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FORMAZIONE CATECHISTICA DEL FUTURO SACERDOTE 未来神职的教理培育

Il documento analizza la formazione catechistica dei futuri sacerdoti, evidenziando l'importanza di una preparazione adeguata per la nuova evangelizzazione. Viene esaminata la legislazione passata e attuale riguardante la formazione catechistica, sottolineando le cause per cui tali norme non vengono sempre rispettate. Infine, si propongono indicazioni per migliorare la situazione della formazione catechistica nei seminari.

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FORMAZIONE CATECHISTICA DEL FUTURO SACERDOTE 未来神职的教理培育

Il documento analizza la formazione catechistica dei futuri sacerdoti, evidenziando l'importanza di una preparazione adeguata per la nuova evangelizzazione. Viene esaminata la legislazione passata e attuale riguardante la formazione catechistica, sottolineando le cause per cui tali norme non vengono sempre rispettate. Infine, si propongono indicazioni per migliorare la situazione della formazione catechistica nei seminari.

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FORMAZIONE CATECHISTICA

DEL FUTURO SACERDOTE

Ubaldo Gianetto

Salesianum 55 (1993) 317-333

Nel Sinodo del 1990 su ha formazione dei sacerdoti nelle circostanze


attuali vi sono stati alcuni interventi sulla necessità di preparare i futuri sa­
cerdoti per la «nuova evangelizzazione», e uno solo, quello di Mons. Lega-
spi, che riprenderò più avanti, sulla loro formazione catechistica.
La PDV a sua volta non ha ripreso il tema della preparazione del futuro
sacerdote a singoli compiti, se non nelle linee più generali dei programmi di
studio e formazione. Vorrei qui riesaminare quanto hanno detto il Sinodo e
la PDV su questa formazione catechistica, esplicitamente e implicitamente,
commentandolo con l’aiuto della letteratura esistente in proposito, e con par­
ticolare riguardo alla situazione italiana.
Il tema rientra in quello più ampio della preparazione al ministero pasto­
rale, ma ho preferito il titolo "formazione catechistica" per limitarmi a un
campo molto preciso, anche se, ovviamente, oggi il ministero catechistico è
compreso nel più vasto ministero della parola e anche nel ministero edu­
cativo della Chiesa, e a questi ambiti farò anche riferimento.
Una delle mie tesi centrali sarà il tentativo di spiegare un fatto curioso:
come mai, in un argomento di cui si riconosce universalmente l’importanza,
e per il quale esistono numerosi e rilevanti interventi legislativi, queste leggi
poi quasi abitualmente non vengono osservate, oppure vengono eluse in va­
rie maniere.
Cercherò poi di dare indicazioni, desunte dall’esperienza e dalla lettera­
tura esistente in materia, su che cosa si potrebbe fare per migliorare la si­
tuazione.

I. La situazione attuale e le sue possibili cause

Cercherò di esporre in breve qual è la legislazione passata ed attuale in


materia di preparazione catechistica del futuro sacerdote, per cercare poi le
cause per cui non viene messa in atto in maniera soddisfacente.
318 Ubaldo Gianetto

1. Perché la legislazione esistente non viene osservata?


1.1. La legislazione esistente

Occorre in primo luogo vedere quali sono stati in materia gli interventi
legislativi, nel passato e negli ultimi tempi in particolare.

1.1.1. Pino al Concilio

Per il periodo precedente al Vaticano II don Gianfranco Frumento ha


fatto una buona raccolta della normativa vigente.1
«L’insegnamento della dottrina cristiana ai fedeli è una funzione pastora­
le, a cui deve essere particolarmente preparato ogni neo-sacerdote. Tutti i
sacerdoti, infatti, o per giustizia (i parroci), o semplicemente per il carattere
sacerdotale e il mandato ricevuto nell’Ordinazione sono obbligati a dedicarsi
a questo ministero catechistico che esige “fatica e meditazione" maggiore
che qualunque altro genere di predicazione (S. Pio X néPAcerbo nimis)».2
Così comincia G. Frumento, e prosegue documentando le sue afferma­
zioni in base al Concilio di Trento (Sessione V, cap. 2 de ref.; Sess. XXH,
cap. 8; Sess. XXIV, capp. 4 e 7 de ref. ), all’Enciclica di S. Pio X Acerbo ni­
mis del 1905, al Codice di Diritto Canonico del 1917 (can. 1329), al Decreto
Provido Sane del 1935 (della S. Congregazione del Concilio) e di altri docu­
menti: lettere circolari di Congregazioni romane, discorsi pontifici...
Cita poi i documenti che si riferiscono in modo specifico alla «formazio­
ne dottrinale del sacerdote catechista» e poi a quella «pedagogica e didatti­
ca». Riporta, infine, le disposizioni date il 3 aprile 1963 dalla S. Congrega­
zione dei Seminari.
Riportiamo qualcosa da questa documentazione.
«Il Sacerdote deve considerarsi essenzialmente catechista, essendo "l’in-
segnamento catechistico come il fondamento di tutto il ministero sacerdotale
e la causa principale della sua fecondità"» (Frumento, p. 130).
«La formazione pedagogica, didattica, catechistica dei Seminaristi è stata
sempre oggetto per questo Sacro Dicastero di molte cure e gravi preoccupa­

1 Su don G. Frumento, vedere: A. Bagni, Un quarantennio di attività nel movimento cate­


chistico italiano: omaggio a Mons. Gianfranco Frumento in occasione della nomina a "Canonico "
della Cattedrale di Como, Como, Famiglia Comasca 1990. H suo libro che qui utilizziamo è: La
catechesi nei documenti della Santa Sede, Edizioni Paoline, Roma 1965, pp. 129-143: «Prepa­
razione catechistica dei sacerdoti nei seminari»; pp. 144-153: «I Religiosi e le Religiose: Cate­
chisti e formatori di catechisti». Cf anche L. SORAVTTO, «La domanda emergente dai docu­
menti ufficiali in rapporto alla formazione catechetica dei sacerdoti», in Gruppo Italiano
CATECHEn, Teologia e catechesi in dialogo, EDB, Bologna 1979, pp. 318-333.
2 G. Frumento, «Preparazione catechistica ...», op. cit., p. 129.
Formazione catechistica del futuro sacerdote 319

zioni. Dalle pagine del Vangelo, dalle Lettere Apostoliche, da tutta la storia
ecclesiastica risulta chiaramente che il Sacerdote di Cristo non è soltanto un
ministro del culto, un officiale della liturgia, ma è altresì educatore, istrutto­
re, formatore di intelligenze e di coscienze» (S. Congregazione dei Seminari,
Lettera agli Ordinari d’Italia, 21 dicembre 1944: cf Frumento, p. 130).
Per quanto riguarda la formazione dottrinale, la S. Congregazione dei
Seminari prescrive un programma che parte dalla seria istruzione catechistica
nel Seminario minore: «La Religione avrà, nel quadro degli insegnamenti,
queO’importanza e quella dignità che la particolare condizione degli aspiranti
al Sacerdozio richiede. Essa, che sarà impartita con metodo adeguato, costi­
tuirà, senza dubbio, il fondamento e il coronamento "di tutti gli altri inse­
gnamenti". H suo studio quindi, la sua trattazione e le indispensabili applica­
zioni alla vita quotidiana dell’alunno non si esauriscono nell’ora settimanale
di lezione (ne vengono poi prescritte due), ma saranno sempre vivi e per­
manenti nello svolgimento delle altre discipline» (Circolare del 29 sett. 1963:
cf Frumento, pp. 132-133).
Durante gli anni del Liceo viene previsto lo studio del Catechismo Ro­
mano (Lettera di Pio XI ai Superiori Generali degli Ordini e Istituti Religiosi,
19 marzo 1924): «Lo studio solido e organico della Teologia completerà infi­
ne la "preparazione dottrinale" del sacerdote catechista e assicurerà "un fon­
do di dottrina sufficiente per il ministero della predicazione e della cateche­
si"» (Frumento, p. 133).
Quanto alla formazione pedagogica e didattica, si dice: «Altro è acqui­
stare la conoscenza della sacra teologia, altro è saperla comunicare agli altri.
E poiché insegnare queste cose altissime, soprattutto alle persone rozze e
ignoranti, in parole accessibili alla loro capacità, è una cosa difficilissima ep-
pur necessarissima, a tanta opera occorre prepararsi con diuturno e diligente
impegno. Ciò deve essere fatto nei Seminari: giacché appunto per questo so­
no istituiti»: Circolare della S. Congregazione dei Seminari, De catechetica
disciplina in Seminariis impense excolenda 8 sett. 1926 (AAS 18 [1926], pp.
453-455; cf Frumento, p. 134).
«H 26 agosto 1929 la stessa S. Congregazione inviava una seconda circo­
lare ordinando che in ogni Seminario si istituisse e curasse una cattedra o
corso apposito di catechetica, affinché i seminaristi fossero addestrati nel
modo di insegnare fruttuosamente il catechismo e infiammati nel desiderio
di tale apostolato: "vehementiore desiderio inflammentur"» (Frumento, p.
135; cf AAS 21 [1929] 146-148).
«Confermando le prescrizioni precedenti e ampliando il campo degli
studi pedagogici, il decreto della S. Congregazione dei Seminari del 21 die.
1944 dispone:
320 Ubaldo Gianetto

a) che nel corso filosofico "si istituisca un corso teorico-pratico (bienna­


le, per un’ora settimanale) di Pedagogia e Didattica";
b) che nel corso teologico "si istituisca un corso pratico di Catechetica,
con speciale riguardo all’insegnamento religioso per gli alunni delle scuole.
Più che di istitu2Ìone, si dovrebbe parlare di valorizzazione e specificazione
del corso di catechetica, che è già incluso nella Teologia Pastorale. Pertanto
delle quattro ore destinate alla Pastorale due vengano assegnate alla cateche­
tica '» (Frumento, pp. 135-136; AAS 37 [1945], pp. 173-176).
«In data 31 maggio 1956, la Costituzione Sedes Sapientiae riprende lo
stesso argomento e istituisce dei corsi di pedagogia, psicologia e catechetica,
particolarmente durante il terzo anno di filosofia e il quarto anno di teologia
(AAS 48 [1956], p. 364)» (Frumento, p. 136).
Nell’ampia lettera della S. Congregazione dei Seminari ai Rettori dei
Pontifici Seminari d’Italia del 3 aprile 1963, si auspica, fra l’altro, che «la
catechetica acquisti sempre di più i caratteri di un vero e proprio insegna­
mento superiore istituzionale, che sia al tempo stesso completo nel suo gene­
re, bene ordinato nella distribuzione delle materie, logico nella successione
dei principi teorici e delle pratiche applicazioni» (Frumento, p. 140).
Lucio Soravito,5 a sua volta, esamina <4a domanda emergente dai docu­
menti ufficiali in rapporto alla formazione catechetica dei sacerdoti».
Comincia dal can. 1365, § 3 del Codice 1917, per passare alle diverse
lettere della S. Congregazione dei Seminari: dell’8 sett. 1926, del 28 agosto
1929, del 21 die. 1944, per venire a quella del 3 sett. 1963 (già citate da G.
Frumento). Nel 1964 la stessa Congregazione propone un elenco di proble­
mi catechistici da affrontare nel corso di catechetica:
- i fondamenti teologici della catechesi;
- la sintesi storica della catechesi;
- le scienze ausiliari (tecnica d’espressione e mezzi audiovisivi);
- l’insegnamento della religione nelle scuole;
- le funzioni direttive ed organizzative;
- la scuola parrocchiale di catechismo e la formazione dei catechisti (cf
Soravito, p. 323).

1.1.2. Dopo il Concilio

Lo stesso Soravito riporta altre disposizioni:


- del 1965: dalla Optatam Totius, n. 20;
- del 1970: nella Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis della S.3

3 L. SORAVITO, «La domanda ...», op. at., pp. 319-331.


Formazione catechistica del futuro sacerdote 321

Congregazione per l’Educazione Cattolica (6 gennaio 1970), la XVI sezione


è dedicata interamente alla formazione propriamente pastorale: essa deve ri­
guardare principalmente la catechesi e l’omiletica (cf Soravito, p. 326);
- del 1970: Documento pastorale della CEI: II Rinnovamento della Cate­
chesi, n. 189: riporta quasi tutto il n. 16 del decreto conciliare Optatam To­
tius;
- del 1971: Direttorio catechistico generale, della S. Congregazione per il
Clero, n. 44, n. 129, n. 131...;
- del 1972: CEI, La preparazione al sacerdozio ministeriale. Orientamenti e
norme, Ed. Pastorali Italiane, Roma, 22 luglio 1972 (Soravito, pp. 328-329);
- del 1976: Congregazione per l’Educazione Cattolica: La formazione dei
futuri sacerdoti, Roma, 22 febbraio 1976.
L. Soravito raccoglie infine gli orientamenti emergenti da tutta questa
documentazione, raggruppandoli in 4 punti:
1. Finalità pastorale della formazione teologica;
2. Interazione fra scienze ed esperienze;
3. Necessità delle scienze dell’uomo nel curriculum teologico;
4. Dialogo interdisciplinare tra le scienze del curriculum teologico.
Nel Codice del 1983, il can. 256, al § 1 insiste sulla preparazione del se­
minarista «in arte catechetica et homHética exercenda».

1.1.3. La programmazione CEI del 1984

Nel 1980 la CEI ha pubblicato un Regolamento degli studi teologici dei


seminari maggiori d’Italia, che completa gli orientamenti del 1972, in cui si
diceva soltanto: «Non si trascuri (oltre all’insegnamento della teologia pasto­
rale) un’opportuna trattazione della pastorale liturgica e catechetica e della
pastorale del lavoro».^
Alle pp. 53-55 presenta i programmi per la teologia pastorale e a p. 63
parla dello studio delle scienze dell’uomo.
Della teologia pastorale si dice che «affianca le discipline teologiche si­
stematiche (le quali hanno per oggetto l’essenza "trascendentale" della Rive­
lazione e della fede) elaborando principi e orientamenti che consentono alla
Chiesa di compiere "qui e oggi" il suo ministero».5
All’interno di essa è da collocare la "pastorale dell’annuncio" nelle sue
due espressioni principali: l’omeha e la catechesi.

Conferenza Episcopale Italiana, La preparazione al sacerdozio ministeriale. Orienta­


menti e norme, Ed. Pastorali Italiane, Roma 1972, p. 103, n. 213.
5 Conferenza Episcopale Italiana, Regolamento degli studi teologici da seminari maggiori
d’Italia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1980, p. 53.
322 Ubaldo Gianetto

Per lo studio della catechesi si presenta questo programma:


- Catechetica fondamentale: teologia pastorale e catechesi; natura e fine
della catechesi; cenni storici circa la catechesi nella vita della Chiesa; Evange-
lii nuntiandi-, Catechesi tradendae-, Direttorio catechistico generale-, il documento
base II rinnovamento della catechesi e i nuovi catechismi italiani.
- Catechetica generale: il ministero del catechista e i catechisti della Chie­
sa; i destinatari della catechesi; i contenuti della catechesi; il metodo della
catechesi; le diverse forme e occasioni della catechesi: catechesi e cultura;
catechesi e linguaggio.
Come si vede, gli interventi legislativi e normativi in materia sono nu­
merosi e ricchi di contenuto. Ma sono stati messi in pratica?

1.2. Come viene osservata questa legislazione?

E Gruppo Italiano Catecheti ha fatto alcuni anni fa due inchieste sulla


situazione dell’insegnamento catechetico nei Seminari italiani.
Riportiamo alcuni dei risultati, esposti daU’allora Segretario del Gruppo,
Lucio Soravito.

1.2.1. La prima inchiesta del GIC: 1976/77

Essa toccava i seguenti punti:


1. Esistenza della cattedra di catechetica: nelle 21 Facoltà teologiche e 66
Seminari funzionanti in Italia, in 63 c’era la cattedra di catechetica, in 9 no,
e da 15 non c’era risposta.
2. Consistenza del corso di catechetica. Dalle risposte emergeva che:
- in 6 Istituti teologici le ore di catechetica, nel quinquennio, andavano
da 150 a 210, distribuite in 3 anni;
- in 9 Istituti le ore erano da 90 a 140, distribuite in 2-3 anni (in due
casi in tutti e 5 gli anni);
- in 9 Istituti si andava dalle 60 alle 90 ore distribuite in 1-2 anni;
- in 5, le ore andavano da 24 a 50, distribuite in 1-2 anni.
3. Collocazione della catechetica nel piano degli studi teologici. Era varia e
incerta.
4. Docenti di catechetica. Dalle 38 risposte ricevute, risultava che su 64
docenti:
- 40 erano laureati o licenziati in teologia o in pedagogia, con specializ­
zazione catechetica;
- 13 erano laureati o licenziati in teologia pastorale;
Formazione catechistica del futuro sacerdote 323

- 7 erano laureati in pedagogia;


- 4 non avevano titoli particolari.
Gli insegnanti sembravano ben qualificati. Ma, dato il numero limitato
di ore di insegnamento, che cosa facevano come lavoro principale?
5. Collegamento della catechetica con la prassi pastorale: 24 insegnanti ri­
spondono che il corso di catechetica è collegato con esercitazioni pratiche.
Ma come?
L’insegnante di catechetica ha il compito di fare da mediatore fra la
prassi evangelizzatrice della diocesi e i docenti delle discipline teologiche; ha
il compito di interpellarli, di porre loro dei problemi, di orientare gli studi
teologici in funzione pastorale. I catecheti dovranno chiarire le modalità di
tale "mediazione".6

1.2.2. La seconda inchiesta: 1977/78

La prima inchiesta venne seguita da una seconda, approfondita, nel


1977/78.7 Essa era rivolta ai docenti di catechetica nei Seminari o Istituti
teologici tenuti da Religiosi. Si ottennero 45 risposte: 25 da docenti di cate­
chetica di Seminari e Facoltà teologiche (su un totale di 63 corsi di cate­
chetica esistenti), e 20 da docenti di catechetica dei corsi teologici dei laici.
Il questionario loro inviato intendeva sondare i seguenti problemi:
1. Rapporto tra catechetica e corsi di scienze umane (psicologia, sociologia,
antropologia culturale, pedagogia).
2. Collegamento tra le discipline teologiche (dogmatica, esegesi biblica,
morale, patrologia, storia della Chiesa...) e le discipline pastorali, in particolare
la catechetica.
2 bis. Che cosa si è fatto per mediare la prassi evangelizzatrice della
diocesi e Finsegnamento teologico.
3. Quali altre discipline pastorali vengono insegnate, oltre alla catecheti­
ca (pastorale liturgica, pastorale del lavoro, pastorale dei malati, altre?). Inte­
sa esistente fra i docenti di queste discipline.

6 Cf L. Soravtto, «L’insegnamento delia catechetica nelle facoltà teologiche e nei semi­


nari», in Gruppo Italiano Catecheti, La catechetica: identità e compiti. Atti del II incontro na­
zionale dei catecheti italiani (Frascati, 23-25 aprile 1977), Segreteria del GIC, Udine 1977, pp.
27-34. Seguono, da p. 34 a p. 41, esemplificazioni di programmi di catechetica di università e
seminari.
7 Cf L. SoRAvno, «La catechetica negli Istituti Teologici. Situazioni e prospettive», in
Gruppo Italiano Caiecheti, Teologia e catechesi in dialogo, EDB, Bologna 1979, pp. 89-317.
Alle pp. 346-362 dello stesso volume vengono riportati interessanti programmi di catechetica
messi in opera da diversi Istituti teologici e Seminari. Alle pp. 363-368 viene riprodotto il te­
sto del questionario inviato ai docenti di catechetica.
324 Ubaldo Gianetto

4. Ruolo svolto dal catecheta docente assieme agli altri docenti e studenti
dell’Istituto teologico e assieme agli organismi pastorali diocesani:
- nella descrizione e nell’interpretazione della situazione pastorale dioce­
sana;
- nell’elaborazione del piano pastorale diocesano e nella progettazione
di interventi pastorali particolari.
5. Esiste, durante i corsi teologici, il tirocinio catechistico? Com’è colle­
gato con la catechetica nel momento descrittivo, interpretativo, progettuale,
valutativo?
6. In quali attività pastorali, oltre all’insegnamento, è impegnato il cate­
cheta docente?

L. Soravito fa un’analisi accurata delle risposte ricevute su questi punti


della ricerca.
Alle pp. 290-293 egli cerca le cause per cui non c’è, oggi, una visione
chiara, e tanto meno univoca, sul modo di realizzare la formazione degli
operatori della catechesi. Riprenderò l’argomento più avanti. L’autore conti­
nua quindi esaminando la situazione e in particolare le difficoltà che vi si in­
contrano, in base alle risposte ricevute al questionario inviato.
Quanto al rapporto tra catechetica e scienze umane, metà delle risposte di­
chiara che non esiste alcun rapporto all’atto dell’insegnamento. Motivi:
«Ogni insegnante va avanti per conto suo; non si sono posti il problema di
un dialogo interdisciplinare; le scienze umane vengono insegnate nei primi
due anni (corsi filosofici), mentre la catechetica è impartita nel sesto anno»...
(p. 299).
Quanto al dialogo fra la catechesi e le scienze teologiche, la metà dei cate-
cheti risponde che non esiste nessun dialogo. Occorre un cambiamento di
mentalità; la catechetica deve assumersi il compito di favorire l’apertura delle
singole discipline a una possibilità oggettiva di interdisciplinarità (pp. 302-
303). L’altra metà dei docenti afferma di aver tentato il dialogo, in vari mo­
di, con risultati di solito scarsi. C’è chi dice: «Non si cambia nulla, finché
viene data così poca importanza alla catechetica». Altri sono più ottimisti
(pp. 304-303).
Quanto al rapporto tra la catechetica e le altre discipline pastorali, la sor­
presa è stata che solo in un quarto degli Istituti teologici o Seminari è pre­
sente un corso di teologia pastorale. Fino a pochi anni fa la pastorale era un
ricettario di norme pratiche ad uso del pastore. Oggi, nel migliore dei casi, è
ancora la cenerentola che deve fare da "trait d’union" tra il mondo delle
scienze umane e il mondo della teologia.
Un’occasione favorevole per un’intesa dei docenti di pastorale, a detta
Formazione catechistica del futuro sacerdote 325

di molti, può essere la valorizzazione dei docenti nell’analisi e nella proget­


tazione della pastorale della chiesa locale (pp. 307-308).

1.3. Perché le norme e disposizioni esistenti non vengono osservate?

E un fenomeno molto strano: una delle cose che vengono ritenute più
necessarie nella Chiesa finisce quasi sistematicamente per essere trascurata
all’atto pratico. Quali possono esserne i motivi? Cercherò di accennare ad
alcuni di essi.

1.3.1. Manca una mentalità

Esiste una forte carenza di mentalità sensibilizzata agli aspetti importanti


ed essenziali del problema.
Prevale l’idea (e la mentalità, che è un insieme di idee divenute atteg­
giamenti operativi) che l’essenziale sia la formazione dottrinale e spirituale.
Quando uno conosce il cristianesimo a livello teologico e lo vive a livello spi­
rituale, il problema della sua "trasmissione" consiste solo nell’apprendimento
di "alcune tecniche", che si potrà fare benissimo anche negli anni che seguo­
no la preparazione seminaristica.
L. Soravito così pone la questione. Secondo lui, «non vi è una univoca
identificazione della catechesi e, di riflesso, vi è incertezza sulla stessa iden­
tità della catechetica. Coloro che definiscono la catechesi in termini di "con­
sapevolezza della fede", cioè di "conoscenza dell’oggetto della fede", riten­
gono che una aggiornata preparazione teologica sia sufficiente a garantire una
fedele "comunicazione della parola di Dio" all’uomo d’oggi; pensano quindi
che lo studio della teologia speculativa assicuri pressoché da solo la forma­
zione del catechista» (pp. 290-291; cf GIC, Tavola rotonda. Teologia e cate­
chesi in dialogo tra loro, Roma 10-11 dicembre 1977 [ciclostilato], pp. 18-19).
Si può aggiungere invece che non vi è solo "trasmissione", ma formazio­
ne di persone, per cui occorre una mentalità e una preparazione specifica,
del resto richiesta, come vedremo, da PDV.
Manca una precisa idea dell’identità del sacerdote ministeriale come
formatore del cristiano credente in quanto partecipe al sacerdozio di Cristo,
del sacerdote ministeriale come esperto al servizio della promozione del sa­
cerdozio comune o dei fedeli, non solo nella sua dimensione cultuale, ma
anche in quella profetica.
326 Ubaldo Gianetto

1.3.2. Una parte della legislazione è contraddittoria

Nel lodevole intento di dare un maggior rilievo allo studio dei problemi
pastorali, si pensò, con la Ratio del 1970,8 di creare un anno destinato a
questo scopo, il sesto anno degli studi filosofico-teologici, a loro coronamen­
to. In concreto, l’esperienza di questi anni sembra aver dimostrato che que­
sta scelta ha spesso avuto esiti negativi. Per le seguenti ragioni, che ripren­
derò più avanti in senso positivo-costruttivo:
1. L’anno di pastorale si è svolto e spesso ancora si svolge (tolte rare
eccezioni) in situazioni sfavorevoli, che non permettono di ricavarne molto
frutto.
2. Negli anni che lo precedono, l’interesse catechetico (pratico e teo­
rico) non ha avuto modo di svilupparsi, per cui i candidati al sacerdozio si
sono entusiasmati chi per la filosofia, chi per vari rami della teologia dogma­
tica, chi per la liturgia, chi per la formazione e guida di piccoli gruppi, ecc. e
si è impedito il crescere in loro di una “passione catechetica" (che avrebbe
dovuto essere un elemento centrale della loro formazione).
3. Se la formazione catechetica fosse cominciata all’inizio degli anni di
formazione seminaristica e fosse proseguita a lungo, avrebbe influenzato il
modo di compiere tutto il resto degli studi teologici, e fatto comprendere co­
me essi dovevano servire alla formazione della personalità del cristiano.
Per questo, a mio parere, la legislazione sulla formazione catechetica ha
finito per contraddirsi e per condurre a esiti controproducenti.

1.3.3. Mancano persone preparate

Mentre per l’insegnamento della teologia e pastorale liturgica si sono


fatti grandi sforzi per preparare docenti adatti, per la catechetica e le scienze
pastorali in genere si è piuttosto agli inizi. E, se pure si è fatto qualcosa, le
persone competenti vengono impiegate in altri uffici e quasi solo di ripiego
nel lavoro formativo. Rimane qui un grande lavoro da fare, di coscientizza-
zione e di attuazione.

8 Cf Sacra Congregato) pro Institutione Catholica, Ratio fundamentalis institutionis


sacerdotalis, Typis Polyglottis Vaticanis, Romae 1970 (21985), nn. 61, 82-85. E anche: Confe­
renza Episcopale Italiana, La formatione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e
norme per i Seminari, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1980, p. 119, n. 164.
Formazione catechistica del futuro sacerdote 327

II. Possibili suggerimenti per la formazione catechistica del futuro sa­


cerdote

Vorrei passare ora a dare alcuni suggerimenti, a partire dall’esperienza


passata e dalle considerazioni e orientamenti presenti in PDV.
Essi riguardano: le motivazioni che giustificano questo tipo di formazio­
ne; l’organizzazione pratica di essa; perché non si tratta di una tecnica, ma di
un’esperienza di vita.

1. Le motivazioni

Ne presenterò soprattutto due: una desunta dalla funzione propria del


sacerdozio ministeriale, e l’altra dalla necessità di dare un sostegno adeguato
ai catechisti laici.

1.1. La funzione propria del sacerdozio ministeriale

Si è detto sopra che uno dei motivi che indeboliscono l’impegno per la
formazione catechetica del futuro sacerdote è l’incertezza sull’identità della
catechetica come disciplina da insegnare ed apprendere.
A me pare che ancora più grave sia un’altra mancanza di chiarezza:
quella sull’identità stessa del sacerdozio ministeriale. Vorrei qui, a partire
dalla PDV, ricuperare alcune indicazioni importanti, e probabilmente centra­
li, per la definizione di questa identità.
La PDV insiste sulla necessità di preparare il futuro sacerdote a diven­
tare un ministro efficace della nuova evangelizzazione. Per esempio:
«Come formare sacerdoti che siano veramente all’altezza di questi tem­
pi, capaci di evangelizzare il mondo di oggi?» (PDV 10).
Occorre «assicurare anche per il presente e per il futuro sacerdoti ben
formati, che siano convinti e ferventi ministri della “nuova evangelizzazione",
servitori fedeli e generosi di Gesù Cristo e degli uomini» (PDV 10 al fondo).
E ancora: «La conoscenza amorosa e la familiarità orante con la Parola
di Dio rivestono un significato specifico per il ministero profetico del sacer­
dote, per il cui adeguato svolgimento diventano una condizione imprescindi­
bile soprattutto nel contesto della "nuova evangelizzazione", alla quale la
Chiesa oggi è chiamata» (PDV 47).
«La formazione intellettuale dei candidati al sacerdozio trova la sua spe­
cifica giustificazione nella natura stessa del ministero ordinato e manifesta la
sua urgenza attuale di fronte alla sfida della "nuova evangelizzazione" alla
328 Ubaldo Gianetto

quale il Signore chiama la Chiesa alle soglie del terzo millennio» (PDV 51).
E nell’appello finale: «Tutti i sacerdoti sono chiamati ad avvertire la sin­
golare urgenza della loro formazione nell’ora presente: la nuova evangeliz­
zazione ha bisogno di nuovi evangelizzatori, e questi sono i sacerdoti che si
impegnano a vivere il loro sacerdozio come cammino specifico verso la san­
tità» (PDV 82).
Ma il sacerdote "ministeriale" non lo è soltanto per sé. Né è evangeliz­
zatore da solo. È una missione di tutta la Chiesa. Il sacerdote ministeriale -
ripete spesso la PDV - è al servizio del sacerdozio universale o comune di
tutti i fedeli. E chiamato ad abilitare i fedeli all’esercizio del loro sacerdozio,
e non solo di quello "cultuale", ma penso anche di quello "profetico" e "re­
gale ". E questo non è piccola parte della sua identità specifica.
La PDV lo afferma in modo sia implicito che esplicito.
In modo implicito tutte le volte che parla di «edificazione della Chiesa»
(PDV 15), «edificazione del Corpo di Cristo» (PDV 17), «servizio al popolo
di Dio» (PDV 21), «servizio alla Chiesa» (PDV 21,23,31,35).
Mi limito a qualche citazione.
«I presbiteri esistono ed agiscono per l’annuncio del Vangelo al mondo
e per l’edificazione della Chiesa in nome e in persona di Cristo Capo e Pa­
store. Questo è il modo tipico e proprio con il quale i ministri ordinati parte­
cipano all’unico sacerdozio di Cristo. Lo Spirito Santo [...] li pone nella
Chiesa nella condizione autorevole di servi dell’annuncio del Vangelo ad ogni
creatura e di servi della pienezza della vita cristiana di tutti i battezzati»
(PDV 15).
«Tocca a loro, nell’esercizio del ministero e nella testimonianza della vi­
ta, plasmare la comunità loro affidata come comunità autenticamente missio­
naria» (PDV 32).
«È necessario sostenere i laici e la loro vocazione a permeare e a tra­
sformare il mondo con la luce del Vangelo, riconoscendo il loro compito e
rispettandolo» (PDV 59).
Occorre «suscitare e sviluppare la corresponsabilità nella comune e uni­
ca missione di salvezza, con la pronta e cordiale valorizzazione di tutti i cari­
smi e i compiti che lo Spirito offre ai credenti per l’edificazione della Chie­
sa» (PDV 74).

Numerosi sono anche, nella PDV, i riferimenti espliciti alla funzione del
sacerdozio ministeriale a servizio della promozione del sacerdozio comune
dei fedeli, anche di quello profetico.
Citando il discorso finale al Sinodo sui laici, si afferma: «Più si sviluppa
l’apostolato dei laici, più fortemente viene percepito il bisogno di avere dei
Formazione catechistica del futuro sacerdote 329

sacerdoti che siano ben formati. Così la vita stessa del popolo di Dio ma­
nifesta l’insegnamento del Concilio Vaticano II sul rapporto tra sacerdozio
comune e sacerdozio ministeriale o gerarchico. Poiché nel mistero della
Chiesa la gerarchia ha un carattere ministeriale (cf LG 10). Più si appro­
fondisce il senso della vocazione propria dei laici, più si evidenzia ciò che è
proprio del sacerdozio» (PDV 3).
Lo scarso numero di sacerdoti ministeriah, crea problemi per i fedeli:
«Ne soffrono così la crescita della loro vita cristiana nel suo complesso e,
ancor più, la loro capacità di farsi ulteriormente promotori di evangelizzazio­
ne» (PDV 7).
«Con l’unico e definitivo sacrificio della croce, Gesù comunica a tutti i
suoi discepoli la dignità e la missione di sacerdoti della nuova ed eterna Al­
leanza» (PDV 13). «A servizio di questo sacerdozio universale della nuova
Alleanza, Gesù chiama a sé, nel corso della sua missione terrena, alcuni di­
scepoli (cf Le 10,1-12) e con un mandato specifico e autorevole chiama e co­
stituisce i Dodici, affinché "stessero con lui e anche per mandarli a predica­
re, e perché avessero il potere di scacciare i demoni" (Me 3,14-15)» (PDV 14).
«Il ministero del presbitero è totalmente a favore della Chiesa; è per la
promozione dell’esercizio del sacerdozio comune di tutto 0 popolo di Dio...»
(PDV 16).
I presbiteri «non sostituiscono, bensì promuovono il sacerdozio battesi­
male di tutto il popolo di Dio, conducendolo alla sua piena attuazione eccle­
siale [...]. Ai presbiteri è dato da Cristo, nello Spirito, un particolare dono
perché possano aiutare il popolo di Dio ad esercitare con fedeltà e pienezza
il sacerdozio comune che gli è conferito» (PDV 17).
Infine, citando il Concilio (LG 10 e PO 12), si afferma che «il sacerdo­
zio ministeriale acquista il suo autentico significato e realizza la piena verità
di se stesso nel servire e nel far crescere la comunità cristiana e il sacerdozio
comune dei fedeli» (PDV 37).
Se il presbitero sarà ben preparato anche intellettualmente, egli «potrà
porsi veramente al servizio del popolo di Dio, aiutandolo a rendere ragione,
a quanti lo chiedono, della speranza cristiana (cf IPt 3,15)» (PDV 72).

1.2. Il sostegno ai catechisti laici

Se quanto è stato ricordato sopra è vero, diventa chiaro come compito


tipico del sacerdote ministeriale sarà la promozione del sacerdozio universale
dei fedeli, in particolare di quello profetico. Egli dovrà abilitarli a questa fun­
zione profetica, e per questo dovrà diventare un catecheta competente; in
particolare, dovrà diventare un appassionato formatore di catechisti.
330 Ubaldo Gianetto

Questo è stato ben espresso nell’intervento al Sinodo del 1990 di Mons.


Leonardo Z. Legaspi, O.P., arcivescovo di Caceres. Egli parla dell’importan­
za della catechesi, e continua così:
«La formazione di catechisti, soprattutto laici, s’impone come prima co­
sa, mentre la persona del sacerdote acquista importanza ancora maggiore. La
sua formazione, fondamentale e permanente, è urgente e necessaria, perché
a sua volta egli deve formare i catechisti per questo mondo pluralistico e se­
colarizzato. Alla formazione sacerdotale nei suoi diversi aspetti si richiede:
a) una formale conoscenza della storia e delle teorie odierne circa la ca­
techesi, la quale non si riduce affatto a una "teologia un po’ più alla buona";
b) un’esperienza di lavoro concreto con i catechisti locali [...];
c) circa la formazione permanente bisogna aggiornare i parroci e i loro vi­
cari dei moderni progressi della catechesi e dei sussidi corrispondenti; fo­
mentare gli incontri fra clero parrocchiale e coordinatori della catechesi, co­
me pure con i catechisti per aiutarli nella loro formazione specifica e perso­
nale. Solo così si potrà sperare in un vero rifiorimento della catechesi».9
Il fatto è particolarmente rilevante in quei paesi, come l’Italia, in cui si è
avuto un immenso sviluppo di impegno dei catechisti laici, nell’ordine delle
centinaia di migliaia. Per quanto grande sia stato lo sforzo di formazione
adeguata nei loro riguardi, l’esperienza sembra insegnare che moltissimo re­
sta da fare. In particolare, è apparso provato il fatto che il gruppo dei cate­
chisti laici, semiabbandonato a se stesso, non è veramente in grado di com­
piere una missione soddisfacente. Se invece esso è guidato e sorretto da un
sacerdote competente e appassionato, i risultati sono buoni e incoraggianti,
nonostante tutte le difficoltà. Troppe volte invece, i catechisti laici devono
lamentare lo scarso interessamento o la scarsa competenza del sacerdote nel
venire in loro aiuto e, per riflesso, gli scarsi risultati del loro sforzo e della
loro dedizione.
Basterebbe questa motivazione per raccomandare una solida formazione
catechetica nei giovani sacerdoti, e in generale in tutto il clero.

2. Suggerimenti per l’organizzazione pratica dell’opera formativa

Tento di dare adesso solo qualche suggerimento da tener presente nel-


l’organizzare l’opera formativa nei Seminari ed Istituti teologici.

9 Caprile G., Il Sinodo dei vescovi 1990, Ediz. «La Civiltà Cattolica», Roma 1991, p. 111.
Formazione catechistica del futuro sacerdote 331

2.1. Uinsegnamento e la formazione catechetica non dovrebbero essere dati solo


nell’ultimo anno, ma lungo tutto il corso degli studi

Un’altra causa dello scarso successo nella preparazione catechistica del


futuro sacerdote è da riscontrare in alcune disposizioni nei programmi dei
Seminari e degli Istituti teologici, che finiscono per vanificare le migliori in­
tenzioni.
Come già si è detto, nell’intento lodevole di dare maggiore efficacia alla
preparazione pastorale fu istituito, a più riprese, un anno conclusivo della
formazione dedicato quasi esclusivamente ad essa. E, allo scopo di renderlo
sostanzioso, vi si trasferirono tutte le discipline di carattere pastorale, tra cui
- dove c’era - anche la catechetica.
Questo, come ho accennato sopra, ha portato a conseguenze negative,
per varie ragioni:
1. Quando i candidati al sacerdozio arrivano all’anno di pastorale, spesso
si sono già entusiasmati per altri settori della loro preparazione: chi per la
filosofia, chi per la teologia speculativa, chi per la liturgia, e le discipline di
tipo pastorale (teorico e pratico) perdono per loro di stima e di interesse;
talvolta si può dire che mal le sopportano. E difficile a quel punto suscitare
in loro la «passione catechistica ed evangelizzatrice».
2. Con questo sistema, si perde il vantaggio di presentare per tempo
l’ideale dell’evangelizzazione, della catechesi e dell’iniziazione e formazione
religiosa della gioventù e dei fedeli in generale, in modo che i candidati al
sacerdozio se ne appassionino. Inoltre, l’aver presente questo ideale con i
problemi che esso comporta determina un nuovo atteggiamento verso lo
studio di tutte le altre discipline teologiche, atteggiamento che tiene sempre
presente la valenza di esse per l’edificazione della personalità cristiana del
fedele, specie nell’età evolutiva.
3. Infine, se l’insegnamento catechetico avviene solo nell’ultimo anno,
esso non può accompagnare il tirocinio catechistico pratico prescritto da altre
norme legislative e, cosa ancor più spiacevole, tende ad escludere la presenza
abituale di un catecheta nell’Istituto e all’interno dell’équipe dei docenti. Forse
è proprio tale presenza che risulta più formativa di qualsiasi altro intervento.
Essa infatti permette l’accompagnamento collettivo e individuale, rende pos­
sibile la creazione di uno spirito di impegno e di entusiasmo, promuove l’ap­
proccio interdisciplinare a numerosi problemi, tra cui lo studio della situazio­
ne pastorale-catechetica della diocesi e dei relativi piani pastorali: è insomma
un arricchimento prezioso e necessario a tutta l’opera di formazione.
332 Ubaldo Gianetto

2.2. Occorre unire all’insegnamento la riflessione sulla vita e sulla pratica cate­
chistica personale e collettiva

Si è già parlato di questo presentando la seconda inchiesta del GIC, che


verteva su questo argomento. Essa era intesa a vagliare quanto si faceva per
rendere efficace il tirocinio catechistico pratico richiesto ai seminaristi e per
coinvolgere seminaristi, docente di catechetica e altri docenti nella program­
mazione pastorale e catechistica diocesana, nei suoi vari momenti: studio e
analisi della situazione, specie dal punto di vista socio-religioso, scelta di
obiettivi e procedimenti per raggiungerti, predisposizione di strumenti per la
verifica e la valutazione.
Questo coinvolgimento renderebbe la preparazione catechetica estrema-
mente pratica da un lato e continuamente bisognosa di illuminazioni teoriche
dall’altro.10

2.3. Occorre far vedere che non si tratta dell’apprendimento di alcune tecniche,
ma di uno stile di vita

La PDV afferma: «La formazione pastorale non può certo ridursi ad un


semplice apprendistato, rivolto a familiarizzarsi con qualche tecnica pastorale.
La proposta educativa del Seminario si fa carico di una vera e propria inizia­
zione alla sensibilità del pastore, all’assunzione consapevole e matura delle
sue responsabilità, all’abitudine interiore di valutare i problemi e di stabilire
le priorità e i mezzi di soluzione, sempre in base a limpide motivazioni di fe­
de e secondo le esigenze teologiche della pastorale stessa» (PDV 58).
Per quanto riguarda la catechesi, si può prendere come esempio la sin­
tesi del catechismo CEI «Vi ho chiamato amici», per vedere quale coinvol­
gimento della persona essa possa implicare. Il primo capitolo C’è speranza nel
mondo conduce a riflettere sul fatto che ciò che dà più speranza nel "succes­
so" del mondo (e della vita del ragazzo) è la presenza di Dio in questo stes­
so mondo in una lunga storia di salvezza, che culmina in Gesù Cristo. Il se­
condo capitolo Venite e vedrete mostra come questa speranza sia in Gesù

10 È su questa linea l’intervento di R. Giannatelli, La formazione pratico-pastorale in ca­


techesi, in «Seminarium» 27 (1975) 1, 137-155. Tutto il fascicolo è dedicato alla formazione
catechistica del futuro sacerdote, sulla scia del Congresso Internazionale di Catechesi del 1971
e della pubblicazione, in quello stesso anno, del Direttorio Catechistico Generale. Il solo fatto
che da allora su questa autorevole rivista non sia più comparso alcunché di significativo sulla
formazione catechetica può essere considerato un indizio dello scadere dell’interesse per que­
sto settore importante della formazione.
Formazione catechistica del futuro sacerdote 333

morto e risorto, e il terzo Faccio nuove tutte le cose insiste sulla necessità, per
chi crede in questa speranza, di stare uniti a Gesù nella partecipazione
all’Eucaristia e alla vita della Chiesa. Il quarto capitolo Protagonisti e respon­
sabili fa riflettere sulle ricchezze che il Dio Creatore e il Dio Salvatore hanno
posto nel ragazzo stesso: la capacità di conoscere, di rendersi conto delle co­
se; la capacità di decidere, di prendere la vita nelle proprie mani e dirigerla
verso il vero e il bene; la capacità di diventare figlio di Dio e di vivere come
tale. Tutto questo per costruire un progetto di vita come quello di Gesù,
non egoistico, con il suo aiuto. Il capitolo quinto parla proprio di questo, e
cioè di come un progetto di vita cristiano (che punti a quel successo che è la
maturazione della persona nel dono di se stessa) non si possa fare se Dio
non è parte e centro del progetto, se non ci si unisce a Dio in Cristo, come
discepoli di lui. E il sesto capitolo presenta la Chiesa, che è l’ambiente in cui
questo progetto non egoistico di vita è possibile (anche se non è accettato
dalla maggioranza degli uomini e avversato da essi).
Il giovane seminarista si orienterà lui prima di tutto verso un progetto di
vita di questo tipo, animato da quella che la PDV chiama «carità pastorale»,
come la forma tipica del dono di sé fatto dal pastore alla sequela di Gesù.
Formazione spirituale e missione allora si intrecciano profondamente. Il
nuovo sacerdote imparerà a vivere un progetto che apprenderà anche a pre­
sentare e a far vivere ad altri, in una profonda unità di vita e di missione.
E l’insegnamento-apprendimento catechetico potrà guidare a vedere in
tutta la formazione teologica (che presenta l’opera del Dio Salvatore) e in
quella che si riferisce alle scienze umane (e in cui si vede l’opera del Dio
Creatore) le dimensioni e il cuore del progetto.
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