319
“UUJ” 68 (2015), 1.
320
“UUJ” 71 (2018), 1.
321
“ED” 47 (1994), 1.
322
Sandro Paolo Carbone e l’autore del presente contributo.
323
“ED” 51 (1998), 1.
324
“ED” 53 (2000), 1.
325
Si legge il refuso “Frizzi”.
326
“ED” 53 (2000), 1.
327
Ivi.
328
“ED” 56 (2003), 1.

131
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giovanni Rizzi

italiana del Salterio ebraico di Giacomo Leopardi?, (151-155)329; le recen-


sioni di G. RIZZI: J. LUZARRAGA, El Padrenuestro desde el Arameo, Analecta
Biblica – Investigationes Scientificae in Res Biblicas 171, PIB, Roma
2008, (326-334)330; La nuova versione della Bibbia curata dalla CEI, (211-
222)331, sulle versioni antiche, le traduzioni moderne, in italiano e quelle
curate dalla CEI; la recensione di G. RIZZI: FACULTAD DE TEOLOGÍA UNIVER-
SIDAD DE NAVARRA, Sagrada Biblia. Commentario, EUNSA, Pamplona
2010, (221-224)332, con attenzione alla traduzione e all’interpretazione.
La scomparsa di docenti stabili dell’Università Urbaniana è ricordata
con la specifica rubrica In memoriam. Nel 1998 usciva di G. BIGUZZI, Un
sacerdote e uno studioso: STEFANO VIRGULIN (190-192)333; G. RIZZI: MA-
RIO ERBETTA (1924-2002), (3-6) e nello stesso numero della Rivista G.
RIZZI: TOMMASO FEDERICI (1927-2002), (11-12)334; in occasione dei 70
anni della Rivista (1948-2017)335, usciva In memoriam – GIANCARLO BI-
GUZZI (1941-2016) con la scheda di G. DE CARLO, Bibliografia di G. BI-
GUZZI, (297-314).

Conclusione

Riconoscenti a quanti ci hanno preceduto nella ricerca biblica e a tutti co-


loro che continuano questa tradizione scientifica – qui ricostruita nelle sue
articolazioni fondamentali sia cronologiche che di area specialistica – ci
auguriamo un sempre più significativo prosieguo della riflessione sulla ine-
sauribile ricchezza di significato della Parola di Dio.

Giovanni Rizzi
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

329
“ED” 57 (2004), 3.
330
“ED” 61 (2008), 3.
331
“ED” 63 (2010), 3.
332
“ED” 64 (2011), 2.
333
“ED” 51 (1998), 1.
334
“ED” 55 (2002), 1.
335
“UUJ” 70 (2017), 3.

132
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista

ABSTRACT

DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE


AL NUOVO ASSETTO DELL’UNIONE EUROPEA
SETTANTACINQUE ANNI DI CONTRIBUTI BIBLICI
NELLA RIVISTA

Lo studio raccoglie i contributi per la materia biblica sulla Rivista ED – UUJ, dal-
l’inizio (1948) al 2022. Articoli o studi, note, recensioni e segnalazioni provengo-
no dalla Facoltà di Teologia, ma anche da altre Facoltà della medesima univer-
sità, oppure da docenti di altre università italiane o straniere. Si notano tre fasi
nei contributi: dagli inizi al Vaticano II; dal post-Concilio al documento della Pon-
tificia Commissione Biblica sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa; da que-
st’ultimo documento alla costituzione del Diploma Interconfessionale in Teoria e
Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB). Nella prima fase si nota l’attenzione
ai documenti magisteriali, a varie opere di esegesi e di teologia biblica. Nella se-
conda fase spicca una forte presenza della scuola francescana, attenta alle ri-
cerche sul giudeo-cristianesimo. Nella terza fase sono preponderanti i contribu-
ti dei docenti dell’Urbaniana, con un’attenzione specifica alle traduzioni della
Bibbia nelle lingue delle Missioni, nell’imminente costituzione del Diploma Inter-
confessionale in Teoria e Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB).

FROM THE END OF THE SECOND WORLD WAR


TO THE NEW EU SET-UP. SEVENTY FIVE YEARS
OF BIBLICAL CONTRIBUTION IN THE JOURNAL

The study collects contributions of biblical content in the journal ED – UUJ, from
the beginning (1948) to 2022. Articles or studies, notes, reviews and reports
come from the Faculty of Theology, but also from other Faculties of the same
university, or from professors of other Italian or foreign universities. Three phas-
es can be identified in the contributions: from the beginning to Vatican II; from
the post-Council to the document of the Pontifical Biblical Commission on the
interpretation of the Bible in the Church; from this latest document to the institu-
tion of the Interconfessional Diploma in Theory and Practice of Bible Translation
(IDBT). In the first phase we note the attention to magisterial documents, to var-
ious works of exegesis and biblical theology. In the second phase, a strong
presence of the Franciscan school stands out, attentive to research on Judeo-
Christianity. In the third phase, the contributions of the Urbaniana teachers are
predominant, giving specific attention to the translations of the Bible into the lan-
guages of the Missions, in view of the newly established Interconfessional Diplo-
ma in Theory and Practice of Bible Translation (IDBT).

Keywords: Franciscan Teaching at PUU; DITB/IDBT; Biblical Theology; Bible


Translation

133
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

SETTANTACINQUE ANNI
DI TEOLOGIA DOGMATICA
Un anniversario, una stagione teologica, un cambio d’epoca

Introduzione – Il periodo pre-conciliare: 1948-1962 – Durante il Concilio – Il periodo


post-conciliare – Note a mo’ di chiusura
Parole chiave: sviluppo del dogma; Concilio Vaticano II; ecclesiologia pre e post conciliare;
inizi movimento ecumenico; cristologia pre e post conciliare

Introduzione

Ogni genetliaco porta con sé uno sguardo sul tempo che trascorre, su cosa
sia avvenuto e come si è passati attraverso il tempo. Lo sguardo a ritroso,
mentre aiuta a celebrare l’evento, permette anche di scorgere tracce di per-
corsi aperti, immaginare come dare loro seguito e quali vie, invece, aprire.
Nel 75° della Rivista Euntes Docete – Urbaniana University Journal il pre-
sente fascicolo, oltre ad essere celebrativo, è anche il momento in cui risco-
prirsi guardando il tratto percorso e, quindi, promuovere un seguito. In ogni
anniversario si ha a che fare con dei dati numerici e, forse, nulla è più adat-
to che raccogliere quanto essi testimoniano e analizzarli.
Dal primo numero del 1948 all’ultimo del 2022 la Rivista conta 1830
titoli composti da 789 autori. Ha ospitato svariati argomenti: da quelli di
teologia a quelli di filosofia, missiologia, diritto canonico e, mano a mano
che l’Università cresceva, anche afferenti ad altri saperi: storici, scienze
dell’educazione e quelli legati alle specializzazioni di cui l’Università si è
andata dotando. Dell’intero dei titoli compulsati, tra tutti quelli legati al
tema teologico, ci siamo fermati ad analizzare quelli relativi all’area dog-
matica e dato conto di quelli di teologia fondamentale. A questo punto il
numero dei titoli scende a 335 e gli autori a 139. Rispetto al totale si trat-
ta comunque del 18% dei titoli e del 17% delle firme.
Nel tempo sono cambiati i nomi dati alle raccolte degli scritti: dapprima
vennero suddivisi in Studia, Notae - Commentationes, Consultationes, Dome-
stica, Academica e Varia; successivamente in Studi, Note e Discussioni, Bol-

135
2/2023 ANNO LXXVI, 135-152 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

lettini bibliografici, poi in Contributi, Note e Cronaca ed infine in Articoli, Fo-


cus, Vita accademica. La Rivista ha ospitato anche contributi raccolti in nu-
meri monografici, miscellanee, atti di simposi, congressi e giornate di studio.
Nella tabella che segue mostriamo il totale dei diversi titoli così come sono
stati raggruppati, accanto il numero di quelli di dogmatica e fondamentale.

Studia 310 99 32%


Studi 57 8 14%
Articoli 609 89 15%
Notae – Commentationes 140 29 21%
Note 79 9 11%
Note e discussioni 37 3 8%
Miscellanea 46 14 30%
Focus 204 44 22%
Contributi 32 4 12%
Collezioni di articoli a tema 139 21 15%
Altro 177 15 12%

Di questi 335 titoli è sembrato opportuno procedere ad una ulteriore ripar-


tizione, questa volta per aree tematiche.

Ecclesiologia 65 19% Trinitaria - Pneumatologia 11 3%


Fondamentale 36 11% Teologia delle religioni 9 3%
Patristica 32 10% Soteriologia 7 2%
Cristologia 30 9% Escatologia 4 1%
Sacramentaria 29 8% Teologia e storia/tempo 4 1%
Antropologia 27 8% Teologia della liberazione 2 0,6%
Mariologia 23 7% Angelologia 1 0,3%
Liturgia 22 7% Demonologia 1 0,3%
Ecumenismo 17 5% Teologia contestuale 1 0,3%
Magistero – ermeneutica 13 4% Teologia del laicato 1 0,3%
del dogma e delle fonti

I dati numerici esposti nella tabella permettono di vedere quale peso ab-
biano avuto, in 75 anni di storia della nostra Rivista, le aree e i temi più
frequentati. Non abbiamo tenuto conto degli incroci con missiologia – l’ar-
gomento esulava dalla nostra competenza – ma altri si sono occupati di
questo tema; comunque l’incrocio con dati più allargati non dovrebbe spo-

136
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

stare di troppo la percezione di come questi ultimi decenni siano stati ab-
bondantemente caratterizzati dalla questione ecclesiologica. Il Concilio,
domandandosi cosa la Chiesa dicesse di sé e come venisse vista dagli altri,
non ha solo intuito come nell’epoca moderna fosse ormai necessario porsi
la questione della propria identità – al di là degli elementi che fino ad al-
lora erano sembrati necessari e sufficienti – ma ha fatto propria una que-
stione identitaria che forse era già emersa, offrendole una cornice e una im-
pronta tale da aprire nuovi spazi di dialogo e riflessione.
I numeri di cui ci dobbiamo occupare nel presente articolo sono così
grandi che non ci permettono di prenderli in considerazione singolarmen-
te; li disporremo secondo una direttrice orizzontale/temporale, così da do-
cumentare la presenza di temi e contenuti rispetto al passaggio epocale che
è stato il Concilio. Alcune aree dogmatiche saranno testimoni di una evolu-
zione nella ricerca, a dimostrazione della vitalità e vivacità intellettuale
della stessa Università Urbaniana.

Il periodo pre-conciliare: 1948-1962

Anche all’interno delle divisioni in periodi partiremo dai dati numerici. Nel
primo periodo prendiamo in esame un arco temporale che va dal primo nu-
mero – in realtà un fascicolo doppio – del 1948 fino al terzo fascicolo del
1962. La tabella che segue raccoglie i titoli apparsi in questi quindici an-
ni e come siano distribuiti per aree.

Aree Studia Notae, com- Altro Totali


mentationes
Mariologia 11 4 5 20
Ecclesiologia 9 5 4 18
Sacramentaria 9 4 3 16
Cristologia 5 2 3 10
Patristica 5 3 8
Antropologia 5 2 7
Fondamentale 4 2 6
Ecumenismo 1 3 4
Magistero – ermeneutica dogma 4 4
Liturgia 2 1 1 4
Escatologia 2 2
Soteriologia 2 2

137
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

Aree Studia Notae, com- Altro Totali


mentationes
Trinitaria 2 2
Pneumatologia 1 1
Totali 62 26 16 104

Il totale dei titoli di questo periodo ammonta a 104; gli autori a 40. Il da-
to che più spicca – e che non sarà minimamente confermato nei periodi
successivi – è l’interesse per il tema mariologico. Nel 1950 viene procla-
mato il dogma dell’assunzione al cielo1; i titoli apparsi prima della defini-
zione sono studi dedicati a Maria in rapporto alle missioni, alla sua azione
di co-offerente nel sacrificio della Messa e alla sua verginità nel pensiero
di Giacomo di Sarug2. Dal 1951 al 1958 iniziano ad essere presenti contri-
buti inerenti il dogma dell’Immacolata3; altri faranno da corona all’indivi-
duazione della singolarità di Maria e alla sua azione nella Chiesa4. La que-
stione mariologica esemplifica il fare teologia durante questo primo periodo.

1
Cf. PIO XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus (01.11.1950) in AAS 42
(1950), 753-773.
2
Cf. J. KNOX, The Blessed Virgin Mary and the Holy Sacrifice of the Mass, “ED” 1
(1948), 1-2, 92-103; P.M. DE MONDREGANES, Maria Santissima y las misiones, “ED” 2
(1949), 1, 49-63; C. VONA, Maria e i dolori del parto nel pensiero di S. Giacomo di Sarug,
“ED” 3 (1950), 2, 254-258.
3
Cf. P. PARENTE, La giustificazione teologica della definizione dommatica dell’Assunzio-
ne, “ED” 4 (1951), 3, 257-273; D.J. VICTORY, The Immaculate Conception in Newman,
“ED” 7 (1954), 2, 147-156; D. BERTETTO, La mediazione celeste di Maria nel magistero
di S.S. Pio XII, “ED” 9 (1956), 1-3, 134-159; B. MARIANI, L’Immacolata nel Protoevan-
gelo: Gen 3,15, “ED” 9 (1956), 1-3, 160-222; S. ZARDONI, Teofane di Nicea e il dogma
dell’Immacolata Concezione nel discorso sulla Madre di Dio, “ED” 10 (1957), 2, 211-235;
D. TOIA, Virgo immaculata, “ED” 11 (1958), 1, 130-141.
4
Cf. A. PIOLANTI, Maria et Ecclesia. Quaedam inter utramque relationes a scriptoribus
Marianis saec. XII illustratae, “ED” 4 (1951), 3, 290-338; ID., Credentium mater. Un note-
vole testo mariologico di Ambrogio Autperto († 781), “ED” 6 (1953), 1, 49-52; C. VONA, La
dottrina di Giacomo di Sarug sulla santità di Maria, “ED” 6 (1953), 1, 30-48; ID., Alcune
osservazioni sugli inni alla Vergine di S. Efrem, “ED” 6 (1953), 3, 381-384; A. PIOLANTI, Si-
cut sponsa ornata monilibus suis. Maria come Sponsa Christi nella teologia fino all’inizio
del sec. XII, “ED” 7 (1954), 3, 299-311; P. PARENTE, La Vergine Madre e la SS. Eucaristia,
“ED” 8 (1955), 2, 195-204; K. BALIC, De regula mariologica Ioannis Duns Scoti, “ED” 9
(1956), 1-3, 110-133; G.M. ROSCHINI, La correzione oggettiva fondamento della correden-
zione soggettiva, “ED” 9 (1956), 1-3, 232-231; D. STIERNON, Le baptême de la sainte
Vierge. Témoignages orientaux et spéculation latine, “ED” 9 (1956), 1-3, 232-249; C. VONA,
Elementi apocrifi e popolari nella omiletica mariana antica, “ED” 10 (1957), 1, 51-64.

138
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

Il clima antimodernista, che traspare da questi articoli, aveva impresso al-


la teologia un preciso rapporto con gli atti del Magistero: la teologia era
chiamata a rendere ragione e dare prova della validità dell’affermazione
contenuta nel dettato magisteriale richiamandosi alla Tradizione, alla pro-
va della Scrittura e alla forza della ragione illuminata dalla fede. Questa
missione antimodernista è esplicitata nel doppio fascicolo del 19515, dedi-
cato al commento della enciclica Humani Generis di Pio XII6: sei studi so-
no dedicati al commento teologico, seguono quello scritturistico e filosofi-
co. Le firme di Pietro Parente7, Antonio Piolanti8 e Joannes Vodopivec9 trat-
teggiano, dapprima, la struttura e il significato del documento per poi sof-
fermarsi sull’intreccio tra simbolismo eucaristico e il mistero ecclesiale, ri-
chiamando la Mystici Corporis Christi10 del 1943. Gli studi che meglio evi-
denziano il clima controversista sono a firma di Damen11 e di Jugie12: si ri-
chiama il teologo ad un atteggiamento di sottomissione di fronte all’inse-
gnamento del Magistero e alla necessità di dover andare oltre facili ireni-
smi costruiti su concordanze dettate più dalla ragione che dalla fede.
Di questo stesso clima vi è traccia negli studia a tema ecclesiologico: ri-
mandando ora a Trento13, ora alla teologia del Corpo Mistico14, e anche per

15
“ED” 4 (1951), 1-2: In Litteras Encyclicas “Humani Generis” Pii PP. XII Commen-
tarium. Magistri Pont. Universitatis De Propaganda Auctoribus.
6
Cf. PIO XII, Lettera enciclica Humani Generis (12.08.1850) in AAS 42 (1850), 561-
578.
17
Cf. P. PARENTE, Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica Humani gene-
ris, “ED” 4 (1951), 1-2, 23-45.
18
Cf. A. PIOLANTI, De symbolismo et ubiquismo eucharistico a Pio XII proscriptis, “ED”
4 (1951), 1-2, 56-71.
19
Cf. J. VODOPIVEC, Ecclesia Catholica Romana Corpus Christi mysticum, “ED” 4
(1951), 1-2, 76-95.
10
Cf. PIO XII, Lettera enciclica Mystici Corporis Christi (29.68.1943), in AAS 35
(1943), 193-248.
11
Cf. C. DAMEN, De submissione encyclicis “Humani generis” debita, “ED” 4 (1951),
1-2, 46-50.
12
Cf. M. JUGIE, L’Encyclique Humani generis et le faux irénisme, “ED” 4 (1951), 1-2,
51-55.
13
Cf. P.F. CALLAEY, Roma da Preside dell’Agape a promotrice del Concilio di Trento,
“ED” 1 (1948), 1-2, 15-34.
14
Cf. J. VODOPIVEC, Ecclesia Catholica Romana Corpus Christi mysticum, “ED” 4
(1951), 1-2, 76-95; ID., L’Église: continuation du Christ, “ED” 7 (1954), 3, 312-325.

139
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

quanto atteneva alle questioni aperte con il mondo riformato15. La frequen-


tazione del pensiero di Tommaso d’Aquino, promosso dalla Aeterni Patris16
di Leone XIII, è evidente in molti contributi, soprattutto quelli appartenen-
ti all’area sacramentale e, in particolare, all’eucarestia nel rapporto tra il
sacrificio cruento della croce e quello incruento della mensa17.
In questo periodo la Rivista è testimone anche di contenuti di cui si anda-
va allora discutendo. Rispetto al duplex ordo si esaminano le tesi di Ambroi-
se Gardeil, Paul Galtier o Maurice De Taille, lasciando emergere una non tan-
to mal celata diffidenza verso autori che, come De Lubac, non solo saranno
successivamente riabilitati ma segneranno un’intera stagione18. Sul versante
cristologico la Rivista è testimone privilegiata della querelle tra Parente e
Galtier circa l’unità ontologica dell’io di Cristo19; nel loro acceso dibattito
non ne guadagna solo la chiarezza delle diverse posizioni ma, mostrando la
verve con cui gli autori dibattono, palesano come la passione controversista
fosse in grado di animare un dialogo franco, al contrario di quanto avviene
oggi, preferendo lasciar cadere nell’oblio le diverse opinioni o prospettive.

15
Cf. ID., Quid Anglicani de unione ecclesiarum?, “ED” 2 (1949), 2, 255-259; ID., Il
primato di Pietro e la successione apostolica nella recente teoria di Oscar Cullmann, “ED”
6 (1953), 1, 81-109; ID., The Christian Dilemma: Catholic Church or Reformation, ibid.,
110-119; B. GHERARDINI, La successione apostolica nella teologia cattolica e nella teolo-
gia di Karl Barth, “ED” 7 (1954), 2, 249-264.
16
Cf. LEONE XIII, Lettera enciclica Aeterni Patris (04.08.1879), in ASS 12 (1879), 97-
115.
17
Cf. M. BRUNETTI, Sulla causalità dei sacramenti, “ED” 11 (1958), 2, 235-249; A.
PIOLANTI, De essentia sacrificii missae. Secundum Alselmum Stolz, O.S.B., “ED” 1 (1948),
1-2, 63-75; ID., Sacramentalità, “ED” 11 (1958), 1, 19-74; R. MASI, De quantitate Cor-
poris Christi in ss. eucharistia apud Durandum a S. Porciano, “ED” 4 (1951), 3, 305-310;
ID., La dottrina sacramentale del sacrificio della S. Messa. Discussioni di teologia contem-
poranea, “ED” 12 (1959), 3, 141-181.
18
Cf. P. PARENTE, I due Adami e la nostra solidarietà con loro, “ED” 1 (1948), 3, 274-
280; ID., Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica Humani generis, “ED” 4
(1951), 1-2, 23-45; M. BORDONI, Note e discussioni intorno al problema della conoscenza
di Dio, “ED” 11 (1958), 2, 274-289; A. PIOLANTI, Santità e verità nel Corpo Mistico di Cri-
sto, “ED” 4 (1954), 1, 39-51; ID., La grazia, come partecipazione della natura divina,
“ED” 10 (1957), 1, 34-50.
19
Cf. P. PARENTE, Autonomia dell’io umano in Cristo?, “ED” 3 (1950), 1, 24-39; ID.,
Unità ontologica e psicologica dell’Uomo-Dio, “ED” 5 (1952), 3, 337-401; ID., Echi del-
la controversia sull’unita ontologica e psicologica di Cristo, “ED” 6 (1953), 3, 312-322;
B. XIBERTA, In controversiam de conscientia humana Christi animadversiones, “ED” 9
(1956), 1-3, 93-109; C. MOLARI, L’unico essere di Cristo, “ED” 11 (1958), 1, 98-108.

140
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

È possibile apprezzare il farsi largo dell’incipiente movimento ecumenico:


sorto ben prima della stagione conciliare, ebbe la forza di prepararla e alimen-
tarla rendendo visibile come si trattasse di un’esigenza interna alla stessa
identità dell’essere Chiesa. In questo primo periodo la firma maggiormente le-
gata al tema è quella di Vodopivec: ebbe modo di recensire gli importanti pas-
si percorsi in quel lasso di tempo20 e mostrarne l’attività legata, inizialmente,
a circoli minoritari e spesso in contrasto con il clima apologetico che conside-
rava la Chiesa cattolica la sola a godere della piena e reale incorporazione al
Corpo Mistico di Cristo21 e definiva eretici e scismatici gli appartenenti alle
altre confessioni22. Il movimento ecumenico, quando sorse, non poté certo ab-
beverarsi al clima apologetico e controversista in cui invece crebbe.
Infine, vorremmo soffermarci sul primo studio, quello con cui apre la Ri-
vista: sembra indicarne la vera e propria mission a cui la Rivista è rimasta
fedele, ossia quell’orizzonte missionario che anima la Chiesa e che ha nel-
le missioni trinitarie il proprio centro23. La studio di Parente lega, nel Mi-
stero del Corpo Mistico, la tradizione mistica e la struttura gerarchico-giu-
ridica all’immagine dell’unione teandrica di Gesù Cristo. L’azione missiona-
ria è descritta nei termini segnati dall’enciclica di Pio XII, per cui guarda
al Risorto, testimone e maestro della verità, apostolo e pontefice della fede
(cf. Eb 3,1), come a colui che continua la propria azione missionaria quale
Capo di quel corpo che è la Chiesa. Fedele al suo mandato e a imitazione
della processione del Verbo, la Chiesa annuncia una sorta di Vangelo viven-
te esprimendo l’immagine luminosa di Dio nel mondo. A questa immagine,
che successivamente il Concilio Vaticano II utilizzerà proprio nell’incipit
della sua Costituzione Dogmatica sulla chiesa24, la Rivista sembra aver vo-
luto essere fedele in questi 75 anni.

20
Cf. J. VODOPIVEC, Conventus oecumenicus (Amsterdam 1948), “ED” 2 (1949), 1, 103-
112.
21
Cf. ID., Membri in re ed appartenenza in voto alla Chiesa di Cristo, “ED” 10 (1957),
1, 65-104.
22
Si confronti la nota di P. PARENTE, De oecumenismo, “ED” 3 (1950), 1, 98-100.
23
Cf. ID., Le missioni cattoliche nella luce della processione del Verbo, “ED” 1 (1948),
1-2, 3-14.
24
«Lumen gentium cum sit Christus, haec Sacrosancta Synodus, in Spiritu Sancto con-
gregata, omnes homines claritate Eius, super faciem Ecclesiae resplendente, illuminare
vehementer exortat, omni creaturae Evangelium annuntiando (cf. Mc 16,15)»: CONCILIO
ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (21.11.1964) n. 1.

141
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

Durante il Concilio

Il secondo arco temporale corrisponde alla stagione Conciliare; prendere-


mo ora in considerazione i titoli dal 1963 al 1967. Benché il Concilio si
concluda l’8 dicembre 1965 e avrebbe avuto senso chiudere con l’ultimo
numero del 1966, scegliamo di arrivare fino al 1967, anno in cui la Rivista
ospita la Miscellanea in honorem Petri Card. Parente25: un numero mono-
grafico celebrativo che bene possiamo utilizzare come termine del nostro
secondo periodo.
I titoli dedicati alla teologia dogmatica e fondamentale sono qui 34; gli
autori 25, anche se, questa volta, tra gli invitati a partecipare alla Miscel-
lanea, diversi furono presenti al Concilio ma non ebbero un legame parti-
colare con l’Università. Spiccano le figure di Yves-Marie-Joseph Congar,
Karl Rahner, Gherard Philips, Jean Daniélou, Alois Grillmeier e Otto Sem-
melroth. Partiamo ancora una volta dai dati.

Area Studia Notae Miscellanea Altro Totali


Commentationes
Ecclesiologia 4 12 16
Sacramentaria 5 1 6
Antropologia 1 2 3
Fondamentale 2 1 1 4
Ecumenismo 1 1
Liturgia 1 1
Mariologia 1 1
Patristica 1 1
Soteriologia 1 1
Totali 17 3 13 1 34

Emerge, anzitutto, ancora l’area ecclesiologica: ma dei 16 titoli totali, 12


appartengono alla Miscellanea situandosi, di per sé, alla fine del Concilio.
Durante gli anni del Concilio i titoli dedicati all’ecclesiologia e all’ecume-
nismo sono cinque; tre si interrogano riguardo al metodo storiografico in ec-

25
Pietro Parente verrà creato cardinale proprio nel 1967, dopo essere stato, dappri-
ma, docente della Urbaniana dal 1934 al 1938 e, poi, elevato a vescovo dal 1955 e no-
minato successivamente segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede dal
1965 al 1967.

142
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

clesiologia e se esso sia in grado di offrire un punto di vista nuovo circa l’i-
dentità del fenomeno Chiesa26; uno è dedicato alla portata ecumenica del
decreto missionario Ad Gentes27; l’ultimo riporta il testo della conferenza te-
nuta da Vodopivec28 al Congresso Internazionale sulla Teologia del Conci-
lio Vaticano II tenutosi nel 1966 a Roma ed ha per oggetto il cap. II del De-
creto Unitatis Redintegratio29.
Oltre a questi titoli ecclesiologici, altri tre guardano a ciò che sta avve-
nendo al Concilio durante il suo svolgimento e riguardano la liturgia, l’an-
tropologia e l’escatologia. Il primo, a firma di Bugnini30, esce non appena
sono stati definitivamente approvati, il 7 dicembre 1962, il Proemio e il
Cap. I della Costituzione sulla liturgia; l’enfasi celebrativa data all’articolo
è segno di come fosse evidente, per chi si sentì spettatore, che quanto sta-
va accadendo avesse una portata storica evidente31. Ermanno Ancilli32 scri-
ve mentre ancora si sta discutendo la Constitutio dogmatica De Ecclesia e,
riportando stralci dell’ora cap. II, si pone la questione di una possibile mi-
stica naturale dei non cristiani. Miano33 riflette sulla questione dei non cre-
denti partendo da Gaudium et Spes n. 22: riportando la necessità di dover
operare una certa desacralizzazione della questione, individua nei laici la

26
Cf. P. CHIOCCHETTA, La Chiesa e la sua storia. Riflessioni storico-teologiche. [I], “ED”
18 (1965), 2, 175-195; ID., La Chiesa e la sua storia. Riflessioni storico-teologiche. [II],
“ED” 18 (1965), 3, 305-340; ID., Church Theology and Method to Study Church History,
“ED” 19 (1966), 3, 302-337.
27
Cf. A. GILLES DE PELICHY, La portée œcuménique du décret sur “L’activité missionnai-
re de l’Église”, “ED” 19 (1966), 3, 338-350.
28
Cf. J. VODOPIVEC, Renovatio et oratio tamquam anima motus oecumenici (ad cap. II
decreti “Unitatis redintegratio”), “ED” 19 (1966), 3, 351-364.
29
Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegra-
tio (21.11.1964) in AAS 57 (1965), 90-112.
30
Cf. A. BUGNINI, Attualità della liturgia dal Concilio di Trento al Vaticano II, “ED” 16
(1963), 2, 181-196.
31
«Il 1962 passerà tra gli anni memorabili nella storia della Chiesa. Il primo periodo
del Concilio Ecumenico Vaticano II è un fatto compiuto […] La “Constitutio de sacra li-
turgia” è stata esaminata e discussa nel suo insieme e singolarmente in 5 settimane di ser-
rato dibattito, e finalmente approvata»: ibid., 181.
32
Cf. E. ANCILLI, Mysticae apud non Christianos. Natura et limites, “ED” 18 (1965), 1,
8-23.
33
Cf. V. MIANO, De quibusdam condicionibus dialogi cum non-credentibus, “ED” 19
(1966), 3, 293-301.

143
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

frontiera di una nuova missionarietà in grado di stare di fronte alle sfide di


un mondo che vive la morte di Dio e potrebbe trovare spunti nelle riflessio-
ni di Bonhoeffer, Bultmann e Tillich.
Sembra riduttivo rimandare a soli otto titoli, eppure un balzo in avanti il
Concilio lo stava già imprimendo: Michelangelo Alessandri34 nel 1963 ri-
presentava la questione tra poligenismo e monogenismo nonostante la que-
stione fosse stata già dibattuta e chiusa all’interno della querelle moderni-
sta. Roberto Masi35 poneva la causalità sacramentale all’interno del rappor-
to tra elemento materiale visibile e grazioso invisibile aggiungendo, alle
precedenti teorie, le prospettive di Billot, Schillebeeckx e Rahner. Nel
1964 Bogliolo36 guardava con interesse alla prospettiva theillardiana cer-
cando però di iscriverla all’interno dei gradi dell’essere e pensando di cor-
reggerla attraverso le nozioni tomiste. Armando Ciappa37 riproponeva sì la
questione del desiderium videndi Deum di Tommaso d’Aquino ma il con-
fronto tra naturale e soprannaturale era ormai destinato a misurarsi con la
prospettiva inaugurata dalla nouvelle théologie presente al Concilio con i
suoi autori di punta.
Si inizia a prendere in considerazione davvero il Concilio quando ormai è
terminato. La Miscellanea del 1967 ne è la testimonianza più lampante: il nu-
mero giunge al termine del percorso conciliare a firma di coloro che al Con-
cilio non sono stati dei comprimari. Gli articoli di questo numero mostrano
come il Concilio ebbe ad occuparsi della Chiesa compiendo davvero un bal-
zo innanzi38 ponendo al centro la definizione della collegialità episcopale39,

34
Cf. M. ALESSANDRI, L’unità del genere umano, “ED” 16 (1963), 1, 157-161.
35
Cf. R. MASI, De causalitate sacramentorum. Recentium opinionum disputatio theolo-
gica. [I], “ED” 16 (1963), 1, 9-54; ID., «De causalitate sacramentorum. Recentium opi-
nionum disputatio theologica. [II], “ED” 16 (1963), 2, 222-266.
36
Cf. L. BOGLIOLO, Scienza e filosofia in Theilard de Chardin alla luce del tomismo,
“ED” 17 (1964), 2, 177-191.
37
Cf. A. CIAPPA, Partecipazione e desiderio naturale di vedere Dio in S. Tommaso d’A-
quino, “ED” 17 (1964), 2, 273-292; T. MIYAKAWA, St. Thomas Aquinas on the Relation bet-
ween Res et sacramentum and Res tantum, “ED” 18 (1965), 1, 61-108.
38
Cf. M. VERGOTTINI, Concilio Vaticano II. Il «balzo innanzi» della teologia, Glossa,
Milano 2012.
39
Cf. Y.-M.-J. CONGAR, La consécration épiscopale et la succession apostolique consti-
tuent-elles chef d’une Église locale ou membre du Collège?, “ED” 20 (1967), n.u., 29-40;
K. RAHNER, Zum Verhältnis zwischen Papst und Bischofskollegium, “ED” 20 (1967), n.u.,

144
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

la questione dell’ordine e della potestà ad essa legata40 ed il rapporto tra


pneuma, istituzione41 e sacramento42.

Il periodo post-conciliare

L’ultimo periodo va dal 1968 al 2023; si tratta del segmento più esteso e
quindi con il maggior numeri di titoli, 197, e autori, 120. Ripartiamo anco-
ra dai dati numerici.

Articoli/Studi Note Articoli attorno Focus Altro Totali


Studia a nuclei tematici
Ecclesiologia 14 5 12 31
Patristica 15 1 7 1 24
Fondamentale 9 2 2 9 22
Cristologia 12 3 2 4 21
Liturgia 11 1 5 17
Antropologia 12 1 1 1 2 17
Ecumenismo 9 1 1 1 1 13
Ermeneutica e Dogma 4 3 2 9
Sacramentaria 5 1 6
Trinitaria 4 1 5
Soteriologia 2 1 1 4
Teologia delle religioni 4 4

41-58; J. DANIÉLOU, L’évêque d’après une lettre de Grégoire de Nysse, “ED” 20 (1967), n.u.,
85-98; C. MOELLER, Origine et développement du thème de la Collégialité à Vatican II,
“ED” 20 (1967), n.u., 445-458.
40
Cf. G. D’ERCOLE, Il fondamento dei poteri episcopali nelle fonti dal sec. II al sec. IV
(a proposito dei n. 21 e 22 della costituzione Lumen gentium del Concilio ecumenico Vati-
cano II), “ED” 20 (1967), n.u., 335-368; O. SEMMELROTH, Ekklesiologische Standortbe-
stimmung der Order im Lichte des II. Vatikanischen Konzils, “ED” 20 (1967), n.u., 157-
172; A. GRILLMEIER, Der Auftrag des II. Vatikanischen Konzils an die Priester, “ED” 20
(1967), n.u., 133-156.
41
Cf. J. VODOPIVEC, Pneuma e istituzione nella comunione ecclesiale, “ED” 20 (1967),
n.u., 173-206.
42
Cf. T. MIYAKAWA, Christ, Church, Sacraments. A Theology of the res et sacramentum,
“ED” 20 (1967), n.u., 369-400.

145
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

Articoli/Studi Note Articoli attorno Focus Altro Totali


Studia a nuclei tematici
Teologia e storia/tempo 2 2 4
Mariologia 1 1 2
Escatologia 2 2
Teologia della liberazione 2 2
Pneumatologia 1 1
Angelologia 1 1
Demonologia 1 1
Teologia contestuale 1 1
Teologia del laicato 1 1
Altro 9
Totali 112 10 18 42 6 197

La percezione avuta subito dopo il Concilio trova ampia conferma: at-


torno all’ecclesiologia ruota molta della riflessione dogmatica perché dive-
nuta il punto dal quale entrare in dialogo ad intra come ad extra43. L’er-
meneutica stessa degli scritti conciliari è oggetto di molti degli studi degli
anni successivi44. I Padri si erano posti il tema del rapporto tra dogma e

43
Cf. B. JACQUELINE, Saint Grégoire et l’ecclésiologie de saint Bernard de Clairvaux,
“ED” 24 (1971), 2, 255-260; A. CONTRI, La teologia della chiesa locale e i suoi orienta-
menti fondamentali, “ED” 25 (1972), 3, 333-401; B. MONDIN, L’ecclesiologia di Yves Con-
gar, “ED” 32 (1979), 3, 409-432; S. MAZZOLINI, Il soffio dello spirito e la realtà missiona-
ria delle Chiese. Approfondimenti ecclesiologia, “ED” 63 (2010), 2, 37-49; ID., Chiesa co-
munione e dialogo. Una correlazione essenziale, “ED” 63 (2010), 3, 149-171; ID., Ripen-
sando l’identità missionaria della chiesa, “ED” 68 (2015), 2, 31-54; P. CODA, Immagina-
re la Chiesa di domani. Quale rapporto con Dio e con l’uomo?, “ED” 63 (2010), 2, 183-
201; C. CIRIELLO, La Chiesa e le donne. Una nuova alleanza da rivisitare, “UUJ” 70
(2017), 1, 55-75; S. NOCETI, Una Chiesa tutta ministeriale. Il Sinodo per l’Amazzonia e la
riflessione sui ministeri che “fanno chiesa”, “UUJ” 73 (2020), 2, 117-147; P. BUA, Incul-
turazione, interculturalità, sinodalità: il Sinodo amazzonico come cammino teologico,
“UUJ” 73 (2020), 2, 91-114.
44
Cf. J. SARAIVA MARTINS, De episcoporum collegialitate post II Vaticanam Synodum,
“ED” 25 (1972), 2, 173-225; E. INNOCENTI, La gerarchia, “ED” 33 (1980), 1, 99-115; J.
VODOPIVEC, L’ecclesiologia del Vaticano II. Dinamismi e prospettive, “ED” 37 (1984), 1,
121-126; W. KASPER, Il ruolo soteriologico della Chiesa e i sacramenti della salvezza, “ED”
41 (1988), 3, 397-420; J. RATZINGER, Il primato di Pietro e l’unita della Chiesa, “ED” 44
(1991), 2, 157-176; S. MAZZOLINI, Ermeneutica e ricezione del Concilio Vaticano II, “ED”
65 (2012), 3, 11-37; ID., Aggiornando la teologia e il suo metodo. Concilio Vaticano II e
dintorni, “UUJ” 67 (2014), 3, 159-183; R. REPOLE, Il Vaticano II e l’ecclesiologia di co-

146
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

storia45, parlando di come progredisse e crescesse con l’assistenza dello


Spirito la comprensione della Parola di Dio nella Chiesa (cf. Dei Verbum,
8); invitavano a trovare all’interno dei dogmi relazioni e gerarchie tra le
varie verità affermate (cf. Unitatis Redintegratio, 11). Questo suscitò stu-
di sul tema46 e incoraggiò un discernimento atto ad individuare cosa fosse
centrale anziché periferico e attinente il percorso dello sviluppo della Tra-
dizione47. I trattati iniziarono un cammino di aggiornamento sia in termini
di linguaggio che di metodo, come è evidente nel passaggio dai Novissimi
alla lettura escatologica48, ma soprattutto riposizionando la propria para-
bola attorno al proprio fuoco: Gesù il Cristo49.

munione, “ED” 65 (2012), 3, 39-53; S. DIANICH, La Chiesa locale del Vaticano II e la pro-
blematica attuale dell’evangelizzazione, ibid., 55-74; D. VITALI, La totalità dei fedeli non
può sbagliarsi nel credere (LG 12). Il sensus fidelium come voce della tradizione, “UUJ” 66
(2013), 2, 37-69; V. MIGNOZZI, La chiesa locale, natura e missione, “UUJ” 73 (2020), 1,
21-37.
45
Cf. K. APPEL, La temporalità del nome di Dio e la missione della Chiesa, “UUJ” 72
(2019), 3, 199-209; P. SEQUERI, Incanto e disincanto del tempo, “UUJ” 72 (2019), 3, 211-
218; J. SARAIVA MARTINS, Alcuni aspetti della teologia della liberazione, “ED” 37 (1984),
3, 353-382; A. CONTRI, Rilievi critici su alcune teologie della liberazione, “ED” 38 (1985),
2, 195-204: G. FERRETTI, Criteri di discernimento ed esemplificazioni dei “segni dei tem-
pi”, “UUJ” 69 (2016), 2, 173-197.
46
Cf. J. STERN, Le développement du dogme selon Newman et la constitution dogmatique
sur la Révélation divine de Vatican II, “ED” 33 (1980), 1, 47-61; V.F. BLEHL, John Henry
Newman on the Development of Doctrine, “ED” 36 (1983), 3, 467-477; N. CAPIZZI, Tren-
to-Vaticano II: i testi sulla tradizione. Spunti per una lettura, “UUJ” 66 (2013), 2, 15-34;
F. PLACIDA Traditio fidei. Una questione sempre antica e sempre nuova, “UUJ” 67 (2014),
3, 185-209; M. GRONCHI, Alle sorgenti delle fedi, per un dialogo possibile tra le identità re-
ligiose, “ED” 57 (2004), 3, 5-25; ID., Le valide intuizioni di p. Teilhard de Chardin tra
passato e futuro, “UUJ” 67 (2014), 2, 21-33.
47
Cf. A. GENOVESE, Sant’Agostino e la scrittura, “ED” 59 (2006), 2, 133-151; ID., Cre-
scit doctrina, crescant opera bona. Due idee agostiniane sull’amore, “ED” 60 (2007), 1,
167-182; ID., Utamur isto divinae providentiae beneficio. Eresia e sviluppo della tradizio-
ne: il caso donatista, “UUJ” 66 (2013), 2, 71-100; G.I. GARGANO, La parola di Dio nella
vita della Chiesa e nel cammino dei popoli, “ED” 61 (2008), 3, 11-44.
48
Qui vale la pena guardare agli articoli apparsi nei periodi precedenti; cf. A. PIOLAN-
TI, Il dogma del purgatorio, “ED” 6 (1953), 3, 287-311; ID., Il Paradiso, “ED” 6 (1953),
2, 171-194; A. CONTRI, È urgente annunciare all’uomo d’oggi la risurrezione dei morti,
“ED” 38 (1985), 3, 229-310; B.J. KOROŠAK, L’eternità dell’inferno, “ED” 41 (1988), 3,
483-494; P. MARANESI, La misericordia: stoffa divina dell’universo. Approccio teologico e
antropologico per un ampliamento del termine evangelico, “UUJ” 69 (2016), 1, 203-221.
49
Cf. M. GRONCHI, La singolare universalità dell’esperienza religiosa di Gesù. [I], “ED”
53 (2000), 2, 137-151; ID., La singolare universalità dell’esperienza religiosa di Gesù. [II],

147
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

I luoghi in cui è meglio riconoscibile quel balzo desiderato da Giovanni


XXIII sono la liturgia, l’antropologia, e il Mistero Trinitario.
Nell’immediato dopo Concilio una delle firme più autorevoli in campo li-
turgico è quella del gesuita Miguel Arranz50: suo è l’indagare il rapporto tra
origine e fondamento in un momento come quello post-conciliare. Il rinno-
vamento era stato avvertito in tutta la sua esigenza, ma, allora proprio co-
me oggi, faticò non poco ad accreditarsi e procedere lungo la via dell’incar-
nazione e dell’inculturazione51. Il dibattito è ben testimoniato da tre Focus:
il primo, nel 2013, legato all’evento della fede, il secondo, nel 2015, al rap-
porto tra rito e vita, il terzo, nel 2018, al rinnovo dei libri liturgici. La cen-
tratura cristologica52, che il movimento liturgico ben conosceva, diede la
stura agli altri documenti richiamando il nesso profondo tra celebrazione e
fede inscritto in Sacrosanctum Concilium53.
L’attenzione all’uomo e al suo destino svelato in Cristo (cf. Gaudium et
Spes, 22) condussero a riflettere attorno al tema del soprannaturale54, all’i-

“ED” 53 (2000), 3, 29-57; ID., Per una fenomenologia cristologica della relazione, “ED”
56 (2003), 1, 31-43; J. ILUNGA MUYA, Croire en dépit du mal. La foi chrétienne face à la
souffrance, “ED” 53 (2000), 1, 53-66; A. CLEMENZIA, Gesù, l’altro e le periferie. Percorso
di lettura, “UUJ” 68 (2015), 3, 221-227; G. COLZANI, Nessun altro fondamento (1Cor
3,11). Note teologiche su cristologia e fondamentalismo, “ED” 56 (2003), 2, 251-268; A.
ABDELMALAK, Romano Guardini e la sua cristologia del mediatore. Una introduzione,
“UUJ” 74 (2021), 1, 203-232.
50
Cf. M. ARRANZ, Le sacerdoce ministériel dans les prières secrètes des Vêpres et des Ma-
tines byzantines, “ED” 24 (1971), 2, 186-219; ID., La liturgie pénitentielle juive après la
destruction du temple, “ED” 28 (1975), 2-3, 412-429.
51
Cf. B. NEUNHEUSER, La romanità della nostra liturgia, “ED” 24 (1971), 3, 428-436;
P. GIGLIONI, Salvezza liturgia inculturazione, “ED” 41 (1988), 3, 461-472; ID. Cultura e
liturgia, “ED” 49 (1996), 1, 99-118; N. ANTIBA, Liturgical Renewal in the Greek Melkite
Catholic Church, “ED” 46 (1993), 1, 19-32.
52
Cf. P.A. MURONI, Nell’unico mistero pasquale l’unica iniziazione cristiana. L’ordine dei
sacramenti a partire dalle fonti bibliche, “ED” 64 (2011), 1, 131-164.
53
Cf. F. TEDESCHI, Traditio symboli – traditio fidei. La professione della fede come atto
liturgico, “UUJ” 66 (2013), 3, 31-64; M. BRACCI, Per una rilettura del Simbolo di Nicea
(325) [I]. La struttura simbolica della formula di fede, “UUJ” 75 (2022), 3, 153-171.
54
Cf. A. STAWROWSKY, Les énergies divines. Le point de vue de la théologie orthodoxe,
“ED” 27 (1974), 1, 145-165; D. COMPOSTA, L’antropologia come presupposto dall’encicli-
ca Veritatis Splendor, “ED” 48 (1995), 3, 335-346; A. OLIVIERI PENNESI, La dottrina del-
la giustificazione nelle “Lectures on Justification” di J.H. Newman, “ED” 51 (1998), 2-3,

148
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

dentità personale umana55, alla sua collocazione all’interno della storia del-
la salvezza56. L’inserimento nel Mistero di Dio rinnova radicalmente la com-
prensione dell’uomo57, eppure questa coscienza dopo il Concilio ha signifi-
cato anche spostare l’attenzione dalla condizione umana intesa essenziali-
sticamente ad una che lo pensa situato nel tempo e nello spazio, nella sto-
ria della salvezza come storia umana58.
La centratura del Mistero del Dio Unitrino attorno all’evento pasquale è
ben testimoniata: si confronti la modalità con cui Fabio Giardini59 articola
la missione della Chiesa rispetto al Mistero Trinitario a quello di Parente
nel primo studio della Rivista del 1948. In questo spostamento di accenti
traspare il movimento interno a tutta la teologia degli ultimi trent’anni: l’e-
lemento esperienziale60, agapico61 e dinamico pasquale62 sono i luoghi en-
tro cui ridire e ripensare ora il Mistero del Dio di Gesù Cristo.

127-160; G. BLANDINO, The Dispute de auxiliis. A New Attempt at a Solution, “ED” 53


(2000), 1, 193-196; D. OGLIARI, Tra teologia e ascesi. Aspetti salienti del pensiero di Pela-
gio, “ED” 65 (2012), 2, 189-215.
55
Cf. D. SPADA, Il rapporto persona-natura nei testi tomistici riguardanti il peccato ori-
ginale, “ED” 31 (1978), 1, 42-79; ID., Il Cristo di Dio risposta ai quesiti sull’uomo, “ED”
38 (1985), 1, 3-21.
56
Cf. B. MONDIN, Il peccato originale nella teologia contemporanea, “ED” 30 (1977),
1, 50-84; B.J. KOROŠAK, “Costituiti peccatori” (Rom 5,19), “ED” 40 (1987), 1, 157-166.
57
Cf. J. CASTELLANO CERVERA, Teologia e contemplazione del mistero, “ED” 53 (2000),
2, 99-121; W. KASPER, Comprensione teologica dell’uomo, “ED” 53 (2000), 2, 15-24.
58
Cf. R. MASI, Il significato cristiano della cura della malattia, “ED” 23 (1970), 2,
281-316; H. GEISSLER, Sulla speranza nella vita cristiana. Riflessioni a partire da alcuni
discorsi di John Henry Newman, “UUJ” 69 (2016), 3, 199-207; F. CHICA ARELLANO, Co-
ordinate per un nuovo umanesimo integrale. Riflessioni scaturenti dall’enciclica Laudato
si’, “UUJ” 73 (2020), 2, 177-208; G. ANCONA, Educare all’umanità oggi nell’orizzonte
dell’antropologia cristiana, “UUJ” 74 (2021), 1, 45-59.
59
Cf. F. GIARDINI, Trinitarian Communion and Christian Mission in Redemptoris Mis-
sio, “ED” 47 (1994), 2, 151-166.
60
Cf. P.P. SALDANHA, The Experience of “the Other” in God’s Self-communication, “ED”
58 (2005), 2-3, 143-154.
61
Cf. C. DOTOLO, Lo specifico della carità cristiana. Elementi di riflessione sull’essenza
del Cristianesimo, “ED” 60 (2007), 1, 135-152.
62
Cf. M. BRACCI, Il mistero dell’ascensione al cielo. Note intorno alla post-esistenza del
Figlio, “ED” 60 (2010), 1, 159-186.

149
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

Note a mo’ di chiusura

La visione offertaci dalla lettura storica degli ultimi 75 anni di Euntes Doce-
te/Urbaniana Universty Journal ci ha consegnato un sensibile rinnovamento
della teologia dogmatica nei contenuti e nel metodo. È stato possibile ap-
prezzare il passaggio da una teologia apologetica ad una che vive il dialogo
con il pensiero contemporaneo, con la storia. Il passaggio da un metodo con-
troversista, articolato dall’esposizione dei propri fondamenti, ad uno più dia-
logico, evolutivo, fondato sull’esperienza religiosa e di fede, ha trasformato
l’immagine stessa della dogmatica. Il Concilio Vaticano II è stato davvero
uno spartiacque. Per chi, come lo scrivente, condivide solo l’attuale sensibi-
lità perché nato e vissuto dopo il Concilio, i numeri della Rivista sono testi-
moni di un passaggio, del cui avvenire vale la pena indagare le modalità.
Ci sembra che gli autori passati attraverso il Concilio non abbiano imme-
diatamente assunto i vari contenuti – forse non sarebbe neppure pensabile
– ma avvertito prima di tutto un passaggio situato al livello del linguaggio.
Alla comparsa dei nuovi stili propositivi del Concilio e alla scomparsa degli
anatematismi ha corrisposto un nuovo stile per la teologia e per il teologo. Se
si guarda ai temi che si affrontano subito dopo il segmento conciliare, que-
sti sono ancora quelli apologetici afferenti agli stilemi tomisti, eppure inizia
a farsi largo un nuovo modo con cui presentare quanto si crede. La narrazio-
ne del Concilio spesso ha fatto ricorso all’enfasi dell’evento dello Spirito e
questo potrebbe anche essere ben testimoniato dalla nostra Rivista facendo
leva sull’assenza di articoli che ne mostrino la preparazione o ne anticipino
i temi. Invece è evidente solo uno stacco63. Il tutto sarebbe in linea con quel-
la sorta di ermeneutica della discontinuità, di cui molto si è parlato con Be-
nedetto XVI. Proprio come testimoniava già von Balthasar, ci fu una sorta di
bastione da abbattere64 connesso ad un complesso antiromano65 che condu-

63
Sarebbe interessante poter comparare i dati che abbiamo raccolto con quelli deri-
vanti dall’analisi delle riviste delle altre pontificie università romane, il presente articolo
non lo permetteva ma uno studio potrebbe offrire un interessante colpo d’occhio al ruolo
delle università durante il Concilio. Ci auguriamo possa essere questo l’oggetto di futuro
dottorato.
64
Cf. H.U. VON BALTHASAR, Schleifung der Bastionen. Von dieser Kirche in dieser Zeit,
Johannes Verlag, Einsiedeln 1989.
65
Cf. ID., Der antirömische Affekt. Wie lässt sich das Papsttum in der Gesamtkirche in-
tegrier, Herder, Freiburg 1974.

150
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Settantacinque anni di teologia dogmatica

ceva la teologia ad arroccarsi e difendersi. Giovanni XXIII, aprendo plasti-


camente le porte dell’assise conciliare, invitò la Chiesa a incamminarsi in
una logica di uscita cosicché entrasse in relazione con quanto aveva fino a
quel momento visto esterno a sé; ciò permise al mondo di poter guardare
oltre quelle mura difensivamente erette, riscoprendo quali tesori fossero lì
depositati, conservati tramandandoli di generazione in generazione.
Del silenzio di quanto stesse avvenendo al Concilio, non possiamo non
domandarci. Forse, più che una forma di arroccamento di fronte ai temi e
alle forme che si andavano sviluppando, il silenzio è il sintomo di un atten-
dismo imposto dal modus procedendi del fare teologia di quella stagione.
Come è possibile documentare, la Rivista faceva da cassa di risonanza ad
un Magistero che trovava nella teologia la modalità con cui esplicitare i suoi
contenuti, mostrando l’articolazione del nexus misteriorum, sostenendo
l’importanza e l’efficacia del suo insegnamento, ammonendo di fronte agli
errori di coloro che troppo si allontanavano dal sentiero già solcato. Il rap-
porto tra i testi del Magistero, nell’epoca controversista, e la figura del teo-
logo-interprete era non poco sbilanciata dalla parte del testo. Cercando di
risalire all’intenzione dell’autore, al senso lì espresso quale insegnamento
vincolante, si offriva una sorta di esegesi incapace di distanziarsi dal testo
a scapito del con-testo, vero e proprio luogo ove poter incorrere maggior-
mente in possibili errori o intenzione da purificare. Il rapporto con il con-
testo è ciò che invece muterà proprio a partire dal Concilio; la teologia di-
verrà sempre più un sapere che si interroga a partire da un luogo condivi-
so: è il mondo in cui la Chiesa è inserita e a cui è inviata, dove apprende
chi Lei sia e ode la chiamata alla sua diaconia66. I vari articoli raccolti at-
torno a nuclei tematici, dalla fine degli anni ‘90, e i diversi Focus, che ini-
zieranno a essere presenza costante nella Rivista dal 2008, sono testimoni
preziosi dell’evoluzione del rapporto che la teologia dogmatica ha avuto con
i testi magisteriali e la loro ermeneutica.

Mario Bracci
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

66
Cf. M. PETRICOLA, La teologia nello spazio pubblico. Una questione “fondamentale”,
“UUJ” 70 (2017), 1, 29-54; N. GENGHINI, La fede nell’età secolare. Un excursus nel pen-
siero di Charles Taylor, “ED” 62 (2009), 2, 31-41.

151
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Mario Bracci

ABSTRACT

SETTANTACINQUE ANNI DI TEOLOGIA DOGMATICA


Un anniversario, una stagione teologica, un cambio d’epoca

Nel 75° della Rivista, l’articolo prende in considerazione gli articoli pubblicati ine-
renti i temi teologico dogmatici. Per meglio analizzarli, l’autore suddivide il ma-
teriale in tre periodi: prima, durante e dopo il Concilio. In questo modo si potran-
no meglio apprezzare quali temi siano apparsi maggiormente in un periodo,
quali abbiano avuto una presenza costante e come nel tempo alcuni temi ab-
biano subito un mutamento nell’essere trattati in coincidenza con la stagione
post-conciliare. In questo modo appare come la Rivista sia stata in relazione ai
temi conciliari e da questi abbia ricevuto un impulso ad approfondirne alcuni.

SEVENTY FIVE YEARS OD DOGMATIC THEOLOGY


An Anniversary, a Theological Season, an Epoch shift

In the 75th anniversary of the Journal, the contribution analyzes the published
articles on dogmatic theological topics. The author divides the material into
three periods: before, during and after the Council. In this way one can appre-
ciate which themes appear more in one period, which ones had a constant
presence, and which ones changed in the post-conciliar season. In this way it
appears how the Journal has been in relation to the Council themes and from
these has received an impulse to deepen some of them.

Keywords: Development of Dogma; II Vatican Council; Pre- and Post- Conciliar


Ecclesiology; Beginnings of the Oecumenical Movement; Pre- and Post- Con-
ciliar Christology

152
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

LA TEOLOGIA MORALE
NEI SETTANTACINQUE ANNI DELLA RIVISTA

Introduzione. Il contesto e lo sviluppo della teologia morale cattolica – Il secondo dopo-


guerra fino al Concilio Ecumenico Vaticano II (1948-1965) – La “ventata di novità” del
Concilio Ecumenico Vaticano II – Il primo periodo postconciliare (1965-1992) – Da Veri-
tatis splendor fino alla “chiusura” di Euntes Docete (1993-2012) – L’ultimo decennio
(2013-2023) – Conclusione

Parole Chiave: Evoluzione della teologia morale cattolica; Magistero pontificio ed etica
teologica; Teologia morale preconciliare; Teologia morale e rinnovamento conciliare; Teolo-
gia morale e contemporaneità

Introduzione
Il contesto e lo sviluppo della teologia morale cattolica

Il cammino recente della teologia morale cattolica è stato certo travagliato


ed entusiasmante. In modo particolare, come per gran parte dello scibile
teologico, il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato l’input per una svolta
radicale e un profondo rinnovamento. Come sappiamo dalla storia e dall’e-
sperienza, ogni passo in avanti è un ingresso in una sorta di “ignoto”, di
“nuovo”, che porta con sé – insieme alle conquiste e allo sviluppo – anche
fatiche, fragilità, eccessi. Parlando di questa storia «che M.D. Chenu defi-
nisce “caotica e affliggente”», L. Vereecke sottolinea come «la teologia mo-
rale cattolica si impoverisce e si smarrisce quando la casuistica o il giuri-
dicismo la mettono al servizio del minimum legale o del sacramento della
penitenza considerato come uno spartiacque tra il lecito e l’illecito. […] La
morale invece fiorisce quando è realista, cioè quando scruta la natura e ri-
conosce, come fonte delle esigenze della vita in Cristo, la fede, la grazia, i
sacramenti»1.

1
L. VEREECKE, voce “Storia della Teologia morale”, in Nuovo Dizionario di Teologia
Morale, a cura di F. COMPAGNONI – G. PIANA – S. PRIVITERA, San Paolo, Cinisello Balsamo,
MI 1990, 1336-1337.

153
2/2023 ANNO LXXVI, 153-169 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

Nel contesto dei 75 anni di attività della Rivista universitaria Euntes Do-
cete (oggi Urbaniana University Journal), cercherò di ripercorrere questo
cammino della morale cattolica come itinerario di ricerca e di approfondi-
mento dell’Università Urbaniana e dei suoi docenti, ricercatori e collabora-
tori. Una ricerca di questo tipo potrebbe seguire molte metodologie, ciascu-
na delle quali avrebbe dei vantaggi, dei punti di forza e, viceversa, dei li-
miti. Conscio di ciò ho pensato fosse bene cercare di impostare questo mio
contributo più come una “storia”, un racconto, che come un verbale o un
semplice insieme di dati, autori e titoli di articoli. Proverò pertanto a riper-
correre sinteticamente il cammino – travagliato ed entusiasmante – della
teologia morale cattolica a partire dal secondo dopoguerra, facendo un co-
stante riferimento ai contributi della Rivista accademica dell’Università
Urbaniana. Credo infatti che i principali destinatari di questo contributo
non siano i docenti e gli esperti di teologia morale – che sono già ben a co-
noscenza di questi contenuti – quanto coloro che attraverso una visione sin-
tetica vogliano essere introdotti a una maggiore comprensione di ciò che è
stato – da diversi punti di vista – il grande rinnovamento attuato e avviato
dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nello specifico per quanto riguarda la
disciplina teologica della morale. Per questo, ritengo che questo articolo, da
un lato, debba avere un approccio che definirei enciclopedico – nel tentati-
vo di riportare tutti i contributi di teologia morale apparsi sulla Rivista –,
dall’altro vuole appunto far emergere alcuni contributi specifici, sempre pe-
rò all’interno del contesto ecclesiale più grande dello sviluppo e della rifor-
ma della disciplina. Uno degli elementi costanti e caratteristici della ricer-
ca in etica2 teologica sulla Rivista dell’università Urbaniana – che balza
immediatamente all’occhio anche solo quando si sfogliano gli indici – è
certamente l’attenzione al Magistero pontificio, quasi come se la Rivista si
percepisse come una sorta di cassa di risonanza nella quale le indicazioni
autorevoli dei Pontefici vengono approfondite e messe in dialogo con le va-
rie discipline teologiche, nel contesto dello slancio missionario ed evange-
lizzatore che è l’anima dell’università in quanto tale3. Passiamo dunque ad

2
In questo contesto uso come sinonimi le espressioni teologia morale, etica cristiana,
etica teologica.
3
La teologia morale è per statuto epistemologico un sapere interdisciplinare, in dialo-
go con altre discipline, sia teologiche che “profane”. Per questo anche nel selezionare i
contributi di teologia morale presenti su Euntes Docete/Urbaniana University Journal a
volte sono non ho preso in considerazione degli articoli che non apparivano propriamente

154
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

affrontare in maniera sistematica i vari contributi di teologia morale da un


punto di vista cronologico, secondo delle suddivisioni temporali che tenga-
no conto dello sviluppo della disciplina nell’ultimo secolo e dell’attività di
Euntes Docete/Urbaniana University Journal 4.

Il secondo dopoguerra fino al Concilio Ecumenico Vaticano II


(1948-1965)

La teologia morale cattolica preconciliare – soprattutto nella sua imposta-


zione didattica e accademica – era intesa come disciplina finalizzata per lo
più alla preparazione dei seminaristi e del clero al ministero della riconci-
liazione sacramentale. La teologia morale di questo periodo è così l’erede
di una grande tradizione che è passata per i grandi Padri della Chiesa e i
Maestri medievali, l’insegnamento insuperato di san Tommaso d’Aquino, il
cui approfondimento – soprattutto circa le nuove questioni emerse con le
grandi scoperte geografiche – è stato l’opera tra l’altro della grande scuola
di Salamanca. Come dimenticare infine poi il grande maestro della nostra
disciplina, sant’Alfonso M. de’ Liguori, che è riuscito nell’epoca dei lumi, a
rilanciare il valore pastorale dell’etica cristiana come scienza, superando le
impasse del rigorismo, del lassismo come anche della sola casistica e della
riduzione della scienza morale perlopiù a una mera applicazione del dirit-
to canonico, secondo un’impostazione individualista. I manuali di teologia
morale avevano – fino al Concilio Vaticano II – una struttura e un’imposta-
zione in cui al primo posto c’erano gli atti umani e la legge, per passare poi
alla coscienza e al peccato.
Gli anni di cui ci stiamo occupando sono stati un periodo di grande fer-
mento culturale ed intellettuale, anche a livello teologico: in particolare la

di etica cristiana, quanto più di diritto canonico o di etica filosofica; viceversa altre volte
ho incluso degli articoli che – nonostante fossero scritti da docenti di altre discipline – mi
sembrava potessero rientrare in qualche modo nell’ambito della teologia morale, soprat-
tutto se teniamo conto che fino al Concilio Vaticano II era considerata normale la conta-
minazione reciproca tra morale, diritto e filosofia. Mi rendo conto che si tratta di criteri
abbastanza personali, che potranno trovare concordi alcuni lettori, mentre altri avrebbero
potuto prendere decisioni diverse.
4
All’interno di questa rassegna degli articoli di teologia morale presenti sulla Rivista
dell’Università ho inserito solo alcune recensioni che si sembravano particolarmente si-
gnificative.

155
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

morale venne toccata dal rinnovamento in corso presso altri ambiti discipli-
nari: il movimento liturgico, il rinnovamento delle scienze bibliche ed ese-
getiche, e si fecero così strada delle teologie morali – soprattutto nel conte-
sto della Chiesa di lingua tedesca – che avevano per oggetto la vita cristia-
na (e non si presentavano così come manuali per i confessori) la quale si
configurava sostanzialmente come un’imitazione di Cristo. Tra questi con-
tributi come non ricordare la prima edizione de La legge di Cristo (1954)
di p. Bernhard Häring nella quale emerge come la morale (che affronta te-
mi come il Regno, l’imitazione di Gesù e l’amore), grazie anche all’appor-
to delle scienze bibliche e della filosofia contemporanea, in particolare l’e-
sistenzialismo, emerge essenzialmente come la risposta dell’uomo alla
chiamata di Dio: l’influsso di Häring sulla disciplina continuerà a far sen-
tire i suoi effetti anche negli anni successivi al Concilio.
Gli articoli di morale in questi anni su Euntes Docete non sono molto nu-
merosi, alcuni sono in latino, anche se nell’avanzare degli anni ‘50 si fan-
no sempre più strada le lingue moderne. In generale sono poi testi molto
corposi se affrontano questioni che oggi chiameremmo di morale fondamen-
tale, al “confine” tra teologia, filosofia, antropologia e diritto. Mentre sono
notevolmente più ridimensionati quelli che si occupano di questioni norma-
tive puntuali, in cui le argomentazioni giuridiche hanno grande rilievo. Qui
di seguito una carrellata dei principali articoli di teologia morale presenti
in Euntes Docete di questo periodo. Un elemento che balza subito all’occhio
è l’impostazione apologetica e l’obiettivo – molto bene espresso – di confu-
tare errori5 o ribadire il mondo assiologico-spirituale cattolico nel fermen-
to dei tempi nuovi che sta emergendo6. Tra gli autori maggiormente rappre-

5
Cf. per esempio l’introduzione del saggio Être et agir di Breton: «Nous voudrions
compléter notre critique d’un essai d’explication, qui utiliserait, des interprétations diver-
ses précédentment rejetées, comme insuffisantes et erronées, le ‘donné traditionnel’ qu’el-
les mettent en œuvre», S. BRETON, Etre et agir (reflexion sur un axiome), “ED” 3 (1950),
3, 317.
6
«Il volto della famiglia, infatti, è un volto poliedrico (biologico, psichico, sociale, spi-
rituale) e va visto e giudicato così nelle sue parti, come nel suo complesso, perché quelle
sono la condizione “sine qua non” del tutto, che, proprio per questo, non può esistere sen-
za ed all’infuori di esse. Se, come dice il Santo Vangelo, per disperdere il gregge bisogna
attaccare il pastore (Mc. XIV, 27), i valori morali della società non crolleranno, la storia
ce lo insegna, se non saranno intaccati nella famiglia le cellule viventi dei suoi valori spi-
rituali. Scrivere una morale familiare significa dare uno sguardo diagnostico sia ai suoi va-
lori perenni, di essenziale importanza, che a quelli attuali e, nello stesso tempo, segnare

156
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

sentativi troviamo i redentoristi Jan Visser e Cornelius Damen (docenti del


Pontificio Ateneo Urbano), monsignor Pietro Palazzini e il passionista Sta-
nislas Breton; troviamo poi singoli contributi del gesuita Enrico Baragli,
esperto di comunicazione, e del francescano Ermenegildo Lio.
S. BRETON, Reflexions sur l’intentionalité, “ED” 3 (1950), 1, 40-74; ID.,
Être et agir. (Reflexions sur un axiome), “ED” 3 (1950), 3, 317-345; J. VIS-
SER, Lex naturalis et intellectus humanus valores fundamentales in scientia
morali, “ED” 4 (1951), 1-2, 173-180; P. PALAZZINI, La determinazione del
superfluo alla luce del pensiero teologico, “ED” 7 (1954), 3, 396-399; J. VIS-
SER, De fundamento Theologico praecepti Confessionis praemittedae Sacra-
mento Eucharistiae post commissum peccatum mortale, “ED” 9 (1956), 1-3,
289-305; P. PALAZZINI, Postille al trattato “de iustitia et iure”. Svalutazione
della moneta e pagamento dei debiti con particolare riguardo al diritto e al-
la giurisprudenza italiana, “ED” 9 (1956), 1-3, 364-376; ID., Summa Theo-
logiae moralis lineamenta in Didachè et in Epistola Pseudo-Barnabae,
“ED” 11 (1958), 2, 260-273; P. CASTELLI, S. Antonio Maria Claret Morali-
sta, “ED” 12 (1959), 1, 85-98; E. LIO, Morale e medicina, “ED” 12 (1959),
2, 235-239; E. BARAGLI, Moralia atque pastoralia problemata hodiernorum
instrumentorum communicationis socialis, “ED” 13 (1960), 3, 428-454.
All’interno dell’attività precipua dell’Università di Propaganda fide, non
mancano le riflessioni sul legame tra evangelizzazione, culture e vita mora-
le: C. DAMEN, De incremento Theologiae moralis et pastoralis ex activitate
missionaria, “ED” 3 (1950), 2, 225-227; V.L. GROTTANELLI, L’etnologia e le
“leggi” della condotta umana. Prolusione all’anno accademico 1959-1960,
“ED” 13 (1960), 1, 76-90.

La “ventata di novità” del Concilio Ecumenico Vaticano II

Le linee di fondo del rinnovamento della teologia morale avviato e sostenu-


to dal Concilio sono anzitutto che «la teologia morale si leghi alla teologia
dogmatica; si fondi nella Sacra Scrittura e sia integrata nel mistero del Cri-
sto e della salvezza. Si insista inoltre che la carità sia il suo centro, così co-

alla famiglia le condizioni di vita che, come principio devono essere rigide, ma possono
comportare la loro parte di elasticità onde accogliere il fluire di aspetti nuovi, quelli cioè
che sono un postulato dell’evolversi della vita stessa», G.P. POZZI, Recensione al volume di
T. GOFFI, Morale familiare, “ED” 12 (1959), 2, 243-245.

157
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

me è il centro e la ricapitolazione della legge del Cristo»7. Emerge poi la


necessità di superare un uso apologetico della Scrittura e della Tradizione,
un atteggiamento spesso polemico nei confronti del pensiero contempora-
neo, così come una visione individualista dell’impegno etico, preoccupata
più di un certo minimalismo finalizzato a evitare il peccato, che della pie-
nezza del “camminare in una vita nuova”, secondo la felice espressione
della Lettera ai Romani. Come non ricordare allora la frase guida per il rin-
novamento della morale di Optatam totius 16: «Si ponga speciale cura nel
perfezionare la teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica,
più nutrita della dottrina della sacra Scrittura, illustri la grandezza della vo-
cazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità
per la vita del mondo».

Il primo periodo postconciliare (1965-1992)

Il nuovo cammino avviato dalla teologia morale cattolica in seguito alle in-
dicazioni rivolte dall’assise conciliare, si struttura – come si è soliti sinte-
tizzare – in alcune fasi principali. Si tratta infatti di un periodo molto lun-
go, che di fatto arriva ai nostri giorni, e che ha visto il concentrarsi intorno
ad alcune problematiche centrali. Si realizza una certa rottura con il passa-
to recente, per gli evidenti limiti dell’impostazione preconciliare, eviden-
ziati a più riprese da teologi e pastori della Chiesa negli anni che hanno
preceduto e hanno seguito il Concilio. In particolare la novità emerge nel-
l’intensificarsi di quel confronto tra teologia morale e altri movimenti di rin-
novamento teologici e culturali, in particolare il movimento biblico, la ri-
scoperta di san Tommaso, il movimento ecumenico, le teologie delle realtà
terrene e i nuovi orientamenti filosofici. È il tempo di impostazioni morali
cristocentriche e di critica aperta verso il passato della disciplina8.

7
Card. PAUL-ÉMILE LÉGER, Intervento alla sessione del novembre 1964, cit. in Acta
synodalia Conc. Oecum. Vat. II, vol. III, pars VII, Città del Vaticano 1975, 710-71.
8
«La visione teonoma di S. Alfonso era anche visione cristocentrica: egli, come S. Pao-
lo, concepiva la sua vita morale e spirituale come vita di “énnomos Xristou” (1Cor 9,21):
vita di Cristo è la legge interiore. Egli sapeva bene come Dio si è fatto presente nella sto-
ria dell’uomo, collettività e singole persone, con la incarnazione del Verbo in Cristo Gesù.
Per questo il Cristo si unisce in un certo modo, come dice il Vaticano II, con ognuno di
noi; e ci si pone come rivelatore del Padre, come via del nostro ritorno intensivo al Padre.

158
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

La pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae da parte di San Paolo VI


nel 1968 accenderà il dibattito circa il rapporto tra teologia morale e Magi-
stero (in particolare sulla competenza dei pastori a proposito del diritto na-
turale), sul modo di attingere ai dati empirici provenienti dalle scienze (il
tema dell’interdisciplinarietà) per fare etica cristiana, sul ruolo pubblico
del moralista all’interno della Chiesa e sul suo diritto al dissenso rispetto
alle posizioni magisteriali. È così il tempo in cui si sente la necessità – da
parte di diversi moralisti – di riaffermare l’insegnamento morale tradizio-
nale (prima dato quasi per scontato), in un contesto sociale – come quello
degli anni ‘70 – in cui tutto (o quasi) è rimesso in discussione.
Nel frattempo si vanno sempre più chiaramente codificando i due fonda-
mentali modelli di teologia morale che catalizzeranno, per alcuni decenni,
in maniera quasi esclusiva, l’approfondimento della disciplina: si tratta del
celebre dibattito tra “morale autonoma in contesto cristiano” ed “etica del-
la fede”. Il primo modello sottolineava in particolare l’istanza del dialogo
con la cultura contemporanea, mentre il secondo era orientato a valorizza-
re in maniera preponderante la dimensione propriamente teologica della
morale cattolica9. In fondo questo dibattito nasceva proprio dal desiderio di

[…] Il finalismo, chiave di volta della nostra vita di persone, si pone come tensione esca-
tologica comunitaria di tutta l’umanità verso il regno di Dio, proposto come regno pieno
dell’uomo. La prudenza diventa così economia ermeneutica della nostra quotidianità, nel-
la presenza di Dio in Cristo e la sapienza che illumina questa economia si pone come ten-
sione di fede-carità in tensione di speranza escatologica. E in questa creatura nuova con-
siste la persona “énnomos Xristou” e la sua coscienza morale», D. CAPONE, Per una teo-
logia morale prudenziale con S. Alfonso, “ED” (1987), 1, 44.
9
«L’etica della grazia rivendica [...] Dio che salva e redime l’uomo, ma l’uomo è tuttavia
chiamato a collaborare con Dio, ad agire nella libertà, perché il riscatto della colpa sia du-
ratura ed operante, sino alla consumazione. […] L’uomo vecchio cede il posto all’uomo nuo-
vo: il nulla, che è nel peccato, ritrova l’essere, atto alla luce e al possesso beatificamente,
nella redenzione. “Dialettizzare” il Cristo, umanizzarlo, non sia un’assurda autoperdita o
autoredenzione: Il Cristo non ci assomiglia soltanto perché ama, soffre e vive come noi, ma
perché dona agli altri, come per se stesso, la vita divina, il suggello della luce, la pienezza
che salva. È, quindi, eteronomia, l’esistere umano, che di fronte alla trascendenza non si
svela, ma si “vela” di tragedia e di angoscia, ed esalta la propria intersoggettività. Teologia
della crisi e del dubbio questa: vani, quindi, i nostri sforzi e vana la nostra morale, perché
non approda alla vita salutare. […] Mettiamoci pure decisamente al fianco di coloro che si
dedicano con tutte le loro forze alla ricerca del significato della vita, etsi Deus non daretur,
come se Dio non esistesse. In questo incontro dell’uomo con l’uomo, nell’atto di spezzare il
pane quotidiano, scopriremo il Cristo della “nostra vita”, non il Cristo della “vita divina”,
santificante, G. GENNARO, Teonomia ed eteronomia, “ED” 25 (1972), 2, 322-323.

159
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

fedeltà al dettame conciliare di Optatatm totius 16 e di Gaudium et spes 46


(«alla luce del vangelo e dell’esperienza umana») cercando di cogliere ed
evidenziare il proprium, cioè la specificità della morale cristiana all’inter-
no degli approcci etici plurali dal punto di vista religioso e filosofico pre-
senti nel mondo.
Evidenzio di qui seguito alcuni tra i più significativi articoli, pubblicati
su Euntes Docete di questi anni, che si occupano di teologia morale10. Tra
gli autori di questo periodo troviamo alcuni professori dell’Università, co-
me Karl Heinz Peschke della Società del Verbo Divino, il giurista Dario
Composta, il domenicano Reginaldo Maria Pizzorni, il carmelitano Bonifa-
cio Honings, il francescano Emmanuele Testa, il missionario del Sacro Cuo-
re Mario Di Ianni; ci sono anche contributi dei redentoristi Domenico Ca-
pone e Terence Kennedy, di Carlo Caffarra, di Francesco Marinelli e di Ra-
món Garcia de Haro de Goytisolo, dei domenicani James T. McHugh, Ma-
rio Valentino Ferrari e Feliks Wojciech Bednarski, del gesuita Hamel
Edouard, dei salesiani Guido Gatti e Giuseppe Gemmellaro, dei francesca-
ni Serafino M. Gozzo e Giuliano Gennaro.
M. FRANCESCO, Confessione e comunione, “ED” 24 (1971), 3, 392-416; S.
GOZZO, La Dottrina storico-religioso-morale di Gen. 38: opinioni moderne e
dottrina della Chiesa, “ED” 25 (1972), 1, 13-108; G. GENNARO, Teonomia
ed eteronomia, “ED” 25 (1972), 2, 321-332; M. DI IANNI, La fecondazione
artificiale e il personalismo nel matrimonio, “ED” 26 (1973), 2, 320-381;
G. GEMMELLARO, Moralità, socialità e prospettiva educativa e pastorale. Dal
pluralismo ontologico e teleologico al pluralismo sociale e istituzionale,
“ED” 28 (1975), 2-3, 430-445; D. COMPOSTA, Diritto naturale e magistero,
“ED” 29 (1976), 2, 365-377; E. TESTA, Il comandamento “non concupire”,
“ED” 33 (1980), 2, 163-175; R.M. PIZZORNI, Gradualità della conoscenza
del diritto naturale, “ED” 37 (1984), 2, 301-328; F.A. BEDNARSKI, La bel-
lezza della cultura morale, “ED” 39 (1986), 3, 367-385; C. CAFFARRA, “Pri-
mum quod cadit in apprehensione practicae rationis” (1,2, p.94, a.2). Varia-
zioni su un tema tomista, “ED” 39 (1986), 3, 387-407; R. GARCIA DE HA-
RO Y GOYTISOLO, La virtù quale crescita della libertà e dell’immagine di Dio
nell’uomo, “ED” 39 (1986), 3, 341-366; H. EDOUARD, La morale cristiana
e la cultura contemporanea, “ED” 39 (1986), 3, 491-502; V.M. FERRARI, Il

10
Ai fini della nostra ricerca è particolarmente degna di attenzione l’annata 1987, il
cui primo numero è quasi completamente dedicato a temi morali.

160
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

compito morale e la sua distribuzione (rileggendo S. Tommaso), “ED” 40


(1987), 1, 3-22; D. CAPONE, Per una teologia morale prudenziale con S. Al-
fonso, “ED” 40 (1987), 1, 23-45; D. COMPOSTA, L’intenzione come momento
costitutivo dell’atto morale, “ED” 40 (1987), 1, 47-70; K.H. PESCHKE, Die
Komplementarität deontologischer und teleologischer Normenbegründung,
“ED” 40 (1987), 1, 71-86; T. KENNEDY, The Originality of John Finnis’s
Conception of the Natural Law, “ED” 40 (1987), 1, 87-101; G. GATTI, Il si-
gnificato del corpo in etica sessuale, “ED” 40 (1987), 1, 103-119; B. HO-
NINGS, La F.I.V.E.T.: aspetti e valutazioni, “ED” 40 (1987), 1, 121-138; J.T.
MCHUGH, Moral Principles and Public Policy: A Thomistic Perspective, “ED”
40 (1987), 1, 139-155; R. PIZZORNI, Fondazione religiosa dei diritti umani,
“ED” 40 (1987), 3, 567-580; ID., Il diritto naturale secondo S. Tommaso
d’Aquino, “ED” 44 (1991), 1, 101-126; D. COMPOSTA, Un importante tratta-
to di teologia morale fondamentale, “ED” 46 (1993), 3, 397-400.

Da Veritatis splendor fino alla “chiusura” di Euntes Docete


(1993-2012)

Con la pubblicazione da parte di San Giovanni Paolo II di Veritatis splendor


(1993), in qualche modo il dibattito tra i modelli della “morale autonoma
in contesto cristiano” e dell’“etica della fede” si è progressivamente ridi-
mensionato: la riflessione teologico-morale si sposta così su temi specifici,
in particolare lasciandosi provocare dalle istanze della contemporaneità e
dalle piste indicate dal Magistero pontificio, anche in ambito di morale fon-
damentale, come per esempio, la legge naturale. Veritatis splendor è ormai
un testo da studiare, comprendere, commentare, analizzare e da cui ripar-
tire per fare etica cristiana nella Chiesa cattolica11. Un’altra area di rifles-

11
«Al momento della pubblicazione dell’Enciclica, oltre alcuni passaggi logici diffici-
li, molti lettori si sono trovati davanti a neologismi quali: consequenzialismo, teleologi-
smo, proporzionalismo, che li hanno completamente spiazzati. Anche termini come: asso-
luti morali, opzione fondamentale, scelte categoriali, ecc., meriterebbero di essere a lun-
go trattati non solo nel loro significato etimologico e di sostanza, ma anche nel loro svol-
gersi storico nelle varie accentuazioni che diversi termini subiscono da autore a autore.
Nel desiderio di chi scrive c’è anche un valido raccordo tra Teologia Morale e le sue tra-
versie storiche e lo sforzo leale degli ultimi decenni da parte di studiosi che hanno propo-
sto varie ipotesi di lavoro, che si sono poi rivelate del tutto inesatte. L’Enciclica dovrebbe
essere presentata come il punto di arrivo autorevole di un lungo e tormentoso lavorio di

161
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

sione – soprattutto per quello che riguarda la morale speciale – è la bioeti-


ca, anch’essa autorevolmente rilanciata grazie alla pubblicazione dell’enci-
clica di San Giovanni Paolo II Evangelium vitae nel 199512: temi partico-
larmente “caldi” sono il fine-vita, le questioni relative alla fecondazione as-
sistita/artificiale13, il dialogo con le neuroscienze14.

tanti studiosi che, nel tentativo di portare il messaggio etico del cristianesimo nel mondo
di oggi, hanno studiato e sofferto senza conseguire sempre brillanti risultati. I loro sforzi
hanno permesso di rielaborare la materia e proporla in linguaggio nuovo», M. DI IANNI, Ve-
ritatis splendor: consuntivi e auspici, “ED” (1994), 2, 247-250.
12
«Notazione da sottolineare è l’impossibilità delle tesi di certa bioetica laica che vuo-
le argomentare come se Dio non esistesse […]. L’Enciclica esplicitamente afferma:
“Quando si nega Dio e si vive come se Egli non esistesse, o comunque non si tiene conto
dei suoi comandamenti, si finisce facilmente per negare o compromettere anche la digni-
tà della persona umana e l’inviolabilità della vita”. Lo sviluppo della tecnica e della scien-
za nell’ambito della vita, riporta sempre a galla l’eterno interrogativo dell’origine della vi-
ta, sul perché dell’esistenza, ecc… L’enciclica offre anche alla bioetica personalistica il
senso della vita che è in stretta connessione con la fede nel Dio creatore e dispensatore di
ogni bene. […] Questa constatazione comporta, a livello pratico, la formazione di un ret-
to sentire della bioetica che, in ultima analisi, è quella cultura della vita sulla quale insi-
ste l’enciclica», M. DI IANNI, Recensione a G. RUSSO (a cura di), Evangelium vitae – Com-
mento all’enciclica sulla Bioetica, “ED” (1996), 2, 293-294.
13
«Alla domanda su quando comincia la vita umana, la risposta è che la vita umana
comincia dal primo momento della concezione: “Dal momento in cui la cellula-uovo è fer-
tilizzata, è cominciata una nuova vita, che non è più quella del padre, né della madre; è
invece la vita di un nuovo essere umano che ha il suo proprio sviluppo. E non potrebbe
mai essere reso umano, se non fosse umano già fin dall’inizio” (istr. Donum vitae 78) […].
Ciò serve per rispondere a tutte le moderne riproposizioni della teoria dell’animazione ri-
tardata. La Chiesa ha insegnato in modo costante la verità del rispetto della vita umana
nascente, attraverso una tradizione che procedeva senza le conoscenze scientifiche che
ora possediamo. Come abbiamo rilevato, lo stesso Tommaso d’Aquino nel proporre col
pensiero di Aristotele la teoria dell’animazione ritardata, non applicò mai le eventuali
conseguenze per modificare la tradizione della Chiesa riguardo all’aborto. […] Tanto me-
no paiono fermi e sostenibili gli argomenti che cercano di costruire un indirizzo teologico
favorevole all’animazione ritardata, e quindi favorevole alla liceità della distruzione di
embrioni in stadio iniziale con l’aborto volontario, facendo leva sulle riflessioni del pas-
sato», G.M. MIGLIETTA, Dibattiti nella teologia riguardo la liceità della distruzione di em-
brioni umani in stadio iniziale di sviluppo con l’aborto volontario, “ED” 53 (2000), 1, 136.
14
«Di fronte alla concezione della coscienza vista a partire dalle neuroscienze, mi pa-
re opportuno richiamare brevemente una sintesi della dimensione della coscienza, così co-
me viene recepita all’interno dell’etica nel contesto della riflessione cristiana. L’obiettivo
è quello di lasciare emergere più chiaramente la particolarità tra le due concezioni e por-
re le basi per un dialogo fruttuoso tra la morale e le neuroscienze. […] Nel contesto della

162
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

Tra i docenti dell’Università Urbaniana che scrivono di morale su Eun-


tes Docete in questo periodo troviamo Mario Di Ianni, Reginaldo M. Pizzor-
ni, Lluís Clavell, Paolo Miccoli e il saveriano Battista Mondin. Ci sono an-
che articoli di docenti di altre università e centri di studio accademici: è il
caso di Guido Maria Miglietta degli Oblati di San Giuseppe, del gesuita
Francesco Maceri, del sociologo Thomas Luckmann e di Basilio Petrà.
Tra l’altro, proprio a partire dai primi anni del 2000 (esattamente nel
2005 Cataldo Zuccaro, nel 2006 Aldo Vendemiati, nel 2008 Claudio Papa-
le, nel 2011 Vidas Balčius) cominciano a trovare articoli di quei docenti,
che ancora oggi sono attivi nel corpo accademico dell’Università e special-
mente nella Facoltà di Teologia. In questo periodo segnalo i seguenti con-
tributi come principali articoli di teologia morale in Euntes Docete.
M. DI IANNI, Veritatis splendor: consuntivi e auspici, “ED” 47 (1994), 2,
247-250; D. COMPOSTA, L’antropologia come presupposto dell’Enciclica Ve-
ritatis splendor, “ED” (1995), 3, 335-346; C. LLUIS, Libertà e legge natu-
rale nella persona umana (commento a Veritatis splendor, nn.28-53), “ED”
(1995), 1-2, 365-375; P. MICCOLI, Riflessioni su alcuni risvolti della Verita-
tis splendor, “ED” (1995), 3, 377-389; B. MONDIN, Cultura e morale,
“ED” (1995), 3, 391-405; M. DI IANNI, La pena di morte, “ED” (1995), 2,
207-232; P. MICCOLI, La riflessione agostiniana sulla morale sessuale,
“ED” (1996), 2, 267-290; M. DI IANNI, Recensione a G. RUSSO (a cura di),
Evangelium vitae – Commento all’enciclica sulla Bioetica, “ED” (1996),
2, 291-293; R. PIZZORNI, Il Messaggio di S.S. Giovanni Paolo II per la ce-
lebrazione della XXXI giornata mondiale della pace (1° gennaio 1998) e il

tradizione cristiana, il dato antropologico fondamentale è che l’uomo, creato a immagine e


somiglianza divina, è costituito come unità di “anima e di corpo” […]. In tal modo si ri-
esce ad andare oltre un monismo di tipo riduttivo e immanentista e un dualismo che spez-
zerebbe l’unità della persona. […] L’uomo concretamente deve esser inteso come tutto in-
carnato e tutto spirituale, per cui, ad esempio, sarebbe falso pensare che più egli si distac-
ca dal corpo e più si umanizza. La meditazione antropologica potrebbe aprirsi a conside-
razioni di tipo teologico proprio a partire da qui, ricordando come il cardine della salvez-
za si può trovare nella carne di Cristo, secondo l’assioma di Tertulliano: caro cardo salu-
tis. La morte, in questo contesto, rappresenta la radicale frantumazione dell’unità della
persona e deve essere considerata un evento che non tocca soltanto il corpo dell’uomo, ma
anche la sua anima. Questa verità, tuttavia, deve essere compresa accanto alla convinzio-
ne dell’immortalità dell’anima, così come è testimoniata unanimemente attraverso l’evolu-
zione del pensiero cristiano. Per questo la “comunione dei santi” fa parte del credo del
dogma cristiano che ritiene parimenti possibile la fruizione di Dio, anche prima della ri-
surrezione dei corpi», C. ZUCCARO, Neuroscienze e teologia morale, “ED” (2006), 3, 33. 53.

163
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

50º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10


dicembre 1948), “ED” (1998), 2-3, 161-177; G.M. MIGLIETTA, Decisioni e
atteggiamenti bioetici di fronte al morire, “ED” (1998), 2-3, 349-361;
R.M. PIZZORNI, La pace frutto delle “opere della giustizia e dell’amore”:
messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace,
1.1.2000, “ED” 53 (2000), 1, 109-124; G.M. MIGLIETTA, Dibattiti nella
teologia riguardo la liceità della distruzione di embrioni umani in stadio
iniziale di sviluppo con l’aborto volontario, “ED” (2000), 1, 125-136; R.M.
PIZZORNI, Comandamenti e legge naturale (Omelia i Giovanni Paolo II al
monte Sinai del 26 febbraio 2000), “ED” (2000), 3, 127-137; F. MACERI,
Il ruolo della coscienza nel dialogo tra fede e ragione secondo Newman: un
aiuto per il superamento della tensione tra integralismo e nichilismo, “ED”
53 (2000), 3, 139-151; R.M. PIZZORNI, “Dio fonte suprema della dignità
della persona umana e dei suoi diritti fondamentali”. Messaggio di Giovan-
ni Paolo II al Convegno per i 1200 anni dell’incoronazione di Carlo Ma-
gno, “ED” (2001), 1, 87-93; G.M. MIGLIETTA, Percorsi per una fondazione
cristologica della teologia morale: passaggi, interrogativi, soluzioni, “ED”
(2001), 1, 175-189; T. LUCKMANN, Superficial or Radical Transformations
of Religion and Morality in the Modern World, 35-46; G.M. MIGLIETTA, Il
diritto internazionale umanitario: la guerra, la riconciliazione, “ED”
(2002), 1, 167-177; R.M. PIZZORNI, Riflessioni sulla pace leggendo il mes-
saggio per la Giornata Mondiale della pace 2002 di Giovanni Paolo II,
“ED” (2002), 1, 115-119; C. ZUCCARO, La teologia morale in dialogo con
la bioetica, “ED” (2005), 2-3, 155-180; A. VENDEMIATI, Giustizia, respon-
sabilità e verità. Diritti dell’uomo nella Gaudium et spes e nella Dignitatis
humanae, “ED” (2006), 2, 81-96; C. ZUCCARO, Neuroscienze e teologia
morale, “ED” (2006), 3, 9-54; ID., La centralità dell’amore nella vita mo-
rale del cristiano, “ED” (2001), 1, 211-225; ID., Etica laica ed etica cri-
stiana, (2007), 2, 67-92; B. PETRÀ, Morale e missione. Intorno ad una re-
cente opera di Cataldo Zuccaro, (2007), 3, 195-210; C. PAPALE, Il “meto-
do Billings” come risposta alla politica statale di controllo delle nascite nei
territori di missione, “ED” (2008), 1, 169-182; V. BALČIUS, Dichiarazioni
anticipate di trattamento: nuclei di attenzione per una decisione etica,
“ED” (2011), 1, 195-222; Idem, L’opzione fondamentale nel Magistero re-
cente, “ED” (2011), 2, 131-150; C. ZUCCARO, Inculturazione della morale
e nuova evangelizzazione, “ED” (2012), 1, 199-218.

164
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

L’ultimo decennio (2013-2023)

Nel 2013 avviene il passaggio da Euntes Docete a Urbaniana University


Journal, di fatto in concomitanza con l’elezione di papa Francesco. Le sfi-
de morali contemporanee e le numerose e sollecitazioni di papa Bergoglio
(testi magisteriali essenziali di riferimento sono l’esortazione apostolica
Evangelii gaudium e l’enciclica Laudato si’) orientano la riflessione etico-
teologica – soprattutto in ambito sociale, a oltrepassare le sole questioni di
etica economica15 e giustizia sociale e approda a tematiche finora non af-
frontate in maniera sistematica: l’ecologia, le migrazioni e la vulnerabilità;
quest’ultimo argomento è stato affrontato specificamente nel focus del se-
condo fascicolo del 202216. Vediamo poi anche un allargamento delle pro-

15
«Papa Francesco dimostra di aver bene compreso che a partire dall’ultimo trenten-
nio, in seguito al dispiegarsi degli effetti congiunti della globalizzazione e della terza ri-
voluzione industriale, si è verificata un’inversione del rapporto tra sfera economica e po-
litica, per cui l’economia è diventata il regno dei fini e la politica il regno dei mezzi. Nei
due secoli precedenti invece era la politica, come azione organizzata responsabile del be-
ne comune, ad indicare i fini che la società doveva raggiungere e al mercato si chiedeva
la ricerca dei mezzi più efficaci per conseguirli. Adesso il Papa chiede di rimettere le co-
se a posto. […] Il mercato infatti non è solo un meccanismo efficiente di regolazione de-
gli scambi ma è, soprattutto, un ethos che induce cambiamenti profondi delle relazioni
umane e del carattere degli uomini che vivono in società. Di qui l’insistenza del Papa sul
principio di fraternità che deve trovare un posto adeguato dentro l’agire del mercato e
non fuori, come vuole il “capitalismo compassionevole”», L. SALUTATI, L’orizzonte etico
in ambito economico-sociale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Fran-
cesco, (2015), 2, 70-71.
16
«La ripresa di alcune verità della teologia della creazione e della redenzione in Cri-
sto ha permesso di ritrovare il fondamento comune dell’umano: nella visione cristiana
ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio compassionevole ed è chia-
mato all’esistenza pienamente umana grazie al dono gratuito della pienezza della vita ri-
cevuta in Cristo. Nessuno dunque è escluso dalla possibilità di cogliere il senso dell’u-
mano e di viverlo. […] Anche la compassione, come parte costitutiva ed espressione del-
l’atteggiamento di fondo di carità, diventa, quindi, un valore umano qualificante la co-
scienza di ogni uomo, a prescindere dalla sua appartenenza religiosa. […] Dunque, per
tutti l’unico modo corretto di rapportarsi onestamente, e cioè umanamente dal punto di
vista etico, con qualsiasi altro è quello dell’accoglienza incondizionata, di cui fa parte
costitutiva la compassione: riconoscere la presenza dell’altro, accoglierlo per il fatto di
essere un essere umano, chinarsi verso di lui nella sua necessità, rispondere al suo bi-
sogno secondo il bene realmente possibile», V. BALČIUS, Per una cultura della compas-
sione: prospettive di etica cristiana, “UUJ” (2022), 2, 100-101.

165
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

spettive scientifiche con scritti relativi, per esempio, alla teologia africana
(è il caso di Lawrence Boakye nel 2019).
Gli autori di questo periodo sono anzitutto i docenti dell’Urbaniana Ca-
taldo Zuccaro, Vidas Balčius, Aldo Vendemiati; tra le new entries attual-
mente in servizio presso l’Università, che cominciano a pubblicare sulla
Rivista a proposito di etica cristiana troviamo nel 2015 Leonardo Salutati,
nel 2016 Paolo Fornari, nel 2021 Gaetano Sabetta e nel 2022 Donatella
Abignente. Docenti di altri centri accademici che pubblicano di morale so-
no Nicola Rotundo, Emanuele Giannone, Fernando Chica Arellano, Gio-
vanni Del Missier e il gesuita René Mario Micallef. I principali articoli di
teologia morale di questo periodo sono:
E. GIANNONE, La coscienza morale e la strutturazione dei mercati dei ca-
pitali, “UUJ” (2015), 3, 123-159; L. SALUTATI, L’orizzonte etico in ambito
economico-sociale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa
Francesco, “UUJ” (2015), 2, 63-72; A. VENDEMIATI, L’etica fondamentale
della Evangelii gaudium, “UUJ” (2015), 2, 73-77; P. FORNARI, Economia
ed etica: una questione di diritto naturale, “UUJ” (2016), 3, 245-270; C.
ZUCCARO, In cerca dei fondamenti etici del diritto dello stato con uno sguar-
do al fenomeno migratorio, “UUJ” (2018), 3, 185-212; L. BOAKYE, Ecolo-
gical Predicament in Ghana: Taking Lessons from Laudato si’ and the Tho-
mistic Tradition on Stewardship of the Earth and the Metaphysics of Value,
“UUJ” (2019), 1, 245-267; C. ZUCCARO, Clericalismo, ministeri, paterni-
tà, (2019), 3, 57-61; N. ROTUNDO, I fondamenti biblici della morale fami-
liare in Amoris laetitia (prima parte), “UUJ” (2019), 3, 169-192; ID., I fon-
damenti biblici della morale familiare in Amoris laetitia (seconda parte),
“UUJ” (2020), 1, 163-181; A. VENDEMIATI, L’etica ha bisogno di Dio?,
“UUJ” (2020), 3, 101-124; V. BALČIUS, La coscienza morale: al servizio re-
sponsabile di tutto l’uomo nella concretezza della sua vita, “UUJ” (2021),
1, 61-77; ID., Crisi, agire umano e chiamata alla co-responsabilità. Invito
alla lettura, “UUJ” (2021), 2, 15-30; C. ZUCCARO, Emergenze, precarietà,
responsabilità: alcuni criteri di discernimento morale, “UUJ” (2021), 2,
58-83; L. SALUTATI, La crisi e l’economia: tra occasione di progresso e ri-
schio di fallimento, “UUJ” (2021), 2 111-132; G. SABETTA, Economia e
pandemia alla luce di Fratelli tutti, “UUJ” (2021), 3 35-59; F. CHICA
ARELLANO, Una chiamata all’ecologia integrale e all’amicizia sociale per
proteggere la nostra casa e famiglia comune, “UUJ” (2022), 1, 161-186;
V. BALČIUS, Morale e vulnerabilità, “UUJ” (2022), 2, 15-17; D. ABIGNEN-
TE, Vulnerabilità della morale, morale della vulnerabilità, “UUJ” (2022),

166
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

2, 19-44; R.M. MICALLEF, Pensare la vulnerabilità umana come elemento


strutturante della morale, “UUJ” (2022), 2, 45-73; G. DEL MISSIER, Vul-
nerabilità e cura: sfide e opportunità per la bioetica, “UUJ” (2022), 2, 75-
85; V. BALČIUS, Per una cultura della compassione: prospettive di etica cri-
stiana, “UUJ” (2022), 2, 87-103.

Conclusione

Questa carrellata degli articoli di teologia morale, pubblicati nei 75 anni


della Rivista dell’Università Urbaniana, Euntes Docete e diventata più re-
centemente Urbaniana University Journal, può apparire come una mera
compilazione; eppure scorrendo queste pubblicazioni si può incrociare il
cammino che la teologia morale ha fatto in questo tempo. Da una discipli-
na per lo più funzionale al sacramento della riconciliazione e chiamata a
dare gli strumenti ai confessori attraverso i “casi”, è sempre più diventata
ciò che il Concilio Ecumenico Vaticano II le ha chiesto: e cioè di «illustra-
re la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di ap-
portare frutto nella carità per la vita del mondo» (Optatam totius 16) «alla
luce del vangelo e dell’esperienza umana» (Gaudium et spes 46). Si è trat-
tato davvero di una rivoluzione copernicana, che ha richiesto decenni di ac-
coglienza, riflessione, dialogo con il Magistero e con le altre scienze – teo-
logiche e no – per maturare uno statuto epistemologico e una metodologia
adeguati a questo obiettivo, anzi a questa vera e propria vocazione. La teo-
logia morale, infatti, è una di quelle discipline teologiche che maggiormen-
te è stata provocata dal Concilio; allo stesso tempo ha affrontato un cammi-
no travagliato, nell’apprendere a nutrirsi con sapienza dell’intenzionalità
che emerge dalle Sacre Scritture, senza cadere in un letteralismo biblico in-
concludente o piuttosto in un ricorso alla rivelazione ad usum Delphini.
Contemporaneamente è stato necessario trovare un nuovo equilibrio per te-
ner conto delle indicazioni del Magistero senza venir meno al dialogo inter-
disciplinare con i vari saperi e le culture.
Si tratta di un cammino che continua, ma che ha già preso forma in ma-
niera coerente e epistemologicamente significativa. L’etica cristiana è così
riuscita a riscoprire il proprio ruolo e la missio che le è affidata dalla Chie-
sa per la Chiesa, ad intra e in uscita, per evangelizzare e per incontrare l’u-
manità ferita e assetata di quel Vangelo, che è bella notizia che rinnova la
vita e la rende bella, mentre la fa buona.

167
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Giulio Cesareo

Concludere desidero esprimere la mia gratitudine17 e ammirazione per i


numerosi colleghi che hanno affidato le loro ricerche e fatiche alle pagine
di Euntes Docete/Urbaniana University Journal, affinché diventassero am-
bito di arricchimento reciproco, di cultura condivisa e confronto costrutti-
vo. Anche questa ricerca, allora, pur nella sua estrema essenzialità, è anzi-
tutto un omaggio a tutti loro e un invito a proseguire la strada in questo dia-
logo accademico fecondo che – solo in questo modo – può contribuire a for-
nire gli elementi per una cultura e una prassi cristiane che sono significa-
tive per il nostro tempo, tenendo insieme vangelo e esperienza umana.

Giulio Cesareo
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

17
Desidero ringraziare anche il prof. Giovanni Ancona, direttore di Urbaniana Univer-
sity Journal, per la fiducia che mi ha dimostrato nell’offrirmi l’opportunità di svolgere que-
sta ricerca.

168
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista

ABSTRACT

LA TEOLOGIA MORALE NEI 75 ANNI DELLA RIVISTA

L’articolo presenta il contributo e la presenza della produzione scientifica e ac-


cademica di teologia morale all’interno della Rivista scientifica della Pontificia
Università Urbaniana nei suoi 75 anni di esistenza. In modo particolare, mentre
da un lato il focus è stato quello di raccogliere e riportare tutti i contributi della
disciplina, dall’altro si è cercato di mostrare la profonda evoluzione del modo di
fare etica teologica in seno alla Chiesa cattolica, a partire dalla sua profonda ri-
forma epistemologica avviata sotto la spinta del Concilio Vaticano II.

MORAL THEOLOGY TROUGHOUT THE 75 YEARS


OF THE JOURNAL

The study presents the contribution of academic production in moral theology


published in the the scientific Journal of Pontifical Urbaniana University during
the 75 years of its life. First of all, all the contributions concerning the discipline
have been collected and reported. Secondly, an attempt has been made to
show the profound evolution of theological ethics within the Catholic Church. As
is well known, this process of renewal began with its major epistemological re-
form initiated under the influence of the Second Vatican Council.

Keywords: Evolution of Catholic Moral Theology; Pontifical Magisterium and


Theological Ethics; Preconciliar Moral Theology; Moral Theology and Conciliar
Renewal; Moral Theology and Contemporaneity

169
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
LE SCIENZE DELLA MISSIONE:
RETROSPETTIVE PRECONCILIARI
E PROSPETTIVE POST-CONCILIARI

Antoine de Padou Pooda


Les jalons d’une missiologie préconciliaire
dans les publications de Euntes Docete (1948-1965)

Sandra Mazzolini
Aspetti del contributo della Rivista
alla riflessione missiologica (1966-2022)

Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao


La Cina in Euntes Docete – Urbaniana University Journal.
Il contributo del Centro Studi Cinesi

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

LES JALONS D’UNE MISSIOLOGIE


PRÉCONCILIAIRE DANS LES PUBLICATIONS
DE EUNTES DOCETE
(1948-1965)

1. Prélude d’une théologie systématique de la mission ; 1.1 Éléments d’une théologie de


la mission ; 1.2 Fondements christologiques de la mission ; 1.3 Fondements pneumatolo-
giques de la mission ; 1.4 Mariologie et missiologie : Marie Reine des Missions – 2. Les
sentiers d’une pastorale missionnaire ; 2.1 La catéchèse et catéchiste missionnaires ;
2.2 Critères de formation du clergé missionnaire ; 2.3 La liturgie missionnaire ; 2.4 La
formation missionnaire des laïcs – 3. Les pistes d’une mission prophétique et dialogique ;
3.1 L’adaptation missionnaire ; 3.2 Mission et dialogue interreligieux ; 3.3 L’œcuménis-
me missionnaire – Conclusion

Mots clés : Missiologie ; Jalons-Fondements ; Théologie-Préconciliaire

Entre les conciles œcuméniques Vatican I et le II, des exhortations aposto-


liques et des lettres encycliques à caractère missionnaire ont tracé les
sillons des missions catholiques. Il s’agit de Maximum illud de Benoît XV
(30 novembre 1919), Rerum Ecclesiae de Pie XI (28 février 1926), Evan-
gelii praecones de Pie XII (2 juin 1952) et Princeps pastorum de Jean XXIII
(28 novembre 1959). Le magistère des papes sur les questions missionnai-
res a servi de tremplin pour débroussailler et tracer les sentiers de la mis-
siologie, version catholique. Dans la présente étude, nous voudrions partir
de certains articles publiés dans Euntes Docete pour donner un aperçu des
thèmes saillants qui ont marqué les réflexions missiologiques de 1948 à
1965. Conscient que qui trop embrasse mal étreint et sans prétendre four-
nir une présentation exhaustive de l’état des lieux des sciences de la mis-
sion couvrant cette période interconciliaire, nous nous contenterons d’une
synthèse qui mettra en exergue trois axes essentiels : les fondements d’une
théologie de la mission, les jalons de la pastorale missionnaire et les pistes
d’une mission dialogique et prophétique. Comme vous l’aurez remarqué,
notre approche sera plus thématique que chronologique.

173
2/2023 ANNO LXXVI, 173-199 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

1. Prélude d’une théologie systématique de la mission

1.1 Éléments d’une théologie de la mission

Dans un article publié en 1948, C. Fabro nous introduit dans la théologie


missionnaire en nous présentant la pensée du théologien protestant E. Brun-
ner basée sur 2 Cor 10,4 où Paul affirmait ceci : « Les armes de notre com-
bat ne sont point charnelles, mais elles ont, au service de Dieu, la puissan-
ce de renverser les forteresses. Nous renversons les sophismes ». Pour lui,
la théologie missionnaire, qui est inductive, diffère de la théologie dogma-
tique, qui est déductive1. Après cette précision d’ordre méthodologique, il
en vient à des indications épistémologiques en définissant quelques tâches
de la théologie missionnaire: écouter l’incroyant dans ses besoins, son agi-
tation, ses doutes, ses désirs, converser avec l’incroyant en tant que croyant,
prendre soin des âmes (seelsorge) sous forme de réflexion2. En somme,

La théologie missionnaire s’adresse à la situation concrète de son pu-


blic d’incroyants afin de rendre le message évangélique accessible à
leur conscience : elle est une expansion réflexive de l’évangile de Jé-
sus-Christ, auquel tout vrai croyant serait lié, s’il tenait à sa foi. La
théologie missionnaire supprime donc les obstacles qui se dressent en-
tre l’Évangile et les non-croyants3.

À la suite de cette théologie de E. Brunner, nous retrouvons des recen-


sions de V. Boublik sur deux volumes de D. Catarzi4 qui disserte sur la dog-
matique missionnaire. Le premier volume étudie l’aspect générique de la
mission salvifique : dans sa première partie, l’auteur élève son regard au
sein de la Trinité et décrit le plan divin de salut, ses dimensions universel-
les et sa première mise en œuvre en la personne d’Adam. Dans la deuxiè-
me partie, il étudie la mission confiée au Verbe – agent de Dieu et seul vé-

1
C. FABRO, Emil Brunner e la Teologia missionaria, “ED” 1 (1948), 3, 280 (les traduc-
tions sont de l’auteur).
2
Cf. ibid., 280-281.
3
Ibid., 281.
4
Cf. V. BOUBLIK, recensione a D. CATARZI, Lineamenti di dommatica Missionaria, Ed.
I.S.M.E., Parma 1958, e a ID., Teologia delle missioni Estere, Ed. I.S.M.E., Parma 1958,
“ED” 12 (1959), 2, 241.

174
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

ritable Missionnaire – qui réalise le plan de salut universel après le péché.


À travers l’Église-corps du Christ, la mission confiée au Verbe s’étend au
cosmos et est présente à chaque moment de l’histoire. L’auteur étudie donc
la structure de l’Église en tant que mission (troisième partie). Le second vo-
lume quant à lui traite des aspects plus concrets en analysant directement
la mise en œuvre de la mission divine dans les missions étrangères. La mis-
sion évangélisatrice de l’Église est mise en œuvre et concrétisée dans les
missions étrangères, auxquelles est consacré le deuxième volume, divisé en
six parties. L’auteur étudie la finalité spécifique des missions étrangères,
recherche le principe missionnaire, aborde la question de la vocation mis-
sionnaire, définit la personne et les dons du missionnaire et de ses collabo-
rateurs, décrit le milieu dans lequel se déroule son activité et détermine l’é-
tat de départ et le terme d’arrivée de cette activité missionnaire. En déve-
loppant une théologie de la mission divine à partir du Christ et de l’Église,
ces deux volumes touchent les questions trinitaires, christologiques, ecclé-
siologiques et sotériologiques de la mission.
La contribution de C.B. Papali en plein concile interviendra pour corro-
borer et approfondir certains aspects de la théologie missionnaire précé-
demment abordés. Dès l’entame de sa réflexion, il définit la théologie mis-
sionnaire comme l’extension du mystère de la théologie trinitaire sur l’éco-
nomie de la création et de la rédemption. À l’image des processions divi-
nes, par analogie, les créatures qui proviennent de Dieu ont pour but ulti-
me de retourner et reposer en Lui5. Cette œuvre de salut passe par l’Église
« in via », mystère et sacrement, Corps Mystique du Christ, qui poursuit la
mission d’enseigner, de gouverner et de sanctifier du Christ6. La mission de
l’Église est divine, émane de la très Sainte Trinité, en tant qu’extension
dans le temps et l’espace de la mission du Christ : « Comme le Père m’a
envoyé, moi aussi je vous envoie » (Jn. 20, 21). « Allez dans le monde en-
tier et annoncez la bonne nouvelle à toute créature » (Mc 16, 15). Le dou-
ble but de la mission de l’Église est la rédemption de l’être humain et la
restauration en Jésus Christ de l’ordre temporel et matériel déchu par le pé-
ché de l’homme7. Tous ceux qui sont sauvés le sont par l’Église et toute grâ-
ce donnée est offerte à cette fin du salut. L’urgence de sauver les âmes a

5
Cf. C.B. PAPALI, The Theology of Mission, “ED” 17 (1964), 1, 3.
6
Cf. ibid., 8-9.
7
Cf. ibid., 13-15.

175
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

toujours été la préoccupation de l’Église qui n’est autre que la sollicitude


de son divin Maître que voyant les multitudes, eut compassion parce qu’ils
étaient comme des brebis sans berger (cf. Mt 9, 36)8.
La participation à la réalisation du dessein divin de salut de l’humanité
incombe à tout(e)s car le mandat missionnaire est confié à tout membre du
Corps Mystique du Christ. « Va proclamer la Bonne nouvelle » n’est pas un
appel à un effort privé des chrétiens individuels à convertir le voisin païen,
mais l’activité missionnaire officielle au nom de l’Église. Le mandat mis-
sionnaire (d’enseigner, gouverner, sanctifier) a été adressé à toute l’Église
en tant que communauté et à chacun de ses membres pris individuelle-
ment9. La mission incombe à tout membre du Corps Mystique. « Aucun
membre ne peut grandir sans participer à la croissance du Corps entier […]
Tous les chrétiens sont missionnaires, quand ils coopèrent pour la croissan-
ce de l’Église en mettant en œuvre n’importe quel moyen dont ils disposent.
Le zèle missionnaire est part intégrante de l’esprit chrétien »10. Par consé-
quent « L’avenir des missions chrétiennes dépend de la manière dont tous
ceux qui se professent chrétiens sont amenés à reconnaître que personne
ne peut mener une vraie vie chrétienne sans prendre une part active dans
la reconnaissance de l’amour de Dieu au milieu de ceux qui ignorent enco-
re cet amour »11. Ces sujets missionnaires sont animés par la force intérieu-
re de l’Esprit Saint. En plus d’être des travailleurs zélés dans le champ mis-
sionnaire, ils doivent être des prieurs (Cf. Mt 9, 37-38) car seule l’action
invisible de l’esprit et la coopération des âmes en prière permettent de ré-
aliser la mission. La place de la prière dans l’apostolat missionnaire est
centrale. « Le travail missionnaire n’est rien sans la prière, mais la prière
est tout même quand le travail n’est pas fait »12. La prière du sujet mission-
naire l’accompagne dans son élan missionnaire pour la conversion et le sa-
lut des âmes, la gloire de Dieu et la plantatio Ecclesiae qui consiste à l’é-
dification des églises indigènes, la formation du clergé et d’une hiérarchie
indigène et celle des laïcs. Pour notre auteur, « Planting the Church » et
« Building the Church » vont de pair. Les deux métaphores, agriculturale

18
Cf. ibid., 10-13.
19
Cf. ibid., 16-17.
10
Ibid., 18.
11
Ibid., 19.
12
Ibid., 21.

176
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

et architecturale, sont complémentaires : construire exprime l’idée de for-


ce et stabilité alors que planter évoque l’idée de spontanéité, vitalité et
croissance. C’est une mise en garde contre les extrêmes : priver l’Église de
ses racines indigènes ou culturelles ; ou l’abandonner avant qu’elle soit suf-
fisamment grande et autonome. Par implanter l’Église, l’auteur entens non
seulement formation hiérarchie indigène et d’une fervente communauté
chrétienne, ce qui est essentiel, mais aussi un minimum de structures né-
cessaires à un ministère fructueux : écoles, hôpitaux, orphelinats, maison
des pauvres, associations ou mouvements chrétiens, etc.13.

1.2 Fondements christologiques de la mission

Les aspects christologiques de la mission ont été abordés plus par les au-
teurs précédents surtout avec la théologie missionnaire de l’Église comme
Corpus Mysticus du Christ. P. Parente s’appuie sur ce cadre dramatique et
ecclésiologique pour repenser la question de l’identité de la mission de l’É-
glise et de celle de Jésus-Christ. Pour lui, « La vision paulinienne de l’É-
glise comme Corps mystique a ramené au niveau théologique le concept d’-
homogénéité et de continuité de la mission de l’Église et de la mission du
Verbe incarné »14. Dans la mission de l’Église se prolonge la procession
éternelle et immanente du Verbe depuis le Père. En effet,

Le Verbe est l’expression du Père, comme le monde est l’expression du


Verbe. Mais tandis que le premier est l’expression adéquate de la sub-
stance univoquement divine, selon une génération spirituelle vraie et
propre, le second est une expression analogique par voie de causalité
efficiente et exemplaire, qui sauve la distance infinie entre le Créateur
et la créature15.

En tant qu’Évangile vivant, Parole éternelle de Dieu prononcée dans le


temps pour manifester les richesses insondables de Dieu dans le monde
créé, Jésus-Christ est le « Verbe qui rend en quelque sorte visible le Père

13
Cf. ibid., 30-32.
14
P. PARENTE, Le Missioni Cattoliche nella luce della Processione del Verbo, “ED” 1
(1948), 1-2, 4.
15
Ibid., 6.

177
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

invisible dont il est l’image, d’abord dans la création, puis dans la révéla-
tion des prophètes, enfin dans l’Incarnation »16. La fonction évangélique ou
épiphanique du Verbe est aussi transmise aux créatures qui sont comme des
fragments ou des reflets du Verbe, éternel glorificateur de Dieu. « Toute
créature, et surtout l’homme, aura donc sa raison d’être et sa valeur dans la
mesure où elle reflète l’empreinte ou l’image de Dieu, c’est-à-dire dans la
mesure où elle participe à la fonction révélatrice du Verbe »17. Puisqu’il
participe à la fonction du Verbe qui est de refléter l’image de Dieu, l’hom-
me a une mission semblable au Verbe qui lui permettra d’atteindre son but
ultime c’est-à-dire s’assimiler à Dieu en le connaissant et en l’aimant et
rayonner son image. Le Verbe se fait homme pour que l’homme devienne en
quelque sorte le Verbe. Cette conformité de l’homme déchu au Verbe-Ima-
ge par le truchement de la filiation adoptive est la rédemption qui se réali-
se en deux temps : d’abord le Verbe, image et splendeur du Père, lumière
de la vérité et nourriture de la vie éclaire et communique la vie divine à l’-
homme qui, à son tour, entre en communion vitale avec Lui. Cela aboutit à
« une immanence mutuelle, consciente et joyeuse, qui commence et pro-
gresse sur terre avec la vie de foi et d’espérance et qui atteint sa pleine ma-
turation dans la vision béatifique. Telle est la mission du Verbe Image, Té-
moin, source de Lumière et de vie divine »18. Ensuite la mission rédemptri-
ce du Verbe se poursuit à travers son incarnation dans l’Église créant ainsi
une continuité et homogénéité entre le Christ et son Église (cf. Éphésiens
1, 23). En tant que complément et même corps du Christ avec qui elle fait
un, l’Église reproduit et continue donc le Christ dans sa constitution théan-
drique, qui est comme son aspect statique et dans sa mission rédemptrice,
qui est son aspect dynamique. Ainsi, tout ce qui est dit du Verbe, avant et
après l’Incarnation, s’étend à l’Église qui, à l’imitation du Verbe, se tient au
milieu du monde comme l’image vivante de Dieu, dont elle reflète la splen-
deur19. En apparaissant dogmatiquement comme un reflet lumineux de la
procession du Verbe et une continuation de son Incarnation pour le salut
des hommes, les missions catholiques s’apparentent à « Une théophanie vi-
vante, non pas fermée sur elle-même, mais ouverte et tendue vers la con-

16
Ibid., 8.
17
Ibid., 9.
18
Ibid., 11.
19
Ibid., 12.

178
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

quête et la transformation des hommes destinés à devenir eux aussi des


images glorifiantes de Dieu à travers l’Homme-Dieu »20. En vertu de cette
théologie de la mission, le missionnaire portant dans son cœur l’Église et le
Christ devient apôtre et témoin du Père. À l’instar du Verbe dont l’Incarna-
tion, la Passion Mort Résurrection interviennent pour notre rédemption, il
est appelé à œuvrer pour « l’assomption de l’homme dans une communion
de vie avec le Verbe incarné en tant que membre de son Corps mystique »21.

1.3 Fondements pneumatologiques de la mission

Le fondement pneumatologique de la mission est abordé par P. de Mondre-


ganes qui, après avoir défini l’œuvre ad extra des trois Personnes Divines22,
affirme qu’à travers l’effusion de l’Esprit Saint, le Père nous donne le pre-
mier missionnaire. Le protagonisme de l’Esprit Saint est perceptible dans
l’Incarnation, le ministère et les miracles du Christ qui, après sa résurrec-
tion, promet et envoie le Paraclet à la pentecôte comme âme de la mission
et de l’Église23. Principe vivificateur du Corps mystique et de la mission de
l’Église, le Saint Esprit envahit, pénètre, anime, illumine toute l’église et
son action est à la fois visible et invisible. Les signes pneumatique-mission-
naires en disent long sur la présence active de l’Esprit Saint dans l’Église
primitive24. Ces premières communautés étaient certes des institutions hié-
rarchiques, mais aussi et surtout charismatiques capables de pratiquer les
œuvres de miséricorde, de prophétiser et d’annoncer la Bonne Nouvelle
sous la motion de l’Esprit aux sept dons (Cf. 1 Cor.12, 4-11). En plus d’êt-
re le lien d’unité entre les membres de ces communautés, l’Avocat Céleste
y suscitait des vocations missionnaires sacerdotales, laïques et religieuses
et leur inspirait que dire et que faire au moment opportun.
Pour A.V. Seumois, les signes pneumatiques ont toujours accompagné la
mission des disciples et Apôtres du Christ25. Les miracles ou signes mira-

20
Ivi.
21
PAPALI, The Theology of Mission, 5.
22
Cf. P.M. DE MONDREGANES, Función misionera del Espiritu Santo, “ED” 8 (1955), 3,
327-330.
23
Cf. ibid., 330-333.
24
Cf. ibid., 333-339.
25
Cf. A.V. SEUMOIS, Signes pneumatiques et mission, “ED” 11 (1958), 3, 358-370.

179
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

culeux sont par exemple la prophétie, la glossolalie en tant que sceau divin
et pneumatique au ministère apostolique viennent confirmer l’authenticité
de la mission et la véracité de la bonne Nouvelle annoncée conformément à
1Thess.1,5 « Notre prédication de l’Évangile ne vous a pas été faite en pa-
roles seulement, mais elle a été accompagnée de miracles, de l’Esprit Saint,
‘une pleine persuasion ». Ces signes pneumatiques ou charismes miracu-
leux échappent à l’action propre du missionnaire et sont attribuables à
l’Esprit saint. « L’apôtre n’est pas le ministre des manifestations pneuma-
tiques […qui le] dépassent tout en l’accompagnant pour témoigner en sa fa-
veur, comme garantie divine extérieure et extraordinaire »26. C’est d’ailleurs
une des trois finalités des signes pneumatiques : confirmer l’authenticité du
ministère en le marquant d’un sceau divin (subsides de l’apostolat) ; attes-
ter de manière subsidiaire de la résurrection qui est le miracle par excellen-
ce, pour que soit tangible leur rapport avec la mission du Christ ressuscité ;
témoigner du caractère divin de l’Église et de sa mission en rendant visible
la présence agissante de l’Esprit Saint27. Comme dans les processions ex-
tra-trinitaires l’Esprit Saint conclut le cycle, ainsi complète-t-il l’œuvre du
Verbe dans les missions divines extérieures28.

1.4 Mariologie et missiologie : Marie Reine des Missions

Des titres missionnaires sont attribués à Marie tels que Mère, Co-rédemp-
trice, Médiatrice, Reine et Bergère (pasteure). La maternité universelle et
spirituelle de la Vierge Marie et son rôle de nouvelle Ève, Mère de l’huma-
nité rachetée fait d’elle une missionnaire qui participe au projet de salut de
son Fils. Quoique universelle, « la mission de Marie est subordonnée à cel-
le du Christ […]. Sa tendresse maternelle s’étend sur toutes les races, tou-
tes les couleurs, toutes les nations et tous les hommes »29. À travers plu-
sieurs attributs, la missionarité de Marie sera mise en relief : en tant que
cause secondaire et subordonnée au Christ cause principale de la rédemp-
tion, la Sainte Marie est Co-rédemptrice de l’humanité30. Marie est média-

26
Ibid., 364.
27
Cf. ibid., 365-367.
28
Cf. PAPALI, The Theology of Mission, 5.
29
DE MONDREGANES, Maria Santissima y las Misiones, 52.
30
Cf. ibid., 52-53.

180
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

trice universelle : elle a exercé la médiation entre Jésus et Jean baptiste à


la Visitation, à la présentation de Jésus au temple, aux noces de cana, au
calvaire sous la croix, au Cénacle avec les apôtres jour de pentecôte, à son
Assomption. Son intercession est une médiation en faveur des missionnai-
res et de la conversion des païens31. Reine de l’univers et des missions par
son consentement à l’incarnation du Christ Roi, elle rassemble sous son
empire tous les hommes qui sont sous l’empire du Christ Roi ; avec le
Christ ressuscité, elle gouverne, guide et dirige l’humanité avec une solli-
citude maternelle. Pasteure des âmes en tant que mère du Bon Pasteur, Ma-
rie participe aux soins pastoraux de son Fils en allant à la recherche des
pécheurs, infidèles, hérétiques pour les amener au bercail de l’Église. Au
total, l’influence de Marie sur la mission s’exerce dans la conscience et la
vie du missionnaire ainsi que sur les destinataires de l’Évangile32.
A. Perbal reviendra sur le titre de Marie Reine des missions avec la nou-
veauté qu’elle est aussi Regina Martyrum par sa compassion à la passion
du Christ, la passion de Marie. Le cœur immaculé de Marie est mort avec
le sacré cœur de Jésus33. Ressuscité avec le Christ, elle est alors la Reine
incontestable, la mère universelle de l’humanité. Cette maternité universel-
le de Marie est confirmée par sa présence au cénacle parmi les Apôtres le
jour de la première pentecôte qui signe l’acte de naissance de l’Église vi-
sible et universelle. « De même que Marie a comblé de sa présence le
temps qui séparait l’Ascension et la Pentecôte, de même, elle comble de la
même présence le temps qui nous sépare de la parousie, du triomphe de
l’Église, de la glorification du Christ-Roi dans la Jérusalem céleste »34. La
Reine des missions est présente et active sur le champ mondial missionnai-
re en tant que grâce des communautés chrétiennes et grâce des nations
païennes. Reines des Apôtres, Co- rédemptrice avec le Christ, médiatrice
des grâces de l’Esprit Saint, elle conduit les âmes à Jésus. Autrement dit,
Ad Jesum, per Mariam.

31
Cf. ibid., 53-54.
32
Cf. ibid., 58-60.
33
Cf. A. PERBAL, Maria Regina delle Missioni, “ED” 4 (1951), 3, 276.
34
Ibid., 286.

181
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

2. Les sentiers d’une pastorale missionnaire

Les réflexions sur la pastorale missionnaire tourneront essentiellement au-


tour de la formation des catéchistes, des laïcs, des clercs et la liturgie. Des
questions de droit canonique missionnaire ont été abordées35, mais ne se-
ront pas développées ici.

2.1 La catéchèse et catéchiste missionnaires36

Une réflexion de A.V. Seumois37 fait l’état des lieux du catéchiste au début
du concile Vatican II. L’auteur y présente une figure du catéchiste mission-
naire en crise, sa place et son importance dans l’apostolat étant de moins
en moins appréciées. Traditionnellement, le catéchiste (homme ou femme)
se présentait comme l’auxiliaire du ministre ordonné dans les secteurs où
il n’y a pas besoin du clerc. Cette fonction du catéchiste itinérant, chargé
de succursale ou exerçant au centre d’une paroisse connaît une crise due
au déclin des structures classiques, aux mutations survenues dans les pays
de mission de l’époque et à l’évolution interne de l’activité missionnaire el-
le-même. Les jeunes préfèrent être des enseignants salariés dans les éco-
les de brousse plutôt que d’être catéchistes non rémunérés. Ensuite, l’Ac-
tion catholique occulte le ministère du catéchiste. Au niveau socioécono-
mique, l’augmentation du niveau de vie due au rapide développement fait
que le catéchiste est incapable de maintenir son prestige et son aura d’an-
tan. Son statut moins attractif et son bas profil semblent révolus38. Pour fai-
re face à cette crise, Seumois propose un renouvellement du catéchiste et
de la catéchèse qui passe par la révision des statuts relatifs à l’institution
des catéchistes dans les différentes régions. Un meilleur choix des candi-

35
Cf. A. SEMINARIAN, On the Idea of Entrusting a Mission to a Diocese, “ED” 2 (1949),
426. ID., Casus implexus de iure missionario, “ED” 2 (1949), 126. A. PERBAL, A propos de
l’exclusivisme territorial et juridictionnel dans les Missions, “ED” 5 (1952), 217-237.
I. LEE TING PONG, Episcopal Hierarchy in the Missions, “ED” 13 (1960), 181-225.
36
Sur ce sujet, cf. aussi D. SCHILLING, De necessitate formandi clerum in catechetica,
“ED” 1 (1948), 205; ID., De catechizandis infidelibus, “ED” 2 (1949), 2, 207; C. DAMEN,
N.N.(India) : De baptismo adultis conferendo in loci missionum, “ED” 1 (1948), 294; ID.,
De baptismo pueris paganorum conferendo, “ED” 1 (1948), 296.
37
Cf. A.V. SEUMOIS, Problems of the Missionary Catechist, “ED” 15 (1962), 2, 198-213.
38
Cf. ibid., 200-202.

182
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

dats à la vie de catéchiste, une formation spécialisée dans des écoles de ca-
téchistes bien équipées, un meilleur niveau de vie pour les catéchistes pro-
fessionnels pourraient être des pistes de résolution du problème39. Les for-
mules de « catéchistes-diacres » et de « l’enseignant catéchiste » seraient
des expériences à promouvoir. Ce dernier exercerait cumulativement la
double fonction de catéchiste et de maître d’école avec une rémunération
de l’État et/ou des subsides des Œuvres Pontificales Missionnaires. En tout
état de cause, la figure et la fonction du catéchiste sont importantes car les
jeunes Églises sont des communautés catéchétiques40 et l’annonce du ké-
rygme dans les familles, les écoles, etc. incombe à tout le peuple de Dieu,
laïcat et clergé sans exception.

2.2 Critères de formation du clergé missionnaire

L’Église ne peut se répandre dans de nouvelles régions sans qu’un clergé


indigène à la hauteur des besoins n’y soit créé et formé (cf. Pie XII, Evan-
gelii Praecones). La croissance et l’émergence des Églises indigènes est
une bonne opportunité pour une floraison du clergé autochtone. En effet, au
déclin des systèmes colonisateurs, des protectorats et des mandats exercés
par les puissances occidentales correspond une émergence des Églises in-
digènes. Avec l’émancipation de ces églises autochtones, « tous les fonde-
ments d’une solide organisation indigène de nos missions sont jetés. La lu-
mière se fera dans toutes les âmes de bonne volonté. La divine providence
qui s’est clairement manifestée dans cette réorganisation missionnaire, ne
nous manquera pas dans l’avenir », disait G. Mensaert41. Il faut commen-
cer par résoudre les questions de l’insuffisance et de la formation du cler-
gé indigène, le manque de formateurs dans les séminaires grands, moyens
et petits. Sans renvoyer les missionnaires étrangers chez eux, ceux-ci ne de-
vront plus continuer à être les acteurs principaux et premiers dans les ter-
ritoires de mission, mais comme des auxiliaires des prêtres indigènes. « De
même en effet que dans tous les autres diocèses du monde, des religieux
aident la plupart du temps l’évêque local, de même, dans les régions de
missions, les religieux, bien qu’originaires d’une autre nation, ne cesseront

39
Cf. ibid., 202-203.
40
Cf. ibid., 210-213.
41
G. MENSAERT, Le clergé indigène, “ED” 5 (1952), 1-2, 105.

183
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

pas de mener le combat comme des troupes auxiliaires »42. Pour gouverner,
sanctifier et enseigner ces nouvelles communautés des terres de missions,
le clergé autochtone a besoin d’une solide formation.
La méthode missionnaire d’adaptation de l’apôtre de la Chine Matteo
Ricci est proposée par S. Lokuang43 qui en dégage deux qualités du mis-
sionnaire et deux secteurs clés de formation44 : un saint optimisme doit ani-
mer l’apôtre devant les adversités et les adversaires, les échecs et contra-
riétés de la mission. Les moments de découragement et de dépression de-
vant les fatigues, les efforts infructueux sont inhérents à l’apostolat mission-
naire. La deuxième aptitude exigée est la prudence qui consiste à ne pas
heurter la susceptibilité des peuples à évangéliser. Cette même prudence
évangélique consiste à connaître les erreurs commises par ces prédéces-
seurs pour ne pas y retomber45. Quant aux deux domaines de formation du
missionnaire46, il y a d’abord l’étude de la langue : après avoir conquis l’es-
time et la confiance des Chinois à travers l’apprentissage de leur langue et
culture, Matteo Ricci recommande à tout missionnaire qui arrive à un lieu
de mission d’apprendre la littérature du milieu en suivant des cours de lan-
gue. La méthode missionnaire ne peut pas se détacher de la science et de
la culture. C’est compte tenu de cela qu’il préconise la formation dans les
sciences profanes comme deuxième axe. A l’instar de Matteo Ricci qui a su
mettre à profit les sciences mathématiques et astrologiques au service de
l’évangélisation, aujourd’hui encore des sciences profanes comme la méca-
nique, médecine, etc. sont indispensables dans la mission en plus de
connaissances théologiques et philosophiques47.
Pour A.V. Seumois, les aptitudes du missionnaire sont essentiellement
celles d’un témoin. Et qu’est-ce que le témoignage ?

42
PIE XII, Evangelii praecones, cité, ibid., 106.
43
Cf. S. LOKUANG, La formazione missionaria secondo Matteo Ricci, “ED” 10 (1957),
3, 409-417.
44
Cf. ibid., 410-414.
45
Cf. ibid., 413.
46
Cf. ibid., 414-417.
47
Sur l’interdisciplinarité de la missiologie et de la formation missionnaire, cf. H. UR-
BAN, Missioni e psichiatria, “ED” 2 (1949), 3, 423-425; G. PEREZ, La Medicina nelle Mis-
sioni, “ED” 5 (1952), 1-2, 82 (l’article comprend un paragraphe sur la médecine tropicale
par M. GIROLAMI); C. COSTANTINI, Dell’arte cristiana indigena, “ED” 4 (1951), 1-2, 279-
285; V.L. GROTTANELLI, Il missionario e lo studio dell’etnologia, “ED” 5 (1952), 1-2, 73-81.

184
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

Le témoignage prend une place précise parmi les divers systèmes qui
visent à entraîner l’adhésion de l’auditoire : il n’est pas une simple af-
firmation de la vérité, il n’est pas une thèse établissant la preuve cer-
taine de ce que l’on avance, il n’est pas non plus une apologie ; mais il
constitue un complexe qui comporte à la fois l’affirmation, ou la mani-
festation extériorisée d’une conviction, la garantie motivée de véracité,
l’engagement personnel, l’ordonnance constructive vers le but qui est
d’entrainer la libre adhésion de l’auditoire48.

À chaque type de témoignage kérygmatique correspondent des qualités


exigées : le témoignage de vie implique une spiritualité axée sur les fonde-
ments vitaux du christianisme ; le témoignage d’action requiert la sympa-
thie qui demande d’avoir le cœur sur la main et la parole facile, la sponta-
néité, l’amabilité, la sociabilité ; le témoignage de la parole exige une
connaissance en profondeur de sa religion, la discrétion, le sens psycholo-
gique, la faculté d’adaptation. En somme le témoignage kérygmatique re-
quiert du missionnaire une vie profonde de foi, d’espérance et de charité49.
P. de Mondreganes50 amplifiera le champ de la formation du clerc (sur-
tout autochtone) en accordant une primauté à la formation spirituelle51.
Qu’il soit prêtre indigène ou exogène, religieux ou séculier, la vie de prière
est primordiale. La vie intérieure est essentielle dans un monde qui court
et vole à un rythme vertigineux où l’humanité est en effervescence. Dans un
tel contexte, l’apôtre doit être un homme de vie intérieure, un homo Dei,
animé par l’Esprit Saint. Ensuite s’ajoute la formation à la chasteté sacer-
dotale52. Les détracteurs de la chasteté estiment qu’elle s’oppose à la liber-
té, à la nature humaine, à la morale. Toutefois, il est possible de s’épanouir
dans cette vertu en recourant aux moyens suivants : les moyens négatifs qui
consistent à éviter les causes ou les occasions de la sensualité, à fuir les
personnes, les objets, lectures, spectacles, qui excitent etc. ; les moyens

48
A.V. SEUMOIS, Les qualités du missionnaire pour l’apostolat direct, “ED” 10 (1957),
3, 357.
49
Cf. ibid., 358-362.
50
P.M. DE MONDREGANES, La formacíon del clero autóctono, “ED” 13 (1960), 2-3, 269-
295.
51
Cf. ibid., 270-275.
52
Cf. ibid., 276-284.

185
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

éducatifs ou pédagogiques qui sont l’éducation à l’intelligence, à la volon-


té, l’éducation du cœur, de la pudeur ; enfin les moyens surnaturels qui se
résument en la sainte crainte de Dieu. Le troisième axe est la formation in-
tellectuelle53: les prêtres doivent connaître le monde et les réalités de la so-
ciété dans laquelle ils vivent ou exercent. Connaître la vie de leurs peuples
respectifs : histoire, langues, traditions, us et coutumes, etc. Cette forma-
tion intellectuelle qui forge leur personnalité fera d’eux des gens responsa-
bles capables d’initiatives, attentifs aux valeurs endogènes, aptes à inter-
agir et à converser avec les élites intellectuelles comme Jésus au Temple,
attentionnés et prudents, capables d’ouverture à l’universel. Enfin, il leur
faut une bonne éducation physique, garant d’une bonne santé au service de
la mission.

2.3 La liturgie missionnaire

Les questions liturgiques dans une perspective missionnaire interviennent


aussi dans les débats. Pour P. de Mondreganes, « dans sa vie liturgique, l’É-
glise ne peut pas ne pas être missionnaire »54. La missionarité de la litur-
gie romaine actuelle s’exprime dans le déroulement de toute l’année litur-
gique où Noël, Pâques et Pentecôte revêtent une importance capitale dans
notre vie spirituelle, ecclésiale et missionnaire55. Ainsi, la portée mission-
naire de Noël s’exprime dans la solennité de l’Épiphanie, manifestation-ré-
vélation de Dieu aux Mages, symbole des nations païennes ; à Pâques,
après sa résurrection et avant son ascension, Jésus confère le pouvoir des
clés à ses Apôtres en même temps que le mandat missionnaire d’aller et
d’enseigner toutes les nations. À la Pentecôte l’Église se manifeste à toutes
les nations quand l’Esprit descend sur les apôtres réunis au cénacle et
transformés, ceux-ci élargissent les horizons de l’Église grâce à leur zèle
missionnaire. En somme, durant les quatre temps de l’année liturgique, l’É-
glise prie pour que Dieu suscite beaucoup de vocations missionnaires et sa-
cerdotales, dignes operateurs et continuateurs de son œuvre rédemptrice.
Pour renforcer le caractère missionnaire de la liturgie, il faut innover des
adaptations. Cette adaptation liturgique-missionnaire est devenue une pré-

53
Cf. ibid., 284-295.
54
ID., Las ideas misionologicas en la Liturgia Catolica, “ED” 2 (1949), 3, 369.
55
Cf. ibid., 372-378.

186
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

occupation majeure et se pose à deux niveaux : celui de la liturgie en mis-


sion, et celui de la mission dans la liturgie ; ou encore « d’un côté les pro-
blèmes soulevés par l’adaptation des formes liturgiques dans les diverses
contrées missionnaires en fonction des psychologies et valeurs autochtones,
et de l’autre, les problèmes posés par la réinstallation en bonne place dans
la liturgie de l’esprit apostolique et de la sollicitude missionnaire »56. Pour
souligner l’importance de la fonction pastorale et apostolique de la liturgie,
l’auteur rappelle les nombreuses conversions provoquées par l’enseigne-
ment des Apôtres et la célébration communautaire de la fraction du pain
des premières communautés chrétiennes. Fortes de cela, les jeunes Églises
devraient elles-aussi promouvoir des adaptations qui rendront les célébra-
tions liturgiques vivantes, capables d’atteindre leurs objectifs pastoraux et
apostoliques. Appelée à être vécue dans divers contextes, la liturgie « doit
connaitre une certaine plasticité dans ses formes et une certaine variété
d’expressions, en fonction d’une adhérence intime au contexte autochto-
ne »57 ; d’où la nécessité de connaître les valeurs locales, de valoriser le
potentiel et des ressources autochtones. À l’insistance sur l’indigénisme se
greffe l’exigence d’un universalisme de la catholica, un universalisme pur
et authentique, dépourvu des formes occidentales58. L’auteur fait une ou-
verture intéressante sur la confirmation comme sacrement de l’apostolat
missionnaire : « la confirmation est ainsi dans sa nature propre le sacre-
ment de l’entrée dans la vie sociale, et son effort typique est la consécra-
tion à l’apostolat laïc »59.
Ces considérations de la liturgie missionnaire seront reprises et appro-
fondies par I. Tubaldo60 qui disserte sur le lien entre la Constitution sur la
liturgie (Sacrosanctum Concilium) et la missiologie. Partant des principes
fondamentaux de la liturgie, l’auteur affirme que la participation fructueu-
se et intelligible à la liturgie exige une adaptation des rites, de la langue,
en somme, de la culture des divers peuples en tenant compte des principes

56
A.V. SEUMOIS, Orientations de pastorale liturgique selon “Princeps Pastorum”, “ED”
13 (1960), 2-3, 253.
57
Ibid., 256.
58
Cf. ibid., 257.
59
Ibid., 265.
60
Cf. I. TUBALDO, La Costituzione sulla Sacra Liturgia e la missionologia, “ED” 17
(1964), 2, 258-272.

187
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

spécifiques suivants : le mystère du Christ, l’histoire du salut, le mystère


de l’Église qui est Corps Mystique et corps eucharistique du Christ61.

En réduisant tout au mystère du Christ, à l’histoire du salut et à l’Égli-


se, la constitution offre un principe valide et fécond pour structurer
théologiquement la missionologie et la spiritualité missionnaire qui
n’est autre chose que le christianisme intégralement vécu. ‘Reconcilia-
re omnia in Christo’. C’est là que se trouve de manière implicite toute
la dynamique intrinsèque de l’Église et de la mission62.

2.4 La formation missionnaire des laïcs

À la suite de Evangelii praecones où Pie XII fait une brève allusion à l’éco-
le chrétienne et à la place qu’il faut donner à l’éducation, aux écoles, aux
collèges dans les missions, M. Alphonse emprunte les paroles de Mgr Co-
stantini, ex-secrétaire de l’Union Pontificale Missionnaire, pour affirmer
que « l’école chrétienne est la pierre d’assise de l’Église missionnaire […],
la condition indispensable de la survivance et de l’expansion [des] mis-
sions »63. En tant que lieu de formation humaine et intellectuelle de laïcs,
la fonction de l’école est de fournir à l’État et à l’Église une élite d’hommes
et de femmes instruits qui défendront les causes de l’Église et les valeurs
chrétiennes. Après avoir fait un état des lieux des écoles catholiques dans
les différentes terres de missions, l’auteur en précise encore le but : « L’é-
cole chrétienne missionnaire n’a pas pour but immédiat de convertir, de
provoquer des baptêmes, elle est pour ainsi dire un service de vérité, de
vertu, présenté au nom de l’Église et du Christ. Elle n’impose rien, elle ne
force personne, elle doit rayonner, servir de témoignage »64.
Les bénéficiaires des écoles catholiques sont sans doute les protagonis-
tes de l’Action Catholique qui se définit comme « participation des laïcs à
l’apostolat hiérarchique de l’Église. Elle [Action Catholique] explique les
termes et relève le rôle important du prêtre, qui a pour mission d’animer,
d’éduquer et d’unifier les membres de l’Action catholique, mais ne doit pas

61
Cf., ibid., 259.
62
Ibid 272.
63
A. MERRY, L’école chrétienne dans les Missions, “ED” 5 (1952), 1-2, 181.
64
Ibid., 197.

188
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

la diriger elle-même »65. Poursuivant sa réflexion, A. Perbal exhorte les


missionnaires clercs à bien former les laïcs et à leur confier la responsabi-
lité des œuvres d’Action Catholique. C’est la condition sine qua non pour
ne pas exposer le peuple aux griffes des mouvements subversifs, de plus en
plus agressifs et audacieux66. Sans confondre catéchisme et Action Catho-
lique, les missionnaires gagneraient à faire confiance aux laïcs qu’ils au-
ront soigneusement formés car ils sont plus compétents dans la gestion des
questions sociales et politiques des peuples évangélisés.
Du reste, loin de dater d’aujourd’hui, l’apostolat laïc remonte à l’antiqui-
té comme l’atteste A.V. Seumois. En effet, « chaque fidèle, dans les pre-
miers siècles, avait conscience de la fonction apostolique inhérente à la vo-
cation chrétienne, et il s’employait de son mieux au rayonnement conqué-
rant du catholicisme »67. Et c’est grâce à ce sens apostolique de chaque
chrétien que l’Église des premiers siècles a pu connaître une expansion si-
gnificative. De fait, il est avéré que les principaux agents de la diffusion du
christianisme ne furent pas « ceux qui s’y consacrèrent professionnellement
ou qui en firent une de leurs principales occupations, mais bien ces hom-
mes et ces femmes qui gagnaient simplement leur vie à la façon de tout le
monde, tout en parlant de leur foi à ceux qu’ils rencontraient dans ce milieu
naturel’ (Kenneth Scott Latourette) »68. Parmi ces acteurs, le protagonisme
de l’apostolat féminin est à souligner. Les femmes étaient en première ligne
des missions en disponibilisant leurs appartements pour les assemblées, en
servant comme diaconnesses ou vierges consacrées par exemple. Dans le
respect de l’égalité homme/femme, les chrétiens de l’antiquité étaient cons-
cients d’être sel, lumière et levain ; ils étaient convaincus que le témoigna-
ge de vie chrétienne est le prérequis de tout apostolat. Pour eux, le sens de
la vocation chrétienne est éminemment missionnaire. À travers le contact
apostolique qui les rapprochait de toute personne, par le biais du plein
apostolat ou Action Catholique qui est l’engagement direct dans le social,
par la rechristianisation ou re-évangélisation des « chrétiens médiocres et
nominaux », les laïcs étaient au premier rang des missions chrétiennes69.

65
A. PERBAL, L’Action Catholique dans les missions, ibid., 160.
66
Cf. ibid., 160.
67
A.V. SEUMOIS, L’apostolat laïc de l’antiquité selon les témoignages patristiques, ibid., 127.
68
Ibid., 129.
69
Cf. ibid., 142-152.

189
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

De même que depuis l’antiquité la mission n’est plus une affaire exclu-
sive du clergé, mais aussi du laos, peuple chrétien comme le mentionne
l’Encyclique Princeps Pastorum de Jean XXIII, de même dans les terres de
mission l’Église enseignante (hiérarchie) et l’Église enseignée (laïcs)
quoique distinctes, sont unies dans la commune mission pour l’avènement
du Règne de Dieu et de sa gloire sur terre70. Il n’en demeure pas moins que
la mission spécifique du laïcat est la consecratio mundi, activité visant à in-
culquer l’esprit chrétien dans toutes les instituions temporelles de sorte
qu’elles soient des instruments conformes à l’exigence fondamentale de l’-
homme qui est le salut spirituel. D’où l’exigence de multiplier des centres
de formation des laïcs, tels les collèges et les foyers pour une émergence
« d’un laïcat catholique qualifié dans les pays de mission, un laïcat dont la
probité morale et la préparation doctrinale portent haut le flambeau du
christianisme dans l’environnement acatholique où il vit, un laïcat cons-
cient de ses responsabilités civile et sociale »71.
En conclusion à ce chapitre sur la mission des laïcs, une double ques-
tion canonique est posée par U. Lattanzi : quelle est la position du laïcat
par rapport à l’apostolat missionnaire et par rapport à la juridiction du ma-
gistère dont le Christ a investi la hiérarchie72 ? Ces interrogations dont les
réponses semblent aujourd’hui évidentes ne l’ont pas toujours été dans la
période préconciliaire. À l’époque, nous dit U. Lattanzi, la hiérarchie pou-
vait, à l’instar du Christ, désigner et appeler de simples laïcs à prendre part
à l’apostolat missionnaire à travers une « mission canonique » particulière.

Toutefois, la mission canonique ne pourra jamais conférer à l’apostolat


missionnaire laïc ni authenticité ni infaillibilité, du fait qu’il ne pourra
jamais être autonome, détaché de la hiérarchie, mais devra constam-
ment lui être soumis et devra toujours être discipliné et gouverné par
elle. Quant à l’initiative de l’apostolat missionnaire, elle ne peut être
prise par les laïcs que de manière circonstancielle73.

Ainsi, le laïc, à travers la mission canonique collabore avec l’apostolat


hiérarchique dans l’évangélisation en tant qu’auxiliaire. Par conséquent,

70
Cf. F. CANOVA, Per il laicato in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-3, 543.
71
Ibid., 549.
72
Cf. U. LATTANZI, Laicato e gerarchia nel N. Testamento, “ED” 9 (1956), 1-3, 350.
73
Ibid., 351.

190
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

cette collaboration est un service dans la discipline et l’obéissance à la


hiérarchie. Les autres formes d’évangélisation qui lui sont permises et
conseillées sont : la prière, l’aide matérielle, la défense de la foi, la
conquête par les bonnes œuvres. En dehors de cela, « la hiérarchie fixe
les principes selon lesquels les multiples activités temporelles du laïcat
peuvent se mener ; et le laïcat, par conséquence s’y conforme dans les in-
itiatives qu’il prend »74.

3. Les pistes d’une mission prophétique et dialogique

Dans cette troisième et dernière partie de notre travail, nous mettrons en


évidence trois voies qui apparaissent dans les réflexions sur les missions
préconciliaires. Il s’agit de l’adaptation ou dialogue avec les cultures, du
dialogue interreligieux et œcuménique.

3.1 L’adaptation missionnaire

L’adaptation dans les missions est une tâche principale et délicate à cause
de la complexité des traditions séculaires et coutumes, des croyances et de
l’ensemble du système socioculturel des peuples à évangéliser. Voici com-
ment R. Masi problématise la question :

Le problème de l’adaptation missionnaires consiste au respect et à l’a-


daptation aux us et conceptions vraies et bonnes des peuples à évangé-
liser, sans rien enlever à la substance immutable du christianisme ;
(adaptation descendante, pédagogique), et ensemble incorporer les élé-
ments vrais et bons du peuple païen dans le christianisme (adaptation
ascendante, incorporatrice) en n’oubliant pas que la religion chrétien-
ne est au-dessus de toute nation et de toute civilisation, mais convena-
ble à chaque peuple et civilisation humaine75.

Sans rien enlever à la substance du christianisme, le missionnaire est ap-


pelé à respecter les valeurs culturelles des peuples à évangéliser, mieux, à

74
Ibid., 355.
75
R. MASI, L’adattamento missionario dottrinale. Lo sviluppo della teologia e della cul-
tura cattolica in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-3, 226.

191
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

les utiliser pour la fécondité de son travail apostolique et le développement


de la religion chrétienne. En dépit de la délicatesse de cet exercice, l’au-
teur estime que toute la théologie catholique76 est possible d’adaptation
missionnaire et peut être reçue, comprise et développée dans n’importe
quelle culture et civilisation, pourvue qu’elle ne soit pas corrompue par le
péché et l’erreur. L’adaptation de la théologie catholique en terre de mis-
sion est non seulement possible mais aussi opportune pour le développe-
ment de la théologie qui acquerra une plus ample problématique et plus
grande richesse. Autrement dit, l’adaptation missionnaire est une forme
d’échange entre les cultures des peuples et le christianisme en vue d’un en-
richissement mutuel77. Pour ce faire, il est indispensable de former et d’é-
duquer moralement et intellectuellement les missionnaires indigènes –
laïcs compris – car ces derniers issus des cultures autochtones sont plus
aptes à cet exercice.
Abondant dans le même sens, M.C. da Membro affirmera en plein conci-
le que le temps où le missionnaire transplantait dans les terres de mission
sa propre culture et ses propres dévotions est révolu. Il faut donner aux jeu-
nes églises missionnaires une physionomie locale en les insérant un peu
plus profondément dans le contexte culturel et social de leurs peuples78. La
compréhension et l’acceptation du christianisme s’avèrent plus facile
quand il est présenté et exprimé de manières qui répondent et correspon-
dent aux mentalités, traditions, schèmes de pensée, aux goûts des peuples
évangélisés79. Le colonialisme et le patronat avaient promu l’imposition des
valeurs étrangères aux cultures des nations. Cette violence faite aux cultu-
res par les puissances colonisatrices constitue une erreur méthodologique,
stratégique et tactique. À la lumière des études récentes (théologie, ethno-
logie, science des religions, de l’histoire, de la psychologie de la réalité hu-
maine) qui décèlent dans les religions et cultures non chrétiennes des va-
leurs et des formes de révélation de Dieu, l’Église ne méprise ni ne rejette
la pensée païenne, mais la purifie, la complète et la perfectionne ave la sa-

76
L’adaptation missionnaire prend en compte, les dogmes, la doctrine, l’Écriture Sain-
te, les Pères de l’Église et tout le dépôt de la foi catholique. Cf. ibid., 227-244.
77
Cf. ibid., 244.
78
Cf. METODIO CAROBBIO DA NEMBRO, Sull’adattamento missionario, “ED” 16 (1963),
2, 329.
79
Cf. ibid., 330.

192
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

gesse chrétienne80. Du reste, le missionnaire devra toujours se rappeler que


naturellement, chaque homme aime sa patrie, ses traditions, sa langue, ses
coutumes, son milieu, son environnement culturel, familial, politique et so-
cial et que par conséquent, le complexe de supériorité raciale, civilisation-
nelle, culturelle, le mépris des cultures des destinations et l’imposition de
sa propre culturelle sont des attitudes contreproductives81.
En présentant le christianisme non comme une doctrine totalement nou-
velle, mais de manière à faire comprendre aux destinataires qu’ils en ont
quelque notion déjà, le missionnaire peut prendre des initiatives d’adapta-
tion dans les différents champs comme l’expression linguistique, les formes
artistiques et musicales, les rites liturgiques, les structures philosophiques
et théologiques, la législation canonique, la méthode d’instruction et de ca-
téchèse, les expressions autochtones de vie communautaire spirituelle,
etc.82. Toutefois, il veillera à tenir compte du principe fondamental de l’a-
daptation qui est « unité dans la variété » : unité de foi, de magistère et de
gouvernement, mais variété d’expressions humaines de patrimoines cultu-
rels, de réalités sociales et environnementales, de schèmes de pensée et de
manifestation de vie.

3.2 Mission et dialogue interreligieux

En pleine période conciliaire, C.B. Papali faisait remarquer que la crois-


sance intensive de l’Église, à savoir le ministère pastoral en faveur des
membres de son Corps Mystique, allait de pair avec la croissance extensi-
ve qui est l’activité missionnaire envers ceux qui ne sont pas dans l’Égli-
se83. Cette mission ad gentes est souvent marquée par la méfiance et même
l’adversité comme nous le remarquons dans le titre de cette publication de
P. de Mondreganes84. L’auteur affirme sans ambiguïté que les trois ennemis
qui empêchent l’expansion du catholicisme sont la propagande communis-
te hostile aux missionnaires et aux religions, les nationalismes extrémistes
qui sont à l’origine des religions continentales, régionales, locales basées

80
Cf. ibid., 333-334.
81
Cf. ibid., 335.
82
Cf. ibid., 336-337.
83
PAPALI, The Theology of Mission, 15.
84
Cf. P.M. DE MONDREGANES, Tres formidables enemigos de las misiones : comunismo,
islamismo y nacionalismo, “ED” 8 (1955), 1, 96-111.

193
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

sur des critères géographiques ou ethniques, et enfin le mahométisme fa-


natique ou conservateur qui, contrairement à l’islam progressiste, s’oppose
à l’égalité de droit entre homme et femme, restreint la liberté, promeut l’is-
lam politique et se pose ainsi en obstacle à la mission surtout dans les pays
arabes où dominent l’islam encré dans la pure tradition et hostile à toute
innovation85. A. Perbal sera moins catégorique et plus optimiste lorsqu’il se
demande si le dialogue entre le christianisme et l’Islam est possible86. Pour
lui, rien n’est impossible à Dieu car déjà sur le plan social, des rencontres
et des amitiés entre papes, prélats prêtres et intellectuels catholiques se
nouent avec des personnages et des intellectuels du monde musulman. À
partir de la présentation du volume de Hermann Stieglecker, intitulé Die
Glaubenslehren des Islam, (Ferdinand Schöningh, München – Paderborn –
Wien 1959), l’auteur en arrive à cette conclusion : loin des apologies chré-
tiennes marquées par des insultes, exagérations, préjugés, erreurs manifes-
tes et rigidité agressive qui empêchent le dialogue, les échanges islamo-
chrétiens, selon la recommandation de Jean XXIII, devront désormais per-
mettre de « souligner ce qui rapproche et de confier à la grâce de Dieu le
soin de dissiper ce qui sépare »87, le tout « [Dans un] climat d’amour conta-
gieux. L’amour ouvre les cœurs les plus fermés. Il ouvre aussi les chemins
les plus encombrés de rancunes et haines. Il engendre la confiance, Dieu
et sa grâce toute-puissante feront le reste »88.
Après ces précisions sur les relations islamo-chrétiennes, vient le dia-
logue avec les infidèles des nations païennes. En partant de la vérité que le
christianisme est essentiellement une sotériologie, un message et une théo-
logie du salut, la « découverte » de nouveaux continents remet sur le tapis
la question du salut89 : la foi est indispensable pour le salut. Les païens
sont-ils capables de cet acte de foi pour que la volonté salvifique de Dieu
se réalise ? Après les « découvertes géographiques » du XV-XVIe siècle, les
théologiens se sont efforcés de résoudre cette équation en affirmant qu’il
existe chez tous les peuples des vestiges de la révélation de Dieu qui leurs
octroient des possibilités d’actes de foi. En effet, la grâce divine, fruit de la

85
Cf. ibid., 101-103.
86
A. PERBAL, Le dialogue avec l’Islam est-il possible ?, “ED” 17 (1964), 2, 306-310.
87
Ibid., 308.
88
Ibid., 310.
89
P. PARENTE, La possibilità dell’atto di fede negli infedeli, “ED” 3 (1950), 2, 161.

194
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

Rédemption du Christ, illumine même hors de l’Église ; pour être sauvé, il


suffit d’abord de croire en ce Dieu rétributeur ; une inspiration intérieure,
forme de dialogue entre la créature et le Créateur est une forme de foi ; le
constat des traces de révélation primitive auprès des différents peuples et
la conscience qu’ils en ont relève aussi de la foi90.
B. Mariani ira plus loin en affirmant que Dieu a de la prédilection pour
les païens91. Pour lui, Dieu peut avoir et manifester des préférences parce
qu’il est non seulement créateur et père de tous, mais aussi juste et suprê-
me juge qui rétribue chacun selon ses actions. C’est pourquoi l’Ancien tes-
tament présente deux formes de préférences divines à l’endroit des gentils :
des préférences indirectes ou implicites d’une part et des préférences di-
rectes et explicites d’autre part. Les préférences indirectes ou implicites à
l’endroit des infidèles92 se manifestent quand Dieu reproche à son peuple
Israël son caractère obstiné et enclin à la révolte, ses crimes parfois plus
odieux que ceux des nations païennes. Et face à l’idolâtrie d’Israël et à cer-
taines de ses fautes qui sont objet de honte devant les païens, Dieu se tour-
ne vers ces derniers et leur assigne une double mission : exécuter la justi-
ce divine contre d’autres nations et contre les Hébreux ainsi que porter se-
cours aux Israelites. Quant aux préférences directes ou explicites93, il y a
d’abord celles que Dieu démontre de manière générale à l’endroit de toute
l’humanité sans exception ainsi qu’à tous les païens appelés à la foi et édu-
qués directement par le Messie sans passer par la loi que Paul qualifiait
d’éléments pauvres et faibles94. Ensuite, les préférences divines de carac-
tère particulier constituent l’expression d’une bienveillance particulière de
Dieu en faveur des païens en prenant autant soin des gentils que des juifs,
les secourant de diverses manières, les louant souvent et disant même ex-
plicitement qu’il les préfère aux juifs, surtout au temps messianique, en
magnifiant leurs héros et enfin en les incorporant au royaume du messie,
alors que les Juifs en sont exclus jusqu’à la fin du monde95.

90
Cf. ibid., 178-179.
91
Cf. B. MARIANI, Preferenze divine verso i gentili nell’Antico Testamento, “ED” 3
(1950), 3, 283-316.
92
Cf. ibid., 285-293.
93
Cf. ibid., 293-315.
94
Cf. ibid., 299.
95
Cf. ibid., 315-316.

195
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

3.3 L’œcuménisme missionnaire

O. Cullmann faisait remarquer que dans le dialogue œcuménique, on s’ef-


force anxieusement de n’aborder que les questions pour lesquelles existe
une base commune en évitant toutes les autres, même si à la fin il est dif-
ficile d’éviter les désaccords96. Parmi les questions qui divisent, O. Cull-
mann, dans son opus intitulé S. Pierre, disciple, apôtre, martyr. Histoire et
théologie, (Delachaux & Niestlé, Paris – Neuchâtel 1952) procède à une
approche exégético-théologique de la péricope de Mt 16, 17-19 (Tu es Pe-
trus) et en arrive à ces conclusions : ces versets ne peuvent pas s’appliquer
à l’évêque de Rome, les promesses faites à Pierre sont identiques aux pré-
rogatives de ses collègues apôtres. Par conséquent Pierre évêque ne peut
pas avoir son successeur en la personne de l’évêque de Rome97. Les catho-
liques rejettent cette assertion et affirment que reconnaître en l’Évêque de
Rome le successeur de Pierre est non seulement une vérité d’ordre dogma-
tique mais aussi un fait d’ordre historique démontrable. C’est un article de
foi irréfutable98.
Loin de provoquer la radicalisation et la fermeture entre les différentes
confessions chrétiennes en dialogue, ces divergences d’interprétation de-
vraient plutôt pousser les uns et les autres à une ouverture œcuménique.
C’est, du reste, ce que préconise G. Salvatore dans une tentative d’exégèse
des propos de Jésus en Marc 9, 4099. En affirmant : « Celui qui n’est pas
contre nous est avec nous » (Mc 9,40 ; Mt 12,30) ou « Celui qui n’est pas
avec moi est contre moi » (Lc.11, 23), Jésus prône une attitude d’ouvertu-
re qui enseigne une ouverture œcuménique100. C’est seulement à cette
condition qu’on peut édifier l’Église du Christ dans l’unité et la diversité.
J. Vodopivec nous aide à approfondir cette assertion101. Pour lui la catho-
licas unitas est composée du binôme conceptuel unité et diversité : séparer

196
Cf. G. DI ROSA, Contributo al dialogo dell’Ecumenismo cristiano, “ED” 9 (1956), 1-
3, 312.
197
Cf. ibid., 321.
198
Cf. ibid., 341-342.
199
Cf. S. GAROFALO, Marco 9, 40 “apertura ecumenica?”, “ED” 9 (1956), 1-3, 343-349.
100
Cf. ibid., 348-349.
101
Cf. J. VODOPIVEC, Unity and Diversity: The Problem of Reunion in Missionary Per-
spective, “ED” 13 (1960), 2-3, 459-512

196
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

ces deux réalités porterait un coup à l’ecclésiologie et à l’œcuménisme. La


diversité seule en elle-même est insuffisante car sans unité, elle dégénère
en division et fragmentation. L’unité sans la diversité cesse d’être structu-
rellement organique et devient victime d’un processus de nivellement mé-
canique. Convaincu de cela, J. Vodopivec recommande que les fidèles des
divers groupes interconfessionnels, en tant que partenaires des échanges
œcuméniques mettent un accent particulier sur l’idée d’une unité univer-
selle, une unité sans uniformité102. L’insistance de l’Église catholique sur
l’unité et l’importance que les autres confessions accordent à la diversité
ne sont pas antinomiques. L’unité dans la diversité est possible. Mission et
mouvement œcuménique se retrouvent dans la lutte pour l’unité des chré-
tiens, une unité qui évite fragmentation et séparation103. Sans diversité, tout
organisme sombre dans la rigidité, la torpeur. La véritable unité du Corps
Mystique du Christ, qui est la mission de l’Église serait en danger avec cet-
te rigidité et torpeur. Du reste, l’unité dans la diversité a toujours marqué
le monde de la chrétienté, le côté occidental-latin d’une part et le groupe
oriental d’autre part constitué de Byzance, la Syrie, l’Égypte, l’Arménie et
la Mésopotamie104. L’auteur assoit sa réflexion sur des fondements ecclésio-
logiques et christologiques de la catholicité comme unité dans la diversi-
té105 avant d’aborder la question de l’adaptation du christianisme dans les
Églises locales et autochtones106. Ce macro-œcuménisme (dialogue avec
les cultures et les religions) auquel l’auteur fait allusion est un pan impor-
tant de la mission œcuménique dont l’objectif est de construire la catholi-
ca unitas avec l’Esprit Saint comme principal artisan.

Conclusion

À l’issue de notre survol panoramique, nous aboutissons aux conclusions


suivantes. Pour éviter des anachronismes et tenter de rester le plus fidèle
possible à la nomenclature de l’époque, nous avons utilisé des concepts

102
Cf. ibid., 459.
103
Cf. ibid., 460.
104
Cf. ibid., 462.
105
Cf. ibid., 462-482.
106
Cf. ibid., 492-507.

197
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Antoine de Padou Pooda

qui, de nos jours sont tombés en décrépitude et gagneraient à être non seu-
lement revisités mais innovés. C’est le cas des expressions comme « adap-
tation », « terres de mission », etc. Toutefois ces concepts ont servi de pré-
lude au concile Vatican II marqué par le binôme conceptuel communion et
mission qui a ouvert davantage l’Église à d’autres horizons culturels, reli-
gieux et civilisationnels. Qu’il nous suffise de mentionner seulement le Dé-
cret Conciliaire Ad Gentes sur l’Activité missionnaire de l’Église, le Déc-
ret Conciliaire Unitatis Redintegratio sur l’œcuménisme, la Constitution
Dogmatique Dei Verbum, la Constitution Pastorale Gaudium et spes , etc.
dont les contenus richissimes et inépuisables sont encore en pleine mise en
œuvre. En outre, ce parcours rapide que nous venons d’effectuer nous a
permis d’avoir un aperçu global du patrimoine intellectuel, mieux de la for-
ma mentis de la mission de l’Université Pontificale Urbanienne dont la vo-
cation est essentiellement missionnaire. Ces éléments précurseurs de not-
re synthèse renforcés par les assises doctrinales du Concile Vatican II ont
sans doute servi de pierres angulaires à notre faculté de missiologie pour
poser les bases et définir les axes de l’étude des sciences de la mission107
au profit étudiants provenant de tous les quatre coins du monde. Au regard
du caractère dynamique de la mission et des aléas spatio-temporels, ces
axes se transforment et se renouvellent continuellement dans la fidélité à la
missio Trinitatis. Le pontificat du Pape François marqué par une forte sen-
sibilité missionnaire vient corroborer et renforcer ces jalons de la synoda-
lité missionnaire pour une église in exitus vers les périphéries existentiel-
les et géographiques, une mission polyédrique définie comme style de vie
et mode opératoire de tout fidèle du Christ sans exception et sans acception
de personne. Ensemble, avançons au large et jetons le filet.

Antoine de Padou Pooda


Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

107
Cf. J.-A. BARREDA (a cura di), Formare alla missione: 25o della Facoltà di Missiolo-
gia dell’Università Urbaniana, Missiologia 12, UUP, Città del Vaticano 2012.

198
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)

ABSTRACT

LES JALONS D’UNE MISSIOLOGIE


PRÉCONCILIAIRE DANS LES PUBLICATIONS
DE EUNTES DOCETE (1948-1965)

L’article traite du développement de la théologie missionnaire catholique entre


le Concile Vatican I et le Concile Vatican II, et explore comment les enseigne-
ments papaux sur les questions missionnaires ont jeté les bases de la missio-
logie catholique. L’étude se penche principalement sur des articles publié dans
la revue de l’Université Urbaniana Euntes Docete visant à donner un aperçu des
principaux thèmes des discussions missiologiques de 1948 à 1965. Plutôt qu’u-
ne vue d’ensemble, le texte synthétise trois aspects essentiels : la base théolo-
gique de la mission, les repères pastoraux de la mission et les idées de mission
dialogique et prophétique, en adoptant une approche thématique plutôt que
chronologique.

MILESTONES OF A PRE-CONCILIAR MISSIOLOGY


IN EUNTES DOCETE PUBLICATIONS (1948-1965)

The article discusses the development of Catholic missionary theology between


I Vatican Council and II Vatican Council, and explores how the papal teachings
on missionary matters laid the foundation for the Catholic missiology. The study
primarily delves into articles published in the Urbaniana University Journal Eun-
tes Docete aiming to provide insights into the prominent themes in missiologi-
cal discussions from 1948 to 1965. Rather than a comprehensive overview, the
text synthesizes three essential aspects: the theological basis of mission, pas-
toral mission landmarks, and the ideas of dialogical and prophetic mission
adopting a thematic approach rather than a chronological one.

Keywords: Missiology; Milestones-Foundations; Preconciliar-Theology

199
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

ASPETTI DEL CONTRIBUTO DELLA RIVISTA


ALLA RIFLESSIONE MISSIOLOGICA
(1966-2022)

Introduzione – 1. Inquadrando la pubblicazione degli scritti: la recezione di prospettive


conciliari; il contributo del pensiero missiologico postconciliare; l’organizzazione accade-
mica e curricolare dell’Institutum Missionale Scientificum e della Facoltà di Missiologia –
2. Brevi osservazioni di carattere generale

Parole chiave: Missiologia; contestualizzazione; missione evangelizzatrice; culture; reli-


gioni

Introduzione

Nei decenni successivi alla chiusura del Concilio Vaticano II, la Rivista ha
conosciuto vari cambiamenti formali, quali, ad esempio, il titolo, la struttu-
ra, la tipologia degli scritti, il loro inserimento più o meno organico nei nu-
meri delle diverse annate, ecc. In tale cornice, va inquadrata anche la ve-
rifica del contributo della Rivista alla riflessione missiologica, un contribu-
to nel quale confluiscono, innanzitutto, esiti sia dei processi recettivi del
Vaticano II in materia missionaria, sia di snodi significativi dello sviluppo
del pensiero missiologico coevo; poi riflessi dell’esperienza missionaria
delle Chiese dei diversi contesti continentali e della biografia personale ed
accademica degli estensori dei contributi in oggetto; e, infine, i cambia-
menti accademici occorsi nei decenni qui considerati, cambiamenti che
hanno riguardato anche l’organizzazione accademica e curricolare nello
specifico dell’Institutum Missionale Scientificum e, dal 1986, della Facoltà
di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana.
Scopo di questo articolo non è ovviamente quello di una presentazione
puntuale del contributo offerto dalla Rivista alla riflessione missiologica, ri-
costruito mediante una disamina diacronica e sincronica degli scritti mis-
sionari pubblicati, quanto piuttosto quello di abbozzare la loro inquadratu-
ra in un più ampio contesto (prima parte dell’articolo) e alcune considera-
zioni di carattere generale (seconda parte).

201
2/2023 ANNO LXXVI, 201-216 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

1. Inquadrando la pubblicazione degli scritti:


la recezione di prospettive conciliari; il contributo del pensiero
missiologico postconciliare; l’organizzazione accademica
e curricolare dell’Institutum Missionale Scientificum
e della Facoltà di Missiologia

La necessità di inquadrare la pubblicazione degli scritti a tema missiona-


rio deriva anche dal riconoscimento che la sola analisi quantitativa non è
sufficiente per verificare l’effettivo contributo della Rivista alla riflessione
missiologica. Tale approccio consentirebbe perlopiù di quantificare la pre-
senza di tali scritti e di segnalare eventuali variazioni intercorse nel tempo,
una presenza che, tra l’altro, dovrebbe essere presupposta in quanto l’isti-
tuzione accademica di riferimento della Rivista è la Pontificia Università
Urbaniana1, senza aiutare però a comprendere in modo adeguato altri ele-
menti, quali la scelta tematica, le diverse competenze disciplinari messe in
campo, il fatto che gli autori non sono soltanto professori dell’attuale Facol-
tà di Missiologia o cultori della materia, le implicazioni della pubblicazio-
ne di numeri monografici o di focus dedicati a questioni missionarie, ecc. Il
dato numerico, dunque, deve essere integrato con altri elementi, che, per
l’arco cronologico qui preso in esame (1966-2022), possono essere desun-
ti da un quadro complessivo, al quale concorrono tre assi fondamentali.
Il primo è rappresentato dalle prospettive aperte dal Concilio Vaticano II 2,
che trovano un punto di sintesi nell’affermazione iniziale di AG 2: «La
Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missiona-
ria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito San-

1
Per comprendere il peculiare rapporto fra la Pontificia Università Urbaniana e la mis-
sione evangelizzatrice della Chiesa occorre partire dalla fondazione della Congregazione
De Propaganda Fide nel 1622 e dalla nascita dell’omonimo Collegio nel 1627: cf. G. COL-
ZANI, Dall’Ateneo alla Pontificia Università Urbaniana. Le grandi linee di una “teologia
missionaria”, in ID., Pensare la missione. Scritti editi e inediti, a cura di S. MAZZOLINI, UUP,
Città del Vaticano 2012, 69-90.
2
Il decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa rimane un punto di riferi-
mento imprescindibile. benché questioni correlate con la missione ricorrano anche in altri
testi conciliari: cf. G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei documenti conciliari, in Le
missioni nel decreto “Ad Gentes” del Concilio Vaticano II, “ED” 19 (1966), 1, 86-97. Di par-
ticolare rilievo sono ad esempio i numeri 13 e 17 di LG: cf. S. MAZZOLINI, L’evangelizzazio-
ne come inculturazione, in M. DE SALIS (ed.), Popolo evangelizzatore. Il capitolo II della Lu-
men Gentium alla luce della Evangelii Gaudium, LEV, Città del Vaticano 2020, 92-98.

202
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

to che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine»3. Dal
quadro della fondazione trinitaria della missione (cf. AG 2-4) e della natu-
ra essenzialmente missionaria della Chiesa deriva una comprensione della
missione a più ampio respiro. Il Concilio prende quindi le distanze da un
approccio meramente giuridico e territoriale della missione, della quale ri-
marca per contro l’unicità, pur riconoscendo che la sua declinazione è plu-
rale, in quanto dipende dai luoghi e dalle circostanze (cf. AG 6). Si apre in
tal modo la strada al rapporto in termini dialogici della Chiesa con il mon-
do e con gli universi culturali e religiosi dell’umanità.
Il Vaticano II riconosce altresì che il fine della missione è certamente la
salus animarum ripensata però nei termini di una salvezza che è integrale
e olistica, in conformità con un modello antropologico che recepisce, tra
l’altro, la tradizione biblica dell’essere umano creato a immagine e somi-
glianza di Dio, di cui offre una rilettura in chiave cristologica (è questa la
prospettiva di GS). Al contempo, rilegge la plantatio Ecclesiae in termini
più ampi, focalizzando ad esempio il ruolo specifico e insostituibile sia di
ogni Chiesa locale in ordine all’annuncio e alla testimonianza evangelici,
sia quello dei vari soggetti ecclesiali e non soltanto di una parte di essi (cf.
il terzo capitolo di AG)4.
Il secondo asse fondamentale dell’inquadramento degli scritti missionari
della Rivista è costituito dallo sviluppo delle succitate prospettive conciliari5.

3
Cf. M. ANTONELLI, Ad gentes, in S. NOCETI – R. REPOLE (edd.), Commentario ai docu-
menti del Vaticano II, vol. 6: Ad gentes, Nostra aetate, Dignitatis humanae, EDB, Bologna
2018, 96-107. Vedasi anche F. GILL HELLÍN, Concilii Vaticani II Synopsis in ordinem redi-
gens schemata cum relationibus necnon patrum orationes atque animadversiones. Decretum
de activitate missionali Ecclesiae Ad Gentes, PUSC, Roma 2015, 12-15.
4
Già nel numero monografico del 1966, Euntes Docete presenta fondamentali prospetti-
ve di AG. L’iter redazionale del decreto, temi di carattere teologico-fondativo e questioni pe-
culiari sono oggetto dei 14 contributi, alcuni dei cui estensori – G.P. Agagianian, S. Paventi,
H. Peeters, A. Mulders, Metodio da Nembro, G. Eldarov, D. Grasso, R. Moya, J. Lecuona
Landibar, G. Greco, A.V. Seumois, T. Van Valenberg, P. Rossano, J. Metzler – sono stati im-
pegnati sia nella preparazione sia nella celebrazione dell’evento conciliare. Metodio da Nem-
bro, Metzler e Seumois sono altresì docenti del corso missiologico dell’Institutum Missiona-
le Scientificum. Tra le pubblicazioni riguardanti AG, si annoverano altresì due repertori bi-
bliografici: cf. Bibliografia riguardante il Decreto dell’Attività Missionaria della Chiesa com-
pilata dal P. Giuseppe Metzler O.M.I., ibid., 272-291; W. HENKEL, Bibliografia sul decreto De
Activitate Missionali Ecclesiae: “Ad Gentes” (1975-1985), “ED” 39 (1986), 2, 263-274.
5
La recezione delle prospettive di AG può essere verificata, ad esempio, nel decenna-
le, nel ventennale e in occasione del 25 anniversario della sua promulgazione. Per il pri-

203
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

Per un verso, va rilevato che tale sviluppo non prescinde né dall’insegna-


mento magisteriale, rappresentato più specificatamente da tre documenti
pontifici – l’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI (1975)6, la Redemptoris Mis-
sio di Giovanni Paolo II (1990)7 e l’Evangelii Gaudium di papa Francesco

mo caso, si rimanda agli Atti del Congresso Internazionale Scientifico di Missiologia pro-
mosso dall’Urbaniana e da altre istituzioni: cf. Evangelizzazione e culture. Atti del Congres-
so Internazionale Scientifico di Missiologia, Roma, 5-12 ottobre 1975, voll. 1-3, Pontificia
Università Urbaniana, Roma 1976. Per il secondo alla pubblicazione del volume Missio-
logia oggi, Pontificia Università Urbaniana, Roma 1985, al quale hanno collaborato i pro-
fessori dell’allora erigenda Facoltà di Missiologia. Si auspica, tra l’altro, la pubblicazione
di un commentario aggiornato e completo di AG: cf. Presentazione, in ibid., 10. Per una
sintetica presentazione a più firme del volume vedasi “ED” 37 (1984), 3, 461-485. Per il
terzo al V Congresso Internazionale di Missiologia (3-6 ottobre 1989): cf. T. FEDERICI, La
Chiesa in missione e il dialogo con le religioni. Le difficili ottiche moderne, “ED” 44
(1991), 2, 177. Per gli Atti di questo Congresso, cf. PONTIFICIA UNIVERSITAS URBANIANA, La
salvezza oggi, Urbaniana University Press, Roma 1989.
6
Oltre ai già citati Atti del Congresso Internazionale Scientifico di missiologia (cf. no-
ta 5), si segnala la pubblicazione di un commentario scientifico di EN, approntato dai do-
centi dell’Urbaniana, che si prefigge di colmare un vuoto editoriale, in parte dovuto forse
anche «a quella specie di lotta, più o meno occulta, sorta in alcuni settori non totalmente
consenzienti con l’impostazione di fondo del Documento paolino. Questo ha impedito, a
nostro avviso, che l’EN avesse avuto quella risonanza, anche editoriale, che si sarebbe le-
gittimamente aspettata»: J. SARAIVA MARTINS, Introduzione, in L’annuncio del Vangelo og-
gi. Commento all’Esortazione Apostolica di Paolo VI “Evangelii Nuntiandi”, Pontificia
Università Urbaniana, Roma 1977, XI. Per il decennale della promulgazione di EN, ve-
dasi la nota di A. FURIOLI, A 10 anni dalla “Evangelii Nuntiandi”. Nota ascetico-pastora-
le, “ED” 38 (1985), 1, 99-114.
7
Alla RM è dedicato il secondo numero dell’annata 1991. Esso raccoglie nove contri-
buti: il primato di Pietro e l’unità della Chiesa (J. Ratzinger), il dialogo con le religioni (T.
Federici), i fondamenti teologici e l’identità della missione ad gentes (D. Colombo), i suoi
destinatari (W. Henkel), il concetto di missione anche dal punto di vista geografico (E.
Nunnenmacher), il vocabolario missionario (P. Giglioni), la cooperazione e la spiritualità
missionaria (J. Esquerda Bifet), il diritto missionario (P.V. Pintor), il mondo delle comuni-
cazioni sociali e la nuova evangelizzazione (M. Ajassa): cf. “ED” 44 (1991), 2, 155-323.
Esquerda Bifet, Giglioni, Henkel, Nunnenmacher sono docenti della Facoltà di Missiolo-
gia; Pinto dell’Istituto di Catechesi Missionaria. Ulteriori approfondimenti nel primo nu-
mero dell’annata 2004, dedicato alla missione e missionarietà in Giovanni Paolo II. Esso
è composto da 15 articoli, premessi da un’introduzione a firma di G. Cavallotto, che riguar-
dano, per un verso, la missione e la missionarietà della Chiesa, i suoi fondamenti, le sue
modalità ed ambiti (C. Sepe, I. Dias, M. Gronchi, G. Colzani, E.F. Fortino, F.A. Machado,
J. Ilunga Muya, G. Gaglianone, G. Igwebuike Onah, L. Sabbarese); per un altro, la missio-
ne nei differenti contesti continentali (C. Dotolo, V. Girardi Stellin, A. Trevisiol, F.A. Ma-
chado, N. Tebay). A conclusione la nota bibliografica di G. Colzani, “Redemptoris Missio”

204
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

(2013)8 –, né dalla riflessione missiologica coeva. Nella stagione postcon-


ciliare, caratterizzata, per un verso, dalla recezione di elementi teologici va-
riamente riscontrabili nelle tradizioni cattolica, protestante, ortodossa,
evangelica e pentecostale9, e, per un altro, dalle pratiche missionarie delle
Chiese dei vari contesti continentali, le prospettive del Vaticano II sono ac-
colte e sviluppate in un contesto plurale e in rapido cambiamento.
La contestualizzazione di tali processi recettivi comporta la disamina in
termini nuovi e creativi di tematiche pregresse, ma anche quella di inedite
questioni che il Bevans qualifica come integrali10. Una disamina che va ri-
ferita, in primo luogo, alla presa d’atto del riposizionamento dell’asse del
cristianesimo dal cosiddetto Nord globale al Sud globale, prendendo così le

un decennio di bibliografia: 1990-2002: cf. “ED” 57 (2004), 1, 5-287. Cavallotto, Colza-


ni, Dotolo, Muya, Trevisiol sono docenti della Facoltà di Missiologia. Tra gli altri articoli,
vedasi per esempio F. GIARDINI, Trinitarian Communion and Christian Mission in “Re-
demptoris Missio”, “ED” 47 (1994), 2, 151-166; G. COLZANI, Missione. Bilancio di un con-
cetto fondamentale dalla Redemptoris Missio ad oggi, “ED” 55 (2002), 2, 9-35.
18
Il focus del secondo numero del 2015 è dedicato alla EG; esso raccoglie 7 articoli
che, a partire da un invito alla lettura (J.-A. Barreda), si impegnano su questioni di carat-
tere ecclesiologico (S. Mazzolini, G. Gronchi), su temi etici (Salutati, Vendemiati), sulla
conversione missionaria della pastorale e su problemi aperti (Meddi, Pandolfi): cf. “UUJ”
68 (2015), 2, 11-145. Barreda, Mazzolini, Meddi e Pandolfi sono docenti della Facoltà di
Missiologia. Si segnalano altresì i focus che sviluppano prospettive tracciate da EG: cf.
Misericordia, missione e formazione, “UUJ” 69 (2016), 2, 15-130; Laudato sì. Tracce di
riflessione, “UUJ” 70 (2017), 2, 11-147; Fratelli tutti: orizzonti della missione, “UUJ” 74
(2021), 3, 19-124; Le migrazioni tra pensiero teologico e azione pastorale, “UUJ” 75
(2022), 3, 19-111. Tra gli articoli, cf. R. ALVA, Christian Mission in the Contemporary
World: An Analysis in the Light of the Teachings of Pope Francis’Apostolic Exhortation
Evangelii Gaudium, “UUJ” 73 (2020), 1, 89-110; F. CHICA ARELLANO, Una chiamata al-
l’ecologia integrale e all’amicizia sociale, “UUJ” 75 (2022), 1, 161-186.
19
Benché non si possa parlare ancora di un modello ecumenico di missione, non c’è
dubbio che non sono pochi gli elementi condivisi dalle diverse tradizioni cristiane: cf. D.J.
BOSCH, La trasformazione della missione. Mutamenti di paradigma in missiologia,
Queriniana, Brescia 2000, 510-704; S. MAZZOLINI, Mission and Evangelization in Chris-
tian Doctrine, in K. KIM – K. JØRGENSEN – A. FITCHETT-CLIMENHAGA (eds.), The Oxford
Handbook of Mission Studies, Oxford University Press, Oxford 2022, 95-110.
10
Si tratta di questioni quali la globalizzazione, l’ecologia, le migrazioni, le donne. Es-
se si correlano con altri temi quali l’impegno per la giustizia e la pace, la cura del creato,
il dialogo interreligioso, l’inculturazione e la riconciliazione: cf. S.B. BEVANS, Section I.
Decree on the Church’s Missionary Activity Ad Gentes, in ID. – J. GROS, Evangelization and
Religious Freedom. Ad Gentes, Dignitatis Humanae, Paulist Press, New York, NY – Mah-
wah, NJ, 2009, 115-116; vedasi anche 103-115.

205
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

distanze da un approccio eurocentrico e unidirezionale della missione (dal-


l’Occidente al resto del mondo); in secondo luogo, all’accresciuta consape-
volezza del legame intrinseco tra l’unità visibile della Chiesa e la missione
evangelizzatrice, che spinge a ricercare una più grande riconciliazione tra
le varie tradizioni cristiane; in terzo luogo, alla crescente ricerca di una
maggiore armonia tra le persone di tutte le fedi e con coloro che nella vita
seguono un cammino non configurato da un particolare impegno religioso.
In questa cornice, la missione evangelizzatrice della Chiesa si presenta
dunque come una realtà complessa, teologicamente ed ecclesiologicamen-
te fondata, le cui forme sono plurali a motivo sia della sua contestualizza-
zione in spazi che non sono soltanto territoriali, ma anche antropologici, sia
dei vari elementi che la costituiscono11. In termini generali, una doppia
questione di fondo marca il succitato sviluppo, cioè una comprensione più
ampia del concetto di missione e l’approfondimento e la chiarificazione del-
la categoria dell’evangelizzazione12.
Il terzo asse fondamentale riguarda l’organizzazione accademica e curri-
colare dell’Institutum Missionale Scientificum e della Facoltà di Missiolo-
gia13. C’è uno stretto legame istituzionale e contenutistico tra l’Institutum e

11
Dal punto di vista della riflessione teologica sulla missione evangelizzatrice, tre teo-
logie della missione – la missione come partecipazione alla missione del Dio Unitrino, co-
me servizio liberatore del Regno di Dio, come annuncio di Gesù Cristo Salvatore univer-
sale – sono state sviluppate nella seconda metà del XX secolo. Esse «are foundational for
the three theologies that have emerged in the last several decades: mission as “prophetic
dialogue,” mission as “transforming/missionary discipleship,” and a “missiology of attrac-
tion.” These three theologies of mission build on the others, deepen them, and take them
in new direction»: S.B. BEVANS, Theologies of Mission, in KIM – JØRGENSEN – FITCHETT-CLI-
MENHAGA (edd.), The Oxford Handbook of Mission Studies, 115 (vedasi anche 115-125).
12
Cf. G. COLZANI, Missione. Bilancio di un concetto fondamentale dalla Redemptoris
Missio ad oggi, in ID., Pensare la missione, 163-191; ID., Evangelizzazione, ibid., 231-252;
M. MENIN, Missione, Cittadella, Assisi, PG 2016; M. NARDELLO, Evangelizzazione, Citta-
della, Assisi, PG 2017; S. MAZZOLINI, Evangelizzazione, in O. AIME et alii, Nuovo Diziona-
rio Teologico Interdisciplinare, EDB, Bologna 2020, 769-779.
13
A partire dall’istituzione di una cattedra di missiologia affidata a G.B. Tragella, PI-
ME, nel 1919, progressivamente lo studio sulle missioni è ampliato con l’aggiunta di al-
tre cattedre; si tratta di un ampliamento che conclude all’erezione dell’Institutum Missio-
nale Scientificum (1932). Nel corso del tempo, alla sezione missionaria si affiancherà una
giuridica. Il 25 luglio 1986 entrambe saranno elevate a Facoltà: cf. A. PERBAL, L’Institut
Missionnaire Scientifique de la S.C. de la Propaganda. Vingt années (1932-1952), “ED”
5 (1952), 1-2, 35-60; G. ROMMERSKIRCHEN, L’Istituto Missionario Scientifico di Propaganda

206
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

la Congregazione di Propaganda Fide, sicché il primo sembra quasi un’e-


manazione della seconda, date «la responsabilità diretta dell’Istituto da
parte del Segretario di Propaganda, la presenza di alcuni minutanti dello
stesso Dicastero missionario fra i docenti dell’Istituto (Pucci, Paventi e al-
tri), la scelta di tematiche missionarie connesse all’azione evangelizzatrice
promossa da Propaganda Fide»14. In aggiunta, data la finalità dell’Institu-
tum15, oltre allo studio della missione della Chiesa e delle sue modalità,
molta attenzione è posta sulla situazione storica e religiosa dei paesi mis-
sionari, mentre, nella cornice di un progressivo distanziamento da modelli
ecclesiali europei, si registra «un crescente interesse a promuovere una vi-
ta ecclesiale e pastorale attenta alla realtà locale: la valorizzazione dei ca-
techisti, il catecumenato, l’arte locale, una disciplina canonica attenta ai
problemi dei Paesi missionari come quello dei matrimoni tradizionali»16.
Dal 1986, la costituzione della Facoltà di Missiologia e dei suoi cicli
(baccellierato, licenza e dottorato) e le successive modifiche17 determinano
un serio ripensamento dell’organizzazione accademica e del curriculum de-
gli studi18, indirizzato alla «formazione di persone qualificate ed esperte
nelle scienze missiologiche, con la possibilità di acquisire una seria specia-

Fide dopo 25 anni, “ED” 10 (1957), 3, 315-320; A.V. SEUMOIS, A. Perbal, O.M.I. et l’In-
stitut Scientifique Missionnaire (1932-1954), “ED” 39 (1986), 2, 221-238; G. CAVALLOT-
TO, Origine, contenuto e significato della riforma della Facoltà di Missiologia, in J.-A. BAR-
REDA, Formare alla missione, UUP, Città del Vaticano 2012, 109-122; COLZANI, Dall’Ate-
neo alla Pontificia Università Urbaniana, 84-88. Gli autori citati sono stati professori del-
l’Institutum e della Facoltà di Missiologia.
14
CAVALLOTTO, Origine, 113. La sezione missionaria dell’Institutum da cui avrà origi-
ne la Facoltà di Missiologia conserva il programma iniziale con successivi ritocchi e inte-
grazioni: cf. ivi.
15
Tale finalità «non era quella di preparare ricercatori o specialisti della missione, ma
di formare qualificati e informati missionari, capaci di orientare e promuovere una più va-
lida attività evangelizzatrice nei territori di missione»: ibid., 114.
16
Ivi.
17
Cf. ibid., 114-120.
18
«La Facoltà si trovò pienamente inserita nell’Università Urbaniana. Decano e Con-
siglio di Facoltà dovevano fare diretto riferimento non più al Segretario di Propaganda Fi-
de ma al Senato Accademico e al Rettore Magnifico. […] Il rinnovato curriculum di stu-
di della facoltà si proponeva due fondamentali finalità: – coltivare la ricerca sui problemi
riguardanti l’attività missionaria della Chiesa; – formare esperti in Missiologia e nelle di-
scipline utili all’attività missionaria»: ibid., 114-115.

207
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

lizzazione nell’area scelta»19. Da questo punto di vista, è interessante nota-


re innanzitutto il progressivo inserimento nel curriculum della Facoltà di
Missiologia di specifiche discipline teologiche20; poi, presupposta l’indivi-
duazione di discipline teologiche specificatamente afferenti alla missione
ecclesiale, la ricerca di una loro equilibrata integrazione con altre di taglio
differente, consentendo in tale modo la confluenza nel curriculum della Fa-
coltà di temi fondamentali e fondativi e di altri che derivavano dall’esplo-
razione dei vari aspetti della missione evangelizzatrice della Chiesa e po-
nendo attenzione ai vari contesti continentali e ai loro cambiamenti21.
Nella cornice così abbozzata, si colloca la pubblicazione degli scritti sul-
la missione evangelizzatrice della Chiesa, a proposito dei quali si introdu-
cono ora brevi osservazioni di carattere generale.

2. Brevi osservazioni di carattere generale

I contributi afferenti a questioni metodologiche ed a tematiche concernenti


la missione evangelizzatrice della Chiesa sono stati pubblicati in maniera
pressoché continuativa nell’arco di tempo qui preso in esame. Occorre osser-
vare però che alla pubblicazione di scritti su puntuali tematiche si è progres-
sivamente affiancata quella di contributi raccolti in una specifica sezione22,

19
Ibid., 121.
20
Precedentemente, si è già registrato un “timido” e insufficiente inserimento di det-
te discipline. Nelle sue varie versioni, il piano di studio della Facoltà attesta per contro un
impegno sempre più chiaro in tal senso, per offrire, soprattutto con il corso di Licenza, un
approfondimento il più possibile rigoroso delle discipline missiologiche. Ne deriva quin-
di anche una particolare attenzione a quelle di taglio teologico che entrano a pieno titolo
nel curriculum accademico. Nel prosieguo del tempo, non soltanto tali discipline saranno
mantenute, ma saranno anche affiancate da altre connesse con le teologie dei vari conte-
sti continentali.
21
In entrambi i casi, si colgono gli esiti della recezione sia di prospettive conciliari in
materia – basti pensare alla fondazione della missione ecclesiale in chiave trinitaria –, sia
degli sviluppi della riflessione post-conciliare sulla missione.
22
Dal 1975 al 1977, gli scritti dedicati alla missione sono raccolti nella sezione appo-
sita intitolata “Missiologia”; una lettura sia pure cursoria dei testi è indicativa degli ambi-
ti di interesse, quali la teologia, l’ecclesiologia, la spiritualità, la storia, il diritto canonico,
i soggetti della missione, la cultura, il dialogo, ovviamente indagati dal punto di vista del-
la missione evangelizzatrice della Chiesa: cf. “ED” 28 (1975), 5-121. 293-391; “ED” 29
(1976), 1-3, 5-110. 185-258. 393-481; “ED” 30 (1977), 1-3, 5-49. 165-240. 373-490.

208
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

o in numeri monografici23 o nei focus della Rivista24. Da quest’ultimo pun-


to di vista, va segnalato che, mentre la titolazione dei numeri monografici e
dei focus indica con immediatezza il contesto non soltanto tematico nel qua-
le i contributi sono stati inseriti, una breve presentazione introduttiva met-
te a fuoco la logica soggiacente alla raccolta degli scritti in oggetto. Una lo-
gica non sempre immediatamente comprensibile, data anche la pluralità de-
gli autori, diversi per dati biografici, formazione e servizio accademico.
La ricerca di una certa forma sistematica di presentazione di argomenti
missionari ha contribuito per la sua parte a un progressivo ampliamento del
quadro d’insieme, nel quale anche i singoli contributi, pubblicati altrove
nella Rivista, hanno comunque trovato un loro peculiare posizionamento,
offrendo così un apporto specifico ma non estemporaneo. Il summenziona-
to ampliamento può essere considerato almeno da un doppio punto di vista:
a. quello delle discipline messe in campo; b. quello dei temi indagati.
Per quanto riguarda l’ampliamento disciplinare, va notato, per un verso,
la riduzione di scritti di carattere giuridico e storico25; per un altro, il nu-
mero crescente di contributi di profilo teologico-dottrinale e pastorale-ca-

23
Oltre ai numeri già citati, si segnalano quelli dedicati al quinto centenario dell’evan-
gelizzazione dell’America Latina [cf. “ED” 45 (1992), 2, 143-343]; alla missione e cul-
ture [cf. “ED” 51 (1998), 1, 7-174]; ai problemi e alle prospettive della missione odier-
na [cf. “ED” 55 (2002), 3, 19-112]; al fondamentalismo religioso [cf. “ED” 56 (2003), 2,
3-268]; all’inculturazione, diritto canonico e missione [cf. “ED” 56 (2003), 3, 5-240]; al
pluralismo e alla missione [cf. “ED” 58 (2005), 1, 5-227]; alle Pontificie Opere Missio-
narie [cf. “ED” 59 (2006), 1, 9-147]; al Concilio Vaticano II e alla missione [cf. “ED” 59
(2006), 2, 9-105]; al convegno di Edimburgo 1910 [cf. “ED” 63 (2010), 2, 9-257].
24
Cf. nota 8. Filosofia africana – Antropologia [cf. “ED” 60 (2007), 3, 11-58]; Per una
antropologia dialogica e interreligiosa [cf. “ED” 61 (2008), 2, 11-92]; L’Africa, risorsa
spirituale dell’umanità [cf. “ED” 62 (2009), 3, 11-51); Tra connessione e dispersione glo-
bale. Annuncio del Vangelo, intercultura e comunicazione nella fragile e capillare era di-
gitale [cf. “ED” 64 (2011), 1, 11-97]; Medio Oriente. Il dialogo tra le religioni [cf. “ED”
64 (2011), 3, 9-133]; L’Asia fra tradizione e globalizzazione [cf. “UUJ” 66 (2013), 1, 11-
88]; Missione: Work in Progress [cf. “UUJ” 67 (2014), 1, 11-169]; I catechismi del conti-
nente africano. Approfondimenti e prospettive (cf. “UUJ” 70 (2017), 3, 11-148]; Cateche-
si, catechismi e catechisti nella storia della Cina. Prospettiva di ricerca da fonti riscoperte
[cf. “UUJ” 72 (2019), 2, 15-229]; Dossier Amazzonia [cf. “UUJ” 73 (2020), 2, 41-173].
25
Gli scritti di carattere storico riguardano la storia della Chiesa missionaria e le sue
fonti, significative figure missionarie, la Congregazione di Propaganda Fide, ora Dicaste-
ro per l’evangelizzazione dei popoli. A proposito della storia del Dicastero missionario, si
segnala il Compendio di storia della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei popo-
li o “De Propaganda Fide” 1622-1972, “ED” 26 (1973), 1, 7-250.

209
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

techetico, che spaziano su questioni via via emergenti e che richiedono


nuove risposte e strategie evangelizzatrici. Questa prima forma di amplia-
mento attesta a suo modo l’assunzione del principio dell’interdisciplinarie-
tà, qui ancora inteso come «come approccio che favorisce una migliore
comprensione da più punti di vista di un oggetto di studio» (VG 4). Si trat-
ta dunque di un indicatore interessante, nel quale si riflette, sia pure non
tematizzata, una certa consapevolezza della complessità della missione del-
la Chiesa e, conseguentemente, di quella della riflessione missiologica.
A questo quadro articolato va ascritto anche il secondo ampliamento,
cioè quello tematico. Si tratta di un ampliamento da comprendere da un
doppio punto di vista: a. lo sviluppo progressivo di una medesima temati-
ca; b. l’individuazione di nuovi e più aggiornati argomenti. Per quanto con-
cerne il primo punto di vista, due temi importanti sono quello del rapporto
dell’evangelizzazione con le culture e quello della relazione con le altre tra-
dizioni religiose. A proposito del rapporto dell’evangelizzazione con le cul-
ture, lo sviluppo tematico si è dispiegato lungo un itinerario che ha come
punto di partenza l’adattamento e come punto di arrivo l’inculturazione26.
Nel post-concilio, sempre più sentita è stata «l’urgenza […] di un vero ap-
profondimento scientifico, sotto i suoi vari aspetti, della dottrina conciliare
e sinodale [ndr. il riferimento è al Sinodo dei Vescovi del 1974] sul rappor-
to tra l’evangelizzazione e le culture»27. Questo approfondimento si è tra-
dotto in una serie di contributi circa il ripensamento della teologia28, la co-

26
Questo passaggio si inscrive nella cornice della ricerca di una più adeguata termi-
nologia per esprimere il rapporto tra il vangelo e le culture. «Bisogna notare che – os-
serva Dell’Orto – negli anni successivi al Concilio Vaticano II fino alla promulgazione
dell’esortazione apostolica Catechesi Tradendae, i termini adattamento, indigenizzazio-
ne, incarnazione, acculturazione e inculturazione furono spesso usati in modo intercam-
biabile, generando quindi una certa confusione. La fluidità e i fraintendimenti nell’uso
di questi termini […] sono stati tuttavia fattori importanti che hanno contribuito alla
scelta del neologismo “inculturazione” per esprimere verbalmente il rapporto tra il van-
gelo e le culture»: A. DELL’ORTO, Antropologia, missiologia e questione dell’inculturazio-
ne, in S. MAZZOLINI (ed.), Vangelo e culture. Per nuovi incontri, UUP, Città del Vaticano
2017, 33-34.
27
J. SARAIVA MARTINS, Introduzione, in Evangelizzazione e culture, vol. 1, VII.
28
Cf. V. MULAGO, “Naturalisation” du Christianisme en dehors de l’Occident a la lumiè-
re de Vatican II, “ED” 20 (1967), n.u., 241-262; METODIO DA NEMBRO, Teologia dell’adat-
tamento missionario alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II, ibid., 285-319. Mentre
Mulago offre spunti per rispondere all’interrogativo circa «la possibilité d’une pensée
théologique africaine, basée sur la conception bantu de l’être et de la vie» (249), Metodio

210
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

noscenza di mondi culturali altri e dell’incontro con essi29, l’inculturazione


trattata dal punto dei princìpi e fondamenti, delle implicazioni, degli ambi-
ti30, sviluppando così indicatori presenti nel pensiero missiologico e nel-

da Nembro prospetta la questione in termini complessivi. Entrambi gli autori prendono le


mosse dal Concilio Vaticano II. Un esempio in E.D. PIRYNS, Towards a Japonese Theology:
Conditions – Limitations – Perspectives, “ED” 37 (1984), 2, 229-256.
29
Cf., tra gli altri, J.B. HATEGEKA, L’individu communautaire dans la tradition africai-
ne, “ED” 29 (1976), 1, 42-69; G. LADRILLE, La philosophie en Afrique, “ED” 29 (1976),
3, 509-559; D. ACHARUPARAMBIL, The Integral Yoga according to Sri Aurobindo, “ED” 32
(1979), 2, 163-190; J. RHEE CHAN-WOO, Il matrimonio coreano dal punto di vista storico-
giuridico, “ED” 34 (1981), 1, 109-121; A.A. ISHOLA, Ancestors or Saints. African Under-
standing of Ancestors in Relation to the Christian Saints in Particular Reference to the Yoru-
ba of Nigeria, “ED” 36 (1983), 2, 267-281; G. TRAN VAN DOAN, Is Chinese Humanism
Atheistic?, “ED” 37 (1984), 2, 257-271; T. FILESI, A quarant’anni da “La Philosophie
bantoue”. Il ritorno di Placide Tempels, “ED” 38 (1985), 3, 357-387; P.P. PANG, L’incon-
tro del cristianesimo con la cultura cinese. Una riflessione storica e metodologica, “ED” 47
(1994), 3, 297-310; B. LI CHEN-CHIU, Dao-Logos. Lao Zi and Philo, “ED” 62 (2009), 1,
123-143; S. BRAMBILLA, “Non si educa la testa, si educa il cuore”. Pedagogia Macua-Sci-
rima, “ED” 62 (2009), 1, 233-241; A. TREVISIOL, Alterità culturale che interpella. Bioso-
fia e Biosfera – Cuore e Cultura Scirima, “ED” 72 (2009), 2, 201-229; G. FRIZZI, Mito
Namuli. Descrizione, valutazione e ricodificazione cristiana, “ED” 72 (2009), 3, 77-95;
ZHAO HONGTAO, Prospettive della cultura cinese nel contesto contemporaneo, “UUJ” 66
(2013), 1, 71-88; F.A. OBORJI, The Concept of Person in African Thought and Culture: A
Missiological Appraisal, “UUJ” 73 (2020), 3, 191-220.
30
Cf. ad esempio J. ESQUERDA BIFET, ¿Aculturación e inculturación de la contemplación
cristiana?, “ED” 32 (1979), 3, 385-407; J. DIHN DUC DAO, Zen Meditation and the Incul-
turation of Prayer in Asia, “ED” 39 (1986), 2, 143-166; P. GIGLIONI, Salvezza Liturgia In-
culturazione, “ED” 41 (1988), 3, 461-472; B. MONDIN, Principi generali sull’inculturazio-
ne della Chiesa e dell’evangelo, “ED” 46 (1993), 2, 227-256; A. REBELLO, Inculturation
and Education in the New Evangelization Today, “ED” 47 (1994), 2, 167-176; A. SPREA-
FICO, La Bibbia, modello e sfida di inculturazione, “ED” 52 (1999), 1-2, 13-21; B. BUJO,
Faut-il mondialiser pout évangéliser? Une perspective négro-africaine, “ED” 52 (1999),
1-2, 181-192; G. FRIZZI, L’inculturazione della “Makeya”, contro focale della religiosità
Macua (Mozambico), “ED” 53 (2000), 1, 93-107; D. KITSA BUUNDA, Quelques proverbes
sur le travail de l’homme. Ébauche d’une spiritualité du travail négro-africain, “ED” 54
(2001), 1, 127-142; G. DEIANA, Bibbia e culture: fondamenti biblici per una teologia del-
l’inculturazione, “ED” 55 (2002), 3, 19-40; D. SCAIOLA, Il tema della manna nel libro del-
la Sapienza, ibid., 41-62; J. ILUNGA MUYA, Inculturazione e missione nel contesto della
mondializzazione, “ED” 56 (2003), 3, 9-23; M. PRETTO, Evangelizzazione delle culture e
inculturazione del messaggio di fede, ibid., 25-45; V. MOSCA, Diritto liturgico e incultura-
zione. Orizzonti teologici, normativi e pastorali, ibid., 117-155; J. ILUNGA MUYA, Incultura-
zione come correlazione tra Vangelo e culture in Giovanni Paolo II, “ED” 57 (2004), 1,
125-134; C. ZUCCARO, Inculturazione della morale e nuova evangelizzazione, “ED” 65

211
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

l’insegnamento magisteriale31. Per quanto riguarda invece il rapporto del


cristianesimo con le altre tradizioni religiose, il percorso si è snodato sulla
doppia linea del dialogo e della teologia delle religioni, in conformità an-
che cronologica con il dibattito e la riflessione post-conciliari in materia,
che hanno recepito prospettive introdotte dal Concilio Vaticano II. Mentre
per quanto riguarda la linea del dialogo, i contributi spaziano dalla presen-
tazione di forme, figure e approcci32 a quella del dialogo come parte della
missione evangelizzatrice della Chiesa33, la questione del valore salvifico

(2012), 1, 199-218; O.-M. SARR, L’inculturazione liturgica. Tra fede celebrata e fede incar-
nata, “ED” 68 (2015), 1, 51-75; G. RIZZI, Aspetti dei rapporti con le altre confessioni cri-
stiane, con le altre religioni e l’inculturazione della fede nella formazione dei missionari e
dei catechisti in Cina, “ED” 72 (2019), 2, 15-96.
31
Cf. PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA – FACOLTÀ DI MISSIOLOGIA, Enchiridion sull’in-
culturazione della fede, a cura di C. DOTOLO – S. MAZZOLINI – G. SABETTA, LEV – UUP, Cit-
tà del Vaticano 2019.
32
Cf. ad esempio C.B. PAPALI, Dialogue with Hinduism, “ED” 20 (1967), n.u., 231-
240; G.C. ANAWATI, Polémique, apologie et dialogue islamo-chrétiens. Positions classiques
médiévales et position contemporaines, “ED” 23 (1969), n.u., 375-451; Z. REMIRO, Un
saggio bilingue, latino e arabo, di controversia islamo-cristiana nella Roma del sec. XVII,
ibid., 453-480; C.B. PAPALI, I religiosi e il dialogo con l’induismo, “ED” 25 (1972), 1,
145-158; C. BONIVENTO, Nuove dimensioni del dialogo interreligioso: l’apporto dei contem-
plativi, “ED” 30 (1977), 3, 420-440; M. BORRMANS, Theologie et dialogue. Questions po-
sées à a la théologie par les interlocuteurs du dialogue-islam-chrétien, “ED” 34 (1981), 2,
307-325; ID., Louis Massignon, témoin du dialogue islamo-chrétien, “ED” 37 (1984), 3,
383-401; L. SILEO, La teologia del dialogo negli sviluppi postconciliari, “ED” 56 (2003),
2, 235-250; A. SPREAFICO, Gli sviluppi del dialogo ebraico cristiano come paradigma del
dialogo interreligioso, “ED” 59 (2006), 2, 67-80; A. CORSI, Dal punto di vista antropolo-
gico. Sulle condizioni di possibilità del dialogo interreligioso, “ED” 61 (2008), 2, 59-71;
L. CAPATINI, Sul dialogo interculturale e interreligioso. Contributi della psicologia cultu-
rale e delle neuroscienze, ibid., 73-92; G. SABETTA, Encounter of Religions in the Pontifical
Perspective with Special Reference to Islam, “UUJ” 68 (2015), 2, 225-245; M. BORRMANS,
Approaches chrétiennes de l’Islam, “UUJ” 69 (2016), 2, 133-171; J.V. EDWIN, Brothers,
Sisters and the Common Home: Reflections on Muslim-Christian Relations in India in the
Light of Fratelli tutti, “UUJ” 74 (2021), 3, 111-124.
33
Cf. tra gli altri J. SARAIVA MARTINS, Missione e Dialogo, “ED” 38 (1985), 1, 37-59;
T. FEDERICI, La Chiesa in missione e il dialogo con le religioni, “ED” 44 (1991), 2, 177-
201; D. ACHARUPARAMBIL, Evangelization and Interreligious Dialogue: The Challenge of
Christian Mission in a Pluralistic World, “ED” 49 (1996), 1, 119-136; D. SALACHAS, Dia-
logo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione missionaria della Chiesa, “ED”
56 (2003), 3, 47-64; F.A. MACHADO, Interreligious Dialogue: An Essential Part of the
Evangelizing Mission of the Church, “ED” 57 (2004), 1, 109-123.

212
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

delle altre religioni è la cifra più evidente degli scritti che si inscrivono nel-
la linea della teologia delle religioni34. Per quanto concerne lo studio di
nuovi argomenti, lo spettro delle tematiche trattate è veramente troppo am-
pio per poter renderne qui conto. In termini generali, ci si limita a segna-
lare, in primo luogo, che detti argomenti riflettono le trasformazioni in atto
del modello di missione evangelizzatrice di riferimento35; in secondo luogo,
che, da un certo punto di vista, un loro comun denominatore può essere in-
dicato nella contestualizzazione, sia nel senso che tali argomenti sono a vol-
te indagati nella cornice di specifici contesti geografici e culturali, sia nel
senso che essi – anche quando sono di carattere generale – sono sempre ri-
feribili alla temperie coeva.
In questo quadro, è possibile ora introdurre qualche considerazione a pro-
posito degli estensori dei contributi in oggetto, in particolare di quelli di ca-
rattere teologico. Si tratta di una questione che travalica la biografia perso-
nale ed accademica degli autori, che non sono soltanto docenti della Facoltà
di Missiologia o missiologi specializzati, ma anche, ad esempio, teologi o do-
centi della Facoltà di Teologia dell’Urbaniana o di altri centri accademici.

34
Vedasi tra gli altri, A.V. SEUMOIS, Theologie des religions et révélation primitive, “ED”
24 (1971), 2, 329-348; A. GOMES, Theology of Non-christian Religions, ibid., 372-391;
R.E. VERASTEGUI, Les religions non-chrétiennes dans l’histoire du salut (vue d’ensamble),
ibid., 417-427; ID., Les religions non-chrétiennes n’ont-elles aucun valeur salvifique? Eva-
luation critique de la position du Cardinal Daniélou concernant les religions non-chrétien-
nes, “ED” 27 (1974), 25-64; ID., L’aventure chrétienne à la recontre des religions, “ED”
31 (1978), 2, 261-285; M. DHAVAMONY, Today’s Challenge: Salvation Offered by Non
Christian Religions, “ED” 41 (1988), 3, 421-438; G. ODASSO, La Sapienza di Dio tra gli
uomini. Prospettive bibliche per una teologia delle religioni, “ED” 46 (1993), 3, 361-381;
J. ILUNGA MUYA, La théologie des religions. Un état des lieux, “ED” 52 (1999), 3, 279-302;
I. MORALI, J. Daniélou e la teologia della salvezza dei non cristiani in H. de Lubac: dati e
argomenti per il superamento delle tesi di R.E. Verastegui sulla tendance Daniélou, “ED”
53 (2000), 1, 29-51; J. ILUNGA MUYA, Teologia delle religioni. Note di lettura, “ED” 58
(2005), 1, 213-227.
35
Trasformazioni che sono state determinate, come segnalato in precedenza, dallo svi-
luppo del modello di missione intesa non più soltanto in senso territoriale, dall’approfon-
dimento del concetto di evangelizzazione e della ricerca di una loro connessione. Tra le
raccolte di scritti più recenti, vedasi La missione oggi: problemi e prospettive, “ED” 55
(2002), 2, 9-160; Pluralismo e missione: sfide e opportunità, “ED” 58 (2005), 1, 5-230;
Tra connessione e dispersione globale. Annuncio del Vangelo, intercultura e comunicazione
nella fragile e capillare era digitale, “ED” 64 (2011), 1, 11-97; Missione: Work in Pro-
gress, “ED” 67 (2014), 1, 11-169; “Fratelli tutti”. Orizzonti della missione, “UUJ” 74
(2021), 3, 19-124.

213
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

Tale rilievo rimanda a un problema di fondo, allo stato dell’arte ancora aper-
to, problema che non può essere semplicemente ascritto all’organizzazione
accademica o curricolare dell’una o dell’altra Facoltà36, ma che deriva dalle
stesse prospettive conciliari sulla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Prospettive peraltro richiamate da Giovanni Paolo II che menziona «il
confluire della missiologia nell’ecclesiologia e l’inserimento di entrambe
nel disegno trinitario di salvezza» (RM 32), segnalando al contempo che
«[l]’insegnamento teologico non può né deve prescindere dalla missione
universale della chiesa, dall’ecumenismo, dallo studio delle grandi religio-
ni e della missiologia» (RM 83). Queste affermazioni pongono dunque un
problema di metodo e di contenuti. Infatti, se dalla prima affermazione de-
riva l’impossibilità di una ripartizione netta della materia, ad esempio attri-
buendo le questioni fondative e i temi ad esse correlati alla teologia e quel-
le per così dire più pratico-operative alla missiologia, dalla seconda emer-
ge piuttosto il problema del rapporto fra la teologia e la missiologia che de-
ve essere specificato con riferimento a precise tematiche.
Si tratta di un problema già segnalato da A.V. Seumois nel suo contributo
Organizzazione della missiologia secondo le nuove prospettive della sistema-
tizzazione teologica37. Concludendo il suo scritto, l’autore rimarca il contri-
buto della teologia missionaria alla teologia sistematica (e viceversa)38 nella
cornice della revisione degli studi teologici sulla scorta delle indicazioni
conciliari, segnalando prospettive, ma soprattutto richiamando il fatto che

36
Analogamente a quanto accaduto per la Facoltà di Missiologia, ove nel corso del tem-
po si è andata configurando una specializzazione teologica, si può notare la progressiva
introduzione nei curricoli della Facoltà di Teologia dell’Urbaniana di corsi afferenti alla
missione evangelizzatrice della Chiesa, quali la fondazione biblico-teologica della missio-
ne, la natura essenzialmente missionaria della Chiesa, il rapporto con le altre tradizioni
religiose su temi quali la salvezza, la rivelazione, l’escatologia, la relazione fra la teologia
e la pluralità delle culture e il suo impatto sul metodo teologico, l’adattamento e l’incul-
turazione, il dialogo e la nuova evangelizzazione, ecc.
37
Cf. “ED” 36 (1983), 1, 3-18.
38
A.V. SEUMOIS osserva che, poiché «gli studi specializzati di Teologia Missionaria [so-
no] arrivati ad una elaborazione organica degna di attenzione, i teologi e i professori spe-
cializzati in diverse materie teologiche non possono più ignorarli, bensì debbono cogliere
l’occasione di sfruttarli nel corso dell’esposto e dello studio di numerose questioni di Teo-
logia Sistematica, almeno per una investigazione teologica più completa; anche gli spe-
cialisti nella Teologia Missionaria hanno vantaggio a vivere in stretto contatto con il pro-
gresso delle investigazioni teologiche in altri campi, sia più generici sia più connessi, che
sono in grado di arricchire la qualità delle prospettive di teologia missionaria»: ibid., 16.

214
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)

se la Missione universale appartiene intimamente alla natura della


Chiesa neotestamentaria, come è stato sottolineato dall’ultimo Concilio
(AG 35; AA 2; cf. AG 2-a), ne segue che la dimensione missionaria –
sviluppata in modo proprio e specifico dalla Teologia Missionaria – do-
vrà inserirsi come tema fondamentale nel riordinamento di Teologia Si-
stematica (AG 39-c), e così fornirà ad essa una funzione non più sol-
tanto speculativa, di conoscenza nozionale razionalizzata, bensì, come
occorre, di servizio della proclamazione della fede cristiana fuori e di
sviluppo della vita koinoniale all’interno del Popolo di Dio39.

Un problema dunque quello del rapporto fra la teologia e la missiologia


già posto sul tappeto, ma che rimane ancora aperto, tanto che non è diffici-
le condividere un’osservazione di Gianni Colzani a proposito del fatto che
«[u]na teologia costitutivamente missionaria, frutto necessario di una con-
siderazione missionaria della fede della chiesa, rimane così rimandata a
tempi migliori»40. Ci si potrebbe chiedere tuttavia se l’odierna stagione ec-
clesiale non possa essere considerata se non un tempo migliore, quantome-
no un tempo opportuno per un ripensamento, recependo peraltro quanto in-
dicato da papa Francesco in EG 133 e in VG 4. In particolare, ci si potreb-
be interrogare se la Rivista dell’Università Urbaniana non potrebbe essere
pensata e diventare uno spazio di sperimentazione per il passaggio dal prin-
cipio dell’interdisciplinarietà ancora intesa come multidisciplinarietà a
quello dell’interdisciplinarietà nella sua forma forte di trans-disciplinarie-
tà (cf. VG 4), attesa la realizzazione di un’effettiva riforma degli studi ec-
clesiastici in questa prospettiva.

Sandra Mazzolini
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

39
Ibid., 17.
40
COLZANI, Dall’Ateneo, 88.

215
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Sandra Mazzolini

ABSTRACT

ASPETTI DEL CONTRIBUTO DELLA RIVISTA


ALLA RIFLESSIONE MISSIOLOGICA (1966-2022)

L’articolo si propone, in primo luogo, di ripensare il contributo della Rivista alla


riflessione missiologica nel quadro della ricezione delle prospettive missionarie
del Vaticano II, del loro sviluppo contestuale e dell’organizzazione accademica
e curricolare dell’Institutum Missionale Scientificum (dal 1986, Facoltà di Missio-
logia). Vuole quindi, introdurre elementi significativi del suddetto contributo, de-
lineando l’approccio specifico alle questioni missionarie sia da un punto di vista
disciplinare che tematico, oltre a porre una questione di metodo nella prospet-
tiva del rapporto tra teologia e missiologia.

ASPECTS OF THE JOURNAL CONTRIBUTION


TO MISSIOLOGICAL REFLECTION (1966-2022)

The purpose of the article is, first, to rethink the journal’s contribution to missio-
logical reflection in the framework of the reception of Vatican II’s missionary per-
spectives, their contextual development and the academic and curricular organ-
ization of the Institutum Missionale Scientificum (since 1986, Faculty of Missiol-
ogy). Then, to introduce significant elements of the above-mentioned contribu-
tion, outlining the specific approach to the missionary issues from both discipli-
nary and thematic perspectives, as well as posing a question of method from
the perspective of the relationship between theology and missiology.

Keywords: Missiology; Contextualization; Evangelizing Mission; Cultures; Reli-


gions

216
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

LA CINA IN EUNTES DOCETE –


URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
IL CONTRIBUTO DEL CENTRO STUDI CINESI

Premessa – 1. Le Lezioni Magistrali di Studi Cinesi; 1.1 Breve sintesi delle sette Lezioni
cinesi – 2. Un articolo e un Focus sulla Cina – Conclusione
Parole chiave: Cristianesimo; tradizioni religiose cinesi; cultura cinese; missione; com-
parazione; traduzione

Premessa

Il contributo del Centro Studi Cinesi alla pubblicazione di articoli riguar-


danti la Cina in Euntes Docete – Urbaniana University Journal è alquanto
recente. Fondato nel 1975, il Centro è stato inattivo per circa un ventennio
(1986-2006), riprendendo la sua attività nel 2007 nell’ambito della Facol-
tà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana. Nei primi anni di
attività (1975-1986) non vi è alcuna presenza della Cina negli articoli pub-
blicati nell’Urbaniana University Journal. Uno dei motivi per tale mancan-
za potrebbe essere addotto al fatto che dal 1979 al 1986 il Centro Studi Ci-
nesi pubblicò una sua Rivista specializzata, “China Bulletin”, che aveva
l’obiettivo di offrire informazioni e articoli sulla Cina, in particolare sulla
Chiesa contemporanea e sulla storia missionaria, in un periodo in cui era
molto difficile reperire informazioni dettagliate su questo paese1. Dal 2007,
la collaborazione del Centro Studi Cinesi con Euntes Docete – Urbaniana

1
“China Bulletin” si pubblicava trimestralmente in tre lingue: italiano, inglese e fran-
cese. Nel 1994, tuttavia, fu pubblicato un articolo di P. PAUL PENG o.f.m., già direttore del
Centro Studi Cinesi dal 1975 al 1986 (datazione probabile in assenza di riscontri docu-
mentali), “ED” 48 (1994), 3, 297-310, dal titolo: L’incontro del Cristianesimo con la cul-
tura cinese. Una riflessione storica e metodologica. Nell’articolo, P. Peng ripercorre le tap-
pe principali dell’incontro del Cristianesimo con la cultura e la società cinese, presen-
tando gli studi di alcuni autori recenti che, come egli stesso scrive nelle conclusioni, «so-
no riusciti a trovare il modo di armonizzare la cultura tradizionale cinese e il Messaggio
cristiano della Salvezza» (ibid., 310).

217
2/2023 ANNO LXXVI, 217-227 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

University Journal diviene costante e sarà inaugurata, a partire dal 2008,


con la pubblicazione annuale delle Lezioni Magistrali di Studi Cinesi2, se-
guite da altri articoli e studi, frutto delle ricerche e attività del Centro.

1. Le Lezioni Magistrali di Studi Cinesi

Le Lezioni Magistrali di Studi Cinesi organizzate dal Centro sono eventi ac-
cademici durante i quali professori e studenti della nostra università, come
anche di altre università pontificie e statali, hanno la possibilità di conver-
sare con rinomati studiosi nazionali e internazionali che hanno contribuito
in modo originale alla conoscenza del complesso mondo cinese. In modo
particolare, i temi delle Lezioni approfondiscono i due obiettivi principali
del Centro Studi Cinesi.
Il primo obiettivo riguarda lo studio del rapporto tra Cina e Cristianesi-
mo, con una speciale attenzione alla sua articolata e multiforme storia mis-
sionaria; il secondo, si concentra sulla ricerca intorno a temi riguardanti la
cultura e la società cinese nelle sue più varie espressioni, in particolare lo
studio delle tradizioni religiose cinesi e dell’antropologia della Cina. Sono
questi i due obiettivi che, sin dal 2007, hanno ispirato le attività di ricerca
e di pubblicazione del Centro Studi Cinesi, come anche il contributo offer-
to alla pubblicazione di studi sulla Cina in Euntes Docete – Urbaniana Uni-
versity Journal.
Lo scopo più ampio del Centro, tuttavia, è di sviluppare e diffondere una
conoscenza della Cina costantemente fondata su uno studio dei “saperi lo-
cali”, di quelle visioni del mondo e pratiche quotidiane che contraddistin-
guono il contesto sociale, culturale e religioso cinese. In tal modo, si cerca
di evitare rappresentazioni distorte e luoghi comuni sulla Cina che, molto
spesso, scaturiscono da quel latente atteggiamento di autoreferenzialità che
in modi diversi può celarsi dietro lo sguardo di persone e istituzioni verso
mondi culturali e religiosi diversi dal proprio.
Il tentativo, in altre parole, è di ridurre le distanze da un universo cultu-
rale, quello cinese, che per molti sembra procedere su visioni del mondo e
sistemi di significato completamente paralleli rispetto agli altri, e appare

2
Le prime sette Lezioni Magistrali di Studi Cinesi (2008-2015) sono state raccolte in
un volume a cura di A. DELL’ORTO – ZHAO HONGTAO, Lezioni cinesi. Storia, filosofia e an-
tropologia della Cina, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2017.

218
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

contraddistinto da pratiche rituali spesso ritenute incomprensibili. Distan-


ze spesso frapposte per una semplice e banale ignoranza del mondo dell’al-
tro, oppure generate da vere e proprie forme di etnocentrismo e di razzismo,
di odio e di violenza. In modi diversi, queste forme continuano ad abitare
la pratica della vita quotidiana e a minare la pacifica convivenza umana. In
un mondo in cui le distanze fisiche si sono ridotte, altre sono state create,
più complesse, più subdole, più difficili da gestire.
A tal riguardo, le Lezioni Magistrali hanno l’obiettivo di creare luoghi
condivisi di dialogo e di ricerca, coltivando in ogni singolo evento la passio-
ne per la conoscenza della differenza dell’altro. Paradossalmente, è proprio
una maggiore consapevolezza delle diversità sociali, culturali e religiose che
ci rende più simili e, allo stesso tempo, più capaci di riconoscere il senso di
cosa voglia dire “essere umani”, un tema tra l’altro molto caro alle tradizio-
ni religiose cinesi.
Le sette Lezioni pubblicate in Euntes Docete – Urbaniana University
Journal, condividono tutte lo sforzo faticoso, lungo, limitato nei suoi risul-
tati oppure, a volte, quasi impossibile, di tradurre una cultura in termini
comprensibili da un’altra e di comparare culture tra loro diverse. Paul Ri-
coeur scriveva che:

il compito del traduttore non va dalla parola alla frase, al testo, alla to-
talità culturale, ma tutt’al contrario: impregnandosi dello spirito di una
cultura attraverso vaste letture, il traduttore scende dal testo alla frase
e alla parola3.

I diversi approcci – storico, filosofico e antropologico – che gli autori uti-


lizzano nelle Lezioni Magistrali, esemplificano l’osservazione metodologica
di Ricoeur e offrono importanti considerazioni sulla delicata questione del-
la traduzione e della comparazione culturale. Inoltre, per l’antropologia, le
“vaste letture” sono, innanzitutto, persone reali con le quali l’antropologo
dialoga, si confronta, e dalle quali si fa guidare.
Le Lezioni, quindi, non sono solo sulla Cina, ma anche Lezioni dalla Ci-
na che, eventualmente, possano stimolare una critica culturale del noi, in-
terrogando le nostre stesse pratiche sociali, rivisitando le nostre visioni del

3
P. RICOEUR, Tradurre l’intraducibile. Sulla traduzione, a cura di M. OLIVA, Urbaniana
University Press, Città del Vaticano 2008, 16-17.

219
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

mondo e, per coloro che sono impegnati nell’annuncio del vangelo, purifi-
cando modelli e pratiche missionarie.
In un libro pubblicato recentemente, Peter van der Veer ripercorre la
complessa questione della comparazione culturale offrendo alcuni spunti
che ci sembrano molto pertinenti a riguardo del tentativo condiviso, da par-
te degli autori delle Lezioni, alla comparazione e alla traduzione culturale.
Egli scrive che

la comparazione […] non è, in primo luogo, una questione del proget-


to giusto di ricerca o della scelta corretta di casi da comparare (il “co-
sa” e il “come” comparare), anche se questi sono ovviamente importan-
ti, quanto piuttosto la consapevolezza delle difficoltà concettuali che si
incontrano nell’entrare nei mondi vitali altrui. Questa “alterità” non
dovrebbe essere però esagerata, poiché tutti, in qualche modo, stanno
interagendo e comunicando con tutti gli altri. Inoltre, l’antropologia ha
tutti gli strumenti per impegnarsi nelle questioni di traduzione e a con-
nettere universi semantici differenti4.

La tesi di van der Veer, pur indicando alcuni aspetti fondamentali delle
questioni concernenti la traduzione e la comparazione culturale, si limita a
mettere in evidenza le difficoltà concettuali che si incontrano nell’entrare
nei mondi vitali altrui. Tuttavia, le difficoltà non sono solo concettuali ma
anche esperienziali: è, infatti, attraverso l’esperienza del corpo che entria-
mo in contatto con “alterità” diverse che, a loro volta, orientano il nostro
passo fisico e concettuale. Un passo che immaginiamo sempre leggero e
dialogico, e che sappia discretamente individuare le differenze e le somi-
glianze tra i molteplici universi sociali e culturali che oggi, molto più che
nel passato, possiamo più facilmente attraversare e abitare.
L’individuazione e l’analisi di possibili connessioni tra universi semanti-
ci diversi costituiscono il tratto che unisce le Lezioni Magistrali che, da
prospettive diverse, contribuiscono a rendere la nostra comprensione della
realtà, della Cina e di noi stessi, sempre aperta a nuovi passi e a nuove con-
cettualizzazioni. Ed è, probabilmente, questo l’obiettivo principale della
comparazione e della traduzione culturale.

4
P. VAN DER VEER, The Value of Comparison, Duke University Press, Durham, NC –
London 2016, 11 (traduzione nostra).

220
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

1.1 Breve sintesi delle sette Lezioni cinesi

La prima Lezione, che segna la “seconda” apertura ufficiale del Centro Stu-
di Cinesi e la collaborazione con Euntes Docete – Urbaniana University
Journal, è di Lionello Lanciotti, professore emerito di Filologia Cinese del-
l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e Decano dei sinologi ita-
liani, proprio nel giorno del suo 82mo compleanno, il 12 marzo 2008. Nella
sua appassionata Lezione, dal titolo Esiste una sinologia? Lo scopo e l’im-
portanza degli studi cinesi, il Lionello Lanciotti ripercorre le tappe più im-
portanti del suo lungo impegno a favore dello sviluppo degli studi cinesi in
Italia, offrendo interessanti osservazioni sulla questione centrale dell’arti-
colo, ossia se esista una sinologia, un interrogativo alquanto provocante
nell’ambito internazionale degli studi cinesi5. Nel saggio, l’autore si soffer-
ma anche sullo scopo e sull’importanza degli studi cinesi in un tempo in cui
una profonda conoscenza e un sincero dialogo con il mondo cinese diven-
gono sempre più impellenti. In uno stile elegantemente autobiografico, la
Lezione di Lionello Lanciotti può essere considerata come un suo testamen-
to spirituale di una vita spesa interamente per gli studi cinesi6.
Dao-Logos: Lao Zi and Philo è il titolo della seconda Lezione tenuta da
Bernard Chien-Chiu Li nel 2009, quando era Presidente della Fujen Catho-
lic University di Taipei7. Nel suo saggio, Bernard Chien-Chiu Li esordisce
con un’analisi filologica del carattere cinese dao composto da due elemen-
ti che fanno riferimento a “testa” e “correre”; nel suo insieme il termine ac-
quista il significato di “qualcosa sulla quale uno cammina, un sentiero o
una strada”, fino a inglobare accezioni quali “metodo, norma e principio”.
Queste diverse connotazioni sono ben riassunte nel termine italiano “la
Via”. Mentre nel Confucianesimo il termine dao è usato con il significato
di “la via del cielo o dell’umanità”, in Lao Zi (VI secolo a.C.) e Zhuang Zi
(ca. IV secolo a.C.), dao denota un senso metafisico. Dao è la realtà ultima
ma anche il principio primo che soggiace alla forma, alla sostanza, all’es-
sere e al cambiamento. Tra i Neo-Platonici, Filone di Alessandria (ca. 25
a.C.-25 d.C.) propone la teoria del logos, teoria che occupa il punto nodale

5
L. LANCIOTTI, Esiste una Sinologia? Lo scopo e l’importanza degli studi cinesi, “ED”
61 2008, 1, 137-150.
6
Il Professor Lionello Lanciotti muore a Roma il 29 giugno 2015, all’età di novant’anni.
7
B. LI CHIEN-CHIU, Dao-Logos: Lao Zi and Philo, “ED” 62 (2009), 1, 123-143.

221
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

del suo intero sistema di pensiero. Bernard Chien-Chiu Li postula una pro-
fonda affinità tra il dao di Lao Zi e il logos di Filone e offre elementi di com-
parazione tra il pensiero dei due filosofi.
In occasione del 400mo anniversario della morte di Matteo Ricci, Nicolas
Standaert, della Katholieke Universiteit Leuven, tiene la terza Lezione nel
2010 dal titolo Matteo Ricci and the Chinese: Spaces of Encounter Between
the Self and the Other8. Nel saggio, l’autore indica che alcune caratteristi-
che della vita e della strategia missionaria di Matteo Ricci sono viste come
costitutive del “metodo Ricci”. Il più delle volte, questo metodo è stato pre-
sentato come il risultato della capacità di apertura e di empatia dello stes-
so Ricci (the self), trascurando così l’influenza dell’altro (the other). Nico-
las Standaert mostra che il ruolo dell’Altro – in questo caso i cinesi – nel-
la formazione dell’identità del missionario, congiuntamente agli “spazi di
incontro” creati progressivamente nel mezzo di questa relazione, sono due
aspetti da considerarsi ugualmente importanti almeno quanto lo è stata l’at-
tività del Ricci stesso. Si potrebbe anche asserire che l’Altro abbia reso
possibile che Ricci diventasse ciò che è stato. Senza l’Altro, la trasforma-
zione non sarebbe stata possibile.
Nel 2011, la Elisabetta Corsi, della Sapienza, Università di Roma, tiene
la quarta Lezione dal titolo La missione in immagini. La cultura figurativa
europea e la sua diffusione in Cina nella prima modernità9. Il saggio pre-
sentato in questo volume esplora il ruolo che le immagini religiose rivesto-
no, in quanto strumenti di evangelizzazione, nell’ambito della strategia mis-
sionaria adottata dai gesuiti in Cina. Elisabetta Corsi mostra come il loro
impiego sia oggetto di una accurata selezione, sia per quanto concerne il
contenuto che il contesto d’uso delle immagini, così da disciplinarne la
fruizione da parte delle comunità cattoliche locali.
Stephan Feuchtwang della London School of Economics presenta, nel
2013, la quinta Lezione dal titolo Hospitality to Ghosts. A Chinese Question
and a Challenge to Humanity10. Il saggio si fonda sull’osservazione che l’o-
spitalità è un universale antropologico. Tuttavia, così com’è messa in prati-

18
N. STANDAERT, Matteo Ricci and the Chinese: Spaces of Encounter Between the Self
and the Other, “ED” 63 (2010), 1, 101-122.
19
E. CORSI, La missione in immagini. La cultura figurativa europea e la sua diffusio-
ne in Cina nella prima modernità, “ED” 64 (2011), 2, 151-168.
10
S. FEUCHTWANG, Hospitality to Ghosts. A Chinese Question and a Challenge to Hu-
manity, “UUJ” 66 (2013), 2, 183-198.

222
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

ca nelle diverse culture e società del mondo, tale istituzione è sorprenden-


temente ambivalente. Da queste considerazioni iniziali, Stephan Feucht-
wang esplora la particolare ambivalenza dell’ospitalità che, nella Cina con-
temporanea, si riserva alle divinità e agli spiriti. Il saggio passa poi ad illu-
strare una significativa pratica di ospitalità vietnamita rivolta agli spiriti di
stranieri ostili e a verificare se possa essere interpretata, come è suggerito
nell’etnografia di Heonik Kwon, quale archetipo di relazioni internazionali
o di ospitalità universalizzata. Alla commemorazione – o disconoscimento
– delle morti di massa, in quanto eventi storici, si contrappone l’identifica-
zione degli spiriti senza nome, un aspetto che suscita importanti interroga-
tivi riguardo alle etiche e ai conflitti, quotidiani e necessariamente locali,
tra diverse forme di universalizzazione di empatia verso la sofferenza.
Etica sociale e responsabilità personale nella Cina tardo-imperiale (XV-
XVIII sec.) è il titolo della sesta Lezione, tenuta da Paolo Santangelo, della
Sapienza, Università di Roma, nel 201411. Il saggio rileva che un’analisi
antropologica dell’etica sociale e del senso di responsabilità personale nel-
la società cinese dal XV al XVIII secolo richiede di individuare gli univer-
sali e le specificità delle emozioni morali e dell’immaginario collettivo dei
cinesi. Paolo Santangelo discute alcune caratteristiche riguardanti la rap-
presentazione dei sentimenti morali, l’interiorizzazione delle sanzioni, il
ruolo del senso di responsabilità personale, come anche alcuni miti, simbo-
li e valori che contribuiscono al modo di intendere l’etica nella cultura ci-
nese tardo-imperiale.
La Lezione del 2015, dal titolo Convergence and Conversion: the Virgin
Mary and Mazu as Maritime Patroness in Late Imperial China, è presenta-
ta da Ronnie Po-Chia Hsia della Pennsylvania State University12. Il saggio
esamina alcune fonti missionarie sul culto di Mazu praticato dai marinai
del Fujian meridionale, sulle cui navi salparono tanti missionari in rotta
verso la Cina. L’autore mette a confronto le pratiche devozionali dedicate a
Mazu con quelle rivolte alla Vergine Maria in qualità di patrone marittime,
suggerendo una teoria di convergenza culturale utile a comprendere le con-
versioni al cristianesimo.

11
P. SANTANGELO, Etica sociale e responsabilità personale nella Cina tardo-imperiale
(XV-XVIII sec.), “UUJ” 67 (2014), 2, 93-134.
12
R. PO-CHIA HSIA, Convergence and Conversion: The Virgin Mary and Mazu as Mar-
itime Patroness in Late Imperial China, “UUJ” 68 (2015), 2, 149-173.

223
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

2. Un articolo e un Focus sulla Cina

Insieme alle sette Lezioni Magistrali pubblicate in Euntes Docete – Urba-


niana University Journal, il Centro Studi Cinesi ha anche favorito la pub-
blicazione di un articolo di Zhao Hongtao nel 2013 e di un Focus sulla ca-
techesi in Cina nel 2019.
L’articolo di Zhao Hongtao, collaboratore e ricercatore del Centro Studi
Cinesi, porta il titolo di Prospettive della cultura cinese nel contesto contem-
poraneo13 e si concentra sulla diffusione del Movimento della nuova cultu-
ra in Cina agli inizi del XX secolo. In questo frangente storico, gli intellet-
tuali cinesi speravano di “salvare” la Cina attraverso la riforma della cul-
tura tradizionale, con particolare attenzione al confucianesimo. Dopo la Ri-
voluzione culturale (1966-1976) di Mao Zedong, la cultura tradizionale ci-
nese è stata considerata dai capi politici e dagli studiosi cinesi un tesoro
spirituale sul quale edificare una società armoniosa per elevare il mondo
spirituale del popolo cinese; nell’era della globalizzazione essa è diventata
il modello e il logo dello stato cinese laddove i concetti etici sono utili al-
l’edificazione di una morale globale.
Il Focus, invece, dal titolo “Catechesi, catechismi e catechisti nella storia
della Chiesa in Cina. Prospettive di ricerca da fonti riscoperte”14, raccoglie
quattro articoli che sono il frutto di un processo di reperimenti, catalogazio-
ne e studio di fonti testuali, inedite e poco studiate, relative alla storia del-
la catechesi in Cina. Il lavoro prende inizio dal progetto di Giovanni Rizzi,
Zhao Hongtao ed Emanuele Raini, coautori del Repertorio dei catechismi ci-
nesi nella Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana (Urbaniana Uni-
versity Press, 2019), che ha loro permesso di scoprire preziosi materiali,
dalla cui osservazione si sono aperte nuove prospettive di ricerca. In occa-
sione della presentazione del Repertorio, il 16 maggio 2019, si è svolta una
giornata di studi, alla quale ha partecipato come relatrice anche Erica Cec-
chetti, in cui gli autori hanno offerto delle relazioni su quattro rispettivi te-
mi di ricerca, che hanno poi avuto occasione di sviluppare e approfondire
negli articoli che compongono il Focus.
Il primo articolo, di Giovanni Rizzi, prende in esame alcuni dei catechi-
smi multilingui pubblicati in Cina tra il XIX e il XX secolo, dai quali l’au-

13
ZHAO HONGTAO, Prospettive della cultura cinese nel contesto contemporaneo, “UUJ”
66 (2013), 1, 71-88.
14
Si veda: “UUJ” 72 (2019), 2, 15-229.

224
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

tore trae numerose citazioni che mostrano aspetti interessanti del rapporto
tra il cristianesimo e l’universo culturale cinese, aspetti che fanno riferimen-
to, in modo particolare, alle religioni e alle tradizioni filosofiche della Cina15.
L’articolo di Emanuele Raini offre una panoramica storica, a partire dal
tardo XVI secolo, sul ruolo dei fedeli laici nella catechesi e nella cura del-
le comunità cristiane, con particolare attenzione ad alcune fonti normativo-
giuridiche16.
Zhao Hongtao, nel suo contributo che è stato tradotto anche in cinese, dà
conto di un elemento centrale nella storia della letteratura catechetica in
Cina, ossia di una tipologia di testi pensati per compendiare e schematiz-
zare i punti fondamentali della dottrina cristiana, essenziali all’evangeliz-
zazione degli anziani, dei bambini e degli illetterati17.
Infine, l’articolo di Erica Cecchetti presenta la figura di San Antonino
Fantosati, missionario in Cina nel tardo XIX secolo. Attraverso l’analisi di
uno specifico esempio dell’inedita traduzione latina di un catechismo cine-
se redatta dal santo, l’autrice evidenzia alcune caratteristiche delle strate-
gie francescane di evangelizzazione in Cina e discute l’impatto sociale di
alcuni mezzi usati per la propagazione del Vangelo18

Conclusione

Gli articoli pubblicati dal Centro di Studi Cinesi sull’Urbaniana University


Journal hanno approfondito i due obiettivi principali del Centro. Il primo è
lo studio del rapporto tra Cina e cristianesimo, con particolare attenzione
alla sua complessa e articolata storia missionaria; il secondo è l’approfon-

15
G. RIZZI, Aspetti dei rapporti con le altre confessioni cristiane, con le altre religioni
e l’inculturazione della fede nella formazione dei missionari e dei catechisti in Cina, ibid.,
15-96.
16
E. RAINI, Catechisti e capi laici delle comunità nella storia della Chiesa in Cina.
Prospetto storico e documenti, ibid., 97-156.
17
ZHAO HONGTAO, Catechismi semplici per persone semplici. La dottrina cristiana in-
segnata in Cina ai bambini, agli anziani e agli illetterati, ibid., 181-208. Per il testo in
cinese, si veda: ID., 赵宏涛, 简编教理的对象与价值, 向儿童, 老人和愚蒙者传授基
督信仰道理的研究, ibid., 157-179.
18
E. CECCHETTI, Il piccolo catechismo cinese sui sacramenti appartenuto ad Antonio
Fantosati ofm (1842-1900), ibid., 209-229.

225
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao

dimento di temi relativi alla cultura e alla società cinese nelle sue varie
espressioni, in particolare lo studio delle tradizioni religiose cinesi. Gli ar-
ticoli, inoltre, condividono in modi diversi il tentativo di individuare e ana-
lizzare le possibili connessioni tra universi semantici diversi, quello della
cultura cinese e quello del cristianesimo, attraverso un approccio compara-
tivo e interdisciplinare che, tra l’altro, offre spunti interessanti per nuove
ricerche e nuove pubblicazioni.

Alessandro Dell’Orto
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

Zhao Hongtao
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

226
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
La Cina in ED – UUJ. Il contributo del Centro Studi Cinesi

ABSTRACT

LA CINA IN
EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
IL CONTRIBUTO DEL CENTRO STUDI CINESI

Gli argomenti degli articoli pubblicati dal Centro di Studi Cinesi su Euntes Do-
cete – Urbaniana University Journal hanno approfondito i due obiettivi principa-
li del Centro. Il primo è lo studio del rapporto tra Cina e cristianesimo, con par-
ticolare attenzione alla sua complessa e articolata storia missionaria; il secon-
do è l’approfondimento di temi relativi alla cultura e alla società cinese nelle
sue varie espressioni, in particolare lo studio delle tradizioni religiose cinesi.
Una breve sintesi di ogni articolo offre alcuni interessanti spunti di riflessione
sulla questione della comparazione e della traduzione culturale. L’individuazio-
ne e l’analisi delle possibili connessioni tra universi semantici diversi, quello
della cultura cinese e quello del cristianesimo, è la caratteristica principale che
accomuna la maggior parte dei saggi che il Centro di Studi Cinesi ha pubbli-
cato su Euntes Docete – Urbaniana University Journal dal 2008.

CHINA IN
EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
THE CONTRIBUTION
OF THE CENTRE FOR CHINESE STUDIES

The topics of the articles published by the Centre for Chinese Studies in the Eun-
tes Docete – Urbaniana University Journal have explored in depth the two main
objectives of the Centre. The first is the study of the relationship between China
and Christianity, with particular attention to the multifaceted and diverse mission-
ary history; the second is the study of topics relating to Chinese culture and so-
ciety in its various expressions, especially the study of Chinese religious tradi-
tions. A brief summary of each article offers some interesting insights into the
question of cultural comparison and translation. The individuation and analysis
of possible connections between different semantic universes, that of Chinese
culture and that of Christianity, is the main characteristic that unites most of the
essays that the Centre for Chinese Studies has published in Euntes Docete – Ur-
baniana University Journal since 2008.

Keywords: Christianity; Chinese Religious Traditions; Chinese Culture; Mission;


Comparison; Translation

227
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
PERCORSI CANONISTICI

Maurizio Martinelli
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

Alessandro Recchia
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

I CONTRIBUTI DELLA DOTTRINA CANONISTICA


(1948 -1982)

1. Annotazioni introduttive. Una rivista per l’Ateneo. Presupposti giuridico-culturali –


2. Euntes Docete specchio dell’evoluzione del diritto canonico missionario – 3. Focus dei
contributi pubblicati attraverso prospettive differenziate; 3.1 Il governo missionario codi-
ficato; 3.2 L’intersezione tra il diritto comune, quello missionario e le norme secolari;
3.3 La rilevanza del Magistero missionario della prima metà del Novecento e il Concilio
Vaticano II; 4. Note conclusive

Parole chiave: Diritto canonico missionario; diritto canonico universale e particolare;


Magistero missionario; rinnovamento degli studi; governo delle missioni

1. Annotazioni introduttive. Una rivista per l’Ateneo.


Presupposti giuridico-culturali

La creazione di una rivista che potesse costituire espressione dell’Ateneo


Urbaniano, non rappresentava semplicemente un aspetto dell’evoluzione
sistematico-culturale che aveva fatto seguito all’impulso impresso da Pio
XI, attraverso la Costituzione Apostolica Deus Scientiarum Dominus del 24
maggio 1931, per un rinnovato aggiornamento culturale e scientifico dei
centri cattolici di formazione e insegnamento, dotati del carattere della sta-
bilità. In realtà la tradizione scientifica della Chiesa in quel torno d’anni –
siamo nella prima metà del Novecento – rispondeva in maniera positiva al-
la sfida posta dalle res novae prodotte dalla cultura moderna. Il processo di
progressiva implementazione scientifica nell’ambito dell’azione educativa
della Chiesa, riguardava anche lo studio del diritto canonico, non solo nel-
la prospettiva dei profili metodologici, accanto al metodo esegetico inizia
profilarsi l’apporto di discipline diverse (storia, sociologia, statistica), ma
anche nell’ambito della ricerca e nel dibattito scientifico articolatosi all’in-
terno delle scuole canonistiche.
Il rinnovamento degli studi ecclesiastici avviatosi a partire dal pontifica-
to di Pio XI, ma preconizzato già da Benedetto XV, espandeva i propri ef-
fetti anche sul diritto canonico e sull’insegnamento della materia a livello

231
2/2023 ANNO LXXVI, 231-261 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

universitario. Tale processo virtuoso aveva coinciso, nella prima parte del
Novecento, con il rinnovamento dell’azione missionaria mondiale, che si
concretizzava, ancora una volta attraverso un sistema generale – “aperto e
adattativo”, sia nella dimensione istituzionale e geografica che in quella
personale (in cui prevaleva l’elemento etnico e culturale) – strumento di
circolazione virtuosa dei saperi. I connotati fondamentali del ius missiona-
rium canonicum, insieme all’esercizio del governo dell’evangelizzazione, si
presentavano come elementi peculiari e distintivi dell’insieme di norme e
istituzioni missionarie1. Nel lungo periodo, la renovatio degli studi missio-
nari incoraggiata da Benedetto XV nel 1919, costituisce il consolidarsi di
un processo storico di lunga durata, in cui si possono rilevare momenti
chiave come la fondazione della Congregazione di Propaganda fide (XVII
sec.), la rinascita dell’opera missionaria avutasi con Gregorio XVI (XIX
sec.), e la promulgazione del Codex Iuris Canonici2.
Nella temperie culturale novecentesca trova spazio la creazione nel no-
vembre del 1932 dell’Istituto Missionale Scientifico, centro propulsivo del-
le istanze formative formulate dal magistero missionario di Benedetto XV e
di Pio XI, successivamente poste in essere dal Cardinale van Rossum, Pre-
fetto di Propaganda3. In effetti l’attuazione concreta dei presupposti gene-

1
Sul consolidamento storico e istituzionale del diritto missionario, si richiama l’inso-
stituibile lavoro ricostruttivo curato da J. METZLER, Sacrae Congregationis de Propaganda
fide, memoria rerum; 350 anni al servizio delle missioni, Herder, Rom – Freiburg im Bris-
gau – Wien, 1971. Per un’adeguata conoscenza delle fonti, si segnala anche lo strumento
metodologico fornito da E. SASTRE SANTOS, Storia dei sistemi di diritto canonico, Ediurcla,
Roma 2011, opera in cui il diritto missionario è concepito come sottosistema del più ge-
nerale modello normativo canonistico.
2
Per quanto concerne tale schema storiografico, si rimanda a J. GARCÍA MARTÍN, La for-
mazione del diritto missionario durante il sistema tridentino (1563-1917), Marcianum
Press, Venezia 2013, 33-36; P. LESOURD, Le réveil des missions: Grégoire XVI (1831-1846),
in Histoire universelle des missions catholiques. Les Missions contemporaines, III, Grund,
Paris 1957, 52-71; S. DELACROIX, Les caractères de la reprise e de l’activité missionarie,
ibid., 169-171. Appare rilevante anche la fondazione da parte di Benedetto XV del Pon-
tificio Istituto Orientale avvenuta il 15 ottobre 1917, appena alcuni mesi dopo la creazio-
ne della Congregazione per la Chiesa orientale (il 1° maggio 1917), su questo aspetto si
veda I. SCHUSTER, Roma e l’Oriente: conferenze quaresimali tenute all’università cattolica
del S. Cuore nel 1940, Vita e Pensiero, Milano 1940, 27.
3
Paradigmatica è al riguardo la lettera Ad Superiores ordinum et Congregationem reli-
giosorum del 20 maggio 1923, in cui il Prefetto van Rossum si preoccupava della forma-
zione organica del clero indigeno. Per il testo del documento cf. Sylloge praecipuorum do-

232
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

rali riguardanti l’organico progetto rinnovatore di Papa Ratti, era stata pro-
pugnata dal Cardinale van Rossum ma di fatto, dopo la scomparsa del Car-
dinale redentorista, realizzata fin nei minimi dettagli dal Segretario di Pro-
paganda fide e Rettore del Collegio Urbano Carlo Salotti, che si era occu-
pato sia della redazione dei nuovi statuti che di predisporre un nuovo orga-
nico dei docenti.
Il progetto relativo alla creazione di una Rivista rappresentativa del Pon-
tificio Collegio Urbano, si colloca in questo periodo, coordinandosi non so-
lo alla necessità di avere una espressione della vita formativa e scientifica
dell’ateneo per le missioni, ma nello stesso tempo, specie per il diritto ca-
nonico, un presupposto di natura metodologica e culturale che potesse
guardare al futuro dell’Ateneo e alla creazione di una autonoma facoltà di
diritto canonico distinta da quella della missiologia4. Del resto, fin dalla
sua fondazione, nel 1627, il Collegio Urbano aveva implementato il ruolo
di centro di accumulazione trasmissione dei ‘saperi’ e delle ‘conoscenze’,
segnatamente nelle materie giuridiche e geografiche5.
Il disegno fondativo della Rivista è un avvenimento che appare stretta-
mente collegato alla creazione dell’Istituto Missionario Scientifico. Origina-
riamente Ugo Bertini, rettore del Collegio Urbano (1925-1934) e primo se-
gretario dell’Istituto, e Padre Albert Perbal, avevano posto le premesse per
la creazione di una pubblicazione periodica espressione dell’Istituto, stan-
te il fatto che si pubblicava fin dal 1929, una Rivista dal titolo “Pensiero

cumentorum recentium Summorum Pontificum et S.Congregationis de Propaganda Fide


necnon aliarum SS. Congregationum Romanorum (Urbaniana I), Typis Polyglottis Vatica-
nis, Romae 1939, 214-215. PIO XI, Discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione del-
l’Esposizione missionaria vaticana del 21 dicembre 1924, in Annuaire Pontifical Catholi-
que, 1926, 622; cf. anche lettera di Pio XI al Cardinale Fumasoni-Biondi, Prefetto di Pro-
paganda del 14 settembre 1937 in AAS 29 (1937), 413-414.
4
Le istanze autonomistiche che avevano portato all’istituzione della sezione giuridica
nell’autunno del 1941, si erano concretizzate solo nel 1951. Infatti il giorno 8 giugno del
1951 Pio XII, con un responso inviato alla Congregazione per i Seminari, faceva in modo
che il Dicastero autorizzasse con rescritto del 10 giugno (prot. n. 795/43/44), il conferi-
mento del dottorato in diritto canonico agli alunni della sezione giuridica dell’Istituto Mis-
sionario Scientifico.
5
Cf. M. MARTINELLI, L’Università Urbaniana e il processo di riorganizzazione degli stu-
di nella prima metà del Novecento in Opus Humilitatis Justitia. Studi in memoria del Car-
dinale Velasio De Paolis, 2, a cura di L. SABBARESE, Urbaniana University Press, Città del
Vaticano 2020, 21.

233
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

Missionario”, emanazione dell’Unione Missionaria del Clero in Italia fon-


data da Paolo Manna nel 1916. Nel dicembre del 1936, istituita una com-
missione per esaminare il caso, si decide, nella seconda riunione, il titolo
Euntes Docete e successivamente nella riunione del 1937 si adombrava un
sottotitolo: “Commentarium de rebus missionariis” ma solo nel 1948 il ti-
tolo definitivo fu quello di “Euntes Docete. Commentaria Urbaniana”.
L’iniziativa che riguardava la creazione di una Rivista, manifestazione
organica e plurale dell’Università Urbaniana, è da attribuire a Pietro Paren-
te, rettore del Collegio Urbano (1934-1938) e primo direttore della Rivista,
fautore di una pubblicazione in grado di ospitare il dibattito scientifico re-
lativo a tutte le discipline impartite nell’Ateneo ma con una attenzione alla
dimensione missionaria di queste ultime. La Rivista frutto di un periodo
non breve di gestazione, assumeva, fin dai primi numeri, la funzione di pe-
rimetrare il campo e l’estensione del dibattito scientifico, focalizzando mo-
menti essenziali del processo di lungo periodo innescatosi con il rinnova-
mento degli studi voluto da Pio XI.

2. Euntes Docete specchio dell’evoluzione


del diritto canonico missionario

Nell’ambito del diritto canonico, Euntes Docete, fin dal primo decennio di
pubblicazione, contribuisce a fare emergere il dibattito scientifico relativo
alla materia del diritto canonico missionario, in ordine ad aspetti generali
che riguardano, sia il coordinamento tra il diritto speciale e quello univer-
sale, che il processo di inculturazione del diritto missionario. Il focus del-
la Rivista si sofferma anche su aspetti concernenti il sistema governo del-
l’opera evangelizzatrice, delineato nei suoi aspetti territoriali e personali.
Del resto la Congregazione di Propaganda, anche a seguito degli effetti del
più generale riordino sistino del XVI secolo, aveva assunto fin dall’origine
il carattere di centro di produzione e aggiornamento del diritto ecclesiale,
per quanto riguardava il governo missionario. In realtà, i contributi pubbli-
cati nella Rivista, concernenti il diritto canonico e in special modo quello
missionario hanno rappresentato, unitamente al dibattito scientifico, il far-
si di una specificità giuridica, espressione non solo della linea editoriale di
Euntes Docete ma anche del piano formativo dell’Urbaniana. Sotto questo
ultimo aspetto, il baricentro giuridico del periodico, sembra modellato sul
progetto di formazione e di ricerca scientifica scaturito dalla fondazione

234
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

dell’Istituto Missionale. La prospettiva delle pubblicazioni giuridiche se-


guita da Euntes Docete, costituiva la chiara manifestazione di un percorso
evolutivo binario, che non gravitava solo e soltanto nell’orbita della dottri-
na del diritto missionario canonico in quanto tale, ma riguardava allo stes-
so modo il dibattito dottrinale e la docenza. Seguendo tali linee evolutive, a
partire dall’anno accademico 1939-40, possiamo apprezzare l’affacciarsi di
un presupposto rilevante per il successivo indirizzo giuridico di Euntes Do-
cete, quello del progressivo radicamento della docenza del diritto missiona-
rio, attivatosi attraverso la nascita di un cursus dedicato alle materie giuri-
diche. In questo ambito, da un punto di vista ricostruttivo, si deve eviden-
ziare il contributo di Albert Perbal nell’annata del 19526, in cui si pongono
in risalto i momenti salienti della formazione offerta dalla sezione giuridica
dell’Institutum Missionale. Padre Perbal significativamente ricorda l’appor-
to didattico e scientifico di personalità, tra le altre, come quella di Arcadio
Larraona, al quale era stato affidato all’inizio il corso di diritto canonico
missionario, di Vittorio Bartoccetti che insegnava il diritto missionario
esterno, del padre Bender e di Ignazio Lee Ting Pong. In questo caso Per-
bal sottolinea la necessaria organicità nell’affrontare lo studio dell’intero
codice canonico, ponendo in risalto gli aspetti del diritto missionario. Sot-
to questo punto di vista, l’Autore citato auspica che il corso di diritto mis-
sionario possa ricomprendere non solo gli aspetti normativi ma anche quel-
li istituzionali delle missioni (ad es.il matrimonio, i beni temporali). Si ri-
badisce la necessità didattica di porre un collegamento sostanziale tra la di-
sciplina giuridica, la filosofia del diritto e il diritto romano, richiamando
l’ausilio di discipline connesse come il diritto internazionale e il diritto
pubblico ecclesiastico esterno, unitamente ad uno studio comparato dei si-
stemi giuridici, come quelli della Cina o dei paesi islamici, il tutto colloca-
to in una materia generale, denominata come “Questions Juridiques”. L’in-
tervento di Perbal, contribuisce a descrivere il profilo e la qualità scientifi-
ca riguardante l’insieme dei contributi raccolti e pubblicati nei primi anni
di vita di Euntes Docete. In effetti, in quegli stessi anni, il processo di svi-

6
A. PERBAL, L’institut Missionaire Scientifique de la S. C. de la Propagande. Vingt an-
nées (1932-1952), “ED” 5 (1952), 1-2, 48-55. Sotto questo aspetto appare rilevante an-
che: G. ROMMERSKIRCHEN, L’Istituto Missionario Scientifico di Propaganda Fide dopo 25
anni, “ED” 10 (1957), 3, 315-329. Per quanto concerne lo sviluppo e le trasformazioni
formative del Collegio Urbano, si veda S. GAROFALO, L’Università Urbaniana: un lungo
cammino nella storia, “ED” 30 (1977), 3, 538-544.

235
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

luppo dello studio del diritto canonico mostrava un generale e progressivo


allargamento dell’orizzonte, in cui l’esclusività del metodo esegetico inizia-
va a convivere con altri profili metodologici e con discipline diverse (sto-
ria, sociologia, statistica). All’interno del progressivo aggiornamento meto-
dologico, si evidenziava la nascita delle scuole canonistiche, strumenti di
implementazione della ricerca e del dibattito scientifico. Eventi come quel-
lo della riforma degli studi, attuata da Pio XI – si pensi alle positive rica-
dute della codificazione sull’assetto del sistema educativo e formativo – con
le norme attuative, estendevano il generale rinnovamento degli studi anche
all’articolazione dei curricula, che rappresentavano il piano concreto in cui
introdurre, di fronte all’esclusività del metodo esegetico, ulteriori profili
metodologici (come quello comparativo) e nuove discipline7.
Lo spazio che la Rivista aveva iniziato a riservare al diritto missionario,
procedeva di pari passo all’implementazione del processo formativo univer-
sitario. Parallelamente la didattica perseguita all’interno dell’Istituto Mis-
sionario Scientifico, si andava consolidando attraverso l’attuazione del pro-
getto autonomistico degli studi giuridici. L’insegnamento del diritto missio-
nario era trattato seguendo la struttura dei primi due libri del Codice del
1917. La didattica prevedeva l’approfondimento delle nozioni preliminari,
natura e caratteristiche proprie del diritto, al quale erano annesse le parti
sulla storia (e in seguito anche la storia delle fonti) e sulla scienza del di-
ritto missionario. A tale parte si aggiungeva quella relativa alla disciplina
territoriale delle missioni, all’amministrazione dei beni e agli aspetti pena-
li e processuali del diritto missionario. Seguiva poi la sezione relativa alle
norme generali sul diritto missionario e lo studio delle fonti di produzione
giuridica (leggi, consuetudini, atti amministrativi, privilegi e facoltà). Per

7
L’evoluzione metodologica, si inseriva in un ambito formativo generale, definito dal
principio esegetico e da quello sistematico, in cui collocare l’esigenza di pervenire ad una
conoscenza omogenea dei canoni. A tale riguardo si deve sottolineare anche il rilievo del-
l’esegesi del testo legale, nella tradizione antica della Chiesa e nello stesso insegnamento
dello ius vetus. Al riguardo si rimanda a: A. MIGLIAVACCA, L’insegnamento del diritto cano-
nico e il magistero della Chiesa in questo secolo, “Quaderni di diritto ecclesiale”, 10
(1997), 1, 12-15; C. FANTAPPIÈ, Introduzione storica al diritto canonico, il Mulino, Bologna
2003, 235; A. MONTAN, L’educazione cattolica (cann. 793-821), in GRUPPO ITALIANO DO-
CENTI DI DIRITTO CANONICO (eds.), La funzione di insegnare della Chiesa. XIX Incontro di
studio, Passo della Mendola – Trento, 29 giugno-3 luglio 1992, Ed. Glossa, Milano 1994,
57-58; nello stesso senso anche C.J. ERRAZURIZ M., Circa la conoscenza del diritto eccle-
siale e il suo insegnamento universitario, “Ius Ecclesiae” 15 (2003), 2, 563, nota n. 1.

236
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

quanto concerne il libro secondo, le lezioni si incentravano sui religiosi e


laici nelle missioni e sulle opere missionarie. Per il diritto missionario
esterno il focus riguardava la relazione esistente tra le realtà secolari e le
missioni, sia in patria che nelle colonie8. In effetti la circolarità virtuosa tra
la docenza e la ricerca scientifica rappresenta un aspetto che ha connotato,
fin dall’inizio, il paradigma giuridico di Euntes Docete, rispecchiando la no-
ta tripartizione tra il diritto missionario canonico, il diritto missionario
esterno e il diritto civile “pro missionibus”, cioè le norme degli ordinamen-
ti secolari dove si svolge l’attività missionaria9.

3. Focus dei contributi pubblicati


attraverso prospettive differenziate

Scorrendo i numeri del primo quindicennio di vita della Rivista Urbaniana,


almeno fino al punto fermo rappresentato dal Concilio Vaticano II, si posso-
no cogliere temi e spunti ricorrenti sia nel dibattito scientifico che nella do-
cenza. Le molteplici tematiche, oggetto del confronto scientifico, costituisco-
no approfondimenti del diritto missionario canonico, rispecchiando le dina-
miche evolutive riguardanti sia l’assetto del diritto missionario comune che
la prassi del governo dell’evangelizzazione. Da un lato il Codice del 1917,
sottolineando la centralità del governo missionario, disciplinava l’attività dei
Vicari e dei Prefetti apostolici contenuta nel capo VIII (cann. 293-311 CJC

8
Larraona ricorda, seguendo lo schema metodologico fornito da Vittorio Bartoccetti nel-
le lezioni presso l’Institutum missionale, che il diritto missionario esterno, si divideva in
tre grandi sezioni. Si prendeva in esame dapprima il Jus externum internazionale delle
realtà missionarie, seguendo la prospettiva delle relazioni che intercorrevano tra il diritto
missionario, quello internazionale e quello coloniale. Seguiva la disamina del fenomeno
missionario come oggetto del diritto dello Stato, per gli aspetti riguardanti i collegi missio-
nari, il servizio militare dei missionari, le istituzioni scolastiche e caritative a carattere
missionario. Infine il terzo momento era costituito dal diritto civile dello Stato vigente nei
territori di missione, sia per la prospettiva del diritto pubblico (costituzionale, amministra-
tivo, processuale, penale), sia per quella del diritto privato. Su tali aspetti: A. LARRAONA,
De iure missionario, “Commentarium pro religiosis et missionariis” 16 (1935), 2, 104-108.
9
I risvolti ecclesiasticistici della materia, a cui guardava il periodico avevano ad og-
getto lo Jus missionale externum, (le relazioni intercorrenti tra la cristianità e le missioni),
con riferimenti allo Jus gentium, al diritto internazionale privato e allo stesso Jus civile pri-
vatum missionale.

237
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

17), dall’altro delineava l’opera di moderazione e impulso, svolta dal Dica-


stero missionario nel quotidiano governo (can. 252 CJC 17), recependo le
competenze ‘vicariali’ di Propaganda derogatorie del diritto comune (can.
252 § 3 CJC 17). Tale disciplina giuridica si coordinava e con le normazio-
ne pontificia (si veda il principio generale del canone 1322 § 2 CJC 17) e
con i tre canoni espressione della più generale predicazione della parola
(cann.1349-1351 CJC 17). I diritti e le facoltà del Prefetto Apostolico, nel-
l’equiparazione con il Vescovo residenziale, manifestano l’assetto e la strut-
tura portante del governo missionario attraverso la disciplina degli adempi-
menti specifici (relazione quinquennale sullo stato della missione, relazione
statistica annuale sulla dinamica delle conversioni, obbligo di residenza e
obbligo di visita nelle prefetture)10. Si deve ricordare che il Codex tendeva
ad inglobare la sporadicità e la eccezionalità dell’azione missionaria nella le-
gislazione universale, ma al tempo stesso recepiva la tradizionale visione del-
la propagatio fidei come attività (negotium), riservata ai missionari sacerdo-
ti diocesani o religiosi e finalizzata «ad renovandum fervorem christianum et
convertendos peccatores, sive ad dilatandam fidem catholicam inter haereti-
cos vel infideles»11. L’azione missionaria esprimeva un principio che si ricol-
legava al momento fondativo del Dicastero, vale a dire l’esercizio libero del-
l’opera evangelizzatrice universale, anche di fronte alle limitazioni poste dal
potere secolare. Il paradigma teorico del Codex sembra ribadire tale schema
concettuale, quando riafferma, anche nell’azione missionaria, la soggettività
dell’ordinamento giuridico Chiesa nei confronti dell’assolutismo statale.
L’impegno della dottrina, che traspare dalle pagine di Euntes Docete, è
quello di fornire risposte adeguate ai problemi rimasti aperti con la codifi-

10
Cf. P.A. BONNET, Vicari e Vicariati (dir.can.), in Enciclopedia Giuridica, Istituto del-
l’Enciclopedia Treccani, Roma 1992, XXXVII, 5; I. LEE TING PONG, Prefettura Apostolica
e prefetto apostolico in Enciclopedia Cattolica, IX, Sansoni, Firenze 1952, 1922-1923;
L.M. DE BERNARDIS, Missioni, in Novissimo Digesto Italiano, Utet, Torino 1964, X, 767-
769; cf. J. GARCÍA MARTÍN, Diritto missionario, in Dizionario di missiologia, EDB, Bolo-
gna 1993, 183-187.
11
A. VERMEERSCH – J. CREUSEN, Epitome Iuris Canonici, 5a ed., Dessain, Mechliniae –
Romae 1934, t/II, n. 682. In tal senso si segnala la competenza specifica di Propaganda
Fide che fin dal primo periodo esprime il governo missionario espressione del diritto pon-
tificio, come si evince dalla Congregazione Generale Coram SS.mo del 30 luglio 1652, che
equiparava il valore giuridico dei decreti delle Congregazioni Generali a quello delle co-
stituzioni apostoliche. Su tali aspetti: V. BARTOCCETTI, Ius constitutionale missionum, LI-
CE, Romae 1947, n. 43.

238
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

cazione, come quelli relativi alla tipologia organizzativa e al governo delle


missioni (l’erezione di una gerarchia indigena, la formazione del clero au-
toctono, il coordinamento delle relazioni tra gli Ordinari del luogo e gli isti-
tuti missionari)12. I contributi pubblicati nella Rivista Urbaniana contribui-
scono a dar voce, accanto a temi ricorrenti, anche al nuovo che emerge dal-
le istanze poste dall’adattamento missionario e dalla cooperazione dei laici,
offrendo molteplici occasioni per chiarire e studiare l’assetto del diritto mis-
sionario da angolazioni diversificate. Dalla lettura dei primi numeri di vita
del periodico universitario, si può cogliere l’emergere di un interesse nei
confronti di temi che si rifanno all’approfondimento del sistema normativo
del diritto comune e della disciplina del governo missionario. L’implemen-
tazione progressiva del dibattito scientifico, ospitato dalla Rivista Urbania-
na, in relazione al diritto missionario canonico, tendeva ad acquisire sempre
maggiore autonomia coinvolgendo a livello metodologico discipline diversi-
ficate (come la conoscenza storica quella filosofica, quella antropologica).
La pubblicazione dei contributi di natura giuridica nelle pagine di Eun-
tes Docete, costituiva espressione del procedere comune di due generali li-
nee programmatiche, che coinvolgevano sia la docenza che il dibattito
scientifico. Da un lato si ponevano le positive ricadute del più generale pro-
getto autonomistico degli studi giuridici, dall’altro si apprezzava il progres-
sivo divenire della duplice conformazione non solo canonistica del diritto
missionario, ma anche della prospettiva ecclesiasticistica, curricolare del-
l’insegnamento del diritto missionario nel cursus iuridicus: (si ricordi la tri-
partizione tra Jus missionarium canonicum, Jus missionarium externum, e
Jus civile pro missionibus)13. Illustrare le ragioni di tale duplicità, significa
rifarsi ad una delle caratteristiche originarie e proprie del diritto missiona-
rio in quanto ius exceptionale, e al referente dell’evangelizzazione rappre-
sentata come negotium sottratto a qualsiasi esigenza giuridico-ordinamen-
tale di distinzione e specificazione, ma semmai legata alla prassi del gover-
no ecclesiale dell’opera evangelizzatrice14.

12
Cf. METZLER, Memoria Rerum, III/1, prefazione XVI.
13
Per avere una rappresentazione organica della connotazione iniziale e programmati-
ca del diritto missionario si rimanda a L. SABBARESE, L’insegnamento dello Jus missionale
canonicum all’Urbaniana, “Ius Missionale” 3 (2009), 154-155.
14
Dall’altro, proporre tale duplice rappresentazione, chiama in causa direttamente il con-
tenuto programmatico della circolare del segretario Ingoli, avente per oggetto le Istruzioni ai
Vicari Apostolici in Asia del 1659, che rappresenta non solo l’espressione dell’evangelizza-

239
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

Il dibattito riguardante l’evangelizzazione e la sua disciplina giuridica,


nella prospettiva della comprensione e della riflessione dottrinale, costitui-
scono momenti specifici del più generale diritto ecclesiale, ambito in cui
non si è mai tralasciato di individuare nello stesso diritto missionario «il
principio fondante l’intera organizzazione ecclesiastica, attraverso il quale
poter interpretare tutte le norme canoniche che si riferiscono alla struttura
e all’ordine delle funzioni del popolo di Dio»15. Tra le caratteristiche salien-
ti che definiscono il campo scientifico della Rivista dell’Università Urba-
niana, emerge il richiamo ai due poli giuridici entro i quali si snoda la di-
sciplina dell’evangelizzazione, la vigenza del diritto universale missionario
insieme alla specificità di norme create per le giovani Chiese particolari. In
tal modo il diritto missionario si pone sempre di più come punto di fusione
tra « diritto universale e diritto particolare ed è anche ciò che ha permesso
un reciproco travaso di insegnamento e di soluzioni normative e di gover-
no»16. Sotto questo aspetto se è vero che la dimensione giuridica missiona-
ria operava in un ambito che lo stesso codice del 1917 aveva lasciato aper-
to, è altrettanto chiaro che il sistema giuridico missionario, almeno fino al-
la celebrazione del Concilio Vaticano II, è stato caratterizzato dalla ricor-
rente presenza di alcuni elementi chiave, che ne hanno determinato il ca-
rattere e la specificità, come l’uniformità del diritto missionario per i terri-
tori, l’organizzazione centralistica dell’azione evangelizzatrice (si veda la
mobilità degli uffici), insieme al carattere spiccatamente pontificio del di-
ritto delle missioni17. Tali principi che costituiscono la ragione formativa

zione inculturante, ma anche un vero e proprio protocollo applicativo della disciplina da os-
servare nell’effettivo coordinamento instaurato tra la Chiesa e i poteri secolari, coordinamen-
to espressione di un principio teorico generale, quello del dualismo giurisdizionale cristia-
no. La propagazione della fede, in quanto attività disciplinata ormai da formulari precisi e da
criteri giuridici certi, si era costituita come struttura dell’azione della Chiesa, in cui l’opera-
to del governo missionario era concepito in funzione di competenze istituzionali finalizzate
ai “negotia Ecclesiae universae”. Dopo la promulgazione del Codice del 1917 il diritto civi-
le non è più considerato fons suppletorius Juris canonici, ma un assetto giuridico espressio-
ne di un ordinamento, quello civile, rispetto al quale il diritto canonico dispone dei confini.
15
L. SABBARESE, Editoriale, “Ius Missionale” 1 (2007), 5.
16
A. D’AURIA, Il diritto missionario nella vita della Chiesa. Questioni problematiche
aperte in I. MARTÍNEZ-ECHEVARRÍA (ed.), Fede, Evangelizzazione e diritto canonico, Edusc,
Roma 2014, 133-171.
17
Per il triplice criterio evolutivo si rimanda a C. FANTAPPIÈ, Chiesa romana e moder-
nità giuridica, II, Giuffrè, Milano 2008, 587-588.

240
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

dell’apparato di norme, sedimentazione storica dello ius vetus, che la codi-


ficazione del 1917 dedica alle missioni, nel momento in cui riconosce il
«novum iuris canonici stratum iuri communi recentissimo», rappresentano i
principali momenti giuridici recepiti dalla linea editoriale e scientifica se-
guita da Euntes Docete.

3.1 Il governo missionario codificato

Per quanto concerne i temi relativi alla prassi del governo missionario co-
dificata, appare senza dubbio rilevante lo spazio dedicato dalla Rivista agli
sviluppi sistematici delle prerogative di Propaganda, che da un lato espri-
mevano l’identificazione tra l’universalismo romano e la giurisdizione mis-
sionaria e dall’altro assecondavano la natura derogatoria ed eccezionale
dell’azione evangelizzatrice. Richiamare l’esercizio di prerogative e compe-
tenze speciali ribadiva la tradizionale autonomia del Dicastero missionario
che si era consolidata attraverso il criterio di estensione inclusiva della
competenza “omnia et singula”. Si pensi alla sistematica delle formule di
facoltà – espressione della stratificazione storica del potere autonomo di
Propaganda – che opera nel momento in cui accanto alle situazioni concre-
te del diritto particolare, convivono le fattispecie diritto comune. In relazio-
ne al tema del coordinamento tra Ordinario del luogo e clero missionario,
emerge il contributo contenuto nel primo numero del 1948, in cui si appro-
fondisce il tema della competenza di Propaganda nel concedere facoltà or-
dinarie ex can. 252 § 1 CJC 17. L’intervento di Saverio Paventi esamina il
caso della confermazione impartita ai moribondi (estesa nel concreto a tut-
ti i missionari non solo ai Vicari, Prefetti e sacerdoti), attraverso il ricorso
al sistema delle convenzioni, richiamando la situazione della Cina ai sensi
dei decreti del Concilio Plenario di Shangai del 192418. Desta interesse an-
che un ulteriore breve analisi di Paventi, che concerne un tema missiona-
rio significativo, quello della formazione del clero autoctono nel continente
asiatico. Infatti l’A. accoglie positivamente la notizia della redazione nel-

18
S. PAVENTI, In Decretum S.C. Propaganda Fide de confirmatione ministranda ad iis,
qui ex gravi morbo in periculo mortis sunt costituti, “ED” 1 (1948), 1-2, 128-131. Nello
stesso numero interviene Cornelio Damen che commenta la facoltà concessa da Pio XII,
riguardo l’assoluzione da peccati riservati all’Ordinario del luogo mentre si compie un
viaggio per mare o in aereo; cf. C. DAMEN, Facultas audiendi confessiones durante itinere
aërio, “ED” 1 (1948), 1-2, 131-132.

241
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

l’anno 1944, di un compendio per la formazione del clero in Cina che ri-
sponde alle indicazioni approvate dal Concilio di Shanghai19.
Sotto questo aspetto, nell’annata del 1949 si segnala l’intervento di Igna-
zio Lee Ting Pong 20 relativo al caso della nomina da parte del Prefetto Apo-
stolico di un Vicario delegato per un settore di una vasta provincia cinese,
in seguito deposto dal governo comunista. L’A. si domanda quale sia la na-
tura della giurisdizione del Vicario delegato, e del Prefetto Apostolico nel
caso di impedimento (cf. cann. 429 § 1; 432 §2 CJC 17). Nello stesso fa-
scicolo si evidenzia il tema dell’attività catechetica missionaria, (distin-
guendo tra quella omiliteca e quella argomentata per i pagani). Questo ele-
mento basilare dell’evangelizzazione, calato nell’ambito della condizione
dei fedeli e del clero in Cina, era pratica su cui si era espressa sia Propa-
ganda, con il disposto dell’Istruzione del 1883 ai Vicari Apostolici di Cina,
sia alcune proposizioni del Primo Concilio Plenario Cinese (Shangai
1924)21. L’annata successiva contiene il saggio di Saverio Paventi22 che, ri-
tornando sul tema del governo missionario, esamina il rapporto esistente tra
la giurisdizione del Vescovo autoctono e il territorio missionario con riferi-
mento al Giappone. Infatti in queste terre il problema di fondo era costitui-
to dalla vastità delle diocesi e dalla penuria del clero indigeno. In tale con-
testo l’A. prevede il ricorso a convenzioni apposite tra l’Ordinario del luo-
go e Propaganda, conformemente alle indicazioni di quest’ultima (Istruzio-
ne Quum Huic del 8 dicembre 1929), arrivando a suggerire l’istituzione del
distretto missionario come unità territoriale del governo missionario, con
caratteristiche assai più specifiche e confacenti rispetto alla disciplina del
vicariato foraneo (cann. 445-450 CJC 17).
Nell’annata del 1950 appaiono due contributi di Jan Visser, il primo ri-
guarda il tema della facoltà relativa all’assoluzione generale, che il missio-

19
S. PAVENTI, Directorium Seminariorum in Sinis, 1 (1948), 3, 282-283.
20
I. LEE TING PONG, Casus implexus de iure missionario, “ED” 2 (1949), 1, 126-134.
Lo stesso Autore interviene alcuni anni più tardi con un saggio di più ampio respiro che
parte dall’esegesi del can 1322 § 2 per analizzare la radice episcopale del munus eserci-
tato dai Vicari Apostolici (can. 293 § 1-2 CJC 17), in relazione al disposto del canone 252
§ 3 CJC. Sul tema: I. LEE TING PONG, Episcopal Hierarchy in the Missions, “ED” 13
(1960), 1-2, 181-225.
21
C. SCHILLING, De catechizandis infidelibus, “ED” 2 (1949), 2, 207-247.
22
S. PAVENTI, Esercizio delle facoltà e istituti del governo missionario. Quaestio missio-
naria, “ED” 3 (1950), 1, 112-113.

242
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

nario può amministrare, quando ci sia pericolo di morte, e siano molte per-
sone a richiedere il sacramento anche in assenza di una confessione inte-
grale23. Il medesimo A. interviene in un secondo contributo che verte sulla
facoltà di concessione della dispensa dall’obbligo ecclesiastico del digiuno
eucaristico (cf. cann. 808, 858 §1 CJC 17), per il celebrante e per i fedeli
infermi anche ospedalizzati, le donne gravide o che allattano, o coloro che
devono assume un medicinale nel periodo del digiuno eucaristico24.
L’ininterrotta continuità del governo missionario nel suo specifico e origi-
nario articolarsi, non era stata organicamente e integralmente revisionata dal
legislatore canonico novecentesco, che era intervenuto dapprima sul gover-
no della Curia Romana e in seguito aveva razionalizzato l’impianto normati-
vo con il Codice. L’esercizio del criterio di estensione inclusiva “de rebus vel
personis ad missiones pertinentibus” che caratterizzava la prassi e la stessa
ragion d’essere del governo missionario, da un lato continuava a consolida-
re una parte del diritto ecclesiale e dall’altro favoriva l’introduzione di nuo-
ve figure normative. In tal senso si pone l’organica riflessione di Ignatius Lee
Ting Pong sulla libertà e l’autonomia di Propaganda nell’esercizio delle fa-
coltà apostoliche. La pubblicazione dell’articolo richiama il farsi storico del
diritto missionario attraverso la competenza esclusiva di Propaganda sul si-
stema delle facoltà speciali. La stessa ricognizione del sistema delle facoltà,
analizzate alla luce della rimodulazione novecentesca delle formule25, era un
processo che riguardava anche il momento della collaborazione interdicaste-

23
J. VISSER, De excusatione a praecepto integritatis confessionis propter defectum tempo-
ris, “ED” 3 (1950), 1, 75-88.
24
ID., A lege ieiunii eucharistici excusat grave incommodum?, “ED” 3 (1950), 3, 397-
404. Tale tematica è anche oggetto della riflessione dottrinale sulla conservazione del
principio del digiuno e degli effetti derogatori apportati dalla Costituzione di Pio XII Chri-
stus Dominus del 6 gennaio 1954, riguardo gli infermi allettati e per i sacerdoti che am-
ministrano il sacramento dopo un lungo viaggio o dopo aver cenato ad ora tarda. Su tali
aspetti cf. G. VODOPIVEC, Nova legislativo Canonica de disciplina servanda quoad ieiunium
eucharisticum, “ED” 6 (1953), 1, 3-29. In modo più organico la dottrina interviene, sullo
stesso argomento, analizzando la serie normativa sulla disciplina giuridica dell’Eucaristia
(cann. 801; 802-843; 845-869 CJC 17), la custodia e il culto dell’Eucaristia (cann. 1265-
1275), il ministro della comunione (cann. 845-852 CJC 17), il soggetto della comunione
(cann. 853-866 CJC 17) e il tempo e il luogo (cann. 867-869 CJC 17). In tema: V. CHE
CHEN-TAO, De comunione eucharistica in oeconomia sacramentali juxta institutionem ca-
nonicam, “ED” 11 (1959), 3, 311-326.
25
Per quanto riguarda la riorganizzazione delle competenze di Propaganda in seguito
alla riforma piana del 1908 si rimanda a P.M. DE MONDREGANES, Perfiles misioneros de

243
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

riale tra Propaganda e il S. Offizio (cf. le formule generali del 10 febbraio


1637). Tale dinamica è espressione della discontinua ma efficace attività
creatrice di diritto gestita fin dall’età moderna dalle Congregazioni romane
in modo autonomo. L’attenzione di Ignatius Lee Ting Pong si sofferma sul
succedersi di norme universali che trovano fondamento nella prassi missio-
naria di concessione delle facoltà (attraverso tutta una serie di prescrizioni
fornite ai Vicari Apostolici). L’esame riguarda diverse parti del Codice; la di-
sciplina dei privilegi ex canone 66, il caso dell’istruzione della causa pena-
le relativa alla sospensione (cann. 2186-2194 CJC 17), la ratio del can.
1520 sull’amministrazione dei beni da parte dell’Ordinario del luogo; il te-
ma delle fabbricerie (cann. 1183-1187 CJC 17). Per quanto riguarda l’intro-
duzione di nuove figure istituzionali e normative l’A. ricorda il Consiglio di
missione che nelle realtà locali aveva sostituito il capitolo della cattedrale,
dando vita alla figura del consultore diocesano (cann. 423-428 CJC 17)26.
I fascicoli del 1962 e 1963, ospitano una ampia riflessione di carattere
storico sul ruolo istituzionale e normativo esercitato dal Prefetto Apostolico,
figura che rispetto a quella del Vicario sembrava suscitare minore interes-
se. Il focus riguarda la figura del Prefetto le cui origini sono dicasteriali, in-
fatti si inizia a riscontrare nelle direttive di Propaganda l’aggettivo “aposto-
licus” solo a partire da 1637. L’istituzione prefettizia poggia sulla stessa at-
tività originaria dei missionari che al loro interno iniziano a riconoscere un
responsabile della missione che è apostolico in quanto inviato dalla Santa
Sede con potestà e autorità particolari. La figura del Prefetto non è anterio-
re alla creazione del Dicastero missionario, periodo in cui il termine è usa-
to con discontinuità. Si parla di commissarius apostolicus, ma il più delle
volte i responsabili della missione sono i superiori di carattere interno (Cu-
stodi, Guardiani, Provinciali), mentre il termine prefetto appare frequente-
mente solo nelle fonti francescane. Rilevante appare anche il ruolo eserci-
tato dal Prefetto sugli ordini religiosi missionari, nei confronti dei quali il

S. Pio X, “ED” 10 (1957), 1, 105-121. Per un bilancio organico dell’esercizio del gover-
no missionario si rimanda al discorso pronunciato dal Padre Garofalo, in occasione del
XXV anniversario della elevazione alla dignità cardinalizia e della prefettura del Cardi-
nale Fumasoni-Biondi; S. GAROFALO, Per il giubileo di S.E. Rev.ma il Sig. Cardinale Pie-
tro Fumasoni Biondi Prefetto della S. Congregazione “de Propaganda Fide” e Gran Can-
celliere del Pontificio Ateneo Urbaniano (13 marzo, 1933-1958), “ED” 11 (1958), 1, 3-17.
26
I. LEE TING PONG, De influxu Sacrae Congregationis de Propaganda Fide in ius ec-
clesiasticum condendum, “ED” 7 (1954), 1, 52-73.

244
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

Prefetto è autorità superiore27. Il tema si collega direttamente all’esercizio


della plurisecolare competenza di Propaganda “ratione territorii”, la cui
evoluzione storica ha lambito il Concilio Vaticano II, momento che sotto
questo punto di vista costituiva una decisa ripartenza anche dal punto di vi-
sta organizzativo. Tale competenza riguardava non solo le prerogative di Pro-
paganda ma anche di altri dicasteri come quello per le Chiese orientali o
quello per gli Affari Ecclesiastici Straordinari (come è avvenuto nel caso
della stipula dell’accordo missionario con il Portogallo del 1940). Analoga-
mente la competenza territoriale di tipo missionario riguarda anche il Dica-
stero per i Vescovi per quanto concerne la giurisdizione sulle circoscrizioni
missionarie che assumono la qualifica di prelature, abbazie, e diocesi costi-
tuite (come era avvenuto per l’Algeria, Tunisia, Paesi baltici, gran parte del-
le Filippine e alcune diocesi dell’America latina)28. Un ulteriore aspetto che
è stato ospitato nella Rivista Urbaniana è quello, assai poco approfondito,
relativo alla disciplina degli archivi ecclesiastici. La regolare tenuta degli
archivi era attività che riguardava direttamente il governo istituzionale dei
territori di missione. L’Istruzione Vicariale del 1659 già conteneva indica-
zioni sulla regolare attività di trasmissione delle lettere tra Propaganda e i
territori missionari. Le puntuali indicazioni del Concilio tridentino sulla te-
nuta dei registri parrocchiali erano state estese anche ai territori di missio-

27
F. PAVESE, Il Prefetto Apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 2, 214-238; 386-
411; 16 (1963), 2, 267-295. Qui l’A. ricostruisce la figura del Prefetto, utilizzando fonti
di storia missionaria. Sotto questo aspetto, la Rivista dell’Urbaniana, ospita approfondi-
menti che riguardano la ricostruzione storico-istituzionale dell’evangelizzazione in alcuni
paesi africani con riferimenti anche al coordinamento tra l’azione missionaria e gli ‘inter-
venti’ coloniali del potere secolare. Cf. W. RÖRIG, Die Entwicklung der katholischen Mis-
sion in Sudafrika von 1836 bis 1850: nach den Dokumenten des Propagandaarchivs und
anderer Archive, “ED” 22 (1969), 1, 129-175; E. SCHMID, L’erezione del Vicariato Aposto-
lico dell’Africa centrale (1846), ibid., 99-127; V. MACONI, Propaganda e la missione di
Nuova Norcia per gli aborigeni dell’Australia Occidentale, ibid., 587-610; J.I., NKULU-BU-
TOMBE, Le Saint-Siège et les origines du Vicariat Apostolique des deux Guinées (1842-
1846), “ED” 28 (1975), 1, 51-58; ID., La fin du patronat religieux du Portugal en Afri-
que equatoriale (1885-1886), “ED” 35 (1982), 3, 365-376; T. FILESI, Cappuccini italiani
nel Congo (Missio antiqua); relazioni edite e inedite (secoli XVII e XVIII) “ED” 21 (1968),
1, 205-236; ID., La «Missio antiqua» dei Cappuccini italiani nel Congo e nell’Angola
(1645-1835) nella documentazione dell’Archivio storico della S. Congregazione de Propa-
ganda Fide, “ED” 30 (1977), 3, 465-490.
28
A.V. SEUMOIS, Le probleme de la reorganisation territoriale de la S. C. «De Propagan-
da Fide», “ED” 20 (1967), 1-3, 263-283.

245
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

ne, a partire dal Concilio messicano del 1585, che ne recepiva le istanze.
Nel corso del XIX secolo la Chiesa missionaria accoglie l’insieme normati-
vo sugli archivi, in cui si richiamano i due punti di riferimento basici, la co-
stituzione di Sisto V del 1587 e quella di Benedetto XIII del 1727 (Cost.
Maxima vigilantia del 14 giugno 1727), fino al momento in cui le norme co-
muni in materia confluiscono nel Codex (can. 304 § 1; cann. 375-378; 380-
382 CJC 17). La riorganizzazione novecentesca del governo missionario ri-
comprende anche la disciplina degli archivi, e la stessa Propaganda fide si
adegua alla normativa universale, ne è testimonianza la lettera del Cardina-
le Prefetto del 16 aprile 1922 inviata ai Vicari e Prefetti Apostolici e l’Istru-
zione del 19 marzo 193729. La recezione della normativa universale sulla te-
nuta degli archivi costituiva una esigenza che coinvolgeva non solo il gover-
no di Propaganda ma anche la struttura missionaria locale. Si ricorda la di-
sciplina del Primo Concilio di Cina del 1924 (artt. 120-124); il direttorio
del Vicariato Apostolico del Tanganika dell’Africa (1925); gli statuti del Si-
nodo del Vicariato Apostolico dell’Uganda (1923)30.
L’evolversi storico dell’azione evangelizzatrice, pone in evidenza i due
momenti che qualificano la finalità spirituale dello stesso governo missio-
nario: l’interesse a depurare la missione dalle interferenze del potere poli-
tico – vale la pena di menzionare l’abuso secolare del sistema del patrona-
to regio – e la conversione degli acattolici. Il rafforzamento del cattolicesi-
mo è un’azione “rievangelizzatrice” che riguarda l’Europa della guerra dei
Trent’anni proprio nel contesto in cui sorge Propaganda. In tal senso l’an-
nata del 1970 si segnala sia per il contributo di Bernard Jacqueline che per
il saggio del Padre Metodio da Nembro. Nel numero del 1970 si analizza lo
strumento dello statuto missionario e il suo contenuto che recepisce la di-
sciplina organizzativa dettata da Propaganda fide (tra gli altri, il principio
diarchico, che introduce la distinzione tra superiore della missione e supe-
riore dei religiosi; il principio della rendicontazione nell’uso del denaro)31.

29
Cf. PROPAGANDA FIDE, Epistola «de relationibus Missionum singulis quinquenniis
S. C. Fidei Propagandae exhibendis», Sylloge praecipuorum, spec. 187-188.
30
A. REUTER, Normae canonicae de archivis ecclesiasticis in missionibus, “ED” 21
(1968), 1, 65-96. L’articolo è inserito nell’annata del 1968, ‘liber amicorum’ dedicato ai
70 anni di J.B.Rommerskirchen, direttore della biblioteca di Propaganda e di Bibliotheca
Missionum.
31
B. JACQUELINE, La Sacrée Congrégation «De Propaganda Fide» (6 janvier 1622) et
la France sous le Pontificat de Grégoire XV (†8 julliet 1623), “ED” 23 (1970), 1, 3-40;

246
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

La storia di Propaganda fide, delle sue origini, è materia ben evidenzia-


ta nel numero che Euntes Docete dedica alla ricorrenza del 350° anniver-
sario della fondazione del Dicastero. Il primo fascicolo dell’annata del
1973, rende conto della mirabile opera ricostruttiva dell’attività svolta dal-
la Congregazione missionaria, che il Metzler aveva iniziato ad intraprende-
re32. In quegli anni erano già stati pubblicati i primi tre volumi di “Memo-
ria rerum” e i sommari dei contributi dei collaboratori, contenuti nei vari
tomi della pubblicazione celebrativa, venivano pubblicati nel primo fasci-
colo della Rivista. L’ordine dei sommari, diviso in quattro parti generali, ri-
calca aspetti paradigmatici del governo missionario. Accanto al tema del
difficile coordinamento tra l’attività missionaria universale e le istanze del
potere secolare (a cui contribuiscono Lee Ting Pong, Metodio da Nembro,
Metzler), si evidenzia la prospettiva dell’assetto istituzionale di Propagan-
da nel suo sviluppo storico (Reuter, Jacqueline), e quella delle iniziative
dei laici per le missioni (Zampetti)33.

M. METODIO DA NEMBRO, Interventi di Propaganda Fide e la riorganizzazione delle mis-


sioni cappuccine durante il generalato del p. Bernardo da Andermatt (1884-1908), ibid.,
41-86. Analogamente, per quanto concerne il tema del rinnovamento dell’azione evan-
gelizzatrice nell’età moderna, si segnala lo studio del Padre Chiocchetta, che affronta un
aspetto dei ‘precursori’ di Propaganda, approfondendo la figura e l’opera del Cardinale
Giulio Antonio Santoro: P. CHIOCCHETTA, La S. Congregazione di propaganda Fide e gli
Italo-greci in Italia, “ED” 24 (1971), 2, 349-371. Cf. G. METZLER, Contraffazioni di
«Propaganda fide»? La Sacra Congregazione «De propaganda fide» difende il suo nome,
“ED” 30 (1977), 1, 30-49. In questo ambito si deve evidenziare l’approfondimento del-
la memorialistica missionaria, genere letterario che a partire da Lullo ha caratterizzato il
consolidamento e il rinnovamento missionario in senso spiritualista, specie con l’impul-
so ricevuto in età moderna da personalità come quella di Tommaso di Gesù, Funes, Aco-
sta. La memorialistica ci rimanda alle circostanze fondazionali di Propaganda: la conver-
sione degli infedeli e la rievangelizzazione dell’Europa protestante. In tal senso: E. SA-
STRE SANTOS, Un memorial de Lucas Holstenius sobre la propagacion de la fe, “ED” 35
(1982), 3, 507-524.
32
Cf. METZLER, Sacrae Congregationis de Propaganda fide, memoria rerum; cf. A.M.
ERBA, «Memoria Rerum»: storia della S. Congregazione de Propaganda fide, “ED” 28
(1975), 1, 250-268.
33
Cf. Compendio di storia della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli
o «De Propaganda Fide» 1622-1972. 350 anni al servizio delle missioni, “ED” 26 (1973),
1, 1-250. Questo è il titolo del primo fascicolo dell’annata 1973, dedicato al lavoro rico-
struttivo di Josef Metzler. Il fascicolo comprende i sommari dei volumi I\1; I\2; II; III\1 e
III\2, relativi all’opera sulle origini del Dicastero missionario, curata da Metzler, che in
quegli anni veniva progressivamente pubblicata.

247
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

3.2 L’intersezione tra il diritto comune, quello missionario


e le norme secolari

L’approfondimento giuridico della Rivista dell’ateneo urbaniano, ha interes-


sato anche la ricerca e il dibattito scaturiti dall’intersezione tra il diritto ca-
nonico missionario, il diritto comune e quello secolare, specialmente quan-
do si è cercato di favorire l’applicazione del metodo inculturante nella com-
parazione sistematica tra ordinamenti giuridici diversificati, come quello ca-
nonistico e quello espressione di norme che si fondano sulla tradizione e sul-
le consuetudini. In tal senso si segnala l’intervento di Vijverberg34 che si in-
terroga sulla validità del matrimonio degli infedeli ex can. 1084 CJC 17. L’A.
focalizza il caso dell’errore sull’unità e indissolubilità del matrimonio e ri-
flette sull’apporto costitutivo del consenso (can.1081 ss. CJC 17), aspetto
che ricomprende la conoscenza dei requisiti “in fieri”, “in facto esse” e dei
fini del matrimonio (ex can. 1013 CJC 17), momento in cui la volontà non è
diretta a sperimentare ma al donarsi e accettarsi tra i coniugi.
Il tema del matrimonio tra gli infedeli è anche analizzato dal punto di vi-
sta del rapporto che si pone tra la disciplina giuridica canonistica e quella
del diritto secolare. In tal caso il modello del “matrimonium legitimum”
non può trovare applicazione nella pratica evangelizzatrice inculturante,
posta di fronte alla celebrazione di matrimoni tradizionali come quello po-
ligamico dei nativi, ma in realtà accolti dalla legislazione civile di ordina-
menti come il Sud Africa o la Rodesia35. Quest’ultimo tema viene ripreso
da Reuter, il quale esamina ancora una volta il matrimonio tradizionale del-
l’Africa australe (il Sud Africa) che, in quanto matrimonio contratto tra pa-
gani, è definito come legittimo, giustificato dal diritto naturale. Qui l’A. cer-
ca di far luce sul rapporto tra il riconoscimento giuridico del matrimonio

34
C. VIJVERBERG, De errore circa indissolubilitatem et unitatem matrimonii, “ED” 2
(1949), 1, 84-102.
35
ID., The Validity of a Customary Union in the Union of S. Africa, “ED” 6 (1953), 2,
231-240. Il tema del rapporto tra legislazione civile, disciplina tradizionale del matrimo-
nio e normativa canonistica è stato sviluppato anche in riferimento alla disciplina civile
del matrimonio tradizionale in Corea. La materia è esaminata anche dal punto di vista de-
gli impedimenti e del consenso. In effetti, per antica tradizione, il matrimonio coreano si
legittima con il consenso dei genitori degli sposi e anche di fronte alla riforma matrimo-
niale della metà degli anni cinquanta del ventesimo secolo, che aveva limitato tale condi-
zione. Cf. J. RHEE CHAN-WOO, Il matrimonio coreano dal punto di vista storico e giuridi-
co, “ED” 34 (1981), 1, 109-121; 2, 235-265.

248
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

tradizionale e la normativa canonistica. Se da un lato la legge secolare del


Sud Africa già dagli anni venti del Novecento aveva riconosciuto i matrimo-
ni tradizionali, anche infrangendo principi del diritto divino, dall’altro la
Chiesa non poteva legittimare un matrimonio poligamico, privo della pro-
prietà essenziale dell’unità (can. 1013 § 2 CJC 17), che non riconosce l’im-
pedimento di parentela come l’affinità e la consanguineità. Il matrimonio
consuetudinario dei nativi è considerato legittimo quando non venga a por-
si in contrasto con il diritto naturale e quello divino36. I presupposti del ma-
trimonio consuetudinario africano, almeno nella zona sub sahariana, desta-
no interesse per alcune peculiarità, a mero titolo di esempio la vigenza sia
di matrimoni di tipo poligamico che di quelli monogamici. Il matrimonio
vede il coinvolgimento non tanto degli sposi ma delle due famiglie e non si
perfeziona con il rito ma attraverso momenti diversificati come la conviven-
za stabile, la nascita dei figli. L’istituto matrimoniale viene concepito come
vincolo perpetuo, ma si ammette il divorzio (previsto nei casi di sterilità
della donna, impotenza dell’uomo, malattie gravi, incompatibilità di carat-
tere, adulterio), che è decisione rimessa al capo villaggio o ai tribunali ur-
bani che decidono secondo le norme consuetudinarie. Nel contesto del ma-
trimonio tradizionale africano si è cercato di individuare degli elementi che
potessero essere condivisi dalla disciplina canonistica. Sotto questo punto
di vista, non esiste impedimento per l’affinità che nasce (solo formalmente)
nel matrimonio africano tra i coniugi e i parenti della famiglia acquisita
(per il diritto canonico l’impedimento che nasce dal matrimonio valido è
nel canone 97 CJC). La peculiarità della tradizione matrimoniale africana
sta nel fatto che la relazione dell’affinità, quando uno dei coniugi muore,

36
A. REUTER, Matrimonia indigenarum in Africa Australi secundum Leges et Consue-
tudines, “ED” 10 (1957), 2, 244-263. Nella stessa annata, rileviamo l’intervento di Igna-
tius Lee Ting Pong, sulla indissolubilità, elemento costitutivo del matrimonio ed effetto del
sacramento produttivo di grazia: I. LEE TING PONG, L’indissolubilità del matrimonio nel-
l’ordinamento canonico, “ED” 10 (1957), 3, 457-469. Sul tema dell’indissolubilità del
matrimonio, celebrato da due non battezzati nell’ordinamento civile (matrimonio naturale
o civile), la dottrina rimanda al fatto che tale tipo di matrimonio costituisce la base della
famiglia che è orientata a un fine stabile voluto che si realizza con il coinvolgimento tota-
le dei coniugi e la procreazione. La società che nasce da questo tipo di matrimonio (legi-
timum) assume il carattere di unicità, tipicità e immodificabilità. La famiglia, che nasce
dal matrimonio, ha un fine che è regolato dal diritto naturale, che è disciplinato non solo
dal diritto divino ma anche da quello naturale di origine secolare. In tema si veda G. DAL-
LA TORRE, L’indissolubilità intrinseca del matrimonio nella concezione cristiana del diritto
naturale, “ED” 29 (1976), 1, 111-136.

249
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

senza che vi siano figli, assume un carattere fluido, non ostativo, cioè non
è riconosciuta come impedimento tra il coniuge superstite e i familiari del-
l’altro, cioè i discendenti e gli affini (fratelli, sorelle, cugini, nipoti). La
struttura familiare tradizionale africana, infatti, sotto questo aspetto sembra
avvicinarsi a quella della Roma antica in cui emerge il ruolo del capostipi-
te maschio, fattore che insieme alla poligamia ha caratterizzato sia la strut-
tura familiare che il matrimonio37.
Il tema del matrimonio specie sotto l’aspetto sistematico e generale, co-
me quello delle proprietà essenziali, continua ad essere oggetto degli inter-
venti pubblicati nel periodico Urbaniano. La proprietà dell’indissolubilità
in relazione alla dispensa in favorem fidei costituisce un ulteriore materia
di interesse. Questa forma di scioglimento del vincolo, espressione del pri-
vilegio paolino, che non può essere delegata come facoltà, che viene appli-
cata al caso del matrimonio tra due pagani, è un momento in cui si distin-
gue tale matrimonio (legittimo) da quello tra un pagano e un battezzato e da
quello rato cioè contratto tra due battezzati (can. 1015 § 1 CJC 17). Per
quanto concerne la disparità di culto, si pensi al matrimonio celebrato solo
civilmente, questa può essere dispensata con la sanatio in radice che è fa-
coltà concessa da Propaganda38.

37
Cf. P.S. KAKOKOTA, The Matrimonial Impediment of Consanguinity and Affinity
among the Babemba and Canon Law, “ED” 17 (1964), 2, 192-236; 321-383; 18 (1965),
1, 24-60. Padre Abate, rispondendo ad un dubbio, se dal matrimonio con un infedele de-
rivi il vincolo di affinità, risponde che in tal caso si deve applicare la dispensa dall’impe-
dimento. Questo è il caso del pagano divorziato da un primo matrimonio con persona pa-
gana, sposa la persona consanguinea della prima, che al momento del matrimonio si bat-
tezza nel cattolicesimo. A. ABATE, L’impedimento di affinità contratto da un acattolico
dubbiamente battezzato, “ED” 10 (1957), 3, 470-477. Spunti comparatistici provengono
anche dal contributo di R. KAMPUNGU, Concept and Aim of Okavango Marriages, “ED” 18
(1965), 2, 341-380. L’evangelizzazione ha cercato di superare l’istituto arcaico del matri-
monio tradizionale attraverso la penetrazione di una accezione moderna del matrimonio
espressione cristiana della libertà e autonomia dei coniugi e momento fondamentale del
nuovo diritto di famiglia di molti ordinamenti giuridici africani. Su questo si rimanda a T.
FILESI, L’istituto della famiglia africana alla luce del messaggio di Paolo VI «Africae Ter-
rarum», “ED” 22 (1969), 1, 59-97.
38
A. ABATE, The Dissolution of the Matrimonial Bond in Ecclesiastical Jurisprudence,
“ED” 14 (1961), 2-3, 215-263. L’A. in una seconda parte del saggio, ricostruisce la di-
sciplina civile del matrimonio (legitimum) tra due pagani, in cui gli aspetti generali (con-
senso, impedimenti, legittimità del matrimonio) sono disciplinati dalla legge civile. Il fo-
cus riguarda i requisiti essenziali della normativa canonica nel caso di nullità del matri-
monio tra due pagani (can. 1015 § 3 CJC 17) e il caso di dispensa dall’indissolubilità

250
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

3.3 La rilevanza del Magistero missionario della prima metà


del Novecento e il Concilio Vaticano II

La Rivista Urbaniana, per quanto concerne la positiva linea di continuità


che intercorre tra il Magistero missionario del Novecento e il Concilio Va-
ticano II, registra, in modo puntuale, una cesura ecclesiologica essenziale:
il passaggio progressivo da un modello di “Chiesa di missione”, intenta a
“dilatare le frontiere della cristianità”, a quello di una Chiesa fondata sul
clero autoctono, espressione di una civilizzazione missionaria inserita nel-
la realtà storica culturale e sociale dei paesi di missione. Sotto questo pun-
to di vista l’apostolato missionario inculturante contraddistingue l’idea del-
l’evangelizzazione in quanto attività che appartiene storicamente alla vita
della Chiesa e, allo stesso tempo, progetto missionario universale che si
realizza attraverso lo schema della “plantatio Ecclesiae”39. Il Magistero
missionario trova largo spazio nella serie del 1952 di Euntes Docete, dedi-
cata monograficamente all’enciclica missionaria di Pio XII Evangelii Prae-
cones, pubblicata il 2 giugno 1951. In tale ambito celebrativo appare, con
il contributo di P. de Mondreganes, la rappresentazione dell’opera evange-
lizzatrice nel suo significato generico e originario di missio apud christianos
(presso i pagani e gli acattolici), espressione della forza espansiva ed uni-
versale dell’annuncio (propagatio fidei) corroborata ad extra da una «certe
necessaria est aliqua saltem tolerantia politica, quae sacra ministeria et li-
beram cum Romano Pontifice communicationem et conjunctionem permit-
tat»40. Accanto a temi ricorrenti nel governo delle missioni, ripresi dal Pon-
tefice nell’enciclica missionaria del 1951, come quello relativo alle dina-
miche dell’apostolato educativo e formativo nelle terre di missione41, emer-

(can. 1120 CJC 17), che è disciplinata dal privilegio paolino, situazione in cui il battesi-
mo del pagano deve essere chiaramente valido. Il saggio è corredato da ampie ricostruzio-
ni delle fonti pontificie, che concedono facoltà sulla validità del matrimonio sciolto in fa-
vore della fede, cf. ibid., 3-64.
39
«L’implantatio Ecclesiae ha bisogno di evolversi attraverso varie fasi perché tutti gli
elementi necessari (instructae propriis viribus et sufficientibus mediis) siano tali da rea-
lizzare in sé l’opera di evangelizzazione», V. CHE CHEN-TAO, Codice di diritto canonico,
in Dizionario di missiologia, ed. Dehoniane, Bologna 1993, 119.
40
P.M. DE MONDREGANES, De finibus missionum exterarum, “ED” 5 (1952), 1-2, 99; 88-
100.
41
A. MERRY, L’ècole chretienne dans les missions, ibid., 180-200. Il ricorrente tema del-
l’apostolato educativo è ripercorso attraverso le esortazioni del magistero missionario del-

251
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

gono in modo sempre più rilevante ulteriori momenti come l’istanza di sen-
sibilizzazione dei cristiani laici sul sostegno all’evangelizzazione42, e la ne-
cessità di attuare la collaborazione tra il clero religioso e quello secolare.
L’invito del Pontefice alla collaborazione missionaria tra religiosi e clero se-
colare deve trovare attuazione attraverso lo strumento della giusta interpre-
tazione del sistema della commissione43. Ulteriori elementi emergenti dal-
l’enciclica missionaria di Pio XII, sono rappresentati dall’adattamento del-
l’annuncio, e dalla convergenza da attuare tra la situazione religiosa dei pa-
gani e la buona novella. Un tema fondamentale ripreso dal dibattito della
Rivista Urbaniana è quello del rispetto, nell’opera evangelizzatrice, nei
confronti di alcune tradizioni che non contrastino con il credo cattolico, ma
che possano realizzare il coordinamento e l’incontro tra la cultura pagana,
espressione di una civiltà diversa, e i principi cristiani44.

la prima parte del Novecento. Al riguardo si veda P.M. DE MONDREGANES, La formación del
clero autoctono, “ED” 13 (1960), 1-2, 269-295.
42
A. PERBAL, L’Action catholique dans les Missions, ibid., 154-179; dello stesso A. si
ricorda anche: L’Azione cattolica e le missioni, “ED” 3 (1950), 2, 137-160. Nel saggio
Perbal si sofferma sull’aspetto missionario della partecipazione del laicato cattolico al-
l’apostolato della Chiesa, distinguendo le linee portanti di due componenti laiche dell’o-
pera missionaria: il catechistato e l’azione cattolica. L’A. fa riferimento anche ad alcune
fonti come la raccomandazione di Propaganda agli Ordinari di Cina del 1° agosto 1928
e la necessità di sviluppare l’azione cattolica, in AAS 1928, 245-246. Nello stesso nu-
mero si evidenzia il saggio di P.M. DE MONDREGANES, L’azione cattolica nell’India, “ED”
3 (1950), 2, 228-236.
43
J. FUERTES, Clericatus et hierarchia regiminis, “ED” 5 (1952), 1-2, 110-125; A. PER-
BAL, A propos de «l’exclusivisme territorial et jurisdictionel dans les Missions», ibid., 217-
237. Tali aspetti costituiscono oggetto di riflessione anche alcuni anni dopo l’emanazione
dell’enciclica pacelliana sulle missioni. Il tema della formazione del clero nelle terre di
missione coinvolge anche la gestione dei seminari da parte della Santa Sede (Congrega-
zione dei religiosi). In questi casi, alla luce del disposto normativo (cann. 252 §1, 3, 5
CJC 17), stante la competenza del Dicastero missionario sugli istituti religiosi missionari
in zone di missione, quale è la competenza di Propaganda sugli Istituti religiosi a fini mis-
sionari nei territori di diritto comune? In tema si rimanda a A. REUTER, De competentia
Sacrae Congregationis de Propaganda fide in Instituta religiosa ac missionaria conversio
et reversio iuris, “ED” 14 (1961), 2-3, 195-213.
44
S. LOKUANG, De adaptatione in missionibus, “ED” 5 (1952), 1-2, 238-251. L’A., più
sensibile alle sollecitazioni poste da una visione ecclesiologica della missione come rea-
lizzazione dell’implantatio Ecclesiae, richiama, insieme alla ratio della lettera di Propa-
ganda ai Vicari Apostolici del 1659, alcune fonti più vicine come la lettera di Pio XI al
Prefetto di Propaganda Fumasoni-Biondi, il discorso di Pio XII alle Pontifice Opere Mis-

252
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

L’anno 1960 vede la Rivista impegnata a salutare enciclica di Giovanni


XXIII Princeps Pastorum del 28 novembre 195945. Si evidenzia l’affacciar-
si di un tema progressivamente sempre più avvertito come quello dell’adat-
tamento inculturante della pratica evangelizzatrice che avrà sempre più
ampia risonanza nella riflessione della dottrina. La scaletta redazionale del-
la Rivista offre anche dello spazio alle prime reazioni positive di fronte al-
la notizia ufficiale di indizione di un Concilio ecumenico. L’evento è inter-
pretato come il superamento di una visione dualistica figlia del pluriseco-
lare schema di cristianità, espressione dell’universalità anche in senso mis-
sionario della Chiesa, realizzantesi in un ambito in cui quest’ultima si apre
alla famiglia dei popoli. Lo stesso numero ospita il rinnovato tema dell’uni-
tà della Chiesa e della varietà delle tradizioni religiose. Ad emergere sono
alcuni momenti diversificati, che qualificano l’evoluzione storica della mis-
sione. Gli esempi sono molteplici, tra gli altri ricordiamo un aspetto del Ma-
gistero missionario inclusivo di Leone XIII esercitato nei confronti delle
Chiese orientali, il rinnovamento evangelizzatore espresso durante la prima
parte del ventesimo secolo, lo strumento formativo espresso attraverso l’i-
stituzione della “Postulatio pro Nigris”46 e il rilievo dato al contenuto del-
lo schema “super missionibus” del primo Concilio Vaticano47.

sionarie del 1944 e l’Istruzione emanata dal Dicastero missionario sui riti giapponesi del
1936. Nello stesso senso, ma con una prospettiva territoriale diversa, va segnalato il sag-
gio di C.B. PAPALI, Mission Prospect in India, ibid., 252-278.
45
AAS 51 (1959), 833-864.
46
P. CHIOCCHETTA, Il «Postulatum pro Nigris Africae centralis» al Concilio Vaticano I e
i suoi precedenti storici e ideologici, “ED” 13 (1960), 2-3, 408-447.
47
Cf. F. CALLEY, Le concile oecumenique vu du dehors, “ED” 13 (1960), 2-3, 448-458;
J. VODOPIVEC, Unity in Diversity: The Problem of Reunion in Missionary Perspective, ibid.,
459-512. Il tema dell’adattamento è studiato nella sua proiezione storica, e in quella giu-
ridica. Nel primo aspetto l’adattamento, in quanto espressione di uno dei punti chiave del
primo cinquantennio del governo di Propaganda, quello dei Monita ad missionarios. Dal
punto di vista giuridico il sistema normativo ecclesiale è inclusivo rispetto alla necessità
di preservare e conservare tradizioni, anche se contrarie al diritto comune (cann. 5, 22
CJC 17). La stessa prassi di Propaganda tende a fare salvi elementi culturali che non sia-
no contrari alla fede a e ai buoni costumi. Su questo: METODIO DA NEMBRO, Sull’adatta-
mento missionario, “ED” 16 (1963), 2, 328-346. Il tema dell’adattamento dell’annuncio
riguarda anche la formazione. I luoghi di tale attività sono i Seminari minori e maggiori,
insieme a quelli regionali (come quelli della Cina), istituiti in terra di missione, luoghi
in cui l’insegnamento e l’apprendimento di materie come la filosofia morale e dogmatica
si deve adattare alle condizioni culturali e sociali del paese. La revisione metodologica

253
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

L’opera evangelizzatrice, alla luce dei pronunciamenti ufficiali, non si


identifica semplicemente nell’azione di “civilizzazione” e conversione dei
pagani, ma il punto centrale è quello di incardinare nella realtà sociale e
culturale dei paesi di missione una gerarchia ecclesiale autoctona48. Il con-
solidamento storico dei referenti fondamentali del magistero missionario
del ventesimo secolo (formazione missionaria di un clero autoctono, sensi-
bilizzazione del laicato cattolico, necessità di adattare il messaggio cristia-
no) trova giustificazione nel concetto di opera missionaria gerarchicamente
ordinata a cui i Pontefici, anteriormente alla fondazione di Propaganda,
hanno mostrato sensibilità e attenzione. La formazione del clero missiona-
rio era già un portato del progetto evangelizzatore di Raimondo Lullo (sec.
XIV), e la fondazione di alunnati non era finalità appannaggio del primo go-
verno esercitato da Propaganda ma fu perseguita anche da Papi come Cle-
mente XI a cui si deve l’iniziativa, non andata a buon fine, di creare una
sezione presso il collegio Urbano di Propaganda per il clero secolare49 e da
Clemente XII che fonda il Collegio Cinese a Napoli (1725). Tali iniziative
non sono avvenimenti isolati ma costituiscono il presupposto per il rilancio
missionario novecentesco50.

riguarda anche il diritto canonico in cui si devono privilegiare gli aspetti del diritto mis-
sionario. Ulteriore elemento su cui riflettere non è solo la disciplina sui seminari prevista
dal diritto comune (cann. 1357-1358; 1364 CJC 17), ma la competenza autonoma di pro-
paganda (elezione del rettore, disciplina interna, ordine degli studi, libri di testo). Infatti
il Dicastero missionario quando la formazione avviene nella casa gestita da un Istituto re-
ligioso ha competenza solo a conoscere le nomine degli insegnanti. Su tali aspetti A. REU-
TER, De Studiis in Seminariis Missionum rite adaptandis, “ED” 17 (1964), 1, 33-50; ID.,
De Seminariis in territoriis missionum condendis et regendis, “ED” 18 (1965), 2, 161-174.
48
P.M. DE MONDREGANES, Relieves misioneros de Pio XII, “ED” 12 (1959), 1, 69-84.
49
Così J. METZLER, Una notificazione di Clemente XI al clero italiano “ED” 15 (1962),
2, 259-269.
50
N. KOWALSKY, Documenti pontifici missionari di carattere generale prima della «Ma-
ximum illud», “ED” 13 (1960), 2-3, 168-180. Lo Stesso Autore pubblica nell’annata del
1957 un ritratto biografico della personalità del Cardinale Brancati di Lauria, che ci ha
lasciato, attraverso il Commentarium, un ritratto razionale delle qualità e virtù che il mis-
sionario deve possedere. Cf. ID., Fra Lorenzo Brancati di Lauria, missionologo quasi sco-
nosciuto di Propaganda Fide, “ED” 10 (1957), 3, 383-393. Il tema dell’evangelizzazione
è affrontato anche dal punto di vista dell’azione del missionario catechista, immagine de-
sueta che si ricollega ad un sistema missionario di tipo coloniale. Il catechista nel corso
del ventesimo secolo è sostituito, in un assetto educativo scolastico missionario, dall’inse-
gnante sempre più espressione di quell’impegno collaborativo del laicato missionario. Ma

254
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

Il primo dei due fascicoli dell’anno 1966, saluta e commenta l’emanazio-


ne del decreto conciliare Ad Gentes sulle missioni51. I Padri conciliari, in
gran numero auspicavano che le decisioni missionarie del Vaticano II fosse-
ro espressione e momento di riflessione finale di un più generale processo
di maturazione il cui punto di partenza era costituito dalle istanze missiona-
rie proposte durante al Concilio Vaticano I52. In effetti i lavori conciliari sul-
l’attività missionaria, riflettevano sollecitazioni già oggetto del Magistero
missionario più recente, come l’esigenza della cooperazione e il tema dell’a-
dattamento missionario. Certamente il momento centrale su cui si incentra
l’attenzione del documento missionario è quello della dimensione evangeliz-
zatrice che guarda alla prospettiva universale della Chiesa. La parte mono-
grafica del fascicolo, ospita, in apertura, un intervento del Cardinale Agagia-
nian, uno dei quattro moderatori del Concilio, membro e presidente della
Commissione Preparatoria De Missionibus53. L’intervento del Cardinale Pre-

il tema centrale è quello di pensare all’istituzione di centri di formazione per i catechisti,


con uno status giuridico definito, quello del diaconato o il religioso che riceve un ordine
minore. Su questo si rimanda a: A.V. SEUMOIS, Problems of the Missionary Catechist, “ED”
15 (1962), 2, 198-213.
51
Le missioni nel Decreto “Ad Gentes” del Concilio Vaticano II, “ED” 19 (1966), 1, 3-292.
52
La ricostruzione del dibattito e dei lavori, del Primo Concilio Vaticano, che hanno
portato alla definizione dello “Schema constitutionis super missionibus apostolicis patrum
examini propositum” e in specie sul contenuto del primo capitolo (giurisdizione e compe-
tenze dei Vicari Apostolici, necessità di formare un clero indigeno, l’amministrazione dei
beni utilizzati per le missioni; la diarchia dei superiori religiosi nei territori di missione,
l’impegno missionario dei Vescovi in quanto successori degli Apostoli) è apparso nel pri-
mo numero della Rivista, cf. P.M. DE MONDREGANES, Sulla riflessione del Vaticano I sul te-
ma delle missioni, “ED” 1 (1948), 1, 231-243. La commissione conciliare, in coordina-
mento con il Dicastero missionario, aveva iniziato i lavori già nella primavera del 1869
per concluderli nel dicembre dello stesso anno. Gli argomenti oggetto dei quattro capito-
li del documento finale, costituiscono una piattaforma per l’intervento del Concilio Vati-
cano II. Cf. METODIO DA NEMBRO, Propaganda e le missioni nel Vaticano I. Echi e riflessio-
ni nel Vaticano II, “ED” 22 (1970), 2, 203-226.
53
L’iniziativa conciliare aveva coinvolto alcune personalità che pubblicavano su “Eun-
tes Docete”. Per quanto riguarda la Commissione Preparatoria del Concilio (maggio 1960-
settembre 1962), tra gli altri ne facevano parte Saverio Paventi in qualità di aiutante di
studio e Nicola Kowalsky come archivista. Tra i segretari delle cinque sottocommissioni
previste ricordiamo il Padre Antonino Abate e Amand Reuter. Si aggiunse una speciale
sottocommissione per la redazione degli schemi dei decreti, di cui facevano parte i cin-
que segretari delle sottocommissioni ma anche personalità come Moya, Seumois, Eldarov
e Lokuang.

255
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

fetto di Propaganda, che ricostruisce il non semplice iter formativo del do-
cumento, è orientato nel suo assetto a ribadire che i “missionalia incepta”54
rappresentano iniziative che testimoniano l’attività universale della Chiesa
e l’impegno apostolico del popolo di Dio. Lo spirito e la coscienza missiona-
ria della Chiesa, negli auspici del Cardinale Prefetto, devono essere comu-
nicati da tutti i Vescovi (ma anche sacerdoti e religiosi) che si aprono alla
sollecitudine di tutte le Chiese, nel segno della cooperazione e dell’adatta-
mento55. I temi toccati nell’intervento del Cardinale Agagianian, vengono

54
GIOVANNI XXIII, Const. Humane Salutis del 25 dicembre 1961, AAS 1962, 10 con
cui si convoca il Concilio che fa seguito alla fase antepreparatoria (maggio 1959-aprile
1960). La Commissione Antepreparatoria del Concilio, presieduta dal Cardinale Tardini,
annoverava tra i membri anche il Cardinale Larraona, che in seguito fece parte della Com-
missione Centrale. La commissione era composta da Saverio Paventi, in qualità di segre-
tario, Edoardo Pecoraio, vicesegretario, e tra gli altri consultori ricordiamo Amand Reu-
ter, Ignazio Lee Ting Pong, Jan Visser, Antonino Abate.
55
G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei documenti conciliari, “ED” 19 (1966),
1, 86-97. Per l’elaborazione del documento missionario cf. S. PAVENTI, “Iter” dello schema
«De activitate missionali Ecclesiae», “ED” 19 (1966), 1, 98-126. Il fascicolo della Rivi-
sta ospita anche un intervento metodologicamente rilevante del Padre Metzler, che risulta
un ottimo strumento di lavoro per la ricostruzione e lo studio dei lavori conciliari, cf. J.
METZLER, Bibliografia riguardante il Decreto sull’Attività Missionaria della Chiesa, “ED”
19 (1966), 1, 227-291. Per quanto riguarda il rapporto tra la dimensione universale e
quella particolare della Chiesa missionaria, per come è stata delineata in Ad gentes (co-
operazione missionaria e pastorale delle vocazioni a livello diocesano) si rimanda a: ME-
TODIO DA NEMBRO, Inserimento dell’attività missionaria della Chiesa universale nelle Chie-
se particolari, “ED” 24 (1971), 2, 291-328; sulla dimensione missionaria della Chiesa
particolare in riferimento al clero e ai laici, in relazione all’emanazione di una Nota ema-
nata dalla Congregazione del Clero il 25 marzo 1980, si evidenzia il contributo di J. ES-
QUERDA BIFET, Cooperación entre Iglesias particulares y distribucion de efectivos apostoli-
cos, “ED” 34 (1981), 3, 427-454. In generale, sulla dinamica dei lavori conciliari e la ri-
levanza del decreto missionario, si rimanda a G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei
documenti conciliari, estratto da Le missioni alla luce del Concilio. Atti della settima setti-
mana di studi missionari, Milano 5-9 settembre 1966, Società editrice Vita e Pensiero, Mi-
lano 1967, 7-8; G. ALBERIGO (ed.), Storia del Concilio Vaticano II, 4, La Chiesa come co-
munione settembre 1964-settembre 1965, ed. it. a cura di A. MELLONI, Società Editrice il
Mulino, Bologna 1999, spec. 358-372; 605-616; cf. G. COLZANI, Ad Gentes e la svolta con-
ciliare della missione in Il cammino della missione. Convegno Internazionale a cinquan-
t’anni dalla promulgazione del Decreto Conciliare Ad Gentes, a cura di A. TREVISIOL, Ur-
baniana University Press, Città del Vaticano 2015, 83-117; G. COLZANI, Church’s Mission.
History, Theology and the Way Forward, Urbaniana University Press, Città del Vaticano
2019, 60-65; J. MASSON, Genesi storico-dottrinale del decreto ‘Ad Gentes’ in ID., L’attività
missionaria della Chiesa, Editrice Elledici, Torino 1966, 9-56; B. MONDIN, Chiesa missio-

256
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

contestualizzati, nei diversi contributi dell’annata. Si affronta il tema gene-


rale del laicato missionario, calato nel contesto dell’immigrazione che pro-
viene dalle zone di missione56. Il focus riguarda anche su aspetti di non po-
co momento come quelli della responsabilità missionaria degli organi dioce-
sani (Conferenza episcopale, Vescovo e presbiterio) delle Chiese particolari,
specialmente quelle di più recente costituzione e dei motivi e della necessi-
tà della testimonianza missionaria, calata negli aspetti formativi57. Il volume
del 1967, che comprende contributi miscellanei in onore del Cardinale Pie-
tro Parente, ospita un saggio di W. Bertrams che riflette sull’elaborazione
della dottrina del primato, nel periodo che intercorre tra il Concilio Vatica-
no I e quello di Giovanni XXIII. In sostanza l’Autore, esaminando il tema
della collegialità, intravede nel secondo Concilio Vaticano la volontà di col-
mare il vuoto del Vaticano I, attraverso il recupero della collegialità in quan-
to elemento costitutivo del primato, vale a dire del munus espressione della
partecipazione del Pontefice nel collegio dei Vescovi58.

naria in Dizionario Storico e Teologico delle Missioni, Urbaniana University Press, Città
del Vaticano 2001, 98-102; T. SCALZOTTO, La Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli nel decennio del decreto ‘Ad Gentes’ (1965-1975), Urbaniana University Press,
Roma 1975, 214-232; H. RZEPKOWSKI, Inculturazione, in Lessico di missiologia, ed. ita-
liana a cura di E. COCCIA e P. GIGLIONI, LEV, Città del Vaticano 1992, 318-319. Per l’ela-
borazione del documento missionario cf. S.M. PAVENTI, “Iter” dello schema «De activitate
missionali Ecclesiae», “ED” 19 (1966), 1, 98-126.
56
Il tema relativo all’apostolato missionario dei laici, sia come azione civilizzatrice che
nei risvolti apostolici e pastorali è testimoniato da A.V. SEUMOIS, Laicato e missioni, “ED”
19 (1966), 1, 246-257; P.P. VAN THUONG, La mission du chrétien dans le monde, “ED” 29
(1976), 2, 242-258; cf. F. CANOVA, Per il laicato in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-
3; 542-549. Per quanto riguarda l’evangelizzazione tra gli immigrati, si veda T. VAN VA-
LENBERG, L’apostolato tra gli immigrati delle terre di missione, ibid., 258-264. Il tema del-
l’apostolato dei laici che si realizza attraverso lo strumento associativo è ripreso dal docu-
mento conciliare Apostolicam Actuositatem (n. 15), in cui la limitata prospettiva codiciale
del diritto di associazione dei fedeli (can. 686 CJC 17), si apre ad una prospettiva più am-
pia e profonda. Al riguardo cf. A. GREGNANIN, Il diritto di associazione nella Chiesa dalle
origini al Vaticano II, “ED” 29 (1976), 2, 341-364.
57
A. MULDERS, Il decreto «Ad Gentes» e le sue caratteristiche, “ED” 19 (1966), 1, 133-
139; G. ELDAROV, Dimensioni comunitarie della responsabilità missionaria della Chiesa,
ibid., 161-174; D. GRASSO, Testimonianza ed evangelizzazione, ibid., 175-185; G. GRECO,
I religiosi e le missioni nel Concilio Vaticano II, ibid., 226-245; L.J. LECUONA, La vocazio-
ne missionaria, ibid., 209-225; R. MOYA, Giovani Chiese, ibid., 186-208.
58
W. BERTRAMS, De doctrina Concilii Vaticani I circa subiectum supremae Ecclesiae Po-
testatis ulterius exculta in doctrina Concilii Vaticani II, “ED” 20 (1967), 1-3, 59-69. La

257
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

La riflessione postconciliare sulla portata e gli effetti del decreto Ad Gen-


tes, per come emerge dalle pagine di Euntes Docete, rileva insieme alle pro-
spettive ecclesiologiche, quelle giuridiche. Accanto al richiamo degli ele-
menti costitutivi della missione si segnalano le principali novità giuridiche,
oggetto del documento conciliare: il superamento del sistema della com-
missione, il tema della cooperazione missionaria (che si realizza anche at-
traverso l’istituzione nelle diocesi delle commissioni episcopali), la costitu-
zione dei consigli pastorali e presbiteriali, la cui attività doveva contribui-
re a sensibilizzare tutte le diocesi e i territori di missione alla comparteci-
pazione vicendevole59.
Il documento missionario approfondisce due aspetti di grande portata,
come il momento dell’evangelizzazione degli acattolici e quello dell’Im-
plantatio Ecclesiae, referenti costitutivi delle prerogative del Dicastero per
l’Evangelizzazione, accolti nel documento conciliare quando si fa riferi-
mento agli “incepta peculiaria” della missione che si esercitano «inter po-
pulos», in quanto attività che «excentur in certis territoriis a Sanctae Sede
agnitis» (AG, 6).

4. Note conclusive

La ricostruzione dell’esperienza giuridica missionaria rappresenta, attraver-


so le prospettive di ricerca e di confronto che emergono dalle pagine di Eun-
tes Docete, il paradigma del coordinamento esistente tra la prassi di governo
missionario, le norme giuridiche ecclesiali e gli apparati normativi secolari.
Sotto questo punto di vista strutturale «è possibile aprire prospettive sulle

dottrina ritorna sul tema qualche anno più tardi, nel momento in cui il Sinodo dei Vesco-
vi, espressione delle diverse conferenze episcopali, applica concretamente il principio
della collegialità in coordinamento con l’esercizio del munus del Pontefice. La collegiali-
tà è sinteticamente ma efficacemente espressa attraverso l’immagine della mutua e conti-
nua sollecitudine pastorale tra il capo e le membra. In questo contesto si inserisce la co-
operazione missionaria in quanto manifestazione della sollecitudine della Chiesa univer-
sale. Cf. J. SARAIVA MARTINS, De Episcoporum Collegialitate post II Vaticanam Synodum,
“ED” 25 (1972), 1, 173-225.
59
A. REUTER, De novis rationibus iuris missionalis a Concilio Vaticano II inductis vel
indictis, “ED” 28 (1975), 2, 293-315. In relazione a tale studio articolato si segnala an-
che il rilievo sui presupposti apostolici della vocazione missionaria; in tema S. DI GIOR-
GI, La vocazione missionaria nel Nuovo testamento, “ED” 30 (1977), 2, 165-190.

258
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

frontiere dell’organizzazione ecclesiastica e sulla sua diffusione, analizzan-


done il reale funzionamento attraverso le parti componenti il tutto nella loro
coesione, congruenza, forza operativa»60. Il fine della Rivista Urbaniana è
dunque, non solo quello di dare voce al dibattito scientifico ma anche quel-
lo di rappresentare il discorso sulle grandi ricostruzioni del farsi (storico) del
diritto ecclesiale, rapportabile ad una più larga concezione sistematica che
ricomprende l’assetto istituzionale e normativo missionario, le sue fonti, ma
al tempo stesso la cultura giuridica connessa, espressione viva di circostan-
ze sociali, culturali e spirituali diversificate. In tal modo la dimensione uni-
versale della cristianità missionaria ricomprende tutti gli aspetti della vita
della fede, non solo la struttura giuridico-ordinamentale della missione ma
anche quelli riconnessi all’evangelizzazione «delle persone, dei gruppi, dei
comportamenti collettivi dei costumi e delle istituzioni»61.
Possiamo applicare e fare nostro il giudizio formulato dal Cardinale Pa-
rente, in occasione del 350° anniversario di fondazione dell’Università Ur-
baniana, sul ruolo esercitato da Euntes Docete, quello di aver rappresenta-
to il passaggio «tra il vecchio e il nuovo, “nova et vetera”, tra quello che è
caduco e quello che è vitale e perenne»62. La ricerca e il confronto alimen-
tati da Euntes Docete si reggono su due prospettive: la saldezza del Magi-
stero Supremo e il principio della continuità senza cesure. Il dibattito
scientifico ospitato nei fascicoli di Euntes Docete è dunque, manifestazione
non soltanto di un punto di arrivo ma di una ripartenza, momenti espressio-
ne della specificità dell’Ateneo Urbaniano e dell’esperienza giuridica mis-
sionaria ma anche testimonianza di una società sacra orientata alla salvez-
za delle anime.

Maurizio Martinelli
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

60
F. MARGIOTTA BROGLIO, Diritto canonico e scienze umane. Premessa all’edizione ita-
liana di G. LE BRAS, La Chiesa del diritto. Introduzione allo studio delle istituzioni eccle-
siastiche, il Mulino, Bologna 1976, XXVIII-XXIX.
61
V. DE PAOLIS, La Chiesa cattolica e il suo ordinamento giuridico, “Ius Ecclesiae” 18
(2006), 21.
62
P. PARENTE, La nostra università oggi e domani, “ED” 30 (1977), 3, 371-372; cf. J.H.
NEWMAN, Lo sviluppo della dottrina cristiana, Società editrice il Mulino, Bologna 1967,
461-469.

259
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Maurizio Martinelli

ABSTRACT

I CONTRIBUTI DELLA DOTTRINA CANONISTICA


(1948-1982)

Celebrare il 75 ° anniversario della fondazione di Euntes Docete, significa rifarsi


prima di tutto ai presupposti culturali del rinnovamento degli studi ecclesiastici,
realizzatosi nella prima metà del Novecento. La Rivista Urbaniana nasce con un
fine preciso: rappresentare e sottolineare la specificità missionaria dell’Universi-
tà Urbaniana, in quanto orientata alla realizzazione della prima evangelizzazio-
ne e dell’implementazione delle giovani Chiese. La linea editoriale perseguita da
Euntes Docete sotto l’aspetto giuridico, è quella di far emergere il dibattito
scientifico che scaturisce dalla specificità del diritto canonico missionario anche
rispetto al piano formativo universitario. La circolarità virtuosa esistente tra la do-
cenza e la ricerca scientifica costituisce un referente che connota, fin dai primi
numeri, il paradigma giuridico di Euntes Docete. Tale dinamica positiva alimen-
tava anche due momenti fondamentali: da un lato il divenire del progetto auto-
nomistico degli studi giuridici, all’interno dell’Istituto Missionario, e dall’altro l’im-
plementazione del diritto missionario non solo nella prospettiva canonistica ma
anche in quella, costitutiva, del rapporto con l’autorità secolare. La Rivista Urba-
niana, in tal modo, ha contribuito a focalizzare il processo di codificazione del
diritto missionario sottolineandone, altresì, il carattere e la specificità attraverso
l’approfondimento di elementi chiave. Tra questi ricordiamo l’uniformità del dirit-
to missionario, l’organizzazione centralizzata dell’azione evangelizzatrice, il co-
ordinamento tra il diritto universale, quello missionario e le norme secolari, la ri-
levanza delle istanze del Magistero missionario.

CANON LAW STUDIES


(1948-1982)

Celebrating the 75th anniversary of the foundation of Euntes Docete means re-
ferring first of all to the cultural assumptions of the renewal of ecclesiastical stud-
ies, which took place in the first half of the twentieth century. The Urbaniana
Journal was born with a precise aim: to represent and underline the missionary
specificity of the Urbaniana University, as it is oriented towards the realization of
the first evangelization and the implementation of the young Churches. The ed-
itorial line pursued by Euntes Docete from a legal point of view is to bring out the
scientific debate that arises from the specificity of missionary canon law also
with respect to the university training plan. The virtuous circularity between
teaching and scientific research constitutes a referent that characterizes the le-
gal paradigm of Euntes Docete from the very first issues. This positive dynamic
also fueled two fundamental moments: on the one hand, the accomplishment
of the autonomous project of juridical studies, within the Missionary Institute, and

260
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)

on the other, the implementation of missionary law not only in the canonical per-
spective but also in that, constitutive, of the relationship with the secular author-
ity. In this way, the Urbaniana Journal has contributed to focusing on the process
of codification of missionary law, also underlining its character and specificity
through the in-depth analysis of key elements. Among these we recall the uni-
formity of missionary law, the centralized organization of evangelizing action, the
coordination between universal law, missionary law and secular norms, the rel-
evance of the instances of the missionary Magisterium.

Keywords: Missionary Canon Law; Universal and Particular Canon Law; Mis-
sionary Teaching; Renewal of Studies; Mission Governance

261
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

I CONTRIBUTI DELLA DOTTRINA CANONISTICA


(1983-2023)

Introduzione – 1. Studio ed esegesi della normativa del CIC 1983 e postcodiciale – 2. Di-
ritto orientale: studio ed esegesi del CCEO – 3. Filosofia, teologia e storia del diritto –
4. Diritto Missionario – 5. Fascicoli monografici; 5.1 Il diritto missionario. Fascicolo 57
(2001), 3; 5.2 Dialogo religioso e inculturazione. Fascicolo 59 (2003), 3; 5.3. Mobilità
umana e migranti; 5.4. Atti di convegni e giornate di studio – Considerazioni conclusive

Parole chiave: Diritto canonico; Diritto missionario; CIC 1983; CCEO 1990

Introduzione

Oggetto di questa breve rassegna1 sono gli studi canonistici apparsi su Eun-
tes Docete – Urbaniana University Journal nel periodo che va dalla promul-
gazione del nuovo Codice di Diritto Canonico ai giorni nostri. A titolo di pre-
messa, va detto che il periodo in esame ha visto diversi mutamenti nell’as-
setto della Rivista stessa. Fondata nel 1948, ha visto un primo rinnovamen-
to non solo dal punto di vista grafico ma nella impostazione stessa delle ru-
briche a partire dal 1998. La Nova Series di Euntes Docete si proponeva di
estendere l’orientamento finalizzato allo spirito e all’azione missionaria del-
la Chiesa alle profonde trasformazioni del nuovo millennio. Con questo pri-
mo rinnovamento, iniziano a comparire con maggiore frequenza numeri di
impostazione monografica o miscellanea con studi volti a descrivere e ripen-
sare criticamente il rapporto tra missione e culture sotto il profilo storico,
biblico, teologico, giuridico e filosofico. Con il primo numero del 2013 la
Rivista modifica il nome e diviene Urbaniana University Journal. Euntes
Docete. La scelta segnala l’esigenza di internazionalizzare sempre più il ser-
vizio della Rivista che rappresenta anche l’attività di ricerca e insegnamen-
to dell’Università e renderlo maggiormente visibile e fruibile.

1
Ringrazio il prof. Mario Bracci per aver condiviso il suo prezioso lavoro di cataloga-
zione degli articoli apparsi su “Euntes Docete” e “UUJ”.

263
2/2023 ANNO LXXVI, 263-279 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

Ad un primo sommario esame, si può notare anzitutto la ricchezza e la


varietà dei contributi pubblicati. Un primo settore disciplinare è quello del
diritto missionario e della storia delle istituzioni missionarie, settore stret-
tamente connesso con la missione ed il ruolo istituzionale dell’Urbaniana.
Vi sono poi numerosissimi contributi che affrontano temi concernenti l’ana-
lisi della normativa ecclesiale dopo la promulgazione del Codice di Diritto
Canonico del 1983 e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali del
1990, sia come esegesi dei canoni, sia come studi di più ampio respiro. Non
mancano poi contributi a tema storico-giuridico, morale o filosofico, oppu-
re a carattere interdisciplinare. Un elemento a cui si dedicherà particolare
attenzione sono quei fascicoli a carattere monografico, che hanno approfon-
dito tematiche più legate all’identità ed alla missione specifica dell’Univer-
sità quali la missione ed il diritto missionario, oppure l’inculturazione o il
dialogo interreligioso, dei quali alcuni sono stati curati in prima persona
dalla Facoltà di Diritto Canonico, altri hanno un carattere maggiormente
multidisciplinare.
Gli articoli presi in considerazione sono in totale 75. Si articolerà dun-
que la rassegna, che per forza di cose dovrà essere estremamente sintetica,
secondo un criterio sistematico che tenga conto, per quanto possibile, dei
diversi settori ed aree disciplinari in cui si articola la canonistica contem-
poranea e prendendo in particolare considerazione i contributi che affron-
tano temi legati all’azione missionaria della Chiesa. Si suddividerà allora la
materia raggruppando gli studi di approfondimento ed esegesi dei canoni
del CIC e del CCEO e della normativa postcodiciale, gli studi di storia o fi-
losofia del diritto o interdisciplinari, il diritto missionario, i fascicoli mono-
grafici dedicati a temi di peculiare interesse. Chiaramente, si è ben consa-
pevoli che la suddivisione proposta è perfettibile, ovvero che è solo uno dei
tanti possibili modi di organizzare un materiale così ricco e variegato, e che
quindi gli studi presi in esame potrebbero trovare ben più di una differen-
te, e forse migliore, collocazione sistematica.

1. Studio ed esegesi della normativa del CIC 1983 e postcodiciale

Un primo elemento che balza agli occhi nella lettura dei contributi canoni-
stici apparsi sulla Rivista è che molti di essi, almeno fino alla nova series,
hanno carattere episodico, molto legato alle competenze specifiche degli
autori. Ciò, sia chiaro, non inficia assolutamente la loro qualità ed il loro li-

264
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

vello scientifico, ma rivela piuttosto l’impostazione miscellanea di Euntes


Docete sino al 1998, quando viene introdotta una pianificazione tematica
dei numeri della Rivista.
Volendo classificare gli articoli apparsi sulla Rivista in quest’ultimo qua-
rantennio, bisogna necessariamente iniziare dagli studi che approfondisco-
no tematiche legate alle norme generali del Codice. In tal senso, vanno an-
zitutto citati i due studi di Pero Sudar sulla nozione di persona e sulla sog-
gettività giuridica nella Chiesa, apparsi nelle annate 1985 e 1986 della Ri-
vista, nei quali l’autore si sofferma sulle novità introdotte dal legislatore cir-
ca il rapporto tra battesimo e piena soggettività giuridica2. Per analogia, va
poi menzionato l’articolo a firma di Andrea D’Auria in cui l’autore svilup-
pa il tema dei destinatari della legge e dell’appartenenza ecclesiale, pub-
blicato sul primo fascicolo del numero 54 del 20013.
Passando al settore disciplinare del diritto del popolo di Dio, i contributi
apparsi su “ED” “UUJ” possono essere ulteriormente raggruppati secondo
temi ancora più specifici, con un primo sottoinsieme costituito dagli artico-
li che riguardano lo stato di vita dei chierici. Vanno segnalati in particolare
due studi sulla vita in comune, il primo a firma di Eutimio Sastre Santos ap-
parso sul numero 48 del 19954, il secondo a firma di Andrea D’Auria nel
20065. Nello stesso ambito, è stato pubblicato nel primo fascicolo del 2023
lo studio di Attila Jean Yawovi sulla gestione dei beni materiali e lo spirito
di povertà dei sacerdoti, che di per sé tocca sia l’ambito disciplinare del di-
ritto dei chierici che quello dei beni temporali della Chiesa6.
Per quanto riguarda poi gli altri aspetti del medesimo settore disciplina-
re, ed in particolare i temi riguardanti la costituzione gerarchica della Chie-
sa, si segnalano i contributi di Velasio De Paolis sull’autonomia del Vesco-

2
P. SUDAR, “Persona” e “Persona in Ecclesia” secondo le nuove norme canoniche, “ED”
38 (1985), 3, 275-298; ID., Solo i battezzati sono persone nella Chiesa, “ED” 39 (1986),
1, 23-43.
3
A. D’AURIA, Alcune considerazioni sul problema dei destinatari della legge ecclesiasti-
ca e sull’appartenenza ecclesiale, “ED” 54 (2001), 1, 95-125.
4
E. SASTRE SANTOS, Apostillas canónicas al concepto de vida comun, “ED” 48 (1995),
1, 157-84.
5
A. D’AURIA, Il fondamento ecclesiologico e la dinamica sacramentale della vita comu-
ne tra chierici, “ED” 59 (2006), 1, 109-131.
6
J. ATTILA YAWOVI, Gestione dei beni materiali: sacerdoti e spirito di povertà, “UUJ” 75
(2023), 1, 183-204.

265
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

vo di fronte alle Conferenze Episcopali7 e di Pio Vito Pinto sul potere legis-
lativo delle Conferenze Episcopali8, apparsi sul numero 45 del 1992. I due
articoli affrontano un tema all’epoca di grande attualità, sviluppando in ma-
niera complementare da un lato l’ambito di competenza ed i limiti del po-
tere legislativo delle Conferenze Episcopali, dall’altro gli spazi di autono-
mia del Vescovo rispetto alle determinazioni delle medesime Conferenze.
Più numerosi sono i contributi che trattano tematiche relative al diritto dei
religiosi. Si menzionano in particolare, in ordine cronologico, un primo con-
tributo di Armando Oberti sugli istituti secolari nel nuovo CIC9, poi un arti-
colo di Francesco Ciccimarra sulla normativa peculiare sui beni degli istitu-
ti religiosi10, due contributi a firma di Pio Vito Pinto, che trattano rispettiva-
mente il tema della comunione nella comunità religiosa11 e dell’identità del-
la vita consacrata12, uno studio di carattere fondativo a firma di Velasio De
Paolis sul ruolo e la funzione della vita consacrata in Cristo e nella Chiesa13,
un articolo di Luigi Sabbarese sull’esclaustrazione e l’uscita dall’istituto14 ed
infine due articoli apparsi recentemente, a cura di Antoine Mignane Ndiaye,
in cui si affrontano i temi della dimensione carismatica dell’economia15 e si
ritorna sugli aspetti fondativi della vita consacrata analizzando in particola-
re i profili antropologico-giuridici del consiglio evangelico della castità16.

17
V. DE PAOLIS, Autonomia del Vescovo di fronte alle Conferenze Episcopali, “ED” 45
(1992), 3, 351-358.
18
P.V. PINTO, Il potere legislativo delle Conferenze Episcopali, “ED” 45 (1992), 3, 359-
374.
19
A. OBERTI, Gli istituti secolari nel nuovo Codice di Diritto Canonico, “ED” 38 (1985),
2, 205-216.
10
F. CICCIMARRA, Normativa peculiare circa i beni degli Istituti Religiosi, “ED” 43
(1990), 2, 323-360.
11
P.V. PINTO, La communion dans la communauté religieuse selon le droit canonique,
“ED” 43 (1990), 2, 285-321.
12
ID., La vita consacrata tra identità, stabilità e separazione, “ED” 48 (1995), 1, 3-18.
13
V. DE PAOLIS, La vita consacrata nel Mistero di Cristo e della Chiesa, “ED” 48 (1995),
1, 19-56.
14
L. SABBARESE, Esclaustrazione, uscita e dimissione dei religiosi dall’istituto, “ED” 64
(2011), 2, 99-129.
15
A. NDIAYE, La dimensione carismatica dell’economia, “UUJ” 71 (2018), 3, 213-243.
16
ID., La castità consacrata. Profili antropologico-giuridici (can. 599), “UUJ” 75
(2022), 1, 187-210.

266
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

Per quanto riguarda il munus docendi, vanno segnalati quei contributi


che in maniera specifica, ed in conformità alla missione ed all’identità del-
l’Urbaniana, approfondiscono i canoni del titolo del codice dedicato all’a-
zione propriamente missionaria della Chiesa (cann. 781-792). In tal senso,
già nel 1991 appare uno studio di Pio Vito Pinto che propone un’accurata
esegesi del can. 786, descrivendo gli ambiti propri di ciò che il canone de-
finisce come actio proprie missionalis17. Nel 1998 poi viene pubblicato un
secondo contributo di Dimitrios Salachas, il quale si sofferma sul rapporto
tra fede e cultura nell’azione missionaria della Chiesa18. Infine, sempre nel-
l’ambito di questo settore disciplinare vanno citati il contributo di Andrea
D’Auria del 201019 che analizza la recezione della Fides et Ratio in diritto
canonico e l’articolo di Jean Attila Yawovi, apparso sul primo fascicolo del-
l’annata 69 del 2016, in cui l’autore commentando i cann. 762 e 773 svi-
luppa il tema del primato del ministero della parola nell’annuncio e nella
crescita della fede20. A questo campo di indagine andrebbero poi ascritti
tutti quegli studi apparsi nei fascicoli monografici del 2001 e 2003 che af-
frontano i temi del diritto missionario e del dialogo interreligioso, che si
analizzeranno dettagliatamente più avanti.
Su temi che afferiscono al settore disciplinare del diritto penale canoni-
co si sono cimentati negli anni Claudio Papale e Maurizio Martinelli. Il pri-
mo, in particolare, ha toccato il tema della ignoranza della norma penale in
relazione al problema dell’analfabetismo in un articolo apparso nell’annata
200821, per poi pubblicare un dotto e minuzioso commento al can. 1328
studiando le varie fasi dell’iter criminis che precedono il perfezionamento
delittuale22. Il medesimo autore si è poi addentrato in temi a carattere in-

17
P.V. PINTO, La norma codiciale al servizio della Chiesa missionaria. Una esegesi al ca-
none 786, “ED” 44 (1991), 2, 301-311.
18
D. SALACHAS, Fede e cultura nell’azione missionaria della Chiesa secondo le norme del
diritto canonico, “ED” 51 (1998), 1, 107-117.
19
A. D’AURIA, La ricezione della Fides et Ratio nell’ambito del diritto canonico, “ED”
63 (2010), 1, 49-82.
20
J. ATTILA YAWOVI, Primato del ministero della Parola nella crescita della fede (cann.
762 e 773), “UUJ” 69 (2016), 1, 165-184.
21
C. PAPALE, L’ignoranza della norma penale e l’analfabetismo, “ED” 61 (2008), 2,
151-176.
22
ID., Le fasi dell’iter criminis antecendenti al perfezionamento delittuale. Commento al
can. 1328 CIC, “UUJ” 67 (2014), 1, 213-236.

267
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

terdisciplinare, intervenendo sul tema del controllo delle nascite e della ge-
nitorialità responsabile e sulle possibili applicazioni del cosiddetto “meto-
do Billings” nei territori di missione23 e sul tema delle leggi in materia di
libertà religiosa24. Il secondo ha invece pubblicato nell’annata 2007 un
lungo studio che ha ricostruito in maniera molto dettagliata dal punto di vi-
sta sia storico che sistematico l’istituto della pena dell’interdetto25.
Per concludere questa sezione vanno poi segnalati quei contribuiti che
hanno approfondito il settore specifico del diritto processuale canonico, ap-
parsi soprattutto dopo la pubblicazione della Dignitas Connubii nel 200526
e la promulgazione del m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus nel 201527. Ci si ri-
ferisce in particolare agli articoli di Andrea D’Auria sulla prova documen-
tale nella Dignitas Connubii28, di Dimitrios Salachas sulle implicazioni
ecumeniche del nuovo assetto del diritto processuale dopo la suddetta
istruzione29, ed infine all’articolo di Ernest B.O. Okonkwo sulla forma ed i
contenuti del libello nel processo di nullità matrimoniale dopo la promul-
gazione del MIDI30. Né va trascurato, per la sua affinità a questo ambito di-
sciplinare, il contributo di Raffaele Santoro sulla equa risoluzione delle
controversie in diritto amministrativo canonico, apparso sul primo fascico-
lo del 201331.

23
ID., Il “metodo Billings” come risposta alla politica statale di controllo delle nascite
nei territori di missione, “ED” 61 (2008), 1, 169-183.
24
ID., Le leggi anticonversione. Brevi note in tema di libertà religiosa, “ED” 62 (2009),
3, 97-130.
25
M. MARTINELLI, La pena canonica dell’interdetto. Una ricostruzione storico-sistemati-
ca, “ED” 60 (2007), 2, 95-141.
26
Cf. Communicationes 37 (2005), 11-92.
27
Cf. AAS 107 (2015), 958-970.
28
A. D’AURIA, La prova per documenti nell’istruzione Dignitas Connubii (artt. 183-
192), “ED” 61 (2008), 2, 135-149.
29
D. SALACHAS, Nuove norme di diritto processuale matrimoniale. Importanza ed impli-
cazioni ecumeniche, “ED” 58 (2005), 2-3, 301-312.
30
E.B.O. OKONKWO, La forma processuale e i contenuti del libello introduttorio nei pro-
cessi di nullità matrimoniale, “UUJ” 72 (2019), 2, 291-314.
31
R. SANTORO, L’aequae controversiae solutio nel diritto amministrativo canonico,
“UUJ” 66 (2013), 1, 197-203.

268
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

2. Diritto orientale: studio ed esegesi del CCEO

Per quanto riguarda il diritto canonico orientale, vanno menzionati per


l’ampiezza e la completezza una serie di articoli a firma di Dimitrios Sala-
chas che, dopo la promulgazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orien-
tali, avvenuta nel 1990, hanno presentato di volta in volta sulle pagine del-
la Rivista temi di particolare rilievo nella vita e nella disciplina delle Chie-
se Orientali cattoliche. Si ritrovano quindi studi relativi all’istituzione pa-
triarcale e sinodale32, la celebrazione del matrimonio secondo il ritus sa-
cer33, la vita monastica e religiosa34, lo stato giuridico dei fedeli laici35, ed
un articolo di approfondimento sulle prospettive ecumeniche ed i limiti del
CCEO36. In definitiva, un ricco insieme di studi che consente di approfon-
dire il nuovo codice orientale in molte delle sue peculiarità.

3. Filosofia, teologia e storia del diritto

Per quanto afferisce ai settori disciplinari della filosofia e teologia del dirit-
to, vanno menzionati due studi di Reginaldo Pizzorni, il primo apparso nel
1984 sulla gradualità della conoscenza del diritto naturale, il secondo sul
diritto naturale secondo S. Tommaso d’Aquino, pubblicato sul numero 44
del 199137. In questo ambito vanno poi, a mio sommesso parere, annovera-
ti quegli studi che approfondiscono in maniera molto suggestiva la portata
giuridica delle virtù teologali della carità, e della speranza rispettivamente

32
D. SALACHAS, L’istituzione patriarcale e sinodale nelle Chiese orientali cattoliche. Svi-
luppo storico della normativa canonica, “ED” 43 (1990), 2, 231-284.
33
ID., Il “ritus sacer” nella forma canonica di celebrazione del sacramento del Matri-
monio secondo la tradizione delle Chiese orientali, “ED” 46 (1993), 1, 15-40.
34
ID., La vita monastica e religiosa nel “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium”,
“ED” 48 (1995), 1, 85-135.
35
ID., Lo “status iudidicus” nella Chiesa dei “christifideles laici” secondo il Codice dei
Canoni delle Chiese Orientali, “ED” 52 (1999), 3, 303-326.
36
ID., Il nuovo Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Prospettive ecumeniche e limi-
ti, “ED” 49 (1996), 2, 229-265.
37
Cf. R. M. PIZZORNI, Gradualità della conoscenza del diritto naturale, “ED” 37
(1984), 1, 300-328; ID., Il diritto naturale secondo S. Tommaso d’Aquino, “ED” 44 (1991),
1, 101-126.

269
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

a firma di Jesus Miñambres38 e di Luigi Sabbarese39 e pubblicati nel 2007


e nel 2008 nei fascicoli monografici della Rivista dedicati alle encicliche
di Benedetto XVI Deus Caritas Est e Spe Salvi. Può essere collocato in que-
sto particolare settore anche lo studio di Luigi Sabbarese sulla dogmatica
giuridico-canonica, pubblicato sul secondo fascicolo del numero 56 del
2003, in cui l’autore ritorna sul tema della necessità di ridefinire e conso-
lidare continuamente lo statuto epistemologico del diritto canonico40.
Vanno poi menzionati gli studi che toccano temi specifici di storia del di-
ritto canonico. Nel numero 41 del 1988 compare, infatti, un dettagliato stu-
dio di Francesco Ciccimarra sulla disciplina degli ecclesiastici e la norma-
tiva del Secondo Concilio di Nicea del 78741, il quale com’è noto non inter-
venne solo in maniera definitiva sul culto delle immagini sacre ma discipli-
nò in maniera rigorosa la vita del clero andando in particolare a colpire abu-
si mai del tutto scomparsi quali la simonia e, si direbbe oggi, il carrierismo.
Affrontano tematiche di storia moderna e contemporanea, invece, gli studi
di Pio Vito Pinto sulla storia dell’istituto dell’Imprimatur42 e di Eutimio Sa-
stre Santos sull’Archivio Segreto Vaticano e sulla sua denominazione43.
All’ambito disciplinare della storia del diritto missionario vanno poi as-
segnati gli studi dello stesso Eutimio Sastre Santos sulle origini del vicaria-
to apostolico di Olanda, poi divenuto modello per ogni altro Vicariato Apo-
stolico44. Gli articoli, apparsi su tre diversi fascicoli del 2008 e del 2009,

38
J. MIÑAMBRES, La dimensione giuridica della carità nella missione della Chiesa,
“ED” 60 (2007), 1, 197-210.
39
L. SABBARESE, La speranza tra le norme del diritto e il cammino della Chiesa, “ED”
61 (2008), 1, 55-76.
40
ID., Dogmatica giuridico canonica. Quale fondamento per il diritto della Chiesa?,
“ED” 56 (2003), 2, 167-183.
41
F. CICCIMARRA, La condotta degli ecclesiastici e le disposizioni del II Concilio di Ni-
cea, “ED” 41 (1988), 1, 107-116.
42
P.V. PINTO, L’imprimatur: storia e normativa, “ED” 46 (1993), 1, 89-113.
43
E. SASTRE SANTOS, En torno al titulo de Archivio Segreto Vaticano, “ED” 47 (1994),
3, 401-450.
44
ID., El ajuste de la jurisdicción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-1626.
Parte primera. La razón del primer Vicariato apostólico misionero, “ED” 61 (2008), 3,
153-178; ID., El ajuste de la jurisdicción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-
1626. Parte segunda. Las diferencias jurisdiccionales entre el Vicario apostólico de Holan-
da y sus misioneros religiosos, “ED” 62 (2009), 1, 145-182; ID., El ajuste de la jurisdic-

270
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

hanno ricostruito in maniera dettagliata e con ampia evidenza documenta-


ria le origini di una delle più note e per certi versi controverse istituzioni di
diritto missionario, poi accolta nel diritto universale della Chiesa. Dello
stesso autore vanno menzionati gli studi sull’amministrazione del battesimo
nelle “Indie”45 e poi su temi di particolare interesse storico, come l’appro-
vazione dell’istituto missionario Verbum Dei46 o sulla disciplina dell’attivi-
tà delle vergini consacrate presso le cliniche di maternità introdotta con l’i-
struzione di Propaganda Constans ac sedula del 193647.

4. Diritto Missionario

Passando poi all’ambito specifico del diritto missionario, va segnalato anzi-


tutto il contributo del 1983 di Eutimio Sastre Santos, che si pone la que-
stione fondamentale sulla sussistenza stessa del diritto missionario dopo la
promulgazione del nuovo Codice48. L’autore rilegge alla luce della nuova
normativa la realtà del diritto missionario come diritto particolare delle
Chiese in via di formazione, per concludere che dopo il Codice del 1983 il
Diritto Missionario può essere ridefinito come “diritto particolare in novel-
lis Ecclesiis”, laddove il Legislatore Supremo ha inteso lasciare ampi spazi
per la creazione di una normativa particolare che sia adeguata alle neces-
sità delle Chiese in via di radicamento e di formazione. Si richiede così ai
canonisti di comprendere e contribuire alla creazione di questo diritto, non
solo con l’abilità nell’esegesi giuridica, ma anche con l’elaborazione di
nuovi istituti e nuove soluzioni. Pertanto, il nuovo codice non ha ridotto la
sfera di azione del “diritto missionario”, ma richiede agli operatori del di-

ción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-1626. Parte tercera. Urbano VIII confir-
ma la concordia entre el Vicario apostólico de Holanda y sus misioneros religiosos, “ED”
62 (2009), 2, 175-199.
45
ID., El Bautismo de la sociedad y la administraciòn del Bautismo a las sociedades in-
dianas (s. XVI), “ED” 46 (1993), 1, 33-70.
46
ID., La aprobación pontificia de la fraternidad misionera Verbum Dei como institu-
cion de vida consagrada, “ED” 54 (2001), 1, 33-69.
47
ID., L’istruzione Constans ac sedula (1936). Propaganda fide regola le attività delle
vergini consacrate presso le cliniche di maternità, “ED” 60 (2007), 3, 149-192.
48
Cf. ID., Perspectivas de derecho misionero después del codigo del 1983, “ED” 36
(1983), 2, 295-310.

271
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

ritto familiarità con l’esperienza missionaria e una sempre maggiore atten-


zione alla normativa particolare.
Merita poi speciale menzione la nota, a firma congiunta di ben cinque do-
centi della facoltà di Diritto Canonico, in cui si interviene sul tema della vi-
genza, dopo la promulgazione del Codice del 1983 e della Cost. Ap. Pastor
Bonus, dell’istituto giuridico della Commissio49. La prassi della Congrega-
zione per l’Evangelizzazione dei Popoli di affidare l’evangelizzazione a Isti-
tuti Religiosi, Società o Chiese Particolari nei territori missionari è stata in-
fatti oggetto di acceso dibattito, con alcune opinioni che mettevano in dub-
bio la validità del tradizionale “ius commissionis”. Tuttavia, la nota, argo-
mentando a partire dal testo di AG 27, dell’Istruzione Relationes in territo-
riis missionum del 24 febbraio 196950, del testo codiciale ed infine dell’art.
89 della Pastor Bonus, conclude a favore della vigenza dell’istituto, per cui
conferma che per la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli è pos-
sibile continuare con la prassi, secondo l’istituto della Commissio, di affida-
re a IVCR, SVA o Diocesi il compito dell’evangelizzazione nel caso dei ter-
ritori non eretti in diocesi, mentre nei territori eretti in diocesi si applica il
principio del mandato e della collaborazione tra Vescovi e Istituti. Non si
omette di rilevare come l’istituto della potrebbe essere revisionato tenendo
conto dei cambiamenti avvenuti nel corso degli anni, affermando che esso
conserva il suo valore nei territori non eretti in diocesi, poiché offre gradua-
lità, continuità e personale adeguato per l’evangelizzazione, ed inoltre faci-
lita il processo di inculturazione verso la formazione di Chiese particolari.
Su Diritto e missione ritorna nel fascicolo 1 del numero 57 del 2004 Lui-
gi Sabbarese, il quale ripresenta l’idea di missione nel Magistero di Gio-
vanni Paolo II, proponendosi di evidenziare il Magistero missionario del
Pontefice nella sua prospettiva giuridica, con particolare riferimento al CIC
ed alla Pastor Bonus, in maniera da collocare nella nuova prospettiva, aper-
ta già dal Vaticano Il e codificata nella legislazione, l’attività missionaria,
secondo il modo di esprimersi del CIC, o l’evangelizzazione delle genti, se-
condo la più esplicita e significativa espressione utilizzata dal CCEO51.

49
Cf. V. CHE CHEN-TAO – A. DOMINGUES DE SOUSA COSTA – P.V. PINTO – G. GIROTTI – V.
DE PAOLIS, Esiste ancora l’istituto della “Commissio” nei territori di missione?, “ED” 45
(1992), 2, 3-9.
50
Cf. AAS 60 (1969), 281-287.
51
L. SABBARESE, Diritto e missione, “ED” 57 (2004), 1, 153-179.

272
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

A questo particolare ambito disciplinare va altresì ascritta la nota, sempre


a firma di Luigi Sabbarese, pubblicata sul primo fascicolo del numero 59 del
2006. Il fascicolo ha come focus le Pontificie Opere Missionarie, e al suo in-
terno l’autore dedica il proprio contributo all’analisi dei nuovi statuti52.

5. Fascicoli monografici

5.1 Il diritto missionario. Fascicolo 57 (2001), 3

Sulla nozione di diritto missionario si concentra il focus del terzo fascicolo


del numero 57 del 2001, laddove in una raccolta di contributi a firma dei
docenti della facoltà di diritto canonico dell’Urbaniana, si affronta in ma-
niera sistematica il tema dell’attualità e degli sviluppi del diritto missiona-
rio. Già nella presentazione, a firma di Velasio De Paolis53, si evidenzia co-
me i saggi nel fascicolo, pur essendo frutto della riflessione e dello studio
di ciascun professore, possano essere letti anche come un contributo cora-
le che riporta la traccia della riflessione e del contributo di tutti i professo-
ri della Facoltà.
Apre il fascicolo uno studio di Dimitrios Salachas dal titolo L’azione mis-
sionaria nella legislazione della Chiesa, che offre uno sguardo generale sul-
la legislazione specifica del Codice sull’’attività missionaria, ossia sui ca-
noni 781-79254. Segue Vincenzo Mosca, con un contributo dal titolo Per un
diritto particolare missionario secondo la legislazione universale della Chie-
sa55, che completa precisamente il quadro legislativo evidenziando le am-
pie possibilità che il Codice apre al diritto complementare, soprattutto con
gli interventi delle Conferenze Episcopali e dei singoli Vescovi. Precisato
l’ambito legislativo in sé, il discorso passa, con due studi di Luigi Sabbare-
se, ai soggetti dell’attività missionaria. Lo studio Il popolo di Dio nell’azio-
ne missionaria della Chiesa, partendo dalla tipologia dei tre stati di vita nel-

52
ID., Lo Statuto delle Pontificie Opere Missionarie. Rilievi canonici, “ED” 59 (2006),
1, 73-88.
53
V. DE PAOLIS, Presentazione. Il diritto missionario, ibid., 3-6.
54
D. SALACHAS, L’azione missionaria nella legislazione della Chiesa, “ibid., 7-72.
55
V. MOSCA, Per un diritto particolare missionario secondo la legislazione universale del-
la Chiesa, ibid., 73-98.

273
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

la Chiesa, evidenzia come tutto il popolo di Dio sia chiamato a svolgere l’at-
tività missionaria, ciascuno secondo il proprio carisma e la propria specifi-
cità, e sottolinea in particolare il ruolo e il compito dei sacerdoti diocesani
missionari, come quelli fidei donum56; un secondo studio a firma dello stes-
so autore illustra il ruolo e le competenze dei catechisti57. Andrea D’Auria
tratta dello statuto giuridico dei catecumeni, con particolare attenzione ai
percorsi di iniziazione cristiana degli adulti58, infine Eutimio Sastre Santos
con il suo saggio Variaciones sobre los neologismos latinos: “missio”, “mis-
sionarius”, “vivere apostolico modo” rilegge dal punto di vista storico l’evo-
luzione dei termini chiave dell’esperienza missionaria della Chiesa in epo-
ca moderna e contemporanea59.

5.2 Dialogo religioso e inculturazione. Fascicolo 59 (2003), 3

Un secondo fascicolo da segnalare è il terzo dell’annata 59 del 2003, dove


compare una seconda raccolta corale di studi, i cui autori sono principalmen-
te docenti della facoltà di diritto canonico della PUU, che affrontano da di-
verse angolazioni e prospettive il tema del dialogo religioso e dell’incultura-
zione. Il decano della facoltà, Velasio De Paolis, introduce il fascicolo richia-
mando da un punto di vista teologico-giuridico le distinzioni e le analogie tra
azione missionaria, inculturazione e dialogo interreligioso60. Nel medesimo
fascicolo, dopo un contributo di carattere storico-teologico di Juvenal Ilunga
Muya61, Dimitrios Salachas in un ricco studio rilegge la normativa codiciale
sull’azione missionaria della Chiesa, intesa come l’attività attraverso la qua-
le la essa si impianta in popoli o gruppi dove non è ancora radicata inviando
annunciatori del Vangelo a non credenti, non battezzati e non cristiani, attra-
verso le categorie del dialogo interreligioso e dell’inculturazione62. Si men-

56
L. SABBARESE, Il Popolo di Dio nell’azione missionaria della Chiesa, ibid., 99-134.
57
ID., I catechisti nei territori di missione, ibid., 135-152.
58
A. D’AURIA, Lo Statuto giuridico dei catecumeni, ibid., 153-168.
59
E. SASTRE SANTOS, Variaciones sobre los neologismos latinos: missio, missionarius, vi-
vere apostolico modo, “ED” 54 (2001), 3, 169-229.
60
V. DE PAOLIS, Per una inculturazione del diritto canonico, “ED” 56 (2003), 3, 5-8.
61
J. ILUNGA MUYA, Inculturazione e missione nel contesto della globalizzazione, ibid., 9-23.
62
D. SALACHAS, Dialogo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione missio-
naria della Chiesa, ibid., 47-64.

274
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

ziona l’importanza del dialogo con gli ambienti civili e si evidenzia l’impor-
tanza dell’inculturazione della fede, ossia l’adattamento della Chiesa alle
diverse culture, con particolare riferimento al contesto matrimoniale, sotto-
lineando come la Chiesa debba proporre integralmente il messaggio evan-
gelico sul matrimonio, rispettando le culture ma senza compromettere la sua
identità dottrinale. Nel medesimo fascicolo Andrea D’Auria ritorna su un te-
ma certamente molto frequentato ma che richiede sempre nuovi approfon-
dimenti in ragione dei sempre nuovi approcci a nuove culture ed identità,
ovvero il tema del diritto consuetudinario63, mentre Luigi Sabbarese presen-
ta uno studio sugli aspetti canonici delle nozioni di cultura, lingua, rito, in
cui analizza la portata ed il valore di ciascuna di esse nell’ordinamento ec-
clesiale64. Vi è poi ancora un contributo specifico di Vincenzo Mosca sul-
l’inculturazione ed il diritto liturgico65, a cui segue uno studio a quattro ma-
ni di Salachas e Sabbarese relativo alle questioni interecclesiali in diritto
matrimoniale canonico66. Chiude il fascicolo una densa nota di Maria Pia
Baccari sull’evoluzione della nozione, cara al diritto romano, di Urbs, nell’i-
dea stessa di cittadinanza universale e di comunione tra i popoli67.

5.3 Mobilità umana e migranti

Si segnalano anche alcuni contributi, che sebbene apparsi in numeri diver-


si della Rivista, sono legati dal medesimo fil rouge, ovvero la cura pastora-
le per i migranti e la mobilità umana, connotati da un forte carattere inno-
vativo. Ci riferiamo in particolare a due studi di Luigi Sabbarese, di cui il
primo, apparso sul numero 57 del 2004, ripercorre le tappe della cosiddet-
ta “missio ad migrantes” per tratteggiare i lineamenti organizzativi e giuri-
dici di una pastorale della mobilità umana68, mentre il secondo, apparso

63
A. D’AURIA, Il diritto consuetudinario nella vita della Chiesa, ibid., 65-89.
64
L. SABBARESE, Cultura, lingua e rito: aspetti canonici, “ED” ibid., 91-116.
65
V. MOSCA, Diritto liturgico e inculturazione. Orizzonti teologici, normativi e pastorali,
ibid., 117-155.
66
L. SABBARESE – D. SALACHAS, Questioni interecclesiali nel diritto matrimoniale cano-
nico, ibid., 157-179.
67
M.P. BACCARI, Dall’Urbs alla comunione dei popoli, ibid., 181-187.
68
L. SABBARESE, “Missio ad migrantes”: missione della Chiesa. Lineamenti di organiz-
zazione di pastorale della mobilità umana, “ED” 57 (2004), 1, 39-65.

275
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

nell’annata successiva, si pone alla ricerca dei presupposti fondamentali


teologici e giuridici della cura pastorale per i migranti69. Ad essi si aggiun-
ge una nota di Ciro Tammaro, apparsa sul numero 58 del 2005, che si ad-
dentra nelle problematiche relative all’inquadramento nell’ordinamento ca-
nonico del fenomeno della mobilità umana attraverso le principali circo-
scrizioni ecclesiastiche personali70.

5.4 Atti di convegni e giornate di studio

Vi sono poi fascicoli monografici che raccolgono atti di convegni o giorna-


te di studio. Uno di essi è il secondo fascicolo dell’anno 2012, che racco-
glie gli atti dell’atto accademico del 2011, organizzato in occasione del 25°
anniversario della fondazione della Facoltà di Diritto Canonico e dedicato
al tema della defezione dalla Chiesa con atto formale. Oggetto di riflessio-
ne sono i chiarimenti presentati nella Lettera Circolare del 13 marzo 2006
del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi71 ed i mutamenti ai canoni in-
trodotti dal m.p. Omnium in mentem di Benedetto XVI del 26 ottobre
200972. Apre il fascicolo uno studio di Luigi Sabbarese sullo status quae-
stionis73, cui segue un contributo di Velasio De Paolis74, il quale analizza in
parallelo gli elementi costitutivi dell’appartenenza alla Chiesa cattolica e
gli atti che definiscono l’abbandono di essa, poi un’attenta esegesi del testo
della Lettera a cura di Juan Ignacio Arrieta75 ed infine un articolo a firma

69
ID., La cura pastorale per i migranti: alla ricerca di presupposti e fondamenti, “ED”
58 (2005), 2-3, 269-284.
70
C. TAMMARO, Il problema della mobilità umana nell’ordinamento canonico. Profili
storico-giuridici delle principali circoscrizioni ecclesiastiche personali, “ED” 58 (2005), 2-
3, 285-299.
71
Litterae circulares missae omnibus Conferentiis episcopalibus (varis linguis exaratae),
quoad verba «actus formalis defectionis ab Ecclesia catholica» (Cann. 1086, 8 1; 1117 e(t)
1124 CIC), Communicationes 38 (2006), 170-184.
72
Cf. AAS 102 (2010), 8-10.
73
L. SABBARESE, Defezione dalla Chiesa cattolica con atto formale: status quaestionis,
“ED” 65 (2012), 2, 11-29.
74
V. DE PAOLIS, CS, Appartenenza alla Chiesa cattolica e abbandono di essa, ibid., 31-
57.
75
J.I. ARRIETA, La lettera del 13 marzo 2006 del Pontificio Consiglio per i Testi Legi-
slativi circa la defezione con atto formale: contesto, testo, applicazioni, ibid., 59-73.

276
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

di Miguel Angel Ortiz76 sulle conseguenze della soppressione dell’inciso


relativo all’“actus formalis defectionis ab Ecclesia” nei can. 1117 e 1124,
statuita dagli art. 4 e 5 di Omnium in mentem, sulla forma canonica di ce-
lebrazione del matrimonio.
Alle novità introdotte dal m.p. Magnum Principium di papa Francesco,
del 3 settembre 2017, è dedicata la sezione iniziale del secondo fascicolo
del 2018, che raccoglie gli atti della giornata di studio del 10 gennaio
2018. Si segnala, accanto agli interventi di Pietro Angelo Muroni77 e di
Norberto Valli78, il contributo di Elias Frank79, che analizza la modifica del
canone 838 §§ 2-3 e le ragioni dietro l’imposizione della recognitio da par-
te della Commissione per la revisione del codice e della confirmatio da par-
te della costituzione Sacrosanctum Concilium. L’autore esamina il significa-
to del termine “liturgia” dal punto di vista giuridico (can. 834 § 2) e si con-
centra sulle autorità competenti in materia liturgica all’interno della Chie-
sa, come definite dal can. 838: la Sede Apostolica, le Conferenze Episco-
pali e il vescovo diocesano. Prendendo spunto dall’Introduzione al motu
proprio Magnum principium e dal Commento ad esso pubblicato dalla Con-
gregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti80, l’articolo of-
fre una proposta per l’interpretazione e l’applicazione corretta del can. 838
§§ 2-3 dopo la modifica voluta dal Supremo Legislatore.

5.5 Tesi di dottorato

Alle tesi di dottorato in diritto canonico è infine dedicata la rassegna pub-


blicata sul terzo fascicolo dell’annata del 1999, a firma di Eutimio Sastre
Santos, che presenta in più di quaranta pagine tutti i titoli e gli argomenti

76
M.A. ORTIZ, La soppressione dell’actus formalis defectionis ab ecclesia catholica e
l’obbligo della forma canonica nel matrimonio, ibid., 103.
77
P.A. MURONI, Tra Tradizione e traduzione. Dalla dinamica della liturgia alla sua co-
dificazione. Una riflessione da Sacrosanctum concilium a Magnum principium, “UUJ” 71
(2018), 2, 35-72.
78
N. VALLI, Dall’editio typica di un libro liturgico alle sue traduzioni: compiti e prero-
gative a partire dal motu proprio Magnum principium, ibid., 73-86.
79
E. FRANK, Le competenze per i testi liturgici secondo il can. 838 del CIC in seguito al
motu proprio Magnum principium, ibid., 11-33.
80
Cf. AAS 109 (2017), 967-970.

277
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Alessandro Recchia

delle dissertazioni difese con successo presso la Pontificia Università Ur-


baniana negli anni 1983-199881.

Considerazioni conclusive

Al termine di questa rassegna dei contributi a carattere canonistico appar-


si su Euntes Docete – Urbaniana University Journal nell’ultimo quaranten-
nio, si possono evidenziare alcuni elementi emersi nel corso dell’analisi sin
qui condotta.
Senza entrare nel merito della qualità scientifica degli articoli, che non
può essere certo valutata in questa sede ma che appare certamente di alto
livello, si nota negli anni un passaggio dalla pubblicazione piuttosto episo-
dica di studi a carattere canonistico ad una impostazione più ragionata se-
condo la nuova articolazione per fascicoli monografici, senza per questo
chiudere la porta ad altri studi, per cui la Rivista appare nel suo comples-
so meglio strutturata.
Un altro aspetto degno di nota sono i numerosi studi che approfondiscono
il tema del diritto missionario, soprattutto quelli che hanno carattere fonda-
tivo e che tendono a ridefinire i confini e lo statuto epistemologico della di-
sciplina. In modo particolare, emerge il ruolo di guida della facoltà di Dirit-
to Canonico della PUU nella riflessione scientifica in questa specifica area
disciplinare. Va anche detto che da una rapida scorsa dei contributi, l’appor-
to determinante dei suoi docenti non viene meno dopo l’avvio delle pubbli-
cazioni della Rivista della facoltà, Ius Missionale, avvenuto nel 2007, ma al
contrario sembra si sia realizzata una apprezzabilissima convivenza sinergi-
ca tra i due periodici, nel rispetto della mission e dell’identità di ciascuno.
Tutto lascia ben sperare perché anche in futuro la Rivista possa seguire
un ricco e fecondo percorso scientifico.

Alessandro Recchia
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])

81
E. SASTRE SANTOS, Il contributo dell’Università Urbaniana allo studio del diritto ca-
nonico. Le tesi difese durante gli anni 1983-1998, “ED” 52 (1999), 3, 451-493.

278
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)

ABSTRACT

I CONTRIBUTI DELLA DOTTRINA CANONISTICA


(1983-2023)

Il 1983, anno della promulgazione da parte di Giovanni Paolo II del Codice di Di-
ritto Canonico, rappresenta certamente un punto di svolta fondamentale nella
storia del diritto canonico. Lo studio presenta i contributi a tema canonistico ap-
parsi su Euntes Docete – Urbaniana University Journal a partire da questo anno
decisivo, raggruppandoli per aree tematiche e dedicando particolare attenzio-
ne ai temi del diritto missionario e della sua storia.

CANON LAW STUDIES


(1983-2023)

The year 1983, when John Paul II promulgated the Code of Canon Law, certain-
ly represents a fundamental turning point in the history of canon law. This study
presents the canon law studies that have been published in Euntes Docete – Ur-
baniana University Journal since this decisive year, grouping them by subject area
and devoting special attention to the themes of missionary law and its history.

Keywords: Canon Law; Missionary Law; CIC 1983; CCEO 1990

279
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
UUJ
APPENDICE ICONOGRAFICA

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Appendice iconografica

“Euntes Docete” 1 (1948), 1-2, 1: Elenco dei Soci Fondatori

283
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Appendice iconografica

“Euntes Docete” 1 (1948), 1-2, 2: Saluto ai lettori

284
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Appendice iconografica

Brochure promozionale della Rivista

285
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Appendice iconografica

286
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Appendice iconografica

287
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Abate A. 250, 255, 256 Apuleio 30


Abdelmalak A.A. 148 Aquinas Thomas / Thomas Aquinas / Tomás /
Abécassis A. 118 Tommaso d’Aquino 49, 50, 51, 53, 59,
Abignente D. 166 60, 79, 114, 132, 140, 144, 155, 158,
Acharuparambil D. 23, 27, 211, 212 161, 162, 269
Acosta de J. 247 Arena D. 117
Adamczewski B. 129 Aristotele 60, 162
Adinolfi M. 105, 107, 123, 126 Arranz M. 114, 148
Afanassief N. 110 Arrieta J.I. 276
Agagianian Gregorio Pietro XV 19, 21, 22, Assman A. 35
102, 202, 203, 255, 256, 283 Atakpa K.M.A. 41
Agostino d’Ippona 58, 67, 79 Attila Yawovi J. 265, 267
Agostoni C. 103 Augé M. 38
Aime O. 206 Aurobindo Sri 61, 211
Ajassa M. 24, 25, 28, 76, 77, 112, 204 Autperto A. 138
Alberigo G. 256 Auvray P. 108
Ales Bello A. 30, 34, 60, 82
Alessandri M. 53, 144 Babolin A. 265, 267
Aletti J.-N. 116 Baccari M.P. 275
Allegra G.M. 23, 107 Bagati B. 103
Alliata A.E. 125 Balčius V. 163, 164, 165, 166, 167
Alphonse M. 188 Balic K. 138
Althusser L. 52 Balthasar von H.U. 150
Alva R. 205 Balzaretti C. 116
Amici R. 123 Baragli E. 157
Ammassari A. 110 Barbero M. 109
Anawati G.C. 212 Barbiero G. 120, 121
Ancilli E. 143 Barreda J.-A. 39, 198, 205, 207
Ancona G. 5-7, 9-11, 38, 48, 149, 168 Barsottelli I. 114
Andermatt da B. 247 Barth K. 19, 98, 140
Angelini G. 120 Bartoccetti V. 235, 237, 238
Anscombe E. 85 Barzun J. 35
Anthony F.-V. 41 Basetti Sani G. 26, 27
Antiba N. 28, 148 Basilio di Cesarea 39
Antonelli M. 203 Bassani F. 24, 76
Aportone A. 62, 67 Bassoumboul É.-N. 122
Appel K. 147, 176 Basta P. 125
Appella E. 121 Basti G. 30

289
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Battista A. 103 Bons E. 121


Baziliński S. 116 Bordoni M. 140
Bazzi C. 124 Borghesi M. 35, 37, 83, 84
Beauchamp P. 114 Borrmans M. 27, 37, 212
Beckmann J. 112 Bosch D.J. 205
Bednarski F.W. 160 Boublik V. 174
Bellia G. 120 Bovati P. 129
Bender L. Boyce Ph. 29
Benedetto XIII 246 Boys M.C. 131
Benedetto XV / Benoît XV 173, 231 Bracci M. 135-152, 148, 149, 263
Benedetto XVI / Ratzinger J. 29, 146, 150, Brambilla S. 211
204, 270, 276 Brancati di Lauria L. 254
Bentoglio G. 117 Breton S. 52, 156, 157
Benvengù T. 99 Brunetti M. 140
Berdjaev N. 19 Brunner E. 19, 174
Bergoglio J.M. / Francesco / Francis / Fran- Bruzzone G.B. 105
çois 41, 93, 165, 166, 204, 215, 277 Bua P. 146
Berlejung A. 129 Bugnini A. 143
Bernacchia T. 37 Bühlmann W. 112
Bernal M. 30 Bujo B. 211
Bernard de Clairvaux 146 Bultmann R.K. 144
Bertetto D. 138 Busani G. 33
Berti E. 62, 65 Buscemi A.M. 105
Bertini U. 233 Butticaz S.D. 124
Bertrams W. 257 Buzzetti C. 117
Beschin G. 57 Caffarra C. 160
Bevans S.B. 205, 206 Callaey P.F. 139
Bianchi A. 24, 76 Calley F. 253
Bianchi F. 116 Campanella T. 51
Bianchini F. 36, 124, 129 Camps V. 100
Biguzzi G. 28, 110, 123, 124, 126, 127, Canova F. 190, 257
128, 130, 132 Cantone C. 24
Billot L. 144 Cantore E. 74
Bindella F. 127 Capatini L. 212
Blandino G. 81, 149 Capizzi N. 38, 147
Blehl V.F. 26, 147 Capone D. 159, 160, 161
Blondel M. 35 Caporale P. 114
Boakye L. 66 Capreolo G. 51
Bocchini S. 27 Carbone S. 128, 131
Bogliolo L. 25, 56, 72, 144 Cardia C. 33
Bonhoeffer D. 144 Carlo Magno 164
Bonivento C. 212 Carnevale L. 109
Bonnard P.E. 114 Carobbio M. / Nembro da M. 21, 23, 192,
Bonnet A. 238 193, 203, 210, 211, 246, 247, 253, 255,
Bonora A. 106 256

290
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Casalegno A. 110 Congar Y.-M.-J. 21, 142, 144, 146


Castellano Cervera J. 83, 149 Congiunti L. 41, 65, 67, 77, 85
Castelli P. 157 Contat A. 34, 82
Catarzi D. 174 Conti M. 112
Cauchy V. 60 Contri A. 146, 147
Cavalletti S. 23, 114 Corsi A. 212
Cavallotto G. 127, 204, 205, 207, 208 Corsi E. 222
Cecchetti E. 224, 225 Costantini C. 15, 16, 184, 188, 284
Cenci F. 16, 18 Costantino imperatore 114
Cerbelaud D. 118 Cranfield C.E.B. 123
Ceresoli A. 29 Crespi P. 119
Cerfaux L. 99 Creusen J. 238
Cesareo G. 153-169 Crimella M. 124
Chaves Dias E. 122 Crocetti G. 128
Che Chen-Tao V. 243, 251, 272 Cucca M. 122
Chenu M.D. 153 Cullmann O. 100, 110, 111, 140, 196
Chiarinelli L. 24 Cunningham Ph.A. 131
Chica Arellano F. 149, 166, 205
Chiocchetta P. 58, 143, 247, 253 D’Auria A. 240, 265, 267, 268, 274, 275
Chouraqui A. 130 D’Ercole G. 145
Ciappa A. 144 Dalla Torre G. 249
Ciccimarra F. 111, 266, 270 Damen C. 139, 157, 182, 241
Cicerone 30 Danese A. 34
Ciolini G. 24 Danese di Nicola G.P. 30, 67
Cipriani R. 24, 72, 78 Daniélou J. 21, 103, 118, 142, 145, 213
Cipriani S. 113 Davis W. 108
Ciriello C. 146 De Bernardis L.M. 238
Citrini T. 106 De Carlo G. 132
Claret S.A.M. 157 De Finance J. 60
Clavell L. 29, 34, 62, 63, 80, 83, 163 De Lorenzi L. 111
Clemente XI 254 De Maio R. 107
Clemente XII 254 De Mattia P. 115
Clemenzia A. 148 De Paolis V. 32, 233, 259, 265, 266, 272,
Coccia E. 257 273, 274, 276
Cocco F. 36, 122, 129 De Salis M. 202
Coda P. 146 De Simone K. 38
Colli G. 59 De Taille M. 140
Collini P. 130 [De Vio T.] Gaetano Cardinale 51
Colombo D. 204 De Virgilio G. 117
Colzani G. 36, 82, 124, 128, 130, 148, 202, Degl’Innocenti U. 51
204, 205, 206, 207, 215, 256 Deiana G. 28, 32, 120, 121, 126, 127, 128,
Comboni D. 29 131, 211
Compagnoni F. 153 Del Missier G. 166, 167
Composta D. 29, 56, 60, 148, 160, 161, 163 Del Noce A. 84
Conforti G.M. 29 Del Verme M. 105

291
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Delacroix S. 232 Feuchtwang S. 222, 223


Dell’Orto A. 217-227, 210, 218 Fichte J.G. 67, 73
Dellagiacoma V. 98, 119 Filesi T. 23, 61, 211, 245, 250
Deng Xiaoping 27 Filone di Alexandria / Philo of Alexandria
Derrida J. 52 211, 221, 222
Dewart L. 19, 75 Finateri S. 23, 115
Dhavamony M. 213 Finia Buassa S. 121, 122
Di Giorgi S. 109, 258 Finnis J. 161
Di Ianni M. 24, 160, 162, 163 Fitchett-Climenhaga A. 205, 206
Di Napoli G. 51, 56, 57 Flavio Giuseppe 117
Di Rosa G. 196 Fontana E.C. 37, 49, 83, 84
Dianich S. 147 Fontana R. 118
Dias I. 122, 204 Formica G. 47-69
Didinger J. 22 Fornari P. 71-87, 45, 47, 48, 55, 65, 166
Dinh Duc Dao J. 27 Fortino E.F. 204
Dotolo C. 38, 39, 41, 149, 204, 205, 212 Foucault M. 24, 57
Downey J. 113 Francesco / Francis / François / Bergoglio
Duns Scotus Ioannes 138 J.M. 41, 93, 165, 166, 198, 204, 205,
Durandus a S. Porciano 140 215, 277
Francesco M. 160
Edo P.M. 124 Frank E. 277
Edouard H. 160 Fratteggiani B. 115
Edwin J.V. 40, 212 Frevel C. 129
Efrem Siro 138 Frizzi G. 118, [131], 211
Eldarov G. 203, 255, 257
Fuertes J. 256
Erba A.M. 24, 111, 247
Fumasoni Biondi / Fumasoni-Biondi P. 15,
Erbetta M. 19, 23, 100, 103, 107, 108, 132
19, 25, 233, 244, 252, 283, 284
Eriugena Giovanni Scoto 57
Funes de M. 247
Errazuriz M.C.J. 236
Furioli A. 204
Esquerda Bifet J. 23, 111, 123, 204, 211,
256
Gadamer H.-G. 59, 63
Evrony Z. 131
Gaetano Cardinale [De Vio Tommaso] 51
Fabris R. 123, 129 Gaglianone G. 204
Fabro C. 18, 19, 20, 21, 29, 37, 49, 50, 52, Galbiati E. 113
53, 54, 72, 73, 74, 83, 84, 174 Galtier P. 140
Falasca M. 112 Gandhi 27
Fantappiè C. 236, 240 Gangemi A. 109
Fantosati A. 225 Garcia de Haro de / y Goytisolo R. 160
Farina R. 112 García Martín J. 232, 238
Federici T. 24, 29, 109, 119, 123, 127, 130, Gardeil A. 140
131, 132, 204, 212 Gargano G.I. 147
Ferrari M.V. 160 Garofalo S. 19, 20, 95, 96, 97, 107, 196,
Ferraris M. 34 235, 244
Ferrero M. 124 Gatti G. 160, 161
Ferretti G. 147 Gatti N. 116, 117

292
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Gatto Trocchi C. 33, 81 Grignani M. 40


Geissler H. 149 Grillmeier A. 142, 145
Gemmellaro G. 160 Grohmann M. 120
Genghini N. 83, 151 Gronchi M. 38, 124, 130, 147, 148, 204, 205
Gennaro G. 159, 160 Gros J. 205
Genovese A. 38, 147 Grossi V. 24
Gherardini B. 98, 140 Grottanelli V.L. 157, 184
Giacomo di Sarug 138 Grumelli A. 78
Giannatiempo Quinzio A. 29, 30 Grundmann Th. 30, 62
Giannone E. 166 Guardini R. 24, 57, 148
Giardini F. 149, 205
Gibert P. 119 Habbi J. 28
Gieniusz A. 123, 124, 128 Hahn F. 115
Giglioni P. 31, 123, 148, 204, 211, 257 Halpern B. 120
Gill Hellín F. 203 Hamel E. 160
Gilles de Pelichy A. 143 Häring B. 156
Gilroy N.Th. 19, 283 Hategeka J.B. 211
Gilson É. 60 Hegel G.W.F. 73
Giorgio G. 38 Heidegger M. 50, 54, 59, 79
Giovanni XXIII / Ioannes PP. XXIII / Jean Henkel W. 22, 112, 203, 204
XXIII 20, 22, 102, 148, 151, 173, 190, Henrix H.H. 131
194, 253, 256, 257 Herder von J.G. 58, 59
Giovanni Paolo II / John Paul II 67, 161, Heriban J. 109
162, 163, 164, 204, 211, 214, 272, 279 Hochschild J.P. 41, 85
Girardi Stellin V. 204 Holowakyj R. 98
Girolami M. 184 Holstenius L. 247
Girolamo Sofronio Eusebio 39 Honings B. 160, 161
Girotti G. 272 Hradiuk P. 98
Goffi T. 157 Hsia Ronnie Po-Chia 223
Gogarten F. 59, 79 Hume D. 85
Goma I. 111 Husserl E. 53, 67
Gomes A. 213
Gonzales Fernández F. 29, 36 Ilunga Muya J. 148, 204, 211, 213, 274
Gozzo S.M. 106, 160 Ingoli F. 239
Grasso D. 203, 257 Innocenti E. 146
Grech P. 112 Ioannes PP. XXIII / Giovanni XXIII / Jean
Greco G. 203, 257 XXIII 20, 22, 102, 148, 151, 173, 190,
Greco I. 114 194, 253, 256, 257
Gregnanin A. 257 Ishola A.A. 211
Grégoire [le grand] / Gregorio Magno 39, 146 Ivaldo M. 35, 63, 67
Grégoire de Nysse 145 Izquierzo Labeaga J.A. 29
Grégoire XV / Gregorio XV 25, 246
Grégoire XVI / Gregorio XVI 232 Jacqueline B. 23, 146, 246, 247
Gregorio Pietro XV Agagianian 19, 21, 22, Jaki S. 30, 67
102, 202, 203, 255, 256, 283 Jaspers K. 54

293
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Jaworski M. 24 Latourette K.S. 189


Jean XXIII / Giovanni XXIII / Ioannes PP. Lattanzi U. 190, 191
XXIII 20, 22, 102, 148, 151, 173, 190, Laurenti M.C. 25
194, 253, 256, 257 Lavatori R. 28, 116
John Paul II / Giovanni Paolo II 67, 161, Le Bras G. 259
162, 163, 164, 204, 211, 214, 272, 279 Lebreton F. 96
Jonas H. 112 Lecuona L.J. 203, 257
Jørgensen K. 205, 206 Lee Ting Pong I. 182, 235, 238, 242, 243,
Journet Ch. 110 244, 247, 249, 256
Judica-Cordiglia G. 106 Léger P.-É. 158
Jugie M. 139 Lemaire A. 120
Leone XIII 140, 253
Kakokota P.S. 250 Leopardi G. 132
Kakur P. 98 Lesourd P. 232
Kampungu R. 250 Lévinas E. 52
Kanakappally B. 37 Li Chien-Chiu B. 211 221, 222
Kant I. 67 Liguori de’ Alfonso M. 155, 158, 159, 161
Kasper W. 83, 146, 149 Lio E. 157
Kaufmann F.-X. 33 Liverziani F. 57
Kehl M. 128 Lokuang S. 184, 252, 255
Kennedy T. 160, 161 Lopes F. 36
Ker I. 36 Löwith K. 35, 83
Keraryo Opargiw J.B. 29 Lubac de H. 118, 140, 213
Kidanè E. 29 Luciani D. 129
Kierkegaard S. 19, 37, 53, 54, 67 Luckmann Th. 33, 163, 164
Kim K. 205, 206 Lullo R. 247, 254
Kitsa Buunda D. 211 Lupo A.M. 122, 124, 125, 130
Kleden I. 37 Lutero M. 39, 40
Knox J. 138 Luzarraga J. 132
Kodithuwakku I.J. 38
Kolarikal A. 61 Maceri F. 34, 163, 164
Kollamparampil A.G. 29 Machado F.A. 204, 212
König F. 24, 77 Macioti M.I. 33
Korošak B.J. 105, 147, 149 Maconi V. 245
Kowalsky N. 20, 22, 254, 255 Magnante A. 114
Kwon H. 223 Magni P. 24, 25, 78
Magyary G. / I. 16, 20
Ladomérszky N. 16, 19 Maier J. 130
Ladrille G. 61, 211 Manna P. 234
Lambert D. 66 Manns F. 104, 125
Lanciotti L. 221 Manzoni A. 58
Landucci P.C. 53 Mao Zedong 224
Lanza del Vasto G.G. 39 Maranesi P. 147
Lao Zi 211, 221, 222 Marcel G.-H. 54
Larraona A. 235, 237, 256 Marchesi G. 109

294
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Marconi G. 123 Minissale A. 111


Margiotta Broglio F. 259 Mistrorigo L. 25
Mariani B. 19, 97, 100, 101, 102, 103, 138, Miyakawa T. 144, 145
195 Moeller Ch. 21, 145
Marinelli C.S. 129 Moen Saxegaard K. 121
Marinelli F. 160 Molari C. 140
Marini P. 38 Molinari G. 25, 77
Maritain J. 58 Mondin B. 24, 25, 29, 33, 56, 59, 60, 61,
Martinelli M. 231-260, 233, 267, 268 62, 75, 76, 79, 128, 146, 149, 163, 211,
Martínez-Echevarría I. 240 256
Mascilongo P. 125 Mondreganes de P.M. 19, 138, 179, 180,
Masi R. 20, 51, 52, 53, 75, 115, 140, 144, 181, 185, 186, 193, 194, 243, 251, 252,
149, 191 254, 255
Massaia G. 20 Montaldi G. 40
Massignon L. 27, 212 Montan A. 236
Masson J. 256 Montecorvino da G. 28
Matteo A. 41 Montinari M. 59
Mazenod de Ch.-J.-E. 20, 29 Mooney E.A. 19, 283
Mazza F. 36 Morali I. 118, 213
Mazzolini S. 201-216, 32, 38, 39, 40, 146, Morrone F. 36
202, 204, 205, 206, 212 Mosca V. 211, 273, 275
Mazzotta G. 29, 35, 48, 49, 62, 63, 64, 66 Mosengwo Pasinya L. 106
Mc Laughlin J.P. 19, 283 Moya R. 203, 255, 257
McHugh J.T. 160, 161 Mulago V. 21, 210
Meddi L. 38, 205 Mulders A. 21, 203, 257
Melloni A. 256 Mura G. 25, 34, 60, 63, 72, 82
Menin M. 206 Muroni P.A. 41, 148, 277
Mensaert G. 183 Mussner F. 100
Mercatali A. 25 Mutschler H.D. 128
Merendino R.P. 108
Merry A. 188, 251 Nardello M. 206
Metzler G. / J. 20, 21, 22, 203, 232, 239, Nayak I. 116
247, 254, 256 Ndiaye A. 266
Mian F. 23 Ndreca A. 15-43, 48, 54, 67, 77, 81, 83, 84
Miano V. 21, 24, 75, 78, 143 Negri A. 24
Micallef R.M. 166, 167 Nembro da M. / Carobbio M. 21, 23, 192,
Miccoli P. 24, 25, 26, 29, 34, 35, 37, 40, 48, 193, 203, 210, 211, 246, 247, 253, 255,
54, 56, 57, 58, 59, 60, 62, 66, 67, 76, 77, 256
78, 79, 80, 83, 84, 112, 130, 163 Neunheuser B. 148
Micheletti M. 57 Newman J.H. 26, 29, 34, 36, 67, 86, 138,
Migliario E. 117 147, 148, 149, 164, 259
Migliavacca A. 236 Newson C.A. 120
Miglietta G.M. 162, 163, 164 Niccacci A. 106, 120
Mignozzi V. 41, 147 Nicolosi S. 58
Miñambres J. 270 Nietzsche F. 24, 59, 79

295
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Nkulu-Butombe J.I. 245 Pascal B. 67, 79


Nobile M. 36, 129 Pasquale G. 40
Noce C. 28, 125 Pasquetto V. 109
Noceti S. 146, 203 Passaro A. 120, 121
Nuin Núñez S. 36 Paventi S.M. 21, 203, 207, 241, 242, 255,
Nunnenmacher E. 204 256, 257
Pavese F. 20, 245
O’Callaghan P. 83 Pazzini M. 120, 131
Oberti A. 266 Pecoraio E. 256
Oborji F.A. 211 Pedroli L. 125
Odasso G. 110, 118, 213 Peeters H. 21, 203
Ogliari D. 149 Pelagio 149
Okonkwo E.B.O. 268 Peng P.P. 217
Oliva M. 63, 219 Penna R. 124
Olivieri Pennesi A. 148 Pennacchini B. 106
Onah G.I. 65, 82, 204 Penzo G. 24, 59, 79
Origene di Alessandria 39, 97 Perbal A. 16, 17, 181, 182, 189, 194, 206,
Ortiz M.A. 277 207, 233, 235, 252
Ossom-Batsa G. 116 Perez G. 184
Peschke K.H. 160, 161
Pacelli E. / Pie XII / Pio XII / Pius PP. XII Peterson E. 96
18, 19, 49, 75, 95, 96, 97, 98, 101, 138, Petrà B. 163, 164
139, 141, 173, 183, 184, 188, 233, 241, Petricola M. 40, 151
243, 251, 252 Petrozzi M.T. 104
Paganini S. 121 Petruzzellis N. 60
[Paivia de Andrade de Th.] Tommaso di Philips G. 142
Gesù 247 Philo of Alexandria / Filone di Alexandria
Palacios [i Lozano] L. 100 211, 221, 222
Palanza U.M. 24, 77 Piacentini T. 21, 56
Palazzini P. 157 Piana G. 153
Palumbieri S. 34, 82 Piazza C. 23
Pandolfi L. 36, 40, 205 Pie XI / Pio XI / Ratti A. 173, 231, 232,
Pang P.P. 27, 28, 211 233, 234, 236, 252
Pangallo M. 29 Pie XII / Pio XII / Pius PP. XII / Pacelli E.
Pannenberg W. 29, 33 18, 19, 49, 75, 95, 96, 97, 98, 101, 138,
Paolo VI 96, 159, 204, 250 139, 141, 173, 183, 184, 188, 233, 241,
Papale C. 163, 164, 267, 268 243, 251, 252, 254
Papali C.B. 23, 175, 176, 177, 179, 180, Pinto P.V. 204, 266, 267, 270, 272
193, 212, 253 Pinto S. 122
Papandreou D. 119 Pio X 96, 244
Papola G. 120 Piolanti A. 16, 19, 20, 138, 139, 140, 147
Parente P. 16, 17, 18, 19, 21, 25, 26, 54, 96, Pirandello L. 77
101, 102, 138, 139, 140, 141, 142, 149, Piryns E.D. 27, 211
177, 178, 179, 194, 195, 234, 257, 259 Pisano S. 117
Pareyson L. 35, 59, 63 Pitta A. 116, 124

296
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Pizzaballa P. 37 Roschini G.M. 138


Pizzorni R.M. 160, 161, 163, 164, 269 Rosmini A. 57
Placida F. 147 Rossano P. 203
Plutarco 30 Rossum van W.M. 232, 233
Po-Chia Hsia R. 223 Rotundo N. 166
Pooda A. de Padou 173-199, 40 Rovatti P.A. 59
Porcelloni E.B. 29, 57 Rupnik M. 83
Poupard P. 29, 82, 119 Rusche H. 100
Pozzi G.P. 96, 157 Russo G. 162, 163
Pretto M. 211 Rweyemamu R. 115
Priotto M. 121 Rzepkowski H. 257
Privitera S. 153
Pucci E. 207 Sabbarese L. 37, 204, 233, 239, 240, 266,
Puech H.-Ch. 112 270, 272, 273, 274, 275, 276
Sabetta G. 40, 166, 212
Rahner K. 21, 142, 144 Salachas D. 28, 32, 212, 267, 268, 269,
Raini E. 224, 225 273, 274, 275
Raschini M.A. 30 Saldanha P.P. 149
Ratti A. / Pio XI 173, 231, 232, 233, 234, Salotti C. 233
236, 252 Salutati L. 165, 166, 205
Ratzinger J. / Benedetto XVI 29, 146, 150, Samir K.S. 37
204, 270, 276 Sanguineti J.J. 29, 60
Ravenna A. 98 Santangelo P. 223
Rebello A. 211 Santoro G.A. 247
Recchia A. 263-279 Santoro R. 268
Remiro Z. 212 Saraiva Martins J. 23, 25, 146, 147, 204,
Repole R. 146, 203 210, 212, 258
Reuter A. 246, 247, 248, 249, 252, 254, Sarr O.-M. 38, 212
255, 256, 258 Sartre J.-P. 54, 55
Rhee Chan-Woo J. 211, 248 Sarug di G. 138
Ricci M. 184, 222 Sastre Santos E. 28, 232, 247, 265, 270,
Richard F. 26, 27 271, 274, 277, 278
Ricoeur P. 35, 52, 59, 63, 219 Scaglioni G. 117
Rigobello A. 60 Scaiola D. 32, 36, 38, 117, 119, 120, 121,
Rinaldi G. 113 122, 124, 125, 128, 129, 131, 211
Ringe Sh.H. 120 Scalzotto T. 257
Rizzacasa A. 29 Schelkens K. 99
Rizzi G. 91-133, 107, 120, 126, 127, 131, Schillebeeckx E. 144
132, 212, 224, 225 Schiller von J.C.F. 58
Rolla A. 114 Schilling C. 242
Rolland Ph. 123 Schilling D. 182
Romagnolo E. 104 Schlier H. 100
Rommerskirchen G. / J. / J.B. 22, 206, 235, Schmid E. 245
246 Schmidt W.H. 111
Rörig W. 245 Schnackenburg R. 110

297
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Schuster I. 232 Stolz A. 140


Sciacca M.F. 35 Stramare T. 123, 127, 128
Scotus Ioannes Duns 138 Strauss L. 35, 83
Scoto Eriugena Giovanni 57 Streit R. 22
Seminarian A. 182 Stritch S.A. 19, 283
Semmelroth O. 142, 145 Suárez F. 51
Seneca 30, 118 Sudar P. 265
Sepe C. 204 Svartvik J. 131
Sequeri P. 147
Sessolo P. 113 Tábet M.A. 114
Seumois A.V. 21, 23, 100, 111, 179, 180, Tammaro C. 276
182, 183, 184, 185, 186, 187, 189, 203, Tardini D. 256
207, 213, 214, 215, 245, 255, 257 Taylor Ch. 83, 151
Sfair P. 98 Tebay N. 204
Sharkey L. 19 Tedeschi F. 38, 148
Sievernich M. 128 Teilhard de Chardin P. 38, 56, 147
Sievers J. 131 Tempels P. 61, 211
Sileo L. 77, 212 Teofane di Nicea 138
Silone I. 77 Tertulliano 163
Sinesio 39 Testa E. 19, 23, 101, 103, 104, 125, 160
Sisti A. 23, 104, 105, 119, 123, 126, 127 Testaferri F. 38
Sisto V 246 Thiele E.R. 100
Ska J.-L. 121 Thomas Aquinas / Tomás / Tommaso d’A-
quino / Aquinas Thomas 49, 50, 51, 53,
Skoda F. 79
59, 60, 79, 114, 132, 140, 144, 155, 158,
Söding T. 129
161, 162, 269
Sofocle 30, 67
Tillich P. 144
Sole F. 113
Tilliette X. 24, 29, 76
Sole L. 116
Toia D. 138
Sousa Costa de A.D. 272
Tomasetto D. 123
Spada D. 23, 31, 111, 149
Tomassone L. 40
Spadafora F. 98, 102
Tomko J. 119
Spataro R. 124 Tommaso di Gesù [Thomé de Paivia de An-
Specker J. 112 drade] 247
Spellman F.J. 19, 283 Tou P. 16
Spiazzi R. 53 Tragella G.B. 206
Spirito U. 19, 21, 57 Tran Van Doan G. / J. 27, 211
Spiteris J. 28 Traversa G. 29
Spreafico A. 29, 82, 108, 109, 119, 120, Trevisiol A. 37, 204, 205, 211, 256
126, 128, 130, 211, 212 Trianni P. 40
Standaert N. 222 Tubaldo I. 187, 188
Stawrowsky A. 148 Tuninetti L.F. 41, 48, 62, 65, 67, 85
Steinmann J. 99
Stern J. 26, 29, 114, 118, 147 Urban H. 184
Stieglecker H. 194 Urbano VIII 271
Stiernon D. 20, 138 Uricchio P.F.M. 98

298
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Indice dei nomi

Vaccari A. 97 Vodeb R.M. 112


Valentini A. 118 Vodopivec G. / J. 20, 99, 110, 139, 140, 141,
Vallauri E. 106 143, 145, 146, 196, 197, 243, 253
Valli N. 277 Vona C. 19, 138
Van Hagens B. 56
Van Thuong P.P. 257 Wénin A. 129
Van Valenberg T. 203, 257 Wygoda Sh. 117
Vanni U. 113, 125
Vattimo G. 59 Xiberta B. 140
Vattuone G. 25
Veer van der P. 220 Zago M. 29
Vendemiati A. 41, 62, 64, 65, 85, 86, 163, Zakovitch Y. 120
164, 166, 205 Zampetti L. 247
Verastegui R.E. 23, 118, 213 Zamuner L. 21, 57
Vereecke L. 153 Zanzarri R. 30, 117, 118
Vergottini M. 144 Zardoni S. 138
Vermeersch A. 238 Zedda S. 113, 115
Victory D.J. 138 Zevini G. 128
Viglino U. 16, 20, 21, 52, 56 Zhao Hongtao G. 217-227, 38, 211, 224,
Vijverberg C. 19, 248 225
Vio de T. 51 Zhuang Zi 221
Virgili R. 125 Zolla E. 33
Virgulin S. 108, 132 Zonta M. 130
Viscardi A. 114 Zorrel F. 96
Visser J. 19, 157, 242, 243, 256 Zuccaro C. 163, 164, 166, 211
Vitali D. 38, 147 Zycinski J.M. 31, 34, 67, 82

299
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
U RBANIANA
U NIVERSITY
P RESS

Per acquisti on-line e usufruire delle promozioni in corso


www.urbaniana.press
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
U RBANIANA
U NIVERSITY
P RESS

Per acquisti on-line e usufruire delle promozioni in corso


www.urbaniana.press
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
U RBANIANA
U NIVERSITY
P RESS

Per acquisti on-line e usufruire delle promozioni in corso


www.urbaniana.press
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Realizzazione editoriale

SERVIZI INTEGRATI PER LA GRAFICA


LA STAMPA E L’EDITORIA
www.ingegnografico.com

Stampa
Tipografia Mancini s.a.s. – 2023
Tivoli (Roma)

Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Copia ad esclusivo uso personale degli aventi diritto. Riproduzione riservata © UUP
Pontificia Università Urbaniana

ISBN 978-88-401-9067-9

e 15,00 ISSN 2522-6215

Potrebbero piacerti anche