Le Anime Morte, Lettura Territoriale
Le Anime Morte, Lettura Territoriale
TERRITORIALE
Lo studio è stato effettuato sulla traduzione italiana del romanzo (Mondadori 1997, a cura di
Giacinta De Dominicis Jorio) e non sull'originale in russo.
Premessa
Questo è il romanzo della nascita della Russia nonostante l'Europa. Quell'Europa che l'ha già
invasa con le armi di Napoleone, ed è stata respinta, e che ora vi ritenta aggredendola con la
lingua, l'istruzione, i comportamenti da usarsi in società.
Gogol si è assegnato un compito: quello di dimostrare ai suoi compatrioti che quella superiorità
culturale europea è solo presunta, non solo non esiste, ma è vero il contrario. (p. 302) Nel corso
di questo racconto … si manifesterà l'inesauribile ricchezza dello spirito russo … si riveleranno
gli slanci propri dell'indole russa e ci si renderà conto di quanto sia penetrato profondamente
nella natura slava ciò che ha soltanto sfiorato la natura degli altri popoli. È il rovesciamento
completo della convinzione di Pietro il Grande, lo zar fautore dell'europeizzazione della Russia.
Il compito della Russia, invece, per Gogol non è quello di scimmiottare l'Europa, ma quello di
tirare dritta per la sua strada. Ed una volta che questa è stata imboccata che gli altri popoli e le
altre nazioni si facciano da parte, che non osino pensare di migliorarla o di avere qualcosa da
insegnarle. (p. 332) Non è così, o Russia, che corri anche tu, come una trojka irraggiungibile?
Sotto di te fuma la strada, tremano i ponti, tutto rimane indietro e pare fermarsi … Russia, dove
corri così? Rispondi! Non risponde. Il suono stupendo delle sonagliere di diffonde, l'aria freme
e si trasforma in vento; vola a ritroso tutto ciò che si trova sulla terra e, guardando timorosi, si
fanno da parte e le danno la strada gli altri popoli e le altre nazioni. Se non è il vaticinio della
Rivoluzione prossima ventura, di quella che diventerà nel Novecento l'avanguardia del
comunismo internazionale, poco ci manca.
Io trovo che le Anime morte sia un inno all'autoreferenzialità della Russia che va ben oltre la
querelle tra slavofili e occidentalisti. L'esaltazione della lingua russa ne è la migliore
dimostrazione. Il suo utilizzo costituisce, per Gogol, la ragion d'essere di tutto il lavoro di
stesura del romanzo, perchè è necessario opporsi alla nuova invasione europea sostenuta questa
volta non con le armi, ma con la diffusione tra le classi dirigenti russe della lingua europea per
eccellenza dell'Ottocento: il francese. (p. 252) È una storia, capite, è ciò qu'on appelle une
histoire diceva la visitatrice … non è inutile notare che nella conversazione delle due signore si
mescolavano molte parole straniere e talvolta intere lunghe frasi in francese. Ma per quanto
l'autore sia pieno di rispetto per la benefica utilità che la lingua francese arreca alla Russia,
per quanto sia pieno di rispetto per la lodevole abitudine della nostra alta società di esprimersi
in francese in tutte le ore della giornata, senza dubbio per un profondo sentimento di amor
patrio non sa risolversi a introdurre una frase di qualsiasi lingua straniera in questo suo poema
russo. Perciò continueremo a usare il russo.
La Russia non ha niente in meno dell'Europa, ha già tutto dentro di sé, deve solo riconoscerlo.
La lingua russa, per esempio, non ha eguali nel mondo, per quanto anche a quelle europee
possono riconoscersi delle qualità. (p. 162) Comprensione del cuore e acuta saggezza della vita
rivela la parola del britannico; scintillante, lieve ed elegante si effonde il linguaggio del
francese; ricercata, rude, non a tutti accessibile, è la parola escogitata dal tedesco. Ma non
esiste parola che in modo così ardito e impetuoso erompa dal cuore, ribolla e frema, come la
parola russa che con tanta precisione colpisce il bersaglio. Ecco perché Gogol, cosciente dei
pregi della lingua russa, non riesce a trattenere la stizza nei confronti dei membri dell'alta
società del suo tempo colpevoli, a suo giudizio, di mancato patriottismo. (p. 231) È colpa del
lettori dell'alta società. È da loro che non riesci a sentire in russo una sola parola corretta,
mentre sono proprio loro che te ne elargiscono una tale quantità di francesi, di tedesche e
magari anche di inglesi, da non saper più che farne, e per di più, se vuoi te le elargiscono
conservando tutte le varie pronunce originali: le francesi, parlando nel naso e con l'erre
moscia, le inglesi come se uscissero dalla bocca di un uccello, e ridono persino di chi non
sappia assumere, di uccello, anche la fisionomia. Ma di russo non elargiscono nulla: tutt'al più,
forse per patriottismo, costruiscono in campagna una villetta in stile russo. Quando, invece, per
lui è evidente che la lingua russa non ha uguali nel mondo, per quanto anche a quelle europee
possono riconoscersi delle qualità.
La Russia non ha proprio bisogno dell'Europa, anzi, deve salvarsi da lei, come chiosa il principe
quasi al termine del libro. (p. 486). L'importante è che è giunto per noi il momento di salvare la
nostra patria, che perirà, non per l'invasione di venti popoli stranieri, ma per colpa di noi
stessi. Perchè la Russia è immensa, la sua grandezza fa venire le vertigini all'autore. Non esiste
niente di paragonabile al suo infinito in Europa per il semplice motivo che quest'ultima,
condannata a crogiolarsi nel suo spezzettamento, non è in grado neppure di immaginare cosa sia
l'infinito.
L'unica ragion d'essere che l'Europa strappa a Gogol è quella di essere l'unico luogo con cui la
Russia si degni di confrontarsi. Il resto del mondo, infatti, si riduce alla provenienza dei pugnali
di Nozdev. (p. 121) Vennero mostrati dei pugnali turchi, su uno dei quali, per sbaglio, era stato
inciso: Mastro Savelij Sibirjakov. E alle terre che ricordano i vasi di porcellana che il capitano
Kopejkin, protagonista della storia raccontata dal capo della polizia di N., non deve toccare. (p.
275) Si rincantucciò in un angolo, in modo da non urtare con il gomito qualche America o
qualche India, voglio dire, mi capite, uno di quei vasi di porcellana.
Il Mediterraneo, poi, non ha posto nell'immaginario spazio territoriale russo. I due Stati europei
che ne sono il simbolo, l'Italia e la Spagna, brillano per la loro assenza in tutto il libro. Eppure
zar e zarine hanno commissionato ad architetti italiani, Antonio Rinaldi, Bartolomeo Francesco
Rastrelli, il compito di abbellire San Pietroburgo, la capitale costruita dal nulla da Pietro il
Grande su una quarantina di basse isole alle foci della Neva, tanto da essere chiamata la Venezia
del Baltico. Lo stesso Gogol ha vissuto lunghi periodi a Roma dove, tra l'altro, ha composto
gran parte delle Anime morte. Nonostante tutto questo, lo spazio dell'Italia è limitato nel libro è
limitato alla citazione del luogo comune dell'italiano imbroglione nei confronti degli stranieri, in
questo caso i russi. (p. 42) Simili scherzi si ripetono in parecchi quadri storici, importati in
Russia … talvolta perfino dai nostri grandi signori appassionati di arte, che li avevano
acquistati in Italia, su consiglio dei cocchieri che li scarrozzavano di qua e di là. Ed all'uso
della parola “amore”, in italiano nel testo. (p. 465) [Cicikov] Cominciò a rimirarsi a suo agio
nello specchio, con il senso estetico e con l'amore di un artista.
Anche lo spazio della Spagna si limita alla citazione del romantico luogo comune dell'incanto
moresco di cui si suppone che questo Paese sia intriso. Infatti, quando Cicikov rientra in città (p.
189) A tratti gli giungevano all'orecchio esclamazioni, probabilmente femminili … Tutte quelle
parole, insomma, che all'improvviso, come un getto di acqua bollente, si rovesciano su qualche
sognante giovane ventenne quando, di ritorno dal teatro, rivede con la fantasia una strada di
Spagna di notte, una meravigliosa figura di donna dai lunghi riccioli, con la chitarra in mano.
Al di là di questo però non c'è alcun prodotto della Spagna degno di essere ricordato per il russo
se non la fama del protagonista del grande romanzo di Cervantes. Essa ha sì varcato i confini,
ma solo per indicare nel modo peggiore una persona dagli atti ostentati sempre esagerati,
inopportuni, e perciò ridicoli, come sottolinea a Cicikov Kostanzoglo, l'imprenditore possidente.
(p. 413) Adesso ci sono dappertutto dei Don Chisciotte. Duecento rubli si spendono in un anno
in un ospedale per ogni uomo, mai io, con questo denaro, ne posso mantenere dieci in
campagna … Ecco qui un altro Don Chisciotte dell'istruzione: ha istituito una scuola. Si, certo,
che cosa c'è di più utile all'uomo dell'alfabeto' ma che razza di scuola! Vengono da me i
contadini del suo villaggio. Batjuska, mi dicono che roba e? I nostri figli non ci obbediscono
più, non vogliono aiutarci a lavorare, vogliono diventare tutti degli scrivani, mentre di scrivani
ne basta uno solo! Ecco che bei risultati!
No, per la Russia l'unico luogo “altro” da sé, degno di essere considerato è solo l'Europa, fermo
restando che gli europei di cui si parla sono solo francesi, inglesi e tedeschi. Gli altri non
esistono. E comunque, in questo luogo “altro” possono ritrovarsi, al massimo, giusto
similitudini in comportamenti frivoli e insignificanti. (p. 42) Tanto nella colta Europa quanto
nella colta Russia, vi sono ancor oggi molte persone rispettabili che non possono mangiare in
trattoria senza fare lunghe chiacchierate col cameriere. In realtà sono le differenze che
prevalgono. Sottolineare che il russo è diverso dall'europeo diventa una questione di orgoglio
sia per l'autore. (p. 89) Bisogna dire che da noi, in Russia, se in certe cose non abbiamo ancora
raggiunto il livello degli stranieri, li abbiamo tuttavia abbondantemente superati nell'arte di
comportarci in società. Non è possibile enumerare tutte le sfumature e le finezze del nostro
modo di comportarci. Un francese o un tedesco non potrà mai afferrarne le particolarità e le
differenze. Sia per il suo personaggio più positivo, l'imprenditore possidente Kostanzoglo. (p.
413) Non faccio venire nessuno dall'estero, io! E non allontano i contadini dai lavori agricoli,
le mie fabbriche lavorano soltanto negli anni di carestia.
Ogni occasione è buona per rimarcare le differenze esistenti più che tra la Russia e l'Europa, tra
i russi e gli europei. Per quanto riguarda il cibo, Gogol fa esprimere questo moto di stizza allo
scontroso possidente Sobakevic. (p. 149) È tutta roba che hanno inventato i dottori francesi e
tedeschi: per questo io li impiccherei! Hanno inventato le diete, curano con il digiuno! Il fatto
che loro abbiano una costituzione dalle ossa deboli, fa loro immaginare che questa cura si
addica anche allo stomaco dei russi! No, tutto questo non va … non fanno che predicare il
progresso, ma se questo è il progresso … puah!
Gran parte del fascino dell'Inghilterra deriva forse ancora dal ricordo della sosta a Londra di
Pietro il Grande durante il suo viaggio di istruzione. Da allora è rimasto il paese che produce il
“ben fatto” e che costituisce il termine di paragone per il “fare”, come non può evitare di notare
Kostanzoglo, seppure per inciso, quando vanta l'operato di qualcuno. (p. 412) Un possidente,
che ha delle terre da arare e manca di contadini che le lavorino, ha messo su una fabbrica di
candele, ha fatto venire apposta da Londra i mastri cerai e si è messo a commerciare. E come
osserva, in un altro contesto, il capitano della polizia quando, dopo aver raccontato agli altri
notabili della città di N. la storia del capitano Kopejkin, è costretto ad abbozzare davanti alle
loro obiezioni sull'assurdità del suo paragone tra il capitano e Cicikov. (p. 279) Dovette
riconoscere quanto sia giusto il proverbio. L'uomo russo è intelligente a posteriori. Tuttavia,
dopo un momento … tentò di cavarsi d'impaccio dicendo che, del resto, in Inghilterra, la
meccanica era giunta a un alto grado di perfezionamento e i giornali parlavano di un tale che
aveva inventato gambe di legno costruite in modo che bastava toccare una invisibile molla
perché quelle gambe portassero la persona.
Alla fine, però, la distanza tra le due nazioni è tale che ciò che viene importato dall'Inghilterra in
Russia è ben poca cosa. Non va oltre l'arredamento, come nel giardino di Manilov, il primo
possidente visitato da Cicikov per iniziare la campagna acquisti di anime morte. (p. 58)
Sull'erba erano sparse all'inglese, due o tre aiuole con cespugli di lillà e di acacia gialla … più
in basso si stendeva uno stagno coperto di vegetazione, il che del resto, non è una rarità nei
giardini inglesi dei possidenti russi. Oltre l'astratta ammirazione per il metodo di educazione
inglese. (p. 219) Il direttore delle poste .. approfittò dell'occasione per ricordare con parole di
vivo elogio la scuola lancasteriana, basata sul mutuo insegnamento. Oltre la moda, come nel
caso dell'abbigliamento da camera di Cicikov. (p. 193) Alla moda scozzese, con addosso la sola
corta camicia, dimentico della dignità e del decoro che si addiceva alla sua età matura, fece
due piroette per la stanza, dandosi altri colpetti con il calcagno. Oltre l'importazione dei cani,
come quello di Vasilij, fratello maggiore dell'amico di Cicikov, Platon Michajlovic. (p. 439) Un
cane di razza inglese, dalle zampe sottili, lo precedeva correndo ... Il cane inglese leccò il muso
a Jarb, che evidentemente conosceva già da un pezzo il collega a quattro zampe, giacché
accettò con indifferenza sul grosso muso la lingua di Azor (era questo il nome del cane inglese).
La distanza finisce per trasformare l'Inghilterra in un paese esotico, su cui è lecito fantasticare, a
trecentosessanta gradi, come capita al bizzarro capitano Kopejkin del racconto del capitano
della polizia. (p. 276) Sul marciapiedi gli cammina davanti una inglese, flessuosa come un
cigno, non so se mi spiego. Il mio Kopejkin, il sangue, sapete, gli si era riscaldato, avrebbe
voluto correrle dietro sulle sue stampelle triuc triuc … e invece noi rassegnati e aspetta. E lui
intanto aveva per la testa l'inglesina, capite.
La vera e insormontabile distanza dell'Inghilterra dalla Russia è l'impossibilità di comunicare
con la lingua di quest'ultima. C'è riprovazione nel modo in cui si sottolinea la perseveranza
nell'errore del generale Betriscev, lui stesso educato in modo mezzo straniero, riguardo
l'educazione della figlia. (p. 355) La fanciulla si chiamava Ulinka. Era stata educata in modo
strano, da una governante inglese che non sapeva una parola di russo. La conseguenza non può
che essere una vera e propria affermazione di nazionalismo rispetto a tutto ciò che è prodotto da
un popolo che non compie alcun sforzo di apprendere la lingua russa. (p.452) Che tipo di stoffa
desiderate? Di fabbricazione inglese o nazionale? Di fabbricazione nazionale, rispose Cickov,
ma della migliore qualità, di quella cosiddetta inglese.
La Germania è, allo stesso tempo, l'Europa più vicina e quella più fastidiosa. O meglio, sono
vicini e fastidiosi i tedeschi che abitano le diverse Germanie, perchè quando scrive Gogol il
processo di unificazione non è neppure cominciato, e che si trovano dappertutto anche in
Russia. Essi costituiscono il termine di paragone con l'Europa, per tutto ciò che può essere fatto
meglio, a partire dal vestiario sulla cui funzione civilizzatrice, per quanto possa apparire
stravagante, Gogol costruisce un botta e risposta a distanza tra due personaggi che non sono
destinati ad incontrarsi. Infatti, al parere del possidente colonello Koskarev, favorevole al
vestiario tedesco. (p.406) Quanto fosse difficile lottare con l'ignoranza del contadino russo, per
fargli indossare i pantaloni alla tedesca e costringerlo a sentire una maggiore dignità umana;
che alle donne, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscito a far portare il busto, mentre in
Germania, dov'era stato con il suo reggimento nel 1814, la figlia di un mugnaio sapeva persino
suonare il pianoforte, parlare francese e fare la riverenza … L'ignoranza è veramente una cosa
terribile! Siamo ancora all'oscurantismo del medioevo e non c'è mezzo di venirne fuori.
Credetemi non c'è! Io potrei dare aiuto a tutti, ve lo assicuro: conosco un mezzo, un mezzo
efficacissimo. Quale? Vestire tutti, in Russia, come vestono in Germania. Non v'è niente di
meglio, vi garantisco, perché tutto vada liscio. Corrisponde il parere contrario di Vasili
Platonov. (p. 441) L'uomo russo, diceva, è buono, sveglio, bello e attivo, e lavora molto sino a
quando indossa camicia e gabbano, ma, non appena gli si mette addosso una giubba alla
tedesca, diventa negligente, goffo e pigro. Sosteneva che la sua pulizia dura sino a che porta
camicia e palandrana da contadino e che, non appena la muta con giubba alla tedesca, non si
cambia più la camicia, al bagno non ci va più, dorme dentro al suo soprabito, sotto al quale si
annidano cimici, pulci e lo sa il diavolo che altro!
In una sola occasione Gogol si lascia andare ad un'amara riflessione sull'incapacità del russo di
sottrarsi alla perniciosa influenza tedesca e, quindi, europea. (p.271) Evidentemente il popolo è
adatto soltanto per quelle riunioni che hanno come scopo una baldoria o un banchetto, come i
circoli e le stazioni di posta di tipo tedesco.
In tutte le altre, invece, nessuna proposta europea può essere veramente adatta al carattere,
all'esigenza, alla necessità della Russia e dei Russi proprio perché conosciuta, veicolata, tramite
l'applicazione che ne fanno i Tedeschi. Sulle prime, il paragone rimane neutro, come
nell'incontro, sulla strada, tra la carrozza di Cicikov e quella della biondina, figlia del
governatore di N. (p. 139) Alla vista di quel guazzabuglio, si radunarono i contadini di un
villaggio che fortunatamente si trovava poco lontano. Poiché uno spettacolo del genere è per il
contadino una beatitudine, come per il tedesco il giornale o il club. Poi, però, il paragone
diventa competitivo e l'oggetto materiale russo, come l'organetto che Nozdev cerca di rifilare a
Cicikov, non può che essere migliore. (p. 127) "Mi vuoi dire a che mi serve un organetto? Non
sono mica un tedesco da girare per le strade con l'organetto a chiedere soldi." "Ma questo non
è un organetto come quello che portano in giro i tedeschi, questo è un organo, guardalo
attentamente; è tutto di mogano."
Più la competizione entra nel paragone più il fastidio per la differenza cresce e si trasforma,
dapprima in bonaria presa in giro, come nel modo familiare di salutare il direttore delle poste di
N. (p. 221) Parlando con il direttore delle poste, che si chiamava Ivan Andreevic, non
mancavano mai di aggiungere. Sprechen Sie deutsch, Ivan Andreic? Oppure come quando
Gogol parla di sé in terza persona. (p. 54) L'autore ama essere preciso in tutto e a questo
riguardo, nonostante sia russo, ci tiene ad essere meticoloso come un tedesco.
Poi, però, il fastidio degenera in scherno, come nel dialogo, ancora incentrato sul vestiario, tra i
due servi di Cicikov, Selifan e Petruska. (p. 385) Sai, dicono che il possidente Koskarev faccia
vestire i contadini come dei tedeschi. Da lontano non li riconosceresti: camminano con le
gambe rigide, proprio come i tedeschi, e alle donne non fa annodare il fazzoletto o il kokosnik,
ma una cuffia, come usano le tedesche, una cuffia tedesca.
Lo scherno diventa insulto, come quando sempre Selifan insulta i cavalli, e in particolare il
bilancino pezzato. (p. 78) Devi sapere qual è il tuo dovere, pantalone di un tedesco. Ed infine
cattiveria gratuita, come nel racconto della prevaricazione compiuta da magistrati russi nei
confronti di un amministratore tedesco, esposto da Cicikov al generale Betriscev e a sua figlia
Ulinka. (p. 378) C'era un amministratore, eccellenza, un giovanotto di origine tedesca … Egli
doveva recarsi in città e darsi da fare con i magistrati, sì, sapete, per ungere un po' le ruote ...
Quelli senza essersi lavati né sbarbati salirono sul carro e via dal tedesco ... L'amministratore
rimase sbalordito e dice: 'Che volete?' ... E dopo queste parole ... presero e legarono
l'amministratore e lo portarono in città, cosicché il povero tedesco dovette starsene un anno in
prigione .... Era ridicola la goffa incapacità di un tedesco a cavarsi dagli impicci.
Quando Cicikov fantastica sulle anime morte che ha appena comprato appare chiaro come il
Tedesco sia ben di più di un termine di paragone, sia bensì una presenza ossessionante che
invade ogni giorno, ogni ora, della vita di ciascun russo rendendogliela impossibile. (p. 195) Ti
conosco, ti conosco, amico. Se vuoi, posso raccontarti tutta la tua storia. Hai imparato il
mestiere da un tedesco che vi faceva mangiare tutti insieme, vi dava cinghiate sulla schiena per
la vostra negligenza e non vi lasciava uscire in strada a bighellonare; e tu eri un fenomeno di
calzolaio, e il tedesco non la finiva mai di lodarti quando parlava di te con la moglie o con un
suo Kamerad. E quando hai termianto il tuo tirocinio, ti sei detto: "Ora voglio lavorare per
conto mio e non voglio fare come il tedesco che lesina sulla copeca: farò presto ad arricchire."
(196) "E così la tua botteguccia è rimasta deserta e hai cominciato a bere e a vagabondare per
le strade, dicendo: "Sì, il mondo va male! Il russo non ha modo di vivere: i tedeschi gli mettono
sempre il bastone tra le ruote."
A questo punto la presenza asfissiante dei Tedeschi diventa quella, opprimente, martellante,
dell'Europa intera. Quanto tutto sarebbe più semplice per la Russia se se ne potesse liberare.
Gogol esprime chiaramente questo desiderio descrivendo l'imenso potere che avrebbe la Parola
della lingua russa se non fosse inquinata da questa presenza. (p. 162) Tutto ciò che esce dalla
profondità della Russia, dove non vi siano né tedeschi, né finnici né altri stirpi straniere, ma
dove esista soltanto il vivido, ardito spirito russo che non cerca le parole in tasca, ma le
appioppa di colpo … con un solo tratto sei disegnato dalla testa ai piedi.
L'Europa come modello e come nemico: la Francia e i francesi
Questa impermeabilità è in realtà il risvolto di questa medaglia che è l'uomo russo, che esiste
ben al di là degli abitanti delle due capitali. L'altra faccia è la sua grandezza. Tra la Russia e i
Russi è un rimando continuo. Certo, la Russia è talmente grande, ma non per l'uomo russo che è
in grado di dominarla tutta, da Varsavia 2 alla Kamcatka. (p. 217) L'uomo russo si adatta a tutto
e si abitua a qualsiasi clima. Mandatelo anche in Kamcatka; dategli soltanto un paio di
guantoni pesanti, ed egli batterà le mani una contro l'altra, prenderà l'accetta e si metterà a
costruirsi una nuova casa.
L'uomo russo è grande, immenso, e proprio per questo è un enigma, fatto che sfugge a Vasijli
Platonov riguardo a Chlobuev. (p. 436) Egli non sapeva ancora che in Russia, a Mosca e nelle
altre città, esistono certi furbacchioni la cui vita è un enigma impenetrabile. Un tale che, a
quanto pare, ha scialacquato tutto il suo avere, è pieno di debiti sino al collo, non trova aiuti da
nessuna parte, eppure offre un pranzo. Tutti ritengono che sia l'ultimo e che il giorno dopo
l'anfitrione sarà messo in carcere. Passano dieci anni: il furbacchione è ancora in vita,
frequenta ancora la società, è più che mai affogato nei debiti, eppure, come di consueto, offre
un pranzo; tutti gli invitati pensano che sia l'ultimo e tutti sono persuasi che il giorno dopo
l'ospite sarà sbattuto in prigione. Un tipo del genere era Chlobuev. Soltanto nella terra di
Russia poteva vivere a questo modo. Il quale Chlobuev non può ch esimersi dal denigrare
l'uomo russo proprio per difendere sé stesso. (p. 429) Cosa può fare un uomo russo se non ha
qualcuno che lo inciti e gli sia di esempio? Si addormenta e ammuffisce. (430) A volte penso
che l'uomo russo sia, in un certo senso, un uomo perduto. Non ha forza di volontà, non ha
perseveranza. Vuol sempre far tutto e non riesce a far nulla.
Gogol si ribella, entra in un circolo vizioso, quasi sembra litigare con i suoi personaggi, sente il
dovere di difendere l'uomo russo, il grande, immenso uomo russo da queste accuse. (p. 355) E
dov'è colui che nella lingua natia della nostra anima russa sappia dirci questa onnipotente
parola: avanti? Colui che, conoscendo le forze, le tendenze e la profondità della nostra natura,
possa, con un magico gesto, indirizzare verso una vita elevata l'uomo russo? Sì, perché l'uomo
russo, anche nel peggiore dei casi, è capace di elevarsi, è giusto, come Murazov esprime
chiaramente al principe. (481) L'uomo, anche il peggiore di tutti, ha pur sempre il senso
istintivo del giusto. Potrà forse esserci qualche ebreo, ma non un russo.. Già! L'ebreo. Una
genia di uomini strani, che compare nelle Anime morte nella funzione di secondo termine di
paragone del russo, solo che non è chiaro come l'europeo incontrato finora, è buio, è sordido: è
l'oggetto del pogrom, che comunque non viene mai citato nel romanzo. É sordido perché
usuraio, ed infatti ad un ebreo Cicikov paragona Nozdec, il personaggio più viscido di tutta la
storia, riferendosi al commercio delle anime morte. (p. 126) "Scusa fratello, tu hai veramente
tendenze da ebreo. Dovresti semplicemente regalarmele. É sordido perchè è il naturale oggetto
di pettegolezzo, problema in cui cade lo stesso Cicikov quando cade in disgrazia nella società
della città di N. (p. 263) Risultò che il governatore non era alieno dal concedergli la figlia in
sposa giacché Cicikov era ricco come un ebreo. È sordido perché si mimetizza come un
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Quando Gogol scrive le Anime morte la Polonia non è una nazione indipendente e Varsavia fa parte
dell'impero russo.
europeo, il più fastidioso, il tedesco, come il mercante con cui contratta Cicikov. (p. 447)
Contrattava con un mercante contrabbandiere di origine ebraica e di lingua tedesca, che era di
passaggio, e davanti a loro erano posate un pezzo di finissima tela olandese per camicie. E
comunque il russo non ha paura di nessuno, e in qualsiasi opera si cimenti è migliore anche
dell'ebreo, come nel caso della truffa imbastita da Cicikov quando era doganiere. (p. 318) In
brevissimo tempo rese impossibile la vita ai contrabbandieri. Era il terrore e la disperazione di
tutti gli ebrei polacchi. (p.319) Se egli stesso [alla truffa] non vi avesse preso personalmente
parte, nessun ebreo al mondo sarebbe riuscito a condurre a buon fine una simile impresa.
Questo immenso uomo russo, quando è sconfitto si dà al bere, come il consigliere di stato
complice di Cicikov nella truffa alla dogana, ma come non notare che è invece fiero che il suo
personaggio, il suo Cicikov, consigliere collegiale, resiste ed anzi, progetta proprio allora la
truffa delle anime morte. (p. 320) Il consigliere di stato, secondo l'abitudine russa si diede al
bere, ma il consigliere collegiale resistette. Cicikov. (p. 324) Ora le terre nei goverantorati di
Tauride e di Cherson le danno via gratuitamente, purché siano colonizzate. Là li trasferirò tutti,
tutti a Cherson. E così farà. (p. 209) Domandò il presidente. "Come mai comperate dei
contadini senza la terra? Forse per trasferirli?" "Sì, per trasferirli." "Allora, se è per trasferirli,
la cosa è diversa. E dove?" "Dove? Nel governatorato di Cherson." Purtroppo la maledizione
del bere esiste e non può essere negata, come quando i funzionari riflettono a voce alta sulle
anime morte, che essi credono vive, di Cicikov. (p. 217) "Certamente" asserivano taluni "è così,
non c'è nulla da ridire: le terre delle province meridionali sono decisamente buone o fertili; ma
come si troveranno i contadini di Cicikov senz'acqua? Non c'è alcun fiume." (p. 218) Ribatteva
il direttore delle fabbriche governative "Credetemi … i contadini di Cicikov avranno ora due
potenti nemici. Il primo nemico sarà la vicinanza dei governatorati dell'Ucraina dove, com'è
noto, la vendita del vino è libera. Vi assicuro che in capo a due settimane si daranno al bere e
diventeranno ubriaconi fradici. Il secondo nemico sarà l'abitudine stessa alla vita vagabonda.
Non rimane che aggrapparsi all'uomo russo positivo, Kostanzoglo. Un uomo che non sembra
russo, però è russo, come Gogol risolve in maniera molto spiccia. (p. 404) Era evidente da esso
l'origine meridionale. I capelli e le sopracciglia erano scuri e folti, gli occhi ardenti,
dall'espressione vivace … di quale regione era egli veramente? Ci sono, in Russia, molti uomini
di origine non russa, ma di animo russo. Un uomo che indica la strada, che è portatore di
saggezza e, soprattutto, di speranza. (p. 413) Che importa a voi della posterità? Tutti credono di
essere altrettanti Pietro il Grande. Ma guarda ai tuoi piedi e non guardare i posteri; datti da
fare perché il contadino sia ricco e buon agricoltore e perché abbia il tempo di istruirsi
secondo le proprie tendenze, e non gli si dica, con il bastone in mano.
La Russia è autoreferenziale perché è ciò che non è l'Europa: infinita
Non è la Russia ad essere ciò che non è l'Europa, bensì il contrario: è questa che non può essere
ciò che è la Russia. La Russia è grande, è immensa. Ogni luogo è diverso dall'altro. Ovunque
accade qualcosa. (p. 452) Nella città di Tfuslavl c'era sempre fiera. (p. 266) L'altro incidente,
accaduto poco tempo prima, era il seguente. i contadini demaniali del villaggio di Vsivaja-spes,
fatta lega con gli altri contadini demaniali di Borovki, alias Zadirajlovo,a vevano cancellato
dalla faccia della terra la polizia del distretto nella persona dell'assessore Drobjazkin. E nel
vagabondare di Cicikov si scopre che ogni regione è produttrice di qualcosa riconoscibile in
tutta la Russia. Quando Cicikov accetta di bere qualcosa da Vasilij Platonov. (p. 441) Un vero
miele di tiglio, come già una volta ne aveva bevuto in Polonia. Quando fugge da N. (p. 296) Il
nostro eroe, accomodatosi meglio sul tappetino georgiano, si mise dietro alle spalle il cuscino
di cuoio. Durante il pranzo dal capo della polizia. (p. 212) Gli ospiti, dopo aver bevuto un
bicchierino di vodka scura di color olivastro, colore che si trova soltanto in quelle pietre
trasparenti siberiane con le quali in Russia si fanno i sigilli, si avvicinarono da tutte le aprti
alla tavola. Quando è quasi un ostaggio nelle mani di Nozdev. (p. 125) Cicikov … già con gli
occhi socchiusi, più morto che vivo, si preparava a provare il gusto della pipa circassa del suo
ospite. Quando si sistema in albergo. (p. 41) Dopo la valigia portarono nella stanza una
cassetta di mogano con intarsi di betulla della Karelia." Quando si descrive il suo
abbigliamento. (p. 193) Calzò le scarpe di marocchino con applicazioni di vari colori, quali ne
smercia in gran quantità la città di Torzok, grazie all'amore della natura russa per le pantofole
e le vesti da camera.
E non è casuale che anche un personaggio, tutto sommato, non eccelso come Cicikov senta la
necessità di rimarcarlo per cercare di convincere Sobakevic all'inzio della sua ricerca di anime
morte da acquistare. (p. 151) Cicikov prese l'avvio molto da lontano, sfiorò lo stato russo in
genere e parlò molto favorevolmente della sua estensione, dicendo che neppure l'antico impero
romano era stato così grandioso e che gli stranieri, giustamente, si meravigliavano. È talmente
grande che dimostrare la sua conoscenza è impossibile per chiunque. Anche per Cicikov che si
fa tronfio corteggiando la biondina figlia del governatore. (p. 237) Continuava a raccontare una
quantità di cose divertenti che gli era accaduto di dire in occasioni del genere e in diversi posti,
e precisamente nel governatorato di Simbirsk … nel governatorato di Rjazan … nel
governatorato di Penza … nel governatorato di Viatka. La domanda che è inevitabile porsi per
tutti è da quale parte della Russia verrà, sarà, andrà. Come il servo Petruska risponde al di
dov'è? Domandatogli da Cicikov. (p. 189) "Ieri è venuto un tenente dell'esercito e ha occupato
la camera numero sedici." "Un tenente?" "Non so chi sia , è di Rjazan, ha dei cavalli bai".
Gogol è innamorato della grandezza della sua Russia. Non può che esprimersi liricamente, non
esiste altro modo. (p. 298) Russia! Russia! Io ti vedo. Dalla mia meravigliosa, stupenda
lontananza, io ti vedo. In te io scorgo povertà, disordine e inospitalità, non rallegrano, non
atterriscono lo sguardo gli arditi miracoli della natura, coronati dagli arditi miracoli dell'arte
… Tutto in te è aperto, desolato, uniforme; come punti, come piccoli e appena visibili segni,
sorgono le tue piatte città, nulla che attragga, nulla che affascini lo sguardo! Ma qual è questa
inspiegabile, segreta forza che attira a te? … Il pensiero ammutolisce davanti alla tua vastità
senza fine. Forse qui, in te, sorgerà il pensiero dell'infinito, giacché infinita sei tu stessa? Non
potrebbe nascere qui un eroe possente, giacché c'è spazio sufficiente perché sorga e si sviluppi
e si muova? E minacciosa mi attrae questa possente vastità, riflettendosi con terribile forza nel
profondo del mio essere. Oh, stupenda, affascinante, sconfinata vastità, ignota al mondo! Oh,
terra di Russia.
Eppure la comprensione di questo infinito è possibile. Paradossalmente ci arriva proprio
Cicikov, nell'unico momento del romanzo in cui è sorpreso a lasciarsi andare e a fantasticare
sulle vite ormai concluse delle anime morte che ha comperato. (p. 198) Il tribunale ordina che
tu sia trasferito dallo Zarevo-Koksaisk alla prigione di non so quale città, e quell'altro tribunale
stabilirà che tu sia trasferito a Vesegonsk e tu continui a passare da una regione all'altra ...
Abakum Fyrov! E tu fratello, chi sei? Dove, in quali luoghi stai errando? Forse, raggiunte le
rive del Volga, ti è piaciuta quella libera vita e ti sei messo a lavorare con i burlaki? … E tutti,
amichevolmente uniti come prima nella baldoria e negli allegri canti, vi accingerete al duro
sudato lavoro, trascinando l'alzaia al ritmo di una canzone che non ha fine, come la Russia! La
comprensione avviene perché quello che Cicikov ha solo fantasticato è destinato ad assisterlo
dal vero, durante la gita sul fiume organizzata da petr Petrovic Petuch, quando i vogatori
intonano una canzone che per Platonov non fa altro che accrescere la malinconia, senza rendersi
conto che quella che lui chiama tale è solo dovuta al fatto che è finita, mentre quando durava era
possibile finalmente diventare tutt'uno con l'infinita terra di Russia. Unica, Inimitabile. (p. 397)
La canzone si dispiegò diventando un canto sconfinato come la terra di Russia; e parve che
anche i cantori si smarrissero in quella sensazione di infinito.