All'inizio Del Viaggio: MAGGIO 2025
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MAGGIO 2025
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IL CAMBIAMENTO
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Soka Gakkai semina speranza per il futuro
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Buddista Italiano Soka Gakkai, come previsto attività sociali e umanitarie.
dalla Legge di Intesa con lo Stato italiano (art. Secondo le linee guida per l’utilizzo dei
18 L.130/2016). fondi, i nuovi progetti vengono implementa-
Basta firmare nell’apposita sezione della ti in quattro aree principali: Diritti Umani,
dichiarazione dei redditi (Certificazione Unica, Educazione, Ambiente e Cultura.
Modello 730 o Modello Unico) e selezionare la Proseguendo il sostegno a progetti già
casella corrispondente. Non serve indicare il attivi per la tutela dell’ambiente e il disarmo
codice fiscale. nucleare, nell'annualità 2025/2026 si raffor-
Ispirandosi ai valori dell’umanesimo zeranno ulteriormente gli interventi legati
buddista, la Soka Gakkai italiana ha scelto all’educazione e ai diritti umani.
Non viene
richiesto
il codice
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destinatario.
sommario
BUDDISMO E SOC I ETÀ | 25 6 M AG G I O 2 02 5
In questo numero
speciale
All’inizio
del viaggio
DEDICATO A CHI COMINCIA
Una rosa di argomenti da affrontare anche senza seguirne l’ordine, in modo circolare: lo
stupore, i dubbi, l’esperienza di recitare Nam-myoho-renge-kyo per la prima volta; la scoperta
dei dieci mondi, per vederli in sé e imparare a viverli positivamente; la libertà di assumersi la
responsabilità del proprio karma; il confronto con la malattia, che può guarire qualcosa di pro-
fondo; condividere uno scopo comune e la gioia di contribuire a qualcosa di grande; il rispetto
verso gli altri, comprendendone le scelte anche quando ci sembrano sbagliate; l’immensità di
attraversare e superare il dolore della morte.
Per chi è all’inizio del viaggio. Ma in realtà per tutti e tutte noi, che ripartiamo ogni giorno per
il nostro viaggio nella fede.
La prima volta
Avevo 24 anni e mi ero appena trasferito a fuori della porta ed essere entrati in una pic-
Livorno per motivi di lavoro. Era il 1985. La cola stanza in cui già in diversi erano seduti
prima persona che conobbi fu Gianni, pro- per terra, rimasi travolto emotivamente da
prietario della birreria di fronte alla mia casa e quel vociare all’unisono, profondo e potente,
anche lui originario della Campania. Entram- e attratto ipnoticamente da quella pergame-
mo presto in confidenza e lui, quasi subito, na posta nell’altare buddista. Claudio, quello
tenne a farmi sapere che praticava il Buddi- che sembrava guidare la riunione, diede una
smo con grande soddisfazione di risultati e di spiegazione della cerimonia appena conclusa
trasformazioni. Stranissimo: si trattava dello e alcuni dei presenti parlarono di se stessi e
stesso Buddismo di cui mi avevano parlato dei benefici che trovavano da quando aveva-
anni fa a Salerno, la mia città, ma all’epoca, no iniziato quella pratica. Rimasi meravigliato
nel 1980, ero troppo impegnato nel fare la ri- di quanto quegli sconosciuti fossero seria-
voluzione politica. mente interessati alla vita nel suo insieme e
Accettai invece subito l’invito di Gianni a par- dalla franchezza e libertà con cui parlavano
tecipare a una riunione e andammo a casa di apertamente dei propri problemi. Fui colpito
Fabrizio dove, dopo aver lasciato le scarpe dagli occhi puliti dei giovani presenti e dalla
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SUTRA DEL LOTO: l’insegnamento che Shakyamuni, il fondatore del Buddismo, predicò negli ultimi otto anni
della sua vita, nel quale dichiara che tutte le persone possono manifestare la condizione vitale del Budda o Buddità
NAM-MYOHO-RENGE-KYO: legge o verità suprema dell’universo che permea tutti i fenomeni, definita Legge mistica
DAIMOKU: la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo
GONGYO: lett. “pratica assidua”, indica la recitazione del Daimoku e di passi del Sutra del Loto
NICHIREN DAISHONIN: fondatore, nel XIII secolo, della scuola buddista giapponese basata sul Sutra del Loto;
stabilì la pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo come il mezzo per attivare la propria Buddità innata
GOHONZON: l’oggetto di culto iscritto da Nichiren Daishonin, che incarna la Legge mistica
fermezza rassicurante degli adulti, alcuni dei In realtà, cercando di mettere in pratica al
quali anche in là con gli anni. Fui investito da meglio delle mie capacità le indicazioni di
una sensazione di benessere. Erano tutte per- Daisaku Ikeda, colui che divenne presto il mio
sone che emanavano serietà e allegria. Inoltre, maestro, le risposte, con il tempo, sono venu-
e questo faceva la vera differenza, come me te da sole. Intanto il termine italiano “prega-
volevano cambiare il mondo. Io ho comincia- re” non rende giustizia al significato profondo
to così: fidandomi del mio istinto sia riguardo della cerimonia di Gongyo e della pratica di
a degli sconosciuti sia riguardo alle promesse Nam-myoho-renge-kyo. Inoltre, la Legge è
di una pratica che, per qualche strano motivo, mistica nel senso che la sua validità e il suo
sentivo familiare e che mi parlava di rivoluzio- potere si “percepiscono”, le parole aiutano
ne, innanzitutto la mia. ma non bastano a darne una spiegazione.
Questo Buddismo, in seguito, non avrebbe Così quello che per me ha fatto la differen-
mancato di stupirmi. Nel giro di poche setti- za è la prova concreta: con questo Buddismo
mane non ebbi più la necessità di assumere non solo divento sempre più cosciente e con-
sostanze stupefacenti pesanti, mie ingom- sapevole di come funziono, ma tendo ad as-
branti compagne di viaggio. Con il passare sumermi sempre più la responsabilità di me
delle settimane la mia vita divenne stabile, stesso e di come abito il mondo. Sento con
leggera e gioiosa. Certo, io mi impegnavo al la mia vita che il Daimoku mi aiuta a operare
massimo delle mie possibilità. dal profondo il cambiamento di volta in volta
Ero veramente sconcertato dai risultati. Sem- più adatto a me. Non che io sia arrivato a un
pre più spesso mi chiedevo se, nel mio nuovo qualche capolinea e che questo processo sia
approccio agli accadimenti personali e nella terminato. Tutt’altro.
mia rinnovata visione del mondo, non vi fos- Certo è che dall’aprile del 1986, anno in cui
se una sorta di autoconvincimento. Certo la ho deciso di abbracciare il Buddismo di Ni-
teoria buddista che studiavo era più che logica chiren, di custodire il Gohonzon di Nam-
e convincente, non vi trovavo “punti deboli”, myoho-renge-kyo, essenza del Sutra del
ma Nam-myoho-renge-kyo era proprio l’uni- Loto, e di essere discepolo del mio maestro,
ca vera Legge? E perché proprio questa fra- ho fatto il voto di prendermi cura di me e di
se? Inoltre, non lo nascondo, avevo difficoltà partecipare, per la mia parte, al cambiamento
con l’idea di preghiera per come la conoscevo, globale, nel rispetto di tutti gli esseri viventi.
e cioè adorare, rendere grazie, presentare ri- Questo impegno non mi pesa, anzi mi rende
chieste. Mi chiedevo, poi, se quanto mi stava sempre più me stesso e sempre più libero.
accadendo non fosse un caso o dovuto solo Non è scontato, non è una passeggiata, ma è
alla mia forza di volontà, oppure se avrei potu- così. Ed è meravigliosamente appassionante
to ottenere risultati analoghi con un qualsiasi e piacevole.
metodo di tipo psicologico. (Pasquale Dioguardi)
«Se reciti Nam-myoho-renge-kyo puoi essere brutto scherzo della vita, ma il perfetto mate- KARMA: lett.
felice». Avevo sedici anni e davanti a questa riale per esprimere la propria “missione” in que- “azione compiuta”,
affermazione di una cara amica scapocciai di sta vita. Visto così il panorama era molto più definisce anche
la forza latente
brutto: «Io al massimo me la cavo!». affascinante, la vita avventurosa e il potere di
prodotta da questa
La felicità non era proprio contemplata nel mio cambiarla, navigarla e dirigerla mi pareva pro-
FELICITÀ: la
orizzonte futuro, ero in una situazione, a mio prio una forma di felicità indistruttibile. pratica buddista
modo di vedere, troppo compromessa. Una Così “trasformare il karma in missione” si è ri- promette quella
madre con un disturbo psichiatrico importan- velato il binario sul quale far correre la mia “assoluta”, libera
te, un papà segnato da un cancro invalidante e vita. Le mie esperienze familiari così intrica- dall’influenza
del karma
una storia di intrecci familiari da far impallidire te e dolorose sono diventate, insieme ai miei
MISSIONE:
la più intricata dynasty story. La felicità a que- studi, il mio patrimonio umano e la mia mis-
in giapponese
sto giro non era più possibile. E invece… sione: oggi sono psicoterapeuta e mi occu- shimei, usare la vita
Alcuni anni dopo, iniziando a recitare po in particolare di traumi. Alla me sedicenne
Nam-myoho-renge-kyo, mi fu quasi subito vorrei raccontare di quanto sia stato prezio-
chiaro che quel groviglio di sofferenze e pro- so tutto quel materiale che pensavo fosse di
blemi era il senso della mia storia, il materiale risulta e che invece oggi è la mia risorsa: non
dal quale avrei potuto sprigionare il mio poten- solo sostiene la mia vita in senso economico,
ziale di libertà, cambiamento, significato e sì, ma mi consente di contagiare, con la speran-
felicità. Ero iscritta a psicologia e parallelamen- za di un cambiamento verso la felicità, tutte
te ai miei esami correvano le mie trasformazioni le persone che si affidano a me come profes-
familiari, interiori, esistenziali. Recitare Daimoku sionista perché, a differenza di quando avevo
rivoluzionava le mie visioni delle cose, avere sedici anni, ora che ne ho cinquantacinque ho
un maestro fiducioso e incoraggiante come la certezza che si può essere felici qualsiasi
Daisaku Ikeda mi spingeva ogni volta oltre il cosa ci sia accaduta, qualsiasi guaio ci abbia
limite che mi appariva invalicabile, e anche se colpito, qualsiasi sofferenza ci divori dentro.
nuovi problemi continuavano a sorgere mi era La speranza, che spesso i miei pazienti mi
sempre più chiaro che il karma non è un destino hanno detto di leggere nei miei occhi e nel-
pesante né uno scotto da pagare e neppure un le mie parole, è convinzione assoluta: ogni
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vita può essere felice se sprigiona il suo po- bertà che ogni vita ha in sé da sempre.
tenziale grazie a quel materiale messo a di- Non solo ce la possiamo cavare, ma possiamo
sposizione dal karma, che non è né positivo rendere la nostra vita felice e utile alla felicità
né negativo, semplicemente è lì nelle nostre altrui in una rete infinita di contatti e influenze
mani per essere plasmato, utilizzato, dire- reciproche, in un contagio virtuoso di bene e
zionato e colorato dalle nostre scelte, dalle bellezza.
nostre lotte, dal nostro coraggio e dalla li- (Vanessa Donaggio)
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Scoprirsi Budda
BUDDA: persona In questi giorni ho ritrovato delle vecchie iniziarono a scaldare il mio cuore già sconfitto.
illuminata alla polaroid relative ai compleanni della mia ado- Perché “l’oscurità innata della vita” in quel mo-
suprema verità lescenza. Osservando quelle immagini, quei mento era rappresentata dall’idea di non esse-
della vita; il Sutra
ricordi congelati, mi è tornata in mente la re abbastanza, di non valere, di essere una per-
del Loto riconosce
in tutte le persone
piccola me, ancora in costruzione, che guar- sona mediocre. Mentre secondo il Buddismo
la potenziale dandosi allo specchio faceva fatica a ricono- ognuno e ognuna di noi possiede dentro di sé
capacità di essere scere e ad amare l’immagine riflessa. un potenziale illimitato, un tesoro prezioso che
Budda Mi ricordo anche di un giorno in cui i miei niente e nessuno può portarci via. Perché sia-
OSCURITÀ: genitori, entrambi praticanti, mi raccontarono mo unici e perfette nella nostra diversità.
incapacità
di come nel Buddismo parlare di “Budda” era Razionalmente lo trovavo un concetto meravi-
di riconoscere
qualcosa che riguardava anche me. glioso, ma non credevo fosse possibile, alme-
la vera natura
della propria vita Si, perché “tutte e tutti noi siamo Budda”. Ma no non per me. Ma ho deciso di fidarmi. Perché
cosa significa? Pensai. quando si inizia ci fidiamo, sperimentiamo la
«Quando una persona è illusa è chiamata co- preghiera, la recitazione di Nam-myoho-renge-
mune mortale, ma una volta illuminata è chia- kyo. È stato bellissimo fare Daimoku per ricono-
mata Budda. Anche uno specchio appanna- scermi, per trovare dentro di me quella stanza
to brillerà come un gioiello se viene lucidato. libera dall’oscurità, libera da quel pensiero che
Una mente annebbiata dalle illusioni deriva- bloccava la mia crescita, libera di credere che
te dall’oscurità innata della vita è come uno anche io sono un Budda. Ma ancora più mera-
specchio appannato, che però, una volta lu- viglioso è stato scoprire che la porta di quella
cidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazio- stanza è sempre accessibile. Ogni volta che, re-
ne alla verità immutabile. Risveglia in te una citando Nam-myoho-renge-kyo, riesco a eleva-
profonda fede e lucida il tuo specchio notte re lo stato vitale e a riconoscere che è possibile
e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando decidere chi realmente voglio essere e non la-
Nam-myoho-renge-kyo» (Il conseguimento sciare che sia l’ambiente a definirmi.
della Buddità in questa esistenza RSND, 1,3). Daisaku Ikeda scrive: «Essenzialmente, ognu-
Ho letto queste parole di Nichiren quando ero
al liceo, un ambiente scolastico duro, in cui con-
tinuamente alcuni professori ci dicevano che le
infinite ore di studio e l’impegno costante non
erano mai abbastanza, perché eravamo «delle
patate che non sarebbero mai diventate delle
pepite d’oro». E grazie a questo scoraggiamen-
to quotidiano ho iniziato a crederci anche io.
Per fortuna, però, quelle parole del Daishonin
Continuare
Iniziare a praticare il Buddismo, e continuare verità interne, fragili e quasi indecifrabili, che
a farlo, è una decisione, una necessità? grazie alla pratica di Nam-myoho-renge-kyo
Nel mio caso non è mai stata quel tipo di diventano la mia avventura e la mia strada.
“decisione” che, stando all’etimologia, ri- Nell’azione, sempre rinnovata, di continuare a
chiama l’idea di un definire per sottrazio- illuminarle, farle parlare, maturare e renderle
ne, dove la multiformità della vita è infilata progetto in relazione al resto e agli altri.
dentro una prospettiva circoscritta ritenuta E così è stato sempre, fin dall’inizio della mia
oggettivamente migliore di altre. pratica. Dapprima con maggiore incertezza,
È piuttosto un potente impulso vitale che mi più speranza che fiducia, di poter uscire dal-
spinge quotidianamente a praticare. Per rico- la nebbia e trovare risposte alle domande e
noscermi, “andarmi a trovare” internamente alle sofferenze più segrete; poi con maggio-
dove, seguendo un tragitto non mentale che dà re sicurezza, e gratitudine. Sempre in fedeltà
senso e fa pace con le mie incompiutezze, non all’irrinunciabile della mia storia (karma, de-
scarto parti di me in favore di qualche ipotetica stino, spinta esistenziale) e sempre recitando
perfezione esterna. È questo che mi affascina Nam-myoho-renge-kyo con fede e spirito di
e commuove, che mi lega indissolubilmente a avventura, per procedere senza scoraggiarmi.
questa pratica da più di trentacinque anni: la Nichiren scrive: «Sviluppa sempre più la tua fede
possibilità di ascoltare, dare dignità e storia a fino all’ultimo momento della tua vita, altrimen-
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ti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da perto la maniera di non perdere le tracce di
Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi quel sentiero interiore, fatto di indizi – grumi
per undici giorni e ti fermi quando ne manca di dolore o guizzi di speranza – che mi fan-
uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la no vedere con chiarezza dove comprendere
capitale?» (Lettera a Niiike, RSND, 1, 910). di più, cambiare qualcosa, aprirmi al corag-
Mi sono chiesta di cosa si nutra la decisione gio o alla compassione. Per rispondere in
di non fermarsi e continuare a praticare. Nella modo autentico e senza ambiguità alle que-
mia esperienza soprattutto della voglia di vita: stioni che mi presenta il mio essere nata e
di respiro quando sto soffocando, di orizzonte viva sulla terra. E avvicinarmi passo passo a
quando sto faccia a terra, di capacità quando quell’irrinunciabile di me che alla fine dei miei
mi pare di aver esaurito tutte le mie carte. Di giorni mi farà sentire compiuta e soddisfatta.
speranza, ancora e comunque, quando il mon- «Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica
do sembra irreversibilmente incattivito. mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa;
Essere fedele a me: lo faccio costantemente questo resterà il solo ricordo della tua vita pre-
se continuo a recitare Daimoku. Non mi pos- sente in questo mondo umano» (Domande
so tradire se continuo a praticare. Perché con e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del
la pratica di Nam-myoho-renge-kyo ho sco- Loto, RSND, 1, 58). (Marina Marrazzi)
Osservando il cambiamento
di un’amica
Nel 1989 sentii per la prima volta il suono del ze: avevo chiuso da poco una relazione senti-
Daimoku e lo recitai una sera che uscii con mentale in malo modo, i miei genitori, anziani,
Paola, un’amica, ma mi sembrava solo una fra- si erano trasferiti al loro paese di origine e non
se strana. Lei mi parlava dell’effetto benefico avevo un lavoro. Ero chiusa e rassegnata nel-
sul suo malessere dovuto a situazioni familiari la mia condizione e non mi accorgevo quasi
complicate e dolorose, e mi raccontò di be- del resto, come chi sta «a lungo nelle latrine»
nefici visibili che venivano dalla recitazione di dice il Daishonin, e si dimentica «di quanto si-
Nam-myoho-renge-kyo. ano maleodoranti» (Adottare l’insegnamento
Ricordo bene, durante quel periodo in cui fre- corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 17).
quentavo le lezioni all’università ed ero ospite Il giovedì, prima e dopo la riunione, vedevo
a casa sua, la gioia e la luce che le si accende- Paola sempre molto lucente, tornava con una
va negli occhi quando arrivava il giorno delle carica e un’energia diverse che le permetteva-
riunioni. no di districarsi e vincere sulle evidenti difficol-
Io ero presa dai miei studi e dalle mie sofferen- tà che affollavano quotidianamente casa sua.
Il suo cambiamento non fu immediato, c’era- collega di una passata esperienza lavorativa
no giorni di ansia, di dolore, ma via via diveni- che mi chiese più volte come mai fossi una
vano meno forti e meno invasivi. Le “abitudini persona così autentica e perché non fossi pre-
sofferenti”, quelle che col tempo lasciano un da anch’io dei venti che spiravano forti in quel
solco, era come se piano piano scivolassero posto: sfrenata competitività per i pressanti
via. I suoi punti fermi erano il Gohonzon, il obiettivi economici, collera, invidia. Piano pia-
Daimoku, la Soka Gakkai con i compagni di no durante le pause caffè le parlai della prati-
fede, il maestro e i Gosho. Era come se vedes- ca buddista e del pilastro che mi sorreggeva:
si in diretta cambiare il suo sentire, era la sua il Gohonzon. Le consigliai di praticare e spe-
rivoluzione umana. rimentare anche lei il potere del Daimoku, di
Quello che avevo visto mi permise di pensare sentire dentro di sé l’inizio della rivoluzione. La
che forse poteva esistere una realtà diversa portai a una riunione e da allora anche lei ha
dalle mie “latrine”, quell’aria maleodorante reso il Gohonzon il punto fermo della sua vita.
poteva trasformarsi in speranza, forza e re- Così, come in una reazione a catena o in un
silienza. E invece di restare ancorata a preoc- continuo passaggio del testimone, noi possia-
cupazioni, ansia e sofferenze continue pen- mo sperimentare ogni giorno che «la rivolu-
sai: perché non provare? zione umana di un singolo individuo contribu-
Cominciai a recitare Nam-myoho-renge-kyo irà al cambiamento nel destino di una nazione
e a partecipare con Paola a qualche incontro, e condurrà infine a un cambiamento nel desti-
andavamo a praticare a casa di persone che no di tutta l’umanità» (RU, 1, Prefazione).
stavano affrontando sofferenze. Alle riunioni (Letizia Vitagliani)
mi capitava di percepire energia e positività
sebbene si raccontasse di sfide, di difficoltà.
Tutti erano in cambiamento, in rivoluzione.
Io però non riuscivo a percepire quei cambia-
menti che stavo aspettando. Ma grazie a tutte
le rivoluzioni a cui avevo assistito ebbi il corag-
gio di affidarmi al Gohonzon: nel momento in
cui vinsi la mia passività e mi attivai, definen-
do i contorni reali dei miei obiettivi, i risultati
si manifestarono subito. Il Daimoku mi dava il
coraggio di superare limiti e paure. Decisi così
che i miei punti fermi erano il Gohonzon e il
mio maestro Daisaku Ikeda.
Nel tempo mi sono accorta che la rivoluzione
che facciamo, quando mettiamo al centro del-
la nostra vita il Gohonzon, le persone intorno
a noi la notano. Come, ad esempio, quella mia
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PICCOLO IO, GRANDE IO:
rispettivamente l’io limitato dalla visuale dell’ego
e l’io fuso con la vita universale
SENSEI: “maestro” in giapponese; nel Buddismo il legame
con il maestro è fondamentale e nasce dal comune
desiderio dell’Illuminazione per sé e per gli altri
KOSEN-RUFU DAISEIDO: “Palazzo del grande voto
di kosen-rufu”, dove si riuniscono i membri della SGI
da tutto il mondo
Pioniere anch’io,
grazie al mio maestro
Ringrazio dal profondo del cuore coloro che, traverso l’incontro con un maestro nella fede,
fin dall’inizio della mia pratica, hanno scelto rispondendo al suo appello, lottando fianco
di condividere con me il percorso con cui nel a fianco con lui, e incidendo il suo coraggio
tempo hanno coltivato il proprio legame con e la sua saggezza nella nostra vita, possia-
il maestro. A volte non è semplice trovare il mo rompere il guscio del nostro piccolo io.
coraggio e le parole per raccontare le pro- Questa è la forza motrice della vittoria, che ci
prie esperienze più intime su questo tema a consente di costruire un grande e forte io» (D.
un amico, a un’amica o a una persona nuo- Ikeda, Maestro e discepolo, p. 28).
va che si avvicina alla pratica buddista. Per- Nei miei primi anni di pratica ho trovato gran-
sonalmente, allo zadankai trovo più semplice de incoraggiamento nel Diario giovanile del
condividere le sofferenze, le difficoltà e gli presidente Ikeda tanto da motivarmi a scri-
ostacoli che ho dovuto superare e ovviamen- vere anch’io ogni giorno almeno una picco-
te le mie prove concrete. Invece, parlare di la cosa di cui ero grato o un piccolo benefi-
come ho sviluppato e coltivato il legame con cio ricevuto. Questo esercizio mi ha aiutato
il maestro mi sembra quasi un argomento da a orientare la mia vita verso il rispetto di me
affrontare solo quando una persona pratica stesso e di ogni persona intorno a me.
già da tempo, ha assimilato i princìpi buddi- Coltivare questo legame è come prendersi cura
sti e ha ottenuto benefici. Tuttavia, leggendo di una piccola piantina che con il tempo e con
attentamente il Sutra del Loto e gli scritti del le giuste attenzioni cresce e si espande, ma al
Daishonin, emerge con chiarezza che la re- tempo stesso rafforza le radici della nostra esi-
lazione tra maestro e discepolo è il punto di stenza e ci aiuta nel superare i nostri limiti.
partenza di tutto e la sorgente per ogni vit- Nel 2023 ho avuto l’opportunità di andare al
toria: «Nel Buddismo, come anche nella vita, Kosen-rufu Daiseido a Tokyo. Era trascorso un
avere un maestro può essere una magnifica mese dalla morte di Sensei. In quel momento
causa che poniamo per la nostra crescita. At- ho sentito che l’unica promessa che potevo
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Inchinarsi
contestatore, persino se avesse avuto nel pro- ragioni, della mia arroganza. Avevo scordato
fondo qualche moto verso la violenza o l’auto- di guardarlo come un Budda, un meraviglio-
distruzione. Tutte quelle parti le riconosco in so ragazzo, perfettamente dotato, capace di
me, ci faccio i conti da sempre. Ma questa cosa costruire il suo futuro, che per di più aveva avu-
no. Questa cosa di guardarlo e chiedergli: «Ma to la fortuna di ascoltare Daimoku da quando
insomma mi dici cosa vuoi fare? Che desiderio era nella mia pancia, e a volte lo aveva recita-
hai?». Per sentirmi candidamente rispondere: to. Avevo scordato la parabola del Bodhisattva
«Non lo so, non ho nessun desiderio, mamma». Mai Sprezzante, che si inchinava davanti a ogni
Ecco questa cosa mi mandava ai matti. Come persona e diceva: «Nutro per voi un profondo
si fa a vivere senza desideri? A essere gentili, rispetto; non oserei mai trattarvi con disprez-
belli, amorevoli, capaci di grandi sforzi e fati- zo o arroganza. Perché? Perché voi tutti prati-
che, come era lui, ma senza un desiderio? Sen- cherete la via del bodhisattva e sarete allora in
za un progetto. Senza futuro. grado di conseguire la Buddità» (SDLPE, 365).
Ho provato di tutto. Discorsi seri e grandi, com- «L’insegnamento del Sutra del Loto – spiega il
prensione, tanto Daimoku, sorrisi, ricatti sottili presidente Ikeda – è riassunto in questi venti-
e molto meno sottili. Un giorno, stressata dalle quattro ideogrammi. Anche se il Sutra del Loto
sue “non reazioni”, gli ho persino mollato uno non lo dice esplicitamente, le persone comuni
schiaffo. Era il primo della mia vita di madre. possiedono la natura di Budda. E il Bodhisattva
Recitavo Daimoku perché cambiasse, perché Mai Sprezzante si inchinava a questa Buddità
fosse protetto, perché rinsavisse. Ma il risultato latente che riusciva a percepire» (SSDL, 3, 73).
era pessimo e quel pensiero di lui intanto rovi- Ho iniziato a inchinarmi. Non per finta ma
nava le mie giornate, il rapporto con il padre per davvero. Senza dirgli più una parola sulle
e con la sorella, il mio rapporto con il mondo. scelte che stava compiendo, sui miei dubbi,
Ho pianto pregando davanti al Gohonzon. perché erano spariti. Ho scelto di avere fidu-
Quando ho smesso di guardare lui e ho visto cia nelle sue possibilità. E tutto si è sciolto.
me. La mia paura che la sua vita fosse insigni- Non ha ricominciato a studiare. Ha deciso di
ficante, che la mancanza di cultura potesse lavorare per un anno, mettere da parte i soldi
portarlo per strade sbagliate. Quando ho vi- e andare in America, dove ha studiato danza
sto quanto giocava in me l’idea di aver fallito e lavorato come ballerino per dieci anni. Poi è
con la persona a cui forse tenevo di più. Era tornato in Italia e ha intrapreso un altro per-
mio il problema. Mia la sofferenza che gli sca- corso, completamente diverso. Ma questa è
ricavo addosso. Avevo smesso di guardarlo la sua storia…
come il Buddismo mi insegna a guardare gli La mia è quella di aver imparato, non senza
esseri umani. Non vedevo più la sua bellezza, fatica, ad avere fiducia nel potenziale di ogni
il suo potenziale umano, la sua Buddità. E lo persona che incontro, che amo o non amo,
pensavo povero, perdente, cieco. simpatica o antipatica, senza giudizio, sen-
È stato un attimo. Basta un attimo per cam- za paura, senza arroganza. Inchinandomi alla
biare. Per ritrovare la meravigliosità della per- sua Buddità. E tutte le volte che lo faccio la
sona che ho davanti, al di là del giudizio, delle felicità prende forma. (Manuela Vigorita)
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Affrontare la morte
Se c’è un campionato di lutti, per numero e madre. Dopo poco risultò positivo anche mio
tempistiche, sento di avere quantomeno il di- fratello. Ero l’unica in casa a essere negativa.
ritto di candidarmi. Ho sempre temuto, vivendo lontana dalla fa-
Mi capita spesso di fare ironia su quelle che a miglia, che avrei rischiato di non esserci nei
tanti che apprendono la mia storia appaiono momenti più difficili. Invece il Daimoku è a tal
solo disgrazie. Partiamo da una consapevo- punto potente e la vita a tal punto perfetta
lezza: sono Maria Cristina, ho 38 anni, e non da farci essere lì dove è necessario che siamo.
prendo la parola per rattristarvi. Sono grata Se mia nonna non fosse morta, io non sarei
delle esperienze vissute. Mi hanno reso una stata lì.
donna giovane, ricca interiormente e forte. In quei giorni, rinchiusi in casa, divisi, capii
VITA E MORTE: il E non sarebbe stato possibile se non avessi che in tanti anni di attività buddista mi ero
Buddismo non le avuto la fortuna di praticare il Buddismo, di allenata per arrivare a quel momento. Lavo-
considera realtà crescere all’interno della Soka Gakkai e di col- ravo da remoto, cucinavo per tutti, seguivo
opposte ma la loro tivare ogni giorno il legame con i nostri mae- la salute di mio padre parlando con i medici,
alternanza proteggevo mio fratello e in ogni momento
stri. «La civiltà moderna ha tentato di ignorare
rappresenta il ritmo
la morte. Abbiamo distolto il nostro sguardo possibile recitavo Daimoku. Determinai che
intrinseco della
Legge mistica. dalla più fondamentale delle preoccupazioni, mio padre sarebbe guarito. Le sue condizioni
Concretizzare cercando di ricacciare la morte nell’ombra», peggiorarono. L’ho visto l’ultima volta dal bal-
l’eternità della vita scrive Daisaku Ikeda in I misteri di nascita e cone salire sull’ambulanza mentre ci salutava-
significa vivere il morte (Esperia, p. 88). mo. Undici giorni dopo è deceduto e del mio
ciclo di vita e morte Esattamente quattro anni fa c’è stata la se- nucleo famigliare sono stata la sola a potermi
nello stato di
poltura di mia nonna. La osservavo negli ul- occupare del suo funerale e della cremazione.
Buddità
timi anni come un pezzo di storia che mi Dura, eh! E se vi dicessi che mio padre men-
PREGHIERA
PER I DEFUNTI: scivolava tra le mani e mi frustrava l’idea di tre moriva mi ha insegnato l’essenza dell’a-
si esprime nella non aver imparato da lei tutto ciò che aveva more? Se vi dicessi che è morto esattamente
pratica quotidiana da insegnarmi. Ogni volta che mi accoglieva nell’istante in cui ho profondamente determi-
di Gongyo dicendomi «Uè Maria, Maria bella, vieni a se- nato che lo avrei sostenuto qualunque cosa
all’interno della
derti vicino a me», io pensavo all’immagine avesse scelto? Se vi dicessi che non esiste un
terza preghiera
tramandata nel Buddismo di sedersi l’una ac- dialogo che la preghiera non possa realizzare?
canto all’altra nella stanza delle orchidee per Non esistono corpi, barriere, distanze. Quando
dialogare e sostenersi vicendevolmente. L’ho preghiamo con il cuore sincero siamo tutt’uno
salutata ringraziandola e con la gioia nel cuo- con l’universo. Possiamo arrivare ovunque.
re sentendo che stava passando il testimone Di quel Daimoku ricordo lo sforzo immenso di
colma di fiducia. sciogliere il mio attaccamento e subito dopo
Non potevo immaginare che i ventuno gior- una gioia abnorme, il calore, l’amore, la bel-
ni seguenti sarebbero stati i più difficili della lezza, noi due condensati lì per l’eternità. Mio
mia vita, né che quella nel cimitero sarebbe padre morendo mi ha anche insegnato che
stata l’ultima passeggiata con mio padre. In contano tutti i nostri istanti, cosa facciamo,
quei giorni si ammalarono di Covid lui e mia cosa scegliamo, con chi siamo. Mi ha lasciato
19
La scoperta dei dieci mondi
È stata la mia prima folgorante scoperta: lo dei dieci mondi. Mi avevano infatti spiegato che
studio della filosofia buddista, più che una que- nel corso della nostra giornata possiamo mani-
stione di acquisizione di teorie astratte, era un festare diversi stati vitali richiamati ciascuno da
processo di consapevolezza. Si trattava in prati- appropriate cause esterne. Possiamo passare
ca di leggere il Buddismo attraverso la mia vita, dallo stato di “Inferno” in seguito a una notizia
scoprirne i princìpi riconoscendoli nella mia esi- dolorosa, a quello di Collera quando riteniamo
stenza quotidiana. Per uno come me, studente ad esempio di aver subìto un’ingiustizia, dalla
e appassionato di filosofia, fu una rivoluzione gioia per un regalo inaspettato alla compassio-
copernicana, una vera e propria bomba. ne del bodhisattva se decidiamo di aiutare un
Le sorprese iniziarono incontrando la teoria dei amico a superare una sofferenza, e così via per
dieci mondi. Il beneficio immediato della recita- tutte le dieci condizioni vitali.
zione di Daimoku al Gohonzon consiste infatti in Mentre un “mondo” si manifesta gli altri ri-
quello che gli scritti buddisti definiscono kanjin, mangono latenti, come se dormissero, anche
ovvero riconoscere nella propria vita l’alternarsi se noi finiamo quasi sempre per “stazionare”
Inizialmente credevo che la teoria dei dieci voglia di costruire un bellissimo futuro.
mondi riguardasse soprattutto l’umore, gli stati È come se ci trovassimo in un palazzo e os-
d’animo che sperimentavo nella mia vita quoti- servassimo il panorama dalle finestre dei di-
diana, ma ben presto mi accorsi che c’era molto versi appartamenti. Se mi trovo nella condi-
di più. Cominciai a notare che ogni stato d’ani- zione di Inferno sto osservando il mondo dal
mo porta con sé un’espressione del viso, una piano interrato: apro la finestra e vedo solo
luce degli occhi, un portamento. Nel mondo di nero. Ma salendo le scale, il panorama cambia
Inferno il viso è triste, il portamento è chiuso notevolmente. Quello che nel mondo di Infer-
in se stesso, le persone sembrano trascinarsi. no era un ostacolo o un problema, visto dalla
Nel mondo di Cielo il volto è allegro e si fanno finestra del decimo piano diventa l’occasione
i cosiddetti “salti di gioia”. Ricordo che appena per sistemare la mia vita, un’opportunità per
nominato responsabile di un gruppo della Soka la mia rivoluzione.
Gakkai andai a trovare un ragazzo che attraver- L’esempio del palazzo, tuttavia, non è per-
sava da tempo una forte depressione: viveva fettamente calzante perché non tiene conto
con le tapparelle abbassate in una condizione del “mutuo possesso” dei dieci mondi. In vir-
di totale disordine. Associai immediatamente tù di questa proprietà inerente alla vita, per
quella situazione al mondo d’Inferno. Compresi raggiungere ad esempio l’ultimo piano non è
che lo stato vitale determina anche l’ambiente necessario salire tutte le scale. Ogni mondo
fisico in cui viviamo, le nostre relazioni, il no- contiene gli altri e, da qualsiasi stato vitale,
stro “mondo” appunto. Ho sentito spesso dire, posso accedere agli altri nove. In qualsiasi
e constatato direttamente, che le persone che circostanza io mi trovi, qualsiasi stato d’ani-
hanno fede nel Buddismo, che praticano con mo stia sperimentando, posso attingere alla
gioia e passione, diventano più belle. Buddità e vivere con speranza e una enorme
Poi c’è il discorso della percezione del tempo. forza vitale. Come al decimo piano. Ed è pro-
Quando viviamo nella sofferenza il tempo non prio lì che voglio vivere, con tutti quelli che
passa mai, ogni secondo dura un’eternità. Cre- riuscirò ad accompagnare.
do sia per questo che i testi buddisti parlano (Lodovico Prola)
21
Ho preso per mano
la mia malattia
Avevo appena un anno e mezzo quando mi continua sofferenza fisica mi privava di tutte le
fu diagnosticato il diabete. Grazie al dolore energie. Anche praticare il Buddismo mi risul-
fisico causato da questa patologia misi alla tava molto difficile. Non ero costante, perché
prova, già all’età di sei anni, il funzionamento non avevo le forze per esserlo: ero convinta di
di Nam-myoho-renge-kyo: solo la recitazione essere totalmente incapace di vivere.
del Daimoku era in grado di calmare profon- Tutto è cambiato quando iniziai a conoscere la
damente sia il mio corpo sia il mio cuore. vita del maestro Daisaku Ikeda. Comprendere
Ho vissuto l’adolescenza sotto lo scacco della che anche lui aveva fronteggiato in giovane età
malattia, che prosciugava tutta la mia energia sfide apparentemente insuperabili, con la deci-
vitale e comprometteva il sano funzionamento sione assoluta di vincere per la felicità di tutto il
del mio corpo. Si consolidava dentro di me la genere umano, fece nascere in me un profondo
convinzione che non sarei mai riuscita a fron- senso di gratitudine nei confronti del suo gran-
teggiare questa situazione, perché non credevo de cuore. Iniziai a percepire che il mio destino
di esserne all’altezza. Come conseguenza entrai poteva essere ribaltato, al di là delle mie capa-
in una profonda depressione che peggiorò le cità e di quello che le difficoltà mi facevano cre-
mie condizioni: avevo dolori costanti, difficoltà dere, e che se anche quella fosse stata la sfida
respiratorie e importanti problemi di digestio- della mia vita, mi sarei dedicata a ripagare que-
ne. Vivere con l’idea che la mia vita fosse una sto profondo debito di gratitudine.
23
CI SONO PAROLE COSÌ IMPORTANTI DA RAPPRESENTARE CHIAVI DI VOLTA DELLA NOSTRA VITA E COSÌ
DECISIVE DA INCORAGGIARCI AD ATTUARE UNA SVOLTA. QUESTA RUBRICA, CURATA DA GIOVANI E
BASATA SU INCORAGGIAMENTI DI DAISAKU IKEDA, VUOLE PROPORRE ALCUNI SPUNTI CHE POSSANO
ESSERE DELLE VERE E PROPRIE “CHIAVI DI (S)VOLTA”. OGNI PUNTATA È DEDICATA A UN TEMA CARO AL
PERIODO DELLA GIOVENTÙ, MA CHE IN REALTÀ È FONDAMENTALE IN TUTTE LE FASI DELLA VITA
Tutti i brani di questa puntata sono tratti da un'intervista al nostro maestro Daisaku Ikeda dal titolo "Entrare nel
mondo del lavoro". Vi consigliamo di leggerla integralmente, perché splendida, su Buddismo e società n. 155 nella
serie "Ai miei giovani amici"
LA VITA DI Per ripercorrere la vita di Nichiren, che i membri della Soka Gakkai riveri-
scono come il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, si trarrà inoltre ispi-
DODICESIMA PUNTATA
La permanenza a Echi
Pubblicata sul mensile Daibyakurenge di aprile 2023
Verso mezzogiorno del tredicesimo giorno del e rimase sospesa su un ramo del susino davanti a
nono mese del 1271 Nichiren Daishōnin1 giunse a me. I soldati, sbalorditi, saltarono giù dalla veranda
Echi, 2 nella provincia di Sagami, presso la residen- prostrandosi nel giardino o corsero dietro la casa»
za di Homma Rokurō Saemon-no-jō Shigetsura, il (Ibidem).
vice governatore militare della provincia di Sado. All’alba del quattordicesimo giorno, intorno alle
Nella notte uscì in giardino. In presenza dei soldati sei di mattina, arrivò un uomo chiamato prete laico
che vi stazionavano si voltò verso la luna e, citan- Jūrō e disse al Daishōnin: «La notte scorsa c’è sta-
do passi del Sutra del Loto, rimproverò la divinità to grande scompiglio nella residenza del reggente
della luna, che aveva giurato al Budda Shakyamuni nell’ora del cane [dalle 19 alle 21]. Avevano convo-
di proteggere il devoto del Sutra del Loto: «Ora cato un indovino che ha detto: “Poiché avete pu-
che mi vedi in questa situazione – disse – dovresti nito quel prete [Nichiren], il paese cadrà in preda
accorrere gioiosamente per ricevere le sofferenze ai tumulti. Se non lo richiamate subito a Kamakura,
del devoto del Sutra del Loto» (Le azioni del devo- non si può prevedere che cosa accadrà a questa
to del Sutra del Loto, RSND, 1, 683). terra”. Nell’udire ciò, alcuni dissero: “Graziamolo!”.
Nichiren descrive così ciò che accadde in seguito: Altri dissero: “Poiché egli ha predetto che la guer-
«Allora, come per rispondermi, una grande stella ra sarebbe scoppiata entro cento giorni, dovrem-
lucente quanto la stella del mattino cadde dal cielo mo aspettare e vedere cosa succede”» (Ibidem).
1) In questi nuovi testi elaborati dalla Soka Gakkai viene adottata una traslitterazione dei nomi propri cinesi e giapponesi diversa
dalla consueta forma con cui li scriviamo sulle nostre riviste.
2) Echi: attuale parte settentrionale della città di Atsugi, nella prefettura di Kanagawa.
Anche se i particolari della vicenda non sono chiari, ne karmica che si trova nel Sutra del Nirvana (vedi
sembra che fra le persone vicine a Hōjō Tokimune Alleggerire la retribuzione karmica, RSND, 1, 173).
qualcosa avesse suscitato un disaccordo su come Secondo la dottrina del karma, le azioni malvagie
trattare Nichiren. commesse in passato faranno sì che una persona
sperimenti una forte sofferenza nel presente e nel
Nichiren incoraggia i discepoli, uno dopo l’altro futuro. Il principio dell’alleggerimento della retribu-
Durante il soggiorno del Daishōnin a Echi si verifi- zione karmica insegna che, grazie ai meriti derivanti
cò un’ondata di crimini a Kamakura, fra cui omicidi dall’aver abbracciato il Sutra del Loto, si può speri-
e incendi dolosi, e si sparsero voci infondate se- mentare tale sofferenza in forma alleggerita in que-
condo cui ad appiccare il fuoco fossero stati i suoi sta vita. Perciò Nichiren afferma che, subendo per-
discepoli. Il governo indicò come sospettati 260 secuzioni causate dall’avere propagato il Sutra del
di loro, chiedendone l’esilio e persino la decapita- Loto, egli stava espiando il karma negativo creato
zione di quelli già imprigionati. Ma, come Nichiren dalle offese alla Legge compiute nelle vite passate.
affermò in seguito, quanto era avvenuto era opera Spiega inoltre che coloro che diffondono l’insegna-
di coloro che gli erano ostili: «Risultò in seguito mento buddista corretto subiranno naturalmente
che gli incendi erano stati provocati dai credenti persecuzioni e che lui stesso è preparato a incon-
Nembutsu e dagli osservanti dei precetti3 per far trare grandi difficoltà. Citando passi del Sutra del
accusare i miei discepoli» (Ibidem). Loto sottolinea che l’attuale grande opposizione
Mentre era detenuto a Echi, Nichiren scrisse ai suoi nei suoi confronti dimostra che sta leggendo il Su-
seguaci, uno dopo l’altro, esortandoli a non farsi tra del Loto con la sua stessa vita, mettendolo in
scoraggiare dalle aspre persecuzioni che stavano pratica esattamente come esso insegna; di conse-
affrontando. guenza sta sperimentando persecuzioni proprio
Il quindicesimo giorno del nono mese inviò una let- come predetto nel sutra.
tera a Toki Jōnin, nella provincia di Shimōsa,4 e il Il terzo e il nono giorno dello stesso mese scrisse
ventunesimo giorno ne inviò un’altra a Shijō Kingo, lettere a Nichirō e ad altri discepoli che si trovava-
a Kamakura. Il quinto giorno del decimo mese scris- no in carcere, lodandoli per aver letto il Sutra del
se una lettera indirizzata ad altri tre seguaci della Loto con la loro vita e parlando dei benefici che ne
provincia di Shimōsa: Ōta Jōmyō, Soya Kyōshin e avrebbero tratto.
il Ponte del Dharma Kanabara, in cui spiega il prin- Sebbene i progetti di giustiziare Nichiren fossero sta-
cipio buddista dell’alleggerimento della retribuzio- ti abbandonati, la sua situazione rimaneva rischiosa
3) Otto precetti o regole di disciplina, osservati dai credenti laici buddisti, che in origine riguardavano sei particolari giorni di
ogni mese. Fra questi aveva particolare importanza quello di non mangiare dopo mezzogiorno. Tradizionalmente i preti buddisti
osservavano questo precetto ogni giorno anche se, nel Giappone del tredicesimo secolo, erano solo gli osservanti più stretti che
lo facevano e per questo erano chiamati “osservanti dei precetti”. Quando Nichiren parla degli “osservanti dei precetti” di solito
si riferisce agli osservanti stretti fra i seguaci della scuola Zen e della scuola dei Precetti-Vera parola di Ryōkan.
4) Provincia di Shimōsa: attuale parte settentrionale della prefettura di Chiba e aree circostanti.
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e imprevedibile. Egli scrisse a figure chiave fra i suoi Il decimo giorno del decimo mese egli lasciò Echi
seguaci in ogni regione, comunicando loro quan- e in seguito descrisse così il suo viaggio: «Abbiamo
to fosse gioioso di incontrare persecuzioni proprio sostato a Kumegawa5 nella provincia di Musashi e,
come descritte nel Sutra del Loto. Li esortò energi- dopo aver viaggiato per dodici giorni, siamo arrivati
camente a rimanere saldi e a perseverare nella fede al porto di Teradomari,6 nella provincia di Echigo»
con lo stesso spirito del loro maestro. (Lettera da Teradomari, RSND, 1, 179).
Alla fine le autorità decisero di mettere in atto la sen- Durante il viaggio, lungo circa 300 chilometri, il
tenza originale di Nichiren, l’esilio sull’isola di Sado. clima diventava sempre più freddo.
5) Kumegawa: l’attuale Kumegawa-chō e l’area circostante di Higashimurayama, una città situata nella parte occidentale di Tokyo.
6) Teradomari: piccolo porto nella parte settentrionale dell’attuale città di Nagaoka, nella prefettura di Niigata. Era il punto di par-
tenza delle barche dirette all’isola di Sado.
7) Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, 2019, pp. 408-409.
«Da allora non ho più avuto notizie da nessuno di voi due [i preti Joken-bo e Gijo-bo]. Ma sono lieto di sapere
che avete letto a Kasagamori i due documenti che ho scritto nell’era Kenji in memoria del saggio Dozen-bo».
1) Monte Minobu: nell’attuale prefettura di Yamanashi, fu il luogo in cui il Daishonin trascorse gli ulti-
mi anni della sua vita dal maggio del 1274 al settembre del 1282, poco prima della morte, dedicandosi
a formare i discepoli, a dirigere le attività di propagazione e a scrivere opere sulla dottrina.
2) Tojo Kagenobu: amministratore del villaggio di Tojo, nel distretto di Nagasa, provincia di Awa,
fervente credente negli insegnamenti della Pura terra (Nembutsu).
3) Nel novembre 1264, mentre stava recandosi a visitare il suo seguace Kudo Yoshitaka nel villaggio di
Tojo, il Daishonin fu attaccato dagli uomini di Tojo Kagenobu e alcuni suoi discepoli rimasero uccisi.
Nello scontro il Daishonin riportò una ferita alla fronte e una frattura al braccio sinistro.
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qualche effetto perché in seguito gli fu riferito che Dozen-bo aveva accetta-
to la fede nel Sutra del Loto e questo deve aver reso il Daishonin veramente
molto felice.
Ma quando il Daishonin fu quasi decapitato durante la persecuzione di
Tatsunokuchi e in seguito fu esiliato a Sado,4 Dozen-bo recise ogni le-
game con il suo antico allievo. In seguito il Daishonin parlando di quei
fatti osservò: «Dozen-bo, che pure non era un uomo completamente
privo di potere, sebbene io fossi stato esiliato nell’isola di Sado non si
sforzò di venirmi a trovare neanche una volta. Questo non è certo il
comportamento di un credente del Sutra del Loto» (Ripagare i debiti di
gratitudine, RSND, 1, 652).
Dozen-bo una volta era stato il maestro del Daishonin, ma non era cer-
to una persona dal carattere irreprensibile. Tuttavia, quando il Daishonin
seppe della sua morte scrisse: «Quando ho appreso la notizia della sua
morte avrei voluto accorrere a costo di passare attraverso il fuoco e affon-
dare nell’acqua, gettarmi sulla sua tomba e recitare un volume del Sutra
del Loto per la sua salvezza» (Ibidem). E il suo desiderio si realizzò quando
uno dei suoi discepoli lesse sulla tomba di Dozen-bo Ripagare i debiti di
gratitudine.
In queste parole possiamo avvertire la profonda preoccupazione del
Daishonin per il suo maestro. Anche se lo aveva rimproverato per non aver
mantenuto una salda fede nel Sutra del Loto, il suo maggiore desiderio era
sempre stato di condurlo all’Illuminazione per ripagare il debito di gratitu-
dine nei suoi confronti. Nelle prime righe di Fiori e frutti vediamo quanto
fosse immensamente grande la compassione del Daishonin nei confronti del
defunto Dozen-bo.
«Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente è inesauribile, il fiume
non si prosciugherà mai. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra le piante non crescono. Se io, Nichi-
ren, sono diventato il devoto del Sutra del Loto e tutti parlano del prete Nichiren, sia bene che male, non lo
devo forse unicamente al mio defunto maestro Dozen-bo? Nichiren è come la pianta e il suo maestro come
la terra».
4) Il 12 settembre 1271 il Daishonin fu arrestato e condotto nella località di Tatsunokuchi, alla perife-
ria di Kamakura, dove le autorità speravano di giustiziarlo con il favore delle tenebre. Ma il tentativo
di esecuzione fallì ed egli fu tenuto prigioniero presso la residenza del vice amministratore di Sado,
Homma Rokuro Saemon, a Echi. Dopo circa un mese, in cui le autorità governative discutevano su
cosa fare di lui, fu esiliato sull’isola di Sado, che equivaleva a una condanna a morte. Ma quando le
predizioni del Daishonin di lotte intestine e invasione straniera si realizzarono, il governo lo perdonò,
nel marzo 1274, e il Daishonin fece ritorno a Kamakura.
33
pagata in tutto il regno» (I quattro debiti di gratitudine, RSND, 1, 37).
Nel Sutra del Loto troviamo passi come: «E poiché odio e gelosia nei confron-
ti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto
peggio sarà dopo la sua scomparsa?» (SDLPE, 235) e «Ci saranno molte per-
sone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi» (SDLPE, 270).
Gli insulti e gli attacchi rivolti contro il Daishonin erano quindi la prova che egli
era il devoto del Sutra del Loto che praticava in accordo con gli insegnamenti del
Budda. Per un campione della verità e della giustizia, le calunnie e le offese sono
in realtà una medaglia al valore. In questo senso il Daishonin poté propagare
ampiamente l’insegnamento corretto del Sutra del Loto in tutto il Giappone,
permettendo alle persone di abbracciare direttamente la Legge mistica oppure
di creare con essa una relazione contraria, rifiutandola o opponendovisi.5 Questa
è un’altra ragione per la quale era grato al suo maestro Dozen-bo.
Quando il Daishonin esaminò le basi sulle quali era cresciuto, si rese conto
che sostanzialmente tutto era dovuto al suo maestro, nei confronti del qua-
le aveva un debito immenso. E scrisse: «Nichiren è come la pianta e il suo
maestro come la terra». Nel Buddismo lo spirito di gratitudine è veramente
profondo e generoso.
Riflettiamo ancora una volta sulle parole di apprezzamento che Toda in-
dirizzò al suo defunto maestro, il presidente fondatore della Soka Gakkai
Tsunesaburo Makiguchi, che morì in carcere per essersi opposto alle richie-
ste delle autorità militari giapponesi in tempo di guerra: «Nella tua vasta e il-
limitata compassione mi hai permesso di accompagnarti persino in carcere.
Grazie a questo ho potuto leggere con il mio intero essere il passo del Sutra
del Loto che recita: “Le persone che avevano udito la Legge dimorarono
in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri”
(SDLPE, 203). Il beneficio di ciò è consistito nel poter conoscere la mia pre-
cedente esistenza come Bodhisattva della Terra6 e riuscire a penetrare con
tutto il mio essere una parte, seppur minima, del significato del sutra [del
Loto]. Non c’è felicità maggiore di questa».7
La gratitudine è il cuore dello spirito di maestro e discepolo nella SGI.
Per quanto mi riguarda, non sarei la persona che sono oggi se non avessi
incontrato Toda a una riunione di discussione nel quartiere di Ota, a Tokyo,
5) Relazione inversa, detta anche relazione del tamburo avvelenato: legame formato con il Sutra del
Loto opponendosi a esso o recandogli offesa. Sebbene alcuni debbano cadere nello stato d’Inferno
per aver offeso il Sutra del Loto, grazie al legame inverso creato con il sutra alla fine conseguiranno
la Buddità.
6) Nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, Emergere dalla terra, Shakyamuni convoca da sottoterra
innumerevoli discepoli ai quali affida la propagazione della Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge,
i cosiddetti Bodhisattva della Terra. In prigione Toda si risvegliò alla sua identità di Bodhisattva della
Terra e quando uscì dal carcere diede inizio alla grande battaglia per la realizzazione di kosen-rufu.
7) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol.
3, p. 386.
«Quattro erano le guide dei Bodhisattva della Terra. Il sutra afferma: “Il primo si chiamava Pratiche Superiori
[…], il quarto si chiamava Pratiche Salde”. Se nell’Ultimo giorno della Legge appare Pratiche Superiori, deve
apparire anche Pratiche Salde. La pianticella del riso fiorisce e produce i chicchi, ma il suo spirito rimane nel
terreno. Per questo lo stelo nuovamente fiorisce e produce chicchi. I meriti che Nichiren ha acquisito propa-
gando il Sutra del Loto ritorneranno sempre a Dozen-bo. Che cosa sublime!».
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del Loto, Poteri sovrannaturali del Tathagata, Shakyamuni affida la propagazio-
ne della Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge ai Bodhisattva della
Terra guidati da questi quattro bodhisattva. In altre parole, il Budda garan-
tisce che in quest’ultima epoca sarebbe apparso Pratiche Superiori. E, se
appare Pratiche Superiori, naturalmente apparirà anche Pratiche Salde.
Questo passo di Fiori e frutti è molto importante perché implica che il
Bodhisattva Pratiche Superiori è già apparso nel mondo e si riferisce a
Nichiren Daishonin.
L’intento del Daishonin in questa lettera non è suggerire che Dozen-bo
sia Pratiche Salde. Dozen-bo, che non era stato capace di abbandonare i
suoi attaccamenti errati alla dottrina nembutsu, non è all’altezza di essere
uno dei quattro bodhisattva principali. Ne La raccolta degli insegnamenti orali
però il Daishonin afferma: «La grande terra è ciò che nutre le piante e gli
alberi [e perciò corrisponde a Pratiche Salde]» (BS, 116, 61). Alla luce di
queste parole e della sua precedente affermazione in questa lettera che «il
suo maestro è come la terra», il Daishonin riconosce che Dozen-bo, che lo
aiutò a farsi strada nel mondo permettendogli così di svolgere il ruolo del
Bodhisattva Pratiche Superiori, incarna la funzione nutritiva della terra.
Questa affermazione però riflette solo lo spirito generoso del Daishonin
e la sua vasta condizione vitale, non significa che Dozen-bo corrisponda
a Pratiche Salde.
Poi c’è il passo dal quale deriva il titolo comunemente accettato della lettera,
Fiori e frutti. Le pianticelle di riso fioriscono, producono i chicchi e sotto il
loro peso si inclinano verso la terra (questa è la prima fioritura e produzione
di chicchi). Poi gli steli vengono tagliati e lo “spirito” (l’essenza della pianta
di riso, cioè la sua forza vitale intrinseca) non viene distrutto, ma fa ritorno
alla terra e permette alla pianta di germogliare, fiorire nuovamente e produr-
re altro riso (questa è la seconda fioritura e produzione di chicchi).
Se la terra è l’insegnante, o il maestro, e la pianta è l’allievo, o il discepolo,
allora la prima fioritura e produzione di chicchi corrisponde alla crescita del
discepolo che diventa una persona eccellente e consegue la Buddità. E pro-
prio come l’essenza della pianta di riso ritorna alla terra, il grande beneficio
acquisito dal discepolo ritorna al maestro e permette anche a quest’ultimo di
conseguire la Buddità. Ciò corrisponde alla seconda fioritura e produzione
di chicchi.
Secondo questa analogia il beneficio ottenuto dal Daishonin attraverso la
propagazione della Legge mistica come devoto del Sutra del Loto sarà si-
curamente trasferito a Dozen-bo sulla base del loro profondo legame come
maestro e discepolo, permettendo così a Dozen-bo di ottenere l’Illumina-
zione. «Che cosa sublime!» esclama il Daishonin esprimendo la sua gioia per
questa realtà meravigliosa.
In un altro passo alla fine di Ripagare i debiti di gratitudine si fa riferimento
«Si dice che se il maestro ha un buon discepolo, tutti e due otterranno il frutto della Buddità, ma se il maestro
alleva un cattivo discepolo, entrambi cadranno nell’inferno.
Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla. Spiegherò questo punto più
ampiamente un’altra volta».
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stati allievi di Dozen-bo, a essere buoni discepoli capaci di condurre il loro
maestro alla Buddità.
In gioventù ho sempre tenuto bene a mente questo passo importante che
abbiamo appena discusso, e così hanno fatto anche tanti membri della SGI
in tutto il mondo.
Finché visse, Toda rimase un vero discepolo di Makiguchi. Quando parlava
di lui aveva sempre un’espressione molto seria: «I discepoli devono seguire
la strada dei discepoli», diceva, insistendo sul fatto che i discepoli dovevano
mettere in pratica nella loro vita gli insegnamenti del maestro. Inoltre era
inflessibile con chiunque cercasse di distruggere il preziosissimo regno di
maestro e discepolo nel Buddismo. Sottolineava severamente che non do-
vremmo mai permettere a nessuno di danneggiare il puro mondo della fede
delle persone che si dedicano a kosen-rufu. Questo fu il suo ordine solenne:
proteggete il regno di maestro e discepolo.
La relazione maestro-discepolo è il nucleo fondamentale del Buddismo di
Nichiren Daishonin perché la profonda, potente e bella interazione da vita a
vita che ha luogo in questa relazione permette di liberarci dall’attaccamento
al piccolo io e realizzare una condizione vitale basata sul nostro illimitato
grande io.
«Dovreste sempre conversare insieme per liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte e raggiungere la Pura
Terra del Picco dell’Aquila dove potrete annuire l’uno all’altro e parlare con un’unica mente. Nel sutra si leg-
ge: “Al cospetto delle moltitudini sembrano preda dei tre veleni o manifestare i segni di visioni distorte. Così
i miei discepoli fanno uso di espedienti per salvare gli esseri viventi”. Comprendete questo in base a ciò che
vi ho detto fino a ora. Rispettosamente».
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Budda nelle esistenze passate, nella vita presente era apparso come un ascol-
tatore della voce che aborriva il ciclo di nascita e morte. Si spiega però che
in realtà la sua apparizione come ascoltatore della voce era un abile mezzo
per aiutare gli esseri viventi a conseguire la Buddità (cfr. SDLPE, 213-215).
Non possiamo condurre nessuno all’Illuminazione se creiamo barriere o muri
fra noi e gli altri e rimaniamo lontani dalle persone che ci circondano. Perciò i
bodhisattva appaiono come persone comuni, preda dei tre veleni, esseri illusi
dei nove mondi: per predicare gli insegnamenti del Budda fra la gente.
Nel loro cuore Joken-bo e Gijo-bo erano profondamente dediti al Sutra del
Loto, ma in realtà risiedevano al Seicho-ji e soffrivano molto per il fatto di
essere circondati da persone che consideravano il Daishonin un nemico e
ne parlavano male. Tuttavia questa sofferenza, sottintende il Daishonin, è
semplicemente un espediente per condurre gli altri all’insegnamento corret-
to, ed esorta i due discepoli a battersi coraggiosamente basandosi sulla loro
vera identità di praticanti del Sutra del Loto.
Noi membri della SGI viviamo in un’epoca malvagia, contaminata dalle cin-
que impurità, e pratichiamo il Buddismo del Daishonin nel mondo reale, pie-
no di difficoltà e dolore. Siamo tormentati dalle sofferenze di nascita, invec-
chiamento, malattia e morte e in più ognuno ha i propri problemi personali.
Anche se abbracciamo la fede nella Legge mistica e possediamo lo stato vitale
della Buddità che ha un immenso potere, nessuno di noi è libero da problemi
o sofferenze. Siamo comuni mortali e ciò ha un profondo significato.
La Soka Gakkai fu attaccata e definita “un’accozzaglia di poveri e malati”
perché portava avanti le sue attività di propagazione tra le persone sofferenti
condividendo il loro dolore, dimostrando empatia per i loro problemi e pre-
occupazioni. Molti dei nostri membri sono riusciti a risollevarsi da profonde
sofferenze, dalla malattia, dalla povertà, dai conflitti familiari e così via, e si
sono risvegliati alla loro missione rivitalizzando la propria vita con fierezza
e fiducia in sé.
Toda diceva spesso ai membri che soffrivano: «Anche se dall’esterno possia-
mo sembrare il “Bodhisattva Povertà” o il “Bodhisattva Malattia”, questo
è solo un ruolo che stiamo recitando nel dramma della vita. In realtà siamo
autentici Bodhisattva della Terra. E poiché la nostra vita è una grandiosa
rappresentazione, dovremmo goderci fino in fondo il ruolo che abbiamo
scelto di svolgere e dimostrare la grandezza della Legge mistica». Questo è
il nostro orgoglio come Bodhisattva della Terra.
Le nostre sofferenze individuali ci consentono di capire le sofferenze degli
altri e immedesimarci nei loro dolori e difficoltà. I veri praticanti del Sutra
del Loto vanno fra la gente senza mai stancarsi, per impegnarsi nella nobile
impresa di propagare la Legge mistica. Poiché fanno parte della gente, si
possono alzare con coraggio nel grande mare dell’umanità e avanzare per
realizzare la felicità di tutti.
41
GOMMA, CARBONCINO
Il grande Saggio.
Ti ricordi di lui?
Dicono che è colpa
Uh, infatti, dove lo Serve un fiume sotterraneo della pandemia
prendiamo un fiume? per nutrire le radici.
Come faccio?... tu mi dici.
Te lo dico subitaneo.
Secondo
Zitto! me no!
Basta l'acqua di un bicchiere
ogni giorno con costanza,
diligenza e ancor di più E tornerà anche l'umidità,
dillo agli altri, per piacere. l'ho letto nel libro di scienz... Gomma e Carboncino creano un
Dal profondo della terra fiume sotterraneo versando i bicchieri
prenderà tutta la forza, d'acqua. Molti nuovi amici si
tante foglie cresceranno: uniscono a loro.
SI.
finirà anche la guerra. CHE BELLO!
Il nostro albero
Il maestro è la terra è eterno.
e tu sei la fogliolina, Zitta!
non pensare che il bicchiere
sia una cosa piccolina.
Gratitudine è la chiave
per sbloccare questa via
Essa sta nel vostro cuore.
Ora andate, per favore.
Questa storia è ispirata allo studio del mese (vedi pp. 29-41).
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STUDIO MENSILE
Fiori e frutti
(Lezione di Daisaku Ikeda)