PREFAZIONE
PER I LIBRI DELLE ISTITUZIONI
TEOLOGICHE
La teologia è la dottrina delle cose che devono essere credute o fatte per l'eternità
salvezza. Allora, non appartiene alla considerazione teologica qualsiasi cosa
che possa verificarsi o negarsi o farsi o omettersi senza pericolo di salvezza. In
Di conseguenza, la teologia è la scienza della religione, e la religione tratta del culto e
la venerazione a Dio; ma Dio non può essere onorato a meno che dignitosamente
pensiamo a lui e ubbidiamo ai suoi precetti. Ma cos'è Dio, cosa vuole
di noi, non possiamo saperlo se non ce lo rivela. Poi, così la fede di ciò che
deve essere considerata come la scienza di ciò che deve essere fatto, basandosi sulla rivelazione.
conseguenza, la teologia è la scienza delle cose rivelate. Inoltre, nessun
l'uomo sano ha mai dubitato che si debba credere in un dio che parla e in un dio
che ordina. Ma, Dio ha parlato, ha ordinato qualcosa? Certamente questo deve
provare, ma non a partire dai principi teologici, bensì per un altro genere di
argomenti. In effetti, la fede presuppone un dio che rivela, così come la rivelazione
suppone l'esistenza di Dio. Poi, che Dio esiste e che Dio ha parlato sono elencati
tra le cose che devono essere credute, non perché da esse derivi la fede tra tutti i
uomini, se non perché si esigono in anticipo per quelle cose che sono proprie di
la fede, e perché conviene che almeno per mezzo della fede siano proposte a quelli
che non hanno la dimostrazione o un sicuro convincimento di esse. Di conseguenza,
questo sarà l'argomento dei primi quattro libri: che stabiliamo che Dio
esiste, ciò che è ottimale, che ha parlato, e le cose che provengono da Dio e dalla parola
scritta e non scritta di Dio. Poi, delle cose rivelate da Dio, di quelle che
propriamente procede la fede, si stabilirà il discorso. Ma l'esposizione delle cose
rivelate è in mezzo a una differenziazione multipla. Infatti una cosa è sapere cosa
deve crederci, l'altra è sapere in che modo ciò che si crede, da una parte aiuta
ai orecchi pietosi, e per un'altra si difende contro gli empii, ciò che bella e
sabiamente disse san Agostino. Poi, la semplice e chiara esposizione di ciò che tutti
devono credere e osservare, corrisponde alla teologia catechistica, con cui
aiutiamo le orecchie dei rudi e degli ignoranti, mentre si da loro, come a dei bambini
in Cristo, il latte come cibo e non un alimento solido. Ma ai orecchi di coloro che
sanno di più sul trattamento delle cose teologiche li aiutiamo in molti modi.
In primo luogo, certamente, con l'esposizione dei libri sacri, di cui le
anime pietose prendono i precetti degli esempi delle consuetudini e i
argomenti di virtù divina e di saggezza. E questa esposizione dei libri divini o è
meramente dottrinale e didascalicaδιδασκαλικη), come si usa nelle
lezioni sacre, e questo appartiene agli interpreti della parola divina; o è
esortativa e pareneticaπαρενητικη), come accade nelle allocuzioni sacre
di fronte al popolo. Entrambi corrispondono a ciò che chiamiamo teologia espositiva. Poi, non
spetta all'espositore provare l'autorità dei libri sacri, indagare su
autore, se è nascosto e molte cose di questo tipo, che tra le più recenti sono più
per il beneficio dell'erudizione umana che per abbondanza della dottrina divina.
Ma, presupponendo queste cose la cui indagine spetta a un'altra specie di
teologia e altre discipline, sarà compito delle sue parti esporre parole oscure per
mezzo della perizia delle lingue, chiarire i sensi, le cose che là sono
latenti, o estrarre gli arcani della fede o i precetti di vita, conciliare e disporre a
per favore i passaggi che si oppongono in quanto alla loro apparenza. Non si deve fare gran
uso della fisica, della geografia o della cronologia, tranne quando non possano
spiegare i passaggi delle Scritture senza le informazioni sui luoghi o sui tempi,
ciò che accade nei libri storici, specialmente quelli dei Re e dei
Maccabei. Per quanto riguarda il resto, che importa se l'Epistolario a Filemone è stato scritto in
uno o l'altro anno, o se per caso l'isola di Melos, vicino alla quale Paolo naufragò, è
situata nel mare Adriatico o in quello Africano, o se la Lettera agli ebrei sia stata scritta
A Roma o a Corinto? Certamente non critichiamo lo sforzo e il lavoro degli uomini.
pietosi e studiosi delle lettere divine per indagare e chiarire queste cose. Nulla
di ciò. Anzi, lodiamo e approfittiamo delle sue elucubrazioni, come quelle di
coloro che scrissero con grande elogio su pietre, animali, piante, pesi e
misure, e sulla repubblica ebraica, le usanze, i vestiti, la musica e cose
simili; ma una cosa è comportarsi come cronista, geografo o fisico sacro, e
un'altra come teologo e espositore della parola divina.
Allo stesso modo, la teologia favorisce le orecchie pie dei devoti per l'esposizione dei
doveri della vita umana, per la spiegazione dei precetti divini, per la
definizione e divisione delle virtù e dei vizi, eccetera. E in verità questo può
diventare in modo puramente dottrinaleδιδασκαλικωs), come nei testi etici e
nelle lezioni morali, o anche in modo esortativo (παρενητικωs), ossia con
la persuasione a persistere nella virtù e fuggire dal vizio, come nei discorsi
sacri, e si rivolgono a questa parte della teologia che alza il suo sguardo verso le
costumi degli uomini, che devono essere formati e indirizzati per essa secondo la
ragione e legge divine. Per questo viene assegnato il nome di teologia morale. Ma, dato che
che oltre alla luce della ragione umana su cui si basa il diritto naturale, e
oltre al mandato di Dio su cui si fonda il diritto divino, ci sono molte altre
cose proibite o ordinate dalle leggi umane, la cui osservanza siamo
costretti dalla stessa necessità della società umana e dell'utilità personale
e comune; perciò gli aiuti della disciplina sacra delle consuetudini è l'etica,
sulla quale hanno scritto egregiamente moltissime cose Aristotele, Cicerone, Plutarco,
Seneca e altri filosofi; ed è anche la conoscenza di entrambi i diritti positivi
umani, cioè ecclesiastico e civile, al quale si aggiunge anche il municipale o
patrio con i quali si prescrive la forma per le azioni e gli affari pubblici
degli uomini. A questo punto, Paolo, nella Prima Epistola ai Corinzi (cap. 12), fece un
recounto delle divisioni delle grazie, di cui solo Dio è autore e
distributore, e anche delle divisioni delle azioni e di quelle dei servizi che si
originano dalla volontà degli uomini e dal diritto positivo e da esso prendono il loro
valore, fermezza e solennità. Di conseguenza, il teologo distinguerà ciò che proviene dal
diritto naturale, che del diritto delle genti, che del divino, che dell'umano, che del
eclesiastico, che del civile. In effetti, è conveniente che l'esperto in legge conosca a
la perfezione tutti i diritti e le leggi, ciò che è in Ambrogio; ma che questo
l'uomo non si fidi o si sforzi, come vuole Pufendorf, di potersi dedicare a una
etica separata dalla rivelazione e dalla religione. Poiché così come la ragione aiuta il senso,
così anche la religione aiuta la ragione, e queste tre cose sono così unite
e collegate tra loro nelle azioni umane, che a malapena o quasi a malapena possono essere
trattate separatamente. Ma su questo si parlerà altrove (in praef. ad lib. 8).
Favorisce anche le orecchie pie quel genere di teologia che, una volta
presupponendo la dottrina della fede, assume ciascuno degli articoli della fede che devono
essere spiegati e chiariti da lei con definizioni adeguate degli argomenti e delle
parole, con divisioni esatte, con questioni e argomentazioni dialettiche e molto
sottili. E a questa si chiama teologia scolastica, perché era solita essere trasmessa nelle
scuole dei cattolici non per provare i dogmi della fede che si credono in modo
molto ferma e semplice, ma piuttosto per l'istruzione della gioventù ecclesiastica e il suo
esercitazione nelle cose divine, e per conforto delle anime innamorate della parola di
Dio. Erasmo e Vives deridono questa parte della teologia, e la odiano e detestano i
filosofi più recenti di Francia e d'Inghilterra: Hobbes, Collinio, Ruffo, Voltaire,
Mirabaud, uomini per lo più cattolici e studiosi, con ciò dimostrano una
vera natura e ingegno di buffoni più che di filosofi o teologi, e non danno
prove di conoscere la verità, ragione e origine di questa teologia scolastica. In effetti,
non spetta al teologo scolastico provare con argomenti le verità della fede, ciò
che sarebbe non solo inutile ma anche pericoloso e dannoso in quegli articoli e
passaggi dove non ci sono attacchi da parte dei pagani o degli eretici, ma, proposta la
Fe, le spetta spiegare ciascuno degli articoli per, da lì, risolvere passo dopo passo.
le questioni che sorgono e i dubbi. E le questioni sorgono in questo modo: o da
stessa oscurità degli affari, o delle meditazioni degli antichi eretici e i loro
argomentazioni fallaci, cose che il buon espositore della fede non può fare a un
lato senza discussione.
In effetti, abbiamo esaminato ciascuna delle eresie che hanno introdotto nella
Questioni nuove e speciali della Chiesa; contro le quali molto diligentemente si
difese la dottrina della fede come se tale necessità non spingesse a nulla... senza dubbio,
molte delle cose che corrispondono alla fede cattolica, mentre vengono perturbate con
l'astuta agitazione degli eretici, affinché possano essere difesi contro di loro, si
considerano con molta diligenza e si ragionano con molta chiarezza e si segnano con
grande veemenza e, una volta che una questione è stata perturbata dall'avversario,
esiste l'occasione favorevole per imparare...
In effetti, nessuno contento della fede più semplice discuterebbe i sacramenti che
sono nascosti nella dottrina della fede, e per questo nessuno li troverebbe, come scrisse
san Agostino, saggio per propria esperienza... Quando gli attacchi dei nemici
furono più gravi, quindi, con tutta sicurezza si sono già investigate le questioni
più spinose proprie delle intelligenze più sottili, già gli ostacoli di ogni
argomento, già le trappole ambigue delle parole, il che è in Gregorio. E
quali sarebbero tali questioni?: può esistere qualcosa di eterno o dall'eternità,
oltre Dio, a meno che Ermo genes non abbia stabilito la materia come
contemporanea a Dio, e con l'eccezione che Ario distinse tra Dio e la parola di Dio?
Chi ha provocato la questione che la virtù di creare possa essere comune alla creatura,
salvo i platonici che attribuirono la creazione delle cose all'intelligenza prima,
distinta di Dio?, chi chiederebbe perché la provenienza del Verbo si fa come
una azione di generare, ma non la provenienza dello Spirito Santo, eccetto Ario e
Eunomio, chi ci ha presentato questa difficoltà?, forse, se lo Spirito Santo non
procedura del Figlio, si distinguerebbe da Lui, da dove è nata questa questione se non è del
errore dei greci riguardo all'origine dello Spirito Santo?, forse non tutte le
Le questioni sull'autorità e la primazia del pontefice romano sono nate dopo il
Cisma di Fotino?, si era disputato sul peccato originale prima di Pelagio?
Chi ha introdotto, se non Fotino, Apolinar, Eutiche e Nestor, quelle tante e
gravi questioni ci sono sull'incarnazione del Verbo?, chi ha dato occasione
intorno a tante e così difficili questioni della grazia, se non PeIagio, il Masiliense,
Lutero e Calvino?
In verità, ci sono altre questioni che non sono state generate dalla sola riflessione degli eretici,
ma sono state generate dalla stessa oscurità degli affari e dall'ambiguità delle
verità rivelate che lottano tra loro per il primo posto. Per esempio: come
Può l'unità della natura divina essere composta da una trinità di persone?
come può essere compreso il permesso di agire male accanto alla provvidenza, santità,
giustizia e onnipotenza di Dio?, come può essere compresa la libertà di Dio con la sua
stessa ed eterna invarianza?, come può essere compresa la scienza, la predestinazione
o l'efficacia della grazia e qualsiasi operazione di Dio in noi, insieme a
libertà umana?, la predestinazione avviene prima o dopo i
meriti previsti? I teologi cristiani avanzano opinioni diverse. Ciascuna
ha i suoi seguaci e patroni. Nessuno può difendere la propria opinione senza distruggere quella di
altro. Poi, ci sono state, ci sono e ci saranno sempre controversie scolastiche molto sottili intorno
a le verità rivelate, o quelle conosciute e dimostrate in altro modo tramite
la scienza o l'esperienza. Tutti conoscono la forza cornupeta, la magnetica, la
elastica; tuttavia, quante opinioni ci sono sulla sua spiegazione fisica? Poi, la
ricerca contenziosa e sottile, che quasi da sola occupò le scuole,1non è nato di
Ecco, da alcuni secoli, mio Petavio, ma è stato fin dall'inizio del
mondo e sarà sempre nelle discipline fisiche, teologiche, morali, politiche,
geometriche e infine in tutte le discipline in cui, secondo la
condizione della mente umana, si verifichino tutte le verità non per un solo
principio esposto rapidamente, non tutte quelle che possono derivarne. Quante
Quante sette e scuole di filosofi c'erano tra i greci? Quante sette e scuole di
ci furono giurisperiti tra i romani? Quante sette e scuole di interpreti c'erano?
C'era legge tra gli ebrea? Allora, non sarà lodata la scolastica per la filosofia, la
giurisprudenza e la teologia ebraica; forse la teologia scolastica dei cristiani sarà
condannata, disprezzata e gettata? Ebbene, la naturale divisione delle scuole che
consentono in una stessa fede e spiegano la stessa fede in diversi modi e
propugnano con gli ingegni umani, che male c'è, che cosa ha che non è
necessario e cosa non è degna di lode?
In modo molto diverso, come si trova in san Agostino, si trovano queste
questioni che consideriamo al di fuori della fede, come quelle in cui,
rimanendo salva la fede per cui siamo cristiani, o si ignora cosa sia il vero e
si sospende la sentenza definitiva, o in altro modo, come accade, si congetta
con la debole sospettosità umana... Chi, dunque, non si rende conto che in queste
questioni così varie e innumerevoli che appartengono alle opere più oscure di
Dio o le parti più misteriose delle Scritture, è molto difficile definirsi e
comprenderle all'interno di qualche genere sicuro; chi, dico, non vede che di esse si
ignorano molte cose, salvata la fede cristiana; e che, per il resto, si può errare senza
1
Cioè, la scolastica.
crimine di eresia? Di conseguenza, per me questo è filosofare, se così mi piace, su
il mondo o i mondi, sull'anima, la mente e le loro operazioni, su ...
nature intellettuali, siano esse le migliori che chiamiamo angeli o le peggiori che
chiamiamo demoni, e su queste cose che non sono state rivelate dalla divinità: il
giudizio finale, i premi per i buoni, le punizioni per i cattivi, la passione di
Cristo. Dico come diceva Nacianzeno, parlami di queste cose in cui non è
pericoloso deviare, eppure non è sgradevole inseguire la verità e quasi
avvicinarsi a lei. Ebbene sì, come dice Nacianzeno, è utile conoscere anche le cose
più piccole dei re, perché sulle cose divine, anche le più
piccole, se è permesso parlare così, stimano che sia inutile e vano scrutarle
ciechi e sciocchi che d'altra parte ammirano la saggezza umana e riempiono i libri non
non solo con sentenze di Cicerone e Virgilio, ma anche con parole e discorsetti
arrojati e chiamati una e l'altra volta sulla bilancia, quasi come per essere enumerati in
un processo.
In conseguenza, voi, figli della Chiesa (parlo con le parole di
Giustino, cioè, colui che è autore dell'Esposizione della Fede), voi, di conseguenza,
figli della Chiesa che promuovete le questioni pie e esponete le domande di
quello di cui dubitate non per attaccare ma per imparare fino a dove è
Permesso, disponete favorevolmente i vostri animi verso di me. In verità, la forma di
La dottrina divina è molteplici, ma in questo compendio si presenta redatta con due
intenzioni, per la conoscenza e l'osservanza delle cose che, senza dubbio, stiamo
obbligati a credere e a fare. Di conseguenza, gli amanti della pietà desidereranno, in
verità, non ignorare nella questione, l'osservanza dei mandati né la disciplina e,
soprattutto, l'adorazione a Dio. E perché prestano attenzione alla nozione e alla conoscenza delle
cose divine, si disporranno a raggiungerli, in verità, fino a dove possono. E se no
arriveranno a loro a causa della debolezza delle loro menti, allora che li venerino
come più grande della sua intelligenza, in modo che la nostra fede non si svilisca.
Con questa opinione del vecchio teologo siamo avvertiti affinché non ci
sosteniamo oltre la capacità e le forze del nostro ingegno in questioni
ambigue, astratte e recondite che appena possono arrivare alla mente di qualcuno di
i cristiani, e tanto più in questioni nuove, inusuali e curiose; piuttosto
dobbiamo contarci su quelle adeguate per spiegare la fede, o su quelle che non nascono da
la stessa difficoltà dei misteri, ma quelle indotte dal comune degli uomini per
lo studio di ciascuna delle parti della dottrina. Che non sembri che non ci sia
è permesso al teologo discutere, a seconda dei casi, e attaccare le questioni con serietà,
ma che sembra decidere su di esse con certezza, e espone e condanna da ciò
profondo a coloro che temerariamente pensano cose diverse.
Inoltre, come ben avverte Petavio, se il teologo sapesse e volesse fare uso
proficuo del tempo in questioni comuni e nelle controversie su i
aspetti abituali nelle scuole, non sarà così eccessivo nel chiedere in modo tale che
voglio scrutare tutti i contorni, i meandri e le profondità della questione
proposta. Poiché la curiosità infinita comporta sia un'opera ingrata e piena di fastidio
come una perdita di tempo che potrebbe essere impiegata più utilmente in altre cose.
digne di questo spreco; ora, quando ha cattiva reputazione tra gli uomini
il pretesto del suo nome, la teologia di questi secoli, soprattutto quella degli ultimi tre, dà
luogo a mormorii e a rimproveri che non devono essere completamente trascurati.
Faccio, almeno, menzione di questo, che non tanto trasmetterò le regole e i precetti
Per i teologi, quanto mostrerò ai lettori cosa ho perseguito e di cosa
In questo lavoro mi sono fortificato contro tali lamentele.
In verità, non abbiamo rimosso alcuna questione né ci siamo fermati
certamente nemmeno un pochino in alcuna che, prima di noi, non abbiano trattato i
antichi padri e signori ecclesiastici, ai quali proponemmo come nostri guide e
autori, affinché non ci raggiunga la recriminazione di quei delicati, ma raggiunga
a quegli
cui la negligenza desidero vivamente emulare
più che la cupa diligenza di quelli.
Alabado Petavio, questo è il più appropriato per la nostra questione.
Finalmente, la teologia favorisce le orecchie pie per l'esposizione dei suoi
doni, con i quali gli spiriti degli uomini si dispongono non alla virtù comune, ma
alla eroica e sublime, e non solo si assumono per la fede e la conoscenza dei
precetti, ma anche per l'anticipazione e la conoscenza della futura beatitudine, per la
il cui spirito non solo comprende le cose divine, ma le soffre anche, come
Dionisio diceva di Hieroteo. E questa si chiama teologia ascetica o mistica, il cui
La conoscenza pratica non è propria se non delle anime sante e perfette, e non è
sottoposta all'arte né alla disciplina umane. Invece, alla teologia speculativa
corrisponde discernere gli spiriti umani o maligni, o le operazioni divine e
i suoi motivi intimi. Poi, così come c'è una aritmetica più sottile e una geometria
più elevata, allo stesso modo c'è una teologia più profonda alta, l'etica o morale
che si chiama teologia ascetica e un'altra più alta che si chiama mistica. A questa appartengono
i trattati sui doni dello Spirito Santo, sulle beatitudini, sui frutti
dello Spirito Santo, e su quelle grazie che chiamiamo le grazie date
gratuitamente per Dio.
Infine, c'è un'altra specie di teologia, che non tanto favorisce le orecchie.
pietosi come avanza l'armata per la battaglia contro i malvagi, perciò si chiama
teologia polemica o guerriera. Le parti di questa teologia sono difendere l'esistenza di
Dio contro gli atei, la sua unità contro i politeisti, la sua provvidenza contro i
epicureisti, il loro culto rivelato contro i pagani, l'avvento di Cristo contro
gli ebrei, la verità della religione cristiana contro i mahometani e tutti coloro che
difendono le false rivelazioni, ciascuno dei dogmi cattolici contro tutti i
eres e, infine, l'autorità della Chiesa Romana contro i scismatici; tutto ciò
non solo confutando i suoi argomenti, cosa che fa molto bene anche la teologia
escolastica, ma con ragioni molto efficaci, fino a dove la natura del
l'argomentazione lo consente; da una parte, con la luce naturale, come quando si tratta di
esistenza di Dio, e con dimostrazioni delle doti della natura divina; per un'altra
parte, con la storia, i testimoni, i documenti, le profezie profetiche, le
cose raggiunte attraverso miracoli e quelle idonee a catturare tutto l'intelletto
per le armi non carnali ma spirituali a favore della fede, offrendo Dio il suo potere
ai pii sforzi di questi teologi.
E in verità, queste specie di teologia non sono così diverse, come lo sono
diverse sono le funzioni di una sola di esse e della stessa teologia, le quali se
Qualcuno che esamina con diligenza troverà senza dubbio che la prima e meno profonda
l'operazione è quella per la quale si propongono agli uomini rozzi e semplici le cose
che devono essere esplicitamente credute da tutti, cioè la teologia catechistica. Tra
le grazie date gratuitamente da Dio, corrisponde a questa teologia il dono delle
lingue che tante volte è stato necessario, fin dall'inizio della Chiesa, per la
propagazione della fede; o il dono del linguaggio che ora viene concesso ai ministri
sacrati affinché espongano con brevità, con chiarezza e con un discorso e uno stile
adeguati per una intelligenza rude, le cose che sono proprie della fede. Il secondo
luogo lo ottiene la teologia polemica o dogmatica, che assume la dottrina della fede non
semplicemente per proporla agli uomini rudi, ma anche per persuadere i
culto e saggi di questo mondo, distruggendo i loro argomenti e confermando la verità
della fede e delle testimonianze di Dio che diventano molto più credibili con molte
ragioni, e tra le grazie date gratuitamente da Dio, a questa attività corrisponde la
fede, per la quale l'uomo di Dio non solo è salda nella sua fede, ma può generare in
gli animi degli altri la fermezza di fede che ha, ben preparato a restituire la
ragione di fede e speranza, che è in noi, a tutti coloro che la chiedono.
Il terzo grado lo ottiene la teologia scolastica che, una volta presupposta la
dottrina della fede, la spiega ai credenti e proséliti con questioni opportune e con
dubbie sottili, derivate o di quelle che riemergono o dell'interpretazione maligna di
gli avversari o bene di essersi danneggiata l'autorità degli uomini. Tra le
grazie, a questa corrisponde il sermone della scienza, per la quale, a partire dalle
le discipline umane confermano e chiariscono le cose divine con il supporto di
filosofia, la dialettica e le altre scienze.
Entra al quarto posto la teologia espositiva che, discutendo qualsiasi di
cose intime nella parola scritta e non scritta di Dio, estrae la dottrina non solo per
conoscenza delle cose, ma anche per la direzione che si occupa della vita. A
questa, tra i doni, corrisponde all'interpretazione dei sermoni.
Occupano il quinto posto la teologia morale, che distingue i vizi dalle virtù,
designando i confini propri di ciascuno, e compone tutti gli atti interni e
esterni dell'uomo per la norma di fede e la regola della dottrina ispirata. A questa,
tra le grazie, corrisponde il sermone della saggezza, per il quale si dispongono le
cose umane e temporali secondo le ragioni divine ed eterne.
Finalmente, la teologia mistica ha l'ultimo e piu sublime posto; in essa, la
mente, attraverso virtù eroiche e superiori alla virtù umana e tramite l'arcano
operazione dello Spirito Santo, si dispone per una certa degustazione della beatitudine
futura e percepisce i frutti dolcissimi delle stesse virtù. Tra le grazie, a questa
corrisponde alla discrezione degli spiriti, che nella pratica, come abbiamo detto, solo si
trova nelle anime sante ed elevate la contemplazione altissima delle cose
divine. E necessario che, speculativamente, sia presente nei dottori a
a coloro a cui è stato affidato il compito di prendersi cura e guidare le anime. Che questi, tuttavia,
si stima che il desiderio di contemplazione e di meditazioni sacre debba essere
praticato da loro come la prima e più importante cosa, nonostante credano che gli
è molto utile, nell'ascetica, la lettura delle Sacre Scritture e degli scrittori
mystici. In effetti, l'uomo giusto, dall'alba, consegnerà il suo cuore alla vigilanza e
suplicherà davanti alla vista dell'Altissimo. E se il Grande Signore lo volesse, lo riempirà con il
spirito della sua intelligenza, e lui stesso invierà come piogge le parole del suo
saggezza e nella sua preghiera si mostrerà al Signore.
Così, dobbiamo comprendere sotto il titolo di Istituzioni Teologiche tutto
queste divisioni della disciplina sacra; nel primo libro dimostreremo contro i
atei che Dio esiste, contro i politeisti che è uno solo, contro gli epicurei
che è provvidenziale, contro coloro che si allontanano dalla verità rivelata, che Dio ha parlato. I
tre libri seguenti rispondono a coloro che chiedono con quali cose si è prodotta e
dove si trova la rivelazione divina, sia essa proveniente dalla parola scritta che non
scrittura di Dio. Nel quinto libro si arriva alle cose rivelate nell'Antico
Testamento, cioè, il trattato del mondo e degli angeli. Il sesto libro presenta al
uomo perfetto, dotato da Dio di mente spirituale e immortale e di libero arbitrio, e
di virtù naturali che sono dirette sia alla mente che alla volontà. Il
settimo presenta lo stesso uomo elevato verso una fine soprannaturale e adornato con
le virtù infuse dal cielo. Ma, poiché la radice di tutte queste virtù
sovranaturali è la grazia, si dichiara prima la necessità, la natura e l'efficacia di
è questa. Tuttavia, affinché l'uomo rimanesse nella rettitudine e nella perfezione con cui
era stato costruito, doveva a se stesso un doppio aiuto: il primo con cui
dovrebbe sapere cosa fare, cioè la legge; l'altro con cui potrebbe rispettarli
precetti, cioè la grazia, e come nel settimo libro si è trattato soprattutto di questa,
quindi l'ottavo libro sarà sulla legge; prima della legge naturale, poi della
divina e la umana. Tuttavia, avendo disprezzato entrambe le aiuti, quella della legge e la
dalla grazia, l'uomo peccò. Poi, nel nono libro, il discorso tratterà su il
peccato e le sue divisioni, fino a raggiungere il punto in cui mostriamo che l'uomo, né per sé
stessa, né per alcuna creatura pura, poté restituire a Dio una soddisfazione
completamente degna di Lui. A partire da ciò, il decimo libro dimostrerà che ci volle un
mediatore e redentore, il Messia promesso prima, e che, contro gli ebrei, già
vino, e questo fu Gesù Nazareth, vero Dio e vero uomo. Dopo, il libro
L'undicesimo tratterà della Chiesa che Cristo fondò e della sua testa2e dei membri di
la Chiesa in quanto al suo genere. Il dodicesimo dissertarà su ciascuno dei
membri della Chiesa: i chierici, i monaci, i laici. Il tredicesimo tratterà
sui misteri nel Nuovo Testamento, ossia quelli rivelati alla Chiesa cristiana. Il
il quattordicesimo tratterà del sacrificio della nuova legge. Il quindicesimo libro affronterà
dei primi tre sacramenti; dei quattro ultimi tratterà il sedicesimo. Il
il diciassettesimo tratterà dei precetti della Chiesa. Infine, il diciottesimo e
l'ultimo tratterà del futuro degli uomini pii e dello stato degli empi.
Abbiamo impiegato il tipo di discorso che si addice all'argomentazione sacra,
né elegante né eccessivamente adornato, eppure né trascurato né sordido; non per
eccitare le orecchie, cosa che l'Apostolo proibisce, e, tuttavia, neanche per
offenderli. Inoltre, se qualcuno ignora che le discipline profane servono alla dottrina
sagrada, è un rifiuto; se qualcuno non lo facesse così, quello stesso deve essere considerato
completamente come un profano.
Così, questo è stato il nostro obiettivo, che, a causa delle varie discipline che
furono coltivate da noi secondo la divergenza dei tempi e dei compiti che
dovevano essere rispettate, tutte quelle cose della dottrina attraverso le quali
avevamo percorso il tempo della nostra giovinezza, ormai maturando l'età e inclinando verso
studi più severi, le riunissimo come in un solo corpo e le raccogliessimo
più per l'istruzione personale che per gli altri. Infatti, come diceva san Agostino di sé
stesso, non vogliamo essere contati nel numero di coloro che scrivono quando sono
2
Il papa.
beneficiari, ma in quello di coloro che traggono vantaggio scrivendo. Detestiamo lo studio
delle parti in queste controversie che sono emerse negli ultimi secoli, come la
peste più avversa alla libertà di opinione e alla ricerca della verità. Continuiamo
a santo Tomás, uomo unico; tuttavia, giurando sulle sue parole, poiché nel suo
epoca non esisteva ancora la divisione delle scuole teologiche; a santo Tommaso tutta la
La Chiesa di Cristo venera e vede come organo e trasmettitore dei padri antichi, e il suo
solo nome sembra essere quasi il nome, non di un semplice uomo, ma di quello stesso
vera e pura teologia, a tal punto che se qualcuno deve essere conteggiato in secondo
luogo, dopo se stesso, che è obbligato a considerarsi
cercano a questo, ma lontano con un grande intervallo di mezzo.
E di questo uomo, oltre alla sua dottrina, abbiamo desiderato imitare anche due di
le sue virtù, certamente il rispetto inscritto e innato in lui verso i genitori
e gli autori antichi, come dice Cayetano, e la loro singolare modestia nel citare i
scrittori, o addirittura per contestarli. Tuttavia, continuando in ogni caso la
consuetudine dell'epoca, che si delizia più in una specie di teologia storica dei fatti
che in quella astratta e semplice contemplazione della verità, teologia a cui nulla
piace, salvo lo spruzzato con la critica salata, come scrisse il cardinale Bona; abbiamo
aggiunti tre prolegomeni alle Istituzioni teologiche, di cui il primo sarà
una breve sinossi storica dei pontefici romani e dei concili svolti
sotto ognuno di essi. Il secondo sarà una breve notizia sulle eresie e i
eresiarcas. Il terzo prolegomeno sarà un trattato sugli scrittori ecclesiastici. E
che sia sufficiente aver esaminato in modo leggero queste cose sul piano di
la nostra opera e lavoro. Lasciamo il resto, che deve essere approvato o respinto, a
giudizio dei più saggi e principalmente della Chiesa cattolica e romana.
(ALEGRE, Francisco Javier, Istituzioni teologiche di Francisco Javier Alegre e
Esercitazioni architettoniche, Due antichi monumenti di architettura messicana di
Pedro Márquez,(Antologia), UNAM/UAEM, Messico, 2007, pp. 101-129. ISBN UNAM
978-970-32-4518-5, ISBN UAEM 978-970-757-102-0.