Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
6 visualizzazioni208 pagine

(Territorio e Aree Urbane) Valerio Di Pinto - C Come Paesaggio. Analisi Configurazionale e Paesaggio Urbano-Liguori (2018)

C come paesaggio. Analisi configurazionale e paesaggio urbano

Caricato da

Innuta
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
6 visualizzazioni208 pagine

(Territorio e Aree Urbane) Valerio Di Pinto - C Come Paesaggio. Analisi Configurazionale e Paesaggio Urbano-Liguori (2018)

C come paesaggio. Analisi configurazionale e paesaggio urbano

Caricato da

Innuta
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 208

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

VALERIO DI PINTO

C come Paesaggio
Analisi configurazionale
e paesaggio urbano

Prefazione di Elvira Petroncelli

LIGUORI EDITORE
www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Territorio & Aree urbane
Collana diretta da Elvira Petroncelli

7
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Valerio Di Pinto

C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Analisi configurazionale e paesaggio urbano

Prefazione di Elvira Petroncelli

Liguori Editore

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Comitato scientifico: Elvira Petroncelli, Francesco Domenico Moccia, Agata Spaziante,
Marco Cremaschi, Luis Moya.

I volumi pubblicati in questa collana sono preventivamente sottoposti a una doppia procedura
di “peer review”.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore


(http://www.liguori.it/areadownload/LeggeDirittoAutore.pdf).
L’utilizzo del libro elettronico costituisce accettazione dei termini e delle condizioni stabilite
nel Contratto di licenza consultabile sul sito dell’Editore all’indirizzo Internet
http://www.liguori.it/ebook.asp/areadownload/eBookLicenza.
Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in
qualsiasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla
trasmissione radiofonica o televisiva, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet
sono riservati. La duplicazione digitale dell’opera, anche se parziale è vietata. Il regolamento
per l’uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Casa Editrice Liguori è disponibile
all’indirizzo Internet
http://www.liguori.it/politiche_contatti/default.asp?c=contatta#Politiche

Liguori Editore
Via Posillipo 394 – I 80123 Napoli NA
http://www.liguori.it/

© 2018 by Liguori Editore, S.r.l.


Tutti i diritti sono riservati
Prima edizione italiana Marzo 2018

Di Pinto, Valerio :
C come Paesaggio. Analisi configurazionale e paesaggio urbano/Valerio Di Pinto
Territorio & Aree urbane
Napoli : Liguori, 2018

ISBN 978 – 88 – 207 – 6759 – 4 (a stampa)


eISBN 978 – 88 – 207 – 6760 – 0 (eBook)

1. Urban network analysis 2. Percezione ambientale I. Titolo II. Collana III. Serie

Aggiornamenti:
—————————————————————————————————————————
26 25 24 23 22 21 20 19 18   10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Indice

1 Configurazione spaziale e paesaggio urbano


Prefazione di Elvira Petroncelli
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Capitolo 1
5 Paesaggio – Percezione – Città

Capitolo 2
31 Ad misuram corporis: metodi e tecniche per l’analisi della città
e del paesaggio urbano

Capitolo 3
71 Leggere ed interpretare il paesaggio urbano

Capitolo 4
91 Paesaggio e rendita fondiaria

Capitolo 5
131 Paesaggio, città e rischi naturali

185 Analisi configurazionale e paesaggio urbano

191 Riferimenti bibliografici

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Configurazione spaziale e paesaggio urbano
di Elvira Petroncelli

L’esperienza quotidiana nasconde, dietro la sua sequenzialità e per


alcuni versi banalità, fatti e significati molto complessi. La visione, l’u-
dito, l’olfatto sono meccanismi cui usualmente si pone poca attenzione,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ma che mettono in moto processi d’interazione sociale e territoriale


che influenzano fortemente la vita di ogni individuo. Invero, tutto il
complesso delle relazioni tra uomo e territorio è dominato da atti
singolarmente inconsistenti, ma significativi nella loro pluralità.
Si potrebbe partire da queste semplici considerazioni per spiegare
il concetto di paesaggio e per evidenziare l’idea che il processo di con-
tinua interazione uomo / territorio genera contesti con i quali il paesag-
gio stesso si arriva ad identificare. Il contesto, come il paesaggio, non è
un qualcosa che va al di là dell’uomo o che assume propria autonomia
oggettuale. Esso è espressione dell’uomo, nella sua manifestazione più
tangibile e allo stesso tempo più difficile da cogliere pienamente e da
razionalizzare. In breve, il paesaggio è percezione del contesto, ovvero
dell’interazione uomo / territorio.
Questo assunto, a mio avviso, sostanzia l’intero costrutto della
Convenzione Europea del Paesaggio e segna un punto di sganciamento
di portata epocale dalla precedente tradizione culturale. Il paesaggio
si smaterializza, si virtualizza, assume una dimensione esclusivamente
culturale in grado di soppiantare l’idea di immagine-visione dal carat-
tere quasi fisico, per acquisire fisionomia sociale, esito ultimo dell’uomo
che plasma se stesso, o quantomeno che si percepisce in quanto tale.
Il comportamento dell’uomo non lascia una traccia sul paesaggio,
ma è una componente che sta nel paesaggio, con il quale, consape-
volmente o meno, l’uomo stesso si confronta in ogni sua azione. Tale
assunto ha un risvolto immediato, e per certi versi intuitivo, nell’impli-
cazione che qualunque forma di pianificazione, se non tiene adeguato
conto del contesto, risulta impreparata alle sfide poste dalle comunità
cui è rivolta e carica di immediate e reali responsabilità chi del pae-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
2 C come Paesaggio

saggio fa scienza e professione. Alla ricerca di strumenti per lo studio


e la comprensione del paesaggio, nel corso degli anni, la modellistica
si è prodigata in tentativi troppo spesso parziali e campanilistici, la
cui spinta innovativa si è presto avvizzita, lasciando campo libero a
strumenti utili, ma troppo legati alla tradizione per essere veramente
condizionanti.
In questo volume Valerio Di Pinto – alla ricerca di una chiave di
lettura del paesaggio, prima, e di modelli affidabili, poi – si pone alcu-
ne domande fondamentali: in quale misura è possibile razionalizzare
il paesaggio, in modo da poterlo comprendere profondamente, inter-
pretare e comunicare? A quale costo e su quali basi esistono modelli
o strumenti utili? Se ne possono creare di nuovi?
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

L’autore ha una propria tesi, e cioè che il territorio, quale compo-


nente del paesaggio, celi gli elementi necessari per ricostruire l’intero
contesto. Questi, però, devono essere opportunamente letti ed inter-
pretati. Si tratta di indagare le modalità di lettura del territorio e di
esplicitare il modo con cui la sua interazione con l’uomo si fa contesto.
La sfida viene raccolta in ambito ristretto, ma comunque sufficien-
temente vasto da essere significativo, in riferimento all’insediamento
urbano, ovvero alla città.
Nel volume si racconta innanzitutto l’evoluzione del concetto di
paesaggio negli ultimi otto decenni, sostanziando le ragioni dell’ap-
proccio socio-culturale, per focalizzare poi l’attenzione sulla percezio-
ne. Interessante è, in tal senso, la ricerca di una via possibile che medi
tra le istanze multisensoriali, che l’autore definisce quelle del proprio
spazio vissuto, e la preminenza della visione, dominante nella città
degli occhi. Di Pinto non cerca di dare giudizi di merito, ma di trarre
informazioni utili per un approccio sostenibile, tanto concettualmente,
quanto computazionalmente, guidato dalla convinzione dell’opportu-
nità, se non della necessità, di una chiara matrice oggettiva. Il risultato
è sorprendente nel suo connubio tra semplicità, evidenza e robustezza
e porta l’attenzione sull’analisi configurazionale. Da qui si sviluppa un
percorso, quasi da matematico per sequenzialità logica, cui la ricerca
sul paesaggio non aveva quasi mai ricorso. Ne deriva non solo un
modello, ma un vero e proprio approccio, che può adattarsi modelli-
sticamente attraverso l’uso di più tecniche e numerose variabili.
Per dare sostanza a questa posizione l’autore costruisce tre casi
di studio, ritenuti paradigmatici di fenomeni urbani molto differenti
tra loro, ma tutti anche direttamente molto sentiti dalla popolazione

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Configurazione spaziale e paesaggio urbano 3

urbana: la rendita fondiaria e l’esposizione a diversi pericoli natura-


li. Essi non solo mostrano il contributo che scaturisce dall’approccio,
ma evidenziano anche le vaste potenzialità, così come la flessibilità e
l’adattabilità, dei modelli che ne derivano, tutti diversi, ma scientifi-
camente rigorosi, riproducibili e, soprattutto, strettamente oggettivi.
Il lavoro, per quanto articolato e completo, certo non manca di
aspetti dove la ricerca necessita di ulteriori sviluppi e di approfondi-
menti, ma è un prezzo che è sovente da pagare anche quando ci si
muove su terreni in un certo senso già calcati e si vuole guardare con
occhi diversi per cercare risposte nuove e più efficaci.
Il testo costituisce, dunque, innanzitutto un invito alla ricerca urba-
nistica a confrontarsi in maniera palese con il paesaggio, nonché un’in-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

teressante apertura agli approcci ed alla modellistica quantitativa verso


gli orizzonti del mondo immateriale che è proprio delle culture locali.
Le sfide che il futuro ci pone e le ombre che su di esso si proiet-
tano dovrebbero indurre tutti a riconsiderare le nostre comunità ed il
patrimonio di risorse che esse detengono. Patrimonio che si accresce
solo indirizzando adeguatamente la prospettiva del proprio operare,
nonché ricorrendo ad appropriati strumenti di supporto. Tutto ciò se è
particolarmente vero per i decisori e i pianificatori, non lo è certo meno
per le altre componenti sociali. In quest’ottica appare fondamentale
parlare di paesaggio, nonché lavorare per sensibilizzare le comunità
affinché riescano a coglierne i peculiari valori con il necessario prag-
matismo e con l’opportuna chiarezza di pensiero.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Capitolo 1
Paesaggio – Percezione – Città

Evoluzione del concetto di paesaggio


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Allora che cosa è il paesaggio? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se


voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.
La Convenzione Europea del Paesaggio potrebbe iniziare proprio
così; è questa, infatti, una frase adatta all’incipit di uno scritto dedicato
al paesaggio ed alla sua dimensione concettuale. Pur non essendo que-
sto il caso del presente lavoro, che non vuole in modo alcuno entrare
in maniera diretta in un tema tanto dibattuto, è tuttavia inderogabile
tratteggiare, seppure per grandi temi e con necessarie semplificazioni,
la recente evoluzione del concetto di paesaggio, cercando soprattutto
di metterne in luce gli aspetti latenti.
Gli studiosi ed i professionisti che operano in quest’ambito cul-
turale, qualunque sia la loro disciplina di appartenenza, sono sempre
implicitamente chiamati a porre il loro pensiero a confronto con i
temi portanti di quella che, per lunghezza, potrebbe definirsi una vera
e propria questione del paesaggio. La concezione con cui esso è stato
sostanziato, od anche più semplicemente etichettato, ha subito muta-
menti notevolissimi, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo
scorso, in Italia come nel resto d’Europa.
Per godere fruttuosamente dell’immagine di questo cambiamento,
bisogna innanzitutto chiarire che l’attuale significato ed importanza
che vengono oggi attribuiti al paesaggio, sotto il profilo sociale, cultu-
rale e territoriale, sono profondamente diversi rispetto a quelli – ormai
lontanissimi – dell’Italia del 1939, anno in cui si è cominciato a pensare,
definire e legiferare, nel tentativo di dare organicità alla tutela del
paesaggio ed alla sua pianificazione.
Bisogna anche tenere conto di quali e quante novità, svolte, tappe
evolutive, turbolenze e mutamenti di paradigmi culturali dominanti

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
6 C come Paesaggio

si sono verificati, affermati e contraddetti nel corso di questi sette


decenni. Si pensi solo all’impatto che sul paesaggio possono aver avuto
eventi culturali come l’esplosione della questione ambientale, la presa
di coscienza dei limiti dello sviluppo e la conseguente formulazione
del patto-obiettivo dello sviluppo sostenibile.

Pensare il paesaggio

Nel corso degli anni la ricerca specialistica che ha riflettuto sul tema
del paesaggio ha messo in campo una quantità di nuovi approcci e
metodi di ricerca, disciplinari, pluridisciplinari e transdisciplinari, di
grande ricchezza e, in alcuni casi, portata ed importanza. A questa
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ideale grande ricerca hanno contribuito senza dubbio i geografi, nella


veste di primi specialisti del paesaggio, ai quali si sono affiancati stu-
diosi del territorio, sociologi, semiologi, storici, antropologi, urbanisti e
pianificatori. La frammentazione delle figure coinvolte, sia sotto il pro-
filo professionale sia sotto quello culturale, ha contribuito a rendere il
paesaggio un tema eccezionalmente multidisciplinare, marcandolo per
complessità. Aspetto interessante, in tal senso, è che sia stata proprio
la ricerca a rendersi sempre più trasversale e policentrica, esercitando
una vera e propria spinta a quella che si potrebbe definire come una
complessificazione positiva, che ha fatto emergere nel tema del pae-
saggio una ricchezza ed una portata conoscitiva non ancora del tutto
chiare ed intellettualmente dominate.
Questo lungo percorso trova origine, come si accennava, dall’ap-
proccio culturale giovannoniano. Esso, alla base del corpo legislati-
vo del 1939, immaginava il paesaggio come una collezione di cose e
località rare o persino uniche sotto uno o più aspetti – panoramicità,
valore storico, valore estetico, ecc. – staccate dall’interezza del terri-
torio, poiché appartenenti al privilegiato insieme degli elementi per i
quali il giudizio di valore ha sentenziato positivamente. Le espressioni
dell’epoca oggi suonano inequivocabili: «cospicui caratteri di bellezza
naturale o di singolarità geologica», «non comune bellezza», «bellezza
panoramica», «quadro naturale». (Legge 29 giugno 1939, n. 1497)
Una concezione che si potrebbe definire di tipo visivo ed estetico-
letteraria, per la quale si configura una vera e propria relazione di
appartenenza ad un paesaggio-contenitore, e quindi intesa alla cate-
gorizzazione del bello e dell’eccezionale. Va ribadito, tuttavia, che al

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 7

tempo non esisteva una vera e propria cultura del territorio, né sotto
il profilo ambientale né sotto quello strettamente urbanistico.
La visione meramente estetica ha perdurato con una certa insi-
stenza nel panorama definitorio-interpretativo del paesaggio, esauren-
dosi di fatto solo alla fine degli anni ’70. Di particolare rilevanza per
la transizione verso una visione più ampia è stata l’opera di Rosario
Assunto. Il filosofo siciliano ha contribuito in maniera determinante
al passaggio da quello che si potrebbe definire il paesaggio dell’estetica
all’estetica del paesaggio (Assunto, 1973). Passaggio, questo, che non è
sola terminologia. La visione assuntiana, infatti, per la prima volta in
maniera esplicita anche se non sempre sistematica, evidenzia il ruolo
attivo dell’uomo nel processo di interiorizzazione del territorio, dando
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

al concetto di bellezza l’accezione di identità trascendente. Pone, in


altri termini, le basi concettuali per quello che solo molti anni dopo
sarà il trinomio territorio / paesaggio / identità locale.
Di fatto agganciandosi ad una visione sempre più antropocentrica,
è il filone di studi sulla semiologia del paesaggio. Di grande successo
tra studiosi ed operatori, anche se forse non sempre corroborato da
altrettanti risultati scientifici (Beltrame, 2009), esso muove dall’idea
che «l’atto umano generatore di nuovi ordini ecologici e territoriali
si associa generalmente alla ricerca, da parte dell’uomo, di imprimere
il segno di sé sulla natura, di generare effetti semiotici» (Turri, 2004:
85). Il paesaggio, in altri termini, viene concepito come il risultato,
colto istintivamente, di un momento riflessivo dell’agire umano nel
territorio: il paesaggio non è altro che la ricerca dell’uomo in sé. Tale
approccio, che ha il non secondario pregio di aver spinto sempre più
il paesaggio verso una dimensione spiccatamente culturale, trova però
un muro pressoché insormontabile nell’impossibilità di una generale
distinzione del significante dal significato. Turri, a tal proposito, parla
apertamente di una disciplina del paesaggio altrui, vista l’impossibilità
della distinzione citata quando chi studia e pianifica coincide con chi
vive, opera e trasforma (Turri, 2004). Non è un caso che l’approccio
sia stato privilegiato nell’applicazione concreta, evidenziando, in ogni
caso, i limiti citati (Beltrame, 2009). La critica all’approccio semiotico
potrebbe riassumersi dicendo che, purtroppo, il paesaggio non parla
una propria lingua, né è lingua esso stesso.
Grande portata sull’evoluzione concettuale del paesaggio ha avu-
to il ripensamento critico prodotto dai geografi sui limiti della propria
disciplina, attraverso la riscoperta dell’opera del Dardel (Dardel, 1952).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
8 C come Paesaggio

Geografo purtroppo dimenticato, come dice Raffestin (Raffestin, 2005),


egli teorizza il paesaggio come convergenza, come «un momento vis-
suto», da non intendersi alla stregua di un cerchio chiuso, ma come un
«dispiegarsi». La sua sintesi vede nell’uomo, e nella sua tonalità affettiva,
la giusta dimensione del paesaggio. È un punto di vista incredibilmente
moderno, che alla fine degli anni ’90 avrà forte influenza. L’affermazione
convinta del paradigma geostorico Braudeliano, cui ha fatto da cassa di
risonanza l’introduzione della storia nel sapere sociale, per come portata
avanti dalla scuola delle Annales, vale a dire interpretando la storia come
una misura del mondo, estende la concezione geografica di paesaggio
a quella di «immagine scritta sul suolo di una società e di una cultura»
(Dematteis, 1985). Nasce in questi termini la tensione tra interpretazio-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ne del territorio e paesaggio, tutt’ora attuale: senza dubbio il dibattito


contemporaneo sul paesaggio deve molto ai geografi.
Ulteriore elemento di grande impatto per la maturazione del con-
cetto di paesaggio è stata l’esplosione, in diversi ambiti disciplinari,
della cosiddetta questione ambientale. La riflessione sull’inseparabilità
del paesaggio dall’ambiente in cui esso si perpetua e caratterizza ha
portato alla luce una vera e propria nuova disciplina, che si contraddi-
stingue per la sua intenzione di modellizzare il paesaggio secondo una
logica ed una visione eco-sistemica, interpretandolo come meta-ecosi-
stema o come mosaico di ecosistemi: la cosiddetta landscape ecology. I
fondamenti di questa disciplina stanno nella ricerca delle leggi e delle
regole della natura che contribuiscono a creare il supporto ambientale
di un determinato paesaggio, ai fini di comprenderle, riprodurle ed
assecondarle, sostenendo l’evoluzione, la conservazione, la biodiversi-
tà. La critica principale che si può muovere a quest’approccio è la sua
estraneità al senso più profondo che è proprio del paesaggio, ovvero la
sua dimensione immateriale, storica e sociale. Nelle regole della natura
non si può trovare il progetto culturale umano, né la sua storia, né il
suo linguaggio. Aspetto, quest’ultimo, esplicitamente dibattuto anche
dalla Convenzione Europa del Paesaggio (CEP).
Più recentemente gli studi sul paesaggio hanno introdotto la distin-
zione tra il paesaggio vissuto ed abitato dagli insiders ed il paesaggio
visto e visitato dagli outsiders. L’insider è colui che vive e conosce il
territorio dall’interno. Appartiene al luogo, essendovi insediato, e a
volte concorre alla sua trasformazione, essendo quel luogo il suo Paese
o la sua Patria. L’insider, inoltre, appartiene anche esistenzialmente al
luogo e in questi termini ne rappresenta la cultura, l’identità: ne rap-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 9

presenta la conoscenza collettiva. L’outsider, per contro, è il visitatore


esterno, colui che guarda, osserva o studia un luogo, senza parteciparne
alla trasformazione in maniera diretta. L’outsider per eccellenza è il
turista, come lo studioso. Egli, rispetto all’insider, ha il «privilegio di
potere andarsene dalla scena così come noi possiamo allontanarci da
un quadro» (Cosgrove, 1990).
La distinzione tra insider ed outsider evidenzia, per la prima volta
nel corso dell’evoluzione del concetto di paesaggio, l’esistenza di punti
di vista diversi che generano paesaggi diversi. Partendo dal tema del
rapporto e della conflittualità tra questi punti di vista/paesaggi diversi,
non pochi sono stati gli studi intesi a fare chiarezza.
La vastità d’approcci e contenuti tratteggiata, la complessità di cui
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

il corpus della ricerca si connota e non ultima la trans-disciplinarietà


evidentemente propria del paesaggio, spingono a domandarsi sull’a-
deguatezza e sull’opportunità di ragionarvi ancora intorno. La sola
fortuna salvifica è l’esistenza di un innato e profondo senso del pae-
saggio, comune a tutti, come evidenziato dagli studi sociobiologici della
metà degli anni ’80 ad opera di Edmund Wilson, secondo cui «esiste
una profonda memoria genetica dell’ambiente ottimale dell’umanità»
(Wilson, 1984). Il significato del paesaggio è scritto nei nostri geni: è
questo corredo che sorregge ogni sforzo dell’operare nel paesaggio e
ne costituisce causa e giustificazione.
L’ultima acquisizione del paesaggio in tema definitorio è più di una
concezione tutta nuova; è piuttosto un punto di vista critico e selettivo
sull’intero dibattito precedente. Partendo dall’assumere il paesaggio
come elemento/fenomeno primariamente culturale, di fatto intangi-
bile, s’impernia attorno al paradigma della percezione ambientale.
Riducendo all’essenziale, il paesaggio viene inteso come il risultato
culturale di una speculazione sensoriale dell’uomo sull’ambiente che
lo circonda; dove la parola ambiente assume il doppio significato sia
di spazio circostante, sia di complesso di condizioni sociali, culturali e
morali. Questa visione, di cui si dirà di più nel corso del testo, è alla
base della Convenzione Europea del Paesaggio, elemento di primaria
importanza nel piano europeo di unificazione e riforma della tutela
e della valorizzazione del paesaggio comunitario: «il paesaggio desi-
gna una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o
umani e dalle loro interrelazioni» (Comitato dei Ministri del Consiglio
d’Europa, 2000).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
10 C come Paesaggio

Al di là della inafferrabilità di alcuni termini, forse inevitabile,


il paesaggio acquisisce una dimensione fondamentalmente locale. Lo
stesso paesaggio, tuttavia, convive con tematiche di assoluta portata
globale, tra cui quelle legate alla sua interpretazione ed alla sua rappre-
sentazione. Sebbene si potrebbe essere portati a pensare che gli unici
risultati prodotti dalla riflessione collettiva sul paesaggio siano culturali
o teorici, in effetti interpretare e rappresentare operativamente ed
in maniera efficace il paesaggio sono temi su cui si dibatte da lungo
tempo: la capacità di leggere, interpretare e comunicare il territorio ed
il paesaggio è andata evolvendo ed arricchendo in parallelo con la sua
evoluzione concettuale, sebbene ad una velocità molto più bassa. Basta
pensare, in tal senso, a come siano ormai comuni modelli operativi e
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

concetti analitici, quasi ignoti in un passato anche recente, come l’uso


dei concetti di sito e di luogo, il ricorso all’analisi storica e culturale
sull’evoluzione locale del territorio e delle società, la ricerca per la
definizione dell’identità dei luoghi.

Operare con il paesaggio

La pratica progettuale, ed in alcuni casi persino la ricerca scientifica,


ha mostrato sempre reticenze nell’adoperare concretamente i modelli
che nel corso del tempo sono stati sviluppati per leggere ed interpre-
tare il paesaggio, sia per la scivolosità dei nuovi approdi concettuali
che li informano, sia per l’oggettiva difficoltà della loro applicazione.
Non di rado, pertanto, gli strumenti operativi si riducono ad affasci-
nanti traguardi stilistici, o peggio linguistici, che poco o nulla hanno
a che fare con delle tecniche efficaci e da cui si può trarre effettivo
beneficio. Questa situazione comporta l’infelice condizione di incon-
gruenza tra il pensiero e la pratica, che porta a produzioni tecniche
e tecnologiche risibili se confrontate con la profondità della teoria.
L’interpretazione, come la rappresentazione, non sono adeguatamente
indagate sotto il profilo operativo e ciò si riverbera sulla qualità della
pianificazione del paesaggio.
È evidente come la distanza tra le più significative acquisizioni
culturali e i risultati della pianificazione paesaggistica sia enorme. Da
un lato, ci si confronta con temi ormai condivisi, imperniati su di una
concezione di paesaggio eminentemente culturale, in cui è di fatto
negata un’esistenza materiale oggettiva (paesaggio delle cose o delle

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 11

sommatorie di beni, della bellezza e dell’eccezionalità, dell’individua-


bile e del circoscrivibile), capace di proiettarlo in una dimensione sto-
rica, quale elemento contribuente a dare senso e significato al nostro
vivere ed a guidarci nel nostro rapporto con il territorio e l’ambiente.
Un paesaggio di carattere universale, che riguarda tutto il territorio e
riguarda ogni luogo: «elemento importante della qualità della vita delle
popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degra-
dati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezio-
nali, come in quelle della vita quotidiana» (Comitato dei Ministri del
Consiglio d’Europa, 2000). Un paesaggio non solo veduto, ma anche
e soprattutto vissuto, ovvero frutto della percezione umana del terri-
torio e del patrimonio nella sua accezione più generale. Un paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

necessario per le popolazioni, in quanto foriero del significato della


loro cultura locale – il referente nella metafora linguistica – legato da
un inscindibile rapporto di reciproca presupposizione dal territorio/
significante e che, in altre parole, è anche una misura della capacità
di un gruppo sociale di rapportarsi al proprio territorio. Un paesaggio
prezioso, in quanto risorsa territoriale non riproducibile.

Dall’altro, si assiste alla quasi totalità delle esperienze progettua-


li più importanti a mascherature linguistiche che mistificano il reale
impalcato culturale che le sottende. Troppo spesso si parla di percezio-
ne confondendo questo tema con quello della visibilità e ancora troppo
spesso alla percezione si associa il giudizio di valore. Paradigmatico
è, in tal senso, il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) della Regione
Toscana, oggetto di un’integrazione per fornirgli valore paesaggistico
nel 2009. Citato negli anni precedenti quale documento paradigmatico
di pianificazione coerente con il quadro concettuale della CEP, alla
quale esso dichiara di riferirsi esplicitamente, è imperniato, oltre che
sulle componenti fisiche ed antropiche, sulla percezione ambientale,
quale variabile per la costruzione gli ambiti di paesaggio in cui il ter-
ritorio toscano è scomposto. Dall’analisi delle singole schede d’am-
bito, emerge, con chiarezza, che la percezione è stata tenuta in conto
come giudizio di valore rispetto ad alcuni elementi territoriali, spesso
di scala gigante: un decalogo di elementi aventi valore estetico – per-
cettivo. Si tratta del ritorno a categorie del pensiero ormai decisamente
superate nel quadro definitorio. Nel 2011, tuttavia, la stessa Regione
Toscana ha provveduto alla redazione di una nuova integrazione, oggi
in corso di approvazione ministeriale, resasi necessaria per mancanza

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
12 C come Paesaggio

di un preventivo accordo con il Ministero competente sui contenuti


minimi del piano, che ha portato difficoltà operative in conferenza
Stato-Regione. Nella nuova integrazione, tuttavia, non vi è un mutato
impalcato concettuale in materia di percezione, come dichiarato nei
documenti disponibili per la consultazione (Regione Toscana, 2011).
Analogamente, altre Regioni si sono rapportate con il tema della
percezione, anche in maniera più partecipativa, com’è il caso delle
Marche. Ivi è stato proposto addirittura un questionario, ma sempre
con un approccio valutativo: la percezione è intesa come un giudizio di
valore su ciò che si percepisce visivamente, nell’intento di far emergere
ciò che fa parte del paesaggio.
La critica mossa alle esperienze di pianificazione, lungi dal voler
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

essere un indice alzato, esplicita la crescente difficoltà dell’operare


concretamente sul paesaggio. Se da un lato, infatti, non sono chiare le
categorie cui riferirsi nella sua lettura, dall’altro la rappresentazione
stessa del paesaggio è un aspetto critico, che limita tenacemente sia
l’interpretazione che al paesaggio si può dare, sia la comunicazione
che se ne può fare. Non a caso uno degli aspetti più controversi della
moderna geografia è legato al tema dell’assenza di autenticità nella
produzione cartografica moderna, accusata di aver fatto perdere speci-
ficità e senso alla rappresentazione dei luoghi. Problema analogo, alla
scala complessiva, è quello del paesaggio.
Lo stallo in cui si è impantanata l’operatività sul paesaggio impone
una profonda analisi delle nuove componenti concettuali, nello spirito
di una ricerca intesa a far emergere quei punti che possono divenire
i cardini di una nuova modellistica su e per il paesaggio. La ricerca
deve trovare lo spazio per porsi alcune domande fondamentali, innan-
zitutto circa l’opportunità di riferirsi a modelli e tecniche oggettive
per la lettura, l’interpretazione e la comunicazione del paesaggio, o
se preferire una via narrativa, maggiormente affascinante, ma di dif-
ficile accoglimento nel grembo della ricerca scientifica quale oggi la
si intende. Bisogna poi che la ricerca si interroghi su come tutto ciò
possa confluire in una nuova forma di pianificazione autenticamente
paesaggistica. Non mancano in tal senso critiche feroci sull’assoluta
inutilità di uno strumento di pianificazione paesaggistica, preferendo
l’eventualità che il paesaggio diventi «un germe da inserire nelle prati-
che progettuali correnti» (Castelnovi, Il senso del paesaggio. Relazione
introduttiva, 1998), uno strumento di supporto alla contestualizzazione
dei progetti di intervento e trasformazione del territorio.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 13

Un processo di tale portata, non può in nessun caso non iniziare


che da un’attenta analisi del più scivoloso degli elementi coinvolti: la
percezione.

Percezione e psicologia ambientale

La percezione dello spazio ricade nella più generale casistica del rap-
porto tra l’uomo e l’ambiente. Un tema, questo, oggetto di un lungo
e fervente dibattito, già proprio dei grandi pensatori dell’antichità ed
ancor oggi attuale nel panorama scientifico ed accademico.
Studiare le interrelazioni reciproche tra l’individuo e l’ambiente
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

che lo circonda è, del resto, una mission, più o meno riconosciuta, di un


gran numero di discipline (quali l’architettura, l’urbanistica, la sociolo-
gia, la geografia, la psicologia, l’antropologia, per citarne solo alcune) e
ciò ha comportato lo sviluppo di un ampio ventaglio di approcci e di
metodologie. Se da un lato ciò ha permesso lo sviluppo di un quadro
concettuale di ampio respiro che continua ad alimentare quel dibattito
di cui si parlava, dall’altro ha portato ad una grande frammentazione
degli approdi e ad una specializzazione dei contenuti tale da rendere
complicata la ricostruzione di una storia e l’evoluzione di una teoria.
È tuttavia pensiero condiviso in letteratura (Franceschini, 2003) con-
siderare la Psicologia Ambientale quale ambito disciplinare di riferimen-
to per lo studio della percezione del contesto spaziale degli individui,
sebbene la stessa si presenti come una disciplina di recente autoconsa-
pevolezza, se non di recente formazione (Craik & Zube, 1975).
Su questa scorta è possibile definire una sorta di percorso evo-
lutivo, che per addizioni, diversioni e conversioni ci lascia un quadro
concettuale coerente.
L’intera tradizione della psicologia ambientale deve molto al con-
tributo fondativo della psicologia classica, ed in particolare alla scuola
(psicologica) di Berlino, che è maggiormente nota come Gestaltpsycho-
logie (psicologia della forma). Essa crea le basi di un approccio moderno
allo studio del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, riuscendo a separare il
tema della percezione ambientale da quello più generale della filosofia.
Sul piano della teoria della percezione, la Gestalt, che a dispetto
del nome – ed in particolar modo nella sua traduzione in italiano – è
una scuola di carattere generale che propone un approccio fenomeno-
logico che riconosce l’esistenza di due tipi di ambiente, uno geografico

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
14 C come Paesaggio

(ciò che è) e uno comportamentale (ciò che si vive come fenomeno),


concentrando il suo studio su quest’ultimo e sull’estrapolazione delle
leggi che lo regolano.
Secondo la Gestalt i processi psicologici sono il frutto di un sostrato
materiale che agisce secondo leggi fisiche, invarianti sia rispetto all’e-
sperienza passata dell’individuo, sia rispetto alla storia evolutiva della
specie. A questa rinnovata visione dello spazio la Gestalt affianca due
altre chiavi di lettura relative alla percezione ambientale: la cd. legge
della formazione non additiva della totalità, secondo cui «le proprietà
del tutto non sono il risultato di una somma delle proprietà delle sue
parti» (Kanizsa, 1978), mentre «la proprietà di una parte dipende dal
tutto nel quale è inserita» (Kanizsa, 1978); e la cd. legge della pre-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

gnanza, secondo cui proprio la pregnanza, nel senso di significato di


qualcosa in un determinato contesto, è considerata un fattore struttu-
rale della percezione, per cui le forme ambigue, incomplete o anche
solo leggermente asimmetriche tendono ad essere percepite come più
definite, complete e simmetriche.
La quasi totalità delle successive visioni del meccanismo percet-
tivo si sono sviluppate in forma critica proprio rispetto all’opera del-
la Gestalt, mutuandone spesso con convinzione alcuni degli assunti
fondamentali e rigettandone altri con veemenza. Nel giro di pochi
decenni si è così sviluppato un vero e proprio dibattito accademico e
scientifico, arricchito dall’apertura verso concetti nuovi, inquadrati in
visioni psicologiche proprie di scuole eterogenee.
Sul finire degli anni ’40, ovvero al termine della spinta propulsiva
della psicologia della forma – per certi versi, quindi, sulla sua parabola
discendente – si è affermata la scuola della New Look of Perception,
prima ad introdurre all’interno, dell’assunto gestaltico della totalità del
“gesto” percettivo, l’importanza dei bisogni e degli scopi (per certi versi
della personalità), mettendo così in crisi l’approccio fenomenologico
universale1.
Negli stessi anni, lo psicologo statunitense di origine ungherese
Egon Brunswick, opponendosi all’elementarismo della psicologia clas-
sica, ribadiva l’importanza della totalità degli avvenimenti nello studio
dei fenomeni psicologici. Egli introdusse l’idea che il processo percet-

1
L’approccio fenomenologico universale sta a rappresentare l’idea, propria della Gestalt,
secondo cui l’interpretazione dei fenomeni è sempre oggettiva e regolata da leggi invarian-
ti: un vero e proprio meccanismo di percezione ambientale indipendente dall’individuo.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 15

tivo non fosse caratterizzato solo da una semplice analisi dei dati sen-
soriali esterni, ma costituisse un sistema dinamico di rapporti mutevoli
(Brunswik, 1934). La sua teoria trova concretizzazione nel “modello a
lente”: gli stimoli ambientali attraversano una lente che simboleggia il
modo in cui ogni individuo percepisce, finendo poi per ricongiungersi in
maniera anche diversa da come si presentavano prima di attraversare
la lente. Secondo questo modello fenomenologico, il mondo non viene
solo percepito ma anche inferito in base agli indizi percettivi a cui il
soggetto dà più o meno peso (Baroni, 1998), trasformando l’esperienza
percettiva in un «apprendimento probabilistico basato sul trattamento
degli indizi forniti dall’ambiente» (Brunswik, 1934).
La seconda metà del Novecento, in particolare gli anni ’60 e ’70,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

vede l’affermazione, pressoché in ogni ambito della psicologia, dell’ap-


proccio cognitivista. Assumendo la posizione ontologica del realismo
critico, secondo la quale viene accettata l’esistenza di una realtà esterna
strutturata, ma allo stesso tempo viene rifiutata la possibilità di cono-
scerla completamente, il cognitivismo riprende il pensiero gestaltico,
configurando l’uomo come un immagazzinatore di informazioni globali
capace, poi, di trattarle e desumerne informazioni percettive. L’indi-
viduo è quindi inteso quale possessore di modelli di interpretazione
delle informazioni (modelli cognitivi) che gli provengono dagli stimoli
ambientali. In questo quadro generale, ed in particolare con l’opera di
Urlich Neisser, è stato introdotto il concetto, ancora attuale, di schema
mentale (Neisser, 1976).
Durante gli anni ’80, le risultanze sperimentali hanno messo forte-
mente in crisi l’impalcato concettuale del cognitivismo. La mancanza di
una validità ecologia ha spinto, infatti, numerosi studiosi a lavorare per
il suo superamento. Tra questi si annovera lo stesso Neisser. Un ruolo
determinante si deve, in tal senso, al lavoro dei coniugi James Jerome e
Eleanor Jack Gibson, che proposero il rifiuto dell’idea di uomo deten-
tore di schemi interpretativi complessi, a favore di una visione secondo
cui l’economizzazione – ovvero l’ottimizzazione efficace – del modello
cognitivo umano è tale da favorire l’eliminazione di ogni processo d’e-
laborazione, a favore di un rapporto diretto tra sensazione e percezione.
Questa visione è per l’appunto nota come ecologica o diretta.
Gli approcci discussi, per quanto differenti ed in certi casi persi-
no contrapposti, partono dal presupposto che la percezione è un atto
dell’individuo sull’ambiente. Si parte, ovvero, dal presupposto che la
realtà esista e che essa venga, in modo più o meno diretto o contin-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
16 C come Paesaggio

gente, intesa attraverso alcuni meccanismi o modalità intuitive. Una


corrente di pensiero nota come Scuola Transazionale, però, ha messo
in discussione questo presupposto fondativo, proponendo d’intendere
la realtà fisica come risultato, e non causa della percezione: l’ambiente
come prodotto della percezione individuale.
Questa visione causale della percezione è plausibile, oltre che in
una ovvia accezione creazionistica, anche e soprattutto in accezione
costruttiva: percependo non si costruisce la realtà ma le si dà signi-
ficato. In questo senso, più vicino alle posizioni classiche (la Gestalt,
per esempio, intende la percezione come un’attribuzione di forma) e
dominante nel pensiero psicologico, gli influssi della Scuola Transa-
zionale saranno indirizzati per lo più verso l’analisi comportamentale,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

approfondita dalla stessa scuola, nell’ottica di dimostrare la dipenden-


za dei meccanismi percettivi dall’esperienza.

Percezione e spazio urbano: lo spazio veduto e lo spazio vissuto

Il rapporto tra l’uomo e l’ambiente si è detto essere un aspetto proprio


della psicologia ambientale, che pur non esaurendosi nel suo studio,
certamente lo elegge quale uno dei suoi elementi preminenti. In par-
ticolare, ha acquisito nel tempo autonomia e dignità proprie lo studio
di uno specifico binomio, qual è quello individuo-ambiente di vita. Si
tratta, in altri termini, del tema dell’interazione tra abitante e abitato,
che in ragione della lampante preminenza numerica si sublima nel
rapporto tra cittadino e città ovvero tra individuo e spazio urbano.
Questo filone di studio vanta una propria letteratura, radicata nel
tema percettivo, ma spinta verso aspetti alquanto specialistici. Due
sono le grandi categorie di interpretazione del percetto urbano: la cit-
tà come spazio veduto, che si approccia allo spazio urbano in termini
percettivo-visivi; la città come spazio vissuto, che si approccia allo stes-
so spazio urbano con un approccio percettivo-sociale, tradizionalmente
proprio dell’antropologia urbana.

Spazio veduto, ovvero la città degli occhi

La città della percezione visiva è intesa in termini scientifici. È com-


posta da poche variabili e ricostruibile in laboratorio; ciò ne permette
una conoscenza limitata, ma precisa, che si riverbera con altrettante

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 17

qualità sulla conoscenza e lo studio del rapporto tra gli individui e gli
spazi che la compongono. Non si tratta, tuttavia, di una città superfi-
ciale, colta in maniera semplificata per ridurre il numero di variabili in
gioco, ma di una città approfondita, descritta attraverso poche variabili
effettivamente significative, nel caso specifico basate sulla visione, inte-
sa quale elemento primario e determinante della percezione spaziale
degli individui.
Numerosi sono gli studiosi che hanno indirizzato in tal senso il
loro lavoro, tra cui spicca l’opera di due personaggi – e la parola non
è casuale, in quanto hanno profuso un impegno che ha avuto ed ha
tutt’ora una eco che travalica l’ambito scientifico – che partendo da
posizioni lontanissime sono stati in grado di esprimere non solo il
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

loro pensiero, ma anche quello di un intero movimento culturale di


dimensione mondiale. Si tratta di Rudolf Arnheim – di grande noto-
rietà anche in discipline più lontane per aver affrontato con grande
successo anche i problemi della percezione dell’opera d’arte – e di
Gordon Cullen – forse di fama più specialistica, ma di grande influenza
sul pensiero trans-disciplinare successivo.
Rudolf Arnheim ha rivoluzionato il mondo della percezione del-
lo spazio tridimensionale (ed in particolare quello dell’architettura
e dell’urbanistica) pur rimanendo nell’ambito del pensiero classico,
fedele ai principi di fenomenologia universale della Gestalt. Rifiu-
tando l’indipendenza tra percepito e percettore, Arnheim teorizza la
relazione indissolubile tra forma ed utenza, arrivando ad affermare
la non esistenza delle forme al di fuori della percezione, ovvero che
le forme non hanno vita propria al di fuori del rapporto con l’essere
umano (Arnheim, 1954). Interpretando l’uomo quale soggetto atti-
vo del meccanismo percettivo, per Arnheim è indispensabile capire
il funzionamento dell’apparato percettivo. Egli intende quest’ultimo
come un’operazione complessa in cui alla sensazione si accompagna
il pensiero, strutturato come una sequenza di operazioni conosciti-
ve. Nel suo intento di generalizzazione, egli individua 10 aspetti della
percezione e ne struttura un metodo di analisi imperniato su tre fasi
(Arnheim, 1954).
Di capitale importanza è il rilievo dato dalla ricerca arnheimiana
alla rappresentazione. Rispetto alla tradizione della psicologia ambien-
tale, Arnheim inverte la struttura del pensiero, partendo dalla rap-
presentazione per arrivare a desumere le leggi della percezione della
forma. Per primo egli introduce i termini di concetto espressivo, inten-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
18 C come Paesaggio

dendo la capacità degli uomini di esprimere concetti attraverso uno


strumento di rappresentazione, e di concetto rappresentativo, inteso
come l’insieme delle qualità della forma grazie alle quali la struttura
percepibile di un oggetto può essere rappresentata tramite le proprietà
di un determinato strumento di rappresentazione.
Pur concentrando il proprio sforzo nell’obiettivo di determinare
un corretto approccio ed un efficace metodo per la lettura dell’opera
d’arte, i principi espressi da Arnheim sono di portata molto più genera-
le ed in particolare ben si estendono a tutte quelle discipline attente al
rapporto tra uomo e ambiente di vita (Dal Piaz, Pollini, Privileggio, &
Treu Gentile, 1980), urbanistica ed architettura in primis, che hanno la
loro dominante nel continuo ed incessante processo di trasformazione
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

che gli individui fanno del loro ambiente di vita a diverse scale. Ciò
fa del contributo di Arnheim, qui solo tratteggiato nei suoi lineamenti
fondamentali, un apporto notevolissimo al dibattito scientifico del suo
tempo, nonché a quello attuale.
Di minore risonanza, ma di non minore importanza, è l’opera di
Gordon Cullen. Di diversa estrazione culturale rispetto ad Arnheim,
occupandosi egli di architettura e pianificazione e non direttamente di
psicologia, si rivolge esplicitamente all’urbanista ed al suo ruolo nella
pianificazione, segnatamente del paesaggio, rifuggendo da uno studio
sistematico della percezione. La sua opera, sintesi del lavoro decen-
nale portato avanti dall’entourage della rivista Architectural Review,
mira a riformare l’urbanistica classica, improntata su modelli zenitali2,
proponendo una revisione del rapporto tra progetto e fruitore, che
pone al centro della speculazione professionale la percezione dello
spazio costruito. Cullen è un convinto assertore dell’esistenza di regole
percettive, sottili ma determinanti, che regolano il rapporto individuo/
ambiente, basandosi sull’impatto visivo che le forme costruite hanno
sugli individui stessi. Questa convinzione indirizza la sua ricerca non
verso la sintesi di modelli univoci ed universali, ma verso l’identifica-
zione di un lessico e di una sintassi adeguati a descrivere e valutare il
contesto ambientale, con il pensiero rivolto quasi completamente allo
scenario urbano. Associando alla percezione visiva una forte valenza
emozionale, Cullen identifica tre chiavi di lettura dello spazio urbano:
la serialità della visione in movimento; il rapporto corporale con i carat-

2
L’espressione “modello zenitale” è da intendersi, nel presente testo, con l’accezione
di modello basato sul disegno in pianta in scala ridotta della realtà.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 19

teri fisici del luogo; l’esame del suo contenuto (materiali ed elementi che
lo costituiscono) (Cullen, 1961) (Di Biagi, 2002). L’opera di Cullen ha
il pregio di essere la prima che, di fatto disinteressandosi del meccani-
smo percettivo seppur non negandolo, incentra la propria attenzione
sull’uso della percezione quale strumento per e della urbanistica.
La città veduta quindi, al di là delle caratteristiche proprie del
modello percettivo su cui s’incentra – ad ogni modo semplice, ripro-
ducibile ed oggettivo – evidenzia l’importanza di due elementi prin-
cipali, quali l’esaltazione della variazione e la dipendenza dai concetti
di ordine e caos.
L’esaltazione della variazione inerisce alcune delle caratteristiche
peculiari della percezione visiva, quale meccanismo di adattamento al
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

contesto, finalistico (ovvero correlato ad uno scopo) e selettivo. Esso


è dominato dagli stimoli indotti proprio dalla variazione e, pertanto,
sensibile al divenire nella dimensione temporale ed in quella spaziale.
In altri termini, sensibile al movimento. Interessante, in tal senso è
quanto scrive Arnheim: «L’organismo, sulle cui esigenze la visione è
modellata, è naturalmente più interessato ai mutamenti che all’immo-
bilità. Quando qualcosa appare o scompare, o si muove da un luogo
all’altro, o muta forma o dimensione o colore o luminosità, la persona
o l’animale che osserva sente alterarsi la propria stessa condizione:
un nemico che si accosta, un’opportunità che sfugge, un’esigenza cui
adempiere, un segnale cui obbedire. Il più primitivo organo della vista,
il punto o fibra nervosa sensibile alla luce di un mollusco o di un cirri-
pede, limiterà l’informazione ai mutamenti di luminosità, consentendo
così all’animale di ritrarsi dentro la propria conchiglia non appena
un’ombra interrompe la luce solare. Contemplare le parti immobili
dell’ambiente è qualcosa che si accosta a un vero e proprio lusso»
(Arnheim, 1974, p. 26). In maniera per molti versi analoga si esprime
anche Cullen quando, pur nelle differenze profonde che caratterizza lo
scopo del lavoro dei due autori, introduce il concetto di visione seriale
in movimento (Cullen, 1961).
Passando al tema dell’ordine e del caos, Arnheim ne tratta parlan-
do del ruolo e del valore dell’entropia nell’opera d’arte. Egli afferma
che la visione è influenzata dal rapporto tra le parti nell’unità del-
la struttura globale (Arnheim, 1954). Secondo Arnheim, sussiste una
naturale attitudine della percezione a ricercare una forma di ordine,
ovvero a ricondursi alle strutture più semplificate possibili, riprenden-
do un assunto proprio della scuola della Gestalt. Ne rimane che l’im-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
20 C come Paesaggio

portanza del rapporto tra le parti travalica quello delle singole stesse
parti. Semplificando, la percezione visiva è un fenomeno di specula-
zione essenzialmente relazionale. Anche il Cullen aderisce a questa
posizione concettuale, ponendo di sovente, nel suo decalogo, l’effetto
di una visione sotto l’egida del rapporto tra gli elementi componenti
(Cullen, 1961).
Si potrebbe così ridefinire l’assunto di partenza: la percezione visiva
è un fenomeno di sostanziale adattamento al contesto, finalistico (ovve-
ro correlato ad uno scopo), selettivo e relazionale, ovvero basato sulle
relazioni tra le parti, colte nel susseguirsi di immagini in movimento.

Spazio vissuto, ovvero la città dei sensi


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Lo spazio sociale, o vissuto, è l’ambito di ricerca proprio dell’antropo-


logia, scienza nata dall’applicazione alla città delle metodologie che gli
etnologi hanno da sempre applicato ai viaggi di esplorazione. Si tratta,
pertanto, di una visione della città fatta dai suoi fruitori (i cittadini),
per il cui studio non si parte dal riconoscimento dei caratteri fisici,
ma vi si arriva come risultato dell’analisi del modo con cui i cittadini
creano spazi, eludono occasioni di ritrovo sociale, utilizzano i luoghi.
In queste ipotesi non c’è spazio per il lavoro di laboratorio; la città
dell’antropologo è una città esperienziale in cui egli svolge più il ruolo
del narratore che quello dello scienziato.
Lo sviluppo dell’antropologia è stato, negli ultimi decenni, molto
vasto, tanto da allargarsi verso aspetti molto specialistici che, in un
senso o nell’altro, l’hanno portata e la portano in direzioni anche molto
distanti dalla sfera d’interesse dell’urbanistica. Non sono mancati, però,
esempi di grande affinità, com’è il caso dello psicologo statunitense
Edward T. Hall. La sua speculazione parte dall’osservazione del com-
portamento animale per spingersi verso lo studio del comportamento
dell’uomo in particolari condizioni di socialità: la prossemica, termine
coniato dallo stesso Hall per indicare “le osservazioni e le teorie che
concernono l’uso dello spazio dell’uomo, inteso come una specifica ela-
borazione di cultura” (Hall, 1966). Lo spirito della sua ricerca è quello
di estendere i concetti propri della linguistica alla totalità della cultu-
ra, stigmatizzando, anche esplicitamente, i saperi esperti del progetto
spaziale verso l’uso costruttivo dei comportamenti etici. Nonostante
manchi una sistematizzazione delle conoscenze acquisite rivolta spe-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 21

cificamente all’urbanistica, il lavoro di Hall è di particolare interesse.


Egli, infatti, proponendo l’idea che la percezione ambientale sia espres-
sione di una specifica cultura locale, per primo relaziona esplicitamente
la forma della città alla condizione contestuale dei suoi fruitori, indivi-
duando per ogni situazione e tipologia di comportamento la necessità
o l’aspettativa della forma o della consistenza dello spazio urbano.
Di notevole fama ed importanza è, inoltre, l’opera di Kevin Lynch,
uno dei più noti ed influenti pensatori urbani del secolo passato. Egli
è sicuramente il più urbanista degli autori presentati finora, avendo
sempre dedicato la propria attività alla teoria ed alla pratica dell’ur-
banistica. Per quanto i suoi interessi abbiano spaziato in vari ambiti
della disciplina, i suoi più interessanti contributi riguardano il tentativo
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

di studiare l’immagine che la città offre ai suoi fruitori e l’aggettiva-


zione della forma. Il suo primo contributo è finalizzato al tentativo di
riportare l’urbanistica verso una dimensione estetica, indagandone il
ruolo nella vita quotidiana, nell’attività professionale e nelle possibi-
lità d’incrementare la partecipazione nelle trasformazioni ambientali
(Andriello, 2002). Lo schema di lavoro portato avanti è di tipo con-
cettuale, costituito da un criterio di catalogazione per smembramento
della città in parti elementari, dettato da una visione del rapporto
tra individuo e contesto come determinato da automatismi comporta-
mentali, in cui la percezione anticipa ed indirizza la fruizione. La città
assume, in questa ottica, le caratteristiche di un ente strutturato per
elementi ricorrenti, declinato mutevolmente in relazione alle diversità
di lettura che si possono dare alla città, in virtù dei molteplici tipi di
mobilità e/o delle diverse condizioni imposte dal fluire del tempo.
Per quanto concerne l’aggettivazione della forma, Lynch propone
una collezione di categorie su cui si può intervenire in fase di progetto.
Egli considera possibile dosare, ovvero leggere il dosaggio, delle sue
categorie, per ottenere l’effetto voluto o spiegare l’effetto esistente.
La solida concezione percettiva di Lynch, che ha fortemen-
te influenzato non solo tutta la sua opera, ma l’intero movimento
dell’urban design, si basa sull’idea cha la città sia innanzitutto un luo-
go, ovvero uno spazio identitario, storico e relazionale, con una forte
caratterizzazione sociale. In tal senso, ogni individuo partecipa alla
città quale elemento attivo, instaurando con essa un dibattito, e quindi
non necessariamente come fattore modificante. Ne deriva una visione
molto moderna, in cui città ed individuo sono inscindibilmente lega-
ti dall’idea di paesaggio: «Il paesaggio serve come un vasto sistema

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
22 C come Paesaggio

mnemonico per la ritenzione della storia e degli ideali del gruppo.»


(Lynch, 2006). È in queste premesse che Lynch definisce la propria idea
di percezione come meccanismo in cui sono legate una componente
estetica e una apportatrice di significato, come egli stesso scrive: «Il
nostro meccanismo percettivo è inoltre così adattabile che ogni gruppo
umano è in grado di distinguere le parti del suo paesaggio, sa percepire
e dare significato ad ogni particolare di rilievo.» (Lynch, 2006).
Quest’accezione è feconda nella sua distinzione tra il percepire la
forma e il darle significato. Ciò che si vede nella propria esperienza nel
luogo urbano influenza in maniera preponderante il valore, in termini
di significato soggettivo, che certi spazi assumono in quanto tali, ed in
relazione all’osservatore e agli altri spazi che ne costituiscono il contesto.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Tutto il lavoro lynchano è, in tal senso, basato sull’assunzione che


non possono essere indagate le relazioni di significato che intercorrono
tra un osservatore e l’oggetto osservato, se non attraverso l’analisi delle
relative qualità estetiche, ovvero visive, in quanto esse, influenzando
l’apposizione di significato, costituiscono l’oggetto della speculazio-
ne percettiva e, pertanto, sono elementi primigeni nella formazione
dell’immagine comune.
Lynch declina le qualità estetiche in due componenti distinte: l’i-
dentità e la struttura. La prima è intesa con il significato di individualità
o unicità, ovvero connessa con l’importanza del riconoscimento di un
elemento quale entità separabile. La seconda, invece, è intesa in termini
di relazioni tra un elemento, gli altri elementi e l’osservatore. Se ne
evince che per Lynch la percezione ha un ruolo fondamentale nella
distinzione formale delle parti, nonché nella ricerca delle loro relazioni.
Queste posizioni sono alla base di un metodo, sviluppato dallo
stesso Lynch, indirizzato all’indagine delle possibilità di costruire l’im-
magine pubblica della città. Tale immagine, intesa come propria di
un contesto locale, in quanto figlia di un retroterra culturale e com-
portamentale specifico del gruppo sociale dei suoi residenti, è basata
sulla sovrapposizione di singole immagini personali, sviluppate attra-
verso il trattamento delle informazioni reperite attraverso il racconto
dell’esperienza umana nello spazio urbano. La chiave concettuale del
metodo, più che l’immagine ambientale comune, che ne è il risultato,
è la figurabilità: «[…]la figurabilità è la qualità che conferisce ad un
oggetto fisico una elevata probabilità di evocare in ogni osservatore
un’immagine vigorosa. Essa consiste in quella forma, colore o dispo-
sizione che facilitano la formazione di immagini vividamente indivi-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 23

duate, potentemente strutturate, altamente funzionali» (Lynch, 1960).


Alla figurabilità Lynch riconosce, quindi, la capacità di sintetizzare il
livello di chiarezza percettiva, ovvero di risposta al bisogno di identità
e struttura nella percezione dell’ambiente urbano. In tal ottica, è la
principale proprietà che uno spazio possa possedere, in quanto al livel-
lo di chiarezza dell’immagine sono legate numerose sensazioni che al
crescere della stessa tendono verso il benessere. In generale, al crescere
della chiarezza migliora il benessere personale, in quanto si accresce
la rassicurazione emotiva (in particolare tendono a non manifestarsi
fenomeni d’angoscia da disorientamento – che Lynch definisce come
situazioni tragiche), e diventa più facile il movimento intenzionale, in
quanto è più facile ubicare elementi utili o significativi nonché è più
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

semplice relazionarli alla propria posizione. Quest’ultima fattispecie, in


particolare, evidenzia che la scelta di alcune traiettorie di movimento
rispetto ad altre apparentemente equivalenti od anche geometrica-
mente o dimensionalmente convenienti, non è un fenomeno casuale,
in quanto è strettamente influenzato dalla percezione spaziale, ovvero
in primis dalle qualità estetiche di tali spazi.
Al di là degli approdi operativi del metodo, di cui si avrà modo
di discutere successivamente, il risultato principale delle asserzioni di
Lynch è l’imposizione al dibattito scientifico di una riflessione innova-
tiva sia sul ruolo dell’urbanista sia sugli strumenti che debbono essergli
propri, in tal modo proponendo una forte rottura con l’urbanistica
classica novecentesca.

Uno sguardo rinnovato sul paesaggio

È quindi ancora attuale una riflessione sul paesaggio?


Certamente lo è la ricerca di un modo diverso, se non rinnovato,
di guardarlo, una sorta di nuovo sguardo. Uno sguardo indirizzato in
maniera molto ampia e pronto ad accogliere tutti gli aspetti materiali
ed immateriali che sono l’essenza complessa del paesaggio. Perché se
esso è fatto prettamente di segni è altrettanto vero che «Ogni segno
in esso [il paesaggio] fa parte di un discorso che si dispiega davanti a
noi, un discorso che è il paesaggio stesso, e il cui linguaggio può essere
compreso, sia pure sulla base di codici complessi.» (Turri, 1974).
Così scriveva Eugenio Turri presentando la sua idea del paesag-
gio: lettura culturale di significati; linguaggio. Il paesaggio esprime le

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
24 C come Paesaggio

ragioni intrinseche di una cultura, essendo l’insieme dei suoi segni sul
territorio. La modificazione del territorio si fa segno nel paesaggio.
Ogni cultura esprime il suo paesaggio, ovvero parla una lingua che
ci permette di interpretare le modificazioni del territorio, di dare un
significato ai segni. In tal senso il paesaggio è in continuo divenire
perché cambia il territorio e perché cambia la cultura.
Per leggere la complessità culturale di una società è possibile clas-
sificarne i segni (Turri, 1974):
• la presenza fisica dell’uomo;
• la mobilità;
• la sedentarietà;
• lo sfruttamento economico dell’ambiente;
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

• l’offesa e la difesa.
La visione semiologica del paesaggio si fonda sulla scissione del
significante dal significato delle modificazioni territoriali. Da un lato ci
sono i segni con le loro forme (i significanti), frutto dell’azione di una
società guidata dalla sua cultura formatasi nel corso del tempo ed in
specifiche condizioni ambientali. Dall’altro c’è l’interpretazione delle
forme (i significati), frutto della comprensione delle dinamiche della
cultura che le ha prodotte. Il paesaggio è l’insieme dei segni, ma può
essere inteso solo attraverso la comprensione dei significati, e ciò ne
fa un’entità complessa, inafferrabile, in continuo divenire. Il paesaggio,
peraltro, non può che essere colto proprio in questa scissione, e perciò
necessita di un doppio momento di studio per essere razionalizzato:
prima lo studio dei segni e poi quello dei significati. Ciò fa sì che non
si possa studiare e comprendere, se non intuitivamente, il paesaggio
che si contribuisce a definire, il proprio paesaggio, e che al contempo ci
si possa riferire solo ad un paesaggio contemplato, al paesaggio altrui.
Questo ci dice della complessità del paesaggio e della complessità di
un sistema di significazione che voglia interpretarlo e leggerlo come
sistema di segni, ma ci suggerisce anche come la complessità si possa
superare cercando di far corrispondere ad un ordine categoriale di
segni un ordine di motivazioni che ci rimandano alle strutture interne
della società, per cui ad una certa società corrisponde un certo paesag-
gio e ad un certo paesaggio un certo tipo di segni. La corrispondenza
tra strutture sociali e strutture territoriali è netta, per l’elementarità
del contenuto segnico, nelle società etnografiche e premoderne, mentre
non lo è allo stesso modo per le società più evolute. Le note classifica-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 25

zioni marxiane fondate sui modi di produzione semplificavano l’identi-


ficazione delle società, consentendo una lettura più facile e diretta dei
paesaggi che esse producevano, mentre oggi una molteplicità di fattori,
spesso esogeni alle culture locali, influenzano i comportamenti sociali
in maniera profonda, rendendo il quadro più confuso e meno chiaro.
La complessità del paesaggio nell’interpretazione semiologica
aumenta ulteriormente se si aggiungono ai segni delle società che
operano in un certo territorio le sedimentazioni storiche legate alle
generazioni e alle società diverse che hanno operato in quello stesso
ambito: ciò allarga lo spettro semantico a dismisura. Una chiave di
lettura, in questi contesti ad alta complessità, può essere quella dell’in-
staurazione di diversi livelli di significazione.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

È possibile leggere i paesaggi se non si conosce la società che li


ha prodotti? Certo di potrebbero studiare i territori, costruire una
collezione di forme, ma non si sarebbe in grado di attribuire loro dei
contenuti, dare loro dei significati: in sintesi si conoscerebbero tanti
paesaggi ipotetici, ma non quello autentico, quello vissuto, che sta nel-
la tensione tra segno e significato sociale. Conosceremmo «il mondo
silente dei segni, ma non il rumore della parola» (Turri, 2000). Ciò
significa che il paesaggio interpretato in tal modo perde la sua valenza
di categoria della conoscenza, di manifestazione del segno in quanto
tale. Non c’è paesaggio autentico senza società generatrice, ovvero non
c’è significato nei suoi segni. Il paesaggio si forma col segno, ma diventa
espressivo solo in quanto prodotto identitario. Espressività, peraltro,
non accidentale, non suo malgrado (Castelnovi, 2002), ma voluta qua-
le atto di ricerca dell’effetto semiotico che ogni società persegue. Il
senso del paesaggio è racchiuso nell’obiettivo proprio di ogni società
di modificarlo per lasciare il segno di sé, per rappresentare la propria
auto-riflessività e la propria consapevolezza negli effetti del proprio
operare. Il paesaggio e l’identità procedono insieme inscindibilmente;
se non c’è identità non c’è paesaggio.
Nel quadro dell’interpretazione semiologica la città rappresenta
un segno; il più significante dei segni di una società. Essa è intesa
come fosse testo, dotata di una grammatica delle forme, da significare,
come si diceva, nel quadro della cultura locale. Questa visione trova
nell’opera lynchana il proprio riferimento fondativo. Sebbene essa non
sia dichiaratamente semiotica, di fatto interpreta pienamente i principi
propri di questa concezione paesaggistica. Non a caso il più noto testo
lynchano, nonché quello di più ampia diffusione, The image of the

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
26 C come Paesaggio

city, risalente al 1960 ed ivi già più volte citato testualmente nella sua
edizione italiana (Lynch, 2006), è considerato il primo riferimento per
lo sviluppo della semiotica sociale urbana (Zingale, 2013). Quest’ulti-
ma, nel suo indagare la relazione tra dimensione sociale e dimensione
spaziale muove dal presupposto che solo nel momento in cui gli spazi
acquistano significati e valori possono modellare interazioni, stimolare
pratiche e incorporare forme di socialità. L’abitare stesso acquista un
senso culturale e antropologico, come forma semiotica, con la società
che vive lo spazio. Le categorie chiave attraverso le quali comprende-
re il rapporto tra società e spazio urbano sono quella di esperienza,
narrazione, memoria, identità, immagine della città (Lynch, 1960). La
città quale segno «non è soltanto oggetto di percezione (e forse di godi-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mento) per milioni di persone profondamente diverse per carattere


e categoria sociale, ma è anche il prodotto di innumerevoli operatori
che per motivi specifici ne mutano costantemente la struttura. Benché
nei suoi grandi lineamenti essa possa mantenersi stabile per qualche
tempo, nei dettagli essa cambia senza posa. I controlli cui la sua crescita
e la sua forza sono suscettibili, sono soltanto parziali. Non vi è alcun
risultato finale, solo una successione continua di fasi» (Lynch, 2006).
L’interpretazione della città diventa quindi un problema duale.
Bisogna riconoscere innanzitutto il dettato segnico, e poi dargli signi-
ficato attraverso un’operazione di estrapolazione culturale antropolo-
gica. Entrambe le fasi pongono interrogativi metodologici complessi.
L’insieme dei segni è larghissimo e quello dei significati quantomeno
ambiguo: se il paesaggio non è semiologicamente polisemico (ad una
cultura sociale corrisponde un univoco paesaggio) viceversa lo è l’in-
terpretazione soggettiva di gran parte dell’immane numero di segni.
La risposta di Lynch a queste problematiche è innanzitutto metodolo-
gica. Il suo metodo si basa su un approccio duale. Gli attori coinvolti
sono di due tipologie: gli esperti esterni al contesto (outsider), che
contemplano il paesaggio altrui secondo precise indicazioni, e gli insi-
der, che rappresentano l’identità culturale necessaria a significare le
forme. Analogamente la procedura di formazione dell’interpretazione
del pae­saggio è duale: agli outsider è chiesto di classificare le forme
sulla base oggettiva della loro formazione esperta, mentre agli insider
è chiesto di raccontare, narrare, la propria esperienza urbana, in modo
da poterne trarre informazioni culturali che, sovrapposte, definiscono
il profilo identitario necessario. La formalizzazione di queste informa-
zioni avviene attraverso un linguaggio secondario, puramente comu-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 27

nicativo, che fa ricorso alle ben note categorie. Un alfabeto formale,


condiviso e codificato, funzionale alla spiegazione di un linguaggio
complesso, informale e localmente polisemico.
La critica contemporanea ha mosso radicali obiezioni all’approc-
cio semiologico ed alle sue consequenziali implicazioni (Beltrame,
2009). La semiologia del paesaggio, come si dice sin dall’apertura del
lavoro, nel suo scindere il segno ed il significato, associa al paesaggio la
dimensione oggettiva del segno caricandolo successivamente di senso
attraverso la corresponsione del significato. La dimensione culturale è,
in tal modo, un attributo del paesaggio, non la sua natura.
La posizione più recente e condivisa, almeno a livello europeo, è
quella che al paesaggio associa una natura eminentemente culturale,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

derivante dal suo essere pura speculazione percettiva dell’uomo sul


territorio, e, nello specifico, sul territorio dove egli stesso opera e vive.
Ciò comporta implicitamente la negazione del principio semiologico
secondo cui si può studiare solo il paesaggio degli altri: il paesaggio
in sé non ha più ragione d’essere studiato in funzione della sua essen-
za di categoria relativa; bisogna studiare il rapporto tra l’uomo ed il
territorio, come esso si svolge, su che basi si fonda. Non interessa più
soltanto l’uso che si fa del suolo, ma anche e soprattutto come l’uo-
mo percepisce quest’uso e come vi convive e vi si adatta, o come lo
adatta a sé stesso nel modificarsi della propria cultura. C’è bisogno
di un nuovo modo di approcciarsi allo studio del territorio finalizzato
all’interpretazione del rapporto tra questo e l’uomo.
La città, come tutti gli altri ambiti del territorio antropizzato, è un
territorio da indagare. Territorio per eccellenza, in qualità di spazio
sociale per eccellenza. Essa è stata finora oggetto di numerosissimi
studi di ogni genere, mai però finalizzati ad una interpretazione territo-
riale oggettiva a fini antropici: o se ne è studiato l’aspetto funzionale, o
se ne è studiata la natura formale ed esperienziale. C’è probabilmente
la necessità di muoversi su livelli diversi, meglio correlati alla natura
percettiva del rapporto paesaggistico.
La psicologia cognitivista ha evidenziato l’importanza, nella com-
prensione e nella fruizione dello spazio urbanizzato, della struttura
relazionale degli spazi (Montello, 1991). La primarietà della relazione
sulla forma è stata fortemente indagata nella ricerca di formalizzazio-
ni predittive delle modalità di scelta dei percorsi di spostamento in
ambito urbano (Hillier & Iida, 2005; Turner, 2001). Si può pensare, in
tal senso, di affiancare alla visione semiologica di una città composta

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
28 C come Paesaggio

grammaticalmente – la città come testo – quella di una città fatta


innanzitutto di rapporti mutui, di relazioni tra spazi e fruitori – la città
come diagramma. Non un diagramma che si limiti a tenere in conside-
razioni le sole componenti fisiche, cui approcciarsi con la modellistica
territoriale tradizionale, bensì un diagramma socio-territoriale in cui
lo spazio è il supporto dell’interazione sociale e dalla cui reciproca
interazione derivano i modi dell’insediarsi. Studiare in tal maniera il
livello relazionale significa innanzitutto creare un modello oggettivo e
semplificato del territorio urbanizzato, su cui procedere per addizione
dei contenuti ottenuti attraverso misure topologiche. Bisogna, di fatto,
rinunciare all’idea di una esclusiva materialità del supporto spaziale,
rifiutare la dipendenza dell’interazione spaziale dalla sola regola eucli-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

dea, ovvero bisogna immaginare lo spazio fisico innanzitutto come il


risultato della proiezione virtuale dei rapporti sociali.
Il superamento dell’assolutismo formale, ovvero dei segni, qua-
le unico fattore del riconoscimento territoriale, garantisce, per altro,
la semplificazione dell’oggetto di studio, che abbiamo già detto esse-
re formalmente molto ricco. Non a caso la ricerca semiologica si è
fortemente spesa nel cercare di mettere a punto modelli sempre più
oggettivi ed efficienti per il riconoscimento, l’interpretazione e la cate-
gorizzazione delle forme. È ovvio, ad ogni modo, che il solo livello
relazionale non esaurisce la problematica dello studio del territorio
nell’ottica paesaggistica. Ai segni è comunque sempre associata la for-
malizzazione di aspetti culturali non secondari, che contribuiscono in
maniera determinante nell’espressione del progetto culturale comu-
ne di una società. Dai segni è possibile riconoscere l’attitudine dei
gruppi sociali a mettere in comune, o meno, i risultati del loro vivere:
essi conservano il patrimonio dell’atto espressivo umano. I segni sono
materiali, comunicativi.
E se non fossero i segni la giusta chiave di lettura del paesaggio
urbano, ma l’analisi del potenziale d’interazione che lo spazio urbano
garantisce in virtù della propria struttura relazionale?
Da questo interrogativo si sviluppa l’intero percorso di ricerca
che, partendo dall’idea di fornirne una risposta convincente, arriva
alla definizione di una proposta metodologica che sostanzia la risposta
stessa in un approccio vero e proprio, in un nuovo sguardo sul pae-
saggio urbano. Uno sguardo fatto di nodi, archi e misure di centralità,
che in una forma molto distante da quella che l’intuizione ci direbbe
essere quella corretta, dischiude il funzionamento profondo della cit-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio – Percezione – Città 29

tà, portando in luce il contributo che le strutture latenti dello spazio


forniscono al sistema urbano. Uno sguardo basato sulla quantità, sulle
misure, e quindi intrinsecamente oggettivo, perché ripetibile, confron-
tabile, discutibile in ogni suo aspetto. Uno sguardo critico, perché capa-
ce di scindere la forma dalla funzione, e quindi in grado di distinguere
gli effetti funzionali da quelli estetici ed allo stesso tempo in grado
di spiegare perché alcune forme sono generalmente preferite, se non
addirittura archetipiche.
Uno sguardo, però, tutto da spiegare, che pur essendo la risposta
all’ultimo interrogativo proposto, parte da una domanda diversa e più
essenziale sul rapporto tra relazioni e segni, ovvero tra forma e fun-
zione, nella città.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Uno sguardo, appunto, che come tale si pone ai margini del dibat-
tito complesso e più che mai vivo sul paesaggio urbano – e sul pae-
saggio in generale – in cui non entra mai con acquisizioni di merito,
ma su cui si dispiega sostanziandosi su posizioni sì selettive, ma anche
scientificamente robuste e condivise, con lo spirito di portare avanti
una lettura del paesaggio che non sia in contrapposizione con la lette-
ratura del paesaggio.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Capitolo 2
Ad misuram corporis: metodi e tecniche per l’analisi
della città e del paesaggio urbano

Segni o linee?
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

L’essenza di un rinnovato sguardo al paesaggio urbano sta tutta nella


ricerca di un modo nuovo di coniugare forma e funzione della città.
Nuovo non necessariamente e completamente nell’idea, ma certamen-
te nel fine e nello scopo.
Forma e funzione sono concetti scivolosi, passibili di numerose
definizioni e poche certezze. Si assuma come valida, tuttavia, l’idea che
la forma dello spazio urbano sia un tema geometrico, ovvero basato
sull’ordinamento dello spazio. Allora la forma avrà un carattere sincreti-
co, basato sull’intuizione soggettiva dell’ordinamento geometrico stesso.
Così come la geometria, in accezione generale, altro non è che l’insieme
dei segni, è possibile ritenere valida l’ipotesi che la funzione dello spazio
urbano sia un tema non-geometrico, ovvero non basato sull’ordinamen-
to spaziale ma sulla sua struttura. La funzione, allora, avrà un carattere
procedurale, basato sull’analisi razionale di una rappresentazione ade-
guata dello spazio. Questa rappresentazione può essere quella grafica,
ovvero di rete: la urban network, che nella sua natura intrinseca è costi-
tuita essenzialmente da relazioni tra elementi; è l’espressione topologica
di uno spazio geometrico; è un quadro relazionale.
In tali ipotesi, il rapporto tra forma e funzione è per tanti aspetti
riconducibile al rapporto tra geometria e topologia, oppure a quello tra
quadro relazionale e quadro segnico. Come si esplichi questo rapporto
non è un interrogativo banale. Se è vero che i segni non possono che
muoversi in un quadro relazionale, è altrettanto vero che la percezione
di quest’ultimo può essere determinatamente influenzata dalla confor-
mazione dei segni: il rapporto tra segni e relazioni è implicito, oppure
esso è duale, incastonato in una struttura gerarchica delle influenze?

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
32 C come Paesaggio

Nel primo caso, se esso fosse implicito, si potrebbe cercare una


chiave di lettura univoca che correli entrambi gli aspetti; anche in
termini metodologici. Nell’economia di questo lavoro si è proceduto
innanzitutto a vagliare questa ipotesi, ipotizzando che possa esistere
una teoria che coniughi forma e funzione in un unico quadro inter-
pretativo.
Si è proceduto, quindi, in maniera deduttiva, analizzando innanzi-
tutto i risultati di due modelli d’analisi, riferiti esplicitamente al quadro
segnico ed a quello relazionale in maniera distinta.
In riferimento alla precedente suddivisione degli studi sulla città in
approcci veduti ed approcci vissuti, sono stati considerati due diversi
modelli d’analisi. Il primo, relativo alla città veduta, che riguarda gli
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

aspetti relazionali, coinvolge una delle tecniche lineari appartenente


alla famiglia Space Syntax. Il secondo, relativo alla città vissuta, che
riguarda aspetti di categorizzazione semiologica, è il metodo lynchano
(Lynch, 1960), per come precedentemente introdotto. Ci si è chiesti
poi se, e nel caso affermativo in che modo, alle categorie lynchane
fosse possibile attribuire caratteristiche topologiche, ovvero se esista
sempre una diretta dipendenza tra struttura materiale e immateriale
nella scena urbana, nei termini di dette categorie.

Metodi e tecniche per la lettura e l’interpretazione dello spazio


urbano

Le metodologie e le tecniche operative afferenti direttamente il campo


di studi della psicologia della forma, così come quelle che vi si riferisco-
no indirettamente, in quanto finalizzate primariamente allo studio del
paesaggio o dell’urbanistica e solo residualmente alla valutazione ed
alla qualificazione dell’oggetto della percezione spaziale, si presentano
del tutto inadeguate se comparate con la ricchezza della produzione
teorica nei rispettivi campi.
Pur cercando di mantenere ampia la finestra di osservazione su
quanto si offre agli operatori della percezione spaziale, il set di stru-
menti effettivamente utili è molto esiguo. Esistono, tuttavia, esperienze
di indubbio valore che possono essere prese in considerazione per il
supporto che possono offrire al mondo professionale e della ricerca. Si
tratta, nello specifico, del ben noto metodo Lynchano, paradigmatico
nell’ambito della città vissuta e talmente noto nel passato da essere

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 33

riscoperto oggi, in maniera anche creativa, e di un approccio emergente


che sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica e profes-
sionale in quanto legge i temi della città veduta attraverso l’astrazione
della rete urbana (urban network), nota come analisi configurazionale.
Qualunque sia la specifica declinazione tecnica – Space Syntax,
Multiple Centrality assessment o altre ancora – l’analisi configurazio-
nale ben si presta all’analisi della città veduta, in quanto asseconda
in pieno la natura relazionale che si è detto in precedenza caratteriz-
zarla. Proprio questa natura relazionale rende difficilmente utilizzabi-
li con successo metodi geometrico-quantitativi (ovvero che valutano
le dimensioni dello spazio), essendo la città veduta intrinsecamente
orientata verso le geometrie non euclidee. Non a caso tutti gli studi sul-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

le reti urbane, e segnatamente l’analisi configurazionale, si basano sulla


topologia. Branca della matematica moderna che si occupa di studiare
le proprietà delle forme che non cambiano quando viene effettuata
una deformazione senza “strappi”, “sovrapposizioni” o “incollature”.
La topologia è alla base di una nutrita parte degli studi che si sono
proposti di indagare la città come sistema complesso, sfruttando le
potenzialità della semplificazione dello spazio ad una rete relazionale.
L’importanza di questi studi è legata al fatto che essi propongo-
no visioni teoriche, a seconda dei casi più o meno complete rispetto
alla fenomenologia urbana, sempre accompagnate da metodologie di
studio immediatamente spendibili, cercando di superare la dicotomia
teoria/pratica. Ciò è in parte certamente dovuto alla loro natura essen-
zialmente induttiva, che però non ne sminuisce il valore. In questo
senso, è rilevante l’opera di Christopher Alexander (Alexander, 1964;
Alexander, Silverstein, & Ishikawa, 1977) e, soprattutto nell’ultimo
trentennio, quella di Bill Hillier (Hillier & Hanson, 1984). Quest’ul-
timo, in particolare, ha proposto una innovativa visione della città,
che sta riscuotendo un notevole successo nel quadro della ricerca
internazionale. In qualità di direttore di un gruppo di ricerca attivo
dalla fine degli anni ’70 presso lo University College of London, lo
stesso Hillier ha sviluppato un approccio teorico corredato di tecni-
che operative noto come Space Syntax. Essa si basa sull’idea che lo
spazio urbano abbia un ruolo primario nel conformare la struttura
della città e nel determinare i fenomeni urbani. La sua formalizzazione
avviene attraverso la riduzione dello spazio urbanizzato a specifiche
e funzionali rappresentazioni, interpretate successivamente in termini
relazionali (il grafo) e caratterizzate da indici numerici calcolati in

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
34 C come Paesaggio

maniera algoritmica. Secondo tale teoria è così possibile, tenendo la


città al centro della speculazione, superare la necessità di ricorrere a
strutture discorsive per descriverla nella sua conformazione e nel suo
funzionamento. Il rifiuto del ruolo oggettivo dello spazio è stato il
leit motiv della tradizione modellistica precedente, che si è indirizzata
alternativamente verso una descrizione narrativa di ciò che è la città
o verso la descrizione analitica di ciò che è in atto in essa. Le poten-
zialità di Space Syntax di cogliere i meccanismi di interpretazione e
di fruizione degli spazi, possibile grazie alla natura delle sue qualità
intrinseche, permettono di considerarla come un potenziale strumento
in grado di ancorare un processo qualitativo (interpretazione spaziale)
ad una misura quantitativa (indici numerici). In sintesi, Space Syntax,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

e più in generale l’intero approccio configurazionale, si pone come


obiettivo quello di (Cutini, 2010):
• interpretare e comprendere la geografia interna di un aggre-
gato insediativo;
• suggerire utilizzazioni e destinazioni d’uso dei suoli congruenti
con le potenzialità offerte all’articolazione dello spazio urbano;
• simulare gli effetti di trasformazioni in progetto sulle variabili
materiali ed immateriali.
Lo spazio urbano è quindi interpretato secondo una logica topo-
logica, seguendo un’impostazione di matrice Euleriana, finalizzata ad
indirizzare l’interpretazione della città verso la sua dimensione sociale.
La caratteristica peculiare dell’approccio configurazionale è l’assume-
re che i fenomeni insediativi (abitare, muoversi, percepire, …) siano
primariamente generati dalla griglia urbana. Quest’ultima è l’insie-
me di tutti gli spazi pubblici di un insediamento urbano fruibili senza
alcuna limitazione, ovvero l’insieme di tutti gli spazi vuoti percorribili.
In sostanza, l’approccio configurazionale dissocia la griglia dal con-
testo morfologico, e successivamente anche dal contesto geometrico, e
valuta l’impedenza relazionale tra tutti gli elementi della griglia stessa,
in base al concetto di profondità, definita come la distanza che separa
ogni coppia di nodi sul grafo urbano associato alla griglia stessa misu-
rata topologicamente nel numero dei nodi interposti lungo il percorso
topologico minimo che li connette. La costruzione del grafo urbano a
partire dalla griglia è una delle caratteristiche peculiari e distinguenti
dell’analisi configurazionale, ed attiene all’esplicitazione del suo qua-
dro relazionale.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 35

Tutte le tecniche d’analisi configurazionale riconducibili diretta-


mente a Space Syntax condividono l’individuazione, quale elemento
di base dell’approccio topologico, dell’insieme degli spazi convessi in
cui è possibile suddividere la griglia urbana o, per meglio dire, dell’in-
sieme degli spazi aperti della città, intendendo questi ultimi come
spazi liberamente accessibili senza limitazioni1. Questo approccio alla
costruzione della rete urbana è noto come duale (Porta, Crucitti, &
Latora, 2006a)
Uno spazio si definisce convesso quando la tangente ad ogni suo
punto non risulta mai interna ad esso. Ciò implica che qualunque seg-
mento congiungente due punti della frontiera di uno spazio convesso
è contenuto completamente in esso. Se si considerano come segmenti
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

le linee visuali che congiungono due osservatori posizionati sulla fron-


tiera dello spazio convesso, si può definire quest’ultimo come il luogo
dei punti di mutua visibilità, ovvero il luogo delle interconnessioni
visive interne.
La scomposizione della griglia in spazi convessi porta alla defini-
zione della cosiddetta convex map. Sulla base di quest’ultima le tecni-
che operative si caratterizzano e diversificano in base a:
• modalità di discretizzazione della griglia urbana (sulla base
della convex map);
• tipologia del rapporto spaziale tra gli elementi (frutto della
discretizzazione);
• variabili configurazionali.
Le principali tecniche sviluppate nel quadro di Space Syntax (Cuti-
ni, 2010; Turner, 2001; Cutini, Petri, & Santucci, 2005; Batty, 2001; Tur-
ner, Doxa, & O’Sullivan, 2001; Hillier B. , 1996b) (Hillier & Hanson,
1984), possono essere collezionate in due grandi famiglie.
Le tecniche bidimensionali, basate su concetto di isovista, par-
tendo dalla disposizione di una griglia regolare di punti nel piano,
analizzano le interazioni tra i bacini visuali di ogni punto. Per il loro
alto costo computazionale sono adatte prettamente a studi alla scala
architettonica o alla piccola scala urbana.
La seconda famiglia di tecniche, cosiddette monodimensionali, si
basano, diversamente, sul concetto di linea visuale di connessione tra

1
Gli spazi aperti non coincidono con gli spazi pubblici, anche se sono composti
perlopiù proprio da spazi pubblici, quali le strade, le piazze, ecc.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
36 C come Paesaggio

spazi convessi e sulla creazione di un sistema di rappresentazione sche-


matica che riduce lo spazio ad una matrice di linee. La semplificazione
che ne deriva abbassa il costo di computazione, rendendole più adatte
al caso degli aggregati urbani. La migliore adattabilità delle tecniche
lineari allo spazio urbano è ulteriormente sottolineato dalla maggiore
aderenza ai fenomeni che vi possono essere in atto. Il movimento nello
spazio urbano in particolare, variabile di riscontro principale dell’intero
approccio, è essenzialmente di tipo lineare. Tale fattispecie favorisce, di
conseguenza, un approccio alle linee visuali (Desyllas & Duxbury, 2001).

Spazio vissuto – Kevin Lynch: il metodo e le categorie


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

La concezione lynchana del rapporto uomo-ambiente nello scenario


urbano si è già detto essere fortemente ancorata all’idea che esista una
proprietà delle cose grazie alla quale l’osservatore, percependole, attri-
buisce loro un preciso significato, che non varia in maniera significativa
al variare degli osservatori. Questa concezione implica l’idea che esista
un’immagine pubblica delle cose, che si concretizza in un significato
pseudo-invariante, o probabilisticamente invariante. La ricerca dell’im-
magine pubblica della città è alla base del metodo di Lynch, che nel corso
degli ultimi 50 anni ha acceso dibattiti profondi e raccolto innumerevoli
consensi e critiche, e che ha l’indubbio merito di aver lasciato una traccia
indelebile nel pensiero dell’urbanistica contemporanea.
Passando all’operatività del metodo, esso si basa su di un doppio
registro analitico: un sistematico sopralluogo condotto a piedi da un
osservatore addestrato, mirato alla creazione di una mappa degli ele-
menti visivi giudicati soggettivamente; una lunga intervista, con un
campione rappresentativo della popolazione, inteso a scoprire le imma-
gini individuali da sovrapporre successivamente.
Il linguaggio interpretativo e comunicativo del metodo è basato
sulla riconduzione del valore di ciascun elemento, o gruppo di elemen-
ti, a una o più delle seguenti categorie, che costituiscono delle vere e
proprie strutture di generalizzazione:
• percorsi;
• margini;
• quartieri;
• nodi;
• riferimenti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 37

La percezione ambientale va sempre considerata come un feno-


meno contestualizzato, in cui ognuna delle categorie non può esiste-
re se non nel rapporto tra le altre. È possibile rintracciare sottozone
percettive in cui queste relazioni sono indagate con grande precisione
ed efficacia: Lynch le chiama località. All’interno di esse c’è grande
consapevolezza spaziale, mentre più problematico è il posizionamento
reciproco di più località.

Lynch definisce con elevata precisione le proprie categorie nono-


stante esse siano di valenza generale e quindi molto ampie per con-
tenuti ed ospitanti numerose famiglie segniche, suggerendone un’in-
terpretazione semiologica. Tralasciando i problemi di polisemitismo
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

locale, sempre presenti, esse spaziano da elementi di chiara matrice


relazionale – i nodi ed i percorsi – ad elementi di valenza soggettiva,
per quanto geometricamente definiti in maniera univoca – i riferimenti
– fino ad arrivare ad elementi di valore essenzialmente narrativo – i
margini ed i quartieri. Tutte le categorie, per altro, sono poste su di
uno stesso livello gerarchico e descrivono un modello spaziale non
definito a priori, ma costruito al passo con l’avanzamento delle fasi
metodologiche. Si creano in tal maniera due diverse criticità. In primis,
si impone un fuorviante isovalore dei fenomeni, che genera ambiguità
nella determinazione della dipendenza tra le variabili urbane. In secun-
dis, il prodotto finale dell’analisi è la descrizione di qualcosa di cui non
si conosce l’origine e la reale consistenza, e che quindi non ammette
nessuna possibilità di verifica, nemmeno indiretta.
In termini generali, le categorie possono essere descritte come
segue.

Percorsi
I percorsi sono i canali di movimento abituale, occasionale o solo
potenziale. Generalmente sono i principali elementi che compongo-
no e chiarificano l’immagine, in quanto si prestano bene ad indurre
semplificazioni. Per lo stesso motivo, anche se è meno frequente, può
accadere che alcuni percorsi, forzando delle rappresentazioni spaziali,
inducano confusione. La riconoscibilità di un percorso è fortemente
influenzata da fattori accessori, come la concentrazione di funzioni
lungo di essi, i trattamenti delle superfici (pavimentazioni stradali e
facciate), la presenza di alberature e la loro natura (arbusti, alto fusto,
…) la gerarchizzazione visuale degli spazi (strada larga=strada princi-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
38 C come Paesaggio

pale vs strada stretta=strada secondaria). Inoltre, è molto importante la


continuità toponomastica. Essendo i percorsi incentrati sul movimento,
sono fondamentali per la loro riconoscibilità i concetti di direzione e
modulazione. Il direzionamento di un percorso avviene generalmente
attraverso una contrapposizione od un gradiente di funzioni e/o attri-
buti od anche, ed è fondamentale, attraverso la chiarificazione delle
estremità. Un percorso direzionato può essere modulato, ovvero può
essere trattato in modo da fornire lungo di esso indicazioni circa la
posizione di un osservatore che lo percorre. Si può ottenere questo
risultato attraverso la creazione di gradienti (direzionando allo stesso
tempo il percorso) o riferendosi ad altre categorie, come nodi e riferi-
menti che saranno presentati in seguito. Un percorso direzionato può
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

anche essere indagato circa il suo allineamento ad altri elementi del


contesto. È questa l’operazione di maggiore complessità, in quanto
facendo leva sul citato principio di tendenza alla semplificazione tende
a stravolgere le geometrie reali in favore di geometrie semplificate.

Margini
I margini sono elementi lineari non adoperati, o considerati, come per-
corsi. Generalmente sono confini tra aree diverse, ove fungono anche
da riferimenti laterali. Un margine acquisisce forza in ragione della sua
preminenza visiva, della continuità formale e dell’impenetrabilità. Non
sono infrequenti i casi in cui i margini sono continui solo in astratto, ma
visibili in un numero limitato di punti: i cosiddetti margini frammentari.

Quartieri
I quartieri sono zone concepite con estensione bidimensionale in cui
si può naturalmente entrare dentro. Sono riconoscibili in quanto in essi
è diffusa una caratteristica individuante.

Nodi
I nodi sono elementi strategici verso i quali e dai quali ci si muove ed
in cui l’osservatore può entrare. Sebbene siano elementi concettual-
mente puntuali, non è detto che siano fisicamente puntiformi, anzi,
spesso sono elementi lineari di una certa estensione o, a seconda della
scala di osservazione, anche areali di una certa consistenza (alla giu-
sta scala anche un quartiere può essere inteso come un nodo). I nodi
possono essere di due tipologie: di congiunzione o di concentrazione.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 39

Di frequente essi hanno una doppia valenza, e sono detti promiscui,


essendo caratterizzati da fattispecie proprie di entrambe le tipologie,
comunque considerabili separatamente.
I nodi di congiunzione si originano da una interruzione nel sistema
dei trasporti. Sono punti dove, pertanto, bisogna prendere decisioni.
Ciò acuisce l’attenzione dell’osservatore permettendogli di cogliere
maggiori particolari e dettagli, migliorandone la chiarezza d’imma-
gine. Nodi di questo tipo risentono fortemente della loro ubicazione
rispetto al contesto. Le congiunzioni sono elementi molto importanti
nella generazione dell’immagine complessiva, tant’è vero che esse sono
oggetto di sforzo percettivo anche quando non sono materialmente
visibili, ma se ne conosce per certa la presenza, come nel caso delle
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

stazioni della metropolitana.


I nodi di concentrazione tematica sono elementi facilmente rico-
noscibili per la loro marcata unitarietà tematica. In alcuni casi la loro
importanza percettiva è persino spropositata rispetto al loro valore
funzionale.
In linea generale, per tutti i nodi vale il principio della dominanza
dell’unicità, secondo cui la forza percettiva è amplificata dalla rarefa-
zione di elementi simili. In ultimo va evidenziato che la forza di un
nodo non è detto che si manifesti in maniera isotropa (attrae verso di
esso allo stesso modo di come spinge a partire da esso), quando pre-
valentemente attrae si parla di introversione, mentre quando spinge a
partire da esso si parla di estroversione.
In una immagine ambientale non possono essere contemplati
troppi nodi, in quanto oltre una ragionevole soglia tende a generarsi
confusione e si perde vividezza.

Riferimenti
I riferimenti sono elementi puntuali esterni all’osservatore, il quale,
in altri termini, non vi può entrare, a differenza di quanto vale per i
nodi. Possono essere riferimenti elementi fisici di scala e natura molto
variabili. A seconda della loro posizione rispetto all’osservatore posso-
no avere funzione radiale, se vicini, o direzionale, se sufficientemente
lontani. Anche elementi che si muovono lentamente e in lontananza
possono essere riferimenti direzionali, come accade per il Sole.
La caratteristica fisica primaria di un riferimento è la singolarità,
mentre la riconoscibilità è fortemente influenzata dal suo contrasto
con lo sfondo della visione in cui è inserito. Anche per i riferimenti

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
40 C come Paesaggio

vale l’importanza, nella riconoscibilità, dell’ubicazione nel contesto e


dell’eventuale concentrazione di funzioni nelle immediate vicinanze.
Il ruolo dei riferimenti è principalmente quello di conferire unicità
ai luoghi. Ciò significa che l’uso dei riferimenti aumenta al crescere
del grado di conoscenza dell’ambiente, in una sorta di compiacenza
dell’unicità: si tende a dimostrare l’elevato grado di conoscenza citan-
do la presenza di unicità. Allo stesso modo, al crescere del grado di
conoscenza cresce l’uso di riferimenti sempre più piccoli e locali, in
un certo senso più deboli. Questi sono perlopiù ricordati in maniera
sequenziale e difficilmente sono riconoscibili al di fuori della stessa
sequenza, od anche se essa non è declinata completamente e direzio-
nalmente (dall’inizio alla fine). In generale si fa ricorso a sequenza
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

continue perché esse danno grande sicurezza e stabilità all’immagine

La sistematicità del metodo si estende anche alla modalità di acqui-


sizione delle informazioni attraverso la definizione di questionari-tipo,
da adattare alle specifiche condizioni locali.
Il risultato è uno strumento concettualmente pronto per l’uso e
apparentemente molto pratico. La vera difficoltà, tuttavia, sta nell’in-
terpretazione delle informazioni, mentre il vero limite è la soggettività
dell’operatore esperto, ovvero di colui che traduce la narrazione dei
soggetti intervistati nelle categorie generali.
In definitiva, il metodo di Lynch, pur presentando limiti intrinseci,
è uno strumento effettivamente utilizzabile per la decodifica delle idee
soggettive sulla città e, di conseguenza, sul senso comune della città
stessa. Resta, ad ogni modo, un modo indiretto di valutare la specula-
zione intuitiva e sincretica della città.

Spazio veduto – Analisi configurazionale: Space Syntax.


Axial Analysis

Space Syntax, quale approccio teorico-operativo allo studio del rap-


porto tra forma e funzione della città, annovera numerose tecniche,
sviluppate nel corso degli anni, che sono indirizzate all’interpretazione
ed alla predizione di numerosi fenomeni riconducibili all’interazione
tra l’uomo e lo spazio.
Come già introdotto, le tecniche si differenziano, in termini macro-
categorici, per le dimensioni a cui viene ridotto lo spazio urbano, in

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 41

termini di grafo: monodimensionali (linee e nodi urbani che rappresen-


tano linee visuali e relative intersezioni) e bidimensionali (insiemi di
nodi urbani che rappresentano aree di iso-visibilità). Queste ultime sono
particolarmente adatte allo studio di piccole aree urbane e, ancor di più,
di ambienti architettonici. Le prime, invece, sono adatte allo studio della
struttura urbana e dei fenomeni urbani a grande scala e costituiscono,
pertanto, lo strumento principale a disposizione degli urbanisti interes-
sati allo studio quantitativo e configurazionale degli insediamenti urbani.
L’intero approccio configurazionale si basa sulle ricerche ricondu-
cibili a Space Syntax. Quest’ultima, a sua volta, ha avuto un potente
impulso dall’analisi induttiva dei risultati ottenuti mediante lo sviluppo
e l’applicazione di una primigenia tecnica monodimensionale, ancora
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

oggi alla base delle più moderne tecniche configurazionali, nota come
Axial Analysis. Pressoché tutte le più recenti declinazioni operative,
anche quando non inquadrabili direttamente nell’ambito di Space Syn-
tax, vi si pongono in continuità o vi si dissociano dichiaratamente, ma
ne sono sempre significativamente influenzate.
L’Axial analysis, introdotta sin dalla prima formulazione della teo-
ria hilleriana (Hillier & Hanson, 1984), si basa sulla costruzione duale
di una urban network, attraverso un processo che, partendo dall’iso-
lamento dello spazio urbano aperto (ovvero dello spazio pubblico e
privato accessibile senza alcuna limitazione), passa per la generazione
di una specifica mappa, comunemente detta axial map, costituita dai
segmenti (axial lines) che interconnettono gli spazi convessi in cui è
possibile suddividere lo spazio (convex map), seguendo il procedimen-
to fondamentale già introdotto.
L’axial map consente di determinare il sistema di studio: solo le
lines che sono direttamente connesse ad altre (c.d. relazione di inter-
sezione) appartengono al sistema. Solo gli spazi convessi direttamen-
te visibili da altri spazi convessi s’intendono interni al sistema urba-
no, individuando nell’intervisione spaziale l’elementare relazione di
appartenenza al sistema urbano.
Tale relazione di appartenenza si formalizza, in termini quantita-
tivi, in una relazione di struttura nota come profondità, strettamente
connessa alla struttura topologica del grafo urbano, ovvero del gra-
fo duale associato alla axial map, di cui le lines costituiscono i nodi2

2
Il rapporto di dualità tra axial map e nodi e grafo urbano è biunivoco. Ciò consente
di adoperare indifferentemente i concetti di line e di nodo.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
42 C come Paesaggio

(spazialmente collocati nel punto medio di ognuna di esse) e le loro


intersezioni gli archi. Ciò crea, di fatto, un grafo urbano puramente
topologico e senza proprietà locali dei nodi, cui corrisponde un duale
spaziale, utilizzabile per considerazioni ed indagini esogene al processo
di analisi topologica.
Ad misuram corporis 33
Ad misuram corporis 33
Distanza universale e profondità
Distanza universale e profondità
Il concetto
Distanza
di profondità
universale
(depht) tra due lines si esplicita come la
e profondità(depht) tra due lines si esplicita come la di-
Il concetto di profondità
distanza topologica
Il topologica
concetto tra coppie di lines.
ditraprofondità La lines
profondità si misura come
stanza coppie di (depht)
lines. Latra due
profondità sisimisura
esplicita
come come la di-
il numero
il numero
stanza
di noditopologica di nodi
interposti tra interposti
tradue
coppielinesdi(la tra
lines. due
coppia lines
La profondità (la coppia
di cui si stasimisurando di cui
misura come si sta misu-
il numero
la profondità)
rando
di la profondità)
nodiilinterposti
lungo percorso tra due lungo
topologico linespiù(lailbreve
percorso
coppia le topologico
di cui
che Ciòpiù
si sta misurando
connette. breve che le
la profondità)
impone il ricorso
connette.
lungo
ad algoritmi Ciò
il percorso impone
topologico
del minimo il ricorso
più breve
percorso ad
su dichealgoritmi
le connette.
un grafo del
lineareCiòminimo
nonimpone percorso
orientato, qualsuè
il ricorso
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

di un
adduale
il grafo
algoritmi
graficolineare
deldell’axial non
minimo percorso orientato, qual è il duale grafico
map. su di un grafo lineare non orientato, qual dell’axial map. è
La
il duale profondità
grafico dell’axialminima map. tra una coppia di
La profondità minima tra una coppia di lines è 1, la massima è k-1, dove lines è 1, la massima è
kk-1, dove
è ilLanumero k ècomplessivo
profondità il numero
minima tra complessivo
delleunalines.
coppia Perdi lineslines.
delle
ogni è 1,silaPer
line ogni
massima
può line
misurareè k-1,si dove
la può
pro-
k è il
misurare numero la complessivo
profondità
fondità totale DT o la profondità media: delle
totale Dlines.
T o Per
la ogni
profondità line si può
media: misurare la pro-
fondità totale DT o la profondità media: 𝐷𝐷𝑇𝑇
𝐷𝐷𝑀𝑀 = 𝐷𝐷𝑇𝑇
𝐷𝐷𝑀𝑀 = 𝑘𝑘 − 1
Il valore medio della profondità può
𝑘𝑘 − essere,
1 al minimo, pari ad 1, in caso
di una Il valore
Il valore
line mediodella
medio
connessa adella
tutte profondità
profondità
le altre, può mentrepuò ilessere,
essere, al minimo,
valore al minimo,
massimo adpari
pariteorico1, inad 1,
caso
della
in caso di
di una line totale
profondità una
connessaline
è pariconnessa
a tutte a tutte le altre, mentre
a: le altre, mentre il valore massimo teorico della il valore massimo
teorico della
profondità totaleprofondità
è pari a: totale è 𝑘𝑘−1 pari a:
𝑘𝑘−1 𝑘𝑘
𝐷𝐷𝑇𝑇 = ∑ 𝑋𝑋 = 𝑘𝑘
𝐷𝐷𝑇𝑇 = 𝑋𝑋=1∑ 𝑋𝑋 = 2
2
Il concetto di profondità può essere 𝑋𝑋=1 esteso dalla line all’intera axial map.
Il concettodidiuna
La profondità profondità
map si valutapuò essere esteso la
calcolando dallamedialinedelle
all’intera axial map.
profondità me-
Il concetto di
La profondità profondità
map si valuta puòcalcolando
essere esteso dalladelle
line all’intera
profonditàaxial
die delle lines di cheuna la costituiscono. la media me-
map.
die delleLalines
profondità
che la di una map si valuta calcolando la media delle
costituiscono.
La profondità topologica dei nodi/lines sta alla base dell’intero impal-
profondità
LaSpace medie topologica
profondità delle lines chenodi/lines la costituiscono.
cato di Syntax, sia sotto ildei profilo teorico, stasiaallasotto
basequello
dell’intero impal-
quantitativo.
cato Ladi profondità
Space Syntax, topologica
sia sotto il dei
profilo nodi/lines
teorico, sia
Ad essa, infatti, è strettamente connesso il concetto di distanza univer- sta
sottoalla base
quello dell’intero
quantitativo.
impalcato
sale Ad essa,
(Hillier diB.infatti,
Space
, 1996b) èSyntax,
strettamente
– intesa siaquale
sotto il profilo
connesso
somma teorico,
ildiconcetto
tutte di sia
le distanze sotto
distanzadi un quello
univer-
nodo
quantitativo.
saletutti
da (Hillier B. ,nel
gli altri 1996b)
grafo––intesa
che nequale sommaladigeneralizzazione
costituisce tutte le distanze di un nodo
grazie alla
quale Ad
da tutti lagliessa,
altri infatti,
nel grafo
configurazione èspaziale
–strettamente
che ne connesso
costituisce
costituisce unlaelemento il concetto
centraledi
generalizzazione distanza
grazie
nell’analisialla
universale
quale la (Hillier
configurazione B. , 1996b)
spaziale – intesa
costituisce quale
un
dello spazio urbano. La distanza universale, infatti, è un concetto fondamen- somma
elemento di tutte
centrale le distanze
nell’analisi
di un
dello
tale nodo urbano.
spazio da tuttiLaglidistanza
nell’interpretazione altri
del nel grafo
universale,
rapporto – infatti,
che neè ecostituisce
tra geometria concetto la
untopologia, genera-
fondamen-
ovvero tra
forma e funzione dello spazio urbano, costituendo una misura del gradotra
tale nell’interpretazione
lizzazione grazie alla del
quale rapporto
la tra geometria
configurazione e topologia,
spaziale ovvero
costituisce un
di
forma
elemento e funzione
geometrizzazione centrale dello spazio
delnell’analisi
grafo urbano,
stesso. dello costituendo
spazio urbano.
L’implicazione una misura
primaria del grado
Ladidistanza
queste di
uni-
consi-
geometrizzazione
versale, infatti,
derazioni èdel
è la possibilità ungrafo di stesso.
concetto
adoperare L’implicazione
fondamentale diprimaria
il concetto nell’interpretazione
profondità di queste consi-
per definire del
derazioni
se un layout
rapporto ètra
laurbano
possibilità
geometria di
è costituitoadoperare
da spazi
e topologia, ilovvero
concetto
tra lorotra diforma
vicini profondità
o viceversa per da
e funzione definire
spazi
dello
se un layout
mutuamente
spazio urbano, urbano
lontani. è costituito
Nel primo
costituendo una da
caso,spazi
si può
misura tra loro
delparlarevicini
gradodidiun o viceversa da
layout integrato,
geometrizzazione spazi
mutuamente lontani. Nel primo caso, si può
nel secondo di un layout segregato. Ciò ha, ovviamente, implicazioni fortis-parlare di un layout integrato,
nel secondo
sime in termini di un layout segregato.
operativi, andando di Ciò ha, aovviamente,
fatto definire un implicazioni
modo per quantifi- fortis-
simel’integrazione/segregazione
care in termini operativi, andando di fatto a definire un modo per quantifi-
spaziale.
care l’integrazione/segregazione spaziale.
www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 43

del grafo stesso. L’implicazione primaria di queste considerazioni è


la possibilità di adoperare il concetto di profondità per definire se
un layout urbano è costituito da spazi tra loro vicini o viceversa da
spazi mutuamente lontani. Nel primo caso, si può parlare di un lay-
out integrato, nel secondo di un layout segregato. Ciò ha, ovviamente,
implicazioni fortissime in termini operativi, andando di fatto a definire
un modo per quantificare l’integrazione/segregazione spaziale.

Integrazione e segregazione urbana


La dialettica tra integrazione e segregazione dello spazio urbano, può
34 C come
essere paesaggio
trasferita in termini quantitativi nella normalizzazione della misu-
ra della distanza di ogni spazio da tutti gli altri del sistema urbano o, in
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

parole,
altre nella distanza
parole, di ognidinodo
nella distanza ognidanodo
tutti da
gli tutti
altri del grafodel
gli altri urbano
grafocorrelato
urbano
a quel sistema
correlato a quelspaziale.
sistemaNe deriva Ne
spaziale. chederiva
si può che
analizzare il grado di ilintegra-
si può analizzare grado
zione
di di uno spazio
integrazione misurando
di uno spazio quanto esso sia
misurando vicinoesso
quanto a tutti
siagli altri. aCiò
vicino in
tutti
termini
gli altri.concettuali rappresenta
Ciò in termini l’inverso
concettuali di una misura
rappresenta di profondità
l’inverso e san-
di una misura
cisce
di la correlazione
profondità quantitativa
e sancisce tra profondità
la correlazione ed integrazione.
quantitativa Spostando
tra profondità ed
il discorso sul piano degli indici configurazionali, l’integrazione
integrazione. Spostando il discorso sul piano degli indici configurazio- può essere
calcolata
nali, valutando per
l’integrazione puòogni spazio/line/nodo
essere l’inversoper
calcolata valutando della
ognisuaspazio/line/
profondità
media:l’inverso
nodo dellaindice
il cosiddetto di integrazione.
sua profondità media:Questo è il più significativo
il cosiddetto indice di inte-in-
dice configurazionale, essendo l’intera analisi configurazionale
grazione. Questo è il più significativo indice configurazionale, essendo basata sui
concetti analisi
l’intera che lo sottendono.
configurazionale basata sui concetti che lo sottendono.
In termini quantitativi, l’indice di integrazione può essere visto come la
In termini quantitativi, l’indice di integrazione può essere visto
misura di quanto la profondità media di un nodo si discosti dalla sua profon-
come la misura di quanto la profondità media di un nodo si discosti
dità media teorica minima. Questa misura è nota come Asimmetria Relativa
dalla sua profondità media teorica minima. Questa misura è nota come
(Hillier & Hanson, 1984) e costituisce una normalizzazione della profondità,
Asimmetria
con variabilità Relativa (Hillier(0,1):
nell’intervallo & Hanson, 1984) e costituisce una norma-
lizzazione della profondità, con variabilità nell’intervallo:
𝐷𝐷𝑀𝑀 − 1 2(𝐷𝐷𝑀𝑀 − 1)
𝑅𝑅𝑅𝑅 = =
𝑘𝑘 𝑘𝑘 − 2
−1
2
Una con𝑅𝑅𝑅𝑅
linecon
Una line è massimamente
= 0 è massimamente integrata in quanto
integrata in quanto hahaprofondità
profondità
media minima,ovvero
media minima, ovvero è direttamente
è direttamente connessa
connessa a tutte ale tutte le altre
altre lines lines
dell’axial
dell’axial map. Per contro, se la line è in condizione di massima
map. Per contro, se 𝑅𝑅𝑅𝑅 = 1 la line è in condizione di massima segregazione. segre-
gazione.
L’asimmetria relativa ha il limite di non riuscire a paragonare efficace-
menteL’asimmetria relativa
i valori di lines ha il limite
appartenenti di nondiriuscire
a mappe diversaadimensione.
paragonareAeffi- tal
cacemente
proposito è istata
valori di lines appartenenti
sviluppata a mappe
una sua ulteriore di diversa dimensione.
normalizzazione, nota come
A tal proposito
Reale AsimmetriaèRelativa
stata sviluppata una sua
(RRA) (Hillier ulteriore1984).
& Hanson, normalizzazione,
Per una line
appartenente ad un’axial map costituita da  lines, la reale asimmetria
nota come Reale Asimmetria Relativa (RRA) (Hillier & Hanson, 1984).
rela-
tiva è definita come il rapporto tra il valore della sua asimmetria relativa e
quello dell’asimmetria relativa, calcolata nel quadro di un’axial map, costi-
tuita da  lines e caratterizzata dall’avere un grafo duale a diamante5 della
line corrispondente al nodo apicale. Esistono, inoltre, ulteriori forme di nor-
www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
malizzazione della reale asimmetria, basate su grafi di riferimento diversi dal
44 C come Paesaggio

Per una line appartenente ad un’axial map costituita da k lines, la rea­


le asimmetria relativa è definita come il rapporto tra il valore della
sua asimmetria relativa e quello dell’asimmetria relativa, calcolata nel
quadro di un’axial map, costituita da k lines e caratterizzata dall’avere
un grafo duale a diamante3 della line corrispondente al nodo apicale.
Esistono, inoltre, ulteriori forme di normalizzazione della reale asim-
metria, basate su grafi di riferimento diversi dal grafo a diamante.
Accanto all’asimmetria relativa, sono stati sviluppati metodi dif-
ferenti per il calcolo dell’indice di integrazione, anche se di minore
diffusione (Teklenburg, Timmermans, & Van Wagemberg, 1993).
Prescindendo dalla modalità con cui si calcola, l’indice di integra-
zione è un indice di valenza globale (ovvero su di esso incide qual-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

siasi trasformazione della griglia e lo stesso fornisce indicazioni utili


per qualsiasi elemento della griglia), ma può essere reso di valenza
locale definendo un intorno di ogni line per limitarne il calcolo. Tale
intorno – nella formulazione originaria si sostanziava in una circonfe-
renza topologica – grazie al rapporto di dualità tra grafo ed axial map
può basarsi su più formulazioni del concetto di distanza4, sfruttando la
posizione geografica dei nodi, quali centri delle lines, nonché il modo
in cui ogni coppia di lines s’interseca reciprocamente. Restringendo il
ragionamento all’ambito topologico, una circonferenza topologica è
univocamente definita dal cosiddetto raggio topologico, che rappre-
senta la profondità massima dei nodi da prendere in riferimento per
il calcolo dell’integrazione del nodo in esame.
La possibilità di limitare il calcolo dell’indice di integrazione ad
un intorno locale, ovvero ad un sotto-grafo per ogni nodo, consente di
valutare la distribuzione, sull’intera rete, della centralità a diversi livelli.
In tale maniera, è possibile descrivere la città come un’entità multi-
scalare la cui struttura è costituita da una rete in primo piano di valenza
globale (global foreground network) e da una rete locale di secondo
piano (local background network), nidificate l’una nell’altra. Questo
tipo di struttura si è dimostrata essere un quasi-invariante della città
quale categoria generale (Hillier B. , 1996b, p. 262-267), indipenden-

3
I grafi a diamante sono caratterizzati dalla proprietà di dimezzare il numero dei
nodi ad ogni cambio di livello, fino ad arrivare al numero di 1, che ne costituisce il
nodo apicale.
4
Ulteriori tipologie d’intorno sono state sviluppate e testate nell’ambito dell’An-
gular Segment Analysis (Turner, 2001), che costituisce una delle principali evoluzioni
tecniche dell’Axial Analysis.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 45

temente dalle specificazioni territoriali, marcate per gli insediamenti


urbani come per tutti i prodotti antropici, specialmente se stratificati.
Nonostante che l’integrazione sia senza dubbio il principale tra gli
indici configurazionali, e certamente quello più studiato e concettual-
mente più solido, il suo utilizzo presenta alcune limitazioni operative,
che necessitano di essere affrontate per evitare l’affioramento di feno-
meni distorsivi. In particolare, l’indice di integrazione globale soffre
di sottostima dei valori liminari, dovuta al fisiologico diradamento dei
nodi nei pressi del bordo della mappa. Per controllare questo effet-
to, si può ricorrere alla cosiddetta radius-radius integration, ovvero al
calcolo dell’indice di integrazione locale di raggio topologico pari alla
profondità media della line più integrata (detta integratore principale)
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

(Hillier B. , 1996b). Come si può immaginare, tuttavia, il vero problema


non è la scarsità di nodi al bordo, ma la definizione del bordo stes-
so. L’individuazione del limite del sistema, infatti, è uno degli aspetti
più controversi di Space Syntax in quanto inerente e determinante sia
questioni e ragioni pianificatorie, sia aspetti topologico-matematici. In
questo Space Syntax patisce le difficoltà di conciliare indici di natura
essenzialmente sociale – e di questo si discuterà più diffusamente in
seguito – e quindi virtuale, con considerazioni di natura spaziale.

Scelta, efficienza ed efficacia delle localizzazioni urbane


L’interpretazione dello spazio urbano, tuttavia, non può esaurirsi
nella dialettica integrazione/segregazione, seppure questi due aspet-
ti appaio­no essere dominanti nello svilupparsi della dinamica degli
insediamenti urbani.
La centralità di vicinanza, su cui si basa la definizione di spazio
integrato (valori alti) e segregato (valori bassi) si può intendere, infatti,
esprime il grado di indipendenza di un nodo sulla rete, e quindi di uno
spazio nello scenario della città. Essa, quindi, può essere interpretata
come una misura di efficacia localizzativa: più sono vicino agli altri e
più facilità avrò di giovare dei fenomeni urbani. Manca, in tal senso,
una misura di efficienza localizzativa. La risposta a questa constata-
zione è il ricorso ad una diversa misura di centralità, intesa a valuta-
re il posizionamento probabilistico rispetto a tutti i percorsi minimi
esistenti nella rete/sistema urbano. Si parla, in tal caso di centralità di
medietà. In termini configurazionali, questo tipo di centralità viene
calcolata attraverso il cosiddetto Indice di scelta, che è formalmente
definito come la frequenza con la quale una line ricade sui percorsi di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
efficacia
efficacia localizzativa:
localizzativa: più più sono
sono vicinovicino agli agli altri
altri ee più
più facilità
facilità avrò
avrò di di giovare
giovare
dei
dei fenomeni urbani. Manca, in tal senso, una misura di efficienza localizza-
fenomeni urbani. Manca, in tal senso, una misura di efficienza localizza-
tiva.
tiva. La
La risposta
risposta aa questa
questa constatazione
constatazione èè il il ricorso
ricorso ad ad una
una diversa
diversa misura
misura di di
centralità,
centralità, intesa a valutare il posizionamento probabilistico rispetto aa tutti
intesa a valutare il posizionamento probabilistico rispetto tutti ii
percorsi
percorsi minimiminimi esistenti
esistenti nella
nella rete/sistema
rete/sistema urbano. urbano. Si Si parla,
parla, inin tal
tal caso
caso di di
centralità
46 C comediPaesaggio medietà. In termini configurazionali,
centralità di medietà. In termini configurazionali, questo tipo di centralità questo tipo di centralità
viene
viene calcolata
calcolata attraverso
attraverso il cosiddetto Indice
il cosiddetto Indice di di scelta,
scelta, cheche èè formalmente
formalmente
definito
definito come la frequenza con la quale una line ricade sui percorsi
come la frequenza con la quale una line ricade sui percorsi di di minore
minore
minore lunghezza
lunghezza topologica (percorsi
minimi) minimi) che ogni
connettono
line ogni
lunghezza topologica (percorsi minimi) che connettono ogni line aa tutte
topologica (percorsi che connettono tutte le le
line a tutte
altre le altre del sistema. Standardizzando il calcolo sulla nume-
altre del
del sistema.
sistema. Standardizzando
Standardizzando il il calcolo
calcolo sulla
sulla numerosità
numerosità dei dei nodi
nodi della
della
rosità
rete
rete dei nodi
urbana,
urbana, della
l’indice
l’indice di rete
di urbana, globale
integrazione
integrazione l’indicevale:
globale di integrazione globale vale:
vale:
𝑁𝑁
𝑁𝑁𝑙𝑙𝑙𝑙 − (𝑘𝑘 − 1)
− (𝑘𝑘 − 1)
𝐶𝐶
𝐶𝐶ℎℎ == 𝑁𝑁 − (𝑘𝑘 − 1)
𝑁𝑁𝑡𝑡𝑡𝑡 − (𝑘𝑘 − 1)
dovedove Nt èNt
dove Ntparièè pari
al al
pari numero
alnumero
numerodi di combinazioni
combinazioni di
di combinazioni didiclasse
classe
classe22 di
2 un
di di insieme
un insieme
un insieme di
di kk
elementi:
elementi:
di k elementi:
𝑘𝑘!
𝑘𝑘!
𝑁𝑁 =
𝑁𝑁𝑡𝑡 = (𝑘𝑘 − 2)! 2!
𝑡𝑡
(𝑘𝑘 − 2)! 2!
Il
Il valore
valore standardizzato
standardizzato dell’indice
dell’indice di
di scelta
scelta globale
globale varia
varia tra
tra 00 (caso
(caso di
di0
line Il valore
interessata standardizzato
da percorsi solo dell’indice
come terminale) di scelta globale
ee 11 (caso di line varia
che si tra
trova
line
(caso interessata da percorsi solo come terminale) (caso di line che si trova
su
su tuttidiii percorsi
line interessata
che da percorsi
connettono ogni solo come
coppia di terminale) e 1 (caso di
di lines).
lines).ogni coppia di lines).
linetutti
che percorsi
si trova che
su connettono
tutti i percorsi ogni che coppia
connettono
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Anche
Anche per per l’indice
l’indice di di scelta
scelta valgono
valgono le le considerazioni
considerazioni sulla sulla muti-scala-
muti-scala-
rità Anche per l’indice di integrazione.
scelta valgono le risente
considerazioni sulla muti-
rità già fatte per l’indice di integrazione. Esso risente meno, diversamente,
già fatte per l’indice di Esso meno, diversamente,
scalarità già fatte
dell’effetto per l’indice di integrazione. Esso risente meno, diver-
dell’effetto di di bordo.
bordo.
samente, dell’effetto
Sull’indice di bordo. intensa la ricerca, essendo tutt’ora decisa-
Sull’indice di scelta èè ancora
di scelta ancora intensa la ricerca, essendo tutt’ora decisa-
mente Sull’indice
mente menomeno sviluppato di scelta
sviluppato dell’indice è ancora
dell’indice di intensa
di integrazione.
integrazione.la ricerca, essendo tutt’ora
decisamente meno sviluppato dell’indice di integrazione.

Indici configurazionali e centralità nelle reti sociali

I principali punti di forza della teoria configurazionale derivano dalla


considerazione dello spazio urbano come un contenitore di intera-
zione sociale. La sociologia strutturale è stato, infatti, uno dei princi-
pali riferimenti nella formulazione hilleriana di una teoria in grado
di coniugare forma e funzione della città senza contrapporle e senza
trascurare deliberatamente uno dei due aspetti (Hillier & Hanson,
1984). Questo stretto rapporto ha lasciato una traccia profonda anche
nella formulazione matematica degli indici configurazionali, che si pre-
sentano come modificazioni ed adattamenti di misure di centralità già
sviluppate nell’ambito delle reti sociali.
L’idea di studiare la centralità applicata alle reti sociali è stata intro-
dotta già nel 1948 con l’opera di Bavelas (Bavelas, 1948), nei termi-
ni dell’individuazione di una relazione tra centralità ed influenza nei
processi di gruppo. La ricerca immediatamente successiva, ispirata dal
suo lavoro e tendenzialmente indirizzata al problem-solving, giunse alla
conclusione che la centralità è relazionata all’efficienza del gruppo, alla
percezione della leadership e alla soddisfazione personale dei parteci-
panti. Da allora questo campo di ricerca si è continuamente sviluppato,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
di
di centralità
centralità già di centralitànell’ambito
già sviluppate
sviluppate già sviluppate
nell’ambito dellenell’ambito
delle reti sociali.delle reti sociali.
reti sociali.
L’idea di studiare la centralità applicata alle retiapplicata
L’idea di studiare L’idea
la di studiare
centralità la
applicata centralità
alle reti sociali èèalle
sociali statareti
stata sociali è stata introdott
introdotta
introdotta
già nel 1948 con già nel
l’opera 1948
di con
Bavelas l’opera
(Bavelas,di Bavelas
1948),
già nel 1948 con l’opera di Bavelas (Bavelas, 1948), nei termini dell’indivi- (Bavelas,
nei termini 1948), nei termini dell’indivi
dell’indivi-
duazione
duazione di di una duazione
una relazione
relazione tra di una relazione
tra centralità
centralità ed tra centralità
ed influenza
influenza nei ed influenza
nei processi
processi di nei
di gruppo.
gruppo. processi di gruppo
La
La ricerca La ricerca immediatamente
ricerca immediatamente
immediatamente successiva,
successiva, successiva,
ispirata
ispirata dal
dal esuo
suo ispirataeedal
lavoro suo lavoro e tendenzial
tendenzial-
Metodi e tecniche per l’analisi della città del lavoro
paesaggio tendenzial-
urbano 47
mente mente indirizzata
problem-solving, al problem-solving,
mente indirizzata al problem-solving, giunse alla conclusione che la centra-
indirizzata al giunse alla giunse
conclusione alla
che conclusione
la centra- che la centra
lità è relazionata all’efficienza del gruppo, alla percezione della leadership della
lità è relazionata lità è relazionata
all’efficienza del all’efficienza
gruppo, alla del gruppo,
percezione alla
della percezione
leadership ee leadership
alla soddisfazione
alla soddisfazione
fornendo numerosealla soddisfazione
personale
personale dei personale
partecipanti.
dei partecipanti.
interpretazioni dei
e formulazioniDa partecipanti.
allora questo
Da alloradiquesto Da
centralità. campo
campoallora di questo
Didipar- ri-
ri- campo di ri
cerca si è
cerca si interesse
ticolare cerca
continuamente
è continuamente si è continuamente
sviluppato,
sono i sviluppato,
contributi di sviluppato,
fornendo
fornendo numerose
Bavelasnumerose fornendo numerose
interpretazioni
(Bavelas,interpretazioni
1950) e Shawe e interpretazioni
formulazioni
formulazioni di
di formulazioni
centralità.
centralità. Di
Di di centralità.interesse
particolare
particolare Di particolare
interesse sono
sono i
i interesse sono
contributi
contributi di i contributi di Bave
di Bave-
Bave-
(Shaw, 1964) negli anni ’50 e ’60, secondo cui quando una persona è
las
las (Bavelas,
(Bavelas, 1950) las (Bavelas,
1950) ee Shaw
Shaw (Shaw, 1950) 1964)
(Shaw, e Shawnegli
1964) (Shaw,
negli anni1964)
anni ’50 ee negli
’50 ‘60,
‘60, anni ’50cui
secondo e ‘60, secondo cu
strategicamente posizionata sui percorsi di comunicazione chesecondo
collegano cui
quando
quando di una
unaaltre quando
persona
persona una persona è strategicamente
èè strategicamente
strategicamente posizionata sui posizionata
sui percorsi sui percorsi di comunica
di comunica-
coppie persone, allora essa èposizionata
centrale. Una percorsi
personadiche comunica-
occupa
zione
zione che
che zione
collegano
collegano che
coppie
coppie collegano
di
di altre
altre coppie
persone,
persone, di altre
allora
allora persone,
essa
essa è
è allora
centrale.
centrale. essa per-
Una
Una è centrale. Una per
per-
una posizione del sonagenere
che può influenzare
occupa una posizione il gruppo,
del omettendo
genere può o distor-
sona che
sona che
cendo
occupa
occupa
ildistorcendo
una posizione
una posizione
flusso tendo
delle informazioni.
del genere
del genere
La
può influenzare
può influenzare
centralità di
il gruppo, omet-il gruppo, omet
influenzare
gruppo,
certeil localizzazioni
omet-
tendo
tendo o
o distorcendo il o distorcendo
flusso
ilpotenzialitàdelle il flusso
informazioni.
flusso delle informazioni. delle La
La informazioni.
centralità
centralità di La centralità
di certe
certe loca-
loca- di certe loca
èlizzazioni
definita dallo loro
lizzazioni è definita nel controllo
dallo loro dei flussi.
potenzialità Questo
nel tipo
controllo di
dei flussi. Questo
lizzazioni èèviene
centralità
definita
definita dallo loro
loro potenzialità
dallo betweenness
definita potenzialità nel
nel controllo
centrality controllo
(centralità
dei
dei flussi.
flussi.
di
Questo
Questo
medietà)
tipo
tipo di centralitàtipo
di centralità viene
viene di definita
centralità
definita viene definita
betweenness
betweenness betweenness
centrality
centrality (centralitàcentrality
(centralità di (centralità di medietà
di medietà)
medietà)
(Freeman,
(Freeman, 1978). Per lala misura
(Freeman, misura
1978). della
Per lacentralità
misura dimedietà
della medietà
centralità bisogna
di medietàfare bisogna fare ri
(Freeman, 1978). Per la misura della centralità di medietà bisogna fare ri-
1978). Per della centralità di bisogna fare ri-
ricorso al concetto di percorso minimo. Essa può essere definita con un
corso
corso al concettocorso
al concetto di al concetto
di percorso
percorso di percorso
minimo.
minimo. Essa
Essa può minimo.
può essereEssa
essere definita
definitapuòcon essere
con un
un ap-definita
ap- con un ap
approccio
proccio probabilistico
proccio
probabilistico secondo
probabilistico
secondo cui cui
la la probabilità
secondo
probabilità cuichela che un
probabilità
un flussoflusso d’infor-
che
d’informa-un flusso d’informa
proccio probabilistico secondo cui la probabilità che un flusso d’informa-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mazione
zione tra tra
due due
punti punti
zionepassi trapassi
due
per unper
punti un determinato
passi
determinato per un
percorso
zione tra due punti passi per un determinato percorso è pari al reciproco del percorso
determinato
è pari al è pari
percorso
reciproco alè reci-
pari
del al reciproco de
proco
numero deldei numero numero
percorsi dei
minimi dei percorsi
percorsi
tra i minimi
due minimi
punti. tra
numero dei percorsi minimi tra1 i due punti. Detti pii ee ppjj ii due tra
i
Detti i
due due
p punti.
punti. Detti
Detti
due punti, p
punti, pe p
e p
i i tale i due
i due
j j pro-
tale pro- punti, tale pro
1
1 ,babilità
babilità
punti, vale
tale dove
probabilità 𝑔𝑔 vale
valeè il
babilità vale , dove 𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖 è il numero di𝑖𝑖𝑖𝑖 , dove
numero
dove di
𝑔𝑔
g è il numero
numero di
di percorsi
ijpercorsi minimi tra i due punti. Il
percorsi minimi tra i
percorsidue minimi
punti.
minimi Iltra i due punti. I
𝑔𝑔
𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖
𝑖𝑖𝑖𝑖
tra i due punti.
potenziale
potenziale di
di controllo
controlloIl potenziale
potenziale di
di un unditerzo
terzodi controllo
controllo puntodi𝑝𝑝
punto 𝑝𝑝un diterzo
vale unallora:
terzo
punto punto 𝑝𝑝𝑘𝑘 valevale allora:
allora:
𝑘𝑘 vale allora:
𝑘𝑘
𝑔𝑔
𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝 ) 𝑔𝑔 (𝑝𝑝 )
𝑏𝑏 (𝑝𝑝 )) = 𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝𝑏𝑏𝑘𝑘
𝑘𝑘 )(𝑝𝑝 ) = 𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑘𝑘
𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝𝑘𝑘
𝑏𝑏𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑘𝑘 = 𝑔𝑔
𝑖𝑖𝑖𝑖 𝑘𝑘
𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖
𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖
𝑖𝑖𝑖𝑖
dove 𝑔𝑔
dove 𝑔𝑔 (p𝑘𝑘𝑘𝑘k))) èèèil
(𝑝𝑝
ij (𝑝𝑝
g𝑖𝑖𝑖𝑖
𝑖𝑖𝑖𝑖 ildove
ilnumero
numero
numero dei
𝑔𝑔𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝
deidei
𝑘𝑘 è percorsi
il numero
) percorsi
percorsi minimi
minimi dei percorsi
minimi tra ii punti
tratra punti minimi
i punti𝑝𝑝𝑖𝑖𝑖𝑖 eep𝑝𝑝
𝑝𝑝 𝑗𝑗tra pij punti
che
i 𝑗𝑗e che
𝑝𝑝 𝑝𝑝𝑖𝑖 e 𝑝𝑝𝑗𝑗 che passano
passano
passano
che pas-
per il punto
per il per
sano punto 𝑝𝑝 . per
Per il punto
definire
𝑝𝑝𝑘𝑘𝑘𝑘 . Perpkdefinire
il punto . Per definireil
𝑝𝑝 . Per
potenziale
il𝑘𝑘potenziale definire
il potenziale il
complessivo
complessivo potenziale
complessivodel complessivo
del puntopunto delpk, pk, del
rispetto
rispetto
punto pk,punto pk, rispetto
arispetto
tutti i punti
a tutti i puntia tuttiche che a tutti
formano
formano
i punti i puntila che
rete, formano
la rete, bisogna
che formano bisogna la rete,
procedere
la rete,procedere bisogna
bisogna procedere alla procedere
somma
alla sommaalla dei alla somma
poten-
deisomma
poten- dei poten
ziali
dei parziali:
zialipotenziali
parziali: parziali: ziali parziali:
𝐶𝐶
𝐶𝐶𝐵𝐵(𝑝𝑝 )=∑𝑛𝑛 𝑛𝑛 𝐶𝐶𝐵𝐵(𝑝𝑝
𝑛𝑛 ∑ 𝑛𝑛 𝑏𝑏𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝𝐾𝐾 )=∑𝑛𝑛
), 𝐾𝐾𝑖𝑖>𝑗𝑗 𝑛𝑛
𝑖𝑖 ∑𝑗𝑗 𝑏𝑏𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝𝐾𝐾 ), 𝑖𝑖>𝑗𝑗
𝐵𝐵(𝑝𝑝𝐾𝐾𝐾𝐾 )=∑𝑖𝑖𝑖𝑖 ∑𝑗𝑗𝑗𝑗 𝑏𝑏𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑝𝑝𝐾𝐾 ), 𝑖𝑖>𝑗𝑗

dove n è il numero dei punti che appartengono al grafo.


È evidente come la definizione data per la centralità di medietà
sia del tutto equivalente a quella data, in ambito Space Syntax, per
l’indice di scelta globale.
Estendendo all’ambito urbano le considerazioni fatte nel campo
delle reti sociali, è possibile delineare ulteriori potenzialità dell’indice
di scelta. Se esso misura il potenziale di controllo di un punto sulla rete,
in quanto sintetizza la probabilità che sia attraversato da flussi, può
misurare spazialmente la potenzialità di un tronco viario5 di influen-

5
In termini rigorosi non si dovrebbe parlare di tronchi viari, ma più generalmente
di spazi pubblici. Il riferimento ai tronchi viari è accettabile nella misura in cui è fatta
salva la consapevolezza che le lines (ovvero i punti della rete dello spazio urbano) non
rappresentano le strade, ma che generalmente le ricalcano, ovvero sono ad esse sovrap-
poste, in quanto buona parte dello spazio pubblico nelle città è costituito da strade.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
È evidente come la definizione data per la centralità di medietà sia del
tutto equivalente a quella data, in ambito Space Syntax, per l’indice di scelta
globale.
48 CEstendendo
come Paesaggio all’ambito urbano le considerazioni fatte nel campo delle
reti sociali, è possibile delineare ulteriori potenzialità dell’indice di scelta. Se
esso misura il potenziale di controllo di un punto sulla rete, in quanto sinte-
tizza
zare lail probabilità
movimentoche sia attraversato
(flusso di persone) da flussi, può misurare
negli spazi spazialmente
di uso pubblico. Se
la potenzialità di un tronco viario 7
di influenzare
ne ottiene la misura di quanto sia probabile che un tronco viario siail movimento (flusso di per-
sone)
sceltonegli spazi di uso
per muoversi trapubblico.
una qualsiasi Se necoppia
ottienedi lapunti
misurasulla
di quanto
rete o,sia pro-
in altri
babile che un tronco viario sia scelto per muoversi tra
termini, qual è l’attrattività di un tronco viario in una scelta di trought una qualsiasi coppia
di punti sullaLa
movement. rete o, indi
stima altri termini, qual
quest’ultimo è l’attrattività
è di fondamentale di unimportanza
tronco viario in
nel-
una scelta di trought
la localizzazione di movement.
tutte le attività La stimache di quest’ultimo
traggono è di fondamentale
la propria attrattività
importanza
dalla visibilità casuale, come per alcune attività commerciali.la propria
nella localizzazione di tutte le attività che traggono
attrattività dalla visibilità casuale, come per alcune attività commerciali.
Nel quadro della ricerca nel campo delle reti sociali non mancano
altre formulazioni del concetto di centralità. Di particolare interesse è
Nel quadro della ricerca nel campo delle reti sociali non mancano altre
l’idea, ancora introdotta dal Bavelas (Bavelas, 1948) (Bavelas, 1950),
formulazioni del concetto di centralità. Di particolare interesse è l'idea, an-
di correlare
cora introdotta ladal
centralità
Bavelasalla prossimità:
(Bavelas, 1948) si(Bavelas,
parla in1950),
questodicaso di cen-
correlare la
tralità di alla
centralità vicinanza o closeness-based.
prossimità: si parla in questo Lacaso
più difunzionale
centralità formulazione
di vicinanza o
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

analitica di questa
closeness-based. tipologia
La più funzionale di centralità
formulazione è quella
analiticaproposta
di questadal Sabi-
tipologia
dussi (Sabidussi, 1966). Essa interpreta la centralità
di centralità è quella proposta dal Sabidussi (Sabidussi, 1966). Essa inter- di vicinanza come
l’inverso
preta della somma
la centralità della come
di vicinanza distanza topologica
l'inverso di un punto
della somma rispettoto-a
della distanza
tutti gli altri
pologica di unpunti
punto della
rispetto rete.
a tutti gli altri punti della rete.
Se si definisce d(p , p )
Se si definisce 𝑑𝑑(𝑝𝑝𝑖𝑖i, 𝑝𝑝𝑘𝑘k) come comeililnumero
numero di di elementi
elementi cheche compon-
compongono
gono il percorso minimo tra i punti , allora la centralità
il percorso minimo tra i punti 𝑝𝑝𝑖𝑖 , 𝑝𝑝𝑘𝑘 , allora la centralità di vicinanza secondo di vicinanza
secondo Sabidussi
Sabidussi si misura come:
si misura come:
𝑛𝑛
−1
𝐶𝐶𝑐𝑐 (𝑝𝑝𝑘𝑘 ) = ∑ 𝑑𝑑(𝑝𝑝𝑖𝑖 , 𝑝𝑝𝑘𝑘 )
𝑖𝑖=1
Normalizzando l’indice per renderlo indipendente dal numero di nodi
Normalizzando l’indice per renderlo indipendente dal numero
della rete, la centralità di vicinanza può essere interpretata come l'inverso
di nodi della rete, la centralità di vicinanza può essere interpretata
della distanza media tra un punto e tutti gli altri della rete (𝑛𝑛 − 1)
come
(Beauchamp,l’inverso dellaL'indice
1965). distanza di media
Sabidussi tra eunlapunto e tutti gli altri
standardizzazione della
di Beau-
rete (Beauchamp,
champ possono essere 1965). L’indiceindivari
interpretati Sabidussi e la standardizzazione
modi. Innanzitutto come misura
di Beauchamp possono essere interpretati in vari modi. Innanzitutto
come misura diretta della distanza media di un punto da tutti gli altri
7della rete. Secondariamente, considerando come la somma minima teo-
In termini rigorosi non si dovrebbe parlare di tronchi viari, ma più generalmente di spazi pubblici. Il
rica delle aidistanze
riferimento tronchi viaritopologiche
è accettabile nellatra un inpunto
misura e tutti
cui è fatta salva lagli altri (condizione
consapevolezza che le lines
(ovvero i punti della rete dello spazio urbano) non rappresentano le strade, ma che generalmente le
diricalcano,
un puntoovvero sono ad esse sovrapposte, in quanto buona parte dello spazio pubblico nelle cittàdi
connesso in maniera diretta con tutti gli altri – centro è
un grafo astrade.
costituito da stella), la centralità di vicinanza può essere interpretata
come l’inverso del rapporto che esplicita di quanto supera la distan-
za minima teorica dagli altri punti: essa è, quindi, una misura diretta
dell’indipendenza di un punto sulla rete. Quest’ultimo concetto è stato
già esplicitato in merito all’indice di integrazione, che infatti riprende
sia concettualmente che formalmente la centralità di vicinanza nella
formulazione di Sabidussi e Bavelas.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 49

Riprendendo il discorso già avviato nel presentare l’indice di


integrazione, è possibile pensare ad un luogo indipendente come ad
un luogo autonomo, ovvero al cui interno tendono a manifestarsi la
maggior parte dei fenomeni urbani che lo interessano. Ad alti valori
dell’indice di integrazione corrisponde un’alta probabilità di trovarsi
in un luogo verso cui si tende naturalmente a spostarsi, con tutte le
considerazioni che ne possono derivare. Parlando lo stesso linguaggio
adoperato per la centralità di medietà, si può dire che l’integrazione
è una misura del to-movement.

Muoversi nella città delle persone: economia di movimento ed ana-


lisi configurazionale dello spazio urbano
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

L’analisi configurazionale in generale, e Space Syntax in particolare,


hanno da sempre evidenziato una capacità interpretativa e predittiva
rispetto alla potenzialità degli spazi urbani di accogliere flussi di movi-
mento. Tale capacità, tuttavia, non assume un carattere incidentale e
semplicemente ricorsivo, ma si basa sulla teoria fondamentale dell’in-
tero approccio configurazionale, ovvero l’interpretazione unitaria della
dinamica urbana essenziale in termini di economia di movimento: una
logica che regola le attività antropiche nella città, legando ed armo-
nizzando topologia, movimento e presenza di attrattori.
Partendo dal movimento, la modellistica tradizionalmente dedica-
ta allo studio degli spostamenti in aree urbane si basa sull’adattamento
di modelli generali sviluppati per il traffico veicolare. Essi sono di tipo
attrattivo, ovvero identificano il movimento con una funzione di trasfe-
rimento da un punto d’interesse, segnatamente una forma costruita, ad
un altro. Lo spazio è ridotto ad un elemento di frizione che si mani-
festa solo per quanto si oppone allo spostamento stesso, di fatto non
essendo una variabile che appartiene al modello. È tuttavia intuitivo

Figura 1 – Possibili interazioni tra configurazione (C), movimento (M) e attrattori (A).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
50 C come Paesaggio

che lo spazio abbia un ruolo nell’influenzare gli spostamenti. Si pensi


alla disposizione di qualche elemento attrattore in un generico punto di
una semplice griglia urbana, costituita da una strada principale molto
lunga ed una serie di strade secondarie ad essa ortogonali: ovunque
l’attrattore sia posizionato, la strada principale ospiterà sicuramente
flussi più importanti delle altre. Ciò è banale, ma dipende esclusiva-
mente da come lo spazio è strutturato, ovvero da qual è la sua confi-
gurazione. A seconda della posizione dell’attrattore, il movimento sulla
strada principale può essere di solo passaggio (movimento mediale o
through movement) ovvero di destinazione (movimento finalizzato o
to-movement). Ciò significa che il potenziale di movimento in un punto
della griglia urbana non può dipendere esclusivamente dalla presenza
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

o meno di un attrattore, ma deve dipendere anche dalla configurazione


che lo caratterizza. Ci si trova, pertanto, di fronte al problema di dover
correlare tre variabili che si influenzano vicendevolmente: il movimen-
to pedonale nello spazio urbano (M), la presenza di attrattori (A) e la
configurazione dello spazio (C) (Figura 1). Questa correlazione ha dei
limiti concettuali. Se, infatti, la configurazione dello spazio può influen-
zare la disposizione degli attrattori e la distribuzione del movimento,
ciò non è vero al contrario, in quanto è evidentemente impossibile
che questi ultimi due aspetti possano modificare la struttura spaziale.
Diversamente, essi si influenzano reciprocamente: gli attrattori capita-
lizzano gli spostamenti in virtù della loro offerta, il movimento sancisce
il successo degli attrattori in funzione dei flussi (si pensi ai meccanismi
del successo delle attività commerciali al dettaglio). Questa fattispe-
cie evidenzia come nelle reali situazioni urbane la questione sia più
semplice di quanto possa sembrare. Se infatti esiste una stretta corre-
lazione tra le variabili, è naturale che essa avvenga come conseguenza
primaria della configurazione dello spazio. Del resto, nella stragrande
maggioranza dei casi, la distribuzione degli attrattori è clusterizzata in
localizzazioni specifiche – i negozi sulle strade principali, ad esempio
– ed è quindi naturale attendersi che tale scelta localizzativa dipenda
dalla configurazione e comporti un incremento dei flussi non lineare
dovuto all’effetto moltiplicativo degli attrattori stessi. Nei casi in cui gli
attrattori siano equamente distribuiti, a maggior ragione ci si attende
un forte ruolo della configurazione, in ragione dell’indipendenza del
movimento dalla presenza degli attrattori. In termini teorici, l’unica
situazione in cui la dipendenza tra le variabili tende ad escludere il
ruolo della configurazione è il caso di una distribuzione di forti attrat-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 51

tori, squilibrati ed incoerenti con la sintassi spaziale; condizione da


verificare, ma oggettivamente poco probabile se non in casi specifi-
ci. In definitiva, quindi, la configurazione si può considerare come il
fattore generativo primario degli spostamenti in ambito urbano. Gli
attrattori, di conseguenza, assumono il ruolo di moltiplicatori, cau-
sando l’incremento dei flussi negli spazi che essi dominano. Ciò non
significa che la configurazione è sempre la causa determinante della
maggiore aliquota del movimento registrato, ma anzi, essa può avere
effetti numericamente secondari rispetto al contributo moltiplicatore
degli attrattori, tuttavia il suo ruolo di substrato attrattivo le conferisce
la capacità di interpretare e spiegare le modalità con cui lo spazio è
potenzialmente adatto ad accogliere il movimento. Di conseguenza,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

la comprensione delle dinamiche della configurazione è imprescindi-


bile per comprendere quelle del movimento, nonché i meccanismi di
distribuzione localizzativa degli attrattori.
Space Syntax, ponendo la configurazione spaziale al centro della
propria attenzione consente di validare le considerazioni effettuate in
precedenza, nonché di aprirsi ad una nuova interpretazione della città.
Grazie alla misurazione dei flussi di movimento (principalmente
pedonali) è possibile costruire un modello di regressione in cui lo spo-
stamento e gli indici configurazionali sono correlati da curve di interpo-
lazione. Studiando le diverse forme di queste relazioni (lineare, esponen-
ziale, …) è possibile ricavare per via teorica (ovvero senza procedere ad
un rilievo in loco) la presenza e, nel caso, la capacità moltiplicativa degli
attrattori. La letteratura internazionale evidenzia in tal senso impor-
tanti risultati. La correlazione tra gli indici configurazionali e il numero
di spostamenti pedonali è molto robusta e presenta due macro-casi: le
aree residenziali a bassissima concentrazione di attività e le aree di uso
misto o prettamente terziario. Nel primo caso, la correlazione mostra

Figura 2 – Scatterplot tra l’indice di integrazione, il logaritmo del movimento registrato


(sinistra), il movimento registrato (centro) ed il movimento registrato escludendole
strade con alta concentrazione di attività commerciali. (Hillier, Penn, Hanson, Gra-
jewski, & Xu, 1993).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
52 C come Paesaggio

una capacità interpretativa della varianza superiore in media al 70%


(Hillier, Penn, Hanson, Grajewski, & Xu, 1993), con punte anche molto
superiori al 90% (Cutini, 1999), denunciando una diretta proporzionalità
di tipo lineare. Ciò esprime l’idea che in assenza di fattori di attrazione
è effettivamente la configurazione della griglia urbana a generare i flussi
di spostamento. Nel secondo caso, invece, la qualità della correlazione
si assesta sui livelli precedenti prendendo in considerazione il logaritmo
naturale del movimento registrato. Ciò conferma il ruolo moltiplicatore
degli attrattori e ne rappresenta una misura diretta.
In definitiva, Space Syntax chiarisce, con evidenze oggettive, che
esiste un’aliquota di movimento legata alla configurazione dello spa-
zio urbano, il movimento naturale (Hillier, Penn, Hanson, Grajewski,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

& Xu, 1993), sulla cui base la distribuzione degli attrattori agisce da
moltiplicatore, determinando la reale distribuzione dei flussi.

Figura 3 – Scatterplot tra l’indice di integrazione, il movimento pedonale registrato


(sinistra) ed il suo logaritmo naturale (destra) (Hillier, Penn, Hanson, Grajewski, &
Xu, 1993).

Figura 4 – Scatterplot tra le coorti omogenee di integrazione e il logaritmo naturale


del movimento registrato (Hillier, Penn, Hanson, Grajewski, & Xu, 1993).

Tecniche nuove – nuove opportunità: Space Syntax oggi

L’analisi configurazionale sta vivendo, negli ultimi due decenni, un


periodo di eccezionale sviluppo ed affermazione. Ciò è testimoniato
dai notevoli risultati raggiunti (Vaughan, 2007), favoriti dall’amplia-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 53

mento del numero di ricercatori che la adoperano e la sviluppano


in tutto il mondo (Cutini, 1999; Porta, Crucitti, & Latora, The Urban
Network Analysis of Urban Streets: A Primal Approach, 2005; Cooper,
Fone, & Chiaradia, 2014).
Pur conservando di fatto inalterato l’impalcato teorico e gli assunti
tecnici fondamentali, questo processo di rapida e significativa evolu-
zione si è verificato e si verifica tutt’ora anche in ambito Space Syntax,
mirando al rafforzamento dell’affidabilità di quanto già esiste ed allo
sviluppo di nuove tecniche operative.
Un significativo passo in avanti, proprio in tema di affidabilità e
semplicità di utilizzo delle tecniche monodimensionali, è stato fatto
con l’introduzione della cosiddetta Angular Segment Analysis (ASA)
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

(Turner, 2001). Questa tecnica, in termini esemplificativi, si basa sul fra-


zionamento delle axial lines6 nei rispettivi punti di incidenza (segment),
nonché sul calcolo della somma degli angoli “spazzati” nello sposta-
mento tra coppie di lines sulla rete. La somma angolare è considerata
come il costo di un supposto spostamento sul grafo. In base a tale costo
è possibile calcolare il percorso minimo di un determinato spostamen-
to: least angle path. Quest’aspetto differenzia sostanzialmente questa
tecnica dall’originaria axial analysis, dove il percorso minimo veniva
individuato esclusivamente in termini topologici, ovvero valutando
semplicemente il numero delle intersezioni tra lines (i cosiddetti step
topologici). La scelta di riferirsi primariamente all’angolo è supporta-
ta da evidenze scientifiche in campo cognitivo (Montello, 1991), non-
ché da capacità predittorie degli spostamenti più aderenti alla realtà
(Hillier & Iida, 2005). Le migliori performance dell’ASA si registrano
soprattutto nello studio multi-scalare, in quanto consente di apprezzare
con maggiore definizione i fenomeni locali e la loro correlazione con il
generale contesto urbano, ovvero descrive con maggiore affidabilità la
struttura urbana costituita dalla nidificazione della foreground network
e della background network. Ciò sembra essenzialmente legato ad una
migliore capacità di esprimere il rapporto tra geometria e topologia
urbane: la struttura urbana percepita dai suoi utilizzatori è molto sen-
sibile alla geometria della città (la forma) – essendo questa la parte
visibile ed intuibile dello spazio urbano – di conseguenza quanto più
essa viene ben letta in campo topologico, tanto più i fenomeni urbani
vengono predetti con accuratezza (la funzione della città).

6
Si tratta delle lines precedentemente introdotte parlando di axial analysis

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
54 C come Paesaggio

In termini operativi, l’ASA non si discosta troppo dalla axial


analysis, tant’è che è possibile estendervi pressoché tutti i concetti
generali, con opportune modificazioni formali.
Innanzitutto, va modificata la formulazione della nozione di pro-
fondità. In ASA essa viene misurata come la somma angolare di svolta
minima nello spostamento ideale tra due lines del sistema, ovvero la
somma angolare calcolata lungo i loro least angle path. Al fine del
calcolo è indifferente la direzione della svolta, potendosi considerare
gli angoli sempre positivi. Oltre all’ampiezza di tali angoli, diventa
44 C come paesaggio
determinante la direzionalità: considerando impossibile entrare ed
44 C
uscirecome paesaggio
dallo stesso estremo di un segmento nel corso di un singolo
44 C come paesaggio
spostamento
corso di un singolo si elimina spostamento la possibilità si elimina di seguire
la possibilità percorsi innaturali
di seguire percorsicon
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

corso
innaturali
l’unico di scopo
uncon singolo
l’unico spostamento
di abbassare scopo diil abbassare si elimina
costo la possibilità
il costo
angolare. angolare. di seguire percorsi
corso
innaturali
Definita
Definita di
conun lasingolo
lal’unico
profondità
profondità spostamento
scopo tradidueabbassare
tra lines
due si èelimina
il costo
possibile
lines èlapossibile
possibilità
angolare.
procedereprocedere di seguire
alla definizionepercorsi
alla
della innaturali
Definita
profondità con
la l’unico
profondità
media, scopo
tra
ovvero due di abbassare
lines
all'Indice
definizione della profondità media, ovvero all’Indice di Integrazione è possibile
di il costo angolare.
procedere
Integrazione alla
(angular definizione
integra-
della
tion):
(angular Definita
profondità
integration): la profondità
media, ovverotraall'Indicedue linesdiè possibileIntegrazione procedere
(angular allaintegra-
definizione
tion): della profondità media, ovvero 𝑛𝑛 all'Indice di Integrazione (angular integra-
tion): 𝑛𝑛
𝐶𝐶𝜃𝜃 (𝑥𝑥) = ∑ 𝑑𝑑𝑛𝑛𝜃𝜃 (𝑥𝑥, 𝑖𝑖)⁄𝑛𝑛 − 1
𝐶𝐶𝜃𝜃 (𝑥𝑥) = ∑ 𝑖𝑖=1 𝑑𝑑𝜃𝜃 (𝑥𝑥, 𝑖𝑖)⁄𝑛𝑛 − 1
dove, 𝑑𝑑𝜃𝜃 (𝑥𝑥, 𝑖𝑖) è la somma angolare 𝐶𝐶𝜃𝜃 (𝑥𝑥)𝑖𝑖=1 =di∑ 𝑑𝑑𝜃𝜃 (𝑥𝑥,definita
svolta 𝑖𝑖)⁄𝑛𝑛 −in1precedenza.
dove, d
dove,L’angular θ (x, i) è la
𝑑𝑑𝜃𝜃 (𝑥𝑥, 𝑖𝑖) è integration somma
la somma angolare angolare di𝑖𝑖=1
risente fortemente di svolta
svolta definita definita
della in precedenza.
in precedenza.
frammentazione del si-
L’angular
dove,
stemaL’angular 𝑑𝑑 (𝑥𝑥,
ed è 𝜃𝜃pertanto è la
integration
𝑖𝑖)
integration somma
necessario risente
angolare
risente fortemente
di
fortemente
effettuarne svolta
una della della
definita frammentazione
in precedenza.
frammentazione
normalizzazione deldel
ponderando si-
sistema
stema
il edL’angular
contributo ed èdi
è pertanto ogniintegration
pertanto linenecessario
necessario risente
effettuarne
alla formazione fortemente
effettuarne unacosto
del una della
normalizzazione
angolare frammentazione
normalizzazione
in base allapon-
ponderando del si-
sua
il stema iled
derando
contributo
lunghezza è pertanto
contributo
di
metrica linedi
ogni(euclidea). necessario
ogni
alla lineeffettuarne
formazione
L’idea allaallaformazione
del
base una
costodella normalizzazione
del costo
angolare in base
normalizzazione ponderando
angolarealla in
sua
è che
baseil alla
lunghezza
segmenti contributo
sua
metrica
più lunghidi (euclidea).
lunghezza ogni
hanno line alla
metrica
una L’ideaformazione
(euclidea).
maggiore alla base deldella
probabilità costonormalizzazione
L’idea diangolare
alla baseindella
appartenere base alla
che sua
aiènor-
per-
lunghezza
malizzazione
segmenti metrica
è che
più lunghi hanno
corsi di spostamento. (euclidea).
segmenti
L'indice più
unamodificato L’idea
lunghi
maggiore vale: alla
hanno base della
una normalizzazione
maggiore
probabilità di appartenere ai per- probabi- è che
lità segmenti
di appartenere più lunghiai hanno
percorsi
corsi di spostamento. L'indice modificato vale: 𝑛𝑛 una
di maggiore
spostamento. probabilità
𝑛𝑛 L’indice di appartenere
modificato ai
vale: per-
corsi di spostamento. 𝑙𝑙 L'indice
𝐶𝐶𝜃𝜃 = ∑ 𝑑𝑑(𝑥𝑥, 𝑛𝑛 modificato vale:
𝑖𝑖)𝑙𝑙(𝑖𝑖)⁄∑ 𝑙𝑙(𝑖𝑖)𝑛𝑛
𝑛𝑛 𝑛𝑛
𝐶𝐶𝜃𝜃𝑙𝑙 = 𝑙𝑙 ∑ 𝑖𝑖=1 𝑑𝑑(𝑥𝑥, 𝑖𝑖)𝑙𝑙(𝑖𝑖)⁄∑ 𝑖𝑖=1 𝑙𝑙(𝑖𝑖)
dove 𝑙𝑙(𝑖𝑖) è la lunghezza euclidea 𝐶𝐶𝜃𝜃 𝑖𝑖=1
= ∑ della 𝑑𝑑(𝑥𝑥, 𝑖𝑖)𝑙𝑙(𝑖𝑖)𝑖𝑖=1
i-esima ⁄ ∑ 𝑙𝑙(𝑖𝑖)
line.
doveAnalogamente
𝑙𝑙(𝑖𝑖) è la lunghezza si può euclidea
procedere della
𝑖𝑖=1 l'indiceline.
peri-esima di𝑖𝑖=1scelta globale:
dove dove è laè lunghezza
l(i)𝑙𝑙(𝑖𝑖) la𝑛𝑛lunghezza euclidea
euclidea della
della i-esima
i-esima line.
line.
Analogamente
𝐵𝐵𝜃𝜃 (𝑥𝑥) = ∑ 𝑖𝑖=1 sisi
∑ può
𝑛𝑛
𝑗𝑗=1 procedere
𝜎𝜎(𝑖𝑖, 𝑥𝑥, 𝑗𝑗) ⁄ (𝑛𝑛per − l'indice
1) (𝑛𝑛 − di
2) scelta
, 𝑖𝑖 ≠ 𝑥𝑥globale:
≠ 𝑗𝑗
Analogamente
Analogamente
(𝑥𝑥) ∑ 𝑛𝑛
∑ può
𝑛𝑛 si puòprocedere
procedere
⁄ (𝑛𝑛 per
per l’indicedidiscelta
l'indice scelta globale:
globale:
𝐵𝐵
dove 𝜎𝜎(𝑖𝑖, =
𝜃𝜃 𝑥𝑥, 𝑗𝑗) è un 𝑖𝑖=1contatore 𝜎𝜎(𝑖𝑖, 𝑥𝑥, 𝑗𝑗) − 1)
𝑛𝑛 𝑗𝑗=1 𝑛𝑛 di appartenenza ai percorsi minimi.
(𝑛𝑛 − 2) , 𝑖𝑖 ≠ 𝑥𝑥 ≠ 𝑗𝑗
doveAnche 𝜃𝜃 (𝑥𝑥)
𝜎𝜎(𝑖𝑖,𝐵𝐵𝑥𝑥, 𝑗𝑗) questo
in
∑𝑖𝑖=1 ∑𝑗𝑗=1 𝜎𝜎(𝑖𝑖, 𝑥𝑥, 𝑗𝑗)⁄(𝑛𝑛 − 1) (𝑛𝑛 − 2) , 𝑖𝑖 ≠ 𝑥𝑥 ≠ 𝑗𝑗
è=un contatore caso valgono di appartenenza
le considerazioni ai percorsi fatteminimi.
in precedenza, ed
èdove dove
Anche
quindi 𝜎𝜎(𝑖𝑖,in 𝑥𝑥,
ragionevole 𝑗𝑗)
questo è un casocontatore
pesare, valgono
nella diformazione
appartenenza
le considerazioni dei ai percorsi
fatte
percorsi in minimi.
precedenza,
minimi, il contri- ed
σ(i, x, j) è un contatore di appartenenza ai percorsi minimi.
èbuto
quindi Anche
ragionevole
di ogni segmento in questopesare, caso valgono
nella formazionele considerazioni
dei percorsi fatte in
minimi, precedenza,
il contri- ed
Anche in questoincaso base valgono
alla sua lunghezza.le considerazioni fatte in prece-
buto è quindi
di ogni ragionevole pesare, nella formazione dei percorsi minimi, il contri-
denza, ed èsegmentoquindi ragionevole in base alla sua pesare,lunghezza.
nella formazione dei percorsi
buto didegli
ogniaspetti
segmento in base alla sua lunghezza.
minimi, il contributo di ogni segmento innell’uso
Uno di maggiore interesse base alla dell’ASA
sua lunghezza.è l’opportu-
Uno
nità Uno
di degli
disporre
degli aspetti
di
aspetti di
maggiori maggiorerisorse
di dimaggiore interesse
nello nell’uso
studio
interesse dei
nell’uso dell’ASA
fenomenidell’ASA è l’opportu-
locali. Sulla
nità
scorta di di Uno
disporre
quanto degli digià aspetti
maggiori
possibile maggiore
risorse
per nello
l'axial interesse
studio
analysis, nell’uso
dei dell’ASA
fenomeni
ovvero la locali.
limitazione è èl’opportu-
l’op-
Sulla
del
portunità
nitàdidegli di
diquanto disporre
disporre di maggiori risorse nello studio dei fenomeni
scorta
calcolo indici già di ad maggiori
possibile
un intorno perrisorse
l'axial nello
analysis,
(segnatamente studio dei fenomeni
ovvero
topologico). Per locali.
la limitazione l'ASAdel Sulla
è
possibile ricorrere a tre diverse limitazioni, corrispondenti ad altrettanti con- del
calcoloscorta deglidi quanto
indici già
ad un possibile
intorno per l'axial
(segnatamente analysis, ovvero
topologico). la limitazione
Per l'ASA è
cetticalcolo
possibile degli topologica,
ricorrere
di distanza: indici ad un
a tre diverse delintorno
limitazioni,
costo angolare(segnatamente
corrispondenti
di svolta, topologico).
ad altrettanti
euclidea Per con-
l'ASA è
(metrica).
cetti possibile
di distanza:
Quest'ultima, ricorrere a tre
topologica, del
in particolare, diverse
anche costo limitazioni,
angolaredelle
in ragione corrispondenti
di svolta,
diffuse euclidea ad altrettanti
(metrica).con-
normalizzazioni
cetti
Quest'ultima,
www.torrossa.com di
metriche, è di in distanza:
comune topologica,
particolare, utilizzo.
- For non-commercial
anche del
È prassi
use costo
in ragione
by angolare
approcciarsi
authorised usersdi
delle diffuse svolta,
allo studio
only. euclidea
normalizzazioni
License (metrica).
di fenomeni
restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 55

locali. Sulla scorta di quanto già possibile per l’axial analysis, ovvero
la limitazione del calcolo degli indici ad un intorno (segnatamente
topologico). Per l’ASA è possibile ricorrere a tre diverse limitazioni,
corrispondenti ad altrettanti concetti di distanza: topologica, del costo
angolare di svolta, euclidea (metrica). Quest’ultima, in particolare,
anche in ragione delle diffuse normalizzazioni metriche, è di comune
utilizzo. È prassi approcciarsi allo studio di fenomeni locali attraverso
ASA adoperando indici a diversi raggi metrici decrescenti. A tal pro-
posito, si precisa che la tecnica rimane sempre assolutamente di tipo
angolare e che il ricorso alla limitazione metrica è solo un espediente
tecnico e concettuale per la definizione di sottoreti urbane riferite
ad ogni nodo/segmento del sistema. Le caratteristiche e le potenzia-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

lità dell’ASA rendono oggi questa tecnica uno strumento preferibile


rispetto all’axial analysis, soprattutto per condurre studi sulla struttura
dello spazio urbano in relazione a fenomeni d’interazione globale –
locale, come ad esempio la ricerca dell’assetto delle centralità in for-
mazioni urbane complesse.
A supporto e complemento dell’angular segment analysis sono
nate numerose altre tecniche, spesso mirate ad analizzare problemi
specifici od intese a facilitare la lettura di fenomeni particolari, spes-
so basandosi sulla manipolazione e l’aggregazione/disaggregazione di
dati derivati dall’ASA. In tal senso, ha assunto grande importanza una
tecnica di analisi nota come Step Depth (letteralmente profondità di
passo), prima sviluppata per l’utilizzo complementare all’axial analysis
e poi estesa con grande successo all’ASA ed in questo contesto forte-
mente sviluppata (Turner, 2001). L’analisi Step Depth risponde all’e-
sigenza di estrinsecare in maniera chiara alcune proprietà specifiche
di singole localizzazioni sulla rete, sia per elementi unitari (singolo
nodo/segmento) che per gruppi di elementi (sottoinsieme dei nodi/
segmenti del sistema). Nello specifico è possibile calcolare, per ogni
nodo/segmento, sul percorso minimo di spostamento tra lo stesso ed
ogni altro nodo/segmento della rete: il valore della variazione angolare
cumulativa (Angular Step Depth); il valore cumulativo dei cambiamen-
ti di direzione7 (Topological Step Depth); il valore metrico puro, in
forma cumulativa (Metric Step Depth) (Hillier & Iida, 2005). A secon-
da dell’oggetto dell’analisi è possibile avvantaggiarsi dei tre diversi

7
Pesati in funzione dell’angolo d’incidenza, come già visto più in generale per
l’Angular Segment Analysis.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
56 C come Paesaggio

output: a) l’angular step depth esprime, con maggiore attendibilità,


la facilità con cui è possibile raggiungere la localizzazione analizzata
(ovvero la linea di partenza dei percorsi minimi) in uno spostamento
generalizzato (ovvero indipendente dalla modalità di trasporto) ; b) la
topological step depth esprime, al pari dell’angular, la facilità con cui è
possibile raggiungere la localizzazione analizzata in uno spostamento
generalizzato, ma tende ad enfatizzare i picchi, risultando efficace nella
ricerca di localizzazioni ad altissimo valore aggiunto; c) la metric step
depth esprime, con maggiore attendibilità, la facilità con cui è possibile
raggiungere la localizzazione analizzata in uno spostamento pedonale.
Un vantaggio operativo dell’analisi Step Depth è la sua flessibilità
rispetto alla numerosità degli oggetti studiati (da 1 a n-1 in una rete di
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

n nodi/segmenti). Considerando il caso di più nodi/segmenti analizzati


contemporaneamente come sottoinsieme della rete urbana, i percorsi
minimi vengono tracciati avendo come origine i nodi non appartenenti
al sottografo in analisi. Questo aspetto permette di considerare un
insieme di segmenti adiacenti che formano una strada (in modo da
isolare un tronco viario costituito da più segmenti e studiarlo in modo
unitario), oppure una serie di nodi/segmenti non adiacenti che formano
degli attrattori omogenei rispetto ad obiettivi specifici, come ad esem-
pio nell’erogazione di un servizio (ad esempio per studiare l’efficacia
localizzativa nel posizionamento dei servizi, potendo anche distinguere
quelli di quartiere – che si debbono poter raggiungere anche a piedi
– da quelli generali – raggiungibili anche solo con modalità di traspor-
to differenti – capitalizzando così le tre modalità di analisi (Angular/
Topological/Metric Step Depth).
Un’ulteriore tecnica di post-processing dei risultati dell’ASA, nota
come Foregroung vs. Background analysis (FBA) (Al Sayed, Turner,
Hillier, Iida, & Penn, 2014) pone l’accento sulle caratteristiche geome-
triche della segment map, mirando a far emergere le componenti locali
e quelle globali del sistema urbano in termini essenzialmente geome-
trici ed in maniera particolarmente evidente. L’idea di fondo è quella
di estrapolare i tessuti locali come una tassellatura di aree che hanno
una estensione metrica simile, mentre la struttura portante globale
come un insieme di linee pseudo-continue, rappresentative dei percorsi
minimi tra qualunque coppia di origini e destinazioni sulla rete urbana.
Questa tecnica permette, da un lato, di leggere la traccia spaziale dei
processi di agglomerazione, taglio e diffusione locali, facendo emergere
i nuclei urbanamente più densi e, di conseguenza, ricchi di funzioni,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 57
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 5 – Patchwork Analysis – esempio di background scatter plot.

anche promiscue – ovvero aventi un certo grado di autonomia, anche


solo mono-funzionale – mentre, dall’altro, di leggere la struttura glo-
bale che li tiene assieme nel contesto territoriale, formando, di fatto, il
sistema urbano. Analogamente a quanto succede per l’ASA, l’analisi
locale e quella globale si differenziano per la dimensione dell’intor-
no analizzato, ma in tal caso si adopera esclusivamente la distanza
euclidea (raggio metrico d’analisi). I risultati della FBA non hanno
una stretta correlazione con i flussi urbani (e quindi con l’economia
di movimento): la loro predittività decade in maniera direttamente
proporzionale all’ampiezza del raggio metrico di analisi. La formalizza-
zione dei risultati della FBA avviene attraverso la redazione di mappe
tematiche di livello locale (background) e globale (foreground). Per
ciò che concerne l’analisi del sistema locale (Background Patchwork
Analysis) è inoltre possibile costruire appositi grafici in forma di scatter
plot che correlano indici rappresentativi della scala globale e locale, ad
un determinato raggio metrico d’indagine. Nello specifico, tali indici
sono la profondità metrica media globale e locale. La prima consiste
nel rapporto tra la lunghezza totale cumulativa dei percorsi minimi tra
ogni coppia di lines sulla segment map e il numero totale dei segmen-
ti. La seconda, invece, differisce dalla prima per la definizione di un
intorno metrico d’analisi, calcolato circolarmente dal centro metrico di
ogni segmento. Questi grafici consentono una lettura agevolata della
struttura delle centralità locali di un insediamento urbano, in quanto

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
58 C come Paesaggio

ove esse si manifestano il grafico presenta dei picchi molto evidenti.


Ove mai tali picchi non si verificassero affatto, vi sarebbe un’altrettanto
chiara indicazione di una patologia, in quanto il sistema urbano non
si presenterebbe clusterizzato geometricamente in modo sufficiente e
ciò ne minerebbe la possibilità di un corretto funzionamento, ed il suo
trattamento richiederebbe il ricorso ad altre tecniche configurazionali.
L’FBA, quindi, costituisce un ottimo modo per approcciarsi allo
studio di un sistema urbano e per diagnosticarne specifiche patologie,
in quanto consente di leggere il potenziale topologico dello spazio
partendo dalla sua struttura geometrica.
Le innovazioni delle tecniche monodimensionali in ambito Space
Syntax sono oggetto di ricerca continua ed il contenuto di questo para-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

grafo non ne rende certamente giustizia. La loro solidità ed affidabilità,


tuttavia, necessita di grande sperimentazione e per questo il set delle
tecniche effettivamente utilizzabili è relativamente limitato.

Linee!

È quindi possibile coniugare forma e funzione nella città? È possibile


pensare al paesaggio urbano come l’essenza stessa di questa coniugazio-
ne? È possibile spingere la riflessione sino ad affermare che la città in sé
non esiste, ma esiste solo la sua rappresentazione soggettiva e collettiva
che definiamo paesaggio urbano?
Le questioni aperte sono tante e provocatorie, le risposte non
banali e forse non univoche. Tuttavia esse sono razionalizzabili e
costruibili partendo dalla ricerca, innanzitutto, di una coniugazione tra
città vissuta e città veduta. Coniugazione concettualmente complessa
e dispersiva, ma che può essere affrontata in termini induttivi e sem-
plificati, provando a comparare, su di un caso di studio i risultati dei
metodi che si è già detto essere adeguatamente rappresentativi delle
due grandi visioni, ovvero il metodo di Lynch e l’analisi configurazio-
nale in declinazione hilleriana.
L’esperienza, condotta su di un contesto urbano di piccole dimen-
sioni (Piedimonte Matese, ca.10.000 abitanti) – per incrementare la
significatività degli inevitabili piccoli campioni e per favorire la distin-
zione dei contributi dei vari elementi – ha evidenziato, come ci si
attendeva, una ottima capacità interpretativa dell’ASA in relazione
alle categorie definite in precedenza relazionali (Nodi e Percorsi). Le

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 59
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 6 – L’immagine della città di Piedimonte Matese (CE), costruita attraverso


l’applicazione del metodo di Lynch.

modalità di tracciamento della quasi totalità delle mappe mentali del


metodo lynchano, da parte dei soggetti coinvolti nelle interviste, hanno
peraltro evidenziato la tendenza a definire lo spazio partendo proprio
dai nodi e dai percorsi, ed in particolar modo da quelli che registrano
alti valori configurazionali. Per le altre categorie non è stato possibi-
le riscontrare, almeno al livello di dettaglio della scala urbana, una
qualsiasi forma ricorsiva rispetto all’andamento degli indici configu-
razionali. Non è stato possibile notare neppure forme di alterazione/
correlazione che intuitivamente si attendeva che si verificassero, come
una forma di corrispondenza tra configurazione locale ed estensione
del quartiere/categoria.
Da quest’esperienza è derivata la considerazione che nell’astra-
zione, nella comprensione e nella comunicazione dello spazio urbano
tendano a prevalere gli aspetti relazionali, che si esplicitano nella con-
formazione degli spazi di movimento e nel quadro dei loro rapporti
mutui. I soggetti intervistati, infatti, hanno tutti iniziato a sentirsi a
proprio agio nell’inserire elementi che non fossero percorsi e nodi, solo
una volta definita la struttura urbana degli spazi pubblici accessibili

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
60 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 7 – Andamento dell’indice di integrazione nell’Angular Segment Analysis


dell’area di interesse – La gamma cromatica varia in base alla luminosità: le linee più
luminose hanno valori più alti dell’indice (gradiente di luminosità), ovvero, nel caso
specifico, hanno maggiore probabilità di essere percorse.

(percorsi e nodi), corretta o meno rispetto alla realtà. Numerosi sono


stati i casi d’errore nella costruzione della struttura spaziale, ma tutte
le mappe ottenute presentano coerenza interna. Ciò confuta l’implicita
ipotesi d’indistinguibilità causale dell’interiorizzazione e della figura-
zione ambientale proposta dal Lynch, ed anzi suggerisce la necessità di
far leva essenzialmente e primariamente su di un sistema relazionale
solido, non necessariamente corretto nel suo svolgimento geometrico.
È possibile caratterizzare lo spazio solo quando sussiste la capacità
potenziale di muoversi in esso: il principio generatore dell’esperien-
za urbana è la potenzialità del movimento. Questa condizione sem-
bra essere il vero elemento di distinzione tra l’esperienza percettiva
dell’ambiente di vita e quella della fruizione pittorica o fotografica.
La gerarchia nell’accrescimento d’informazioni riconducibili allo spa-
zio urbano, evidenzia come si possa pensare di staccare la matrice
relazionale dall’insieme segnico. In tal senso, il proposito di ricerca
della sintesi metodologica tra le due istanze trova un punto morto.
La dualità metodologica si può probabilmente considerare come un
percorso battibile e più fruttuoso. È in questi termini che nasce un
diverso scenario di ricerca che si incentra sul problema relazionale,
inteso come primo step di un approccio duale che se da un lato non
intende rifiutare le forme, dall’altro le pone su di un piano diverso, stu-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 61

diandone soltanto gli effetti che esse lasciano sulla mappa relazionale.
In tale ottica esse possono funzionalmente essere interpretate come
la sofisticazione da apportare alla mappa mentale per facilitare la sua
comunicazione informale, nei termini della narrazione. La scelta di
studiare separatamente le due componenti presenta, inoltre, l’indubbio
vantaggio di poter salvaguardare in pieno l’oggettività della matri-
ce topologica, attraverso le caratterizzazioni proprie della ricerca nel
campo delle reti. Si apre, per contro, un legittimo dubbio d’efficacia di
un approccio relazionale allo studio di un fenomeno di grande valenza
formale, qual è quello dello spazio urbanizzato. Per le sue dimostrate
doti di efficacia nella predizione dei comportamenti umani nella fru-
izione dello spazio urbanizzato, Space Syntax può rappresentare un
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

supporto fecondo, a patto che se ne riesca ad estrapolare con chiarezza


il supporto teorico che la sostiene rispetto alla percezione ambientale
di tutti gli aspetti spaziali della città, ovvero senza tralasciare il modo
con cui s’interiorizzano le forme. Diversamente, essa non potrebbe
essere altro che un modello empirico di interpretazione di ricorrenze
nei fenomeni urbani. Nel seguito del lavoro si vuole proprio indagare
circa questa potenzialità, con l’intento di esplicitare le basi teoriche a
supporto delle evidenze ricorsive.
È sulla coniugazione tra forma e funzione nell’analisi configura-
zionale che poggia la risposta al quesito d’apertura e che si sostanzia
una proposta concettuale e di metodo originale, se non innovativa.
Essa, tuttavia, non solo va verificata, ma va anche giustificata, essen-
do sviluppata in termini induttivi su un campione sì significativo, ma
anche numericamente marginale. È con questa intenzione, e su questi
presupposti, che è necessario analizzare i meccanismi profondi dell’a-
nalisi configurazionale, soprattutto per quanto attiene il rapporto tra
geometria e topologia, ovvero tra layout spaziale e grafo urbano.

Note metodologiche sul modello di analisi

L’applicazione operativa dell’analisi configurazionale – attraverso la


tecnica dell’angular segment analysis – e dell’analisi lynchana, sulla
figurabilità dello spazio urbano – attraverso l’implementazione delle
indicazioni fornite dallo stesso Lynch (Lynch, 1960), è stata portata
avanti mirando ad assicurare l’oggettività delle risultanze. A tal pro-
posito, sono state seguite indicazioni metodologiche condivise dalla

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
62 C come Paesaggio

comunità scientifica, che, a beneficio di chiarezza, nel seguito si rias-


sumono brevemente, accompagnate dai principali risultati, preceden-
temente discussi.

Il metodo di Lynch

Il metodo di Lynch, presentato dall’autore in uno dei suoi contribu-


ti più noti: L’immagine della Città (Lynch, 1960) si palesa come una
proposta per fasi ed attori, dettagliata e suggerente i risultati attesi in
caso di corretta applicazione.
In termini sintetici essa può essere così descritta nella sua formu-
lazione generale8:
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Step 1.a – Analisi in sopralluogo – Osservatore esperto –


Sistematica copertura dell’area al fine di esplicitare le categorie
percettive (nodi, margini…) qualificandole anche per forza d’immagine
e vividezza (maggiore o minore). Ad ogni scelta deve corrispondere
un’analisi del giudizio.
L’analisi in sopralluogo descrive bene la reale figurabilità di un
contesto urbano (nello studio di Lynch più dei due terzi degli elementi
delle interviste d’ufficio corrisponde alle valutazioni in sopralluogo),
sebbene sia fallace rispetto a due questioni:
1. la tendenza a sorvolare sugli elementi minori, di solito molto
importanti nello spostamento, specialmente veicolare;
2. la tendenza a sorvolare sulle caratteristiche minori dei quartie-
ri, che sono importanti per il prestigio sociale che trasmettono.
In generale, l’analisi in sopralluogo è più efficace nell’analisi degli
spazi urbani ben differenziati, in cui gli elementi di spicco sono più
facilmente riconoscibili e, se corredata da un’analisi veicolare, riflette
bene l’immagine pubblica complessiva dello spazio, a meno degli effetti
legati al prestigio ed all’esclusività che certe localizzazioni posseggono,
in ragione di una effettiva unicità della loro offerta o di un condiviso
senso comune.

8
Nell’ambito della presente sezione, le citazioni, letterali e non, sono tutte desunte
da (Lynch, 2006)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 63
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 8 – Sovrapposizione tra immagine della città ed ASA di Piedimonte Matese


(Figura 7). Si può notare la corrispondenza tra i percorsi principali e le line a mag-
giore integrazione.

Step 1.b – Interviste d’ufficio – Campione rappresentativo9 della popo-


lazione
Si tratta della somministrazione di un questionario effettuata per
via orale al fine di esplicitare l’immagine pubblica della città. Le inter-
viste vengono registrate per essere analizzate in un successivo momen-
to da soggetti esperti. Nella formulazione lynchana, per il caso studio
di Boston, il set di domande è il seguente:
1. Che cosa le viene in mente anzitutto, che cosa simbolizza la
parola “Boston” per Lei? Come potrebbe approssimativamen-
te descrivere Boston sotto l’aspetto fisico?
2. Vorremmo che Lei tracciasse una rapida pianta del centro
di Boston, all’interno o downtown rispetto a “Massachussetts
avenue”. La tracci come se dovesse fornire ad un estraneo

9
Lynch considera rappresentativo un campione di 30 individui.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
64 C come Paesaggio

una rapida descrizione della città, che ne contempli tutte le


principali caratteristiche. Non ci attendiamo un disegno accu-
rato – solo un rozzo schizzo. [L’intervistatore deve prendere
appunti sulla sequenza in cui viene disegnata la pianta]10.
3. Suddivisa in due parti:
a. Prego, mi fornisca istruzioni complete ed esplicite sul tra-
gitto che lei compie di solito per andare al lavoro da casa
sua. Immagini di compiere effettivamente tale tragitto, e
descriva la sequenza delle cose che lei vedrebbe, udirebbe
o fiuterebbe lungo la strada, includendo i riferimenti di per-
corso che sono diventati importanti per lei, e le indicazioni
che sarebbero necessarie ad un estraneo per prendere le
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

medesime decisioni che prende lei. A noi interessano le


caratteristiche fisiche delle cose. Non importa se lei non
riesce a ricordare i nomi di strade o di luoghi. [Insistere,
ove possibile, per avere informazioni più dettagliate].
b. C’è alcuna emozione particolare che lei prova nelle varie
parti del tragitto? Quanto tempo le prende? Vi sono parti
del tragitto nelle quali lei si sente incerto sulla sua ubica-
zione?
Questa domanda (3a e 3b) può essere formulata anche per
altri tragitti ricorrenti
4. Ora noi desideriamo sapere quali elementi del centro di
Boston lei considera maggiormente distintivi. Possono essere
grandi o piccoli, ma mi dica quali sono per lei i più facili da
individuare e ricordare. [Per due o tre degli elementi citati
l’intervistatore procede con la domanda 5]
5. Si suddivide in tre sotto-domande:
a. Vorrebbe descrivermi…? Se la conducessero la ad occhi
bendati, quando le togliessero la benda, di quali indizi lei
si servirebbe per identificare con certezza il posto in cui si
trova?
b. C’è alcuna particolare emozione che lei prova guardando
a …?
c. Vorrebbe indicarmi sulla sua pianta dove si trova…? (e, se
applicabile) Dove sono i suoi confini?

10
Nelle parentesi quadre vengono riportate indicazioni operative per i diversi attori
del metodo, così come descritte dall’autore.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 65

6. Vorrebbe mostrarmi sulla pianta la direzione del Nord?


7. Ora l’intervista è finita, ma sarebbe utile poter aver giusto
qualche minuto di libera conversazione:
a. Che cosa pensa che noi stiamo cercando di appurare?
b. Che importanza hanno per la gente l’orientamento ed il
riconoscimento di elementi della città?
c. Prova alcun piacere nel sapere dove si trova e dove sta
andando? O, in caso contrario, alcun dispiacere?
d. Le pare che Boston sia una città facile per trovarvi la strada,
o per identificarne le parti?
e. Quale città di sua conoscenza offre un buon orientamento?
Perché?
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

A valle della somministrazione del questionario, per un campione


limitato di soggetti, va mostrato un mazzo di fotografie scelte in modo
da coprire sistematicamente l’intera zona, ma consegnate in ordine
casuale e frammiste di immagini di altri contesti. Va richiesto ai soggetti
di classificare in qualunque modo essi preferiscano le fotografie, iden-
tificandole ed esplicitando quali elementi prendano in considerazione
per farlo. Va poi chiesto di disporle su di un tavolo come a comporre
una pianta della città. Gli stessi soggetti vanno in ultima istanza portati
sul posto per compiere uno dei loro tragitti immaginari.
L’intervista in ufficio approssima sommariamente l’immagine
pubblica della città, sebbene essa per ovvie ragioni risente della com-
posizione e della rappresentatività del campione della popolazione
individuato (ristretto a soli 30 elementi).

Step 2 – Raffronto tra interviste ed analisi – Operatori esperti


Il raffronto tra i risultati dell’intervista e dell’analisi in sopralluogo
serve a mettere in evidenza il grado di corrispondenza tra l’immagine
pubblica e le qualità della forma visiva del contesto di studio.
La problematica dell’esiguità del campione, con cui il metodo pre-
cedente può essere ragionevolmente applicato in ragione della sua
complessità, ha spinto Lynch a mettere a punto una metodologia sem-
plificata, più snella, volta ad ampliare il numero dei soggetti coinvolti,
ovvero a maggiorare la rappresentatività del campione della popola-
zione. Tale metodo, noto come Metodo semplificato, sebbene proposto
non è stato mai validato con applicazioni, nemmeno dal suo stesso
ideatore. Esso è così formato:

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
66 C come Paesaggio

a. Disegnare una rapida pianta dell’area di studio, mostrando


le caratteristiche più interessanti ed importanti, e in modo da
fornire ad un estraneo sufficienti informazioni per circolarvi
senza troppe difficoltà.
b. Tracciare un simile schizzo della strada e degli eventi lungo
uno o due itinerari immaginari, scelti in modo da coprire l’area
in lunghezza e larghezza.
c. Scrivere un elenco delle parti della città avvertite come più
distintive, dopo che l’esaminatore abbia illustrato il significato
di “parti” e “distintività”.
d. Rispondere per iscritto ad alcune domande del tipo: “dove è
situato…?”.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

e. Rispondere alla domanda “quale elemento del paesaggio sim-


bolizza e localizza meglio degli altri la sua città?”.
Esame di ricorrenza delle citazioni:
1. elementi
2. connessioni
3. sequenza di disegno
4. vividezza degli elementi
5. senso di struttura
6. immagine aggregata
Dall’insieme dell’analisi in sopralluogo e dei risultati dell’intervi-
sta è possibile evidenziare i punti critici ed individuare sistemi richie-
denti particolare attenzione.
Interviste a campione ridotto per l’analisi dei punti critici.
Illustrazione del significato di “parti”:
1. margini
2. nodi
3. riferimenti
4. percorsi
5. quartieri
Per il caso di studio, si è provveduto ad una personalizzazione
dei contenuti del Metodo nella sua formulazione più ampia, princi-
palmente in ragione della possibilità di beneficiare della discussione
dei risultati, mancante, come si diceva, per il metodo semplificato. Il
questionario somministrato è stato adattato individuando 2 percorsi di
riferimento oltre a quello casa-lavoro, per favorire l’attraversamento

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 67

trasversale del centro abitato in relazione a riferimenti di generale


riconoscimento. Sono stati coinvolti nell’intervista 30 soggetti (nume-
rosità lynchana) escludendo dal campione, come suggerito nel metodo
stesso, gli operatori tecnici nei settori professionali in cui si opera su
base cartografica. Le interviste sono state registrate e catalogate su
supporto digitale, i disegni delle mappe sono invece conservati in for-
mato cartaceo.
Il risultato dell’analisi è sintetizzato dalla mappa dell’immagine
pubblica della città, di cui alla Figura 6.

L’Angular Segment Analysis (ASA)


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

La costruzione dell’ASA di Piedimonte Matese ha seguito le fasi


canoniche descritte in letteratura, per come introdotte in preceden-
za 1. In termini sintetici e schematici11, il processo di applicazione è
partito dalla costruzione dell’axial map per poi procedere con la sua
frammentazione e ripulitura, finalizzata all’ottenimento della segment
map. Da quest’ultima mappa è stato desunto il grafo duale su cui
si è proceduto al calcolo degli indici configurazionali, grazie ai quali
sono state redatte mappe tematiche, di cui la Figura 7 è un esempio.
L’intero processo è stato portato avanti con ricorso al software UCL
DepthMap X (Varoudis, 2012), con l’eccezione della creazione delle
mappe tematiche, realizzate in ambiente GIS (ESRI, 2012).
L’esiguità dimensionale dell’ambito di studio ha reso relativamen-
te agevole sia il tracciamento della griglia degli spazi pubblici, sia la
successiva caratterizzazione per linee ed il relativo calcolo degli indici
configurazionali. I principali risultati, in forma grafica, sono sintetizzati
nelle immagini seguenti.

11
Ulteriori informazioni e maggiori dettagli in termini metodologici saranno di
volta in volta riportati nei successivi capitoli, in relazione alle diverse applicazioni
presentate nel testo.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
68 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 9 – Mappa degli spazi aperti dell’area di studio. In trasparenza, è visibile uno
stralcio cartografico della stessa area.

Figura 10 – Ingrandimento della Figura 9.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Metodi e tecniche per l’analisi della città e del paesaggio urbano 69
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 11 – Distribuzione dell’indice di integrazione globale (vedi Figura 7).

Figura 12 – Distribuzione dell’indice di scelta globale (Gradiente di luminosità).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Capitolo 3
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano

Topologia e paesaggio urbano


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

La discussione critica sull’adeguatezza e sui limiti di Space Syntax qua-


le strumento di lettura, interpretazione e “valutazione” del paesaggio,
non può prescindere da una discussione inerente alle modalità e alle
motivazioni che le permettono di interfacciarsi con lo spazio urbano.
Ad un’analisi anche solo superficiale infatti, emerge l’interrogativo
su come possa un approccio essenzialmente topologico, ovvero basato
sulla riduzione dello spazio ad un grafo e sulla sua successiva analisi,
essere affidabile nel valutare la percezione di uno spazio materiale e
misurabile. Di fatto si pone un problema di conciliabilità tra un’enti-
tà sentita come essenzialmente geometrica, lo spazio urbano, ed una
sua lettura essenzialmente relazionale, attraverso le mappe e gli indici
configurazionali. Parlando di paesaggio, per dipiù, le qualità multidi-
mensionali dello spazio, nei termini delle superfici e dei volumi, assu-
mono una primarietà che appare indiscutibile, e che è stata così finora
considerata, spingendo la ricerca verso la bipartizione, evidenziata in
precedenza, tra lo studio del territorio e delle sue forme e lo studio
dei fenomeni antropici in esso, ovvero tra forma e funzione.
Rispondere in maniera completa e convincente a questo interro-
gativo significa rispondere di fatto ad un diverso quesito: perché Space
Syntax funziona quando sembra logico che essa non debba funzionare?
Ovvero, in altri termini, quanta geometria c’è in un grafo urbano?
Quanta ce ne deve essere affinché studiando la topologia che esprime
la si tenga in debito conto?
Il rapporto tra geometria e topologia si sostanzia come un proble-
ma del tipo ordinamento – struttura. Nella città coesistono, infatti, un
ordine geometrico ed una struttura non geometrica (Hanson, 1989). Il
primo è palese, in ragione del fatto che elementi che presentano geo-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
72 C come Paesaggio

Figura 13 – Opzioni algoritmiche per il tracciamento delle linee visuali (lines).

metrie simili sono messi in rapporto simile tra di loro e ciò permette
di coglierne attraverso l’occhio la tessitura globale. Il secondo è di più
difficile comprensione, nella misura in cui le relazioni tra gli spazi si
presentano nella loro evidenza nel susseguirsi delle esperienze locali
e non sono, quindi, gestibili per similarità nel quadro globale. Ad ogni
modo, esso viene verificato ogni giorno negli spostamenti e nell’uso
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

comune degli spazi. La tensione tra ordinamento e struttura, ovvero tra


esperienza della città come elemento globale ed esperienza della città
come trama relazionale locale, caratterizza il rapporto tra geometria e
topologia degli spazi urbani.
Esistono chiare corrispondenze tra questi due mondi. Il primo si
può ben considerare un fenomeno ricorrente negli studi di Space Syn-
tax. Le axial maps, come già accennato in precedenza, rappresentano
un insieme di lines costruite algoritmicamente come prolungamenti
delle linee congiungenti i vertici dei blocchi inseriti nello spazio urbano,
fino alla loro intersezione con un altro blocco alle rispettive estremità.
Le lines così costruite intersecano necessariamente almeno un’al-
tra line del sistema, in virtù di quella che in precedenza è stata chia-
mata relazione di appartenenza. Se si procede alla misurazione degli
angoli di incidenza, si scopre che gran parte di essi è prossimo ai 90°,
in un intorno di 15°, oppure molto ottuso – 180° ± 15°. Più raramente
le intersezioni formano angoli prossimi a 45°. In definitiva, la quasi
totalità degli angoli è concentrata in poco più di un terzo delle possi-
bili ampiezze disponibili. Questa ricorrenza è molto improbabile che
si verifichi per pura casualità; è probabile che sia in atto un fenomeno.
Rimanendo nel campo delle correlazioni geometriche, se si proce-
de alla misurazione della lunghezza delle lines e se ne correla il valore
con l’ampiezza angolare vista in precedenza, si può notare un’ulte-
riore ricorrenza. Agli angoli ottusi sono generalmente associate lines
incidenti più lunghe, mentre a quelli prossimi ad essere retti, le lines
risultano più corte. In termini crudamente statistici ciò equivale a dire
che più una line è lunga più è alta la probabilità che si intersechi con la
successiva e la precedente con un angolo d’incidenza ottuso. Viceversa,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 73

più una line è corta, più è probabile che incida a 90° con le lines di
testa e di coda. Succede inoltre, ed è un fenomeno interessante, che le
lines che incidono tra di loro a 45° hanno mediamente una lunghezza
compresa tra quelle che incidono con angoli ottusi e quelle che inci-
dono con angoli retti. In definitiva, la relazione tra ampiezza angolare
d’incidenza e lunghezza delle lines tende a clusterizzare lo spazio.
La sussistenza di un fenomeno ricorsivo così robusto invita a fare
considerazioni sulle modalità di fruizione dello spazio urbano. La ten-
denza a poter prevedere la lunghezza e l’incidenza angolare della suc-
cessiva line in funzione della lunghezza di quella precedente, suggerisce
che il movimento nello spazio urbano possa essere inteso come un
processo stocastico markoviano. In processi di questo tipo, infatti, la
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

probabilità di transizione che determina il passaggio ad uno stato di


sistema dipende unicamente dallo stato di sistema immediatamente
precedente (proprietà di Markov) e non dal come si è giunti a tale
stato. Ciò significa che se un osservatore sta percorrendo una strada
lunga può essere pressoché certo che la successiva sia lunga altrettanto.
Il processo di Markov è la chiave di lettura che aiuta ad intuire, ed
in una certa misura a capire, come è conformato lo spazio urbano in
cui ci si sta muovendo. Tale fenomeno è riscontrabile in città di ogni
forma e dimensione, sebbene il rapporto tra angoli e lunghezze non
sia un’invariante, ma dipenda da una serie di fattori dipendenti da una
lunga serie di variabili culturali, temporali e morfologiche.
L’intuizione predittiva è il generale meccanismo di costruzione
dell’ordine geometrico della città. Del resto, che la città sia un’entità
vissuta e intesa dai fruitori in maniera assolutamente geometrica è evi-
dente in molti aspetti. Uno di quelli più eclatanti è l’importanza che la
geometria riveste nel modo in cui ogni conoscitore di un determinato
spazio urbanizzato fornisce indicazioni direzionali in esso ad un sog-
getto non conoscitore dello stesso spazio. È ovvio che non si possono
dare le stesse indicazioni per tutti gli spazi, ma che esse debbano essere
fortemente ancorate alla natura dei luoghi, per essere efficaci. Ciò
significa che non si danno mai indicazioni puramente relazionali, ma
che si cerca sempre di fare leva sull’intuibilità geometrica dell’interlo-
cutore. Non è un caso che alcune situazioni spaziali tendano ad essere
considerate continuative, come per le intersezioni ottuse, mentre altre
fortemente variative, come per le intersezioni pseudo-rettangole. Que-
sta tendenza, che si può definire di semplificazione kantiana e invita a
super-geometrizzare gli angoli retti e a sotto-geometrizzare gli angoli

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
74 C come Paesaggio

ottusi, trova giustificazione nel fatto che il processo di trasferimento


di dati di navigazione fa leva sulla conoscenza allocentrica che l’uomo
ha delle mappe. Esse, per poter essere utilizzate, necessitano di una
conoscenza globale, quantomeno di un certo intorno. La conoscenza
globale, a sua volta, fa leva sul concetto di intuitività e di conseguenza
su quello di geometria. Si pensa alla città in maniera globale e per
farlo bisogna ricorrere all’ordinamento geometrico. L’assecondamento
di questa naturale tendenza, evidente perché da tutti sperimentato
nell’esperienza quotidiana, dimostra l’esistenza di un pervasivo grado
di geometrizzazione della struttura dello spazio urbano.
Spostandoci sul versante relazionale, lo studio degli integration
cores1 di grandi e piccole città asiatiche, europee e statunitensi ha
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mostrato la tendenza a combinare due distinti elementi: la presenza di


sequenze ottusangole dal centro del core verso l’esterno e la presenza
di una struttura pseudo-regolare a maglie nel centro del core, spesso
caratterizzata dalla riduzione della dimensione dei blocchi edificati. Il
primo fenomeno è quello che porta alla formazione di percorsi radiali,
il secondo a quello di strutture pseudo-ortogonali centrali. Entrambi,
sia chiaro, presenti tanto nelle città pianificate – e quindi ritenute geo-
metrizzate e regolari – quanto in quelle organiche. In definitiva, emerge
una proprietà quasi-invariante della città: la griglia orto-radiale.
È interessante notare come nell’analisi topologica (si stanno ana-
lizzando gli integration cores) si ritrovino con chiarezza e ricorrenza i
due concetti che più degli altri hanno animato la fantasia degli urba-
nisti, in tempi anche molto distanti fra loro, e che si ritrovano alla
base anche delle cosiddette città ideali, costituite di pura geometria: la
radialità e la ortogonalità. Nel seguito se ne capirà la profonda moti-
vazione. L’ordine che si ritiene comunemente frutto dell’elaborazione
razionale dell’uomo è sorprendentemente una proprietà insita anche
nella struttura casuale della città non pianificata, rintracciabile attra-
verso un’indagine topologica.

1
In ambito Space Syntax si definisce integration core l’insieme delle lines che pre-
sentano i valori di integration più alti della mappa. Generalmente, ma non è un criterio
assoluto, si considerano appartenenti al core solo le lines appartenenti all’80-esimo o, al
più, al 90-esimo percentile, a seconda dell’uso che se ne deve fare o dei fenomeni che
vogliono essere evidenziati. Un ampliamento del core è generalmente impraticabile,
in ragione di una eccessiva diluizione dei fenomeni, viceversa non è molto praticato
nemmeno il suo restringimento, in quanto può provocare una eccessiva frammentazi-
one della mappa risultante.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 75

Figura 14 – Palmanova (a sinistra) e Ferrara (a destra): due città dalla forma ideale
che esaltano i concetti estetici di radialità ed ortogonalità.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Rimanendo nell’ambito topologico della Space Syntax, è possi-


bile porre l’attenzione sulla dinamica evolutiva dello spazio urbano.
La misura degli indici configurazionali, ed in particolar modo della
profondità, dell’integrazione e della scelta, rappresenta la quantifica-
zione del potenziale di movimento che la griglia in quanto tale tende
a generare: il cosiddetto movimento naturale. A tale potenziale tende
a corrispondere la scelta di alcune attività – quelle che dipendono dal
movimento – di posizionarsi coerentemente con la loro crescita, ovvero
di posizionarsi dove il potenziale insito nello spazio è più elevato. Ciò
a sua volta genera fenomeni attrattivi secondari, in quanto a queste
nuove localizzazioni corrisponde la generazione di una nuova aliquota
di movimento che attira altre attività. Questo circolo virtuoso tende a
rimanere in piedi fino alla saturazione delle potenzialità del sistema.
Il fenomeno è essenziale, ma al tempo stesso complesso e retro-
attivo, nonché fortemente differito nel tempo. Evidenzia come il fun-
zionamento della città sia essenzialmente topologico e come tale sia
anche la sua dinamica evolutiva. In accordo con quanto affermato in
precedenza si può dire che la città si pensa geometricamente attraverso
il ricorso all’intuizione, ma funziona topologicamente.
L’insieme di queste evidenze, ad ogni modo, per quanto inte-
ressante non risolve l’interrogativo posto alla base di queste consi-
derazioni. Rimane ancora da comprendere come effettivamente un
metodo topologico possa funzionare in termini predittivi, se la predi-
zione stessa è un fenomeno essenzialmente geometrico. Per muoverci
in questa direzione è necessario focalizzare l’attenzione sui grafi in
quanto tali. La comparazione tra due grafi sintatticamente uguali è

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
76 C come Paesaggio

ricca di difficoltà se la loro geometria è fortemente differente. Ciò è


dovuto alla naturale tendenza, già in precedenza descritta, di intuire
la globalità attraverso il ricorso alla geometria. In sostanza, si trova
difficoltà nel fare il paragone sopra enunciato perché si tenta di farlo
in base alla virtuale sovrapposizione dei nodi nella loro globalità,
ovvero tutti insieme e nello stesso momento. Differentemente, se si
accetta di procedere per via analitica, si approda al risultato voluto
senza dubbi, ma al prezzo di una dispendiosa successione di fasi ripe-
titive. Si ci trova ancora una volta di fronte al dualismo tra l’ordine
e la struttura, ovvero tra il sincretismo e il proceduralismo. Il grafo
in quanto tale non possiede struttura geometrica, per definizione, e
per questo è imperscrutabile e non predicibile. Per comprendere gli
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

effetti di una modificazione su di esso bisogna necessariamente pro-


cedere ad uno studio analitico. I grafi non sono in grado di sopportare
il peso dell’ordinamento geometrico. Ciò significa che la fattispecie
grazie alla quale Space Syntax riesce a descrivere lo spazio urbano
partendo da una sua riduzione in grafo non è una proprietà del grafo
in sé, ma è dovuto ad una forma di interazione non esplicita tra geo-
metria e topologia. Un’analisi specifica di tale interazione può esse-
re approcciata facendo riferimento alla teoria del partizionamento
(Hillier B. , 1996b). Essa si basa sulla tassellazione regolare quadrata
del piano cartesiano.
Ricorrendo alla semplice misura della profondità è possibile
estrapolare alcune ricorrenze che rendono predicibili alcuni effetti in
termini di integrazione/segregazione dei tasselli. Nello specifico, tali
effetti sono riconducibili ai concetti di centralità, estensione, contiguità
e linearità.
A parità di superfici si verifica che:
– il posizionamento di blocchi compatti alle estremità del piano
è meno segregativo di quello di blocchi lineari;
– il posizionamento di blocchi compatti all’estremità del piano
è meno segregativo di quello di blocchi compatti al centro;
– il posizionamento di blocchi lineari al centro del piano è meno
segregativo di quello di blocchi lineari all’estremità del piano;
– i fenomeni precedenti si invertono se al posto dei blocchi si
posizionano dei vuoti.
Ulteriori ricorrenze riguardano specificamente i concetti di esten-
sione e contiguità:

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 77

– la segregazione aumenta all’aumentare della dimensione dei


blocchi;
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 15 – Tassellazione regolare del piano.

– la segregazione aumenta all’aumentare delle discontinuità fra


blocchi di uguale estensione.

Figura 16 – Rapporto tra posizione dei blocchi e variazione dell’indice di integrazione


globale: procedendo dal quadrante 1 al 4 i valori della profondità totale aumentano
(96 – 128 – 184 – 420), sancendo il relativo decremento dell’integrazione.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
78 C come Paesaggio

Figura 17 – Rapporto tra morfologia dei blocchi e integrazione globale: l’estensione


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

(1) causa la diminuzione del valore dell’indice rispetto alla configurazione iniziale (2).

Figura 18 – Rapporto tra morfologia dei blocchi e integrazione globale: la diminuzione


di continuità (2) causa l’aumento del valore dell’indice rispetto alla configurazione
iniziale (1).

Le ricorrenze mostrate dal modello di partizionamento rendono


in una certa misura il grafo predicibile. Ciò è dovuto esclusivamente
a come la tassellazione è costruita. Essendo essa regolare e quadrata,
alla profondità corrisponde la distanza euclidea tra i tasselli, ovvero
alla profondità totale corrisponde un nuovo tipo di distanza: la distanza
universale, distanza di un elemento da tutti gli altri del sistema. Ciò
introduce per la prima volta nel discorso l’importanza della non-loca-
lità quale punto di contatto tra geometria e topologia. Questa fattispe-
cie si chiarirà meglio in seguito, per ora si consideri che il modello di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 79

partizionamento funziona sia sotto il profilo strutturale che di quello


dell’ordinamento, grazie all’introduzione di una proprietà non-locale
nel grafo. Esso funziona, in altri termini, non per la topologia che
esprime in sé, ma per la topologia espressa da una certa geometria. Ciò
ha per effetto che il disordinato universo grafico diventa compatibile
con la geometrica legge d’intuitività.
Il meccanismo mostrato per la tassellazione può essere esteso al
caso delle axial lines. Esse, infatti, nella loro formulazione algoritmica,
dipendono esclusivamente dai vertici dei blocchi presenti nella mappa,
in ragione di quanto in precedenza detto per ciò che riguarda il loro
tracciamento. Al variare del numero dei blocchi varia quello delle lines,
nonché la loro struttura relazionale. Il grafo delle axial lines porta in
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

sé un grado di geometria sufficiente per essere intuito ed è proprio su


questo aspetto che si basa l’effettiva funzionalità di Space Syntax. Il
grafo associato alla restituzione degli spazi urbani sotto forma di una
matrice di linee (Axial Map) è reso predicibile grazie al concetto di
distanza universale ed in ragione del sufficiente grado di geometria
che pervade gli spazi urbani.

Figura 19 – Variazione del numero delle lines in funzione del numero dei vertici:
l’immagine 2 rappresenta un sistema a 12 lines, l’immagine 1 un sistema a 16 lines. La
variazione è dovuta alla bipartizione del blocco centrale superiore, con la conseguente
creazione di due nuovi vertici.

Nell’esplicitazione del rapporto di interazione tra topologia e geo-


metria riveste un importante ruolo il movimento negli spazi urbani.
Esso si connota per essere sempre tendenzialmente lineare. Ciò è testi-
moniato dal generale allineamento dei blocchi di edifici, inteso eviden-
temente a favorirlo in questa sua caratteristica. Desta meraviglia, in
relazione a tali evidenze, come una certa parte della ricerca del XX

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
80 C come Paesaggio

secolo si sia indirizzata verso la cardinalità degli spazi confinati, quali


le enclosures o le piazze, individuandoli come il vero motore della
fruizione e della formazione dello spazio urbanizzato. Sembra ovvio
che il movimento negli spazi aperti in ambito urbano sia lineare; ed
in effetti così è, per grande evidenza (Hillier B. , 1999b).
Il tema dell’efficienza, rispetto a quest’interpretazione dello sposta-
mento nello spazio urbano, concerne un problema di minimizzazione
della lunghezza del percorso. Esso è talmente pervasivo nel governo
dell’esperienza urbana che ne governa l’evoluzione degli spazi, sebbene
vada dinoccolato in due componenti relative alle diverse tipologie di
spostamento, cui corrispondono altrettante strutture urbane. Nelle aree
urbane ci si può muovere essenzialmente in due modi: dall’estremità
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

verso il centro (ed ovviamente al contrario), ovvero da una determi-


nata origine ad una determinata destinazione; oppure all’interno della
griglia dei percorsi possibili in un tessuto insediativo, senza una precisa
destinazione. Nei due casi l’efficienza assume caratteri diversi. Nel primo,
infatti, c’è la necessità di una efficienza specifica, ovvero legata al minimo
percorso tra quella specifica origine e quella specifica destinazione. Nel
secondo, invece, l’efficienza che si persegue è di tipo globale, ovvero
legata ad ogni possibile origine ed ogni possibile destinazione. Nella pri-
ma fattispecie, trattandosi essenzialmente di un problema di posizione,
ovvero di minimizzazione della distanza tra una coppia di punti (tante
coppie quanti sono i punti esterni da cui ci si muove verso il centro),
si crea naturalmente una struttura di tipo lineare, con strade lunghe ed
angoli di incidenza tra di esse ampi: nell’insieme di tutti gli spostamenti
si genera una maglia di tipo radiale. Nella seconda, per contro, ciò che
va ottimizzato non è la distanza per coppie di punti, ma la distanza di
ogni punto da tutti gli altri: la distanza universale. Applicando a questo
problema il modello di partizionamento per la localizzazione di blocchi
costruiti, si ottiene come risultato una disposizione a scacchiera. Essa
rappresenta, al negativo, una maglia ortogonale dei percorsi. Si ritrova-
no, in tal maniera, i due paradigmi del disegno urbano, già reperiti in
precedenza partendo dall’evidenza geometrica. In questo caso essi sono
emersi non per come sono, ma per come funzionano; ciò significa che
non è la geometria di questi spazi che li rende adatti, e quindi appetibili,
per i relativi tipi dello spostamento, ma la loro topologia. Non è impor-
tante l’ortogonalità o la radialità in sé, ma la topologia che ne deriva.
Queste considerazioni evidenziano come geometria e topologia
interagiscono nel rapporto percezione/fruizione degli spazi, quali

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 81

Figura 20 – Anello topologico indotto da intersezioni pseudo-rettangole e relativo


grafo.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

aspetti complementari ed inscindibili. Va ad ogni modo ancora meglio


precisato in che modo la geometria entri nei grafi, anche complessi.
L’internalizzazione delle proprietà geometriche può essere analizzata
singolarmente. Innanzitutto c’è la lunghezza delle lines. Essa non può
essere introdotta come attributo dei nodi del grafo, in quanto si è
visto in precedenza come il grafo stesso non sia in grado di sopporta-
re il peso delle informazioni geometriche utili a far leva sul principio
di intuitività. Essa è quindi presente in una maniera diversa, che si
basa sul principio di non-località. Grazie alla irregolarità delle lines
gli effetti indotti dalla lunghezza sul piano geometrico si ritrovano su
quello topologico. L’irregolarità va intesa nel senso complessivo, quale
proprietà globale del grafo, ovvero nel senso di diversità intrinseca
al grafo quale sistema. In altri termini, la lunghezza di ogni line non
permea il supporto topologico come una proprietà nodale, ma in modo
esattamente inverso, come una proprietà complessiva, ovvero della
configurazione del grafo. La geometria comporta effetti topologici leg-
gibili solo nella scala non-locale, ma evidenti, individuabili e sfruttabili
per la comprensione del grafo. Allo stesso modo entra nel grafo la com-
ponente angolare. Le intersezioni angolari prossime all’angolo retto
hanno un’alta probabilità di formare anelli topologici in pochi steps.
Ciò significa che, in accordo con la dinamica markoviana descritta in
precedenza, è generalmente ricorrente in maglie ortogonali la forma-
zione di strutture circolari, che hanno una specifica natura topologica.
Allo stesso modo, ma con risultati inversi, le intersezioni ottusangole
tendono a rifuggire dalla formazione di piccoli anelli, portando alla
formazione di strutture teniali che tendono ad allontanarsi dalla line di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
82 C come Paesaggio

Figura 21 – Struttura teniale indotta da intersezioni ottusangole e relativo grafo.


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

partenza, inducendo anche in questo caso precisi effetti topologici sul


sistema globale (Hillier B. , 2002; Carvalho & Penn, 2004). In definitiva,
tutti i fenomeni intuibili geometricamente si ritrovano leggibili ana-
liticamente nel grafo, grazie alla connettività di ogni line. I fenomeni
descritti sono riscontrabili anche per situazioni più complesse. Se si
considera una maglia ortogonale e se ne costruisce il grafo in forma
bipartita, nonché si introduce successivamente in esso una piccola ano-
malia, gli effetti topologici possono essere addirittura più marcati di
quelli geometrici, con ciò che ne deriva sugli aspetti funzionali. L’inter-
nalizzazione dell’ordine geometrico nella struttura topologica grafica
comporta la naturale internalizzazione anche delle considerazioni fatte
in relaziona al movimento ed alla relativa distribuzione dell’attrattività
spaziale. Le misure topologiche proprie dell’approccio Space Syntax,
permettono in tal senso di caratterizzare in maniera molto precisa
l’attrattività potenziale degli spazi urbani, sebbene essa sia registrata
in maniera più diluita di quanto appaia nella realtà.
I risultati di un’analisi della sintassi spaziale tralasciano necessa-
riamente le agglomerazioni di origini e destinazioni di particolare for-
za ed evidenza. Questa fattispecie rappresenta sicuramente un limite
dell’approccio, nella misura in cui è necessario distinguere il fenomeno
in atto dalla naturale potenzialità degli spazi. Va però considerato che
i fenomeni agglomerativi sono sempre l’effetto dell’essenziale dinami-
ca di evoluzione dello spazio urbanizzato vista in precedenza, su cui
l’attrattività si è moltiplicata per effetti secondari. Ciò significa che,
sebbene con le dovute cautele, la Space Syntax è in grado di individuare

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 83
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 22 – Effetti topologici indotti, su di una maglia ortogonale, da un’anomalia che


a livello geometrico appare poco rilevante. A destra sono rappresentati i relativi grafi.

gli ambiti di particolare forza attrattiva in ragione della loro natura-


le tendenza a rivestire tale ruolo, necessariamente sempre presente.
Questa affermazione, oltre che conseguenza logica del discorso portato
avanti, trova solidi riferimenti nella ricerca scientifica che si dedica da
anni a tali tematiche (Vaughan, 2007).
Per quanto si è detto, è ormai in una certa misura chiaro il mec-
canismo di internalizzazione della geometria all’interno della maglia
relazionale. Resta in ombra, invece, un ulteriore aspetto che istintiva-
mente ci si attende di dover trovare in un modello d’interpretazione
del paesaggio: il contenuto formale degli elementi che popolano lo spa-
zio urbano – la consistenza dell’edificato – e la morfologia del territorio

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
84 C come Paesaggio

che li supporta. La terza dimensione dello spazio urbano distingue la


pratica mappale dalla sua reale consistenza.
Sebbene si sia precedentemente chiarito che l’approccio configura-
zionale ha una qualche probabilità di successo proprio in ragione della
semplificazione dello spazio e della rinuncia allo studio delle forme, è
indubbio che esse entrino nel gioco relazionale. Per dare soddisfazione
a questa istanza e rafforzare l’idea dell’idoneità paesaggistica di Space
Syntax si può cercare di darne conto al di là del ridursi a considera-
zioni qualitative. Per quanto riguarda la morfologia del territorio, essa
è indubbiamente uno dei fattori più caratterizzanti lo spazio urbano.
L’alternanza di salite e discese, o il distendersi di elementi pianeggianti,
influiscono in maniera determinante sulla formazione dei tessuti urba-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ni e sulla loro caratterizzazione e fruizione. L’approccio sintattico è in


grado, però, di collezionare solo informazioni bidimensionali2. L’inter-
rogativo che si pone è quindi legato a se e come gli effetti morfologici
lasciano traccia sul piano e quindi se e come possono essere interpre-
tati in termini bidimensionali.
La risposta è duplice e riguarda due questioni distinte. Una concer-
ne l’influenza della morfologia territoriale sulla formazione dei tessuti
urbani. In tal caso, è ovvio un rapporto causale: la variazione della quota
e della pendenza, ovvero dell’orografia, influenzano la disposizione degli
edifici e ciò è avvertibile anche nella mappa bidimensionale, in quanto
è una caratteristica conformativa del tessuto urbano. La mappa si rap-
porta con questa fattispecie con grande chiarezza, in quanto al crescere
delle discontinuità orografiche tendono a manifestarsi strutture carat-
teristiche, quali i cul de sac o, nel caso di discontinuità molto marcate,
strutture teniali corrispondenti all’andamento dei tornanti. In sintesi,
se non è ravvisabile in mappa una evidente segnalazione, il fenomeno
orografico non raggiunge una soglia di incidenza tale da poter essere
considerato come una componente influente sulla dinamica degli inse-
diamenti. Diverso è il caso, e siamo alla seconda questione, dell’incidenza
dell’orografia sulla visibilità dei fruitori. È indubbio il fatto che una
variazione della pendenza e della quota incidano in maniera più o meno
determinante su quanto e come è possibile vedere lo spazio urbano. Su

2
Si vedrà in seguito come la rinuncia all’internalizzazione di informazioni sulla
terza dimensione, nel modello spaziale delle tecniche riconducibili all’approccio con-
figurazionale, non sia dovuta ad un problema tecnico o concettuale, ma ad una precisa
scelta modellistica.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 85

come ciò incida sui meccanismi di percezione ambientale, però, non c’è
una linea di pensiero chiara, mentre è di più ampio dibattito l’interro-
gativo su come abbia effetti sulle misure configurazionali. La più inte-
ressante ed innovativa sperimentazione in tal senso si basa sul ricorso
ad un modello digitale del terreno raster (DTM) ed alla introduzione
di marcatori puntuali nei punti di variazione della pendenza. Attraverso
tale tecnica è possibile effettuare misure configurazionali che tengono
in conto l’effetto visuale della terza dimensione, comparabili con le tra-
dizionali misure bidimensionali. L’analisi dei casi di studio dove essa è
stata già applicata, tutti pubblicati in letteratura, ha evidenziato alcuni
aspetti importanti. Effettivamente ci sono variazioni delle misure, che
tendono a renderle più performanti ed aderenti alla reale distribuzione
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

delle attività sul territorio. Tali variazioni, però, sono sempre di modesta
entità: «The three-dimensional extension of Ma.P.P.A. (ndr. è il nome
dato alla tecnica) provides results that appear so brilliant as to slightly
improve those of the existing tecniques» (Rabino & Cutini, 2012). L’in-
cremento del costo di computazione, per contro, è piuttosto rilevante:
«[…] some limits of the new approach are worth mentioning, especially
regarding the increase of computational burden it involves, which in some
cases can be considered exorbitant with respect to the slight improvement
of the outcome» (Buffoni, Cutini, & Petri, 2012). In definitiva, l’influenza
della terza dimensione sulle misure configurazionali non appare per ora
commisurata né all’incremento del costo computazionale né al miglio-
ramento della qualità assoluta dei dati di output. Per quanto si possa
certamente affermare che il futuro sviluppo delle tecniche configura-
zionali vada nella direzione di tenere in conto l’orografia degli spazi
urbani, non è ancora pensabile di considerarla un aspetto determinante
della questione, almeno nei termini modellistici. Coerentemente con la
posizione assunta rispetto alle capacità interpretative di Space Syntax,
ciò significa che la morfologia influisce marginalmente sulla costruzione
dell’immagine dello spazio urbano, ovvero sui meccanismi percettivi che
ne governano la fruizione e la dinamica evolutiva.
Il tema della terza dimensione non si esaurisce su quest’aspetto.
Le consistenze volumetriche e formali degli edifici sono, infatti, cosa
ben diversa dalla morfologia territoriale. L’altezza dei manufatti edilizi,
in particolare, è intuitivamente considerata una delle principali varia-
bili tra il novero di quelle che hanno influenza sull’uso e sulla inter-
pretazione dello spazio urbano. L’assenza dell’altezza, oltre che della
terza dimensione in generale, è stata fin dalla prima diffusione delle

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
86 C come Paesaggio

tecniche configurazionali una delle principali obiezioni che le sono


state mosse. Partendo dal presupposto che non v’è dubbio di una loro
certa influenza nell’interpretazione dello spazio, è possibile cercare di
definirne l’importanza. È preventivamente necessario richiamare uno
degli assunti alla base di questo lavoro: la percezione dello spazio è la
condizione necessaria e sufficiente per la sua interpretazione. Quest’ul-
tima, a sua volta, ne governa l’uso e, come si è discusso in precedenza,
ne sancisce la dinamica evolutiva. In tal senso, il movimento è consi-
derabile come un parametro di verifica degli effetti che gli spazi han-
no sulla percezione e, di conseguenza, la predizione delle potenzialità
degli spazi di generare movimento diventa una misura delle capacità
d’influenza percettiva che gli stesi spazi posseggono.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Nel merito dell’altezza dell’edificato, essa non rappresenta un ele-


mento problematico in sé per la Space Syntax. Ciò significa che non
sarebbe un ostacolo tenerla all’interno del modello spaziale. Tuttavia,
l’aggiunta nel modello di elementi appartenenti al mondo dei segni,
ovvero delle forme, avrebbe senza dubbio un effetto offuscante sul-
le capacità d’interpretazione proprie dell’approccio configurazionale.
Delle altezze si può tener conto compiutamente nel modello di regres-
sione, ovvero nel modello di correlazione tra le misure sintattiche,
le altre variabili urbane ed i fenomeni in atto. In questo quadro si
incentrano interessanti lavori, soprattutto della fine degli anni ’903.
La comparazione tra spostamento pedonale, misure configurazionali
ed una serie di variabili metriche, tra cui l’ampiezza delle strade e
l’altezza degli edifici, ha evidenziato come nessuno degli aspetti metrici
fosse correlato allo spostamento pedonale in maniera comparabile con
quanto lo fossero le variabili configurazionali. Ciò conferma che l’in-
fluenza degli aspetti metrici, e in particolare dell’altezza dei manufatti,
è secondaria nella fruizione dello spazio rispetto a quella della griglia
spaziale: «axial maps may work because they capture key properties of
urban complexity in a simple way. These properties include not only
that both urban space and movement are essentially linear phenomena,
but also perhaps that linearity is the key aspect of the way in which we
cognise urban space.» (Hillier B. , 2004)
In definitiva è possibile affermare che Space Syntax rappresenta
uno strumento di interpretazione topologica dello spazio urbano che,
nella consapevolezza della presenza nel grafo di informazioni sull’or-

3
Segnatamente (Penn, Hillier, Banister, & Xu, 1998)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 87

dinamento geometrico di scala non-locale, mette insieme gli aspetti


funzionali dello spazio con quelli intuitivi e di figurazione dello stesso.
Permette, in altri termini, di coniugare l’esperienza locale nello spazio,
di tipo essenzialmente topologico e sequenziale, e l’astrazione che di
esso se ne ha a livello globale o mappale, di tipo geometrico, indispen-
sabile per risolvere i problemi di navigazione. Space Syntax descrive
analiticamente ciò che chi fruisce gli spazi urbani percepisce facendo
leva sulla sua intuitività geometrica. Essa va anche oltre, superando
un ruolo induttivo: suggerisce che la chiave di lettura dello spazio
urbano non passi attraverso il riconoscimento delle forme, ma si basi
sulla importanza della linearità dei percorsi e sulla successione dei loro
mutui collegamenti nel quadro non locale del sistema-città.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Si arriva, quindi, a dare solidità all’assunto su cui si è chiusa la


dialettica tra città vissuta e città veduta, ovvero a poter effettivamente
considerare Space Syntax come uno strumento in grado di cogliere la
congiunzione tra forma e funzione, considerando la città come una
configurazione, ovvero un insieme di relazioni che tengono conto di
altre relazioni. Entità, la configurazione, che porta nel grafo urbano un
grado di geometrizzazione sempre sufficiente per tenere in conto allo
stesso tempo della geometria e della topologia della città, o meglio,
per considerare la città come un’entità ben più complessa di un insie-
me di oggetti fisici e ben più materiale di un insieme di relazioni: un
paesaggio. La città è un paesaggio e l’analisi configurazionale riesce a
leggerlo e ad interpretarlo.

Paesaggio urbano e configurazione spaziale

Il paesaggio è un’entità culturale, frutto della speculazione dell’uomo


sul proprio ambiente di vita. È da questo concetto che si è partiti ed è
su questo concetto che ruota l’intero approccio che si sta costruendo.
L’ambiente di vita, in particolare, è inteso nei termini generali
dell’insieme di ciò che ci circonda e che di volta in volta capitalizza la
nostra attenzione in maniera più o meno consapevole. Gli attori nello
spazio creano quindi infiniti paesaggi, continuamente mutevoli, irre-
quieti. Non è possibile dominare tutti questi paesaggi, ma è possibile
definire come alcune circostanziate qualità dello spazio influenzino i
fruitori nella formazione di immagini ambientali comuni e stabilire se
esse siano sufficienti a definire gli aspetti fondamentali del paesaggio:

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
88 C come Paesaggio

quelli che la maggior parte degli individui riconosce e sulla cui base
“costruisce” i propri paesaggi.
In quest’ottica, la disciplina alla base dello studio del paesaggio
non può essere ricondotta ad uno dei campi tradizionali della ricerca
territoriale o antropologica. La psicologia ambientale, ovvero la disci-
plina che studia il rapporto tra l’uomo e lo spazio, è il nuovo fondamen-
to per una ricerca coerente sul paesaggio. Essa suggerisce un ampio
quadro interpretativo, riconducibile ad uno schema duale, che da un
lato colleziona un approccio essenzialmente visuale, ovvero legato alla
primarietà della visione nel sistema di acquisizione e trattamento delle
informazioni spaziali, mentre dall’altro suggerisce un approccio più
ampio, di matrice antropologica, che si rifà, esplicitamente, più al rac-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

conto dell’esperienza spaziale che alla sua oggettivazione.


La contrapposizione tra visione e narrazione marca profondamen-
te anche gli approcci che dalla psicologia ambientale derivano, anche
se non sempre in maniera esplicita. Ciò si verifica anche per il cam-
po d’analisi specificamente urbano, essendo il paesaggio urbano un
argomento forse da rinnovare, ma non certamente nuovo. Le teorie, i
modelli interpretativi, o solo gli approcci più modestamente empirici
che sono stati proposti, seguono lo stesso dualismo della disciplina da
cui discendono. La città è stata traguardata, alternativamente, da un
punto di vista da cui si potessero mettere a fuoco gli aspetti formali
dello spazio, o dall’altro, diametralmente opposto, da cui ci si potesse
incentrare esclusivamente sul ruolo dell’esperienza dell’uomo nello
spazio, nei termini della sua narrazione o grazie allo studio comporta-
mentale. I modelli riconducibili alla prima tipologia d’approccio, hanno
privilegiato lo studio del territorio (urbanizzato), nel quadro di una
visione allocentrica. I secondi, invece, ponendo esclusivamente l’uomo
al centro di ogni valutazione, hanno sviluppato un profondo antropo-
centrismo, che ne fa modelli egocentrici. La dualità di fondo può essere
altresì riformulata nella contrapposizione tra una città allocentrica ed
una città egocentrica.
I risultati conseguiti nei vari campi d’indagine sono caratterizzati
tutti da scarse completezza e generalizzabilità. Ne sono testimonianza
i pur affascinanti modelli sviluppati in forme e modi molto diversi da
Kevin Lynch e da Gordon Cullen. Entrambi restituiscono formidabili
resoconti del fenomeno urbano, ma si distinguono anche per l’impos-
sibilità di essere adoperati in maniera estensiva e al sicuro da effetti
di scala. Per dipiù entrambi hanno la pecca di dipendere quasi com-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Leggere ed interpretare il paesaggio urbano 89

pletamente dalla sensibilità e dalla capacità dell’operatore. In ultimo, e


non è secondario, sono stati entrambi oggetto di numerose applicazioni
su altrettanti contesti urbani, evidenziando l’impossibilità di garantire
risultati non inquinabili discrezionalmente.
L’importanza del tema del paesaggio urbano, e l’urgenza di indi-
viduare una nuova e più soddisfacente strumentazione, ha suggerito
di estendere la ricerca modellistica verso approcci più specificamente
oggettivi, in grado cioè di restituire un’immagine, casomai parziale, ma
univoca, dei fenomeni urbani. Tra la nuova modellistica non consacra-
ta a fenomeni specialistici, come possono essere quelli riguardanti i
trasporti o la logistica, sempre più interesse sta conseguendo l’analisi
sintattica dello spazio. In quest’ambito, la famiglia più innovativa di
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

strumenti, nonché l’approccio che oggi sembra poter garantire migliori


prospettive è quello riconducibile alla ricerca inglese, ormai internazio-
nale, nota come Space Syntax, di cui in precedenza sono stati appro-
fonditi i principali aspetti.
Cercando di superare la contrapposizione tra allocentrismo ed
egocentrismo (in sostanza tra mappatura oggettiva dello spazio e
narrazione soggettiva) si è ritenuta percorribile l’ipotesi di una sinte-
si metodologica tra il modello lynchano e l’analisi sintattica del gra-
fo urbano, nella speranza di poter rintracciare corrispondenze tra le
categorie e gli indici configurazionali. È apparso però evidente, grazie
alla comparazione dei risultati dell’applicazione dei due modelli sullo
stesso contesto territoriale, la loro profonda inconciliabilità. Essi hanno
presentato elementi comuni solo negli ambiti d’appiattimento recipro-
co. Tale inconciliabilità è probabilmente riconducibile, oltre che ad un
problema di difficoltà di sintesi tra due modelli eterogenei, anche alla
totale differenza delle modalità con cui i due modelli si propongono di
descrivere lo spazio urbano: il modello lynchano è nei fatti semiologico,
e si occupa quindi di categorizzare segni sul territorio, sebbene con la
mediazione antropica; mentre quello sintattico è topologico-relazio-
nale e si profonde in una rappresentazione semplificata dello spazio
che abbandona dichiaratamente il mondo segnico in termini diretti.
L’analisi lynchana ha evidenziato la generale tendenza alla ricer-
ca di un sistema relazionale coerente quale elemento primale nel-
la costruzione delle immagini mentali. Ciò ha suggerito di lavorare
nell’ottica di approfondire il rapporto tra sistema delle forme e delle
relazioni, partendo da quest’ultimo, nell’intento di far emergere “quan-
ta forma” ci sia in un grafo urbano costruito in ottica e con metodo-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
90 C come Paesaggio

logia configurazionali. Alla luce di quanto evidenziato nel precedente


paragrafo, Space Syntax ha mostrato qualità esplicative dello spazio
urbano sicuramente più soddisfacenti di quanto si ci potesse attendere
ragionevolmente da un approccio di matrice puramente topologica. La
naturale caratteristica di studiare i fenomeni, anche locali, nei termini
dell’intero sistema relazionale (il cosiddetto approccio configuraziona-
le) ha infatti fornito, unitamente alla non uniformità della distribuzione
spaziale dei nodi urbani, il supporto per l’inclusione, all’interno del
quadro relazionale, delle proprietà geometriche minime per tenere in
conto la componente d’intuitività spaziale propria del modo con cui
l’uomo figura gli spazi urbanizzati che fruisce, anche solo virtualmen-
te, ovvero in un processo immaginativo di costruzione di una mappa
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mentale o di narrazione di un’esperienza nello spazio urbano.


La complementarietà tra aspetti topologico-relazionali e geometri-
co-figurativi, permette a Space Syntax di essere uno strumento d’inda-
gine delle qualità percettive che pervadono lo spazio urbanizzato nella
sua accezione duale: percettivo-relazionale alla scala locale, in ragione
del cinematismo proprio dell’acquisizione delle informazioni spaziali;
intuitivo-geometrico alla scala globale (configurazionale), in ragione
del naturale meccanismo di figurazione ambientale.
Sulla base di Space Syntax si può quindi costruire un modello di
studio del paesaggio, che ne colga gli aspetti percettivi e che a loro
correli le dinamiche fenomenologiche ed evolutive della città. La flessi-
bilità che esso sembra poter garantire attraverso l’oggettivazione della
mappa topo-geometrica, permette di poterlo adoperare, oltre che come
strumento di lettura ed interpretazione, anche come strumento di valu-
tazione dell’effetto che le trasformazioni in ambito urbano hanno sia
sull’esperienza locale che sulla figurabilità complessiva della città. In
questi termini, Space Syntax è un approccio certamente innovativo e
rassicurante, in quanto esporta sul piano delle discipline funzionali la
tematica propria del paesaggio, tendenzialmente annoverata tra quelle
antropologiche e narrative in virtù della sua natura culturale.
Grazie a Space Syntax è in tal visione possibile relazionare al pae-
saggio urbano fenomeni quantitativi, cosa prima più impensabile che
irrealizzabile. È quindi possibile chiedersi, e poter rispondere ogget-
tivamente, quale sia il ruolo del paesaggio in tanti aspetti della vita
urbana, dalla sicurezza alla rendita fondiaria, dalla vulnerabilità alla
resilienza.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Capitolo 4
Paesaggio e rendita fondiaria

Tra i numerosi fenomeni urbani che è interessante, e potenzialmente


molto utile, relazionare al modo con cui la città funziona in termini
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

socio-spaziali, ovvero al modo con cui la città/paesaggio si manifesta


nella sua complessità, sicuramente la rendita fondiaria svolge un ruolo
di primo piano. Essa, infatti, ha influenza diretta sia sui residenti, sia su
altri attori della pianificazione e delle trasformazioni urbane. Si pensi
all’attuazione del piano o alla creazione di nuove infrastrutture per
la mobilità ed a come il loro contributo geometrico-topologico alla
città sia influente per la ridefinizione dei prezzi delle abitazioni e degli
altri immobili. Si tratta in tal senso, di poter quantificare ed affrontare
l’annosa questione della rendita differenziale, non solo proponendosi
di mitigarne gli effetti, ma anche riuscendo a definirli e a definirne il
perimetro d’influenza.
Allo stesso modo, la distribuzione della rendita fondiaria è un
fenomeno particolarmente interessante per costruire la validazione
esperienziale dell’approccio configurazionale al paesaggio, in quan-
to ha a che fare allo stesso tempo con aspetti strettamente materiali
(l’aspetto fisico di un immobile o di una trasformazione) e con altri
estremamente virtuali (il valore che viene dato a certe localizzazioni
per caratteristiche contestuali).
Nei successivi paragrafi si procederà, pertanto, prima ad estrinse-
care gli aspetti tradizionali dell’econometria urbana, per poi adden-
trarsi nel loro studio configurazionale, arrivando a dimostrare quan-
titativamente la possibilità di relazionare la distribuzione dei prez-
zi degli immobili con la distribuzione degli indici configurazionali,
attraverso l’implementazione di un caso di studio inerente alla città
di Napoli.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
92 C come Paesaggio

Il prezzo della città: econometria dello spazio urbano

Molti studiosi del fenomeno urbano ritengono che gran parte dei pro-
blemi della città derivino dalla scarsa conoscenza e dalla conseguente
inadeguatezza degli interventi inerenti al meccanismo di crescita dei
costi immobiliari. Tale affermazione tende tuttavia a contrastare con
la nutrita pubblicistica consacrata a questo tema.
Gli economisti, in particolare, si sono a lungo interessati del proble-
ma della formazione dei prezzi, ma le teorie che riguardano il suolo urba-
no, elaborate da almeno un secolo, risultano ampiamente contrastanti.
I contributi sembrano poter essere categorizzati secondo un
doppio binario: da una parte sono state costruite teorie sugli aspet-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ti che incidono sulla formazione dei prezzi fondiari, dall’altro sono


stati costruiti veri e propri modelli teorici, adattando e specificando
i contributi degli economisti classici. Tutti questi hanno certamente
permesso di comprendere meglio l’influenza dei meccanismi fondiari
sulla crescita urbana e viceversa, ma al costo di notevoli semplifica-
zioni, che mostrano tutti i loro limiti quanto più l’oggetto dello studio
è complesso e caotico.

Le principali teorie fondiarie

Le teorie inerenti alla rendita fondiaria affondano le proprie radici


nell’opera deli economisti della cosiddetta Scuola Classica1, nonostante
essi non si siano interessati specificamente del problema dei valori
fondiari in ambito urbano. Nel loro intendimento la rendita fondiaria
è associata alla differenza di fertilità e di posizione dell’appezzamento,
ma la nozione di rarità del suolo non viene ancora intuita. Nello stesso
periodo il fondatore dell’economia spaziale – von Thünen – analizza
le conseguenze che tali rendite differenziali di posizione hanno sulla
diffusione e sul tipo di coltura praticate intorno ai centri urbani, ma
considera questi ultimi come punti senza dimensione e struttura inter-
na (von Thünen, 1826). Va ad ogni modo ascritta proprio alla nozione
di rendita differenziale il germe dello sviluppo delle future teorie sui
prezzi fondiari urbani.

1
Generalmente si considerano di scuola classica gli economisti fisiocratici e i con-
tributi di A. Smith, Malthus e Ricardo.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 93

Si deve a Stuart Mill la cauta introduzione del concetto di rarità


del suolo urbano e l’individuazione della concorrenza come fattore
che ne determina il costo (Mill, 1848). L’importanza delle posizioni
classiche rispetto alla rendita fondiaria è ulteriormente testimoniata
dal fatto che lo stesso Marx, nel riferirsi alla rendita fondiaria di terreni
destinati alla costruzione di edifici, si rifaccia esplicitamente al concetto
di rendita differenziale di posizione.
I veri e propri ideatori di una teoria fondiaria sono i componenti
della cosiddetta Scuola Neoclassica, ed in particolare Alfredo Marshall.
Questi considera che il valore del suolo urbano sia uguale al suo valore
agricolo aumentato di quello derivante dai vantaggi offerti dalla sua
localizzazione. La concorrenza tra gli usi potenziali di una particel-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

la innesca un meccanismo di rincari per cui essa risulterà acquistata


dal migliore offerente. D’altra parte il costruttore, prima di comprare,
confronterà il reddito che potrà trarre dalla costruzione con la somma
dei costi del terreno e della costruzione stessa (Marshall, 1890). La
concorrenza tra i diversi utilizzatori potenziali del suolo spiega anche
i mutamenti delle destinazioni d’uso delle aree urbane e giustifica ad
esempio il trasferimento delle industrie dal centro verso la periferia
di un’agglomerazione. Per ogni appezzamento di terreno che accoglie
una costruzione, secondo Marshall, si è sempre realizzato l’equilibrio
tra il costo del cambio di destinazione, il prezzo di mercato ed il red-
dito futuro attualizzato dal proprietario. Tale ipotesi suppone che le
condizioni di concorrenza perfetta e di equilibrio del mercato siano
rispettate, per cui ogni particella troverà necessariamente la sua uti-
lizzazione ottimale e il proprietario tenderà sempre ad adattarne l’u-
tilizzazione alla domanda.
L’incidenza della concorrenza tra i diversi utilizzatori potenziali è
stata meglio precisata dalla formulazione teorica di Hurd, il quale ha
dimostrato come lo sviluppo topografico di una città crei una vera ren-
dita di posizione (Hurd, 1903). I valori fondiari debbono essere stabiliti
procedendo dalla periferia verso il centro e sono proporzionali alla
grandezza della città. La concorrenza degli utilizzatori spiega, come
per Marshall, le differenziazioni nell’ambito dello spazio urbanizzato.
Hurd sottolinea, peraltro, anche il peso che i servizi pubblici di traspor-
to hanno nella formazione dei valori: il loro sviluppo, aprendo i terreni
all’urbanizzazione, può infatti provocare una diminuzione dei prezzi
fondiari in tutte le direzioni, senza che il valore totale delle proprietà
fondiarie in tutta la città diminuisca necessariamente.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
94 C come Paesaggio

Nella stessa ottica della rendita di posizione si muove anche il


sociologo francese Halbwachs, utilizzando a sostegno della sua tesi i
prezzi degli espropri effettuati a Parigi tra il 1860 ed il 1900 (Halbwa-
chs, 1896). In tal modo egli introduce l’importanza che i fattori soggetti-
vi hanno sulla formazione del prezzo. Il valore di opinione è il risultato
dell’immagine attribuita ad un determinato quartiere, od anche più
capillarmente ad una singola strada. Il parere di una larga fascia di uti-
lizzatori potenziali fissa il prezzo dei terreni, che non dipende più solo
dalla loro utilità oggettiva. In questi termini la speculazione può essere
intesa come il risultato di valutazioni fondate sulle prospettive future
di un terreno. Lo speculatore acquisterà in funzione dei vantaggi che
nel futuro egli prevede potrà offrire il terreno e lo rivenderà quando
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

questi vantaggi saranno percepiti da un largo numero di utilizzatori e


si rifletteranno di conseguenza sui prezzi di mercato.
Il ruolo, già percepito da Hurd, giocato nella determinazione
dei valori fondiari dalla presenza di servizi pubblici di trasporto, è al
centro dell’analisi di Haig, fortemente influenzato dal pensiero degli
economisti americani. L’accessibilità costituisce una delle principali
preoccupazioni di tutti gli utilizzatori. Il centro è dunque privilegia-
to perché permette di raggiungere facilmente il più ampio numero
di localizzazioni nella città, e la formazione dei prezzi fondiari tiene
conto di quanto si è disposti a pagare per ottenere tale privilegio, o
comunque un determinato livello di accessibilità. Al limite di questo
ragionamento sta l’affermazione che il fitto ed il costo di trasporto
sono complementari: il costo del terreno corrisponde al risparmio nel
costo di trasporto. Un potenziamento del sistema dei trasporti pubblici,
di conseguenza, ha un effetto calmierante sui valori fondiari. Secondo
Haig il criterio che dovrebbe guidare l’organizzazione di un territorio
urbano dovrebbe essere la riduzione dei costi di trasporto, cui corri-
sponde un abbassamento dei valori fondiari (Haig, 1923).
Tutte le teorie finora brevemente richiamate si basano sull’assun-
zione di trovarsi nel soddisfacimento della condizione di concorrenza
perfetta, sebbene alcuni autori, segnatamente Marshall, hanno intu-
ito la possibilità dell’intervento di fenomeni discorsivi degli schemi
assunti. Diversamente alcuni studiosi anno sviluppato studi specifici sui
meccanismi di perturbazione. Turvey ha proposto che la transazione si
possa realizzare quando il prezzo massimo che alcuni acquirenti poten-
ziali sono disposti a pagare supera quello stabilito dal proprietario e
ritiene pertanto che i prezzi di offerta e di domanda trovino un rapido

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 95

equilibrio soltanto in un mercato ampio (Turvey, 1957). Poiché nella


realtà il mercato si presenta il più delle volte ristretto ed affetto da altre
distorsioni, si deduce che non può esistere un equilibrio permanente
del mercato immobiliare. Il modello generale di Haig è dunque turbato
da aspetti di varia origine e soprattutto dal gioco delle accessibilità
individuali, che limita la concorrenza restringendo il mercato. Il centro
ne risulta rafforzato nell’importanza, perché tende a sommare i van-
taggi dell’accessibilità generale a quelli delle accessibilità individuali.
Non tutti gli autori, tuttavia, concordano sull’approccio neoclassi-
co. Uno di questi è Wendt. Egli, pur ammettendo il principio teorico
di Marshall dell’uguaglianza tra il costo di sostituzione di un bene, il
prezzo del mercato ed il reddito futuro attualizzato, si dichiara ferma-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mente convinto che solo il prezzo del mercato consenta di formulare


stime attendibili (Wendt, 1957). I valori fondiari sono quindi il risul-
tato del rapporto tra il fitto netto ed il tasso di attualizzazione, anche
se numerosi fattori intervengono a turbare i due termini di questo
rapporto. Wendt addita le teorie degli studiosi che l’hanno precedu-
to per l’eccessiva semplificazione della realtà sotto numerosi punti di
vista. In particolare si concentra sulla staticità della città descritta nei
modelli fondiari nonché sulla eccessiva semplificazione dei modelli di
trasporto unidirezionali, inaeguati a descrivere l’autonomia e la facilità
di spostamento garantita dall’automobile. Peraltro fa notare come la
concorrenza non viva di estremi: non è né perfetta né imperfetta, il più
delle volte è condizionata dalla presenza di un monopolio.
La critica di Wendt mette bene in evidenza la complessità dei mec-
canismi che intervengono nella formazione dei valori fondiari. Tutta-
via in molti casi il loro peso non è tanto determinante da mettere in
discussione i pur semplificativi modelli classici. Non a caso ad essi si è
continuata a rivolgere l’attenzione della ricerca successiva.
A sostegno delle teorie relative alla formazione dei valori fondiari,
alcuni autori hanno cercato di formalizzare matematicamente il loro
pensiero, dedicandosi essenzialmente al quadro circoscritto dell’agglo-
merazione urbana. È in questo ambito, infatti, che si impone con par-
ticolare acutezza l’esigenza di conoscere i meccanismi di formazione
del prezzo dei fondi, e con essi il loro più diretto sottoprodotto: le
tipologie d’utilizzazione del suolo.
Le teorie formulate di una certa originalità e solidità sono poco
numerose e tendono tutte a collocarsi attorno alla metà degli anni
’60. Successivamente l’interesse per questo tipo di ricerche sembra

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
96 C come Paesaggio

essere scemato, forse in ragione delle difficoltà incontrate nella fase di


applicazione. Ad ogni modo, i modelli teorici relativi alla formazione
dei valori fondiari hanno costituito la base per lo sviluppo dei modelli
per la simulazione della crescita urbana2 in quanto hanno agevolato
enormemente la comprensione dei meccanismi di crescita della città.
Tra i contributi in tal senso più interessanti vi è quello di Wingo,
che affronta il problema del mercato fondiario, e dunque della crescita
urbana, considerando come parametri fondamentali la presenza ed il
tipo di trasporto offerto ai cittadini: i valori fondiari in un determi-
nato quartiere possono essere dedotti dal costo generalizzato degli
spostamenti verso il centro di agglomerazione (Wingo, 1964). Ogni
persona cerca di insediarsi quanto più vicino possibile al suo posto di
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

lavoro o altrimenti non accetta di allontanarsene se non per realizzare


un’economia sulla spesa per il suo alloggio. Si genera in tal maniera
una competizione per l’occupazione degli spazi residenziali. Secondo
Wingo esiste, in breve, una relazione tra il tempo di tragitto (ovvero
il costo generalizzato di trasporto) e i valori fondiari. In quest’ottica,
all’aumento della dimensione della città corrisponde l’accrescimento
dei costi di trasporto generalizzato per chi abita ai suoi limiti, così come
le rendite di posizione in ogni punto della città. Se i redditi degli abi-
tanti rimangono costanti, essi dovranno ridurre lo spazio residenziale
a loro disposizione. In altri termini, lo sviluppo topografico di una città
provoca l’aumento dei valori fondiari e delle densità territoriali. Per
arrestare questo processo la soluzione più ovvia è quella di migliorare
il sistema dei trasporti, facendo abbassare i costi generalizzati di spo-
stamento e, di conseguenza, le rendite di posizione.
Sebbene le ipotesi alla base del modello siano estremamente sem-
plificative (città monocentrica, popolazione omogenea, indipendenza
delle necessità dal trascorrere del tempo), e trascurino tutte le attività
umane non lavorative, esso è rilevante per l’aver dimostrato in un
certa misura che al sistema dei trasporti è associata la capacità di far
espandere topograficamente la città, calmierando i mercati e riducendo
la densità abitativa. Ciò ne fa un importante strumento di valutazione
delle politiche di crescita.
Il contributo di maggiore portata in questo ambito è senza ombra
di dubbio quello di Alonso, padre di un modello per l’interpretazione

2
Si pensi, ad esempio, al modello di Herbert e Stevens oppure a quello di Lowry
od anche solo ai cosiddetti modelli parziali.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 97

dei valori fondiari dal grande successo, spesso alla base dei successivi
approcci al tema (Alonso, 1965). Esso muove, oltre che dalle teorie
sulla rendita fondiaria, anche dalle analisi dell’economia spaziale, inau-
gurata un secolo prima dal von Thünen. Tale dipendenza è evidente
nell’accettazione delle relative ipotesi di base, quale la pianura unifor-
me e l’interesse sia verso il mercato fondiario che quello rurale, dal
duplice punto di vista del nucleo familiare e dell’impresa.
Secondo Alonso una famiglia tende a ricercare, conformemente
alla teoria economica, l’utilità massimale compatibile con le sue dispo-
nibilità economiche scomponibili in tre voci:
– spesa per beni diversi dal terreno sul quale è costruito l’allog-
gio e dai trasporti;
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

– spesa per il terreno sul quale è costruito l’alloggio (funzione


della distanza dal centro della città);
– spesa per i trasporti (funzione della distanza dal centro della
città).
Il budget familiare definisce una superficie, detta superficie di bud-
get, con equazione di equiparazione del reddito familiare alla somma
delle tre aliquote precedenti. Alonso definisce una seconda superficie,
detta superficie di utilità, che esprime l’utilità che trae la famiglia dal-
le tre voci di spesa. In condizione di equilibrio le due superfici sono
tangenti e ciò significa che il rapporto delle utilità marginali delle tre
categorie di spesa è uguale al rapporto dei loro costi marginali, e dun-
que dei loro prezzi. In base a questa considerazione è possibile stabilire
la curva di offerta dei nuclei familiari, cioè la curva che indica la serie
dei prezzi del terreno che la famiglia è disposta a pagare, in relazione
alla distanza dal centro della città, mantenendo lo stesso livello di
soddisfazione.
Il modello di Alonso permette di fare valutazioni predittive sul
sistema delle rendite in funzione della variazione di uno o più para-
metri. Se ad esempio c’è una variazione dei livelli di reddito, le curve
di offerta tendono a crescere. Quanto più la crescita è rapida tanto più
si cerca di ammassarsi al centro della città, o inversamente, verso la
periferia. Ciò porterà rispettivamente all’aumento dei prezzi centrali
o di quelli periferici. Ancor più interessanti sono le considerazioni che
dal modello di Alonso possono trarsi in relazione alla pianificazione.
Essa rappresenta un elemento di rigidezza del sistema in quanto le
particelle tenderanno ad essere occupate da chi è disposto a pagarle

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
98 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 23 – Rappresentazione grafica delle sezioni piane delle superfici di Alonso nel
piano (dimensione dell’alloggio; quantità di beni complementari).

di più, mentre il prezzo tenderà ad essere uguale o inferiore a quello


che si registrerebbe in assenza di regole pianificatorie a fronte dell’ina-
sprimento della concorrenza tra i potenziali utilizzatori delle rimanenti
particelle.
Sul tema del potenziamento del sistema dei trasporti, anche il
modello alonsiano concorda sulla sua centralità. Esso tende a far dimi-
nuire il costo generalizzato di trasporto con la conseguenza che le cur-
ve di offerta sono meno ripide e ciò corrisponde ad un abbassamento
dei valori immobiliari centrali e ad una disponibilità a spostarsi verso
la periferia, ovvero la città tende ad espandersi topograficamente.
In definitiva il modello di Alonso è quello di più ampie implicazio-
ni e potenzialità nell’interpretazione dei fenomeni urbani dipendenti
dalle modalità di variazione delle rendite di posizione.
Il modello di Alonso ha certamente influenzato in maniera deter-
minante la formulazione del modello di Mayer, che ha il merito di
ricercare una formulazione semplice quanto plausibile. Secondo l’au-
tore, i fattori che influenzano la variazione dei valori fondiari sono
quelli localizzati (sito, diritto a costruire, …) e quelli di posizione (intesi
come la distanza dai diversi poli attrattori della città) e solo questi
ultimi possono essere considerati in una formulazione teorica (Mayer,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 99

1965). Il modello suppone che il valore fondiario diminuisca dal centro


verso la periferia di un valore pari a quello del tempo speso per gli
spostamenti verso il centro, dove si considerano concentrate tutte le
attività. I valori vengono pertanto stabiliti progressivamente a partire
da un valore al limite della città. Tale valore può essere scomposto in
quattro voci:
1. prezzo dei terreni a coltura, che dipende dalla loro produtti-
vità;
2. prezzo delle attrezzature di viabilità che rendono il terreno
edificabile;
3. rendita speculativa, legata al valore che acquisterà il terreno
dopo l’urbanizzazione;
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

4. rendita di rarità, che non è speculativa, ma legata alla generale


carenza di terreni edificabili.
L’obiettivo di una buona politica fondiaria è quello di eliminare la
rendita speculativa e quella di rarità, garantendo sempre una sufficien-
te quantità di terreno edificabile. Il valore supplementare del terreno
corrisponde all’economia di tempo realizzata quando si risiede vicino
al centro e si suppongono tutti gli spostamenti centripeti in ragione
della concentrazione delle attività economiche e delle attrezzature.
Il modello di Mayer presenta una semplificazione apparentemente
impropria: la superficie di terreno occupata da ogni nucleo familiare,
ovvero la densità di popolazione, non viene presa in considerazione.
Essa viene, in realtà, reintrodotta nel modello attraverso il ricorso ad
un vincolo di popolazione. In ragione di questo vincolo si formeranno
attorno alla centralità delle corone circolari, ciascuna corrispondente
ad una classe di popolazione che attribuisce un determinato valore al
suo tempo; la ripartizione dipende pertanto dai livelli di reddito. Lo
stesso modello di Mayer, in ragione delle sue ipotesi semplificative, fa
emergere ulteriori principi elementari e le loro conseguenze. In par-
ticolare evidenzia come l’espansione della città e l’aumento del suo
raggio provochino la lievitazione dei valori fondiari. Nasce in questo
modo l’idea di una imposta fondiaria tendente a recuperare la rendita
di posizione così prodotta per destinarla alla creazione delle infra-
strutture per i nuovi quartieri, in modo da avere un successivo effetto
calmierante su tutto il mercato.
Come per tutte le teorie precedentemente esposte, anche la teoria
di Mayer privilegia i fattori di posizione rispetto a quelli derivanti dal

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
100 C come Paesaggio

sito, ovvero le infrastrutture, le condizioni ambientali, la qualità archi-


tettonica o la vicinanza ai servizi. La città è intesa come una struttura
pseudo-radiocentrica turbata esclusivamente dalle caratteristiche del
reticolo stradale e dalla presenza di centralità, sia uniche (città mono-
centriche) sia più o meno diffuse (città policentriche).
In definitiva, il panorama in cui si muove l’econometria urbana è
effettivamente piuttosto variegato. È certamente vero, d’altronde, che
sono state prese in considerazione solo le teorie fondamentali, trala-
sciando gli sviluppi più recenti e certamente interessanti, nell’idea di
evidenziare quale fosse lo scenario concettuale in cui l’econometria
stessa si muove, piuttosto che addentrarsi in un trattato su quest’ulti-
ma. Al di là della capacità di descrivere un fenomeno sotto determi-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

nate ipotesi, infatti, si è interessati a ricondurre la dinamica stessa del


fenomeno alla logica del paesaggio urbano, nell’idea che esistono ed
esisteranno sempre modelli molto complessi in grado di apprezzare
anche aspetti di grande dettaglio con altrettanto grande affidabilità,
ma che vi sia necessità di stabilire i limiti concettuali e pratici in cui
il fenomeno stesso si muove. Ciò significa che il presente studio, ed il
relativo modello di analisi, non si collocano in continuità o contrap-
posizione agli studi econometrici, ma si vi si pone accanto, cercando
di costruire una cornice generale, di indubbio supporto anche ai più
raffinati modelli specialistici.

Analisi configurazionale e rendita di posizione

Quali sono gli aspetti che inconsciamente si tendono ad ottimizza-


re nell’esperienza spaziale nello e dello spazio urbano? E come essi
influenzano la formazione dei prezzi?
Questi due quesiti, nella forma, sono relativamente simili ai que-
siti propri dell’econometria, ma hanno implicazioni significativamente
differenti.
La psicologia ambientale e le scienze sociali ci suggeriscono che le
considerazioni estrinsecate dal racconto dell’esperienza soggettiva nel-
lo spazio urbano conducono raramente alla conscia ottimizzazione di
variabili misurabili, quali ad esempio le distanze metriche. Il più delle
volte sono altri gli aspetti che prevalgono, senza che essi si riescano
compiutamente ad elencare e classificare. Si ricordava in precedenza
come le misurazioni degli spostamenti non forzati nello spazio urba-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 101
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 24 – Mappa degli spazi aperti (stralcio).

Figura 25 – All-line map.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
102 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 26 – All-line map – stralcio.

Figura 27 – Fewest-line map.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 103

no sovvertano tale regola della distanza metrica relativa, in favore di


quella di distanza topologica universale, molto più legata all’angolo
di svolta che alla lunghezza del percorso. Alla luce di queste conside-
razioni, si rafforza l’idea di pensare ad una modellistica territoriale in
cui al centro dei fenomeni vi sia il motore della dinamica degli inse-
diamenti, ovvero il modo con cui il territorio urbanizzato è percepito,
che abbiamo detto di poter chiamare paesaggio urbano.
Per l’analisi del caso di specie, si è quindi provveduto ad implemen-
tare l’analisi configurazionale del sistema urbano dell’area di interesse
(Napoli), utilizzando l’angular segment analysis quale tecnica operativa
e facendo leva sull’intero impalcato concettuale descritto e validato
in precedenza.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

L’analisi configurazionale è stata condotta seguendo le fasi cano-


niche già introdotte sinteticamente e che si provvederà ad analizzare
in dettaglio. I risultati configurazionali sono stati successivamente rela-
zionati ai dati sulle transazioni immobiliari rilevate nell’area di studio,
per trarne conclusioni di ordine generale sul fenomeno della rendita.
L’implementazione dell’angular segment analysis è partita dal
lavoro di sistemazione e di adattamento del supporto cartografico, sulla
base di una aerofotogrammetria in rapporto 1:5000. La scelta di tale
taglio cartografico è stata ritenuta opportuna in ragione della necessi-
tà di comprendere al meglio la funzione di tutti gli spazi e delle loro
connessioni reciproche, spesso sorprendentemente complessi.
Su questa base cartografica si è proceduto alla delimitazione
dell’insieme degli spazi pubblici o di pubblico accesso, fruibili sen-
za alcuna limitazione. Si è definita in tal modo la cosiddetta griglia
degli spazi aperti. Essa può fruttuosamente essere rappresenta come
il negativo dell’insieme degli spazi delimitati ed inaccessibili della città,
nonché del costruito.
La mappa è la base di lavoro per la suddivisione degli spazi pub-
blici in un insieme di regioni convesse, costruite secondo il criterio
della dimensione massima e del numero minimo. Come già esplicitato
in precedenza, non è più necessario affrontare questo passaggio in
quanto è più affidabile il ricorso ad un approccio algoritmici, imple-
mentato dal software UCL DepthMap (Varoudis, 2012), basato sul
tracciamento di tutte le possibili linee dai vertici della mappa degli
spazi pubblici, successivamente ridotte in numero, utilizzando lo stesso
software, attraverso l’implementazione di un algoritmo greedy. Si sono
ottenute in tal maniera due mappe: l’All line map, contenente tutte le

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
104 C come Paesaggio

possibili lines rispondenti ai tre criteri dell’algoritmo; e la Fewest line


map, costituita dalle sole lines necessarie a simulare il presidio di tutte
le regioni convesse. In termini numerici, l’abbattimento del numero
delle linee che si registra passando dalla All line Map alla Fewest line
Map è dell’ordine di circa un ventesimo. Nel caso di Napoli si passa
da 92.963 a 5.589 lines.

Figura 28 – Modalità di tracciamento delle lines: vertice concavo – vertice concavo;


vertice concavo – vertice convesso; vertice convesso – vertice convesso.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Prendendo a base la Fewest-line Map è possibile procedere all’ana-


lisi sintattica vera e propria. Nel caso specifico si è deciso di adopera-
re l’Angular Segment Analysis. È stato pertanto necessario procedere
ad una frammentazione della mappa nei punti di intersezione delle
lines. Anche per questo step si è proceduto in maniera automatizzata,
adoperando UCL DepthMap, procedendo preliminarmente alla cor-
rezione dei collegamenti topologici aggiuntivi (inserendo i punti di
connessione/sconnessione – cd. links/unlinks) necessari in presenza di
spazi urbani apparentemente connessi a causa di differenti posizioni
altimetriche (caso che si verifica, ad esempio, in presenza di gallerie
sormontate da strade – vedi Figura 33). Si è quindi provveduto alla
definizione dei parametri di post-processing, in modo da ridurre la
numerosità della mappa da analizzare, eliminando i nodi non necessari.
Nello specifico è possibile eliminare i cosiddetti axial stubs, ovvero i
mozziconi di lines di piccola lunghezza derivanti dal procedimento di
frammentazione. Nel caso in analisi si è scelto di eliminare gli stubs
di lunghezza inferiore al 25% della lunghezza della line originaria. In
questo modo è stata ottenuta la segment map, utilizzata per le analisi
di centralità, con un numero di nodi/segmenti, per il caso di studio, di
17.757 elementi.
L’analisi sintattica vera e propria, intesa come il calcolo degli indici
configurazionali (integrazione e scelta globali e locali) è stata quindi
condotta, sempre ricorrendo alle specifiche funzionalità del software
UCL DepthMap 10. In questa fase si svolge anche la dualità dell’ap-
proccio configurazionale: gli indici di centralità vengono calcolati sul

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 105
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 29 – Segment map.

Figura 30 – Sovrapposizione della Segment map (linea continua) e della Fewest-line


map (linea tratteggiata). Come si può notare le due mappe coincidono, a meno degli
elementi terminali dei segmenti (stubs): onde evitare distorsioni nel calcolo dei valori
degli indici configurazionali essi vengono eliminati se più corti di un valore di soglia
stabilito come una percentuale della linea da cui è stato generato il segmento.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
106 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 31 – Sovrapposizione della Segment map sulla All-line map.

Figura 32 – La Segment map nel quadro degli spazi aperti (stralcio).

grafo urbano e successivamente associati ad ognuna delle lines, di cui


ogni nodo è il centro. In tal maniera è possibile, come meglio esplicitato
in precedenza, visualizzare la distribuzione degli indici configurazionali
sul supporto cartografico, con evidenti benefici in termine di compren-
sione dei fenomeni urbani ed altrettanto evidenti vantaggi dal punto
di vista operativo, essendo possibile correlare informazioni spaziali ai
dati configurazionali sfruttando il concetto di congruenza spaziale. A

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 107
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 33 – Post-processing della Fewest-line map: le linee bianche con cerchi terminali
rappresentano delle connessioni topologiche, necessarie per prevenire l’intersezione
di linee su diversi piani geomorfologici. Queste connessioni vengono inglobate nella
Segment map.

tal proposito per il caso di studio si è optato per l’esportazione dei dati
ottenuti in ambiente GIS, ricorrendo al software ESRI ArcGis 10.13.
In definitiva, l’implementazione dell’ASA per il caso di studio
non ha presentato fattispecie anomale ed ha permesso di ottenere
una mappa configurazionale di grande dettaglio, congruente, con le
più avanzate esperienze internazionali in materia di analisi spaziale
quantitativa.

Reti complesse e distribuzione dei valori immobiliari

Lo studio della rendita immobiliare è stato preceduto dalla costruzione


di un database geografico contenente la sintesi delle informazioni di

3
Il software UCL DepthMap 10, tuttavia, consente di visualizzare i dati tematizzati
sulla base dei valori configurazionali, come anche la loro manipolazione e correlazione
a coppie. È inoltre possibile personalizzare gli indici e combinarli anche attraverso
script in linguaggio Sala. La scelta di lavorare in ambiente GIS è essenzialmente det-
tata dalle più ampie potenzialità che questo tipo software possiede in riferimento alla
gestione di dati territoriali ed all’implementazione di tecniche geo-statistiche.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
108 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 34 – Aree di prezzo omogeneo (277). In gradazione di grigio le Municipalità


in cui è suddivisa l’area di studio. I poligoni bianche corrispondono ad aree per cui
non è possibile la rilevazione dei prezzi (aree non edificate, …).

3402 transazioni normalizzate, relative al secondo semestre 2011, sulla


base delle quali è stato possibile suddividere il territorio della città di
Napoli in 277 aree di prezzo omogeneo. I dati sono stati reperiti dalla
Borsa Immobiliare di Napoli, che pubblica periodicamente un listino
immobiliare della Città e della Provincia di Napoli4.
Il formato con cui le aree ed i dati di transazione sono resi disponi-
bili alla consultazione (raster) ha reso necessaria la georeferenziazione
delle immagini e la compilazione manuale del database. Si è, pertanto,
innanzitutto proceduto alla pulizia dei supporti, viziati da alcuni effet-
ti grafici, ed al successivo posizionamento sulla cartografia numerica.
Questo procedimento è stato affrontato con l’ausilio del software Auto-
desk Autocad Map 2013, adatto alla gestione di cartografia numerica
vettoriale in formato CAD in ambiente geo-referenziato. Sulla base
delle immagini geo-riferite si è proceduto al tracciamento, mediante
lucidatura manuale, delle singole aree omogenee, in modo da ottenere

4
Il Listino Ufficiale della Borsa Immobiliare di Napoli è reperibile, previa registra-
zione, all’indirizzo http://www.binapoli.it/listino/intro.asp.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 109
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 35 – Listino della Borsa Immobiliare di Napoli, riportante la mappatura delle


aree di prezzo omogeneo (Borsa Immobiliare di Napoli, 2013, p. 31).

una mappa vettoriale nella corretta posizione geografica. Essa è sta-


ta esportata in formato Shapefile di tipo poligonale ed importata nel
software GIS per la compilazione del relativo database. La struttura-
zione del database dei valori immobiliari ha seguito la forma con cui
sono pubblicati i dati: otto campi riportanti per ogni area i valori degli

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
110 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 36 – Stralcio del modello informativo territoriale unificato: i poligoni in scala


di grigi rappresentano le aree di prezzo omogeneo raggruppate per Municipalità; le
linee continue bianche costituiscono l’axial map; le linee continue di spessore mag-
giore rappresentano il sistema stradale non locale che attraversa la città (Tangenziale
di Napoli); le linee tratteggiate rappresentano le linee ferrate principali della città
(Metronapoli e RFI).

immobili relativi a contratti di cessione e fitto per quattro tipologie di


destinazione d’uso – residenziale, commerciale, box, capannoni. A queste
informazioni sono stati aggiunti alcuni dati di base per la localizzazio-
ne, quali la municipalità (valore identificativo numerico) e il quartiere
(stringa di testo) d’appartenenza. È stato possibile associare in maniera
univoca queste indicazioni in ragione del fatto che la divisione delle aree
è stata condotta, dalla stessa Borsa Immobiliare di Napoli, all’interno
delle suddivisioni amministrative locali della città. Il risultato comples-
sivo è un geo-database costituito da un’informazione geografica di tipo
poligonale e dalle relative informazioni numeriche associate riguardanti
i valori di sintesi dell’indagine immobiliare. Questo tipo di base di dati
è facilmente aggiornabile alle successive edizioni del listino fornite, ad
oggi con cadenza semestrale, dalla Borsa Immobiliare di Napoli.
Le due basi di dati geografiche costruite possono facilmente essere
riunite in un unico database in ambiente GIS sulla base della com-
patibilità delle rispettive informazioni di posizionamento, ed in modo

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 111
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 37 – Stralcio del modello informativo territoriale unificato: il taglio cartogra-


fico di dettaglio evidenzia il rapporto tra spazio aperto, linee visuali e aree di prezzo
omogeneo.

da garantire la possibilità di permeare mutuamente le informazioni


che contengono ricorrendo agli strumenti propri dei software dedicati.
Nel caso specifico, essi sono stati importati in ambiente ArcGis 9.3,
in ragione delle potenzialità specifiche di tale software, soprattutto in
previsione dell’utilizzo di strumenti di statistica spaziale. Di un certo
interesse è il trasferimento in questa tipologia d’ambiente dei dati
relativi all’analisi configurazionale. Non esiste, infatti, una modalità
di esportazione diretta nel formato shapefile (SHP), che permette lo
sfruttamento di tutte le potenzialità di ArcGis. Si è pertanto procedu-
to ad una prima esportazione in formato MapInfo5 (MIF), in modo
da estrarre congiuntamente i dati geografici e gli attributi geometrici
(indici configurazionali e chiavi d’identificazione). Solo successivamen-
te, con ricorso al software Autocad Map 3D 2013, è stato possibile
costruire il ricercato file con estensione SHP.
Questo tipo di esportazione, apparentemente molto banale, richie-
de molta accortezza nella sistemazione del database degli attributi (che
di fatto va creato manualmente nell’importazione del file MIF), ma
garantisce la corretta corrispondenza tra questi e gli elementi grafici,
in quanto essi non vengono mai separati.

5
MapInfo è un software GIS realizzato in ambiente Windows.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
112 C come Paesaggio

Tutti i dati sono stati assemblati su base orto-fotografica – scala


nominale 1/10.000 – e corredati delle principali informazioni infrastrut-
turali – strade principali, ferrovie, aeroporto – e morfologiche – isoipse
di 25m.
Lavorare all’interno di un unico database permette di adoperare
con pienezza tutti gli strumenti di modellazione delle automazioni, di
grande aiuto nella gestione di un gran numero di dati, come nel caso
in questione. In tal modo, tutte le operazioni di manipolazione dei
componenti del modello sono state trattate in forma di flusso delle
azioni, ricorrendo alla compilazione automatizzata degli scripts neces-
sari, attraverso l’utilizzo del Model Builder6. Ciò garantisce sia il rapido
aggiornamento dei dati derivati, sia la certezza che essi possano essere
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

successivamente generati conformemente.


In definitiva, il ricorso al modello unico delle informazioni e, suc-
cessivamente delle manipolazioni e dei risultati, per quanto di più
pesante gestione, è la premessa per la costruzione di un percorso d’a-
nalisi coerente, sostenibile e di chiara interpretazione e condivisione.
Il modello di analisi comparata dei risultati asseconda la struttura del
modello informativo: da un lato l’analisi configurazionale, che consente di
leggere la struttura urbana del caso di studio, dall’altro i valori immobilia-
ri che permettono di vedere la rendita fondiaria. Non esistendo, di fatto,
una letteratura di riferimento, si è portato avanti un procedimento basato
sulla formulazione di ipotesi induttive e sulla loro successiva verifica,
attraverso la costruzione di una procedura ad hoc. Il modello, pertanto,
non si qualifica come uno strumento di supporto ad una teoria generale
formulata a priori, ma come uno strumento di studio di evidenze empi-
riche, da inquadrare nella generale teoria configurazionale, confrontando
i risultati in termini quantitativi con quelli disponibili in letteratura per
altri fenomeni urbani. In tal senso, è con l’applicazione che il modello
assume le sue qualità interpretative e per queste motivazioni non lo si
può considerare un modello generale, ma un modello specifico per il
caso di studio, i cui risultati sono estendibili alle altre realtà urbane solo
a posteriori, ovvero prendendone in considerazione l’output e confron-
tandolo con quello di altri modelli ed altri fenomeni.
Preliminarmente alla costruzione delle correlazioni tra le diverse
variabili su cui si basa il modello, è interessante notare come l’analisi

6
Il Model builder è un’applicazione del pacchetto software ArcGis Desktop in cui
è possibile creare, modificare e gestire modelli operativi.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 113
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 38 – Modello digitale del terreno della città di Napoli. Luminosità inversamente
proporzionale alla quota altimetrica al suolo.

configurazionale interpreti le dinamiche urbane del caso di studio. Si


ricorda, a tal proposito, che Napoli è una città resa particolarmen-
te complessa dalla presenza di numerosi fattori concomitanti. Essa è
innanzitutto di inconsueta dimensione nel panorama delle città ita-
liane, ed ancor più del Meridione d’Italia, contando 970.185 residenti
– 8298,2 ab. /kmq – (ISTAT, 2017), che valgono più del 16% della
popolazione residente in Campania, ovvero circa il 31% di quella pro-
vinciale. Questi dati, tuttavia, non restituiscono un’idea realistica della
condizione di affollamento della città che, per i molteplici ruoli che
riveste, ogni giorno è oggetto di un’imponente mole7 di spostamenti
per studio, lavoro e turismo La città, inoltre, è la meta di molti migranti,
anche non regolari e quindi non censiti all’anagrafe, ma di fatto resi-
denti in città. Gli spostamenti urbani, e particolarmente quelli interni,
sono concentrati perlopiù verso il centro della città, comunemente
individuato come l’area di irradiamento della viabilità urbana princi-

7
Basti pensare che il Piano Comunale dei Trasporti della città di Napoli, del 2001
(Comune di Napoli, 2001) stimava all’anno di redazione in circa 470.000 gli utenti
giornalieri della rete metropolitana prevedendo un aumento negli anni successivi a
circa 700.000, mentre le rilevazioni del traffico in Tangenziale hanno evidenziato una
presenza distribuita (senza picchi) di oltre 5000 veicoli l’ora nei giorni feriali (Comune
di Napoli, 2001).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
114 C come Paesaggio

pale, corrispondente alle zone adiacenti il centro antico e verso poche


altre zone periferiche (Comune di Napoli, 2001). A ciò si accompagna
la complessa orografia urbana, con un sistema collinare che digrada
verso il mare, in alcuni casi molto repentinamente, e che taglia la città
nella sua zona pianeggiante. Ciò ha reso storicamente necessario lo
sviluppo di un importante sistema di attraversamenti in galleria.
Riferendosi ai risultati della sola analisi configurazionale, si può
descrivere la città in maniera sorprendentemente precisa. A livello
globale, l’andamento dell’indice di integrazione e dell’indice di scelta
descrivono una città palesemente monocentrica, in pieno accordo studi
di diverso approccio pubblicati sulla città di Napoli e, in particolare,
con i risultati delle analisi finalizzate alla stesura del Piano Comunale
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

dei Trasporti (Comune di Napoli, 2001). In termini configurazionali


questa situazione si è evinta definendo un livello di soglia del valore
dei due indici, fissato al 95-esimo percentile8.
Per l’’indice di integrazione, si parla comunemente in questo caso
di integration core: l’insieme delle linee a maggiore centralità di vici-
nanza, ovvero oggetto del maggior numero di spostamenti finalizzati.
L’indice di scelta, invece, si è già detto rappresentare una misura della
centralità di medietà, descrivendo la distribuzione dell’attrattività per
le attività che dipendono direttamente dai flussi di spostamento. In
concomitanza dell’alto valore di entrambi si è in presenza di uno spa-
zio potenzialmente centrale ad uso misto. La commistione delle desti-
nazioni d’uso, infatti, è una caratteristica propria degli spazi centrali.
Nel caso di Napoli, esiste un’unica area in cui c’è la concentrazione di
entrambi gli indici, ovvero quella corrispondente all’integration core.
L’indice di scelta restituisce molto chiaramente l’effettiva distri-
buzione delle strade commerciali, anche quando esse hanno una loca-
lizzazione apparentemente incoerente. È il caso, ad esempio, di via
Scarlatti (tratto pedonale) nel quartiere Vomero, o di Piazza dei Mar-
tiri, nel quartiere San Ferdinando, intuitivamente non appartenenti alla
struttura principale di attraversamento della città.
Il punto di irradiamento del sistema stradale principale, prima cita-
to, è localizzato, geograficamente, nel mezzo dell’integration core e ciò
spiega, in termini configurazionali, il sovraccarico di traffico delle arterie.
Dal punto di vista dell’andamento degli indici locali, per contro, si
manifesta una notevole presenza di aree ad indipendenza configura-

8
Fissare la soglia al 95-esimo percentile significa considerare solo il 5% dei nodi/
segmenti con il più alto valore di un indice configurazionale.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 115
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 39 – Mappa tematica dell’andamento dell’indice di integrazione globale. Scala di


luminosità: più alta è la luminosità di una linea, più alto è il relativo valore dell’indice.

Figura 40 – Mappa tematica dell’andamento dell’indice di integrazione locale, calco-


lato con raggio d’intorno metrico (400 metri) – Scala di luminosità.

zionale media ed alta, formalizzata attraverso il calcolo dell’indice di


integrazione con raggio di 400 metri. Ciò si traduce in una grande fram-
mentazione delle centralità locali, presupposto alla strutturazione per
piccole comunità, che sembra effettivamente rispecchiare la condizione
della città di Napoli. Non a caso uno dei principali temi del governo del

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
116 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 41 – Integration core: 5% dei nodi/segmenti con il valore più alto dell’indice
di integrazione globale.

Figura 42 – Mappa tematica dei nodi/segmenti costituenti la struttura portante dell’a-


rea di studio: in bianco l’integration core; in grigio chiaro le linee ad alto indice di
scelta (95-esimo percentile) non appartenenti all’integration core; in grigio scuro le
linee ad alta scelta appartenenti anche all’ integration core.

capoluogo partenopeo è legato alla difficoltà di creare un efficiente siste-


ma di trasporto pubblico, anche in ragione della grande diffusione delle
aree insediative di piccola scala e della mancanza di centralità coagulanti

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 117

alternative a quella centrale. È il caso di citare il ben noto piano delle


Cento Stazioni che è nato con l’obiettivo di incrementare il numero delle
stazioni da 57 a 114 nel periodo 2003 – 2011 in cui il maggior numero
dei nuovi interventi è indirizzato proprio al raggiungimento delle tante
aree urbanizzate periferiche (Comune di Napoli, 2003).
In definitiva, l’analisi configurazionale del caso di studio presenta
un alto grado di coerenza tra i fenomeni in atto, mutuati nella loro
evidenza anche dagli studi propri di altre discipline, e l’andamento
degli indici: condizione di fondamentale importanza per l’affidabilità
delle regressioni inerenti al fenomeno della rendita.
La correlazione tra le variabili in un modello empirico rappresenta
una fase molto delicata in quanto un errore d’impostazione dei pro-
blemi da analizzare si riverbera sulla qualità e sull’utilità del modello
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

stesso. Nel caso in esame si è quindi cercato di tenere ben presente


quale dovesse essere lo scopo principale del modello: evidenziare cor-
relazioni tra la variabilità del mercato immobiliare e l’andamento degli
indici configurazionali nel quadro generale dei risultati già acquisiti da
Space Syntax. Ciò significa che ci si è sempre riferiti al quadro delle
conoscenze note e che tutti i fenomeni sono stati interpretati coeren-
temente ad esse. A dispetto di quanto ci si potesse attendere, sono
emerse fattispecie interessanti che, se da un lato confermano la bontà
del modello hilleriano, dall’altro ne ampliano la robustezza rispetto al
generale fenomeno che è la città.
Si è cercato, innanzitutto di far muovere il modello su due piani
diversi, corrispondenti alle diverse scale della struttura urbana. Uno
globale, che riferisse di fenomeni legati alla struttura portante della
città (ovvero alla foreground network) ed uno locale, inteso ad eviden-
ziare il rapporto tra i prezzi e la fluttuazione degli indici nelle diverse
centralità locali (background network).
Nel primo dei due piani, si è ovviamente cercato di approfondire il
ruolo dell’unica grande centralità evidenziata, il cui ruolo, in coerenza
con la letteratura scientifica, va inteso come il risultato della tendenza
alla minimizzazione della distanza universale di un numero limitato
di elementi (quelli centrali), che pertanto si localizzano nei punti di
irradiamento della struttura principale dello spazio urbano. Di fatto le
centralità globali individuano i punti dello spazio dove l’economia di
movimento ha più probabilità di manifestarsi, ovvero dove la dinamica
dello spazio urbano ha potenzialmente maggiore forza e può essere più
determinante (Hillier B. , 1999). Questa interpretazione di fatto associa

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
118 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 43 – Kriging, il poligono con contorno nero costituisce il limite della centralità
locale, mentre il cerchio crociato rappresenta la posizione del suo centroide ponderata
sulla localizzazione dei punti medi delle lines (crocette nere).

alla centralità globale il ruolo di traccia per la successiva individua-


zione delle centralità locali: più queste ultime sono prossime ad essa,
più costituiranno un sistema dotato di indipendenza, ma allo stesso
tempo integrato, compatto, suddiviso e con un più chiaro rapporto tra
globalità e località. Ciò lascia presupporre che tutte queste proprietà
siano legate alla possibilità di interagire con i flussi di spostamento,
molto accentuati, che il quadro globale garantisce. Per contro, più ci si
allontana dall’integration core e più le centralità locali saranno piatte,
segregate e mal rapportate al livello globale.
In questo quadro, il primo intento della ricerca è stato quello di
verificare se questi caratteri emergono nel campo delicato della rendita
immobiliare. Ci si è chiesti, pertanto, come il mercato si rapporti alla
distanza dal centro globale. Per farlo è stato innanzitutto necessario
definire le centralità locali, per poi studiare come il mercato si presenti
nei loro intorni.
Il concetto di centralità locale è legato al concetto di configu-
razione bidimensionale della griglia. Ciò permette di qualificarla in
funzione dell’andamento degli indici configurazionali in un intorno
metrico limitato. In tal senso, mentre la centralità globale dipende
essenzialmente dal posizionamento degli spazi, quella locale dipende
anche dalla forma della griglia. Per l’individuazione delle centralità
locali si può procedere innanzitutto all’analisi dell’andamento dei

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 119
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 44 – Local centralities – Localizzazione dei centroidi delle 47 centralità locali.

valori dell’indice di integrazione. Il raggio di analisi è stato fissato


su base metrica e consistenza di 400 m, per simulare il limite di per-
corribilità pedonale e, per certi versi, la dimensione del quartiere
(Mehaffy, Porta, Rofè, & Salingaros, 2010). Il risultato è l’emersione
di 47 aree, selezionate nel quadro di centinaia di punti d’attenzio-
ne. Per facilitare la lettura degli elementi emergenti, non agevole
soprattutto nelle aree molto integrate, è stato fatto ricorso al kriging9,
strumento di statistica spaziale. Questo si basa sulla regionalizzazione
della stima ottimale di una grandezza, partendo da una distribuzione
puntuale di suoi valori. Attraverso gli strumenti propri dell’ambiente
di modellazione (ArcGis 10.1) si è proceduto alla riconduzione delle
lines in punti, attraverso l’individuazione del loro punto medio (che
peraltro è il punto di collocazione spaziale del nodo duale di ogni
line), trasferendo ad essi i valori degli indici configurazionali. Ciò
ha permesso di ottenere una mappatura poligonale dell’andamento
degli indici, utile a far emergere le aree di effettivo addensamento
dei valori.

9
Il kriging è un metodo lineare per la stima ottimale di una grandezza.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
120 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 45 – OLS – Scarto tra valore registrato e valore atteso – Scala di luminosità:
lo scarto aumenta all’aumentare della luminosità.

Una volta individuate le centralità si è, di fatto, ridefinito il peri-


metro urbano di studio. Al suo interno si è provveduto innanzitutto
a calcolare per ogni centralità locale la distanza dal core. Alle stesse
centralità, per altro, è stata assegnata la dimensione media delle aree
di prezzo omogeneo su cui esse insistono, con un raggio di gravitazione
di 400 m – lo stesso applicato per gli indici configurazionali finalizzati
alla loro definizione. Il risultato è una mappatura della distanza delle
centralità e della dimensione media delle aree di prezzo dal core.
Il piano di studio locale, si basa sull’analisi delle centralità locali
appena individuate. All’interno di esse, si è cercato di approfondire il
ruolo giocato dalla forma dello spazio nell’influenzare le dinamiche
del mercato locale. Nella consapevolezza che alla distanza dal core
corrisponde un logico aumento della segregazione ed un’altrettanto
logica mono-funzionalizzazione residenziale degli spazi, si è cercato
di correlare la variabilità dei valori immobiliari con l’andamento degli
indici. Ciò permette di verificare l’attendibile fattispecie secondo cui
allontanandosi dal core gli indici dovrebbero descrivere più efficace-
mente il mercato in quanto esso dovrebbe risentire meno dell’effetto
distorcente degli attrattori, che, per logica configurazionale, tendono
ad ammassarsi verso il centro globale. Per contro, com’è altrettanto
attendibile, ci si aspetta che nei pressi del core il mercato locale sia

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 121

governato da molti più fattori e pertanto solo marginalmente descritto


da Space Syntax. Per produrre tali analisi è stato necessario adoperare
una tecnica di statistica spaziale per la correlazione a più variabili:
l’Ordinary Least Squares10 (OLS). Quest’ultima è una tecnica di inter-
polazione lineare – nel caso specifico – attraverso cui è possibile la
correlazione di una variabile dipendente e di più variabili indipendenti.
Nel caso di specie, volto ad evidenziare il solo contributo configurazio-
nale, si è proceduto adoperando come variabile dipendente il valore di
mercato degli immobili residenziali e come variabile indipendente l’in-
dice di integrazione locale (R= 400 m). La tecnica adoperata permette
di evidenziare i valori attesi dei prezzi degli immobili lungo le lines
in funzione del relativo valore di integrazione locale. Ciò permette
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

di evidenziare lo scarto tra il valore atteso e il valore effettivamente


registrato. Per sua natura, per altro, la tecnica dà risultati di qualità
crescente all’aumentare delle linearità della correlazione tra le varia-
bili. Ciò induce ad ipotizzare che essa funzioni molto meglio nelle
aree periferiche, dove la variabilità che s’attende è proprio lineare, in
funzione della nota relazione tra movimento ed integrazione locale
negli spazi decentrati11.

Napoli: una discussione non-discorsiva della rendita di posizione

L’applicazione del modello di analisi consente di concludere in manie-


ra non-discorsiva che la distribuzione dei valori immobiliari risente di
effetti configurazionali a diversi livelli. Come si vedrà con maggiore
dettaglio nel seguito, s’individua chiaramente un effetto di livello glo-
bale, che si formalizza nella correlazione tra il numero delle centralità
locali, la superficie media delle aree di prezzo omogeneo su cui esse
insistono (scenari di prezzo) e la distanza dall’ integration core; ed un
effetto a livello locale, che si manifesta nella corrispondenza tra le aree
di picco dei prezzi degli immobili e i segmenti/nodi a più alto valore
dell’indice di integrazione e dell’indice di scelta locali.

10
Si tratta del metodo dei minimi quadrati. È stata adoperata la dizione inglese
(OLS) in quanto è quella presente all’interno del software adoperato (ArcGis 10.1)
11
Non si preclude, peraltro, che possano manifestarsi fenomeni propri del merca-
to immobiliare non direttamente dipendenti dagli indici configurazionali, comunque
evidenziati dalla struttura del modello.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
122 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 46 – Distribuzione di frequenza del numero di centralità locali in relazione alla


loro distanza dall’Integration core.

Il contributo globale e l’effetto d’area


Lo studio del livello globale è stato condotto attraverso la preventiva
concentrazione delle informazioni inerenti al mercato immobiliare nei
47 punti rappresentativi delle centralità locali. In tal maniera è stato
possibile ridurre la dispersione delle variabili in gioco, mantenendo
alto il livello della loro rappresentatività. Ad ognuno dei 47 punti è
stata associata la dimensione media delle aree di prezzo, calcolata
come media aritmetica della consistenza delle aree distanti non più
di 400 metri dal perimetro di ogni centralità locale di cui il punto è
elemento rappresentativo, nonché la superficie delle centralità locali
stesse – calcolata in base all’estensione del poligono derivante dall’im-
plementazione del kriging. Grazie a tali informazioni è stato quindi
possibile valutare diverse correlazioni, sia in termini di distribuzione
di frequenza, sia in termini di regressione.
Nello specifico, guardando alla distribuzione di frequenza del numero
delle centralità locali, in relazione alla distanza dall’integration core (rap-
presentata in classi di ampiezza pari a 500 metri), si nota che allontanando-
si dal centro globale della città il numero delle centralità locali diminuisce
vistosamente. Allo stesso modo, prendendo in considerazione la distribu-
zione di frequenza dimensionale delle centralità locali stesse (con classi
di ampiezza pari a 300 m2), si nota che la maggior parte delle centralità
sono di piccola estensione. I risultati ci dicono, inoltre, che la dimensione

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 123
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 47 – Distribuzione di frequenza della superficie delle aree di prezzo omogeneo


(classi di ampiezza multiple di 300 m2).

delle centralità locali diminuisce nell’allontanarsi dall’integration core.


Risultato, questo, che appare coerente con la teoria configurazionale: la
disponibilità sempre maggiore di spazio che generalmente si registra spo-
standosi dal centro verso la periferia favorisce la nascita di tessuti, più o
meno razionalmente imposti, caratterizzati dall’uso monotipologico del
suolo (generalmente residenze), sempre meno sensibili alla localizzazione
e, quindi, tendenzialmente crescenti in dimensione e scarsamente integrati.
Il diradamento delle centralità locali ne è pertanto un effetto diretto, che
esprime l’abbassamento tendenziale dell’indipendenza territoriale, che si
traduce nella necessità di spostarsi, anche per lunghi tratti, per raggiungere
gli attrattori indispensabili (prima di tutti le attività commerciali).
Spostando l’attenzione dalle centralità locali alle aree di prezzo
omogeneo, la correlazione tra la loro superficie (concentrata nei punti
rappresentativi delle centralità locali in termini di media aritmetica
delle aree dominate) e la distanza dall’integration core è ben resa da un
funzione di regressione lineare, che interpretando circa l’80 percento
della varianza si presenta sufficientemente robusta. Questa correlazio-
ne ci racconta che la superficie delle aree di prezzo omogeneo tendono
ad aumentare in estensione allontanandosi dall’integration core, di fat-
to ricalcando quanto già descritto per le centralità locali (poligoni di
kriging) e quindi segnalando una certa similitudine tra sensibilità alla
rendita fondiaria e sensibilità alla localizzazione topologica rispetto
alla centralità globale. Un’interpretazione più rigorosa di questo feno-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
124 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 48 – Rapporto tra dimensione delle aree di prezzo omogeneo e loro distanza
dal core.

meno necessita di un rimando a quanto già detto in riferimento alla


stretta relazione tra configurazione della griglia urbana, movimento ed
attrattori. In particolare, la correlazione tra la distribuzione dei flussi
di movimento (segnatamente pedonale) e la distribuzione dell’indice
di integrazione globale assume forma logaritmica nei pressi dell’in-
tegration core e forma lineare ad una certa distanza da esso (Hillier,
Penn, Hanson, Grajewski, & Xu, 1993). La variazione del grado della
funzione di correlazione è attribuibile al contributo degli attrattori, che
fungono da moltiplicatori del movimento indotto dal quadro relazio-
nale della griglia urbana (prima definito movimento naturale) (Cutini,
1999). Diversamente, a livello locale la correlazione tra indici configu-
razionali (in particolare l’integrazione) e movimento, non segue questo
quadro correlativo. Ciò si traduce nella dipendenza significativa tra la
variazione degli indici configurazionali globali e la distribuzione dei
flussi, indipendentemente dal layout locale.
Il fenomeno registrato in termini di aree di prezzo omogeneo
appare in tal quadro molto coerente con quello descritto, il che signi-
fica molto coerente con la dinamica essenziale delle aree urbane, che
si è detto essere alla base dell’interpretazione configurazionale della
città. Esiste, quindi, un contributo alla formazione degli scenari del
mercato direttamente attribuibile all’andamento degli indici globali

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 125

(in particolare dell’indice di integrazione), indipendente da quanto


succede all’interno delle aree caratterizzate da elevati valori dell’indice
di integrazione locale (400m). Ciò è particolarmente indicativo per il
paesaggio, in quanto fornisce un’evidenza di come la centralità globale
agisca da moltiplicatore della sensibilità all’accessibilità ed all’attratti-
vità degli spazi urbani: più ci si trova vicini alla centralità globale è più
diventa determinante la propria localizzazione. È straordinario come
questo fenomeno sia pervasivo nei comportamenti, sebbene si possa
ritenere del tutto inconsapevole. È significativo, peraltro, che emerga
con tale chiarezza da un’analisi che tiene in conto esclusivamente gli
spazi e non i comportamenti in esso, che anzi si propone di stimare
e predire.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

In definitiva s’individua la naturale propensione della griglia a


moltiplicare l’attrattività naturale delle aree dotate di alta indipen-
denza locale (centralità locali) esclusivamente in ragione della loro
distanza dal centro di integrazione globale, ovvero in funzione dell’an-
damento degli indici configurazionali calcolati sull’intero grafo urbano.
Ciò significa che esiste una sorta di effetto d’area congruente con il
concetto di economia di movimento e quindi, più in generale, con la
teoria configurazionale.
Tale effetto, ovviamente, ha una valenza probabilistica. È fuori di
dubbio, infatti, che si manifesti essenzialmente in ragione della distri-
buzione non omogenea degli attrattori sulla griglia urbana e che su
questa fattispecie incida la localizzazione dei servizi e degli attrattori
monopolistici. A quest’ultima categoria appartengono molti dei ser-
vizi urbani, ma in particolare le infrastrutture per la mobilità. Nelle
città dotate di sistemi di trasporto collettivo di massa, ad esempio le
linee metropolitane su ferro, infatti, l’alterazione della configurazio-
ne è generalmente tanto significativa da necessitare la modellazione
topologica dei sistemi stessi. Anche per il caso di studio, essendo la
città di Napoli dotata di più linee ferrate di servizio urbano, l’inciden-
za del fenomeno è molto evidente: tre12 delle 47 centralità, infatti, si
presentano incoerenti con la struttura configurazionale in assenza di
modellazione dei detti servizi di trasporto. Fattispecie che non si veri-

12
Si tratta di 3 aree inquadrate nella zona di Fourigrotta-Bagnoli, storicamente
dotata di importanti servizi (tra cui l’Università “Federico II”, la Mostra d’Oltremare
e polo industriale dell’acciaio – ora dismesso), e servita da più linee ferrate metro-
politane indipendenti, corredate da numerose stazioni.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
126 C come Paesaggio

fica analizzando il sistema corredato di questi elementi, sotto forma di


nodi ed archi da aggiungere al grafo urbano. Esprimendosi in termi-
ni esemplificativi, in questo caso le infrastrutture di trasporto hanno
l’effetto di avvicinare virtualmente le centralità locali all’integration
core, di fatto rafforzando, ma solo selettivamente, il sistema pseudo-
radiale costituito dai nodi/segmenti ad alto indice di scelta, ovvero ad
alta centralità di medietà. Fattispecie questa che si può generalizzare
nell’idea che il contributo delle infrastrutture di trasporto va consi-
derato soprattutto per l’alterazione che produce sulla distribuzione
dell’indice di scelta.
In definitiva, quindi, dall’analisi del livello globale è possibile trarre
due conclusioni principali. La prima è che la distribuzione dei prezzi
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

immobiliari, quale fenomeno urbano, è congruente con la teoria con-


figurazionale. Quest’ultima, tra l’altro, trova nel caso di Napoli un’ul-
teriore conferma della sua validità, essendo pienamente verificata la
dinamica essenziale che la sottende. In termini di paesaggio urbano,
questa prima conclusione è di particolare interesse, in quanto fornisce
una prima comprova della validità dell’approccio configurazionale alla
sua interpretazione.
La seconda conclusione di livello globale riguarda più specifica-
mente le infrastrutture di trasporto ed esula il caso specifico della
rendita fondiaria, assumendo valore rispetto all’intera fenomenologia
urbana: il contributo che esse danno alla struttura della città è valuta-
bile in termini di alterazione della distribuzione dell’indice di scelta.
Su quest’ultimo punto, ovviamente, c’è necessità di ulteriori approfon-
dimenti di ricerca.

Il contributo locale e l’effetto moltiplicatore degli attrattori


Lo studio dei fenomeni locali in ambito urbano è molto più complesso
di quello dei caratteri globali. Ciò è dovuto alla fattispecie che i feno-
meni in atto simultaneamente sono molti di più e risentono variabil-
mente del fattore di scala: cose apparentemente insignificanti hanno
un grande impatto sulle dinamiche a differenza di altre che, ben più
evidenti, non producono apprezzabili effetti.
Fatte salve queste premesse è comunque possibile evidenziare
alcuni interessanti aspetti locali basandosi sull’analisi comparativa
degli indici configurazionali (calcolati con raggio metrico di 400 m) e
dei valori immobiliari. Il raffronto tra le variabili è stato formalizzato,
attraverso il ricorso all’Ordinary Least Squares (OLS), adoperando

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 127
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 49 – Correlazione tra distanza dal core e percentuale di lines che appartengono
all’intervallo di confidenza del ±5%.

l’indice di integrazione locale come variabile indipendente e il valore


di mercato degli immobili residenziali come variabile dipendente. Il
risultato è l’associazione ad ogni nodo/segmento di un valore immo-
biliare residenziale atteso. Si è potuto pertanto calcolare lo scarto tra
quest’ultimo ed il valore effettivamente registrato, tematizzando in
base ad esso i segmenti stessi.
Definito un intervallo di confidenza degli scarti ritenuto accettabi-
le per la volatilità dei prezzi (±5 %) si può notare come il numero di
segmenti appartenenti ad esso cresca logaritmicamente nel muoversi
dall’integration core verso l’esterno della città.
Questa situazione conferma, dal punto di vista locale, quanto è
emerso dallo studio dei fenomeni globali. Nello specifico, come prima
si è detto che all’allontanamento dall’integration core si accompagna
una progressiva diminuzione di sensibilità alla localizzazione, adesso
si verifica come a questa diminuzione di sensibilità faccia eco non solo
un ovvio appiattimento dei prezzi (risultato banale), ma anche una
sostanziale crescente corrispondenza tra l’andamento dei valori confi-
gurazionali e la variabilità dei prezzi stessi. Ciò significa che i parametri

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
128 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 50 – Interazione tra indici globali e variabilità locale del mercato: correlazione
tra sovrastima dei valori immobiliari e valori registrati entro zone dell’integration core
(linea superiore) ed in corrispondenza dell’integration core (linea inferiore).

configurazionali interpretano direttamente il mercato quanto più esso


è indipendente dagli attrattori.
All’interno dei bacini delle centralità locali posizionate nell’integra-
tion core, per contro, il fenomeno appare completamente differente. Ciò
è dovuto all’interferenza tra fenomeni locali e fenomeni globali; molto
evidente e profondamente alterante il mercato. Nello specifico, all’aumen-
tare della percentuale di scarto tra il valore di mercato atteso e quello
effettivo, aumenta linearmente il numero dei segmenti che appartengono
direttamente all’integration core o che si trovano entro 20 m da esso.
Questa situazione evidenzia come l’effetto moltiplicatore delle
attività commerciali incida in maniera determinante sulla formazione
dei valori immobiliari, conformemente a quanto accade per i flussi di
movimento. La forza di questo fenomeno, che non può essere eviden-
ziato in maniera più chiara in ragione del tipo di dati a disposizione, è
devastante per l’andamento del mercato nelle zone ad uso misto. È il
vero fenomeno in atto, da cui dipende sostanzialmente la variabilità dei
prezzi. Ciò spiega come mai basta spostarsi anche poco dai segmenti
appartenenti all’integration core per registrare un calo sostanziale degli
scarti tra valori attesi e valori registrati.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio e rendita fondiaria 129

Fenomeni di natura locale a scala minore, certamente presenti,


non sono riconducibili a chiari contributi configurazionali, almeno nel
quadro dei dati disponibili. È ipotizzabile, ad ogni modo, che possa
emergere il ruolo di attrattori secondari, che va verificato attraverso
il loro rilevamento e posizionamento.
In definitiva, dall’analisi locale del mercato si possono trarre alcu-
ne conclusioni. Innanzitutto esso si presenta bipartito in due grosse
gruppi di aree con caratteristiche assimilabili. Il primo gruppo com-
prende le aree monofunzionali decentrate, con patrimonio edilizio pre-
valentemente residenziale, dove la correlazione tra andamento degli
indici configurazionali e valori immobiliari è di tipo lineare e presenta
bassa variabilità. Questo tipo di correlazione è perfettamente coerente
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

con la teoria configurazionale, nel campo dell’analisi degli spostamenti.


Nella stessa tipologia di aree, infatti, la correlazione tra spostamento
e indici configurazionali è proprio di tipo lineare e i livelli di sposta-
mento, intesi come quota parte del totale degli spostamenti nell’intero
sistema urbano, sono tendenzialmente molto bassi.
Diversamente il secondo gruppo comprende le aree centrali ad
uso misto, in cui convivono destinazioni d’uso residenziali e destina-
zioni d’uso diverse, principalmente commerciali, del patrimonio edi-
lizio esistente. In queste aree la correlazione tra valori immobiliari,
segnatamente residenziali, ed indici configurazionali è molto meno
coerente rispetto a quelle del primo gruppo. Ciò è dovuto, per una
quota presumibilmente molto consistente, all’effetto distorcente legato
alla presenza di nodi/segmenti con alti valori dell’indice di integra-
zione – spesso anche appartenenti all’integration core – e caratteriz-
zati da altissimi valori dell’indice di scelta globale. Proprio su questi
nodi/segmenti si verifica un notevole addensamento degli elementi a
maggiore sopravvalutazione, ovvero con maggiore scarto positivo tra
valore registrato e valore atteso. La fattispecie sembra evidenziare il
ruolo strategico giocato dagli attrattori nell’influenzare la dinamica
degli spazi urbani, moltiplicando le loro naturali qualità configurazio-
nali. Peraltro, nella stessa tipologia di aree, si registra la presenza di
andamenti indipendenti del mercato rispetto alla configurazione dello
spazio, dovuti, presumibilmente, al contributo di attrattori secondari
(emergenza di fattori tipologici di dettaglio, considerazione sulla com-
posizione sociale degli immobili, …), che s’immagina diventare sempre
più determinante procedendo verso scale di analisi molto ridotte. La
quasi totalità del mercato è ad ogni modo governata dall’effetto cen-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
130 C come Paesaggio

tripeto delle aree commerciali, che tendono a soverchiare la gerarchia


urbana, sebbene di fatto l’assecondino, in forza della moltiplicazione
del valore configurazionale degli spazi. Tale aspetto collima, anche se
solo in sub-regioni urbane circoscritte, con l’approccio centrico, pro-
prio della modellistica classica.
La rendita immobiliare sembra quindi comportarsi, coerentemen-
te ad altri fenomeni urbani, in maniera configurazionale, ovvero la
sua distribuzione viene interpretata correttamente nel quadro della
dinamica sintattica degli insediamenti. Il più importante dei risultati,
tuttavia è un altro: il paesaggio urbano sembra poter essere efficace-
mente ed effettivamente ricondotto a parametri oggettivi e misurabili,
premessa per lo sviluppo di una pratica del paesaggio che rifiuti un
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

suo apprezzamento meramente statico e qualitativo. In questo senso,


l’approccio configurazionale al paesaggio mostra straordinarie poten-
zialità, non solo descrittive dell’esistente, ma anche valutative delle
futuribili trasformazioni, cui gli operatori sono chiamati a non sottrarsi
nel dovere comune di governare il paesaggio e non solo di conserva-
re un territorio irrealisticamente immutato. La Convenzione Europea
del Paesaggio costituisce in tal senso un fertile terreno di riflessione
che invita la ricerca a concentrarsi su come il paesaggio possa essere
indagato, considerato ed “adoperato” quale variabile territoriale più
che come inafferrabile prodotto di una realtà spaziale complessa, a
priori non indagabile fruttuosamente. Il paesaggio-variabile necessita
di una definizione inequivocabile e di una forma di misurabilità che ne
assicuri la comunicazione. Aspetto, quest’ultimo, imprescindibile: solo
la definizione di un linguaggio comune può garantire al paesaggio il
suo primario ruolo. Troppo spesso si sente ancora parlare di paesaggio-
linguaggio, quale strumento di lettura della grammatica territoriale.
Il paesaggio è qualcosa di più e di diverso rispetto ad un linguaggio
convenzionale condivisibile: è il modo con cui lo spazio si fa proprio,
si pensa, si usa, si fruisce. Necessita perciò esso stesso di un linguaggio
e l’analisi configurazionale può rivendicare questo ruolo, seppure solo
nel caso specifico del contesto urbano.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Capitolo 5
Paesaggio, città e rischi naturali

Aree urbane e rischi naturali


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Da che dipende la vulnerabilità di una città agli eventi naturali?


Esiste un nesso tra paesaggio urbano e rischi naturali?

La vulnerabilità di un aggregato urbano ad eventi catastrofici di origine


naturale dipende in stretta misura dal rapporto, sovente non lineare, tra
l’intensità dell’evento ed il danno atteso, che può ben definirsi come
curva di vulnerabilità. Ogni aggregato, a seconda delle proprie carat-
teristiche intrinseche, ha una propria curva di vulnerabilità rispetto
ad un dato fenomeno. Su tale curva incidono non solo variabili strut-
turali, quali possono essere la lunghezza media delle strade, l’altezza
degli edifici e le loro caratteristiche costruttive, ma anche variabili
economico-sociali, o meglio comportamentali, ovvero legate al modo
con cui lo spazio costruito viene usato dalla popolazione residente e
presente. La fonte del danno – ovvero il fenomeno catastrofico natura-
le – ha invece proprie caratteristiche intrinseche, esplicitabili attraverso
il concetto di pericolo.
A livello di pianificazione territoriale è determinante conoscere,
per i principali fenomeni disastrosi naturali, le relative curve di vul-
nerabilità, in modo da poter stabilire soglie di accettabilità del danno
e quindi stimare probabilisticamente il rischio.
È intuibile che quanto più le probabilità di accadimento di un
evento catastrofico naturale, dovuto ad una o più fonti di pericolo,
sono sottostimate dalla popolazione, tanto più il danno che esse pos-
sono provocare è grande, facendo salire significativamente il livello
di rischio.
Molteplici fattori incidono sul modo con cui una comunità valuta
il pericolo di un evento naturale, primi su tutti: la frequenza con cui

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
132 C come Paesaggio

l’evento si è manifestato in passato; il tempo che è trascorso dall’ulti-


mo evento e i danni che esso ha generato, la spiegazione che è stata
data all’evento. In generale gli uomini, e quindi le comunità, tendono a
non considerare gli eventi rari, in quanto l’essere umano è per propria
natura propenso ad estendere a tutti i fenomeni le conoscenze deri-
vanti dalle esperienze passate, oppure acquisite nel proprio processo
formativo. Ciò significa che, in linea di principio, ogni evento realmente
critico proviene dall’inaspettato e che la scienza, pur avendo aggiunto
conoscenza all’esperienza, non impatta in maniera determinante sulla
possibilità per ogni comunità di essere vittima di un evento inaspet-
tato e di esserne fortemente turbata. Questi concetti, alla base della
cosiddetta Teoria del Cigno Nero (Taleb, 2007), incidono fortemente
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

sugli scenari di rischio da fenomeni di origine naturale.


Dal punto di vista della pianificazione territoriale è possibile sud-
dividere le fonti naturali di pericolo in due grandi categorie: (i) gli
eventi che si verificano con bassa probabilità o come tali percepiti;
(ii) gli eventi a media ed alta probabilità di avvenimento o come tali
percepiti. La percezione di un evento come ad alta o bassa probabi-
lità di accadimento dipende non solo dalla sua frequenza assoluta di
manifestazione, ma anche dal grado di affinità del fenomeno che lo
causa con altri fenomeni territoriali. Ciò significa, ad esempio, che la
percezione della probabilità del crollo di un grattacielo non dipende
solo dal numero dei crolli di grattacieli nel mondo, ma anche da tutti i
crolli di altri manufatti. In termini generali, ciò si traduce nell’assunto
che quanto più un fenomeno ha precursori o affini, anche causalmen-
te non riconducibili ad esso, tanto più esso è percepito con maggiore
probabilità di accadimento.
Per verificare questa posizione è possibile seguire diversi approcci,
sia orientati allo studio dei fenomeni, sia legati allo studio dei compor-
tamenti rispetto ad uno scenario di danno atteso in rapporto ad uno
specifico fenomeno. Partendo da quest’ultimo punto di vista, ci si può
domandare se e quanto la percezione di una fonte naturale di pericolo
incida, o meglio abbia inciso, sulla strutturazione di un aggregato urba-
no e come possa incidere sulle sue trasformazioni future, così come
sulle strategie da adoperare in caso di evento critico. In altre parole, ci
si può chiedere qual è il ruolo del paesaggio urbano nei diversi scenari
di rischio naturale.
A tal fine, nei seguenti paragrafi ci si rifà due studi preliminari:
uno avente ad oggetto il pericolo vulcanico (ricadente nella catego-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 133

ria dei fenomeni naturali a bassa probabilità di accadimento) ed un


altro (considerato come percepito ad alta probabilità di accadimento)
avente ad oggetto le alluvioni da esondazione fluviale. Entrambi gli
studi vengono condotti in maniera induttiva su altrettanti casi di stu-
dio, adoperando l’approccio al paesaggio urbano basato sull’analisi
configurazionale.

Vulcani ed eruzioni

I vulcani rappresentano una delle più spettacolari ed iconiche manife-


stazioni naturali e sin dall’antichità sono stati considerati con rispetto
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

e timore dalle popolazioni che abitano nelle loro dirette propaggini.


Le credenze popolari, tuttavia, associavano ai vulcani l’idea di sopran-
naturalità, intrecciando saldamente nel mito le cause delle loro mani-
festazioni. Il concetto di rischio legato agli eventi catastrofici indotti
dall’attività vulcanica è, infatti, di relativamente recente formulazione.
Anche in questa fase “razionalizzata” il rapporto tra uomo e vulcani è
di difficile interpretazione. Sono infatti oltre 300 milioni i residenti in
zone potenzialmente oggetto di vulcanesimo attivo e questo numero
è aumentato vertiginosamente nell’ultimo secolo. Ciò non può essere
che dovuto ad una sorta di saldo attivo tra il pericolo ed i vantaggi
percepiti che una tale localizzazione ha offerto e continua ad offrire.
In questo senso si può pensare ad una sottostima del reale pericolo
legato all’attività vulcanica che nel corso dei secoli ha portato alla
strutturazione di aree antropizzate molto estese ed in alcuni casi suf-
ficientemente dense da evolvere prima in città e poi in vere e proprie
conurbazioni. Tra le motivazioni che hanno contribuito a far percepire
come improbabile l’attività vulcanica vi è sicuramente la scarsa cogni-
zione della sua reale frequenza, su cui incide la bassa densità geografica
dei vulcani, anche se fortemente disomogenea. Ad oggi infatti, seppure
sono censiti nel mondo solo poco più di 1.300 vulcani attivi, ovvero che
hanno dato manifestazioni negli ultimi 10.000 anni di cui 10 in Italia,
vi è un’attività quotidiana anche molto significativa. Se si paragona
l’attività vulcanica con altre fonti di pericolo, quali ad esempio quella
fluviale e marittima, si intuisce da subito la sua apparente marginalità
numerica e si comprendono le motivazioni che inducono l’opinione
comune a tenerne relativo conto, ovvero a non pubblicizzarne i pos-
sibili effetti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
134 C come Paesaggio

In questo scenario è di particolare interesse valutare come la per-


cezione del territorio, in particolare quello urbanizzato, si rapporti alla
presenza dei vulcani, nell’intento di valutare se le espansioni antropi-
che del secolo scorso abbiano o meno tenuto conto dell’esposizione
al pericolo vulcanico. Ciò porta a chiedersi se nel paesaggio urbano
collettivo dei residenti giochi effettivamente un ruolo la presenza del
vulcano.
A tal proposito, è possibile procedere induttivamente, lavorando
in un’area urbana in diretto rapporto con un vulcano attivo, definendo
scenari diacronici rispetto all’espansione degli insediamenti e valutan-
do quantitativamente, secondo l’approccio proposto nel testo, la curva
di vulnerabilità dell’area rispetto al fenomeno dell’eruzione vulcanica.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Adoperando una logica induttiva è cioè possibile trarre alcune con-


siderazioni generali, seppure preliminari, a sostegno o confutazione
dell’assunto da cui si è partiti, ovvero l’idea che il vulcanesimo viene
percepito come un fenomeno a bassa probabilità di accadimento e per
questo sottostimato.
La scelta del caso di studio rappresenta un elemento cruciale in
ogni metodo induttivo ed è importante che esso sia effettivamente
rappresentativo del fenomeno, ovvero che vi sia il reale pericolo di
un’eruzione vulcanica, nonché che vi sia un’adeguata massa antropi-
ca, ovvero che la popolazione potenzialmente esposta al pericolo sia
numericamente rilevante ed organizzata in una struttura insediativa
a tutti gli effetti urbana. Le pendici del Vesuvio, dal lato occidentale
del vulcano, rappresentano, in tal senso, un caso che appare piena-
mente adeguato alla fattispecie. Esse ospitano una delle aree urbane
più problematiche d’Europa, oggetto peraltro di un dibattito di scala
mondiale, che non tacita accenti di preoccupazione (Barnes, 2011).
Oltre un milione di persone sono attualmente insediate in un’am-
pia fascia urbanizzata che costituisce un vero e proprio agglomerato
urbano senza soluzione di continuità, sviluppatosi nel corso dei secoli
in assenza di piani o politiche di governo del territorio, o con essi
spesso in contrasto. Il Vesuvio peraltro è ancora un vulcano in piena
attività, nel senso più stretto del termine, essendo stata registrata
un’ultima eruzione nel 1944 ed essendo fortemente temuto, se non
addirittura atteso, un possibile prossimo evento catastrofico, tanto
da generare ciclicamente momenti di vera e propria paura collet-
tiva, risvegliando gli atavici ricordi del terribile racconto di Tacito
e di Plinio dell’eruzione del 79 d.C. La storia eruttiva del Vesuvio

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 135

va avanti da oltre 400.000 anni senza soluzione di continuità, ripe-


tendosi ciclicamente l’alternanza di grandi eruzioni, fortunatamente
non tutte a carattere catastrofico, e di un’attività secondaria, con cicli
ventennali abbastanza regolari. Gli ultimi eventi di maggiore portata
di cui vi è una testimonianza diretta sono stati otto e risalgono ad
un periodo che va dal XVII al XX secolo (1631 – 1760 – 1794 – 1834
– 1861 – 1872 – 1906 – 1944). Una sequenza così regolare di eventi
è presumibile che abbia lasciato, sedimentata nella memoria storica
delle comunità locali, una profonda ed ancestrale paura del vulcano,
nonché la piena consapevolezza dei terribili rischi che derivano dalla
sua incombente presenza.
La crescita esponenziale negli ultimi 50 anni degli insediamenti
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

in prossimità del Vesuvio, lascerebbe intuitivamente supporre che tale


paura e consapevolezza abbiano in qualche modo orientato l’evoluzio-
ne della forma e della struttura dello spazio costruito al fine di renderlo
più sicuro ed incrementare quella che oggi si definisce la resilienza
dell’insediamento. D’altro canto, però, la Teoria del cigno nero sug-
gerisce una diversa possibilità, in quanto nell’esperienza diretta delle
popolazioni insediate nell’area vesuviana dagli anni ’50 del XX secolo
non vi sono stati eventi eruttivi veri e propri, in quanto l’eruzione del
1944, ultima manifestazione significativa del vulcano, è stata spesso
derubricata ad un’azione bellica ostile causata da un bombardamento
alleato nel cratere, creando l’idea comune di un Vesuvio tutto sommato
quiescente. La sottovalutazione del fenomeno potrebbe aver portato,
pertanto, ad un’evoluzione dello spazio urbano non coerente con il
pericolo indotto dal vulcano, facendo diminuire la resilienza dell’in-
sediamento e causando un cambiamento, in negativo, della curva di
vulnerabilità dell’area.
Ad accrescere quest’ultima possibilità vi è, tra l’altro, un ampio
insieme di fattori che vanno dagli aspetti economico-sociali a quelli
dell’attaccamento e dell’appropriazione culturale, trattandosi di un’a-
rea insediata da millenni. Vi è inoltre un’indiscutibile attrattività natu-
rale dell’area, in quanto i lapilli e le ceneri vulcaniche che fuoriescono
dal cratere del Vesuvio con regolarità sono stati e sono ancora un
ottimo fertilizzante che rende particolarmente produttive le sue pen-
dici, tanto da favorire la coltivazione di varietà eccellenti di ortaggi e
frutta, cui si accompagna un microclima eccezionalmente favorevole
e una vista mozzafiato sul golfo di Napoli e di Sorrento che rendono
le pendici occidentali del Vesuvio anche una localizzazione residenzia-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
136 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 51 – L’area di studio, evidenziata in toni chiari sul DTM della costa tirrenica
campana.

le particolarmente appetibile. Ciò è testimoniato dal grande sviluppo


edilizio che negli ultimi 50 anni hanno visto anche le aree a mezza
costa, abbastanza lontane dalla linea della costa, ormai costellate da
un patrimonio spesso usato solo stagionalmente (ISTAT, 2011).
In definitiva, ciò che fa di quest’ampia fascia costiera uno dei
più pericolosi contesti insediativi del pianeta, esposto ad una fonte di
rischio terribile e non eliminabile, è allo stesso tempo ciò che le per-
mette di essere una delle più ricche ed attrattive aree agricole italiane,
fonte di benessere ed occupazione, nonché forte elemento identitario
della cultura locale e, infine, area di grande richiamo per il turismo
naturale e culturale.

Il Vesuvio e la “zona rossa”

Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso è stata per la prima volta
individuata un’area ad elevato rischio vulcanico che circonda il Vesu-
vio, denominandola zona rossa, contornata da cinture concentriche
a rischio progressivamente decrescente, rispettivamente denominate
zona arancione, zona gialla e zona verde. Variata nel suo perimetro
più volte nel corso degli anni, nel 2001 l’area costituente la zona

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 137

rossa contava 18 Comuni, sul cui territorio si prospettava il rischio


di una completa distruzione in caso di forte eruzione del Vesuvio.
Aggiornata nel suo perimetro l’ultima volta nel 2013, oggi essa con-
ta 27 Comuni, copre più di 350 km2 e coinvolge una popolazione di
oltre 1.100.000 abitanti.
Che l’area sia effettivamente esposta ad un rischio vulcanico
eccezionale e che necessiti di una specifica pianificazione dell’emer-
genza sono aspetti su cui c’è una precisa consapevolezza tecnica da
almeno vent’anni. La prima stesura del Piano di Emergenza Nazio-
nale per l’evacuazione dei residenti all’interno della zona rossa in
caso di evento eruttivo, redatta dal Dipartimento della Protezione
Civile, risale al 1995 e prevede lo spostamento degli sfollati attraverso
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

diverse modalità di trasporto e secondo predeterminati percorsi, in


modo da distribuirli in 18 Regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia.
La parte più esposta della zona rossa, è senza dubbio proprio l’area
di studio, ovvero la fascia costiera che si distende dalle pendici del
Vesuvio fino al mare, essendo la più densamente abitata, la più mor-
fologicamente penalizzata in caso di colate laviche, nonché quella con
la minore disponibilità di infrastrutture di collegamento utilizzabili
in emergenza. Essa confina a nord con l’area meridionale di Napoli
e, a sud, con le propaggini settentrionali della penisola sorrentina,
per complessivi 120 km2 (Figura 51). L’area interessa 9 comuni, fra i
quali Pompei ed Ercolano, ed una popolazione complessiva di circa
380.000 abitanti (Tabella 1).

densità di popolazione
Comune superficie (km2) popolazione
(abitanti/km2)
Portici 4,52 60.218 13,322
Ercolano 19,64 56.738 2,889
Torre del Greco 30,66 90.608 2,955
Trecase 6,14 9.179 1,495
Bosco Trecase 7,49 10.638 1,42
Bosco Reale 11,20 27.618 2,466
Torre Annunziata 7,33 48.013 6,55
Pompei 12,41 25.751 2,075
Scafati 19,00 50.275 2,646
TOTALE 118,39 379.038 3,202
Tabella 1 – Quadro anagrafico dei Comuni interessati.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
138 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 52 – Analisi dei flussi nell’area di studio sulla base del modello digitale del
terreno, quest’ultimo derivato dal rilievo LIDAR (Sistema informativo territoriale
della Città Metropolitana di Napoli – http://sit.cittametropolitana.na).

L’intera area, completamente urbanizzata, attualmente si presenta


come un’unica estesa conurbazione distribuita longitudinalmente tra
la linea di costa e le pendici del vulcano, frutto di un rapido sviluppo
che nel dopoguerra ha portato alla saldatura di nuclei urbani preesi-
stenti, anche di antica fondazione. Tra questi, i centri più importanti
sono Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata e Pompei, ma tutti
i centri si presentano fortemente urbanizzati, facendo registrare una
densità abitativa media di 3.202 abitanti/km2 ed una densità di picco
di 13.222 abitanti/km2, nella città di Portici, tra le più alte d’Europa.
La fusione dei nuclei antichi concorre a formare una vera e propria
regione urbana, che attualmente copre l’intera pendice occidentale
del Vesuvio, con una struttura a densità variabile, in cui le dense aree
propriamente nucleari si alternano ad aree a minore densità, negli
spazi interstiziali e di corona. Osservando la storia urbanistica recen-
te dell’area, il processo di sviluppo è avvenuto in massima parte in
maniera disorganizzata e non pianificata e la vicinanza ad una fonte
di pericolo e di opportunità, qual è il Vesuvio, apparentemente sembra
aver avuto poca influenza.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 139

Le tecniche di analisi configurazionale possono essere quindi uti-


lizzate per rispondere all’interrogativo inerente l’effettiva capacità
dell’insediamento di fronteggiare il pericolo e di sfruttare le opportu-
nità che il Vesuvio offre. In termini concreti e più generali, la questio-
ne riguarda il modo, se un modo è identificabile, con cui le comunità
locali materializzano il proprio timore dei rischi naturali e la propria
attrazione verso le opportunità territoriali, sviluppando ed adattando
i propri insediamenti per salvaguardarsi dai primi e per sfruttare le
seconde. Peraltro, al di là dello specifico caso dell’area vesuviana, dagli
esiti di questo studio preliminare è attesa una risposta di portata più
generale sulla capacità dei sistemi urbani auto-organizzati di fronteg-
giare e mitigare gli effetti di eventi disastrosi di origine naturale, tanto
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

da manifestare doti di stabilità e di resilienza probabilmente inattese.

Metodologia e backgrounds
Due sono le linee tematiche principali che s’intrecciano sotto il singolo
caso dell’area vesuviana. Da un lato, lasciando al margine la presenza
del vulcano, il caso di specie rimanda alla più generale tematica del-
la genesi di una conurbazione a partire dalla crescita di un insieme
di nuclei insediativi preesistenti, che si sono andati sviluppando fino
a fondersi ed a formare una struttura urbana completamente diffe-
rente, dotata di una nuova e diversa geografia interna. Quest’aspetto
può essere correttamente analizzato ricorrendo all’uso delle tecniche
di analisi configurazionale su scenari diacronici, in modo da rendere
evidente la trasformazione della geografia interna di ogni singolo sub-
sistema nel corso della sua progressiva crescita, della sua fusione con
gli altri nuclei e del suo contributo nella formazione di un sistema
globale di scala superiore. È noto, peraltro, che la geografia interna di
una conurbazione – qualora essa derivi dalla crescita di città di dimen-
sione analoga o similare – svuoti i nuclei originari della loro centralità,
trasferendo quest’ultima verso il tessuto degli ambiti insediativi che li
connettono. Tale fenomeno è stato già osservato nell’area metropoli-
tana di Firenze, che si è sviluppata grazie alla crescita ed alla fusione
di un elevato numero di insediamenti preesistenti gravitanti attorno al
capoluogo toscano: in questo caso lo strutturarsi della conurbazione ha
causato lo spostamento delle localizzazioni a maggiore centralità dalle
zone più interne dei nuclei originari verso un’ampia area di sviluppo
posta a nord-ovest della città di Firenze (Cutini, 2016).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
140 C come Paesaggio

La seconda tematica, legata in modo specifico al caso di studio,


riguarda la prossimità della conurbazione vesuviana alla incombente
fonte di pericolo del Vesuvio. Nell’intento di studiare il comporta-
mento di un aggregato urbano in caso di una calamità naturale, come
un’eruzione vulcanica, si entra nell’ampio – e ampiamente discusso –
tema del rapporto tra rischio e vulnerabilità urbana. Si è già detto che
è fondamentale per il governo del territorio la conoscenza della curva
di vulnerabilità rispetto ad un fenomeno naturale. Allo stesso modo
è importante conoscerne un elemento causalmente ad essa connesso,
qual è la capacità di far fronte all’evento stesso, oggi comunemente,
ma non univocamente, declinato in termini di resilienza urbana.
Molte interpretazioni sono state a tal proposito formulate, attri-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

buendo a quest’ultima significati diversi e considerandone, di volta


in volta, aspetti specifici: la resilienza è stata considerata e valutata
come la capacità di un’organizzazione territoriale di salvare e mettere
in sicurezza la popolazione colpita (Gil & Steinbach, 2008; Mohareb,
2009; Mohareb, 2011); la capacità degli aggregati urbani di mantene-
re in efficienza i suoi impianti e le sue infrastrutture (Jha, Miner, &
Stanton-Geddes, 2013); la solidità della sua integrità e coesione sociale
(Paton & Johnston, 2006; Pelling, 2003; Cutter, Boruff, & Shirley, 2003);
la capacità di rimettersi rapidamente in sesto dopo un disastro (Car-
penter, 2013); o la capacità di un sistema urbano di assorbire, grazie
alle caratteristiche spaziali della sua griglia urbana, le perturbazioni
di un evento catastrofico senza che queste comportino significative
alterazioni della geografia interna (Cutini, 2013), e così via. L’aspetto
che collega tra loro tutte queste declinazioni è il riferimento ad un
pericolo incombente che non può essere evitato, nonché l’obiettivo di
assorbirne e sostenerne gli effetti, nonostante gli sconvolgimenti che
esso può indurre. Nell’ambito di queste tematiche le tecniche di ana-
lisi configurazionale hanno già fornito un contributo, permettendo di
evidenziare il ruolo della configurazione dei tessuti urbani, o più pro-
priamente della griglia urbana, rispetto alla vulnerabilità ai disastri, e
suggerendo l’uso di alcuni indici configurazionali per specifiche finalità,
quali: la determinazione del livello di resilienza in relazione al rischio
sismico (Sari & Kubat, 2012); l’evidenziazione dei fattori spaziali che
garantiscono la capacità di riprendersi dopo un evento disastroso (Car-
penter, 2013), di assorbire l’impatto del cambiamento sulle residenze
e sull’identità culturale (Koch & Carranza, 2013), oppure di diluire
spazialmente il rischio, generando fasce di espansione e facilitando

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 141

la riorganizzazione (Marcus & Colding, 2014); l’investigazione delle


caratteristiche spaziali che possono assicurare la capacità di sostene-
re alterazioni locali dei tessuti urbani con modificazioni limitate sul
loro comportamento globale, proprietà generalmente definita come
network resilience (Cutini, 2013; Abshirini & Koch, 2017). Quest’ulti-
ma declinazione ben si presta a ricondurre ai rischi naturali, e più in
generale a tutti i cambiamenti spaziali, il tema del paesaggio urbano. Se
infatti si parte dall’idea che la coerenza/continuità spaziale nel tempo
costituisce un elemento essenziale per la costruzione e l’appropriamen-
to dei paesaggi urbani di ogni residente/utente della città, la capacità
di un aggregato spaziale di assorbire un cambiamento con il minore
impatto possibile sulla percezione del suo stesso spazio ne rappresenta
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

una proprietà intrinseca rilevante. Il tema, in tal senso, non è la resi-


stenza al danno indotto da un evento perturbante, ma la capacità di
far fronte al danno stesso minimizzando le variazioni rispetto allo stato
non perturbato. La resilienza diventa, quindi, una proprietà intrinseca
dello spazio che attiene il modo con cui lo stesso si usa e, quindi, è
percepito. Per tali motivazioni la tematica può essere affrontata in
termini configurazionali.
Misurare la resilienza sintattica è faccenda tuttavia non banale. Se
da un lato la resilienza stessa è una proprietà intrinseca dello spazio,
essa è allo stesso tempo anche una proprietà intrinseca del fenomeno,
in quanto rappresenta, in altri termini e con accezione ampliata, una
misura del rapporto tra natura, intensità del fenomeno e danno inflitto,
ed è quindi una forma di rappresentazione della curva di vulnerabilità.
Per il caso del rischio vulcanico, il problema principale è rappre-
sentato dal riversamento e dal successivo deposito sul territorio di
magma, lapilli ed altri elementi che da un lato portano distruzione
diretta e dall’altro causano la successiva inutilizzabilità degli spazi,
anche aperti. Tuttavia esiste anche un differente registro di problema-
tiche, legato essenzialmente alla necessità di un allontanamento rapido
e di massa dalle aree in cui si manifestano i segnali precursori di un’e-
ruzione. In questi termini si può approcciare alla resilienza configura-
zionale inerente il rischio vulcanico partendo dall’idea di considerarla
innanzitutto come una proprietà correlata alla ridondanza di percorsi
alternativi tra qualsiasi origine e destinazione. In tal senso tre sono i
principali parametri e indici configurazionali fin qui introdotti e testati:
(a) connettività media della griglia urbana; (b) indice di frequenza; (c)
indice di sinergia.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 127
142 C come Paesaggio

considerarla innanzitutto come una proprietà correlata alla ridondanza di per-


corsia)alternativi
Un primo, trabasilare
qualsiasiindiceorigineè ilevalore
destinazione. In tal sensomedia
della connettività tre sonodel-i
principali parametri e indici configurazionali fin
la griglia urbana (mean connectivity), che in maniera generale esprimequi introdotti e testati: (a)
connettività media della griglia urbana; (b) indice
la densità e la varietà dei percorsi che connettono ogni nodo/segmento di frequenza; (c) indice di
sinergia.
(o nodo/line) a tutti gli altri della rete. A bassi valori della connettivi-
a) Uncorrispondono
tà media primo, basilare strutture
indice è ilurbane riccheconnettività
valore della di percorsimedia della
obbligati,
egriglia
quindiurbana
dotate(mean connectivity),
di limitate che in maniera
alternative nel casogenerale esprime la den-
dell’interruzione dei
sità e la varietà dei percorsi che connettono ogni nodo/segmento (o
percorsi. Una situazione opposta si manifesta nel caso di elevati valori
nodo/line) a tutti gli altri della rete. A bassi valori della connettività media
della connettività media, che attestano al contrario una ricca dotazione
corrispondono strutture urbane ricche di percorsi obbligati, e quindi dotate
di percorsi alternativi. Questo parametro varia tra 2 e n, ed esprime,
di limitate alternative nel caso dell’interruzione dei percorsi. Una situazione
proprio
opposta si in manifesta
ragione della ridondanza
nel caso di elevatidei percorsi
valori dellaalternativi,
connettivitàuna misura
media, che
della capacità di un sistema urbano di assorbire una
attestano al contrario una ricca dotazione di percorsi alternativi. Questo pa- alterazione del-
la grigliavaria
rametro senzatra 2significative
e 𝑛𝑛, ed esprime, variazioni
propriodel quadro della
in ragione topologico
ridondanza (ovve-
dei
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ro dell’insieme delle sue relazioni): e quindi, in termini


percorsi alternativi, una misura della capacità di un sistema urbano di assor- più generali,
esprime la capacitadella
bire una alterazione di un sistema
griglia senza insediativo
significative di variazioni
adattare lo delschema
quadro
distributivo dei suoi
topologico (ovvero flussi a differenti
dell’insieme disegni urbani.
delle sue relazioni): e quindi,La fisiologica
in termini più
grossolanità
generali, esprimedi questo parametro
la capacita deriva evidentemente
di un sistema dalla sua
insediativo di adattare esclu-
lo schema
siva dipendenza
distributivo dei suoidalflussi
numero delle connessioni
a differenti disegni urbani. sull’intera grigliagrosso-
La fisiologica e non
anche dalla loro distribuzione gerarchica né dalla
lanità di questo parametro deriva evidentemente dalla sua esclusiva dipen- loro distribuzione
denza spazio.
nello dal numero delle connessioni sull’intera griglia e non anche dalla loro
distribuzione gerarchicapuò
b) La resilienza né dalla
essere loro distribuzione
misurata nello spazio.
in termini configurazionali
anche b)prendendo
La resilienzainpuò essere misurata
considerazione in termini configurazionali
la distribuzione dei percorsi topo-anche
prendendo in considerazione la distribuzione dei
logici di minima lunghezza, secondo l’idea che un sistema è tanto più percorsi topologici di mi-
nima lunghezza,
resiliente quantosecondo l’idea che un sistema
più la distribuzione è tantominimi
dei percorsi più resiliente
è omogeneaquanto
più lagriglia
sulla distribuzione
(Abshirinidei percorsi
& Koch, minimi
2017).èDiversamente,
omogenea sullaun griglia
sistema(Abshirini
è tan-
& Koch, 2017). Diversamente, un sistema è tanto meno
to meno resiliente quanto più questi sono concentrati su alcuni dei suoi resiliente quanto più
questi sono concentrati su alcuni dei suoi elementi.
elementi. Su questa base concettuale è stato introdotto (Cutini, 2013) Su questa base concet-
tuale
un è stato introdotto
indicatore (Cutini,
di resilienza, da2013) un indicatore
calcolarsi come il di resilienza,
rapporto trada calcolarsi
il massimo
come il rapporto tra il massimo valore dell’indice
valore dell’indice di scelta globale calcolato sulla griglia – ovvero di scelta globale calcolato
una
sulla griglia – ovvero una misura di centralità di
misura di centralità di medietà – ed il massimo valore teorico di fre-medietà – ed il massimo
valore teorico
quenza di frequenza
topologica per un topologica per un nodo/segmento/line
nodo/segmento/line – dipendente solo – dipen-
dalla
dente solo dalla numerosità totale dei nodi di una urban network – che si
numerosità totale dei nodi di una urban network – che si registrerebbe
registrerebbe nel caso di un nodo/segmento/line appartenente a ciascuno dei
nel caso di un nodo/segmento/line appartenente a ciascuno dei percorsi
percorsi minimi tra ogni coppia di nodi/segmenti/lines della rete. Se si con-
minimi tra ogni coppia di nodi/segmenti/lines della rete. Se si considera
sidera una rete di 𝑛𝑛 nodi/segmentilines, è possibile dimostrare (Cutini, 2013)
una rete diindice,
che questo nodi/segmentilines,
denominato indice è possibile
di frqeuenza dimostrare
(frequency(Cutini,
index), 2013)
si può
che questo
calcolare indice, denominato indice di frqeuenza (frequency index),
come:
si può calcolare come:
𝑐𝑐ℎ𝑜𝑜𝑜𝑜𝑜𝑜ℎ𝑒𝑒𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
𝑣𝑣 = ⁄ 𝑛𝑛2
( ⁄2 − 3⁄2 𝑛𝑛 + 1)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 143

L’indice di frequenza può assumere valori variabili tra 0 e 1, cre-


scenti al decrescere della resilienza. Se un singolo nodo/segmento/line
risultasse infatti su tutti i percorsi di minima lunghezza tra qualsiasi
coppia di nodi/segmenti/lines sulla rete (v = 1), il sistema sarebbe mas-
simamente vulnerabile, in quanto tutti i percorsi dipenderebbero da
quel singolo nodo/segmento/line.
c) L’idea che la resilienza di specie dipenda in qualche misura
dalla capacità del sistema di subire e assorbire una perturbazione
locale ha suggerito di considerare un ulteriore parametro configura-
zionale, idoneo a riprodurre la robustezza della correlazione tra la
distribuzione dell’indice di integrazione – una misura di centralità di
vicinanza – a diverse scale (locale e globale). Giacché l’integrazione
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

esprime la distribuzione delle centralità urbane a diversi valori del


raggio topologico di indagine (scale locali), una stretta corrisponden-
za tra integrazione locale e globale può essere considerata come un
indizio di solidità del sistema: è infatti da attendersi che l’alterazione
indotta da una perturbazione sul pattern dell’accessibilità locale sia
tanto meno significativa quanto più questo è solidamente ancorato a
quello globale. In altre parole, il coefficiente di correlazione (R2) tra
l’integrazione di raggio topologico 3 e raggio (noto come coefficiente
o indice di sinergia – synergy coefficient) sembra idoneo, insieme con
gli altri due indici presentati in precedenza, ad esprimere una misu-
ra della vulnerabilità di un sistema insediativo esposto al pericolo di
significativi eventi naturali di carattere vulcanico.
In termini metodologici, i tre indici sono stati calcolati per il caso di
studio in riferimento a diversi scenari, dopo aver fornito un’interpreta-
zione configurazionale del sistema allo stato attuale. Nello specifico, si
tratta di due scenari integrativi che affiancano lo scenario descrivente
lo stato di fatto: uno di tipo diacronico, finalizzato a poter comparare
i valori degli indici di resilienza prima e dopo la grande espansione
urbana dell’area di studio degli anni ’60 – ’90; uno di tipo sincronico,
teso ad evidenziare il ruolo svolto dalle infrastrutture per la mobilità
sovra-locale nel funzionamento dell’insediamento costiero vesuviano
e, di conseguenza, misurandone l’impatto sulla sua resilienza di specie.
I risultati attesi mirano così, da un lato, ad evidenziare se nel cor-
so degli ultimi 50 anni di espansione urbana spontanea vi sia stata
una variazione degli indici di resilienza in qualche modo riconducibile
all’interiorizzazione del pericolo vulcanico, mentre, dall’altro, a stimare
il grado di dipendenza del sistema urbano, nel funzionamento ordina-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
144 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 53 – Individuazione ortofotografica dell’area di studio.

rio ed in emergenza, dalle infrastrutture non-locali per la mobilità, in


modo da restituire un’idea più chiara del reale funzionamento dell’in-
sediamento nelle diverse condizioni di “esercizio”. In ultimo, sulla base
delle risultanze sperimentali, è possibile trarre considerazioni prelimi-
nari di carattere generale, inerenti sia il concetto di resilienza, sia la
probabilità di accadimento percepita del pericolo vulcanico.

Struttura configurazionale dell’insediamento e vulnerabilità alle


eruzioni vulcaniche

L’analisi configurazionale del caso di studio è stata condotta adoperan-


do l’approccio Space Syntax ed implementando la tecnica dell’Angular
Segment Analysis. Il modello topologico è stato redatto sulla base della
Carta Tecnica Regionale Numerica della Regione Campania, nell’ul-
tima edizione disponibile (riprese anni 2004/2005), aggiornata, ove
necessario, ricorrendo alle riprese fotografiche AGEA (AGenzia per
le Erogazioni in Agricoltura). L’integrazione dei dati vettoriali locali
e dei dati raster diffusi attraverso i servizi WMS pubblicati dal Geo-
portale Nazionale italiano (www.pcn.minambiente.it), è avvenuta in
ambiente ESRI ArcGIS.
La discussione dei risultati dell’analisi capitalizza la capacità di
lettura multi-scalare della struttura urbana che caratterizza l’approccio
configurazionale. È quindi possibile parlare in termini scala globale, che

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 145
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 54 – Angular Segment Analysis – Distribuzione dell’indice di integrazione


globale. (Gradiente di luminosità).

interessa l’intero insediamento colto come un’unica rete urbana, e di


scala locale, che pur riguardando sempre l’interezza dell’insediamento,
lo declina come un insieme di sotto-reti integrate e complementari.
L’approccio multi-scalare è di particolare utilità, considerando
l’esis­tenza e la continua interazione, nelle città reali, di fenomeni a
scala globale-locale e di fenomeni a scala locale-globale (Hillier & Han-
son, 1984). Per meglio comprendere quest’aspetto, si consideri il caso
del cosiddetto way-finding: un osservatore che intenda raggiungere
una strada di scorrimento da una strada locale posta in un tessuto
urbano denso si trova a concepire e strutturare una realtà spaziale
che acquisisce in maniera diretta e connetterla correttamente in un
sistema complesso molto più esteso; ciò che quindi si configura come
un fenomeno di tipo locale-globale. In tale esempio, l’osservatore si
trova, allo stesso tempo, anche a concepire la struttura del sistema
delle strade di scorrimento (ad esempio il percorso per uscire dal-
la città) ed il modo per raggiungere da queste ogni diversa specifica
localizzazione: si trova quindi di fatto a implementare un fenomeno
inverso al precedente, ovvero un fenomeno di natura globale-locale.
Come si può notare, queste tipologie comportamentali sono sempre
strettamente legate tra di loro e costituiscono una chiave interpretativa
utile ad indagare diversi fenomeni urbani.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
146 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 55 – Angular Segment Analysis – Distribuzione dell’indice di scelta globale.


(Gradiente di luminosità).

In termini quantitativi inerenti la scala globale, la distribuzione dei


valori assunti dagli indici configurazionali mostra che l’integration core,
ovvero l’insieme delle lines con il 20% dei valori più elevati dell’indi-
ce di integrazione, ricalca le strade principali che attraversano l’inte-

Figura 56 – Angular Segment Analysis – Distribuzione dell’indice di integrazione lo-


cale – raggio d’indagine topologico: 3. (Gradiente di luminosità).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 147
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 57 – Angular Segment Analysis – Distribuzione dell’indice di scelta locale –


raggio d’indagine metrico: 1600, 800, 400, 200. (Gradiente di luminosità).

ro sistema, mentre la distribuzione dell’indice di integrazione appare


seguire una funzione di abbattimento proporzionale alla distanza dal
core stesso (Figura 54). La distribuzione dell’indice di scelta appare
simile, ancorché caratterizzata da un picco molto enfatizzato sugli assi
principali (Figura 55).
Alla scala locale, la distribuzione dell’indice di integrazione di rag-
gio topologico 3 (Figura 56) evidenzia con chiarezza i nuclei storici da
cui è andata originandosi la conurbazione, così come le loro aree lineari
di saldatura, che si svolgono lungo gli assi principali di collegamento
dell’attuale conurbazione. La dinamica processuale di questa fusione è
evidenziata dalla comparazione della distribuzione dell’indice di scelta
locale calcolato in relazione a raggi metrici d’indagine decrescenti, da
1.600 a 200 metri (Figura 56).
L’analisi della griglia urbana mostra come il sistema urbano vesu-
viano costiero dipenda, in termini funzionali, da un insieme molto
ristretto di nodi/segmenti/lines. Questo risultato ha probabilmente
origine nelle modalità di fattuale generazione della struttura urbana
conurbativa attuale, frutto della saldatura di nuclei urbani prima iso-
lati lungo le principali arterie di collegamento e di attraversamento
dell’intera area.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
148 C come Paesaggio

Allo scopo di valutare la resilienza sintattica dell’intero sistema, i


tre indicatori precedentemente presentati sono stati calcolati sull’inte-
ra conurbazione vesuviana, prendendo a base i dati numerici ottenuti
dall’analisi configurazionale (Angular segment analysis), assumendo
il raggio topologico 3 per le analisi locali. I risultati numerici sono
sintetizzati nella tabella seguente (Tabella 2).

Mean Connectivity Synergy Frequency Coefficient


4.62 0.169 0.396
Angular Segment Analysis – T1024 – Raggio topologico R3
Tabella 2 – Indici di resilienza configurazionale (stato attuale della conurbazione).
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Nessuno degli indici di resilienza calcolati è stato finora standar-


dizzato in riferimento ai valori che assume, complice il loro sviluppo
ancora parziale e la mancanza di una completa sistematizzazione (Con-
roy Dalton, 2010). Riferendosi ai soli risultati disponibili in letteratura
(Cutini, 2013), i valori di mean connectivity e di frequency coefficient
risultanti dal calcolo appaiono pienamente coerenti con quanto emer-
ge dalla distribuzione degli indici di integrazione e scelta: il sistema si
conferma essere una rete scarsamente connessa (basso valore dell’in-
dice di mean connectivity), con una elevata concentrazione dei percorsi
minimi (alto valore del frequency coefficient) . Peraltro, lo scarso valore
del synergy coefficient evidenzia una debole corrispondenza tra scala
locale e globale, a tutto svantaggio della resilienza del sistema urbano.
In riferimento al concetto stesso di resilienza, nell’ambito degli stu-
di urbani non vi è convergenze concettuale e definitoria (Esposito, Di
Pinto, 2014). La posizione che qui si assume, in coerenza con il concetto
di vulnerabilità, è che la resilienza non sia scindibile dal fenomeno
urbano, o dalla fonte di pericolo, cui è associata una perturbazione del
sistema, ovvero un danno: vi sono diverse resilienze in relazione ad
ogni fonte di pericolo. La configurazione della griglia urbana, tuttavia,
non è né un fenomeno urbano, né tantomeno una fonte di pericolo.
Il valore concettuale della resilienza sintattica si può apprezzare se si
considera che la configurazione sia il linguaggio spaziale comune che
influenza i fenomeni urbani (Hillier B. , 1999) (e quindi una proprietà
intrinseca della rete urbana), in cui il movimento, nella veste di inter-
faccia tra la configurazione stessa ed i fenomeni che avvengono lungo

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 149

i suoi percorsi, interpreta il ruolo di collante: la città è il luogo ed il


prodotto di movement economies (economie di movimento) (Hillier
B. , 1996b). Non può quindi che essere il movimento una delle com-
ponenti che deve sostanziare la nozione di resilienza sintattica, quale
proprietà intrinseca della rete urbana. Ne deriva l’idea che la resilienza
sintattica si possa considerare come una proprietà intrinseca della rete
urbana che esprime la predisposizione di un insediamento a riorga-
nizzarsi rispetto ad un generico evento perturbante. Predisposizione
che poi si specifica, a seconda delle reali perturbazioni, in una serie di
resilienze, che descrivono il reale comportamento della città.
L’analisi configurazionale, peraltro, rappresenta uno strumento
dalle potenzialità interessanti anche sotto un diverso profilo. Se, infatti,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

si considera il rischio come costituito da due componenti, quali l’entità


di un potenziale danno e la probabilità che questo danno si verifichi,
le strategie per la sua mitigazione possono essere mirate sia a ridurre
il primo, sia a ridurre la seconda. Soffermandosi sul concetto di danno,
esso può essere interpretato come il risultato della sovrapposizione tra
una perturbazione indotta da un fattore esogeno e l’endogena riorga-
nizzazione del sistema.
L’analisi configurazionale è uno strumento che si presta adeguata-
mente ad operare in entrambi i domini, attraverso un approccio inte-
grato. Lo scopo può essere raggiunto attraverso la comparazione dei
risultati numerici dell’Angular segment analysis ottenuti modellando
differenti reti urbane, anche in prospettiva diacronica pre e post –even-
to. L’analisi configurazionale può dare un contributo di portata ancora
maggiore ragionando in termini di relazione tra la scala globale e la
locale, tanto della struttura, quanto dei fenomeni urbani. In particola-
re, l’approccio configurazionale consente di valutare la potenzialità di
un sistema di riorganizzarsi a seguito di una modificazione della sua
struttura, a prescindere dalla localizzazione, dal tipo e dalla forza della
perturbazione che l’ha indotta. Grazie a questa caratteristica è di fatto
possibile valutare la resilienza di qualunque fenomeno urbano, o fonte
di pericolo cui un’area urbana è esposta, in ragione della configurazio-
ne spaziale: cosa che attualmente completa ed estende il concetto di
network resilience. Ne deriva l’idea che la resilienza sintattica sia effet-
tivamente una proprietà fondamentale sulla quale si costruiscono le
diverse resilienze, relative agli altrettanti fenomeni/fonti di pericolo cui
un insediamento è esposto. Da una buona resilienza sintattica posso-
no manifestarsi/costruirsi buone resilienze specifiche, ma difficilmente

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
150 C come Paesaggio

può accadere il contrario, in quanto sarebbe necessario affrontare gli


effetti di un cambiamento agendo in maniera necessariamente incoe-
rente con le potenzialità naturali dello spazio urbano.
Sulla base di queste considerazioni è possibile implementare uno
studio di maggiore specificità legato al caso in esame. In considera-
zione del fatto che l’analisi configurazionale dello stato di fatto fa
emergere la “presenza” di una forte impedenza spaziale che contrasta il
movimento verso i margini della conurbazione, causando drammatiche
conseguenze nel caso di un evento catastrofico, è su quest’ultima che
è interessante focalizzare l’attenzione, anche nell’ottica di pensare a
possibili soluzioni per la mitigazione del rischio vulcanico.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Configurazione spaziale e mitigazione del rischio

Il sistema urbano vesuviano si è detto dipendere da un insieme molto


limitato di nodi/segmenti/lines, corrispondenti ad un sottosistema di
spazi urbani altamente accessibili, quale esito di un processo di crescita
di lungo periodo, che da un insieme di singoli nuclei urbani di modeste
dimensioni ha portato alla formazione di una conurbazione che conta
poco meno di 400.000 abitanti. In termini di resilienza, questa dinamica
di crescita sembra aver determinato una ridotta capacità del sistema
di reagire e riorganizzarsi a seguito di una perturbazione della griglia,
a causa della sua polarizzazione intorno a questi pochi nodi/segmenti/
lines ed alla conseguente difficoltà di surrogare il ruolo che svolgono.
Alla luce della posizione esplicitata in materia di resilienza sintat-
tica, intesa quale proprietà intrinseca della rete urbana e fondamentale
elemento per lo sviluppo di resilienze specifiche, è possibile dare una
lettura più ampia ed estensiva degli indici descritti in letteratura e
precedentemente introdotti, che si è peraltro detto ancora non com-
pletamente sviluppati. Nello specifico, la connettività media può essere
letta come un indicatore della ridondanza delle connessioni interne
alla rete, l’indice di sinergia come l’espressione dell’impedenza media
del tessuto locale agli spostamenti da ogni nodo della rete verso gli
elementi principali della sua struttura; l’indice di frequenza come l’e-
spressione del grado di concentrazione dei percorsi minimi lungo la
griglia: nel caso di un elevato valore dell’indice di frequenza, l’inter-
ruzione di un limitato numero di nodi/segmenti/lines può facilmente
portare ad uno stravolgimento dei percorsi di spostamento lunga la

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 151
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 58 – Scenario SC_1957 – Segment Map.

griglia, o addirittura determinare un collasso dell’intero sistema ed il


suo frazionamento in sotto-reti urbane autonome ed isolate.
Per capitalizzare le informazioni fornite dai tre indici – per come
reinterpretati – sono stati generati ed analizzati due scenari comple-
mentari rispetto a quello descrivente lo stato di fatto. Il primo, diacro-
nico, è finalizzato alla comprensione dell’andamento della resilienza
del sistema a seguito della dinamica di crescita degli insediamenti negli
ultimi decenni. Il secondo, riferito allo stato attuale del sistema ma
modificato nei contenuti, è invece finalizzato alla comprensione del
ruolo giocato dalle infrastrutture per il traffico veicolare non-locale in
relazione alla configurazione del sistema ed alla sua resilienza. Il primo
scenario (denominato SC_1957) rappresenta il sistema all’anno 1957,
in epoca immediatamente antecedente alla fase di grande sviluppo
urbanistico nell’area (Figura 58). Il secondo (SC_2015_MWY) descrive
il sistema all’anno 2015 con l’inclusione del tracciato dell’Autostrada
A3, che lo attraversa in tutta la sua lunghezza (Figura 59).
Gli indicatori di resilienza sono stati calcolati, pertanto, su tre
diversi scenari. La loro comparazione (Figura 60) evidenzia innanzi-
tutto gli effetti della dinamica degli insediamenti, caratterizzata dalla
transizione dal sistema lineare per nuclei alla ininterrotta conurba-
zione costiera. L’effettivo incremento del valore del coefficiente di
sinergia tra il 1957 (SC_1957) e il 2015 (SC_2015; SC_2015_MWY)
è riconducibile alle conseguenze indotte dalla trasformazione in un

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
152 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 59 – Scenario SC_2015_MWY – Segment Map – La linea tratteggiata indica il


tracciato dell’autostrada A3.

unico sistema insediativo (dotato di elevata sinergia) di un insieme di


parti interconnesse (dotate di elevata sinergia all’interno dei singoli
nuclei e bassi valori nel complesso). Allo stesso modo, la significativa
diminuzione nel tempo della connettività media esprime, in termini
configurazionali, la diminuzione della densità dell’intero sistema urba-
no, dovuta essenzialmente alla modalità di urbanizzazione delle aree di
nuovo sviluppo, tipica dello sprawl periurbano. Lo straordinario incre-
mento del valore dell’indice di frequenza esprime infine la fortissima
concentrazione dei percorsi minimi su di un numero ridotto di nodi/
segmenti/lines, comportando, in termini di funzionamento del sistema
urbano, seri problemi di traffico veicolare oltre che, cosa di maggiore
interesse specifico, un probabile e significativo decremento della resi-
lienza di rete. In definitiva, l’andamento dei tre indici nel corso degli
ultimi 60 anni di urbanizzazione non regolamentata del sistema inse-
diativo vesuviano sembra aver determinato un rilevante incremento
della sua vulnerabilità al pericolo vulcanico, esponendolo al concreto
rischio dell’isolamento di alcune sue parti, nonché alla possibilità di
completo collasso in caso di evento disastroso.
In relazione alla presenza dell’Autostrada A3, la comparazione tra
i due scenari al 2015 esprime una sostanziale equivalenza. L’unico para-
metro sul quale si registra una variazione significativa è il coefficiente
di frequenza, che tende a diminuire comportando una distribuzione più

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 153
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 60 – Confronto dei valori numerici assunti dagli indici di resilienza sintattica
nei tre scenari analizzati.

omogenea dell’indice di scelta globale. Questo risultato va messo in


relazione con l’effetto positivo indotto dalla presenza dell’autostrada,
che arricchisce il sistema dei percorsi urbani e, in maniera impropria
rispetto alla sua funzione infrastrutturale, rafforza l’interconnessione
all’interno dell’intera area, finendo per incrementare la resilienza del
sistema. È naturalmente da sottolineare, a tale proposito, che questo
ruolo surrettizio di percorso intra-urbano dell’A3, una delle arterie
autostradali più importanti e trafficate del meridione, con funzioni
fondamentali di collegamento su scala nazionale, ne penalizza la fun-
zionalità e ne aggrava le condizioni di esercizio, che infatti risultano
attualmente soggette ad abituali problemi di congestione ed eccessivo
traffico veicolare. La funzione promiscua (traffico extraurbano e traffi-
co locale o intra-urbano) di fatto svolta dall’autostrada A3, che emerge
dalla analisi configurazionale della griglia urbana della conurbazione,
è chiaramente confermata dai dati di traffico veicolare resi disponi-
bili dal gestore dell’infrastruttura, la società Autostrade Meridionali.
Ricordando che l’area di studio rappresenta la propaggine meridionale
del sistema metropolitano di Napoli, i flussi di traffico veicolare inte-
ressanti l’A3 possono considerarsi composti da tre distinte aliquote:
(1) movimenti di scala nazionale, (2) movimenti da e per Napoli e (3)
movimenti interni all’area vesuviana. Concentrando l’attenzione sul

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
154 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 61 – Flussi veicolari lungo l’Autostrada A3 nel tratto Napoli – Salerno


Matrice O-D tridimensionale.
I quadrati con riempimento bianco indicano
assenza di relazione tra l’origine e la destinazione.

solo traffico locale (le categorie 2 e 3), il grafico di Figura 61 rappre-


senta una sintesi dei passaggi elementari in entrata ed uscita dai 34
caselli autostradali dell’area vesuviana.
Particolarmente interessanti per la loro chiarezza sono inoltre i
dati riportati nel grafico in Figura 62, che evidenziano come oltre il
69% del movimento veicolare totale che accede all’autostrada all’in-
terno dell’area vesuviana ha una destinazione interna all’area metro-
politana di Napoli; inoltre, circa il 50% del traffico veicolare riguar-
da movimenti dall’area vesuviana alla città di Napoli e viceversa, in
ragione di intensi flussi di pendolarismo; ciò che è confermato dal
fatto, anch’esso evidenziato in Figura 62, che la distribuzione delle
percentuali di traffico non risente di variazioni stagionali, rimanendo
pressoché costante durante l’intero anno.
I dati sopra riportati restituiscono l’immagine di un sistema auto-
stradale fortemente promiscuo col traffico locale, dominato dal pen-
dolarismo da e per l’area metropolitana di Napoli. Una significativa
parte del traffico dell’A3 è addirittura completamente locale (o intra-
urbano), ovvero si origina e trova destinazione all’interno della conur-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 155

Figura 62 – grafico a barre bidimensionale che rappresenta la percentuale di movi-


Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mento veicolare all’interno ed all’esterno dell’area vesuviana. Per ogni mese dell’anno
2015, due barre rappresentano il movimento in direzione sud e nord, attraverso 6
categorie di spostamento:
EXT-INT: veicoli da un casello esterno (all’area vesuviana) ad un casello interno (all’area vesuviana)
INT – INT: veicoli da un casello interno ad un altro casello interno.
EXT-EXT: veicoli da un casello esterno ad un altro casello esterno.
INT – EXT: veicoli da un casello interno ad un casello esterno.
OUTSIDE South: veicoli da un casello esterno ad un altro casello esterno, entrambi a SUD dell’area vesuviana.
OUTSIDE North: veicoli da un casello esterno ad un altro casello esterno, entrambi a NORD dell’area
vesuviana.

bazione vesuviana. Se si considera quest’ultima come una propaggine


del sistema metropolitano di Napoli, e se si prende in considerazione
un’intera “conurbazione napoletana”, si può evidentemente affermare
che il traffico autostradale dell’A3 è assolutamente dominato dal traffi-
co locale, nonostante il suo utilizzo comporti il pagamento di un pedag-
gio, peraltro abbastanza oneroso in relazione all’entità delle distanze
coperte. I 34 caselli (15 in entrata e 19 in uscita in entrambe le direzioni
di marcia), in definitiva, appaiono funzionare come nodi della rete
dei percorsi metropolitani, piuttosto che come terminali del sistema
sovra-locale (o interurbano). L’autostrada risulta pertanto completa-
mente inglobata ed integrata nel sistema urbano, svolgendo un ruolo
fondamentale per la distribuzione del traffico interno, rappresentadone
di fatto la vera spina dorsale, come l’analisi configurazionale già aveva
evidenziato con chiarezza.
Gli stessi esiti sono confermati anche da un diverso approccio di
studio e sintesi dei risultati dell’analisi configurazionale. Provvedendo
ad analizzare la distribuzione di 10 diversi indici configurazionali, sia
alla scala globale che a quella locale, attraverso il ricorso in successione

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
156 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 63 – Percorso dell’Autostrada A3. Il colore delle etichette distingue i caselli


interni (bianco) da quelli esterni (nero) all’area vesuviana.

Figura 64 – Analisi delle component principali (PCA) della urban network relativa
allo scenario SC_2015_MWY: l’insieme (cluster) delle linee che interpretano un ruo-
lo cruciale nel funzionamento del sistema globale (linee chiare) e nel sistema locale
(linee scure).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 157

all’analisi delle componenti principali (PCA), prima, ed all’Analisi Clu-


ster, poi, è possibile ottenerne un’interpretazione, anche visiva, nel pia-
no delle componenti principali, secondo un approccio descritto altrove
(Esposito, Di Pinto, 2015). Applicando tale metodologia allo scenario
SC_2015_MWY, il ruolo dell’autostrada A3 può essere chiaramente
evidenziato, in ragione del fatto che il metodo permette di definire
gruppi di nodi/segmenti/lines che assumono uno specifico ruolo con-
figurazionale, e quindi rispetto al funzionamento del sistema urbano.
In relazione al caso di studio, i nodi/segmenti/lines che rappresenta-
no l’autostrada sono esattamente quelli che appartengono al gruppo
di elementi critici per il funzionamento del sistema alla scala locale
(Figura 63).
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

La consapevolezza del ruolo rivestito dagli spazi pubblici nel


funzionamento di un sistema urbano complesso, com’è quello di una
conurbazione assai stratificata, fornisce un evidente supporto all’o-
rientamento e all’attuazione di efficaci strategie di governance e piani
strutturali ed operativi.
Proprio in riferimento alla mitigazione ed alla gestione del rischio
naturale, d’altra parte è stato sviluppato il Piano Nazionale d’emer-
genza della area vesuviana, regolarmente aggiornato tra il 1995 ed
il 2016 (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della
Protezione Civile, 1995). Lo strumento è corredato da un Piano di eva-
cuazione, sviluppato nel 2006 con specifico riferimento al caso dell’e-
ruzione vulcanica del Vesuvio (Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Dipartimento della Protezione Civile, 2006). In tale piano, la strategia
di allontanamento dall’area si basa sull’obiettivo del raggiungimento
di aree sicure esterne attraverso l’uso di veicoli privati autonomi. Il
processo di evacuazione è fondato sulla suddivisione del sistema stra-
dale in due livelli, in riferimento alla classificazione gerarchica delle
infrastrutture stradali, connessi da gates: un primo livello, che include
l’autostrada, ed un secondo livello, che è costituito dal sistema stradale
residuale al primo. La logica è quella di raggiungere un gate attraverso
il sistema di secondo livello, quindi un’area sicura esterna attraverso
il sistema di primo livello. Il meccanismo, apparentemente solido e
semplice, è probabilmente meno affidabile di quanto sembri: infatti,
non tiene in alcuna considerazione il ruolo naturale dei percorsi di
secondo livello, così da determinare, in caso di evento, le precondizioni
per situazioni di conflitto tra il comportamento spontaneo e quello
pianificato. Questa fattispecie appare peraltro plausibile, in quanto già

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
158 C come Paesaggio

si è concretamente verificata durante l’evacuazione simulata nell’oc-


casione dell’attuazione di MESIMEX (Somma Vesuvio Mesimex –
Major Emergency SIMulation EXercise), ovvero dell’esercitazione
di protezione civile europea tenutasi nell’area vesuviana dal 18 al 23
ottobre 2006, promossa dalla Regione Campania e coordinata dalla
Protezione Civile Italiana, specificamente dedicata al caso dell’eru-
zione del Vesuvio. In riferimento alla problematica emersa, nel report
tecnico definitivo sull’implementazione di MESIMEX si legge testual-
mente che «During the population evacuation to the checkpoints some
(minor) problems were encountered due to traffic and car accidents
(not involving exercise vehicles); however this kind of problem should
not occur in a real evacuation as no private traffic will be allowed and
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

all roads will be severely controlled by the police. » (Barbieri, Zuccaro,


2004: 32). Il rapporto riconosce, quindi, che durante l’esercitazione si
sono effettivamente manifestati problemi legati alla sovrapposizione
tra veicoli con comportamento conforme a quello pianificato (veicoli
coinvolti nell’esercitazione, e quindi a conoscenza del comportamento
pianificato) e veicoli con comportamento difforme (veicoli non coin-
volti nell’esercitazione, ovvero non a conoscenza del comportamento
pianificato); problemi che, però, il rapporto considera non riscontrabili
in una evacuazione reale, quando si suppone che i veicoli assumano
un comportamento assolutamente conforme a quello pianificato, e
comunque sotto il controllo della polizia.
Queste affermazioni appaiono tuttavia paradossali. Di fatto esse
confermano che per la corretta attuazione del piano di evacuazione è
necessario confidare nell’operato della polizia, lasciando evidentemen-
te trasparire che il comportamento dei veicoli difficilmente risulterà
conforme in tutti i casi: essi, in altri termini, devono essere guidati
verso i gates e le aree sicure esterne. Il ricorso all’approccio confi-
gurazionale, basato sul concetto di movimento naturale, per contro,
avrebbe permesso di considerare il naturale ruolo del tessuto urbano
nel processo di evacuazione, utile al fine di minimizzare le possibilità
di “errore” e permettere alla polizia di focalizzare l’attenzione su di
un limitato numero di percorsi critici. In definitiva, di fatto, il report
conferma piuttosto l’elevata vulnerabilità del sistema nella sua glo-
balità, in particolare nel caso di un evento disastroso incidente sulla
struttura urbana. L’inconsapevolezza della naturale attitudine degli
spazi urbani di attrarre ed accogliere flussi pedonali e veicolari, inoltre,
rende potenzialmente meno efficaci e mirate le misure di emergenza, in

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 159

considerazione di una scarsa prevedibilità dei comportamenti e dell’in-


trinseca aleatorietà che inevitabilmente caratterizza le simulazioni di
eventi così complessi.

Dal Vesuvio al “Vulcano”

La spontanea e incontrollata crescita dell’area vesuviana ha provocato


effetti lievemente positivi sulla possibilità di abbandonare la conurba-
zione, quale risultato del moderato incremento dei percorsi di uscita
(e quindi fuga) dall’area. Per contro, il decremento della densità del
sistema insediativo, dovuta all’organizzazione spaziale delle aree di
espansione, e la loro polarizzazione attorno al sistema stradale domi-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

nante, favoriscono l’esposizione al rischio di collasso del sistema e di


isolamento di sue parti in caso di evento disastroso. L’Autostrada A3
sembra svolgere effettivamente un ruolo fondamentale nel supportare
il sistema di trasporto locale dell’area, sia nel caso dell’ordinario fun-
zionamento giornaliero, sia nel caso di un evento catastrofico; anche
se, come è stato discusso in precedenza, questo ruolo surrettizio di
infrastruttura intra-urbana assoggetta l’autostrada ad enormi problemi
di congestione del traffico.
Si può, quindi, concludere che lo sviluppo degli ultimi decenni ha
significativamente ridotto la resilienza dell’intera area, aumentando
la sua vulnerabilità in caso di eruzione del Vesuvio. L’auspicio che la
paura del vulcano potesse in qualche modo essere stata interiorizzata
nelle scelte comportamentali delle comunità locali – lasciandone trac-
cia nella conformazione dei propri insediamenti – è rimasto disatteso:
appare evidente che l’attrattività delle caratteristiche territoriali del
Vesuvio abbia svolto un ruolo assai più rilevante rispetto al ricordo,
sempre più sbiadito, delle passate eruzioni. C’è solo da sperare che la
debole resilienza del sistema non venga messa alla prova nel prossimo
futuro.
Ciò, peraltro, fornisce una conferma diretta della sottostima del
pericolo eruttivo del Vesuvio, ampiamente e definitivamente testimo-
niata dalla completa disattenzione di qualsivoglia strategia di crescita
e sviluppo con esso coerente. La storia urbanistica dell’area è invero
testimone della quasi completa assenza di una strategia, anche parziale,
per lo sviluppo dell’area o di sue parti. Questa fattispecie, che di fatto
è un’ulteriore conferma della sottostima del “pericolo Vesuvio”, apre

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
160 C come Paesaggio

ad una riflessione sulla portata dei risultati dello studio preliminare


proposto in relazione al tema del paesaggio urbano. Se, infatti, la cre-
scita dell’insediamento è avvenuta in maniera spontanea ed episodica,
ovvero seguendo le disponibilità spaziali e le esigenze insediative, è
intuibile il ruolo dominante giocato – in termini probabilistici – dalla
percezione spaziale nelle scelte localizzative. In assenza di pianifica-
zione o di regole comunemente rispettate sono proprio i meccanismi
percettivi a dominare l’evoluzione della città e delle aree urbanizzate
in generale, con esiti non necessariamente negativi, ed anzi spesso
migliori di molti casi di pianificazione. L’auto-governo dei processi di
crescita e sviluppo urbano, però, seguono esclusivamente le necessità
ed i bisogni imposti dal senso comune, ovvero gli elementi significa-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

tivi percepiti dalla popolazione. In tal senso, ne deriva che se in un


determinato periodo di osservazione non vi è riconoscimento popolare
di elementi territoriali o altre fattispecie, vuol dire che essi non han-
no lasciato una traccia significativa nel palinsesto percettivo comune.
Quest’ultimo sembra proprio essere il caso del Vesuvio in relazione
allo studio di specie.
Spostando l’attenzione dal quadro territoriale specifico al quadro
generale, gli esiti di questo studio, per quanto preliminari a da ampliar-
si, sembrano sostenere con chiarezza l’idea che il pericolo vulcanico
sia effettivamente sottostimato. Ciò deve far suonare un campanello
d’allarme negli operatori tecnici e politici di tutte le aree potenzial-
mente interessate, in quanto è dal riconoscimento comune che partono
i processi più significativi di monitoraggio e di difesa del territorio
che possono contribuire a limitare la sua fragilità e ad aumentarne la
resilienza.

Corsi d’Acqua ed esondazioni

I corsi d’acqua rappresentano da sempre una delle principali risorse


territoriali. Non è un caso, infatti, che alcune tra le più grandi città del
mondo abbiano visto la loro fondazione lungo uno o più di essi e vi
si siano sviluppate in loro dipendenza nel corso dei secoli. Le grandi
masse di acqua in movimento che li compongono hanno costituito un
importante valore aggiunto per le città fluviali, sia in termini di risorsa
pura – acqua dolce – sia in termini di energia, sfruttabile in diversi
modi. I fiumi, peraltro, hanno per lungo tempo rivestito un ruolo insur-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 161

rogabile quale capillari vie di comunicazione per il traffico di merci e


di persone, peraltro presentando in tal senso alcuni indubbi vantaggi
rispetto alle aree costiere, molto più esposte ai pericoli naturali ed alle
azioni antropiche ostili.
Prendendo in considerazione le sole acque superficiali, la coper-
tura idrografica delle aree urbanizzate è di sovente molto alta, soprat-
tutto nei paesi a più alta piovosità e dotati di una morfologia territo-
riale variegata, ove alle zone pianeggianti, tipiche degli insediamenti
urbani, si alternano zone collinari e, soprattutto, montuose. Solo in
Italia si contano più di 1.200 corsi d’acqua principali (fiumi), di cui 58
con lunghezza superiore ai 100 km e 75 con una portata media alla
foce superiore ai 10 m3/s. Le stesse acque, molto spesso, forniscono
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

un importante sussidio alle comunità urbane, sia in termini di risorse


idriche potabili, sia in termini di corpi recettori dei reflui e delle acque
di ruscellamento, molto copiose nelle città in ragione della bassa per-
centuale di superfici permeabili. Questi corsi d’acqua, tuttavia, non
rappresentano che una piccola frazione di tutte le acque superficiali,
che in molti casi assumono un carattere rilevante solo nelle stagioni
più piovose, quando contribuiscono in maniera spesso determinante
al drenaggio delle acque territoriali.
I corsi d’acqua, tuttavia, non rappresentano solo una importante
risorsa, ma anche una fonte di pericolo non trascurabile. Restringendo
l’attenzione all’Italia, dalla metà del ’900 sono più di venti gli eventi
alluvionali maggiori dovuti alle esondazioni fluviali, di cui molti veri-
ficatesi nelle principali aree urbane del Paese, con una preoccupante
intensificazione nell’ultimo decennio. Sebbene vi siano numerose con-
cause di tale intensificazione, l’incremento dell’esposizione delle aree
urbane al pericolo alluvionale è sicuramente tra di esse. Ciò porta a
pensare che, sebbene il rapporto tra cittadini e corsi d’acqua sia per
molti versi simbiotico e di lunga data, e la frequenza degli eventi allu-
vionali sembri alta a sufficienza da poter affermare che tali eventi siano
comunemente considerati ad alta probabilità di accadimento, la cresci-
ta delle aree urbane sia avvenuta in sostanziale sottostima del rischio
alluvionale. Da qui l’idea, da un lato, di indagare se effettivamente
vi sia o vi sia stata nel corso degli anni tale sottostima e, dall’altro,
di cercare di ricavarne considerazioni più generali sui rischi naturali.
Va tenuto in considerazione che il fenomeno dell’esondazione
fluviale presenta caratteristiche tali per cui è possibile determinare il
corso delle acque esondanti se sono note la portata idrica del fiume

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
162 C come Paesaggio

e le caratteristiche fisiche del suo corso. La distribuzione delle acque


che fuoriescono dagli argini, infatti, dipende principalmente dalle
caratteristiche morfologiche, territoriali ed urbane, dell’area su cui si
riversano, nonché, in via residuale, ma significativa, dal grado di per-
meabilità dei suoli. Partendo dall’evidenza che in area urbana i suoli
sono prevalentemente non permeabili o scarsamente permeabili e le
reti di drenaggio delle acque superficiali inadeguate ed inadatte allo
smaltimento di volumi d’acqua di alcuni ordini di grandezza superiori
a quelli dovuti alla pioggia, ne deriva la possibilità di determinare,
con buone approssimazione ed attendibilità, lo scenario d’esondazione,
basandosi sulla combinazione di modelli idraulici di portata e di altez-
za del tirante idrico e di modelli digitali del terreno. In tal maniera è
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

possibile stabilire, nota l’entità idraulica dell’evento, quali siano le aree


materialmente interessate dal fenomeno (aree bagnate) – e pertanto
non funzionali durante e nell’immediato post-evento1 – e quali siano
le aree che ne restano escluse (aree asciutte), permettendo di costruire
uno scenario di funzionamento urbano direttamente legato all’evento
esondativo stesso. In altri termini, è possibile considerare l’evento e
l’immediato post-evento, come uno scenario noto, e, pertanto, model-
labile ed analizzabile.
Per il caso delle esondazioni fluviali assume interesse non solo
conoscere e valutare la predisposizione dell’insediamento ad assorbire
una generica azione perturbante della sua struttura – quella che prima
si era definita resilienza sintattica –, ma anche analizzare il compor-
tamento durante e dopo uno specifico evento – e ciò riconduce al
più generale concetto di resilienza quale proprietà caratteristica di
un insediamento oggetto di una determinata perturbazione. Si tratta,
di fatto, di avere interesse nel valutare una specifica resilienza, in un
altrettanto specifico scenario di rischio. In questo contesto, l’analisi
configurazionale, se da un lato può essere adoperata per valutare la
resilienza sintattica, e quindi fornire una misura indicativa della stima
che del rischio naturale è stata data nei processi di evoluzione urba-
na di lunga durata, dall’altro può essere impiegata per supportare le

1
L’immediato post-evento è una fase critica nell’ambito di ogni fenomeno naturale/
antropico maggiore, in quanto è il momento in cui si muove la macchina dei soccorsi
e si fornisce una prima risposta alle problematiche poste dagli effetti del fenomeno.
Il ritorno alla normalità, o comunque ad una nuova condizione di equilibrio, dipende
in maniera diretta dalla qualità gestionale ed operativa del post-evento.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 163

analisi di resilienza in uno scenario esplicativo di un concreto rischio


alluvionale, valutando come cambia, e se cambia, il funzionamento di
un insediamento dopo il verificarsi di un evento significativo.
Ciò che si propone in questo studio è l’utilizzo di Space Syntax
per due finalità principali:
(i) la valutazione della resilienza configurazionale di un aggregato
urbano che si sviluppa in prossimità di uno o più fiumi (città
fluviale), attraverso il calcolo degli indici di resilienza sintatti-
ca2, finalizzato alla stima del grado di attenzione posta da una
comunità locale al proprio territorio, in riferimento all’eviden-
te esposizione di quest’ultimo al pericolo di un’esondazione
fluviale, ovvero ad una fonte di pericolo ad alta probabilità di
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

accadimento di un evento maggiore; quest’ultimo da model-


larsi;
(ii) la misura delle proprietà topologiche della stessa città fluviale
prima e dopo l’evento maggiore, attraverso il ricorso ad un
approccio statistico (Esposito & Di Pinto, 2015), basato sul-
le tecniche dell’analisi delle componenti principali (PCA) e
dell’analisi cluster (CA), e volto all’esplicitazione dei risvolti
funzionali dello specifico evento ed alla connessa valutazione
della resilienza dell’insediamento nei sui confronti.
In coerenza con quanto già fatto per il caso del pericolo vulcanico,
si è proceduto ad uno studio di tipo induttivo, individuando come caso
di studio l’area urbana della città di Torino, nel Nord dell’Italia. L’area
è stata selezionata in ragione di due fattori principali, quali:
(i) lo sviluppo lungo tre fiumi che s’incrociano, ovvero il Po (prin-
cipale fiume italiano con una lunghezza complessiva di 652
km – di cui circa 1 km nell’area di studio – ed una portata
media alla foce di 1.540 m3/s), la Dora Riparia (con lunghezza
complessiva di 125 km – di cui 0,8 nell’area di studio – ed una
portata media alla foce di 26 m3/s) e la Stura di Lanzo (corso
d’acqua minore);
(ii) la presenza di un’ampia area urbana, densamente abitata e
racchiusa in un’infrastruttura per la mobilità sovra-locale che
la definisce con chiarezza.

2
A tal proposito si può fare riferimento al paragrafo inerente al rischio vulcanico.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
164 C come Paesaggio

Lo scenario di rischio è stato modellato sulla base dei dati idraulici


condivisi dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, considerando un evento
con probabilità di accadimento di 500 anni.

Background e metodologia

Nell’ottica di descrivere l’impatto di uno specifico evento alluviona-


le di origine fluviale sul quadro sintattico di un aggregato urbano è
prioritario definire uno o più scenari di danno, rappresentativi degli
effetti di uno o più eventi con determinate probabilità di accadimen-
to e poi studiare le caratteristiche configurazionali dei sistemi che ne
derivano. Ben si presta allo scopo il ricorso alla tecnica dell’Angular
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

segment analysis, per come già introdotta e descritta. Sulla base dei
risultati configurazionali è possibile valutare, oltre alle caratteristiche
stesse configurazionali, anche la resilienza sintattica nei diversi scenari,
in modo da ottenere una stima dell’entità dell’effetto perturbante3.
La costruzione dei diversi scenari può avvenire modellando porta-
te d’acqua, significative rispetto ad eventi precipitativi o di drenaggio,
con i relativi tiranti idraulici, valutando l’entità e la durata di un’e-
ventuale esondazione in tratti specifici del fiume. Esistono in tal senso
anche modelli già sviluppati e coerenti con quest’approccio, prodotti
dagli Enti chiamati alla gestione del bacino idrografico4 di cui il fiume
fa parte, che definiscono scenari di danno con determinate probabilità
di accadimento, secondo l’idea che più è alto il danno e più è bassa la
probabilità che esso si manifesti, esprimendo quest’ultima in termini
di periodo di ritorno, con valori che spaziano dai 50 ai 500 anni e più.
La disposizione fortemente asimmetrica del patrimonio edilizio
rispetto al corso dei fiumi, che generalmente si registra in ogni città
fluviale, porta spesso ad avere scenari di rischio in cui la città vie-
ne suddivisa in più parti tra loro non più collegate e di dimensioni
molto differenti. In tali contesti l’analisi configurazionale rappresenta
uno strumento di effettivo supporto, in quanto permette di leggere
le caratteristiche funzionali di questi insediamenti urbani resi, di fat-
to, autonomi dall’evento calamitoso, da cui dipende il comportamen-

3
Allo scopo è possibile adoperare gli indici di resilienza sintattica già introdotti: la
connettività media, l’indice di frequenza e l’indice di sinergia.
4
Ovvero di più bacini nel caso dei fiumi più lunghi.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 165

to dell’intero aggregato urbano nella fase di evento e di immediato


post-evento. In termini configurazionali ciò si traduce nel raffronto tra
diverse reti, generatesi dalla soppressione temporanea di connessioni
prima esistenti e quindi considerabili quali sotto-reti del grafo urba-
no rappresentativo dell’intera città. Tali sotto-reti possono presentare
numerosità dei nodi molto differenti tra loro e ciò pone dei problemi
metodologici significativi in ambito configurazionale. Il raffronto tra
mappe di dimensioni molto differenti è, infatti, risultato un aspetto
da sempre scivoloso, essendo l’analisi configurazionale imperniata sul
calcolo di misure relative di centralità e non su valori assoluti, ovvero
mirata a discutere della distribuzione della centralità e non della sua
magnitudine: in linea generale gli indici di centralità dipendono dalla
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

dimensione del grafo. Per superare tale limite concettuale e tecnico


l’approccio di maggiore diffusione è stato quello di identificare modali-
tà di normalizzazione degli indici, rendendoli indipendenti dal numero
dei nodi del grafo. Nonostante i numerosi tentativi proposti, tuttavia,
permangono forti limitazioni nell’affidabilità delle misure derivate, in
ragione, in primis, di significativi effetti di scala che si riverberano sul
calcolo stesso degli indici di centralità, prima che su quello delle loro
misure normalizzate. Le distorsioni nei risultati si riverberano, ovvia-
mente, anche sul calcolo degli indici ottenuti dalla combinazione degli
indici fondamentali.
L’idea che si propone in questo studio è quella di spostare l’atten-
zione dal raffronto degli indici per diverse mappe al raffronto della
loro distribuzione statistica, secondo il principio che il rapporto tra
le variabili configurazionali costituisca una proprietà intrinseca del-
la mappa, nativamente indipendente dalla numerosità dei suoi nodi/
segmenti//lines. Attraverso lo sviluppo di un approccio statistico alle
variabili configurazionali si mira, inoltre, a far emergere con maggiore
chiarezza quale sia l’effettivo rapporto tra le variabili configurazionali
e, quindi, ad evidenziare caratteristiche latenti della rete non desumibili
dall’analisi singolare, o solo parzialmente combinatoria, delle variabili
configurazionali. In tal senso, si è portata l’attenzione dal modo con cui
gli indici configurazionali si calcolano a quello con cui sono statisti-
camente legati tra loro. Se si considera per una rete urbana l’insieme
delle 10 variabili configurazionali principali in ambito ASA (connetti-
vità angolare [Ang. Conn.]; connettività [Conn.]; lunghezza dei nodi/
segmenti/lines [Segm. Lenght]; integrazione globale [Int R.n]; integra-
zione locale di raggio topologico 3 [Int R.3]; scelta globale [Choice

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
166 C come Paesaggio

R.n]; scelta locale di raggio topologico 3 [Choice R.3]; numerosità dei


nodi locale di raggio topologico 3 [Node Count R.3]; profondità totale
globale [Depth R.n]; profondità totale locale di raggio topologico 3
[Depth R.3]) esse possono essere collezionate in una matrice, sia X,
di ordine (n × p), dove è il numero dei nodi/segmenti/lines della rete
urbana e il numero delle variabili configurazionali principali (p = 10).
Ciò significa che X colleziona p differenti misure quantitative calco-
late per ognuno degli n nodi/segmenti/lines che costituiscono la rete
urbana. Sulla base di questi dati è possibile costruire una matrice di
covarianza, sia S, di ordine (p × p).
Le variabili presentano tra loro una correlazione statistica dovuta
al processo di calcolo, che per tutte si basa sull’analisi della struttura
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

topologica di uno stesso sistema a rete. Ne deriva che solo alcune


di esse forniscono informazioni indipendenti e significative o, in altri
termini, descrivono e spiegano la maggior parte della varianza della
matrice X. Questa considerazione è alla base dell’analisi delle com-
ponenti principali (PCA), una tecnica statistica di analisi multivariata,
finalizzata a riprodurre tutta la varianza di una matrice di ordine l con
un numero k di nuove variabili, chiamate componenti principali (PC),
dove k < l. Di fatto la PCA sintetizza le variabili, ponendo l’accento
sul significato del data-set l-dimensionale.
Le componenti principali si ottengono come trasformazioni lineari
delle variabili iniziali, elencate in ordine decrescente secondo il valore
della loro varianza. Nota la matrice S, le basi teoriche della PCA sono
da ricercarsi in considerazioni di tipo algebrico, dipendendo le compo-
nenti principali dagli auto-vettori e dagli auto-valori di S5.
Usualmente i risultati della PCA sono espressi sotto forma di X
valori di deviazione dalla media. Tuttavia questa notazione non può
essere adoperata se le p variabili differiscono per la scala dei valori e
per la dimensione delle realizzazioni. In tali casi è necessario procedere
alla normalizzazione di X, che si ottiene attraverso la costruzione di
una matrice Z di ordine (n × p). Ciò corrisponde, in termini analitici, al
ricorso ad una matrice di correlazione R di ordine (p × p) in luogo di S.

5
Nello specifico, ogni auto-vettore di S contiene i coefficienti attraverso cui è pos-
sibile effettuare la trasformazione lineare delle p variabili. Se av è un auto-vettore di
S, può essere definita una componente PCv, la cui varianza corrisponde al relativo
auto-valore di S (λv). Essendo S di ordine (p × p), si possono calcolare p diversi auto-
valori di S, corrispondenti ad altrettanti auto-vettori di S stessa.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 167

Per una data componente PCv, dove (1 ≤ v ≤ p), il rapporto tra


λv (auto-valore di S) e la varianza totale del data-set originale, com-
putabile su S o su R a seconda dei casi, rappresenta la percentuale
della varianza originaria totale che è spiegata dalla componente PCv.
Considerando tutte le p componenti principali, la varianza originaria
risulterebbe completamente spiegata, ma, ovviamente, non si otterreb-
bero benefici sulla riduzione delle dimensioni del data-set. Per la scelta
del numero delle componenti ottimali per la descrizione del data-set
la letteratura scientifica propone numerosi criteri.
Una volta che un numero k (k < p) di componenti è stato indivi-
duato, è possibile calcolare i relativi auto-vettori av=1…k necessari per
determinare i valori di ogni componente principale PCv=1…k per ognu-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

no degli n elementi (denominati scores): PCi1 = xi1a11 + … + x1p a1p


(i = 1 … n). Gli scores possono essere collezionati in una matrice Y
di ordine (n × k), che rappresenta il data-set X originale in un nuovo
spazio a ridotte dimensioni (da p a k). Se è inferiore o uguale a 3, il
data-set può essere rappresentato graficamente.
Per ogni componente principale è possibile calcolare:
(i) la correlazione statistica con le p variabili originarie, misura
utile a valutare quale delle p variabili contribuisce maggior-
mente alla definizione di ogni componente PCv;
(ii) la percentuale di varianza di ognuna delle p variabili spiegata
da ogni componente PCv, misura che stima il grado di appros-
simazione della conoscenza dovuto al numero ridotto di varia-
bili che si usano rispetto al numero totale delle variabili (p);
(iii) la varianza totale spiegata dalle componenti principali PCv=1…k,
ottenuta come somma delle singole varianze spiegate da ognu-
na delle k componenti.
I coefficienti di correlazione tra le variabili e le componenti princi-
pali PCv=1…k, che numericamente variano tra –1.0 e +1.0, possono essere
visualizzate nel cosiddetto component plot. In tale grafico le p variabili
sono rappresentate come punti in uno spazio i cui assi corrispondono
alle k componenti principali PCv=1…k: più un punto nel grafico è vicino
ad un cerchio di raggio 1 (denominato correlation circle), più la corri-
spondente variabile è ben modellata dalle componenti selezionate. In
termini geometrici, è possibile tracciare un vettore che collega ognuno
dei p punti con l’origine di ogni asse: più è piccolo l’angolo che si forma
tra questo vettore e l’asse, maggiore è la correlazione tra la variabile

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
168 C come Paesaggio

e la componente principale rappresentata dall’asse stesso. Gli angoli


che si formano tra gli p vettori, invece, esplicitano la correlazione tra
le variabili. I risultati della PCA così ottenuti risultano completamente
indipendenti dalla numerosità degli elementi che costituiscono il data-
set cui le p variabili si riferiscono.
Nei casi in cui è valida l’opzione di lavorare con sole due componenti
principali, ovvero con k = 2, si ottengono grafici piani in cui le coordi-
nate di ogni punto, che rappresenta una delle p variabili, corrisponde ai
relativi valori assunti dalle componenti PC1 e PC2. In forma analoga è
possibile costruire un diverso grafico di tipo scatter plot, noto come score
plot, in cui il data-set iniziale può essere rappresentato in veste di un
nuovo data-set composto da una matrice Y di ordine (n × 2) contenente
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

gli score values relativi alle due componenti principali. Ne deriva che
ogni punto, rappresentativo di un elemento del data-set iniziale (ovvero
quale singola realizzazione delle p variabili), corrisponde ad una coppia
di valori/coordinate (PC1, PC2).
Nel piano delle componenti principali, più un gruppo di punti è
vicino all’origine degli assi, più i valori delle variabili che essi realizzano
tendono alla media dei valori dell’intero data-set. Diversamente, punti
lontani dall’origine degli assi, ma vicini ad uno di essi, hanno un alto
valore della componente (PCv) che lo stesso asse rappresenta. I punti
che sono posizionati nella direzione di un determinato vettore – inte-
so come una semiretta uscente dall’origine degli assi e formante con
questi ultimi un determinato insieme di angoli – si caratterizzano per
avere un alto valore delle variabili che vi sono relazionate, essendo il
vettore stesso una rappresentazione grafica del grado di correlazione
tra una o più variabili e le componenti principali.
In definitiva, l’analisi delle componenti principali sembra essere
uno strumento effettivamente valido ed efficace per evidenziare aspet-
ti nascosti che non sempre sono desumibili dall’analisi delle singole
variabili, cui si aggiunge l’importante caratteristica di non dipende-
re dalla numerosità del campione analizzato: aspetto cruciale per gli
obiettivi di un’analisi comparativa di diversi scenari.
Contestualizzando l’uso della PCA al caso dell’analisi configura-
zionale, ognuno dei punti corrisponde ad un nodo/segmento/line della
rete urbana, mentre le variabili che essi realizzano corrispondono agli
indici configurazionali (indici di integrazione e di scelta, connettività,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 169

…). Ne consegue che le caratteristiche di gruppi di punti nello spazio6


delle componenti principali possono essere rappresentative di proprie-
tà spaziali e topologiche della griglia urbana. È per queste implicazioni
che l’individuazione di gruppi omogenei di punti/nodi acquisisce un
valore determinante nello studio dei risultati della PCA.
Rifacendosi ancora al caso di due sole componenti principali, è
possibile applicare tecniche di Analisi Cluster gerarchica (CA) per
individuare statisticamente gruppi di punti significativi. Questo tipo di
analisi può essere fatta sulla matrice Y (n × 2) degli score values. In tal
caso, l’obiettivo principale dell’analisi cluster è quello di divedere gli
score plots per individuare gruppi aventi le due seguenti caratteristiche:
(1) diversità reciproca – ovvero ogni gruppo è diverso dagli altri; (2)
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

alto grado di omogeneità interna – le proprietà configurazionali degli


elementi, dedotte dalla PCA, sono similari all’interno di ogni gruppo.
Il clustering gerarchico è finalizzato alla progressiva aggregazione di
elementi sulla base della loro differenza, che è possibile valutare secondo
diversi approcci legati ad altrettante concezioni di distanza tra gli ele-
menti (Zani & Cerioli, 2007). Adoperando l’approccio average linkage
(Zani & Cerioli, 2007), gruppi di elementi a bassa distanza reciproca ven-
gono progressivamente fusi per fornire un’interpretazione significativa
dei dati. L’intero processo di fusione può essere visualizzato ricorrendo
ad una rappresentazione grafica ad albero nota come dendrogramma
alla cui base sono presenti tutti gli elementi, intesi come gruppi unita-
ri, ed alla cui cima è presente un solo gruppo, frutto delle progressive
fusioni, ricostruibili per via grafica percorrendo il grafico in ascensio-
ne verticale. Le linee verticali del dendrogramma indicano la distanza
cui un certo numero di elementi sono combinati insieme per formare i
diversi cluster, rappresentati per mezzo di linee orizzontali. In tal modo
il dendrogramma mostra tutti i cluster e le loro distanze.
Il processo di clustering è fortemente influenzato dalle scelte ine-
renti il numero di cluster in cui dividere il data-set. Troppi cluster
non permettono di semplificare i dati, troppo pochi non salvaguarda-
no il loro significato globale. Esistono pertanto diverse strategie per
supportare la scelta ottimale del numero dei cluster. Frequente è il
ricorso al calcolo, per ogni elemento, del cosiddetto valore di silhou-
ette (Rousseeuw, 1987). Considerando un elemento appartenente al

6
Il numero delle dimensioni dello spazio dipende dal numero di componenti prin-
cipali adatte a descrivere il data-set.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
170 C come Paesaggio

generico cluster A, ed assumendo che d(i, C) sia la distanza di i dal


cluster più vicino (C), il valore di silhouette dell’elemento (si) si cal-
cola rapportando d(i, C) alla distanza di i da tutti gli altri elementi
che appartengono al cluster A; si varia tra –1 e +1: se tende a 1 per
tutti gli elementi di ogni cluster, la suddivisione del data-set è corretta.
Adoperando in cascata la PCA e la CA è possibile, prima, ridurre
il numero delle variabili (realizzate dagli elementi del data-set) ad un
numero significativo e non ridondante e, successivamente, interpretare
l’insieme dei dati in maniera quantitativa ed oggettiva per evidenziare
proprietà nascoste del data-set, difficili da estrapolare in un’analisi
globale non supportata da tecniche specifiche.
Quanto sopra mostra l’opportunità di ridurre il numero delle
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

variabili configurazionali e di trovare gruppi omogenei di elementi,


indipendentemente dalla posizione nello spazio, ma in relazione alle
rispettive caratteristiche topologiche. Potendo estrapolare informazio-
ni sintetiche sulla globalità della rete urbana, indipendentemente dalla
numerosità degli elementi che la compongono, ne consegue la possi-
bilità di paragonare mappe diverse senza standardizzare i valori delle
variabili configurazionali, ma le procedure per la loro interpretazione.

Rischio alluvionale da esondazione ed analisi configurazionale:


il caso di Torino
La metodologia descritta è stata applicata all’area metropolitana di Tori-
no, quarta città italiana per popolazione, che si sviluppa all’incrocio dei
fiumi Po, Dora Riparia e Stura di Lanzo, in un quadro geo-morfologico
vallivo ben delineato dai rilievi collinari di Superga e della Maddalena,
cui si aggiunge la presenza di un’infrastruttura perimetrale per la mobi-
lità, ovvero la Tangenziale Nord (E64) e la Tangenziale Sud (E70), che
insieme determinano l’interruzione del continuum urbano nella zona.
La modellazione dello scenario di rischio è stata portata avanti
sulla base dei dati pubblicati dall’Autorità di Bacino del Fiume Po,
inerenti alle aree potenzialmente inondabili con una piena dal periodo
di ritorno di 500 anni (Figura 65). In tale scenario, denominato 1 per
distinguerlo dallo scenario in assenza di evento, individuato come 0,
l’area di studio è frammentata in 4 parti non relazionate, di cui due
marginali (tralasciate nel successivo studio) e due principali, denomi-
nate SUB1 – posizionata tra il Po e la Dora Riparia – e SUB 2 – posi-
zionata tra la Dora Riparia e la Stura di Lanzo (Figura 66).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 171
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 65 – Spazi aperti urbani (in nero), inviluppo dell’area di studio – minimum
convex hull – (linea tratteggiata bianca) ed aree potenzialmente inondabili in caso di
evento con periodo di ritorno stimato in 500 anni (trasparenza di bianco).

Nel quadro degli scenari 0 e 1 si è quindi proceduto all’imple-


mentazione dell’Angular segment analysis (ASA), adoperando per le
misure locali il raggio topologico di profondità 3.
Sulla base dei risultati dell’ASA si è proceduto al preventivo cal-
colo degli indici di resilienza sintattica, già proposti per il caso del
rischio vulcanico, raccolti nella Tabella 3.

Mean connectivity (Cm) Frequency index (v) Synergy (R2)


Scenario 0 3,338 0,335 0,473
Scenario 1- SUB1 3,425 0,518 0,271
Scenario 1 -SUB2 3,373 0,612 0,319
Tabella 3 – Indici di resilienza sintattica calcolati per i tre scenari di analisi. Come
si può notare, i risultati sono tra loro incoerenti, decretando l’incapacità degli indici
di cogliere le variazioni di resilienza in sistemi così profondamente modificati dagli
effetti di un evento catastrofico.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
172 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 66 – Le sotto-reti urbane che si formerebbero in caso di scenario critico. In


bianco la sottorete n. 1 (SUB1), in nero la numero 2 (SUB2), in grigio le sotto-reti
non considerate significative. L’immagine è completata dal poligono dell’area di studio
(linea puntinata bianca), dal corso dei tre fiumi d’interesse per l’area di studio (linee
puntinate nere) e dalle aree inondabili con periodo di 500 anni.

Figura 67 – Scenario 0 – Distribuzione dell’indice di integrazione globale (gradiente


di luminosità).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 173
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 68 – Scenario 1 – Distribuzione dell’indice di integrazione globale (gradiente


di luminosità).

I suddetti indici, tuttavia, mostrano dei limiti nell’interpretazio-


ne delle proprietà topologiche e spaziali dei tre scenari, palesando
lievi ma significative incoerenze nei valori che ledono la portata dei
risultati (Abshirini & Koch, 2017). Nello specifico, come si è potuto
in precedenza evidenziare, l’indice di frequenza (v) è inversamente
proporzionale alla resilienza sintattica di un aggregato urbano, mentre
lo sono direttamente sia la connettività media (Cm) che l’indice di
sinergia (R2). Nel caso di Torino i tre indici non portano ad un risultato
coerente tra i due scenari d’analisi. Ciò è presumibilmente dovuto a
due fattori principali: (1) la grande differenza dimensionale tra le tre
reti analizzate, che favorisce fenomeni di polarizzazione dei valori degli
indici configurazionali; (2) l’asimmetria del processo di eliminazione
dei nodi/segmenti/lines dovuto alla localizzazione delle fasce fluviali.
Il verificarsi di questa distorsione appare perfettamente coerente con
i limiti già palesati dall’analisi configurazionale, in termini generali, nel
raffronto tra mappe molto diverse per numero di elementi. Il ricorso
ad uno studio che nasce indipendente dal numero degli elementi delle

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
174 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 69 – Correlogrammi riferiti alle tre sotto-reti del caso di studio.

mappe urbane rappresenta, quindi, un elemento di particolare interes-


se anche per fornire indicazioni utili per supportare l’interpretazione
di risultati non chiari ottenuti con il calcolo di indici configurazionali
e che, in molti casi, forniscono indicazioni difficilmente surrogabili,
com’è il caso degli indici di resilienza sintattica. A tal proposito, pertan-
to, si è proceduto all’applicazione della metodologia precedentemente
esposta, ad iniziare dall’implementazione dell’analisi PCA, effettuata
con ricorso al software R (R Core Team, 2014).
La correlazione tra le 10 variabili configurazionali per ogni sotto-
rete urbana nei due scenari è esplicitata nei correlogrammi di Figura 69.
Per la definizione delle componenti principali si è assunto che
il loro insieme (PCv=1…k) dovesse assicurare in media almeno il 95%
della varianza di ognuna delle p = 10 variabili (Zani & Cerioli, 2007).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 175
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 70 – Component plots riferiti alle tre sotto-reti del caso di studio.

Adottando questo criterio, in riferimento ad ognuna delle variabili


per entrambi gli scenari, si è stabilito che il numero di componenti k
dovesse essere in grado di interpretare almeno il 59,87% della varianza
di ogni data-set. In queste condizioni sono risultate significative solo
le prime due componenti principali (k = 2), che totalizzano gran parte
della varianza totale (Tabella 4).
Come è possibile valutare dai component plot di Figura 70, per le
tre reti urbane le componenti PC1 e PC2 interpretano correttamen-
te tutte le variabili configurazionali, ad eccezione della lunghezza dei
segmenti. Quest’ultima variabile, tuttavia, pur fornendo informazioni
utili per l’interpretazione ed il calcolo degli indici configurazionali è,
di fatto, una variabile del tutto esogena al quadro della topologia della
città. Tutte le ulteriori nove variabili, infatti, trovano collocazione nei
pressi del cerchio di correlazione, presentando valori del coefficiente
di correlazione prossimi all’unità.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
176 C come Paesaggio

percentuale di varianza spiegata


Scenario 0
parziale cumulativa
55,0 % 55,0 %
12,2 % 67,2 %
percentuale di varianza spiegata
Scenario 1- SUB1
parziale cumulativa
49,2 % 49,2 %
16,5 % 65,7 %
percentuale di varianza spiegata
Scenario 1- SUB2
parziale cumulativa
50,7 % 50,7 %
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

14,4 % 65,1 %
Tabella 4 – Varianza spiegata dalle componenti principali (valori percentuali).

Spostando l’attenzione dalle variabili ai singoli elementi del data-


set (intesi come loro realizzazioni), che corrispondono ai nodi delle
tre reti urbane in analisi, gli score plots (Figura 71) mostrano, per
tutti gli scenari, la presenza di un gruppo di punti numericamente
dominante nei pressi dell’origine degli assi, e che quindi presenta-
no valori medi per tutte le variabili configurazionali, nonché di un
secondo gruppo, con meno elementi che hanno alti valori degli indici
globali di integrazione e di scelta. Sono infine presenti pochi elementi
isolati con basso valore dell’indice di integrazione. Per tutti gli sce-
nari, quindi, la forma dello score plot si presenta come un fuso, con
un gran numero di punti a valori medi e medio-bassi delle variabili
configurazionali ed un gruppo secondario che collaziona i nodi con
picchi elevati degli indici a valenza globale, che costituiscono la fore-
ground net – e quindi la struttura portante – del sistema urbano nelle
tre configurazioni.
In considerazione della corrispondenza tra i punti del grafo di Figura
71 ed i nodi della rete urbana, si può pensare ai gruppi di punti, e quindi
alla forma del grafo, come a proprietà spaziali di ognuna delle mappe.
Va tuttavia evidenziato che le tre mappe sono il risultato dei cambia-
menti urbani indotti (o non indotti nel caso dello scenario 0) dall’evento
alluvionale modellato sul sistema degli spazi aperti. Ne deriva, quindi,
che le tre urban network sono state create ed analizzate in maniera
completamente indipendente e che, pertanto, non vi è corrispondenza di
punti/nodi/segmenti tra le tre mappe. L’attenzione va quindi posta, come

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 177
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 71 – Score plots riferiti alle tre sotto-reti del caso di studio.

da metodologia, non sul ruolo di un nodo nelle tre mappe, ma sul modo
con cui le mappe, grazie alla topologia che esprimono, assegnano nuovi
ruoli agli spazi sopravvissuti all’evento. La resilienza, in tal senso, viene
valutata sempre come una proprietà globale della rete in riferimento al
cambiamento indotto dall’evento critico.
La ricerca di gruppi distintivi di punti, omogenei per le caratteri-
stiche configurazionali per come descritte dalle componenti principali,
assume il valore dell’individuazione di aree urbane con specifiche pro-
prietà topologico-funzionali. Seguendo il profilo metodologico trac-
ciato, si è provveduto all’implementazione del clustering gerarchico
(CA) e, quindi, all’individuazione di sotto-insiemi autonomi di punti/
nodi, adoperando come discriminatore spaziale la distanza euclidea.
Il risultato dell’analisi è sintetizzato in Figura 72.
La definizione del numero di cluster più adeguato per la descrizio-
ne dei tre data-set è stata ottenuta dal raffronto dei valori di silhouette

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
178 C come Paesaggio
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 72 – Cluster Analysis – Score plots e dendrogrammi per le tre sotto-reti del
caso di studio.

pesata sul numero degli elementi di ogni cluster, lavorando sull’ipotesi


di considerarne 2 – 3 o 4. Nello specifico, è stata scelta la soluzione
per la quale il valore della silhouette pesata è più alto. In tutti i casi
il miglior clustering è risultato essere la suddivisione dei punti in due
gruppi distintivi, di fatto confermando le suddivisioni già intuibili con
l’analisi visiva degli score plots.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 179
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Figura 73 – Cluster Analysis – Scenario 0 – Mappa tematica in cui è indicata la suddivi-


sione in cluster dei nodi urbani. I colori (grigio e nero) dei nodi/segmenti corrispondo-
no a quelli della Figura 72, permettendo l’individuazione del cluster di appartenenza.

Figura 74 – Cluster Analysis – Scenario 1 – Mappa tematica in cui è indicata la suddivi-


sione in cluster dei nodi urbani. I colori (grigio e nero) dei nodi/segmenti corrispondo-
no a quelli della Figura 72, permettendo l’individuazione del cluster di appartenenza.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
180 C come Paesaggio

Per ottenere un’ulteriore verifica della significatività della suddi-


visione è stata valutata la correlazione tra le distanze originarie tra i
punti e le loro distanze dopo la loro fusione in gruppi (cd. cophenetic).
Più il valore della cophenetic si avvicina a 1, meglio il processo di clu-
stering interpreta i dati. Per il caso di specie, i valori non scendono mai
sotto 0,730 (Tabella 5), confermando la correttezza del procedimento
implementato e la sua significatività statistica.

Cophenetic
Scenario 0 0,784
Scenario 1 - SUB1 0,730
Scenario 1 - SUB2 0,783
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Tabella 5 – Cluster Analysis – Valori di cophenetic per le tre sotto-reti

La suddivisione in cluster del data-set può essere anche visualiz-


zata sulla segment map, sfruttando la corrispondenza tra punti dello
score plot e nodi/segmenti del grafo urbano.
Lo studio sulla città di Torino fa emergere interessanti aspetti-
chiave dell’approccio metodologico proposto. Innanzitutto, le tre
configurazioni spaziali analizzate (ovvero le tre reti autonome che
si formano: scenario 0; scenario 1-sub 1; scenario 1-sub 2), nonostante
presentino una forma reciproca intuibilmente molto differente nel
quadro geometrico, sia per layout che per numerosità dei tronchi
viari e degli spazi aperti in generale, evidenziano un funzionamento,
attestato dal quadro configurazionale, molto simile: la distribuzione
statistica delle variabili configurazionali, infatti, è analoga per tutti
i casi. In ogni rete urbana, infatti, solo un numero molto limitato di
spazi svolge un ruolo nodale ed in apparenza difficilmente surroga-
bile nella struttura urbana del relativo insediamento7. Ciò emerge
in particolare alla scala globale, dove i segmenti relativi a tali spazi
sono allo stesso tempo sia gli elementi maggiormente attrattivi come
destinazioni di spostamento (in quanto mediamente i più vicini a
tutti gli altri elementi della rete, ovvero ad alto indice di integra-
zione globale), che gli elementi probabilisticamente più attraversati
negli spostamenti urbani (in quanto presenti su un’alta percentuale

7
Si tratta, in questo caso, dei tre insediamenti duali delle tre reti autonome risultanti
dalla modellazione dei due scenari diacronici 0 e 1.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 181

di percorsi minimi tra qualunque coppia di nodi del grafo urbano,


ovvero ad alto indice di scelta globale).
Questa osservazione rispecchia uno dei principali vantaggi offerti
dalla metodologia proposta, che sfruttando la capacità della PCA di
combinare significativamente le variabili configurazionali consente di
esprimere il quadro topologico-sintattico di un insediamento a diverse
scale di analisi tra loro interagenti in maniera sintetica. Ciò fornisce una
panoramica chiara dello stato funzionale di un insediamento urbano,
utile a definirne le principali dinamiche, in maniera più diretta e forse
oggettiva rispetto all’analisi per singole variabili, che inevitabilmente
necessita di un processo soggettivo di aggregazione critica dei dati.
La PCA, peraltro, consente di giungere a risultati indipendenti
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

dalla numerosità della rete analizzata, senza comprometterne la signifi-


catività statistica e senza incidere sulla loro accuratezza, caratteristica,
questa, di capitale utilità nel raffronto tra aree urbane differenti per
dimensione.
L’integrazione della PCA con l’analisi cluster di tipo gerarchico
(CA) ha mostrato di costituire un efficiente supporto per l’esplicita-
zione delle caratteristiche statistiche del quadro configurazionale di un
insediamento. Grazie alla possibilità di aggregare oggettivamente i nodi
del grafo urbano con caratteristiche similari nel piano delle componenti
principali, la visualizzazione dei risultati ne beneficia in immediatezza e
chiarezza e contribuisce a marginalizzare l’apporto soggettivo nell’inter-
pretazione dei fenomeni urbani principali. È utile, inoltre, evidenziare,
come anche la CA è del tutto indipendente dalla numerosità del campio-
ne analizzato, e quindi non modifica il valore delle considerazioni prima
introdotte sulla capacità nativa della metodologia proposta di consen-
tire il paragone tra mappe urbane di diversa consistenza ed estensione.
Caratteristica, quest’ultima, utile sia nel raffronto di città eterogenee, sia
nella valutazione dei cambiamenti indotti da un elemento modificante o
perturbante in un’unica città, i quali determinano la genesi di più scenari
di analisi, com’è stato per il caso di Torino.
Rimanendo nel contesto specifico e, quindi, focalizzando l’attenzio-
ne sul tema del rischio naturale di origine fluviale, una volta valutate le
variazioni indotte da un evento ad esso correlato al quadro configurazio-
nale dell’insediamento, si può considerare resiliente un sistema capace
di offrire le stesse funzioni urbane di quello pre-evento, riorganizzandosi
per surrogare il ruolo degli spazi resi inutilizzabili dall’evento stesso. I
risultati dell’analisi per il caso di Torino mostrano, in tal senso, come la

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
182 C come Paesaggio

città possa dirsi molto resiliente, in quanto le funzioni urbane risulta-


no completamente assicurate nelle due reti dello scenario post-evento
(1), come testimoniato dalla congruenza degli out-put della PCA. Ciò
è significativo, in particolare, se si tiene in considerazione che l’evento
modellato è di particolare rilevanza e forza (il periodo di ritorno di 500
anni è, infatti, particolarmente ampio) e l’effetto che esso induce sul
quadro geometrico della città tanto invasivo da fratturarla.
L’assicurazione delle funzioni urbane è direttamente correlata alla
possibilità di fornire supporto ed assistenza nella fase di immediato
post-evento, nonché di favorire la transizione verso l’auspicabile ritor-
no allo scenario pre-evento. In tal senso, la resilienza sintattica assume
un valore ulteriore e di più specifico respiro, e la metodologia propo-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

sta si qualifica come uno strumento dalle effettive potenzialità sia nel
quadro delle più generali analisi di resilienza sintattica, sia, soprattutto,
nelle analisi in tale ambito correlate al rischio di alluvione fluviale.
In conclusione, la metodologia proposta ha evidenziato come sia
possibile effettivamente ridurre a sole due dimensioni un data-base
configurazionale deca-dimensionale, senza scalfirne la capacità di
esprimerne le caratteristiche principali e maggiormente significative,
nonché riuscendo a trarre informazioni sintetiche e chiare sulla struttu-
ra topologica di un insediamento, indipendentemente dalla numerosità
dei nodi del grafo urbano. Dal punto di vista operativo, la metodolo-
gia proposta si è dimostrata potenzialmente applicabile all’analisi di
resilienza urbana, sia nell’intento di supportare la valutazione delle
caratteristiche non-euclidee che la determinano (c.d. resilienza sintat-
tica), sia in quello di studiare in maniera diretta la risposta funzionale
di un insediamento in caso di alluvione di origine fluviale. Essa si è
dimostrata potenzialmente valida per sostanziare il raffronto del qua-
dro configurazionale, e quindi degli aspetti funzionali della fenomeno-
logia urbana, tra due insediamenti di origine omogenea od eterogenea,
indipendentemente dalla numerosità degli elementi della rete urbana
che li rappresenta, senza dover normalizzare gli indici configurazionali.
La metodologia a tal proposito si contraddistingue per il potenziale
innovativo che possiede rispetto alle attuali esperienze scientifiche nel
settore. Grazie a questa caratteristica l’approccio proposto è potenzial-
mente applicabile in tutte le analisi di scenario basate sulla compara-
zione tra diversi stati di uno stesso sistema, che di sovente vengono
effettuate sia per la redazione degli strumenti di pianificazione, sia per
il supporto decisionale agli investimenti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Paesaggio, città e rischi naturali 183

Spostando l’attenzione sulla più generale questione circa l’esisten-


za o meno di un rapporto di correlazione tra la probabilità con cui si
percepisce la ricorrenza o il verificarsi di un evento e il grado di sen-
sibilità che la comunità che vi si raffronta ha nei suoi confronti, il caso
di Torino sembra sostanziare l’assunto di partenza mutuato dalla teoria
del cigno nero: gli eventi non rari non patiscono la sottostima propria
degli eventi rari. In tale ottica e con i limiti propri della portata spe-
cifica di questo studio, in questo senso decisamente preliminare, pare
potersi affermare che sia proprio l’intuizione del pericolo ad incidere
nelle scelte sociali e, di conseguenza, in quelle delle comunità.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Stimare il rischio e non misurare la città

Il rapporto tra aree urbane e pericoli naturali presenta complessità


intrinseche che travalicano certo gli aspetti strettamente tecnici propri
delle discipline direttamente connesse con le numerose criticità della
città. La componente umana gioca in questo scenario un ruolo non
necessariamente razionale e di certo non proporzionale a quella natu-
rale. Il risultato è la creazione di insediamenti spesso incoerenti con
la morfologia del territorio ed intuitivamente molto esposti alle per-
turbazioni che quest’ultimo può indurre, in termini di disastri naturali.
Comprendere il rapporto tra città e rischio naturale, al fine di pia-
nificare meglio i nostri insediamenti e permettere risposte più efficaci,
sembra essere innanzitutto una questione di interpretazione oggettiva
della percezione umana tanto degli spazi, quanto dei pericoli naturali.
In tal senso, l’idea esposta nel presente lavoro è che vi sia un nesso
tra la probabilità di accadimento di un evento naturale e l’influenza
che esso, inteso in termini categorici, ha nella definizione dell’assetto
di un insediamento urbano.
Dai risultati emersi da due esperienze preliminari, considerate
paradigmatiche delle categorie degli eventi a bassa e ad alta proba-
bilità di accadimento percepito (rispettivamente l’eruzione vulcani-
ca e l’esondazione fluviale), le città sembrano effettivamente essersi
strutturate e sviluppate con l’idea di dover fronteggiare solo alcuni
dei pericoli loro imposti dalla natura, sia nel passato più remoto, che
in quello più prossimo. Ciò fornisce, da un lato, un’indicazione per
la ricerca, secondo cui è feconda la strada dell’approfondimento del-
la dimensione percettiva nello studio del rapporto tra città e rischio

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
184 C come Paesaggio

naturale. Dall’altro suggerisce ai professionisti che la pianificazione


urbana, ed in particolare quella del rischio naturale e dell’emergenza,
vanno necessariamente affiancate da strumenti di analisi funzionale e
percettiva dello spazio e dei luoghi urbani, tenendo in considerazione
la dualità probabilistica degli eventi.
L’immagine che se ne può trarre esalta l’idea che il rapporto tra
città e pericoli naturali sia celato negli aspetti funzionali degli insedia-
menti umani e che per pesare il rischio non è necessario misurare lo
spazio urbano, ma qualificarne il quadro topologico-configurazionale. È
in tale senso che il paesaggio urbano, espressione percettiva dell’uomo
sulla città, rappresenta una componente fondamentale tra le variabili
correlate alla gestione del rischio ed alla pianificazione dell’emergenza,
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

da porre tra le basi e gli obiettivi della pianificazione non del domani,
ma già dell’oggi, grazie al ricorso alle tecniche configurazionali ed alle
metodologie ad esse correlate e complementari.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Analisi configurazionale e paesaggio urbano

Leggendo tra le righe della Convenzione Europea del Paesaggio


(Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, 2000), firmata a Firenze
il 20 ottobre 2000, l’elemento portante della nuova declinazione del
concetto di paesaggio è la sua smaterializzazione, esito di un processo
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

che da patina, o etichetta, di un elemento fisico lo ha trasformato in


essenza espressiva di un luogo, ovvero del rapporto tra una società ed
un territorio, nel corso del tempo. Il paesaggio immateriale non si con-
clude, però, nella narrazione, perché non è il racconto di una società,
ma l’esito della sua produzione culturale, nella sua accezione più ampia
e non necessariamente più alta. In altri termini, il paesaggio necessita
di un linguaggio per essere letto, interpretato e, soprattutto, condiviso.
Condividere il paesaggio significa innanzitutto condividere un
valore. Riconoscere nella propria e nelle altrui società e luoghi la
presenza di una cultura con cui entrare in empatia. Una frequenza su
cui sintonizzarsi e grazie alla quale rispondere alle domande che la
soggettività inevitabilmente pone. Non è faccenda da specialisti, ma
necessità comune ed universale: è un modo di porsi rispetto alla vita.
Una simile concezione non esclude, ma certamente rafforza, l’idea
che debbano esistere degli specialisti del paesaggio che siano in grado
di guidare questa transizione in fase ancora primigenia e ben lontana
dal suo completamento. Le motivazioni di tale ritardo sono molteplici
ed in un certo senso anche imputabili alla difficoltà di definire in modo
circostanziato il paesaggio. Ogni disciplina che si è avvicinata al paesag-
gio partendo da posizioni unilaterali, ovvero dall’uomo o dal territorio,
ha cercato di tratteggiarne una visione inevitabilmente influenzata dal
background culturale, giungendo ad esiti parziali (il paesaggio antropo-
logico, il paesaggio geologico, il paesaggio urbanistico…) o riduttivi (il
paesaggio della visione, il paesaggio della memoria, …). La trans-disci-
plinarietà e forse ancor meglio la sovra-disciplinarietà sono paradigmi
fondamentali per superare l’impasse in cui ci si ritrova. Ciò significa che

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
186 C come Paesaggio

ogni disciplina può contribuire con i propri strumenti allo studio del
paesaggio, ma che è necessario fare uno sforzo comune per giungere
ad una definizione coerente, ampia, ma sufficientemente semplice per
essere concretamente posta alla base di strumenti di analisi e supporto,
e quindi alla base tanto delle esperienze di vita, quanto delle politiche
e degli strumenti di pianificazione.
Nella convinzione che molti sono ancora gli interrogativi che
abbiamo di fronte, più volte nel corso del testo si è partiti proprio dal
formulare domande sul paesaggio, cercando di argomentare risposta
in maniera scientificamente robusta.
Questo lavoro ha ambito a sviluppare, in tal senso, un percorso
di analisi e di ricerca saldamente ancorato alle definizioni concettuali
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

accettate e dibattute nell’odierno panorama culturale europeo, quali


punti di partenza e di riferimento per la proposta di un modo innovato
di leggere ed interpretare il paesaggio in cui pratica e letteratura non
sono in opposizione, pur limitandosi al solo ambiente urbano. Limi-
tazione, invero, che non ne mina l’interesse e la portata, vuoi perché
nelle città abita ormai una percentuale altissima della popolazione
dell’Europa e dell’intero Pianeta, con trend evolutivi ancora in netta
crescita, vuoi perché le cosiddette aree urbane oggi presentano situa-
zioni e densità alquanto eterogenee che vengono a configurare scenari
del tutto nuovi e differenti.
Il lavoro ha puntato a fornire un esito preliminare alla ricerca di
un metodo effettivamente disancorato dalla visione parziale del pae-
saggio urbano dell’urbanista, attraverso il riconoscimento dei caratteri
intrinseci della città, nonché negli elementi veramente determinanti il
suo funzionamento in termini socio-culturali.
La città è stata interpretata come un’entità unitaria, fatta di mate-
ria duale. Essa è spazio privato, tenuto insieme da spazio pubblico, ed
allo stesso tempo è un insieme di persone, tenute insieme dalle loro
mutue relazioni. Si tratta di due facce di una stessa medaglia. Lo spazio
urbano è quindi allo stesso tempo un connettivo fisico ed un bacino
di copresenza, necessario allo sviluppo delle relazioni umane. In tal
senso esso ha un ruolo generativo sulla fenomenologia urbana e, di
conseguenza, sulle modalità con cui una comunità plasma il proprio
spazio di vita. Misurare la città esclusivamente con gli strumenti della
geometria è quindi un atto parziale, in grado di restituire la forma
del territorio urbano, ma non permette di esprimerne il rapporto con
l’uomo. Quest’ultimo è materia prettamente socio-culturale, approccia-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Analisi configurazionale e paesaggio urbano 187

bile con gli strumenti della sociologia strutturale. In tal senso, l’analisi
configurazionale, quale approccio topologico-quantitativo all’analisi
della città, costituisce uno strumento idoneo per interpretare la feno-
menologia urbana sulla base dell’insieme delle relazioni tra gli spazi
pubblici in cui la copresenza umana avviene.
L’idea che in questo libro si propone è che la capacità di legge-
re un fenomeno urbano antropico, studiando il supporto fisico in cui
esso avviene, è strettamente connessa alla capacità di interpretare il
rapporto tra l’uomo stesso ed il suo ambiente di vita e, quindi, in una
certa misura il paesaggio urbano.
Che il paesaggio debba essere considerato in modo unitario, peral-
tro, è idea non certo nuova, diversamente dalla posizione secondo cui
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

il punto di connessione tra il mondo fisico e quello sociale sia nella


struttura relazionale che accomuna lo spazio pubblico e il sistema delle
relazioni umane di una comunità.
La portata di simile concezione è notevole in quanto apre la stra-
da all’utilizzo di metodologie e strumenti quantitativi per lo studio
del paesaggio in termini diretti, superando le criticità finora palesate
dalle inevitabili componenti soggettive dei metodi usualmente utiliz-
zati. Questi ultimi, infatti, pur se strutturati su matrice quantitativa,
mai hanno proposto uno studio diretto del paesaggio, inteso quale
rapporto tra uomo e ambiente di vita, riuscendo quindi di volta in
volta a cogliere solo la componente fisica o culturale di tale binomio.
La validazione di una siffatta posizione è un risultato che, pur se
non può dirsi pienamente raggiunto, di certo è preliminarmente svilup-
pato. Basandosi sul ricorso al noto approccio Space Syntax, si è cercato
di estenderne la portata concettuale e di allargarne le basi dimostrative
fino a coprire i temi direttamente legati al paesaggio urbano. Il lavoro
è stato condotto senza forzature ed in piena coerenza con i risultati già
raggiunti, consentendo di poter rigorosamente considerare come pro-
bante il più che trentennale corredo di sperimentazioni già sviluppato
in ambito Space Syntax, nonché di poter porre nuove sperimentazioni
e casi di studio in sua diretta continuità.
È con questo spirito che si è proceduto ad implementare dei casi
di studio finalizzati ad evidenziare le capacità del metodo nel leggere
ed interpretare il paesaggio urbano in relazione a fenomeni partico-
larmente legati sia al rapporto tra l’uomo e il territorio urbanizzato,
sia a quello tra uomo e uomo. Nello specifico, sono stati analizzati il
caso della distribuzione della rendita fondiaria e quello del rischio

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
188 C come Paesaggio

naturale, declinando quest’ultimo in termini di eruzione vulcanica ed


esondazione fluviale, secondo l’idea che al primo corrisponda la per-
cezione di una bassa probabilità di accadimento ed al secondo, invece,
un’alta probabilità.
Nel primo dei casi studio si è focalizzata l’attenzione sull’area
urbana di Napoli, caratterizzata da un aggregato urbano vasto e par-
ticolarmente complesso, ottenendo significative indicazioni sulla con-
gruenza della distribuzione dei valori immobiliari con la distribuzione
degli indici configurazionali, ovvero delle misure di centralità calcolate
sulla struttura relazionale dell’aggregato stesso. L’apprezzamento sog-
gettivo di un immobile è chiaramente legato, in maniera determinante,
alla sua posizione topologica: ciò è particolarmente significativo se si
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

pensa che il prezzo che si è disposti a pagare per ottenere un immobile


in una determinata posizione nello scenario della città è forse una delle
misure più strettamente legate al rapporto collettivo tra uomo e spazio.
Il secondo caso studio si riferisce alla valutazione della resilienza
dell’aggregato urbano sviluppatosi alle pendici occidentali del Vesu-
vio ed è inerente alla modalità con cui il pericolo naturale è stato
interiorizzato dalle popolazioni locali, nonché ai relativi effetti sulla
struttura urbana. Lavorando su un’analisi diacronica, si è evidenziata
la scarsa attenzione posta dalle comunità locali, negli ultimi 50 anni di
sviluppo urbano, agli effetti di una possibile eruzione. Mezzo secolo di
espansione degli originari nuclei urbani ha generato un’area che nella
sua struttura complessiva è più vulnerabile, oltre che maggiormente
esposta, in coerenza con la teoria del cigno nero, ovvero con l’idea che
gli eventi percepiti a bassa probabilità di accadimento generalmente
sono sottostimati.
Analogamente si è operato per il terzo caso studio, in cui è stata
analizzata la resilienza dell’area urbana della città di Torino, con rife-
rimento al rischio di esondazione dei fiumi Po, Dora Riparia e Stura
di Lanzo. Considerata l’alta frequenza delle esondazioni, generalmente
vissute più volte da ogni generazione di abitanti delle città fluviali, si
è considerato il fenomeno come percepito ad alta probabilità di acca-
dimento. I risultati hanno dato un effettivo riscontro del ruolo svol-
to dal timore degli effetti dell’esondazione nell’evoluzione dell’area
urbana della città. Il sistema spaziale urbano di Torino si è dimostrato
altamente resiliente, al punto da essere in grado di assorbire gli effetti
dell’evento esondativo modellato, invero a bassissimo periodo di ritor-
no stimato e quindi assolutamente catastrofico, senza subire la perdita

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Analisi configurazionale e paesaggio urbano 189

di alcuna funzione urbana. Ciò, al di là della coerenza mostrata con la


teoria del cigno nero, contribuisce ad offrire un’evidenza dell’affidabi-
lità dell’analisi configurazionale, in termini Space Syntax, nell’analisi
quantitativa della città intesa quale paesaggio urbano.
In tutti i casi studio, infine, oltre all’applicazione di indici e tecniche
già noti in ambito configurazionale, si sono costruite nuove misure e
tecniche, sostanziando così l’idea, alla base della ricerca, che l’analisi
configurazionale costituisca un vero e proprio paradigma con cui guar-
dare diversamente al paesaggio e non un mero strumento di supporto
all’analisi della città.
Il tentativo e la volontà di ancorare il paesaggio urbano a parame-
tri oggettivi e misurabili risponde alla necessità tecnica di aggiornare la
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

pratica del paesaggio, indirizzandola verso il rifiuto di un suo apprez-


zamento statico qualitativo e parziale. In questo senso, l’approccio
configurazionale al paesaggio mostra straordinarie potenzialità, non
solo descrittive dell’esistente, ma anche valutative delle futuribili tra-
sformazioni cui gli operatori sono chiamati a non sottrarsi nel dovere
comune di governare il paesaggio e non solo di conservare il territo-
rio irrealisticamente immutato. La Convenzione Europea del Paesag-
gio costituisce in tal senso un fertile terreno di riflessione, che invita
la ricerca a concentrarsi su come il paesaggio possa essere indagato,
considerato ed “adoperato” quale variabile territoriale, più che come
inafferrabile prodotto di una realtà spaziale complessa, a priori non
indagabile fruttuosamente.
Si è già detto che il paesaggio necessita di una definizione assoluta
ed inequivocabile e, in termini tecnici, di una forma di misurabilità
che ne assicuri la comunicabilità, e che quest’ultimo aspetto, nei ter-
mini della condivisione comune, non è solo importante, ma addirittura
imprescindibile.
Solo grazie alla definizione di un linguaggio comune, i tecnici di
ogni settore potranno garantire al paesaggio il suo primario ruolo nelle
comunità locali e negli individui, attraverso il suo posizionamento a
base dell’attività progettuale e di pianificazione territoriale. Si riba-
disce, tuttavia, che ancora troppo spesso si sente parlare di paesag-
gio-linguaggio, quale strumento di lettura di una sorta di grammatica
territoriale. Il paesaggio è qualcosa di più e di diverso rispetto ad un
linguaggio convenzionale condivisibile: è il modo con cui lo spazio si fa
proprio, si pensa, si usa, si fruisce, sia nella soggettività dell’individuo,
sia nella molteplicità della società, ove esso diventa elemento struttu-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
190 C come Paesaggio

rante la cultura locale. Necessita perciò esso stesso di un linguaggio,


per essere trasferito e diventare moneta di scambio culturale. Nel caso
della città questo linguaggio può essere quello della topologia dello
spazio urbano, propria dell’analisi configurazionale, da intendersi quale
traccia materiale del prodotto culturale di una comunità nello svolgersi
della sua storia. Linguaggio tecnico, certo, ma linguaggio oggettivo, che
può essere la base per lo sviluppo di ulteriori e più generali linguaggi
disponibili ed utili per tutti. Nell’immediato esso può essere posto a
servizio della progettazione e della pianificazione, quale guida dell’a-
zione dell’uomo nel proprio territorio. La pianificazione territoriale
per certi versi è per intrinseca natura fortemente esposta ad una valu-
tazione/azione del/sul paesaggio, che si esplica sia che il piano venga
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

o no attuato: cattive scelte di piano possono avere effetti negativi sul


rapporto tra uomo e territorio, compromettendo il primo e svilendo
le culture locali. Su questa direzione è necessario dare contorni più
definiti al rapporto tra analisi spaziale e pianificazione del paesaggio,
sulla scorta di quello che in altri Paesi europei, soprattutto anglosas-
soni, sta già accadendo. Il paesaggio non può e non deve più essere
inteso come una componente specialistica, ma quale generale matrice,
comune ed imprescindibile, di ogni forma di pianificazione e di governo
del territorio.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Riferimenti bibliografici

Abshirini, E., & Koch, D. (2017). Resilience, Space Syntax and Spatial Inter-
faces: the case of River cities. ITU J Faculty Arch., 14, 25-41. doi:10.5505/
itujfa.2017.65265
Al Sayed, K., Turner, A., Hillier, B., Iida, S., & Penn, A. (2014). Space Syntax
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Methodology (4th ed.). London: Bartlett School of Architecture, UCL.


Alexander, C. (1964). Notes on the Synthesis of Form. Cambridge: Harward
University Press.
Alexander, C., Silverstein, M., & Ishikawa, S. (1977). A Pattern Language.
Towns, Buildings, Construction. Oxford, USA: Oxford University Press.
Alonso, W. (1965). Location and Land Use. Cambrigdge Mass.: Harward Uni-
versity Press.
Andriello, V. (2002). Kevin Lynch, The Image of the City, 1960. La città vista
con gli occhi degli altri. In P. Di Biagi, I classici dell’urbanistica moderna
(153 – 162). Roma: Donzelli Editore.
Arnheim, R. (1954). Art and visual perception: a psycology of creative eye.
Berkeley and Los Angeles: University of California Press.
Arnheim, R. (1974). Il pensiero visivo. Torino: Einaudi.
Assunto, R. (1973). Il paesaggio e l’estetica. Napoli: Giannini.
Barbieri, F., & Zuccaro, G. (2004). Somma Vesuvio MESIMEX: Final Technical
Implementation Report 2004/393427.
Barnes, K. (2011). Europe’s ticking bomb. Nature(473), 140-141. doi:10.1063/
PT.5.025301
Batty, M. (2001). Exploring isovist fields: space and shape in architectural and
urban morphology. Environment and planning B: Planning and design,
28, 123 – 150.
Bavelas, A. (1948). A mathematical model for group structures. Human Or-
ganization, 7, 16 – 30.
Bavelas, A. (1950). Communication patterns in task oriented groups. Journal
of the Acoustical Society of America, 22, 271 – 282.
Beauchamp, M. (1965). An improved index of centrality. Behavioral Science,
10, 161 – 163.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
192 Riferimenti bibliografici

Beltrame, G. (2009). Evoluzione del concetto di paesaggio e dei contenuti del-


la pianificazione paesistica. Como: Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Como.
Borsa Immobiliare di Napoli. (2013, Febbraio 26). Listino Ufficiale della Borsa
Immobiliare di Napoli. Tratto il giorno Febbraio 26, 2013 da http://www.
binapoli.it/listino/intro.asp
Brunswik, E. (1934). Wahrnehmung und Gegenstandswelt: Grundlegung einer
Psychologie vom Gegenstand her. Leipzig: Deuticke.
Buffoni, A., Cutini, V., & Petri, M. (2012). A refinement of the configura-
tional analysis. The use of mark point parameter analysis for the study
of urban orography. In M. Campagna, A. De Montis, F. Isola, S. Lai, C.
Pira, & C. Zoppi, Planning Support Tools: Policy Analysis, Implementation
and Evaluation. Proceedings of the Seventh International Conference on
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Informatics and Urban and Regional Planning INPUT2012 (918 – 929).


Milano: Franco Angeli.
Carpenter, A. (2013). Disaster resilience and the social fabric of space. In Y.
O. Kim, H. T. Park, & K. W. Seo, Proceedings of the Ninth International
Space Syntax Symposium. Seoul: Sejong University Press.
Carvalho, R., & Penn, A. (2004). Scaling and universality in the micro-struc-
ture of urban space. Physica A, 332, 539-547.
Castelnovi, P. (1998). Il senso del paesaggio. Relazione introduttiva. Il senso
del Paesaggio. Seminario Internazionale. Torino 7-8 maggio 1998.
Castelnovi, P. (2002). Società locali e senso del paesaggio. In A. Clementi (A
cura di), Interpretazioni di paesaggio. Convenzione Europea e innovazioni
di metodo. (179 – 197). Roma: Meltemi editore.
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. (2000). Convenzione Europea
del Paesaggio. Firenze.
Comune di Napoli. (2001). Piano Comunale dei Trasporti. Napoli, Italia.
Comune di Napoli. (2003). Piano delle 100 Stazioni. Napoli, Italia.
Conroy Dalton, N. S. (2010). Synergy, Intelligibility and Revelation in nei-
ghbourhood places. University of London: En.Ph.D. dissertation.
Cooper, C., Fone, D., & Chiaradia, A. (2014). Measuring the impact of spatial
network layout on community social cohesion: a cross-sectional study.
International Journal of Health Geographics, 13(11). doi:10.1186/1476-
072X-13-11
Cosgrove, D. (1990). Realtà sociali e paesaggio simbolico. Milano: Unicopli.
Craik, K., & Zube, E. (1975). Issues in perceived environmental quality rese-
arch. Boston: Institute for Man and Environment – University of Mas-
sachussets.
Cullen, G. (1961). The concise Townscape. New York, USA: Van Nostrand
Reinhold.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Riferimenti bibliografici 193

Cutini, V. (1999). Configuration and Movement. A Case Study on the Relation


between Movement and the Configuration of the Urban Grid. CUPUM
’99 Computers in Urban Planning and Urban Management on the Edge of
the Millennium. Proceedings of the 6th International Conference. Milano:
Franco Angeli.
Cutini, V. (1999). Configuration and movement a case study on the relation
between pedestrian movement rates and the configuration of the urban
grid.
Cutini, V. (2010). La rivincita dello spazio urbano. L’approccio configurazio-
nale allo studio e all’analisi dei centri abitati. Pisa: Pisa University Press.
Cutini, V. (2013). The city when it trembles. Earthquake destructions, post-
earthquake reconstruction and grid configuration. In Y. O. Kim, H. T.
Park, & K. W. Seo, Proceedings of the Ninth International Space Syntax
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Symposium. Seoul: Sejong University Press.


Cutini, V. (2016). Motorways in Metropolitan Areas: The Northwestern
Growth of Florence and the Urban Use of Motorway A1. International
Journal of Geo-Information(77), 1-18. doi:10.3390/ijgi5060077
Cutini, V., Petri, M., & Santucci, A. (2005). Dalla space syntax alla MaPPA: un
contributo per l’evoluzione dell’analisi configurazionale. In A. Bruzzo, &
S. Occelli, Le relazioni tra conoscenza e innovazione nello sviluppo dei
territori. (351 – 370). Milano: Franco Angeli Editore.
Cutter, S. L., Boruff, B. J., & Shirley, W. L. (2003). Social Vulnerabili-
ty to Environmental Hazards. Social Science Quarterly(84), 242-261.
doi:10.1111/1540-6237.8402002
Dal Piaz, V., Pollini, V., Privileggio, G., & Treu Gentile, P. (1980). Lettura e
progettazione della forma urbana. Padova: Cleup.
Dardel, E. (1952). L’uomo e la Terra. Natura della realtà geografica. Parigi:
PUF --- Edizione Italia per i tipi di Edizioni Unicopli – Milano, 1986.
Dematteis, G. (1985). Le metafore della terra. La geografia umana tra mito e
scienza. Milano: Feltrinelli.
Desyllas, J., & Duxbury, E. (2001). Axial map and visibility graph analysis.
A comparison of their metodology and use in models of urban pede-
strian movement. Proceedings of the 3rd Space Syntax Symposium, (27.1
– 27.13). Atlanta.
Di Biagi, P. (A cura di). (2002). I classici dell’urbanistica moderna. Roma:
Donzelli Editore.
Di Pinto, V. (2013). Leggere e comunicare il paesaggio. Per un modello inter-
pretativo dello spazio urbano percepito. Napoli: Ph.D. Thesis. doi:10.6092/
UNINA/FEDOA/9194
Esposito, A., & Di Pinto, V. (2014). Urban resilience and risk assessment.
How urban layout affects flood risk in the city. ICCSA 2014 – The 14th

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
194 Riferimenti bibliografici

International Conference on Computational Science and its Applications.


Guimarães. doi:10.1109/ICCSA.2014.46
Esposito, A., & Di Pinto, V. (2015). Calm after the storm. The configurational
approach to manage flood risk in river cities. Proceedings of the 10th
International Space Syntax Symposium, (070:1-070:16). London.
ESRI. (2012). ArcGIS Desktop: Release 10.1. Redlands, CA: Environmental
Systems Research Institute.
Franceschini, A. (2003). Percezione e spazio urbano. Trento: Quaderni del Di-
partimento URB materiali e ricerche 2 – Università degli Studi di Trento.
Freeman, L. (1978). Centrality in Social Networks Conceptual Clarification.
Social Networks, 1, 215 – 239.
Gil, J., & Steinbach, P. (2008). From flood risk to indirect flood impact: evalua-
tion of street network performance for effective management, response
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

and repair. In D. Proverbs, C. A. Brebbia, & E. Penning-Roswell, Pro-


ceedings of FRIAR 2008. Southampton: Wessex Institute of Technology
Press. doi:10.2495/FRIAR080321
Haig, R. M. (1923). Towards an Understanding of the Metropolis. Quarter
Journal of Economics, 40.
Halbwachs, M. (1896). Les expropriations et les prix des terrains à Paris (1860-
1900). Parigi: Cornély.
Hall, E. T. (1966). The hidden dimension. New York: Doubleday.
Hanson, J. (1989). Order and structure in urban design; the plans for the rebu-
ilding of London after the great fire of 1666. Ekistics, 334 335(56), 22 – 42.
Hillier, B. (1996a). Cities and movement economies. Urban Design Interna-
tional, 1(1), 41 – 60.
Hillier, B. (1996b). Space is the machine. Cambridge: Cambridge University Press.
Hillier, B. (1999). Centrality as a process. Accounting for attraction inequa-
lities in deformed grids. Space Syntax Second International Symposium,
(06.1 – 06.20). Brasilia.
Hillier, B. (1999). The common language of space: a way of looking at the
social, economic and environmental functioning of cities on a common
basis. Journal of Environmental Sciences(11), 344-349.
Hillier, B. (1999b). The hidden geometry of deformed grids: or, why space
syntax works, when it looks as though it shouldn’t. Environment and
planning B: Planning and Design, 26, 169 – 191.
Hillier, B. (2002). A theory of the city as object. Urban Design International(7),
153-179.
Hillier, B. (2004). Rejoinder to Carlo Ratti. Environment and Planning B:
Planning and Design, 31, 501 – 511.
Hillier, B., & Hanson, J. (1984). The social logic of space. Cambridge: Cam-
bridge University Press.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Riferimenti bibliografici 195

Hillier, B., & Iida, S. (2005). Network and Psychological Effects in Urban Mo-
vement. Spatial Information Theory. Lecture Notes in Computer Science,
3693, 475 – 490.
Hillier, B., Burdett, R., Peponis, J., & Penn, A. (1987). Creating life: or does
architecture determine anything? Architecture and Comportement: Ar-
chitecture and Behaviour, 3(3), 233 – 250.
Hillier, B., Penn, A., Hanson, J., Grajewski, T., & Xu, J. (1993). Natural move-
ment: configuration and attraction in urban pedestrian movement. Envi-
ronment and planning B: Planning and Design(20), 29 – 66.
Hurd, R. M. (1903). Principles of City Land Values. New York: The Record
and Guide.
ISTAT. (2011). 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni.
ISTAT. (2012). Statistiche demografiche. Tratto da http://demo.istat.it/bil-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mens2012gen/index.html
ISTAT. (2017). Statistiche demografiche. Tratto da demo.istat.it
Jha, A., Miner, T., & Stanton-Geddes, Z. (2013). Building Urban Resilience:
Principles, Tools and Practice. Washington, DC: World Bank Publications.
Kanizsa, G. (1978). La teoria della Gestalt: distorsioni e fraintendimenti. In G.
Kanizsa, & P. Legrenzi (A cura di), Psicologia della Gestalt e psicologia
cognitivista. Bologna: Il Mulino.
Koch, D., & Carranza, P. M. (2013). Syntactic resilience. In Y. O. Kim, H. T.
Park, & K. W. Seo, Proceedings of the Ninth International Space Syntax
Symposium. Seoul: Sejong University Press.
Legge 29 giugno 1939, n. 1497. (1939). “Protezione delle bellezze naturali”.
Lynch, K. (1960). The Image of the city. Cambridge: MIT Press.
Lynch, K. (2006). L’immagine della città. Venezia: Marsilio Editori.
Marcus, L., & Colding, J. (2014). Toward an integrated theory of spatial
morphology and resilient urban systems. Ecology and Society, 4(19), 55.
doi:10.5751/es-06939-190455
Marshall, A. (1890). Principles of Economics. Londra: Macmillan.
Matthews, J. W., & Turnbull, G. K. (2007). Neighborhood Street Layout and
Property Value: The Interaction of Accessibility and Land Use Mix.
Journal of Real Estate Finance and Economics(35), 111 – 141.
Mayer, R. (1965). Prix du sol et prix du temps: essai sur la formation des prix
fonciers. Bulletin du PCM, 10(65), 9-37.
Mehaffy, M., Porta, S., Rofè, Y., & Salingaros, N. (2010). Urban nuclei and the
geometry of streets: The ’emergent neighborhoods’ model. Urban Design
International, 15(1), 22-46.
Mill, J. S. (1848). Principles of Political Economy. Londra: John W. Parker.
Mohareb, N. I. (2009). Emergency Evacuation Model for Urban Places: Ac-
cessibility Model Framework. International Conference on Applied Social
Modeling and Simulation – ICASMS. Parigi.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
196 Riferimenti bibliografici

Mohareb, N. I. (2011). Emergency evacuation model: accessibility as a starting


point. Proceedings of the ICE (Institution of Civil Engineers) – Urban
Design and Planning. doi:10.1680/udap.2011.164.4.215
Montello, D. (1991). Spatial orientation and the angularity of urban routes.
Environment and Behavior, 23(1), 47 – 69.
Neisser, U. (1976). Cognition and reality: Principles and implications of cogni-
tive psychology. New York: Freeman.
Paton, D. (2003). Disaster preparedness: a social-cognitive perspective. Disaster
Prevention and Management(12), 210-216. doi:10.1108/09653560310480686
Paton, D., & Johnston, D. (2006). Disaster Resilience: an Integrated Approach.
Springfield, IL: Charles C. Thomas.
Pelling, M. (2003). The Vulnerability of Cities: Natural Disasters and Social
Resilience. New York: Earthscan.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Penn, A., Hillier, B., Banister, D., & Xu, J. (1998). Configurational modelling
of urban movement networks. Environment and Planning B: Planning
and Design(25), 59 – 84.
Peponis, J., Hadjinikolaov, E., Livieratos, C., & Fatouros, D. (1989). The spatial
core of urban culture. Ekistics, 334 – 335(56), 43 – 55.
Porta, S., Crucitti, P., & Latora, V. (2005). The Urban Network Analysis of Ur-
ban Streets: A Primal Approach. Environment and Planning B: Planning
and Design, 33(5), 705 – 725.
Porta, S., Crucitti, P., & Latora, V. (2006a). The Network Analysis of Urban
Street: A Dual Approach. Environment and planning B.
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile.
(2005). Piano Nazionale d’emergenza dell’Area Vesuviana.
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile.
(2006). Piano di allontanamento definitivo – Rapporto finale.
R Core Team. (2014). R: a language and environment for statstical computing –
Versione 3.1.2. Free Software – GNU License. Tratto da www.R-project.org
Rabino, G., & Cutini, V. (2012). INPUT 2012. Cagliari.
Raffestin, C. (2005). Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio.
Elementi per una teoria del paesaggio. Firenze: Alinea.
Read, S. (1999). Space syntax and the Dutch city. Environment and Planning
B: Planning and Design(26), 251 – 264.
Regione Toscana. (2011). Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano
Paesaggistico (PIT) – Relazione Generale. Tratto da http://www.regione.
toscana.it/documents/10180/12604066/Relazione+generale+del+Piano+p
aesaggistico.pdf/6f279657-b59f-4b9f-81be-8f13b24e863c
Rousseeuw, P. J. (1987). Shilhouettes: a graphical aid to the interpretation
and validation of cluster analysis. Journal of computational and applied
mathematics, 20, 53-65. doi:10.1016/0377-0427(87)90125-7

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Riferimenti bibliografici 197

Sabidussi, G. (1966). The centrality index of a graph. Psychometrika, 31, 581


– 603.
Sari, F., & Kubat, A. S. (2012). Syntactic properties of evacuation and access
routes in earthquake vulnerable settlements. In M. Greene, J. Reyes, & A.
Castro, Proceedings of the eighth International Space Syntax Symposium.
Santiago de Chile: PUC.
Shaw, M. E. (1964). Communication Networks. In L. Berkowitz (A cura di),
Advances in Experimental Social Psychology (Vol. 1, 111 – 147). Elsevier.
doi:10.1016/S0065-2601(08)60050-7
Taleb, N. N. (2007). The Black Swan. The impact of the Higly Improbable.
New York: Random House.
Teklenburg, J., Timmermans, H., & Van Wagemberg, A. (1993). Space syntax:
standardised integration measures and some simulations. Environment
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

and Planning B: Planning and Design, 20(3), 347 – 357.


Turner, A. (2001). Angular Analysis. Proceedings of the 3rd Space Syntax Sym-
posium. Atlanta.
Turner, A. (2004). Depthmap 4: a researcher’s handbook. Londra: University
College London.
Turner, A., Doxa, M., & O’Sullivan, D. (2001). From isovists to visibility graphs:
a methodology for the analysis of architectural space. Environment and
Planning B: Planning and design, 28, 103-121.
Turri, E. (1974). Antropologia del Paesaggio. Milano: Edizioni di Comunità.
Turri, E. (2000). Sul senso di una semiologia del Paesaggio. In P. Castelnovi
(A cura di), Il senso del Paesaggio. Torino: IRES.
Turri, E. (2004). Il paesaggio e il silenzio. Venezia: Marsilio editore.
Turvey, R. (1957). The Economics of Real Property. Londra: G. Allen & Unwin.
Varoudis, T. (2012). Depthmap X Multi-platform Spatial Network Analysis
Software. Version 0.30. Tratto da http://varoudis.github.io/depthmapX/
Vaughan, L. (2007). The spatial syntax of urban segregation. Progress in Plan-
ning(67), 205 – 294. doi:10.1016/j.progress.2007.03.001
von Thünen, J. H. (1826). Der Isolierte Staat in Beziehung auf Landwirtschaft
und Nationalökonomie. Amburgo: F. Perthes.
Wendt, P. F. (1957). Theory of urban land value. Journal of Land Economics.
Wilson, E. (1984). Biofilia. Milano: Saggi Mondadori.
Wingo, L. (1964). Transportation and Urban Land. Washington DC: INC.
Zani, S., & Cerioli, A. (2007). Analisi dei dati e data mining per le decisioni
aziendali. Milano: Giuffrè Editore.
Zingale, S. (2013). Orto semiotico. Tratto il giorno Gennaio 15, 2013 da http://
www.salvatorezingale.it/ortosemiotico/tag/testo

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Territorio & Aree urbane
Collana diretta da Elvira Petroncelli

Molti avvertono che l’attuale generale stato di crisi induca, piuttosto che a
limitarsi al contingente superamento delle maggiori difficoltà, ad approfon-
dire le cause dei problemi per cercare soluzioni innovative e di lungo periodo.
Con questo spirito, si lancia una linea di ricerca che si proietta nel futuro
investigando e creativamente organizzando le potenzialità che nascono dalla
profonda conoscenza della nostra realtà, dallo sviluppo tecnologico e dalla
elaborazione intellettuale.
Il sistema urbano ed il territorio vanno ripensati in tutte le loro complesse
sfaccettature, restando fermi all’interno del ben delimitato campo della piani-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

ficazione territoriale e urbanistica, ma aprendosi a tutti quegli stimoli delle di-


verse discipline il cui contributo può permettere visuali feconde e stimolare la
definizione di nuovi processi per la conformazione e la gestione dello spazio.
L’intreccio tra studio, professione e didattica consente una mobilitazione delle
forze non solamente necessaria per superare le attuali ristrettezze, ma per
integrare saperi che vanno inevitabilmente settorializzandosi e che possono
conferire, ciascuno, con i suoi meriti, valore aggiunto.

1. E. Petroncelli, M. Stanganelli, A. Cataldo, Assetto del territorio. Dalle norme al


processo di piano.
2. E. Coppola (a cura di), Urbanistica comunale oggi. L’innovazione nella pianificazio-
ne urbanistica comunale: esperienze di piano a confronto.
3. E. Petroncelli (a cura di), Il paesaggio tra rischio e riqualificazione. Chiavi di lettura.
4. F.D. Moccia, A. Sgobbo, La polarizzazione metropolitana. L’evoluzione della rete
della grande distribuzione verso un sistema policentrico sostenibile.
5. E. Petroncelli (a cura di), Progetto paesaggio tra letteratura e scienza.
6. E. Petroncelli (a cura di), Riappropriarsi dei paesaggi fluviali. Recovering River
Landscapes.
7. V. Di Pinto, C come Paesaggio. Analisi configurazionale e paesaggio urbano.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
È possibile “processare” il paesaggio? Partendo da questo in-
terrogativo, il volume esplora l’attuale concezione socio-cul-
turale del paesaggio, focalizzando la propria attenzione sulla
percezione ambientale e sulle sue basi oggettive. Ancorato
alla convinzione che per conoscere adeguatamente il pae-
saggio sia necessario ricorrere ad approcci e tecniche quan-
titative, il volume sviluppa un percorso di analisi e di ricerca,
arrivando a proporre un modo innovato di rapportarsi ai luo-
ghi urbani, basato sul riconoscimento dei caratteri intrinseci
della città e degli elementi effettivamente determinanti per il
suo funzionamento. La città viene interpretata come un’en-
tità unitaria e allo stesso tempo duale – in quanto compo-
sta da spazio privato, tenuto insieme da spazi pubblici, e da
persone, tenute insieme dal sistema delle loro relazioni – che
può essere analizzata e compresa grazie all’approccio topolo-
Documento acquistato da () il 2023/04/27.

gico-quantitativo cosiddetto configurazionale, secondo l’idea


che la struttura relazionale degli spazi urbani costituisca il
punto di connessione tra la dimensione fisica e la dimensione
sociale degli insediamenti umani. Il risultato è l’apertura di
una traccia verso l’utilizzo di metodologie e strumenti quan-
titativi per lo studio del paesaggio in termini diretti, supe-
rando le criticità del ricorso a componenti soggettive. Grazie
all’implementazione di diversi casi di studio in altrettanti do-
mini propri del paesaggio, la visione proposta si sostanzia e
acquisisce robustezza, sollecitando trasversalmente la ricerca
sul paesaggio ad una riflessione sui propri orizzonti, offrendo
a pianificatori e specialisti della città un supporto professio-
nale e, soprattutto, evidenziando che il paesaggio non è una
componente specialistica, ma una matrice comune che deve
guidare il pensiero e l’azione di tutti gli attori del territorio.

Valerio Di Pinto è architetto e dottore di ricerca in Tecnica e Pia-


nificazione urbanistica. Già docente di Tecnica Urbanistica presso
l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, svolge dal 2010 atti-
vità di ricerca nello stesso Ateneo, interessandosi principalmente di
analisi dello spazio urbano, nonché dello studio del paesaggio e del
rapporto uomo/territorio. Autore di numerose pubblicazioni scienti-
fiche su queste tematiche, ha partecipato a progetti di ricerca e re-
lazionato a conferenze nazionali ed internazionali. Dal 2010 svolge
anche attività professionale, occupandosi prettamente di progetta-
zione urbanistica ed architettonica, di pianificazione territoriale e di
Sistemi Informativi Territoriali.

t www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Potrebbero piacerti anche