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Agricol. Per Una Nuova Allenza ... ASUR - 116 - 2016

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Giuseppe Cinà
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ARCHIVIO DI

STUDI URBANI
E REGIONALI
Archivio di studi urbani e regionali è stato promosso nel 1968 da: Laura Balbo –
Paolo Ceccarelli – Ada Becchi – Pietro L. Fano – Francesco Indovina – Bernardo
Secchi – Guglielmo Zambrini

Comitato scientifico
Angela Barbanente (Politecnico di Bari), Ada Becchi (Università IUAV di Venezia), Cristina Bianchetti
(Politecnico di Torino), Luisa M. Calabrese (Delft University of Technology), Manuel Castells
(University of Southern California), Domenico Cersosimo (Università della Calabria), Simin Davoudi
(Newcastle University), Reid Ewing (University of Utah), Susan S. Fainstein (Harvard
University), Laura Fregolent (Università IUAV di Venezia), Enrico Gualini (Technische Universität
Berlin), Francesco Indovina (Università IUAV di Venezia), Clara Irazábal Zurita (Columbia
University), Giovanni Laino (Università degli Studi di Napoli “Federico II), Jacques Lévy (École
Polytechnique Fédérale de Lausanne), Alan Mabin (University of Witwatersrand - Johannesburg),
Oriol Nel.lo i Colom (Universitat Autònoma de Barcelona), Peter Newman (University of
Westminster), Arturo Orellana Ossandón (Pontificia Universidad Católica de Chile), Michel Peraldi
(École des Hautes Études en Sciences Sociales), Dominique Rivière (Université Paris 7 Denis
Diderot), Michelangelo Savino (Università degli Studi di Padova), Namperumal Sridharan (School of
Planning and Architecture - New Delhi), Carlo Trigilia (Università degli Studi di Firenze), Luciano
Vettoretto (Università IUAV di Venezia), Moira Zellner (University of Illinois at Chicago)

Direttori
Laura Fregolent ([email protected]) – Michelangelo Savino ([email protected])

Comitato di redazione
Marina Adriana Arena, Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria ([email protected])
Abel Albet i Mas, Universitat Autònoma de Barcelona ([email protected])
Elena Besussi, University College London ([email protected])
Francesca Decimo, Università degli Studi di Trento ([email protected])
Carlo Cellamare, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ([email protected])
Valeria Fedeli, Politecnico di Milano ([email protected])
Francesco Gastaldi, Università IUAV di Venezia ([email protected]). Responsabile recensioni
Beniamino Murgante, Università degli Studi della Basilicata ([email protected])
Camilla Perrone, Università degli Studi di Firenze ([email protected])
Ombretta Romice, University of Strathclyde Glasgow ([email protected])
Ugo Rossi, Università degli Studi di Torino ([email protected])
Giovanni Semi, Università degli Studi di Torino ([email protected])
Amandine Spire, Université Paris 7 Denis Diderot ([email protected])
Stefania Tonin, Università IUAV di Venezia ([email protected])
Alfonso Valenzuela Aguilera, Universidad Autónoma del Estado de Morelos ([email protected])
Alberto Vanolo, Università degli Studi di Torino ([email protected])
Joan Vicente i Rufí, Universitat de Girona ([email protected])

Redazione: c/o Michelangelo Savino, Giudecca 483 – 30133 Venezia

ASUR è indicizzato in: Catalogo italiano dei periodici/Acnp, Ebsco Discovery Service, Google Scholar,
ProQuest Summon

Si accettano articoli scritti in italiano, inglese, francese e spagnolo.

Gli articoli inviati vengono sottoposti alla valutazione anonima di almeno due referee anonimi (double
blind peer review process), scelti sulla base di competenze specifiche.
SOMMARIO, A. XLVII, N. 116, 2016

Claudia Mantovan, La governance dei quartieri


multietnici ad alta conflittualità sociale:
il caso dell’area di via Piave a Mestre p. 5

Fabio Andreassi, Il ruolo della solidarietà pubblica


nell’iperdotazione urbana » 27

Laura Pogliani, Sull’abitare sociale oggi. Piani e politiche


nelle pratiche locali » 49

Alessandro Boldo, Innovare ai margini. Micro esperienze di


abitare sociale in Veneto » 69

Valerio Cutini e Simone Rusci, L’urbanistica ai tempi


della crisi. Il mercato immobiliare e le influenze sulla
pianificazione » 91

Dario Canu, Misure di accessibilità nella valutazione


dell’equità urbana: una raccolta dei metodi » 115

Anna Laura Palazzo, Lyon Métropole.


Governance multilivello e progetti di territorio » 139

Rassegne

Daniela De Leo e John Friedman, “Profili” e “storie di


pratiche” di quattro assessori e docenti di urbanistica » 157

Giuseppe Cinà, Per una nuova alleanza città-campagna.


Considerazioni sulla recente attività del gruppo
“sustainable food planning” dell’AESOP! » 167

Domenico Patassini, Per la costruzione di una


“cultura del suolo” » 175

! 3
Recensioni p. 183

Michelangelo Savino: Giovanni Semi, Gentrification. Tutte


le città come Disneyland?, il Mulino, Bologna, 2014.

Rassegne e Recensioni sono scaricabili gratuitamente dal sito:


http://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?IDRivista=
3&lingua=it

! 4
PER UNA NUOVA ALLEANZA CITTÀ-CAMPAGNA.
CONSIDERAZIONI SULLA RECENTE ATTIVITÀ DEL GRUPPO
“SUSTAINABLE FOOD PLANNING” DELL’AESOP

di Giuseppe Cinà*

Il cuore delle attività del gruppo tematico dell’AESOP Sustainable Food


Planning (SFP) sono le conferenze annuali. Le ultime due, la VI (“Finding space
for productive cities”, 5-7 nov. 2014, Leeuwarden) e la VII (“Localizing urban
food strategies. Farming cities and performing rurality”, 7-9 ott. 2015, Torino),
possono essere considerate come il punto di arrivo di un lavoro iniziato nel 2009,
evolutosi in coerenza con gli obiettivi assunti, ma anche come il punto di partenza
per una riflessione che introduca una valutazione del percorso fatto, per indivi-
duarne le carenze o fissare nuovi obiettivi, al fine di meglio aderire a una realtà in
forte movimento come quella delle aree urbane e periurbane.
Gli atti della VI conferenza (Roggema and Keeffe, 2014)1 sono stati pubblicati
da un anno, quelli della VII da poco tempo (Cinà and Dansero, 2015)2 e a questo
punto appare opportuno ragionare su quali ne siano i possibili riflessi, sia riguardo
alla comunità degli studiosi e degli operatori nell’ambito dell’Agricoltura Urbana e
Periurbana (AUP) che nel contesto della ricerca e della formazione.

!
*
Giuseppe Cinà, DIST – Politecnico di Torino, [email protected].
1
Il testo fa esplicito riferimento ai vari contributi presentati alla conferenza, per cui i
saggi citati: Anastasiou et al. (2014); Christabell (2014); Cohen and Ilieva (2014); Costanzo
(2014); De Vries (2014); Kemper and Pölling (2014); Hall, Keeffe and Jenkins (2014); Her-
nández H.M.A. (2014); Jenkins, Keeffe and Hall (2014); Landman and Blay-Palmer (2014);
Leardini and Serventi (2014); Million et al. (2014); Roth M. et al. (2014); Sanz Sanz et al.
(2014); Swagemakers et al. (2014); Tecco N. et al. (2015); Torquati et al. (2015); an der
Valk (2014); Wascher et al. (2014), sono contenuti in Roggema and Keeffe (2014) [Ndr].
2
I saggi citati nel test Il testo fa esplicito riferimento ai vari contributi presentati alla
conferenza, per cui i saggi citati: Abelman J. (2015); Bohn and Viljoen (2015); Calori
(2015); Cavallo et al. (2015); Cinà (2015); Clark and Gilliland (2015); D’Onofrio et al.
(2015); Dansero and Pettenati (2015); De Vries and Fleuren (2015); Fanfani et al. (2015);
Levelt (2015); Maurano and Forno (2015); Monardo and Palazzo (2015); Pinna (2015). Poli
(2015); Rich et al. (2015); Richtr and Potteiger (2015); Scudo and Clementi (2015); Wa-
scher and Jeurissen (2015). Wielemaker et al. (2015) sono contenuti in Cinà and Dansero
(2015) [Ndr].

Archivio di Studi Urbani e Regionali, XLVII, 11!, 2016!

Copyright © FrancoAngeli
N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi
mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
1. Temi e attività

Già l’impostazione della prima conferenza ad Almere (2009) aveva definito


con precisione il perimetro concettuale e operativo del gruppo tematico SFP, e cioè
«to examine the role of food in urban and regional planning». La conferenza par-
tiva dalla constatazione che «Although political, societal and academic interests in
food and the city are rapidly increasing, food largely remains a stranger to the field
of urban and regional planning, spatial planning policies and planning studies». Il
superamento di questo limite di partenza si costituiva così come un primo obiettivo
sul filo di altre esperienze già orientate in tal senso, come la Policy Guide on
Community and Regional Food Planning redatta dall’American Planning Associa-
tion (APA, 2007).
La conferenza, cui hanno partecipato principalmente progettisti provenienti da
aziende pubbliche e private nonché da istituti di formazione e di ricerca, si propo-
neva di esplorare i modi con cui includere il settore agro-alimentare nelle politiche
e nelle pratiche di pianificazione, mirando altresì a creare una rete di progettisti,
ricercatori, politici ed esperti del settore3.
La II conferenza “Emerging theory and practice” ha ampliato il suo sguardo a
un più largo arco di attori (planners, policymakers, designers, agricoltori, attivisti
ecc.) e di temi, comprendenti la salute, l’ambiente, la società4. Questo progressivo
allargamento concettuale ed operativo del raggio di azione dell’AUP diventerà la
cifra distintiva delle successive edizioni5.
Nel 2014 la conferenza ritorna in Olanda e nel frattempo molte cose sono cam-
biate. Ora gli agronomi parlano agli architetti, gli specialisti di politiche per la sani-
tà pubblica parlano con gli urbanisti e gli attivisti. Lentamente sta emergendo un
linguaggio comune. Si pone il problema di capire in che misura un tale sviluppo sia
divenuto efficace in termini di risultati materiali nonché sul terreno nell’insegna-
mento e nella ricerca.
Questa conferenza propone un vasto campo di confronto concentrato su nove
tracce (“Spatial design”, “Urban planning”, “Governance”, “Entrepreneurship”,
!
3
La “1st Sustainable Food Planning Conference” (Almere, 2009), è organizzata da AE-
SOP, ISOMUL e Rural Sociology Group of Wageningen University. I lavori sono articolati
intorno a due temi: “Generating ideas, exchanging experiences and comparing perspectives”
e “Towards an agenda for sustainable food planning”.
4
La II conferenza (Brighton, 2010), è organizzata dall’Urban Performance Group of the
University of Brighton (UK). La Conferenza si propone di elaborare una definizione perti-
nente dei sistemi alimentari sostenibili e di contribuire alla loro costruzione. A tal fine i la-
vori sono articolati intorno a quattro temi: “Urban agriculture; Integrating health, environment
and society”; “Food in urban and regional planning and design; Urban food governance”.
5
La III conferenza (Cardiff, 2011) è organizzata dalla Cardiff University’s School of
City and Regional Planning e dal Sustainable Places Research Institute (Hardman, 2012). La
IV (1-3 November, 2012, Berlin) è organizzata dal Department of Landscape Architecture
and Environmental Planning, TU Berlin. I lavori sono articolati intorno a tre temi: Places,
Processes and Products. La V “Innovations in Urban Food systems” (September 2013,
Monpellier) è organizzata da due laboratori di ricerca, UMR Innovation e UMR Moisa, in
collegamento con la UNESCO Chair on World Food Systems. I lavori sono articolati intor-
no a tre temi: flows, land and governance (http://www1.montpellier.inra.fr/aesop5/).

! 168

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“Environmental flows/circular economy”, “Health”, “Social innovation”, “Local
initiatives”, “Extraordinary ideas and initiatives”) e numerosi sottotemi, al fine di
dare spazio a una vasta gamma di esperienze e amplificare l’approccio multidi-
sciplinare proprio al SFP group; le questioni sottoposte al dibattito vanno da «Dove
e come fare spazio a un approccio sostenibile all’approvvigionamento alimentare
delle città» a «Quali sono le innovazioni e le sfide che si pongono nella pianifica-
zione dei sistemi alimentari che possono agire a favore o contro l’agricoltura urba-
na». Il suo titolo Finding space for productive cities pone l’accento su una questio-
ne centrale: come rendere produttive, s’intende anche sotto il profilo alimentare, le
città. Questione centrale ma anche piena di ambiguità, visto il tipo e la quantità di
prodotti agricoli che l’AUP può effettivamente fornire.
Nel tentativo di fare chiarezza su questo punto la VII conferenza (Torino, 2015)
viene definita sul tema “Localizing urban food strategies. Farming cities and per-
forming rurality”. L’obiettivo è appunto quello di approfondire gli aspetti della
produttività a partire dai fattori che la condizionano, come i contesti fisici e socio-
economici di riferimento. La conferenza focalizza il confronto intorno a cinque
tracce: “Spatial planning and urban design”, “Relevant experiences and practices”,
“Flows and networks”, “Governance and private entrepreneurship”, “Training and
jobs”. Le prime tre riprendono temi già discussi e sempre attuali, le altre due foca-
lizzano aspetti meritevoli di maggiore approfondimento, come la formazione e
l’imprenditoria agricola.
Per quanto riguarda l’organizzazione delle conferenze, le due giornate di lavori
a sessioni parallele, precedute da due sessioni plenarie con gli interventi dei key notes
speakers, seguono un format ormai consolidato ed efficace. Nel caso di Leeuwarden
le sessioni, comprendenti in media quattro interventi per volta, hanno ospitato an-
che un’attività di Design LAB, concepita come una riflessione intorno a un caso
studio riferito a una città olandese. Ma il ridotto tempo disponibile e la quantità di
elementi in gioco da considerare in molti casi hanno reso difficile l’elaborazione di
idee sufficientemente meditate.
Più efficaci sono risultate invece altre attività collaterali, come la Special ses-
sion IUFN/VHL: “Designing a Food planning tool”, svolta in seno alla VI confe-
renza e guidata da Marketa Braine, quella della Cattedra Unesco in World food
system svolta in seno alla VII conferenza, e i workshops per gli “Young researchers
and practitioners group”, organizzati in ambo i casi.

2. L’intensa mobilitazione della rete AESOP SFP e la carente partecipazione


del mondo produttivo locale

La rete AESOP SFP è ormai stabilmente strutturata. Alla varietà dei contributi
raccolti nei proceedings (63 per la VI e 67 per la VII conferenza) è corrisposta
quella dei partecipanti, provenienti dalle diverse parti del food system.
Tuttavia, se da un lato la diversità di interessi e ottiche di studio è di per sé
condizione necessaria per arricchire il dibattito e la ricerca di soluzioni, dall’altro si
nota che questa diversità rappresenta in larga misura quella parte del food system
che non è legata alla produzione per il mercato del cibo. Sono presenti ricercatori,
docenti, studenti, politici, esperti provenienti da varie discipline, ma si verifica che,

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pur con ottiche di lavoro differenti… stiamo tutti dalla stessa parte. Al punto che
certe volte ci parliamo addosso, ci raccontiamo una storia che conosciamo, che va
bene approfondire tra noi… ma fino a un certo punto. In altri termini la “contropar-
te” resta fuori dai nostri cenacoli.
Mancano, a parte limitate eccezioni, coloro che fanno parte delle catene della
trasformazione e della distribuzione. Mancano soprattutto, e sono i grandi assenti, i
contadini e i loro rappresentanti. Questa assenza lascia scoperto uno dei terreni
fondativi del discorso sull’AUP, poiché molte delle esperienze presentate avrebbe-
ro trovato utilità a confrontarsi con i problemi del mondo produttivo.
In conclusione mi pare si possa affermare che in ambedue le conferenze sia
emersa la necessità di accentuare il confronto con gli attori operanti nel mercato e
interessati a consolidare la loro attività sul versante del sustainable food system.

3. I temi del dibattito e alcuni aspetti poco esplorati

Le tracce proposte nelle due conferenze sono risultate efficaci nell’orientare la


tematizzazione degli interventi. In ambedue i casi quelle più seguite sono state
“spatial design” e “urban planning” mentre “local initiatives” and “health” sono
state le meno scelte: “training and jobs” è rimasta quasi completamente ignorata, a
dimostrazione della scarsa esperienza finora maturata in questo ambito.
Quanto ai contenuti delle singole presentazioni risulta poco conducente riassu-
merli con riferimento alle tracce stesse, talora comprendenti apporti eterogenei,
mentre è possibile farlo individuando i seguenti gruppi tematici ad esse trasversali,
che riassumono la variegata fenomenologia del tema in oggetto:
A. Politiche e pratiche consolidate, che vedono coinvolti soggetti istituzionali e
variegate reti di azione locale, come nel caso del Regional Emscher Park
(Kemper and Pölling, 2014) o nella ristrutturazione post-industriale di Torino
(Dansero and Pettenati, 2015) e Detroit (Richtr and Potteiger, 2015);
B. Esperienze e proposte che individuano significative interazioni tra pianificazio-
ne urbana e agricoltura. Ne sono un esempio una proposta metodologica per
connettere i sistemi di paesaggio agri-urbano alla pianificazione spaziale (Sanz
Sanz et al., 2014), la revisione del modello della Garden City in versione più
produttiva (Hall, 2014), il fenomeno della retrocessione di aree edificabili in a-
ree agricole in Italia (Cinà, 2015), i piani integrati del cibo e dell’energia (Scu-
do and Clementi, 2015), lo studio per il parco agricolo di Casal del Marmo
(Cavallo et al., 2015), l’esperienza dei paesaggi vitivinicoli in Italia e nel Rio
Grande do Sul (D’Onofrio et. al., 2015), lo studio sul ruolo delle reti alimentari
alternative nel caso del Parco agro-ecologico di Soto del Grillo (Pinna, 2015).
C. Studi sull’interazione città-cibo alla scala urbana, che mostrano i tanti e signi-
ficativi aspetti di una relazione in veloce cambiamento, come nei casi di New
York (Van der Valk, 2014), Villeurbanne (Hernández, 2014), Milano (Calori,
2015), Perugia (Torquati et al., 2015) e Bergamo (Maurano and Forno, 2015).
D. Pratiche innovative della transizione urbana caratterizzantesi a tutti i livelli,
dalle iniziative top-down a quelle bottom-up (Cohen and Ilieva, 2014; Anasta-
siou, 2014), nell’incrocio tra politiche di piano e agricoltura (Landman, Blay-
Palmer, 2014), nei progetti di Rotterdam Metabolists che sperimentano relazio-

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ni più equilibrate tra flussi del cibo e funzioni urbane (de Vries, 2014), nella
proposta di un sistema di acquacoltura a Manchester (Jenkins et al., 2014).
E. Prospettive della pianificazione regionale, che mostrano come i processi di pia-
no e governance correlati alla sostenibilità della filiera corta e ai processi di ri-
strutturazione urbana possono trovare maggiore fondamento in una prospet-
tiva regionale. Ne sono un esempio gli studi sulla regione urbana di Vigo
(Swagemakers et al., 2014), il progetto di parco agricolo in riva sinistra d’Arno
(Poli, 2015), gli strumenti di piano per la sicurezza alimentare per la regione di
Rotterdam (Wascher and Jeurissen, 2015), le esperienze di pianificazione in
corso nella regione di San Diego, US, (Monardo e Palazzo, 2015), l’analisi del
sistema alimentare del distretto di London, Canada (Clark and Gilliland, 2015),
lo studio dei sistemi agro-alimentari metropolitani di Rotterdam, Milano, Lon-
dra, Ljubljana e Berlino (Wascher et al., 2014).
F. Approcci territorialisti, che adottano modelli di analisi e progetto basati su una
visione olistica delle componenti territoriali, focalizzati sulle infrastrutture dei
paesaggi culturali (Leardini and Serventi, 2014), sul rilancio della quinoa come
risorsa alimentare di base in Bolivia (Costanzo, 2014), sulla riproposizione del-
le ecologie locali in Brasile (Abelman, 2015), sulla progettazione partecipata di
un parco agri-urbano a Prato (Fanfani et al., 2015).
Ma la categoria tematica più affollata è senz’altro quella delle:
G. Pratiche miscellanee, che spaziano dall’attore istituzionale al terzo settore, dal-
la macro- alla micro-scala, dal design alla valutazione d’impatto, dal progetto
alla ricerca. Ne sono un esempio la action research su orti sociali e riabilitazio-
ne urbana a Dortmund-Hörde (Roth et al., 2014), il progetto per
un’infrastruttura urbana di Roof Water Farm (Million et al., 2014), la “Healing
City” (Rich et al., 2015), gli orti comunitari di Torino (Tecco et al., 2015), lo
studio sul rapporto tra fabbisogno alimentare e potenziale produttivo in due
aree studio ad Arnhem (de Vries and Fleuren, 2015), la ricerca sulla riduzione
del fabbisogno di nutrienti per l’AUP grazie al riciclo dei rifiuti urbani (Wiele-
maker et al., 2015), l’analisi del ruolo del pianificatore pubblico e privato nelle
politiche di AUP (Levelt, 2015), la proposta teorico-metodologica sui paesaggi
produttivi (Bohn and Viljoen, 2015), lo studio dell’AUP in chiave di sicurezza
alimentare per le regioni ad economia debole (Christabell, 2014).

Per contro, alcuni temi che avrebbero meritato maggiore considerazione sono
rimasti quasi inesplorati, come quelli sulla formazione e sul progetto urbano. In
generale si può asserire che il carattere più ricorrente dei lavori presentati è quello
della ricerca-azione volta a volta messa in opera a seconda delle condizioni esisten-
ti, incrociando i confini della ricerca, della pianificazione, della progettazione e
della valutazione, in relazione ai diversi contesti di riferimento.

4. Principali scenari e ottiche di riferimento

Le tematizzazioni sopra richiamate mostrano come la concettualizzazione


dell’AUP e del food planning si sottrae a una facile sintesi. Le sue valenze sono

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infatti intrinsecamente trasversali e giocano su politiche e pratiche anche molto dif-
ferenziate.
Questa trasversalità traspare altresì dai plenary key notes presentati in ambedue
le conferenze Questi interventi infatti possono essere letti come altrettanti orizzonti
concettuali e operativi che mostrano specifici perimetri d’azione entro cui sono sta-
te sperimentate, o sarebbe utile ricondurre, le politiche e le pratiche del SFP. In
particolare, l’intervento di Dan Kinkead (“The Future Detroit: Innovation Recon-
ceived”, Leeuwarden 2014) definisce le coordinate di un’esperienza fondativa at-
traverso cui la città di Detroit, dai rappresentanti istituzionali ai singoli cittadini,
sviluppa un percorso di elaborazione processuale di politiche di piano e pratiche.
L’intervento di Greg Keeffe (“Hardware-Software Interface: a Strategy for the
implementation of Urban Agriculture”, Leeuwarden, 2015) è centrato su una stra-
tegia per combattere la morsa del sistema globale dell’approvvigionamento del ci-
bo, fondata su un’esperienza di ricerca applicata e di rilevante innovazione scienti-
fica. L’intervento di Guido Santini (“Food Security and Urbanization”, Leeuwar-
den 2014), è per contro volto a segnalare come la battaglia del SFP vada condotta
anche sul filo di un progetto sociale e politico a favore dei paesi meno sviluppati.
Qui la prospettiva secondo cui si guarda all’innovazione tecnologica è per certi
versi opposta a quella proposta nell’esperienza di Kieffe; non si tratta di far produr-
re in acqua o su pareti verticali piante che per loro natura non vi crescerebbero, ma
di adottare tecnologie avanzate per rimettere in produzione i meccanismi propri ai
cicli naturali provvedendo alla sicurezza alimentare e alla protezione ambientale.
Nella VII conferenza, l’intervento di Serge Bonnefoy e Gilles Novarina (“New
forms of planning and landholding for periurban agriculture in France”, Torino,
2015) presenta un ventaglio di esempi delle diverse forme di pianificazione spazia-
le entro cui viene incorporata l’agricoltura urbana. Ne emerge la descrizione di un
approccio, quello francese, ancora largamente fondato su strumenti di pianificazio-
ne e programmazione che forniscono misure di indirizzo e protezione limitate ma
tuttavia capaci di inquadrare, se compiutamente implementati, un progetto urbano e
di territorio. Infine, l’intervento di Van den Schans (“Rotterdam Food Policy be-
yond 2015”, Torino 2015), fornisce un quadro ravvicinato del metodo incrementale
della food policy limitato a una singola città, Rotterdam, fondato sulla governance
e aperto a tutte le scale e le forme di agricoltura, dalle piccole start-up alle grandi
industrie agro-alimentari.
Emergono così, nell’insieme, concettualizzazioni, scenari ed esempi di politi-
che e pratiche che contribuiscono a definire quelle che potrebbero essere assunte
come le principali ottiche di riferimento con cui il food planning deve fare i conti:
la governance, l’innovazione disciplinare, la sostenibilità sociale e ambientale, il
mercato del lavoro, il progetto urbano e territoriale, sono tra le più rilevanti.

Conclusione

Teniamo presente che la missione dell’AESOP è rivolta a impiegare «its re-


sources, taking a leading role and entering its expertise into ongoing debates and

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initiatives regarding planning education and planning qualifications of future pro-
fessionals»6. Fino a che punto l’azione del gruppo SFP risponde a queste finalità?
Per quanto concerne la ricerca, l’elevato numero di esperienze presentate nelle
conferenze testimonia di un’attività intensa che in diversi modi alimenta politiche e
pratiche. Le conferenze inseriscono i propri contributi in un contesto internazionale,
attraverso gli atti e le varie attività del network.
Si ritiene tuttavia che si potrebbe fare di più al fine di meglio contestualizzare
le ricerche se si corredassero i papers di informazioni capaci di spiegare le condi-
zioni formali e operative in cui ciascuna di esse è svolta. Di molte non se ne rivela
l’esatta origine ed esse appaiono frutto di studi sviluppati in autonomia, non ancora
approdati a strutturate azioni di ricerca, e cioè provviste di un promotore, di risorse
umane e materiali, di obiettivi definiti; poco si sa delle condizioni che ne hanno
favorito o meno il loro svolgimento.
Se si riuscisse a dare più spazio a informazioni su questi aspetti si potrebbe
contribuire a diminuire il gap di capacità organizzativa tra paesi forti (con maggiori
risorse umane ed economiche) e paesi che soffrono invece forti limitazioni.
Quanto alla didattica, la succitata carenza di esperienze è sintomo di un’ancora
carente attenzione a questo aspetto nell’ambito accademico. Occorre ammettere
che il food planning e l’AUP sono temi molto trasversali e stentano a trovare un
posto nella didattica ordinaria. Ci sono evidentemente delle eccezioni ma esse ri-
guardano i centri di formazione più specialistici.
Citiamo, ad esempio, un caso abbastanza diffuso nell’ambito dello spatial
planning: quello di dipartimenti che attivano un ridotto numero di formazioni,
spesso solo un bachelor e un master, che non possono essere connotati con un pro-
filo specializzato come il food planning, pena una contrazione degli iscritti. In al-
cuni casi questa carenza viene compensata con l’organizzazione di workshops de-
dicati a questi temi (per esempio nell’ambito dei programmi Erasmus) che restano
tuttavia momenti formativi occasionali. Come fare allora a far rifluire in forma
tangibile gli esiti della ricerca sul SFP nelle pratiche della formazione a carattere
generalista? Il problema resta aperto.
Resta il fatto che i contributi presentati, in relazione alle distinte tracce, do-
vrebbero essere meglio orientati a soddisfare un requisito: che da ciascuna espe-
rienza, per quanto possibile, se ne possano ricavare con sufficiente chiarezza le va-
lenze teoriche e applicative in merito alla ricerca e alla didattica, con ciò mante-
nendo la barra dritta verso l’offerta di «planning education and planning qualifica-
tions of future professionals».
In ultimo vanno sottolineati due aspetti per molti versi antitetici. Da un lato la
trascinante esperienza della socializzazione dei temi del cibo e degli orti urbani,
dall’altro lo scarso coinvolgimento dal versante della pianificazione spaziale. In-
torno alla prima si sono sviluppati contributi teorici, politiche e pratiche, realizzate
attraverso svariate forme di cittadinanza attiva, che hanno guadagnato molto terre-
no sul piano sia della concettualizzazione del SFP che su quello dei risultati mate-
riali. Ciò ha portato a una sopravvalutazione della loro portata, come se l’intensifi-
cazione dei vari modelli di orti sociali e una gestione più virtuosa del ciclo del con-

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http://www.aesop-planning.eu/en_GB/about-us.

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sumo del cibo, comunque necessari, potessero portarci molto vicino alla trasforma-
zione del global food system in chiave sostenibile.
Sul versante della pianificazione spaziale si registra per contro un persistente ri-
tardo (Pothukuchi and Kaufman, 2000) che risente ancora, specie in Italia, della
storica separazione tra la pianificazione urbana, che considera le “zone” agricole in
quanto aree suscettibili di sviluppo edilizio, e quella settoriale rivolta al sostegno
delle “attività” agricole. In questo quadro la PAC e i connessi PSR hanno funziona-
to come amplificatore a scala europea di questo divario.
Va tuttavia ricordato che un aggancio al tema agricoltura non episodico, non
limitato alle porosità degli usi impropri o delle aree urbane e periurbane dismesse,
è stato diffusamente sperimentato, in Italia specialmente con la pianificazione dei
parchi agricoli. Ma questa esperienza, nel tentare di incidere sugli usi del territorio
attraverso progetti e scelte di tipo conformativo della proprietà dei suoli, ha trovato
opposizioni che ne hanno limitato fortemente le potenzialità.
L’entrata in scena dell’istanza del food planning ha liberato nuovi interessi e
nuove domande a scala internazionale che si sono tradotte, ormai in innumerevoli
casi, in coalizioni sociali più aperte e suscettibili di innescare un cambiamento in
qualche misura neo-ruralista. In questo senso l’apporto del gruppo AESOP SFP,
pur nei limiti sopra richiamati, ha dato e può ancora fornire un contributo rilevante.

Riferimenti bibliografici

American Planning Association (2007). Policy Guide on Community and Regional


Food Planning. https://www.planning.org/policy/guides/adopted/food.htm.
Cinà G. and Dansero E., eds. (2015). Localizing urban food strategies. 7th Interna-
tional AESOP Sustainable Food Planning Conference. Proceedings, Torino, 7"9
October 2015, Torino: Politecnico di Torino.
Pothukuchi K. and Kaufman J. (2000). The food system: a stranger to urban plan-
ning’, Journal of the American Planning Association, 66 (2): 113-124.
Roggema R. and Keeffe G., eds. (2014). Finding Spaces for Productive Cities,
Proceedings of 6th AESOP SFP conference, Leeuwarden: the Netherlands, 5-7
November.

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