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BS249

Buddismo

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Enrico Mele
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sommario
BUDDISMO E SOC IETÀ | 249 OT TOBR E 2 024

editoriale
In questo numero
«La Soka Gakkai attuale si fonda su due pilastri –
4
La grande luce del pacifismo
afferma il presidente Harada nell‘Editoriale. – Il primo
che illumina il mondo è la dedizione altruistica dei primi tre presidenti alla
di Minoru Harada propagazione del Buddismo di Nichiren. Il secondo
speciale è la filosofia di profondo rispetto per la vita». Pilastri

6 che formano la struttura portante delle nostre attività,


prime fra tutte le riunioni di discussione. E proprio agli
ZADANKAI: zadankai, alla funzione vitale che da sempre rivesto-
SEDERSI E PARLARE no nella nostra organizzazione, abbiamo dedicato lo
8 Gli zadankai come modello sociale: Speciale. Se durante la seconda guerra mondiale ci
una partecipazione attiva
11 Oltre l’isolamento: la forza dei legami umani voleva coraggio per partecipare a tali riunioni “rivolu-
12 L’importanza del confronto intergenerazionale zionarie”, presenziate dalla polizia speciale del regime
13 L'incontro e l'ascolto: militarista giapponese, oggi l'impegno è farne luoghi
un laboratorio di dialogo
davvero "rivoluzionari" dove accogliere tante persone
14 Il valore delle esperienze:
camminare insieme, sfidarsi insieme e offrire loro un'alternativa alla sfiducia che domina la
15 L’impegno più nobile: società.
prendersi cura di ogni singola persona
La sesta puntata della Serie “La vita di Nichiren” ha
16 Alla base di tutto:
il desiderio della felicità di tutti gli esseri viventi come oggetto l'esilio di Izu, una delle tante persecu-
18 Lo zadankai che vorrei zioni che, usando parole del presidente Ikeda, hanno
21 La grande forza delle riunioni di discussione permesso al Daishonin «di svolgere fino in fondo la sua
di Daisaku Ikeda
24 Zadankai rivoluzionari pratica per conseguire la Buddità. [...] Ogni volta che il
Daishonin incontrava una persecuzione diventava più
forte e capace».
serie La parte de La raccolta degli insegnamenti orali analiz-
26 zata nello Studio del mese offre una visione profonda
LA VITA DI NICHIREN della natura della vita e della morte, che permette di
sesta puntata trasformare l’orrore e la paura in «una visione chiara
L'esilio di Izu
e impavida della realtà e di provare gioia sia nella vita
sia nella morte».
studio
Non ci resta che unirci a Gomma e Carboncino per incon-
30 trare la cantante Gioia al Tatagata Cafè!
LO STUDIO MENSILE
Passi chiave da La raccolta degli insegnamenti orali
ottobre | Il capitolo del Sutra del Loto ERRATA CORRIGE
Durata della vita del Tathagata parte seconda. Buddismo e società n. 247, p. 32, colonna di destra, ottava riga dal basso: la
"Un sublime stato dell’essere nel quale proviamo gioia data corretta è 1279, e non 1978 come erroneamente scritto.
nella vita e nella morte"
Buddismo e società n. 248, p. 9, colonna di destra, seconda riga dopo il titolet-
lezione di Daisaku Ikeda to: il box a cui si fa rifermento è a p. 10 e non a p. 8 come erroneamente scritto.

Legenda
rubriche RSND: Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin,

42 ed. Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai


GZ: Nichiren Daishonin Gosho Zenshu, ed. Soka Gakkai (in giapponese)
SDLPE: Il Sutra del Loto, nuova edizione completa
PER I BAMBINI E LE BAMBINE
di prologo ed epilogo, Esperia, 2014
LE AVVENTURE DI GOMMA E CARBONCINO
MDG: D. Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia
Presentarsi con Gioia SSDL: D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Esperia
Ispirato alle lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali RU: D. Ikeda, La rivoluzione umana, Esperia
di Daisaku Ikeda NRU: D. Ikeda, La nuova rivoluzione umana, Esperia
BS: Buddismo e società
NR: Il Nuovo rinascimento
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editoriale

LA GRANDE LUCE DEL PACIFISMO


CHE ILLUMINA IL MONDO

« D I M I N O R U H A R A DA | presidente della Soka Gakkai Daibyakurenge | s e t t e m b r e 2 0 2 4

L'8 settembre 1957, il giorno in cui il presidente Toda lanciò la sua Dichiarazione per
l'abolizione delle armi nucleari, segna il punto di partenza dell'impegno pacifista della Soka
Gakkai. Il presidente Ikeda scrive: «L’8 settembre di ogni anno rinnovo la mia determinazio-
ne di rafforzare la nostra rete dei giovani Soka». Fedele a tali parole ha intrapreso in tale
data, nel corso degli anni, altre importanti iniziative per la pace. Affidando a noi, suoi suc-
cessori, il compito di trasformare il karma dell’umanità

La Soka Gakkai attuale si fonda su due pilastri.


Il primo è la dedizione altruistica dei primi tre presidenti alla propagazione del Buddismo di
Nichiren.
Il secondo è la filosofia di profondo rispetto per la vita che sta alla base della condanna delle
armi nucleari come male assoluto, espressa dal secondo presidente della Soka Gakkai Josei
Toda nella sua Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari l’8 settembre 1957 presso lo
stadio Mitsuzawa di Yokohama. Con quella dichiarazione, che egli definì il suo principale lascito
spirituale, il presidente Toda affidò ai giovani il compito di eliminare tutte le armi nucleari.
All’epoca ero uno studente e frequentavo il primo anno delle superiori; mio fratello maggiore
mi portò con sé a quell’evento. All’inizio non compresi bene la portata di quella dichiarazione,
ma con il passare degli anni mi sono reso conto che sta assumendo un significato sempre più
profondo per l’umanità. Ciò è dovuto interamente agli straordinari sforzi compiuti dal presi-
dente Ikeda, determinato a realizzare la volontà del suo maestro.
«Nulla è più barbaro della guerra. Nulla è più crudele» (RU, 1, 1).
«Niente è più prezioso della pace. Niente porta maggiore felicità» (NRU, 1, 1).
Queste due frasi di apertura, rispettivamente de La rivoluzione umana e de La nuova
rivoluzione umana, esprimono perfettamente il profondo impegno del presidente Ikeda per
la pace.

4 || buddismo e società | 249 || rubriche | editoriale


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Trasformare il karma dell’umanità


L’8 settembre è anche la data in cui nel 1968, durante una riunione generale del Gruppo
studenti, il presidente Ikeda lanciò il suo appello per la normalizzazione delle relazioni tra
Giappone e Cina. Non solo, l’8 settembre del 1973 fu invitato a partecipare a una manife-
stazione cittadina ad Atsuta, luogo natale del suo maestro Toda. E ancora, l’8 settembre
1974 visitò per la prima volta l’Unione Sovietica. Infine, nel 2018 scelse questa stessa data
come giorno per la pubblicazione dell'ultima puntata de La nuova rivoluzione umana sul
Seikyo Shimbun.
Il presidente Ikeda una volta scrisse: «L’8 settembre di ogni anno rinnovo la mia determina-
zione di rafforzare la nostra rete dei giovani Soka».
Fedele a queste parole, Ikeda Sensei attraverso il suo impegno come discepolo ci ha mo-
strato l’esempio e ha affidato a tutti noi, suoi successori, il compito di trasformare il karma
dell’umanità. Non c’è dubbio che questo sia per noi il momento di ereditare lo spirito Soka e
di realizzare il desiderio del nostro maestro.
I primi tre presidenti hanno sempre fatto tesoro delle seguenti parole di Nichiren Daishonin:
«Quando recitiamo una volta Myoho-renge-kyo, con questo singolo suono chiamiamo e ma-
nifestiamo la natura di Budda di tutti gli [...] esseri viventi» (Come coloro che inizialmente
aspirano alla via, RSND, 1, 789).
Il suono delle nostre voci che recitano Nam-myoho-renge-kyo ha il potere di risvegliare la
natura di Budda di tutte le persone e di muovere l’intero universo.
I nostri risoluti sforzi quotidiani per piantare i semi della Legge mistica costituiscono un no-
bile impegno per far emergere la Buddità in tutti gli esseri viventi; sono la grande luce della
pace che illumina il nostro mondo travagliato.
Abbracciando il principio di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” dedi-
chiamoci a intraprendere dialoghi per espandere ulteriormente il nostro movimento, per il
bene di tutta l’umanità!

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speciale

ZA sedersi
DAN In ogni angolo d’Italia esiste un gruppo della
Soka Gakkai, un insieme di persone che por-

KAI
tano avanti la pratica buddista. A oggi i grup-
pi sono 4.344, ciascuno dei quali ogni mese
organizza una riunione di dialogo incentrato
sul Buddismo.
Questa riunione è chiamata zadankai. La Soka
Gakkai porta avanti numerose attività, ma
è negli zadankai, piccole “riunioni di discus-
sione” nate per creare uno scambio intimo e
profondo, che scorre la linfa vitale della diffu-
sione degli ideali del Buddismo, una chiave per
affrontare sofferenze e difficoltà e gioire delle
vittorie e delle realizzazioni.
La nostra organizzazione ha avviato un processo
di rivitalizzazione dello zadankai e lo sta facen-
do con lo scopo di mettere al centro le persone.
Perché la riunione in sé non è che un punto di
arrivo di una serie di azioni per incontrarci tra
noi, sostenerci e dialogare, e poi ripartire insieme
verso nuove sfide ed esperienze.

6 || buddismo e società | 249


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e parlare
Questo speciale è rivolto a tutti e tutte, non
solo ai responsabili della Soka Gakkai, perché
ogni persona è protagonista degli zadankai.
Nelle prossime pagine il significato delle riunio-
ni di discussione viene approfondito attraverso
riflessioni di giovani praticanti di diverse parti
d’Italia. Nell’articolo Lo zadankai che vorrei (p. 18)
abbiamo chiesto a otto persone di raccontarci
come vivono le riunioni, cosa vorrebbero che si
migliorasse e quale contributo sentono di poter
dare. Segue un saggio di Daisaku Ikeda sulla for-
za delle riunioni di discussione (p. 21).
Lo speciale si conclude con un articolo dei
responsabili nazionali giovani donne e giovani
uomini sulle attività volte alla “rivoluzione” dei
nostri zadankai. Una rivoluzione che vuol dire
ritorno al punto di origine, all’essenza fondamen-
tale del movimento buddista. Affinché, immersi
nel tessuto sociale, ognuno e ognuna di noi pos-
sa trasformare positivamente e concretamente
la sua vita e l’ambiente.

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GLI ZADANKAI
COME MODELLO SOCIALE:
UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA

Sedersi. Dialogare. Riunirsi.


Questo il significato dei tre ideogrammi che compongono la parola giapponese “zadankai” che
comunemente viene tradotta in italiano con l’espressione “riunione di discussione”.
La riunione di discussione è sempre stata l’attività centrale della Soka Gakkai fin dalla sua fonda-
zione avvenuta nel 1930. Gli incontri sono tenuti da gruppi locali e il loro nucleo centrale sono le
esperienze di fede dei membri. Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore della Soka Gakkai, definiva la
riunione di discussione come un «incontro per mostrare la prova concreta del valore di una vita
dedicata al bene supremo» (BS, 227, 21).
Nella Soka Gakkai si parla della “tradizione degli zadankai” non tanto perché questi incontri si
tengono regolarmente da molti anni, ma perché lo spirito delle riunioni è sempre stato rivolto a
dare il massimo valore a ogni singolo partecipante: «La Soka Gakkai – scrive il presidente Ikeda
– si è sempre dedicata a incoraggiare le persone comuni di tutto il mondo che si impegnano con
sincerità. Questo è il cuore degli zadankai. Visti dall’esterno, sono incontri semplici e modesti, a
cui partecipa un piccolo numero di persone e che non sembrano niente di eccezionale. Eppure si
basano su una filosofia profonda che spiega la Legge che pervade l’universo intero» (BS, 186, 44).

IL SIGNIFICATO DEGLI INCONTRI IN PICCOLI GRUPPI


Il ruolo centrale dello zadankai si ricollega al concetto di sangha, la comunità dei creden-
ti, e alla sua rilevanza come uno dei “tre tesori”, insieme al Budda e alla Legge. Infatti, nel
cercare la formula più adatta all’epoca moderna per rafforzare il sangha della Soka Gakkai,
Makiguchi si impegnò nello studio approfondito degli insegnamenti di Nichiren Daishonin e
del Sutra del Loto e codificò gli zadankai come prima fondamentale attività della comunità
dei credenti: incontri in piccoli gruppi dove i praticanti potevano raccontare le esperien-
ze concrete della loro pratica buddista. Nel chiarire perché sia più importante prediligere
incontri in piccoli gruppi, Makiguchi una volta rispose a un giovane dicendo che «il dialogo
è l’unico modo di comunicare a un’altra persona i propri problemi. Nelle conferenze è ine-
vitabile che gli ascoltatori non si sentano coinvolti. Anche il trattato del Daishonin Adottare
l’insegnamento corretto per la pace nel paese fu scritto in forma di dialogo» (BS, 186, 45-46).
Ma come può un semplice, piccolo incontro tra persone avere una tale rilevanza?

8 || buddismo e società | 249 || speciale | zadankai : sedersi e parlare


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Clark Strand, studioso di religioni ed ex monaco del movimento popolare della Soka Gakkai. Sin dall’ini-
buddista, ha approfondito nel dettaglio i motivi della zio sono state aperte a tutte e tutti. Durante la seconda
grande espansione del movimento della Soka Gakkai. guerra mondiale gli zadankai si svolgevano sotto la
La sua analisi parte da una constatazione generale: stretta sorveglianza della cosiddetta “polizia ideologica”
se mettiamo da parte le formalità e le convenzioni del governo militarista giapponese; l’arresto di Makigu-
di un culto religioso, non resta che l’interesse per i chi avvenne il 6 luglio 1943 proprio mentre si trovava a
valori umani basilari comuni a tutte le persone, come Shimoda per partecipare a una riunione di discussione.
la pace, la felicità, la sicurezza. Questi valori non si Anche il primo incontro di Daisaku Ikeda con la Soka
possono ricondurre esclusivamente a un unico culto Gakkai è avvenuto a uno zadankai. Il nostro maestro
religioso o a un unico luogo, perché sono il semplice ha sempre dato un’estrema rilevanza a tali incontri: «Le
riflesso di ciò che ogni essere umano desidera e di cui nostre riunioni di discussione sono la forza trainante e
ha bisogno. Potrebbe quindi sembrare assurdo che un fondamentale per lo sviluppo del nostro movimento. [...]
culto religioso si basi principalmente sull’incontrarsi Kosen-rufu si realizza attraverso le riunioni di discussio-
per condividere questi bisogni umani fondamentali, ne. Questo è il messaggio che ci ha lasciato Toda. Anche
discutere su come affrontarli nella vita quotidiana e Nichiren Daishonin espose per la prima volta la Legge di
poi offrirsi incoraggiamento. Secondo Strand, l’intui- Nam-myoho-renge-kyo a un piccolo gruppo di persone
zione di Makiguchi è stata potente perché è andata ad (cfr. Lettera ai preti del Seicho-ji, RSND, 1, 579), in uno
agire su questo divario tra religione e vita quotidiana scenario che ricordava quello di una riunione di discus-
che esiste nella mente della maggioranza delle per- sione. Lì proclamò per la prima volta con coraggio
sone: «Fu il desiderio di intervenire su questa visione l'insegnamento corretto. Le riunioni di discussione sono
lacerata che portò Tsunesaburo Makiguchi a istituire il punto di partenza, sono incontri dove le persone sie-
la tradizione degli incontri di discussione mensili» (Il dono e parlano a lungo, affinché il vero messaggio del
risveglio del Budda, Esperia, p. 37). Buddismo possa arrivare al cuore di ognuno» (NR, 395).
Il ripetersi regolare del flusso dello zadankai è il ritmo
LO ZADANKAI COME FULCRO di kosen-rufu che ha determinato il grande sviluppo
DEL MOVIMENTO DI KOSEN-RUFU della Soka Gakkai da Makiguchi in poi. In questo sen-
Le riunioni di discussione sono state il punto di partenza so il termine “zadankai” include anche tutti i dialoghi,

CARATTERISTICA DELLA RIUNIONE DI DISCUSSIONE


È IL SUO SPIRITO EGUALITARIO
Concetti come lo status sociale, la posizione o la situazione economica
personale sono irrilevanti: la riunione di discussione è l’incarnazione
della cooperazione tra singoli esseri umani con una base comune.
In questo senso è il trionfo della democrazia, un’oasi per il cuore
dove i partecipanti possono ricaricare la loro forza vitale e soddisfare
la loro sete spirituale.
(Daisaku Ikeda, BS, 227, 22)

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gli incontri, il sostegno individuale che avviene tra ambienti della vita: la famiglia, il luogo di lavoro, la
una riunione e l’altra: «Lo zadankai è come un grande scuola, il quartiere, la società nel suo complesso.
fiume in cui si riversano gli affluenti di tutte le altre In questo sforzo persistente rafforziamo la cura
attività, quelle volte ad allargare la cerchia dei nostri verso noi stessi e gli altri, imparando a non lasciare
amici e quelle che servono ad approfondire la fede indietro nessuno: «Diffondere gli insegnamenti del
e la conoscenza del Buddismo. Questo fiume ampio Buddismo non ha lo scopo di aumentare il numero
e profondo, creato dalla confluenza di una miriade dei membri, ma di permettere a tutti di diventare
di corsi d’acqua, avanza verso l’oceano del “secolo felici. Per questo motivo, più l'organizzazione cresce
dell’umanesimo” e sulle sue rive si apriranno vaste e e si espande, più diventa decisivo continuare con
fertili pianure di cultura umana» (BS, 186, 43-44). costanza, diligenza e cura a incoraggiare e sostenere
ogni singola persona affinché possa comprendere
LO ZADANKAI COME EMBLEMA più a fondo la Legge buddista e dedicarsi alla fede e
DI UGUAGLIANZA E RISPETTO alla pratica con gioia ed entusiasmo. Il luogo dove è
Lo zadankai è un modello in miniatura della Soka Gakkai. possibile realizzare un autentico scambio tra esseri
È un luogo di dialogo aperto in cui poter approfondire umani è costituito dagli zadankai» (Lo splendore di
il Buddismo di Nichiren Daishonin e il movimento della chi si impegna per kosen-rufu, p. 35-36).
Soka Gakkai. Esso rappresenta la quintessenza della
democrazia e dell’armonia e l’incarnazione della coope- LO ZADANKAI COME NUCLEO
razione tra singoli esseri umani, poiché è un’assemblea DI TRASFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ
nella quale lo status sociale, la posizione o la situazione Gli zadankai sono stati definiti da pensatori e studiosi
economica personale sono irrilevanti. Uomini e donne di di tutto il mondo come «raduni aperti e accoglienti
tutte le età e di tutti i ceti sociali si radunano e si inco- permeati di una filosofia democratica», «un prototi-
raggiano a vicenda, si immedesimano nelle sofferenze po all’avanguardia per costruire una cultura di pace»,
degli altri e si rallegrano delle vittorie altrui. Il presiden- «un segnale di speranza per rivitalizzare le comuni-
te Ikeda ha sottolineato la sorprendente lungimiranza tà», «un modello di integrazione per creare armonia
di Makiguchi nell’istituire la pratica delle riunioni di tra i popoli del mondo» (NR, 361, 6).
discussione: «Da queste piccole, intime riunioni di gen- Impegnarsi seriamente per contribuire alla propria
te comune, una grande alleanza per il bene si espande comunità porta grande sostegno a tutti. In que-
verso la comunità, la società e il mondo» (NR, 348, 6). sto senso Daisaku Ikeda sottolinea: «Attraverso gli
zadankai stiamo tracciando un sentiero stabile e
LO ZADANKAI COME RETE sicuro per la felicità dell’umanità in mezzo alle terre
DI SOSTEGNO RECIPROCO selvagge e inesplorate del nostro tempo. La cosa
In una società dominata dallo stress e dalla competizio- importante è che ciascun membro abbia un’idea
ne, in cui si genera un costante conflitto tra l’ego delle chiara di come aiutare la comunità in cui vive. Invece
persone, lo scopo dei nostri incontri di discussione è la di erigere una barriera tra la Soka Gakkai e la società,
costruzione di una “casa” a cui tutte e tutti possano fare dobbiamo allargare la rete dell'amicizia basata sulla
ritorno per stimolarsi verso la propria crescita e trasfor- fede e sull'armonia all'interno della comunità in cui
mazione, ricaricarsi, sorridere, rilassarsi e poi immergersi viviamo» (NRU, 17, 49).
di nuovo nella realtà del mondo. E guardando con fiducia al futuro afferma: «Con il
Lo zadankai è un luogo in cui sperimentare il potere nostro movimento degli zadankai trasmettiamo ai
del sostegno costante e reciproco del gruppo, un nostri amici, e a tutti coloro che ci circondano, la for-
porto sicuro da cui ripartire ciclicamente per lan- za e l’ottimismo per vincere nella vita» (BS, 186, 45).
ciarsi con fiducia nelle sfide quotidiane in tutti gli (Amerigo Zanetti)

10 || buddismo e società | 249 || speciale | zadankai : sedersi e parlare


ZA Oltre l’isolamento:
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DAN ladeiforza
KAI legami umani
Ripensando agli anni della pandemia spesso abbia- una rete di buoni amici. Grazie a questi legami svilup-
mo la sensazione di un vuoto temporale. Parlando piamo a nostra volta l’atteggiamento del buon amico,
con una mia amica riflettevamo sul fatto che in que- lo spirito di sostenere e incoraggiare gli altri. Ma soprat-
gli anni sono accadute cose importanti, eppure sem- tutto sperimentiamo che non c’è separazione tra le due
bra siano successe in un “tempo non tempo”. cose, non c’è dualità tra sostenere e farsi sostenere, tra
Limitare le nostre interazioni, sospendere sport, cul- dare speranza e riceverla. «Se si accende un fuoco per
tura, viaggi, svago ha reso le nostre vite più lente. In gli altri – scrive Nichiren – si illuminerà anche la propria
genere in quel periodo abbiamo vissuto un impove- strada» (Sulle tre virtù del cibo, RSND, 2, 372).
rimento delle relazioni. Quando soffriamo, a volte scegliamo di isolarci per pro-
Quando affermiamo che l’essere umano è un animale teggerci dal dolore, dalle difficoltà. Analogamente pos-
sociale diciamo una grande verità. Le persone, come siamo trovarci a vivere una condizione di isolamento
ogni essere vivente, si nutrono, crescono, maturano, non voluto, imposto, in cui ci sentiamo non visti, abban-
cambiano grazie allo scambio fra individuo e individuo. donati. Scrive Sensei: «La società offre poco sostegno e
L’isolamento ci ha privato del nostro terreno di crescita talvolta potreste sentirvi soli come in una terra desolata
e di sviluppo, del valore più profondo, del nutrimento o su un campo di battaglia. A volte vi sembrerà di non
più essenziale: i legami umani. I giovanissimi in parti- poter riporre fiducia in nessuno, che nessuno vi voglia
colare si sono visti negare la socialità negli anni in cui bene o che non abbiate più ragioni per vivere» (I prota-
questa è fondamentale per costruire la propria identità. gonisti del XXI secolo, prefazione, Esperia).
Non è un caso che molti di loro hanno riscontrato suc- Personalmente, ogni volta che mi sento così mi ricordo
cessivamente difficoltà psicologiche più o meno gravi della non dualità tra me e gli altri e mi sfido a incontrare
e ancora oggi combattono con un forte disagio sociale. o a sentire anche una sola persona. E ogni volta incre-
Ascoltando un podcast sull’intelligenza della natura dibilmente quella connessione mi ridà forza, speranza.
sono rimasta colpita dalla rete incredibile di filamenti È in questo contesto che risplende il valore degli
che vivono sotto i nostri piedi, nel sottosuolo, e che zadankai. Proprio perché la società ha perso di vista
permettono alle foreste di vivere e svilupparsi. La stu- la potenza dei legami umani, sfidiamoci insieme a
penda conclusione dell’autore è che la natura ci inse- creare un mondo basato sull’umanesimo, l’amicizia e
gna come la sopravvivenza non dipenda dal più forte il dialogo. La Soka Gakkai e le riunioni di discussione
o dal più adatto, ma dalla collettività. sono il terreno da cui può svilupparsi una grandiosa
Quindi un albero, da solo, ha ben poche speranze di foresta di individui solidi, forti e uniti. Pensiamo ai
vivere, mentre gli alberi nella foresta diventano forti, nostri zadankai come a una vera e propria terra da
antichi e possenti. Similmente noi, come gli alberi, coltivare, curare e nutrire insieme, per generare la
abbiamo bisogno della nostra foresta, una rete di per- forza che nasce dall’interazione e dallo scambio da
sone con cui vivere e crescere insieme. vita a vita, tra persona e persona. Una sana e robusta
La Soka Gakkai esiste per permetterci di beneficiare di foresta di esseri umani felici. (Alessandra Bomboni)

11
ZA L’importanza
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DAN del confronto


KAI intergenerazionale
Quando si va a zadankai è un po' come recarsi in direzioni, una sorta di bussola interiore che fa cattu-
una piazza, un luogo che accoglie tutte le persone, rare segnali ovunque. Attraverso queste esperienze
ognuna con la sua storia, con la sua personalità, l'individuo si forma e conia un nuovo modo di essere
ognuna originale. Un luogo dove si può esprimere il e di esprimersi al passo con i tempi.
proprio modo di essere, si ripone fiducia nel poten- In base alla mia esperienza, giovani e adulti hanno
ziale dell'altro e ci si ispira a vicenda. canoni differenti e a volte è come se parlassero
Anche se non ci soffermiamo a pensarlo, questi due lingue diverse. Eppure, oltre queste mura è
incontri avvengono da sempre. Lo stesso Sutra del possibile intravedere un orizzonte inedito. Possia-
Loto, scrive il presidente Ikeda, può essere visto mo scoprire che i nostri desideri e i nostri modi
come uno zadankai su vasta scala tra persone che di pensare sono molto più simili di quanto possa
ricercano il significato e lo scopo della vita. sembrare. Se le generazioni più adulte guardano
Com'è naturale che sia, a ogni riunione partecipano ai giovani con curiosità, interesse e fiducia, questi
persone di età più disparate, cresciute in contesti dif- ultimi possono sentirsi liberi di esprimersi piena-
ferenti e con modi di pensare talvolta agli antipodi. mente e tracciare nuovi sentieri. Per far sì che il
Ci sono persone con un'identità precisa e persone futuro sia un luogo dove le possibilità di felicità
che invece la stanno costruendo giorno dopo giorno. per una persona, chiunque sia, possano aumentare
Essere a contatto con individui di tutti i tipi è una e non diminuire.
ricchezza immensa. Scrive il Daishonin: «Dovreste sempre conversare
A prima vista si può rimanere disorientati e avere la insieme per liberarvi delle sofferenze di nascita e
tendenza ad aggrapparsi alle proprie certezze come morte e raggiungere la Pura Terra del Picco dell'A-
ci si aggrappa a un ramo nella corrente di un fiume, quila dove potrete annuire l'uno all'altro e conversa-
eppure nella storia di una persona e dell'universo re con un'unica mente» (Fiori e frutti, RSND, 1, 118).
stesso il mutamento è quanto di più naturale ci sia. Essere umani è un'azione, un processo continuo per
Il “nuovo” o “diverso” non è stravaganza creativa, ma esserlo e diventarlo sempre più pienamente attraver-
l'espressione autentica di una persona in evoluzione. so un dialogo tra il proprio sé e l'altro interiorizzato
Ciò che conta è svegliarsi ogni giorno con la voglia di in tutte le sue forme.
scoprire quel che ancora non si conosce, attraverso Come ricorda il presidente Ikeda: «Gli zadankai sono
incontri e dialoghi. fonte di un'energia inesauribile per costruire quella
Quando si è giovani forse non si è ancora dotati di nuova “civiltà del dialogo” tanto attesa dall'umanità»
una personalità compiuta, eppure si ha una parti- (“Gli zadankai vivaci teatri di felicità”, NR, 616, 5).
colare capacità: quella di avere antenne in tutte le (Lorenzo Di Nardi)

12 || buddismo e società | 249 || speciale | zadankai : sedersi e parlare


ZA L'incontro e l'ascolto:
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DAN un laboratorio
KAI di dialogo
La prima volta che partecipai a una riunione di l’uno dall’altro. Significa conoscersi e rispettarsi reci-
discussione avevo dodici anni e poca voglia di par- procamente». E che «lo scopo del dialogo è stringere
lare o di ascoltare gli altri, soprattutto gli adulti che amicizia con l’intera umanità e far sì che il mondo
fino a quel momento mi era sembrato avessero tanto diventi nostro alleato» (NR, 726, 9).
da dire sulla mia vita, senza prendersi il tempo di Quante sono le occasioni che abbiamo nella nostra
ascoltare profondamente ciò che io volevo esprime- vita di poterci confrontare con persone, a volte
re, ciò che avevo nel cuore. anche molto diverse da noi, su princìpi umanistici
Lo zadankai fu il luogo nel quale per la prima volta così universali e profondi come quelli del Buddismo?
compresi cosa significa non essere giudicata, ma Ripensando alla mia esperienza personale, mi rendo
accolta, abbracciata da un gruppo di estranei che conto di quanto sia cresciuta grazie alla partecipa-
credevano in me più di me stessa. Leggendo già da zione alle riunioni e di quanti legami si siano creati
un po’ i libri del presidente Ikeda mi sembrava di attraverso questo scambio reciproco. Scavando a
rivedere in ognuno e ognuna di loro il comportamen- ogni incontro ancora di più nel mio cuore e in quello
to del mio maestro. degli altri per ricercare e manifestare l’umanità che
La partecipazione allo zadankai divenne sempre più ci accomuna.
assidua fino a entrare a far parte della mia quoti- Negli zadankai abbiamo l’occasione di sviluppare le
dianità. Mi ha insegnato ad ascoltare, incoraggiare, nostre qualità di esseri umani basandoci su un dialo-
aprirmi, essere a volte vulnerabile per crescere go che trascende le differenze e abbraccia gli indivi-
insieme agli altri. E la cosa più importante per me: dui così come sono, con il desiderio di sostenerci a
lo zadankai è stata ed è tutt’ora una palestra nella vicenda nella nostra rivoluzione umana.
quale alleno il mio cuore a non giudicare sulla base Sono laboratori di dialogo preziosi per rivitalizzarci
delle apparenze esterne, ma ad andare a fondo e e per sfidarci nell’aprire ancora di più la nostra vita
percepire il Budda che dimora nel cuore di ogni al mondo. Come afferma Sensei: «Kosen-rufu si rea-
partecipante. Anche nel mio. lizza attraverso le riunioni di discussione» (Zadankai,
Sensei afferma che «dialogare significa imparare Tascabile Esperia, p. 38). (Lucrezia Petrucci)

Dialogare significa imparare l'uno dall’altro.


Significa conoscersi e rispettarsi reciprocamente.
Lo scopo del dialogo è stringere amicizia con l’intera umanità
e far sì che il mondo diventi nostro alleato.
(Daisaku Ikeda)

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ZA Ildelle
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valore
DAN camminare
esperienze:
insieme,
KAI sfidarsi insieme
Immaginiamo di trovarci su una lunga strada, sostenere chi sta percorrendo quella stessa strada,
davanti e dietro di noi una geografia arida, fa molto e condividere quel vissuto ci rende immediatamente
caldo e se stiamo viaggiando da tanto la stanchezza compagni di viaggio.
inizia a farsi sentire e le gambe a tremare. Sappiamo La rivoluzione umana consiste nel collezionare tutte
che dobbiamo proseguire dritti in quella direzione le nostre preziosissime esperienze quotidiane, anche
fino a raggiungere la nostra destinazione, ma non quelle che ci sembrano “brutte”; perché il fallimento
abbiamo un navigatore che può indicarci quanto esiste ed è proprio quello che può diventare la causa
manca, né se incontreremo imprevisti lungo il per- della vittoria definitiva, nulla va sprecato o perduto
corso. Iniziamo a provare frustrazione, ansia e sfidu- per ricominciare.
cia. Avere voglia di fermarsi e di tornare indietro è Queste oasi sono davvero energizzanti quando ci sen-
un desiderio estremamente invitante. tiamo liberi, libere dalla performance, dall’ego, dalla
Mi capita, spesso, di sentirmi così mentre affronto perfezione… e sinceri, così come siamo.
una grande esperienza; ciò accade perché non sem- Condividere le nostre esperienze e sostenerci tra uno
pre si raggiungono con facilità i propri obiettivi ed è zadankai e l’altro, tra un’oasi e la successiva, ci per-
quindi normale sentirsi immobilizzati, senza il corag- mette di non cedere alla sconfitta, ma soprattutto di
gio di proseguire. decidere come vogliamo percorrere il viaggio, mai soli
Allora faccio un’azione semplice: apro il Gohonzon. ma con il calore e il sostegno dei nostri amici e amiche
Sincera, così come sono, recito Nam-myoho-renge- nella fede. Per questo è importante esserci gli uni per
kyo anche se il giudizio e la sensazione di non farcela le altre. Anche la sola nostra presenza racconta, inco-
vibra in ogni mio respiro. E così immancabilmente, raggia, rincuora. E così un sorriso, come un dubbio o
ma non sempre con gli stessi tempi, sento di poter un silenzio, alimentano quel legame, quel filo che ci
fare un passo in avanti e poi un altro ancora, per poi unisce e non ci lascia mai indietro, arrivando sempre a
ricominciare a camminare. destinazione insieme per realizzare grandi vittorie.
La voglia di fermarsi è ancora tanta, e le tendenze Commentando le parole di Nichiren Daishonin «Ciò
riemergono con grande facilità, ma continuare ad che è nascosto si trasforma in virtù manifesta» (RSND,
avanzare lungo quel percorso arido mi permette di 1, 752), così ci incoraggia Daisaku Ikeda: «Tutto ciò
notare in lontananza una struttura, un rifugio. Un ulti- che si fa per la Legge, per la gente e per gli amici,
mo sforzo e ci sono, dentro trovo un’oasi di coraggio. impegnandosi con tutto il cuore, alla fine torna a noi
Visualizzo così gli zadankai, gli incontri tra compagni come beneficio. Nel mondo di kosen-rufu, chi compie
e compagne di fede. Anche se a volte non è facile un’azione, per quanto piccola e poco evidente, con la
raggiungerli e mi devo sfidare per arrivare, trovo massima sincerità e forza, godrà sempre della mas-
sempre una persona pronta ad “abbeverarmi” di sima felicità. Questa è la Legge buddista e l’essenza
coraggio per proseguire. Capita che inaspettata- della fede in essa» (NR, 865).
mente l’incontro stesso renda anche me in grado di (Rossella Maci)

14 || buddismo e società | 249 || speciale | zadankai : sedersi e parlare


ZA L’impegno più nobile:
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DAN prendersi cura


KAI di ogni singola persona
Prendersi cura di ogni singola persona potrebbe ci insieme e dialogare cuore a cuore ci fa sentire sol-
voler dire tante cose. Ho riflettuto un po’ su questa levati quando siamo tristi, accolti quando ci sentiamo
espressione, che quando ho iniziato a praticare il soli, incoraggiati quando abbiamo perso la speranza.
Buddismo non capivo benissimo e quasi rifiutavo: Gli impegni della vita sono molteplici e a volte non
“Perché mai qualcuno dovrebbe prendersi cura di riusciamo a trovare il tempo di partecipare alle riu-
me? Non sono mica malato!”, pensavo, oppure: “Che nioni. Ma non credo serva preoccuparsi, possiamo
sono tutti medici?”. comunque dedicare preziose e sincere preghiere alle
Poi col tempo sono arrivato alla conclusione che per persone con cui condividiamo un profondo legame e
me significa interessarmi veramente e sinceramente fare in modo di non lasciare nessuno indietro, assicu-
della persona che ho davanti, vederne il valore e il randoci che anche chi non siamo riusciti a vedere allo
potenziale infinito. Tutte cose che, devo dire, prima zadankai stia bene e che si possano creare ulteriori
di praticare il Buddismo non ero assolutamente abi- occasioni di incontro.
tuato a fare né con me stesso né con gli altri. Mantenere il desiderio e la forte decisione nel cuore
Ecco che allora mi chiedo: ma come si fa? E perché di prendersi cura di ogni singola persona ci permette
dovrei farlo? Mi rendo conto che da quando ho ini- di sperimentare un tipo di preghiera che arriva più
ziato a praticare ho avuto un sacco di persone che lontano di quanto possiamo immaginare e creare
si sono prese cura di me, a ogni zadankai e in ogni un’armonia che ci farà essere nel posto giusto al
occasione di incontro, e il risultato è stato sempre momento giusto.
provare una gioia e un benessere molto naturali. Ogni incontro, ogni dialogo è inoltre un’occasione
Viviamo in una società che tende sempre di più a per arricchirci e crescere grazie alla diversità e all’u-
far sviluppare un forte individualismo. Diventa abba- nicità che ogni individuo porta con sé. Se preghiamo
stanza evidente che prendersi cura di ogni singola per avere un cuore sincero che desidera sostenere
persona rappresenta un gesto veramente nobile e tutte le persone, non conosceremo sfida insormonta-
di incalcolabile valore. La cosa meravigliosa è che bile e obiettivo che non si possa realizzare.
agendo in questa direzione sperimentiamo una gioia Il maestro Ikeda scrive: «Le persone tendono a con-
incondizionata e le nostre vite vengono permeate di centrarsi su risultati spettacolari. Ma non è corretto.
felicità, di una ricchezza del cuore che ci rende nobili. Io sono andato a trovare ogni singolo gruppo, a vol-
Grazie alla Soka Gakkai abbiamo la possibilità di spe- te a piedi, a volte in sella alla moto di qualcuno. Ho
rimentare tutto questo a partire dagli zadankai, dove incoraggiato ogni singola persona andandola a tro-
possiamo allenarci a costruire relazioni di valore, una vare. Ho guidato il movimento di kosen-rufu crean-
a una. Questi incontri, che potrebbero sembrare delle do relazioni uno a uno. Per questo motivo ho vinto.
semplici riunioni, costituiscono in realtà un’ottima Questo aspetto non dovrebbe mai essere preso alla
palestra dove imparare a prenderci cura di ogni per- leggera» (NR, 861).
sona, imparando a prenderci cura di noi stessi. Seder- (Mohamed Ambrosini)

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ZA Alla
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base di tutto:
DAN felicità
il desiderio della
di tutti
KAI gli esseri viventi
Quando rifletto su questa frase-tema inevitabilmente tere a tantissime persone di incontrare questa pratica
mi viene in mente kosen-rufu, desiderare di diventare meravigliosa e unica e sperimentare quella nota frase
felici noi sì, ma insieme alle altre persone. È questo il del Gosho. Fare shakubuku ha così acquistato una
desiderio che sostiene le attività della Soka Gakkai e centralità nuova e un significato diverso nella mia vita.
quindi lo zadankai. A volte mi torna un senso di inadeguatezza di fronte
Pensando a kosen-rufu e alla mia rivoluzione umana, all’idea di riuscirci, ma proprio questa sensazione mi
c’è stato un particolare momento all’inizio dell’anno in riporta davanti al Gohonzon e a rimettere al centro il
cui, mentre facevo Daimoku, una nota frase di Gosho motivo per cui sto praticando il Buddismo e perché
ha assunto particolare significato: «Quando c’è da sof- voglio parlarne: il desiderio della felicità di tutte le
frire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo persone. Mi accorgo che facendo così si creano in
stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare maniera naturale occasioni in cui farlo.
Nam-myoho-renge-kyo» (Felicità in questo mondo, In questa impresa mi accompagna un pezzo de La
RSND, 1, 86). Mentre riflettevo su queste parole mi nuova rivoluzione umana che leggo spesso, in cui una
sono resa conto di quanto siano vere e profonde; non donna pone al presidente Ikeda la domanda: «Ovun-
solo, mi è apparso chiaro che proprio grazie alla prati- que lei sia e a chiunque parli, l’argomento del Buddi-
ca buddista, al dedicarci alla nostra rivoluzione umana, smo viene sempre fuori in maniera naturale. Invece,
alle attività e alle altre persone possiamo trasformare quando io cerco di parlare della Soka Gakkai, tendono
questo “soffri quando c’è da soffrire” in “gioisci quan- a stare sulla difensiva e finiscono per apparire inna-
do c’è da gioire”. Ciò accade perché attraverso queste turali. Come posso arrivare a parlare del Buddismo
azioni diventiamo consapevoli del nostro immenso proprio come fa lei?». E lui risponde: «Se fai della fede
valore e allo stesso tempo del valore degli altri. buddista la base della tua vita e te ne senti orgogliosa,
Quando ho iniziato a praticare il Buddismo quello che allora le tue discussioni inevitabilmente diventeran-
mi ha colpito e allo stesso tempo incuriosito è come no delle conversazioni sul Buddismo. Se non ne sei
attraverso questo insegnamento possiamo arrivare capace è perché nella tua mente, in qualche modo,
a comprendere che la vita ha un potenziale infinito hai costruito una specie di muro di cinta intorno al
e che solo noi abbiamo la possibilità di decidere se Buddismo; significa che il Buddismo non permea ogni
essere sconfitti o vincere sulle nostre sofferenze, se aspetto della tua vita e ogni pensiero» (NRU, 6, 82).
essere felici oppure no e se usare la nostra vita per Il desiderio che tutte le persone sperimentino la possi-
incoraggiare un’altra persona a riconoscere anche in bilità di un’esistenza felice, pur continuando a soffrire
sé questo potenziale illimitato. Così possiamo trasfor- per quel che c’è da soffrire, si manifesta allora come
mare anche la sofferenza più grande in un trampolino effetto concreto dell’aver messo la fede buddista alla
di lancio per diventare felici, noi insieme agli altri. base della mia vita. I nostri zadankai aperti al mondo
Questa cosa mi ha portato a voler recitare Daimoku sono il luogo dove tutto ciò può accadere.
con il desiderio di parlare del Buddismo per permet- (Vanessa Catalisano)

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ANCHE IL SUTRA DEL LOTO


PUÒ ESSERE VISTO COME UNO
ZADANKAI SU VASTA SCALA
tra persone che ricercano il significato
e lo scopo della vita.
Shakyamuni risponde con sincerità
alle loro domande narrando la propria esperienza
e servendosi di similitudini e parabole.
Coloro che osservano e ascoltano questo dialogo
provano a loro volta la grande gioia di espandere
il proprio stato vitale.
L’assemblea si illumina di una radiosa determinazione,
si verifica una sorta di reazione a catena spirituale,
una sublime comunicazione cuore a cuore.
(Daisaku Ikeda, BS, 186, 44)

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LO ZADANKAI CHE VORREI


La nostra organizzazione è sempre più grande e racchiude persone e vissuti molto diversi,
per questo ogni zadankai è unico come unica è la storia dei suoi membri.
Abbiamo pensato fosse utile parlare concretamente del vissuto di chi lo frequenta coinvol-
gendo alcuni giovani e adulti per raccontarci come vorrebbero fosse lo zadankai, esprimen-
do apertamente quelli che considerano i punti di forza e di debolezza e quale ritengono
possa essere il loro contributo in questo momento di ripartenza. Se la Soka Gakkai è l’espres-
sione di chi ne fa parte, non possiamo avviare un moto di rinnovamento senza confrontarci
tra di noi: mettendo da parte ogni giudizio, con l’obiettivo di accogliere il sentire di ognuno e
ognuna. Abbiamo chiesto a Francesco, Giovanna, Isabella, Lodovico, Marina, Silvia, Simone,
Valeria di rispondere ad alcune domande su questo tema e l'articolo che segue è una pano-
ramica dei loro interventi

«Mi piace trovare un ambiente accogliente, uno re e non giudicarsi. «La nostra organizzazione
stato vitale alto. Mi piace ascoltare belle espe- per kosen-rufu è una casa in cui trovare pace
rienze e stupirmi ogni volta della profondità del e appagamento. Spero che saremo sempre un
Buddismo ascoltando una breve spiegazione gruppo, illuminato dal Gohonzon, dove ognu-
ragionata di un concetto buddista o di un prin- no possa sentirsi al sicuro, rilassato, felice e
cipio fondamentale. Mi piacerebbe che tutti noi pieno di energia – ci incoraggia il presidente
avessimo la consapevolezza che ogni minuto, Ikeda. – A volte i membri non riescono ad arri-
ogni secondo della riunione è prezioso per in- vare puntuali alle riunioni, o non riescono pro-
coraggiare le persone e per approfondire la no- prio a parteciparvi, ma nessuno ha il diritto di
stra fede. Senza perdere tempo in chiacchiere. rimproverarli. Una vera casa, una vera fami-
Un’occasione da non perdere che abbiamo solo glia, dà un caldo benvenuto ai suoi membri e
per un’ora, una volta al mese». Così Lodovico li loda al loro rientro» (BS 186, 46).
racconta come a lui piacerebbe che fossero
sempre gli zadankai. Altre volte non è solo una questione di tempo.
Per esempio Giovanna racconta: «Pratico da
Partecipare a una riunione rappresenta una trent’anni e l’entusiasmo di allora faccio fatica a
scelta: decidere di condividere quel momento ritrovarlo. Mi piacerebbe trovare più ottimismo
della vita con i nostri compagni e compagne e la forza del Daimoku nelle persone che lotta-
di fede invece che trovarci in qualsiasi altro no. Quando si hanno molti problemi si tende a
posto, poiché il tempo ha un immenso valore, lamentarsi molto. Mi piacerebbe vedere la diffe-
non sempre risulta semplice. E in ogni caso renza che fa il Daimoku nella vita. Non necessa-
non può essere sentito come un obbligo. riamente risultati, ma ottimismo ed energia sì.
C’è chi lavora fino a tardi, chi deve prendersi Ogni volta che vado a uno zadankai, ascoltan-
cura di bambini piccoli, chi sta male, chi quel do mi chiedo: ma io comincerei a praticare in
giorno proprio non ne ha voglia. I motivi per base a quello che ho sentito?».
cui non si riesce a partecipare possono essere La forza del Daimoku si percepisce anche nel-
svariati, ma la cosa importante è non giudica- la capacità di ascolto, rispettosa e matura. Un

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aspetto molto caro a Simone, per il quale «l’in- Mai perdere l’occasione di comprendere la per-
sistenza con cui mi si chiedeva di raccontare sona che si ha davanti, ascoltare quello di cui
e parlare di me, anche di fronte a un rifiuto, ha veramente bisogno, rispettare i suoi silen-
non creava un ambiente dove sentirmi a mio zi, i suoi sguardi… senza mettere fretta o fare
agio. Preferirei un momento in cui ci si guarda pressioni: «Il dialogo cuore a cuore è molto più
negli occhi in silenzio, piuttosto che ascoltare efficace di qualsiasi imposizione – dice il presi-
persone che parlano per evitare l’imbarazzo». dente Ikeda. – E poiché il dialogo avviene fra in-
dividui, occorre rispetto e apprezzamento per
O a Marina, che ammette: «Mi piace quando l’altro. Questa è la base per uno zadankai vivace
si crea un’atmosfera di verità. Purtroppo nella in cui tutti si sentano arricchiti» (BS 186, 44).
mia esperienza questo accade raramente, e
se cerco io per prima di essere vera e sincera, Un luogo dove sperimentare rapporti umani
invece di contagiare altri in quella direzione che esulano dalle consuete dinamiche sociali,
innesco il più delle volte una serie di “guide «dove ho imparato a relazionarmi con persone
non richieste” nei miei confronti. Così la fru- di età ed estrazione sociale differenti dalla mia,
strazione prende il sopravvento». l’appuntamento in cui mi sento sempre accolta
sia nella gioia che nella preoccupazione o nella
Qualcosa di simile sostiene Simone: «In pas- tristezza – racconta Silvia. – Ho la piena cer-
sato capitava spesso di essere felice dopo le tezza che i nostri incontri di discussione, come
riunioni, soprattutto quelle del Gruppo futuro, afferma il nostro maestro, rappresentino “un
dove si instauravano rapporti umani e di ami- modello di democrazia” (SSDL, vol. 1, p. 305)
cizia, e molti durano tuttora. In generale però in grado di ispirare un potente cambiamento
negli ultimi anni partecipavo agli zadankai più sociale animato dalle persone comuni».
perché era mio “dovere” in quanto buddista
che non perché lo volessi realmente. Sentivo Uno spazio dove confrontarsi sulla fede, in cui
che si era persa la genuinità e l’autenticità del siamo tutti in egual modo protagonisti e pro-
dialogo, sostituita da una logica performativa, tagoniste, dove esercitare la sensibilità per
senza preoccuparsi di capire chi c’è oltre il pra- comprendere gli altri, per conoscerci e capire
ticante. La persona, il carattere, i bisogni, cosa quando c’è bisogno di una parola o quando
lo fa stare bene e cosa lo mette a disagio». quella parola in più può provocare disagio. È
un allenamento che si fa insieme.
Ritorna il valore della “sincerità” anche nel- Daisaku Ikeda scrive: «L’organizzazione è un
le parole di Valeria: «Mi piacerebbe trovare mezzo, non un fine, e non è perfetta. Nei primi
persone sincere e in ascolto. Un luogo dove anni della mia pratica faticavo ad abituarmi
ognuno si possa sentire libero di esprimere se all’atmosfera della Soka Gakkai dell’epoca.
stesso, in cui il Daimoku e la curiosità di speri- A quel tempo l’aspetto culturale era carente
mentare la pratica fanno da collante. In questi e io non riuscivo a farmi piacere l’organizza-
casi mi pare ci sia più vitalità, profondità e spa- zione. Accortosi di questo, il presidente Toda
risce quella sensazione che a volte aleggia nei mi disse: “Se è così che ti senti, allora per-
gruppi, in cui si percepisce una differenza tra ché non crei un’organizzazione che ti piac-
“chi incoraggia” e “chi viene incoraggiato”». cia realmente? Lavora sodo e dedicati fino in

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fondo a costruire l’organizzazione ideale con Parlando con Lodovico è emerso che negli
il tuo stesso impegno”» (BS 186, 40). zadankai: «Qualche volta è capitato che l’atmo-
sfera non sia “decollata”. Magari non avevamo
E dunque: quale crediamo possa essere il no- preparato bene la riunione con il Daimoku, o è
stro contributo unico e insostituibile? Isabella mancata qualche bella esperienza. Ma invece
ha risposto così: «Mi impegno a non arrivare di perdere tempo a trovare i colpevoli, che non
mai impreparata, ogni volta mi pongo l’obietti- porta ad alcun risultato, preferisco assumerme-
vo di accompagnare una persona nuova e rac- ne la responsabilità, darmi da fare per prepara-
contare un’esperienza di vittoria. Credo che la re insieme la riunione successiva, e tornarci con
differenza la faccia il modo in cui ci prepariamo, un bello stato vitale. E magari una bella espe-
quando recitiamo Daimoku con il desiderio che rienza. A volte basta un solo intervento e la riu-
lo zadankai sia gioioso e incoraggiante, sentia- nione prende tutta un’altra piega».
mo i membri e li incontriamo per approfondire
insieme l’argomento scelto o una guida di Sen- È proprio vero che alzarsi da soli può inne-
sei, il successo dello zadankai è garantito». scare un importante circolo virtuoso tra i
compagni e le compagne di fede del nostro
Per Giovanna «partecipare a uno zadankai è zadankai. Francesco ci racconta: «Ne La nuo-
come decidere di organizzare una festa. Lo spi- va rivoluzione umana Sensei non si risparmia
rito di chi organizza è che tutto vada per il me- per incoraggiare il prossimo, consapevole
glio e che le persone si divertano. Il divertimento che quella potrebbe essere l’unica occasione.
è importante. La vita non è solo lotta ma anche Questo è l’approccio che mi sforzo di avere
gioia del percorso. Ciò che conta non è che vada quando partecipo a queste riunioni. Può capi-
tutto bene ma sentire altre persone vicine, cosa tare, tuttavia, di essere più predisposto all’a-
che rende tutto molto meno faticoso». scolto; in questi casi mi sforzo per aprire il
cuore, consapevole che una frase, un incorag-
Non andiamo a riunione solo quando abbiamo giamento di un compagno di fede può aiutar-
grandi esperienze da raccontare o importanti mi a vincere le mie sfide personali».
incoraggiamenti da condividere. La bellezza
degli zadankai è anche il carattere libero dalla Sostenersi gli uni con le altre ci rende più for-
performance, dall’ego e dallo stress a cui siamo ti. Come scrive Nichiren Daishonin: «Un albe-
abituati nella società. Condividere una lotta, es- ro che è stato trapiantato non crollerà, anche
sere sinceri crea armonia e ci rende più leggeri! in presenza di forti venti, se vi è un solido palo
che lo sostiene. Ma anche un albero cresciuto
Valeria: «Cerco di portare il cambiamento che nella sede naturale può crollare se le sue ra-
vorrei, quindi mi impegno a essere me stessa al dici sono deboli. Anche una persona debole
100% condividendo non solo i risultati ma anche non cadrà se coloro che la sostengono sono
il percorso (inclusi i momenti di sfiducia) così forti, ma una persona di notevole forza, se si
come farei con un gruppo di buoni amici. Ma trova sola, potrebbe cadere lungo un sentiero
non credo nemmeno sia giusto andare per for- accidentato» (I maestri del Tripitaka pregano
za alle riunioni, cerco quindi di non obbligarmi». per la pioggia, RSND, 1, 531).

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LA GRANDE FORZA
DELLE RIUNIONI DI DISCUSSIONE
di Daisaku Ikeda

«Iniziamo dalle riunioni di discussione!». Così afferma il maestro Ikeda in un saggio del dicembre 2009, di cui
pubblichiamo un ampio estratto e che è possibile leggere integralmente su Il Nuovo Rinascimento (NR, 436, 18)

[…] «Scoprire il cuore altrui ci fa sentire più ricchi e ci la sofferenza che sta affrontando, riceve la conferma
porta a sorridere e a guardarci negli occhi reciproca- che ha il diritto di diventare felice e che sicuramente
mente» scrive Antoine de Saint-Exupéry, autore de lo diverrà. Qui non ci sono muri. Per esempio, nel-
Il piccolo principe. In questo mondo, caratterizzato le isole Fiji alle riunioni di discussione partecipano
da cuori sempre più desertificati, si sta diffondendo anche cattolici e musulmani.
la riunione di discussione, che appare come un'oasi La riunione di discussione è una repubblica degli esseri
della gente comune che disseta la Terra. umani, dove si condividono gioie e dolori e vengono
Oggi la parola zadankai è diventata internazionale. superate le differenze di razza, credo e posizione socia-
Nelle isole dell'estremo nord, in Ecuador, in Uganda, le. L'ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid,
ma anche in India, terra natale del Buddismo, o in di religione islamica, durante un incontro mi ha detto:
Grecia, dov'è nata la democrazia, in metropoli del «Scoprire ciascuno i lati belli dell'altro, influenzarsi reci-
mondo come New York, Londra, Mosca, Hong Kong, procamente in modo positivo: questo processo è l'uni-
Macao si tengono riunioni di discussione piene di ca strada per far crescere il nostro senso di umanità».
vitalità. «Iniziamo dalle riunioni di discussione!»: a
queste parole in ogni angolo del mondo il viso delle CORAGGIOSE RIUNIONI RIVOLUZIONARIE
persone si illumina di un sorriso. Nell'aprile del 1942, mentre le nubi della guerra incom-
La riunione di discussione ha superato i confini geogra- bevano su tutto il paese, Tokyo subì il primo bombar-
fici del Giappone perché in essa vive lo spirito dell'u- damento. Nonostante la paura ancora vivida nei cuori, a
manesimo insegnato nel Sutra del Loto: «Se vedrai una maggio il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi par-
persona che accetta e sostiene questo sutra dovrai tecipò coraggiosamente alla riunione di discussione nel
alzarti e salutarla da lontano, mostrandole lo stesso quartiere di Nakano, a Tokyo. Attraverso la spiegazione
rispetto che mostreresti a un Budda» (SDLPE, 440). […] del Gosho incoraggiò i membri presenti infondendo loro
Nichiren Daishonin, all'inizio del trattato Adotta- convinzione. […] Il controllo del governo militarista sui
re l'insegnamento corretto per la pace nel paese, cittadini si fece ancora più rigido, tanto che il solo fatto
sedendosi vicino all'ospite gli dice con tutto il cuore: di tenere le riunioni di discussione divenne sempre più
«Possiamo [...] discutere a fondo» (RSND, 1, 7). Alle difficile. Negli opuscoli distribuiti ai membri della Soka
riunioni di discussione, direttamente legate al cuore Gakkai era scritto che, nel caso di incursioni aeree, le
di Nichiren, non sono previste espressioni fredde riunioni di discussione dovevano essere sospese.
di mancanza di compassione. Né comportamenti Molto spesso la polizia speciale vi faceva irruzione.
autoritari con cui le persone vengono aggredite. Né Quando il presidente Makiguchi partecipò allo zadankai
disuguaglianze o meri sentimentalismi. Nelle riunioni a casa dei genitori di mia moglie, era presente anche la
di discussione brillano l'incoraggiamento, la fiducia e polizia speciale per controllare la riunione.
il rispetto pieno di calore e ciascuno, qualunque sia Al fianco di Makiguchi sedeva mia moglie: sua madre

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aveva pensato che, vedendo il presidente accanto a sa. Entrando, percepii da parte dei presenti una certa
una bambina, la polizia speciale si sarebbe tranquil- tensione. Allora scelsi di fare da moderatore affinché
lizzata. […] Il maestro Makiguchi non indietreggiò mai ogni partecipante tornasse a casa soddisfatto e felice di
di fronte alle pressioni militariste. Fino a poco prima aver partecipato alla riunione; erano presenti anche tanti
dell'arresto partecipò alle riunioni di discussione e pro- bambini vivaci. […] Ascoltando con attenzione ogni sin-
mosse dialoghi colmi di convinzione. gola persona, cercai di incoraggiarle tutte. Come affer-
mava lo scrittore Ralph Waldo Emerson (1803-1882), un
LA FORZA MOTRICE DELLA SOKA GAKKAI dialogo onesto e allegro moltiplica la nostra forza.
In qualsiasi epoca e in qualsiasi società la riunione di
discussione sarà sempre la forza motrice della Soka SIAMO TUTTI PROTAGONISTI
Gakkai. Questa era la ferma convinzione del nostro La nostra pratica buddista deve far sì che ognuno sia
primo presidente. Il mio maestro Josei Toda ne ha felice e la riunione di discussione, in cui tutti i parte-
ereditato il cuore e fatto suoi gli ideali. cipanti dovrebbero sentirsi protagonisti, ha lo scopo
A causa delle pressioni del governo militarista i di stimolare la fede di ogni persona. Per realizzare
responsabili centrali […] abbandonarono la fede questa atmosfera è fondamentale la determinazione
mentre Josei Toda, che incarnava la non dualità di dei responsabili che dovrebbero partecipare all’incon-
maestro e discepolo, rimase impassibile di fronte tro dopo aver pregato sinceramente per la felicità dei
all'autoritarismo esercitato dal governo. compagni e delle compagne di fede. Anche i prepa-
«Per ricostruire la Soka Gakkai è fondamentale riparti- rativi della riunione sono fondamentali. Desidero che
re dalla riunione di discussione»: questa fu la decisione ognuno si impegni a trasmettere cuore a cuore rispet-
del presidente Toda – derivata dal lascito spirituale to e gratitudine, e in particolare a lodare quei compa-
di Makiguchi – quando nel luglio del 1945 uscì dalla gni di fede che stanno lottando dietro le quinte. Come
prigione. Nove mesi dopo la sconfitta del Giappone, il faceva Michel de Montaigne (1533-1592), che negli altri
5 maggio 1946, il mio maestro Toda partecipò a una lodava sempre le caratteristiche positive e non manca-
riunione di discussione a Kamata, incoraggiando tutti va mai di sottolineare i pregi dei suoi amici.
i presenti. Nel mese di settembre dello stesso anno si Quando il tempo è limitato è difficile che tutti i presenti
recò per la prima volta dalla fine della guerra fuori cit- possano intervenire, però se la riunione di discussione
tà, a Ibaraki, dove partecipò a uno zadankai rendendo è colma di coraggio e di determinazioni e si riesce a
l’incontro allegro e significativo. dialogare col cuore, allora sicuramente tutti andranno
[…] Pensando a entrambi i maestri affermo: «L'asse a casa soddisfatti e desiderosi di partecipare al prossi-
fondamentale della ricostruzione e dello sviluppo mo incontro.
della Gakkai è la riunione di discussione, che portia-
mo avanti con costanza e tenacia». DA COSA DIPENDE IL SUCCESSO DELLO ZADANKAI?
La riunione di discussione è il punto di origine del La riunione di discussione è uno spazio aperto a tutti.
nostro sviluppo. Dalla passione viva delle riunioni Come possiamo, partendo dallo zadankai, offrire la pro-
nascono il nostro progresso, la nostra crescita e le va concreta della crescita e della vittoria fino alla riunio-
nostre vittorie. Sia la "campagna di febbraio" che la ne successiva? I partecipanti non devono dimenticare
"campagna di Osaka" sono state realizzate a partire di impegnarsi sia nell'approfondire la fede sia nel far
dal palcoscenico delle riunioni di discussione. […] sviluppare la zona in cui vivono. «Rafforzate la vostra
Il 18 maggio 1978 […] mi recai nella prefettura di Yama- fede giorno dopo giorno e mese dopo mese» (RSND, 1,
guchi e partecipai allo zadankai del capitolo Otoshi. 885). Questo è l'invito che ci rivolge Nichiren Daishonin.
Arrivai all'improvviso, e quando mi affacciai nella casa In concreto, nel portare avanti la propria lotta quotidia-
dal lato del giardino si levarono esclamazioni di sorpre- na è vitale che i responsabili che partecipano a quello

22 || buddismo e società | 249 || speciale | zadankai : sedersi e parlare


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zadankai dedichino le loro energie ad andare a trovare coloro che offrono la casa per le riunioni sicuramente
i compagni di fede, mantenendo come asse portante arriveranno ai nipoti e ai pronipoti, poiché si basano
dell'attività la riunione di discussione. E nello stesso sulla rigorosa Legge di simultaneità di causa ed effetto.
tempo devono coinvolgere attivamente i successori: i La fiducia che i compagni di fede si guadagnano nel-
giovani uomini, le giovani donne e i membri del Gruppo la zona in cui vivono fa sì che ospiti e persone illustri
studenti. Se la riunione di discussione avrà buon esito partecipino insieme a loro. Ci sono stati anche ospiti
dipende soprattutto dagli sforzi costanti fatti fino al che, contagiati dalla passione dei giovani, alla fine della
giorno in cui essa si svolge. I consigli nella fede e il dialo- riunione si sono uniti alla recitazione del Daimoku. […]
go, le prove concrete nella società, i contenuti che arric-
chiscono la riunione: tutte queste cose sono la base del LA FORZA STA NEL PARTIRE DA PICCOLI GRUPPI
nostro movimento delle riunioni di discussione. Attra- Nei piccoli incontri c'è la forza per trasformare il cuore
verso questo continuo esercizio per “lucidare la nostra di una persona. [...] Durante la seconda guerra mon-
vita” si costruisce dentro di noi la fede per ottenere la diale i partigiani della Resistenza francese erano in
felicità, superare le difficoltà e vincere assolutamente. pochi ma nonostante questo, grazie al fatto che si sen-
Inoltre è necessario incoraggiare con molta cura gli tivano profondamente uniti, riuscirono a sconfiggere il
amici che non sono riusciti a partecipare e ringraziare nazismo. Ormai fa parte della storia che un gruppo di
con tutto il cuore le persone che offrono la casa. Que- persone piccolo ma ricco di umanità riuscì a infliggere
sto comportamento basato sulla sincerità, non dimen- la sconfitta a un'organizzazione autoritaria e spietata.
tichiamolo, fa parte dei punti cruciali del nostro movi- Sia François Mitterrand (1916-1996) che André Malraux
mento delle riunioni di discussione di questa nuova era. (1901-1976) e René Huyghe (1906-1997), con i quali
Un altro punto che vi chiedo di prendere in conside- ho avuto l'opportunità di dialogare, avevano preso
razione è la cura dei rapporti con il vicinato, poiché le parte alla Resistenza. Furono i dialoghi liberi e sinceri
riunioni di discussione sono inserite nella società in cui fra compagni suddivisi in piccoli gruppi che resero
viviamo. Non possiamo ricercare solo la soddisfazione possibile il raggiungimento dell'obiettivo comune: un
personale; se disturbiamo i vicini parcheggiando male ricercatore ha spiegato che il punto di forza di questo
motorini e automobili, oppure parlando ad alta voce, lo movimento era proprio lì: «L'unica cosa che non pote-
zadankai perde di valore e significato. Toda spiegava: va venire loro tolta o rubata era il dialogo».
«Desidero che le riunioni di discussione siano cariche di Partire dai piccoli gruppi: questa è la più semplice, ma
compassione amorevole e siano le riunioni numero uno anche la più potente, fonte della vittoria. Anche la mia
al mondo per la gioia che vi si sperimenta». E ancora: grande battaglia per la pace è nata da una riunione
«Più la società è insicura e spietata e più dobbiamo di discussione, a Kamata, dove il 14 agosto del 1947
impegnarci a far sì che le riunioni di discussione siano incontrai il mio maestro.
traboccanti di gioia, fiducia e coraggio». […] Shakyamuni iniziò a trasmettere i suoi insegnamen-
ti partendo dal dialogo con cinque persone. Anche il
OVUNQUE SIA INSEGNATA LA LEGGE CORRETTA… Daishonin diede vita al flusso eterno di kosen-rufu par-
A proposito del luogo in cui è insegnata la Legge cor- lando «a un piccolo gruppo di persone» (RSND, 1, 580),
retta, il Sutra del Loto dice: «Immagina che una perso- una riunione in cui erano seduti in pochi.
na sia seduta nel luogo ove viene esposta la Legge e, Una parte dell'ideogramma dan di zadankai significa
quando appare un'altra persona, la inviti a sedere e ad "fiamma". Se il nostro cuore è colmo di ardore, la riu-
ascoltare, le offra di dividere il suo seggio e la persuada nione di discussione sarà piena di passione.
a sedersi» (SDLPE, 340). Il beneficio che si ottiene è Tutti i giorni mia moglie e io preghiamo affinché i gio-
quello di poter sedere insieme a Brahma, Shakra o al re vani bodhisattva, danzando con gioia, portino avanti
saggio che fa girare la ruota. I benefici accumulati da kosen-rufu per i prossimi cinquanta, sessant'anni.

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Zadankai rivoluzionari
Alice Ferrario e Mirko Lugli, responsabili nazionali giovani donne e giovani uomini, parlano del significato delle
attività che la Soka Gakkai italiana sta portando avanti in tutta Italia, il cui tema è “La rivoluzione degli zadankai”

A partire da qualche mese abbiamo iniziato a realiz- to del Budda di dedicarsi “con coraggio e diligenza” a
zare insieme una rivoluzione degli zadankai. Questo condurre tutti gli esseri viventi all’Illuminazione. Infat-
è il focus su cui la Soka Gakkai sta concentrando i ti la trasmissione dell’insegnamento di Nichiren Dai-
suoi sforzi, e molteplici sono le motivazioni per cui shonin e delle guide dei maestri della Soka Gakkai,
lo stiamo facendo. Alla base c’è l’obiettivo che anima nonché le esperienze di vita quotidiana dei parteci-
ogni attività della Soka Gakkai: che tutte le persone panti, hanno lo scopo di affermare e dimostrare che
possano costruire un’autentica felicità. ogni persona, nessuna esclusa, è in grado di manife-
Subito, in prima battuta, vorremmo sottolineare che stare il potenziale inerente alla propria vita, capace
mettere al centro gli zadankai vuol dire necessaria- di trasformare le sofferenze e le illusioni derivanti dal
mente mettere al centro anche la cura e l’attenzione karma. Ogni persona è in grado di realizzare la sua
verso coloro che a zadankai, per qualche motivo, non unica missione dedicandosi alla felicità propria e al-
partecipano. Tutto è determinato dalla decisione che trui. Tutto questo ha una portata rivoluzionaria.
guida il nostro comportamento: se è quella di contri- Sviluppando la consapevolezza dell’importanza di
buire alla felicità delle persone, sicuramente cerche- praticare e diffondere una religione che, superando
remo di fare ogni giorno un passo avanti per riuscirci. ogni distinzione, pone al centro il rispetto della digni-
Possiamo farlo nei modi più diversi, a partire dal dia- tà della vita di ogni essere vivente, ognuno e ognuna
logo, dall’ascolto e dall’impegno nel migliorare noi di noi può sfidarsi ulteriormente nella propria pratica
per primi come esseri umani. Sforzandoci – perché quotidiana, nello studio personale e nel dialogo per
di un grande sforzo a volte si tratta – di incontrare al- diffondere gli ideali del Buddismo, nonché nella pre-
tre persone, che pratichino o meno il Buddismo, che parazione delle nostre riunioni, in modo da riversare
partecipino o meno agli zadankai, e di aprire la nostra negli zadankai quanta più saggezza, speranza e pro-
vita motivati dal costruire insieme la felicità. ve concrete.

IL PALCOSCENICO DI KOSEN-RUFU IL DIALOGO TRA COMPAGNI E COMPAGNE DI FEDE


Gli zadankai sono luoghi in cui rinnoviamo il nostro Per realizzare questo nobile obiettivo è fondamenta-
desiderio di approfondire la pratica buddista e condi- le far sì che ogni persona possa sentirsi una fiera pro-
videre le nostre sfide. È qui che desideriamo accoglie- tagonista del movimento di kosen-rufu, dialogando
re le persone che ancora non conoscono il Buddismo con cuore aperto e sincero con i compagni di fede.
e sono interessate a sperimentarlo e a comprenderne In particolare, è cruciale che giovani e adulti si uni-
il funzionamento. Per questo è fondamentale ricono- scano in un confronto profondo e arricchente, in cui
scere l’importanza di preparare lo zadankai con mol- ognuno possa imparare dall’altro. Perché il dialogo è la
ta cura e determinare di trasmettere con chiarezza i fonte di rinnovamento delle nostre vite e delle nostre
princìpi buddisti sui quali basiamo le nostre esperien- attività e, come affermava Josei Toda, «dalla passione
ze di rivoluzione umana. e dal potere dei giovani nascerà una nuova epoca».
Da questo punto di vista gli zadankai sono il palco- Ogni giovane è un tesoro pieno di risorse inesplorate;
scenico principale della diffusione degli insegnamenti ascoltarne le proposte e i punti di vista permette a tut-
buddisti nella società, la concretizzazione dell’inten- ti, giovani e adulti uniti, di creare una nuova era.

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PERCHÉ UNA “RIVOLUZIONE DEGLI ZADANKAI”? tinua il maestro Ikeda – Maathai cominciò individuan-
La parola rivoluzione rimanda a un cambiamento epo- do cosa poteva fare dove si trovava, e da lì continuò a
cale, a uno stravolgimento profondo e duraturo. compiere un passo ben saldo alla volta, fino a vedere il
Le difficoltà e le limitazioni che tutti – non solo risultato completo. La somma di quegli sforzi, silenzio-
all'interno della nostra organizzazione – abbiamo vis- si ma costanti, le permise di superare infiniti ostacoli e
suto negli ultimi anni non solo hanno messo ancora più tracciare un nuovo e ampio sentiero» (NR, 485, 4).
in luce quanto siano preziosi i nostri zadankai, ma han-
no anche acutizzato dinamiche che già da molti anni si COSTRUIAMO INSIEME UN FUTURO LUMINOSO
stavano diffondendo “pandemicamente” nella società: Il futuro è deciso da come viviamo il presente. Verso
la forte tendenza all’isolamento, all’egoismo, alle divi- quale futuro vogliamo dirigerci? Il maestro Ikeda ha
sioni e alla perdita di legami umani profondi. Rivoluzio- tracciato una visione che abbraccia i prossimi anni,
nare i nostri zadankai è una risposta a queste difficoltà, decenni e addirittura secoli. Parlando di questo se-
e non significa altro che tornare allo spirito originario colo, e in particolare della prima metà, fino al 2050,
che anima le nostre riunioni; uno spirito che, grazie alla scrive che «sarà un tempo in cui consolidare le basi
dedizione dei responsabili di gruppo, in questi anni ha della pace in Asia e in tutto il mondo». Guardando
comunque continuato a brillare e che oggi desideria- oltre, alla seconda metà del ventunesimo secolo e
mo rafforzare e diffondere insieme in ogni angolo del quindi al 2100, con lo scopo di farne un “secolo della
nostro paese. vita”, l’obiettivo indicato dal nostro maestro è «che il
Perché, se è vero che fare una rivoluzione degli zadankai rispetto per la dignità della vita diventi lo spirito fon-
porta con sé la consapevolezza di operare un grande damentale dell’epoca e del mondo» (BS, 200, 40).
cambiamento, ciò non equivale a dire che tutte le nostre Anche se il 2100 potrebbe sembrare molto lontano,
riunioni siano da smontare e rifare da capo. È un con- riflettendo bene ci rendiamo conto che realizzare
cetto che richiama ciascuno e ciascuna di noi a infon- questi obiettivi dipende esclusivamente da noi. Reci-
dere il proprio impegno nel rendere i nostri zadankai un tando Nam-myoho-renge-kyo, rimanendo fedeli a noi
luogo meraviglioso dove accogliere tante altre persone, stessi e dedicandoci a creare un ambiente allegro e
per offrire un elisir alla patologia dell’isolamento e del- accogliente, riusciremo a coinvolgere in modo natu-
la sfiducia che domina la società. Rivoluzionare i nostri rale anche le generazioni più giovani, che porteranno
zadankai equivale a farne degli incontri rivoluzionari. avanti il movimento di kosen-rufu.
Con la gioia di vivere per un ideale così grande, in modo Ovviamente quelle indicate dal maestro Ikeda non sono
naturale ci ritroviamo a trasformare la nostra vita al li- “profezie”, ma determinazioni per il futuro che scaturi-
vello più profondo. Rivoluzionare gli zadankai significa scono dalla sua sincera preghiera. A quasi un anno dalla
anche, allora, realizzare la nostra rivoluzione umana. sua scomparsa (15 novembre), questo è un tempo pre-
Insieme possiamo far splendere nel nostro cuore que- zioso per ereditarne la visione e, in quanto discepoli,
sto incoraggiamento del maestro Ikeda, che rappre- contribuire a “consolidare le basi della pace in tutto il
senta il punto di origine di questa attività: «Da oggi, mondo” e a “fare del rispetto della dignità della vita lo
iniziamo una rivoluzione delle riunioni di discussione. spirito fondamentale dell’epoca e del mondo”.
Lavoriamo insieme per creare le migliori riunioni di Da dove parte il movimento che rende realtà que-
tutti i tempi» (NRU, 13, p. 136). sta visione piena di speranza? Dai nostri zadankai,
Come riuscirci? Una volta Daisaku Ikeda ha condiviso che scandiscono il ritmo di kosen-rufu. Questo è il
il motto di Wangari Maathai (1940-2011), ambientalista vero scopo della rivoluzione degli zadankai, nella cui
kenyota premio Nobel per la pace: «Invece di preoccu- realizzazione ognuno e ognuna di noi ha una missio-
parvi per ciò che non si può fare, pensate a ciò che si può ne sconfinata. Insieme, prendiamoci cura dei nostri
fare!». «Per portare a compimento il suo ideale – con- zadankai rivoluzionari!

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Questa serie si basa sulla nuova edizione giapponese del Nichiren


serie
Daishōnin gosho zenshū. Oltre a raccogliere informazioni da quest’opera,
sono stati consultati documenti storici e riesaminate tradizioni secolari.

LA VITA DI Per ripercorrere la vita di Nichiren, che i membri della Soka Gakkai riveri-
scono come il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, si trae inoltre ispira-
NICHIREN zione e insegnamento da alcune lezioni di Daisaku Ikeda il quale, citando
il suo maestro Josei Toda, disse: «A meno che non leggiate gli scritti del
Dalla serie: Daishonin con uno stato vitale vasto come l’Oceano Pacifico, non riusci-
Nichiren Daishonin. rete a coglierne veramente lo spirito e l’intento. Sarebbe un grave errore
Un grande voto cercare di comprenderli solo con l’intelletto».
compassionevole
Pur se alcuni aspetti della vita di Nichiren potranno rimanerci oscuri, co-
per la felicità
dell’umanità noscendo uno dopo l’altro i fatti che la scandiscono saremo sempre più
capaci di cogliere il suo cuore e la sua vera intenzione.

SESTA PUNTATA
L’esilio di Izu
Pubblicata sul mensile Daibyakurenge di settembre 2022

Era trascorso poco più di un mese da quando il ne le affermazioni e il comportamento di quelli che lo
Daishōnin1 aveva presentato il suo trattato Adotta- avevano assaltato. Sottolinea inoltre che la decisio-
re l’insegnamento corretto per la pace nel paese, nel ne del sesto reggente Hōjō Nagatoki di esiliarlo a Izu
settimo mese del 1260, quando i seguaci Nembutsu era impropria e voluta per soddisfare i desideri di suo
sferrarono un violento attacco contro di lui, noto padre Shigetoki (chiamato qui “il prete laico del tem-
come persecuzione di Matsubagayatsu. Da allora in pio Gokuraku”): «A quel tempo i credenti Nembutsu,
poi Nichiren fu oggetto di continue vessazioni. quando seppero ciò che avevo fatto, cospirarono con
Il dodicesimo giorno del quinto mese del 1261 lo i loro seguaci di alto e basso rango e mi attaccarono
shogunato di Kamakura lo esiliò a Itō, nella provincia con lo scopo di uccidermi, anche se non riuscirono nel
di Izu.2 Nichiren descrive così i due eventi: «In qualche loro intento. [Il reggente Hōjō] Nagatoki, il governato-
modo quella notte riuscii a fuggire illeso. Ma poiché re di Musashi, figlio del prete laico del tempio Gokura-
l’attacco era stato condotto con la tacita approvazio- ku, consapevole dei desideri di suo padre mi fece esi-
ne di certe persone, coloro che presero parte a esso liare senza una ragione plausibile nella provincia di Izu»
non dovettero mai render conto delle proprie azioni, e (Condoglianze per un marito defunto, RSND, 2, 728).
questa è una flagrante violazione delle rette procedure Lo shogunato di Kamakura aveva un codice lega-
di governo. Quando le autorità scoprirono con grande le ben preciso, noto come Formulario di sentenze. 3
sorpresa che ero ancora vivo, mi esiliarono nella pro- Tuttavia il governo aveva punito Nichiren ignoran-
vincia di Izu» (Lettera a Shimoyama, RSND, 2, 661). do completamente l’intento e le istruzioni contenute
Il Daishōnin fa notare quanto fu oltraggioso il com- in tale codice (cfr. Lettera a Shimoyama, RSND, 2,
portamento dei funzionari, che ignorando le corrette 661). Questo esilio, dunque, era una persecuzione in-
procedure legali e amministrative esiliarono la persona giusta da parte di coloro che detenevano il potere.
che era stata attaccata invece di mettere in discussio- All’epoca il Daishonin aveva quarant’anni.

1) In questi nuovi testi elaborati dalla Soka Gakkai viene adottata una traslitterazione dei nomi propri cinesi e giapponesi diversa
dalla consueta forma con cui li scriviamo sulle nostre riviste.
2) Itō nella provincia di Izu corrisponde alla parte centrale e orientale dell’attuale città di Itō, nella prefettura di Shizuoka.
3) Formulario di sentenze: istituito dal terzo reggente dello shogunato di Kamakura, Hōjō Yasutoki, nel 1232.

26 || buddismo e società | 249 | | la vita di nichiren | sesta puntata: l’esilio di izu


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Il sostegno di Funamori Yasaburō e di sua moglie Subire persecuzioni come predice il sutra è una
Dopo averlo arrestato, prima di mandarlo in esilio a Izu fonte di «immensa gioia»
le autorità fecero sfilare Nichiren per le strade di Kama- Nel 1262, mentre era ancora in esilio, Nichiren scrisse I
kura, un trattamento solitamente riservato ai colpevoli quattro debiti di gratitudine, L’insegnamento, la capa-
di tradimento (cfr. Sovrani della terra degli dèi, RSND, cità, il tempo e il paese e Cosa significa offendere la
2, 589 e Un padre abbraccia la fede, RSND, 1, 750). Legge. In I quattro debiti di gratitudine afferma, riguar-
Non si hanno molte notizie riguardo al periodo dell’e- do al suo esilio: «Provo un’immensa gioia» (RSND, 1, 36)
silio. Secondo ciò che scrive in L’esilio di Izu, quan- e osserva: «Non riesco a esprimere la mia gioia al pen-
do Nichiren dopo un lungo viaggio in barca giunse al siero che un monaco umile, ignorante e senza precetti
porto di Kawana a Itō, nella provincia di Izu e si sentì come me sia menzionato nel Sutra del Loto predicato
male (cfr. RSND, 1, 31), un uomo di nome Funamori più di duemila anni fa, e che il Budda abbia profetizzato
Yasaburō venne in suo aiuto. Insieme alla moglie si le persecuzioni che avrebbe subìto» (Ibidem, 37).
presero sinceramente cura di lui, preparandogli i pasti Dice che aveva praticato il Sutra del Loto giorno e
e recandogli acqua calda per lavarsi le mani e i piedi. notte perché, essendo stato esiliato a causa di tale
La maggior parte degli abitanti della zona lo conside- sutra, lo stava leggendo e praticando continuamen-
rava un nemico. Nichiren scrive: «Io ero odiato e di- te in ogni sua azione. Perciò afferma: «Quale gioia
sprezzato dall’amministratore e dalla popolazione del più grande potrebbe esistere?» (Ibidem, 38).
luogo più di quanto lo fossi a Kamakura. Chi mi vede- Questa può essere considerata la sua dichiarazione di
va mi lanciava sguardi minacciosi, chi sentiva il mio essere il vero devoto del Sutra del Loto, che aveva let-
nome si colmava di rancore» (Ibidem). Ma a Yasaburō to con la vita e con le azioni. Riguardo a questo passo
e la moglie esprime i suoi più sentiti ringraziamenti: il presidente Ikeda scrive: «Qui il Daishōnin dichia-
«Eppure, benché fossi giunto proprio nel quinto mese ra di essere veramente il devoto del Sutra del Loto
quando il riso scarseggia, tu mi hai segretamente nu- nell’Ultimo giorno della Legge. Anche i primi due pre-
trito» (Ibidem). Un mese dopo Nichiren fu trasferito sidenti della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e
da Kawana alla residenza dell’amministratore locale Josei Toda, lessero questo passo con la vita durante
Itō Hachirō. Gli Itō erano influenti feudatari al servizio la seconda guerra mondiale, quando furono perse-
dello shogun sin dal tempo di Minamoto no Yoritomo, guitati dalle autorità militari giapponesi. Nella copia
fondatore dello shogunato di Kamakura. del Gosho di Toda, che le autorità gli confiscarono,
All’epoca Itō Hachirō era malato e chiese al Daishōnin queste parole sono sottolineate più volte» (BS, 152).
di pregare per la sua guarigione. Si dimostrò anche
disposto ad abbandonare la fede Nembutsu e ab- Far apparire i tre potenti nemici
bracciare gli insegnamenti di Nichiren, e quindi questi In L’insegnamento, la capacità, il tempo e il paese,
acconsentì a pregare per la sua salute. Quando in se- che Nichiren scrisse un mese dopo I quattro debiti
guito guarì, si dice che regalò al Daishōnin una statua di gratitudine, afferma: «Capisco che, se non facessi
del Budda Shakyamuni che era stata recuperata dal apparire i tre tipi di nemici, non sarei il devoto del
mare. Le preghiere di Nichiren lo avevano salvato a un Sutra del Loto. Solo se li faccio apparire posso es-
passo dalla morte, ma purtroppo sembra che in se- sere il devoto» (RSND, 1, 47). Con “devoto del Sutra
guito egli abbandonò la fede nei suoi insegnamenti.4 del Loto” egli intende un credente che si dedica as-

4) In Lettera a Ben Nichiren scrive: «Itō Hachiro Saemon è il conestabile di Shinano. Una volta è stato in punto di morte, ma le mie
preghiere lo hanno riportato in vita. A quel tempo fece sapere al prete Myosho che non si sarebbe più annoverato fra i credenti
Nembutsu, ma, contraddicendo le sue stesse parole, ha deciso di unirsi ai credenti Nembutsu e ai preti della Vera parola ed è ca-
duto nell’inferno di incessante sofferenza» (RSND, 2, 623). Anche se si ritiene che fu Itō Hachirō ad abbandonare la fede, alcuni
ipotizzano che invece fosse stato Myōshō.

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siduamente a praticare il Sutra del Loto esattamente alle persone comuni di conseguire la Buddità è il Sutra
come questo insegna; in tal senso l’essere persegui- del Loto, il supremo fra gli insegnamenti del Budda e
tato da poderosi nemici a causa del Sutra del Loto fa l’unico esattamente in linea con il suo intento.
di lui un devoto del sutra. “I tre tipi di nemici” sono Anche in esilio Nichiren non si fece scoraggiare, ma
“i tre potenti nemici”, 5 una definizione che Miaole6 continuò a riflettere a fondo per trovare il modo mi-
usa per descrivere tre categorie di forti avversari che gliore di diffondere l’insegnamento del Sutra del Loto.
perseguitano coloro che diffondono il Sutra del Loto
nell’epoca malvagia dopo la morte di Shakyamuni. Il ritorno a Kamakura
Inoltre, nello stesso scritto e anche in Cosa significa Nel 1263, il ventiduesimo giorno del secondo mese,
offendere la Legge, il Daishōnin rivela il principio chia- il governo condonò l’esilio a Nichiren (cfr. Ripagare i
mato “le cinque guide per la propagazione”,7 criteri debiti di gratitudine, RSND, 1, 650). Come egli spiega
che si dovrebbero tenere in considerazione quando si in seguito, ciò accadde perché Hōjō Tokiyori venne a
diffondono gli insegnamenti buddisti (cfr. L’insegna- sapere che le accuse nei suoi confronti erano false (cfr.
mento, la capacità, il tempo e il paese, RSND, 1, 42-44 e Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885);
Cosa significa offendere la Legge, RSND, 2, 244). Que- ma forse il perdono era legato alla morte di Hōjō Shi-
ste guide, frutto della profonda conoscenza filosofica getoki avvenuta l’undicesimo mese del 1261, sei mesi
di Nichiren, affrontano da cinque prospettive la que- dopo l’arrivo di Nichiren a Izu, in quanto si ritiene che
stione di come scegliere e propagare l’insegnamento avesse fortemente influenzato la decisione di esiliarlo.
religioso più adatto ed efficace. Basandosi su di esse Dopo aver lasciato Izu, Nichiren tornò a Kamakura e
egli osserva che in Giappone, nell’Ultimo giorno della poi partì per visitare la sua casa natale nella provincia
Legge, l’insegnamento da propagare per permettere di Awa, dove lo attendevano ulteriori difficoltà.

DA UNO SCRITTO DI DAISAKU IKEDA


Commento ai passi: «Non riesco a esprimere la mia gioia al pensiero che un monaco umile, ignorante e senza
precetti come me, sia menzionato nel Sutra del Loto […] e che il Budda abbia profetizzato le persecuzioni
che avrebbe subìto» e «Quale gioia più grande potrebbe esistere per chi è nato essere umano?» (I quattro
debiti di gratitudine, RSND, 1, 37-38)

«Ciò dimostra la vastità del suo stato vitale, che gli permise di considerare le persecuzioni che incontrava per
il Sutra del Loto come una gioia suprema. A proposito dei sovrani del paese che lo avevano perseguitato a
causa del Sutra del Loto nonostante egli non avesse infranto alcuna legge secolare, dichiara: “Ho incontrato
un sovrano che mi permetterà di liberarmi dalle sofferenze di nascita e morte in questa vita” (RSND, 1, 39). E
arriva ad affermare che “proprio coloro che mi hanno calunniato e il governante [che mi ha bandito] sono le
persone con le quali ho il più profondo debito di gratitudine” (Ibidem, 38), per avergli permesso di svolgere
fino in fondo la sua pratica per conseguire la Buddità. Il suo comportamento esprime un coraggio assoluto
pur mantenendo una profonda umanità. Ogni volta che il Daishōnin incontrava una persecuzione diventava
più forte e capace. Questo perché manifestava dentro di sé “la forza vitale del Tathagata” che mette a re-
pentaglio la propria vita per la Legge» (MDG, 246-247).

28 || buddismo e società | 249 | | la vita di nichiren | sesta puntata: l’esilio di izu


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LA POLITICA RELIGIOSA DELLO SHOGUNATO DI KAMAKURA


Nel secondo mese del 1262, durante l’esilio di Nichiren a Izu, Eizon del tempio Saidai di Nara si recò a Kamakura,
sede dello shogunato, su ripetuto invito di Hōjō Tokiyori e Hōjō Sanetoki. Eizon era un prete che aveva fondato
la scuola buddista dei Precetti-Vera parola. Era anche il maestro di Ryōkan, un prete che in seguito si dimostrò
ostile a Nichiren e ordì persecuzioni nei suoi confronti.
I funzionari dello shogunato, che prediligevano le dottrine Zen e della Pura terra, aprirono nuovi templi per
invitare i preti che praticavano tali insegnamenti. Nichiren refutò le asserzioni dei seguaci di queste scuole,
che incoraggiavano le persone ad abbandonare il Sutra del Loto insistendo sulla pratica esclusiva dei propri
rispettivi insegnamenti. La scuola Precetti-Vera Parola divenne la terza potente tradizione buddista sostenuta
dallo shogunato. Eizon, che perorava il ritorno ai precetti buddisti, nei sei mesi del suo soggiorno a Kamakura
si adoperò attivamente per iniziare le persone ai precetti, conferendoli in maniera indiscriminata indipenden-
temente dal rango sociale. Si ritiene che nel periodo in cui rimase a Kamakura centinaia e a volte migliaia di
persone al giorno ricevessero i precetti.
Secondo alcuni documenti, l’ultimo giorno del secondo mese, poco dopo l’arrivo di Eizon, i membri del clan
Hōjō parteciparono a una delle sue lezioni. Fra loro vi era la signora Kasai, figlia di Hōjō Shigetoki e madre
di Hōjō Tokimune, da tempo seguace di Ryōkan, e sostenitrice delle sue attività a Kamakura. Anche l’ex
reggente Hōjō Tokiyori in quel periodo incontrò Eizon in diverse occasioni e così la scuola dei Precetti-Vera
Parola creò un legame stretto con le figure centrali dello shogunato. A quel tempo anche i preti delle due
tradizioni più potenti, la Pura terra e lo Zen, ricevettero i precetti da Eizon. Fra loro vi erano i preti del tempio
Kenchō e anche Dōkyō, noto come Dōamidabutsu del tempio Shinzenkō, considerato il rappresentante della
dottrina della Pura terra.
Fu dalla visita di Eizon a Kamakura che la scuola dei Precetti-Vera Parola iniziò a ricoprire una posizione di rilievo
negli affari politici dello shogunato di Kamakura. Se prima erano i praticanti Nembutsu ad avere un ruolo primario
nella gestione e promozione delle grandi opere pubbliche, ora gli equilibri si erano spostati a favore della scuola
dei Precetti. Si ritiene inoltre che, nello stesso periodo, anche le comunità Zen e della Pura terra si fossero avvici-
nate alla scuola dei Precetti-Vera parola.
Quindi l’intensa attività della scuola dei Precetti-Vera parola per amministrare i precetti buddisti non aveva moti-
vazioni puramente religiose, ma mirava anche a esercitare un’influenza profonda nell’elaborazione delle politiche
finanziarie e di pubblica sicurezza dello shogunato.
In tal modo, mentre Nichiren era in esilio a Izu, a Kamakura si era insediato un nuovo sistema religioso con
l’introduzione della scuola dei Precetti-Vera parola che godeva di privilegi speciali da parte dello shogunato,
prendeva parte a progetti e imprese pubbliche e la cui figura centrale, Ryōkan, era considerata un Budda
vivente. Quando Nichiren rientrò a Kamakura iniziò a criticare Ryōkan e a mettere in discussione le politiche
religiose dello shogunato.

5) Tre potenti nemici: tre tipi di persone arroganti che perseguitano coloro che propagano il Sutra del Loto nell’epoca malvagia
dopo la morte del Budda Shakyamuni, descritti nella sezione conclusiva in versi del tredicesimo capitolo del sutra, Esortazione alla
devozione. Il Gran maestro Miaole li definì: laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti.
6) Gran maestro Miaole (711-782), scritto in precedenza Miao-lo, noto anche come Zhanran, o Gran maestro Miaole Zhanran: sesto
patriarca della scuola Tiantai in Cina nella tradizione che considera Tiantai come primo patriarca.
7) Le cinque guide per la propagazione: l’insegnamento, cioè sapere quale degli insegnamenti è superiore; la capacità delle per-
sone, cioè comprendere la loro capacità di credere e comprendere il Buddismo e quale insegnamento impiegare per condurle a
praticarlo; il tempo, cioè comprendere la situazione del paese o della regione e impiegare i metodi più appropriati per diffondere il
Buddismo in quella zona; la sequenza della propagazione, cioè propagare gli insegnamenti nell’ordine giusto, sapendo quali sono
stati propagati in precedenza, per assicurarsi di diffondere un insegnamento superiore ad essi.

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studio
LO STUDIO MENSILE LEZIONI DI DAISAKU IKEDA
SUGLI SCRITTI DI NICHIREN DAISHONIN
per crescere insieme nella fede

Passi chiave da La raccolta degli insegnamenti orali

›› OTTOBRE 2024

CAPITOLO DURATA DELLA VITA DEL TATHAGATA


PARTE SECONDA (DI TRE)

UN SUBLIME STATO
DELL’ESSERE NEL QUALE
PROVIAMO GIOIA
NELLA VITA E NELLA MORTE
Lezione pubblicata sul mensile Daibyakurenge di ottobre 2023
nella serie “Il Buddismo del sole per illuminare il mondo”

Nella lunga storia dell’umanità la natura della vita e della morte è stata l’argo-
mento di maggiore interesse per ogni filosofia e religione, in Oriente come in
Occidente. Anche il Buddismo nacque da una intensa lotta spirituale per supe-
rare le sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, come simbo-
leggia la storia dei quattro incontri di Shakyamuni [vedi note a margine, p. 40].
Sin da ragazzo Nichiren Daishonin rifletté a fondo sul significato della vita
e della morte e a tale proposito scrisse: «È da quando ero ragazzo che sto
studiando gli insegnamenti del Budda. Allora pensavo: “La vita dell’essere
umano è fugace. […] Nessuno, saggio o stolto, vecchio o giovane, sa mai
cosa gli accadrà nell’istante successivo. Così va il mondo! Perciò prima di
tutto dovrei studiare ciò che riguarda il momento della morte e poi tutto il
resto”» (L’importanza del momento della morte, RSND, 2, 714).
Anche Toda diceva spesso che il vero scopo della fede riguarda il momento
della morte: «La questione finale che il Buddismo deve risolvere è la morte e
il Buddismo di Nichiren offre la risposta essenziale a tale questione».1
Che idea abbiamo della morte? È una domanda inseparabile da quella relati-
va a come dovremmo vivere. Guardando in faccia la morte e riconoscendo
la natura eterna della vita possiamo condurre esistenze più solide e profon-
damente realizzate. Questo è lo scopo ultimo della religione.

1) Josei Toda, Toda Josei zenshu (Opere complete di Josei Toda), vol. 5, Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1985, p. 364.

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Una visione della vita e della morte che offre una luce di speranza all’umanità
Nel settembre 1993, trent’anni fa, tenni la mia seconda lezione all’Università
di Harvard.2 Feci notare che nel cercare di vincere la paura della morte l’uma-
nità ha sempre aspirato a qualcosa di eterno: ecco perché la religione è antica
come la storia dell’umanità. Ma ora la civiltà moderna, sottolineai, ha distolto
lo sguardo dalla questione fondamentale dell’esistenza: «Stiamo comprendendo
che quest’ultima [la morte] è qualcosa di più che semplice assenza di vita, che la
morte, insieme alla vita attiva, è necessaria alla creazione di un insieme più am-
pio, più essenziale. Questo insieme più vasto è la continuità profonda della vita e
della morte che sperimentiamo come individui e che esprimiamo come cultura.
Una sfida centrale del secolo che sta per iniziare sarà la costruzione di una cul-
tura basata sulla comprensione della relazione tra la vita e la morte e dell’eternità
essenziale della vita, una cultura che non disconosce la morte ma vi si confronta
e la pone correttamente entro il contesto più ampio dell’esistenza».3
L’essenza del Buddismo mahayana consiste in una visione chiara e articolata
della vita e della morte secondo la quale entrambe possono essere vissute
con gioia, offrendo così una luce di speranza all’umanità.

La nobile impresa di elevare lo stato vitale di ogni individuo


Shakyamuni rivela nel Sutra del Loto il culmine della sua visione della vita
e della morte. Quando tale profonda comprensione diventerà il fondamento
spirituale dell’umanità, eleverà lo stato vitale di ogni individuo e aprirà la
strada a una grande trasformazione che condurrà alla creazione di una so-
cietà in cui le persone vivranno insieme in pace e armonia. Questo è lo sco-
po della nobile impresa di kosen-rufu e il significato che avranno nella storia i
nostri sforzi per diffondere la Legge mistica. Il Buddismo di Nichiren pro-
muove una visione profonda della natura interiore dell’esistenza e un’acuta
e penetrante comprensione della vita e della morte, trasformando l’orrore e
la paura che si provano rispetto alla morte in una visione chiara e impavida
della realtà che ci fa provare gioia sia nella vita sia nella morte.
La parte de La raccolta degli insegnamenti orali che studieremo in questa le-
zione offre una presentazione completa di questa impareggiabile e illumi-
nante visione.

2) Il 24 settembre 1993 il presidente Ikeda tenne presso l’Università di Harvard la sua seconda lezio-
ne dal titolo “Il Buddismo mahayana e la civiltà del XXI secolo”. In essa suggerì che il Buddismo
mahayana può svolgere tre ruoli importanti per la civiltà del XXI secolo: essere una forza trainante per
la creazione di una società pacifica, una fonte per far rivivere l’umanità e una base filosofica per la co-
esistenza simbiotica di tutte le cose. La lezione è pubblicata integralmente su Buddismo e società n. 235.
3) Daisaku Ikeda, “Il Buddismo mahayana e la civiltà del XXI secolo”, BS, 235, op. cit.

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PRIMO BRANO | DA LA RACCOLTA DEGLI INSEGNAMENTI ORALI

«Capitolo sedicesimo: Durata della vita del Tathagata. Ventisette punti importanti.
«Punto quarto, sul brano: “Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente com’è. Non
(mu) vi è (u) flusso e riflusso di nascita e morte, non vi è esistenza in questo mondo né successiva entrata
nell’estinzione”.
La raccolta degli insegnamenti orali dice: Il “Tathagata” [vedi note a margine, p. 40] indica gli esseri viventi
del triplice mondo [vedi note a margine, p. 40]. Se guardiamo questi esseri viventi con l’occhio del capi-
tolo Durata della vita del Tathagata, possiamo vedere e comprendere il vero aspetto di questi esseri che
nel loro stato originale possiedono i dieci mondi. L’aspetto o le caratteristiche del triplice mondo sono la
nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte. Ma se consideriamo la nascita e la morte nei termini della
loro vera natura, allora non c’è nascita né morte. E se non ci sono né nascita né morte, allora non c’è flusso
né riflusso. Non solo la nascita e la morte non esistono, ma considerare la nascita e la morte con repulsio-
ne e cercare di sfuggirvi è chiamato illusione, o un punto di vista dell’Illuminazione acquisita [vedi note a
margine, p. 41]. Vedere e capire la natura originariamente intrinseca della nascita e della morte è chiamato
risveglio, o Illuminazione originale. Ora quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo,
realizzano la natura originariamente intrinseca della nascita e della morte e la natura originariamente in-
trinseca del flusso e del riflusso» (BS, 117, 45).

Questo mondo di saha è la Terra della Luce Eternamente Tranquilla


Iniziamo con il ribadire la verità centrale del capitolo Durata della vita [vedi note
a margine, p. 41]. Esso rivela che Shakyamuni in realtà non ottenne per la prima
volta l’Illuminazione sotto l’albero della bodhi nella sua vita presente in India, ma
in un remoto passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innume-
revoli sistemi maggiori di mondi. Ma questo non è l’unico insegnamento im-
portante di questo capitolo. Vi si rivela anche che Shakyamuni ha continuato
a esporre la Legge e a guidare gli esseri viventi all’Illuminazione qui in questo
mondo di saha sin dal remoto passato e che continuerà a farlo fino all’eterno
futuro.4 La vera Terra della Luce Tranquilla non è separata da quella in cui
viviamo, non esiste altrove. Rispetto agli insegnamenti precedenti questo è un
notevole cambiamento per quanto riguarda il conseguimento della Buddità
e la natura della terra ovvero del nostro mondo [vedi note a margine, p. 41].
Toda giunse persino ad affermare: «Qui il Buddismo fu capovolto». Fu Nichiren
Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, che rivelò questa Legge
fondamentale che Shakyamuni aveva praticato per ottenere l’Illuminazione.
Il capitolo Durata della vita afferma inoltre che il Budda eterno è soggetto
alla nascita e alla morte come un comune essere umano. Spiega che quando
questo Budda che guida eternamente le persone all’Illuminazione muore, si
tratta semplicemente di aver “usato l’espediente di mostrare il suo nirvana”
(cfr. SDLPE, 317).5

4) Nel capitolo Durata della vita si legge: «Da allora ho sempre dimorato qui nel mondo di saha, predi-
cando la Legge, istruendo e convertendo» (SDLPE, 312).
5) Il Sutra del Loto afferma: «Per salvare gli esseri viventi, uso l’espediente di mostrare il mio nirvana
ma in verità non mi estinguo. Sono sempre qui a predicare la Legge» (SDLPE, 317). Il Budda entra
nel nirvana come espediente per suscitare negli esseri viventi l’anelito a vederlo.

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Ciò risponde alla domanda del perché il Budda eterno muoia. Entrando nel
nirvana (cioè morendo) il Budda risveglia nelle persone lo spirito innato
della fede, ispirandole a ricercare il Budda e la Legge.
L’intento fondamentale del capitolo Durata della vita è condurre le persone
all’Illuminazione. Il suo scopo ultimo è insegnare agli esseri viventi, conver-
tirli per aiutarli a conseguire la Buddità. Il Budda si impegna eternamente,
impiegando saggezza ed espedienti di ogni genere, con l’unico desiderio di
permettere agli esseri viventi di piantare buone radici [vedi note a margine,
p. 41] e indurli a risvegliare una mente gioiosa.
Dal canto loro gli esseri viventi rispondono con la profonda fede di ricercare
la via e praticare gli insegnamenti del Budda. Ciò alla fine li condurrà a far
emergere la propria Buddità intrinseca e a trasformare il luogo in cui si tro-
vano nella pura terra del Picco dell’Aquila.
Il capitolo Durata della vita è davvero un insegnamento della non dualità di
maestro e discepolo; questa parte de La raccolta degli insegnamenti orali illustra
come maestro e discepolo si rispondano reciprocamente e lavorino insieme
per realizzare il loro voto condiviso, vivendo con una illimitata consapevo-
lezza radicata nell’eternità della vita.

Il Budda va tra le persone che soffrono


Il passo del Sutra del Loto commentato qui dal Daishonin si apre con le pa-
role: «Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente
com’è» (SDLPE, 313).6
La saggezza del Budda è la saggezza dell’Illuminazione che vede il mondo
per com’è veramente. Il Budda percepisce il vero aspetto di tutti i fenomeni
dell’universo. L’occhio della sua saggezza coglie la realtà dell’«aspetto o ca-
ratteristiche del triplice mondo» (BS, 117, 45) nel quale viviamo.
Ne La raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin afferma: «Il “Tathagata”
indica gli esseri viventi del triplice mondo». In altre parole dichiara che noi
persone comuni, che viviamo in quest’epoca corrotta e malvagia, in realtà
siamo Budda.
Agli occhi del Budda, agli occhi del capitolo Durata della vita, gli esseri viventi
del triplice mondo nella loro forma presente sono intrinsecamente Budda.
Qui è rivelato l’insegnamento più profondo e fondamentale del Buddismo.
Ogni essere è originariamente un Budda e noi siamo il Budda eterno.
Il Daishonin afferma: «Se guardiamo questi esseri viventi con l’occhio del

6) Il Budda vede il triplice mondo in cui abitano gli esseri viventi – il mondo del desiderio, il mondo
della forma e il mondo della non forma – come realmente è e comprende i dieci mondi di tutti i
fenomeni come veramente sono. Basandosi su questa comprensione profonda il Budda insegna la
saggezza della sua Illuminazione per alleviare le sofferenze di tutti gli esseri viventi.

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capitolo Durata della vita del Tathagata, possiamo vedere e comprendere il vero
aspetto di questi esseri che nel loro stato originale possiedono i dieci mondi».
Gli esseri viventi che dimorano nel triplice mondo, colmo di sofferenza e
infelicità, apparentemente sembrano vivere nei mondi illusori dei sei sentie-
ri,7 ma agli occhi del capitolo Durata della vita sono «esseri che nel loro stato
originale possiedono i dieci mondi» ossia incarnano il “mutuo possesso dei
dieci mondi”. Ogni essere vivente, chiunque sia e in qualsiasi mondo o stato
vitale si trovi, possiede ugualmente i dieci mondi. Ciò ovviamente significa
che possiede il mondo di Buddità ed è entità della Legge mistica.
Il Budda non è un essere speciale. Quello descritto nel capitolo Durata
della vita è un individuo che manifesta una grande compassione e che,
nelle ripetute fasi della vita e della morte, conduce gli esseri viventi all’Il-
luminazione in questo mondo di saha. Allo stesso modo noi membri della
Soka Gakkai, mentre siamo alle prese con i nostri problemi qui nella realtà
del triplice mondo, andiamo tra le persone tormentate dalle sofferenze di
nascita, invecchiamento, malattia e morte. Con preghiere piene di com-
passione ed empatia agiamo per la nostra e l’altrui felicità e per la pace e
l’armonia nella società. Come “inviati del Tathagata” portiamo avanti «la
sua opera» (SDLPE, 232) svolgendo le stesse azioni del Budda per guidare
le persone all’Illuminazione. Ciò illustra con chiarezza il principio della
rivoluzione umana.
Non esiste altro Budda al di fuori degli esseri viventi che affrontano la soffe-
renza. Un Budda è un essere comune che volontariamente va fra le persone
che soffrono per aiutarle. Toda dichiarò che noi «riveliamo il nostro vero io
di persone comuni intrinsecamente illuminate».8 Per adempiere alla nostra
missione eterna ognuno e ognuna di noi appare in questo mondo “assu-
mendo volontariamente il karma appropriato”; siamo persone comuni che
dimostrano il potere intrinseco della Legge mistica. Questa visione profon-
da della condizione umana e della vita è l’inesauribile sorgente della nostra
religione incentrata sulle persone.

Il funzionamento intrinseco della vita nella sua eternità


Poi ne La raccolta degli insegnamenti orali si spiega che, quando vediamo il vero
aspetto della realtà attraverso gli occhi del capitolo Durata della vita, tutte le
persone – pur impermanenti e incapaci di sfuggire alle sofferenze di nascita,
invecchiamento, malattia e morte – ci appaiono come infinitamente nobili,
eternamente soggette alle fasi di nascita e morte inerenti alla vita.
7) Sei sentieri: i primi sei dei dieci mondi: inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani ed
esseri celesti.
8) Josei Toda, Toda Josei zenshu (Opere complete di Josei Toda), vol. 3, Seikyo Shimbunsha, Tokyo,
1983, p. 394.

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Il Daishonin afferma: «L’aspetto o le caratteristiche del triplice mondo sono


la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte. Ma se consideriamo la
nascita e la morte nei termini della loro vera natura, allora non c’è nascita
né morte». “Vera natura” qui indica la natura originale inerente a questi due
fenomeni. Anche noi incarniamo il principio del mutuo possesso dei dieci
mondi e possediamo la vita eterna del Budda eterno. La profonda Illumi-
nazione del Budda consiste nel comprendere che nascita e morte sono fasi e
funzioni della natura eterna della vita.

Il ritmo universale di nascita e morte


Toda diceva che dopo la morte la nostra vita si fonde con l’universo: «Non
si tratta di una rinascita – come un nuovo inizio su una lavagna pulita – ma
di una continuazione. Le nostre vite continuano da questa esistenza alla
prossima. […] L’universo non ha inizio né fine e allo stesso modo le nostre
vite non hanno inizio né fine. Proseguono per sempre».9
Il Daishonin chiamava questa natura eterna della vita “le due fasi di vita e
morte” e “le due funzioni di Myoho-renge-kyo”. Egli scrive: «Nessun feno-
meno – cielo o terra, yin o yang,10 il sole o la luna, i cinque pianeti,11 o i vari
mondi da Inferno a Buddità – è esente dalle due fasi di vita e morte. Vita
e morte sono semplicemente le due fasi di Myoho-renge-kyo» (L’eredità della
Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 189).
La Legge mistica è il principio fondamentale che attraversa la vita e la morte
e regola non solo la vita umana, ma tutti i fenomeni dell’universo. Tutti gli
esseri viventi dei dieci mondi e dei loro ambienti sono entità della Legge mi-
stica. La saggezza del Buddismo riconosce che l’intero universo è soggetto
eternamente al ritmo di nascita e morte.

Viviamo al massimo ogni momento della vita


Il Daishonin suggerisce poi che pur se [dalla prospettiva della natura eter-
na della vita] nascita e morte non esistono (cfr. BS, 117, 45), la cosa non
è così semplice. Perché anche quando superiamo la nostra idea illusoria
di nascita e morte e vediamo entrambe dalla prospettiva della loro vera
natura, esse sono comunque presenti come aspetti reali della vita. Come
osserva il Daishonin: «Considerare la nascita e la morte con repulsione e

9) Josei Toda, Toda Josei zenshu (Opere complete di Josei Toda), vol. 5, Seikyo Shimbunsha, Tokyo,
1985, p. 411.
10) Yin e yang: i due princìpi universali dell’antica filosofia cinese. Yin è il principio negativo, scuro,
femminile; yang è il principio positivo, chiaro, maschile. Si riteneva che dalla loro combinazione di-
pendesse il destino di tutte le cose.
11) Cinque pianeti: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Nel tredicesimo secolo i pianeti più
esterni non erano ancora stati scoperti e la Terra non era annoverata fra i pianeti.

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cercare di sfuggirvi è chiamato illusione, o un punto di vista dell’Illumi-


nazione acquisita». Ignorare che la vita è eterna – nelle tre esistenze di
passato, presente e futuro – e aborrire la morte rimanendo attaccati uni-
camente all’esistenza presente è una visione illusoria, così come rifiutare e
negare la vita.
«Vedere e capire la natura originariamente intrinseca della nascita e della
morte è chiamato risveglio, o Illuminazione originale». Recitando Nam-
myoho-renge-kyo giungiamo a percepire la natura originariamente intrin-
seca di nascita e morte, acquisiamo una profonda convinzione dell’eternità
della nostra vita nel passato, presente e futuro e facciamo emergere la forza
per vivere questa esistenza nella maniera più appagante e significativa. In ac-
cordo con il rigoroso principio buddista di causa ed effetto, la nostra vittoria
in questa vita determina la nostra fortuna nella prossima.
Perciò Nichiren sottolinea l’importanza di “raccogliere la fede […] con la
profonda consapevolezza che adesso è l’ultimo momento della nostra vita”
(cfr. L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 189). Dobbiamo far
brillare del massimo splendore ogni istante della nostra esistenza con la con-
sapevolezza che “adesso è l’ultimo momento”. E il Daishonin afferma che
riusciamo a farlo quando «recitiamo Nam-myoho-renge-kyo».
Così facendo possiamo condurre una vita in cui “realizziamo la natura origi-
nariamente intrinseca della nascita e della morte e la natura originariamente
intrinseca del flusso e del riflusso”. Il Daishonin ci insegna ad approfondire
la comprensione della natura originariamente intrinseca della nascita e della
morte, a permeare ogni aspetto della vita con il mondo di Buddità e a vivere
con intensità e perseveranza fino alla fine.
Vivendo ogni giorno con cura e gratitudine possiamo risvegliarci alla na-
tura originariamente intrinseca di nascita e morte. Percorrendo il cammino
di maestro e discepolo dedicato a kosen-rufu con la gioia di dare il massimo
nel momento presente realizzeremo una vita eternamente indistruttibile. Il
ricco beneficio che accumuliamo in ogni prezioso giorno ci permette di por-
tare avanti la nostra missione originariamente intrinseca non solo in questa
vita ma per tutta l’eternità.
Come dicevamo prima, il vero significato del capitolo Durata della vita non
concerne solo la rivelazione dell’ottenimento originale dell’Illuminazione
da parte di Shakyamuni, ma la sua dichiarazione implica che tutti gli esseri
viventi sono Budda. Il Daishonin spiega poi, dal punto di vista dei «signori
originali degli insegnamenti del capitolo Durata della vita» (BS, 117, 44), che
Nam-myoho-renge-kyo è il grande insegnamento che apre la strada per
l’Illuminazione.

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SECONDO BRANO | DA LA RACCOLTA DEGLI INSEGNAMENTI ORALI

«Il Budda del Loto che è l’entità della Legge (undicesimo capitolo, punto sesto), e che è eternamente dotato
dei tre corpi, è Nichiren e i suoi discepoli e sostenitori laici. Questo perché essi abbracciano il titolo onorifico,
Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 117, 46).

Noi siamo il Budda che possiede originariamente i dieci mondi


Alla fine di questa sezione de La raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin
afferma che il Budda che possiede originariamente i dieci mondi ed è eter-
namente dotato dei tre corpi – il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa
e il corpo manifesto – è ogni persona che pratica con lo stesso spirito del
Daishonin. Perché quando “abbracciamo il titolo onorifico, Nam-myoho-
renge-kyo” possiamo attingere al potere della Legge mistica e farlo pulsare
intensamente nella nostra esistenza. La nostra vita e la nostra morte diven-
tano vita e morte nella loro vera natura, basate sulla grande Legge di Nam-
myoho-renge-kyo.
Possiamo adempiere alla nostra missione eterna di Bodhisattva della Terra
in accordo con le parole del Daishonin: «Attraversando il ciclo di nascita
e morte si percorre la propria strada sulla terra della natura del Dharma, o
Illuminazione, che è intrinseca in noi» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS,
111, 46). Poiché vita e morte sono originariamente inerenti, non abbiamo
ragione di temere la morte e possiamo assaporare la gioia sia nella vita sia
nella morte ed essere ugualmente felici e a nostro agio in entrambe.
Naturalmente, poiché siamo comuni mortali, l’idea della morte ci fa sentire
tristi e disperati. Quando muore una persona cara, ondate di dolore ci as-
salgono. Ma continuando tenacemente a recitare Nam-myoho-renge-kyo,
possiamo trascendere i confini di nascita e morte e conversare con i nostri
cari. Anche i compagni e le compagne di fede reciteranno per noi e ci soster-
ranno in questa perdita. Con il tempo troveremo un significato profondo
in quelle morti e proveremo una sensazione di speranza e di rinnovamento.
Quando illuminiamo le sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e
morte con la luce della Legge mistica possiamo trasformarle nella gioia di
eternità, felicità, vero io e purezza.
In una lettera alla monaca laica Myoichi, il Daishonin la rassicura in maniera
assoluta che il suo defunto marito sta proteggendo lei e la sua famiglia (cfr.
L’inverno si trasforma sempre in primavera, RSND, 1, 477). Le insegna che quan-
do chi ha dedicato la vita alla Legge mistica muore, i congiunti che gli so-
pravvivono sono sicuramente protetti e diventeranno indubbiamente felici.
A un’altra discepola [la moglie di Nanjo Hyoe Shichiro e madre di Nanjo Toki-
mitsu] il Daishonin scrive, a proposito del marito defunto: «Finché era in vita
egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è Budda sia nella vita
sia nella morte. Questa è la profonda dottrina del conseguimento della Buddità
nella forma presente» (L’inferno è la Terra della Luce tranquilla, RSND, 1, 403).

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Noi membri della Soka Gakkai in cuor nostro sappiamo quanto sia vero
questo passo. Abbiamo visto innumerevoli compagni e compagne di fede
partire per il loro viaggio verso la prossima vita, persone che si erano dedi-
cate a diffondere con compassione la Legge mistica incarnando una visione
infinitamente vasta e solida della vita e della sua natura eterna. Erano Budda
nella vita e Budda nella morte e hanno assaporato la gioia sia nella vita sia
nella morte.

La missione dei Bodhisattva della Terra è una lotta eterna e incessante


Secondo gli scritti del Daishonin il nostro viaggio di kosen-rufu non è limita-
to a questa esistenza. Dalla prospettiva del Budda, cioè da uno stato vitale
risvegliato alla natura eterna dell’esistenza, la morte non è che un breve ripo-
so che finisce «nello spazio di un istante» (La dichiarazione unanime dei Budda
delle tre esistenze, RSND, 2, 811). Ben presto inizierà una nuova esistenza di
missione e di buona fortuna dove, con rinnovato vigore, metteremo in scena
un nuovo spettacolo basato sul nostro voto di Bodhisattva della Terra.
Vita dopo vita godremo di benefici e buona fortuna mentre continueremo
a lavorare per kosen-rufu e per l’adozione dell’insegnamento corretto per la
pace nel paese. Coloro che abbracciano questa sfida otterranno un impa-
reggiabile e supremo stato vitale in perfetto ritmo con la Legge mistica, la
Legge fondamentale dell’universo.

Facciamo risplendere la Torre preziosa presente in ogni persona


Concludendo la mia lezione di trent’anni fa all’Università di Harvard citai un
passo de La raccolta degli insegnamenti orali condividendo le mie speranze per
il futuro: «Come affermò Nichiren: “Noi usiamo gli aspetti di nascita, vec-
chiaia, malattia e morte per adornare la Torre preziosa che è il nostro corpo”
(La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 114, 45). Prego sinceramente perché nel
XXI secolo ciascun membro della famiglia umana lasci risplendere la luce
naturale della propria “Torre preziosa”. Quando sul nostro pianeta azzurro
si diffonderà la sinfonia del dialogo aperto, l’umanità progredirà passo dopo
passo verso il nuovo millennio».12
Majid Tehranian (1937-2012), esperto di Studi per la pace, commentò la mia
lezione dicendo che mentre discutevo dello spirito del Buddismo mahayana in
realtà stavo esponendo una visione del futuro della civiltà. E il sociologo N.
J. Demerath (1936-2021) lodò il mio discorso perché mi ero astenuto dall’uso
eccessivo di una terminologia religiosa specialistica sottolineando invece l’im-
portanza di una religione civile universale, una religione per tutta l’umanità.

12) Daisaku Ikeda, “Il Buddismo Mahayana e la civiltà del XXI secolo”, BS, 235, op. cit.

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A mio avviso le valutazioni positive di questi due importanti pensatori espri-


mono le loro grandi aspettative e il loro incoraggiamento nei confronti del no-
stro movimento di Bodhisattva della Terra che praticano l’essenza del Buddi-
smo mahayana con la sua profonda filosofia secondo la quale nascita e morte
sono originariamente intrinseche alla vita. Vedono nel nostro movimento una
nuova tendenza positiva per lo sviluppo della civiltà del XXI secolo.

Percorriamo insieme il sentiero eterno della non dualità di maestro e discepolo


Tutti e tutte ci rendiamo conto che per l’umanità questo è un momento de-
cisivo. Nella pericolosa epoca presente le persone osservano con interesse e
aspettative sempre maggiori le nostre iniziative basate sui princìpi del Bud-
dismo di Nichiren, che pone al centro il valore della vita.
Con entusiasmo e vigore continuiamo insieme il viaggio di kosen-rufu nel Lo studio del prossimo mese
quale sia la vita sia la morte sono pervase di gioia. (testo e audio) sarà pubblicato
online sul sito buddismoesocieta.
Illuminiamo il mondo con il Buddismo del sole e continuiamo ad avanzare org e sulla app SGI Italia a partire
insieme sul grande sentiero della non dualità di maestro e discepolo verso la dal 15 ottobre.
sicura realizzazione della nostra e dell’altrui felicità, e di una pace duratura!

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PER APPRO FO N DI R E

La raccolta degli insegnamenti orali è l’insieme delle lezioni sul Sutra del Loto che Nichiren Daishonin tenne
per i suoi discepoli quando si trovava sul Monte Minobu, ordinate e trascritte da Nikko Shonin, il suo diretto
successore. L’opera è costituita da 33 capitoli: il primo è dedicato a Nam-myoho-renge-kyo, i successivi 28
trattano i 28 capitoli del Sutra del Loto, seguiti da due capitoli relativi ai sutra di prologo ed epilogo, da un
capitolo intitolato “I brani principali di ogni capitolo del Sutra del Loto” e infine dall’ultimo intitolato “Tutti i
28 capitoli del Sutra del Loto sono Nam-myoho-renge-kyo”.

In questa lezione Daisaku Ikeda spiega il capitolo de La raccolta degli insegnamenti orali relativo al
sedicesimo capitolo del Sutra del Loto Durata della vita del Tathagata.

FONTI
La raccolta degli insegnamenti orali
testo integrale inglese in The Record of the Orally Transmitted Teachings, ed. Soka Gakkai, 2004,
consultabile al link https://www.nichirenlibrary.org/en/ott/PART-2/16
e in italiano (traduzione nostra) su Buddismo e società n. 117, consultabile al link
https://buddismoesocieta.org/article/capitolo-sedicesimo-durata-della-vita-del-tathagata/

Il Sutra del Loto, sedicesimo capitolo, Durata della vita del Tathagata
testo integrale ne Il sutra del Loto completo di prologo ed epilogo, Esperia,
consultabile al link https://biblioteca.sgi-italia.org/sutra-del-loto/durata-della-vita-del-tathagata

NOTE A MARGINE
I quattro incontri
Sono gli incontri che Shakyamuni ebbe quando era il principe Siddharta, grazie ai quali prese coscienza delle
sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte. Un giorno, uscendo dal cancello orientale del palazzo
reale per una passeggiata, vide un uomo molto vecchio. In un’altra occasione, allontanandosi dal cancello me-
ridionale, vide una persona malata. Una terza volta, uscendo dal cancello occidentale si imbatté in un cadavere.
Infine, attraversando il cancello settentrionale, incontrò un asceta.

Tathagata
Ovvero “Colui che è così giunto”, è uno dei dieci titoli onorifici del Budda e significa “Colui che è giunto dal
regno della verità”. Con questa espressione si intende che il Budda incarna la verità fondamentale di tutti i fe-
nomeni e che ha compreso la legge di causalità che abbraccia passato, presente e futuro.

Triplice mondo
Il mondo degli esseri non illuminati che trasmigrano all’interno dei sei sentieri (dal mondo di Inferno a quello
degli esseri celesti). È formato, in ordine ascendente, dal mondo del desiderio, dal mondo della forma e dal
mondo della non forma. In senso generale indica il mondo di saha in cui viviamo.

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Illuminazione acquisita e Illuminazione originale


“Illuminazione acquisita” o “Illuminazione progressiva” è un termine impiegato in contrapposi-
zione a “Illuminazione originale” o “Illuminazione innata”. Secondo la dottrina dell’Illuminazio-
ne originale, l’Illuminazione non è qualcosa che si acquisisce con la pratica religiosa bensì esiste
nel proprio stato vitale originale. Da questo punto di vista l’Illuminazione acquisita rientra nella
categoria delle idee illusorie e non è vera Illuminazione.
I sutra precedenti a quello del Loto e l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto (primi 14 ca-
pitoli) insegnano che dopo molte vite di pratica Shakyamuni ottenne per la prima volta l’Illumi-
nazione a un’età compresa fra i 30 e i 35 anni sotto l’albero della bodhi alla periferia della città
di Gaya, in seguito chiamata Bodhgaya, in India. Questa è chiamata Illuminazione acquisita. Ma
il capitolo Durata della vita del Sutra del Loto rivela che Shakyamuni ottenne l’Illuminazione nel
remoto passato, e questa è chiamata Illuminazione originale.

Ancora sul capitolo Durata della vita del Tathagata


Dopo aver rivelato l’ottenimento dell’Illuminazione da parte di Shakyamuni in un passato lonta-
no tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi, il sutra pro-
segue affermando che Shakyamuni ha sempre dimorato in questo mondo di saha insegnando
agli esseri viventi e convertendoli sin da allora.
Afferma anche che Shakyamuni ha impiegato numerosi espedienti sia in questo mondo sia ne-
gli altri in cui ha insegnato, a seconda delle diverse capacità degli esseri viventi, e che, nei suoi
sforzi instancabili di insegnare e convertire, utilizza molte similitudini e parabole. Vi si spiega
inoltre che Shakyamuni, sebbene abbia sempre dimorato in questa terra, per indurre gli esseri
viventi a ricercarlo “usa l’espediente di entrare nel nirvana” (cfr. SDLPE, 317).

Terra della Luce Eternamente Tranquilla


Detta anche Terra della Luce Tranquilla, è la terra del Budda, libera dall’impermanenza e dalle
impurità. In molti sutra il mondo reale di saha, dove dimorano gli esseri umani, è descritto
come una terra impura piena di illusioni e sofferenze, mentre la terra del Budda è descritta
come una terra pura e completamente separata dal mondo di saha. Il Sutra del Loto, invece,
rivela che il mondo di saha è la terra del Budda, o Terra della Luce Eternamente Tranquilla,
e spiega che la natura di una terra è determinata dalle menti dei suoi abitanti. Afferma che
il mondo di saha dove le persone comuni dimorano, colmo di sofferenze e desideri, non è
separato dalla Terra della Luce Eternamente Tranquilla dove il Budda risiede costantemente
dal remoto passato.

Buona radice
Detta anche radice di bontà o di merito, buona azione, buona causa o atto meritorio, è una cau-
sa o azione che produce un buon effetto o ricompensa. Le buone azioni sono paragonate alle
radici che nutrono le piante e gli alberi affinché possano fiorire e fruttificare. Nel Buddismo le
“buone radici” sono necessarie per il conseguimento della Buddità. Avidità, collera e stupidità
sono dette le tre cattive radici o tre veleni. Al contrario, “assenza di avidità, assenza di collera
e assenza di stupidità” sono chiamate le tre buone radici.

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rubriche
GOMMA, CARBONCINO

E IL PRESENTARSI CON GIOIA


Gomma e carboncino
sono al
Tatagata
cafè
le persone, Gomma, Gomma, io...
le persone... ..offrono... Tu... Moriremo.... Dovremmo stare lì,
Gomma l'umanità
in mezzo a loro...
è allo sbarco

...soffrono....
Allo sbando...

Fa lo stesso Fa lo stesso come si fa?


Mica possiamo andare e dire
eccoci qua.
Come ci presentiamo?

Questa cantante Allora, visto che lo vuoi,


è bravissima. Mi fa venire andiamo. Ci presentiamo
voglia di perdermi in mezzo così come siamo.
alla gente.

Gomma, carboncino e la cantante


sono in mezzo alla folla
Mi chiamo
Gioia

Come ti chiami?

Questa storia è ispirata allo studio del mese (vedi pp. 30-39).

42 || buddismo e società | 249 || rubriche | per i bambini e le bambine


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