Il Pantheon di Roma – Disegno non umano ma
angelico
di Fabrizio Falconi
Quale mistero ispirò una delle più grandi meraviglie
dell’antichità, giunta in quasi perfetto stato di
conservazione fino a noi, quel trionfo dell’architettura –
per molti secoli ineguagliato – che racchiude in modo
superbo le cognizioni della costruzione, della matematica,
della musica, della fisica e anche della meta-fisica, e che in
tutto il mondo è conosciuto come il Pantheon di Roma ?
Quale segreto si cela dietro questo edificio – che
Michelangelo definì disegno non umano ma angelico - la
cui visita, anche a chi è abituato alla sua frequentazione,
ispira sempre sentimenti profondi di stupore ? Come fu
possibile realizzare un’opera così perfetta ? E per quali
scopi, poi ? Quali significati o simboli furono nascosti
dietro l’osservanza di proporzioni così prodigiosamente
esatte ?
Basta forse un solo dato, per cominciare: l’altezza
dell’edificio è perfettamente uguale al suo diametro. 43
metri e 44 centimetri, per la precisione. Questo vuol dire
che, pur essendo la volta del Pantheon di dimensioni
enormi (per quasi 2000 anni e fino al secolo scorso, essa fu
la più grande del mondo), essa obbedisce alle leggi
architettoniche stabilite da Vitruvio (tutti noi ne abbiamo
un esempio, in tasca, con la moneta da 1 euro, nella quale
è iscritta l’opera leonardesca dell’uomo vitruviano, con il
quadrato iscritto in un cerchio), ma non solo: è come se
all’interno del Pantheon fosse inscritta una sfera perfetta e
all’interno di questa sfera è inscritto a sua volta un
quadrato perfetto.
Questo rende subito evidente per quale motivo questo
monumento sia un unicum irripetibile, e del perché abbia
da sempre affascinato gli studiosi di ogni campo di
indagine.
Più in generale è risultato evidente come tutta la
costruzione del Pantheon non sia altro che l’alternarsi di
due forme geometriche contrastanti, il quadrato, simbolo
della razionalità e cioè in definitiva dell’uomo, e il cerchio,
da sempre associato al simbolo dell’infinito, dell’universo e
quindi della divinità. La misura di ogni componente della
struttura dal Pantheon è data dal lato del quadrato
inscritto nel cerchio, dal diametro del cerchio inscritto nel
quadrato e così via, in un gioco di scatole cinesi
impressionante. Non solo: la base armonica direttiva dei
rapporti tra i cerchi, quello iscritto e quello esterno, e tra i
quadrati e i cerchi risponde al rapporto matematico
contrassegnato dalla lettera phi (φ), quello che
comunemente si chiama rapporto aureo, o sezione aurea,
cioè quella proporzione divina alla quale obbediscono in
natura la disposizione dei petali di una rosa o delle spirali
delle conchiglie o quelle delle nebulose dell’universo; e le
più celebrate opere d’arte umane, dal cenacolo di
Leonardo, al Partenone di Atene, alla maestosa piramide
di Giza. (1)
Non è certo qui il caso e la sede opportuna per tracciare
un percorso esaustivo della bi-millenaria storia di questo
monumento e di compilarne un quadro analitico completo
– non basterebbe un solo volume, vista la quantità
immane di studi e di saggi che sono stati dedicati al
Pantheon nel corso dei secoli. Ci limiteremo dunque ad
un breve riepilogo, prima di soffermarci su alcune
caratteristiche esoteriche che vengono attribuite a questo
capolavoro di ingegneria.
La costruzione che oggi ammiriamo è in realtà, la terza e
definitiva versione di un tempio che fu costruito
originariamente dal console Marco Vipsanio Agrippa, che
fu compagno d’armi del giovane imperatore Augusto, in
soli due anni, dal 27 al 25 a.C. (2), come si può evincere
dalla gigantesca iscrizione ancora esistente sulla
trabeazione del pronao di ingresso. E’ bene sottolineare
che questo primo Pantheon fu edificato solo 15 anni prima
del grandioso obelisco solare di Augusto – distante solo
200 metri - in Campo Marzio e contemporaneamente al
Mausoleo di Augusto (oggi in Piazza A.Imperatore), il
monumento sepolcrale che l’imperatore costruì per se e
che ha dimensioni esattamente doppie del Pantheon
(diametro di 87 metri contro i 43,44 metri del Pantheon).
Di questo primo edificio, del quale non conosciamo
nemmeno l’esatta forma, rimase ben poco dopo che un
incendio nell’80 d.C. lo distrusse. Un parziale rifacimento
fu completamente soppiantato dal nuovo progetto
realizzato per volere di Adriano imperatore negli anni
compresi tra il 118 e il 125 d.C.
Adriano, come suo costume, lasciò il nome di Agrippa
inciso, cosa che ingenerò parecchi problemi interpretativi
nei secoli successivi. Oggi sappiamo che la mano di
Adriano fu sicuramente molto presente nel concepimento
di questa imponente opera (suo è con sicurezza il
grandioso pronao che oggi fronteggia la cupola, mentre
quasi certamente Adriano non cambiò l’orientamento del
monumento: il portone d’ingresso già nella versione di
Agrippa era nella medesima posizione). Marguerite
Yourcenar, nel famosissimo romanzo dedicato
all’imperatore, mette in bocca al sovrano queste parole:
Avevo voluto che quel santuario di tutti gli dei
riproducesse la forma della terra e della sfera stellare,
della Terra dove si racchiudono le sementi del fuoco
eterno, della sfera cava che tutto contiene.. Quel tempio
aperto e segreto era concepito come un quadrante solare.
(3)
Abbiamo dunque già una buona descrizione esoterica: un
tempio aperto e segreto, questo doveva sicuramente
essere, per i suoi ideatori – Adriano e i suoi valenti
ingegneri e architetti – il Pantheon di tutti gli dei di Roma.
Se vogliamo dire qualcosa appena riguardo la secolare
storia dell’edificio, dobbiamo saltare molti passaggi e
segnalare quanto meno che dopo la funzione celebrativa
(pagana) e astronomica assolta nei primi tre secoli, il
monumento – dopo l’avvento di Costantino e la
cristianizzazione dell’Impero – conobbe un lungo oblio
(proprio per la sua destinazione ad uso delle divinità
pagane cui era intitolato) che durò fino al giovedì 13
maggio – giorno dell’Ascensione (particolare che dobbiamo
ben tenere a mente) del 611, quando il feroce imperatore
Foca, conquistato il trono imperiale a Costantinopoli, per
ingraziarsi papa Gregorio I prima concesse la vetta del
Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo) per farvi
collocare un simulacro dell’Arcangelo Gabriele, poi, per
blandire il successore Bonifacio III concesse che il
Pantheon fosse consacrato in tempio cristiano.,
trasformando la dedicazione a tutti gli dèi, nella
dedicazione a tutti i santi con l’intitolazione di Santa Maria
ad martyres, stabilendone poi la ricorrenza nella data del
1. novembre.
Tale titulus restò fino ai nostri giorni.
A tale proposito è subito il caso di dire che con
l’associazione con l’Ascensione cristiana (l’Assunzione
della Vergine, tradizionalmente celebrata in estate) si
assisteva – genialmente – alla cristianizzazione di un
simbolo molto, molto più antico.
Il primo Pantheon, infatti, quello di Agrippa era stato
edificato proprio su quella zona del Campo Marzio,
particolarmente depressa – una delle più basse di Roma –
e soggetta a frequenti inondazioni del Tevere, che la
tradizione antica di Roma associava alla assunzione in
cielo del suo fondatore, Romolo.
Si tratta di una leggenda antichissima, risalente per
l’appunto agli anni subito posteriori alla morte del primo
Re romano, della quale Agrippa e i costruttori del primo
Pantheon erano perfettamente a conoscenza e che
probabilmente intesero celebrare proprio attraverso la
realizzazione di quello straordinario oculus nella cupola
del Pantheon, di dimensioni enormi – diametro 8 metri e
92 centimetri) – che metteva in comunicazione
direttamente la Terra con il Cielo.
L’ascensione (pagana) di Romolo, secondo il racconto della
tradizione, avvenne dopo 38 anni di regno: un giorno,
mentre passava in rassegna il suo esercito, scoppiò una
terribile tempesta. Fulmini, lampi, e un incendio che si
scatenò negli accampamenti. Tornata la calma, ogni
ricerca del Re diventò vana. Romolo era scomparso, come
se si fosse appunto volatilizzato. E la testimonianza di un
patrizio, amico fedele del re, fu determinante. Si chiamava
Iulius Proculus: fu costui ad asserire di aver visto con i
propri occhi il Re ascendere al cielo nel turbinio dei lampi.
Il rito celebrativo di questa salita al cielo, da parte di
Romolo, prese a celebrarsi, con il passare dei secoli nella
palus caprae, la palude della capra, quella palude che
occupava il terreno alluvionale dove fu edificato, sette
secoli dopo, il Pantheon.
Ecco dunque spiegato il primo motivo per l’esistenza di
quello straordinario oculus. Non il solo, però.
Come abbiamo visto, la circolarità, cioè il concetto di
orbis, regna sovrano in questo misterioso monumento,
come è stato fatto osservare, tra gli altri, da Cesare
D’Onofrio. (4)
Se infatti esteriormente, dalla facciata, il Pantheon dà e
dava l’impressione di un tempio tradizionale – sul modello
appunto del Partenone – non appena varcata la soglia – il
portone monumentale è uno dei tre originali romani
ancora esistenti e misura 7,50 metri di larghezza e 12,50
metri di altezza – si viene come risucchiati all’interno di
una perfetta sfera delimitata da un tamburo cilindrico, in
opera laterizia, spesso ben 6 metri !
La doppia decorazione, in due diversi registri, del
tamburo, lo straordinario pavimento – a quadrati e cerchi
(ancora quadrati e cerchi!) - e soprattutto la cupola
articolata in cinque ordini di 28 (un numero che ritorna in
tutta la costruzione) cassettoni concentrici, conferiscono
all’opera un aspetto grandioso: la percezione del vuoto è
impressionante, sembra di essere capitati all’interno di
una enorme bolla di sapone, dove esterno e interno, vuoto
e pieno tendono a coincidere. A proposito del pavimento –
originale, seppure restaurato nel 1872 - vale la pena
aggiungere che il disegno geometrico, simile ad una sorta
di scacchiera esercita pure un forte fascino simbolico,
tutto da decifrare: è composto infatti da una serie di fasce
parallele e perpendicolari che definiscono quadrati, al cui
interno sono inscritti quadrati ancor più piccoli, oppure
dei tondi (i pannelli con i quadrati sono costituiti da una
cornice di porfido rosso e da quadrati piccoli in
pavonazzetto bianco con venature azzurro-viola; i pannelli
con i tondi hanno, invece, una cornice di marmo giallo ed il
tondo di granito egiziano grigio scuro o di porfido rosso).
E’ inoltre leggermente concavo in modo da convogliare le
acque piovane in 22 fori che fanno parte di un complicato
sistema di fognature sotterranee. Ciò nonostante ogni
romano sa che perfino la pioggia rappresenta uno
spettacolo, vista dall’interno del Pantheon: perché, a
meno di una precipitazione particolarmente intensa o
abbondante, la pioggia normalmente sembra sospesa al di
sopra dell’oculus, e impossibilitata ad entrarvi, ciò a causa
di quell’effetto camino, cioè della corrente d’aria
ascensionale che porta alla frantumazione delle gocce di
pioggia e le rallenta, altra proprietà che evidentemente gli
architetti romani dimostravano di conoscere molto bene.
In questa struttura unica, che non dimentichiamolo era
intitolato a tutte le divinità, le cui effigi erano
simbolicamente raffigurante all’interno, negli altari
collocati lungo la parete circolare, c’è una divinità alla
quale viene assicurata la supremazia su tutte le altre: il
Sole.
E’ il sole infatti – come sa bene ogni romano - il vero
protagonista del Pantheon. E’ la luce del sole, che
filtrando dall’oculus, nelle diverse stagioni e nelle diverse
ore del giorno, a cambiare continuamente la prospettiva e
a conferire al monumento un ulteriore significato
esoterico.
Non sappiamo con certezza se nel progetto originario del
Pantheon, e nella sua versione successiva, fossero previste
anche delle tacche bronzee orarie e dedicate ai simboli
zodiacali, incise sul pavimento, come avviene per altri due
famosi templi romani – l’Obelisco solare di Augusto (5) e la
Basilica di Santa Maria degli Angeli in Piazza della
Repubblica (6) – ma quel che è certo è che il Pantheon
doveva avere certamente anche una funzione meridiana,
con la particolarità che qui si tratta di una meridiana
senza gnomone: non c’è cioè alcun perno, l’indicazione
delle ore e del passaggio dei segni avviene semplicemente
per opera diretta del sole, che filtra attraverso il passaggio
della cupola.
Ad ogni mezzogiorno di ciascun solstizio, il Pantheon offre
lo spettacolo del fascio solare che proietta la sua luce
esattamente al centro del portale di accesso, fenomeno
che si ripete regolarmente allungandosi sempre più,
obliquamente, dal 21 giugno al 21 dicembre fino ad
arrivare, attraverso la grata sormontante il portone di
accesso, al pavimento del pronao, esterno dunque alla
Cupola. E’ un fenomeno di straordinaria precisione: il
volume sferico della volta, che idealmente riproduce la
sfera celeste, viene tagliato dalla luce solare (modellata
dall’oculus) durante gli equinozi, proprio dal cornicione,
che invece riproduce simbolicamente l’equatore celeste.
Basterebbe già questo a far capire che la natura del
Pantheon, secondo i suoi ideatori, era quella di un
monumento cosmologico, dedicato allo studio del cielo
diurno e di quello notturno.
E difatti innumerevoli elementi di natura
cosmologica/astronomica sono rintracciabili nella
costruzione, come ad esempio le file di 28 lacunari (o
cassettoni) all’interno della volta, che in origine erano
rivestiti di marmi decorati e di stelle: è appena il caso di
dire che anche il numero 28 non è affatto casuale e
richiama direttamente il numero delle fasi lunari.
Insomma, non è azzardato ipotizzare che il Pantheon sia
stato concepito come un enorme, sofisticatissimo
calendario di pietra, capace non solo di riprodurre i
meccanismi della sfera celeste, e di mettere in simbolica
comunicazione la Terra e il cielo, ma probabilmente anche
di evidenziare il movimento dei pianeti grazie alle sette
divinità planetarie conosciute allora, le cui effigi erano
riprodotte all’interno del Tempio e che venivano illuminate
anch’esse dalla meridiana diurna del Sole e da quella
notturna della Luna.
Un ultima particolarità sulla quale vale la pena di
soffermarsi – e che interessa direttamente l’aspetto
esoterico del monumento – è il fatto che esso appare ad
alcuni come una sorta di Stargate – cioè quel meccanismo
che la fantascienza immagina in grado di mettere in
comunicazione mondi diversi nell’universo attraverso
peculiarità di percezione definite uniche.
Da questo punto di vista il Pantheon offre, anche dal punto
di vista acustico, qualità fenomenali: un suono emesso
all’interno della grande volta, infatti, anche un semplice
battito delle mani, può moltiplicarsi, in particolari
circostanze, per decine e decine di volte.
Ciò che ha autorizzato ad attribuire al bi millenario
monumento di Agrippa e Adriano, la capacità di sviluppare
potentissime percezioni di psicologia esoterica che fanno
riferimento alla Teoria dei sette raggi, che governa o
pretende di governare le forze particolari o i tipi di
energia individuali e collettivi (7).
Da questo punto di vista quindi il Pantheon sarebbe
nient’altro che uno dei più potenti centri energetici del
mondo. Una sperimentazione oggi piuttosto difficile,
comunque, da tentare, vista l’occupazione oramai
permanente del monumento, da parte delle fittissime
torme di turisti che ogni giorno, e in ogni ora del giorno,
stabilmente lo occupano.
Una possibilità però di evocare il fascino misterioso di
questo luogo e di percepirne le proprietà scenografiche
uniche è quella di assistere alla cerimonia della pioggia di
petali di rosa che si svolge ogni domenica di Pentecoste:
un rito vecchio di mille e settecento anni, che è stato
ripristinato nel 1995. Al termine della messa di
mezzogiorno, dall’oculus vengono fatti calare migliaia e
migliaia di petali di rosa, che nella luce abbagliante
diventano una specie di nube rossa.
Nell’antica festa, dei primi cristiani a Roma, la rosa
rappresentava il sangue di Gesù Cristo versato per la
redenzione dell’umanità e allo stesso tempo le lingue di
fuoco della Sapienza e dello Spirito che calavano sulla
comunità dei credenti.
Ancora una volta, quindi il Pantheon come porta di
connessione tra la Terra e l’Altrove, tra l’uomo e una
dimensione diversa, ubiqua e superiore.
Tratto da F.Falconi – Monumenti Esoterici d’Italia, Newton Compton Editori,
Roma, 2013.
Note
1. Alla sezione aurea, alla storia di questo numero lunga tremila anni, e alle sue
incredibili implicazioni in natura e nella storia dell’arte umana, ha dedicato un mirabile
libro qualche anno fa l’astrofisico statunitense Mario Livio, direttore del dipartimento
scientifico dell’Istituto del telescopio spaziale Hubble (Mario Livio, La sezione aurea,
RCS libri, 2003.
2. Di Marco Vipsanio Agrippa ci occuperemo anche nel capitolo 15 di questo libro,
dedicato a Cuma, in quanto artefice di quella galleria che taglia in due la collina sotto
l’Acropoli della antica città che immette in quello che viene identificato come Antro
della Sibilla.
3. Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi, 1998.
4. Sulla circolarità del Pantheon e sul toponimo relativo alla Rotonda, si veda, di Cesare
D’Onofrio, Gli Obelischi di Roma, Romana Società Editrice, 1992, pag. 403 e ss.
5. L’orologio solare di Augusto, la più grande meridiana del mondo antico, sorgeva in
Campo Marzio e usufruiva dell’Obelisco, attualmente antistante a Montecitorio, come
gnomone. Frammenti del pavimento originario della grande meridiana esistono ancora
e sono visibili nei sotterranei di alcuni edifici di Piazza San Lorenzo in Lucina.
6. La meridiana nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Piazza della Repubblica a
Roma (costruita su progetto di Michelangelo Buonarroti nel grande vano di una
porzione delle Terme di Diocleziano), fu realizzata dall’architetto Francesco Bianchini
per il Giubileo dell’anno 1700 per volere di Papa Clemente XI.
7. Per la Teoria dei sette raggi, vedi: Alice A. Bailey, Trattato dei sette raggi, Psicologia
Esoterica, Editrice Nuova Era, 2009, Roma.