PRONUNCIAMENTO DEL LATINO
La lingua del canto gregoriano è il latino. A partire dalla sua restaurazione,
avvenuta nel XIX secolo, all'interno della liturgia della Chiesa, i papi
consigliarono di adottare la pronunciata romana del latino.
A seguire, presentiamo alcune norme di pronuncia dei testi latini.
Dittonghi
ae, oe Si emettono in un solo suono e si
maríae=maríe, moestus=mestus.
au, eu Si pronunciano entrambe le vocali con il loro suono proprio
ma in un'unica emissione vocale. autem= au-tem,
euge= eu-ge. La a con la u sempre forma diptongo:
lau-damus
eu Non formano dittongo quando nella declinazione non è
costante questa ultima lettera: meus=me-us (genitivo è
mei e in cui scompare la u).
A eccezione di quanto annotato, due vocali appartengono
sempre a sillabe diverse per cui bisogna
trí-a
inas, furono=fu-rono.
qu, gu Lauque segue a laqo a lagsiempre è sonora.
cua-cúm-cue
pin-güé-dinem
Consonanti
C La C davanti a, i, ae, oese si pronuncia come
lachcastellana
CC Quando si trova la doppia C davanti a dette
vocali si pronunciano
akchípite
CH Ha suono dek:cháritas=káritas,
Melkísedec
G Davanti a lei, ha lo stesso suono che in
francese (e suavisada): genere, pángimus.
GN Suona come lañen italiano: agnus=añus,
mañitudo
H Ha il suono di laken nel dativo mihi=miki, e nel
avverbio nihil=nikil con i suoi composti
nihilóminus=nikilóminus. Negli altri casi la h è
cambia.
J Suena como layen español; mayor=maggiore
Yesus
LL Si pronuncia comodi Lseparate: nullus=nul-lus,
trancuíl-litas
M Bisogna fare attenzione affinché non suoni come N.
Dóminumno Dóminun, immémor non inmémor.
PH Ha lo stesso suono che lafen spagnolo:
fase
SS Igual que lasen español: missa, pásser.
SC Delante di, ha lo stesso suono di
scientia, scendo
T Quanto alla sillaba ti la precede e le segue una vocale,
suena comots: étiam=étsiam, grátias=grátsias.
Se la precede una sola una x la t ha lo stesso suono
cuestio
V Si deve differenziare dal labio inferiore
al bordo dei denti.
X Davanti alla vocale suena: condúxit=conducit,
genuflecso
XC Quando precedono le vocali, suonano
laxcomoky laccomo lachfrancesa:
ekchélsis
Z Si pronuncia come la suave lasciandosi udire una:
tsona
Il sistema vocalico latino
«Il sistema vocalico del latino arcaico, perpetuato nella lingua letteraria,
era costituito da dieci fonemi che possiamo definire attraverso tre
apertura, luogo di articolazione e quantità.
I gradi di apertura erano tre: chiuso (o alto) (/i/ /i:/ /u/ /u:/), medio
( /e/ /e:/ /o/ /o:/ ) e aperto (o basso) (/a/ /a:/). Inoltre, le vocali palatali – o
anteriores – (/i/ /i:/ /e/ /e:/) si distinguevano dalle velari – o posteriori –
(/u/ /u:/ /o/ /o:/), mentre due vocali non erano né palatali né velares
( /a/ /a:/ ). Ogni punto del sistema era occupato da due elementi, che si
differenziavano per la quantità (cioè, la durata, indicata qui da
presenza o assenza di «:»); /i:, e:, a:, o:, u:/ erano lunghe, mentre /i, e,
a, o, u/ erano brevi. Pertanto il sistema può essere rappresentato
schematicamente nella seguente forma:
Palatali Velari
s
Chiuso /i:/ /u/
s
Mezzi /e:/ /e/ /o:/ /o/
/a/
Aperte
Tuttavia, la convenzione grafica del latino ignorava generalmente le
differenze di quantità e usava solo cinque lettere, ognuna delle
cui potevano rappresentare sia un fonema lungo che uno breve. (Più tardi
gli grammatici hanno stabilito una distinzione ortografica, ponendo il segno
(ˉ) sulla vocale lunga e il segno (˘) sulla breve; in questo manuale
omitiamo quest'ultimo marchio.) Ma, nonostante le differenze quantitative
tra le vocali non si riflettevano nella scrittura, era questo un tratto
distintivo, come dimostrano i seguenti esempi:
qui
libero
liso
él vino
mela
bocca
POPULUS "popolo"
Accanto a queste dieci vocali, il latino letterario conosceva anche tre
dittonghi (combinazione di due elementi vocalici in un'unica sillaba):
AE [ai], y AU [AU].
È probabile che, in termini articolatori, la vocale lunga fosse un po'
più chiusa della breve in ogni coppia di fonemi che condividevano il
“stesso” luogo di articolazione – cioè, il tratto distintivo quantitativo andrebbe
accompagnato da un tratto ridondante di apertura -; infatti, in molte
nelle lingue moderne si osserva generalmente una chiusura relativa delle
vocali lunghe simili. [...]
Il sistema che abbiamo appena descritto sembra essere perdurato nel parlato
culta; nonostante ciò, il vocalismo del latino parlato subì gradualmente una
serie di cambiamenti fondamentali. Il primo di essi (avvenuto non oltre
del secolo I d.C.) fu la perdita del tratto distintivo di quantità: il carico
La funzionalità di questo tratto è stata trasferita a quella di apertura, fino ad allora
ridondante.
Il secondo cambiamento fondamentale avvenuto nel vocalismo del latino parlato
guarda relazione con la natura dell'accento. [...]
Il sistema di nove vocali che è emerso dopo la perdita delle opposizioni
basate sul tratto di quantità erano particolarmente instabili - e, per
conseguente, suscettibile di essere modificato -, come, del resto, avviene
con qualsiasi sistema che dipenda dalla distinzione tra cinque gradi di
apertura. In realtà, la differenza acustica era probabilmente troppo
piccola affinché potessero essere differenziati con assoluta precisione i
elementi del sistema. Ci sono chiare prove che fosse già stato dato il
confusione tra i gradi di apertura tre e quattro nel I secolo d.C. Al
sistema vocalico risultante da questi cambiamenti, sistema di sette unità, si
dolce denominare “sistema vocalico del latino volgare”, poiché si è utilizzato in
buona parte della latinità, inclusa la Penisola Iberica. Ora, a dispetto
di tale denominazione per il sistema vocalico che ha dato origine a quelli di
i romanzi occidentali, è vero che non è stato l'unico esistente. Ce n'erano
il sistema arcaico (o sardo), l'asimmetrico (u orientale) e il marginale (o
suditálico).»
Penny, Ralph: Grammatica storica dello spagnolo. Barcellona: Ariel, 2001, p. 39
ss.]
Il dittongo nel latino classico e volgare
I gruppi vocalici aeyoefuerono pronunciati, almeno fino al
fine della Repubblica e dai romani colti fino a molto avanzato l'Impero,
come dittonghi, caricando l'accento sulla prima vocale e pronunciando la
seconda come chiusa. Nelle scuole tedesche si continuarono
trascrivere questi dittonghi con le vocali con dieresi äyö, incluso
quando nel nord della Germania si tornò alla vecchia pronuncia di
laclatina classica comok. Così Giulio Cesare si pronuncia “Käsar”, invece di
la forma tradizionale usata da tutti gli storici “Zésar”.
Dal latino “Giulio Cesare” deriva il tedesco “Kaiser”, che significa ‘imperatore’.
Sembra che "Kaiser" sia il calco più antico che il tedesco abbia preso dal latino,
già prima dell'era cristiana, in un'epoca in cui il latino si pronunciava
ancora il gruppo vocalico aecome dittongo. La parola non è passata ai
idiomi romani, che presero la parola imperator per designare
l'imperatore
La parola slava Zar (usata da russi, serbi e bulgari) per designare il
Soberano, viene dal bulgaro car, dal antico slavo *cěsar, che a sua volta
viene dal gotico kaisar.
Fu Plinio a diffondere la leggenda che Giulio Cesare fosse nato da
ventre di sua madre mediante un'operazione (lat.caedere, caesum, 'estrarre
mediante operazione', 'tagliare'). Basandosi su questa leggenda, nell'epoca
Il termine cesareo è stato coniato in medicina, che in tedesco si chiama
«Taglio cesareo», nel senso di 'sezione attraverso la quale viene liberato il feto'
delle pareti addominali e uterine.
«Che per quanto riguarda il latino e le lingue romanze i
I termini volgare, rustico e antico sono in opposizione tra loro, ce lo
dimostrano bene, tra le altre cose, i dittonghi aeyau. Per quanto riguarda il
prima, le continuazioni del lat.aeson sono le stesse del lat. latina (cfr.per
it.cielo
fr.piede, cast. pied); quindi, nel latino volgare si è dovuto convertire
enę. Ma questo volgare in latino è allo stesso tempo antico e rustico. La
la monottongazione di aeenęes è un dialettalismo umbro, e si è già realizzato in
tempi preistorici. Dal campo si aprì un cammino fino alla lingua
abituale di Roma, dove era già presente prima del II secolo avanti Cristo.
La vocale della lingua comune appare nella lingua letteraria, invece di ae, in
il popolare Plauto (264-194 a.C.). Lucilio (morto nel 103 a.C.)
escarnece questa pronuncia rustica (“Cecilius pretor ne rusticus fiat”) e
Varrone (116-27 a.C.) osserva che “Il Lazio è stato educato in
urbehaedus”. La pronuncia rustica fu imitata a Roma dai circoli
culto. Ma le seguenti parole romaniche: fr. foin, sp. fieno, ant.
seta
prov.sep, esp. e port.sebe, che può continuare non le forme conęsino
le con sino le conẹ, vengono rispettivamente defẹnum, sẹta, sẹpes, ossia,
delle forme volsco-falische defaenum, saeta, saepes, in modo che le
le lingue romanze continuano due antichissimi volgari del latino che sono
entrambi di origine rustica (ae>ęumbro, ae >ẹvolsco-falisco).
[Vidos, B. E.: Manuale di linguistica romanza. Madrid: Aguilar, 1968, p. 184]
s.]
«L'inconstanza dei casi citati nelle lingue romanze conferma la
insicurezza che esisteva nella lingua di uso comune a Roma riguardo a questa
pronuncia rustica, e allo stesso tempo dimostra che ogni modo di
procedere schematicamente che intendesse mettere la pronuncia rustica
e la culta una di fronte all'altra in rigida opposizione, sarebbe metodologicamente
sbagliata, a causa del carattere individuale di ogni caso particolare.
Riassumendo la nostra argomentazione, possiamo affermare, quindi, che
vulgarismi come ad esempio ĭ>ę,ŭ>æ,ae>ę,ae>ẹ,au>æ, che sono
di origine dialettale molto antica, furono accolti da tutti i gruppi
sociali della società romana nel cosiddetto latino volgare, il quale,
propriamente, non è altro che la lingua parlata da tutti gli strati di
la popolazione e in tutti i tempi della latinità.
Che questa lingua parlata non potesse essere la stessa per tutti i ceti
sociali della popolazione romana, e che i patrizi, per esempio, parlavano
tra di loro e nel Senato in modo diverso rispetto a quello degli ortolani di
la Via Appia o i gladiatori nelle taverne della Suburra, è cosa chiara.
[o. cit., p. 187]
L'evoluzione del latino
Latino letterario
Si solito si considerano quattro periodi che corrispondono a quelli della letteratura
latina.
Periodo antico (240-70 a.C.)
Si fissa tra il 240 e il 70 a.C. In esso sono inclusi gli autori Ennio,
Plauto e Terenzio.
Età dell'oro o classica (70 a.C.-14 d.C.)
Abarca praticamente il primo secolo prima di Cristo, ovvero dal 70 a.C.
fino al 14 d.C. In questo periodo sono inclusi i prosatori Gaio
Giulio Cesare (100-44 a.C.), Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) e Tito Livio (59
a.C.-17 d.C.), i poeti Cayo Valerio Catullo (87-54 a.C.),
Tito Lucrezio Caro (98-55 a.C.), Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.)
Quinto Horacio Flaco (65-8 a.C.) e Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-17 d.C.). In
in questo periodo la lingua raggiunge le più alte vette di espressione artistica sia
in prosa come in verso e consente una enorme ricchezza e flessibilità.
Parallelamente al Latino Classico (“Età dell'Oro”), lingua molto codificata e
di grande rigidità, si stava sviluppando a Roma la lingua della conversazione,
impiegata nelle sue relazioni umane, sia dalle persone colte che da
popolo meno illustrato. Nel XIX secolo, Hugo Schuchardt nel suo
Il Vokalismo del volgare latino (Lipsia, 1866) coniò il termine
dal latino volgare per designare questo latino colloquiale.
Il latino volgare si stava progressivamente allontanando dalla lingua scritta,
abarcando la sfera familiare e la conversazione comune. Non era inferiore al
Latino Classico, ma la lingua di Roma, con tutta l'energia di una lingua
viva. Latino volgare Latino parlato si è evoluto gradualmente
fino a diventare quello che oggi chiamiamo Lingue Romanze.
Età d'argento (14-130 d.C.)
Va dall'anno 14 fino al 130 d.C.. Si caratterizza per permettere la
espressione retorica e ornamentale, così come la concisione e l'epigramma, tutto
che si trova nell'opera del filosofo e drammaturgo Seneca e nei
scritti dello storico Tácito.
Età del bronzo o periodo tardo (secolo II-VI)
Si estende tra il II e il VI secolo (c. 636), in cui è inclusa la letteratura dei
santi padri della Chiesa, chiamata anche la Patristica. In quei
momenti, con l'invasione dei barbari si stanno introducendo nella
lingua molti prestiti lessicali e sintattici; a questa forma del latino si
le ha chiamato Lingua Latina opposta alla Lingua Romana, che è la forma
in cosa si studia questa lingua.
Latino medieval o latino ecclesiastico (Medioevo)
Durante la Edad Media, in Europa occidentale la corrispondenza si scriveva
in latino. Si chiama Latino Medievale o Basso Latino la lingua latina che
si usa in questo periodo. Era una lingua viva anche per la gente non
istruita e che non la parlava, perché era la lingua impiegata dalla Chiesa
sia nel culto quotidiano che negli scritti. Tuttavia soffrì molto
cambiamenti: la sintassi è stata semplificata, sono stati adottati numerosi neologismi di
orígenes diversi e molte parole hanno cambiato significato.
Latino moderno o il nuovo latino (Rinascimento)
Appare nella XV e XVI secolo ciò che è stato chiamato Latino Moderno.
Gli autori del Rinascimento danno vita a una nuova letteratura in latino che
imitava lo stile degli autori classici, soprattutto quello di Cicerone. In quel
tempo si scrivevano in latino quasi tutti i libri scientifici, filosofici e
religiosi. Scrissero in latino Erasmo da Rotterdam, il filosofo
ingleseFrancis Bacon, il fisico della stessa nazionalità di Isaac Newton,
Allo stesso modo, era la lingua in cui si realizzava la comunicazione diplomatica.
tra le nazioni europee.
Alla fine del XVII secolo perde la sua condizione di lingua internazionale. No
obstante, durante i secoli XVIII e XIX è ancora conservata come lingua per
gli studi classici, e sono stati redatti in latino alcuni trattati
durante il secolo XX. Ancora oggi la Chiesa cattolica lo impiega come lingua
ufficiale nei suoi documenti, soprattutto nelle encicliche papali.
Nell'insegnamento di questa lingua sono state accettate varie forme di
pronuncia che tendono ad adattarsi alla pronuncia di ognuna delle
lingue europee derivate dal latino, la più diffusa è quella che usa
La Chiesa cattolica, molto simile a quella italiana.
Ciò che oggi si insegna è una ricostruzione del latino dell'epoca di
Cicerone. La pronuncia accademica si basa su quella fissata nella così
llamadapronuntiatio restituta.
IL RINASCIMENTO
Antonio de Nebrija (1444-1522) fu il primo europeo moderno che
ricostruì criticamente le pronunce del latino, del greco e del
ebraico. Su Introductiones Latinae, che aveva pubblicato nel 1481, si
costituì il testo più importante scritto fino ad allora su quel
tema e si è trasformato in un manuale per gli studenti fino al XIX secolo. InDe
sulla forza e il potere delle lettere
alfabeto', 1486) Nebrija intraprende l'analisi sistematica della fonetica del
latino, greco ed ebraico. Nebrija fu «il primo che aprì negozio della lingua
latina e osó mettere un pendone per nuovi precetti», «quello che esiliò di
la nostra Spagna i barbarismi che nella lingua latina si erano creati
(Juan del Encina), «il debellatore della barbarie».
Desiderio Erasmo da Rotterdam (1467-1536), originariamente chiamato
Geert Geertsz, fu il più grande umanista del Rinascimento e senza dubbio il
scrittore più elegante e acuto del suo tempo. Tra le sue opere scritte in
latino si distinguono: Elogio della follia (1511); Colloqui (1518), un'opera
il cui scopo era facilitare l'apprendimento del latino agli studenti;
ciceroniano (1527).
Nebrija sosteneva, con idee del suo tempo, che le lettere (le figure)
avevano pronunce proprie o legittime e prese in prestito o illegittime, perché
in origine tra la lettera e il suo suono c'era una relazione di natura. Le
erano proprie quelle che avevano in latino, poiché erano state inventate per
rappresentare i suoi suoni; le castellane erano proprie o no a seconda
conservavano o no la pronuncia latina.
Alonso, Amado: Dalla pronuncia medievale a quella moderna
spagnolo.Madrid: Gredos, 1969, vol. 2, p. 198]
La maggior parte delle lingue moderne coincideva con la pienezza
del Rinascimento, che aumentava l'uso del latino tra i dotti. Di
una parte la tradizione medievale manteneva l'uso del latino nelle opere
dottrinali, come lingua comune del mondo civilizzato; per un'altra,
gli umanisti aspiravano a risuscitare il latino elegante di Cicerone. Lo stesso
Nebrija, che iniziò lo studio della nostra lingua; Luis Vives, García
Matamoros, esaltatore del sapere ispanico; Fox Morcillo, Arias Montano, Luis
de León e molti altri, compose in latino alcune delle loro opere o tutte
ella. Solo si concedeva senza disputa alla lingua nativa il campo della
letteratura romanzesca e d'amore, disprezzata dagli spiriti seri.
Comunque, l'esaltazione nazionalista che accompagnò la creazione di
gli Stati moderni, non poteva non riflettersi nel suo maggiore apprezzamento di
le lingue nazionali. La maggiore consapevolezza linguistica ha fatto chiedere di
l'origine delle nuove lingue, che è stata generalmente spiegata come
"corruzione" dal latino a causa delle miscele di popoli. Un aspetto curioso
da questa attitudine consistette nel sottolineare la somiglianza tra il romanzo
materno e il latino: tanto più illustre sarebbe quanto più vicino a
lingua di Cicerone.
[Lapesa, Rafael: Storia della lingua spagnola. Madrid: Escelicer, 1968, p.
202-203
«I più illustri rinascimentali ricostruirono le pronunce antiche
del greco e del latino cercarono di imporle nelle aule universitarie. In
Spagna, il più antico fu Antonio de Nebrija (Introductiones latinae,
1481), e le pronunce ricostruite vennero chiamate
“erasmisti”, per le virtù metodiche del famoso Dialogo di Erasmo,
1528, e per il promettente patrocinio della personalità dell'autore: Di retta
Pronuncia della lingua latina e greca, Dialogo di Des. Erasmo da Rotterdam.
Anno MDXXVIII, Basilea. Però l'azienda erudita non ebbe successo, e ogni paese
seguito pronunciati il latino e il greco con la fonetica delle lingue
nazionali rispettivi, salvo qualche particolare.
Alonso, Amado: Dalla pronuncia medieval a quella moderna in
spagnolo.Madrid: Gredos, 1969, vol. 2, p. 177]
Il latino dopo il Rinascimento
Nebrija e Erasmo furono i primi nel Rinascimento che, con i loro
ricostruzioni della pronuncia classica del latino, iniziarono a
opponersi alla pronuncia del latino che si udiva nelle università
europee. Le ricostruzioni di questi autori hanno ancora molte
limitazioni, ma hanno spinto la revisione della pronuncia tradizionale del
latino. Tuttavia, i tentativi pedanti degli umanisti del XV secolo e
XVI per risuscitare il latino classico di Cicerone invece del latino semplice della
La chiesa e i conventi accelerarono la decadenza del latino nei circoli
intellettuali europei.
L'ultima opera filosofica scritta in latino in Inghilterra fu il Novum
Organumde Bacon, e l'ultima opera scientifica, i Principi di Newton. In
nelle università tedesche si conservò il latino fino al 1690.
Dopo il XVIII secolo, il latino ha perso importanza come lingua
internazionale.
XX secolo
A partire dalla seconda metà del XX secolo, inizia un movimento di
rinnovo e impulso dell'insegnamento del latino classico, basato su una
pronuncia unificata, ricostruita scientificamente, del latino classico.
Aumentano gli studi scientifici, le pubblicazioni e i congressi
internazionali il cui obiettivo è promuovere lo studio e l'impiego di un 'latino
vivo”. Se sta imponendo la pronuncia ricostruita o pronuntiatio
restituiti gli ambienti scientifici e i congressi internazionali. Senza
imbarco, questa pronuncia non è riuscita a imporsi come pronuncia
unificata in tutti i centri di insegnamento. In modo che si può dire
che esistono, almeno, sei pronunce diverse del latino classico,
tutte influenzate dalla lingua di ogni nazione.
La pronuncia restituita, che in teoria è ammessa da tutti l'
comunità scientifica, nella pratica non è facile da riprodurre acusticamente.
Esistono "registrazioni" di testi latini classici, che cercano di avvicinarsi
al "tono" del latino classico, ma che continuano a essere abbastanza diverse l'una dall'altra
di altre.
I filologi classici credono che se i romani ci sentissero pronunciare il latino
seguendo la pronuntiatio restituta, senza dubbio ci capirebbero, ma a loro
farebbe molto ridere il nostro “modo di parlare”, che risulterebbe divertente per loro.
Al Primo Congresso Internazionale per un latino vivo ad Avignone, tenutosi
Nel 1956, ispirato e convocato da Jean Capelle, si decise di raccomandare il
uso internazionale di una pronuncia unificata del latino basata su così
llamadapronuntiatio restituta o pronunciación reconstruida del latín
classico. Questa pronuncia si sta imponendo in tutti i circoli
accademici ed è utilizzata anche in tutti i congressi internazionali
dedicati al latino classico. Il congresso di Avignone ha esortato alla rinnovazione di
insegnamento del latino classico nelle scuole. I quattro congressi successivi
(dal 1959 al 1975) e dopo la riforma dell'istruzione in Francia nel 1968, non
potevano continuare con l'impeto rinnovatore del primo congresso di
Avignone.
Un nuovo impulso per la coltivazione del latino classico è stato il Conventus di
l'Accademia per la promozione della lingua latina (Roma 1966 e Jyväskylä 1997). Quest'ultimo
il congresso ha propagato un video documentario realizzato dalla Finnish Broadcasting
Vinculum amicizia che emette commenti en
Commentarii.
In Spagna si è formato un Circulus Latinus Matritensis
http://www.servicom.es/latine/circulus.htm
In America esiste un Septentrionale Americanum Latinitatis Vivae
Institutum(SALVI)
http://www.latin.org
In Germania è stata fondata la L.V.P.A. Associatio provehendae Latinitatis Vivae.
V.
http://pagina.de/lvpa/
La Societas Latina in Saarbrücken (Il Sarre, Germania) edita cassette con la
pronuncia ricostruita del latino classico:
Libri audio / dischi compatti
LaSodalitas LVDIS LATINIS faciundis e.V. di Monaco, fondata nel 1984:
http://www.klassphil.uni-muenchen.de/~stroh/sodalitas.html
Radio Bremen, in Germania, trasmette anche notizie in latino, con riassunti.
delle notizie più importanti del mese. Queste trasmissioni possono essere ascoltate su
Facoltà di auscultare su Internet:
http://www.radiobremen.de/notizie/latino/
Da alcuni anni, la radio finlandese ha una trasmissione settimanale di
notizie in un latino non molto ciceroniano e un po' moderno: Nuntii Latini. Queste
le trasmissioni possono essere ascoltate su Internet:
Invalid URL provided. No translation available.w.yle.fi/fbc/latini/
Tuttavia, siamo ancora lontani dall'ideale degli umanisti del
Rinascimento di raggiungere una Latinitas perennis, il latino classico come
linguaggio internazionale del mondo scientifico e delle persone colte.
Non sappiamo esattamente come suonasse il latino classico. Alcuni credono che
La pronuncia italiana è la più vicina al latino. Anche se la pronuntiatio
resta una buona approssimazione alla pronuncia classica, si trova sempre
riconoscerà il "lasciar" della lingua nativa di ogni parlante, il suo accento
autòctono. Questo può essere verificato ascoltando le diverse registrazioni di
testi classici realizzati da specialisti di diverse nazionalità.
Il problema della pronuntiatio restituta è che nella maggior parte dei
i centri di insegnamento non tengono conto della quantità delle sillabe o se sono
larghe o brevi nel latino classico. Se non si tiene conto della quantità, si
perde tutta l'intonazione.
Altri link:
Una prova di come si pronunciava il latino classico:
http://wiredforbooks.org/aeneid/Aeneid.ram(Libro IV dell'Eneide)
Come scrivere un CV? CV: currículum vitae (si pronuncia vite) è il
documento che racconta il tuo passato scolastico o professionale:
http://membres.lycos.fr/summerjob/es/cv.php
Accentazione e pronuncia del latino:
http://users.servicios.retecal.es/jomicoe/del_latin_al_espanol.htm
L'alfabeto latino. La sua pronuncia. Differenze con lo Spagnolo. Estratto da
Manuale di Latino di J. García Carrido, A. Gómez Feced e A. Ferrández Arenaz.
Ed. Magisterio Español S.A.
http://www.sombrasdeotrostiempos.com/web/modules.php?
Notizie
Pronuncia classica
È chiaro che qualsiasi standardizzazione linguistica è solo una convenzione:
quando alla maggior parte delle persone viene parlato del latino, istintivamente
pensiamo a Giulio Cesare e Cicerone. Non pensiamo al latino di Erasmo
del Papa.
Cioè, il "latino" di per sé si intende che è il latino "classico" (secoli I
a. C. al III d. C.). Secondo quanto detto, la “pronuncia esatta del latino” sarebbe la
pronuncia della classe colta nell'epoca di Augusto, ma questo è una
convenzione come qualsiasi altra. In ogni caso, potrebbero verificarsi le
seguenti regole per la pronuncia classica:
C/c sempre suono [k], quindi 'fecit' suona [fekit]
G/gsiempre con [gu] in 'guerra'; 'regina' suona [reguina]
H/hal inizio di parola leggermente aspirata /simile alla 'h' di
'home'/. Così si distingue, parlando, 'habes' (hai) da 'abes'
(sei assente). In tutti gli altri casi non si pronuncia mai:
bello
Ma dopo la 'p' si pronuncia come la 'f', esempio:
filosofia
LL/llse si pronuncia come 'l' doppia, 'puella' [puel-la], 'illorum' [il-lorum].
Uguale nel caso di altre consonanti doppie: accidere [ak-
kidere
V/usiempre si pronuncia como u: quidam [kuidam], sanguinemque
sangüinemkue
S La 's' iniziale si pronuncia sempre, proprio come in inglese, schola
[scuola], sapere [sapere].
X/xsuena come 'ks', dixerat [dikserat], duxit [duksit]
Y/ysuena come la 'u' del francese o la ü del tedesco.
Z/z 'ds'; Xenonem [dsenonem], gaza [gadsa]
ae/oelas due vocali formano dittongo. Si pronunciano anche se la e ha
un suono chiuso: rosae [rósae]
Nel caso del latino classico ci sono tante pronunce quante lingue
europee, infatti esiste una chiamata ecclesiastica, che è quella che utilizza la
Iglesia, e poi i francesi, gli inglesi, gli italiani, nei tempi medievali,
crearono le loro. Così, per esempio, caelum, un spagnolo medievale lo
pronuncierebbe come selum, ma un italiano medievale lo pronuncerebbe
comochelum.
Nel XIX secolo al XX si è giunti a determinare come dovrebbe essere più o meno
la pronuncia classica, determinando questioni come quali vocali
erano lunghe o corte, ecc. Ad esempio, caelum si pronuncerebbe Kaelum. Si
prenderono in considerazione i seguenti fattori:
§ i commenti e le correzioni fatte dai grammatici
romani
§ burle che facevano gli scrittori colti delle forme volgari;
§ gli errori di ortografia dei romani;
§ le false trascrizioni fatte spontaneamente in
iscrizioni pubbliche, come lapidi, ecc.;
§ gli errori di trascrizione nei documenti latino-classici;
§ iscrizioni con pronuncia volgare;
§ la genealogia delle lingue romanze;
In questo modo si è arrivati a stabilire una pronuncia classica che si
llamópronuntiatio restituta, o pronunciación reestablecida. Después de
la seconda guerra mondiale si è impiantata nella comunità
internazionale scientifica questa pronuncia.
La pronuncia del latino è cambiata notevolmente nel corso dei
secoli, a seconda degli ambiti geografici in cui si è stabilita. Ogni provincia
romana aveva una pronuncia diversa dal latino basata sull'accento delle
lingue preromane che esistevano nella zona. Ad esempio, Caesarsuena:
Chesaren pronuncia italiana
Sesaren pronuncia francese
Cesare pronuncia spagnola
Tsesaren pronuncia tedesca
Sisaen pronuncia inglese
Pronuncia romea o ecclesiastica
«Nel IV secolo, nell'Impero non si parlava più il greco classico né il
popolare. La lingua era il latino. Latino colto nelle corti, latino popolare nel
pueblo. La Chiesa adotta il latino popolare come lingua, fino al giorno di
oggi.
Papa Damaso, quindi, nel IV secolo, chiede a San Girolamo, il più grande
linguista e ebraista del suo tempo, e il più grande biblista di tutti
tempi, che traduce la Bibbia in latino. Compone quindi il terzo canone,
chiamata la Vulgata, per tradurre i libri dall'ebraico originale al latino volgare
(che parlava il volgo) del suo tempo. La Chiesa continua a mantenere
la pronuncia del latino volgare nell'edizione tipica dei suoi documenti e in
il Canto Gregoriano, semplice e semplice, che venne a sostituire le pompose
Messe dei classici (Mozart, Bach, Beethoven), che ponevano l'attenzione
della gente nella sua magnificenza più che nel mistero che si celebrava.
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A partire dalla sua restaurazione del canto gregoriano in latino, avvenuta nel secolo
XIX, all'interno della liturgia della Chiesa, i papi consigliarono che si
adotterà la pronuncia romanza del latino.
Norme di pronuncia ecclesiastica dei testi latini:
Dittonghi
ae, oe
Si emettono in un solo suono e si pronunciano e: maríae = maríe, moestus
= mestus.
au, eu
Si pronunciano le due vocali con il loro suono proprio ma in una sola
emissione di voce. autem = au-tem, euge = eu-ge. La a con la u sempre
forma diptongo: laudamus = lau-damus, pauper = pau-per.
io
Non formano dittongo quando nella declinazione quest'ultima non è costante
letra: meus = me-us (genitivo es mei in cui scompare la u).
A eccezione di quanto annotato, due vocali appartengono sempre a sillabe.
diversi per cui è necessario pronunciarli separatamente: tría = trí-a,
ru-inas
qu
La u che segue la q o la g è sempre sonora. quacumque=cua-cúm-
cu-ero
sangue.
Consonanti
La C davanti a e, i, ae, o si pronuncia come la castigliana. Caecilia =
Chechília, coelum = chelum.
CC
Quando si trova la doppia C davanti a queste vocali si
ecce = ekche; accípite = akchípite.
CH
Ha suono dek: cháritas = káritas, Melchísedec = Melkísedec.
Davanti a lei, ha lo stesso suono che in francese (ysuavizzata):
genere, pángimus.
GN
Suona come lañen in spagnolo: agnus = añus, magnitudo = mañitudo.
Ha il suono di laken nel dativo mihi = miki, e nell'avverbio nihil =
nikil con i suoi composti nihilóminus = nikilóminus. Negli altri casi
lahes muda.
J
Suona come layen spagnolo
LL
tran-quìllitas
tranquillità.
Bisogna fare attenzione affinché non suoni come N. Dóminum no Dóminun.
immémor no inmémor.
PH
filosofia
filosofia.
SS
Uguale che in spagnolo: messa, passare.
SC
Davanti a dei, ha lo stesso suono del francese: Scientia,
scendo
Quanto alla sillaba che precede e la segue una vocale, suona come: étiam
= étsiam, grátias = grazie. Se la precede un aso unaxlattiene el
stesso suono che in spagnolo: quaéstio = cuestio, mixtio = mixtio.
Si deve differenziare dalla bacercando il labbro inferiore al bordo dei
denti.
Delante di vocale suonano: condúxit = conducit, genuflexo = genuflecso.
XC
Quando precedono le vocali, suonano come la ch
francesa: excélsis = ekchélsis, excípias = ekchípias.
Si pronuncia come lassuave facendosi sentire un: zona = zonas, zizánia
tsitsánia.