Uuj 2 2023 © Uup
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Urbaniana
University Nova Series
PERCORSI CANONISTICI
Maurizio Martinelli
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
Urbaniana
Alessandro Recchia University
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023) Press
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Urbaniana
University Nova Series
Journal 2/2023 LXXVI
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Urbaniana
University
Journal
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL EUNTES DOCETE
Rivista quadrimestrale della Pontificia Università Urbaniana di Roma
Anno di fondazione 1948 Nova Series LXXVI/2 2023
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Indice
EDITORIALE 5
EDITORIAL 9
Giovanni Ancona
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Indice
PERCORSI CANONISTICI
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EDITORIALE
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2/2023 ANNO LXXVI, 5-7 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Editoriale
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URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Editoriale
GIOVANNI ANCONA
Direttore
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2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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EDITORIAL
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2/2023 ANNO LXXVI, 9-11 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Editorial
In this sense, it is a very welcome step for the Journal to act as a forum
in which the observation and the reflection on the facts of life converge; and
where the acute observation of the questions that shake the life of the
Churches and the missionary impulse that derives from in-depth contribu-
tions that help, in this way, to make all communities grow, Christian and
non-Christian, according to the authentic spirit of the Gospel which is the
person of Jesus Christ, converge. Being at the service of mission, witness-
ing the message of salvation for all people, are essential to the Journal mis-
sion, but with critical discipline. In this direction, it is increasingly impor-
tant that our Journal supports the mechanism of prior assessment of the qual-
ity of research (peer review), as the necessary instrument to identify scien-
tific contributions that can be shared in the scholarly community. Moreover,
in contemporary media system, it seems essential to implement the dissem-
ination of the Journal scientific outcomes through a more effective use of
the instruments available in this digital age. Current information systems
provide more effective methods of distribution and facilitate international
access to the Journal’s contents, but this calls for a surplus of confidence
on the part of the Journal’s institutional decision-makers. Among other
things, the Journal’s broad audience of readers (especially from the numer-
ous Affiliated Institutes to our University), in all continents, requires a
greater speed in the communication of thought, so that it can be shared and
examined according to the criteria specific to each field of research. It is
necessary to pursue this path with courage and confidence.
Going back to our anniversary, the Faculties of Philosophy, Theology, Mis-
siology and Canon Law have retraced the scientific production hosted in the
Journal pages. The contributors outline, at least in broad terms, the impact
of the articles that, throughout the Journal history, have described and crit-
ically rethought the relationship between mission and cultures from the his-
torical, philosophical, theological, and juridical points of view. In essence,
this memory exercise makes it possible to partially retrace the missionary
project of the Urbaniana University and to stimulate an update the journey
of its protagonists also and especially through research, new study propos-
als, the invitation to participate authentically and critically in missionary vi-
tality. Above all, it is the project of the Journal that emerges from this jour-
ney through the past. That is to say, this feedback is of the utmost impor-
tance for the management not only of the Journal itself, but also of the Fac-
ulties research projects. There is no wonder that the Journal is that privi-
leged forum in which the ideas of those who serve the churches converge or
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URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Editorial
should converge through the practice of all those disciplines that fall with-
in the field of theological sciences. In other words, our Journal intends to
reaffirm its essential role also in relation to the scientific and formative
planning of the entire academic community by hosting spaces and critical-
ly evaluating the proposals submitted by the Faculties. The rationale of this
is to be able to better and better qualify the service to evangelization.
Finally, let me take this occasion to express my gratitude to my illustrious
predecessors who had a significant impact on the Journal scientific develop-
ment, the attentive and tireless editorial staff and all those who actively pro-
mote and support the Journal. Their work-style gives us confidence and en-
courages us to continue in this exciting academic journey with enhanced
professionalism and openness to the major challenges of life and cultures.
GIOVANNI ANCONA
Director
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2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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NEL 75° DI EUNTES DOCETE
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
Ardian Ndreca
Costruendo segnavia per il futuro.
Nel 75° anniversario di
Euntes Docete – Urbaniana University Journal
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Ardian Ndreca
Verso “ED” – I primi due decenni – Gli anni ‘70-80 – Gli anni ‘90 – Il nuovo millennio
Verso “ED”
Il saluto augurale in occasione del primo numero della Rivista Euntes Do-
cete, firmato dal Gran Cancelliere Card. Fumasoni-Biondi e dal Rettore del-
l’Ateneo, l’allora Arcivescovo Celso Costantini, lasciava trasparire l’inten-
zione di dar vita a un percorso di ricerca filosofica e teologica di natura mis-
sionaria, capace di comprendere le sfide dell’immediato dopoguerra alla lu-
ce di una tradizione ben consolidata, nella specificità dell’alveo del quarto
secolo di attività del Dicastero pontificio di Propaganda Fide.
Il mandato missionario che si voleva conferire alla Rivista aveva come fi-
ne quello di concretizzare l’ineludibile obiettivo del dicastero di Propagan-
da Fide attraverso l’interrogazione critica sui riflessi teologici e filosofici,
ma anche sulla situazione politica del tempo. Docenti, ex alunni e studen-
ti dovevano trovare nella Rivista un punto di riferimento filosofico e teolo-
gico valido e sicuro a partire dal quale indagare una molteplicità di temi
concernenti aree geografiche disparate.
L’itinerario che porta alla fondazione della Rivista Euntes Docete parte da
lontano, come notiamo dai verbali conservati presso l’Archivio della Ponti-
ficia Università Urbaniana. Una prima riunione di tutti i professori dell’A-
teneo e dell’Istituto Missionario, insieme ai Decani e al Rettore dell’Ateneo
* Nel corso del numero ci si riferirà in nota alla Rivista “Euntes Docete” con l’abbre-
viazione “ED” e ad “Urbaniana University Journal” con quella “UUJ”.
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2/2023 ANNO LXXVI, 15-43 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Costruendo segnavia per il futuro
gazione di Propaganda Fide un’offerta che copra le spese del primo nume-
ro. Si parla degli scambi che la Rivista permetterà con altri periodici in
modo da arricchire la Biblioteca dell’Ateneo; viene altresì discussa la pos-
sibilità di pagare gli autori degli articoli e si decide che ciò avverrà a par-
tire dal secondo anno di pubblicazione del periodico, tenendo presenti le
possibilità finanziarie. Tra le altre questioni discusse sono gli uffici della
Rivista, la periodicità, le lingue ammesse nella pubblicazione e soprattut-
to il carattere che dovrà avere. Si insiste sul carattere scientifico e ritorna
la questione dello spazio che bisogna riservare agli ex alunni dell’Ateneo.
All’osservazione avanzata da padre Perbal che è necessario fare lo stesso
anche con i missionari, alcuni dei presenti rispondono che la Rivista de-
ve rimanere dell’Ateneo; ai missionari bisogna dedicare un altro periodi-
co, tuttavia si ribadisce che essi saranno sempre i benvenuti qualora desi-
derassero contribuire. Un problema importante per il tempo era quello del-
la censura degli articoli che solo in parte equivaleva al peer review di og-
gi. Si pensa a una “super-censura anonima” che sarà affidata alle Facoltà,
ma che non sia proprio “draconiana”. Il padre Albert Perbal aggiunge che
non bisogna semplicemente rigettare gli articoli con censura anonima, ma
segnalare all’autore osservazioni concrete da tenere presenti. Infine, con-
clude il verbale: «Tutto il Comitato è d’accordo che l’insieme del piano è
giusto e che bisogna porsi all’opera per dare all’Ateneo maggior incremen-
to scientifico e creare un collegamento cogli ex-alunni, servando così l’i-
dea universale della romanità per cui il nostro Ateneo deve tener il prima-
to tra tutti gli altri».
Nella riunione del 21 febbraio 1948 il Comitato per la Rivista discute
ancora come dev’essere la struttura della Rivista e conclude che gli artico-
li di fondo (sezione Studia) dovranno avere il peso maggiore, poi ci saran-
no le rassegne critiche di libri e articoli apparsi su altre testate. Si ribadi-
sce il fatto che la censura dev’essere obiettiva e non deve essere imposta né
dal Rettore né dai decani.
A questa riunione segue l’Adunanza Generale dei Professori dell’Ateneo
che si terrà il 28 febbraio 1948 e ha come punto principale dell’ordine del
giorno “l’attuazione concreta della Rivista”. L’intervento principale è quel-
lo di Pietro Parente, nominato nel frattempo Direttore responsabile del pe-
riodico. Questi dopo aver sottolineato che si tratta di un organo ufficiale
dell’Ateneo e dell’Istituto Missionario, avente carattere scientifico, tono di-
vulgativo e interesse missionario, in senso lato, precisa: «gli articoli devo-
no avere forma scientifica. Evitare quello ch’è predica, quello ch’è bolloso
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2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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o gonfiato. Bisogna che ci sia l’apparato critico, che non siano articoli inu-
tili, di semplice compilazione. Che tutti siano di un certo contributo»1.
Si decide che il primo numero debba uscire prima della fine del 1948.
Su L’Osservatore Romano del 14 maggio dello stesso anno compare la no-
tizia della prossima uscita del primo numero della Rivista Euntes Docete. Si
accenna al carattere scientifico e agli obiettivi che si propone, mentre in un
trafiletto del 25 giugno 1948, sullo stesso organo vaticano, si annuncia l’u-
scita del primo numero e si elogia il contenuto interessante e utile, risulta-
to della “dotta ed agile penna” di studiosi esperti, impegnati nell’impresa.
Per comprendere meglio l’impatto del primo numero della Rivista ci vie-
ne in aiuto la lettura del verbale dell’adunanza del Comitato che ha come
oggetto l’andamento redazionale e amministrativo di quell’anno. Il segreta-
rio della Redazione riferisce che delle 2000 copie stampate sono state spe-
dite 1050, e che ci sono già 93 abbonati ordinari, 13 sostenitori, 7 fonda-
tori e che la somma di circa un milione di lire entrata in cassa è stata de-
positata presso il Banco Ambrosiano, mentre la parte in dollari presso lo
IOR, in Vaticano. Il dibattito si accende con la richiesta della maggioranza
degli intervenuti di unificare l’Alma Mater del Collegio Urbano con l’Eun-
tes Docete. Alle argomentazioni contra del rettore del Collegio, Felice Cen-
ci, obietta il padre Cornelio Fabro che ha dalla sua parte anche Pietro Pa-
rente, che saggiamente non si affretta a prendere una decisione ma lascia
intendere che l’unica iniziativa editoriale, rappresentante l’istituzione, de-
v’essere il tenore della stessa Rivista appena fondata.
1
Archivio PUU, Fondazione 1948, 66-1.
18
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Costruendo segnavia per il futuro
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2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Un posto importante occupano anche gli studi che gettano luce sull’attività della
Congregazione “de Propaganda Fide”, come quello di N. KOWALSKY, Serie dei Cardinali
Prefetti e dei Segretari della S. Cong. «de Propaganda Fide», “ED” 15 (1962), 2, 168-
180); F. PAVESE, Il prefetto apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 2, 214-328; ID., Il
prefetto apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 3, 386-385; D. STIERNON, Rome et les
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Costruendo segnavia per il futuro
églises orientales, “ED” 15 (1962), 3, 319-385; J. METZLER, Bemühungen der S.C. «de
Propaganda Fide» um die Wiedervereinigung der koptischen Kirche mit Rom, “ED” 17
(1964), 1, 94-108.
3
T. PIACENTINI, Introduzione all’ateismo moderno, “ED” 18 (1965), 3, 476-482; Cf. L.
ZAMUNER, Prospettiva estetica di Ugo Spirito, “ED” 19 (1966), 3, 440-450.
4
Cf. V. MULAGO, “Naturalisation” du christianisme en dehors de l’Occident à la lumiè-
re de Vatican II, “ED” 20 (1967), n.u., 241-262; A.V. SEUMOIS, Le problème de la réorga-
nisation territoriale de la S.C. «De Propaganda Fide», ibid., 263-284.
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2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Inoltre agli Oblati va il merito di aver curato per quasi ottant’anni la Bibliographia
Missionaria, guidando sia la Biblioteca dell’Università sia l’Archivio di Propaganda Fide.
I nomi di J. Rommerskirchen (1899-1978), J. Didinger (1881-1958), N. Kowalsky (1911-
1966), J. Metzler (1921-2012), W. Henkel (1930-2020) sono legati indissolubilmente con
la pubblicazione della suddetta Bibliographia ma anche di Memoria Rerum e diverse pub-
blicazioni di notevole pregio per la storia delle missioni e della stessa Propaganda Fide.
Si può dire nel loro caso che la professione di archivista e bibliografo è diventata una ve-
ra vocazione, accanto a quella religiosa.
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Costruendo segnavia per il futuro
Negli anni ‘70 la Rivista riprende una certa tensione sorgiva che proviene
dalla presenza di nuovi studiosi, che pur rimanendo nell’alveo della tradi-
zione, non si sentono più condizionati da formule diventate inefficaci ad
affrontare le sfide presenti. Dall’altra parte il carattere stesso dei Commen-
tarii implicava una certa apertura verso temi nuovi, legati a problematiche
attuali che richiedevano nuovi registri linguistici e rinnovati dispositivi
concettuali.
Si continua con la pubblicazione di contributi storici sulle missioni e i
legami di essi con le culture locali, ma si inizia a guardare di più alle radi-
ci teologiche della missione. Abbiamo articoli firmati dal padre cappucci-
no Mario Carobbio (Metodio da Nembro) sulla riorganizzazione delle mis-
sioni cappuccine nel periodo 1884-1908 e i riflessi del Vaticano II su quel-
le missioni6, i contributi dell’africanista Teobaldo Filesi sulla “Missio anti-
qua” nel Regno di Congo (1800-1835)7, la ricerca bibliografica sulle mis-
sioni cappuccine in Africa nei secoli XVII-XVIII di Calogero Piazza8.
Per quanto riguarda gli studi biblici si nota, come si vedrà, la presenza
di tre importanti biblisti, il guanelliano Mario Erbetta e i francescani mino-
ri Adalberto Sisti e Emanuele Testa, che rispettivamente si occupano dei te-
sti apocrifi, della I Lettera ai Corinzi e di diverse questioni di esegesi bibli-
ca. Saltuariamente sono presenti biblisti francescani come Gabriele Allegra
e Serafino Finateri, noti per le loro traduzioni e saggi nell’ambito degli stu-
di sinici e nipponici.
Il rapporto delle religioni non cristiane con il cristianesimo è presente,
nelle sue diverse sfaccettature, e costituisce per diversi autori presenti sul-
la Rivista (A.V. Seumois, R. Esteban Verastegui, C.B. Papali) un punto di
partenza per il dialogo interreligioso. Si sente la presenza di nuove penne
come Bernard Jacqueline, Domenico Spada, Juan Esquerda Bifet, Daniel
Acharuparambil, José Saraiva Martins. Per la prima volta notiamo la pre-
senza di donne che scrivono su Euntes Docete: si tratta della biblista Sofia
Cavalletti e della storica Franca Mian9.
6
Cf. “ED” 23 (1970), 1, 41-86; “ED” 23 (1970), 2, 203-223.
7
Cf. “ED” 23 (1970), 3, 377-439.
8
Cf. “ED” 24 (1971), 2, 244-254.
9
Cf. “ED” 25 (1972), 3, 496-503; 509-514.
23
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Fino agli anni ‘70 si osserva come il contenuto dei fascicoli del periodico
non rappresenta in maniera equilibrata tutte le facoltà; in particolare la fi-
losofia non è molto presente. Invece a partire dal 1973, con la venuta del fi-
losofo Paolo Miccoli presso la Pontificia Università Urbaniana, aumentano
sia i contributi di natura filosofica sia le recensioni, quest’ultime grazie an-
che al lavoro di un altro docente, Andrea M. Erba. Si nota inoltre una cura
maggiore anche per quanto riguarda la redazione dei testi e l’ideazione stes-
sa dei volumi. Questo è dovuto alla passione e alla generosità con cui porta
avanti il lavoro di redazione di tanti numeri il prof. Tommaso Federici, insi-
gne biblista e liturgista orientale, poliglotta, di cultura enciclopedica.
Cominciano a presentarsi temi nuovi come quello della fecondazione ar-
tificiale10, questioni di fisica e di genetica11. In ambito filosofico si osserva
lo sforzo di interloquire con la cultura del tempo usando linguaggi rinnova-
ti, atti a trattare in modo adeguato le nuove problematiche. Sui vari fasci-
coli di questo periodo si nota la presenza assidua di Paolo Miccoli con i suoi
acuti giudizi su Foucault, Nietzsche e l’ateismo contemporaneo, quella di
Alberto Babolin che scandaglia la filosofia di Romano Guardini, e poi Bat-
tista Mondin, Vincenzo Miano ecc. La Rivista ospita anche nomi illustri co-
me il Card. Franz König e il padre Xavier Tilliette12.
Dal 13 al 14 ottobre 1978 si terrà presso l’Urbaniana il seminario di pre-
parazione, promosso dall’Istituto per lo Studio dell’ateismo, nato nel 1959
come Istituto di storia dell’ateismo. Il seminario, i cui atti saranno pubblica-
ti nel 1980 nella collana Studia Urbaniana con il titolo Diagnosi dell’atei-
smo contemporaneo, era concepito e realizzato in funzione del Congresso in-
ternazionale “Evangelizzazione ed ateismo”, promosso dall’ISA, che avrà
luogo presso lo stesso Ateneo dal 6 al 10 ottobre 1980. Gli atti di quest’ul-
timo verranno pubblicati sul primo fascicolo dell’Euntes Docete del 1982,
dove figurano i contributi di Paolo Miccoli, Marian Jaworski, Carlo Cantone,
Matteo Ajassa, Gino Ciolini, Pasquale Magni, Lorenzo Chiarinelli, Vittorino
Grossi, Roberto Cipriani, Antimo Negri, Giorgio Penzo, Ugo M. Palanza,
10
M. DI IANNI, La fecondazione artificiale e il personalismo nel matrimonio, “ED” 26
(1973), 2, 320-381.
11
Cf. F. BASSANI, Considerazioni di un fisico, “ED” 31 (1978), 2, 321-325; A. BIANCHI,
Alcune considerazioni di un genetista, ibid., 316-320.
12
F. KÖNIG, Il fallimento dell’ateismo scientifico, ibid., 191-199; X. TILLIETTE, Fede cri-
stiana e filosofia, ibid., 326-330.
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Costruendo segnavia per il futuro
Giuseppe Molinari, Maria Cristina Laurenti13. Siamo negli anni in cui l’atei-
smo scientifico e il materialismo storico si impongono con forza alle masse
con l’intento di costituire l’egemonia di un’unica fondazione della realtà. Di
fronte a questo oscurantismo ideologico con pretese scientifiche, l’ISA si
propone di indagare le ragioni profonde di un fenomeno che non appartiene
più soltanto a una parte dell’élite, come nel passato, ma insidia tutti gli stra-
ti sociali. Si nota lo sforzo di chiarificazione e di conoscenza adeguata del fe-
nomeno dell’ateismo da parte di insigni studiosi che negli anni contribuisco-
no con analisi di notevole interesse, alcune delle quali confluite in dispen-
se ad uso degli studenti iscritti all’ISA14.
In questo periodo, sui numeri della Rivista, oltre alla ricca sezione delle
recensioni, troviamo anche un notiziario, mentre il prof. José Saraiva Mar-
tins cura la pubblicazione dell’elenco delle tesi inedite discusse presso la
Pontificia Università Urbaniana dal 1934 fino al 1978.
In un discorso pronunciato il 28 ottobre 1977 nell’Aula Magna dell’Univer-
sità, in occasione del 350° anniversario della fondazione dell’Urbaniana, il
Card. Pietro Parente, professore all’Ateneo dal 1930 fino al dopoguerra, dopo
aver messo in guardia «dalle aberrazioni di una teologia avventurosa che […]
pone la religione cristiana sullo stesso piano delle altre compromettendo così
la missione divina della Chiesa», ribadisce la «secolare e giustificata autono-
mia» dell’istituzione e il trattamento speciale che essa ha avuto da tutti i pon-
tefici a partire dal Papa Gregorio XV. Egli accusa apertamente «il disagio del-
la duplice dipendenza» dell’Università, dalla «S. C. pro Evangelizatione Gen-
tium» e dalla «S. C. pro Institutione Catholica», per quanto riguarda il regi-
me accademico. Inoltre, loda l’iniziativa del Card. Fumasoni-Biondi nel lon-
tano 1951, di accentuare lo studio del Diritto Canonico nell’Istituto Missiona-
le, poiché «era un buon tentativo di ridurre opportunamente l’Istituto Missio-
nale a una Facoltà giuridica. E sarebbe cosa saggia perché porterebbe a una
sistemazione più logica dell’Università, la quale, rimanendo sempre essen-
zialmente missionaria in tutta la sua struttura, avrebbe tre Facoltà: la Teologi-
ca, la Filosofica e quella Giuridica a carattere missionologico»15.
13
Cf. Ateismo e Religione, numero speciale di “ED” 35 (1982), 1, 3-201.
14
Tra i nomi di coloro che negli anni hanno pubblicato contributi originali: articoli, libri
e dispense e anche tradotto materiale utile per gli studenti iscritti all’ISA, ricordiamo in par-
ticolare: František Škoda, Luigi Bogliolo, Paolo Miccoli, Giuseppe Vattuone, Luigi Mistrori-
go, Andrea Mercatali, Matteo Ajassa, Pasquale Magni, Battista Mondin, Gaspare Mura.
15
P. CARD. PARENTE, La nostra Università oggi e domani, “ED” 30 (1977), 3, 367.
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16
Ibid., 368.
17
Cf. J. STERN, Le développement du dogme selon Newman et la Constitution dogma-
tique sur la Révélation Divine du Vatican II, “ED” 33 (1980), 1, 47-61. L’Autore pub-
blica sullo stesso numero anche un ampio bollettino bibliografico sugli studi su John
Henry Newman (133-152). Anche il gesuita VINCENT FERRER BLEHL pubblica un arti-
colo su Newman: John Henry Newman on the Development of Doctrine, “ED” 36 (1983),
3, 467-477.
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mans, molto presente presso l’Urbaniana negli anni ‘80, come altri suoi
confratelli della Congregazione dei Padri Bianchi18.
Per quanto riguarda il continente asiatico, inizialmente troviamo le ana-
lisi sul pensiero induista dello studioso carmelitano Daniel Acharuparam-
bil, che diventerà il primo rettore non europeo della Pontificia Università
Urbaniana. Questi era presente già dagli anni ‘70 con dei contributi dove
si poteva apprezzare l’edotto studioso della religione indù e il lettore atten-
to dell’attualità dell’India moderna19. Oltre ai contibuti scientifici di Daniel
Acharuparambil segnaliamo gli interventi, sempre relativi all’Asia, di Ser-
gio Bocchini, Ernest Piryns, John Tran Van Doan, Joseph Dinh Duc Dao e
Paul Pang, quest’ultimo direttore per dieci anni del Centro Studi Cinesi
presso l’Urbaniana20. L’interesse verso l’Asia è motivato, oltre che dalla si-
tuazione più stabile delle missioni in quelle parti del mondo, anche dall’a-
pertura della Cina di Deng Xiaoping, iniziata nel 1978 e avvertita bene in
Occidente già dai primi anni ‘80.
Gli anni ‘90, con la caduta del Muro di Berlino, portano in primo piano il
bisogno di definire i nuovi compiti della teologia, cercando di chiarire me-
glio i fondamenti teologici della missione. Si passa dall’interesse di docu-
mentare la storia delle missioni a quello di testimoniare la forza dei carismi
18
Cf. F. RICHARD, Catholicisme et Islam chiite au “grand siècle”, “ED” 33 (1980), 3,
339-403; M. BORRMANS, Théologie et dialogue: questions posées à la théologie par les in-
terlocuteurs du dialogue islamo-chrétien, “ED” 34 (1981), 2, 307-325; G. BASETTI SANI,
Le symbolisme chrétien et la typologie christologique dans le Coran, “ED” 35 (1982), 2,
249-282; ID., Les elements de la typologie christologique dans le Coran, “ED” 35 (1982),
3, 481-506; M. BORRMANS, Louis Massignon: témoin du dialogue islamo-chrétien, “ED”
37 (1984), 3, 383-402.
19
D. ACHARUPARAMBIL, Gandhi, the Messenger of Non-violence, “ED” 34 (1981), 2,
163-183.
20
Cf. S. BOCCHINI, Monaci buddhisti e religiosità popolare in Nord-Thailandia, “ED”
36 (1983), 2, 247-266; ID., Osservazioni sul Buddhismo del Nord-Thailandia e l’approc-
cio cristiano, “ED” 36 (1983), 3, 391-413; E.D. PIRYNS, Towards a Japanese Theology.
Conditions – Limitations – Perspectives, “ED” 37 (1984), 2, 229-256; G. TRAN VAN DOAN,
Is Chinese Humanism Atheistic?, ibid., 257-271; J. DINH DUC DAO, Zen Meditation and In-
culturation of Prayer in Asia, “ED” 39 (1986), 2, 143-165; P. PANG, The Encounter of
Christianity with the Chinese Culture, “ED” 41 (1988), 3, 439-460.
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missionari. Questo percorso porta a studiare la storia degli istituti di vita se-
colare, le nuove esperienze religiose e le spinte verso una nuova evangeliz-
zazione. Sui numeri della Rivista compaiono nuove firme di studiosi come
Eutimio Sastre Santos, Dimitrios Salachas, Matteo Ajassa, Celestino Noce,
Giancarlo Biguzzi, Renzo Lavatori, Giovanni Deiana.
Gli eventi di Piazza Tienanmen hanno mutato le speranze di dialogo in
sgomento e i passi avanti fatti negli anni ‘80 sembrano cancellati, tanto è
vero che per tutto il decennio troviamo soltanto tre articoli sulla Cina, di cui
uno è di natura storica e riguarda l’apostolato di fra’ Giovanni da Montecor-
vino nel secolo XIV, mentre un altro contributo molto generico, analizza al-
cuni risvolti dell’incontro tra il cristianesimo e la cultura21.
In sintonia con il pensiero ecumenico di Papa Giovanni Paolo II nei con-
fronti della galassia delle chiese ortodosse, la Rivista dimostra uno spicca-
to interesse per le chiese cattoliche di rito greco-bizantino e una sensibili-
tà ecumenica che si rispecchia in diversi contributi a firma di autorevoli
studiosi dell’oriente cristiano come il canonista Dimitrios Salachas, che
analizza perlopiù aspetti giuridici del diritto canonico orientale22. Altri au-
tori come Nicolas Antiba, Jannis Spiteris, Joseph Habbi prendono in con-
siderazione tanto questioni del dialogo ecumenico quanto particolari aspet-
ti ecclesiologici del cristianesimo medio-orientale23.
21
Cf. M. AJASSA, Fra Giovanni da Montecorvino in Cina: conoscere il suo tempo per co-
noscere la sua persona e la sua opera, “ED” 47 (1994), 2, 177-185; P. PANG, L’incontro del
Cristianesimo con la cultura cinese. Una riflessione storica e metodologica, “ED” 47
(1994), 3, 297-310.
22
D. SALACHAS, Il “Ritus Sacer” nella forma canonica di celebrazione del sacramento
del matrimonio secondo la tradizione delle Chiese Orientali, “ED” 47 (1994), 1, 15-40;
ID., La vita monastica e religiosa nel “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium”, “ED”
48 (1995), 1, 85-135; ID., Il nuovo Codice dei canoni delle Chiese orientali. Prospettive
ecumeniche e limiti, “ED” 49 (1996), 2, 229-265; ID., Fede e cultura nell’azione missio-
naria della Chiesa secondo le norme del diritto canonico, “ED” 51 (1998), 1, 107-117;
ID., Studio di demonologia cristiana. Gli aspetti orientali, “ED” 51 (1998), 2-3, 245-253;
ID., Lo “status iuridicus” nella chiesa dei “Christifideles Laici” secondo il “Codice dei ca-
noni delle chiese orientali”, “ED” 52 (1999), 3, 303-326.
23
N. ANTIBA, The Christological Consensus According to the Five Vienna Consultations,
“ED” 45 (1992), 1, 35-47; ID., Liturgical Renewal in the Greek Melkite Catholic Church,
“ED” 46 (1993), 1, 19-32; ID., Teologia orientale oggi. Una sfida, “ED” 47 (1994), 3, 343-
350; J. SPITERIS, L’appartenenza alla Chiesa secondo la teologia greco-ortodossa, “ED” 45
(1992), 3, 409-440; J. HABBI, I laici nella Chiesa d’Oriente assiro-caldea, “ED” 46 (1993),
2, 277-290; ID., L’oeuvre divine Md br nûtâ’ dans l’Église d’Orient Assyro-Chaldéenne,
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“ED” 47 (1994), 1, 41-60; T. FEDERICI, Note sullo scisma “biblico” fontale, “ED” 46 (1993),
3, 349-360; A.G. KOLLAMPARAMPIL, Oriental Liturgical Law. Composition, Competence and
Continuity with Special Reference to Chaldean Tradition, “ED” 50 (1997), 3, 378-422.
24
PH. BOYCE, Newman: predicatore di verità e maestro di vita. Implicazioni per la teo-
logia e la spiritualità, “ED” 43 (1990), 3, 437-455; J. STERN, La Chiesa, il magistero e i
teologi secondo J.H. Newman, ibid., 457-475; F. GONZALES FERNÁNDEZ, John Henry New-
man: sua incidenza nella vita della Chiesa, ibid., 477-521. Il direttore del Centro Studi
Newman, JEAN STERN, pubblica sei anni dopo un altro articolo su Newman: Ecumenismo
e conversione secondo John Henry Newman, “ED” 49 (1996), 2, 189-210.
25
Cf. G. MAZZOTTA, In memoriam C. Fabro (1911-1995). Cornelio Fabro e l’Università
Urbaniana, “ED” 48 (1995), 3, 307-333.
26
Cf. “ED” 50 (1997), 1.
27
Cf. “ED” 49 (1996), 3.
28
Cf. “ED” 52 (1999), 1-2.
29
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Non mancano voci eccezionali come quella del filosofo tedesco Thomas
Grundmann o del pensatore statunitense Stanley L. Jaki che dopo aver te-
nuto, su invito del prof. Gianfranco Basti, una lezione magistrale presso la
Facoltà di Filosofia, pubblica il testo sul periodico universitario29.
Si nota un rinnovato interesse per l’antichità greco-romana, non in sem-
plice chiave storico-biblica, ma principalmente filologica e sociologica. Gli
articoli di Roberto Zanzarri sull’epistolario apocrifo di san Paolo con Sene-
ca, su Cicerone, Plutarco, Apuleio, la sua recensione alla traduzione italia-
na di Black Athena di Martin Bernal dimostrano il rinnovato interesse ver-
so la civiltà ellenica che da sempre ha nutrito il cristianesimo di dispositi-
vi concettuali e idee che si sono innestate in modo armonico e fruttuoso nel
tessuto originale della religione cristiana30.
Nel decennio 1990-99 si nota una crescita della presenza femminile sul
periodico, cosa che merita di essere tenuta in considerazione se pensiamo
che per decenni le donne erano state completamente assenti. Tra i nomi im-
portanti notiamo Anna Giannatiempo Quinzio, Angela Ales Bello, Maria
Adelaide Raschini e Giulia Paola Danese Di Nicola.
Il nuovo millennio
29
TH. GRUNDMANN, Filosofia trascendentale analitica versus filosofia trascendentale del-
la coscienza, “ED” 44 (1991), 1, 89-100; S.L. JAKI, Christ and Science, “ED” 45 (1992),
1, 93-114.
30
R. ZANZARRI, L’epistolario apocrifo san Paolo-Seneca e il linguaggio religioso del fi-
losofo latino, “ED” 47 (1994), 2, 187-201; ID., Cicerone, Plutarco, Apuleio sul “divino”.
Tre trattati analoghi, “ED” 48 (1995), 2, 233-250; ID. recensione a M. BERNAL, Atena Ne-
ra. Le radici afroasiatiche della civiltà classica, “ED” 49 (1996), 1, 168-173; G.P. DANE-
SE DI NICOLA, Antigone di Sofocle: attualità e validità del mito nelle diverse culture, “ED”
51 (1998), 2-3, 209-227.
30
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Gli studi di natura biblica mirano a temi mistagogici, anche se non man-
cano contributi interessantissimi sull’archeologia sacra. La storia delle mis-
sioni del passato ha fatto spazio allo studio del fenomeno religioso, al fon-
damentalismo, al dialogo interreligioso, al pluralismo come punto di par-
tenza per l’evangelizzazione. Si nota la ricerca continua di un fondamento
teologico della missione e la consapevolezza che chi fa la missione è Cri-
sto: perciò anche la pastorale della mobilità umana, la liturgia, l’incultura-
zione e altri temi ricorrenti questi nel primo decennio del nuovo millennio,
sono in funzione della ricerca di un nuovo umanesimo e di una nuova vi-
sione antropologica. Si avverte l’apporto positivo della filosofia che offre
analisi nuove con linguaggi aggiornati che spesso entrano a far parte del re-
pertorio discorsivo del teologo e del missiologo.
Tra i temi ricorrenti c’è la nuova evangelizzazione intesa come un “rilan-
cio dell’afflato missionario” in tutte le comunità cristiane, nuova nel meto-
do e nello spirito delle sue espressioni, tale da costituire una risposta effi-
cace alla scristianizzazione del vecchio continente e alla secolarizzazione
del resto del mondo31.
La riflessione teologica che trova spazio sul periodico è frutto di una
prassi pastorale missionaria, come nel caso dell’Arcivescovo di Lublino, Jó-
zef M. Zycinski, il quale analizza l’uomo postmoderno che rifiuta la religio-
ne perché non si sente appartenere più a nulla, perché si vive sradicati da
tutto e si finisce per aderire alla tanatologia. Siamo in un contesto in cui
evangelizzare vuol dire progettare il futuro attraverso una cultura nuova,
ancorata al meglio della tradizione passata32. La risposta che arriva alla do-
manda: che tipo di teologia in funzione alla missione universale della Chie-
sa, individua il bisogno di una teologia congiunta alla preghiera, una teolo-
gia che annunci concretamente il Vangelo e infine che “porti il soffio divi-
no della Caritas”33. Proprio alla luce della Lettera Enciclica Deus Caritas
Est (2005) si individua nella carità un principio costitutivo dell’orizzonte
salvifico e il fulcro dell’opera missionaria: «La relazione tra la Chiesa e il
mondo, tra la Chiesa e i diversi gruppi umani, tra la Chiesa e ciascun uo-
31
P. GIGLIONI, Nuova evangelizzazione o evangelizzazione nuova?, “ED” 53 (2000), 1,
15-27.
32
J.M. ZYCINSKI, L’evangelizzazione nella cultura del postmoderno, “ED” 55 (2002), 3,
91-102.
33
Cf. D. SPADA, La teologia in prospettiva missionaria, “ED” 56 (2003), 1, 45-58.
31
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34
S. MAZZOLINI, La Carità come Cuore della Missione, “ED” 60 (2007), 1, 235.
35
Cf. G. DEIANA, Bibbia e culture: fondamenti biblici per una teologia dell’inculturazio-
ne, “ED” 55 (2002), 3, 19-40.
36
Cf. D. SCAIOLA, Il tema della manna nel libro della Sapienza: un esempio di incultu-
razione, ibid., 41-62.
37
Cf. V. DE PAOLIS, Per una inculturazione del diritto canonico, “ED” 56 (2003), 3, 5-8.
38
Cf. D. SALACHAS, Dialogo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione mis-
sionaria delle Chiesa, ibid., 47-64.
32
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39
Cf. G. BUSANI, Liturgia romana, inculturazione e uso della lingua corrente nelle tra-
duzioni dei testi liturgici, ibid., 209-215.
40
Cf. C. GATTO TROCCHI, Nomadismo spirituale e ricerca del sacro, “ED” 53 (2000), 1,
181-190.
41
Cf. W. PANNENBERG, Die religiöse Erhebung über das endliche Dasein zu Gott, “ED”
54 (2001), 2, 15-23; E. ZOLLA, L’elisir, ibid., 25-33; TH. LUCKMANN, Superficial or Radi-
cal Transformations of Religion and Morality in the Modern World, ibid., 35-46; F.-X.
KAUFMANN, The Catholic Church and the Challenges of Postmodernity, ibid., 47-57; C.
CARDIA, Le trasformazioni giuridico-politiche, ibid., 73-83; B. MONDIN, La giustificazione
critica del fenomeno religioso, ibid., 97-110; M.I. MACIOTI, Nuovi movimenti religiosi,
ibid., 129-135.
33
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Nella storia del periodico si nota come gli editori intrecciano sapiente-
mente le linee ordinarie attraverso cui vengono alla luce i singoli numeri
del periodico con l’esigenza di far spazio agli atti di Convegni e Colloqui
che organizza l’Università. Questa prassi porta a presentare fascicoli che
hanno natura monografica e arricchiscono le annate della Rivista, superan-
do così l’impressione che si ha in alcuni fascicoli che sembrano progetti
aperti dove è stato accolto ecletticamente un po’ di tutto. A partire dal 2000
la parte monografica della Rivista non è più identificabile con la sezione
“Studia” dei primi tempi, ma costituisce un vero è proprio “Focus” interdi-
sciplinare che accoglie studi di noti specialisti in materia, preceduti da un
editoriale.
In occasione del Giubileo del 2000, l’Università organizza un convegno
internazionale sul tema dell’umanesimo del Terzo Millennio e la Rivista
ospita gli atti nel primo numero dell’annata. Si nota lo spessore degli inter-
venti filosofici di autori come Sabino Palumbieri, Alain Contat, Józef M.
Zycinski, Gaspare Mura, Angela Ales Bello, Lluís Clavell, Attilio Danese. Il
punto di convergenza delle diverse letture filosofiche dell’umanesimo è la
domanda metafisica che sta alla base dell’antropologia e che unisce le di-
verse valenze che l’umanesimo manifesta in politica, arte, cultura, diritto.
Importanti tracce di riflessioni filosofiche troviamo anche nei fascicoli
successivi del decennio. Stimolato dalla complessità feconda del rapporto
fede-ragione nella lettera Enciclica Fides et Ratio, lo studioso Francesco
Maceri ripercorre nel pensiero di John Henry Newman l’itinerario di ricer-
ca che fa della coscienza umana una fonte d’obbligo che determina il dia-
logo tra fede e ragione42.
Un notevole peso hanno sui fascicoli del periodico in quegli anni le no-
te e gli articoli filosofici di Paolo Miccoli che scandaglia criticamente “l’on-
tologia della presenza” di Maurizio Ferraris, il quale si muove nell’orizzon-
te dello schematismo kantiano, interpretato attraverso la ritenzione delle
tracce che egli crede di trascendentalizzare, rendendo omologabili i percet-
ti con i concetti. La critica di Miccoli coglie e riconosce i punti interessan-
ti della riflessione, ma sottolinea lo sfondo imprescindibile della metafisi-
ca creazionista, necessaria per giustificare la visione icnologica (relativa al-
42
Cf. F. MACERI, Il ruolo della coscienza nel dialogo tra fede e ragione secondo Newman:
un aiuto per il superamento della tensione tra integralismo e nichilismo, “ED” 53 (2000),
3, 139-151.
34
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43
Cf. P. MICCOLI, L’estetica razionale come filosofia positiva, ibid., 201-208.
44
Cf. ID., Una grandiosa ricostruzione storiografica della modernità, “ED” 54 (2001),
1, 193-195.
45
Cf. ID., L’esaltante fascino della memoria, “ED” 56 (2003), 1, 115-117.
46
Cf. ID., Frequentare il corpo e il linguaggio. Prospettiva fenomenologica sull’uomo,
ibid., 69-90. Tra gli altri contributi importanti ricordiamo: ID., Coscienza storica e imma-
ginazione simbolica, “ED” 58 (2005), 2-3, 87-103; ID., Eros, Agàpe, vita redenta, “ED”
60 (2007), 1, 13-31; ID., Michele Federico Sciacca interlocutore di Maurice Blondel, “ED”
61 (2008), 2, 117-133.
47
G. MAZZOTTA, L’essere ritrovato. Il lungo viaggio di Paul Ricoeur, “ED” 58 (2005),
2-3, 43-60.
48
Cf. M. IVALDO, Esperienza religiosa, simbolo, filosofia. La meditazione dell’«ultimo»
Pareyson, “ED” 62 (2009), 1, 103-120; M. BORGHESI, Oltre la secolarizzazione? La con-
troversia tra Leo Strauss e Karl Löwith sulla ripetizione dell’antico, “ED” 62 (2009), 2,
67-87.
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49
Cf. “ED” 63 (2010), 1.
50
Cf. “ED” 63 (2010), 2.
51
Si possono vedere i contributi di Fidel Gonzales Fernández, Fortunato Morrone e Ian
Ker. Cf. “ED” 63 (2010), 3.
52
Il focus presenta le riflessioni di Luca Pandolfi, Filomeno Lopes, Susana Nuin Nú-
ñez, Franco Mazza. Cf. “ED” 64 (2011), 1.
53
Nel focus contribuiscono i docenti delle facoltà di Teologia e Missiologia: Donatella
Scaiola, Francesco Cocco, Francesco Bianchini, Marco Nobile, Gianni Colzani. Cf. “ED”
64 (2011), 2.
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Sinodo per il Medio Oriente, tenuto in Vaticano nell’ottobre del 2010, offre
spunti di riflessione per la ricerca di una via di pace che attesta le religioni
come protagoniste. A questo progetto servono le esperienze missionarie del
passato, capitali preziosi e affidabili per nuove iniziative di una pace giusta
nelle varie parti del pianeta54.
L’annata del 2012 si apre con un focus sul pensiero di Cornelio Fabro,
nonché membro fondatore della Rivista e fondatore dell’Istituto per lo Stu-
dio dell’Ateismo e professore presso l’Ateneo Urbaniano. L’intento non è
semplicemente celebrativo, ma di approfondimento critico del pensatore,
attraverso una ricognizione che comprende la sua profonda esegesi del pen-
siero dell’Aquinate, i giudizi sulla modernità atea e materialista e infine il
suo merito di aver introdotto in Italia il pensiero del filosofo danese Søren
Kierkegaard, traducendone le opere55.
Molto impegnativi sono anche gli altri due focus dell’annata, il primo de-
dicato al delicato problema della “defezione formale” nella Chiesa cattoli-
ca, curato dal promotore solerte di diverse iniziative di alto rilievo scienti-
fico, prof. Luigi Sabbarese, e l’altro riguardante la recezione e l’interpreta-
zione del Concilio Vaticano II.
Il primo numero del 2013 presenta un’importante novità per la Rivista,
che cambia il nome in: Urbaniana University Journal. Si tratta – eviden-
zia l’allora Rettore dell’Università, Alberto Trevisiol, nell’Editoriale – di
una scelta dettata dall’esigenza di internazionalizzare la Rivista, consen-
tendone una migliore visibilità, ma senza perdere la continuità e soprattut-
to lo spirito missionario dell’Euntes Docete.
L’interesse per la geo-politica del continente asiatico, in funzione dello
slancio missionario e la rilevanza di quel continente negli scenari mondia-
li portano a condurre nel focus del primo numero dell’annata del 2013,
un’attenta disamina dello sviluppo complesso e dei processi socio-cultura-
li che hanno interessato l’intera area dopo gli anni ‘90. Il focus tratta la
questione dell’identità asiatica nell’era della globalizzazione e delle sfide
nuove che si affacciano anche per la missione in quell’area. Di notevole in-
teresse i contributi di Benedict Kanakappally sull’India, di Ignas Kleden
54
Si notano le documentate analisi e riflessioni di Samir Khalil Samir, Pierbattista Piz-
zaballa, Tommaso Bernacchia, Maurice Borrmans. Cf. “ED” 64 (2011), 3.
55
Il focus è composto dai contributi di Paolo Miccoli, Ardian Ndreca, Massimo Borghe-
si e Elvio Celestino Fontana. Cf. “ED” 65 (2012), 1.
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56
Cf. “UUJ” 66 (2013), 1.
57
In questo focus troviamo i contributi dei seguenti autori: Maurizio Gronchi, Nunzio
Capizzi, Dario Vitali, Armando Genovese, Sandra Mazzolini, Carmelo Dotolo e Giovanni
Ancona. Cf. “UUJ” 66 (2013), 2.
58
Il focus in questione si intitola: La fede, un bene per tutti, ed è curato da Carmelo
Dotolo. I contributi appartengono a Donatella Scaiola, Francesco Tedeschi, Francesco Te-
staferri, Giovanni Giorgio, Luciano Meddi. Cf. “UUJ” 66 (2013), 3.
59
Cf. “UUJ” 68 (2015), 1.
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60
Cf. “UUJ” 66 (2013), 2.
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61
Cf. “UUJ” 71 (2018), 2.
62
Cf. P. MICCOLI, Per una evangelizzazione innovatrice, “UUJ” 70 (2017), 3, 217-259.
63
Cf. “UUJ” 71 (2018), 3.
64
Cf. “UUJ” 72 (2019), 1. Di notevole interesse anche le due ricognizioni storiche di
Mario Grignani e di Gaetano Sabetta, rispettivamente sullo gnosticismo e il pelagianesi-
mo e sulla santità nell’islam.
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Il focus del primo fascicolo del 2020 riflette il lavoro di ricerca di per-
corsi nuovi e adeguati ai tempi attuali per la pastorale della Chiesa locale.
I contributi dei tre studiosi convergono nell’analizzare le dinamiche della
partecipazione attiva del popolo di Dio nella vita della Chiesa e considera-
no l’agire pastorale come sinonimo di missione evangelizzatrice65.
L’importanza della seconda Enciclica di Papa Francesco, Laudato si’
(2015), nella vita della Chiesa e in particolare nella preparazione del Sino-
do sull’Amazzonia ha avuto un riflesso positivo anche negli approfondimen-
ti post sinodali, uno dei quali trova spazio nel secondo numero dell’Urba-
niana University Journal del 2020 sotto la direzione di Armando Matteo66.
Si tratta di riflessioni di ampio respiro teologico e antropologico che sfug-
gono alla tentazione di una lettura riduzionista di un territorio complesso e
variegato come l’Amazzonia e cercano di dimostrare che “tutto è connesso
e interconnesso” in un’unica sfera dove la natura e la componente antropi-
ca si trovano di fronte a sfide epocali che da una parte rappresentano un ri-
schio e dall’altra una opportunità di vero sviluppo sociale e culturale per
quel territorio geopolitico.
La presenza della ricerca filosofica nei focus degli ultimi anni si limita
al terzo fascicolo del 2020, e s’intitola “Pensare Dio”. I contributi di Lorel-
la Congiunti, Luca F. Tuninetti, Aldo Vendemiati e Joshua P. Hochschild,
mirano a far luce non soltanto sul “pensare Dio”, ma soprattutto sulla co-
noscenza di Dio a partire dalla dimensione epistemologica, metafisica ed
etica. Tra i focus degli ultimi anni meritano di essere ricordati quello sul
Global Compact on Education67, sulla crisi ed emergenza68, sulla questione
morale e la vulnerabilità69 e sul fenomeno migratorio70.
65
Il focus comprende scritti di Pietro Angelo Muroni, Vito Mignozzi, Kokou Mawuena
Ambroise Atakpa e Francis-Vincent Anthony.
66
Armando Matteo ha diretto Urbaniana University Journal dal 2019 (il primo fasci-
colo dell’annata è stato tuttavia curato dal precedente direttore, Carmelo Dotolo) al 2021
quando è stato chiamato ad importanti responsabilità presso il Dicastero della Dottrina
della fede, di cui è attualmente segretario.
67
“UUJ” 74 (2021), 1.
68
“UUJ” 74 (2021), 2.
69
Ivi.
70
“UUJ” 74 (2022), 3.
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Conclusione
La Rivista Euntes Docete – Urbaniana University Journal nei suoi tre quar-
ti di secolo di vita si presenta come testimone di un impegno serio di ri-
flessione teologica e filosofica che attraversa diversi campi di ricerca e ri-
esce a diventare un importante punto di riferimento per il mondo missio-
nario e quello accademico. La natura stessa della Pontificia Università Ur-
baniana conferisce alla Rivista un carattere internazionale, tale da fare da
cassa di risonanza a problematiche pratiche che riguardano paesi e conti-
nenti diversi.
Con il Concilio Vaticano II la Rivista percepisce da subito l’innovazione
che sta improntando l’intera Chiesa e cerca di battere nuovi sentieri, usan-
do nuove metodologie e linguaggi, alla ricerca e all’approfondimento della
verità rivelata e di quella che l’uomo può raggiungere con le proprie forze.
L’inizio del nuovo Millennio trova la Rivista con un’inedita veste grafica,
mentre negli anni successivi si crea anche un nuovo profilo che vede la ri-
cerca missiologica orientarsi sempre più verso le proprie radici teologiche,
mentre quella teologica a convergere verso temi fondamentali che riguarda-
no la Sacra Scrittura, il diritto, l’ecclesiologia, la liturgia, e infine quella fi-
losofica a impegnarsi in un’indagine senza pregiudizi di sorta, in modo da
non perdere di vista la multidimensionalità dell’uomo, l’ambito fenomeno-
logico, il linguaggio e lo spazio della filosofia pratica.
Euntes Docete, diventata nel 2013 Urbaniana University Journal, è una
Rivista che si rinnova periodicamente mantenendo intatta la sua linea di
principio, ovvero, la ricerca di una verità viva e vissuta che possa diventa-
re via anche per gli altri, una verità che trasforma la ricerca accademica in
un laboratorio umano di esperienze e di scambi proficui. Questa particola-
re verità è diventata l’espressione visibile di quell’imperativo che racchiu-
de il titolo primigenio della Rivista: Euntes Docete! – sintetizzando armo-
niosamente la tensione salvifica con la comprensione profonda dell’umano
che intende perseguire in futuro.
Ardian Ndreca
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
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ABSTRACT
La Rivista Euntes Docete nei suoi tre quarti di secolo di vita si presenta come te-
stimone di un impegno serio di riflessione teologica e filosofica che attraversa
diversi campi di ricerca e riesce a diventare un importante punto di riferimento
per il mondo missionario e quello accademico. La Rivista, diventata poi nel
2013 Urbaniana University Journal, si rinnova periodicamente mantenendo intat-
ta la sua linea di principio, ovvero, la ricerca di una verità viva e vissuta che di-
venti via e stimolo anche per gli altri, una verità che trasforma la ricerca accade-
mica in un laboratorio umano di esperienze e di scambi proficui. Questa parti-
colare verità è diventata l’espressione visibile di quell’imperativo che racchiude
il titolo stesso: Euntes Docete, unendo armoniosamente la tensione salvifica
con la comprensione profonda dell’umano che intende raggiungere.
Throughout its 75 years of existence the journal Euntes Docete has persistently
witnessed a serious commitment to theological and philosophical reflection.
Touching on different research domains, it became an important reference point
to both the missionary and academic worlds. The journal, which in 2013 be-
came Urbaniana University Journal, has been able to periodically refresh its ca-
pacity for reflection and keep intact its tenet, in other words, that of the research
on the living and lived truth. It is such truth that shows the way to the other com-
ponents of society; it is such truth that transforms academic research into a lab-
oratory of human experience and exchanges mutually profitable. Such truth has
become a visible expression of the imperative verb mode featured in its name
Euntes Docete, thus bringing together the Good News with the unfathomed
comprehension of the human world that it intends to reach.
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UUJ
ITINERARI FILOSOFICI
E SFIDE CULTURALI
Giambattista Formica
Le stagioni filosofiche della Rivista.
Un primo tentativo di periodizzazione
Paolo Fornari
L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza.
Le tracce di una ricerca
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Giambattista Formica
Introduzione
Sono ben note le responsabilità che ha uno storico della filosofia quando è
chiamato a raccontare per la prima volta quanto è avvenuto in un tempo
piuttosto recente. Mi limito a evidenziarne tre tra le maggiori.
Innanzitutto, lo storico è chiamato ad adottare alcuni criteri di selezione,
a partire dai quali deve distinguere ciò che può essere ritenuto più rilevan-
te, e quindi merita senza dubbio di essere raccontato, da ciò che lo è di me-
no e di conseguenza può essere trascurato.
In secondo luogo, si trova a dover applicare determinati filtri interpreta-
tivi che lo portano ad assimilare realtà non sempre del tutto omogenee e a
guardare a partire da queste assimilazioni ciò di cui è chiamato a fare la sto-
ria. È da queste assimilazioni ad esempio che si originano le periodizzazio-
ni attraverso le quali egli decide di scandire i tempi del proprio racconto.
Infine, non può non essere consapevole dei propri pregiudizi (preferen-
ze, orientamenti e persino credenze) che non solo non possono essere mes-
si tra parentesi, ma sono piuttosto la condizione a partire dalla quale qual-
cosa può essere raccontato.
Nell’accingermi a raccontare quali siano state le direzioni lungo le qua-
li si è svolta la riflessione filosofica su Euntes Docete, ora Urbaniana Uni-
versity Journal, in questi 75 anni, mi conforta proprio il fatto di essere il pri-
mo a farlo – insieme al collega Paolo Fornari che approfondirà la riflessio-
ne fornita dall’Istituto per lo Studio dell’Ateismo (ISA) – e che quindi più
avanti altri preciseranno, amplieranno e correggeranno (come normalmente
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2/2023 ANNO LXXVI, 47-69 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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1
Sono grato a Giovanni Ancona per avermi coinvolto nelle celebrazioni del 75° anniver-
sario della Rivista. Non posso non ringraziare, poi, Guido Mazzotta per le belle chiacchie-
rate avute negli anni sul senso del lavoro filosofico in un’Università con vocazione missio-
naria. Ringrazio anche Paolo Miccoli per un incontro che mi ha dato l’opportunità di con-
fermare alcune ipotesi circa la seconda stagione filosofica della Rivista. Un ringraziamen-
to, infine, lo devo ad Ardian Ndreca e Paolo Fornari per gli scambi d’opinione avuti nei me-
si scorsi e a Luca Tuninetti per aver letto con attenzione l’ultima bozza di questo articolo.
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2
Cf. G. MAZZOTTA, In memoriam C. Fabro (1911-1995). Cornelio Fabro e l’Università
Urbaniana, “ED” 48 (1995), 3, 307-333 e E.C. FONTANA, La lezione della filosofia mo-
derna. Il percorso di Fabro all’Urbaniana, “ED” 65 (2012), 2, 79-113. Per una contestua-
lizzazione si veda G. MAZZOTTA, Momenti di ricerca filosofica alla Pontificia Università Ur-
baniana, “ED” 59 (2006), 3, 55-66. Fabro ha dato molto all’Urbaniana e questa lo ha an-
che ricambiato. Due fascicoli della Rivista sono dedicati al suo operato: cf. “ED” 50
(1997), 1-2 e “ED” 66 (2012), 1.
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3
C. FABRO, Attualità perenne del tomismo nel Magistero Pontificio, “ED” 4 (1951), 1-
2, 155-156.
4
ID., Per la semantica originaria dello «esse tomistico», “ED” 9 (1956), 1-3, 436-466.
50
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
5
Ad esempio U. DEGL’INNOCENTI, La «species expressa» nella sensazione secondo S. Tom-
maso, “ED” 9 (1956), 1-3, 419-436 e R. MASI, L’«ordo disciplinae» nella Summa Theolo-
gica di S. Tommaso, “ED” 11 (1958), 3, 392-402.
6
Cf. U. DEGL’INNOCENTI, Capreolo e san Tommaso sulla dottrina della persona, “ED” 2
(1949), 1, 31-48; ID., Capreolo e san Tommaso sulla dottrina della persona (seguito e fi-
ne), “ED” 2 (1949), 2, 191-206; ID., Suárez pro Capreolo in quaestione de persona, “ED”
6 (1953), 3, 391-393; ID., Capreolo d’accordo col Gaetano a proposito della personalità?,
“ED” 7 (1954), 2, 168-203.
7
Cf. G. DI NAPOLI, S. Tommaso nell’Umanesimo e nel Rinascimento, “ED” 10 (1957),
2, 159-184.
8
Cf. ID., Il problema della ortodossia campanelliana, “ED” 16 (1963), 1, 55-104; ID.,
Ecumenismo e missionarismo in Tommaso Campanella, “ED” 22 (1969), n.u., 265-308;
ID., Tommaso Campanella e le confessioni della sua incredulità giovanile, “ED” 23 (1970),
1, 111-148.
9
T. CAMPANELLA, Metafisica, a cura di G. DI NAPOLI (a cura di, traduzione, Introduzio-
ne e Nota bibliografica), Prima Edizione, Zanichelli, voll. 1-3, Bologna 1967.
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10
Cf. S. BRETON, Être et agir (Reflexions sur un axiome), “ED” 3 (1950), 2, 242-253 e
ID., Être et agir (Reflexions sur un axiome), “ED” 3 (1950), 3, 317-344.
11
Cf. U. VIGLINO, Possibilità e limiti dell’evidenza, “ED” 1 (1948), 1-2, 76-91; ID., Og-
gettività del pensiero, “ED” 2 (1949), 1, 64-83; ID., Sul significato gnoseologico del dub-
bio, “ED” 5 (1952), 3, 425-433; R. MASI, Metafisica del conoscere, “ED” 8 (1955), 1, 25-
59; ID., La verità e l’essere, “ED” 7 (1954), 2, 204-248; ID., Difesa dell’essere e della ve-
rità, “ED” 7 (1954), 3, 326-380.
12
Cf. S. BRETON, Reflexions sur l’intentionalité, “ED” 3 (1950), 1, 40-74 e ID., De con-
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16
Cf. P. PARENTE, Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica «Humani ge-
neris», “ED” 4 (1951), 1-2, 23-45, in particolare 35-36.
17
Cf. FABRO, L’uomo di fronte a Dio in Soeren Kierkegaard, 297.
18
Cf. ID., Le direzioni principali del pensiero contemporaneo, “ED” 5 (1952), 3, 403-
413, in particolare 411.
19
Si vedano in particolare P. MICCOLI, Cornelio Fabro o della modernità sotto sequestro,
“ED” 65 (2012), 1, 9-40 e A. NDRECA, La prima comprensione fabriana dell’esistenziali-
smo, ibid., 41-58.
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
Nella riflessione filosofica che in questi anni si svolge sulla Rivista con-
fluiscono sia i contributi che provengono dall’attività di ricerca della Fa-
coltà di Filosofia sia quelli la cui origine dev’esser fatta risalire all’attivi-
tà dell’ISA. Non sempre le due tipologie di contributi sono nettamente di-
stinguibili. Nelle pagine che seguono io non considererò i contributi che
possono chiaramente essere riportati alle attività dell’ISA. Di conseguen-
za per un’immagine più completa le mie considerazioni – qui come nel
prossimo paragrafo – dovranno essere integrate con quelle di Fornari sui
contributi riferibili all’ISA.
La cosa che subito colpisce chi sfoglia le diverse annate della Rivista in
questa stagione è che l’impronta tomista che come un monolite caratterizza
la riflessione filosofica della stagione precedente prima si indebolisce e poi
viene affiancata da altri modi di praticare il lavoro filosofico. Ciò inevita-
bilmente determina anche un altro modo di rapportarsi a quanto stava av-
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20
Mi limito qui a segnalare U. VIGLINO, Forma et contentum in arte, “ED” 14 (1961),
2-3, 319-353; ID., Dimensioni teoretiche dell’arte, “ED” 17 (1964), 2, 161-176; B. VAN
HAGENS, Spazio reale, etere cosmico e relatività del moto, “ED” 15 (1962), 3, 412-427;
ID., L’etere cosmico come matrice dell’antimateria, “ED” 18 (1965), 1, 135-146; L. BO-
GLIOLO, Scienza e filosofia in Teilhard de Chardin alla luce del tomismo, “ED” 17 (1964),
2, 177-191.
21
Si vedano ad esempio “ED” 39 (1986), 2 e “ED” 40 (1987), 1.
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
22
Cf. L. ZAMUNER, La persona in Ugo Spirito, “ED” 17 (1964), 3, 465-476; ID., Pro-
spettiva estetica di Ugo Spirito, “ED” 19 (1966), 3, 440-450; A. BABOLIN, Il pensiero filo-
sofico e religioso di Romano Guardini nella critica d’oggi, “ED” 28 (1975), 1, 204-249;
F. LIVERZIANI, Teologia ed esperienza religiosa nella filosofia analitica, “ED” 28 (1975), 2-
3, 449-457; E.B. PORCELLONI, Il problema della derivazione del mondo da Dio in Giovan-
ni Scoto Eriugena, “ED” 40 (1987), 3, 463-488; G. BESCHIN, La persona umana come fi-
ne dell’universo nel pensiero di A. Rosmini, ibid., 515-536.
23
Cf. P. MICCOLI, Epistemologia ed archeologia: due categorie foucoltiane esposte e cri-
ticate, “ED” 27 (1974), 1, 166-203 e ID., Epistemologia ed archeologia: due categorie fou-
coltiane esposte e criticate (II Parte), “ED” 27 (1974), 2-3, 340-378.
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tro gli schemi del discontinuo storico e delle funzionalità discorsive, recla-
ma unità e vita al di là di tutte le possibili categorie di pensiero e di anali-
si della finitudine». Si tratta di un’esigenza – argomenta – che solo una fi-
losofia aperta al trascendimento del finito può intercettare e guidare anco-
ra oggi con norme razionali24.
Non è tutto qui ovviamente il discorso storico-filosofico di questa stagio-
ne, dato che vi è anche quello che si intreccia con la riflessione filosofica
sulla storia. Più d’uno sono in questi anni i contributi dedicati – prevalen-
temente ma non solo da Miccoli – alla riflessione sulla storia di molti pen-
satori cristiani e non25. Si tratta di contributi che mostrano in modo emble-
matico una peculiarità della filosofia: chi fa storia della musica, mentre rac-
conta questa storia, non suona alcuno strumento; chi ricostruisce la storia
di una disciplina scientifica, mentre lo fa, non aggiunge ad essa alcun ri-
sultato positivo; chi fa storia della filosofia invece, mentre fa questa storia,
inevitabilmente si trova a fare filosofia. Si può discutere sulle ragioni di una
tale peculiarità, ad ogni modo è evidente a chi legge i diversi contributi de-
dicati alle riflessioni sulla storia di Manzoni, Maritain, Herder, Schiller o
Agostino che all’interno di queste riflessioni si cercavano soluzioni da un
lato per comprendere adeguatamente, dall’altro per provare a risolvere le
contraddizioni del proprio tempo. Si tratta infatti di riflessioni che, nel mo-
mento in cui suggerivano che queste contraddizioni erano figlie di premes-
se contingenti, chiamavano in causa il compito del filosofo – in particolare
di quello cristiano – che ha la responsabilità di contribuire con la propria
comprensione alla costruzione di una società più umana. Nel nostro tempo
risuona ad esempio ammonitrice la voce di Herder, argomentava Miccoli in
un suo contributo, il quale contro la fiducia illimitata concessa alla ragione
scientifica nel proprio tempo, analoga a quella che le concediamo nell’età
della tecnica, «aveva dichiarato menzognera la speranza in un tranquillo
24
Cf. ibid., 376.
25
Mi limito a segnalare S. NICOLOSI, La storia come «teodicea» nell’opera di Alessandro
Manzoni, “ED” 25 (1972), 3, 460-487; P. MICCOLI, La filosofia della storia in Jacques Ma-
ritain, “ED” 26 (1973), 3, 490-534; ID., Considerazioni su J.G. Herder, filosofo della sto-
ria, “ED” 30 (1977), 2, 316-344; ID., S. Agostino e la ripresa della riflessione cristiana
sulla storia, 33 (1980), 1, 85-98; P. CHIOCCHETTA, Suggestioni tomiste sul senso della sto-
ria, “ED” 34 (1981), 2, 221-234; P. MICCOLI, Sui presupposti teoretici della coscienza sto-
rica, 36 (1983), 3, 489-500; ID., La fisionomia della società odierna alla luce dell’uma-
nesimo schilleriano, “ED” 37 (1984), 3, 427-446.
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26
Cf. ID., Considerazioni su J.G. Herder, filosofo della storia, 341-342.
27
Si vedano in particolare ID., Intorno a Nietzsche profeta della “morte di Dio”, “ED”
29 (1976), 3, 567-591; ID., Senso e ambiguità della de-soggettivizzazione filosofica nel
pensiero di M. Heidegger, “ED” 33 (1980), 1, 63-80; G. PENZO, La differenza ontologica
e il problema di Dio in Heidegger, S. Tommaso e Gogarten, “ED” 35, (1982), 1, 115-137;
P. MICCOLI, La nietzscheana «morte di Dio» e le ambiguità del nichilismo odierno, “ED”
35 (1982), 3, 525-542.
59
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28
Cf. B. MONDIN, Compiti antichi e nuovi della filosofia cristiana, “ED” 40 (1987), 2,
192-212; V. CAUCHY, L’autonomie de la philosophie dans una perspective chrétienne, ibid.,
213-224; J.J. SANGUINETI, Filosofare e credere, “ED” 40 (1987), 2, 225-240; A. ALES BEL-
LO, Fenomenologia e teologia, “ED” 40 (1987), 2, 242-257; A. RIGOBELLO, Aspetti e limi-
ti dell’ispirazione cristiana nell’«Über den Humanismus», “ED” 40 (1987), 2, 325-332; D.
COMPOSTA, L’intuizione dell’essere. Breve compendio storico-teoretico di una disputa, “ED”
40 (1987), 2, 333-360; G. MURA, Ermeneutica, gnoseologia e metafisica. Attualità del
Commento di S. Tommaso al Perihermeneias di Aristotele, “ED” 40 (1987), 2, 361-390; J.
DE FINANCE, Il buon uso del «peccato contro lo spirito» ovverosia l’uso del linguaggio me-
taforico in filosofia, “ED” 40 (1987), 2, 391-402; N. PETRUZZELLIS, Etica e metafisica,
“ED” 40 (1987), 2, 413-418; P. MICCOLI, L’in-definito pensiero discorsivo. Su alcuni moti-
vi anti-aristotelici del pensiero contemporaneo, “ED” 40 (1987), 2, 419-458.
29
MONDIN, Compiti antichi e nuovi della filosofia cristiana, 211.
60
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
Citare in modo così esteso era necessario per mostrare la direzione lun-
go la quale Mondin riteneva che dovesse indirizzarsi la riflessione filosofi-
ca della Facoltà di Filosofia nella stagione seguente. E in effetti anche sul-
la Rivista troveremo il riverbero di una filosofia molto consapevole di sé
(della propria tradizione, della propria grandezza e dei propri compiti), la
quale si concepirà, soprattutto rispetto alla riflessione teologica, come mo-
mento imprescindibile per un dialogo tanto con il mondo contemporaneo
quanto con le diverse culture e religioni.
Che la diversificazione delle tematiche affrontate in questa stagione, ol-
tre che dei modi di praticare il lavoro filosofico, abbia fatto bene alla filo-
sofia all’Urbaniana lo si vede dal fatto che proprio a partire da questa sta-
gione inizia sulla Rivista un interesse per il pensiero non-occidentale, con
la presenza ad esempio di tre contributi dedicati rispettivamente a Sri Au-
robindo, alla filosofia in Africa e a Placide Tempels e al suo lavoro sulla fi-
losofia bantu31.
30
Ibid., 207 e 212.
31
Cf. A. KOLARIKAL, Integral Nondualism, “ED” 18 (1965), 2, 273-285; G. LADRILLE,
La philosophie en Afrique, “ED” 29 (1976), 3, 509-559; T. FILESI, A 40 anni da «La phi-
losophie bantoue». Il ritorno di Placide Tempels, “ED” 38 (1985), 3, 357-387.
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La stagione che si apre per la riflessione filosofica a fine anni ‘80 è la più
difficile da trattare, soprattutto perché non sembra essersi ancora conclusa.
Ad ogni modo è una stagione che presenta alcuni tratti definiti anche per-
ché la Facoltà di Filosofia dell’Urbaniana è stata guidata da Decani che la
hanno governata a lungo e che, seppur con accenti diversi, condividevano
al fondo una medesima visione. In questi anni alla guida della Facoltà si so-
no succeduti, infatti, soltanto Mondin, Guido Mazzotta e Aldo Vendemiati.
Da pochi mesi è subentrato Luca Tuninetti.
Si tratta di una visione che emerge chiaramente soprattutto in alcuni ap-
profondimenti tematici proposti in questa o quell’annata e che poi si trova
declinata con modi e flessioni specifici in molti degli articoli disseminati
nei diversi numeri della Rivista. Significativo si presenta innanzitutto il fo-
cus su moderno e post-moderno curato dalla Facoltà di Filosofia agli inizi
degli anni ‘9032, perché il discorso avanzato in precedenza da Mondin sul-
la necessità di proporre una filosofia cristiana capace di salvare la ragione
in un tempo particolarmente critico trovava ora un’importante precisazione.
Era soprattutto l’articolo di Luís Clavell, all’epoca professore di Metafisica
all’Urbaniana, a suggerire tanto la linea quanto l’atteggiamento per una fi-
losofia cristiana che si trovava a fare i conti con le tendenze dissolutrici del
post-modernismo (di cui il pensiero debole era in quel momento la massi-
ma espressione), con i materialismi pratici sia dell’Est post-comunista che
dell’Ovest liberale e con il modello di razionalità, da ultimo mutuato dalle
scienze positive, che veniva avanzato in alcuni ambiti della filosofia anali-
tica. Si trattava, secondo Clavell, di riaprire incessantemente la domanda
metafisica, oltre che di recuperare un’impostazione realista in filosofia del-
la conoscenza, provando a riproporre in questo modo le ragioni del teismo.
D’altra parte, citando da un recente volume di Enrico Berti, Le vie della ra-
gione (1987), Clavell mostrava chiaro interesse e grande apertura verso
quanto stava avvenendo attorno a sé:
32
Si vedano in particolare L. CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana,
“ED” 44 (1991), 1, 31-42 e P. MICCOLI, Eros – Thanatos. Discorso antropologico per gli
anni Novanta, “ED” 44 (1991), 1, 63-76. Sebbene meno organici, meritano una menzio-
ne anche i contributi di A. APORTONE, Per una difesa dell’autocoscienza trascendentale,
“ED” 44 (1991), 1, 77-88 e TH. GRUNDMANN, Filosofia trascendentale analitica versus
filosofia trascendentale della coscienza, “ED” 44 (1991), 1, 89-100.
62
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
Ma per fare questo in modo efficace, è necessario «entrare nel vivo del
dibattito filosofico contemporaneo, cercare di comprendere le ragioni del-
le sue varie posizioni, comprese le ragioni dell’irrazionalismo, rilevarne
le esigenze e le insufficienze, facendo scaturire, se possibile, la soluzio-
ne dal suo stesso interno. È necessario poi contribuire a determinare il
“ritorno alla filosofia”, coinvolgendo in tale dibattito un numero sempre
maggiore di persone, traducendolo in un linguaggio accessibile a tutti,
controllabile da tutti, ma anche significativo e interessante per tutti»33.
33
CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, 33.
34
Cf. M. OLIVA, La possibilità della metafisica nell’ermeneutica di Gadamer, “ED” 58
(2005), 2-3, 31-41; G. MAZZOTTA, L’Essere ritrovato. Il lungo viaggio di Paul Ricoeur,
“ED” 58 (2005), 2-3, 43-60; M. IVALDO, Esperienza religiosa, simbolo, filosofia. La medi-
tazione dell’“ultimo” Pareyson, “ED” 62 (2009), 1, 103-121.
35
Cf. G. MAZZOTTA, Figure e prospettive di inculturazione, “ED” 51 (1998), 1, 61-74.
63
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36
Cf. V. POSSENTI, Fede e ragione, “ED” 51 (1998), 2-3, 19-28.
37
Cf. “ED” 52 (1999), 1-2.
38
Per l’importanza di quest’Enciclica per la Facoltà di Filosofia in questi anni si veda
G. MAZZOTTA, La ricezione della Fides et ratio. Nell’ambito della problematica filosofica,
“ED” 63 (2010), 1, 31-48.
39
Sono espressioni felicissime usate da Mazzotta nel suo contributo al Convegno “Bib-
bia, Filosofia, Cultura”: cf. G. MAZZOTTA, I lavori del Congresso e l’interesse dell’Universi-
tà Urbaniana, “ED” 52 (1999), 1-2, 37-49, in particolare 39.
40
A. VENDEMIATI, Povera e nuda. Saggio di filosofia della filosofia, “ED” 59 (2006), 3,
199-220, in particolare 220.
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Rivista dalla Facoltà di Filosofia, insieme con l’ISA, è stato proprio un fo-
cus su «Pensare Dio» nell’anno della pandemia, a cui hanno contributo ol-
tre a Vendemiati (allora Decano), anche Lorella Congiunti, Luca Tuninetti
e lo studioso americano Joshua Hochschild41.
In secondo luogo, la metafisica è essenziale per pensare l’uomo nella
sua universalità, anche se di fatto esistono sempre e soltanto uomini ap-
partenenti a determinate culture. Di conseguenza, se un incontro pacifico
tra uomini di culture diverse è realizzabile soltanto attraverso il dialogo in-
terculturale e questo per poter avvenire necessita di un terreno comune
che non può che essere il riconoscimento dell’umano in ciascun uomo, al-
lora il discorso metafisico è condizione essenziale per la possibilità di un
dialogo interculturale e per poter realizzare quella «sinfonia delle culture»
di cui oggi si avverte sempre più il bisogno. È interessante in tal senso
l’approfondimento svolto in suo articolo da Godfrey Onah, allora docente
di Antropologia filosofia nella Facoltà di Filosofia e oggi vescovo di Nsuk-
ka, sui rapporti tra le diverse culture e l’unica natura umana realizzata in
ogni uomo42.
Infine, come ha argomentato Enrico Berti nel suo contributo al Convegno
“Bibbia, Filosofia, Cultura”, la domanda metafisica circa l’esistenza di una
spiegazione esauriente della realtà e la domanda religiosa circa l’esistenza
di un destino buono per ciascuno di noi, pur essendo profondamente diver-
se, si implicano vicendevolmente. La domanda metafisica implica la do-
manda religiosa nella misura in cui, una volta appurato attraverso l’eserci-
zio delle nostre facoltà naturali che deve esserci una causa prima di tutte le
cose (ossia una causa diversa da ogni altra causa da cui tutto da ultimo di-
pende), subito si apre per la ragione umana un’altra domanda, vale a dire
quella relativa al rapporto di questa causa con noi e per converso di noi con
essa. In modo speculare, però, la domanda religiosa di cui ciascun uomo è
portatore in quanto uomo, e a cui le diverse religioni nelle varie culture cer-
cano di dare risposta, implica la domanda metafisica nella misura in cui
chiede non una risposta qualsiasi, bensì una con contenuto veritativo43.
41
Cf. “UUJ” 83 (2020), 3. Rimando all’articolo di Fornari per i contenuti di questi con-
tributi.
42
Cf. G. ONAH, One Nature, Different Cultures, “ED” 61 (2008), 2, 11-26.
43
Cf. E. BERTI, Ermeneutica della domanda religiosa e della domanda metafisica, “ED”
62 (1999), 1-2, 193-202, in particolare 200-202.
65
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Giambattista Formica
Fin qui i tratti più definiti della riflessione filosofica che troviamo sulla
Rivista in questa stagione. Ma non c’è solo questo. La diversificazione av-
venuta nella stagione precedente aveva infatti lasciato un segno; mi limito
di conseguenza a qualche segnalazione. Un contributo la Facoltà di Filoso-
fia l’ha dato anche al fascicolo su “Il fenomeno religioso oggi”, che racco-
glieva le relazioni principali presentate al Convegno Internazionale sul te-
ma organizzato, dal 3 all’8 settembre 2000, dall’Urbaniana in collaborazio-
ne con l’Università di Roma Tre e con il Pontificio Ateneo Antoniano; a
quello su “Il fondamentalismo religioso” nei primi anni Duemila, quando
era ancora viva la ferita dell’attentato alle Torri Gemelle; al focus sulla fi-
losofia africana che raccoglie alcuni dei contributi presentati al relativo
Colloquio tenutosi nell’ottobre 2006 e organizzato dall’Università in colla-
borazione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede e dal Centre
Culturel Saint-Louis de France; come pure, da ultimo, attraverso il focus da
essa curato sull’umanesimo nel 2016 a cui ha anche contributo lo studioso
belga Dominique Lambert45.
La storia della filosofia d’altra parte ha continuato ad esser presente sul-
la Rivista anche in questa stagione sia con i numerosi contributi di Paolo
Miccoli su tematiche antropologiche, sul fenomeno del nichilismo oppure
44
MAZZOTTA, Figure e prospettive di inculturazione, 74.
45
Si vedano rispettivamente “ED” 54 (2001), 2; “ED” 56 (2003), 2; “ED” 60 (2007),
3; “UUJ” 69 (2016), 3.
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
sui grandi autori della storia del pensiero, sia attraverso la riflessione di Ar-
dian Ndreca su pensatori o problemi dell’età contemporanea, sia grazie al-
l’apporto di studiosi esterni come Anselmo Aportone, Giulia Paola Danese
Di Nicola e Marco Ivaldo46. Tra i contributi di carattere storico-filosofico
meritevoli di essere menzionati inserirei anche uno recente di Luca Tuni-
netti su John Henry Newman, anche perché pubblica per la prima volta do-
cumenti relativi a un ex-studente, ora riconosciuto come santo dalla Chie-
sa Cattolica, che dà certamente lustro all’Urbaniana47.
Infine, non è mancata sulle pagine della Rivista anche in questa stagio-
ne la riflessione sulle scienze, grazie ad alcuni contributi di Józef M.
Zycinski e di Lorella Congiunti48. Fiore all’occhiello di questa riflessione
è però senza dubbio la presenza di un articolo di Stanley Jaki49, teologo e
fisico di formazione ma noto soprattutto per i suoi lavori di storia della
scienza, per i quali ha ricevuto il Premio Templeton nel 1987. Gli studi di
Jaki in quest’ambito hanno argomentato sull’armonia di scienza e fede di-
mostrando da un lato come la teologia cattolica sia stata fondamentale per
la nascita della scienza modernamente intesa, dall’altro mostrando come
quest’ultima, grazie all’ausilio della filosofia, possa essere una via che
apre le porte della ragione alla fede. Il suo contributo su Euntes Docete
presenta uno dei suoi più noti argomenti sull’armonia di scienza e fede nel
primo senso.
46
Mi riferisco ad articoli come A. APORTONE, Il problema dei rapporti tra costitutivo e
regolativo nella «Critica del giudizio» di Kant, “ED” 41 (1988), 2, 229-255; P. MICCOLI,
Nichilismo e oltre…, “ED” 47 (1994), 1, 87-110; ID., Il cristianesimo agonico di Blaise
Pascal, “ED” 48 (1995), 1, 137-151; G.P. DANESE DI NICOLA, Antigone di Sofocle: Attua-
lità e validità del mito nelle diverse culture, “ED” 51 (1998), 2-3, 209-227; P. MICCOLI,
Frequentare il corpo e il linguaggio. Prospettiva fenomenologica sull’uomo, “ED” 56
(2003), 1, 69-90; A. NDRECA, L’istante e l’eternità in Kierkegaard, “ED” 57 (2004), 2,
177-131; M. IVALDO, La vita autentica. Una lettura della Introduzione alla vita beata di
Fichte, “UUJ” 68 (2015), 1, 141-153; P. MICCOLI, Il tempo della memoria in Agostino e
Husserl, “UUJ” 71 (2018), 1, 91-121; A. NDRECA, Il mito della crisi come potenza ordina-
trice: tra conservazione e rivoluzione, “UUJ” 74 (2021), 2, 31-54.
47
Cf. L. TUNINETTI, Newman, il Collegio di Propaganda e lo scopo dell’Università,
“UUJ” 73 (2020), 2, 5-38.
48
Tra questi mi limito a segnalare J.M. ZYCINSKI, L’evoluzionismo secondo il pensiero di
Giovanni Paolo II, “ED” 56 (2003), 1, 59-67 e L. CONGIUNTI, La collocazione epistemolo-
gica del “caso”: all’incrocio dei saperi, “UUJ” 68 (2015), 1, 109-140.
49
Cf. S. JAKI, Christ and Science, “ED” 45 (1992), 1, 93-114.
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Giambattista Formica
In conclusione
Mi rendo conto che tante cose in più potevano essere scritte in merito alla
riflessione filosofica che si è svolta sulla Rivista in questi 75 anni. Ciò che
ho cercato di fare è stato da un lato provare a fornire un’immagine di quan-
to ricca sia stata questa riflessione, dall’altro tentare di abbozzare una sua
prima comprensione storica, rinvenendo una possibile periodizzazione, cer-
cando i tratti caratteristici delle sue diverse stagioni, al fine di far emerge-
re in quale direzione si sia di volta in volta andati. La Facoltà di Filosofia
dell’Urbaniana è stata evidentemente l’anima di questa riflessione e questo
non può che suscitare oggi in ciascuno dei suoi membri al di là di un cer-
to orgoglio, anche un senso di responsabilità nei confronti del destino filo-
sofico che attende la Rivista nei prossimi decenni. Oltre che da riscrivere,
la storia è sempre anche tutta da scrivere.
Giambattista Formica
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
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Le stagioni filosofiche della Rivista. Un primo tentativo di periodizzazione
ABSTRACT
This article is a preliminary and brief outline of the philosophical reflection host-
ed in Euntes Docete – Urbaniana University Journal pages in the journal first 75
years of activity, starting from the research activity carried on in the Philosophy
Faculty of Pontifical Urbaniana University. In particular, this research is seen as
the unfolding of three philosophical seasons. A first, strongly identitarian sea-
son, which runs from 1948 to 1959 with a clear thomist influence, seems to be
followed by a second one, which runs from 1960 to 1987, in which this reflec-
tion was diversified, in fact setting the conditions for a third season that has not
yet ended. Eventually, it is possible to identify a last season, which goes from
1988 to the present, in which a more self-aware reflection has been developing,
especially as for theological reflection, as an indispensable occasion of dia-
logue with the contemporary world.
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Introduzione
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Paolo Fornari
La Storia dell’Ateismo
La prima grande stagione coincide con la dirigenza del suo ispiratore e fon-
datore, Cornelio Fabro. Con riferimento a questo periodo, colpisce il fatto
che gli indizi della presenza dell’Istituto di Storia dell’Ateismo all’interno
della Rivista precedano anche la sua stessa menzione nell’organigramma
1
Come nel caso del numero monografico dedicato alla filosofia cristiana, [“ED” 40 (1987), 2],
o quello ospitante gli interventi presentati nel Convegno sul fenomeno religioso, del settembre del
2000 [“ED” 54 (2001), 2]; per l’edizione integrale degli atti, cf. G. MURA – R. CIPRIANI (eds.), Il fe-
nomeno religioso oggi. Tradizione, mutamento, negazione, Urbaniana University Press, Città del Va-
ticano 2002. Per quanto tematicamente affini ai suoi interessi di ricerca, questi contributi non men-
zionano in alcun modo l’Istituto, anzi fanno esplicito riferimento ad iniziative di ricerca promosse
rispettivamente dalla Facoltà di Filosofia, in omaggio al Prof. Bogliolo, e dalla stessa Urbaniana, in
collaborazione con altri atenei, in occasione del Giubileo delle Università.
72
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
2
L’ISA è menzionato nei Kalendaria dell’Università solo a partire dall’A.A. 1961-1962, come
istituto di ricerca che offre corsi integrativi dei curricula offerti dalle Facoltà di Filosofia e di Teologia.
3
C. FABRO, L’ateismo costruttivo come caratteristica della irreligiosità contemporanea, “ED” 13
(1960), 1, 3-39.
4
ID., Osservazioni critiche sulla nozione di “ateismo”, “ED” 16 (1963), 2, 197-221.
73
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Paolo Fornari
contraddizione con le istanze più fondamentali della ragione: non solo la sua
naturale inclinazione alla ricerca del fine ultimo, ma anche le stesse esigen-
ze della coerenza e della non-contraddizione logica, il fattuale misconosci-
mento delle quali soltanto può giustificare la fiducia in principi auto-con-
tradditori quali la dialettica materiale o lo spirito immanente5. Alla base di
siffatto atteggiamento teorico si deve riconoscere una precisa postura meta-
fisica, una presa di posizione circa la costituzione stessa del reale e circa il
ruolo della libertà umana al suo interno, e che può sinteticamente essere de-
scritta nei termini di una vera e propria (irragionevole) decisione per il prin-
cipio di immanenza. Solo in virtù di essa l’ateo può giustificare la propria
convinzione soggettiva e, forte di questa verità, farsi carico dell’errore teista,
che cercherà di spiegare come un fallimento di bersaglio, una proiezione es-
senzialmente sviata del suo anelito alla perfezione immanente. Il dialogo con
gli atei esige dunque certamente uno sguardo metafisico, capace di ritrovare
nell’esperienza stessa le ragioni della credenza teistica, mediante una ricer-
ca animata da rigorosa disciplina analogica, che prenda ad oggetto l’essere
finito per risalire fino al suo principio trascendente6. E tuttavia non potrà ri-
dursi a mera apologia né ad una semplice confutazione dottrinale; piuttosto,
dovrà risalire alla peculiare strutturazione della coscienza che lo giustifica,
per riaprirla dall’interno, cogliendo la possibilità di risvegliare, anche a que-
sto livello, quel “germe” di religiosità che l’ateo cerca ancora di soddisfare,
attraverso lo pseudo-trascendimento promesso dalla tecnica e dalla scienza,
dall’arte e dalla cultura, dalla politica e dallo zelo rivoluzionario.
Da un altro lato, il confronto con l’ateismo di massa esigerà, in aggiunta
alla rettificazione metafisica dello sguardo, un confronto sistematico e ca-
pillare con il senso comune, e in particolare con la vulgata scientista ormai
dominante, per ritrovare su questa base più ampia le condizioni di una le-
gittima reductio al fondamento. E a maggior ragione in un’epoca in cui la
causa del materialismo dialettico, soprattutto nella sua variante marxista-
leninista ed engelsiana, avanza esplicite rivendicazioni di superiorità
scientifica nei confronti del teismo.
Questi filoni fondamentali – la diagnosi delle radici teoriche dell’ateismo,
la critica delle pretese di auto-salvazione implicite nella sua versione mili-
tante, e soprattutto marxista, il confronto con le interpretazioni riduzionisti-
5
Cf. ibid., 200.
6
Cf. ibid., 212-214.
74
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
Lo Studio dell’Ateismo
A partire dal 1977 l’Istituto conosce una nuova fase di rilancio, in collabo-
razione con il Segretariato per i non Credenti. Il nuovo impulso inferto al
confronto con il mondo moderno dal Concilio Vaticano II trova ora un’espli-
cita espressione nell’Università missionaria per eccellenza, attraverso un
aggiornamento teso ad implementare le risorse e le capacità di ricerca del-
l’ISA. Il 14 febbraio, in un memorabile atto accademico è così inaugurato
il rinnovato Istituto per lo Studio dell’Ateismo, Direttore il prof. Battista
Mondin (1977-1980)10. Il nuovo Istituto conferisce un diploma di specia-
lizzazione triennale, ovvero un curriculum specifico nel corso di Licenza in
Filosofia. In aggiunta a questa riforma statutaria, l’Istituto sembra inoltre
aver aggiornato la propria missione scientifica: oltre al tradizionale con-
fronto con l’ateismo, emerge ora un più esteso interesse per «il confronto fra
cristianesimo e culture contemporanee, nonché [per] una pastorale rispon-
dente alle attese critiche dei non credenti»11.
17
R. MASI, L’insegnamento di Pio XII contro il materialismo dialettico ateo, “ED” 13 (1960), 1,
40-75.
18
V. MIANO, Il marxismo al XII congresso internazionale di filosofia in Messico (7-14 set. 1963),
“ED” 17 (1964), 1, 123-131.
19
ID., De quibusdam condicionibus dialogi cum non-credentibus, “ED” 19 (1966), 2-3, 293-301,
nonché Deellenizzazione del teismo cristiano. Leslie Dewart, “ED” 29 (1976), 1, 137-163.
10
Cf. la Cronaca riportata in “ED” 30 (1977), 1, 158-160.
11
Secondo la lettera del testo di presentazione introdotto nel Kalendarium dell’A.A. 1978-79.
75
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Paolo Fornari
12
Per gli atti integrali, cf. Evangelizzazione e ateismo, Urbaniana University Press – Paideia, Ro-
ma – Brescia 1981.
13
“ED” 35 (1982), 1, 3-201.
14
“ED” 31 (1978), 2, 313-334. Con la moderazione e le conclusioni di Mondin, il dibattito ri-
guardò i rapporti fra fede e conoscenza scientifica, considerata secondo le sue diverse espressioni,
nella prospettiva di un genetista (Angelo Bianchi), di un fisico (Franco Bassani), di un filosofo e teo-
logo (Xavier Tilliette).
15
«[…] nell’ateismo non c’è umanesimo, ma barbarie; non c’è libertà, ma oppressione; non c’è
verità, ma oscurantismo. E la storia di questi ultimi anni lo conferma in pieno», discorso inaugura-
le, cit. in M.A. [MATTEO AJASSA?], Nella prospettiva della evangelizzazione. Appunti per una storia
dell’Istituto per lo Studio dell’Ateismo, “ED” 35 (1982), 1, 194.
16
P. MICCOLI, Per una diagnosi dell’odierno ateismo, “ED” 30 (1977), 3, 386-419.
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
lismo ateo. Lungo queste nuove coordinate, che rinchiudono il senso dell’e-
sistere umano in una temporalità contingente, priva di significato e di strut-
turazione teleologica, non rimane altro spazio di pensabilità per la trascen-
denza che nei termini della pura problematicità, “[della] trama completa
delle relazioni cosmiche e dei rapporti storici in un fieri indefinito”17.
Sulle nuove forme assunte dalla non credenza si concentra appunto la ri-
cerca di questi anni, sia indagandone le radici, sia esaminandone le espres-
sioni, con un aggiornato interesse multidisciplinare. Da un lato, si amplia la
ricerca sulle manifestazioni di un ateismo fattosi cultura di massa, integran-
do indagini empiriche sulla storia e la geografia della non credenza, nonché
la sistematica ricognizione dei principali modelli di autorappresentazione
dell’uomo contemporaneo, come si rivelano nei principali canali della pro-
duzione culturale: il cinema, il teatro, la letteratura, i mass media18.
Dall’altro, sul piano propositivo, si prendono in esame le condizioni per
una presentazione aggiornata e credibile della proposta teistica, in confor-
mità con la vocazione propriamente pastorale ed evangelizzatrice dell’Isti-
tuto19. Un compito che chiama in causa un impegno sul duplice piano del
confronto culturale e di una coerente testimonianza cristiana. Quanto al pri-
mo punto, si rende ancora necessaria la critica della vulgata scientista, se-
condo cui il progresso delle scienze moderne costituirebbe la definitiva di-
mostrazione della verità del materialismo20; il dialogo dovrà però estender-
17
Ibid., 403.
18
In questa linea i contributi dedicati all’ateismo e la credenza nella letteratura contemporanea:
ad es., U.M. PALANZA, Limiti del cristianesimo di Silone, “ED” 35 (1982), 1, 139-148 e G. MOLINA-
RI, L’ateismo di Pirandello, ibid., 149-171. Da segnalare in maniera specifica, i contributi, a metà
strada fra la ricognizione sociologica e l’analisi filosofica: M. AJASSA, L’uomo contemporaneo e la ten-
tazione atea, ibid., 65-71; Le comunicazioni sociali nell’approccio pastorale, “ED” 36 (1983), 3,
489-500. Questi saggi, dedicati a quella che potrebbe esser chiamata una fenomenologia della pro-
duzione culturale contemporanea, trovano evidente riscontro in un decennio di insegnamenti tenu-
ti dallo Stesso presso l’ISA (1977-1987), dedicati alle espressioni dell’ateismo nel cinema, nel tea-
tro, nella letteratura e nei mezzi di comunicazione di massa. Corre ancora l’obbligo di ricordare co-
me questa tradizione di analisi ha conosciuto periodiche riattualizzazioni, mediante corsi specifica-
mente dedicati, sotto la direzione di Ardian Ndreca (negli anni 2008-2010), Leonardo Sileo (A.A.
2014-2015) e Lorella Congiunti (A.A. 2020-21).
19
Cf. M.A. [MATTEO AJASSA?], Nella prospettiva della evangelizzazione, 191-196.
20
In questa linea, oltre alla prolusione del cardinal König, ad inaugurazione del nuovo corso
[Il fallimento dell’ateismo scientifico, “ED” 31 (1978), 2, 191-199)], e la già menzionata Tavola
Rotonda del 1977, si possono ricordare i contributi tesi ad aprire canali di comunicazione fra
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scienza, religione, e fede. Dunque, senz’altro: P. MAGNI, Scienza e catechesi, “ED” 35 (1982), 1,
89-93; poi, per peculiare affinità tematica, E. CANTORE, Science, Religion, and Human Dignity.
Notes for Contemporary Evangelization, “ED” 35 (1982), 2, 213-224; MIANO, Una delle cause prin-
cipali dei malintesi tra fede (e Chiesa) e scienza: la nozione di scienza e la sua evoluzione, “ED” 31
(1978), 2, 200-208.
21
Sul punto, si vedano R. CIPRIANI, Linguaggio ed interessi nella società del sacro “selvaggio”,
“ED” 35 (1982), 1, 107-114; ma anche A. GRUMELLI, Pré-politique et religion, “ED” 33 (1980), 1,
117-121; ID., Fede cristiana e scienze sociali, “ED” 35 (1982), 3, 557-564; ID., Spazi religiosi in un
mondo secolarizzato, “ED” 40 (1987), 3, 581-595, che presentano chiare corrispondenze tematiche
con i corsi tenuti presso l’Istituto in quegli anni.
22
Cf. MICCOLI, Per una diagnosi dell’odierno ateismo, 405-411; ID., Tipologie del pensiero ateo,
“ED” 36 (1983), 1, 39-50.
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
23
Ai quali P. MICCOLI dedica, in questi anni: S. Agostino e la ripresa della riflessione cristiana
sulla storia, “ED” 33 (1980), 1, 85-98; Storia e profezia nel pensiero di s. Agostino, “ED” 39 (1986),
1, 45-66 e, più avanti, Il cristianesimo agonico di Blaise Pascal, “ED” 48 (1995), 1, 137-151.
24
In questa linea, cf. ID., Senso e ambiguità della de-soggettivazione filosofica nel pensiero di
Martin Heidegger, “ED” 33 (1980), 1, 63-84; cf. anche G. PENZO, La differenza ontologica e il pro-
blema di Dio in Heidegger, in s. Tommaso e in Gogarten,”ED” 35 (1982), 1, 115-137.
25
Cf. P. MICCOLI, La nietzschiana “morte di Dio” e le ambiguità del nichilismo odierno, “ED” 35
(1982), 3, 525-541; ID., Intorno a Nietzsche profeta della morte di Dio, “ED” 29 (1976), 3, 567-591.
26
Cf., in ordine cronologico: B. MONDIN, Dialogo tra marxismo e cristianesimo, “ED” 30 (1977),
3, 373-385; Religione, cultura e cristianesimo, “ED” 31 (1978), 1, 5-24; ID., Valori essenziali per il
rinnovamento della cultura, “ED” 35 (1982), 2, 291-318; ID., Umanesimi atei e umanesimo cristia-
no, “ED” 36 (1983), 1, 19-38; ID., I valori fondamentali della persona, della morale e della religio-
ne in prospettiva planetaria, “ED” 39 (1986), 3, 471-489. Temi che Mondin affronta e continuerà
ad affrontare per diversi anni, nel contesto della sua docenza presso l’ISA, e che culmineranno nel
suo Una nuova cultura per una nuova società (Editore Massimo, Milano 1981). Circa il confronto fra
cultura cristiana e cultura marxista, cf. anche F. SKODA, Osservazioni sul Simposio di Budapest: “So-
cietà e valori etici” (8-10 ottobre 1986), “ED” 39 (1986), 3, 523-530.
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27
Cf. P. MICCOLI, Riflessioni in margine al Congresso Internazionale su “Evangelizzazione e Atei-
smo”, 34 (1981), 1, 135-139; ID. Ateismo e pastorale, “ED” 35 (1982), 1, 5-31. In questa linea, si ve-
da anche il Forum (41 [1988], 2, 273-314), a commento del libro di P. MICCOLI, Secolarizzazione della
teodicea. Per un ripensamento dell’ordine del mondo e del senso della storia, (L.I.E.F., Vicenza 1986).
28
Cf. L. CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, “ED” 44 (1991), 1, 31-42.
29
Sul punto cf. anche P. MICCOLI, Eros – Thanatos. Discorso antropologico per gli anni Novanta,
ibid., 43-75.
30
CLAVELL, Alcuni compiti attuali della filosofia cristiana, 34-35.
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
31
Cf. Kalendarium, 1992-1993. Poi denominato, negli Statuti del 2011, Istituto di Ricerca del-
la non credenza e delle culture.
32
Cf. Kalendarium 2001-2002, 147.
33
Cf. Kalendarium 2002-2003, 134.
34
Cf. Kalendarium 2007-2008, 136.
35
In ascolto peraltro delle indicazioni di Fides et Ratio, n. 104, esplicitamente recepite nel te-
sto di presentazione dell’Istituto a partire dall’A.A. 2002-2003.
36
Evidenti corrispondenze con insegnamenti tenuti presso l’Istituto si trovano ad es., ordinati al-
fabeticamente per autore, in: G. BLANDINO, Scienza e fede, “ED” 46 (1993), 1, 139-147; C. GATTO
TROCCHI, Antropologia culturale delle religioni, “ED” 55 (2002), 3, 103-112; EAD., Nomadismo spi-
rituale e ricerca del sacro, “ED” 53 (2000), 1, 181-190; A. NDRECA, L’istante e l’eternità in Kierke-
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Paolo Fornari
tavia a vincere la sensazione che, perlomeno dal punto di vista delle sue
espressioni ufficiali, la sua presenza sulla Rivista si sia in effetti diradata.
Una significativa eccezione è rappresentata dal Colloquio Internazionale
Quale Umanesimo per il Terzo Millennio?, organizzato in collaborazione con
il Pontificio Consiglio per la Cultura37, teso a mettere in luce le condizioni
per un nuovo umanesimo, che – superando gli umanesimi antropocentrici
e ateistici, così come le antropologie riduttive di orientamento scientista,
materialista ed economicista – riapra la possibilità di una declinazione in-
tegrale della promozione umana, capace di porre al centro l’uomo senza
idolatrarlo, rispettando la complessa molteplicità di dimensioni e di esigen-
ze che nel suo vivere si esprimono, ma anche e soprattutto lo spazio ineli-
minabile di mistero al quale la sua esistenza rimane essenzialmente aper-
ta38. Una riflessione che in questo sforzo di considerazione integrale esige
di assumere una forma multidisciplinare, attraversando i diversi ambiti del-
la riflessione teoretica ed etica39, della comunicazione e dell’estetica40, ma
gaard, “ED” 57 (2004), 2, 117-131. Analoghe corrispondenze rivela poi G. ONAH, One Nature, Dif-
ferent Cultures, “ED” 61 (2008), 2, 11-26, nel quale si considera come la natura umana sia il princi-
pio atto a rendere ragione dell’esistenza stessa delle culture, nonché il luogo adeguato per il confron-
to filosofico fra di esse: tema in evidente sintonia con l’insegnamento svolto da Onah nell’Istituto, del
quale peraltro fu Direttore, dal 2001 al 2007. Meno certa è l’attribuzione del suo L’essere umano al
centro della tradizione filosofica africana, “ED” 60 (2007), 3, 11-30, che nell’intercettare un tema di
insegnamento di quegli anni, è però esplicitamente ricondotto, senza alcuna menzione dell’Istituto, ad
un Colloquio organizzato dall’Università in convenzione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa
Sede, sui temi della critica postcoloniale (cf. G. COLZANI, Dal potere all’ascolto, ibid., 7).
37
“ED” 53, (2000), 2. Del ruolo svolto dall’Istituto nell’organizzazione ci danno chiara indica-
zione i discorsi inaugurali del card. Paul Poupard (Quale umanesimo per il Terzo Millennio?, ibid.
7-14) e del Rettore Magnifico dell’epoca, Ambrogio Spreafico (Discorso di apertura, ibid. 212-214).
38
POUPARD, Quale umanesimo per il Terzo Millennio?, 9.
39
Ove vengono in primo piano la molteplicità complessa dei bisogni e delle istanze specifiche
del vivere umano (S. PALUMBIERI, Un paradosso chiamato uomo, ibid., 25-44), l’esigenza di una in-
tegrazione armonica delle scienze attorno ad un principio ontologico, capace di ricondurle ad una
sintesi intelligibile (A. CONTAT, Dal codizionamento alla causalità. Appunti liminari per un umane-
simo integrale, ibid., 45-55) della corretta collocazione dell’uomo nel cosmo, in dialogo con la co-
smologia contemporanea, (J.M. ZYCINSKI, La persona umana e la visione del mondo nella fisica con-
temporanea, ibid., 57-66), infine di una fenomenologia capace di abbracciare integralmente le mol-
teplici dimensioni dell’esperienza umana, inclusiva del rapporto alla trascendenza (A. ALES BELLO,
Fenomenologia e umanesimo, ibid., 125-127).
40
Nella quale si sottolinea l’esigenza di un’ermeneutica contemplativa, aperta all’essere e al mi-
stero di Dio, e del rapporto di scambio interpersonale e interculturale, quali rimedi ad un contesto
ove il mezzo comunicativo sembra prevalere sui contenuti (G. MURA, La parola e il messaggio, ibid.,
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
67-87), nonché il contributo che a tale scopo può venire dal linguaggio della bellezza, via di acces-
so privilegiata alla verità dell’uomo e al suo mistero (cf. M. RUPNIK, L’icona, l’invisibile e la storia,
ibid., 89-97; CLAVELL, Poesia e comunicazione, ibid., 129-131).
41
Cf. W. KASPER, Comprensione teologica dell’uomo, ibid., 15-23; J. CASTELLANO CERVERA, Teo-
logia e contemplazione del mistero, ibid., 99-121.
42
“ED” 62 (2009), 2, 9-123.
43
Cf. N. GENGHINI, La fede nell’età secolare, ibid., 31-42. Per una valutazione in prospettiva
teologica, cf. P. O’CALLAGHAN, The Eclipse of Worship. Theological Reflections on Charles Taylor’s
A Secular Age, ibid., 89-123. Da ricordare anche, come ulteriore approfondimento del tema, M.
BORGHESI, Oltre la secolarizzazione? La controversia tra L. Strauss e K. Löwith sulla ripetizione del-
l’antico, ibid., 67-88.
44
Cf. A. NDRECA, Risonanze e fragilità dell’età secolare, ibid., 11-30.
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genza di riscoprire, nel deserto dell’assenza di Dio, gli spazi della metafi-
sica e dell’esperienza religiosa, predisponendo quel ritorno dell’eterno nel
tempo, di cui solo una coscienza aperta alla trascendenza può essere testi-
mone, poiché solo in Dio può estinguersi la nostra sete di riscatto45.
Una riscoperta, d’altra parte, che invita ad interrogarsi in forma nuova
sulle strategie di confronto con la mentalità secolare, cercando certamente
di denunciarne i vicoli ciechi e le contraddizioni, ma cogliendo anche le op-
portunità teoretiche di cui è portatrice, quali si rendono accessibili alle me-
todologie filosofiche dell’ermeneutica, della fenomenologia e di una filoso-
fia della storia concretamente calate nel Lebenswelt dell’uomo contempora-
neo. È in questa luce che nel Forum del 201246, il centenario di Fabro è oc-
casione, oltre che per valutare pregi e limiti delle sue diagnosi47, per inter-
rogarsi circa il senso e le condizioni del confronto con la cultura odierna, af-
fermando l’esigenza di un aggiornamento dei linguaggi filosofici, onde trar-
re profitto dalle sincere esigenze spirituali di cui il pensiero contemporaneo
è portatore, a costo di rinunciare alle categorizzazioni della metafisica tra-
dizionale48. Va osservato, però, che questa apertura a nuovi linguaggi filoso-
fici non potrebbe conseguire i suoi specifici intenti dialogici ove non fosse
capace di mantenersi nell’alveo di una riflessione a sua volta ontologica, at-
tenta a riconoscere l’ordine che struttura intimamente l’esperienza.
E proprio alla verità dell’essere con la sua strutturale articolazione ana-
logica, e la sua capacità di rimandare al primo Principio, è dedicata l’ulti-
ma perspicua espressione dell’Istituto sulle pagine della Rivista. Il fascico-
lo n. 3 del 2020 ospita alcuni contributi offerti dai docenti della Facoltà di
Filosofia, in occasione di differenti seminari, organizzati in collaborazione
con l’ISA, dedicati alla possibilità del discorso filosofico su Dio, secondo le
45
P. MICCOLI, Sull’esperienza religiosa possibile in epoca di secolarizzazione, ibid., 43-65. Cf. anche
il successivo A. NDRECA, La società secolarizzata e il rischio di Dio, “UUJ” 66 (2013), 1, 141-158.
46
“ED” 65 (2012), 1, 7-113.
47
Cf. A. NDRECA, La prima comprensione fabriana dell’esistenzialismo, ibid., 41-58.
48
Cf. P. MICCOLI, Cornelio Fabro o della modernità sotto sequestro, ibid., 9-39. A questo proposi-
to occorre tuttavia rilevare che la stessa evoluzione della diagnosi fabriana e il ruolo in essa svolto
dalla riflessione sulla libertà sembrano in effetti testimoniare, ben più che di un mero trincerarsi
nella “difesa di un solo sistema filosofico”, di una sincera intenzione di confronto – pur in un qua-
dro tomista – con la modernità. Sul punto, cf. E.C. FONTANA, La lezione della filosofia moderna. Il
percorso di Fabro all’Urbaniana, ibid., 79-113 e M. BORGHESI, Modernità e ateismo. Il confronto tra
Cornelio Fabro e Augusto Del Noce, ibid., 59-77.
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
49
L. CONGIUNTI, Dio nella filosofia della natura, “UUJ” 73 (2020), 3, 17-37.
50
L. TUNINETTI, Conoscere Dio, ibid., 39-71.
51
J. HOCHSCHILD, Piety without Metaphysics. The Moral Pedagogy of Hume’s Dialogues Concern-
ing Natural Religion, ibid., 73-99.
52
A. VENDEMIATI, L’etica ha bisogno di Dio?, ibid., 101 -124.
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Paolo Fornari
dal quale tutte le cose mutuano la loro esistenza, e nel quale ciascuna tro-
va il suo ultimo significato: quod Deus dicitur. E costituisce forse qualcosa
di più che un semplice omaggio alla memoria, il fatto che l’ultima traccia
delle ricerche dell’Istituto sulle pagine di questa Rivista termini proprio
con una citazione da Partecipazione e causalità, di Cornelio Fabro53.
Considerazioni conclusive
Paolo Fornari
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
53
Ibid., 122 -123.
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L’Istituto per lo Studio dell’ateismo e della non credenza. Le tracce di una ricerca
ABSTRACT
The article aims to reconstruct the traces that the Institute for the Study of
Atheism and Non-belief (ISA) has left on the pages of the Journal, drawing not
only from explicit references to the Institute activities but also from more implicit
indications found in the examination of the annual teachings as recorded in the
Kalendaria. It also identifies peculiar thematic correspondences with the re-
search intentions expressed by the scholars who successively held the role of
Director. What emerges is the history of sixty years of research capable of up-
dating its interests according to the demands of different historical moments
while remaining faithful to the philosophical need for rational inquiry into the hu-
man condition and attentive to recognizing, even in latent expressions, the de-
sire for God that continues to stir the hearts of men, ultimately guiding their
thoughts and actions, even when they attempt to confine their thinking within an
immanent framework.
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UUJ
UN CAMMINO TEOLOGICO PLURALE
Giovanni Rizzi
Dalla fine della seconda guerra mondiale
al nuovo assetto dell’Unione Europea.
Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Mario Bracci
Settantacinque anni di teologia dogmatica:
un anniversario, una stagione teologica,
un cambio d’epoca
Giulio Cesareo
La teologia morale nei settantacinque anni
della Rivista
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Giovanni Rizzi
Introduzione – Gli apporti biblici nella fisionomia editoriale della Rivista – Dalle nuove
traduzioni italiane della Bibbia dalle lingue originali al Diploma Interconfessionale in Teo-
ria e Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB); Dagli inizi al Concilio Vaticano II; Dal
post-Concilio al documento sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa; Dal documen-
to sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa al Diploma per la Traduzione della Bib-
bia – I contributi di docenti di altre istituzioni accademiche; Antico Testamento; Nuovo Te-
stamento; Teologia Biblica; Ermeneutica giudaica ed ermeneutica cristiana; Letteratura
giudaica peritestamentaria; Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento; Giudaismo e dia-
logo con il mondo ebraico; Traduzioni della Bibbia: Bibbia e Teologia delle religioni; Bib-
bia e culture – I contributi dei docenti della Pontificia Università Urbaniana; Antico Te-
stamento; Nuovo Testamento; Giudeo-cristianesimo; Mondo circostante la Bibbia e cultu-
re; Archeologia biblica; Letteratura apocrifa del Nuovo Testamento; Teologia Biblica; Giu-
daismo e Cristianesimo e dialogo ebraico-cristiano; Lingue bibliche, antiche versioni e re-
centi traduzioni della Bibbia – Conclusione
Parole chiave: Scuola francescana alla PUU; DITB/IDBT; Teologia Biblica; Traduzioni
della Bibbia
Introduzione
91
2/2023 ANNO LXXVI, 91-133 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Giovanni Rizzi
1
Cf. https://www.urbaniana.edu/urbaniana/Teologia/CorsiDITB.aspx [https://archive.is/
mOIpI].
2
Cf. https://www.urbaniana.edu/urbaniana/File/ArchivioNews.aspx [https://archive.is/
E9pKd].
92
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
3
FRANCESCO, Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia Romana e il
suo servizio alla Chiesa e al Mondo, 19.03.2022.
93
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Giovanni Rizzi
I settantacinque anni di vita della Rivista Euntes Docete (oggi UUJ) dise-
gnano un quadro evolutivo offerto dai contributi biblici alla Rivista stessa.
Tuttavia, non sembra che si possa cogliere un’unica linea precisa della Ri-
vista, considerando i contributi biblici ospitati. Se ne possono invece intra-
vedere le varie “stagioni” ecclesiali, e anche biblico-teologiche ed esegeti-
che, alcune presenze di scuole o di metodologie bibliche più evidenziate,
istanze missionologiche e così via. Di fatto si possono prendere in conside-
razione alcune principali fasi epocali: dagli inizi al Concilio Vaticano II; dal
94
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Fin dal primo numero di Euntes Docete nel 1948 si avvertono gli echi di una
nuova fase degli studi biblici nel mondo “europeo”5 e anche, di riflesso in
quello italiano. Con l’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943) di Pio XII si
era aperta la porta alle traduzioni della Bibbia dai testi originali, non più
vincolate alla Vulgata, e ai metodi moderni di indagine storico critica. I pri-
mi due contributi biblici per Euntes Docete (1948) sono di S. GAROFALO
(1911-1998)6 nella rubrica «Notae Commentationes»: Il Nuovo Salterio La-
tino7, e Le origini del Pentateuco e la storia biblica primitiva8. Nel prende-
4
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Docu-
menti Vaticani, LEV, Città del Vaticano 1993. Il documento puntualizza la situazione del-
l’esegesi biblica contemporanea, evidenziando la necessità di due metodologie struttura-
li anche per la docenza della Sacra Scrittura: i metodi diacronici e i metodi sincronici; su
un piano diverso, complementare, sono collocati vari tipi di approcci alla Sacra Scrittura
a partire dal giudaismo, fino a dare un certo spazio all’approccio femminista. La lettura
patristica della Sacra Scrittura trova spazio all’interno di una lettura spirituale.
5
La qualifica di “europeo”, che equivale a quella di “occidentale”, dell’“occidente pla-
netario”, allude volutamente al fatto che il progresso delle scienze bibliche e orientalistiche
tende ancora oggi a non coinvolgere le Chiese appartenenti all’Ortodossia e le Chiese Orien-
tali, a meno che queste non rinuncino pericolosamente a una loro anche consolidata tradi-
zione biblica, esegetica e teologica, considerata invece “pre-critica”. Non è difficile osser-
vare come gli studenti, seminaristi, suore e sacerdoti, che provengono dalle Chiese apparte-
nenti all’Ortodossia e dalle Chiese Orientali per essere formati allo studio della Bibbia, se-
condo i moderni criteri “occidentali” delle scienze bibliche e orientalistiche, si adattino a
questa loro inculturazione, senza però riuscire a esprimere il patrimonio biblico, esegetico e
teologico delle loro tradizioni. Gli stessi vescovi di queste Chiese, che mandano le loro gio-
vani vocazioni a formarsi in prestigiose università occidentali, sanno perfettamente che il lo-
ro rientro nelle rispettive Chiese non sarà facile, perché simile cultura biblica occidentale è
estranea al popolo di Dio, salvo forse qualche tratto più facilmente omologabile.
6
Biblista, che sarebbe divenuto famoso in Italia e che sarebbe stato chiamato tra gli
esperti al Concilio Vaticano II, insegnò all’Urbaniana, di cui divenne Rettore Magnifico
dal 1958 al 1971.
7
S. GAROFALO, Il Nuovo Salterio Latino, “ED” 1 (1948), 1-2, 120-124.
8
ID., Le origini del Pentateuco e la storia biblica primitiva, ibid., 124-128.
95
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19
Inizialmente già con l’apporto di F. Zorrel S.J. (1939), e poi con quello dei professo-
ri del Biblico di Roma (Poliglotta Vaticana, 1945), insieme ai cantici biblici della liturgia
delle ore, con note critiche ed esegetiche, Pio XII aveva voluto un’edizione nuova del Sal-
terio latino, destinata ad aiutare i sacerdoti a comprendere il senso letterale dei Salmi (cf.
G. RIZZI, Edizioni della Bibbia nel contesto di Propaganda Fide. Uno studio delle edizio-
ni della Bibbia presso la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, vol. II – Il con-
tinente europeo, UUP, Città del Vaticano 2006, 380-381).
10
P. PARENTE (1891-1986); dal 1934 al 1938 fu rettore dell’Ateneo dell’Urbaniana; do-
cente all’Urbaniana dal 1940 al 1955, quando fu nominato da Pio XII arcivescovo di Pe-
rugia. Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) sin dalla fase preparatoria quando gli
fu affidato il compito di rivedere diversi schemi. Durante le sessioni conciliari furono nu-
merosi i suoi interventi sulla Parola di Dio, la libertà religiosa e sulle questioni etiche e
teologiche. Fu scelto da Paolo VI per guidare la commissione sulla collegialità: sostenne i
rapporti tra la collegialità episcopale e il primato petrino. Fu segretario della Congrega-
zione per la Dottrina della Fede (1965-1967). Paolo VI lo creò cardinale nel concistoro del
26 giugno 1967. In occasione della sua elezione ad arcivescovo di Perugia (1955), la Ri-
vista gli dedicò la «Miscellanea in Honorem P. Parente» [“ED” 9 (1956), 1-3]; anche in
occasione della sua elezione a cardinale (1967), la Rivista gli dedicò la «Miscellanea in
Honorem Petri card. Parente» [“ED” 20 (1967), n.u., 458 pp.].
11
Nella rubrica «Notae Commentationes», I due Adami e la nostra solidarietà con lo-
ro, “ED” 1 (1948), 3, 274-280.
12
Ibid., 195-204.
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
13
Fu professore di S. Scrittura anche all’Urbaniana fino al 1972, quando la Rivista gli
dedicò la «Miscellanea in Honorem Bonaventurae Mariani» “ED” 25 (1972), 1-3, 516 pp.
14
Il dogma fu proclamato da Pio XII nel 1950.
15
“ED” 1 (1948), 3, 179-194.
16
Nella rubrica “Bibliographica”, ibid., 309-310.
17
Fu professore all’Università Urbaniana dal 1952 al 2002; specialista di fama inter-
nazionale in lingue bibliche e orientali e nella letteratura apocrifa del NT.
18
È stato professore di Ecclesiologia all’Urbaniana.
19
Nella rubrica «Studia»: Il peso di Dio e l’angoscia dell’uomo Giobbe, “ED” 2 (1949),
1, 3-30.
20
“ED” 4 (1951), 1-2. In Litteras Encyclicas “Humani Generis” PII PP. XII Commen-
tarium Magistris Pont. Universitatis De Propaganda Fide Auctoribus Romae – Editiones
Urbanianae.
21
“ED” 7 (1954), 1.
22
“ED” 3 (1950), 2.
23
“ED” 8 (1955), 2.
24
“ED” 9 (1956), 1-3.
97
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25
“ED” 2 (1949), 2.
26
“ED” 2 (1949), 2.
27
È stato professore di lingua ebraica all’Urbaniana.
28
“ED” 5 (1952), 1-2. In Litteras Encyclicas “Evangelii Praecones” PII PP. XII Com-
mentarium Magistris Pont. Instituti Missionalis Scientifici De Propagande Fide A.A. – Ro-
mae – Editiones Urbanianae.
29
“ED” 8 (1955), 3.
30
“ED” 12 (1959), 2.
31
“ED” 10 (1957), 2.
32
Ivi.
33
“ED” 12 (1959), 2.
34
Ivi.
98
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
35
“ED” 13 (1960), 3.
36
“ED” 14 (1961), 2-3.
37
“L’Osservatore Romano”, Mercoledì 28 giugno 1961, 1-2.
38
CONGREGATIO SANCTI OFFICII, Decretum. Proscriptio libri (Feria IV die U Iunii 1961),
AAS 53 (1961), 507-508: «In generali consessu Supremae Sacrae Congregationis Sancti
Officii, Emi ac Revmi Domini Cardinales, rebus fidei et morum tutandis praepositi, prae-
habito Consultorum voto, damnarunt atque in Indicem librorum prohibitorum inserendum
mandarunt librum qui inscribitur: Jean Steinmann. La Vie de Jésus, Paris, éd. “Club des
Libraires de France”».
39
K. SCHELKENS, Catholic Theology of Revelation on the Eve of Vatican II. A Redaction
History of the Schema De fontibus revelationis (1960-1962), (Brill’s series in church his-
tory; Vol. 41), Brill, Leiden – Boston, MA 2010.
40
“ED” 12 (1959), 2.
41
“ED” 12 (1959), 3.
42
L’articolo era destinato a far parte dell’opera Le chrétien dans la théologie paulinien-
ne, in via di stampa nella collana Lectio Divina, Cerf, Paris.
43
“ED” 14 (1961), 1.
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44
“ED” 6 (1953), 1.
45
“ED” 14 (1961), 2-3.
46
È stato professore di Missiologia all’Università Urbaniana.
47
“ED” 12 (1959), 3.
48
“ED” 6 (1953), 3.
49
“ED” 7 (1954), 1.
50
“ED” 7 (1954), 3.
51
“ED” 8 (1955), 2.
52
“ED” 3 (1950), 3.
100
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
53
“ED” 4 (1951), 1-2. In Litteras Encyclicas “Humani Generis” PII PP. XII Commen-
tarium – Magistris Pont. Universitatis De Propaganda Fide Auctoribus – Romae – Editio-
nes Urbanianae.
54
“ED” 6 (1953), 2.
55
“ED” 7 (1954), 3.
56
L’articolo riproduce sostanzialmente la relazione tenuta al Congresso Mariologico In-
ternazionale a Roma nella sezione del Pont. Ateneo di Propaganda Fide, presieduta da
S.E. Pietro Parente, il 25 ottobre 1954.
57
“ED” 9 (1956), 1-3.
58
“ED” 12 (1959), 2.
59
“ED” 14 (1961), 2-3.
60
https://sbf.custodia.org/it; https://archive.is/emmBk.
61
E. Testa o.f.m. (1923-2011), ha iniziato la docenza la docenza presso la Pontificia
Università Urbaniana di Roma, con la nomina di Professore Ordinario della Facoltà di Teo-
logia per l’Antico Testamento ed ha ricoperto la carica di Vice-Rettore per tre trienni; nel
1993 è diventato docente emerito.
62
“ED” 10 (1957), 2.
101
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Giovanni Rizzi
All’inizio del Vaticano II, Giovanni XXIII, con il «motu proprio» Fidei
Propagandae del 1º ottobre 1962, dichiarava Pontificia Università l’Ateneo
dell’Urbaniana63.
63
IOANNES PP. XXIII, Litterae apostolicae motu proprio fidei propagandae Pontificium
athenaeum Urbanianum Universitatis studiorum titulo et honore decoratur, Datum Romae,
apud S. Petrum, die I mensis Octobris, anno MDCCCCLXII, Pontificatus Nostri quarto
[https://archive.is/TA4Qr#selection-189.0-211.20;https://archive.is/TA4Qr].
64
“ED” 16 (1963), 1.
65
“ED” 20 (1967), n.u.
66
“ED” 22 (1969), n.u.
67
“ED” 25 (1972), 1.
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
68
“ED” 17 (1965), 3.
69
“ED” 19 (1966), 3.
70
“ED” 25 (1972), 2.
71
“ED” 29 (1976), 2.
72
“ED” 30 (1977), 2.
73
“ED” 32 (1979), 2.
74
“ED” 33 (1980), 1.
75
“ED” 24 (1971), 1.
76
“ED” 25 (1972), 1.
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77
“ED” 41 (1988). Il primo fascicolo è dedicato al 1200° anniversario del Concilio di
Nicea II, Ecumenico 7° (24 settembre – 23 ottobre 797) sulle «sante icone».
78
“ED” 46 (1993), 1.
79
“ED” 27 (1974), 1-2.
80
“ED” 29 (1976), 2.
81
“ED” 32 (1979), 3.
82
“ED” 31 (1978), 1.
83
“ED” 33 (1980), 2.
84
“ED” 29 (1976), 1.
85
“ED” 42 (1989), 3.
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
86
“ED” 23 (1970), 3.
87
“ED” 28 (1975), 2-3.
88
“ED” 27 (1974), 3.
89
“ED” 34 (1981), 3.
90
“ED” 40 (1987), 1.
91
“ED” 23 (1970), 1.
92
“ED” 37 (1984), 1.
93
“ED” 23 (1970), 3.
94
“ED” 33 (1980), 1.
95
“ED” 35 (1982), 3.
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196
“ED” 37 (1984), 2.
197
“ED” 27 (1974), 1-2.
198
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-07/morte-cardinale-monseng-
wo-repubblica-democratica-del-congo.html; https://archive.is/7DfM3.
99
“ED” 29 (1976), 2.
100
“ED” 37 (1984), 2.
101
“ED” 25 (1972), 1.
102
“ED” 29 (1976), 3.
103
“ED” 30 (1977), 3.
104
“ED” 33 (1980), 2.
106
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
105
“ED” 29 (1976), 2.
106
“ED” 31 (1978), 2.
107
“ED” 34 (1981), 3.
108
“ED” 25 (1972), 1.
109
“ED” 26 (1973), 2. Compendio di storia della sacra Congregazione per l’Evange-
lizzazione dei Popoli o “De Propaganda Fide” 1622-1972 – 350 anni al servizio delle Mis-
sioni.
110
In 14 volumi editi tra il 1946 e il 1961; successivamente lo studium Biblicum Fran-
ciscanum di Hong Kong curava due edizioni manuali dell’intero NT (1962; 1963); pochi
anni dopo, due edizioni manuali dell’intera Bibbia (1968; 2000; cf. G. RIZZI, Edizioni del-
la Bibbia nel contesto di Propaganda Fide. Uno studio sulle edizioni della Bibbia presso
la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, Vol. III – Asia, Oceania, Africa, Con-
tinente Americano, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2006, 1137-1147).
111
“ED” 16 (1963), 3.
112
“ED” 19 (1966), 3.
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113
“ED” 20 (1967), n.u.
114
“ED” 22 (1969), n.u.
115
“ED” 23 (1970), 2.
116
“ED” 24 (1971), 2.
117
“ED” 16 (1963), 3.
118
“ED” 17 (1964), 1.
119
“ED” 23 (1970), 3.
120
“ED” 37 (1984), 2.
121
A. Spreafico (1950- ) è stato docente di esegesi dell’AT all’Università Urbaniana,
di cui è diventato anche Rettore per tre mandati (1997-2000, 2000-2003 e 2005-2008);
è divenuto vescovo della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino (2008), alla quale è stata
unita in persona episcopi la diocesi Anagni e Alatri (2022).
122
“ED” 41 (1988), 1.
123
“ED” 19 (1966), 3.
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
coprendo la docenza sui Vangeli produce: lo studio su L’origine del titolo cri-
stologico Kyrios, (272-284)124 e le recensioni a V. PASQUETTO, Annuncio e Re-
gno. I grandi temi dei vangeli sinottici riproposti ai cristiani d’oggi, (153) e
a G. MARCHESI, Il Vangelo della salvezza. Commenti al lezionario festivo, An-
no A, Città Nuova, Roma 1986, (153-154)125. Ma SPREAFICO tiene conto an-
che della letteratura paolina, con una recensione a J. HERIBAN, Retto
φρονεῖν e κένωσις Studio esegetico su Fil 2,1-5.6-11, Biblioteca di Scienze
Religiose 51, LAS, Roma 1983, (339)126 e con uno studio su Gli idolotiti in
1 Cor 8,1-11,1a, (307-320)127. In occasione del 1200° anniversario del
Concilio di Nicea II, Ecumenico 7° (24 settembre - 23 ottobre 797) sulle
«sante icone», nella Rivista dell’Università, sempre SPREAFICO pubblica lo
studio su I fondamenti teologici dell’iconodulia, (5-31)128, un’indagine sul-
la teologia delle icone, di cui prende in considerazione i fondamenti biblici
e patristici, oltre che il dibattito della tradizione.
Su T. FEDERICI, unico biblista laico per lungo tempo docente all’Univer-
sità Urbaniana, compare presto129 la recensione di M. BARBERO: T. FEDERI-
CI, Israele vivo, (551-552); sempre di T. FEDERICI sono invece i rilievi su teo-
logia biblica e scisma tra Chiesa e Sinagoga: Note sullo scisma “biblico” fon-
tale, (349-360)130. A S. DI GIORGI, che ha ricoperto la docenza biblica di NT
per un tempo consistente, appartiene lo studio su La vocazione missionaria
nel Nuovo Testamento, (165-190)131; a A. GANGEMI, biblista di NT per vario
tempo docente all’Urbaniana, appartiene lo studio, con attenzione anche ai
metodi sincronici, su L’utilizzazione del Deutero-Isaia nell’Apocalisse di Gio-
vanni, (109-144 / 311-339)132; analogamente, a L. CARNEVALE appartengo-
no gli studi più storico-critici su Le fonti di Gv 17, (199-214)133 e su Le fon-
124
“ED” 25 (1972), 2.
125
“ED” 41 (1988), 1.
126
“ED” 37 (1984), 2.
127
“ED” 39 (1986), 3.
128
“ED” 41 (1988), 1.
129
“ED” 16 (1963), 3.
130
“ED” 46 (1993), 3.
131
“ED” 30 (1977), 2.
132
“ED” 27 (1974), 1-2; 3.
133
“ED” 33 (1980), 2.
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134
“ED” 35 (1982), 2.
135
“ED” 30 (1977), 3.
136
“ED” 34 (1981), 1.
137
“ED” 44 (1991), 3.
138
“ED” 45 (1992), 1.
139
“ED” 38 (1985), 3.
140
“ED” 40 (1987), 1.
141
“ED” 42 (1989), 3.
142
“ED” 46 (1993), 3.
143
“ED” 16 (1963), 3.
110
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
144
“ED” 18 (1965), 3.
145
“ED” 29 (1976), 1.
146
“ED” 34 (1981), 3.
147
Ivi.
148
“ED” 29 (1976), 3.
149
“ED” 31 (1978), 1.
150
“ED” 32 (1979), 1.
151
A.M. Erba, barnabita (1930-2016), docente di Storia della Chiesa nella Facoltà di
Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, sarà vescovo di Velletri-Segni (1988-
2006).
111
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152
“ED” 32 (1979), 3.
153
“ED” 39 (1986), 2.
154
“ED” 19 (1966), 1.
155
“ED” 41 (1988), 1.
156
“ED” 45 (1992), 3.
157
“ED” 41 (1988), 3.
158
“ED” 16 (1963), 1; 2; 3.
112
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
159
Ci sono fonti bibliche dell’AT e del NT, fonti greche patristiche, ma non compare
una trattazione delle posizioni rabbiniche; prevale un atteggiamento polemico verso il
mondo del giudaismo al tempo di Gesù.
160
“ED” 18 (1965).
161
Prevale la documentazione delle fonti bibliche; le fonti non bibliche del Vicino
Oriente Antico sono toccate per linee storiche generali, ma non è in grado di scendere nel-
le istituzioni matrimoniali del Vicino Oriente Antico; c’è qualche accenno a studi sul giu-
daismo e sulla grecità classica e patristica.
162
“ED” 26 (1973), 3.
163
“ED” 31 (1978), 1.
164
“ED” 32 (1979), 1.
165
“ED” 25 (1972), 3.
166
“ED” 27 (1974), 1.
167
“ED” 38 (1985), 1.
113
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168
“ED” 25 (1972), 2.
169
“ED” 25 (1972), 3.
170
Ivi.
171
“ED” 33 (1980), 1.
172
“ED” 38 (1985), 1.
173
“ED” 42 (1989), 3.
174
“ED” 28 (1975), 2-3.
175
“ED” 45 (1992), 1.
176
“ED” 46 (1993), 3.
177
“ED” 30 (1977), 2.
114
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
178
“ED” 16 (1963), 3.
179
“ED” 19 (1966), 3.
180
“ED” 24 (1971), 3.
181
“ED” 26 (1973), 2.
115
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Giovanni Rizzi
Antico Testamento
Nuovo Testamento
182
È stato docente dell’area dogmatica all’Università Urbaniana.
183
“ED” 51 (1998), 1.
184
“ED” 53 (2000), 3.
185
“ED” 68 (2015), 2.
186
“ED” 55 (2002), 1.
187
“ED” 57 (2004), 2.
188
“ED” 60 (2007), 3.
189
“ED” 61 (2008), 2.
116
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Teologia Biblica
190
“ED” 62 (2009), 1.
191
“ED” 63 (2010), 3.
192
“ED” 61 (2008), 2.
193
“ED” 61 (2008), 3.
194
“ED” 71 (2018), 2.
195
“ED” 57 (2004), 3.
196
“ED” 48 (1995), 1.
117
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197
“ED” 47 (1994), 2.
198
“ED” 49 (1996), 2.
199
“ED” 51 (1998), 1.
200
“ED” 52 (1999), 3.
201
“ED” 53 (2000), 1.
118
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Bibbia e culture
Antico Testamento
202
Cardinale Prefetto di Propaganda Fide.
203
Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
204
“ED” 47 (1994), 2.
205
“ED” 48 (1995), 2.
206
“ED” 52 (1999), 3.
119
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207
“ED” 53 (2000), 2.
208
“ED” 54 (2001), 1.
209
“ED” 55 (2002), 1.
210
“ED” 56 (2003), 1.
211
Ivi.
212
“ED” 60 (2007), 1.
213
Ivi.
214
“ED” 62 (2009), 2.
215
“ED” 63 (2010), 1.
216
“ED” 63 (2010), 2.
217
“ED” 63 (2010), 3.
218
“ED” 65 (2012), 1.
120
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
219
“ED” 65 (2012), 2.
220
“ED” 65 (2012), 3.
221
“UUJ” 66 (2013), 2.
222
“UUJ” 66 (2013), 3.
223
“UUJ” 67 (2014), 1.
224
“UUJ” 67 (2014), 2.
225
È stato docente incaricato di Sacra Scrittura nella Facoltà di Teologia.
226
“UUJ” 67 (2014), 3.
227
“UUJ” 68 (2015), 1.
228
“UUJ” 68 (2015), 1.
229
“UUJ” 68 (2015), 3.
121
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230
“UUJ” 69 (2016), 3.
231
“UUJ” 69 (2016), 3.
232
“UUJ” 69 (2016), 3.
233
“UUJ” 70 (2017), 1. Settanta anni di cultura e ricerca.
234
Ivi.
235
“UUJ” 70 (2017), 2.
236
“UUJ” 70 (2017, 3.
237
“UUJ” 72 (2019), 2.
238
“UUJ” 74 (2021), 1.
122
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Nuovo Testamento
239
“ED” 47 (1994), 2.
240
“ED” 48 (1995), 1.
241
“ED” 50 (1997), 3.
242
“ED” 51 (1998), 2-3.
243
“ED” 52 (1999), 3.
244
“ED” 53 (2000), 2.
245
Ivi.
246
“ED” 53 (2000), 3.
247
“ED” 54 (2001), 1.
248
“ED” 55 (2002), 1.
249
“ED” 60 (2007), 1.
123
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250
Ivi.
251
“ED” 61 (2008), 1.
252
“ED” 61 (2008), 3.
253
“ED” 62 (2009), 1.
254
“ED” 62 (2009), 3.
255
Ivi.
256
“ED” 64 (2011), 2.
257
“ED” 64 (2011), 3.
258
È stato docente nella Specializzazione in Teologia Biblica.
259
“ED” 65 (2012), 3.
260
“UUJ” 66 (2013), 3.
261
Docente di Sacra Scrittura all’Università Urbaniana nell’Istituto di Catechetica.
124
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Giudeo-cristianesimo
262
“UUJ” (2014), 2.
263
“UUJ” 68 (2015), 3.
264
“UUJ” 72 (2019), 1.
265
“UUJ” 72 (2019), 3.
266
“UUJ” 73 1 (2020), 1.
267
“UUJ” 73 (2020), 3.
268
“UUJ” 74 (2021), 2.
269
“ED” 49 (1996), 3.
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Sul mondo circostante la Bibbia e sul rapporto tra Bibbia e culture, la ras-
segna di A. SISTI: M. ADINOLFI, Ellenismo e Bibbia. Saggi storici ed esege-
tici, Dehoniane, Roma 1991, (274-276)270, studi raccolti, rivisti e aggior-
nati; lo studio di G. BIGUZZI: Il Nuovo Testamento, le culture e le religioni,
(7-46) e nello stesso numero della Rivista lo studio di G. DEIANA, Bibbia e
culture, (47-60), sull’AT e le culture parallele inferenti; ancora nello stes-
so numero della Rivista le riflessioni di A. SPREAFICO, Parola di Dio e sto-
ria degli uomini: rapporto e conflitti, (121-124)271, sull’AT e le culture in-
ferenti; le riflessioni di A. SPREAFICO, La Bibbia, modello e sfida di incul-
turazione, (13-21)272, sull’AT-NT e brevi accenni padri della Chiesa; lo stu-
dio di G. DEIANA, Bibbia e culture: da Ba’al a JHWH, (19-30)273; lo studio
di G. RIZZI, La Bibbia nei catechismi del continente africano presenti nel
Fondo della Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, (73-127)274,
nell’ambito del Focus della Rivista su «I catechismi del Continente Africa-
no. Approfondimenti e prospettive».
Archeologia biblica
270
“ED” 47 (1994), 2.
271
“ED” 51 (1998), 1.
272
“ED” 52 (1999), 1-2.
273
“ED” 56 (2003), 1.
274
“UUJ” 70 (2017), 3.
275
“ED” 55 (2002), 1.
276
“ED” 56 (2003), 1.
277
“ED” 57 (2004), 3.
126
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
Per l’ambito della letteratura apocrifa del NT, nella rubrica «Dossier», lo
studio di G. BIGUZZI, Il Vangelo gnostico di Giuda e i Vangeli canonici,
(197-225)278.
Teologia Biblica
278
“ED” 60 (2007), 3.
279
“ED” 47 (1994), 1.
280
Ivi.
281
Giuseppe Cavallotto (1940- ), professore nella Facoltà di Missiologia dell’Urbania-
na, Decano di Facoltà e poi Rettore Magnifico dell’Università (2004-2005); nel 2005 di-
venta vescovo delle diocesi riunite in persona episcopi di Fossano e di Cuneo; rinuncia
per raggiunti limiti di età nel 2015.
282
“ED” 49 (1996), 1.
283
“ED” 50 (1997), 3.
284
“ED” 51 (1998), 2-3.
285
È stato professore invitato all’Università Urbaniana.
286
“ED” 53 (2000), 2.
127
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Giovanni Rizzi
287
Ivi.
288
“ED” 54 (2001), 1.
289
Ivi.
290
“ED” 56 (2003), 1.
291
Ivi.
292
“ED” 57 (2004), 3.
293
“ED” 59 (2006), 2.
294
“ED” 60 (2007), 1.
295
“ED” 61 (2008), 1.
296
“ED” 61 (2008), 3.
297
Ivi.
298
“ED” 63 (2010), 2.
128
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
299
Ivi.
300
“ED” 63 (2010), 3.
301
Ivi.
302
“ED” 64 (2011), 2.
303
Ivi.
304
È stato a lungo professore invitato per la Specializzazione in Teologia Biblica.
305
“ED” 64 (2011), 2.
306
Ivi.
307
“ED” 65 (2012), 3.
308
Docente nella Specializzazione di Teologia Biblica.
309
“UUJ” 66 (2013), 2.
310
“UUJ” 67 (2014), 2.
129
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Giovanni Rizzi
311
“UUJ” 70 (2017), 1.
312
“UUJ” 71 (2018), 3.
313
“UUJ” 72 (2019), 3.
314
“ED” 47 (1994).
315
Ivi.
316
“ED” 51 (2003), 1.
317
“ED” 57 (2004), 3.
318
“ED” 59 (2006), 2.
130
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
319
“UUJ” 68 (2015), 1.
320
“UUJ” 71 (2018), 1.
321
“ED” 47 (1994), 1.
322
Sandro Paolo Carbone e l’autore del presente contributo.
323
“ED” 51 (1998), 1.
324
“ED” 53 (2000), 1.
325
Si legge il refuso “Frizzi”.
326
“ED” 53 (2000), 1.
327
Ivi.
328
“ED” 56 (2003), 1.
131
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Giovanni Rizzi
Conclusione
Giovanni Rizzi
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
329
“ED” 57 (2004), 3.
330
“ED” 61 (2008), 3.
331
“ED” 63 (2010), 3.
332
“ED” 64 (2011), 2.
333
“ED” 51 (1998), 1.
334
“ED” 55 (2002), 1.
335
“UUJ” 70 (2017), 3.
132
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Settantacinque anni di contributi biblici nella Rivista
ABSTRACT
Lo studio raccoglie i contributi per la materia biblica sulla Rivista ED – UUJ, dal-
l’inizio (1948) al 2022. Articoli o studi, note, recensioni e segnalazioni provengo-
no dalla Facoltà di Teologia, ma anche da altre Facoltà della medesima univer-
sità, oppure da docenti di altre università italiane o straniere. Si notano tre fasi
nei contributi: dagli inizi al Vaticano II; dal post-Concilio al documento della Pon-
tificia Commissione Biblica sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa; da que-
st’ultimo documento alla costituzione del Diploma Interconfessionale in Teoria e
Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB). Nella prima fase si nota l’attenzione
ai documenti magisteriali, a varie opere di esegesi e di teologia biblica. Nella se-
conda fase spicca una forte presenza della scuola francescana, attenta alle ri-
cerche sul giudeo-cristianesimo. Nella terza fase sono preponderanti i contribu-
ti dei docenti dell’Urbaniana, con un’attenzione specifica alle traduzioni della
Bibbia nelle lingue delle Missioni, nell’imminente costituzione del Diploma Inter-
confessionale in Teoria e Pratica della Traduzione della Bibbia (DITB).
The study collects contributions of biblical content in the journal ED – UUJ, from
the beginning (1948) to 2022. Articles or studies, notes, reviews and reports
come from the Faculty of Theology, but also from other Faculties of the same
university, or from professors of other Italian or foreign universities. Three phas-
es can be identified in the contributions: from the beginning to Vatican II; from
the post-Council to the document of the Pontifical Biblical Commission on the
interpretation of the Bible in the Church; from this latest document to the institu-
tion of the Interconfessional Diploma in Theory and Practice of Bible Translation
(IDBT). In the first phase we note the attention to magisterial documents, to var-
ious works of exegesis and biblical theology. In the second phase, a strong
presence of the Franciscan school stands out, attentive to research on Judeo-
Christianity. In the third phase, the contributions of the Urbaniana teachers are
predominant, giving specific attention to the translations of the Bible into the lan-
guages of the Missions, in view of the newly established Interconfessional Diplo-
ma in Theory and Practice of Bible Translation (IDBT).
133
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Mario Bracci
SETTANTACINQUE ANNI
DI TEOLOGIA DOGMATICA
Un anniversario, una stagione teologica, un cambio d’epoca
Introduzione
Ogni genetliaco porta con sé uno sguardo sul tempo che trascorre, su cosa
sia avvenuto e come si è passati attraverso il tempo. Lo sguardo a ritroso,
mentre aiuta a celebrare l’evento, permette anche di scorgere tracce di per-
corsi aperti, immaginare come dare loro seguito e quali vie, invece, aprire.
Nel 75° della Rivista Euntes Docete – Urbaniana University Journal il pre-
sente fascicolo, oltre ad essere celebrativo, è anche il momento in cui risco-
prirsi guardando il tratto percorso e, quindi, promuovere un seguito. In ogni
anniversario si ha a che fare con dei dati numerici e, forse, nulla è più adat-
to che raccogliere quanto essi testimoniano e analizzarli.
Dal primo numero del 1948 all’ultimo del 2022 la Rivista conta 1830
titoli composti da 789 autori. Ha ospitato svariati argomenti: da quelli di
teologia a quelli di filosofia, missiologia, diritto canonico e, mano a mano
che l’Università cresceva, anche afferenti ad altri saperi: storici, scienze
dell’educazione e quelli legati alle specializzazioni di cui l’Università si è
andata dotando. Dell’intero dei titoli compulsati, tra tutti quelli legati al
tema teologico, ci siamo fermati ad analizzare quelli relativi all’area dog-
matica e dato conto di quelli di teologia fondamentale. A questo punto il
numero dei titoli scende a 335 e gli autori a 139. Rispetto al totale si trat-
ta comunque del 18% dei titoli e del 17% delle firme.
Nel tempo sono cambiati i nomi dati alle raccolte degli scritti: dapprima
vennero suddivisi in Studia, Notae - Commentationes, Consultationes, Dome-
stica, Academica e Varia; successivamente in Studi, Note e Discussioni, Bol-
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2/2023 ANNO LXXVI, 135-152 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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I dati numerici esposti nella tabella permettono di vedere quale peso ab-
biano avuto, in 75 anni di storia della nostra Rivista, le aree e i temi più
frequentati. Non abbiamo tenuto conto degli incroci con missiologia – l’ar-
gomento esulava dalla nostra competenza – ma altri si sono occupati di
questo tema; comunque l’incrocio con dati più allargati non dovrebbe spo-
136
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
stare di troppo la percezione di come questi ultimi decenni siano stati ab-
bondantemente caratterizzati dalla questione ecclesiologica. Il Concilio,
domandandosi cosa la Chiesa dicesse di sé e come venisse vista dagli altri,
non ha solo intuito come nell’epoca moderna fosse ormai necessario porsi
la questione della propria identità – al di là degli elementi che fino ad al-
lora erano sembrati necessari e sufficienti – ma ha fatto propria una que-
stione identitaria che forse era già emersa, offrendole una cornice e una im-
pronta tale da aprire nuovi spazi di dialogo e riflessione.
I numeri di cui ci dobbiamo occupare nel presente articolo sono così
grandi che non ci permettono di prenderli in considerazione singolarmen-
te; li disporremo secondo una direttrice orizzontale/temporale, così da do-
cumentare la presenza di temi e contenuti rispetto al passaggio epocale che
è stato il Concilio. Alcune aree dogmatiche saranno testimoni di una evolu-
zione nella ricerca, a dimostrazione della vitalità e vivacità intellettuale
della stessa Università Urbaniana.
Anche all’interno delle divisioni in periodi partiremo dai dati numerici. Nel
primo periodo prendiamo in esame un arco temporale che va dal primo nu-
mero – in realtà un fascicolo doppio – del 1948 fino al terzo fascicolo del
1962. La tabella che segue raccoglie i titoli apparsi in questi quindici an-
ni e come siano distribuiti per aree.
137
2/2023 ANNO LXXVI URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Il totale dei titoli di questo periodo ammonta a 104; gli autori a 40. Il da-
to che più spicca – e che non sarà minimamente confermato nei periodi
successivi – è l’interesse per il tema mariologico. Nel 1950 viene procla-
mato il dogma dell’assunzione al cielo1; i titoli apparsi prima della defini-
zione sono studi dedicati a Maria in rapporto alle missioni, alla sua azione
di co-offerente nel sacrificio della Messa e alla sua verginità nel pensiero
di Giacomo di Sarug2. Dal 1951 al 1958 iniziano ad essere presenti contri-
buti inerenti il dogma dell’Immacolata3; altri faranno da corona all’indivi-
duazione della singolarità di Maria e alla sua azione nella Chiesa4. La que-
stione mariologica esemplifica il fare teologia durante questo primo periodo.
1
Cf. PIO XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus (01.11.1950) in AAS 42
(1950), 753-773.
2
Cf. J. KNOX, The Blessed Virgin Mary and the Holy Sacrifice of the Mass, “ED” 1
(1948), 1-2, 92-103; P.M. DE MONDREGANES, Maria Santissima y las misiones, “ED” 2
(1949), 1, 49-63; C. VONA, Maria e i dolori del parto nel pensiero di S. Giacomo di Sarug,
“ED” 3 (1950), 2, 254-258.
3
Cf. P. PARENTE, La giustificazione teologica della definizione dommatica dell’Assunzio-
ne, “ED” 4 (1951), 3, 257-273; D.J. VICTORY, The Immaculate Conception in Newman,
“ED” 7 (1954), 2, 147-156; D. BERTETTO, La mediazione celeste di Maria nel magistero
di S.S. Pio XII, “ED” 9 (1956), 1-3, 134-159; B. MARIANI, L’Immacolata nel Protoevan-
gelo: Gen 3,15, “ED” 9 (1956), 1-3, 160-222; S. ZARDONI, Teofane di Nicea e il dogma
dell’Immacolata Concezione nel discorso sulla Madre di Dio, “ED” 10 (1957), 2, 211-235;
D. TOIA, Virgo immaculata, “ED” 11 (1958), 1, 130-141.
4
Cf. A. PIOLANTI, Maria et Ecclesia. Quaedam inter utramque relationes a scriptoribus
Marianis saec. XII illustratae, “ED” 4 (1951), 3, 290-338; ID., Credentium mater. Un note-
vole testo mariologico di Ambrogio Autperto († 781), “ED” 6 (1953), 1, 49-52; C. VONA, La
dottrina di Giacomo di Sarug sulla santità di Maria, “ED” 6 (1953), 1, 30-48; ID., Alcune
osservazioni sugli inni alla Vergine di S. Efrem, “ED” 6 (1953), 3, 381-384; A. PIOLANTI, Si-
cut sponsa ornata monilibus suis. Maria come Sponsa Christi nella teologia fino all’inizio
del sec. XII, “ED” 7 (1954), 3, 299-311; P. PARENTE, La Vergine Madre e la SS. Eucaristia,
“ED” 8 (1955), 2, 195-204; K. BALIC, De regula mariologica Ioannis Duns Scoti, “ED” 9
(1956), 1-3, 110-133; G.M. ROSCHINI, La correzione oggettiva fondamento della correden-
zione soggettiva, “ED” 9 (1956), 1-3, 232-231; D. STIERNON, Le baptême de la sainte
Vierge. Témoignages orientaux et spéculation latine, “ED” 9 (1956), 1-3, 232-249; C. VONA,
Elementi apocrifi e popolari nella omiletica mariana antica, “ED” 10 (1957), 1, 51-64.
138
URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 2/2023 ANNO LXXVI
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
15
“ED” 4 (1951), 1-2: In Litteras Encyclicas “Humani Generis” Pii PP. XII Commen-
tarium. Magistri Pont. Universitatis De Propaganda Auctoribus.
6
Cf. PIO XII, Lettera enciclica Humani Generis (12.08.1850) in AAS 42 (1850), 561-
578.
17
Cf. P. PARENTE, Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica Humani gene-
ris, “ED” 4 (1951), 1-2, 23-45.
18
Cf. A. PIOLANTI, De symbolismo et ubiquismo eucharistico a Pio XII proscriptis, “ED”
4 (1951), 1-2, 56-71.
19
Cf. J. VODOPIVEC, Ecclesia Catholica Romana Corpus Christi mysticum, “ED” 4
(1951), 1-2, 76-95.
10
Cf. PIO XII, Lettera enciclica Mystici Corporis Christi (29.68.1943), in AAS 35
(1943), 193-248.
11
Cf. C. DAMEN, De submissione encyclicis “Humani generis” debita, “ED” 4 (1951),
1-2, 46-50.
12
Cf. M. JUGIE, L’Encyclique Humani generis et le faux irénisme, “ED” 4 (1951), 1-2,
51-55.
13
Cf. P.F. CALLAEY, Roma da Preside dell’Agape a promotrice del Concilio di Trento,
“ED” 1 (1948), 1-2, 15-34.
14
Cf. J. VODOPIVEC, Ecclesia Catholica Romana Corpus Christi mysticum, “ED” 4
(1951), 1-2, 76-95; ID., L’Église: continuation du Christ, “ED” 7 (1954), 3, 312-325.
139
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15
Cf. ID., Quid Anglicani de unione ecclesiarum?, “ED” 2 (1949), 2, 255-259; ID., Il
primato di Pietro e la successione apostolica nella recente teoria di Oscar Cullmann, “ED”
6 (1953), 1, 81-109; ID., The Christian Dilemma: Catholic Church or Reformation, ibid.,
110-119; B. GHERARDINI, La successione apostolica nella teologia cattolica e nella teolo-
gia di Karl Barth, “ED” 7 (1954), 2, 249-264.
16
Cf. LEONE XIII, Lettera enciclica Aeterni Patris (04.08.1879), in ASS 12 (1879), 97-
115.
17
Cf. M. BRUNETTI, Sulla causalità dei sacramenti, “ED” 11 (1958), 2, 235-249; A.
PIOLANTI, De essentia sacrificii missae. Secundum Alselmum Stolz, O.S.B., “ED” 1 (1948),
1-2, 63-75; ID., Sacramentalità, “ED” 11 (1958), 1, 19-74; R. MASI, De quantitate Cor-
poris Christi in ss. eucharistia apud Durandum a S. Porciano, “ED” 4 (1951), 3, 305-310;
ID., La dottrina sacramentale del sacrificio della S. Messa. Discussioni di teologia contem-
poranea, “ED” 12 (1959), 3, 141-181.
18
Cf. P. PARENTE, I due Adami e la nostra solidarietà con loro, “ED” 1 (1948), 3, 274-
280; ID., Struttura e significato storico-dottrinale dell’Enciclica Humani generis, “ED” 4
(1951), 1-2, 23-45; M. BORDONI, Note e discussioni intorno al problema della conoscenza
di Dio, “ED” 11 (1958), 2, 274-289; A. PIOLANTI, Santità e verità nel Corpo Mistico di Cri-
sto, “ED” 4 (1954), 1, 39-51; ID., La grazia, come partecipazione della natura divina,
“ED” 10 (1957), 1, 34-50.
19
Cf. P. PARENTE, Autonomia dell’io umano in Cristo?, “ED” 3 (1950), 1, 24-39; ID.,
Unità ontologica e psicologica dell’Uomo-Dio, “ED” 5 (1952), 3, 337-401; ID., Echi del-
la controversia sull’unita ontologica e psicologica di Cristo, “ED” 6 (1953), 3, 312-322;
B. XIBERTA, In controversiam de conscientia humana Christi animadversiones, “ED” 9
(1956), 1-3, 93-109; C. MOLARI, L’unico essere di Cristo, “ED” 11 (1958), 1, 98-108.
140
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
20
Cf. J. VODOPIVEC, Conventus oecumenicus (Amsterdam 1948), “ED” 2 (1949), 1, 103-
112.
21
Cf. ID., Membri in re ed appartenenza in voto alla Chiesa di Cristo, “ED” 10 (1957),
1, 65-104.
22
Si confronti la nota di P. PARENTE, De oecumenismo, “ED” 3 (1950), 1, 98-100.
23
Cf. ID., Le missioni cattoliche nella luce della processione del Verbo, “ED” 1 (1948),
1-2, 3-14.
24
«Lumen gentium cum sit Christus, haec Sacrosancta Synodus, in Spiritu Sancto con-
gregata, omnes homines claritate Eius, super faciem Ecclesiae resplendente, illuminare
vehementer exortat, omni creaturae Evangelium annuntiando (cf. Mc 16,15)»: CONCILIO
ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (21.11.1964) n. 1.
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Durante il Concilio
25
Pietro Parente verrà creato cardinale proprio nel 1967, dopo essere stato, dappri-
ma, docente della Urbaniana dal 1934 al 1938 e, poi, elevato a vescovo dal 1955 e no-
minato successivamente segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede dal
1965 al 1967.
142
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
clesiologia e se esso sia in grado di offrire un punto di vista nuovo circa l’i-
dentità del fenomeno Chiesa26; uno è dedicato alla portata ecumenica del
decreto missionario Ad Gentes27; l’ultimo riporta il testo della conferenza te-
nuta da Vodopivec28 al Congresso Internazionale sulla Teologia del Conci-
lio Vaticano II tenutosi nel 1966 a Roma ed ha per oggetto il cap. II del De-
creto Unitatis Redintegratio29.
Oltre a questi titoli ecclesiologici, altri tre guardano a ciò che sta avve-
nendo al Concilio durante il suo svolgimento e riguardano la liturgia, l’an-
tropologia e l’escatologia. Il primo, a firma di Bugnini30, esce non appena
sono stati definitivamente approvati, il 7 dicembre 1962, il Proemio e il
Cap. I della Costituzione sulla liturgia; l’enfasi celebrativa data all’articolo
è segno di come fosse evidente, per chi si sentì spettatore, che quanto sta-
va accadendo avesse una portata storica evidente31. Ermanno Ancilli32 scri-
ve mentre ancora si sta discutendo la Constitutio dogmatica De Ecclesia e,
riportando stralci dell’ora cap. II, si pone la questione di una possibile mi-
stica naturale dei non cristiani. Miano33 riflette sulla questione dei non cre-
denti partendo da Gaudium et Spes n. 22: riportando la necessità di dover
operare una certa desacralizzazione della questione, individua nei laici la
26
Cf. P. CHIOCCHETTA, La Chiesa e la sua storia. Riflessioni storico-teologiche. [I], “ED”
18 (1965), 2, 175-195; ID., La Chiesa e la sua storia. Riflessioni storico-teologiche. [II],
“ED” 18 (1965), 3, 305-340; ID., Church Theology and Method to Study Church History,
“ED” 19 (1966), 3, 302-337.
27
Cf. A. GILLES DE PELICHY, La portée œcuménique du décret sur “L’activité missionnai-
re de l’Église”, “ED” 19 (1966), 3, 338-350.
28
Cf. J. VODOPIVEC, Renovatio et oratio tamquam anima motus oecumenici (ad cap. II
decreti “Unitatis redintegratio”), “ED” 19 (1966), 3, 351-364.
29
Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegra-
tio (21.11.1964) in AAS 57 (1965), 90-112.
30
Cf. A. BUGNINI, Attualità della liturgia dal Concilio di Trento al Vaticano II, “ED” 16
(1963), 2, 181-196.
31
«Il 1962 passerà tra gli anni memorabili nella storia della Chiesa. Il primo periodo
del Concilio Ecumenico Vaticano II è un fatto compiuto […] La “Constitutio de sacra li-
turgia” è stata esaminata e discussa nel suo insieme e singolarmente in 5 settimane di ser-
rato dibattito, e finalmente approvata»: ibid., 181.
32
Cf. E. ANCILLI, Mysticae apud non Christianos. Natura et limites, “ED” 18 (1965), 1,
8-23.
33
Cf. V. MIANO, De quibusdam condicionibus dialogi cum non-credentibus, “ED” 19
(1966), 3, 293-301.
143
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34
Cf. M. ALESSANDRI, L’unità del genere umano, “ED” 16 (1963), 1, 157-161.
35
Cf. R. MASI, De causalitate sacramentorum. Recentium opinionum disputatio theolo-
gica. [I], “ED” 16 (1963), 1, 9-54; ID., «De causalitate sacramentorum. Recentium opi-
nionum disputatio theologica. [II], “ED” 16 (1963), 2, 222-266.
36
Cf. L. BOGLIOLO, Scienza e filosofia in Theilard de Chardin alla luce del tomismo,
“ED” 17 (1964), 2, 177-191.
37
Cf. A. CIAPPA, Partecipazione e desiderio naturale di vedere Dio in S. Tommaso d’A-
quino, “ED” 17 (1964), 2, 273-292; T. MIYAKAWA, St. Thomas Aquinas on the Relation bet-
ween Res et sacramentum and Res tantum, “ED” 18 (1965), 1, 61-108.
38
Cf. M. VERGOTTINI, Concilio Vaticano II. Il «balzo innanzi» della teologia, Glossa,
Milano 2012.
39
Cf. Y.-M.-J. CONGAR, La consécration épiscopale et la succession apostolique consti-
tuent-elles chef d’une Église locale ou membre du Collège?, “ED” 20 (1967), n.u., 29-40;
K. RAHNER, Zum Verhältnis zwischen Papst und Bischofskollegium, “ED” 20 (1967), n.u.,
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
Il periodo post-conciliare
L’ultimo periodo va dal 1968 al 2023; si tratta del segmento più esteso e
quindi con il maggior numeri di titoli, 197, e autori, 120. Ripartiamo anco-
ra dai dati numerici.
41-58; J. DANIÉLOU, L’évêque d’après une lettre de Grégoire de Nysse, “ED” 20 (1967), n.u.,
85-98; C. MOELLER, Origine et développement du thème de la Collégialité à Vatican II,
“ED” 20 (1967), n.u., 445-458.
40
Cf. G. D’ERCOLE, Il fondamento dei poteri episcopali nelle fonti dal sec. II al sec. IV
(a proposito dei n. 21 e 22 della costituzione Lumen gentium del Concilio ecumenico Vati-
cano II), “ED” 20 (1967), n.u., 335-368; O. SEMMELROTH, Ekklesiologische Standortbe-
stimmung der Order im Lichte des II. Vatikanischen Konzils, “ED” 20 (1967), n.u., 157-
172; A. GRILLMEIER, Der Auftrag des II. Vatikanischen Konzils an die Priester, “ED” 20
(1967), n.u., 133-156.
41
Cf. J. VODOPIVEC, Pneuma e istituzione nella comunione ecclesiale, “ED” 20 (1967),
n.u., 173-206.
42
Cf. T. MIYAKAWA, Christ, Church, Sacraments. A Theology of the res et sacramentum,
“ED” 20 (1967), n.u., 369-400.
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Mario Bracci
43
Cf. B. JACQUELINE, Saint Grégoire et l’ecclésiologie de saint Bernard de Clairvaux,
“ED” 24 (1971), 2, 255-260; A. CONTRI, La teologia della chiesa locale e i suoi orienta-
menti fondamentali, “ED” 25 (1972), 3, 333-401; B. MONDIN, L’ecclesiologia di Yves Con-
gar, “ED” 32 (1979), 3, 409-432; S. MAZZOLINI, Il soffio dello spirito e la realtà missiona-
ria delle Chiese. Approfondimenti ecclesiologia, “ED” 63 (2010), 2, 37-49; ID., Chiesa co-
munione e dialogo. Una correlazione essenziale, “ED” 63 (2010), 3, 149-171; ID., Ripen-
sando l’identità missionaria della chiesa, “ED” 68 (2015), 2, 31-54; P. CODA, Immagina-
re la Chiesa di domani. Quale rapporto con Dio e con l’uomo?, “ED” 63 (2010), 2, 183-
201; C. CIRIELLO, La Chiesa e le donne. Una nuova alleanza da rivisitare, “UUJ” 70
(2017), 1, 55-75; S. NOCETI, Una Chiesa tutta ministeriale. Il Sinodo per l’Amazzonia e la
riflessione sui ministeri che “fanno chiesa”, “UUJ” 73 (2020), 2, 117-147; P. BUA, Incul-
turazione, interculturalità, sinodalità: il Sinodo amazzonico come cammino teologico,
“UUJ” 73 (2020), 2, 91-114.
44
Cf. J. SARAIVA MARTINS, De episcoporum collegialitate post II Vaticanam Synodum,
“ED” 25 (1972), 2, 173-225; E. INNOCENTI, La gerarchia, “ED” 33 (1980), 1, 99-115; J.
VODOPIVEC, L’ecclesiologia del Vaticano II. Dinamismi e prospettive, “ED” 37 (1984), 1,
121-126; W. KASPER, Il ruolo soteriologico della Chiesa e i sacramenti della salvezza, “ED”
41 (1988), 3, 397-420; J. RATZINGER, Il primato di Pietro e l’unita della Chiesa, “ED” 44
(1991), 2, 157-176; S. MAZZOLINI, Ermeneutica e ricezione del Concilio Vaticano II, “ED”
65 (2012), 3, 11-37; ID., Aggiornando la teologia e il suo metodo. Concilio Vaticano II e
dintorni, “UUJ” 67 (2014), 3, 159-183; R. REPOLE, Il Vaticano II e l’ecclesiologia di co-
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
munione, “ED” 65 (2012), 3, 39-53; S. DIANICH, La Chiesa locale del Vaticano II e la pro-
blematica attuale dell’evangelizzazione, ibid., 55-74; D. VITALI, La totalità dei fedeli non
può sbagliarsi nel credere (LG 12). Il sensus fidelium come voce della tradizione, “UUJ” 66
(2013), 2, 37-69; V. MIGNOZZI, La chiesa locale, natura e missione, “UUJ” 73 (2020), 1,
21-37.
45
Cf. K. APPEL, La temporalità del nome di Dio e la missione della Chiesa, “UUJ” 72
(2019), 3, 199-209; P. SEQUERI, Incanto e disincanto del tempo, “UUJ” 72 (2019), 3, 211-
218; J. SARAIVA MARTINS, Alcuni aspetti della teologia della liberazione, “ED” 37 (1984),
3, 353-382; A. CONTRI, Rilievi critici su alcune teologie della liberazione, “ED” 38 (1985),
2, 195-204: G. FERRETTI, Criteri di discernimento ed esemplificazioni dei “segni dei tem-
pi”, “UUJ” 69 (2016), 2, 173-197.
46
Cf. J. STERN, Le développement du dogme selon Newman et la constitution dogmatique
sur la Révélation divine de Vatican II, “ED” 33 (1980), 1, 47-61; V.F. BLEHL, John Henry
Newman on the Development of Doctrine, “ED” 36 (1983), 3, 467-477; N. CAPIZZI, Tren-
to-Vaticano II: i testi sulla tradizione. Spunti per una lettura, “UUJ” 66 (2013), 2, 15-34;
F. PLACIDA Traditio fidei. Una questione sempre antica e sempre nuova, “UUJ” 67 (2014),
3, 185-209; M. GRONCHI, Alle sorgenti delle fedi, per un dialogo possibile tra le identità re-
ligiose, “ED” 57 (2004), 3, 5-25; ID., Le valide intuizioni di p. Teilhard de Chardin tra
passato e futuro, “UUJ” 67 (2014), 2, 21-33.
47
Cf. A. GENOVESE, Sant’Agostino e la scrittura, “ED” 59 (2006), 2, 133-151; ID., Cre-
scit doctrina, crescant opera bona. Due idee agostiniane sull’amore, “ED” 60 (2007), 1,
167-182; ID., Utamur isto divinae providentiae beneficio. Eresia e sviluppo della tradizio-
ne: il caso donatista, “UUJ” 66 (2013), 2, 71-100; G.I. GARGANO, La parola di Dio nella
vita della Chiesa e nel cammino dei popoli, “ED” 61 (2008), 3, 11-44.
48
Qui vale la pena guardare agli articoli apparsi nei periodi precedenti; cf. A. PIOLAN-
TI, Il dogma del purgatorio, “ED” 6 (1953), 3, 287-311; ID., Il Paradiso, “ED” 6 (1953),
2, 171-194; A. CONTRI, È urgente annunciare all’uomo d’oggi la risurrezione dei morti,
“ED” 38 (1985), 3, 229-310; B.J. KOROŠAK, L’eternità dell’inferno, “ED” 41 (1988), 3,
483-494; P. MARANESI, La misericordia: stoffa divina dell’universo. Approccio teologico e
antropologico per un ampliamento del termine evangelico, “UUJ” 69 (2016), 1, 203-221.
49
Cf. M. GRONCHI, La singolare universalità dell’esperienza religiosa di Gesù. [I], “ED”
53 (2000), 2, 137-151; ID., La singolare universalità dell’esperienza religiosa di Gesù. [II],
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“ED” 53 (2000), 3, 29-57; ID., Per una fenomenologia cristologica della relazione, “ED”
56 (2003), 1, 31-43; J. ILUNGA MUYA, Croire en dépit du mal. La foi chrétienne face à la
souffrance, “ED” 53 (2000), 1, 53-66; A. CLEMENZIA, Gesù, l’altro e le periferie. Percorso
di lettura, “UUJ” 68 (2015), 3, 221-227; G. COLZANI, Nessun altro fondamento (1Cor
3,11). Note teologiche su cristologia e fondamentalismo, “ED” 56 (2003), 2, 251-268; A.
ABDELMALAK, Romano Guardini e la sua cristologia del mediatore. Una introduzione,
“UUJ” 74 (2021), 1, 203-232.
50
Cf. M. ARRANZ, Le sacerdoce ministériel dans les prières secrètes des Vêpres et des Ma-
tines byzantines, “ED” 24 (1971), 2, 186-219; ID., La liturgie pénitentielle juive après la
destruction du temple, “ED” 28 (1975), 2-3, 412-429.
51
Cf. B. NEUNHEUSER, La romanità della nostra liturgia, “ED” 24 (1971), 3, 428-436;
P. GIGLIONI, Salvezza liturgia inculturazione, “ED” 41 (1988), 3, 461-472; ID. Cultura e
liturgia, “ED” 49 (1996), 1, 99-118; N. ANTIBA, Liturgical Renewal in the Greek Melkite
Catholic Church, “ED” 46 (1993), 1, 19-32.
52
Cf. P.A. MURONI, Nell’unico mistero pasquale l’unica iniziazione cristiana. L’ordine dei
sacramenti a partire dalle fonti bibliche, “ED” 64 (2011), 1, 131-164.
53
Cf. F. TEDESCHI, Traditio symboli – traditio fidei. La professione della fede come atto
liturgico, “UUJ” 66 (2013), 3, 31-64; M. BRACCI, Per una rilettura del Simbolo di Nicea
(325) [I]. La struttura simbolica della formula di fede, “UUJ” 75 (2022), 3, 153-171.
54
Cf. A. STAWROWSKY, Les énergies divines. Le point de vue de la théologie orthodoxe,
“ED” 27 (1974), 1, 145-165; D. COMPOSTA, L’antropologia come presupposto dall’encicli-
ca Veritatis Splendor, “ED” 48 (1995), 3, 335-346; A. OLIVIERI PENNESI, La dottrina del-
la giustificazione nelle “Lectures on Justification” di J.H. Newman, “ED” 51 (1998), 2-3,
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
dentità personale umana55, alla sua collocazione all’interno della storia del-
la salvezza56. L’inserimento nel Mistero di Dio rinnova radicalmente la com-
prensione dell’uomo57, eppure questa coscienza dopo il Concilio ha signifi-
cato anche spostare l’attenzione dalla condizione umana intesa essenziali-
sticamente ad una che lo pensa situato nel tempo e nello spazio, nella sto-
ria della salvezza come storia umana58.
La centratura del Mistero del Dio Unitrino attorno all’evento pasquale è
ben testimoniata: si confronti la modalità con cui Fabio Giardini59 articola
la missione della Chiesa rispetto al Mistero Trinitario a quello di Parente
nel primo studio della Rivista del 1948. In questo spostamento di accenti
traspare il movimento interno a tutta la teologia degli ultimi trent’anni: l’e-
lemento esperienziale60, agapico61 e dinamico pasquale62 sono i luoghi en-
tro cui ridire e ripensare ora il Mistero del Dio di Gesù Cristo.
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La visione offertaci dalla lettura storica degli ultimi 75 anni di Euntes Doce-
te/Urbaniana Universty Journal ci ha consegnato un sensibile rinnovamento
della teologia dogmatica nei contenuti e nel metodo. È stato possibile ap-
prezzare il passaggio da una teologia apologetica ad una che vive il dialogo
con il pensiero contemporaneo, con la storia. Il passaggio da un metodo con-
troversista, articolato dall’esposizione dei propri fondamenti, ad uno più dia-
logico, evolutivo, fondato sull’esperienza religiosa e di fede, ha trasformato
l’immagine stessa della dogmatica. Il Concilio Vaticano II è stato davvero
uno spartiacque. Per chi, come lo scrivente, condivide solo l’attuale sensibi-
lità perché nato e vissuto dopo il Concilio, i numeri della Rivista sono testi-
moni di un passaggio, del cui avvenire vale la pena indagare le modalità.
Ci sembra che gli autori passati attraverso il Concilio non abbiano imme-
diatamente assunto i vari contenuti – forse non sarebbe neppure pensabile
– ma avvertito prima di tutto un passaggio situato al livello del linguaggio.
Alla comparsa dei nuovi stili propositivi del Concilio e alla scomparsa degli
anatematismi ha corrisposto un nuovo stile per la teologia e per il teologo. Se
si guarda ai temi che si affrontano subito dopo il segmento conciliare, que-
sti sono ancora quelli apologetici afferenti agli stilemi tomisti, eppure inizia
a farsi largo un nuovo modo con cui presentare quanto si crede. La narrazio-
ne del Concilio spesso ha fatto ricorso all’enfasi dell’evento dello Spirito e
questo potrebbe anche essere ben testimoniato dalla nostra Rivista facendo
leva sull’assenza di articoli che ne mostrino la preparazione o ne anticipino
i temi. Invece è evidente solo uno stacco63. Il tutto sarebbe in linea con quel-
la sorta di ermeneutica della discontinuità, di cui molto si è parlato con Be-
nedetto XVI. Proprio come testimoniava già von Balthasar, ci fu una sorta di
bastione da abbattere64 connesso ad un complesso antiromano65 che condu-
63
Sarebbe interessante poter comparare i dati che abbiamo raccolto con quelli deri-
vanti dall’analisi delle riviste delle altre pontificie università romane, il presente articolo
non lo permetteva ma uno studio potrebbe offrire un interessante colpo d’occhio al ruolo
delle università durante il Concilio. Ci auguriamo possa essere questo l’oggetto di futuro
dottorato.
64
Cf. H.U. VON BALTHASAR, Schleifung der Bastionen. Von dieser Kirche in dieser Zeit,
Johannes Verlag, Einsiedeln 1989.
65
Cf. ID., Der antirömische Affekt. Wie lässt sich das Papsttum in der Gesamtkirche in-
tegrier, Herder, Freiburg 1974.
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Settantacinque anni di teologia dogmatica
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Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
66
Cf. M. PETRICOLA, La teologia nello spazio pubblico. Una questione “fondamentale”,
“UUJ” 70 (2017), 1, 29-54; N. GENGHINI, La fede nell’età secolare. Un excursus nel pen-
siero di Charles Taylor, “ED” 62 (2009), 2, 31-41.
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ABSTRACT
Nel 75° della Rivista, l’articolo prende in considerazione gli articoli pubblicati ine-
renti i temi teologico dogmatici. Per meglio analizzarli, l’autore suddivide il ma-
teriale in tre periodi: prima, durante e dopo il Concilio. In questo modo si potran-
no meglio apprezzare quali temi siano apparsi maggiormente in un periodo,
quali abbiano avuto una presenza costante e come nel tempo alcuni temi ab-
biano subito un mutamento nell’essere trattati in coincidenza con la stagione
post-conciliare. In questo modo appare come la Rivista sia stata in relazione ai
temi conciliari e da questi abbia ricevuto un impulso ad approfondirne alcuni.
In the 75th anniversary of the Journal, the contribution analyzes the published
articles on dogmatic theological topics. The author divides the material into
three periods: before, during and after the Council. In this way one can appre-
ciate which themes appear more in one period, which ones had a constant
presence, and which ones changed in the post-conciliar season. In this way it
appears how the Journal has been in relation to the Council themes and from
these has received an impulse to deepen some of them.
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Giulio Cesareo
LA TEOLOGIA MORALE
NEI SETTANTACINQUE ANNI DELLA RIVISTA
Parole Chiave: Evoluzione della teologia morale cattolica; Magistero pontificio ed etica
teologica; Teologia morale preconciliare; Teologia morale e rinnovamento conciliare; Teolo-
gia morale e contemporaneità
Introduzione
Il contesto e lo sviluppo della teologia morale cattolica
1
L. VEREECKE, voce “Storia della Teologia morale”, in Nuovo Dizionario di Teologia
Morale, a cura di F. COMPAGNONI – G. PIANA – S. PRIVITERA, San Paolo, Cinisello Balsamo,
MI 1990, 1336-1337.
153
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Giulio Cesareo
Nel contesto dei 75 anni di attività della Rivista universitaria Euntes Do-
cete (oggi Urbaniana University Journal), cercherò di ripercorrere questo
cammino della morale cattolica come itinerario di ricerca e di approfondi-
mento dell’Università Urbaniana e dei suoi docenti, ricercatori e collabora-
tori. Una ricerca di questo tipo potrebbe seguire molte metodologie, ciascu-
na delle quali avrebbe dei vantaggi, dei punti di forza e, viceversa, dei li-
miti. Conscio di ciò ho pensato fosse bene cercare di impostare questo mio
contributo più come una “storia”, un racconto, che come un verbale o un
semplice insieme di dati, autori e titoli di articoli. Proverò pertanto a riper-
correre sinteticamente il cammino – travagliato ed entusiasmante – della
teologia morale cattolica a partire dal secondo dopoguerra, facendo un co-
stante riferimento ai contributi della Rivista accademica dell’Università
Urbaniana. Credo infatti che i principali destinatari di questo contributo
non siano i docenti e gli esperti di teologia morale – che sono già ben a co-
noscenza di questi contenuti – quanto coloro che attraverso una visione sin-
tetica vogliano essere introdotti a una maggiore comprensione di ciò che è
stato – da diversi punti di vista – il grande rinnovamento attuato e avviato
dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nello specifico per quanto riguarda la
disciplina teologica della morale. Per questo, ritengo che questo articolo, da
un lato, debba avere un approccio che definirei enciclopedico – nel tentati-
vo di riportare tutti i contributi di teologia morale apparsi sulla Rivista –,
dall’altro vuole appunto far emergere alcuni contributi specifici, sempre pe-
rò all’interno del contesto ecclesiale più grande dello sviluppo e della rifor-
ma della disciplina. Uno degli elementi costanti e caratteristici della ricer-
ca in etica2 teologica sulla Rivista dell’università Urbaniana – che balza
immediatamente all’occhio anche solo quando si sfogliano gli indici – è
certamente l’attenzione al Magistero pontificio, quasi come se la Rivista si
percepisse come una sorta di cassa di risonanza nella quale le indicazioni
autorevoli dei Pontefici vengono approfondite e messe in dialogo con le va-
rie discipline teologiche, nel contesto dello slancio missionario ed evange-
lizzatore che è l’anima dell’università in quanto tale3. Passiamo dunque ad
2
In questo contesto uso come sinonimi le espressioni teologia morale, etica cristiana,
etica teologica.
3
La teologia morale è per statuto epistemologico un sapere interdisciplinare, in dialo-
go con altre discipline, sia teologiche che “profane”. Per questo anche nel selezionare i
contributi di teologia morale presenti su Euntes Docete/Urbaniana University Journal a
volte sono non ho preso in considerazione degli articoli che non apparivano propriamente
154
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La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista
di etica cristiana, quanto più di diritto canonico o di etica filosofica; viceversa altre volte
ho incluso degli articoli che – nonostante fossero scritti da docenti di altre discipline – mi
sembrava potessero rientrare in qualche modo nell’ambito della teologia morale, soprat-
tutto se teniamo conto che fino al Concilio Vaticano II era considerata normale la conta-
minazione reciproca tra morale, diritto e filosofia. Mi rendo conto che si tratta di criteri
abbastanza personali, che potranno trovare concordi alcuni lettori, mentre altri avrebbero
potuto prendere decisioni diverse.
4
All’interno di questa rassegna degli articoli di teologia morale presenti sulla Rivista
dell’Università ho inserito solo alcune recensioni che si sembravano particolarmente si-
gnificative.
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morale venne toccata dal rinnovamento in corso presso altri ambiti discipli-
nari: il movimento liturgico, il rinnovamento delle scienze bibliche ed ese-
getiche, e si fecero così strada delle teologie morali – soprattutto nel conte-
sto della Chiesa di lingua tedesca – che avevano per oggetto la vita cristia-
na (e non si presentavano così come manuali per i confessori) la quale si
configurava sostanzialmente come un’imitazione di Cristo. Tra questi con-
tributi come non ricordare la prima edizione de La legge di Cristo (1954)
di p. Bernhard Häring nella quale emerge come la morale (che affronta te-
mi come il Regno, l’imitazione di Gesù e l’amore), grazie anche all’appor-
to delle scienze bibliche e della filosofia contemporanea, in particolare l’e-
sistenzialismo, emerge essenzialmente come la risposta dell’uomo alla
chiamata di Dio: l’influsso di Häring sulla disciplina continuerà a far sen-
tire i suoi effetti anche negli anni successivi al Concilio.
Gli articoli di morale in questi anni su Euntes Docete non sono molto nu-
merosi, alcuni sono in latino, anche se nell’avanzare degli anni ‘50 si fan-
no sempre più strada le lingue moderne. In generale sono poi testi molto
corposi se affrontano questioni che oggi chiameremmo di morale fondamen-
tale, al “confine” tra teologia, filosofia, antropologia e diritto. Mentre sono
notevolmente più ridimensionati quelli che si occupano di questioni norma-
tive puntuali, in cui le argomentazioni giuridiche hanno grande rilievo. Qui
di seguito una carrellata dei principali articoli di teologia morale presenti
in Euntes Docete di questo periodo. Un elemento che balza subito all’occhio
è l’impostazione apologetica e l’obiettivo – molto bene espresso – di confu-
tare errori5 o ribadire il mondo assiologico-spirituale cattolico nel fermen-
to dei tempi nuovi che sta emergendo6. Tra gli autori maggiormente rappre-
5
Cf. per esempio l’introduzione del saggio Être et agir di Breton: «Nous voudrions
compléter notre critique d’un essai d’explication, qui utiliserait, des interprétations diver-
ses précédentment rejetées, comme insuffisantes et erronées, le ‘donné traditionnel’ qu’el-
les mettent en œuvre», S. BRETON, Etre et agir (reflexion sur un axiome), “ED” 3 (1950),
3, 317.
6
«Il volto della famiglia, infatti, è un volto poliedrico (biologico, psichico, sociale, spi-
rituale) e va visto e giudicato così nelle sue parti, come nel suo complesso, perché quelle
sono la condizione “sine qua non” del tutto, che, proprio per questo, non può esistere sen-
za ed all’infuori di esse. Se, come dice il Santo Vangelo, per disperdere il gregge bisogna
attaccare il pastore (Mc. XIV, 27), i valori morali della società non crolleranno, la storia
ce lo insegna, se non saranno intaccati nella famiglia le cellule viventi dei suoi valori spi-
rituali. Scrivere una morale familiare significa dare uno sguardo diagnostico sia ai suoi va-
lori perenni, di essenziale importanza, che a quelli attuali e, nello stesso tempo, segnare
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La teologia morale nei settantacinque anni della Rivista
alla famiglia le condizioni di vita che, come principio devono essere rigide, ma possono
comportare la loro parte di elasticità onde accogliere il fluire di aspetti nuovi, quelli cioè
che sono un postulato dell’evolversi della vita stessa», G.P. POZZI, Recensione al volume di
T. GOFFI, Morale familiare, “ED” 12 (1959), 2, 243-245.
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Il nuovo cammino avviato dalla teologia morale cattolica in seguito alle in-
dicazioni rivolte dall’assise conciliare, si struttura – come si è soliti sinte-
tizzare – in alcune fasi principali. Si tratta infatti di un periodo molto lun-
go, che di fatto arriva ai nostri giorni, e che ha visto il concentrarsi intorno
ad alcune problematiche centrali. Si realizza una certa rottura con il passa-
to recente, per gli evidenti limiti dell’impostazione preconciliare, eviden-
ziati a più riprese da teologi e pastori della Chiesa negli anni che hanno
preceduto e hanno seguito il Concilio. In particolare la novità emerge nel-
l’intensificarsi di quel confronto tra teologia morale e altri movimenti di rin-
novamento teologici e culturali, in particolare il movimento biblico, la ri-
scoperta di san Tommaso, il movimento ecumenico, le teologie delle realtà
terrene e i nuovi orientamenti filosofici. È il tempo di impostazioni morali
cristocentriche e di critica aperta verso il passato della disciplina8.
7
Card. PAUL-ÉMILE LÉGER, Intervento alla sessione del novembre 1964, cit. in Acta
synodalia Conc. Oecum. Vat. II, vol. III, pars VII, Città del Vaticano 1975, 710-71.
8
«La visione teonoma di S. Alfonso era anche visione cristocentrica: egli, come S. Pao-
lo, concepiva la sua vita morale e spirituale come vita di “énnomos Xristou” (1Cor 9,21):
vita di Cristo è la legge interiore. Egli sapeva bene come Dio si è fatto presente nella sto-
ria dell’uomo, collettività e singole persone, con la incarnazione del Verbo in Cristo Gesù.
Per questo il Cristo si unisce in un certo modo, come dice il Vaticano II, con ognuno di
noi; e ci si pone come rivelatore del Padre, come via del nostro ritorno intensivo al Padre.
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[…] Il finalismo, chiave di volta della nostra vita di persone, si pone come tensione esca-
tologica comunitaria di tutta l’umanità verso il regno di Dio, proposto come regno pieno
dell’uomo. La prudenza diventa così economia ermeneutica della nostra quotidianità, nel-
la presenza di Dio in Cristo e la sapienza che illumina questa economia si pone come ten-
sione di fede-carità in tensione di speranza escatologica. E in questa creatura nuova con-
siste la persona “énnomos Xristou” e la sua coscienza morale», D. CAPONE, Per una teo-
logia morale prudenziale con S. Alfonso, “ED” (1987), 1, 44.
9
«L’etica della grazia rivendica [...] Dio che salva e redime l’uomo, ma l’uomo è tuttavia
chiamato a collaborare con Dio, ad agire nella libertà, perché il riscatto della colpa sia du-
ratura ed operante, sino alla consumazione. […] L’uomo vecchio cede il posto all’uomo nuo-
vo: il nulla, che è nel peccato, ritrova l’essere, atto alla luce e al possesso beatificamente,
nella redenzione. “Dialettizzare” il Cristo, umanizzarlo, non sia un’assurda autoperdita o
autoredenzione: Il Cristo non ci assomiglia soltanto perché ama, soffre e vive come noi, ma
perché dona agli altri, come per se stesso, la vita divina, il suggello della luce, la pienezza
che salva. È, quindi, eteronomia, l’esistere umano, che di fronte alla trascendenza non si
svela, ma si “vela” di tragedia e di angoscia, ed esalta la propria intersoggettività. Teologia
della crisi e del dubbio questa: vani, quindi, i nostri sforzi e vana la nostra morale, perché
non approda alla vita salutare. […] Mettiamoci pure decisamente al fianco di coloro che si
dedicano con tutte le loro forze alla ricerca del significato della vita, etsi Deus non daretur,
come se Dio non esistesse. In questo incontro dell’uomo con l’uomo, nell’atto di spezzare il
pane quotidiano, scopriremo il Cristo della “nostra vita”, non il Cristo della “vita divina”,
santificante, G. GENNARO, Teonomia ed eteronomia, “ED” 25 (1972), 2, 322-323.
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Ai fini della nostra ricerca è particolarmente degna di attenzione l’annata 1987, il
cui primo numero è quasi completamente dedicato a temi morali.
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«Al momento della pubblicazione dell’Enciclica, oltre alcuni passaggi logici diffici-
li, molti lettori si sono trovati davanti a neologismi quali: consequenzialismo, teleologi-
smo, proporzionalismo, che li hanno completamente spiazzati. Anche termini come: asso-
luti morali, opzione fondamentale, scelte categoriali, ecc., meriterebbero di essere a lun-
go trattati non solo nel loro significato etimologico e di sostanza, ma anche nel loro svol-
gersi storico nelle varie accentuazioni che diversi termini subiscono da autore a autore.
Nel desiderio di chi scrive c’è anche un valido raccordo tra Teologia Morale e le sue tra-
versie storiche e lo sforzo leale degli ultimi decenni da parte di studiosi che hanno propo-
sto varie ipotesi di lavoro, che si sono poi rivelate del tutto inesatte. L’Enciclica dovrebbe
essere presentata come il punto di arrivo autorevole di un lungo e tormentoso lavorio di
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tanti studiosi che, nel tentativo di portare il messaggio etico del cristianesimo nel mondo
di oggi, hanno studiato e sofferto senza conseguire sempre brillanti risultati. I loro sforzi
hanno permesso di rielaborare la materia e proporla in linguaggio nuovo», M. DI IANNI, Ve-
ritatis splendor: consuntivi e auspici, “ED” (1994), 2, 247-250.
12
«Notazione da sottolineare è l’impossibilità delle tesi di certa bioetica laica che vuo-
le argomentare come se Dio non esistesse […]. L’Enciclica esplicitamente afferma:
“Quando si nega Dio e si vive come se Egli non esistesse, o comunque non si tiene conto
dei suoi comandamenti, si finisce facilmente per negare o compromettere anche la digni-
tà della persona umana e l’inviolabilità della vita”. Lo sviluppo della tecnica e della scien-
za nell’ambito della vita, riporta sempre a galla l’eterno interrogativo dell’origine della vi-
ta, sul perché dell’esistenza, ecc… L’enciclica offre anche alla bioetica personalistica il
senso della vita che è in stretta connessione con la fede nel Dio creatore e dispensatore di
ogni bene. […] Questa constatazione comporta, a livello pratico, la formazione di un ret-
to sentire della bioetica che, in ultima analisi, è quella cultura della vita sulla quale insi-
ste l’enciclica», M. DI IANNI, Recensione a G. RUSSO (a cura di), Evangelium vitae – Com-
mento all’enciclica sulla Bioetica, “ED” (1996), 2, 293-294.
13
«Alla domanda su quando comincia la vita umana, la risposta è che la vita umana
comincia dal primo momento della concezione: “Dal momento in cui la cellula-uovo è fer-
tilizzata, è cominciata una nuova vita, che non è più quella del padre, né della madre; è
invece la vita di un nuovo essere umano che ha il suo proprio sviluppo. E non potrebbe
mai essere reso umano, se non fosse umano già fin dall’inizio” (istr. Donum vitae 78) […].
Ciò serve per rispondere a tutte le moderne riproposizioni della teoria dell’animazione ri-
tardata. La Chiesa ha insegnato in modo costante la verità del rispetto della vita umana
nascente, attraverso una tradizione che procedeva senza le conoscenze scientifiche che
ora possediamo. Come abbiamo rilevato, lo stesso Tommaso d’Aquino nel proporre col
pensiero di Aristotele la teoria dell’animazione ritardata, non applicò mai le eventuali
conseguenze per modificare la tradizione della Chiesa riguardo all’aborto. […] Tanto me-
no paiono fermi e sostenibili gli argomenti che cercano di costruire un indirizzo teologico
favorevole all’animazione ritardata, e quindi favorevole alla liceità della distruzione di
embrioni in stadio iniziale con l’aborto volontario, facendo leva sulle riflessioni del pas-
sato», G.M. MIGLIETTA, Dibattiti nella teologia riguardo la liceità della distruzione di em-
brioni umani in stadio iniziale di sviluppo con l’aborto volontario, “ED” 53 (2000), 1, 136.
14
«Di fronte alla concezione della coscienza vista a partire dalle neuroscienze, mi pa-
re opportuno richiamare brevemente una sintesi della dimensione della coscienza, così co-
me viene recepita all’interno dell’etica nel contesto della riflessione cristiana. L’obiettivo
è quello di lasciare emergere più chiaramente la particolarità tra le due concezioni e por-
re le basi per un dialogo fruttuoso tra la morale e le neuroscienze. […] Nel contesto della
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«Papa Francesco dimostra di aver bene compreso che a partire dall’ultimo trenten-
nio, in seguito al dispiegarsi degli effetti congiunti della globalizzazione e della terza ri-
voluzione industriale, si è verificata un’inversione del rapporto tra sfera economica e po-
litica, per cui l’economia è diventata il regno dei fini e la politica il regno dei mezzi. Nei
due secoli precedenti invece era la politica, come azione organizzata responsabile del be-
ne comune, ad indicare i fini che la società doveva raggiungere e al mercato si chiedeva
la ricerca dei mezzi più efficaci per conseguirli. Adesso il Papa chiede di rimettere le co-
se a posto. […] Il mercato infatti non è solo un meccanismo efficiente di regolazione de-
gli scambi ma è, soprattutto, un ethos che induce cambiamenti profondi delle relazioni
umane e del carattere degli uomini che vivono in società. Di qui l’insistenza del Papa sul
principio di fraternità che deve trovare un posto adeguato dentro l’agire del mercato e
non fuori, come vuole il “capitalismo compassionevole”», L. SALUTATI, L’orizzonte etico
in ambito economico-sociale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Fran-
cesco, (2015), 2, 70-71.
16
«La ripresa di alcune verità della teologia della creazione e della redenzione in Cri-
sto ha permesso di ritrovare il fondamento comune dell’umano: nella visione cristiana
ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio compassionevole ed è chia-
mato all’esistenza pienamente umana grazie al dono gratuito della pienezza della vita ri-
cevuta in Cristo. Nessuno dunque è escluso dalla possibilità di cogliere il senso dell’u-
mano e di viverlo. […] Anche la compassione, come parte costitutiva ed espressione del-
l’atteggiamento di fondo di carità, diventa, quindi, un valore umano qualificante la co-
scienza di ogni uomo, a prescindere dalla sua appartenenza religiosa. […] Dunque, per
tutti l’unico modo corretto di rapportarsi onestamente, e cioè umanamente dal punto di
vista etico, con qualsiasi altro è quello dell’accoglienza incondizionata, di cui fa parte
costitutiva la compassione: riconoscere la presenza dell’altro, accoglierlo per il fatto di
essere un essere umano, chinarsi verso di lui nella sua necessità, rispondere al suo bi-
sogno secondo il bene realmente possibile», V. BALČIUS, Per una cultura della compas-
sione: prospettive di etica cristiana, “UUJ” (2022), 2, 100-101.
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spettive scientifiche con scritti relativi, per esempio, alla teologia africana
(è il caso di Lawrence Boakye nel 2019).
Gli autori di questo periodo sono anzitutto i docenti dell’Urbaniana Ca-
taldo Zuccaro, Vidas Balčius, Aldo Vendemiati; tra le new entries attual-
mente in servizio presso l’Università, che cominciano a pubblicare sulla
Rivista a proposito di etica cristiana troviamo nel 2015 Leonardo Salutati,
nel 2016 Paolo Fornari, nel 2021 Gaetano Sabetta e nel 2022 Donatella
Abignente. Docenti di altri centri accademici che pubblicano di morale so-
no Nicola Rotundo, Emanuele Giannone, Fernando Chica Arellano, Gio-
vanni Del Missier e il gesuita René Mario Micallef. I principali articoli di
teologia morale di questo periodo sono:
E. GIANNONE, La coscienza morale e la strutturazione dei mercati dei ca-
pitali, “UUJ” (2015), 3, 123-159; L. SALUTATI, L’orizzonte etico in ambito
economico-sociale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa
Francesco, “UUJ” (2015), 2, 63-72; A. VENDEMIATI, L’etica fondamentale
della Evangelii gaudium, “UUJ” (2015), 2, 73-77; P. FORNARI, Economia
ed etica: una questione di diritto naturale, “UUJ” (2016), 3, 245-270; C.
ZUCCARO, In cerca dei fondamenti etici del diritto dello stato con uno sguar-
do al fenomeno migratorio, “UUJ” (2018), 3, 185-212; L. BOAKYE, Ecolo-
gical Predicament in Ghana: Taking Lessons from Laudato si’ and the Tho-
mistic Tradition on Stewardship of the Earth and the Metaphysics of Value,
“UUJ” (2019), 1, 245-267; C. ZUCCARO, Clericalismo, ministeri, paterni-
tà, (2019), 3, 57-61; N. ROTUNDO, I fondamenti biblici della morale fami-
liare in Amoris laetitia (prima parte), “UUJ” (2019), 3, 169-192; ID., I fon-
damenti biblici della morale familiare in Amoris laetitia (seconda parte),
“UUJ” (2020), 1, 163-181; A. VENDEMIATI, L’etica ha bisogno di Dio?,
“UUJ” (2020), 3, 101-124; V. BALČIUS, La coscienza morale: al servizio re-
sponsabile di tutto l’uomo nella concretezza della sua vita, “UUJ” (2021),
1, 61-77; ID., Crisi, agire umano e chiamata alla co-responsabilità. Invito
alla lettura, “UUJ” (2021), 2, 15-30; C. ZUCCARO, Emergenze, precarietà,
responsabilità: alcuni criteri di discernimento morale, “UUJ” (2021), 2,
58-83; L. SALUTATI, La crisi e l’economia: tra occasione di progresso e ri-
schio di fallimento, “UUJ” (2021), 2 111-132; G. SABETTA, Economia e
pandemia alla luce di Fratelli tutti, “UUJ” (2021), 3 35-59; F. CHICA
ARELLANO, Una chiamata all’ecologia integrale e all’amicizia sociale per
proteggere la nostra casa e famiglia comune, “UUJ” (2022), 1, 161-186;
V. BALČIUS, Morale e vulnerabilità, “UUJ” (2022), 2, 15-17; D. ABIGNEN-
TE, Vulnerabilità della morale, morale della vulnerabilità, “UUJ” (2022),
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Conclusione
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Giulio Cesareo
Giulio Cesareo
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
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Desidero ringraziare anche il prof. Giovanni Ancona, direttore di Urbaniana Univer-
sity Journal, per la fiducia che mi ha dimostrato nell’offrirmi l’opportunità di svolgere que-
sta ricerca.
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ABSTRACT
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UUJ
LE SCIENZE DELLA MISSIONE:
RETROSPETTIVE PRECONCILIARI
E PROSPETTIVE POST-CONCILIARI
Sandra Mazzolini
Aspetti del contributo della Rivista
alla riflessione missiologica (1966-2022)
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1
C. FABRO, Emil Brunner e la Teologia missionaria, “ED” 1 (1948), 3, 280 (les traduc-
tions sont de l’auteur).
2
Cf. ibid., 280-281.
3
Ibid., 281.
4
Cf. V. BOUBLIK, recensione a D. CATARZI, Lineamenti di dommatica Missionaria, Ed.
I.S.M.E., Parma 1958, e a ID., Teologia delle missioni Estere, Ed. I.S.M.E., Parma 1958,
“ED” 12 (1959), 2, 241.
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Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
5
Cf. C.B. PAPALI, The Theology of Mission, “ED” 17 (1964), 1, 3.
6
Cf. ibid., 8-9.
7
Cf. ibid., 13-15.
175
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Antoine de Padou Pooda
18
Cf. ibid., 10-13.
19
Cf. ibid., 16-17.
10
Ibid., 18.
11
Ibid., 19.
12
Ibid., 21.
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Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
Les aspects christologiques de la mission ont été abordés plus par les au-
teurs précédents surtout avec la théologie missionnaire de l’Église comme
Corpus Mysticus du Christ. P. Parente s’appuie sur ce cadre dramatique et
ecclésiologique pour repenser la question de l’identité de la mission de l’É-
glise et de celle de Jésus-Christ. Pour lui, « La vision paulinienne de l’É-
glise comme Corps mystique a ramené au niveau théologique le concept d’-
homogénéité et de continuité de la mission de l’Église et de la mission du
Verbe incarné »14. Dans la mission de l’Église se prolonge la procession
éternelle et immanente du Verbe depuis le Père. En effet,
13
Cf. ibid., 30-32.
14
P. PARENTE, Le Missioni Cattoliche nella luce della Processione del Verbo, “ED” 1
(1948), 1-2, 4.
15
Ibid., 6.
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invisible dont il est l’image, d’abord dans la création, puis dans la révéla-
tion des prophètes, enfin dans l’Incarnation »16. La fonction évangélique ou
épiphanique du Verbe est aussi transmise aux créatures qui sont comme des
fragments ou des reflets du Verbe, éternel glorificateur de Dieu. « Toute
créature, et surtout l’homme, aura donc sa raison d’être et sa valeur dans la
mesure où elle reflète l’empreinte ou l’image de Dieu, c’est-à-dire dans la
mesure où elle participe à la fonction révélatrice du Verbe »17. Puisqu’il
participe à la fonction du Verbe qui est de refléter l’image de Dieu, l’hom-
me a une mission semblable au Verbe qui lui permettra d’atteindre son but
ultime c’est-à-dire s’assimiler à Dieu en le connaissant et en l’aimant et
rayonner son image. Le Verbe se fait homme pour que l’homme devienne en
quelque sorte le Verbe. Cette conformité de l’homme déchu au Verbe-Ima-
ge par le truchement de la filiation adoptive est la rédemption qui se réali-
se en deux temps : d’abord le Verbe, image et splendeur du Père, lumière
de la vérité et nourriture de la vie éclaire et communique la vie divine à l’-
homme qui, à son tour, entre en communion vitale avec Lui. Cela aboutit à
« une immanence mutuelle, consciente et joyeuse, qui commence et pro-
gresse sur terre avec la vie de foi et d’espérance et qui atteint sa pleine ma-
turation dans la vision béatifique. Telle est la mission du Verbe Image, Té-
moin, source de Lumière et de vie divine »18. Ensuite la mission rédemptri-
ce du Verbe se poursuit à travers son incarnation dans l’Église créant ainsi
une continuité et homogénéité entre le Christ et son Église (cf. Éphésiens
1, 23). En tant que complément et même corps du Christ avec qui elle fait
un, l’Église reproduit et continue donc le Christ dans sa constitution théan-
drique, qui est comme son aspect statique et dans sa mission rédemptrice,
qui est son aspect dynamique. Ainsi, tout ce qui est dit du Verbe, avant et
après l’Incarnation, s’étend à l’Église qui, à l’imitation du Verbe, se tient au
milieu du monde comme l’image vivante de Dieu, dont elle reflète la splen-
deur19. En apparaissant dogmatiquement comme un reflet lumineux de la
procession du Verbe et une continuation de son Incarnation pour le salut
des hommes, les missions catholiques s’apparentent à « Une théophanie vi-
vante, non pas fermée sur elle-même, mais ouverte et tendue vers la con-
16
Ibid., 8.
17
Ibid., 9.
18
Ibid., 11.
19
Ibid., 12.
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Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
20
Ivi.
21
PAPALI, The Theology of Mission, 5.
22
Cf. P.M. DE MONDREGANES, Función misionera del Espiritu Santo, “ED” 8 (1955), 3,
327-330.
23
Cf. ibid., 330-333.
24
Cf. ibid., 333-339.
25
Cf. A.V. SEUMOIS, Signes pneumatiques et mission, “ED” 11 (1958), 3, 358-370.
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culeux sont par exemple la prophétie, la glossolalie en tant que sceau divin
et pneumatique au ministère apostolique viennent confirmer l’authenticité
de la mission et la véracité de la bonne Nouvelle annoncée conformément à
1Thess.1,5 « Notre prédication de l’Évangile ne vous a pas été faite en pa-
roles seulement, mais elle a été accompagnée de miracles, de l’Esprit Saint,
‘une pleine persuasion ». Ces signes pneumatiques ou charismes miracu-
leux échappent à l’action propre du missionnaire et sont attribuables à
l’Esprit saint. « L’apôtre n’est pas le ministre des manifestations pneuma-
tiques […qui le] dépassent tout en l’accompagnant pour témoigner en sa fa-
veur, comme garantie divine extérieure et extraordinaire »26. C’est d’ailleurs
une des trois finalités des signes pneumatiques : confirmer l’authenticité du
ministère en le marquant d’un sceau divin (subsides de l’apostolat) ; attes-
ter de manière subsidiaire de la résurrection qui est le miracle par excellen-
ce, pour que soit tangible leur rapport avec la mission du Christ ressuscité ;
témoigner du caractère divin de l’Église et de sa mission en rendant visible
la présence agissante de l’Esprit Saint27. Comme dans les processions ex-
tra-trinitaires l’Esprit Saint conclut le cycle, ainsi complète-t-il l’œuvre du
Verbe dans les missions divines extérieures28.
Des titres missionnaires sont attribués à Marie tels que Mère, Co-rédemp-
trice, Médiatrice, Reine et Bergère (pasteure). La maternité universelle et
spirituelle de la Vierge Marie et son rôle de nouvelle Ève, Mère de l’huma-
nité rachetée fait d’elle une missionnaire qui participe au projet de salut de
son Fils. Quoique universelle, « la mission de Marie est subordonnée à cel-
le du Christ […]. Sa tendresse maternelle s’étend sur toutes les races, tou-
tes les couleurs, toutes les nations et tous les hommes »29. À travers plu-
sieurs attributs, la missionarité de Marie sera mise en relief : en tant que
cause secondaire et subordonnée au Christ cause principale de la rédemp-
tion, la Sainte Marie est Co-rédemptrice de l’humanité30. Marie est média-
26
Ibid., 364.
27
Cf. ibid., 365-367.
28
Cf. PAPALI, The Theology of Mission, 5.
29
DE MONDREGANES, Maria Santissima y las Misiones, 52.
30
Cf. ibid., 52-53.
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Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
31
Cf. ibid., 53-54.
32
Cf. ibid., 58-60.
33
Cf. A. PERBAL, Maria Regina delle Missioni, “ED” 4 (1951), 3, 276.
34
Ibid., 286.
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Une réflexion de A.V. Seumois37 fait l’état des lieux du catéchiste au début
du concile Vatican II. L’auteur y présente une figure du catéchiste mission-
naire en crise, sa place et son importance dans l’apostolat étant de moins
en moins appréciées. Traditionnellement, le catéchiste (homme ou femme)
se présentait comme l’auxiliaire du ministre ordonné dans les secteurs où
il n’y a pas besoin du clerc. Cette fonction du catéchiste itinérant, chargé
de succursale ou exerçant au centre d’une paroisse connaît une crise due
au déclin des structures classiques, aux mutations survenues dans les pays
de mission de l’époque et à l’évolution interne de l’activité missionnaire el-
le-même. Les jeunes préfèrent être des enseignants salariés dans les éco-
les de brousse plutôt que d’être catéchistes non rémunérés. Ensuite, l’Ac-
tion catholique occulte le ministère du catéchiste. Au niveau socioécono-
mique, l’augmentation du niveau de vie due au rapide développement fait
que le catéchiste est incapable de maintenir son prestige et son aura d’an-
tan. Son statut moins attractif et son bas profil semblent révolus38. Pour fai-
re face à cette crise, Seumois propose un renouvellement du catéchiste et
de la catéchèse qui passe par la révision des statuts relatifs à l’institution
des catéchistes dans les différentes régions. Un meilleur choix des candi-
35
Cf. A. SEMINARIAN, On the Idea of Entrusting a Mission to a Diocese, “ED” 2 (1949),
426. ID., Casus implexus de iure missionario, “ED” 2 (1949), 126. A. PERBAL, A propos de
l’exclusivisme territorial et juridictionnel dans les Missions, “ED” 5 (1952), 217-237.
I. LEE TING PONG, Episcopal Hierarchy in the Missions, “ED” 13 (1960), 181-225.
36
Sur ce sujet, cf. aussi D. SCHILLING, De necessitate formandi clerum in catechetica,
“ED” 1 (1948), 205; ID., De catechizandis infidelibus, “ED” 2 (1949), 2, 207; C. DAMEN,
N.N.(India) : De baptismo adultis conferendo in loci missionum, “ED” 1 (1948), 294; ID.,
De baptismo pueris paganorum conferendo, “ED” 1 (1948), 296.
37
Cf. A.V. SEUMOIS, Problems of the Missionary Catechist, “ED” 15 (1962), 2, 198-213.
38
Cf. ibid., 200-202.
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Les jalons d’une missiologie préconciliaire dans les publications de ED (1948-1965)
dats à la vie de catéchiste, une formation spécialisée dans des écoles de ca-
téchistes bien équipées, un meilleur niveau de vie pour les catéchistes pro-
fessionnels pourraient être des pistes de résolution du problème39. Les for-
mules de « catéchistes-diacres » et de « l’enseignant catéchiste » seraient
des expériences à promouvoir. Ce dernier exercerait cumulativement la
double fonction de catéchiste et de maître d’école avec une rémunération
de l’État et/ou des subsides des Œuvres Pontificales Missionnaires. En tout
état de cause, la figure et la fonction du catéchiste sont importantes car les
jeunes Églises sont des communautés catéchétiques40 et l’annonce du ké-
rygme dans les familles, les écoles, etc. incombe à tout le peuple de Dieu,
laïcat et clergé sans exception.
39
Cf. ibid., 202-203.
40
Cf. ibid., 210-213.
41
G. MENSAERT, Le clergé indigène, “ED” 5 (1952), 1-2, 105.
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pas de mener le combat comme des troupes auxiliaires »42. Pour gouverner,
sanctifier et enseigner ces nouvelles communautés des terres de missions,
le clergé autochtone a besoin d’une solide formation.
La méthode missionnaire d’adaptation de l’apôtre de la Chine Matteo
Ricci est proposée par S. Lokuang43 qui en dégage deux qualités du mis-
sionnaire et deux secteurs clés de formation44 : un saint optimisme doit ani-
mer l’apôtre devant les adversités et les adversaires, les échecs et contra-
riétés de la mission. Les moments de découragement et de dépression de-
vant les fatigues, les efforts infructueux sont inhérents à l’apostolat mission-
naire. La deuxième aptitude exigée est la prudence qui consiste à ne pas
heurter la susceptibilité des peuples à évangéliser. Cette même prudence
évangélique consiste à connaître les erreurs commises par ces prédéces-
seurs pour ne pas y retomber45. Quant aux deux domaines de formation du
missionnaire46, il y a d’abord l’étude de la langue : après avoir conquis l’es-
time et la confiance des Chinois à travers l’apprentissage de leur langue et
culture, Matteo Ricci recommande à tout missionnaire qui arrive à un lieu
de mission d’apprendre la littérature du milieu en suivant des cours de lan-
gue. La méthode missionnaire ne peut pas se détacher de la science et de
la culture. C’est compte tenu de cela qu’il préconise la formation dans les
sciences profanes comme deuxième axe. A l’instar de Matteo Ricci qui a su
mettre à profit les sciences mathématiques et astrologiques au service de
l’évangélisation, aujourd’hui encore des sciences profanes comme la méca-
nique, médecine, etc. sont indispensables dans la mission en plus de
connaissances théologiques et philosophiques47.
Pour A.V. Seumois, les aptitudes du missionnaire sont essentiellement
celles d’un témoin. Et qu’est-ce que le témoignage ?
42
PIE XII, Evangelii praecones, cité, ibid., 106.
43
Cf. S. LOKUANG, La formazione missionaria secondo Matteo Ricci, “ED” 10 (1957),
3, 409-417.
44
Cf. ibid., 410-414.
45
Cf. ibid., 413.
46
Cf. ibid., 414-417.
47
Sur l’interdisciplinarité de la missiologie et de la formation missionnaire, cf. H. UR-
BAN, Missioni e psichiatria, “ED” 2 (1949), 3, 423-425; G. PEREZ, La Medicina nelle Mis-
sioni, “ED” 5 (1952), 1-2, 82 (l’article comprend un paragraphe sur la médecine tropicale
par M. GIROLAMI); C. COSTANTINI, Dell’arte cristiana indigena, “ED” 4 (1951), 1-2, 279-
285; V.L. GROTTANELLI, Il missionario e lo studio dell’etnologia, “ED” 5 (1952), 1-2, 73-81.
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Le témoignage prend une place précise parmi les divers systèmes qui
visent à entraîner l’adhésion de l’auditoire : il n’est pas une simple af-
firmation de la vérité, il n’est pas une thèse établissant la preuve cer-
taine de ce que l’on avance, il n’est pas non plus une apologie ; mais il
constitue un complexe qui comporte à la fois l’affirmation, ou la mani-
festation extériorisée d’une conviction, la garantie motivée de véracité,
l’engagement personnel, l’ordonnance constructive vers le but qui est
d’entrainer la libre adhésion de l’auditoire48.
48
A.V. SEUMOIS, Les qualités du missionnaire pour l’apostolat direct, “ED” 10 (1957),
3, 357.
49
Cf. ibid., 358-362.
50
P.M. DE MONDREGANES, La formacíon del clero autóctono, “ED” 13 (1960), 2-3, 269-
295.
51
Cf. ibid., 270-275.
52
Cf. ibid., 276-284.
185
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53
Cf. ibid., 284-295.
54
ID., Las ideas misionologicas en la Liturgia Catolica, “ED” 2 (1949), 3, 369.
55
Cf. ibid., 372-378.
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56
A.V. SEUMOIS, Orientations de pastorale liturgique selon “Princeps Pastorum”, “ED”
13 (1960), 2-3, 253.
57
Ibid., 256.
58
Cf. ibid., 257.
59
Ibid., 265.
60
Cf. I. TUBALDO, La Costituzione sulla Sacra Liturgia e la missionologia, “ED” 17
(1964), 2, 258-272.
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À la suite de Evangelii praecones où Pie XII fait une brève allusion à l’éco-
le chrétienne et à la place qu’il faut donner à l’éducation, aux écoles, aux
collèges dans les missions, M. Alphonse emprunte les paroles de Mgr Co-
stantini, ex-secrétaire de l’Union Pontificale Missionnaire, pour affirmer
que « l’école chrétienne est la pierre d’assise de l’Église missionnaire […],
la condition indispensable de la survivance et de l’expansion [des] mis-
sions »63. En tant que lieu de formation humaine et intellectuelle de laïcs,
la fonction de l’école est de fournir à l’État et à l’Église une élite d’hommes
et de femmes instruits qui défendront les causes de l’Église et les valeurs
chrétiennes. Après avoir fait un état des lieux des écoles catholiques dans
les différentes terres de missions, l’auteur en précise encore le but : « L’é-
cole chrétienne missionnaire n’a pas pour but immédiat de convertir, de
provoquer des baptêmes, elle est pour ainsi dire un service de vérité, de
vertu, présenté au nom de l’Église et du Christ. Elle n’impose rien, elle ne
force personne, elle doit rayonner, servir de témoignage »64.
Les bénéficiaires des écoles catholiques sont sans doute les protagonis-
tes de l’Action Catholique qui se définit comme « participation des laïcs à
l’apostolat hiérarchique de l’Église. Elle [Action Catholique] explique les
termes et relève le rôle important du prêtre, qui a pour mission d’animer,
d’éduquer et d’unifier les membres de l’Action catholique, mais ne doit pas
61
Cf., ibid., 259.
62
Ibid 272.
63
A. MERRY, L’école chrétienne dans les Missions, “ED” 5 (1952), 1-2, 181.
64
Ibid., 197.
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65
A. PERBAL, L’Action Catholique dans les missions, ibid., 160.
66
Cf. ibid., 160.
67
A.V. SEUMOIS, L’apostolat laïc de l’antiquité selon les témoignages patristiques, ibid., 127.
68
Ibid., 129.
69
Cf. ibid., 142-152.
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De même que depuis l’antiquité la mission n’est plus une affaire exclu-
sive du clergé, mais aussi du laos, peuple chrétien comme le mentionne
l’Encyclique Princeps Pastorum de Jean XXIII, de même dans les terres de
mission l’Église enseignante (hiérarchie) et l’Église enseignée (laïcs)
quoique distinctes, sont unies dans la commune mission pour l’avènement
du Règne de Dieu et de sa gloire sur terre70. Il n’en demeure pas moins que
la mission spécifique du laïcat est la consecratio mundi, activité visant à in-
culquer l’esprit chrétien dans toutes les instituions temporelles de sorte
qu’elles soient des instruments conformes à l’exigence fondamentale de l’-
homme qui est le salut spirituel. D’où l’exigence de multiplier des centres
de formation des laïcs, tels les collèges et les foyers pour une émergence
« d’un laïcat catholique qualifié dans les pays de mission, un laïcat dont la
probité morale et la préparation doctrinale portent haut le flambeau du
christianisme dans l’environnement acatholique où il vit, un laïcat cons-
cient de ses responsabilités civile et sociale »71.
En conclusion à ce chapitre sur la mission des laïcs, une double ques-
tion canonique est posée par U. Lattanzi : quelle est la position du laïcat
par rapport à l’apostolat missionnaire et par rapport à la juridiction du ma-
gistère dont le Christ a investi la hiérarchie72 ? Ces interrogations dont les
réponses semblent aujourd’hui évidentes ne l’ont pas toujours été dans la
période préconciliaire. À l’époque, nous dit U. Lattanzi, la hiérarchie pou-
vait, à l’instar du Christ, désigner et appeler de simples laïcs à prendre part
à l’apostolat missionnaire à travers une « mission canonique » particulière.
70
Cf. F. CANOVA, Per il laicato in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-3, 543.
71
Ibid., 549.
72
Cf. U. LATTANZI, Laicato e gerarchia nel N. Testamento, “ED” 9 (1956), 1-3, 350.
73
Ibid., 351.
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L’adaptation dans les missions est une tâche principale et délicate à cause
de la complexité des traditions séculaires et coutumes, des croyances et de
l’ensemble du système socioculturel des peuples à évangéliser. Voici com-
ment R. Masi problématise la question :
74
Ibid., 355.
75
R. MASI, L’adattamento missionario dottrinale. Lo sviluppo della teologia e della cul-
tura cattolica in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-3, 226.
191
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76
L’adaptation missionnaire prend en compte, les dogmes, la doctrine, l’Écriture Sain-
te, les Pères de l’Église et tout le dépôt de la foi catholique. Cf. ibid., 227-244.
77
Cf. ibid., 244.
78
Cf. METODIO CAROBBIO DA NEMBRO, Sull’adattamento missionario, “ED” 16 (1963),
2, 329.
79
Cf. ibid., 330.
192
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80
Cf. ibid., 333-334.
81
Cf. ibid., 335.
82
Cf. ibid., 336-337.
83
PAPALI, The Theology of Mission, 15.
84
Cf. P.M. DE MONDREGANES, Tres formidables enemigos de las misiones : comunismo,
islamismo y nacionalismo, “ED” 8 (1955), 1, 96-111.
193
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85
Cf. ibid., 101-103.
86
A. PERBAL, Le dialogue avec l’Islam est-il possible ?, “ED” 17 (1964), 2, 306-310.
87
Ibid., 308.
88
Ibid., 310.
89
P. PARENTE, La possibilità dell’atto di fede negli infedeli, “ED” 3 (1950), 2, 161.
194
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90
Cf. ibid., 178-179.
91
Cf. B. MARIANI, Preferenze divine verso i gentili nell’Antico Testamento, “ED” 3
(1950), 3, 283-316.
92
Cf. ibid., 285-293.
93
Cf. ibid., 293-315.
94
Cf. ibid., 299.
95
Cf. ibid., 315-316.
195
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196
Cf. G. DI ROSA, Contributo al dialogo dell’Ecumenismo cristiano, “ED” 9 (1956), 1-
3, 312.
197
Cf. ibid., 321.
198
Cf. ibid., 341-342.
199
Cf. S. GAROFALO, Marco 9, 40 “apertura ecumenica?”, “ED” 9 (1956), 1-3, 343-349.
100
Cf. ibid., 348-349.
101
Cf. J. VODOPIVEC, Unity and Diversity: The Problem of Reunion in Missionary Per-
spective, “ED” 13 (1960), 2-3, 459-512
196
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Conclusion
102
Cf. ibid., 459.
103
Cf. ibid., 460.
104
Cf. ibid., 462.
105
Cf. ibid., 462-482.
106
Cf. ibid., 492-507.
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qui, de nos jours sont tombés en décrépitude et gagneraient à être non seu-
lement revisités mais innovés. C’est le cas des expressions comme « adap-
tation », « terres de mission », etc. Toutefois ces concepts ont servi de pré-
lude au concile Vatican II marqué par le binôme conceptuel communion et
mission qui a ouvert davantage l’Église à d’autres horizons culturels, reli-
gieux et civilisationnels. Qu’il nous suffise de mentionner seulement le Dé-
cret Conciliaire Ad Gentes sur l’Activité missionnaire de l’Église, le Déc-
ret Conciliaire Unitatis Redintegratio sur l’œcuménisme, la Constitution
Dogmatique Dei Verbum, la Constitution Pastorale Gaudium et spes , etc.
dont les contenus richissimes et inépuisables sont encore en pleine mise en
œuvre. En outre, ce parcours rapide que nous venons d’effectuer nous a
permis d’avoir un aperçu global du patrimoine intellectuel, mieux de la for-
ma mentis de la mission de l’Université Pontificale Urbanienne dont la vo-
cation est essentiellement missionnaire. Ces éléments précurseurs de not-
re synthèse renforcés par les assises doctrinales du Concile Vatican II ont
sans doute servi de pierres angulaires à notre faculté de missiologie pour
poser les bases et définir les axes de l’étude des sciences de la mission107
au profit étudiants provenant de tous les quatre coins du monde. Au regard
du caractère dynamique de la mission et des aléas spatio-temporels, ces
axes se transforment et se renouvellent continuellement dans la fidélité à la
missio Trinitatis. Le pontificat du Pape François marqué par une forte sen-
sibilité missionnaire vient corroborer et renforcer ces jalons de la synoda-
lité missionnaire pour une église in exitus vers les périphéries existentiel-
les et géographiques, une mission polyédrique définie comme style de vie
et mode opératoire de tout fidèle du Christ sans exception et sans acception
de personne. Ensemble, avançons au large et jetons le filet.
107
Cf. J.-A. BARREDA (a cura di), Formare alla missione: 25o della Facoltà di Missiolo-
gia dell’Università Urbaniana, Missiologia 12, UUP, Città del Vaticano 2012.
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ABSTRACT
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Introduzione
Nei decenni successivi alla chiusura del Concilio Vaticano II, la Rivista ha
conosciuto vari cambiamenti formali, quali, ad esempio, il titolo, la struttu-
ra, la tipologia degli scritti, il loro inserimento più o meno organico nei nu-
meri delle diverse annate, ecc. In tale cornice, va inquadrata anche la ve-
rifica del contributo della Rivista alla riflessione missiologica, un contribu-
to nel quale confluiscono, innanzitutto, esiti sia dei processi recettivi del
Vaticano II in materia missionaria, sia di snodi significativi dello sviluppo
del pensiero missiologico coevo; poi riflessi dell’esperienza missionaria
delle Chiese dei diversi contesti continentali e della biografia personale ed
accademica degli estensori dei contributi in oggetto; e, infine, i cambia-
menti accademici occorsi nei decenni qui considerati, cambiamenti che
hanno riguardato anche l’organizzazione accademica e curricolare nello
specifico dell’Institutum Missionale Scientificum e, dal 1986, della Facoltà
di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana.
Scopo di questo articolo non è ovviamente quello di una presentazione
puntuale del contributo offerto dalla Rivista alla riflessione missiologica, ri-
costruito mediante una disamina diacronica e sincronica degli scritti mis-
sionari pubblicati, quanto piuttosto quello di abbozzare la loro inquadratu-
ra in un più ampio contesto (prima parte dell’articolo) e alcune considera-
zioni di carattere generale (seconda parte).
201
2/2023 ANNO LXXVI, 201-216 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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1
Per comprendere il peculiare rapporto fra la Pontificia Università Urbaniana e la mis-
sione evangelizzatrice della Chiesa occorre partire dalla fondazione della Congregazione
De Propaganda Fide nel 1622 e dalla nascita dell’omonimo Collegio nel 1627: cf. G. COL-
ZANI, Dall’Ateneo alla Pontificia Università Urbaniana. Le grandi linee di una “teologia
missionaria”, in ID., Pensare la missione. Scritti editi e inediti, a cura di S. MAZZOLINI, UUP,
Città del Vaticano 2012, 69-90.
2
Il decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa rimane un punto di riferi-
mento imprescindibile. benché questioni correlate con la missione ricorrano anche in altri
testi conciliari: cf. G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei documenti conciliari, in Le
missioni nel decreto “Ad Gentes” del Concilio Vaticano II, “ED” 19 (1966), 1, 86-97. Di par-
ticolare rilievo sono ad esempio i numeri 13 e 17 di LG: cf. S. MAZZOLINI, L’evangelizzazio-
ne come inculturazione, in M. DE SALIS (ed.), Popolo evangelizzatore. Il capitolo II della Lu-
men Gentium alla luce della Evangelii Gaudium, LEV, Città del Vaticano 2020, 92-98.
202
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Aspetti del contributo della Rivista alla riflessione missiologica (1966-2022)
to che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine»3. Dal
quadro della fondazione trinitaria della missione (cf. AG 2-4) e della natu-
ra essenzialmente missionaria della Chiesa deriva una comprensione della
missione a più ampio respiro. Il Concilio prende quindi le distanze da un
approccio meramente giuridico e territoriale della missione, della quale ri-
marca per contro l’unicità, pur riconoscendo che la sua declinazione è plu-
rale, in quanto dipende dai luoghi e dalle circostanze (cf. AG 6). Si apre in
tal modo la strada al rapporto in termini dialogici della Chiesa con il mon-
do e con gli universi culturali e religiosi dell’umanità.
Il Vaticano II riconosce altresì che il fine della missione è certamente la
salus animarum ripensata però nei termini di una salvezza che è integrale
e olistica, in conformità con un modello antropologico che recepisce, tra
l’altro, la tradizione biblica dell’essere umano creato a immagine e somi-
glianza di Dio, di cui offre una rilettura in chiave cristologica (è questa la
prospettiva di GS). Al contempo, rilegge la plantatio Ecclesiae in termini
più ampi, focalizzando ad esempio il ruolo specifico e insostituibile sia di
ogni Chiesa locale in ordine all’annuncio e alla testimonianza evangelici,
sia quello dei vari soggetti ecclesiali e non soltanto di una parte di essi (cf.
il terzo capitolo di AG)4.
Il secondo asse fondamentale dell’inquadramento degli scritti missionari
della Rivista è costituito dallo sviluppo delle succitate prospettive conciliari5.
3
Cf. M. ANTONELLI, Ad gentes, in S. NOCETI – R. REPOLE (edd.), Commentario ai docu-
menti del Vaticano II, vol. 6: Ad gentes, Nostra aetate, Dignitatis humanae, EDB, Bologna
2018, 96-107. Vedasi anche F. GILL HELLÍN, Concilii Vaticani II Synopsis in ordinem redi-
gens schemata cum relationibus necnon patrum orationes atque animadversiones. Decretum
de activitate missionali Ecclesiae Ad Gentes, PUSC, Roma 2015, 12-15.
4
Già nel numero monografico del 1966, Euntes Docete presenta fondamentali prospetti-
ve di AG. L’iter redazionale del decreto, temi di carattere teologico-fondativo e questioni pe-
culiari sono oggetto dei 14 contributi, alcuni dei cui estensori – G.P. Agagianian, S. Paventi,
H. Peeters, A. Mulders, Metodio da Nembro, G. Eldarov, D. Grasso, R. Moya, J. Lecuona
Landibar, G. Greco, A.V. Seumois, T. Van Valenberg, P. Rossano, J. Metzler – sono stati im-
pegnati sia nella preparazione sia nella celebrazione dell’evento conciliare. Metodio da Nem-
bro, Metzler e Seumois sono altresì docenti del corso missiologico dell’Institutum Missiona-
le Scientificum. Tra le pubblicazioni riguardanti AG, si annoverano altresì due repertori bi-
bliografici: cf. Bibliografia riguardante il Decreto dell’Attività Missionaria della Chiesa com-
pilata dal P. Giuseppe Metzler O.M.I., ibid., 272-291; W. HENKEL, Bibliografia sul decreto De
Activitate Missionali Ecclesiae: “Ad Gentes” (1975-1985), “ED” 39 (1986), 2, 263-274.
5
La recezione delle prospettive di AG può essere verificata, ad esempio, nel decenna-
le, nel ventennale e in occasione del 25 anniversario della sua promulgazione. Per il pri-
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mo caso, si rimanda agli Atti del Congresso Internazionale Scientifico di Missiologia pro-
mosso dall’Urbaniana e da altre istituzioni: cf. Evangelizzazione e culture. Atti del Congres-
so Internazionale Scientifico di Missiologia, Roma, 5-12 ottobre 1975, voll. 1-3, Pontificia
Università Urbaniana, Roma 1976. Per il secondo alla pubblicazione del volume Missio-
logia oggi, Pontificia Università Urbaniana, Roma 1985, al quale hanno collaborato i pro-
fessori dell’allora erigenda Facoltà di Missiologia. Si auspica, tra l’altro, la pubblicazione
di un commentario aggiornato e completo di AG: cf. Presentazione, in ibid., 10. Per una
sintetica presentazione a più firme del volume vedasi “ED” 37 (1984), 3, 461-485. Per il
terzo al V Congresso Internazionale di Missiologia (3-6 ottobre 1989): cf. T. FEDERICI, La
Chiesa in missione e il dialogo con le religioni. Le difficili ottiche moderne, “ED” 44
(1991), 2, 177. Per gli Atti di questo Congresso, cf. PONTIFICIA UNIVERSITAS URBANIANA, La
salvezza oggi, Urbaniana University Press, Roma 1989.
6
Oltre ai già citati Atti del Congresso Internazionale Scientifico di missiologia (cf. no-
ta 5), si segnala la pubblicazione di un commentario scientifico di EN, approntato dai do-
centi dell’Urbaniana, che si prefigge di colmare un vuoto editoriale, in parte dovuto forse
anche «a quella specie di lotta, più o meno occulta, sorta in alcuni settori non totalmente
consenzienti con l’impostazione di fondo del Documento paolino. Questo ha impedito, a
nostro avviso, che l’EN avesse avuto quella risonanza, anche editoriale, che si sarebbe le-
gittimamente aspettata»: J. SARAIVA MARTINS, Introduzione, in L’annuncio del Vangelo og-
gi. Commento all’Esortazione Apostolica di Paolo VI “Evangelii Nuntiandi”, Pontificia
Università Urbaniana, Roma 1977, XI. Per il decennale della promulgazione di EN, ve-
dasi la nota di A. FURIOLI, A 10 anni dalla “Evangelii Nuntiandi”. Nota ascetico-pastora-
le, “ED” 38 (1985), 1, 99-114.
7
Alla RM è dedicato il secondo numero dell’annata 1991. Esso raccoglie nove contri-
buti: il primato di Pietro e l’unità della Chiesa (J. Ratzinger), il dialogo con le religioni (T.
Federici), i fondamenti teologici e l’identità della missione ad gentes (D. Colombo), i suoi
destinatari (W. Henkel), il concetto di missione anche dal punto di vista geografico (E.
Nunnenmacher), il vocabolario missionario (P. Giglioni), la cooperazione e la spiritualità
missionaria (J. Esquerda Bifet), il diritto missionario (P.V. Pintor), il mondo delle comuni-
cazioni sociali e la nuova evangelizzazione (M. Ajassa): cf. “ED” 44 (1991), 2, 155-323.
Esquerda Bifet, Giglioni, Henkel, Nunnenmacher sono docenti della Facoltà di Missiolo-
gia; Pinto dell’Istituto di Catechesi Missionaria. Ulteriori approfondimenti nel primo nu-
mero dell’annata 2004, dedicato alla missione e missionarietà in Giovanni Paolo II. Esso
è composto da 15 articoli, premessi da un’introduzione a firma di G. Cavallotto, che riguar-
dano, per un verso, la missione e la missionarietà della Chiesa, i suoi fondamenti, le sue
modalità ed ambiti (C. Sepe, I. Dias, M. Gronchi, G. Colzani, E.F. Fortino, F.A. Machado,
J. Ilunga Muya, G. Gaglianone, G. Igwebuike Onah, L. Sabbarese); per un altro, la missio-
ne nei differenti contesti continentali (C. Dotolo, V. Girardi Stellin, A. Trevisiol, F.A. Ma-
chado, N. Tebay). A conclusione la nota bibliografica di G. Colzani, “Redemptoris Missio”
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11
Dal punto di vista della riflessione teologica sulla missione evangelizzatrice, tre teo-
logie della missione – la missione come partecipazione alla missione del Dio Unitrino, co-
me servizio liberatore del Regno di Dio, come annuncio di Gesù Cristo Salvatore univer-
sale – sono state sviluppate nella seconda metà del XX secolo. Esse «are foundational for
the three theologies that have emerged in the last several decades: mission as “prophetic
dialogue,” mission as “transforming/missionary discipleship,” and a “missiology of attrac-
tion.” These three theologies of mission build on the others, deepen them, and take them
in new direction»: S.B. BEVANS, Theologies of Mission, in KIM – JØRGENSEN – FITCHETT-CLI-
MENHAGA (edd.), The Oxford Handbook of Mission Studies, 115 (vedasi anche 115-125).
12
Cf. G. COLZANI, Missione. Bilancio di un concetto fondamentale dalla Redemptoris
Missio ad oggi, in ID., Pensare la missione, 163-191; ID., Evangelizzazione, ibid., 231-252;
M. MENIN, Missione, Cittadella, Assisi, PG 2016; M. NARDELLO, Evangelizzazione, Citta-
della, Assisi, PG 2017; S. MAZZOLINI, Evangelizzazione, in O. AIME et alii, Nuovo Diziona-
rio Teologico Interdisciplinare, EDB, Bologna 2020, 769-779.
13
A partire dall’istituzione di una cattedra di missiologia affidata a G.B. Tragella, PI-
ME, nel 1919, progressivamente lo studio sulle missioni è ampliato con l’aggiunta di al-
tre cattedre; si tratta di un ampliamento che conclude all’erezione dell’Institutum Missio-
nale Scientificum (1932). Nel corso del tempo, alla sezione missionaria si affiancherà una
giuridica. Il 25 luglio 1986 entrambe saranno elevate a Facoltà: cf. A. PERBAL, L’Institut
Missionnaire Scientifique de la S.C. de la Propaganda. Vingt années (1932-1952), “ED”
5 (1952), 1-2, 35-60; G. ROMMERSKIRCHEN, L’Istituto Missionario Scientifico di Propaganda
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Fide dopo 25 anni, “ED” 10 (1957), 3, 315-320; A.V. SEUMOIS, A. Perbal, O.M.I. et l’In-
stitut Scientifique Missionnaire (1932-1954), “ED” 39 (1986), 2, 221-238; G. CAVALLOT-
TO, Origine, contenuto e significato della riforma della Facoltà di Missiologia, in J.-A. BAR-
REDA, Formare alla missione, UUP, Città del Vaticano 2012, 109-122; COLZANI, Dall’Ate-
neo alla Pontificia Università Urbaniana, 84-88. Gli autori citati sono stati professori del-
l’Institutum e della Facoltà di Missiologia.
14
CAVALLOTTO, Origine, 113. La sezione missionaria dell’Institutum da cui avrà origi-
ne la Facoltà di Missiologia conserva il programma iniziale con successivi ritocchi e inte-
grazioni: cf. ivi.
15
Tale finalità «non era quella di preparare ricercatori o specialisti della missione, ma
di formare qualificati e informati missionari, capaci di orientare e promuovere una più va-
lida attività evangelizzatrice nei territori di missione»: ibid., 114.
16
Ivi.
17
Cf. ibid., 114-120.
18
«La Facoltà si trovò pienamente inserita nell’Università Urbaniana. Decano e Con-
siglio di Facoltà dovevano fare diretto riferimento non più al Segretario di Propaganda Fi-
de ma al Senato Accademico e al Rettore Magnifico. […] Il rinnovato curriculum di stu-
di della facoltà si proponeva due fondamentali finalità: – coltivare la ricerca sui problemi
riguardanti l’attività missionaria della Chiesa; – formare esperti in Missiologia e nelle di-
scipline utili all’attività missionaria»: ibid., 114-115.
207
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19
Ibid., 121.
20
Precedentemente, si è già registrato un “timido” e insufficiente inserimento di det-
te discipline. Nelle sue varie versioni, il piano di studio della Facoltà attesta per contro un
impegno sempre più chiaro in tal senso, per offrire, soprattutto con il corso di Licenza, un
approfondimento il più possibile rigoroso delle discipline missiologiche. Ne deriva quin-
di anche una particolare attenzione a quelle di taglio teologico che entrano a pieno titolo
nel curriculum accademico. Nel prosieguo del tempo, non soltanto tali discipline saranno
mantenute, ma saranno anche affiancate da altre connesse con le teologie dei vari conte-
sti continentali.
21
In entrambi i casi, si colgono gli esiti della recezione sia di prospettive conciliari in
materia – basti pensare alla fondazione della missione ecclesiale in chiave trinitaria –, sia
degli sviluppi della riflessione post-conciliare sulla missione.
22
Dal 1975 al 1977, gli scritti dedicati alla missione sono raccolti nella sezione appo-
sita intitolata “Missiologia”; una lettura sia pure cursoria dei testi è indicativa degli ambi-
ti di interesse, quali la teologia, l’ecclesiologia, la spiritualità, la storia, il diritto canonico,
i soggetti della missione, la cultura, il dialogo, ovviamente indagati dal punto di vista del-
la missione evangelizzatrice della Chiesa: cf. “ED” 28 (1975), 5-121. 293-391; “ED” 29
(1976), 1-3, 5-110. 185-258. 393-481; “ED” 30 (1977), 1-3, 5-49. 165-240. 373-490.
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23
Oltre ai numeri già citati, si segnalano quelli dedicati al quinto centenario dell’evan-
gelizzazione dell’America Latina [cf. “ED” 45 (1992), 2, 143-343]; alla missione e cul-
ture [cf. “ED” 51 (1998), 1, 7-174]; ai problemi e alle prospettive della missione odier-
na [cf. “ED” 55 (2002), 3, 19-112]; al fondamentalismo religioso [cf. “ED” 56 (2003), 2,
3-268]; all’inculturazione, diritto canonico e missione [cf. “ED” 56 (2003), 3, 5-240]; al
pluralismo e alla missione [cf. “ED” 58 (2005), 1, 5-227]; alle Pontificie Opere Missio-
narie [cf. “ED” 59 (2006), 1, 9-147]; al Concilio Vaticano II e alla missione [cf. “ED” 59
(2006), 2, 9-105]; al convegno di Edimburgo 1910 [cf. “ED” 63 (2010), 2, 9-257].
24
Cf. nota 8. Filosofia africana – Antropologia [cf. “ED” 60 (2007), 3, 11-58]; Per una
antropologia dialogica e interreligiosa [cf. “ED” 61 (2008), 2, 11-92]; L’Africa, risorsa
spirituale dell’umanità [cf. “ED” 62 (2009), 3, 11-51); Tra connessione e dispersione glo-
bale. Annuncio del Vangelo, intercultura e comunicazione nella fragile e capillare era di-
gitale [cf. “ED” 64 (2011), 1, 11-97]; Medio Oriente. Il dialogo tra le religioni [cf. “ED”
64 (2011), 3, 9-133]; L’Asia fra tradizione e globalizzazione [cf. “UUJ” 66 (2013), 1, 11-
88]; Missione: Work in Progress [cf. “UUJ” 67 (2014), 1, 11-169]; I catechismi del conti-
nente africano. Approfondimenti e prospettive (cf. “UUJ” 70 (2017), 3, 11-148]; Cateche-
si, catechismi e catechisti nella storia della Cina. Prospettiva di ricerca da fonti riscoperte
[cf. “UUJ” 72 (2019), 2, 15-229]; Dossier Amazzonia [cf. “UUJ” 73 (2020), 2, 41-173].
25
Gli scritti di carattere storico riguardano la storia della Chiesa missionaria e le sue
fonti, significative figure missionarie, la Congregazione di Propaganda Fide, ora Dicaste-
ro per l’evangelizzazione dei popoli. A proposito della storia del Dicastero missionario, si
segnala il Compendio di storia della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei popo-
li o “De Propaganda Fide” 1622-1972, “ED” 26 (1973), 1, 7-250.
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26
Questo passaggio si inscrive nella cornice della ricerca di una più adeguata termi-
nologia per esprimere il rapporto tra il vangelo e le culture. «Bisogna notare che – os-
serva Dell’Orto – negli anni successivi al Concilio Vaticano II fino alla promulgazione
dell’esortazione apostolica Catechesi Tradendae, i termini adattamento, indigenizzazio-
ne, incarnazione, acculturazione e inculturazione furono spesso usati in modo intercam-
biabile, generando quindi una certa confusione. La fluidità e i fraintendimenti nell’uso
di questi termini […] sono stati tuttavia fattori importanti che hanno contribuito alla
scelta del neologismo “inculturazione” per esprimere verbalmente il rapporto tra il van-
gelo e le culture»: A. DELL’ORTO, Antropologia, missiologia e questione dell’inculturazio-
ne, in S. MAZZOLINI (ed.), Vangelo e culture. Per nuovi incontri, UUP, Città del Vaticano
2017, 33-34.
27
J. SARAIVA MARTINS, Introduzione, in Evangelizzazione e culture, vol. 1, VII.
28
Cf. V. MULAGO, “Naturalisation” du Christianisme en dehors de l’Occident a la lumiè-
re de Vatican II, “ED” 20 (1967), n.u., 241-262; METODIO DA NEMBRO, Teologia dell’adat-
tamento missionario alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II, ibid., 285-319. Mentre
Mulago offre spunti per rispondere all’interrogativo circa «la possibilité d’une pensée
théologique africaine, basée sur la conception bantu de l’être et de la vie» (249), Metodio
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(2012), 1, 199-218; O.-M. SARR, L’inculturazione liturgica. Tra fede celebrata e fede incar-
nata, “ED” 68 (2015), 1, 51-75; G. RIZZI, Aspetti dei rapporti con le altre confessioni cri-
stiane, con le altre religioni e l’inculturazione della fede nella formazione dei missionari e
dei catechisti in Cina, “ED” 72 (2019), 2, 15-96.
31
Cf. PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA – FACOLTÀ DI MISSIOLOGIA, Enchiridion sull’in-
culturazione della fede, a cura di C. DOTOLO – S. MAZZOLINI – G. SABETTA, LEV – UUP, Cit-
tà del Vaticano 2019.
32
Cf. ad esempio C.B. PAPALI, Dialogue with Hinduism, “ED” 20 (1967), n.u., 231-
240; G.C. ANAWATI, Polémique, apologie et dialogue islamo-chrétiens. Positions classiques
médiévales et position contemporaines, “ED” 23 (1969), n.u., 375-451; Z. REMIRO, Un
saggio bilingue, latino e arabo, di controversia islamo-cristiana nella Roma del sec. XVII,
ibid., 453-480; C.B. PAPALI, I religiosi e il dialogo con l’induismo, “ED” 25 (1972), 1,
145-158; C. BONIVENTO, Nuove dimensioni del dialogo interreligioso: l’apporto dei contem-
plativi, “ED” 30 (1977), 3, 420-440; M. BORRMANS, Theologie et dialogue. Questions po-
sées à a la théologie par les interlocuteurs du dialogue-islam-chrétien, “ED” 34 (1981), 2,
307-325; ID., Louis Massignon, témoin du dialogue islamo-chrétien, “ED” 37 (1984), 3,
383-401; L. SILEO, La teologia del dialogo negli sviluppi postconciliari, “ED” 56 (2003),
2, 235-250; A. SPREAFICO, Gli sviluppi del dialogo ebraico cristiano come paradigma del
dialogo interreligioso, “ED” 59 (2006), 2, 67-80; A. CORSI, Dal punto di vista antropolo-
gico. Sulle condizioni di possibilità del dialogo interreligioso, “ED” 61 (2008), 2, 59-71;
L. CAPATINI, Sul dialogo interculturale e interreligioso. Contributi della psicologia cultu-
rale e delle neuroscienze, ibid., 73-92; G. SABETTA, Encounter of Religions in the Pontifical
Perspective with Special Reference to Islam, “UUJ” 68 (2015), 2, 225-245; M. BORRMANS,
Approaches chrétiennes de l’Islam, “UUJ” 69 (2016), 2, 133-171; J.V. EDWIN, Brothers,
Sisters and the Common Home: Reflections on Muslim-Christian Relations in India in the
Light of Fratelli tutti, “UUJ” 74 (2021), 3, 111-124.
33
Cf. tra gli altri J. SARAIVA MARTINS, Missione e Dialogo, “ED” 38 (1985), 1, 37-59;
T. FEDERICI, La Chiesa in missione e il dialogo con le religioni, “ED” 44 (1991), 2, 177-
201; D. ACHARUPARAMBIL, Evangelization and Interreligious Dialogue: The Challenge of
Christian Mission in a Pluralistic World, “ED” 49 (1996), 1, 119-136; D. SALACHAS, Dia-
logo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione missionaria della Chiesa, “ED”
56 (2003), 3, 47-64; F.A. MACHADO, Interreligious Dialogue: An Essential Part of the
Evangelizing Mission of the Church, “ED” 57 (2004), 1, 109-123.
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delle altre religioni è la cifra più evidente degli scritti che si inscrivono nel-
la linea della teologia delle religioni34. Per quanto concerne lo studio di
nuovi argomenti, lo spettro delle tematiche trattate è veramente troppo am-
pio per poter renderne qui conto. In termini generali, ci si limita a segna-
lare, in primo luogo, che detti argomenti riflettono le trasformazioni in atto
del modello di missione evangelizzatrice di riferimento35; in secondo luogo,
che, da un certo punto di vista, un loro comun denominatore può essere in-
dicato nella contestualizzazione, sia nel senso che tali argomenti sono a vol-
te indagati nella cornice di specifici contesti geografici e culturali, sia nel
senso che essi – anche quando sono di carattere generale – sono sempre ri-
feribili alla temperie coeva.
In questo quadro, è possibile ora introdurre qualche considerazione a pro-
posito degli estensori dei contributi in oggetto, in particolare di quelli di ca-
rattere teologico. Si tratta di una questione che travalica la biografia perso-
nale ed accademica degli autori, che non sono soltanto docenti della Facoltà
di Missiologia o missiologi specializzati, ma anche, ad esempio, teologi o do-
centi della Facoltà di Teologia dell’Urbaniana o di altri centri accademici.
34
Vedasi tra gli altri, A.V. SEUMOIS, Theologie des religions et révélation primitive, “ED”
24 (1971), 2, 329-348; A. GOMES, Theology of Non-christian Religions, ibid., 372-391;
R.E. VERASTEGUI, Les religions non-chrétiennes dans l’histoire du salut (vue d’ensamble),
ibid., 417-427; ID., Les religions non-chrétiennes n’ont-elles aucun valeur salvifique? Eva-
luation critique de la position du Cardinal Daniélou concernant les religions non-chrétien-
nes, “ED” 27 (1974), 25-64; ID., L’aventure chrétienne à la recontre des religions, “ED”
31 (1978), 2, 261-285; M. DHAVAMONY, Today’s Challenge: Salvation Offered by Non
Christian Religions, “ED” 41 (1988), 3, 421-438; G. ODASSO, La Sapienza di Dio tra gli
uomini. Prospettive bibliche per una teologia delle religioni, “ED” 46 (1993), 3, 361-381;
J. ILUNGA MUYA, La théologie des religions. Un état des lieux, “ED” 52 (1999), 3, 279-302;
I. MORALI, J. Daniélou e la teologia della salvezza dei non cristiani in H. de Lubac: dati e
argomenti per il superamento delle tesi di R.E. Verastegui sulla tendance Daniélou, “ED”
53 (2000), 1, 29-51; J. ILUNGA MUYA, Teologia delle religioni. Note di lettura, “ED” 58
(2005), 1, 213-227.
35
Trasformazioni che sono state determinate, come segnalato in precedenza, dallo svi-
luppo del modello di missione intesa non più soltanto in senso territoriale, dall’approfon-
dimento del concetto di evangelizzazione e della ricerca di una loro connessione. Tra le
raccolte di scritti più recenti, vedasi La missione oggi: problemi e prospettive, “ED” 55
(2002), 2, 9-160; Pluralismo e missione: sfide e opportunità, “ED” 58 (2005), 1, 5-230;
Tra connessione e dispersione globale. Annuncio del Vangelo, intercultura e comunicazione
nella fragile e capillare era digitale, “ED” 64 (2011), 1, 11-97; Missione: Work in Pro-
gress, “ED” 67 (2014), 1, 11-169; “Fratelli tutti”. Orizzonti della missione, “UUJ” 74
(2021), 3, 19-124.
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Tale rilievo rimanda a un problema di fondo, allo stato dell’arte ancora aper-
to, problema che non può essere semplicemente ascritto all’organizzazione
accademica o curricolare dell’una o dell’altra Facoltà36, ma che deriva dalle
stesse prospettive conciliari sulla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Prospettive peraltro richiamate da Giovanni Paolo II che menziona «il
confluire della missiologia nell’ecclesiologia e l’inserimento di entrambe
nel disegno trinitario di salvezza» (RM 32), segnalando al contempo che
«[l]’insegnamento teologico non può né deve prescindere dalla missione
universale della chiesa, dall’ecumenismo, dallo studio delle grandi religio-
ni e della missiologia» (RM 83). Queste affermazioni pongono dunque un
problema di metodo e di contenuti. Infatti, se dalla prima affermazione de-
riva l’impossibilità di una ripartizione netta della materia, ad esempio attri-
buendo le questioni fondative e i temi ad esse correlati alla teologia e quel-
le per così dire più pratico-operative alla missiologia, dalla seconda emer-
ge piuttosto il problema del rapporto fra la teologia e la missiologia che de-
ve essere specificato con riferimento a precise tematiche.
Si tratta di un problema già segnalato da A.V. Seumois nel suo contributo
Organizzazione della missiologia secondo le nuove prospettive della sistema-
tizzazione teologica37. Concludendo il suo scritto, l’autore rimarca il contri-
buto della teologia missionaria alla teologia sistematica (e viceversa)38 nella
cornice della revisione degli studi teologici sulla scorta delle indicazioni
conciliari, segnalando prospettive, ma soprattutto richiamando il fatto che
36
Analogamente a quanto accaduto per la Facoltà di Missiologia, ove nel corso del tem-
po si è andata configurando una specializzazione teologica, si può notare la progressiva
introduzione nei curricoli della Facoltà di Teologia dell’Urbaniana di corsi afferenti alla
missione evangelizzatrice della Chiesa, quali la fondazione biblico-teologica della missio-
ne, la natura essenzialmente missionaria della Chiesa, il rapporto con le altre tradizioni
religiose su temi quali la salvezza, la rivelazione, l’escatologia, la relazione fra la teologia
e la pluralità delle culture e il suo impatto sul metodo teologico, l’adattamento e l’incul-
turazione, il dialogo e la nuova evangelizzazione, ecc.
37
Cf. “ED” 36 (1983), 1, 3-18.
38
A.V. SEUMOIS osserva che, poiché «gli studi specializzati di Teologia Missionaria [so-
no] arrivati ad una elaborazione organica degna di attenzione, i teologi e i professori spe-
cializzati in diverse materie teologiche non possono più ignorarli, bensì debbono cogliere
l’occasione di sfruttarli nel corso dell’esposto e dello studio di numerose questioni di Teo-
logia Sistematica, almeno per una investigazione teologica più completa; anche gli spe-
cialisti nella Teologia Missionaria hanno vantaggio a vivere in stretto contatto con il pro-
gresso delle investigazioni teologiche in altri campi, sia più generici sia più connessi, che
sono in grado di arricchire la qualità delle prospettive di teologia missionaria»: ibid., 16.
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39
Ibid., 17.
40
COLZANI, Dall’Ateneo, 88.
215
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Sandra Mazzolini
ABSTRACT
The purpose of the article is, first, to rethink the journal’s contribution to missio-
logical reflection in the framework of the reception of Vatican II’s missionary per-
spectives, their contextual development and the academic and curricular organ-
ization of the Institutum Missionale Scientificum (since 1986, Faculty of Missiol-
ogy). Then, to introduce significant elements of the above-mentioned contribu-
tion, outlining the specific approach to the missionary issues from both discipli-
nary and thematic perspectives, as well as posing a question of method from
the perspective of the relationship between theology and missiology.
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Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao
Premessa – 1. Le Lezioni Magistrali di Studi Cinesi; 1.1 Breve sintesi delle sette Lezioni
cinesi – 2. Un articolo e un Focus sulla Cina – Conclusione
Parole chiave: Cristianesimo; tradizioni religiose cinesi; cultura cinese; missione; com-
parazione; traduzione
Premessa
1
“China Bulletin” si pubblicava trimestralmente in tre lingue: italiano, inglese e fran-
cese. Nel 1994, tuttavia, fu pubblicato un articolo di P. PAUL PENG o.f.m., già direttore del
Centro Studi Cinesi dal 1975 al 1986 (datazione probabile in assenza di riscontri docu-
mentali), “ED” 48 (1994), 3, 297-310, dal titolo: L’incontro del Cristianesimo con la cul-
tura cinese. Una riflessione storica e metodologica. Nell’articolo, P. Peng ripercorre le tap-
pe principali dell’incontro del Cristianesimo con la cultura e la società cinese, presen-
tando gli studi di alcuni autori recenti che, come egli stesso scrive nelle conclusioni, «so-
no riusciti a trovare il modo di armonizzare la cultura tradizionale cinese e il Messaggio
cristiano della Salvezza» (ibid., 310).
217
2/2023 ANNO LXXVI, 217-227 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao
Le Lezioni Magistrali di Studi Cinesi organizzate dal Centro sono eventi ac-
cademici durante i quali professori e studenti della nostra università, come
anche di altre università pontificie e statali, hanno la possibilità di conver-
sare con rinomati studiosi nazionali e internazionali che hanno contribuito
in modo originale alla conoscenza del complesso mondo cinese. In modo
particolare, i temi delle Lezioni approfondiscono i due obiettivi principali
del Centro Studi Cinesi.
Il primo obiettivo riguarda lo studio del rapporto tra Cina e Cristianesi-
mo, con una speciale attenzione alla sua articolata e multiforme storia mis-
sionaria; il secondo, si concentra sulla ricerca intorno a temi riguardanti la
cultura e la società cinese nelle sue più varie espressioni, in particolare lo
studio delle tradizioni religiose cinesi e dell’antropologia della Cina. Sono
questi i due obiettivi che, sin dal 2007, hanno ispirato le attività di ricerca
e di pubblicazione del Centro Studi Cinesi, come anche il contributo offer-
to alla pubblicazione di studi sulla Cina in Euntes Docete – Urbaniana Uni-
versity Journal.
Lo scopo più ampio del Centro, tuttavia, è di sviluppare e diffondere una
conoscenza della Cina costantemente fondata su uno studio dei “saperi lo-
cali”, di quelle visioni del mondo e pratiche quotidiane che contraddistin-
guono il contesto sociale, culturale e religioso cinese. In tal modo, si cerca
di evitare rappresentazioni distorte e luoghi comuni sulla Cina che, molto
spesso, scaturiscono da quel latente atteggiamento di autoreferenzialità che
in modi diversi può celarsi dietro lo sguardo di persone e istituzioni verso
mondi culturali e religiosi diversi dal proprio.
Il tentativo, in altre parole, è di ridurre le distanze da un universo cultu-
rale, quello cinese, che per molti sembra procedere su visioni del mondo e
sistemi di significato completamente paralleli rispetto agli altri, e appare
2
Le prime sette Lezioni Magistrali di Studi Cinesi (2008-2015) sono state raccolte in
un volume a cura di A. DELL’ORTO – ZHAO HONGTAO, Lezioni cinesi. Storia, filosofia e an-
tropologia della Cina, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2017.
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il compito del traduttore non va dalla parola alla frase, al testo, alla to-
talità culturale, ma tutt’al contrario: impregnandosi dello spirito di una
cultura attraverso vaste letture, il traduttore scende dal testo alla frase
e alla parola3.
3
P. RICOEUR, Tradurre l’intraducibile. Sulla traduzione, a cura di M. OLIVA, Urbaniana
University Press, Città del Vaticano 2008, 16-17.
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Alessandro Dell’Orto – Zhao Hongtao
mondo e, per coloro che sono impegnati nell’annuncio del vangelo, purifi-
cando modelli e pratiche missionarie.
In un libro pubblicato recentemente, Peter van der Veer ripercorre la
complessa questione della comparazione culturale offrendo alcuni spunti
che ci sembrano molto pertinenti a riguardo del tentativo condiviso, da par-
te degli autori delle Lezioni, alla comparazione e alla traduzione culturale.
Egli scrive che
La tesi di van der Veer, pur indicando alcuni aspetti fondamentali delle
questioni concernenti la traduzione e la comparazione culturale, si limita a
mettere in evidenza le difficoltà concettuali che si incontrano nell’entrare
nei mondi vitali altrui. Tuttavia, le difficoltà non sono solo concettuali ma
anche esperienziali: è, infatti, attraverso l’esperienza del corpo che entria-
mo in contatto con “alterità” diverse che, a loro volta, orientano il nostro
passo fisico e concettuale. Un passo che immaginiamo sempre leggero e
dialogico, e che sappia discretamente individuare le differenze e le somi-
glianze tra i molteplici universi sociali e culturali che oggi, molto più che
nel passato, possiamo più facilmente attraversare e abitare.
L’individuazione e l’analisi di possibili connessioni tra universi semanti-
ci diversi costituiscono il tratto che unisce le Lezioni Magistrali che, da
prospettive diverse, contribuiscono a rendere la nostra comprensione della
realtà, della Cina e di noi stessi, sempre aperta a nuovi passi e a nuove con-
cettualizzazioni. Ed è, probabilmente, questo l’obiettivo principale della
comparazione e della traduzione culturale.
4
P. VAN DER VEER, The Value of Comparison, Duke University Press, Durham, NC –
London 2016, 11 (traduzione nostra).
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La prima Lezione, che segna la “seconda” apertura ufficiale del Centro Stu-
di Cinesi e la collaborazione con Euntes Docete – Urbaniana University
Journal, è di Lionello Lanciotti, professore emerito di Filologia Cinese del-
l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e Decano dei sinologi ita-
liani, proprio nel giorno del suo 82mo compleanno, il 12 marzo 2008. Nella
sua appassionata Lezione, dal titolo Esiste una sinologia? Lo scopo e l’im-
portanza degli studi cinesi, il Lionello Lanciotti ripercorre le tappe più im-
portanti del suo lungo impegno a favore dello sviluppo degli studi cinesi in
Italia, offrendo interessanti osservazioni sulla questione centrale dell’arti-
colo, ossia se esista una sinologia, un interrogativo alquanto provocante
nell’ambito internazionale degli studi cinesi5. Nel saggio, l’autore si soffer-
ma anche sullo scopo e sull’importanza degli studi cinesi in un tempo in cui
una profonda conoscenza e un sincero dialogo con il mondo cinese diven-
gono sempre più impellenti. In uno stile elegantemente autobiografico, la
Lezione di Lionello Lanciotti può essere considerata come un suo testamen-
to spirituale di una vita spesa interamente per gli studi cinesi6.
Dao-Logos: Lao Zi and Philo è il titolo della seconda Lezione tenuta da
Bernard Chien-Chiu Li nel 2009, quando era Presidente della Fujen Catho-
lic University di Taipei7. Nel suo saggio, Bernard Chien-Chiu Li esordisce
con un’analisi filologica del carattere cinese dao composto da due elemen-
ti che fanno riferimento a “testa” e “correre”; nel suo insieme il termine ac-
quista il significato di “qualcosa sulla quale uno cammina, un sentiero o
una strada”, fino a inglobare accezioni quali “metodo, norma e principio”.
Queste diverse connotazioni sono ben riassunte nel termine italiano “la
Via”. Mentre nel Confucianesimo il termine dao è usato con il significato
di “la via del cielo o dell’umanità”, in Lao Zi (VI secolo a.C.) e Zhuang Zi
(ca. IV secolo a.C.), dao denota un senso metafisico. Dao è la realtà ultima
ma anche il principio primo che soggiace alla forma, alla sostanza, all’es-
sere e al cambiamento. Tra i Neo-Platonici, Filone di Alessandria (ca. 25
a.C.-25 d.C.) propone la teoria del logos, teoria che occupa il punto nodale
5
L. LANCIOTTI, Esiste una Sinologia? Lo scopo e l’importanza degli studi cinesi, “ED”
61 2008, 1, 137-150.
6
Il Professor Lionello Lanciotti muore a Roma il 29 giugno 2015, all’età di novant’anni.
7
B. LI CHIEN-CHIU, Dao-Logos: Lao Zi and Philo, “ED” 62 (2009), 1, 123-143.
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del suo intero sistema di pensiero. Bernard Chien-Chiu Li postula una pro-
fonda affinità tra il dao di Lao Zi e il logos di Filone e offre elementi di com-
parazione tra il pensiero dei due filosofi.
In occasione del 400mo anniversario della morte di Matteo Ricci, Nicolas
Standaert, della Katholieke Universiteit Leuven, tiene la terza Lezione nel
2010 dal titolo Matteo Ricci and the Chinese: Spaces of Encounter Between
the Self and the Other8. Nel saggio, l’autore indica che alcune caratteristi-
che della vita e della strategia missionaria di Matteo Ricci sono viste come
costitutive del “metodo Ricci”. Il più delle volte, questo metodo è stato pre-
sentato come il risultato della capacità di apertura e di empatia dello stes-
so Ricci (the self), trascurando così l’influenza dell’altro (the other). Nico-
las Standaert mostra che il ruolo dell’Altro – in questo caso i cinesi – nel-
la formazione dell’identità del missionario, congiuntamente agli “spazi di
incontro” creati progressivamente nel mezzo di questa relazione, sono due
aspetti da considerarsi ugualmente importanti almeno quanto lo è stata l’at-
tività del Ricci stesso. Si potrebbe anche asserire che l’Altro abbia reso
possibile che Ricci diventasse ciò che è stato. Senza l’Altro, la trasforma-
zione non sarebbe stata possibile.
Nel 2011, la Elisabetta Corsi, della Sapienza, Università di Roma, tiene
la quarta Lezione dal titolo La missione in immagini. La cultura figurativa
europea e la sua diffusione in Cina nella prima modernità9. Il saggio pre-
sentato in questo volume esplora il ruolo che le immagini religiose rivesto-
no, in quanto strumenti di evangelizzazione, nell’ambito della strategia mis-
sionaria adottata dai gesuiti in Cina. Elisabetta Corsi mostra come il loro
impiego sia oggetto di una accurata selezione, sia per quanto concerne il
contenuto che il contesto d’uso delle immagini, così da disciplinarne la
fruizione da parte delle comunità cattoliche locali.
Stephan Feuchtwang della London School of Economics presenta, nel
2013, la quinta Lezione dal titolo Hospitality to Ghosts. A Chinese Question
and a Challenge to Humanity10. Il saggio si fonda sull’osservazione che l’o-
spitalità è un universale antropologico. Tuttavia, così com’è messa in prati-
18
N. STANDAERT, Matteo Ricci and the Chinese: Spaces of Encounter Between the Self
and the Other, “ED” 63 (2010), 1, 101-122.
19
E. CORSI, La missione in immagini. La cultura figurativa europea e la sua diffusio-
ne in Cina nella prima modernità, “ED” 64 (2011), 2, 151-168.
10
S. FEUCHTWANG, Hospitality to Ghosts. A Chinese Question and a Challenge to Hu-
manity, “UUJ” 66 (2013), 2, 183-198.
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11
P. SANTANGELO, Etica sociale e responsabilità personale nella Cina tardo-imperiale
(XV-XVIII sec.), “UUJ” 67 (2014), 2, 93-134.
12
R. PO-CHIA HSIA, Convergence and Conversion: The Virgin Mary and Mazu as Mar-
itime Patroness in Late Imperial China, “UUJ” 68 (2015), 2, 149-173.
223
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13
ZHAO HONGTAO, Prospettive della cultura cinese nel contesto contemporaneo, “UUJ”
66 (2013), 1, 71-88.
14
Si veda: “UUJ” 72 (2019), 2, 15-229.
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tore trae numerose citazioni che mostrano aspetti interessanti del rapporto
tra il cristianesimo e l’universo culturale cinese, aspetti che fanno riferimen-
to, in modo particolare, alle religioni e alle tradizioni filosofiche della Cina15.
L’articolo di Emanuele Raini offre una panoramica storica, a partire dal
tardo XVI secolo, sul ruolo dei fedeli laici nella catechesi e nella cura del-
le comunità cristiane, con particolare attenzione ad alcune fonti normativo-
giuridiche16.
Zhao Hongtao, nel suo contributo che è stato tradotto anche in cinese, dà
conto di un elemento centrale nella storia della letteratura catechetica in
Cina, ossia di una tipologia di testi pensati per compendiare e schematiz-
zare i punti fondamentali della dottrina cristiana, essenziali all’evangeliz-
zazione degli anziani, dei bambini e degli illetterati17.
Infine, l’articolo di Erica Cecchetti presenta la figura di San Antonino
Fantosati, missionario in Cina nel tardo XIX secolo. Attraverso l’analisi di
uno specifico esempio dell’inedita traduzione latina di un catechismo cine-
se redatta dal santo, l’autrice evidenzia alcune caratteristiche delle strate-
gie francescane di evangelizzazione in Cina e discute l’impatto sociale di
alcuni mezzi usati per la propagazione del Vangelo18
Conclusione
15
G. RIZZI, Aspetti dei rapporti con le altre confessioni cristiane, con le altre religioni
e l’inculturazione della fede nella formazione dei missionari e dei catechisti in Cina, ibid.,
15-96.
16
E. RAINI, Catechisti e capi laici delle comunità nella storia della Chiesa in Cina.
Prospetto storico e documenti, ibid., 97-156.
17
ZHAO HONGTAO, Catechismi semplici per persone semplici. La dottrina cristiana in-
segnata in Cina ai bambini, agli anziani e agli illetterati, ibid., 181-208. Per il testo in
cinese, si veda: ID., 赵宏涛, 简编教理的对象与价值, 向儿童, 老人和愚蒙者传授基
督信仰道理的研究, ibid., 157-179.
18
E. CECCHETTI, Il piccolo catechismo cinese sui sacramenti appartenuto ad Antonio
Fantosati ofm (1842-1900), ibid., 209-229.
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dimento di temi relativi alla cultura e alla società cinese nelle sue varie
espressioni, in particolare lo studio delle tradizioni religiose cinesi. Gli ar-
ticoli, inoltre, condividono in modi diversi il tentativo di individuare e ana-
lizzare le possibili connessioni tra universi semantici diversi, quello della
cultura cinese e quello del cristianesimo, attraverso un approccio compara-
tivo e interdisciplinare che, tra l’altro, offre spunti interessanti per nuove
ricerche e nuove pubblicazioni.
Alessandro Dell’Orto
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
Zhao Hongtao
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
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ABSTRACT
LA CINA IN
EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
IL CONTRIBUTO DEL CENTRO STUDI CINESI
Gli argomenti degli articoli pubblicati dal Centro di Studi Cinesi su Euntes Do-
cete – Urbaniana University Journal hanno approfondito i due obiettivi principa-
li del Centro. Il primo è lo studio del rapporto tra Cina e cristianesimo, con par-
ticolare attenzione alla sua complessa e articolata storia missionaria; il secon-
do è l’approfondimento di temi relativi alla cultura e alla società cinese nelle
sue varie espressioni, in particolare lo studio delle tradizioni religiose cinesi.
Una breve sintesi di ogni articolo offre alcuni interessanti spunti di riflessione
sulla questione della comparazione e della traduzione culturale. L’individuazio-
ne e l’analisi delle possibili connessioni tra universi semantici diversi, quello
della cultura cinese e quello del cristianesimo, è la caratteristica principale che
accomuna la maggior parte dei saggi che il Centro di Studi Cinesi ha pubbli-
cato su Euntes Docete – Urbaniana University Journal dal 2008.
CHINA IN
EUNTES DOCETE – URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
THE CONTRIBUTION
OF THE CENTRE FOR CHINESE STUDIES
The topics of the articles published by the Centre for Chinese Studies in the Eun-
tes Docete – Urbaniana University Journal have explored in depth the two main
objectives of the Centre. The first is the study of the relationship between China
and Christianity, with particular attention to the multifaceted and diverse mission-
ary history; the second is the study of topics relating to Chinese culture and so-
ciety in its various expressions, especially the study of Chinese religious tradi-
tions. A brief summary of each article offers some interesting insights into the
question of cultural comparison and translation. The individuation and analysis
of possible connections between different semantic universes, that of Chinese
culture and that of Christianity, is the main characteristic that unites most of the
essays that the Centre for Chinese Studies has published in Euntes Docete – Ur-
baniana University Journal since 2008.
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UUJ
PERCORSI CANONISTICI
Maurizio Martinelli
I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
Alessandro Recchia
I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)
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universitario. Tale processo virtuoso aveva coinciso, nella prima parte del
Novecento, con il rinnovamento dell’azione missionaria mondiale, che si
concretizzava, ancora una volta attraverso un sistema generale – “aperto e
adattativo”, sia nella dimensione istituzionale e geografica che in quella
personale (in cui prevaleva l’elemento etnico e culturale) – strumento di
circolazione virtuosa dei saperi. I connotati fondamentali del ius missiona-
rium canonicum, insieme all’esercizio del governo dell’evangelizzazione, si
presentavano come elementi peculiari e distintivi dell’insieme di norme e
istituzioni missionarie1. Nel lungo periodo, la renovatio degli studi missio-
nari incoraggiata da Benedetto XV nel 1919, costituisce il consolidarsi di
un processo storico di lunga durata, in cui si possono rilevare momenti
chiave come la fondazione della Congregazione di Propaganda fide (XVII
sec.), la rinascita dell’opera missionaria avutasi con Gregorio XVI (XIX
sec.), e la promulgazione del Codex Iuris Canonici2.
Nella temperie culturale novecentesca trova spazio la creazione nel no-
vembre del 1932 dell’Istituto Missionale Scientifico, centro propulsivo del-
le istanze formative formulate dal magistero missionario di Benedetto XV e
di Pio XI, successivamente poste in essere dal Cardinale van Rossum, Pre-
fetto di Propaganda3. In effetti l’attuazione concreta dei presupposti gene-
1
Sul consolidamento storico e istituzionale del diritto missionario, si richiama l’inso-
stituibile lavoro ricostruttivo curato da J. METZLER, Sacrae Congregationis de Propaganda
fide, memoria rerum; 350 anni al servizio delle missioni, Herder, Rom – Freiburg im Bris-
gau – Wien, 1971. Per un’adeguata conoscenza delle fonti, si segnala anche lo strumento
metodologico fornito da E. SASTRE SANTOS, Storia dei sistemi di diritto canonico, Ediurcla,
Roma 2011, opera in cui il diritto missionario è concepito come sottosistema del più ge-
nerale modello normativo canonistico.
2
Per quanto concerne tale schema storiografico, si rimanda a J. GARCÍA MARTÍN, La for-
mazione del diritto missionario durante il sistema tridentino (1563-1917), Marcianum
Press, Venezia 2013, 33-36; P. LESOURD, Le réveil des missions: Grégoire XVI (1831-1846),
in Histoire universelle des missions catholiques. Les Missions contemporaines, III, Grund,
Paris 1957, 52-71; S. DELACROIX, Les caractères de la reprise e de l’activité missionarie,
ibid., 169-171. Appare rilevante anche la fondazione da parte di Benedetto XV del Pon-
tificio Istituto Orientale avvenuta il 15 ottobre 1917, appena alcuni mesi dopo la creazio-
ne della Congregazione per la Chiesa orientale (il 1° maggio 1917), su questo aspetto si
veda I. SCHUSTER, Roma e l’Oriente: conferenze quaresimali tenute all’università cattolica
del S. Cuore nel 1940, Vita e Pensiero, Milano 1940, 27.
3
Paradigmatica è al riguardo la lettera Ad Superiores ordinum et Congregationem reli-
giosorum del 20 maggio 1923, in cui il Prefetto van Rossum si preoccupava della forma-
zione organica del clero indigeno. Per il testo del documento cf. Sylloge praecipuorum do-
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rali riguardanti l’organico progetto rinnovatore di Papa Ratti, era stata pro-
pugnata dal Cardinale van Rossum ma di fatto, dopo la scomparsa del Car-
dinale redentorista, realizzata fin nei minimi dettagli dal Segretario di Pro-
paganda fide e Rettore del Collegio Urbano Carlo Salotti, che si era occu-
pato sia della redazione dei nuovi statuti che di predisporre un nuovo orga-
nico dei docenti.
Il progetto relativo alla creazione di una Rivista rappresentativa del Pon-
tificio Collegio Urbano, si colloca in questo periodo, coordinandosi non so-
lo alla necessità di avere una espressione della vita formativa e scientifica
dell’ateneo per le missioni, ma nello stesso tempo, specie per il diritto ca-
nonico, un presupposto di natura metodologica e culturale che potesse
guardare al futuro dell’Ateneo e alla creazione di una autonoma facoltà di
diritto canonico distinta da quella della missiologia4. Del resto, fin dalla
sua fondazione, nel 1627, il Collegio Urbano aveva implementato il ruolo
di centro di accumulazione trasmissione dei ‘saperi’ e delle ‘conoscenze’,
segnatamente nelle materie giuridiche e geografiche5.
Il disegno fondativo della Rivista è un avvenimento che appare stretta-
mente collegato alla creazione dell’Istituto Missionario Scientifico. Origina-
riamente Ugo Bertini, rettore del Collegio Urbano (1925-1934) e primo se-
gretario dell’Istituto, e Padre Albert Perbal, avevano posto le premesse per
la creazione di una pubblicazione periodica espressione dell’Istituto, stan-
te il fatto che si pubblicava fin dal 1929, una Rivista dal titolo “Pensiero
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Nell’ambito del diritto canonico, Euntes Docete, fin dal primo decennio di
pubblicazione, contribuisce a fare emergere il dibattito scientifico relativo
alla materia del diritto canonico missionario, in ordine ad aspetti generali
che riguardano, sia il coordinamento tra il diritto speciale e quello univer-
sale, che il processo di inculturazione del diritto missionario. Il focus del-
la Rivista si sofferma anche su aspetti concernenti il sistema governo del-
l’opera evangelizzatrice, delineato nei suoi aspetti territoriali e personali.
Del resto la Congregazione di Propaganda, anche a seguito degli effetti del
più generale riordino sistino del XVI secolo, aveva assunto fin dall’origine
il carattere di centro di produzione e aggiornamento del diritto ecclesiale,
per quanto riguardava il governo missionario. In realtà, i contributi pubbli-
cati nella Rivista, concernenti il diritto canonico e in special modo quello
missionario hanno rappresentato, unitamente al dibattito scientifico, il far-
si di una specificità giuridica, espressione non solo della linea editoriale di
Euntes Docete ma anche del piano formativo dell’Urbaniana. Sotto questo
ultimo aspetto, il baricentro giuridico del periodico, sembra modellato sul
progetto di formazione e di ricerca scientifica scaturito dalla fondazione
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I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
6
A. PERBAL, L’institut Missionaire Scientifique de la S. C. de la Propagande. Vingt an-
nées (1932-1952), “ED” 5 (1952), 1-2, 48-55. Sotto questo aspetto appare rilevante an-
che: G. ROMMERSKIRCHEN, L’Istituto Missionario Scientifico di Propaganda Fide dopo 25
anni, “ED” 10 (1957), 3, 315-329. Per quanto concerne lo sviluppo e le trasformazioni
formative del Collegio Urbano, si veda S. GAROFALO, L’Università Urbaniana: un lungo
cammino nella storia, “ED” 30 (1977), 3, 538-544.
235
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7
L’evoluzione metodologica, si inseriva in un ambito formativo generale, definito dal
principio esegetico e da quello sistematico, in cui collocare l’esigenza di pervenire ad una
conoscenza omogenea dei canoni. A tale riguardo si deve sottolineare anche il rilievo del-
l’esegesi del testo legale, nella tradizione antica della Chiesa e nello stesso insegnamento
dello ius vetus. Al riguardo si rimanda a: A. MIGLIAVACCA, L’insegnamento del diritto cano-
nico e il magistero della Chiesa in questo secolo, “Quaderni di diritto ecclesiale”, 10
(1997), 1, 12-15; C. FANTAPPIÈ, Introduzione storica al diritto canonico, il Mulino, Bologna
2003, 235; A. MONTAN, L’educazione cattolica (cann. 793-821), in GRUPPO ITALIANO DO-
CENTI DI DIRITTO CANONICO (eds.), La funzione di insegnare della Chiesa. XIX Incontro di
studio, Passo della Mendola – Trento, 29 giugno-3 luglio 1992, Ed. Glossa, Milano 1994,
57-58; nello stesso senso anche C.J. ERRAZURIZ M., Circa la conoscenza del diritto eccle-
siale e il suo insegnamento universitario, “Ius Ecclesiae” 15 (2003), 2, 563, nota n. 1.
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I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
8
Larraona ricorda, seguendo lo schema metodologico fornito da Vittorio Bartoccetti nel-
le lezioni presso l’Institutum missionale, che il diritto missionario esterno, si divideva in
tre grandi sezioni. Si prendeva in esame dapprima il Jus externum internazionale delle
realtà missionarie, seguendo la prospettiva delle relazioni che intercorrevano tra il diritto
missionario, quello internazionale e quello coloniale. Seguiva la disamina del fenomeno
missionario come oggetto del diritto dello Stato, per gli aspetti riguardanti i collegi missio-
nari, il servizio militare dei missionari, le istituzioni scolastiche e caritative a carattere
missionario. Infine il terzo momento era costituito dal diritto civile dello Stato vigente nei
territori di missione, sia per la prospettiva del diritto pubblico (costituzionale, amministra-
tivo, processuale, penale), sia per quella del diritto privato. Su tali aspetti: A. LARRAONA,
De iure missionario, “Commentarium pro religiosis et missionariis” 16 (1935), 2, 104-108.
9
I risvolti ecclesiasticistici della materia, a cui guardava il periodico avevano ad og-
getto lo Jus missionale externum, (le relazioni intercorrenti tra la cristianità e le missioni),
con riferimenti allo Jus gentium, al diritto internazionale privato e allo stesso Jus civile pri-
vatum missionale.
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10
Cf. P.A. BONNET, Vicari e Vicariati (dir.can.), in Enciclopedia Giuridica, Istituto del-
l’Enciclopedia Treccani, Roma 1992, XXXVII, 5; I. LEE TING PONG, Prefettura Apostolica
e prefetto apostolico in Enciclopedia Cattolica, IX, Sansoni, Firenze 1952, 1922-1923;
L.M. DE BERNARDIS, Missioni, in Novissimo Digesto Italiano, Utet, Torino 1964, X, 767-
769; cf. J. GARCÍA MARTÍN, Diritto missionario, in Dizionario di missiologia, EDB, Bolo-
gna 1993, 183-187.
11
A. VERMEERSCH – J. CREUSEN, Epitome Iuris Canonici, 5a ed., Dessain, Mechliniae –
Romae 1934, t/II, n. 682. In tal senso si segnala la competenza specifica di Propaganda
Fide che fin dal primo periodo esprime il governo missionario espressione del diritto pon-
tificio, come si evince dalla Congregazione Generale Coram SS.mo del 30 luglio 1652, che
equiparava il valore giuridico dei decreti delle Congregazioni Generali a quello delle co-
stituzioni apostoliche. Su tali aspetti: V. BARTOCCETTI, Ius constitutionale missionum, LI-
CE, Romae 1947, n. 43.
238
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I contributi della dottrina canonistica (1948-1982)
12
Cf. METZLER, Memoria Rerum, III/1, prefazione XVI.
13
Per avere una rappresentazione organica della connotazione iniziale e programmati-
ca del diritto missionario si rimanda a L. SABBARESE, L’insegnamento dello Jus missionale
canonicum all’Urbaniana, “Ius Missionale” 3 (2009), 154-155.
14
Dall’altro, proporre tale duplice rappresentazione, chiama in causa direttamente il con-
tenuto programmatico della circolare del segretario Ingoli, avente per oggetto le Istruzioni ai
Vicari Apostolici in Asia del 1659, che rappresenta non solo l’espressione dell’evangelizza-
239
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zione inculturante, ma anche un vero e proprio protocollo applicativo della disciplina da os-
servare nell’effettivo coordinamento instaurato tra la Chiesa e i poteri secolari, coordinamen-
to espressione di un principio teorico generale, quello del dualismo giurisdizionale cristia-
no. La propagazione della fede, in quanto attività disciplinata ormai da formulari precisi e da
criteri giuridici certi, si era costituita come struttura dell’azione della Chiesa, in cui l’opera-
to del governo missionario era concepito in funzione di competenze istituzionali finalizzate
ai “negotia Ecclesiae universae”. Dopo la promulgazione del Codice del 1917 il diritto civi-
le non è più considerato fons suppletorius Juris canonici, ma un assetto giuridico espressio-
ne di un ordinamento, quello civile, rispetto al quale il diritto canonico dispone dei confini.
15
L. SABBARESE, Editoriale, “Ius Missionale” 1 (2007), 5.
16
A. D’AURIA, Il diritto missionario nella vita della Chiesa. Questioni problematiche
aperte in I. MARTÍNEZ-ECHEVARRÍA (ed.), Fede, Evangelizzazione e diritto canonico, Edusc,
Roma 2014, 133-171.
17
Per il triplice criterio evolutivo si rimanda a C. FANTAPPIÈ, Chiesa romana e moder-
nità giuridica, II, Giuffrè, Milano 2008, 587-588.
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Per quanto concerne i temi relativi alla prassi del governo missionario co-
dificata, appare senza dubbio rilevante lo spazio dedicato dalla Rivista agli
sviluppi sistematici delle prerogative di Propaganda, che da un lato espri-
mevano l’identificazione tra l’universalismo romano e la giurisdizione mis-
sionaria e dall’altro assecondavano la natura derogatoria ed eccezionale
dell’azione evangelizzatrice. Richiamare l’esercizio di prerogative e compe-
tenze speciali ribadiva la tradizionale autonomia del Dicastero missionario
che si era consolidata attraverso il criterio di estensione inclusiva della
competenza “omnia et singula”. Si pensi alla sistematica delle formule di
facoltà – espressione della stratificazione storica del potere autonomo di
Propaganda – che opera nel momento in cui accanto alle situazioni concre-
te del diritto particolare, convivono le fattispecie diritto comune. In relazio-
ne al tema del coordinamento tra Ordinario del luogo e clero missionario,
emerge il contributo contenuto nel primo numero del 1948, in cui si appro-
fondisce il tema della competenza di Propaganda nel concedere facoltà or-
dinarie ex can. 252 § 1 CJC 17. L’intervento di Saverio Paventi esamina il
caso della confermazione impartita ai moribondi (estesa nel concreto a tut-
ti i missionari non solo ai Vicari, Prefetti e sacerdoti), attraverso il ricorso
al sistema delle convenzioni, richiamando la situazione della Cina ai sensi
dei decreti del Concilio Plenario di Shangai del 192418. Desta interesse an-
che un ulteriore breve analisi di Paventi, che concerne un tema missiona-
rio significativo, quello della formazione del clero autoctono nel continente
asiatico. Infatti l’A. accoglie positivamente la notizia della redazione nel-
18
S. PAVENTI, In Decretum S.C. Propaganda Fide de confirmatione ministranda ad iis,
qui ex gravi morbo in periculo mortis sunt costituti, “ED” 1 (1948), 1-2, 128-131. Nello
stesso numero interviene Cornelio Damen che commenta la facoltà concessa da Pio XII,
riguardo l’assoluzione da peccati riservati all’Ordinario del luogo mentre si compie un
viaggio per mare o in aereo; cf. C. DAMEN, Facultas audiendi confessiones durante itinere
aërio, “ED” 1 (1948), 1-2, 131-132.
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l’anno 1944, di un compendio per la formazione del clero in Cina che ri-
sponde alle indicazioni approvate dal Concilio di Shanghai19.
Sotto questo aspetto, nell’annata del 1949 si segnala l’intervento di Igna-
zio Lee Ting Pong 20 relativo al caso della nomina da parte del Prefetto Apo-
stolico di un Vicario delegato per un settore di una vasta provincia cinese,
in seguito deposto dal governo comunista. L’A. si domanda quale sia la na-
tura della giurisdizione del Vicario delegato, e del Prefetto Apostolico nel
caso di impedimento (cf. cann. 429 § 1; 432 §2 CJC 17). Nello stesso fa-
scicolo si evidenzia il tema dell’attività catechetica missionaria, (distin-
guendo tra quella omiliteca e quella argomentata per i pagani). Questo ele-
mento basilare dell’evangelizzazione, calato nell’ambito della condizione
dei fedeli e del clero in Cina, era pratica su cui si era espressa sia Propa-
ganda, con il disposto dell’Istruzione del 1883 ai Vicari Apostolici di Cina,
sia alcune proposizioni del Primo Concilio Plenario Cinese (Shangai
1924)21. L’annata successiva contiene il saggio di Saverio Paventi22 che, ri-
tornando sul tema del governo missionario, esamina il rapporto esistente tra
la giurisdizione del Vescovo autoctono e il territorio missionario con riferi-
mento al Giappone. Infatti in queste terre il problema di fondo era costitui-
to dalla vastità delle diocesi e dalla penuria del clero indigeno. In tale con-
testo l’A. prevede il ricorso a convenzioni apposite tra l’Ordinario del luo-
go e Propaganda, conformemente alle indicazioni di quest’ultima (Istruzio-
ne Quum Huic del 8 dicembre 1929), arrivando a suggerire l’istituzione del
distretto missionario come unità territoriale del governo missionario, con
caratteristiche assai più specifiche e confacenti rispetto alla disciplina del
vicariato foraneo (cann. 445-450 CJC 17).
Nell’annata del 1950 appaiono due contributi di Jan Visser, il primo ri-
guarda il tema della facoltà relativa all’assoluzione generale, che il missio-
19
S. PAVENTI, Directorium Seminariorum in Sinis, 1 (1948), 3, 282-283.
20
I. LEE TING PONG, Casus implexus de iure missionario, “ED” 2 (1949), 1, 126-134.
Lo stesso Autore interviene alcuni anni più tardi con un saggio di più ampio respiro che
parte dall’esegesi del can 1322 § 2 per analizzare la radice episcopale del munus eserci-
tato dai Vicari Apostolici (can. 293 § 1-2 CJC 17), in relazione al disposto del canone 252
§ 3 CJC. Sul tema: I. LEE TING PONG, Episcopal Hierarchy in the Missions, “ED” 13
(1960), 1-2, 181-225.
21
C. SCHILLING, De catechizandis infidelibus, “ED” 2 (1949), 2, 207-247.
22
S. PAVENTI, Esercizio delle facoltà e istituti del governo missionario. Quaestio missio-
naria, “ED” 3 (1950), 1, 112-113.
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nario può amministrare, quando ci sia pericolo di morte, e siano molte per-
sone a richiedere il sacramento anche in assenza di una confessione inte-
grale23. Il medesimo A. interviene in un secondo contributo che verte sulla
facoltà di concessione della dispensa dall’obbligo ecclesiastico del digiuno
eucaristico (cf. cann. 808, 858 §1 CJC 17), per il celebrante e per i fedeli
infermi anche ospedalizzati, le donne gravide o che allattano, o coloro che
devono assume un medicinale nel periodo del digiuno eucaristico24.
L’ininterrotta continuità del governo missionario nel suo specifico e origi-
nario articolarsi, non era stata organicamente e integralmente revisionata dal
legislatore canonico novecentesco, che era intervenuto dapprima sul gover-
no della Curia Romana e in seguito aveva razionalizzato l’impianto normati-
vo con il Codice. L’esercizio del criterio di estensione inclusiva “de rebus vel
personis ad missiones pertinentibus” che caratterizzava la prassi e la stessa
ragion d’essere del governo missionario, da un lato continuava a consolida-
re una parte del diritto ecclesiale e dall’altro favoriva l’introduzione di nuo-
ve figure normative. In tal senso si pone l’organica riflessione di Ignatius Lee
Ting Pong sulla libertà e l’autonomia di Propaganda nell’esercizio delle fa-
coltà apostoliche. La pubblicazione dell’articolo richiama il farsi storico del
diritto missionario attraverso la competenza esclusiva di Propaganda sul si-
stema delle facoltà speciali. La stessa ricognizione del sistema delle facoltà,
analizzate alla luce della rimodulazione novecentesca delle formule25, era un
processo che riguardava anche il momento della collaborazione interdicaste-
23
J. VISSER, De excusatione a praecepto integritatis confessionis propter defectum tempo-
ris, “ED” 3 (1950), 1, 75-88.
24
ID., A lege ieiunii eucharistici excusat grave incommodum?, “ED” 3 (1950), 3, 397-
404. Tale tematica è anche oggetto della riflessione dottrinale sulla conservazione del
principio del digiuno e degli effetti derogatori apportati dalla Costituzione di Pio XII Chri-
stus Dominus del 6 gennaio 1954, riguardo gli infermi allettati e per i sacerdoti che am-
ministrano il sacramento dopo un lungo viaggio o dopo aver cenato ad ora tarda. Su tali
aspetti cf. G. VODOPIVEC, Nova legislativo Canonica de disciplina servanda quoad ieiunium
eucharisticum, “ED” 6 (1953), 1, 3-29. In modo più organico la dottrina interviene, sullo
stesso argomento, analizzando la serie normativa sulla disciplina giuridica dell’Eucaristia
(cann. 801; 802-843; 845-869 CJC 17), la custodia e il culto dell’Eucaristia (cann. 1265-
1275), il ministro della comunione (cann. 845-852 CJC 17), il soggetto della comunione
(cann. 853-866 CJC 17) e il tempo e il luogo (cann. 867-869 CJC 17). In tema: V. CHE
CHEN-TAO, De comunione eucharistica in oeconomia sacramentali juxta institutionem ca-
nonicam, “ED” 11 (1959), 3, 311-326.
25
Per quanto riguarda la riorganizzazione delle competenze di Propaganda in seguito
alla riforma piana del 1908 si rimanda a P.M. DE MONDREGANES, Perfiles misioneros de
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S. Pio X, “ED” 10 (1957), 1, 105-121. Per un bilancio organico dell’esercizio del gover-
no missionario si rimanda al discorso pronunciato dal Padre Garofalo, in occasione del
XXV anniversario della elevazione alla dignità cardinalizia e della prefettura del Cardi-
nale Fumasoni-Biondi; S. GAROFALO, Per il giubileo di S.E. Rev.ma il Sig. Cardinale Pie-
tro Fumasoni Biondi Prefetto della S. Congregazione “de Propaganda Fide” e Gran Can-
celliere del Pontificio Ateneo Urbaniano (13 marzo, 1933-1958), “ED” 11 (1958), 1, 3-17.
26
I. LEE TING PONG, De influxu Sacrae Congregationis de Propaganda Fide in ius ec-
clesiasticum condendum, “ED” 7 (1954), 1, 52-73.
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27
F. PAVESE, Il Prefetto Apostolico delle missioni, “ED” 15 (1962), 2, 214-238; 386-
411; 16 (1963), 2, 267-295. Qui l’A. ricostruisce la figura del Prefetto, utilizzando fonti
di storia missionaria. Sotto questo aspetto, la Rivista dell’Urbaniana, ospita approfondi-
menti che riguardano la ricostruzione storico-istituzionale dell’evangelizzazione in alcuni
paesi africani con riferimenti anche al coordinamento tra l’azione missionaria e gli ‘inter-
venti’ coloniali del potere secolare. Cf. W. RÖRIG, Die Entwicklung der katholischen Mis-
sion in Sudafrika von 1836 bis 1850: nach den Dokumenten des Propagandaarchivs und
anderer Archive, “ED” 22 (1969), 1, 129-175; E. SCHMID, L’erezione del Vicariato Aposto-
lico dell’Africa centrale (1846), ibid., 99-127; V. MACONI, Propaganda e la missione di
Nuova Norcia per gli aborigeni dell’Australia Occidentale, ibid., 587-610; J.I., NKULU-BU-
TOMBE, Le Saint-Siège et les origines du Vicariat Apostolique des deux Guinées (1842-
1846), “ED” 28 (1975), 1, 51-58; ID., La fin du patronat religieux du Portugal en Afri-
que equatoriale (1885-1886), “ED” 35 (1982), 3, 365-376; T. FILESI, Cappuccini italiani
nel Congo (Missio antiqua); relazioni edite e inedite (secoli XVII e XVIII) “ED” 21 (1968),
1, 205-236; ID., La «Missio antiqua» dei Cappuccini italiani nel Congo e nell’Angola
(1645-1835) nella documentazione dell’Archivio storico della S. Congregazione de Propa-
ganda Fide, “ED” 30 (1977), 3, 465-490.
28
A.V. SEUMOIS, Le probleme de la reorganisation territoriale de la S. C. «De Propagan-
da Fide», “ED” 20 (1967), 1-3, 263-283.
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ne, a partire dal Concilio messicano del 1585, che ne recepiva le istanze.
Nel corso del XIX secolo la Chiesa missionaria accoglie l’insieme normati-
vo sugli archivi, in cui si richiamano i due punti di riferimento basici, la co-
stituzione di Sisto V del 1587 e quella di Benedetto XIII del 1727 (Cost.
Maxima vigilantia del 14 giugno 1727), fino al momento in cui le norme co-
muni in materia confluiscono nel Codex (can. 304 § 1; cann. 375-378; 380-
382 CJC 17). La riorganizzazione novecentesca del governo missionario ri-
comprende anche la disciplina degli archivi, e la stessa Propaganda fide si
adegua alla normativa universale, ne è testimonianza la lettera del Cardina-
le Prefetto del 16 aprile 1922 inviata ai Vicari e Prefetti Apostolici e l’Istru-
zione del 19 marzo 193729. La recezione della normativa universale sulla te-
nuta degli archivi costituiva una esigenza che coinvolgeva non solo il gover-
no di Propaganda ma anche la struttura missionaria locale. Si ricorda la di-
sciplina del Primo Concilio di Cina del 1924 (artt. 120-124); il direttorio
del Vicariato Apostolico del Tanganika dell’Africa (1925); gli statuti del Si-
nodo del Vicariato Apostolico dell’Uganda (1923)30.
L’evolversi storico dell’azione evangelizzatrice, pone in evidenza i due
momenti che qualificano la finalità spirituale dello stesso governo missio-
nario: l’interesse a depurare la missione dalle interferenze del potere poli-
tico – vale la pena di menzionare l’abuso secolare del sistema del patrona-
to regio – e la conversione degli acattolici. Il rafforzamento del cattolicesi-
mo è un’azione “rievangelizzatrice” che riguarda l’Europa della guerra dei
Trent’anni proprio nel contesto in cui sorge Propaganda. In tal senso l’an-
nata del 1970 si segnala sia per il contributo di Bernard Jacqueline che per
il saggio del Padre Metodio da Nembro. Nel numero del 1970 si analizza lo
strumento dello statuto missionario e il suo contenuto che recepisce la di-
sciplina organizzativa dettata da Propaganda fide (tra gli altri, il principio
diarchico, che introduce la distinzione tra superiore della missione e supe-
riore dei religiosi; il principio della rendicontazione nell’uso del denaro)31.
29
Cf. PROPAGANDA FIDE, Epistola «de relationibus Missionum singulis quinquenniis
S. C. Fidei Propagandae exhibendis», Sylloge praecipuorum, spec. 187-188.
30
A. REUTER, Normae canonicae de archivis ecclesiasticis in missionibus, “ED” 21
(1968), 1, 65-96. L’articolo è inserito nell’annata del 1968, ‘liber amicorum’ dedicato ai
70 anni di J.B.Rommerskirchen, direttore della biblioteca di Propaganda e di Bibliotheca
Missionum.
31
B. JACQUELINE, La Sacrée Congrégation «De Propaganda Fide» (6 janvier 1622) et
la France sous le Pontificat de Grégoire XV (†8 julliet 1623), “ED” 23 (1970), 1, 3-40;
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34
C. VIJVERBERG, De errore circa indissolubilitatem et unitatem matrimonii, “ED” 2
(1949), 1, 84-102.
35
ID., The Validity of a Customary Union in the Union of S. Africa, “ED” 6 (1953), 2,
231-240. Il tema del rapporto tra legislazione civile, disciplina tradizionale del matrimo-
nio e normativa canonistica è stato sviluppato anche in riferimento alla disciplina civile
del matrimonio tradizionale in Corea. La materia è esaminata anche dal punto di vista de-
gli impedimenti e del consenso. In effetti, per antica tradizione, il matrimonio coreano si
legittima con il consenso dei genitori degli sposi e anche di fronte alla riforma matrimo-
niale della metà degli anni cinquanta del ventesimo secolo, che aveva limitato tale condi-
zione. Cf. J. RHEE CHAN-WOO, Il matrimonio coreano dal punto di vista storico e giuridi-
co, “ED” 34 (1981), 1, 109-121; 2, 235-265.
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36
A. REUTER, Matrimonia indigenarum in Africa Australi secundum Leges et Consue-
tudines, “ED” 10 (1957), 2, 244-263. Nella stessa annata, rileviamo l’intervento di Igna-
tius Lee Ting Pong, sulla indissolubilità, elemento costitutivo del matrimonio ed effetto del
sacramento produttivo di grazia: I. LEE TING PONG, L’indissolubilità del matrimonio nel-
l’ordinamento canonico, “ED” 10 (1957), 3, 457-469. Sul tema dell’indissolubilità del
matrimonio, celebrato da due non battezzati nell’ordinamento civile (matrimonio naturale
o civile), la dottrina rimanda al fatto che tale tipo di matrimonio costituisce la base della
famiglia che è orientata a un fine stabile voluto che si realizza con il coinvolgimento tota-
le dei coniugi e la procreazione. La società che nasce da questo tipo di matrimonio (legi-
timum) assume il carattere di unicità, tipicità e immodificabilità. La famiglia, che nasce
dal matrimonio, ha un fine che è regolato dal diritto naturale, che è disciplinato non solo
dal diritto divino ma anche da quello naturale di origine secolare. In tema si veda G. DAL-
LA TORRE, L’indissolubilità intrinseca del matrimonio nella concezione cristiana del diritto
naturale, “ED” 29 (1976), 1, 111-136.
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senza che vi siano figli, assume un carattere fluido, non ostativo, cioè non
è riconosciuta come impedimento tra il coniuge superstite e i familiari del-
l’altro, cioè i discendenti e gli affini (fratelli, sorelle, cugini, nipoti). La
struttura familiare tradizionale africana, infatti, sotto questo aspetto sembra
avvicinarsi a quella della Roma antica in cui emerge il ruolo del capostipi-
te maschio, fattore che insieme alla poligamia ha caratterizzato sia la strut-
tura familiare che il matrimonio37.
Il tema del matrimonio specie sotto l’aspetto sistematico e generale, co-
me quello delle proprietà essenziali, continua ad essere oggetto degli inter-
venti pubblicati nel periodico Urbaniano. La proprietà dell’indissolubilità
in relazione alla dispensa in favorem fidei costituisce un ulteriore materia
di interesse. Questa forma di scioglimento del vincolo, espressione del pri-
vilegio paolino, che non può essere delegata come facoltà, che viene appli-
cata al caso del matrimonio tra due pagani, è un momento in cui si distin-
gue tale matrimonio (legittimo) da quello tra un pagano e un battezzato e da
quello rato cioè contratto tra due battezzati (can. 1015 § 1 CJC 17). Per
quanto concerne la disparità di culto, si pensi al matrimonio celebrato solo
civilmente, questa può essere dispensata con la sanatio in radice che è fa-
coltà concessa da Propaganda38.
37
Cf. P.S. KAKOKOTA, The Matrimonial Impediment of Consanguinity and Affinity
among the Babemba and Canon Law, “ED” 17 (1964), 2, 192-236; 321-383; 18 (1965),
1, 24-60. Padre Abate, rispondendo ad un dubbio, se dal matrimonio con un infedele de-
rivi il vincolo di affinità, risponde che in tal caso si deve applicare la dispensa dall’impe-
dimento. Questo è il caso del pagano divorziato da un primo matrimonio con persona pa-
gana, sposa la persona consanguinea della prima, che al momento del matrimonio si bat-
tezza nel cattolicesimo. A. ABATE, L’impedimento di affinità contratto da un acattolico
dubbiamente battezzato, “ED” 10 (1957), 3, 470-477. Spunti comparatistici provengono
anche dal contributo di R. KAMPUNGU, Concept and Aim of Okavango Marriages, “ED” 18
(1965), 2, 341-380. L’evangelizzazione ha cercato di superare l’istituto arcaico del matri-
monio tradizionale attraverso la penetrazione di una accezione moderna del matrimonio
espressione cristiana della libertà e autonomia dei coniugi e momento fondamentale del
nuovo diritto di famiglia di molti ordinamenti giuridici africani. Su questo si rimanda a T.
FILESI, L’istituto della famiglia africana alla luce del messaggio di Paolo VI «Africae Ter-
rarum», “ED” 22 (1969), 1, 59-97.
38
A. ABATE, The Dissolution of the Matrimonial Bond in Ecclesiastical Jurisprudence,
“ED” 14 (1961), 2-3, 215-263. L’A. in una seconda parte del saggio, ricostruisce la di-
sciplina civile del matrimonio (legitimum) tra due pagani, in cui gli aspetti generali (con-
senso, impedimenti, legittimità del matrimonio) sono disciplinati dalla legge civile. Il fo-
cus riguarda i requisiti essenziali della normativa canonica nel caso di nullità del matri-
monio tra due pagani (can. 1015 § 3 CJC 17) e il caso di dispensa dall’indissolubilità
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(can. 1120 CJC 17), che è disciplinata dal privilegio paolino, situazione in cui il battesi-
mo del pagano deve essere chiaramente valido. Il saggio è corredato da ampie ricostruzio-
ni delle fonti pontificie, che concedono facoltà sulla validità del matrimonio sciolto in fa-
vore della fede, cf. ibid., 3-64.
39
«L’implantatio Ecclesiae ha bisogno di evolversi attraverso varie fasi perché tutti gli
elementi necessari (instructae propriis viribus et sufficientibus mediis) siano tali da rea-
lizzare in sé l’opera di evangelizzazione», V. CHE CHEN-TAO, Codice di diritto canonico,
in Dizionario di missiologia, ed. Dehoniane, Bologna 1993, 119.
40
P.M. DE MONDREGANES, De finibus missionum exterarum, “ED” 5 (1952), 1-2, 99; 88-
100.
41
A. MERRY, L’ècole chretienne dans les missions, ibid., 180-200. Il ricorrente tema del-
l’apostolato educativo è ripercorso attraverso le esortazioni del magistero missionario del-
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gono in modo sempre più rilevante ulteriori momenti come l’istanza di sen-
sibilizzazione dei cristiani laici sul sostegno all’evangelizzazione42, e la ne-
cessità di attuare la collaborazione tra il clero religioso e quello secolare.
L’invito del Pontefice alla collaborazione missionaria tra religiosi e clero se-
colare deve trovare attuazione attraverso lo strumento della giusta interpre-
tazione del sistema della commissione43. Ulteriori elementi emergenti dal-
l’enciclica missionaria di Pio XII, sono rappresentati dall’adattamento del-
l’annuncio, e dalla convergenza da attuare tra la situazione religiosa dei pa-
gani e la buona novella. Un tema fondamentale ripreso dal dibattito della
Rivista Urbaniana è quello del rispetto, nell’opera evangelizzatrice, nei
confronti di alcune tradizioni che non contrastino con il credo cattolico, ma
che possano realizzare il coordinamento e l’incontro tra la cultura pagana,
espressione di una civiltà diversa, e i principi cristiani44.
la prima parte del Novecento. Al riguardo si veda P.M. DE MONDREGANES, La formación del
clero autoctono, “ED” 13 (1960), 1-2, 269-295.
42
A. PERBAL, L’Action catholique dans les Missions, ibid., 154-179; dello stesso A. si
ricorda anche: L’Azione cattolica e le missioni, “ED” 3 (1950), 2, 137-160. Nel saggio
Perbal si sofferma sull’aspetto missionario della partecipazione del laicato cattolico al-
l’apostolato della Chiesa, distinguendo le linee portanti di due componenti laiche dell’o-
pera missionaria: il catechistato e l’azione cattolica. L’A. fa riferimento anche ad alcune
fonti come la raccomandazione di Propaganda agli Ordinari di Cina del 1° agosto 1928
e la necessità di sviluppare l’azione cattolica, in AAS 1928, 245-246. Nello stesso nu-
mero si evidenzia il saggio di P.M. DE MONDREGANES, L’azione cattolica nell’India, “ED”
3 (1950), 2, 228-236.
43
J. FUERTES, Clericatus et hierarchia regiminis, “ED” 5 (1952), 1-2, 110-125; A. PER-
BAL, A propos de «l’exclusivisme territorial et jurisdictionel dans les Missions», ibid., 217-
237. Tali aspetti costituiscono oggetto di riflessione anche alcuni anni dopo l’emanazione
dell’enciclica pacelliana sulle missioni. Il tema della formazione del clero nelle terre di
missione coinvolge anche la gestione dei seminari da parte della Santa Sede (Congrega-
zione dei religiosi). In questi casi, alla luce del disposto normativo (cann. 252 §1, 3, 5
CJC 17), stante la competenza del Dicastero missionario sugli istituti religiosi missionari
in zone di missione, quale è la competenza di Propaganda sugli Istituti religiosi a fini mis-
sionari nei territori di diritto comune? In tema si rimanda a A. REUTER, De competentia
Sacrae Congregationis de Propaganda fide in Instituta religiosa ac missionaria conversio
et reversio iuris, “ED” 14 (1961), 2-3, 195-213.
44
S. LOKUANG, De adaptatione in missionibus, “ED” 5 (1952), 1-2, 238-251. L’A., più
sensibile alle sollecitazioni poste da una visione ecclesiologica della missione come rea-
lizzazione dell’implantatio Ecclesiae, richiama, insieme alla ratio della lettera di Propa-
ganda ai Vicari Apostolici del 1659, alcune fonti più vicine come la lettera di Pio XI al
Prefetto di Propaganda Fumasoni-Biondi, il discorso di Pio XII alle Pontifice Opere Mis-
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sionarie del 1944 e l’Istruzione emanata dal Dicastero missionario sui riti giapponesi del
1936. Nello stesso senso, ma con una prospettiva territoriale diversa, va segnalato il sag-
gio di C.B. PAPALI, Mission Prospect in India, ibid., 252-278.
45
AAS 51 (1959), 833-864.
46
P. CHIOCCHETTA, Il «Postulatum pro Nigris Africae centralis» al Concilio Vaticano I e
i suoi precedenti storici e ideologici, “ED” 13 (1960), 2-3, 408-447.
47
Cf. F. CALLEY, Le concile oecumenique vu du dehors, “ED” 13 (1960), 2-3, 448-458;
J. VODOPIVEC, Unity in Diversity: The Problem of Reunion in Missionary Perspective, ibid.,
459-512. Il tema dell’adattamento è studiato nella sua proiezione storica, e in quella giu-
ridica. Nel primo aspetto l’adattamento, in quanto espressione di uno dei punti chiave del
primo cinquantennio del governo di Propaganda, quello dei Monita ad missionarios. Dal
punto di vista giuridico il sistema normativo ecclesiale è inclusivo rispetto alla necessità
di preservare e conservare tradizioni, anche se contrarie al diritto comune (cann. 5, 22
CJC 17). La stessa prassi di Propaganda tende a fare salvi elementi culturali che non sia-
no contrari alla fede a e ai buoni costumi. Su questo: METODIO DA NEMBRO, Sull’adatta-
mento missionario, “ED” 16 (1963), 2, 328-346. Il tema dell’adattamento dell’annuncio
riguarda anche la formazione. I luoghi di tale attività sono i Seminari minori e maggiori,
insieme a quelli regionali (come quelli della Cina), istituiti in terra di missione, luoghi
in cui l’insegnamento e l’apprendimento di materie come la filosofia morale e dogmatica
si deve adattare alle condizioni culturali e sociali del paese. La revisione metodologica
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riguarda anche il diritto canonico in cui si devono privilegiare gli aspetti del diritto mis-
sionario. Ulteriore elemento su cui riflettere non è solo la disciplina sui seminari prevista
dal diritto comune (cann. 1357-1358; 1364 CJC 17), ma la competenza autonoma di pro-
paganda (elezione del rettore, disciplina interna, ordine degli studi, libri di testo). Infatti
il Dicastero missionario quando la formazione avviene nella casa gestita da un Istituto re-
ligioso ha competenza solo a conoscere le nomine degli insegnanti. Su tali aspetti A. REU-
TER, De Studiis in Seminariis Missionum rite adaptandis, “ED” 17 (1964), 1, 33-50; ID.,
De Seminariis in territoriis missionum condendis et regendis, “ED” 18 (1965), 2, 161-174.
48
P.M. DE MONDREGANES, Relieves misioneros de Pio XII, “ED” 12 (1959), 1, 69-84.
49
Così J. METZLER, Una notificazione di Clemente XI al clero italiano “ED” 15 (1962),
2, 259-269.
50
N. KOWALSKY, Documenti pontifici missionari di carattere generale prima della «Ma-
ximum illud», “ED” 13 (1960), 2-3, 168-180. Lo Stesso Autore pubblica nell’annata del
1957 un ritratto biografico della personalità del Cardinale Brancati di Lauria, che ci ha
lasciato, attraverso il Commentarium, un ritratto razionale delle qualità e virtù che il mis-
sionario deve possedere. Cf. ID., Fra Lorenzo Brancati di Lauria, missionologo quasi sco-
nosciuto di Propaganda Fide, “ED” 10 (1957), 3, 383-393. Il tema dell’evangelizzazione
è affrontato anche dal punto di vista dell’azione del missionario catechista, immagine de-
sueta che si ricollega ad un sistema missionario di tipo coloniale. Il catechista nel corso
del ventesimo secolo è sostituito, in un assetto educativo scolastico missionario, dall’inse-
gnante sempre più espressione di quell’impegno collaborativo del laicato missionario. Ma
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fetto di Propaganda, che ricostruisce il non semplice iter formativo del do-
cumento, è orientato nel suo assetto a ribadire che i “missionalia incepta”54
rappresentano iniziative che testimoniano l’attività universale della Chiesa
e l’impegno apostolico del popolo di Dio. Lo spirito e la coscienza missiona-
ria della Chiesa, negli auspici del Cardinale Prefetto, devono essere comu-
nicati da tutti i Vescovi (ma anche sacerdoti e religiosi) che si aprono alla
sollecitudine di tutte le Chiese, nel segno della cooperazione e dell’adatta-
mento55. I temi toccati nell’intervento del Cardinale Agagianian, vengono
54
GIOVANNI XXIII, Const. Humane Salutis del 25 dicembre 1961, AAS 1962, 10 con
cui si convoca il Concilio che fa seguito alla fase antepreparatoria (maggio 1959-aprile
1960). La Commissione Antepreparatoria del Concilio, presieduta dal Cardinale Tardini,
annoverava tra i membri anche il Cardinale Larraona, che in seguito fece parte della Com-
missione Centrale. La commissione era composta da Saverio Paventi, in qualità di segre-
tario, Edoardo Pecoraio, vicesegretario, e tra gli altri consultori ricordiamo Amand Reu-
ter, Ignazio Lee Ting Pong, Jan Visser, Antonino Abate.
55
G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei documenti conciliari, “ED” 19 (1966),
1, 86-97. Per l’elaborazione del documento missionario cf. S. PAVENTI, “Iter” dello schema
«De activitate missionali Ecclesiae», “ED” 19 (1966), 1, 98-126. Il fascicolo della Rivi-
sta ospita anche un intervento metodologicamente rilevante del Padre Metzler, che risulta
un ottimo strumento di lavoro per la ricostruzione e lo studio dei lavori conciliari, cf. J.
METZLER, Bibliografia riguardante il Decreto sull’Attività Missionaria della Chiesa, “ED”
19 (1966), 1, 227-291. Per quanto riguarda il rapporto tra la dimensione universale e
quella particolare della Chiesa missionaria, per come è stata delineata in Ad gentes (co-
operazione missionaria e pastorale delle vocazioni a livello diocesano) si rimanda a: ME-
TODIO DA NEMBRO, Inserimento dell’attività missionaria della Chiesa universale nelle Chie-
se particolari, “ED” 24 (1971), 2, 291-328; sulla dimensione missionaria della Chiesa
particolare in riferimento al clero e ai laici, in relazione all’emanazione di una Nota ema-
nata dalla Congregazione del Clero il 25 marzo 1980, si evidenzia il contributo di J. ES-
QUERDA BIFET, Cooperación entre Iglesias particulares y distribucion de efectivos apostoli-
cos, “ED” 34 (1981), 3, 427-454. In generale, sulla dinamica dei lavori conciliari e la ri-
levanza del decreto missionario, si rimanda a G.P. AGAGIANIAN, La Chiesa missionaria nei
documenti conciliari, estratto da Le missioni alla luce del Concilio. Atti della settima setti-
mana di studi missionari, Milano 5-9 settembre 1966, Società editrice Vita e Pensiero, Mi-
lano 1967, 7-8; G. ALBERIGO (ed.), Storia del Concilio Vaticano II, 4, La Chiesa come co-
munione settembre 1964-settembre 1965, ed. it. a cura di A. MELLONI, Società Editrice il
Mulino, Bologna 1999, spec. 358-372; 605-616; cf. G. COLZANI, Ad Gentes e la svolta con-
ciliare della missione in Il cammino della missione. Convegno Internazionale a cinquan-
t’anni dalla promulgazione del Decreto Conciliare Ad Gentes, a cura di A. TREVISIOL, Ur-
baniana University Press, Città del Vaticano 2015, 83-117; G. COLZANI, Church’s Mission.
History, Theology and the Way Forward, Urbaniana University Press, Città del Vaticano
2019, 60-65; J. MASSON, Genesi storico-dottrinale del decreto ‘Ad Gentes’ in ID., L’attività
missionaria della Chiesa, Editrice Elledici, Torino 1966, 9-56; B. MONDIN, Chiesa missio-
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naria in Dizionario Storico e Teologico delle Missioni, Urbaniana University Press, Città
del Vaticano 2001, 98-102; T. SCALZOTTO, La Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli nel decennio del decreto ‘Ad Gentes’ (1965-1975), Urbaniana University Press,
Roma 1975, 214-232; H. RZEPKOWSKI, Inculturazione, in Lessico di missiologia, ed. ita-
liana a cura di E. COCCIA e P. GIGLIONI, LEV, Città del Vaticano 1992, 318-319. Per l’ela-
borazione del documento missionario cf. S.M. PAVENTI, “Iter” dello schema «De activitate
missionali Ecclesiae», “ED” 19 (1966), 1, 98-126.
56
Il tema relativo all’apostolato missionario dei laici, sia come azione civilizzatrice che
nei risvolti apostolici e pastorali è testimoniato da A.V. SEUMOIS, Laicato e missioni, “ED”
19 (1966), 1, 246-257; P.P. VAN THUONG, La mission du chrétien dans le monde, “ED” 29
(1976), 2, 242-258; cf. F. CANOVA, Per il laicato in terra di missione, “ED” 13 (1960), 2-
3; 542-549. Per quanto riguarda l’evangelizzazione tra gli immigrati, si veda T. VAN VA-
LENBERG, L’apostolato tra gli immigrati delle terre di missione, ibid., 258-264. Il tema del-
l’apostolato dei laici che si realizza attraverso lo strumento associativo è ripreso dal docu-
mento conciliare Apostolicam Actuositatem (n. 15), in cui la limitata prospettiva codiciale
del diritto di associazione dei fedeli (can. 686 CJC 17), si apre ad una prospettiva più am-
pia e profonda. Al riguardo cf. A. GREGNANIN, Il diritto di associazione nella Chiesa dalle
origini al Vaticano II, “ED” 29 (1976), 2, 341-364.
57
A. MULDERS, Il decreto «Ad Gentes» e le sue caratteristiche, “ED” 19 (1966), 1, 133-
139; G. ELDAROV, Dimensioni comunitarie della responsabilità missionaria della Chiesa,
ibid., 161-174; D. GRASSO, Testimonianza ed evangelizzazione, ibid., 175-185; G. GRECO,
I religiosi e le missioni nel Concilio Vaticano II, ibid., 226-245; L.J. LECUONA, La vocazio-
ne missionaria, ibid., 209-225; R. MOYA, Giovani Chiese, ibid., 186-208.
58
W. BERTRAMS, De doctrina Concilii Vaticani I circa subiectum supremae Ecclesiae Po-
testatis ulterius exculta in doctrina Concilii Vaticani II, “ED” 20 (1967), 1-3, 59-69. La
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4. Note conclusive
dottrina ritorna sul tema qualche anno più tardi, nel momento in cui il Sinodo dei Vesco-
vi, espressione delle diverse conferenze episcopali, applica concretamente il principio
della collegialità in coordinamento con l’esercizio del munus del Pontefice. La collegiali-
tà è sinteticamente ma efficacemente espressa attraverso l’immagine della mutua e conti-
nua sollecitudine pastorale tra il capo e le membra. In questo contesto si inserisce la co-
operazione missionaria in quanto manifestazione della sollecitudine della Chiesa univer-
sale. Cf. J. SARAIVA MARTINS, De Episcoporum Collegialitate post II Vaticanam Synodum,
“ED” 25 (1972), 1, 173-225.
59
A. REUTER, De novis rationibus iuris missionalis a Concilio Vaticano II inductis vel
indictis, “ED” 28 (1975), 2, 293-315. In relazione a tale studio articolato si segnala an-
che il rilievo sui presupposti apostolici della vocazione missionaria; in tema S. DI GIOR-
GI, La vocazione missionaria nel Nuovo testamento, “ED” 30 (1977), 2, 165-190.
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Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
60
F. MARGIOTTA BROGLIO, Diritto canonico e scienze umane. Premessa all’edizione ita-
liana di G. LE BRAS, La Chiesa del diritto. Introduzione allo studio delle istituzioni eccle-
siastiche, il Mulino, Bologna 1976, XXVIII-XXIX.
61
V. DE PAOLIS, La Chiesa cattolica e il suo ordinamento giuridico, “Ius Ecclesiae” 18
(2006), 21.
62
P. PARENTE, La nostra università oggi e domani, “ED” 30 (1977), 3, 371-372; cf. J.H.
NEWMAN, Lo sviluppo della dottrina cristiana, Società editrice il Mulino, Bologna 1967,
461-469.
259
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ABSTRACT
Celebrating the 75th anniversary of the foundation of Euntes Docete means re-
ferring first of all to the cultural assumptions of the renewal of ecclesiastical stud-
ies, which took place in the first half of the twentieth century. The Urbaniana
Journal was born with a precise aim: to represent and underline the missionary
specificity of the Urbaniana University, as it is oriented towards the realization of
the first evangelization and the implementation of the young Churches. The ed-
itorial line pursued by Euntes Docete from a legal point of view is to bring out the
scientific debate that arises from the specificity of missionary canon law also
with respect to the university training plan. The virtuous circularity between
teaching and scientific research constitutes a referent that characterizes the le-
gal paradigm of Euntes Docete from the very first issues. This positive dynamic
also fueled two fundamental moments: on the one hand, the accomplishment
of the autonomous project of juridical studies, within the Missionary Institute, and
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on the other, the implementation of missionary law not only in the canonical per-
spective but also in that, constitutive, of the relationship with the secular author-
ity. In this way, the Urbaniana Journal has contributed to focusing on the process
of codification of missionary law, also underlining its character and specificity
through the in-depth analysis of key elements. Among these we recall the uni-
formity of missionary law, the centralized organization of evangelizing action, the
coordination between universal law, missionary law and secular norms, the rel-
evance of the instances of the missionary Magisterium.
Keywords: Missionary Canon Law; Universal and Particular Canon Law; Mis-
sionary Teaching; Renewal of Studies; Mission Governance
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Alessandro Recchia
Introduzione – 1. Studio ed esegesi della normativa del CIC 1983 e postcodiciale – 2. Di-
ritto orientale: studio ed esegesi del CCEO – 3. Filosofia, teologia e storia del diritto –
4. Diritto Missionario – 5. Fascicoli monografici; 5.1 Il diritto missionario. Fascicolo 57
(2001), 3; 5.2 Dialogo religioso e inculturazione. Fascicolo 59 (2003), 3; 5.3. Mobilità
umana e migranti; 5.4. Atti di convegni e giornate di studio – Considerazioni conclusive
Parole chiave: Diritto canonico; Diritto missionario; CIC 1983; CCEO 1990
Introduzione
Oggetto di questa breve rassegna1 sono gli studi canonistici apparsi su Eun-
tes Docete – Urbaniana University Journal nel periodo che va dalla promul-
gazione del nuovo Codice di Diritto Canonico ai giorni nostri. A titolo di pre-
messa, va detto che il periodo in esame ha visto diversi mutamenti nell’as-
setto della Rivista stessa. Fondata nel 1948, ha visto un primo rinnovamen-
to non solo dal punto di vista grafico ma nella impostazione stessa delle ru-
briche a partire dal 1998. La Nova Series di Euntes Docete si proponeva di
estendere l’orientamento finalizzato allo spirito e all’azione missionaria del-
la Chiesa alle profonde trasformazioni del nuovo millennio. Con questo pri-
mo rinnovamento, iniziano a comparire con maggiore frequenza numeri di
impostazione monografica o miscellanea con studi volti a descrivere e ripen-
sare criticamente il rapporto tra missione e culture sotto il profilo storico,
biblico, teologico, giuridico e filosofico. Con il primo numero del 2013 la
Rivista modifica il nome e diviene Urbaniana University Journal. Euntes
Docete. La scelta segnala l’esigenza di internazionalizzare sempre più il ser-
vizio della Rivista che rappresenta anche l’attività di ricerca e insegnamen-
to dell’Università e renderlo maggiormente visibile e fruibile.
1
Ringrazio il prof. Mario Bracci per aver condiviso il suo prezioso lavoro di cataloga-
zione degli articoli apparsi su “Euntes Docete” e “UUJ”.
263
2/2023 ANNO LXXVI, 263-279 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL
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Un primo elemento che balza agli occhi nella lettura dei contributi canoni-
stici apparsi sulla Rivista è che molti di essi, almeno fino alla nova series,
hanno carattere episodico, molto legato alle competenze specifiche degli
autori. Ciò, sia chiaro, non inficia assolutamente la loro qualità ed il loro li-
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I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)
2
P. SUDAR, “Persona” e “Persona in Ecclesia” secondo le nuove norme canoniche, “ED”
38 (1985), 3, 275-298; ID., Solo i battezzati sono persone nella Chiesa, “ED” 39 (1986),
1, 23-43.
3
A. D’AURIA, Alcune considerazioni sul problema dei destinatari della legge ecclesiasti-
ca e sull’appartenenza ecclesiale, “ED” 54 (2001), 1, 95-125.
4
E. SASTRE SANTOS, Apostillas canónicas al concepto de vida comun, “ED” 48 (1995),
1, 157-84.
5
A. D’AURIA, Il fondamento ecclesiologico e la dinamica sacramentale della vita comu-
ne tra chierici, “ED” 59 (2006), 1, 109-131.
6
J. ATTILA YAWOVI, Gestione dei beni materiali: sacerdoti e spirito di povertà, “UUJ” 75
(2023), 1, 183-204.
265
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vo di fronte alle Conferenze Episcopali7 e di Pio Vito Pinto sul potere legis-
lativo delle Conferenze Episcopali8, apparsi sul numero 45 del 1992. I due
articoli affrontano un tema all’epoca di grande attualità, sviluppando in ma-
niera complementare da un lato l’ambito di competenza ed i limiti del po-
tere legislativo delle Conferenze Episcopali, dall’altro gli spazi di autono-
mia del Vescovo rispetto alle determinazioni delle medesime Conferenze.
Più numerosi sono i contributi che trattano tematiche relative al diritto dei
religiosi. Si menzionano in particolare, in ordine cronologico, un primo con-
tributo di Armando Oberti sugli istituti secolari nel nuovo CIC9, poi un arti-
colo di Francesco Ciccimarra sulla normativa peculiare sui beni degli istitu-
ti religiosi10, due contributi a firma di Pio Vito Pinto, che trattano rispettiva-
mente il tema della comunione nella comunità religiosa11 e dell’identità del-
la vita consacrata12, uno studio di carattere fondativo a firma di Velasio De
Paolis sul ruolo e la funzione della vita consacrata in Cristo e nella Chiesa13,
un articolo di Luigi Sabbarese sull’esclaustrazione e l’uscita dall’istituto14 ed
infine due articoli apparsi recentemente, a cura di Antoine Mignane Ndiaye,
in cui si affrontano i temi della dimensione carismatica dell’economia15 e si
ritorna sugli aspetti fondativi della vita consacrata analizzando in particola-
re i profili antropologico-giuridici del consiglio evangelico della castità16.
17
V. DE PAOLIS, Autonomia del Vescovo di fronte alle Conferenze Episcopali, “ED” 45
(1992), 3, 351-358.
18
P.V. PINTO, Il potere legislativo delle Conferenze Episcopali, “ED” 45 (1992), 3, 359-
374.
19
A. OBERTI, Gli istituti secolari nel nuovo Codice di Diritto Canonico, “ED” 38 (1985),
2, 205-216.
10
F. CICCIMARRA, Normativa peculiare circa i beni degli Istituti Religiosi, “ED” 43
(1990), 2, 323-360.
11
P.V. PINTO, La communion dans la communauté religieuse selon le droit canonique,
“ED” 43 (1990), 2, 285-321.
12
ID., La vita consacrata tra identità, stabilità e separazione, “ED” 48 (1995), 1, 3-18.
13
V. DE PAOLIS, La vita consacrata nel Mistero di Cristo e della Chiesa, “ED” 48 (1995),
1, 19-56.
14
L. SABBARESE, Esclaustrazione, uscita e dimissione dei religiosi dall’istituto, “ED” 64
(2011), 2, 99-129.
15
A. NDIAYE, La dimensione carismatica dell’economia, “UUJ” 71 (2018), 3, 213-243.
16
ID., La castità consacrata. Profili antropologico-giuridici (can. 599), “UUJ” 75
(2022), 1, 187-210.
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I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)
17
P.V. PINTO, La norma codiciale al servizio della Chiesa missionaria. Una esegesi al ca-
none 786, “ED” 44 (1991), 2, 301-311.
18
D. SALACHAS, Fede e cultura nell’azione missionaria della Chiesa secondo le norme del
diritto canonico, “ED” 51 (1998), 1, 107-117.
19
A. D’AURIA, La ricezione della Fides et Ratio nell’ambito del diritto canonico, “ED”
63 (2010), 1, 49-82.
20
J. ATTILA YAWOVI, Primato del ministero della Parola nella crescita della fede (cann.
762 e 773), “UUJ” 69 (2016), 1, 165-184.
21
C. PAPALE, L’ignoranza della norma penale e l’analfabetismo, “ED” 61 (2008), 2,
151-176.
22
ID., Le fasi dell’iter criminis antecendenti al perfezionamento delittuale. Commento al
can. 1328 CIC, “UUJ” 67 (2014), 1, 213-236.
267
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terdisciplinare, intervenendo sul tema del controllo delle nascite e della ge-
nitorialità responsabile e sulle possibili applicazioni del cosiddetto “meto-
do Billings” nei territori di missione23 e sul tema delle leggi in materia di
libertà religiosa24. Il secondo ha invece pubblicato nell’annata 2007 un
lungo studio che ha ricostruito in maniera molto dettagliata dal punto di vi-
sta sia storico che sistematico l’istituto della pena dell’interdetto25.
Per concludere questa sezione vanno poi segnalati quei contribuiti che
hanno approfondito il settore specifico del diritto processuale canonico, ap-
parsi soprattutto dopo la pubblicazione della Dignitas Connubii nel 200526
e la promulgazione del m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus nel 201527. Ci si ri-
ferisce in particolare agli articoli di Andrea D’Auria sulla prova documen-
tale nella Dignitas Connubii28, di Dimitrios Salachas sulle implicazioni
ecumeniche del nuovo assetto del diritto processuale dopo la suddetta
istruzione29, ed infine all’articolo di Ernest B.O. Okonkwo sulla forma ed i
contenuti del libello nel processo di nullità matrimoniale dopo la promul-
gazione del MIDI30. Né va trascurato, per la sua affinità a questo ambito di-
sciplinare, il contributo di Raffaele Santoro sulla equa risoluzione delle
controversie in diritto amministrativo canonico, apparso sul primo fascico-
lo del 201331.
23
ID., Il “metodo Billings” come risposta alla politica statale di controllo delle nascite
nei territori di missione, “ED” 61 (2008), 1, 169-183.
24
ID., Le leggi anticonversione. Brevi note in tema di libertà religiosa, “ED” 62 (2009),
3, 97-130.
25
M. MARTINELLI, La pena canonica dell’interdetto. Una ricostruzione storico-sistemati-
ca, “ED” 60 (2007), 2, 95-141.
26
Cf. Communicationes 37 (2005), 11-92.
27
Cf. AAS 107 (2015), 958-970.
28
A. D’AURIA, La prova per documenti nell’istruzione Dignitas Connubii (artt. 183-
192), “ED” 61 (2008), 2, 135-149.
29
D. SALACHAS, Nuove norme di diritto processuale matrimoniale. Importanza ed impli-
cazioni ecumeniche, “ED” 58 (2005), 2-3, 301-312.
30
E.B.O. OKONKWO, La forma processuale e i contenuti del libello introduttorio nei pro-
cessi di nullità matrimoniale, “UUJ” 72 (2019), 2, 291-314.
31
R. SANTORO, L’aequae controversiae solutio nel diritto amministrativo canonico,
“UUJ” 66 (2013), 1, 197-203.
268
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I contributi della dottrina canonistica (1983-2023)
Per quanto afferisce ai settori disciplinari della filosofia e teologia del dirit-
to, vanno menzionati due studi di Reginaldo Pizzorni, il primo apparso nel
1984 sulla gradualità della conoscenza del diritto naturale, il secondo sul
diritto naturale secondo S. Tommaso d’Aquino, pubblicato sul numero 44
del 199137. In questo ambito vanno poi, a mio sommesso parere, annovera-
ti quegli studi che approfondiscono in maniera molto suggestiva la portata
giuridica delle virtù teologali della carità, e della speranza rispettivamente
32
D. SALACHAS, L’istituzione patriarcale e sinodale nelle Chiese orientali cattoliche. Svi-
luppo storico della normativa canonica, “ED” 43 (1990), 2, 231-284.
33
ID., Il “ritus sacer” nella forma canonica di celebrazione del sacramento del Matri-
monio secondo la tradizione delle Chiese orientali, “ED” 46 (1993), 1, 15-40.
34
ID., La vita monastica e religiosa nel “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium”,
“ED” 48 (1995), 1, 85-135.
35
ID., Lo “status iudidicus” nella Chiesa dei “christifideles laici” secondo il Codice dei
Canoni delle Chiese Orientali, “ED” 52 (1999), 3, 303-326.
36
ID., Il nuovo Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Prospettive ecumeniche e limi-
ti, “ED” 49 (1996), 2, 229-265.
37
Cf. R. M. PIZZORNI, Gradualità della conoscenza del diritto naturale, “ED” 37
(1984), 1, 300-328; ID., Il diritto naturale secondo S. Tommaso d’Aquino, “ED” 44 (1991),
1, 101-126.
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38
J. MIÑAMBRES, La dimensione giuridica della carità nella missione della Chiesa,
“ED” 60 (2007), 1, 197-210.
39
L. SABBARESE, La speranza tra le norme del diritto e il cammino della Chiesa, “ED”
61 (2008), 1, 55-76.
40
ID., Dogmatica giuridico canonica. Quale fondamento per il diritto della Chiesa?,
“ED” 56 (2003), 2, 167-183.
41
F. CICCIMARRA, La condotta degli ecclesiastici e le disposizioni del II Concilio di Ni-
cea, “ED” 41 (1988), 1, 107-116.
42
P.V. PINTO, L’imprimatur: storia e normativa, “ED” 46 (1993), 1, 89-113.
43
E. SASTRE SANTOS, En torno al titulo de Archivio Segreto Vaticano, “ED” 47 (1994),
3, 401-450.
44
ID., El ajuste de la jurisdicción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-1626.
Parte primera. La razón del primer Vicariato apostólico misionero, “ED” 61 (2008), 3,
153-178; ID., El ajuste de la jurisdicción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-
1626. Parte segunda. Las diferencias jurisdiccionales entre el Vicario apostólico de Holan-
da y sus misioneros religiosos, “ED” 62 (2009), 1, 145-182; ID., El ajuste de la jurisdic-
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4. Diritto Missionario
ción en el Vicariato apostólico de Holanda. 1621-1626. Parte tercera. Urbano VIII confir-
ma la concordia entre el Vicario apostólico de Holanda y sus misioneros religiosos, “ED”
62 (2009), 2, 175-199.
45
ID., El Bautismo de la sociedad y la administraciòn del Bautismo a las sociedades in-
dianas (s. XVI), “ED” 46 (1993), 1, 33-70.
46
ID., La aprobación pontificia de la fraternidad misionera Verbum Dei como institu-
cion de vida consagrada, “ED” 54 (2001), 1, 33-69.
47
ID., L’istruzione Constans ac sedula (1936). Propaganda fide regola le attività delle
vergini consacrate presso le cliniche di maternità, “ED” 60 (2007), 3, 149-192.
48
Cf. ID., Perspectivas de derecho misionero después del codigo del 1983, “ED” 36
(1983), 2, 295-310.
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49
Cf. V. CHE CHEN-TAO – A. DOMINGUES DE SOUSA COSTA – P.V. PINTO – G. GIROTTI – V.
DE PAOLIS, Esiste ancora l’istituto della “Commissio” nei territori di missione?, “ED” 45
(1992), 2, 3-9.
50
Cf. AAS 60 (1969), 281-287.
51
L. SABBARESE, Diritto e missione, “ED” 57 (2004), 1, 153-179.
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5. Fascicoli monografici
52
ID., Lo Statuto delle Pontificie Opere Missionarie. Rilievi canonici, “ED” 59 (2006),
1, 73-88.
53
V. DE PAOLIS, Presentazione. Il diritto missionario, ibid., 3-6.
54
D. SALACHAS, L’azione missionaria nella legislazione della Chiesa, “ibid., 7-72.
55
V. MOSCA, Per un diritto particolare missionario secondo la legislazione universale del-
la Chiesa, ibid., 73-98.
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la Chiesa, evidenzia come tutto il popolo di Dio sia chiamato a svolgere l’at-
tività missionaria, ciascuno secondo il proprio carisma e la propria specifi-
cità, e sottolinea in particolare il ruolo e il compito dei sacerdoti diocesani
missionari, come quelli fidei donum56; un secondo studio a firma dello stes-
so autore illustra il ruolo e le competenze dei catechisti57. Andrea D’Auria
tratta dello statuto giuridico dei catecumeni, con particolare attenzione ai
percorsi di iniziazione cristiana degli adulti58, infine Eutimio Sastre Santos
con il suo saggio Variaciones sobre los neologismos latinos: “missio”, “mis-
sionarius”, “vivere apostolico modo” rilegge dal punto di vista storico l’evo-
luzione dei termini chiave dell’esperienza missionaria della Chiesa in epo-
ca moderna e contemporanea59.
56
L. SABBARESE, Il Popolo di Dio nell’azione missionaria della Chiesa, ibid., 99-134.
57
ID., I catechisti nei territori di missione, ibid., 135-152.
58
A. D’AURIA, Lo Statuto giuridico dei catecumeni, ibid., 153-168.
59
E. SASTRE SANTOS, Variaciones sobre los neologismos latinos: missio, missionarius, vi-
vere apostolico modo, “ED” 54 (2001), 3, 169-229.
60
V. DE PAOLIS, Per una inculturazione del diritto canonico, “ED” 56 (2003), 3, 5-8.
61
J. ILUNGA MUYA, Inculturazione e missione nel contesto della globalizzazione, ibid., 9-23.
62
D. SALACHAS, Dialogo interreligioso e inculturazione del Vangelo nell’azione missio-
naria della Chiesa, ibid., 47-64.
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ziona l’importanza del dialogo con gli ambienti civili e si evidenzia l’impor-
tanza dell’inculturazione della fede, ossia l’adattamento della Chiesa alle
diverse culture, con particolare riferimento al contesto matrimoniale, sotto-
lineando come la Chiesa debba proporre integralmente il messaggio evan-
gelico sul matrimonio, rispettando le culture ma senza compromettere la sua
identità dottrinale. Nel medesimo fascicolo Andrea D’Auria ritorna su un te-
ma certamente molto frequentato ma che richiede sempre nuovi approfon-
dimenti in ragione dei sempre nuovi approcci a nuove culture ed identità,
ovvero il tema del diritto consuetudinario63, mentre Luigi Sabbarese presen-
ta uno studio sugli aspetti canonici delle nozioni di cultura, lingua, rito, in
cui analizza la portata ed il valore di ciascuna di esse nell’ordinamento ec-
clesiale64. Vi è poi ancora un contributo specifico di Vincenzo Mosca sul-
l’inculturazione ed il diritto liturgico65, a cui segue uno studio a quattro ma-
ni di Salachas e Sabbarese relativo alle questioni interecclesiali in diritto
matrimoniale canonico66. Chiude il fascicolo una densa nota di Maria Pia
Baccari sull’evoluzione della nozione, cara al diritto romano, di Urbs, nell’i-
dea stessa di cittadinanza universale e di comunione tra i popoli67.
63
A. D’AURIA, Il diritto consuetudinario nella vita della Chiesa, ibid., 65-89.
64
L. SABBARESE, Cultura, lingua e rito: aspetti canonici, “ED” ibid., 91-116.
65
V. MOSCA, Diritto liturgico e inculturazione. Orizzonti teologici, normativi e pastorali,
ibid., 117-155.
66
L. SABBARESE – D. SALACHAS, Questioni interecclesiali nel diritto matrimoniale cano-
nico, ibid., 157-179.
67
M.P. BACCARI, Dall’Urbs alla comunione dei popoli, ibid., 181-187.
68
L. SABBARESE, “Missio ad migrantes”: missione della Chiesa. Lineamenti di organiz-
zazione di pastorale della mobilità umana, “ED” 57 (2004), 1, 39-65.
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69
ID., La cura pastorale per i migranti: alla ricerca di presupposti e fondamenti, “ED”
58 (2005), 2-3, 269-284.
70
C. TAMMARO, Il problema della mobilità umana nell’ordinamento canonico. Profili
storico-giuridici delle principali circoscrizioni ecclesiastiche personali, “ED” 58 (2005), 2-
3, 285-299.
71
Litterae circulares missae omnibus Conferentiis episcopalibus (varis linguis exaratae),
quoad verba «actus formalis defectionis ab Ecclesia catholica» (Cann. 1086, 8 1; 1117 e(t)
1124 CIC), Communicationes 38 (2006), 170-184.
72
Cf. AAS 102 (2010), 8-10.
73
L. SABBARESE, Defezione dalla Chiesa cattolica con atto formale: status quaestionis,
“ED” 65 (2012), 2, 11-29.
74
V. DE PAOLIS, CS, Appartenenza alla Chiesa cattolica e abbandono di essa, ibid., 31-
57.
75
J.I. ARRIETA, La lettera del 13 marzo 2006 del Pontificio Consiglio per i Testi Legi-
slativi circa la defezione con atto formale: contesto, testo, applicazioni, ibid., 59-73.
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76
M.A. ORTIZ, La soppressione dell’actus formalis defectionis ab ecclesia catholica e
l’obbligo della forma canonica nel matrimonio, ibid., 103.
77
P.A. MURONI, Tra Tradizione e traduzione. Dalla dinamica della liturgia alla sua co-
dificazione. Una riflessione da Sacrosanctum concilium a Magnum principium, “UUJ” 71
(2018), 2, 35-72.
78
N. VALLI, Dall’editio typica di un libro liturgico alle sue traduzioni: compiti e prero-
gative a partire dal motu proprio Magnum principium, ibid., 73-86.
79
E. FRANK, Le competenze per i testi liturgici secondo il can. 838 del CIC in seguito al
motu proprio Magnum principium, ibid., 11-33.
80
Cf. AAS 109 (2017), 967-970.
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Considerazioni conclusive
Alessandro Recchia
Pontificia Università Urbaniana
([email protected])
81
E. SASTRE SANTOS, Il contributo dell’Università Urbaniana allo studio del diritto ca-
nonico. Le tesi difese durante gli anni 1983-1998, “ED” 52 (1999), 3, 451-493.
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ABSTRACT
Il 1983, anno della promulgazione da parte di Giovanni Paolo II del Codice di Di-
ritto Canonico, rappresenta certamente un punto di svolta fondamentale nella
storia del diritto canonico. Lo studio presenta i contributi a tema canonistico ap-
parsi su Euntes Docete – Urbaniana University Journal a partire da questo anno
decisivo, raggruppandoli per aree tematiche e dedicando particolare attenzio-
ne ai temi del diritto missionario e della sua storia.
The year 1983, when John Paul II promulgated the Code of Canon Law, certain-
ly represents a fundamental turning point in the history of canon law. This study
presents the canon law studies that have been published in Euntes Docete – Ur-
baniana University Journal since this decisive year, grouping them by subject area
and devoting special attention to the themes of missionary law and its history.
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ISBN 978-88-401-9067-9