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TESINA IV

La musica dei primi cristiani: il canto gregoriano nei suoi caratteri modali e ritmici.

Fonti
• “Graduale”: raccolta di canti della messa.
• “Antifonale”: raccolta dei canti dell'ufficio.
• “Liber usualis”: sintesi tra Graduale e Antifonale.

Diffusione del Cristianesimo


La matrice del Cristianesimo fu l'ebraismo giudaico ma fu perseguitato fortemente dai romani
pagani. La distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C. Diede inizio alla diaspora dei cristiani che si
spostarono lungo tutto il bacino del Mediterraneo fondando le prime comunità cristiane. Le
persecuzioni dei primi cristiani volute da Diocleziano in Occidente ritardarono la loro espansione e
li costrinsero a nascondersi all'interno delle catacombe per i propri riti. Solo con l'editto di Milano
nel 313 d.C. Di Costantino la religione fu tollerata, anche perché la religione non era più
perseguibile con la violenza. Nel 391 Teodosio dichiarò il cristianesimo religione ufficiale e vietò i
riti pagani.

Trattatisti
• Severino Boezio: “De consolatione philosophiae” “De consolatione musicae”.
• Flacco Alcuino: segretario di Caro Magno
• Oddone di Cluny
• Ubaldo di S. Amandè
• Ermanno il Contratto
• Guido D'Arezzo

Canto Cristiano
• Elementi ebraici: Tono di lezione, Accentus, con lievi flessioni, Alleluia
• Elementi greci: Teoria, Kyrie Eleison.
• Elementi romani: Lingua latina.

Canto
• Canto Romano
• Canto Ispanico, Mozarambico
• Canto Gallicano
• Canto Ambrosiano

Canto Ambrosiano
Il Canto ambrosiano, l'unico conservato fino ad oggi, prende il nome da S. Ambrogio (339-347),
vescovo di Milano. Egli riformò la liturgia e il canto della chiesa occidentale, scrisse quattro inni
divenuti popolari e conosciuti per la loro semplicità. Per poter agire liberamente minacciò il
pontefice di separarsi dal resto della penisola con la sua diocesi e ottenne numerosi privilegi.

Riforma Gregoriana
Il passaggio dai repertori locali ad un unico repertorio adottato da ogni diocesi (tranne che da quella
Milanese di S. Ambrogio) segnò la nascita del canto gregoriano, dal nome di S. Gregorio I Magno,
a cui venne attribuita anche la fondazione della schola cantorum, la compilazione dell'antifonario e
la definizione del calendario. La sistemazione unitaria del canto determinò anche una progressiva
definizione della liturgia. La Schola Cantorum inizialmente era la cantoria alla quale era affidata
l'esecuzione dei canti durante le cerimonie nelle basiliche. Essa era già esistente prima di Gregorio e
l'assenza di notazione rendeva necessario ricordare a memoria l'intero repertorio, cosa che
richiedeva anni di studio. Il canto Gregoriano era un canto omofonico, senza accompagnamento,
diatonico il cui ritmo era dato dal tactus, il battito del cuore, che si eseguiva con un praeceptor che
dava il tono di lezione (accentus):
• Tono recto: lettura sillabica intonata svolta su una sola nota, con lievi flessioni melodiche
ascendenti o discendenti.
L'assemblea dunque doveva rispondere con il concentus, di cui esistevano tre tipi:
• Sillabico: ogni sillaba corrispondeva ad una nota (Credo).
• Semisillabico: ogni sillaba corrispondeva a due note.
• Melismatico: testo fiorito, diverse note e abbellimenti (Alleluia, Graduale, Offertorio).

Salmi
Derivanti dalla tradizione ebraica (il re Davide ne aveva scritti cinquanta) erano in greco e aramaico
e furono tradotti da S. Girolamo in latino nel Vulgata. Essi erano in prosa e direttamente rivolti a
Dio o a Gesù Cristo. Erano utilizzati particolarmente nell'Introito, nel Graduale e nel Tractus e
venivano espressi in tre diverse maniere:
– Salmodia responsoriale, ogni versetto era eseguito prima singolarmente dal celebrante o
dall'assemblea e in seguito ripetuto dall'intera assemblea.
– Salmodia allelujatica, dopo ogni versetto eseguito dal celebrante o dal solista, l'assemblea
cantava alleluja.
– Salmodia antifonica, i versetti erano eseguiti alternatamente dal solista o dal celebrante e
dall'assemblea.

Inni
Essi derivavano dalla tradizione della Chiesa Orientale ed erano in lingua greca. Si svilupparono
grazie al movimento ereticale degli Gnostici dal quale li apprese S. Efrem di Odessa e furono
introdotti nella Chiesa latina da S. Ilario di Poitiers e S. Ambrogio di Milano. Il testo degli inni è
scritto in versi ed essi sono sillabici, melodici e strofici.

Celebrazione Eucaristica: Messa


La celebrazione rievoca l'Ultima Cena di Gesù Cristo ed è la principale manifestazione del culto
cristiano. Si articola in tre parti: riti di introduzione, liturgia della parola e liturgia sacrificale.
– Ordinarium Missae: Kyrie eleison, Credo in unum Deum, Sanctus et Benedictus, Agnus Dei
– Proprium Missae: Introito, Kyrie eleison, Graduale, Tractus, Gloria, Credo in unum Deum,
Offertorio, Communio, Sanctus et Benedictus, Sequentia, Agnus Dei, Ite Missa est.
– Ufficio delle Ore: insieme dei canti che venivano eseguiti all'interno di conventi e monasteri
che scandivano la vita e precedevano la messa.

Sequenze
La sequenza era scritta in prosa ed eseguita antifonicamente a coppie di versetti. Nel primo periodo,
nata come accorgimento mnemonico è prosastica ed usa un diverso metro di coppie di strofe e di
diverso numero di sillabe. Nel secondo periodo di transizione tende a unire le coppie e a stabilire
modelli ritmici. Nel terzo periodo infine si allontana dall'alleluja e per la forma isoritmica ricorda
l'inno. Venne elaborata anceh in forma polifonica. Dopo il Concilio di Trento, Pio V conservò solo
quattro sequenze: Victimeae paschali laudes, Veni sancte spiritus, Lauda Sion, Dies Irae e Stabat
Mater che fu reintrodotto in seguito.

Tropi
Essi, dal greco tropos, sono un'aggiunta di testi sillabici ai melismi all'interno della messa, come il
Kyrie e l'Introito. L'invenzione fu attribuita a Tutilone, monaco di S. Gallo. Elemento caratteristico
era la farcitura cioè l'aggiunta di nuovi brani letterari e melodici ai canti tradizionali. I tropi vennero
assorbiti dalla musica profana del 1600 (trovatori e trovieri).

Modi Ecclesiastici
Il repertorio gregoriano si basa su scale eptafoniche di genere diatonico appartenenti a otto modi di
direzione ascendente. Le note fondamentali sono la finalis, in comune tra un modo autentico e il suo
plagale e che chiude il brano (re, mi, fa, sol) e la repercussio, una quinta sopra la finalis nei modi
autentici e una terza, in quelli plagali, fatta eccezione per III, IV, VIII.
– I Dorico – autentico
– II Ipodorico – plagale
– III Frigio – autentico
– IV Ipofrigio – plagale
– V Lidio – autentico
– VI Ipolidio – plagale
– VII Misolidio – autentico
– VIII Ipomisolidio – plagale

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