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All'inizio Del Viaggio: MAGGIO 2025

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Enrico Mele
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All'inizio del viaggio

MAGGIO 2025
www.ottopermille.sokagakkai.it

COLTIVIAMO
INSIEME
IL CAMBIAMENTO
POSITIVO
Il tuo 8x1000 all’Istituto Buddista Italiano
Soka Gakkai semina speranza per il futuro
Puoi destinare l’8x1000 dell’IRPEF all’Istituto di destinare i fondi dell’8x1000 al sostegno di
Buddista Italiano Soka Gakkai, come previsto attività sociali e umanitarie.
dalla Legge di Intesa con lo Stato italiano (art. Secondo le linee guida per l’utilizzo dei
18 L.130/2016). fondi, i nuovi progetti vengono implementa-
Basta firmare nell’apposita sezione della ti in quattro aree principali: Diritti Umani,
dichiarazione dei redditi (Certificazione Unica, Educazione, Ambiente e Cultura.
Modello 730 o Modello Unico) e selezionare la Proseguendo il sostegno a progetti già
casella corrispondente. Non serve indicare il attivi per la tutela dell’ambiente e il disarmo
codice fiscale. nucleare, nell'annualità 2025/2026 si raffor-
Ispirandosi ai valori dell’umanesimo zeranno ulteriormente gli interventi legati
buddista, la Soka Gakkai italiana ha scelto all’educazione e ai diritti umani.

Scelta per la destinazione dell'otto per mille dell'IRPEF


Nella sezione
dedicata alla
scelta del
destinatario del
proprio 8x1000,
è sufficiente
selezionare
la casella
corrispondente.

Non viene
richiesto
il codice
fiscale del
destinatario.
sommario
BUDDISMO E SOC I ETÀ | 25 6 M AG G I O 2 02 5
In questo numero
speciale

4 Questo mese si apre con una data importante: il 3


maggio, Giorno della Soka Gakkai e delle madri Soka,
ALL'INIZIO DEL VIAGGIO in cui ricorre anche il sessantacinquesimo anniversa-
Dedicato a chi comincia rio della nomina di Daisaku Ikeda a terzo presidente
5 La prima volta
della Soka Gakkai.
7 Karma e felicità
8 Insieme Nello Speciale di questo numero presentiamo, come
10 Scoprirsi Budda in uno zadankai che accoglie e vuole incoraggiare chi
11 Continuare sta compiendo i primi passi nella pratica, una serie di
12 Osservando il cambiamento di un'amica
14 Pioniere anch'io, grazie al mio maestro racconti in prima persona per trasmettere momenti
16 Inchinarsi di snodo nella fede e rivoluzioni dentro la vita. Condi-
18 Affrontare la morte visione, incoraggiamento, propagazione: le relazioni
20 La scoperta dei dieci mondi
umane, profonde, sincere, cuore a cuore, sono un
22 Ho preso per mano la mia malattia
aspetto fondamentale della nostra pratica.
rubriche E nello Studio mensile, dedicato alla spiegazione del
Gosho Fiori e frutti, si approfondisce la relazione tra
24 maestro e discepolo: tra Nichiren e il suo primo mae-
CHIAVI DI (S)VOLTA stro Dozen-bo, tra i tre maestri, e tra noi e il nostro
Lavoro
maestro Ikeda, in una commovente circolarità: «Se la
serie terra è l’insegnante, o il maestro, e la pianta è l’allievo,
o il discepolo, allora la prima fioritura e produzione
26 di chicchi corrisponde alla crescita del discepolo
LA VITA DI NICHIREN che diventa una persona eccellente e consegue la
dodicesima puntata
La permanenza a Echi Buddità. E proprio come l’essenza della pianta di
riso ritorna alla terra, il grande beneficio acquisito
studio dal discepolo ritorna al maestro e permette anche a
quest’ultimo di conseguire la Buddità».
29 Nella rubrica Chiavi di (s)volta sono le parole di
LO STUDIO MENSILE
Daisaku Ikeda dirette ai giovani che ne rappresen-
maggio | Fiori e frutti
lezione di Daisaku Ikeda
tano un toccante esempio: «Penso costantemente
a voi, giovani membri che siete appena entrati nel
rubriche mondo del lavoro. Siete in buona salute? Avete fatto

42 una bella colazione abbondante? Dormite abbastan-


za? Prego con forza affinché viviate ogni giorno in
PER I BAMBINI E LE BAMBINE
LE AVVENTURE DI GOMMA E CARBONCINO ottima salute e di buon umore, senza rimpianti».
L'importanza di avere radici irrigate Mentre Gomma e Carboncino, con l'acqua della gra-
storia ispirata alla lezione dello studio mensile
titudine per il maestro, rendono rigoglioso tutto il
Legenda loro ambiente.
RSND: Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, Infine nella puntata della Serie "La vita di Nichiren",
ed. Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai
GZ: Nichiren Daishonin Gosho Zenshu, ed. Soka Gakkai (in giapponese) dedicata al periodo in cui il Daishonin venne recluso
SDLPE: Il Sutra del Loto, nuova edizione completa a Echi, si analizza il perché delle persecuzioni che
di prologo ed epilogo, Esperia, 2014
MDG: D. Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia si presentano nella vita di coloro che diffondono
SSDL: D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Esperia
l’insegnamento buddista corretto come conseguenza
RU: D. Ikeda, La rivoluzione umana, Esperia
NRU: D. Ikeda, La nuova rivoluzione umana, Esperia dell’avere propagato il Sutra del Loto.
BS: Buddismo e società
NR: Il Nuovo rinascimento
speciale

All’inizio
del viaggio
DEDICATO A CHI COMINCIA

4 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


Come in una riunione di discussione, che accoglie e vuole incoraggiare chi sta compiendo i primi
passi nel Buddismo, presentiamo un carosello di racconti in prima persona dove si focalizzano
alcuni punti nevralgici del nostro insegnamento. Per condividere, con chi sta iniziando, i mo-
menti di snodo nella fede e le rivoluzioni dentro la vita.

Una rosa di argomenti da affrontare anche senza seguirne l’ordine, in modo circolare: lo
stupore, i dubbi, l’esperienza di recitare Nam-myoho-renge-kyo per la prima volta; la scoperta
dei dieci mondi, per vederli in sé e imparare a viverli positivamente; la libertà di assumersi la
responsabilità del proprio karma; il confronto con la malattia, che può guarire qualcosa di pro-
fondo; condividere uno scopo comune e la gioia di contribuire a qualcosa di grande; il rispetto
verso gli altri, comprendendone le scelte anche quando ci sembrano sbagliate; l’immensità di
attraversare e superare il dolore della morte.

Per chi è all’inizio del viaggio. Ma in realtà per tutti e tutte noi, che ripartiamo ogni giorno per
il nostro viaggio nella fede.

La prima volta
Avevo 24 anni e mi ero appena trasferito a fuori della porta ed essere entrati in una pic-
Livorno per motivi di lavoro. Era il 1985. La cola stanza in cui già in diversi erano seduti
prima persona che conobbi fu Gianni, pro- per terra, rimasi travolto emotivamente da
prietario della birreria di fronte alla mia casa e quel vociare all’unisono, profondo e potente,
anche lui originario della Campania. Entram- e attratto ipnoticamente da quella pergame-
mo presto in confidenza e lui, quasi subito, na posta nell’altare buddista. Claudio, quello
tenne a farmi sapere che praticava il Buddi- che sembrava guidare la riunione, diede una
smo con grande soddisfazione di risultati e di spiegazione della cerimonia appena conclusa
trasformazioni. Stranissimo: si trattava dello e alcuni dei presenti parlarono di se stessi e
stesso Buddismo di cui mi avevano parlato dei benefici che trovavano da quando aveva-
anni fa a Salerno, la mia città, ma all’epoca, no iniziato quella pratica. Rimasi meravigliato
nel 1980, ero troppo impegnato nel fare la ri- di quanto quegli sconosciuti fossero seria-
voluzione politica. mente interessati alla vita nel suo insieme e
Accettai invece subito l’invito di Gianni a par- dalla franchezza e libertà con cui parlavano
tecipare a una riunione e andammo a casa di apertamente dei propri problemi. Fui colpito
Fabrizio dove, dopo aver lasciato le scarpe dagli occhi puliti dei giovani presenti e dalla

5
SUTRA DEL LOTO: l’insegnamento che Shakyamuni, il fondatore del Buddismo, predicò negli ultimi otto anni
della sua vita, nel quale dichiara che tutte le persone possono manifestare la condizione vitale del Budda o Buddità
NAM-MYOHO-RENGE-KYO: legge o verità suprema dell’universo che permea tutti i fenomeni, definita Legge mistica
DAIMOKU: la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo
GONGYO: lett. “pratica assidua”, indica la recitazione del Daimoku e di passi del Sutra del Loto
NICHIREN DAISHONIN: fondatore, nel XIII secolo, della scuola buddista giapponese basata sul Sutra del Loto;
stabilì la pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo come il mezzo per attivare la propria Buddità innata
GOHONZON: l’oggetto di culto iscritto da Nichiren Daishonin, che incarna la Legge mistica

fermezza rassicurante degli adulti, alcuni dei In realtà, cercando di mettere in pratica al
quali anche in là con gli anni. Fui investito da meglio delle mie capacità le indicazioni di
una sensazione di benessere. Erano tutte per- Daisaku Ikeda, colui che divenne presto il mio
sone che emanavano serietà e allegria. Inoltre, maestro, le risposte, con il tempo, sono venu-
e questo faceva la vera differenza, come me te da sole. Intanto il termine italiano “prega-
volevano cambiare il mondo. Io ho comincia- re” non rende giustizia al significato profondo
to così: fidandomi del mio istinto sia riguardo della cerimonia di Gongyo e della pratica di
a degli sconosciuti sia riguardo alle promesse Nam-myoho-renge-kyo. Inoltre, la Legge è
di una pratica che, per qualche strano motivo, mistica nel senso che la sua validità e il suo
sentivo familiare e che mi parlava di rivoluzio- potere si “percepiscono”, le parole aiutano
ne, innanzitutto la mia. ma non bastano a darne una spiegazione.
Questo Buddismo, in seguito, non avrebbe Così quello che per me ha fatto la differen-
mancato di stupirmi. Nel giro di poche setti- za è la prova concreta: con questo Buddismo
mane non ebbi più la necessità di assumere non solo divento sempre più cosciente e con-
sostanze stupefacenti pesanti, mie ingom- sapevole di come funziono, ma tendo ad as-
branti compagne di viaggio. Con il passare sumermi sempre più la responsabilità di me
delle settimane la mia vita divenne stabile, stesso e di come abito il mondo. Sento con
leggera e gioiosa. Certo, io mi impegnavo al la mia vita che il Daimoku mi aiuta a operare
massimo delle mie possibilità. dal profondo il cambiamento di volta in volta
Ero veramente sconcertato dai risultati. Sem- più adatto a me. Non che io sia arrivato a un
pre più spesso mi chiedevo se, nel mio nuovo qualche capolinea e che questo processo sia
approccio agli accadimenti personali e nella terminato. Tutt’altro.
mia rinnovata visione del mondo, non vi fos- Certo è che dall’aprile del 1986, anno in cui
se una sorta di autoconvincimento. Certo la ho deciso di abbracciare il Buddismo di Ni-
teoria buddista che studiavo era più che logica chiren, di custodire il Gohonzon di Nam-
e convincente, non vi trovavo “punti deboli”, myoho-renge-kyo, essenza del Sutra del
ma Nam-myoho-renge-kyo era proprio l’uni- Loto, e di essere discepolo del mio maestro,
ca vera Legge? E perché proprio questa fra- ho fatto il voto di prendermi cura di me e di
se? Inoltre, non lo nascondo, avevo difficoltà partecipare, per la mia parte, al cambiamento
con l’idea di preghiera per come la conoscevo, globale, nel rispetto di tutti gli esseri viventi.
e cioè adorare, rendere grazie, presentare ri- Questo impegno non mi pesa, anzi mi rende
chieste. Mi chiedevo, poi, se quanto mi stava sempre più me stesso e sempre più libero.
accadendo non fosse un caso o dovuto solo Non è scontato, non è una passeggiata, ma è
alla mia forza di volontà, oppure se avrei potu- così. Ed è meravigliosamente appassionante
to ottenere risultati analoghi con un qualsiasi e piacevole.
metodo di tipo psicologico. (Pasquale Dioguardi)

6 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


Karma e felicità

«Se reciti Nam-myoho-renge-kyo puoi essere brutto scherzo della vita, ma il perfetto mate- KARMA: lett.
felice». Avevo sedici anni e davanti a questa riale per esprimere la propria “missione” in que- “azione compiuta”,
affermazione di una cara amica scapocciai di sta vita. Visto così il panorama era molto più definisce anche
la forza latente
brutto: «Io al massimo me la cavo!». affascinante, la vita avventurosa e il potere di
prodotta da questa
La felicità non era proprio contemplata nel mio cambiarla, navigarla e dirigerla mi pareva pro-
FELICITÀ: la
orizzonte futuro, ero in una situazione, a mio prio una forma di felicità indistruttibile. pratica buddista
modo di vedere, troppo compromessa. Una Così “trasformare il karma in missione” si è ri- promette quella
madre con un disturbo psichiatrico importan- velato il binario sul quale far correre la mia “assoluta”, libera
te, un papà segnato da un cancro invalidante e vita. Le mie esperienze familiari così intrica- dall’influenza
del karma
una storia di intrecci familiari da far impallidire te e dolorose sono diventate, insieme ai miei
MISSIONE:
la più intricata dynasty story. La felicità a que- studi, il mio patrimonio umano e la mia mis-
in giapponese
sto giro non era più possibile. E invece… sione: oggi sono psicoterapeuta e mi occu- shimei, usare la vita
Alcuni anni dopo, iniziando a recitare po in particolare di traumi. Alla me sedicenne
Nam-myoho-renge-kyo, mi fu quasi subito vorrei raccontare di quanto sia stato prezio-
chiaro che quel groviglio di sofferenze e pro- so tutto quel materiale che pensavo fosse di
blemi era il senso della mia storia, il materiale risulta e che invece oggi è la mia risorsa: non
dal quale avrei potuto sprigionare il mio poten- solo sostiene la mia vita in senso economico,
ziale di libertà, cambiamento, significato e sì, ma mi consente di contagiare, con la speran-
felicità. Ero iscritta a psicologia e parallelamen- za di un cambiamento verso la felicità, tutte
te ai miei esami correvano le mie trasformazioni le persone che si affidano a me come profes-
familiari, interiori, esistenziali. Recitare Daimoku sionista perché, a differenza di quando avevo
rivoluzionava le mie visioni delle cose, avere sedici anni, ora che ne ho cinquantacinque ho
un maestro fiducioso e incoraggiante come la certezza che si può essere felici qualsiasi
Daisaku Ikeda mi spingeva ogni volta oltre il cosa ci sia accaduta, qualsiasi guaio ci abbia
limite che mi appariva invalicabile, e anche se colpito, qualsiasi sofferenza ci divori dentro.
nuovi problemi continuavano a sorgere mi era La speranza, che spesso i miei pazienti mi
sempre più chiaro che il karma non è un destino hanno detto di leggere nei miei occhi e nel-
pesante né uno scotto da pagare e neppure un le mie parole, è convinzione assoluta: ogni

7
vita può essere felice se sprigiona il suo po- bertà che ogni vita ha in sé da sempre.
tenziale grazie a quel materiale messo a di- Non solo ce la possiamo cavare, ma possiamo
sposizione dal karma, che non è né positivo rendere la nostra vita felice e utile alla felicità
né negativo, semplicemente è lì nelle nostre altrui in una rete infinita di contatti e influenze
mani per essere plasmato, utilizzato, dire- reciproche, in un contagio virtuoso di bene e
zionato e colorato dalle nostre scelte, dalle bellezza.
nostre lotte, dal nostro coraggio e dalla li- (Vanessa Donaggio)

Insieme Ho recitato Daimoku e Gongyo per un anno


e mezzo a casa mia prima di partecipare a
una riunione. Venivo da un forte impegno
politico, per me la religione era l’oppio dei
popoli, quindi sentivo che una dimensio-
ne collettiva di spiritualità orientale che mi
sembrava un po’ new age, e di cui peraltro
ero profondamente ignorante, mi avrebbe
dato molto fastidio.
È stata l’inaspettata gioia di vivere
sperimentata in quei mesi, che a soli
25 anni pensavo estinta per sempre,
insieme a un senso di libertà pro-
fonda e rinnovata fiducia, che mi
hanno fatto rivedere alcuni pila-
stri ideologici su cui poggiava la
mia vita, fare un atto di umiltà e
decidere di partecipare, grata, al
mio primo zadankai.
Temevo un’impronta nipponica
e clericale ma ho trovato un’or-
ganizzazione aperta, laica, il cui
motto è “Buddismo per la pace,
la cultura, l’educazione”. Ho co-
minciato a leggere Daisaku Ikeda,
che spiegava i princìpi buddisti ci-
tando i classici della letteratura mon-
diale, parlava di Jean-Paul Sartre, di
rivoluzione, di impegno sociale, di solida-
rietà, di pace. L’ho sentito tanto vicino: quello

8 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


ZADANKAI: lett. “sedersi e parlare”, riunione in cui i praticanti
si incontrano e si scambiano esperienze di fede
SOKA GAKKAI: organizzazione laica buddista fondata in Giappone
che diceva, e il modo in cui lo diceva, mi ri- nel 1930, che fa riferimento al Buddismo di Nichiren Daishonin
KOSEN-RUFU: dichiarare e propagare ampiamente. Il termine
suonavano, in un certo senso era tutto ciò in
compare nel Sutra del Loto e indica la propagazione
cui avevo sempre creduto. Così ho incontrato del Buddismo a livello mondiale
il maestro, una fonte inesauribile di visione, BUON AMICO: chi aiuta a praticare correttamente, ispirando,
saggezza e incoraggiamento a cui tuttora incoraggiando e sostenendo
non smetto di abbeverarmi.
Ero finalmente nel posto giusto, e come mol-
te persone che per lungo tempo si erano de- saranno libere dalla sfortuna e dai disastri e im-
dicate agli altri con una sorta di abnegazione, pareranno l’arte di vivere a lungo» (La pratica
di spirito di sacrificio, ero contenta di aver dell’insegnamento del Budda, RSND, 1, 347).
trovato una strada che tenesse conto anche Kosen-rufu è un’utopia che si realizza mentre
della mia felicità. si cerca di procedere insieme per lavorare a
Ho scoperto kosen-rufu, che significa “dichia- questo progetto. C’è un principio buddista
rare e propagare ampiamente”, cioè sperimen- importante, “diversi corpi, stessa mente”, che
tare e condividere con gli altri l’ideale di mi- lo descrive: tante, diverse individualità che si
gliorare il mondo attraverso la trasformazione rispettano e si valorizzano a vicenda manife-
individuale, mettendo in pratica il messaggio stando la stessa mente del Budda, quella pro-
fondamentale del Buddismo: ogni essere uma- fonda natura illuminata che ogni vita possiede.
no, così com’è, è degno del massimo rispetto L’unica vera modalità, a mio avviso, è tessere
e deve poter esprimere liberamente le proprie un arazzo multicolore di relazioni autentiche,
potenzialità. Me lo spiegarono in una riunione intime, basate su uno scambio profondo al li-
poco prima di ricevere il Gohonzon: da quel vello di questa nostra natura illuminata. Posso-
momento kosen-rufu dipendeva anche da me. no essere incontri fugaci, di un’ora appena, a
Mi sono buttata a capofitto in questa impre- volte in videochiamata, ma lasciano un profon-
sa, sperimentando la sfida, la gioia, ma anche do benessere interiore e rimangono esperienze
le difficoltà di condividere con le più diverse cruciali che portano alla costruzione di un tes-
mentalità e scelte di vita. suto di pace. Una pace in movimento, una pace
A volte ho sofferto per la semplificazione, il che si realizza attraverso la trasformazione de-
giudizio, il controllo, i limiti di un’organizza- gli esseri umani, per dirla con la Soka Gakkai
zione “umana”, come l’umana tendenza a non grazie alla propria rivoluzione umana.
rispettare l’individualità in nome della ricerca Mi è capitato varie volte, in passato ma anche
di perfezione. adesso, di essere in disaccordo con scelte
Ma soprattutto ho gioito: nel praticare in- importanti dell’organizzazione e ho espresso
sieme, ragionare insieme, costruire insieme, e continuo a esprimere il mio punto di vista.
crescere insieme, vincere insieme. Ho scoper- Ma sono ancora qui, non me ne sono anda-
to l’importanza cruciale dei “buoni amici”: a ta e nessuno mi ha mandata via; quindi vado
volte ho sciolto nodi profondi della mia vita avanti e andiamo avanti insieme perché non
semplicemente pensando ad alcuni/e di loro. c’è niente di più bello che costruire qualcosa
Ma come sarà il mondo di kosen-rufu? Nichiren di cui nessuno sa quale sarà la vera forma,
lo descrive come un’epoca in cui «il vento non come l’universo che è in espansione e in con-
spezzerà i rami o le fronde, né la pioggia cadrà tinua evoluzione.
così forte da rompere una zolla […] e le persone (Maria Lucia De Luca)

9
Scoprirsi Budda
BUDDA: persona In questi giorni ho ritrovato delle vecchie iniziarono a scaldare il mio cuore già sconfitto.
illuminata alla polaroid relative ai compleanni della mia ado- Perché “l’oscurità innata della vita” in quel mo-
suprema verità lescenza. Osservando quelle immagini, quei mento era rappresentata dall’idea di non esse-
della vita; il Sutra
ricordi congelati, mi è tornata in mente la re abbastanza, di non valere, di essere una per-
del Loto riconosce
in tutte le persone
piccola me, ancora in costruzione, che guar- sona mediocre. Mentre secondo il Buddismo
la potenziale dandosi allo specchio faceva fatica a ricono- ognuno e ognuna di noi possiede dentro di sé
capacità di essere scere e ad amare l’immagine riflessa. un potenziale illimitato, un tesoro prezioso che
Budda Mi ricordo anche di un giorno in cui i miei niente e nessuno può portarci via. Perché sia-
OSCURITÀ: genitori, entrambi praticanti, mi raccontarono mo unici e perfette nella nostra diversità.
incapacità
di come nel Buddismo parlare di “Budda” era Razionalmente lo trovavo un concetto meravi-
di riconoscere
qualcosa che riguardava anche me. glioso, ma non credevo fosse possibile, alme-
la vera natura
della propria vita Si, perché “tutte e tutti noi siamo Budda”. Ma no non per me. Ma ho deciso di fidarmi. Perché
cosa significa? Pensai. quando si inizia ci fidiamo, sperimentiamo la
«Quando una persona è illusa è chiamata co- preghiera, la recitazione di Nam-myoho-renge-
mune mortale, ma una volta illuminata è chia- kyo. È stato bellissimo fare Daimoku per ricono-
mata Budda. Anche uno specchio appanna- scermi, per trovare dentro di me quella stanza
to brillerà come un gioiello se viene lucidato. libera dall’oscurità, libera da quel pensiero che
Una mente annebbiata dalle illusioni deriva- bloccava la mia crescita, libera di credere che
te dall’oscurità innata della vita è come uno anche io sono un Budda. Ma ancora più mera-
specchio appannato, che però, una volta lu- viglioso è stato scoprire che la porta di quella
cidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazio- stanza è sempre accessibile. Ogni volta che, re-
ne alla verità immutabile. Risveglia in te una citando Nam-myoho-renge-kyo, riesco a eleva-
profonda fede e lucida il tuo specchio notte re lo stato vitale e a riconoscere che è possibile
e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando decidere chi realmente voglio essere e non la-
Nam-myoho-renge-kyo» (Il conseguimento sciare che sia l’ambiente a definirmi.
della Buddità in questa esistenza RSND, 1,3). Daisaku Ikeda scrive: «Essenzialmente, ognu-
Ho letto queste parole di Nichiren quando ero
al liceo, un ambiente scolastico duro, in cui con-
tinuamente alcuni professori ci dicevano che le
infinite ore di studio e l’impegno costante non
erano mai abbastanza, perché eravamo «delle
patate che non sarebbero mai diventate delle
pepite d’oro». E grazie a questo scoraggiamen-
to quotidiano ho iniziato a crederci anche io.
Per fortuna, però, quelle parole del Daishonin

10 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


no è un Budda, questa è la nostra “realtà”. La aver creduto alle parole di Nichiren, di esser-
luce della saggezza fa risplendere il mondo di mi fidata e di aver lucidato quello specchio
Budda. La nostra Buddità inizia a risplendere ogni giorno e di continuare a farlo. Perché ora
quando abbiamo la saggezza di capire che l’immagine riflessa la riconosco e ho imparato
siamo Budda» (SSDL, 1, 442). a credere in lei, in me.
Essere Budda è quindi una realtà, ma recitare Non ho più paura di guardarmi, anzi sono fe-
Nam-myoho-renge-kyo fa emergere la sag- lice di poter crescere e migliorare in coerenza
gezza per guardarci allo specchio e ricono- con la strada che ho deciso di percorrere; di
scerlo, per scoprire quel tesoro riflesso. ripartire sempre da me, domandarmi: oggi chi
Ripensandoci, dopo tanti anni, sono fiera di vuoi vedere allo specchio? (Rossella Maci)

Continuare
Iniziare a praticare il Buddismo, e continuare verità interne, fragili e quasi indecifrabili, che
a farlo, è una decisione, una necessità? grazie alla pratica di Nam-myoho-renge-kyo
Nel mio caso non è mai stata quel tipo di diventano la mia avventura e la mia strada.
“decisione” che, stando all’etimologia, ri- Nell’azione, sempre rinnovata, di continuare a
chiama l’idea di un definire per sottrazio- illuminarle, farle parlare, maturare e renderle
ne, dove la multiformità della vita è infilata progetto in relazione al resto e agli altri.
dentro una prospettiva circoscritta ritenuta E così è stato sempre, fin dall’inizio della mia
oggettivamente migliore di altre. pratica. Dapprima con maggiore incertezza,
È piuttosto un potente impulso vitale che mi più speranza che fiducia, di poter uscire dal-
spinge quotidianamente a praticare. Per rico- la nebbia e trovare risposte alle domande e
noscermi, “andarmi a trovare” internamente alle sofferenze più segrete; poi con maggio-
dove, seguendo un tragitto non mentale che dà re sicurezza, e gratitudine. Sempre in fedeltà
senso e fa pace con le mie incompiutezze, non all’irrinunciabile della mia storia (karma, de-
scarto parti di me in favore di qualche ipotetica stino, spinta esistenziale) e sempre recitando
perfezione esterna. È questo che mi affascina Nam-myoho-renge-kyo con fede e spirito di
e commuove, che mi lega indissolubilmente a avventura, per procedere senza scoraggiarmi.
questa pratica da più di trentacinque anni: la Nichiren scrive: «Sviluppa sempre più la tua fede
possibilità di ascoltare, dare dignità e storia a fino all’ultimo momento della tua vita, altrimen-

11
ti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da perto la maniera di non perdere le tracce di
Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi quel sentiero interiore, fatto di indizi – grumi
per undici giorni e ti fermi quando ne manca di dolore o guizzi di speranza – che mi fan-
uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la no vedere con chiarezza dove comprendere
capitale?» (Lettera a Niiike, RSND, 1, 910). di più, cambiare qualcosa, aprirmi al corag-
Mi sono chiesta di cosa si nutra la decisione gio o alla compassione. Per rispondere in
di non fermarsi e continuare a praticare. Nella modo autentico e senza ambiguità alle que-
mia esperienza soprattutto della voglia di vita: stioni che mi presenta il mio essere nata e
di respiro quando sto soffocando, di orizzonte viva sulla terra. E avvicinarmi passo passo a
quando sto faccia a terra, di capacità quando quell’irrinunciabile di me che alla fine dei miei
mi pare di aver esaurito tutte le mie carte. Di giorni mi farà sentire compiuta e soddisfatta.
speranza, ancora e comunque, quando il mon- «Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica
do sembra irreversibilmente incattivito. mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa;
Essere fedele a me: lo faccio costantemente questo resterà il solo ricordo della tua vita pre-
se continuo a recitare Daimoku. Non mi pos- sente in questo mondo umano» (Domande
so tradire se continuo a praticare. Perché con e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del
la pratica di Nam-myoho-renge-kyo ho sco- Loto, RSND, 1, 58). (Marina Marrazzi)

FEDE: credere di possedere il potenziale della Buddità e praticare attivamente


per cambiare in meglio se stessi
COMPASSIONE: in giapponese jihi, “togliere sofferenza e dare gioia”; sentire la profonda relazione
che unisce ogni forma di vita e agire di conseguenza

Osservando il cambiamento
di un’amica
Nel 1989 sentii per la prima volta il suono del ze: avevo chiuso da poco una relazione senti-
Daimoku e lo recitai una sera che uscii con mentale in malo modo, i miei genitori, anziani,
Paola, un’amica, ma mi sembrava solo una fra- si erano trasferiti al loro paese di origine e non
se strana. Lei mi parlava dell’effetto benefico avevo un lavoro. Ero chiusa e rassegnata nel-
sul suo malessere dovuto a situazioni familiari la mia condizione e non mi accorgevo quasi
complicate e dolorose, e mi raccontò di be- del resto, come chi sta «a lungo nelle latrine»
nefici visibili che venivano dalla recitazione di dice il Daishonin, e si dimentica «di quanto si-
Nam-myoho-renge-kyo. ano maleodoranti» (Adottare l’insegnamento
Ricordo bene, durante quel periodo in cui fre- corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 17).
quentavo le lezioni all’università ed ero ospite Il giovedì, prima e dopo la riunione, vedevo
a casa sua, la gioia e la luce che le si accende- Paola sempre molto lucente, tornava con una
va negli occhi quando arrivava il giorno delle carica e un’energia diverse che le permetteva-
riunioni. no di districarsi e vincere sulle evidenti difficol-
Io ero presa dai miei studi e dalle mie sofferen- tà che affollavano quotidianamente casa sua.

12 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


RIVOLUZIONE UMANA: profonda trasformazione individuale che risveglia alla dignità della vita. Definisce
l’idea dell’Illuminazione in un linguaggio attuale
BENEFICIO: effetto positivo della pratica nella vita; lett. “eliminare il male e produrre il bene”

Il suo cambiamento non fu immediato, c’era- collega di una passata esperienza lavorativa
no giorni di ansia, di dolore, ma via via diveni- che mi chiese più volte come mai fossi una
vano meno forti e meno invasivi. Le “abitudini persona così autentica e perché non fossi pre-
sofferenti”, quelle che col tempo lasciano un da anch’io dei venti che spiravano forti in quel
solco, era come se piano piano scivolassero posto: sfrenata competitività per i pressanti
via. I suoi punti fermi erano il Gohonzon, il obiettivi economici, collera, invidia. Piano pia-
Daimoku, la Soka Gakkai con i compagni di no durante le pause caffè le parlai della prati-
fede, il maestro e i Gosho. Era come se vedes- ca buddista e del pilastro che mi sorreggeva:
si in diretta cambiare il suo sentire, era la sua il Gohonzon. Le consigliai di praticare e spe-
rivoluzione umana. rimentare anche lei il potere del Daimoku, di
Quello che avevo visto mi permise di pensare sentire dentro di sé l’inizio della rivoluzione. La
che forse poteva esistere una realtà diversa portai a una riunione e da allora anche lei ha
dalle mie “latrine”, quell’aria maleodorante reso il Gohonzon il punto fermo della sua vita.
poteva trasformarsi in speranza, forza e re- Così, come in una reazione a catena o in un
silienza. E invece di restare ancorata a preoc- continuo passaggio del testimone, noi possia-
cupazioni, ansia e sofferenze continue pen- mo sperimentare ogni giorno che «la rivolu-
sai: perché non provare? zione umana di un singolo individuo contribu-
Cominciai a recitare Nam-myoho-renge-kyo irà al cambiamento nel destino di una nazione
e a partecipare con Paola a qualche incontro, e condurrà infine a un cambiamento nel desti-
andavamo a praticare a casa di persone che no di tutta l’umanità» (RU, 1, Prefazione).
stavano affrontando sofferenze. Alle riunioni (Letizia Vitagliani)
mi capitava di percepire energia e positività
sebbene si raccontasse di sfide, di difficoltà.
Tutti erano in cambiamento, in rivoluzione.
Io però non riuscivo a percepire quei cambia-
menti che stavo aspettando. Ma grazie a tutte
le rivoluzioni a cui avevo assistito ebbi il corag-
gio di affidarmi al Gohonzon: nel momento in
cui vinsi la mia passività e mi attivai, definen-
do i contorni reali dei miei obiettivi, i risultati
si manifestarono subito. Il Daimoku mi dava il
coraggio di superare limiti e paure. Decisi così
che i miei punti fermi erano il Gohonzon e il
mio maestro Daisaku Ikeda.
Nel tempo mi sono accorta che la rivoluzione
che facciamo, quando mettiamo al centro del-
la nostra vita il Gohonzon, le persone intorno
a noi la notano. Come, ad esempio, quella mia

13
PICCOLO IO, GRANDE IO:
rispettivamente l’io limitato dalla visuale dell’ego
e l’io fuso con la vita universale
SENSEI: “maestro” in giapponese; nel Buddismo il legame
con il maestro è fondamentale e nasce dal comune
desiderio dell’Illuminazione per sé e per gli altri
KOSEN-RUFU DAISEIDO: “Palazzo del grande voto
di kosen-rufu”, dove si riuniscono i membri della SGI
da tutto il mondo

Pioniere anch’io,
grazie al mio maestro
Ringrazio dal profondo del cuore coloro che, traverso l’incontro con un maestro nella fede,
fin dall’inizio della mia pratica, hanno scelto rispondendo al suo appello, lottando fianco
di condividere con me il percorso con cui nel a fianco con lui, e incidendo il suo coraggio
tempo hanno coltivato il proprio legame con e la sua saggezza nella nostra vita, possia-
il maestro. A volte non è semplice trovare il mo rompere il guscio del nostro piccolo io.
coraggio e le parole per raccontare le pro- Questa è la forza motrice della vittoria, che ci
prie esperienze più intime su questo tema a consente di costruire un grande e forte io» (D.
un amico, a un’amica o a una persona nuo- Ikeda, Maestro e discepolo, p. 28).
va che si avvicina alla pratica buddista. Per- Nei miei primi anni di pratica ho trovato gran-
sonalmente, allo zadankai trovo più semplice de incoraggiamento nel Diario giovanile del
condividere le sofferenze, le difficoltà e gli presidente Ikeda tanto da motivarmi a scri-
ostacoli che ho dovuto superare e ovviamen- vere anch’io ogni giorno almeno una picco-
te le mie prove concrete. Invece, parlare di la cosa di cui ero grato o un piccolo benefi-
come ho sviluppato e coltivato il legame con cio ricevuto. Questo esercizio mi ha aiutato
il maestro mi sembra quasi un argomento da a orientare la mia vita verso il rispetto di me
affrontare solo quando una persona pratica stesso e di ogni persona intorno a me.
già da tempo, ha assimilato i princìpi buddi- Coltivare questo legame è come prendersi cura
sti e ha ottenuto benefici. Tuttavia, leggendo di una piccola piantina che con il tempo e con
attentamente il Sutra del Loto e gli scritti del le giuste attenzioni cresce e si espande, ma al
Daishonin, emerge con chiarezza che la re- tempo stesso rafforza le radici della nostra esi-
lazione tra maestro e discepolo è il punto di stenza e ci aiuta nel superare i nostri limiti.
partenza di tutto e la sorgente per ogni vit- Nel 2023 ho avuto l’opportunità di andare al
toria: «Nel Buddismo, come anche nella vita, Kosen-rufu Daiseido a Tokyo. Era trascorso un
avere un maestro può essere una magnifica mese dalla morte di Sensei. In quel momento
causa che poniamo per la nostra crescita. At- ho sentito che l’unica promessa che potevo

14 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


fare a me stesso e a lui era di essere felice per ce. L’esempio di cui avevo bisogno era già di
tutta la vita e di affrontare con coraggio ogni fronte a me ed era quello del maestro. Egli
vento contrario, realizzando tutti i miei sogni, ha aperto tante strade laddove non c’era nul-
dal più piccolo al più grande. la e ci incoraggia sempre a fare altrettanto:
Fino ad allora non ero riuscito a far spazio a un «In tutte le cose il primo passo fondamentale
desiderio che ho fin da piccolo: costruire una è la preghiera sincera davanti al Gohonzon. Il
famiglia. Tornato a casa ho deciso di contatta- Gohonzon è stato iscritto per permetterci di
re il Centro per la solidarietà familiare del mio conseguire la vittoria. Questa è sempre stata
distretto socio-sanitario per avere informazioni la mia grande convinzione. [...] Non dobbia-
sul percorso di affido. Inizialmente non ho ri- mo appoggiarci agli altri. L’unico modo per
cevuto risposta e ho accantonato il pensiero. realizzare questi obiettivi è assumerci l’intera
Nei mesi successivi però la mia promessa è responsabilità e lottare fino in fondo con te-
tornata a bussare: se voglio essere felice, non nacia e perseveranza» (D. Ikeda, NR, 506).
posso rinunciare ai miei sogni! Ho alzato il tele- Lo scorso autunno io e il mio compagno abbia-
fono per ricontattare il Centro: la persona che mo seguito un percorso informativo insieme ad
mi ha risposto era molto gentile e ha accolto altre famiglie del territorio, confrontandoci poi
la mia richiesta, sebbene fosse la prima volta con una psicologa e un’assistente sociale che
che avesse a che fare con una coppia di uomini ci hanno accompagnato fino alla registrazione
interessati all’affido. nella banca dati delle potenziali famiglie affida-
Nel cuore mi pesava sentirmi un pioniere. tarie. Siamo la seconda coppia a farlo in provin-
Avrei voluto tanto avere un esempio a cui cia. Ancora non posso vedere dove proseguirà
aggrapparmi, qualcuno che avesse già aper- la strada che ho intrapreso, ma accogliere la
to la strada per me. Pian piano ho compreso sfida del pioniere mi ha già dato un tesoro ine-
invece che questo era l’aspetto su cui avevo stimabile di gratitudine e gioia per la mia vita.
bisogno di vincere, per sentirmi libero e feli- (Amerigo Zanetti)

15
Inchinarsi

Ero giovane e parecchio re. Di solito inizia così:


dolorante quando incontrai il comincio a guardare
Buddismo. La parola “felicità” mi tutte le cose che non
sconquassò come un boato. Non esi- fai, che non hai fatto,
ste pensai. Ma la Buddità sì. Quell’idea che dici o non dici. E i
che ogni essere umano possedesse una for- tuoi limiti, la tua capar-
za, un’energia che è la stessa che muove le bietà a percorrere una
maree, fa il sole caldo e la luna luminosa, per strada che fa male. Quasi
cui le foglie nascono a ogni primavera e si vedo il futuro delle azio-
sgretolano in autunno, questo aveva senso. ni sbagliate che tenti. Te
Che ogni singola vita, compresa la mia, fosse lo dico, ci riprovo, mi osti-
sacra. Degna di rispetto, da amare, ringrazia- no a mostrarti soluzioni. Per
re. Fu questo che mi spinse a studiare tutto amore, credo, perché ti voglio
quello che trovavo sul Buddismo, a provare bene. Ma non trovo ascolto.
davvero. Praticando sono diventata forte, ho Mi sentivo così quando mio figlio,
imparato che la felicità posso crearla. E che 17 anni, che studiava danza e andava al liceo,
la vita funziona un po’ così: più dai, più ricevi, mi disse che non voleva più andare a scuola.
più mi inchino verso gli altri, più l’universo si Non ci potevo credere. Proprio mio figlio, di
inchina verso di me. me che dello studio mi cibo, e so quanto fa
Eppure, a volte, anche recitando Daimoku, bene, salva, allarga spazi di vita. Dove avevo
sembra che la forza, le capacità, i bei pensieri sbagliato? E perché?
non bastino. Soprattutto con le persone più A volte i figli riescono a pizzicarti sui tuoi pun-
vicine, relazioni coinvolgenti fino alle viscere ti più deboli. Avrei saputo cosa fare se fosse
che sprigionano emozioni capaci di inchioda- stato un figlio ribelle, uno scansafatiche, un

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BODHISATTVA: chi ricerca l’illuminazione sia per sé sia per gli altri e continua vita dopo vita
a guidare le persone in quella direzione. La sua caratteristica principale è la compassione
MAI SPREZZANTE: il bodhisattva che riveriva ogni persona riconoscendone la natura di Budda

contestatore, persino se avesse avuto nel pro- ragioni, della mia arroganza. Avevo scordato
fondo qualche moto verso la violenza o l’auto- di guardarlo come un Budda, un meraviglio-
distruzione. Tutte quelle parti le riconosco in so ragazzo, perfettamente dotato, capace di
me, ci faccio i conti da sempre. Ma questa cosa costruire il suo futuro, che per di più aveva avu-
no. Questa cosa di guardarlo e chiedergli: «Ma to la fortuna di ascoltare Daimoku da quando
insomma mi dici cosa vuoi fare? Che desiderio era nella mia pancia, e a volte lo aveva recita-
hai?». Per sentirmi candidamente rispondere: to. Avevo scordato la parabola del Bodhisattva
«Non lo so, non ho nessun desiderio, mamma». Mai Sprezzante, che si inchinava davanti a ogni
Ecco questa cosa mi mandava ai matti. Come persona e diceva: «Nutro per voi un profondo
si fa a vivere senza desideri? A essere gentili, rispetto; non oserei mai trattarvi con disprez-
belli, amorevoli, capaci di grandi sforzi e fati- zo o arroganza. Perché? Perché voi tutti prati-
che, come era lui, ma senza un desiderio? Sen- cherete la via del bodhisattva e sarete allora in
za un progetto. Senza futuro. grado di conseguire la Buddità» (SDLPE, 365).
Ho provato di tutto. Discorsi seri e grandi, com- «L’insegnamento del Sutra del Loto – spiega il
prensione, tanto Daimoku, sorrisi, ricatti sottili presidente Ikeda – è riassunto in questi venti-
e molto meno sottili. Un giorno, stressata dalle quattro ideogrammi. Anche se il Sutra del Loto
sue “non reazioni”, gli ho persino mollato uno non lo dice esplicitamente, le persone comuni
schiaffo. Era il primo della mia vita di madre. possiedono la natura di Budda. E il Bodhisattva
Recitavo Daimoku perché cambiasse, perché Mai Sprezzante si inchinava a questa Buddità
fosse protetto, perché rinsavisse. Ma il risultato latente che riusciva a percepire» (SSDL, 3, 73).
era pessimo e quel pensiero di lui intanto rovi- Ho iniziato a inchinarmi. Non per finta ma
nava le mie giornate, il rapporto con il padre per davvero. Senza dirgli più una parola sulle
e con la sorella, il mio rapporto con il mondo. scelte che stava compiendo, sui miei dubbi,
Ho pianto pregando davanti al Gohonzon. perché erano spariti. Ho scelto di avere fidu-
Quando ho smesso di guardare lui e ho visto cia nelle sue possibilità. E tutto si è sciolto.
me. La mia paura che la sua vita fosse insigni- Non ha ricominciato a studiare. Ha deciso di
ficante, che la mancanza di cultura potesse lavorare per un anno, mettere da parte i soldi
portarlo per strade sbagliate. Quando ho vi- e andare in America, dove ha studiato danza
sto quanto giocava in me l’idea di aver fallito e lavorato come ballerino per dieci anni. Poi è
con la persona a cui forse tenevo di più. Era tornato in Italia e ha intrapreso un altro per-
mio il problema. Mia la sofferenza che gli sca- corso, completamente diverso. Ma questa è
ricavo addosso. Avevo smesso di guardarlo la sua storia…
come il Buddismo mi insegna a guardare gli La mia è quella di aver imparato, non senza
esseri umani. Non vedevo più la sua bellezza, fatica, ad avere fiducia nel potenziale di ogni
il suo potenziale umano, la sua Buddità. E lo persona che incontro, che amo o non amo,
pensavo povero, perdente, cieco. simpatica o antipatica, senza giudizio, sen-
È stato un attimo. Basta un attimo per cam- za paura, senza arroganza. Inchinandomi alla
biare. Per ritrovare la meravigliosità della per- sua Buddità. E tutte le volte che lo faccio la
sona che ho davanti, al di là del giudizio, delle felicità prende forma. (Manuela Vigorita)

17
Affrontare la morte
Se c’è un campionato di lutti, per numero e madre. Dopo poco risultò positivo anche mio
tempistiche, sento di avere quantomeno il di- fratello. Ero l’unica in casa a essere negativa.
ritto di candidarmi. Ho sempre temuto, vivendo lontana dalla fa-
Mi capita spesso di fare ironia su quelle che a miglia, che avrei rischiato di non esserci nei
tanti che apprendono la mia storia appaiono momenti più difficili. Invece il Daimoku è a tal
solo disgrazie. Partiamo da una consapevo- punto potente e la vita a tal punto perfetta
lezza: sono Maria Cristina, ho 38 anni, e non da farci essere lì dove è necessario che siamo.
prendo la parola per rattristarvi. Sono grata Se mia nonna non fosse morta, io non sarei
delle esperienze vissute. Mi hanno reso una stata lì.
donna giovane, ricca interiormente e forte. In quei giorni, rinchiusi in casa, divisi, capii
VITA E MORTE: il E non sarebbe stato possibile se non avessi che in tanti anni di attività buddista mi ero
Buddismo non le avuto la fortuna di praticare il Buddismo, di allenata per arrivare a quel momento. Lavo-
considera realtà crescere all’interno della Soka Gakkai e di col- ravo da remoto, cucinavo per tutti, seguivo
opposte ma la loro tivare ogni giorno il legame con i nostri mae- la salute di mio padre parlando con i medici,
alternanza proteggevo mio fratello e in ogni momento
stri. «La civiltà moderna ha tentato di ignorare
rappresenta il ritmo
la morte. Abbiamo distolto il nostro sguardo possibile recitavo Daimoku. Determinai che
intrinseco della
Legge mistica. dalla più fondamentale delle preoccupazioni, mio padre sarebbe guarito. Le sue condizioni
Concretizzare cercando di ricacciare la morte nell’ombra», peggiorarono. L’ho visto l’ultima volta dal bal-
l’eternità della vita scrive Daisaku Ikeda in I misteri di nascita e cone salire sull’ambulanza mentre ci salutava-
significa vivere il morte (Esperia, p. 88). mo. Undici giorni dopo è deceduto e del mio
ciclo di vita e morte Esattamente quattro anni fa c’è stata la se- nucleo famigliare sono stata la sola a potermi
nello stato di
poltura di mia nonna. La osservavo negli ul- occupare del suo funerale e della cremazione.
Buddità
timi anni come un pezzo di storia che mi Dura, eh! E se vi dicessi che mio padre men-
PREGHIERA
PER I DEFUNTI: scivolava tra le mani e mi frustrava l’idea di tre moriva mi ha insegnato l’essenza dell’a-
si esprime nella non aver imparato da lei tutto ciò che aveva more? Se vi dicessi che è morto esattamente
pratica quotidiana da insegnarmi. Ogni volta che mi accoglieva nell’istante in cui ho profondamente determi-
di Gongyo dicendomi «Uè Maria, Maria bella, vieni a se- nato che lo avrei sostenuto qualunque cosa
all’interno della
derti vicino a me», io pensavo all’immagine avesse scelto? Se vi dicessi che non esiste un
terza preghiera
tramandata nel Buddismo di sedersi l’una ac- dialogo che la preghiera non possa realizzare?
canto all’altra nella stanza delle orchidee per Non esistono corpi, barriere, distanze. Quando
dialogare e sostenersi vicendevolmente. L’ho preghiamo con il cuore sincero siamo tutt’uno
salutata ringraziandola e con la gioia nel cuo- con l’universo. Possiamo arrivare ovunque.
re sentendo che stava passando il testimone Di quel Daimoku ricordo lo sforzo immenso di
colma di fiducia. sciogliere il mio attaccamento e subito dopo
Non potevo immaginare che i ventuno gior- una gioia abnorme, il calore, l’amore, la bel-
ni seguenti sarebbero stati i più difficili della lezza, noi due condensati lì per l’eternità. Mio
mia vita, né che quella nel cimitero sarebbe padre morendo mi ha anche insegnato che
stata l’ultima passeggiata con mio padre. In contano tutti i nostri istanti, cosa facciamo,
quei giorni si ammalarono di Covid lui e mia cosa scegliamo, con chi siamo. Mi ha lasciato

18 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


la consapevolezza del valore del tempo e un pratica di Gongyo. Ecco il senso originale di
dialogo che nutro ogni giorno con lui attra- eko (la preghiera per i defunti). [...] Eko viene
verso il Daimoku. da eten shuko che significa “apportare bene-
Sedermi davanti al Gohonzon per me a vol- fici agli altri”. La maniera migliore di pregare
te è come accovacciarmi tra le braccia di mia per i defunti è essere felici e aiutare gli altri
madre che mi accolgono quando sono dispe- a diventarlo. È per arrivare a questo che noi
rata, e altre è come una finestra da cui mi af- facciamo attività all’interno della Soka Gakkai.
faccio e parlo con mio padre, con mia nonna e Questa è la conclusione che si può trarre da-
con mio fratello, deceduto anche lui un anno gli scritti di Nichiren» (NR, 545).
e mezzo fa. La sua malattia mi ha consentito E questo è ciò che auguro a voi e a me. Diven-
di lottare per difendere la vita fino all’ultimo tiamo insieme sempre più felici per noi e per
istante e lui, nonostante a lungo si sia fidato chi in questo momento è nella fase di latenza.
nelle cure di falsi profeti, è morto riconoscen- La vita – come ci dice Ikeda Sensei – è come
do il grande valore della vita e dell’amore. il moto ondoso: «Quando le condizioni saran-
In tre anni e mezzo ho salutato anche molte al- no appropriate, quell’essenza vitale apparirà
tre persone a me care, familiari, amici e alcune un’altra volta sotto forma di una nuova onda»
mie adorate studentesse adolescenti. (BS, 127, 48).
Sono una donna fortunata, così giovane e (Maria Cristina Fraddosio)
così consapevole di questo immenso mistero
che è la vita, la morte. Sono necessari l’uno
all’altra. Alimentare i tabù sulla morte non ci
porterà a vivere meglio.
I lutti sono una montagna russa. Sono così
intimi e pericolosamente corrosivi. Avere no-
stalgia di chi non è più presente può essere
a tratti dilaniante, soffocante, inconsolabile.
Eppure c’è una certezza nel mio cuore data
dalla fede e dall’esperienza: noi ci ritrovere-
mo sicuramente. Io continuerò a
sceglierli vita dopo vita e
loro sceglieranno me.
Il presidente Ikeda
scrive: «I benefi-
ci che noi stessi
otteniamo dalla
pratica buddista
si trasmettono ai
defunti grazie alla
luce dorata della

19
La scoperta dei dieci mondi
È stata la mia prima folgorante scoperta: lo dei dieci mondi. Mi avevano infatti spiegato che
studio della filosofia buddista, più che una que- nel corso della nostra giornata possiamo mani-
stione di acquisizione di teorie astratte, era un festare diversi stati vitali richiamati ciascuno da
processo di consapevolezza. Si trattava in prati- appropriate cause esterne. Possiamo passare
ca di leggere il Buddismo attraverso la mia vita, dallo stato di “Inferno” in seguito a una notizia
scoprirne i princìpi riconoscendoli nella mia esi- dolorosa, a quello di Collera quando riteniamo
stenza quotidiana. Per uno come me, studente ad esempio di aver subìto un’ingiustizia, dalla
e appassionato di filosofia, fu una rivoluzione gioia per un regalo inaspettato alla compassio-
copernicana, una vera e propria bomba. ne del bodhisattva se decidiamo di aiutare un
Le sorprese iniziarono incontrando la teoria dei amico a superare una sofferenza, e così via per
dieci mondi. Il beneficio immediato della recita- tutte le dieci condizioni vitali.
zione di Daimoku al Gohonzon consiste infatti in Mentre un “mondo” si manifesta gli altri ri-
quello che gli scritti buddisti definiscono kanjin, mangono latenti, come se dormissero, anche
ovvero riconoscere nella propria vita l’alternarsi se noi finiamo quasi sempre per “stazionare”

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in quello che è lo stato (o tendenza) vitale a dell’inferno di incessante sofferenza. Al con- DIECI MONDI:
noi più congeniale: lo studioso nel mondo di trario nel mondo di Cielo (o di gioia) il tempo classificazione delle
condizioni vitali (da
Apprendimento, il pigro in quello di Animali- vola. E questo vale per ogni condizione vitale.
Inferno a Buddità)
tà, l’irascibile nel mondo di Collera, e così via. Ancora più interessante è la percezione che
che un individuo
Grazie a questa teoria, qui molto semplificata, abbiamo dei tre tempi di passato, presente e può sperimentare
ho cominciato a osservare la mia vita da una futuro nei diversi stati vitali: quando osservia- attimo dopo attimo
prospettiva nuova, che ora può sembrarmi mo il nostro passato scorrazzando nei mondi MUTUO POSSESSO
scontata ma che all’epoca tanto ovvia non era, più bassi, concludiamo immancabilmente che DEI DIECI MONDI:
possibilità di
soprattutto perché conteneva la scintilla del- non abbiamo combinato niente di buono, che
manifestare in ogni
la trasformazione e della libertà interiore: non il nostro presente è un disastro e che nel futuro
attimo la Buddità
erano gli automobilisti scorretti a trasmettermi non potremo mai realizzare niente. indipendentemente
la rabbia, né gli insuccessi a riversare sofferen- È sufficiente cambiare stato vitale, magari re- dalla condizione
za nella mia vita. Gli eventi semplicemente an- citando Daimoku, per “leggere” la nostra vita vitale o mondo
davano ad “accendere” i miei “mondi”, anche in maniera diametralmente differente, sen- nella quale
in relazione alle mie tendenze vitali. tendo sorgere la speranza e l’ottimismo e la ci si trova

Inizialmente credevo che la teoria dei dieci voglia di costruire un bellissimo futuro.
mondi riguardasse soprattutto l’umore, gli stati È come se ci trovassimo in un palazzo e os-
d’animo che sperimentavo nella mia vita quoti- servassimo il panorama dalle finestre dei di-
diana, ma ben presto mi accorsi che c’era molto versi appartamenti. Se mi trovo nella condi-
di più. Cominciai a notare che ogni stato d’ani- zione di Inferno sto osservando il mondo dal
mo porta con sé un’espressione del viso, una piano interrato: apro la finestra e vedo solo
luce degli occhi, un portamento. Nel mondo di nero. Ma salendo le scale, il panorama cambia
Inferno il viso è triste, il portamento è chiuso notevolmente. Quello che nel mondo di Infer-
in se stesso, le persone sembrano trascinarsi. no era un ostacolo o un problema, visto dalla
Nel mondo di Cielo il volto è allegro e si fanno finestra del decimo piano diventa l’occasione
i cosiddetti “salti di gioia”. Ricordo che appena per sistemare la mia vita, un’opportunità per
nominato responsabile di un gruppo della Soka la mia rivoluzione.
Gakkai andai a trovare un ragazzo che attraver- L’esempio del palazzo, tuttavia, non è per-
sava da tempo una forte depressione: viveva fettamente calzante perché non tiene conto
con le tapparelle abbassate in una condizione del “mutuo possesso” dei dieci mondi. In vir-
di totale disordine. Associai immediatamente tù di questa proprietà inerente alla vita, per
quella situazione al mondo d’Inferno. Compresi raggiungere ad esempio l’ultimo piano non è
che lo stato vitale determina anche l’ambiente necessario salire tutte le scale. Ogni mondo
fisico in cui viviamo, le nostre relazioni, il no- contiene gli altri e, da qualsiasi stato vitale,
stro “mondo” appunto. Ho sentito spesso dire, posso accedere agli altri nove. In qualsiasi
e constatato direttamente, che le persone che circostanza io mi trovi, qualsiasi stato d’ani-
hanno fede nel Buddismo, che praticano con mo stia sperimentando, posso attingere alla
gioia e passione, diventano più belle. Buddità e vivere con speranza e una enorme
Poi c’è il discorso della percezione del tempo. forza vitale. Come al decimo piano. Ed è pro-
Quando viviamo nella sofferenza il tempo non prio lì che voglio vivere, con tutti quelli che
passa mai, ogni secondo dura un’eternità. Cre- riuscirò ad accompagnare.
do sia per questo che i testi buddisti parlano (Lodovico Prola)

21
Ho preso per mano
la mia malattia

Avevo appena un anno e mezzo quando mi continua sofferenza fisica mi privava di tutte le
fu diagnosticato il diabete. Grazie al dolore energie. Anche praticare il Buddismo mi risul-
fisico causato da questa patologia misi alla tava molto difficile. Non ero costante, perché
prova, già all’età di sei anni, il funzionamento non avevo le forze per esserlo: ero convinta di
di Nam-myoho-renge-kyo: solo la recitazione essere totalmente incapace di vivere.
del Daimoku era in grado di calmare profon- Tutto è cambiato quando iniziai a conoscere la
damente sia il mio corpo sia il mio cuore. vita del maestro Daisaku Ikeda. Comprendere
Ho vissuto l’adolescenza sotto lo scacco della che anche lui aveva fronteggiato in giovane età
malattia, che prosciugava tutta la mia energia sfide apparentemente insuperabili, con la deci-
vitale e comprometteva il sano funzionamento sione assoluta di vincere per la felicità di tutto il
del mio corpo. Si consolidava dentro di me la genere umano, fece nascere in me un profondo
convinzione che non sarei mai riuscita a fron- senso di gratitudine nei confronti del suo gran-
teggiare questa situazione, perché non credevo de cuore. Iniziai a percepire che il mio destino
di esserne all’altezza. Come conseguenza entrai poteva essere ribaltato, al di là delle mie capa-
in una profonda depressione che peggiorò le cità e di quello che le difficoltà mi facevano cre-
mie condizioni: avevo dolori costanti, difficoltà dere, e che se anche quella fosse stata la sfida
respiratorie e importanti problemi di digestio- della mia vita, mi sarei dedicata a ripagare que-
ne. Vivere con l’idea che la mia vita fosse una sto profondo debito di gratitudine.

22 || buddismo e società | 256 || speciale || all’inizio del viaggio |


Cominciai a recitare Daimoku con il pensiero confronti che prima non vedevo, trasforman- QUATTRO
costante che myo significa “tornare a vivere”. dolo in profondo rispetto per la mia vita. Ho SOFFERENZE:
Volevo ridare vita a ogni mia cellula, appro- finalmente consolidato la consapevolezza che nascita (ed
esistenza giorno per
fondendo la visione del Sutra del Loto secon- dentro di me esiste il potere assoluto della Bud-
giorno), malattia,
do cui possiamo trasformare il karma nella dità, che ha in sé il potere dell’autoguarigione.
invecchiamento
nostra missione e il veleno in medicina. Senza questo impegno costante di trasforma- e morte, comuni
La mia malattia è ancora definita “incurabile” zione sono certa che avrei sofferto per tutta la a tutti gli esseri;
ma, proprio perché secondo il Buddismo an- vita. In questo modo ho sperimentato in prima se affrontate con la
che il karma “immutabile” può essere trasfor- persona il principio dell’alleggerimento della fede sono occasioni
mato, ho iniziato a sentire che con la preghie- retribuzione karmica. per far emergere
ra avrei potuto guarire la causa profonda di Posso felicemente affermare che la malattia ha la Buddità dalla
nostra vita
questa mia sofferenza karmica. rappresentato per me la via diretta per cono-
ALLEGGERIMENTO
Così ho tirato fuori il coraggio di decidere di scere così intensamente una felicità che non di-
DELLA RETRIBU-
guarire dal diabete, col desiderio di contribuire pende dalle circostanze esterne, ma che deriva ZIONE KARMICA:
con la mia esperienza a testimoniare i percorsi dalla decisione profonda di percepire lo stato di principio per cui
di guarigione delle malattie incurabili. Buddità nella mia esistenza. Grazie alle difficol- si sperimentano
Da quando ho preso questa decisione, nella mia tà derivate dal mio karma, ho scoperto una fon- gli effetti del karma
vita è iniziato il vero processo di guarigione. te infinita di creatività che adesso è diventata la del passato con
Daisaku Ikeda scrive: «Il Buddismo insegna il mia più grande peculiarità caratteriale. minore intensità
grazie alla fede e
principio di “trasformare il veleno in medicina”. Questa continua lotta mi ha permesso di co-
alla pratica
La fede buddista ci insegna che è possibile tra- struire una carriera che non è mai stata toc-
buddista
sformare la sfortuna in felicità. Come l’aquilo- cata dai limiti della mia salute, anzi è sboc-
ne, che è in grado di volare alto nel cielo solo ciata con tanti riconoscimenti e soddisfazioni.
se sorretto dal vento, è possibile dischiudere Sono una doppiatrice e spesso le persone mi
il nostro stato vitale e danzare nell’immenso dicono che quando sentono la mia voce si
cielo della felicità solo passando attraverso sentono felici e rassicurate!
difficoltà e traversie. Una trasformazione tanto L’allenamento profondo a sperimentare la
radicale riflette il dinamismo del Buddismo di guarigione mi ha portato anche a desidera-
Nichiren Daishonin» (NRU, 30, 501). re di sviluppare per il futuro nuovi progetti e
Negli anni ho continuato a soffrire di disturbi interessi legati all’arte e alla sua funzione te-
legati alla malattia, aggravati da altri problemi rapeutica, facendo rete nel mondo, insieme a
di salute che i medici non riuscivano a curare. tutti coloro che vivono la mia stessa difficoltà,
Ma invece di ricadere nella convinzione che per condividere un futuro di vittorie comuni.
la mia vita sarebbe stata solo un inferno, ho Ora vedo il palcoscenico della mia missione
sempre deciso di guarire attraverso la fede. sempre più ampio, con la fiducia di poter rea-
In questo modo, ogni volta che sono riuscita a lizzare sogni che prima non riuscivo nemme-
riprendermi da una nuova difficoltà ho anche no a immaginare.
curato un atteggiamento distruttivo nei miei (Erica Yoko Necci)

Per ulteriori approfondimenti e riferimenti bibliografici si può consultare lo speciale “Dedicato a


chi comincia”, pubblicato esattamente vent’anni fa su Buddismo e società n. 109, disponibile al
link https://buddismoesocieta.org/article/dedicato-a-chi-comincia/

23
CI SONO PAROLE COSÌ IMPORTANTI DA RAPPRESENTARE CHIAVI DI VOLTA DELLA NOSTRA VITA E COSÌ
DECISIVE DA INCORAGGIARCI AD ATTUARE UNA SVOLTA. QUESTA RUBRICA, CURATA DA GIOVANI E
BASATA SU INCORAGGIAMENTI DI DAISAKU IKEDA, VUOLE PROPORRE ALCUNI SPUNTI CHE POSSANO
ESSERE DELLE VERE E PROPRIE “CHIAVI DI (S)VOLTA”. OGNI PUNTATA È DEDICATA A UN TEMA CARO AL
PERIODO DELLA GIOVENTÙ, MA CHE IN REALTÀ È FONDAMENTALE IN TUTTE LE FASI DELLA VITA

Tutti i brani di questa puntata sono tratti da un'intervista al nostro maestro Daisaku Ikeda dal titolo "Entrare nel
mondo del lavoro". Vi consigliamo di leggerla integralmente, perché splendida, su Buddismo e società n. 155 nella
serie "Ai miei giovani amici"

SBAGLIANDO SI IMPARA saranno delle volte in cui vi chiederete se quel lavoro


Penso costantemente a voi, giovani membri che siete fa veramente per voi. Ma cercate di ricordare sempre
appena entrati nel mondo del lavoro. Siete in buona lo spirito entusiasta con cui avete cominciato. La riso-
salute? Avete fatto una bella colazione abbondante? lutezza che avete oggi e gli sforzi che state facendo
Dormite abbastanza? Prego con forza affinché viviate sono fondamentali. […]
ogni giorno in ottima salute e di buon umore, senza Il mio consiglio, per i giovani che affrontano il mondo
rimpianti. del lavoro, è di essere pazienti e perseveranti. Va bene
Spero che imparando il più possibile dai vostri col- se all’inizio siete un po’ lenti nell’imparare a gestire il
leghi anziani possiate risplendere sul posto di lavo- vostro nuovo lavoro o nel trovarvi a vostro agio in un
ro mostrando il vostro potenziale. Ovviamente non ambiente nuovo. Non fate paragoni fra voi e gli altri.
potete aspettarvi che tutto vada bene fin dall’inizio. Fate semplicemente del vostro meglio in ogni cosa che
Probabilmente farete degli errori e verrete corretti. Ci affrontate e prenderete naturalmente il giusto ritmo.

24 || buddismo e società | 256 rubriche || chiavi di (s)volta | l av o r o


QUANDO NON HO TEMPO PER L’ATTIVITÀ IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA!
Il Daishonin scrive che le persone non cadono Il lavoro e la pratica buddista non sono due cose
se chi le sostiene è forte (cfr. I tre maestri del separate. Piuttosto, la pratica buddista e le attività
Tripitaka pregano per la pioggia, RSND, 1, 531). della Soka Gakkai hanno il potere di rendere il vo-
La Soka Gakkai è un luogo ricco di influenze po- stro lavoro significativo e di valore. […] Come gio-
sitive e di buoni amici. Anche se siete troppo im- vani che lottano per raggiungere un grande scopo,
pegnati per partecipare alle attività o per reci- recitate con determinazione forte e salda per diven-
tare tutto il Daimoku che vorreste, è comunque tare i migliori e per trasformare il posto, l’azienda
importante che restiate in contatto con i vostri o l’organizzazione in cui lavorate nel luogo miglio-
compagni membri. Saranno per voi una fonte di re possibile. […] Il mattino è un momento decisivo
incoraggiamento e sostegno. La Soka Gakkai è ed è la chiave per una giornata di successo. […] Il
un regno risplendente di buona fortuna: qualsiasi Gongyo e il Daimoku del mattino risvegliano la no-
cosa accada, non allontanatevene. stra vita e rendono la giornata vittoriosa.

E SE NON FOSSE QUESTO IL MIO LAVORO IDEALE?


La verità è che non sono molte le persone che trovano subito il loro lavoro ideale. A volte il divario tra ciò che vi
aspettavate e la realtà dei fatti potrebbe deludervi. Padroneggiare gradualmente le basi del lavoro, anche se può
sembrare noioso o umiliante, è la strada giusta per giungere al successo. Portare a termine i compiti che vi sono stati
assegnati, per quanto banali, è un’opportunità per rafforzare voi stessi e svilupparvi. […]
Considerare un lavoro solo come un mezzo per guadagnarsi la vita è uno spreco di possibilità. […] Una cosa può
aprire la strada a molte altre. […] Toda diceva: «Non lasciate che il vostro lavoro vi controlli, ma controllate voi il vo-
stro lavoro». Piuttosto che subire l’ambiente, trasformatelo. Siate come il Monte Fuji, che resta solido, incurante del
vento, invincibile nel suo essere se stesso.

QUANDO IL LAVORO È INCERTO


Un paese che non si preoccupa dei propri gio-
vani è un paese senza futuro. Dobbiamo seria-
mente cercare di costruire una società dove i
giovani possano impegnarsi nel lavoro e sperare
nel proprio futuro. Questo è un punto cruciale
da affrontare. Purtroppo io so che cosa signifi-
chi l’insicurezza del lavoro, non avere un futuro
garantito. […] Per continuare a riflettere sul tema
Ovunque lavoriate e qualsiasi cosa facciate, è tut- della puntata, ogni mese proponiamo
to indirizzato verso kosen-rufu. Fate del posto di un suggerimento in ambito culturale.
lavoro che avete scelto un palcoscenico per la vo-
scansiona il qr code per ascoltare l'episodio 5
stra missione, un campo d’addestramento per la
vostra rivoluzione umana. La primavera è proprio
di "my turn", una serie podcast che vuole
sotto i vostri piedi. Il primo passo è fare del pro- supportare, tramite dialoghi tra
prio meglio nel posto di lavoro in cui siete ora. È lì studenti, studentesse ed esperti
che cominciate a creare una vita vittoriosa. sul tema, chi sta iniziando a
costruire la propria strada lavorativa.
serie
Questa serie si basa sulla nuova edizione giapponese del Nichiren
Daishōnin gosho zenshū. Oltre a raccogliere informazioni da quest’opera,
sono stati consultati documenti storici e riesaminate tradizioni secolari.

LA VITA DI Per ripercorrere la vita di Nichiren, che i membri della Soka Gakkai riveri-
scono come il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, si trarrà inoltre ispi-

NICHIREN razione e insegnamento da alcune lezioni di Daisaku Ikeda il quale, citando


il suo maestro Josei Toda, disse: «A meno che non leggiate gli scritti del
Dalla serie: Daishonin con uno stato vitale vasto come l’Oceano Pacifico, non riusci-
Nichiren Daishonin. rete a coglierne veramente lo spirito e l’intento. Sarebbe un grave errore
Un grande voto cercare di comprenderli solo con l’intelletto».
compassionevole
Pur se alcuni aspetti della vita di Nichiren potranno rimanerci oscuri, co-
per la felicità
dell’umanità noscendo uno dopo l’altro i fatti che la scandiscono saremo sempre più
capaci di cogliere il suo cuore e la sua vera intenzione.

DODICESIMA PUNTATA
La permanenza a Echi
Pubblicata sul mensile Daibyakurenge di aprile 2023

Verso mezzogiorno del tredicesimo giorno del e rimase sospesa su un ramo del susino davanti a
nono mese del 1271 Nichiren Daishōnin1 giunse a me. I soldati, sbalorditi, saltarono giù dalla veranda
Echi, 2 nella provincia di Sagami, presso la residen- prostrandosi nel giardino o corsero dietro la casa»
za di Homma Rokurō Saemon-no-jō Shigetsura, il (Ibidem).
vice governatore militare della provincia di Sado. All’alba del quattordicesimo giorno, intorno alle
Nella notte uscì in giardino. In presenza dei soldati sei di mattina, arrivò un uomo chiamato prete laico
che vi stazionavano si voltò verso la luna e, citan- Jūrō e disse al Daishōnin: «La notte scorsa c’è sta-
do passi del Sutra del Loto, rimproverò la divinità to grande scompiglio nella residenza del reggente
della luna, che aveva giurato al Budda Shakyamuni nell’ora del cane [dalle 19 alle 21]. Avevano convo-
di proteggere il devoto del Sutra del Loto: «Ora cato un indovino che ha detto: “Poiché avete pu-
che mi vedi in questa situazione – disse – dovresti nito quel prete [Nichiren], il paese cadrà in preda
accorrere gioiosamente per ricevere le sofferenze ai tumulti. Se non lo richiamate subito a Kamakura,
del devoto del Sutra del Loto» (Le azioni del devo- non si può prevedere che cosa accadrà a questa
to del Sutra del Loto, RSND, 1, 683). terra”. Nell’udire ciò, alcuni dissero: “Graziamolo!”.
Nichiren descrive così ciò che accadde in seguito: Altri dissero: “Poiché egli ha predetto che la guer-
«Allora, come per rispondermi, una grande stella ra sarebbe scoppiata entro cento giorni, dovrem-
lucente quanto la stella del mattino cadde dal cielo mo aspettare e vedere cosa succede”» (Ibidem).

1) In questi nuovi testi elaborati dalla Soka Gakkai viene adottata una traslitterazione dei nomi propri cinesi e giapponesi diversa
dalla consueta forma con cui li scriviamo sulle nostre riviste.
2) Echi: attuale parte settentrionale della città di Atsugi, nella prefettura di Kanagawa.

26 || buddismo e società | 256 || la vita di nichiren | dodicesima puntata: a echi


«Allora, come per rispondermi, una grande stella lucente quanto la stella del mattino
cadde dal cielo e rimase sospesa su un ramo del susino davanti a me. I soldati, sba-
lorditi, saltarono giù dalla veranda prostrandosi nel giardino o corsero dietro la casa»

Anche se i particolari della vicenda non sono chiari, ne karmica che si trova nel Sutra del Nirvana (vedi
sembra che fra le persone vicine a Hōjō Tokimune Alleggerire la retribuzione karmica, RSND, 1, 173).
qualcosa avesse suscitato un disaccordo su come Secondo la dottrina del karma, le azioni malvagie
trattare Nichiren. commesse in passato faranno sì che una persona
sperimenti una forte sofferenza nel presente e nel
Nichiren incoraggia i discepoli, uno dopo l’altro futuro. Il principio dell’alleggerimento della retribu-
Durante il soggiorno del Daishōnin a Echi si verifi- zione karmica insegna che, grazie ai meriti derivanti
cò un’ondata di crimini a Kamakura, fra cui omicidi dall’aver abbracciato il Sutra del Loto, si può speri-
e incendi dolosi, e si sparsero voci infondate se- mentare tale sofferenza in forma alleggerita in que-
condo cui ad appiccare il fuoco fossero stati i suoi sta vita. Perciò Nichiren afferma che, subendo per-
discepoli. Il governo indicò come sospettati 260 secuzioni causate dall’avere propagato il Sutra del
di loro, chiedendone l’esilio e persino la decapita- Loto, egli stava espiando il karma negativo creato
zione di quelli già imprigionati. Ma, come Nichiren dalle offese alla Legge compiute nelle vite passate.
affermò in seguito, quanto era avvenuto era opera Spiega inoltre che coloro che diffondono l’insegna-
di coloro che gli erano ostili: «Risultò in seguito mento buddista corretto subiranno naturalmente
che gli incendi erano stati provocati dai credenti persecuzioni e che lui stesso è preparato a incon-
Nembutsu e dagli osservanti dei precetti3 per far trare grandi difficoltà. Citando passi del Sutra del
accusare i miei discepoli» (Ibidem). Loto sottolinea che l’attuale grande opposizione
Mentre era detenuto a Echi, Nichiren scrisse ai suoi nei suoi confronti dimostra che sta leggendo il Su-
seguaci, uno dopo l’altro, esortandoli a non farsi tra del Loto con la sua stessa vita, mettendolo in
scoraggiare dalle aspre persecuzioni che stavano pratica esattamente come esso insegna; di conse-
affrontando. guenza sta sperimentando persecuzioni proprio
Il quindicesimo giorno del nono mese inviò una let- come predetto nel sutra.
tera a Toki Jōnin, nella provincia di Shimōsa,4 e il Il terzo e il nono giorno dello stesso mese scrisse
ventunesimo giorno ne inviò un’altra a Shijō Kingo, lettere a Nichirō e ad altri discepoli che si trovava-
a Kamakura. Il quinto giorno del decimo mese scris- no in carcere, lodandoli per aver letto il Sutra del
se una lettera indirizzata ad altri tre seguaci della Loto con la loro vita e parlando dei benefici che ne
provincia di Shimōsa: Ōta Jōmyō, Soya Kyōshin e avrebbero tratto.
il Ponte del Dharma Kanabara, in cui spiega il prin- Sebbene i progetti di giustiziare Nichiren fossero sta-
cipio buddista dell’alleggerimento della retribuzio- ti abbandonati, la sua situazione rimaneva rischiosa

3) Otto precetti o regole di disciplina, osservati dai credenti laici buddisti, che in origine riguardavano sei particolari giorni di
ogni mese. Fra questi aveva particolare importanza quello di non mangiare dopo mezzogiorno. Tradizionalmente i preti buddisti
osservavano questo precetto ogni giorno anche se, nel Giappone del tredicesimo secolo, erano solo gli osservanti più stretti che
lo facevano e per questo erano chiamati “osservanti dei precetti”. Quando Nichiren parla degli “osservanti dei precetti” di solito
si riferisce agli osservanti stretti fra i seguaci della scuola Zen e della scuola dei Precetti-Vera parola di Ryōkan.
4) Provincia di Shimōsa: attuale parte settentrionale della prefettura di Chiba e aree circostanti.

27
e imprevedibile. Egli scrisse a figure chiave fra i suoi Il decimo giorno del decimo mese egli lasciò Echi
seguaci in ogni regione, comunicando loro quan- e in seguito descrisse così il suo viaggio: «Abbiamo
to fosse gioioso di incontrare persecuzioni proprio sostato a Kumegawa5 nella provincia di Musashi e,
come descritte nel Sutra del Loto. Li esortò energi- dopo aver viaggiato per dodici giorni, siamo arrivati
camente a rimanere saldi e a perseverare nella fede al porto di Teradomari,6 nella provincia di Echigo»
con lo stesso spirito del loro maestro. (Lettera da Teradomari, RSND, 1, 179).
Alla fine le autorità decisero di mettere in atto la sen- Durante il viaggio, lungo circa 300 chilometri, il
tenza originale di Nichiren, l’esilio sull’isola di Sado. clima diventava sempre più freddo.

DA UNO SCRITTO DI DAISAKU IKEDA


«La persecuzione maggiore, che comprende la serie di eventi che vanno da Tatsunokuchi all’esilio di Sado,
può essere interpretata come un’autentica battaglia campale. L’offensiva era guidata dalle forze demonia-
che che cercavano di fiaccare lo spirito dei discepoli del Daishōnin, mentre l’artefice della controffensiva era
il Daishōnin stesso, che invece cercava di proteggerne la fede, sperando che essi sfruttassero questa perse-
cuzione come un’occasione per costruire una fede uguale alla sua e inseparabile da essa.
Presumibilmente la controffensiva ebbe inizio il dodicesimo giorno del nono mese, giorno della persecuzio-
ne di Tatsunokuchi, quando il Daishōnin, mentre veniva condotto al luogo dell’esecuzione, fece chiamare
al suo fianco Shijo Kingo, probabilmente per potergli comunicare direttamente lo spirito che lo animava.
Inoltre, sia durante il mese in cui soggiornò presso la residenza di Homma a Echi, dopo Tatsunokuchi, sia per
tutto il periodo dell’esilio a Sado, il Daishōnin scambiò numerose lettere con i suoi seguaci e ricevette fre-
quenti visite. Fu una lotta per rafforzare il legame fra maestro e discepolo di fronte alle forze che cercavano
di spezzarlo».7

5) Kumegawa: l’attuale Kumegawa-chō e l’area circostante di Higashimurayama, una città situata nella parte occidentale di Tokyo.
6) Teradomari: piccolo porto nella parte settentrionale dell’attuale città di Nagaoka, nella prefettura di Niigata. Era il punto di par-
tenza delle barche dirette all’isola di Sado.
7) Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, 2019, pp. 408-409.

28 || buddismo e società | 256 || la vita di nichiren | dodicesima puntata: a echi


studio
LEZIONI DI DAISAKU IKEDA
LO STUDIO MENSILE SUGLI SCRITTI DI NICHIREN DAISHONIN

FIORI E FRUTTI ›› MAGGIO 2025

Testo integrale su Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 808


e al link https://biblioteca.sgi-italia.org/rsnd/fiori-e-frutti

Realizzare kosen-rufu grazie


all’impegno condiviso di maestro
e discepolo
Lezione di Daisaku Ikeda pubblicata sul mensile Daibyakurenge
di marzo 2012 e su Buddismo e società n. 155 (2012)

È finalmente giunto il primaverile mese di marzo [la lezione originale è stata


pubblicata sul Daibyakurenge, il mensile di studio della Soka Gakkai, nel mese
di marzo 2012, n.d.r.] e presto celebreremo la ricorrenza del 16 marzo, il giorno
in cui [nel 1958] seimila giovani provenienti da tutto il Giappone si raduna-
rono alla presenza del mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai
Josei Toda, per la “prova generale” di kosen-rufu. In quella riunione Toda di-
chiarò: «La Soka Gakkai è la regina del mondo religioso!». Fu una cerimonia
solenne di maestro e discepolo, il passaggio del testimone nella grande im-
presa di kosen-rufu. Dopo avere realizzato lo scopo che aveva tanto a cuore di
settecentocinquantamila famiglie praticanti, Toda affidò a noi, i suoi giovani
discepoli, la piena responsabilità del futuro del nostro movimento.
Il successivo 16 marzo (1959) Toda aveva già lasciato questo mondo, ma
poiché maestro e discepolo sono una cosa sola, il suo coraggioso appello
andava oltre i confini della morte e risuonava con forza nel mio cuore. Dissi
ai rappresentanti del Gruppo giovani: «Facciamo del 16 marzo un eterno
giorno di celebrazione nel calendario del movimento di kosen-rufu! Credo che
ci sia un profondo significato nel fatto che noi, membri del Gruppo giovani,
ci siamo riuniti intorno al nostro maestro nel mese di marzo, in una stagione
che trabocca di vitalità come i freschi germogli dell’orzo».
Marzo è il mese in cui cresce vigoroso il primo raccolto di orzo, che sarà
poi mietuto all’inizio dell’estate. I campi di orzo, incuranti del clima anco-
ra freddo dell’inizio della primavera, risplendono di pianticelle color verde
brillante, fresche e vibranti come la giovinezza.
Toda desiderava ardentemente che i suoi giovani discepoli crescessero e rea-
lizzassero una vittoria dopo l’altra. Questo è il percorso di sviluppo colmo di
speranza che egli ci affidò, un cammino a ritmo con la Legge fondamentale
della vita.
In questa lezione studiamo Fiori e frutti; facciamone il punto di partenza per

|| studio | lo studio mensile | maggio 2025 29


avanzare insieme lungo il sentiero fondamentale di maestro e discepolo,
verso un futuro luminoso in cui fioriscano la gioia e la vittoria.

PRIMO BRANO | DA FIORI E FRUTTI

«Da allora non ho più avuto notizie da nessuno di voi due [i preti Joken-bo e Gijo-bo]. Ma sono lieto di sapere
che avete letto a Kasagamori i due documenti che ho scritto nell’era Kenji in memoria del saggio Dozen-bo».

Ripagare un debito di gratitudine


Fiori e frutti fu scritto nell’aprile del 1278 per Joken-bo e Gijo-bo, due preti
che erano stati compagni di studi più anziani del Daishonin presso il tempio
Seicho, nel villaggio di Tojo della provincia di Awa, dove egli entrò nel clero
quando era bambino.
Due anni prima al Seicho-ji ( ji significa tempio) era morto Dozen-bo, il
maestro del Daishonin, e quando questi, che si trovava a Minobu,1 lo aveva
saputo aveva composto il trattato Ripagare i debiti di gratitudine nel quale ricor-
dava con affetto il defunto maestro ed esprimeva il desiderio di ripagare il
debito di gratitudine nei suoi confronti. Al trattato il Daishonin allegò una
lettera di accompagnamento indirizzata a Joken-bo, facendola recapitare da
uno dei suoi seguaci al Seicho-ji. Nella lettera chiedeva a Joken-bo e Gijo-bo
di permettere al suo messaggero di leggere Ripagare i debiti di gratitudine ad
alta voce sull’altura di Kasagamori sul monte Kyosumi, dove si trovava il
tempio Seicho, davanti alla tomba di Dozen-bo, per il bene del suo defunto
maestro. In Fiori e frutti il Daishonin esprime la sua gioia perché tale richiesta
è stata esaudita.

Joken-bo e Gijo-bo protessero il Daishonin dal pericolo


Riassumiamo brevemente qual era il legame del Daishonin con il tempio
Seicho, con il suo maestro Dozen-bo e i due preti anziani Joken-bo e Gijo-bo.
Il Daishonin era entrato al Seicho-ji all’età di dodici anni per studiare il
Buddismo sotto la tutela di Dozen-bo, prete anziano del tempio. Il Seicho-ji
era un complesso piuttosto vasto che comprendeva vari templi e alloggi per i
preti, e pare che Dozen-bo fosse il capo dei preti in uno di questi templi resi-
denziali. Quando il Daishonin fu ammesso al tempio, da ragazzo, Joken-bo
e Gijo-bo erano anch’essi studenti che, in quanto più anziani di lui, lo affian-
cavano aiutandolo negli studi.

1) Monte Minobu: nell’attuale prefettura di Yamanashi, fu il luogo in cui il Daishonin trascorse gli ulti-
mi anni della sua vita dal maggio del 1274 al settembre del 1282, poco prima della morte, dedicandosi
a formare i discepoli, a dirigere le attività di propagazione e a scrivere opere sulla dottrina.

30 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


Dopo essere ufficialmente diventato prete buddista, all’età di sedici anni,
il Daishonin visitò il Monte Hiei [sede dell’Enryaku-ji, il tempio principale
della scuola Tendai] e altri centri di studi buddisti per comprendere a fondo
l’essenza delle dottrine. Giunse così alla conclusione che il Sutra del Loto è
il supremo fra tutti gli insegnamenti buddisti e decise che la sua missione
nella vita sarebbe stata propagarne l’essenza, Nam-myoho-renge-kyo, la
Legge fondamentale per l’Illuminazione di tutte le persone.
Il 28 aprile 1253, al Seicho-ji, il Daishonin diede inizio alla sua lotta per
la riforma religiosa proclamando la fondazione del suo insegnamento [che
comprendeva una confutazione completa della dottrina della Pura terra
(Nembutsu) e di altri insegnamenti errati assai diffusi a quei tempi]. Ciò
suscitò un immediato attacco da parte dell’amministratore locale Tojo
Kagenobu,2 devoto seguace del Nembutsu.
Dozen-bo segretamente simpatizzava con la causa del Daishonin, ma era
codardo e temeva il potere dell’amministratore; così non protesse il suo di-
scepolo, anzi di fatto lo abbandonò. Joken-bo e Gijo-bo invece protessero
il Daishonin senza preoccuparsi delle conseguenze che avrebbero potuto
subire. Come compagni di studi più anziani che avevano vissuto e studia-
to con lui, rispettavano Nichiren e conoscevano meglio di chiunque altro
l’ardente desiderio di scoprire la vera essenza degli insegnamenti buddisti
che aveva dimostrato sin da ragazzo. Negli anni seguenti il Daishonin lodò
il comportamento altruistico di Joken-bo e Gijo-bo scrivendo [in Ripagare
i debiti di gratitudine]: «Avete reso un inestimabile servizio al Sutra del Loto.
Non possono esservi dubbi sulla ricompensa che vi attende nella prossima
vita» (RSND, 1, 652).

La fede debole di Dozen-bo nel Sutra del Loto


Nel novembre del 1264, subito dopo la persecuzione di Komatsubara
[un’imboscata ai danni del Daishonin e dei suoi discepoli istigata da Tojo
Kagenobu],3 il Daishonin incontrò nuovamente il maestro della sua infan-
zia Dozen-bo presso Hanabusa, a Saijo, nella provincia di Awa. Dozen-bo
confessò al suo allievo di un tempo che egli stava continuando a recitare il
Nembutsu (il nome del Budda Amida) e che aveva scolpito cinque immagini
del Budda Amida, ma adesso era preoccupato del destino che lo attendeva
dopo la morte per aver compiuto tali azioni. Il Daishonin, pur consapevole
che le sue parole potevano non essere bene accolte, confutò ugualmente con
severità l’offesa alla Legge da parte del suo maestro. Ciò deve aver sortito

2) Tojo Kagenobu: amministratore del villaggio di Tojo, nel distretto di Nagasa, provincia di Awa,
fervente credente negli insegnamenti della Pura terra (Nembutsu).
3) Nel novembre 1264, mentre stava recandosi a visitare il suo seguace Kudo Yoshitaka nel villaggio di
Tojo, il Daishonin fu attaccato dagli uomini di Tojo Kagenobu e alcuni suoi discepoli rimasero uccisi.
Nello scontro il Daishonin riportò una ferita alla fronte e una frattura al braccio sinistro.

31
qualche effetto perché in seguito gli fu riferito che Dozen-bo aveva accetta-
to la fede nel Sutra del Loto e questo deve aver reso il Daishonin veramente
molto felice.
Ma quando il Daishonin fu quasi decapitato durante la persecuzione di
Tatsunokuchi e in seguito fu esiliato a Sado,4 Dozen-bo recise ogni le-
game con il suo antico allievo. In seguito il Daishonin parlando di quei
fatti osservò: «Dozen-bo, che pure non era un uomo completamente
privo di potere, sebbene io fossi stato esiliato nell’isola di Sado non si
sforzò di venirmi a trovare neanche una volta. Questo non è certo il
comportamento di un credente del Sutra del Loto» (Ripagare i debiti di
gratitudine, RSND, 1, 652).
Dozen-bo una volta era stato il maestro del Daishonin, ma non era cer-
to una persona dal carattere irreprensibile. Tuttavia, quando il Daishonin
seppe della sua morte scrisse: «Quando ho appreso la notizia della sua
morte avrei voluto accorrere a costo di passare attraverso il fuoco e affon-
dare nell’acqua, gettarmi sulla sua tomba e recitare un volume del Sutra
del Loto per la sua salvezza» (Ibidem). E il suo desiderio si realizzò quando
uno dei suoi discepoli lesse sulla tomba di Dozen-bo Ripagare i debiti di
gratitudine.
In queste parole possiamo avvertire la profonda preoccupazione del
Daishonin per il suo maestro. Anche se lo aveva rimproverato per non aver
mantenuto una salda fede nel Sutra del Loto, il suo maggiore desiderio era
sempre stato di condurlo all’Illuminazione per ripagare il debito di gratitu-
dine nei suoi confronti. Nelle prime righe di Fiori e frutti vediamo quanto
fosse immensamente grande la compassione del Daishonin nei confronti del
defunto Dozen-bo.

SECONDO BRANO | DA FIORI E FRUTTI

«Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente è inesauribile, il fiume
non si prosciugherà mai. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra le piante non crescono. Se io, Nichi-
ren, sono diventato il devoto del Sutra del Loto e tutti parlano del prete Nichiren, sia bene che male, non lo
devo forse unicamente al mio defunto maestro Dozen-bo? Nichiren è come la pianta e il suo maestro come
la terra».

4) Il 12 settembre 1271 il Daishonin fu arrestato e condotto nella località di Tatsunokuchi, alla perife-
ria di Kamakura, dove le autorità speravano di giustiziarlo con il favore delle tenebre. Ma il tentativo
di esecuzione fallì ed egli fu tenuto prigioniero presso la residenza del vice amministratore di Sado,
Homma Rokuro Saemon, a Echi. Dopo circa un mese, in cui le autorità governative discutevano su
cosa fare di lui, fu esiliato sull’isola di Sado, che equivaleva a una condanna a morte. Ma quando le
predizioni del Daishonin di lotte intestine e invasione straniera si realizzarono, il governo lo perdonò,
nel marzo 1274, e il Daishonin fece ritorno a Kamakura.

32 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


La gratitudine è alla base di un comportamento onorevole da essere umano
In questo passo il Daishonin esprime una profonda gratitudine e un sincero
apprezzamento nei confronti del suo maestro. Il fondamento della gratitu-
dine e dell’apprezzamento risiede nel riconoscimento di chi ci ha aiutato a
diventare la persona che siamo oggi, ovvero di quali cause e condizioni ci
hanno condotto alle nostre circostanze presenti. Riconoscere questo debito
di gratitudine e agire di conseguenza è la base di un comportamento onore-
vole come essere umano.
In questo senso sono davvero commoventi le similitudini che usa il
Daishonin per esprimere la sua immensa gratitudine e la sua riconoscenza
per il maestro che lo aveva educato e allevato: «Se un albero ha radici pro-
fonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente è inesauribile, il
fiume non si prosciugherà mai. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra
le piante non crescono».
Vorrei sottolineare la parola “crescono”, perché la crescita del discepolo è uno
degli elementi più importanti della relazione maestro-discepolo: tutte queste
similitudini – il fogliame lussureggiante, il corso d’acqua che fluisce con vigo-
re, le fiamme che si innalzano e le piante che crescono – simboleggiano la cre-
scita dei discepoli, lo sviluppo dei successori. Anche propagare ampiamente il
Buddismo e assicurarne la trasmissione fino al lontano futuro dipende dalla
crescita dei discepoli che assumeranno la guida di questa impresa.
In una lettera al giovane Nanjo Tokimitsu, che seguì le orme del padre de-
funto e diventò una persona di eccellente carattere, il Daishonin scrive:
«La tintura di indaco è più blu dell’indaco stesso e il ghiaccio è più freddo
dell’acqua» (Offerte nella neve, RSND, 2, 760). Più blu dell’indaco: niente è più
gratificante della crescita di un discepolo.
Per il Daishonin la sua crescita, come discepolo autentico, consisteva nel di-
ventare il devoto del Sutra del Loto che si dedica alla propagazione del sutra
nell’epoca impura dell’Ultimo giorno della Legge, proprio come il Budda
insegna, e a condurre le persone all’Illuminazione in nome del Budda, senza
farsi fermare da nessun ostacolo o difficoltà.
E analizzando il processo con il quale egli stesso apprese la verità del
Buddismo e diventò il devoto del Sutra del Loto, il Daishonin giunse alla
conclusione che la relazione con il suo maestro Dozen-bo aveva svolto un
ruolo cruciale.

Il discepolo è la pianta, il maestro è la terra


Il Daishonin scrive che «tutti parlano del prete Nichiren, sia bene che male».
Il nome Nichiren era diventato famoso, ma principalmente come oggetto di
critiche e insulti. Pur essendo un prete dall’integrità impeccabile, era bersaglio
di calunnie prive di fondamento. Come scrive in un’altra lettera: «Sono noto
in tutto il paese come un prete trasgressore e […] la mia cattiva fama si è pro-

33
pagata in tutto il regno» (I quattro debiti di gratitudine, RSND, 1, 37).
Nel Sutra del Loto troviamo passi come: «E poiché odio e gelosia nei confron-
ti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto
peggio sarà dopo la sua scomparsa?» (SDLPE, 235) e «Ci saranno molte per-
sone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi» (SDLPE, 270).
Gli insulti e gli attacchi rivolti contro il Daishonin erano quindi la prova che egli
era il devoto del Sutra del Loto che praticava in accordo con gli insegnamenti del
Budda. Per un campione della verità e della giustizia, le calunnie e le offese sono
in realtà una medaglia al valore. In questo senso il Daishonin poté propagare
ampiamente l’insegnamento corretto del Sutra del Loto in tutto il Giappone,
permettendo alle persone di abbracciare direttamente la Legge mistica oppure
di creare con essa una relazione contraria, rifiutandola o opponendovisi.5 Questa
è un’altra ragione per la quale era grato al suo maestro Dozen-bo.
Quando il Daishonin esaminò le basi sulle quali era cresciuto, si rese conto
che sostanzialmente tutto era dovuto al suo maestro, nei confronti del qua-
le aveva un debito immenso. E scrisse: «Nichiren è come la pianta e il suo
maestro come la terra». Nel Buddismo lo spirito di gratitudine è veramente
profondo e generoso.
Riflettiamo ancora una volta sulle parole di apprezzamento che Toda in-
dirizzò al suo defunto maestro, il presidente fondatore della Soka Gakkai
Tsunesaburo Makiguchi, che morì in carcere per essersi opposto alle richie-
ste delle autorità militari giapponesi in tempo di guerra: «Nella tua vasta e il-
limitata compassione mi hai permesso di accompagnarti persino in carcere.
Grazie a questo ho potuto leggere con il mio intero essere il passo del Sutra
del Loto che recita: “Le persone che avevano udito la Legge dimorarono
in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri”
(SDLPE, 203). Il beneficio di ciò è consistito nel poter conoscere la mia pre-
cedente esistenza come Bodhisattva della Terra6 e riuscire a penetrare con
tutto il mio essere una parte, seppur minima, del significato del sutra [del
Loto]. Non c’è felicità maggiore di questa».7
La gratitudine è il cuore dello spirito di maestro e discepolo nella SGI.
Per quanto mi riguarda, non sarei la persona che sono oggi se non avessi
incontrato Toda a una riunione di discussione nel quartiere di Ota, a Tokyo,

5) Relazione inversa, detta anche relazione del tamburo avvelenato: legame formato con il Sutra del
Loto opponendosi a esso o recandogli offesa. Sebbene alcuni debbano cadere nello stato d’Inferno
per aver offeso il Sutra del Loto, grazie al legame inverso creato con il sutra alla fine conseguiranno
la Buddità.
6) Nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, Emergere dalla terra, Shakyamuni convoca da sottoterra
innumerevoli discepoli ai quali affida la propagazione della Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge,
i cosiddetti Bodhisattva della Terra. In prigione Toda si risvegliò alla sua identità di Bodhisattva della
Terra e quando uscì dal carcere diede inizio alla grande battaglia per la realizzazione di kosen-rufu.
7) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol.
3, p. 386.

34 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


nell’estate del 1947, quando avevo diciannove anni, e se non avessi deciso
di diventare suo discepolo. Se non avessi imparato da lui i fondamenti del
Buddismo non avrei mai conosciuto una vita dedicata al lavoro per la pace e la
felicità dell’umanità insieme ai miei degni compagni di fede di tutto il globo.
Lo storico cinese Zhang Kaiyuan, ex rettore dell’Università normale Huazhong
in Cina, con il quale ho realizzato un dialogo, mi disse che uno dei motti a lui
più cari era: «Continua a far ardere il fuoco». Spiegò che si trattava di un appel-
lo agli studenti affinché ereditassero le virtù dei loro insegnanti e realizzassero
ciò che questi non erano riusciti a raggiungere o a ultimare durante la loro
vita. E proseguì dicendo: «Nella Soka Gakkai la trasmissione di una profonda
dedizione a realizzare la pace da parte del presidente Makiguchi al presidente
Toda e poi dal presidente Toda a lei, presidente Ikeda, è un esempio eccellente
di “continuare a far ardere il fuoco”. Sono certo che adesso lei, presidente
Ikeda, trasmetterà la fiamma luminosa dell’impegno per la pace ai suoi giovani
successori che la porteranno fedelmente avanti».8
La gioventù rappresenta la speranza. Anche se si accende il fuoco, a meno
che la fiamma non sia protetta e riparata dal vento e dalla pioggia, e as-
siduamente sorvegliata aggiungendo nuova legna, non riuscirà a durare e
a propagarsi. Il Buddismo insegna come i discepoli possono ereditare la
fiamma spirituale dai loro maestri. Il Buddismo non è tale senza lo spirito di
gratitudine per i maestri.

TERZO BRANO | DA FIORI E FRUTTI

«Quattro erano le guide dei Bodhisattva della Terra. Il sutra afferma: “Il primo si chiamava Pratiche Superiori
[…], il quarto si chiamava Pratiche Salde”. Se nell’Ultimo giorno della Legge appare Pratiche Superiori, deve
apparire anche Pratiche Salde. La pianticella del riso fiorisce e produce i chicchi, ma il suo spirito rimane nel
terreno. Per questo lo stelo nuovamente fiorisce e produce chicchi. I meriti che Nichiren ha acquisito propa-
gando il Sutra del Loto ritorneranno sempre a Dozen-bo. Che cosa sublime!».

I benefici del discepolo ritornano al maestro


Nel Sutra del Loto, quando i Bodhisattva della Terra numerosi come le sab-
bie di sessantamila fiumi Gange emergono in massa, in prima fila ci sono
le loro quattro guide, i bodhisattva Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate,
Pratiche Pure e Pratiche Salde.
Senza addentrarci troppo nei dettagli, nel ventunesimo capitolo del Sutra
8) Daisaku Ikeda e Zhang Kaiyuan, Ningen Shori no Shunju: Rekishi to Jinsei to Kyoiku o Kataru
(Un’epoca di trionfo umano: dialogo sulla storia, la vita e l’educazione), Daisanbummeisha,
Tokyo, 2010, pp. 75-76.

35
del Loto, Poteri sovrannaturali del Tathagata, Shakyamuni affida la propagazio-
ne della Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge ai Bodhisattva della
Terra guidati da questi quattro bodhisattva. In altre parole, il Budda garan-
tisce che in quest’ultima epoca sarebbe apparso Pratiche Superiori. E, se
appare Pratiche Superiori, naturalmente apparirà anche Pratiche Salde.
Questo passo di Fiori e frutti è molto importante perché implica che il
Bodhisattva Pratiche Superiori è già apparso nel mondo e si riferisce a
Nichiren Daishonin.
L’intento del Daishonin in questa lettera non è suggerire che Dozen-bo
sia Pratiche Salde. Dozen-bo, che non era stato capace di abbandonare i
suoi attaccamenti errati alla dottrina nembutsu, non è all’altezza di essere
uno dei quattro bodhisattva principali. Ne La raccolta degli insegnamenti orali
però il Daishonin afferma: «La grande terra è ciò che nutre le piante e gli
alberi [e perciò corrisponde a Pratiche Salde]» (BS, 116, 61). Alla luce di
queste parole e della sua precedente affermazione in questa lettera che «il
suo maestro è come la terra», il Daishonin riconosce che Dozen-bo, che lo
aiutò a farsi strada nel mondo permettendogli così di svolgere il ruolo del
Bodhisattva Pratiche Superiori, incarna la funzione nutritiva della terra.
Questa affermazione però riflette solo lo spirito generoso del Daishonin
e la sua vasta condizione vitale, non significa che Dozen-bo corrisponda
a Pratiche Salde.
Poi c’è il passo dal quale deriva il titolo comunemente accettato della lettera,
Fiori e frutti. Le pianticelle di riso fioriscono, producono i chicchi e sotto il
loro peso si inclinano verso la terra (questa è la prima fioritura e produzione
di chicchi). Poi gli steli vengono tagliati e lo “spirito” (l’essenza della pianta
di riso, cioè la sua forza vitale intrinseca) non viene distrutto, ma fa ritorno
alla terra e permette alla pianta di germogliare, fiorire nuovamente e produr-
re altro riso (questa è la seconda fioritura e produzione di chicchi).
Se la terra è l’insegnante, o il maestro, e la pianta è l’allievo, o il discepolo,
allora la prima fioritura e produzione di chicchi corrisponde alla crescita del
discepolo che diventa una persona eccellente e consegue la Buddità. E pro-
prio come l’essenza della pianta di riso ritorna alla terra, il grande beneficio
acquisito dal discepolo ritorna al maestro e permette anche a quest’ultimo di
conseguire la Buddità. Ciò corrisponde alla seconda fioritura e produzione
di chicchi.
Secondo questa analogia il beneficio ottenuto dal Daishonin attraverso la
propagazione della Legge mistica come devoto del Sutra del Loto sarà si-
curamente trasferito a Dozen-bo sulla base del loro profondo legame come
maestro e discepolo, permettendo così a Dozen-bo di ottenere l’Illumina-
zione. «Che cosa sublime!» esclama il Daishonin esprimendo la sua gioia per
questa realtà meravigliosa.
In un altro passo alla fine di Ripagare i debiti di gratitudine si fa riferimento

36 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


alla stessa analogia: «Così il fiore tornerà alla radice, e l’essenza della pianta
rimarrà nella terra. Il beneficio di cui ho parlato si accumulerà sicuramente
nella vita dello scomparso Dozen-bo» (RSND, 1, 659).
L’enorme beneficio che il Daishonin ha realizzato istituendo l’insegnamento
di trasformazione della Legge mistica per la felicità di tutta l’umanità fino
all’eterno futuro si accumulerà sicuramente nella vita di Dozen-bo. Non c’è
modo migliore di dimostrare la sua gratitudine nei confronti del defunto
maestro.

QUARTO BRANO | DA FIORI E FRUTTI

«Si dice che se il maestro ha un buon discepolo, tutti e due otterranno il frutto della Buddità, ma se il maestro
alleva un cattivo discepolo, entrambi cadranno nell’inferno.
Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla. Spiegherò questo punto più
ampiamente un’altra volta».

La vittoria del discepolo è la vittoria del maestro


Come avevamo detto, anche se dopo il rimprovero del Daishonin per la sua
offesa alla Legge Dozen-bo aveva cercato di ritornare alla fede nel Sutra del
Loto, era morto senza aver abbandonato del tutto il suo attaccamento alla
pratica nembutsu. Ma se un discepolo come il Daishonin avesse conseguito
la Buddità praticando l’insegnamento corretto, allora grazie a quel beneficio
anche Dozen-bo avrebbe potuto ottenere l’Illuminazione. È a questo che si
riferisce il Daishonin quando scrive: «Se il maestro ha un buon discepolo,
tutti e due otterranno il frutto della Buddità».
Analogamente però, un cattivo discepolo che si è fatto sviare da insegnamenti
errati non potrà conseguire la Buddità e nemmeno guidare all’Illuminazione
il suo maestro; perciò il Daishonin scrive che sia il maestro sia il discepolo
«cadranno nell’inferno».
In un altro scritto [Gli otto venti] il Daishonin afferma anche: «Se i credenti
laici e il loro maestro non pregano con la stessa mente, le loro preghiere
saranno inutili come voler accendere un fuoco sull’acqua» (RSND, 1, 706).
La regola immutabile per la vittoria, nel Buddismo di Nichiren Daishonin,
è che il maestro e il discepolo siano uniti nello spirito e abbiano lo stesso
scopo come due ingranaggi ben collegati.
Il Daishonin seguì il sentiero di un autentico discepolo, un «buon discepolo»
capace di guidare il suo maestro alla Buddità. La vittoria del discepolo è la
vittoria del maestro, il discepolo è determinante per il risultato.
In Fiori e frutti il Daishonin non solo descrive il suo spirito come discepolo,
ma cerca anche di incoraggiare Joken-bo e Gijo-bo, che come lui erano

37
stati allievi di Dozen-bo, a essere buoni discepoli capaci di condurre il loro
maestro alla Buddità.
In gioventù ho sempre tenuto bene a mente questo passo importante che
abbiamo appena discusso, e così hanno fatto anche tanti membri della SGI
in tutto il mondo.
Finché visse, Toda rimase un vero discepolo di Makiguchi. Quando parlava
di lui aveva sempre un’espressione molto seria: «I discepoli devono seguire
la strada dei discepoli», diceva, insistendo sul fatto che i discepoli dovevano
mettere in pratica nella loro vita gli insegnamenti del maestro. Inoltre era
inflessibile con chiunque cercasse di distruggere il preziosissimo regno di
maestro e discepolo nel Buddismo. Sottolineava severamente che non do-
vremmo mai permettere a nessuno di danneggiare il puro mondo della fede
delle persone che si dedicano a kosen-rufu. Questo fu il suo ordine solenne:
proteggete il regno di maestro e discepolo.
La relazione maestro-discepolo è il nucleo fondamentale del Buddismo di
Nichiren Daishonin perché la profonda, potente e bella interazione da vita a
vita che ha luogo in questa relazione permette di liberarci dall’attaccamento
al piccolo io e realizzare una condizione vitale basata sul nostro illimitato
grande io.

La grande strada di maestro e discepolo


Quando maestro e discepolo sono uniti possono realizzare qualsiasi cosa ed
essere sempre vittoriosi. Il sentiero di maestro e discepolo è la grande strada
per la vittoria assoluta.
Il Budda è un maestro che ha realizzato una profonda trasformazione in-
teriore [basata sulla verità fondamentale della Legge mistica]. Nel Sutra del
Loto dice: «All’inizio ho fatto il voto di rendere tutte le persone uguali a
me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDLPE, 80). È il grande voto di per-
mettere a tutti di conseguire la Buddità. Il tema centrale del Sutra del Loto
è proprio la storia dei discepoli che decidono di realizzare questo voto del
Budda. L’ampia propagazione della Legge, il movimento di kosen-rufu, è una
lotta grandiosa e incessante per elevare tutta l’umanità allo stesso stato vitale
del Budda.
Nei suoi scritti il Daishonin usa frequentemente l’espressione “i discepoli di
Nichiren” o “i miei discepoli”. La strada di kosen-rufu implica la decisione di
alzarsi con un profondo senso di missione come discepoli del Daishonin.
È la nobile battaglia spirituale per creare una trasformazione interiore nel-
la vita di tutta l’umanità attraverso il processo della rivoluzione umana, in
un’epoca pervasa dai tre veleni e devastata da una serie infinita di conflitti
e tragedie. Questa lotta alla fine determinerà un cambiamento nello stato
vitale dell’umanità nel suo complesso e con esso anche un cambiamento dei
destini del mondo.

38 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


QUINTO BRANO | DA FIORI E FRUTTI

«Dovreste sempre conversare insieme per liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte e raggiungere la Pura
Terra del Picco dell’Aquila dove potrete annuire l’uno all’altro e parlare con un’unica mente. Nel sutra si leg-
ge: “Al cospetto delle moltitudini sembrano preda dei tre veleni o manifestare i segni di visioni distorte. Così
i miei discepoli fanno uso di espedienti per salvare gli esseri viventi”. Comprendete questo in base a ciò che
vi ho detto fino a ora. Rispettosamente».

Il Buddismo impegnato di Nichiren Daishonin


Joken-bo e Gijo-bo abbracciavano la fede nel Sutra del Loto seguendo gli in-
segnamenti del Daishonin ma risiedevano al Seicho-ji dove il Nembutsu era
assai praticato, e in quelle circostanze per loro doveva essere arduo rimanere
forti e saldi nella fede. Perciò il Daishonin dà loro questa guida: «Dovreste
sempre conversare insieme per liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte
e raggiungere la Pura Terra del Picco dell’Aquila dove potrete annuire l’uno
all’altro e parlare con un’unica mente».
Poi il Daishonin cita alcuni versi dell’ottavo capitolo del Sutra del Loto
Predizione dell’Illuminazione a cinquecento discepoli: «Al cospetto delle moltitudini
sembrano preda dei tre veleni o manifestare i segni di visioni distorte. Così i
miei discepoli fanno uso di espedienti per salvare gli esseri viventi».9 Shakya-
muni pronuncia queste parole dopo aver predetto la futura Illuminazione a
Purna, un ascoltatore della voce considerato uno dei suoi dieci discepoli
principali, famoso per essere il più abile nella predicazione della Legge. Pur-
na era andato fra la gente e aveva predicato con abili discorsi e argomenta-
zioni persuasive. In un’altra scrittura buddista viene rappresentato mentre
dichiara a Shakyamuni la sua decisione di insegnare la Legge agli altri senza
risparmiare la propria vita e senza farsi intimorire da alcun attacco fisico o
verbale.10
Nel capitolo Predizione dell’Illuminazione a cinquecento discepoli si spiega inoltre
che Purna propagò la Legge non solo nel presente ma anche in numerose
esistenze passate nelle quali, come discepolo di altri Budda, aveva predicato
il Sutra del Loto e permesso a innumerevoli esseri viventi di ottenere l’Illu-
minazione.
Sempre nello stesso capitolo del Sutra del Loto si dice che sebbene Purna
avesse praticato la via del bodhisattva e purificato innumerevoli terre del
9) L’intero passo recita: «Interiormente, in segreto, agiscono da bodhisattva, ma esteriormente
appaiono ascoltatori della voce. Sembra che riducano i desideri in odio a nascita e morte, ma in verità
stanno purificando le terre del Budda. Al cospetto delle moltitudini sembrano preda dei tre veleni o
manifestare i segni di visioni eretiche. Così i miei discepoli fanno uso di espedienti per salvare gli esseri
viventi» (SDLPE, 213).
10) Per maggiori dettagli su questo episodio, cfr.: Daisaku Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Esperia,
1999, vol. 2, pp. 51-52.

39
Budda nelle esistenze passate, nella vita presente era apparso come un ascol-
tatore della voce che aborriva il ciclo di nascita e morte. Si spiega però che
in realtà la sua apparizione come ascoltatore della voce era un abile mezzo
per aiutare gli esseri viventi a conseguire la Buddità (cfr. SDLPE, 213-215).
Non possiamo condurre nessuno all’Illuminazione se creiamo barriere o muri
fra noi e gli altri e rimaniamo lontani dalle persone che ci circondano. Perciò i
bodhisattva appaiono come persone comuni, preda dei tre veleni, esseri illusi
dei nove mondi: per predicare gli insegnamenti del Budda fra la gente.
Nel loro cuore Joken-bo e Gijo-bo erano profondamente dediti al Sutra del
Loto, ma in realtà risiedevano al Seicho-ji e soffrivano molto per il fatto di
essere circondati da persone che consideravano il Daishonin un nemico e
ne parlavano male. Tuttavia questa sofferenza, sottintende il Daishonin, è
semplicemente un espediente per condurre gli altri all’insegnamento corret-
to, ed esorta i due discepoli a battersi coraggiosamente basandosi sulla loro
vera identità di praticanti del Sutra del Loto.
Noi membri della SGI viviamo in un’epoca malvagia, contaminata dalle cin-
que impurità, e pratichiamo il Buddismo del Daishonin nel mondo reale, pie-
no di difficoltà e dolore. Siamo tormentati dalle sofferenze di nascita, invec-
chiamento, malattia e morte e in più ognuno ha i propri problemi personali.
Anche se abbracciamo la fede nella Legge mistica e possediamo lo stato vitale
della Buddità che ha un immenso potere, nessuno di noi è libero da problemi
o sofferenze. Siamo comuni mortali e ciò ha un profondo significato.
La Soka Gakkai fu attaccata e definita “un’accozzaglia di poveri e malati”
perché portava avanti le sue attività di propagazione tra le persone sofferenti
condividendo il loro dolore, dimostrando empatia per i loro problemi e pre-
occupazioni. Molti dei nostri membri sono riusciti a risollevarsi da profonde
sofferenze, dalla malattia, dalla povertà, dai conflitti familiari e così via, e si
sono risvegliati alla loro missione rivitalizzando la propria vita con fierezza
e fiducia in sé.
Toda diceva spesso ai membri che soffrivano: «Anche se dall’esterno possia-
mo sembrare il “Bodhisattva Povertà” o il “Bodhisattva Malattia”, questo
è solo un ruolo che stiamo recitando nel dramma della vita. In realtà siamo
autentici Bodhisattva della Terra. E poiché la nostra vita è una grandiosa
rappresentazione, dovremmo goderci fino in fondo il ruolo che abbiamo
scelto di svolgere e dimostrare la grandezza della Legge mistica». Questo è
il nostro orgoglio come Bodhisattva della Terra.
Le nostre sofferenze individuali ci consentono di capire le sofferenze degli
altri e immedesimarci nei loro dolori e difficoltà. I veri praticanti del Sutra
del Loto vanno fra la gente senza mai stancarsi, per impegnarsi nella nobile
impresa di propagare la Legge mistica. Poiché fanno parte della gente, si
possono alzare con coraggio nel grande mare dell’umanità e avanzare per
realizzare la felicità di tutti.

40 || buddismo e società | 256 || studio | lo studio mensile | maggio 2025


16 marzo: un giorno in cui i discepoli decidono di agire
Il 16 marzo 1960, dopo aver cantato nel coro con i membri del Gruppo
giovani la Canzone della dignità indomita, dichiarai che la Soka Gakkai sarebbe
avanzata per sempre al ritmo del 16 marzo, del 2 aprile e del 3 maggio [che
rappresentano rispettivamente il Giorno di kosen-rufu, l’anniversario della
morte del presidente Toda e il Giorno della Soka Gakkai]. E il 3 maggio
di quell’anno, come rappresentante dei discepoli di Toda, diventai il terzo
presidente della Soka Gakkai.
La primavera è la stagione di maggiore vitalità, in cui la forza vitale che si è
conservata durante il lungo inverno esplode tutta in una volta. Ogni anno,
così come le stagioni si alternano dall’inverno alla primavera, noi progre-
diamo decisi con rinnovata determinazione e slancio. E il 16 marzo è un
giorno speciale, perché è un giorno in cui i discepoli rinnovano il voto di
realizzare kosen-rufu, un giorno in cui i discepoli promettono di portare avan-
ti l’impegno condiviso con il loro maestro di conseguire una clamorosa vit-
toria uniti nello spirito e di far conoscere agli altri il loro orgoglio di essere
campioni che incarnano gli ideali del proprio maestro. Perciò è un giorno in
cui ripartire nella nostra battaglia per kosen-rufu con fresca determinazione.
Il 16 marzo è un giorno permeato dallo spirito buddista della “vera causa”,
lo spirito di andare sempre avanti, da ora in poi. Questo spirito è anche la
quintessenza di ciò che significa essere un discepolo ed è ciò che ci permette
di rimanere giovani e di continuare a crescere e ad avanzare. Finché vivrò
considererò Toda il mio maestro, farò il massimo per ripagare il mio debito
di gratitudine nei suoi confronti e percorrerò fedelmente il cammino di un
discepolo autentico. Avere un maestro e vivere da discepolo è la chiave per
una crescita e uno sviluppo costanti. Una vita dedicata alla via di maestro e
discepolo è incredibilmente fortunata.
È giunto per noi il momento di fare nuovi grandi passi avanti verso kosen-rufu
in tutto il mondo. Miei amati discepoli, adesso è il tempo di alzarsi con Lo studio del prossimo mese
coraggio. Miei carissimi compagni di fede, fate emergere il vostro potere (testo e audio) sarà pubblicato
intrinseco di Bodhisattva della Terra! È giunto il tempo di dimostrare vera- online sul sito buddismoesocieta.org
e sulla app SGI Italia a partire dal 15
mente al mondo cosa si può raggiungere attraverso l’impegno condiviso di
maggio.
maestro e discepolo.

41
GOMMA, CARBONCINO

L'IM PORTA NZA ATE


E ICI IRRIG
DI AVERE RAD
Ehi, Gomma la ti s Ma non è possibile.
ho chiamato i maggperiori Tanti espertoni si avvicendano um percenbagli, Il nostro vecchio
intorno all'albero... id t
esperti di botanica ero dell ità è uale albero non può
'84, sce di morire
curare il nostro alb e 35% sa Gomma, non
do m ...
seconagliato ha più foglie e anche
va t il fusto è diventato
molto fragile
dell'84,37 % q
u
va tagliatoindi...
non avete capito:!
morirà... da solo va tagliato!
,
atore BRAVO
no, dai calcoli fa tti dal mio calcol al e... OHHH, applausi!
munito di intellige nz a ar tif ici bravo,

Conosco io chi SI L'alberello poverino


ANDIII, sta seccando nel giardino,
ci può aiutare. A
DA LUMO
chi? I non c'è più umidità,
si è dispersa qua e là.

Il grande Saggio.
Ti ricordi di lui?
Dicono che è colpa
Uh, infatti, dove lo Serve un fiume sotterraneo della pandemia
prendiamo un fiume? per nutrire le radici.
Come faccio?... tu mi dici.
Te lo dico subitaneo.
Secondo
Zitto! me no!
Basta l'acqua di un bicchiere
ogni giorno con costanza,
diligenza e ancor di più E tornerà anche l'umidità,
dillo agli altri, per piacere. l'ho letto nel libro di scienz... Gomma e Carboncino creano un
Dal profondo della terra fiume sotterraneo versando i bicchieri
prenderà tutta la forza, d'acqua. Molti nuovi amici si
tante foglie cresceranno: uniscono a loro.
SI.
finirà anche la guerra. CHE BELLO!
Il nostro albero
Il maestro è la terra è eterno.
e tu sei la fogliolina, Zitta!
non pensare che il bicchiere
sia una cosa piccolina.
Gratitudine è la chiave
per sbloccare questa via
Essa sta nel vostro cuore.
Ora andate, per favore.

Questa storia è ispirata allo studio del mese (vedi pp. 29-41).

42 || buddismo e società | 256 || rubriche | per i bambini e le bambine


B U D D I S M O E S O C I E TÀ
| per la pace, la cultura e l'educazione

LE NUOVE FORME DI ABBONAMENTO UNICO


Mensile dell’Istituto Buddista
Italiano Soka Gakkai
numero 256 - maggio 2025 IL NUOVO RINASCIMENTO + BUDDISMO E SOCIETÀ
CARTACEO E DIGITALE
Direttore Alberto Aprea
43,00 euro annuale | 21,50 euro semestrale
Direttrice editoriale Anna Conti
Direttrice responsabile Maria Lucia De Luca Con l’abbonamento si potrà usufruire de Il Nuovo rinascimento digitale,
Vice direttore responsabile Mirko Lugli
In redazione Marina Marrazzi, Rossella Maci
di Buddismo e società mensile cartaceo e digitale e di NR selezione mensile cartacea, una raccolta
di contenuti già pubblicati nel mese precedente nelle edizioni digitali de Il Nuovo rinascimento
Progetto grafico editoriale
Modalità di pagamento:
Cristina Canestrelli e Sabrina Taddei
> bollettino di C/C postale 1051473393 intestato a
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Chiavi di (s)volta IL NUOVO RINASCIMENTO + BUDDISMO E SOCIETÀ


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Le avventure di Gomma e Carboncino
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STUDIO MENSILE
Fiori e frutti
(Lezione di Daisaku Ikeda)

«Le nostre sofferenze individuali ci consentono di capire le sofferenze degli altri


e immedesimarci nei loro dolori e difficoltà. I praticanti del Sutra del Loto
vanno fra la gente senza mai stancarsi, per impegnarsi nella nobile impresa di
propagare la Legge mistica. E poiché fanno parte della gente, si possono alzare
con coraggio nel grande mare dell’umanità e avanzare per realizzare la felicità
di tutti» (Daisaku Ikeda)
2 000026 012566

pubblicazione a stampa: ISSN 1591-9919 | pubblicazione online: ISSN 2465-1869


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