Rigenerati Per Una Speranza Viva
Rigenerati Per Una Speranza Viva
Rigenerati per
una speranza viva
Riflessioni sul Vangelo del giorno
per il Tempo Ordinario (Anno C)
Settimane XXII-XXXIV
DIOCESI DI PATTI
Centro Diocesano Vocazioni
Rigenerati per
una speranza viva (1Pietro 1,3)
Alcuni testi sono stati scelti tra quelli presenti nell’archivio del CDV
della Diocesi
arissimi,
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XXII Settimana del Tempo Ordinario
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sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. È come se
dicesse che è meglio lasciare al padrone di casa l’as-
segnazione dei posti a tavola. Gesù vuole insegnarci
di porre la nostra fiducia in Dio e lasciare che sia Lui
a guidare la nostra vita. Per fare ciò, è di basilare im-
portanza guardare dentro il nostro cuore e scoprire che
posto occupa Dio nella nostra vita. Se Egli ha il primo
posto, allora siamo sulla giusta strada: la strada dell’u-
miltà! Diceva Endokimov che l’umiltà è l’arte di trovarsi
esattamente al proprio posto”, il posto della creatura,
sa riconoscere la verità del proprio essere in rapporto a
Dio creatore. Impariamo l’umiltà da Maria, la Madre di
Gesù e Madre nostra: “Il Signore ha guardato l’umiltà
della sua serva”. Gli altri non sono coloro che mi fanno
concorrenza nell’occupare il primo posto, ma sono per-
sone da amare e servire così come ha fatto Gesù e Ma-
ria. L’amore vero dà gratis, va al di là di ogni conside-
razione umana senza discriminare nessuno per nessun
motivo. Gesù menziona dei gruppi di persone con cui,
di solito è facile stare insieme: “amici, fratelli, parenti,
ricchi”. A questi, Gesù aggiunge altri quattro: “poveri,
storpi, zoppi, ciechi”. Queste persone, in genere, stanno
agli ultimi posti. Impariamo da Gesù a vivere la comu-
nione, la fraternità, la solidarietà con i più deboli ed
emarginati. Scegliamo la gratuità al posto del calcolo,
del potere. Non pensiamo al contraccambio poiché a
ciò penserà un ALTRO che ci assicura: “Riceverai la tua
ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Se noi, già da
ora, consideriamo tutte le persone come aventi uguale
dignità e amiamo tutti senza limiti, godremo insieme
con loro nella Patria beata per tutta l’eternità.
…è pregata
Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al
tuo. Ti ringrazio per avermi insegnato la via della vera
umiltà con il tuo esempio e con la tua Parola di vita. Amen.
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…mi impegna
Oggi, facciamo continui atti di amore e di umiltà. A sera,
lodiamo e ringraziamo il Signore per il dono della sua Pa-
rola e della sua continua presenza dentro di noi e tra noi.
SETTEMBRE
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tamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura
te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao,
fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità
io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al
tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei
mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nes-
suna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèp-
ta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo
del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga
si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori
della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale
era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando
in mezzo a loro, si mise in cammino.
…è meditata
La nostra riflessione oggi si concentra su ciò che Gesù
dice di se stesso: “Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha
mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi
la vista; per rimettere in libertà gli oppressi”. Gesù pre-
senta il suo programma agli abitanti di Nazareth facen-
do sue le parole di Isaia. Egli proclama che quelle pa-
role si stanno avverando nella sua persona e dunque
Egli si proclama il Messia atteso. Questa affermazione
provoca l’opposizione dei suoi compaesani che lo cac-
ciano via fino a tentare di ucciderlo. Proviamo a entra-
re in reale interiore contatto con la persona di Gesù.
Notiamo che Egli vuole dare un “lieto messaggio” e
ciò esige che il nostro cuore sia “povero”, “distaccato”
da qualsiasi genere di possesso. Egli viene a “scarce-
rarci” da quella prigione che è l’egoismo, un qualcosa
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del suo insegnamento perché la sua parola aveva autori-
tà. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da
un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che
vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so
chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente:
«Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo
alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono
presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai
questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti im-
puri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in
ogni luogo della regione circostante.
…è meditata
La pericope evangelica di oggi, offre diversi spunti
di riflessione che ci aiutano a interiorizzare l’insegna-
mento di Gesù e a viverlo nella vita di ogni giorno.
Gesù è venuto non per giudicare, ma per salvare l’u-
manità dal male. È una verità che già conosciamo e
siamo convinti che Gesù è venuto a portare la salvez-
za per tutti. Lo spirito maligno dice a Gesù: “Io so chi
tu sei: il Santo di Dio” (v. 34). È un riconoscimento solo
razionale che però è staccato dal cuore che non vede
in Gesù il Salvatore. La scissione tra mente, ragione
e cuore, tra verità e bene è la stessa rottura che c’è
in ciascuno di noi, esseri umani. Gesù può liberarci
da questo male e da tutte le forme di male presenti
in noi. È la sua Parola che ci libera, ci trasforma, ci
fa cambiare mentalità, ci porta a riconoscere Dio che
agisce nella nostra vita in mille modi per aprirci al
suo amore, alla sua misericordia, alla sua volontà. Da
parte nostra è richiesta tanta fede, umiltà, apertura,
sincerità, fiducia nell’ascoltare la Parola del Dio viven-
te e presente nel mondo. La Parola di Dio ha l’effica-
cia di restituirci la serenità, la gioia, la pace interiore
perché Egli agisce in noi e suscita il coraggio di avere
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Mercoledì 3 settembre 2025
San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa
Liturgia della Parola
Col 1,1-8; Sal 51; Lc 4,38-44
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella
casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una
grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei,
comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò
in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che aveva-
no infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed
egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti
uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».
Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sa-
pevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò
in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiun-
sero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse
via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la
buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per
questo sono stato mandato». E andava predicando nelle
sinagoghe della Giudea.
…è meditata
Nella meditazione sulla pericope evangelica di oggi,
ci fermeremo sul versetto 39: “Levatasi all’istante, la
donna cominciò a servirli”. Diciamo che il significato
di tutti i miracoli che Gesù fa sono a scopo di riabili-
tare la persona in tutte le sue capacità per mettersi a
disposizione per un servizio agli altri. Nel nuovo testa-
mento il termine servire è una parola carica di signifi-
cato! Gesù è il servo di Dio e dei fratelli, il Giusto che
si fa carico del peso della debolezza di tutta l’umanità.
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chiama ciascuno di noi a continuare la sua missione,
il suo servizio di amore verso tutti, senza limiti di spa-
zio, tempo, situazioni. Questa chiamata ci chiede di
dare il massimo così come ha fatto Lui.
…è pregata
Signore, tu mi hai chiamato alla vita. Ti prego di con-
tinuare a chiamarmi, a parlarmi, ad invitarmi a se-
guirTi nella via del servizio ai miei fratelli e sorelle
più bisognosi. Infiamma il mio cuore di amore per Te,
perché possa renderTi testimonianza e aiutare tutti a
seguire il tuo vangelo. Amen.
…mi impegna
A farmi aiutare nel lavoro di discernimento vocaziona-
le e nell’orientamento da dare alla mia vita per vivere
al meglio il servizio per cui Dio mi chiama.
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riosa vicinanza e un senso di fiducia, si intuisce che si
dovrà continuare a fare le stesse cose di prima ma con
un altro scopo. È successo a Pietro: sarà pescatore non
di pesci ma di uomini! davanti a questa esperienza c’è
solo da lasciare tutto e seguire Cristo Signore. Quegli
uomini, esperti nell’arte della pesca, “lasciarono tutto
e lo seguirono”. È Gesù il vero pescatore di uomini,
Egli si rivela il primo pescatore che sa compiere il
miracolo di cambiare il cuore della persona umana
perché non viva più per se stessa ma per Dio e gli al-
tri. Gesù può operare miracoli sulla base della fiducia
in Lui. Nel brano evangelico di oggi, si vede Gesù cir-
condato da una grande folla di gente che trova in Lui
“Uno” che sapeva parlare alla loro vita, hanno fiducia
in lui, gli si vogliono avvicinare, toccarlo. Gesù trova
il modo di parlare alla folla, di ammaestrarla proprio
salendo sulla barca di Simon Pietro. Anche noi oggi,
il nostro mondo, ha bisogno di questa barca e di pe-
scatori obbedienti al vangelo che accettino l’invito a
“prendere il largo”… sulle orme di Simon Pietro. Tutti
noi, seguaci di Gesù dobbiamo rinnovare la nostra
fede e ritrovare la sua fede. Pietro non era uno senza
macchia, non era immune dal peccato, non era puro;
sappiamo bene che più di una volta ha mostrato la
sua debolezza al punto da rinnegare Gesù, il suo ma-
estro, sappiamo anche che Pietro sa piangere, sa umi-
liarsi, sa riconoscere il suo peccato e sa inginocchiarsi
davanti a Gesù. Diventa così l’immagine del vero cre-
dente, del vero discepolo, è di esempio per tutti noi.
A tutti noi, folla dalle “labbra impure”, ma prostrati da-
vanti al Signore misericordioso, ci viene detto, come
a Pietro quel giorno: “non temere, d’ora in poi, sarete
pescatori di uomini” (Lc 5,10). Come per Pietro, anche
per noi, questo è un nuovo inizio, è il vero miracolo
che il mondo attende.
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…è pregata
Signore, mi affido al tuo amore e alla tua misericordia,
fa di me un pescatore di uomini come sei stato Tu. Puri-
fica il mio cuore, le mie labbra, donami un cuore umile,
fiducioso in Te. Chiama molti a seguirTi e a donare la
loro vita per le folle assetate di Te. Amen.
…mi impegna
Ad essere sincero/a nella scoperta della volontà di Dio
nella mia vita e a seguirla con gioia e apertura di cuore.
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che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il
vecchio è gradevole!”».
…è meditata
Il Signore Gesù, con la sua venuta tra noi e con l’an-
nuncio della sua “Buona Novella”, instaura il suo re-
gno nel mondo, nell’umanità. Il suo è un annuncio
di novità e di gioia perché Egli vuole dare salvezza
e liberazione da tutto ciò che schiavizza la persona
umana: è questa la volontà del padre suo. Gesù vuole
stabilire con tutti noi un nuovo patto di alleanza ba-
sato non più sulla costrizione e sulla paura, ma solo
sull’amore. Di conseguenza, egli si paragona ad uno
sposo, innamorato dell’umanità e di ciascun individuo
con cui vuole celebrare le sue nozze. Da questa ve-
rità, consegue che il suo tempo è un tempo di gioia,
di profondo gaudio e non di digiuno e di penitenza.
Tutti sono invitati alle nozze di Cristo. Egli stesso dice:
“potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo
sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo
sarà portato via da loro; allora, in quei giorni, digiu-
neranno”. Gesù ci presenta in queste parole la natura
della sua missione e ci preannuncia la sua e la nostra
risurrezione. Capiamo bene che la presenza stessa di
Gesù è motivo di grande gaudio, egli è per tutti la
garanzia vivente del nostro ritorno a Dio, Egli stesso
è il Dio con noi, l’Emmanuele, in Lui si adempiono
tutte le promesse. Già il profeta Isaia aveva predetto
questa novità e questi momenti: “dite agli smarriti di
cuore: Coraggio! non temete; ecco il vostro Dio, giunge
la vendetta, la ricompensa divina, Egli viene a salvar-
vi”. Chiunque ha sperimentato le più dure schiavitù e
le più estenuanti prigionie, sa apprezzare, descrive-
re, gustare la gioia della riconquistata libertà. L’azione
salvifica di Cristo è una liberazione totale, è una vera
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Sabato 6 settembre 2025
San Grato di Aosta, vescovo San Zosimo, vescovo
Liturgia della Parola
Col 1,21-23; Sal 53; Lc 6,1-5
La Parola del Signore
…è ascoltata
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi disce-
poli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le
mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato
quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto
quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero
fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta,
ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia
lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il
Figlio dell’uomo è signore del sabato».
…è meditata
Oggi, nel brano evangelico, Gesù esercita il ruolo di
interprete autorevole della legge riguardante il lavoro
nel giorno di sabato. L’azione che i discepoli fanno
nell’attraversare il campo di grano può essere consi-
derata come l’equivalente di una mietitura in giorno di
sabato e quindi un lavoro proibito (Es 20,8-11; Dt 5,12-15).
I farisei, oppositori di Gesù e dei suoi discepoli, prote-
stano e sollevano una domanda a Gesù sull’osservanza
del sabato. Gesù risponde che il gesto dei suoi disce-
poli è paragonato a quello che fece Davide e i suoi
compagni (1Sam 21,1-6). In entrambi i casi, viene infranto
un comandamento a causa della necessità di soddisfare
la fame fisica. Notiamo, quindi che i discepoli del “Fi-
glio di Davide” hanno un buon precedente in Davide
stesso. I farisei chiedono espressamente: “perché fate
ciò che non è permesso di sabato?”. Gesù risponde loro:
“non avete allora letto ciò che fece Davide quando ebbe
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fame, lui e quanti erano con lui? che entrò nel santua-
rio, prese e mangiò i pani consacrati, e ne dette anche
ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se
non ai soli sacerdoti?”. Gesù conclude dicendo loro: “Il
figlio dell’uomo è signore anche del sabato”. È chiaro
che Gesù afferma la sua autorità anche sulla legge del
sabato, Egli prendendo le difese dei suoi discepoli af-
ferma: “Il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo
per il sabato”. L’insegnamento di Gesù è chiaro. Egli
vuol farci capire che la funzione del sabato è soprat-
tutto il bene spirituale e materiale dell’uomo che si
raggiunge mediante un rapporto intenso con Dio, sia
individuale che comunitario. Gesù dichiarandosi “si-
gnore del sabato”, rende il sabato libero dalla gretta
interpretazione dei farisei e contemporaneamente am-
monisce i suoi discepoli ad usarlo con giusta libertà
e sempre conforme al suo insegnamento ed esempio.
Gesù vuole insegnarci che le prescrizioni della legge
non devono essere un inciampo ma un aiuto a vivere
la vera “libertà” nell’esercizio dei propri diritti. Noi cri-
stiani, discepoli di Gesù, conosciamo l’importanza ed il
valore dell’assemblea liturgica nel “giorno del Signore”,
e quindi non possiamo esimerci dal partecipare attiva-
mente e con impegno. Con ciò affermiamo con forza
il nostro diritto, come credenti, a ritrovarci con i nostri
fratelli e sorelle di fede per perpetuare e offrire con
gioia il sacrificio di lode al Padre. Chiediamoci: come
vivo la fede in Gesù? Considero la religione come un
insieme di verità da credere e di precetti da osservare?
Come manifesto il mio amore per Dio e il prossimo
nelle domeniche e nei giorni di festa?
…è pregata
Signore, grazie per il tuo amore, grazie perché ci ami
nonostante le nostre miserie, grazie per il dono del tuo
figlio Gesù. Egli ci indica la giusta via per amarTi e
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per amare il nostro prossimo come Egli stesso ha fatto.
Amen.
…mi impegna
Ad essere più coinvolto/a nella vita della Parrocchia
soprattutto nell’aiuto a chi è più nel bisogno.
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tutto sommato “facile”: seguirlo è tutt’altra cosa! Bi-
sogna rompere i legami con se stessi, con la propria
cerchia, con i propri averi. La sequela di Gesù si impo-
ne come scelta delicata e seria, di fronte alla quale bi-
sogna “calcolare e riflettere” per portare la croce fino
alle estreme conseguenze: così come nessun muratore
si metterebbe a costruire una torre senza calcolarne la
spesa e i requisiti per portarla a compimento! Eppure,
nella vita di ogni giorno noi ci comportiamo così: con-
traiamo debiti, paghiamo a rate, proprio come costrut-
tori incompetenti che non hanno dimestichezza con i
conti. Gesù Cristo esige da noi chiarezza e decisione,
senza “se” e senza “ma”: solo nel dono totale di noi
stessi è possibile dirsi ed essere discepoli. Di fronte
alla sua chiamata tutto deve essere rimesso in gioco e
misurato sulla sua Parola. Egli cerca persone consape-
voli di essere niente, di non avere nulla da garantire o
da vantare, nulla di sicuro e di prezioso all’infuori di
lui. Sediamoci, dunque, per un attimo: chiediamo al
Signore di arricchirci con la sua Parola, decidiamo da
che parte stare e iniziamo a costruire…
Signore Gesù, vorrei seguirti, ma non ho il coraggio
di portare la croce; vorrei diventare Tuo discepolo,
ma non sono capace di fare i conti con la mia paura,
con le incertezze che mi assediano. Vorrei essere Tuo
figlio, ma non sono disponibile a sceglierti definitiva-
mente nella mia vita. Sono piccolo, sfinito, inconsa-
pevole del Tuo progetto di amore e tutto mi sembra
difficile. Aiutami Tu, o Signore, a seguirti: trascinami,
incalzami, non darmi pace fino a quando non mi ve-
drai dietro a Te, abbracciato alla mia croce, con i miei
piedi a ricalcare le Tue orme!
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…è pregata
O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose ter-
restri, e con quale maggiore fatica possiamo rintraccia-
re quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito,
perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni
giorno dietro il Cristo tuo Figlio. Amen. (Dalla Liturgia)
…mi impegna
A ripensare al mio stile di vita, cercando di mettere
definitivamente da parte il superfluo
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Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz ge-
nerò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò
Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi
fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la
deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl
generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd ge-
nerò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc,
Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò
Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla qua-
le è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù
Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò
incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo spo-
so, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pub-
blicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però
stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in so-
gno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito
Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù:
egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto
questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine
concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome
di Emmanuele», che significa Dio con noi.
…è meditata
Ogni uomo è una storia sacra nel suo libero dialogo
con il Creatore. Non ci meraviglia, dunque, questa in-
terminabile lista di nomi; è vero, può risultare arida, ma
ogni persona è un volto unico e irrepetibile, ogni nome
ha un valore assoluto, sempre vivo nella memoria di
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Martedì, 9 settembre 2025
San Pietro Claver, presbitero
Liturgia della Parola
Col 2,6-15; Sal 144; Lc 6,12-19
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e pas-
sò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò
a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede an-
che il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il
nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni,
Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di
Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e
Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro,
si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea,
da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che
erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro ma-
lattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché
da lui usciva una forza che guariva tutti.
…è meditata
Il brano del vangelo di oggi ci fa riflettere su due fat-
ti: la scelta dei dodici apostoli (Lc 6,12-16), e la folla di
gente che vuole incontrare Gesù (Lc 6,17-19). Gesù sce-
glie, chiama i dodici apostoli tra il grande numero di
discepoli che lo seguono. Essi, apostoli scelti da Gesù
perché stiano con Lui. Di questi apostoli conosciamo
i nomi. Sono coloro che condivisero con Gesù, tutto,
furono i testimoni della sua predicazione, del suo stile
di vita, delle sue gioie, dei suoi dolori, della sua vita,
passione, morte e risurrezione. Sono coloro che insie-
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definirci Chiesa? cosa è la Chiesa nel Cuore di Dio? È
una Comunità di uomini e donne diversi tra loro ma
uniti dalla passione per il Cristo! Non ci siamo scelti,
ma il Signore ci ha scelti e i nostri difetti, le nostre dif-
ferenze personali, non sono un limite insuperabile per
la straordinaria opera di Dio. Impariamo a diventare
Chiesa secondo il Cuore di Dio, secondo il progetto
del Maestro Divino, vivendo giorno dopo giorno il
Comandamento dell’Amore che Cristo Gesù ci ha la-
sciato.
…è pregata
Gesù, santifica la mia mente ed accresci la mia fede
in Te, nella tua parola. Attira tutti alla tua scuola di
amore, alla tua missione nel mondo. Fammi tuo fedele
imitatore, vivi in me perché io possa vivere in Te. Fa’
che la mia presenza porti grazia e consolazione a tut-
ti. Rendimi un tuo degno discepolo e apostolo. Amen.
…mi impegna
A dedicare più tempo alla preghiera e a farmi aiutare
da un direttore spirituale per crescere meglio nell’a-
more e nella missione che Gesù mi vuole affidare.
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XXIII Settimana del Tempo Ordinario
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati
voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando
gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando
e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come
infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel
giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è
grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro
padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già
ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete
sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, per-
ché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli
uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agiva-
no i loro padri con i falsi profeti».
…è meditata
Oggi riflettiamo sulle beatitudini. L’evangelista dice:
Gesù, «àlzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva
“Beati voi…”». Questo ci fa capire che la sua Parola è
riferita ai suoi più intimi collaboratori. Essi hanno la-
sciato tutto e l’hanno seguito. Gesù li proclama “Beati”
cioè immensamente e straordinariamente felici. Egli
non sta beatificando la povertà. Essere poveri, vive-
re in povertà, nell’indigenza è un elemento negativo.
I poveri devono essere aiutati, soprattutto dalla Co-
munità Cristiana, a risollevarsi dalla loro condizione
di povertà e indigenza. Ciò che Gesù proclama è la
felicità di chi, avendo lasciato tutto per stare con Lui,
sono entrati in una condizione di distacco, di libertà
dalle cose, dai beni che li rende aperti, disponibili ad
attuare nella loro vita il Vangelo che Egli annuncia.
Gesù assicura, «voi, poveri, che avete lasciato tutto e
mi avete seguito, siete “Beati” perché vostro è il Regno
di Dio». È chiaro che non è un regno di estensione
geografica bensì un Regno in cui Dio può governare
come Re, cioè che il Padre si prende cura di voi. Un
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Re che si mette a ‘servire’! È come se Gesù stesse di-
cendo: “voi, che avete fatto una scelta in favore degli
altri, non preoccupatevi perché Dio si prenderà cura
di voi”. Siete beati! Quando nella vita quotidiana vi
sarà la fame, il pianto, la persecuzione, anche allora, il
Padre si prenderà cura di voi, Egli starà sempre dalla
vostra parte. Gesù, infatti dice: “Rallegratevi nel mo-
mento della persecuzione, della sofferenza”, non per
masochismo, ma perché “la vostra ricompensa è gran-
de nei cieli”. Tutto consiste nell’affidarsi al Padre in
modo totale! I discepoli di Gesù hanno la missione di
rendere visibile, nella loro esistenza, il Dio invisibile.
In questo senso, l’adesione al messaggio di Cristo, tra-
sforma il discepolo in profeta. Di conseguenza, come
non sono stati compresi, accettati, ma anzi perseguita-
ti, i profeti, così sarà di loro. Lo stesso Cristo Gesù, è
stato perseguitato e ucciso. Un profeta è autentico se
il sistema di potere che regge la società lo contrasta, lo
perseguita, lo calunnia… allora si può rallegrare per-
ché è sicuro di stare dalla parte del Signore! Esistono
anche i falsi profeti. Quando la società applaude, è
segno che il profeta non è un inviato ma un traditore
del messaggio di Gesù: è un falso profeta. Anziché
rendere visibile l’immagine del Dio invisibile, si acco-
moda e affianca i dettami del sistema di potere della
società. Chiediamoci: Come posso fare spazio dentro
di me alla conversione, all’interiorità? Chi è, per me, il
profeta autentico? Io mi definisco un profeta autentico
o falso?
…è pregata
Signore, donaci sempre la Speranza Teologale che ci
fa desiderare e anelare al Regno di Dio anche nelle
difficoltà della vita quotidiana. Rendi il nostro cuore
docile alle tue chiamate. Amen.
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…mi impegna
A essere testimone autentico, profeta coraggioso e
gioioso di Gesù che mi chiama a far parte del Regno
del Padre Suo.
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e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è
misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non
condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete
perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata,
colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché
con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi
in cambio».
…è meditata
Questo brano del Vangelo praticamente ci racconta
la vita di Gesù, il suo modo di pensare, di essere, di
agire, è come se fosse la sua “autobiografia”. C’è poco
da commentare e molto da riflettere e contemplare
per poi mettere in pratica… Gesù per primo ha fatto
quello che ora comanda a noi di fare. La conseguenza
è che siamo chiamati ad amarci gli uni gli altri così
come Dio ci ama e come Gesù ci ha rivelato. Se l’amo-
re si esprime nel dono, la misericordia si esprime nel
perdono, ciò significa “super-dono”: «dove è abbonda-
to il peccato, lì ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).
Mi piace mettere questa pagina del Vangelo di Luca
accanto alla pagina della Prima Lettera di San Paolo
Apostolo ai Corinzi 13,1-8: «Se anche parlassi le lingue
degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,
sono come un bronzo che risuona o un cembalo che
tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi
tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienez-
za della fede così da trasportare le montagne, ma non
avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribu-
issi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser
bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La
carità è paziente, è benigna la carità; non è invidio-
sa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca
di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiu-
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Venerdì, 12 settembre 2025
Santissimo Nome di Maria
Liturgia della Parola
1 Tm 1,1-2.12-14; Sal 15; Lc 6,39-42
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno
tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro;
ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo ma-
estro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo
fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la
pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi
la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave
dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuz-
za dall’occhio del tuo fratello».
…è meditata
Il Vangelo di oggi, ci fa riflettere su delle verità di una
grande valenza spirituale e psicologica. In effetti c’è
da chiedersi: chi è quel cieco che ha l’ardire di guida-
re un altro cieco? E ancora, chi può avere l’ardire di
togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello se nel suo
ha la trave? Entrambi insistono a seguire una strada,
un modo di agire impossibili. Perché lo fanno? Gesù
chiede a ciascuno di noi: “Perché guardi la pagliuzza
che è nell’occhio del tuo fratello?” È di vitale importan-
za, che prendiamo questo brano di Vangelo in seria
considerazione perché siamo davvero dei ciechi che
non sanno riconoscere le loro cecità. Se non sappia-
mo riconoscere i peccati, i risentimenti, la rabbia, l’or-
goglio che c’è in noi e non lo confessiamo anzitutto
a noi stessi nella sincerità e verità del nostro essere
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…è pregata
Signore, beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in Te la sua forza;
cresce lungo il cammino il suo vigore. Dal Salmo 83
…mi impegna
A essere sincero, onesto con me stesso, riconoscere
e accettare il peccato che c’è in me. Se non ci riesco,
è bene farmi aiutare da una persona che mi faccia da
guida e accompagnatore.
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e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. Dal Salmo 115
…mi impegna
Mi impegno ad ascoltare la Parola di Dio e a metterla
in pratica.
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serpenti. Lo stesso JHWH provvide a liberare il popolo
ordinando a Mosè di innalzare un serpente di bronzo
su un’asta. Coloro che avrebbero volto lo guardo al
serpente sarebbero stati salvati. Noi sappiamo che è
Gesù colui che ha attualizzato la salvezza con l’essere
innalzato sulla Croce e morire per tutta l’umanità. L’e-
vangelista Giovanni insegna che l’innalzamento sulla
Croce è al tempo stesso, momento di umiliazione e di
glorificazione. Questo è più evidente, durante il suo
racconto della Passione di Cristo. L’elevazione del Fi-
glio dell’uomo sulla Croce simboleggia fortemente la
sua elevazione nella gloria. Gesù è l’unica possibilità
e fonte di salvezza. Il Padre ha inviato il suo unico
Figlio allo scopo di donarci la salvezza. È una pro-
spettiva grande, aperta, universale: Dio amò il mondo
e chiunque crede avrà la vita eterna. Al cuore della
missione del Figlio vi è, dunque, l’amore del Padre.
La “Bella Notizia” è che il Figlio è stato donato per la
vita eterna dell’umanità, per tutti gli individui e per
la salvezza del mondo creato. La cosa necessaria per
aderire a questa salvezza e a questa vita eterna è la
fede. Riflettiamo: Come si può credere se non c’è nes-
suno che evangelizza? Chi sono gli evangelizzatori? Mi
sento chiamato/a in causa in questa vocazione all’e-
vangelizzazione, alla missionarietà? Come? Mi capita
mai di ergermi a giudice del mondo? Cosa sono per
me la vita eterna e la salvezza? Come esprimo la mia
gratitudine a Dio Padre, al Figlio per il dono della vita
e della salvezza?
…è pregata
Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, per questo ci
conosci fino in fondo, uno per uno, con i nostri slanci
e le nostre fatiche, le nostre fragilità e le nostre risorse.
È bello, mio Signore lasciarsi guidare da Te, è bello
darTi fiducia e assecondare le tue indicazioni. È bello
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ci troviamo fasciati da questo stupore fin dal primo
versetto del Vangelo: “…il padre e la madre erano me-
ravigliati”. Ed è sempre lo stupore di trovarsi coinvolti
in un mistero d’amore che rende Maria capace di ac-
cogliere le parole di Simeone, parole su una salvezza
inaccettabile, su una spada che avrebbe trafitto il suo
cuore di madre. È qui adombrato il mistero di morte e
risurrezione del suo Signore e Figlio, mistero che vivrà
di continuo nella storia di ogni discepolo che segue le
orme del suo maestro, fratello e Signore. Ma di quale
“salvezza” di Gesù si parla? Maria in quel momento
non sapeva a cosa sarebbe andato incontro suo Figlio,
ma noi sappiamo come è andata a finire. E… parlando
terra terra, possiamo dire che la Salvezza che il Figlio
di Dio ha portato, sembra non aver avuto nessuna ri-
levanza, né religiosa, né politica, né personale. Gesù
è stato religiosamente un maledetto, politicamente un
fallito, personalmente un perdente. Dopo la Croce,
sembra che tutto sia tornato come prima, anzi peggio
di prima, perché il male sembra aver vinto. Ma Maria
non farà spegnere in Lei lo stupore di una salvezza che
è Misericordia del Padre nel volto del Figlio. Maria se-
guirà sempre il figlio, imparerà a conoscerLo per esse-
re degna di chiamarsi figlia del Figlio. Quanti tentativi
fa l’uomo di cercare altre vie di salvezza (basta pensare
al pullulare di sette, di nuove religioni) e da “stupiti” si
diventa “stupidi”: schiavi dei propri idoli. Maria aveva
nel cuore la certezza di un Dio amore; si guarda qua-
le oggetto privilegiato della compassione di Dio per
il mondo e il suo stupore è celebrazione continua di
un’unica verità: “Dio mi ha amata ed ha dato se stes-
so per me!”. ContemplarLo piccolo, contemplarLo sulla
croce, vederLo risorto, per Maria e per ogni discepolo,
è scorgere nel corpo dato e nel sangue versato la vera
Epifania di Dio: Misericordia infinita.
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…è pregata
O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla
croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata:
fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passio-
ne del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione.
Amen. Dalla Liturgia
…mi impegna
Compirò in modo del tutto gratuito un gesto di amore
per una persona a me vicina
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si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione
circostante.
…è meditata
In questo brano di vangelo, Luca ci presenta Gesù
come una persona attenta alle sofferenze del suo po-
polo. Dio che è sempre buono e misericordioso si
china sull’uomo e si prende cura di lui. Gesù arriva
presso Nain dove incontra un corteo funebre. Egli
presta attenzione alla donna che non solo è vedova
ma porta a sepoltura il suo unico figlio rimanendo del
tutto sola e priva di ogni protezione e sostegno uma-
no e anche economico. Gesù si rivolge alla donna e
viene preso da grande compassione, il suo cuore si
commuove. Anche in altre occasioni, Gesù esterna
sentimenti di tenerezza, di pietà verso chi soffre ed
è in lacrime. In qualche modo, il Vangelo ci pone
davanti un Dio che esterna la sua capacità di ama-
re propria di un Padre e di una Madre. Noi, esseri
umani, non possiamo entrare nella “vita” se non as-
somigliamo al Padre nostro Celeste. Per avere la vita,
non ci vengono chieste opere eclatanti ed eroiche,
ma solo compassione, un cuore aperto di fronte alla
sofferenza del fratello, della sorella. La missione di
Gesù è stata quella di rivelare il vero Volto di Dio,
possiamo dire che è riuscito a portare a compimen-
to la sua missione proprio nell’esternare la sua più
profonda commozione e compassione di fronte ai di-
sastri operati dal peccato. Dobbiamo prendere atto
che, per noi è difficile credere nella tenerezza infinita
del Signore. Siamo più propensi, per via delle false
immagini di Dio che si tramandano di generazione
in generazione, a temere il giudizio piuttosto che a
credere in un amore compassionevole di fronte al di-
sastro generato dal peccato. Siamo più inclini a giu-
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…mi impegna
A coltivare in me gli stessi sentimenti del Cuore di
Gesù davanti alle sofferenze, al dolore e alle lacrime
del prossimo.
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dobbiamo imparare a essere dei figli di Dio sempre
contenti di quanto Egli ci dà.
…è pregata
Vieni, o Santo Spirito, guidaci alla docilità alla Divi-
na Parola. Dà a noi occhi limpidi per contemplarti
e un cuore umile per lasciarci contemplare da Te.
Amen.
…mi impegna
A scoprire le cause che mi portano all’indifferenza,
alla superficialità, alla mancanza di impegno nell’a-
scolto della Parola di Dio e nel metterla in pratica.
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asciugati con i suoi capelli… non ha cessato di ba-
ciarmi i piedi… me li ha cosparsi di profumo” quasi a
dire che il tutto è espressione di accoglienza, di fede
in Lui e nel suo perdono. Il Fariseo Simone sembra
non rendersi conto abbastanza che l’amore di cui
parlano Gesù e la donna, rannicchiata ai suoi piedi,
non è affatto presente nel suo cuore e nella sua vita.
È chiaro comunque che, il fatto di incontrare Gesù,
lascia nel cuore di tutti, sia di chi si sente “giusto”
sia del “peccatore”, uno stato di “nudità” vulnerabi-
le. Si verifica una spoliazione delle proprie certezze,
una rimozione delle proprie maschere come anche
del proprio peccato e delle paure. Viene raggiunta
la prontezza di scegliere l’invito di Gesù ad entrare
nello spazio aperto e libero della relazione con Dio.
La donna vi entra in pieno. Il fariseo Simone ha an-
cora bisogno di convertirsi, di riconoscersi peccatore
e bisognoso di perdono. Chiediamoci: Siamo pronti
a sostare nella casa di Simone, a osservare la sce-
na dell’incontro con Gesù? Quali sono le maschere
che dobbiamo togliere dal nostro cuore, dalla nostra
mentalità, dal nostro atteggiamento, dalla nostra in-
telligenza non ancora evangelica? Mi riconosco nel-
la donna peccatrice che riconosce il suo peccato e
apre il suo cuore a ricevere il perdono? Che cosa
devo riconoscere in me? Di che cosa devo pentirmi
e confessarmi? C’è in me l’atteggiamento del “giusto”
Simone che nasconde il suo peccato di prostituzione
dietro la maschera dell’osservanza scrupolosa della
legge e delle tradizioni? Che valore ha per me la leg-
ge e le tradizioni a livello religioso, sociale, cultura-
le, morale e spirituale? Abbiamo molto da meditare,
da riflettere, esaminare, per decidere di convertirci e
cambiare vita.
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…è pregata
Preghiamo con le parole di S. Paolo Apostolo:
Tu, Gesù, sei “venuto nel mondo per salvare i peccatori
e di questi, il primo sono io”.
A te, “Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio,
onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen!”.
…mi impegna
A mantenere le mie promesse e decisioni di cambiare
vita e convertirmi al Vangelo.
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suoi discepoli, collaborano e mettono a disposizione
i loro beni, il loro lavoro e anche il loro senso di ac-
coglienza amichevole e rispettosa. Il vangelo ci dice
che queste donne che seguono Gesù hanno fatto l’e-
sperienza di essere state curate da Lui, hanno vissuto,
in prima persona, la gioia del dono e del perdono, si
sono sentite amate e quindi possono esprimere a loro
volta, amore, benevolenza. Hanno capito che Gesù
ama con i fatti. Egli è stato capace di liberarle dalle
loro schiavitù interiori. Queste donne manifestano il
loro amore per Cristo in modo fedele e sincero e ciò le
porterà fino ai piedi della croce e davanti al sepolcro
dove diventeranno le prime testimoni del Cristo Risor-
to. La caratteristica degli apostoli e dei primi seguaci
di Gesù è quella di “ascoltare e stare” con Lui. Tutti
noi, credenti e discepoli del Signore, dobbiamo avere
la stessa qualifica: ascoltare il Maestro e stare con Lui.
É l’unico modo di dimostrargli il nostro amore perso-
nale! Riflettiamo: In che modo faccio esperienza della
Bontà, della misericordia e della grazia di Dio? Com’è
la mia conoscenza di Dio? Il mio rapporto con Dio che
caratteristiche ha? C’è in me timore, fiducia, intimità,
superficialità, emarginazione di Dio? Leggo e medito
spesso il Vangelo? Cosa cambia, in me, nella mia vita,
a contatto con la Parola di Gesù?
…è pregata
Scrutami, Signore, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita. Dal Salmo 138
…mi impegna
A pregare di più e a nutrirmi più abbondantemente
della Parola di Dio e del Vangelo. Il Salmo 138 potreb-
be essere la base da cui partire
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sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato
la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e
producono frutto con perseveranza.
…è meditata
Gesù oggi ci immette in un ciclo vitale, tra “ascoltare”
e “fare”. Il primo è causa del secondo ed il secondo è
inveramento del primo. C’è molta folla intorno a Gesù,
ma Gesù non è tipo da ridurre le persone a massa e
nullificarle. Vuole che la folla diventi “popolo di Dio”.
Il popolo suppone persone libere e aperte agli altri,
perché la fede non è mai un fatto di massa. Per questo
Gesù “grida”, gli sta a cuore che i suoi uditori non ab-
biano un ascolto di striscio (strada), superficiale (pietra)
o affogato in mille faccende (spine). L’ascolto della Pa-
rola è questione di vita o di morte, del senso del pro-
prio esistere. Forse è bene che a questo punto ci chie-
diamo di che “terra” siamo impastati… e confessiamo,
come i discepoli, che anche noi non abbiamo capito il
suo messaggio, che abbiamo bisogno di spiegazioni…
Questo è l’inizio della conversione: l’avvertire il biso-
gno profondo di ascoltare, del “seme” che cade nella
nostra povera “terra”. Ed il SEME è Gesù che conosce il
fallimento ed il successo: la legge della croce, che vale
tanto per Gesù, quanto per il discepolo che sceglie di
seguirlo. Se il frutto non c’è, scagionata l’efficacia del
seme, bisogna individuarne la ragione e ricercarla nello
smascherare le resistenze del nostro cuore alla Parola.
Il centuplo è legato all’ascoltare, trattenere, perseverare
nel quotidiano a tutta prova: il seme porterà frutto an-
che nella nostra terra. È Dio che ne garantisce la riusci-
ta, sta a noi offrirGli un cuore bello e buono.
…è pregata
Si ritireranno i miei nemici,
nel giorno in cui ti avrò invocato;
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darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà
all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza».
…è meditata
Il capitolo 16 è dedicato al problema dell’uso della
ricchezza. Il tema della ricchezza è ricorrente in Luca
ed egli verso chi è ricco non risparmia parole molto
forti. Evidentemente la sua comunità aveva molte ric-
chezze e non riusciva a trovare un equilibrio tra i beni
materiali e le esigenze del Vangelo. Gesù con questa
parabola vuole farci comprendere come la vita terrena
sia sempre una scelta: fra l’onestà o la disonestà, fra il
bene o il male, fra la fedeltà o l’infedeltà. L’uomo ric-
co di questa parabola è Dio, mentre l’amministratore
rappresenta ognuno di noi; ognuno di noi può ammi-
nistrare la sua vita in modo onesto oppure disonesto.
“Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua am-
ministrazione, perché non potrai più amministrare”.
È bene ricordare allora che un giorno siamo chiamati
a rendere conto a Dio della nostra amministrazione.
Dio ci ha donato tante ricchezze, fidandosi di noi, uti-
lizziamoli senza sfruttare nessuno e cercando di con-
dividerle con gli altri.
…è pregata
O Padre, che chiami ogni uomo ad amarTi e servir-
Ti come unico Signore, allontana da noi la cupidigia
delle ricchezze e fa che alzando al cielo le mani libere
e pure, Ti rendiamo gloria con la nostra vita. Amen.
…mi impegna
Mi chiedo se agisco sempre con chiarezza e trasparen-
za senza arrecare danno ad alcuno, pur rischiando di
rimanere sola.
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…mi impegna
Oggi vogliamo a rimuovere le zone d’ombra del no-
stro cuore prendendoci del tempo per fare un buon
esame di coscienza.
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città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimo-
nianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di
villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona noti-
zia e operando guarigioni.
…è meditata
Essere annunciatori del regno oggi è di controtenden-
za, quasi démodé; in un periodo storico in cui più sei
egocentrico più vinci, mettere al centro Dio non è si-
curamente una priorità. Malgrado tutte le frasi retori-
che sulla gioventù apatica e senza valori, come famiglia
giovane, abbiamo conosciuto tanti nostri coetanei, che
nonostante la difficoltà di annunciare Dio, sono stati ca-
paci di sorprenderci per l’autenticità e la passione con
cui vivono l’esperienza cristiana. Molto spesso partiamo
sfiduciati dalla presunzione che tanto ci troveremo a
scuotere la polvere dai nostri piedi ed invece ci ritrovia-
mo stupiti dall’accoglienza e dalla testimonianza che ci
viene data. Ogni tappa del nostro cammino è segnata
dalla gioia ma anche dalla fatica di voler testimoniare
con gesti e parole che noi ci crediamo veramente in
questo regno, ma ancor di più dalla consapevolezza
che non bisogna stancarsi mai di annunciare. Il Vange-
lo ci dice di sostare, ma poi di ripartire perché, nella
logica evangelica, non sempre a chi ha seminato tocca
la gioia del raccolto, ma bisogna lasciare ad ognuno il
tempo di far agire dentro di sé la Parola, usando la stes-
sa pazienza che Dio ha con ciascuno di noi.
…è pregata
Rendici Signore testimoni autentici e annunciatori del
Tuo regno, perché possiamo sperimentare la Tua prov-
videnza e la Tua misericordia.
…mi impegna
A dedicare del tempo alla preghiera per fare spazio a Dio
di agire nella nostra vita per aiutarci a portarlo agli altri.
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mentarlo perché diventi fiaccola nel nostro cammino:
quando la malattia, la sofferenza, la morte bussano
alla nostra vita, solo uno sguardo reso profondo dalla
fede può farci “andare oltre” e rendere ragione della
speranza a cui siamo chiamati.
…è pregata
Signore fa che possiamo sempre riconoscere i tuoi
doni, alimenta in noi la Fede perché non vacilli alla
prima prova del nostro cammino.
…mi impegna
A non correre dietro agli eventi del mondo, ma a sof-
fermarci nella preghiera per i fratelli che ne hanno più
bisogno.
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Sabato, 27 settembre 2025
San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote
Liturgia della Parola
Zc 2,5-9.14-15; Sal Ger 31,10-13; Lc 9,43b-45
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose
che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene
in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere
consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non ca-
pivano queste parole: restavano per loro così misteriose
che non ne coglievano il senso, e avevano timore di inter-
rogarlo su questo argomento.
…è meditata
Anche noi quando ascoltiamo le Parole di Gesù a vol-
te non riusciamo immediatamente a capire il senso,
forse perché non le ascoltiamo attentamente o perché
le sentiamo lontane, o forse perché ci fanno paura.
Gesù ci rende partecipi del Suo atto d’Amore e della
Sua resurrezione ma la sua strada maestra è la croce.
Seguire Gesù significa allora percorrere lo stesso cam-
mino, accogliendo la fatica ed il dolore di ogni giorno
sapendo che c’è una prospettiva più grande, un pro-
getto a volte misterioso ma sicuramente di amore e
libertà. Non sempre tutto è chiaro ma, nella fede, sap-
piamo che il Signore è con noi sempre, che ci guida,
ci consola, ci conduce.
…è pregata
Tu che ci hai amati fino alla morte, ci hai annun-
ciato anche la gioia della resurrezione perché potes-
simo essere partecipi della tua gloria. Fa o Signore
che impariamo da te che l’Amore vince sempre sulla
morte.
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…mi impegna
A meditare la Parola e fare tesoro di ciò che il Signore
ci suggerisce.
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cuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose:
“Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi
neanche se uno risorgesse dai morti”».
…è meditata
Questa parabola ci scuote, e soprattutto ci ricorda una
verità: sia il ricco sia il povero condividono la condizione
umana, per cui per entrambi giunge l’ora della morte,
che tutti accomuna. La condizione del povero è tra le
più disperate, non è un mendicante che chiede cibo,
è abbandonato davanti alla porta della casa del ricco.
Nessuno lo guarda, né si accorge di lui, solo dei cani ran-
dagi, più umani degli esseri umani, passandogli accanto
gli leccano le ferite. Eppure Gesù dice che costui a diffe-
renza del ricco, ha un nome: Lazzaro, cioè “Dio viene in
aiuto”. Viviamo nell’abbondanza di una società opulenta,
che sa nascondere così bene i poveri al punto di non
accorgersi. Gesù ci ricorda nella beatitudine che Dio sta
dalla parte dei poveri e ci invita a praticare l’ascolto del
fratello nel bisogno che è di fronte a noi e l’ascolto delle
Scritture, non esiste l’uno senza l’altro: ed è nel vivere
qui e ora queste due realtà strettamente collegate tra loro
che si gioca già oggi il nostro giudizio finale.
…è pregata
Aiutaci, o Signore, a non essere egoisti, ad uscire da
noi stessi con generosità, con atteggiamenti di miseri-
cordia. Dona al nostro cuore occhi capaci di vedere il
fratello che ci passa accanto ed ha bisogno del nostro
aiuto. Amen.
…mi impegna
A fare un gesto di amore e di accoglienza verso chi è
solo e abbandonato.
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il suo progetto d’amore. Gesù inserisce Natanaele e
ciascuno di noi in una predilezione che va al di là di
ogni pretesa di originario desiderio: “Io ti ho amato
per primo!”. E noi abbiamo davvero trovato Gesù, o ci
fermiamo sazi a ciò che pensiamo conoscere già? L’o-
ceano verso cui ci trasporta Gesù è senza sponda, c’è
sempre un “oltre” a cui dobbiamo farci attenti nel “qui
ed ora” della nostra vicenda storica: in Gesù il Cielo si
è squarciato per sempre…
…è pregata
O Dio, che chiami gli Angeli e gli uomini a coopera-
re al tuo disegno di salvezza, concedi a noi pellegrini
sulla terra la protezione degli spiriti beati, che in cielo
stanno davanti a te per servirti e contemplano la gloria
del tuo volto. Amen.
…mi impegna
Ad accogliere nel cuore la persona di Gesù e a dedi-
care nel silenzio un po’ di tempo alla contemplazione
della sua vita.
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OTTOBRE
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Giovedì 2 ottobre 2025
Santi Angeli custodi
1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
Liturgia della Parola
Es 23,29-23a; Sal 90; Mt 18,1-5.10
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicen-
do: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”. Allora
chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
“In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventere-
te come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò
chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è
il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo
bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guar-
date di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché
io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia
del Padre mio che è nei cieli.
…è meditata
Anche oggi la domanda dei discepoli “Chi dunque è
il più grande nel Regno dei Cieli?”, rivela che avevano
capito poco o nulla del messaggio di Gesù. E Gesù
risponde che il criterio sono i piccoli! si identifica con
loro. L’amore di Gesù verso i piccoli non ha spiega-
zione. I bambini non hanno merito, al tempo di Gesù
i bambini erano considerati come “non ancora uomi-
ni”, davano fastidio, non dovevano disturbare. Gesù,
invece, li propone come modelli di discepolato! I di-
scepoli devono diventare bambini, invece di crescere
verso l’alto, devono crescere verso il basso e verso la
periferia, dove vivono i poveri, i piccoli. Così saranno
i più grandi nel Regno! Il motivo è questo: “Chi riceve
uno di questi piccoli riceve me”. È la pura gratuità
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ta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me,
disprezza colui che mi ha mandato».
…è meditata
Se cerchiamo di penetrare il mistero dell’Incarnazione
e della Redenzione, il nostro intelletto si ritrae, sopraf-
fatto da questo ineffabile abisso; solo il cuore, sorretto
dalla fede e illuminato dallo Spirito Santo, può intrave-
dere quale fuoco d’amore abbia spinto Dio a riscattare
l’uomo, offrendogli la possibilità di divenire figlio nel
Figlio, partecipe della Sua Vita.
Gli scritti di S. Giovanni sono tutti un inno a questo
amore, ma esiste anche il mistero dell’iniquità. L’uo-
mo ha il potere di rifiutare l’amore di Dio, di rendersi
sordo, indifferente, o addirittura ostile ai suoi appel-
li. L’Antico Testamento risuona di richiami accorati di
Dio al popolo eletto, rivolti per mezzo dei profeti.
Sono espressioni di una tenerezza sconvolgente, ap-
pelli di un Padre che vuole cancellare i peccati dei
figli traviati, dissipandoli come nube; vuole ridare ai
peccatori il candore dell’innocenza, si offre di portarli
sulle braccia, come un padre porta un figlio durante
una lunga marcia; vuole sollevarli alla sua guancia, per
stringerli in un abbraccio dolcissimo. Infine ha inviato
il Figlio, unica vittima in grado di ristabilire l’armonia
della creazione, ferita profondamente dal peccato. Il
Figlio viene in apparenza umile e dimessa, a insegna-
re e testimoniare Amore.
Ma proprio i suoi non lo riconoscono, lo rifiutano.
Neppure i segni che Egli compie inducono alla con-
versione gli animi induriti nel peccato.
Esplode allora il lamento dell’Amore misconosciuto,
l’ammonizione della Santità oltraggiata. Nel Getsema-
ni, Gesù suderà sangue sotto il peso del peccato di
tutti gli uomini, di ogni tempo. Egli sa cosa si accinge
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non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e
colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti
che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete
il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite
e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio
giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
…è meditata
Il brano si apre con una preghiera di Gesù, “Ti rendo
lode, o Padre”.
Gesù fa sgorgare dal suo cuore un inno di lode gioiosa
e convinta a Dio: “Riconosco, o Padre, Signore del cielo
e della terra, che hai nascosto queste cose ai saggi e
agli intellettuali e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,
perché questa è stata cosa gradita davanti a te”. Non
un lamento si alza da Gesù verso Dio, ma una confes-
sione che è lode e benedizione. Gesù si rivolge a Dio
con una confidenza unica: lo chiama “Padre”, in ara-
maico “Abba”, perché in questo nome sono racchiusi
per Gesù la tenerezza, l’amore e la misericordia. Siamo
noi i “piccoli” quando, con semplicità di cuore e con
sincera umiltà, riconoscendo i nostri limiti, la nostra fra-
gilità, ci affidiamo al Signore nella preghiera assidua e
costante, per attingere da lui la forza che non abbiamo.
Questa intimità silenziosa col Signore permette al “pic-
colo” di portare il giogo di Gesù, perchè chi è piccolo
in Gesù Cristo sa che ogni prova, sofferenza, croce o
impegno che Dio gli chiede di portare, non sarà mai
solo a portarlo. Per questo è un giogo dolce e leggero:
perché il primo a caricarlo sulle proprie spalle è Gesù
stesso. Non bisogna mai chinare il capo di fronte alla
sventura! Lui è con noi...
…è pregata
Signore Gesù, aumenta la mia fede e donami la Tua
sapienza e confidenza perchè con la semplicità dei
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a riflettere sulla gratuità delle nostre azioni che può
nascere solo da una fede grande in Colui che si è fatto
servo fino alla morte. E chi ha occhi attenti saprà ve-
dere anche i miracoli.
…è pregata
Sull’esempio della Serva per eccellenza, Maria, inse-
gnami, Signore, a servirti con amore e per amore in
ogni occasione della mia giornata. Il tuo amore per
l’uomo mi guidi a percorrere la strada della gratuità,
dell’operosità che diviene libertà e gioia per gli altri
e anche per me. Tutto secondo la tua volontà, oggi e
sempre. Amen.
…mi impegna
Ad aprire gli occhi sulle occasioni che il Signore mi
favorirà in questa giornata per compiere gesti di servi-
zio gratuito, anche verso chi potrebbe non meritarlo.
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fessionale e sociale, l’operaio musulmano, il profugo
slavo, il negoziante cinese, tutta la variegata folla che
rende composite le nostre comunità, anche le più pic-
cole. Farsi prossimo richiede sollecitudine e disponi-
bilità verso l’anziano, il disabile, il tossicodipendente.
Posso passar oltre, come il levita, ma chi mi salverà
un giorno da quella voce che penetra fino al punto di
connessione delle più intime giunture e che pronun-
cerà il mio giudizio: «Ero povero…, malato…, carce-
rato…»?
Il Vangelo ci chiede un’adesione generosa e totale,
senza cercare sconti o indulgenze per il perbenismo,
la pigrizia, l’egoismo e tutte le altre cattive tendenze
che ci assediano e sono pronte a soffocarci, se la-
sciamo loro aperto anche un solo spiraglio del nostro
cuore.
…è pregata
Ti prego, buon Samaritano Gesù, versa sulle mie ferite
olio e vino: versa l’olio dell’unzione, lo Spirito Santo,
donami la coppa del vino della Nuova Alleanza. Por-
tami con te sulla cavalcatura della croce, conducimi
all’albergo, la tua Chiesa, donami la Parola dell’An-
tico e del Nuovo Testamento ed io sarò guarito e vivrò!
Tu sei stato accanto a me, Signore, ti sei fatto mio pros-
simo: fa’ che io sappia aver compassione di chi è nel
bisogno.
…mi impegna
A fare un gesto di carità insieme alla mia famiglia nei
confronti dei più poveri.
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accoglie Gesù in casa sua ma questa Presenza diventa
una cosa fra le tante dentro il ritmo vorticoso di una
giornata che la rende inquieta al punto tale da giu-
dicare il comportamento della sorella che dovrebbe
agire come lei compiendo delle azioni “utili” invece
che stare li seduta ad ascoltare. Ma “Maria ha scelto la
parte migliore”, tra le due sorelle è lei che liberamente
sceglie di stare in relazione con il Maestro, il solo che
può dare compimento alla sua vita.
…è pregata
Maria, Madre del Santo Rosario e Regina della Famiglia,
abbraccia con la tua benevolenza tutti noi affinché, con
il sostegno della Tua presenza, possiamo camminare fi-
duciosi e certi della Misericordia di Cristo.
…mi impegna
A pregare il Santo Rosario insieme alla mia famiglia
per l’unità tra noi e con gli altri.
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Giovedì, 9 ottobre 2025
San Dionigi, vescovo e Compagni, martiri
Liturgia della Parola
Ml 3,13-20a; Sal 1; Lc 11,5-13
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha
un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, pre-
stami tre pani, perché è giunto da me un amico da un
viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno
gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa,
io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per
darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli
perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà
a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico:
chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi
sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca
trova e a chi bussa sarà aperto.Quale padre tra voi, se il
figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del
pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone
ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo
Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
…è meditata
“Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto”. Nel vangelo di oggi
Gesù ci rassicura che le nostre preghiere sono ascol-
tate. Dobbiamo chiedere con insistenza certi che un
Padre non ci lascerà abbandonati.
La prima condizione della preghiera è la consapevo-
lezza di essere bisognosi e Gesù ci esorta ad avere
fiducia perché se l’uomo si commuove davanti alle
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demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo
alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, co-
noscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se
stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche
Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo
regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beel-
zebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i
vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saran-
no loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con
il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando
un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo,
ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di
lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e
ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e
chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito im-
puro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando
sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa,
da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna.
Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano
e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo
diventa peggiore della prima».
…è meditata
l’episodio del vangelo di oggi vede Gesù scacciare
un demonio per liberare l’uomo dal maligno. Accan-
to al demonio scacciato ci sono però i suoi avversari
che cercano di metterlo alla prova dando una loro
interpretazione arbitraria dei segni che Egli compie.
Invece di essere felici del bene compiuto da Gesù dif-
fondono maldicenze sul suo operato dicendo che ciò
che Lui compie è opera del demonio. Ma Egli scaccia
i demoni “con il dito di Dio” e per mezzo di questo “è
giunto a voi il regno di Dio”. Il male è sconfitto, bat-
tuto, eliminato dal cuore dell’uomo e questo è motivo
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portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Be-
ati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la
osservano!».
…è meditata
Maria è beata non tanto per aver portato in grembo il
Salvatore del mondo e per averlo allattato, cresciuto e
amato così come una madre fa con suo figlio ma Bea-
ta piuttosto perché da sempre è stata docile e umile in
ascolto della parola di Dio che si realizzava nella sua
vita. Maria diventa Beata grazie ad un gesto semplice
ma segno di profonda umiltà che è l’ascolto. Maria “
figlia del Suo Figlio”, discepola del Maestro partorito
dal suo ventre diventa per noi un modello da imitare.
Maria non è solo degna di essere ammirata e venera-
ta ma va seguita, va imitata nel suo essere serva del
Signore e nel suo abbandonarsi alla volontà di Dio.
Negli eventi tumultuosi di questo mondo e delle no-
stre vite saremo Beati se riusciremo ad intercettare la
bontà del disegno di Dio su noi stessi e sulle persone
che amiamo per poter far nostre le parole di fiducia
che la Vergine pronunciò davanti all’annuncio dell’An-
gelo: “Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di
me secondo la tua Parola”.
…è pregata
Maria, tu che sei la certezza della nostra speranza fa
che questa non venga meno anche nei giorni più com-
plicati, fa che possiamo ricominciare a voler bene anche
dopo aver sperimentato la delusione, fa che possiamo
rimanere fedeli al nostro Battesimo ed essere portatori
della speranza di Cristo nel mondo.
…mi impegna
A parlare di meno ed ascoltare di più e a mettere in
pratica gli insegnamenti del vangelo sul perdono e la
carità.
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propone, non ci invita solo a dire grazie, quale segno
di buona educazione, ma ci invita a riconoscere i doni
che vengono da Dio per lodarlo e ringraziarlo con la
stessa vita.
…è pregata
Apri i miei occhi, Signore, sulle meraviglie che fai per
me ogni giorno: la mia stessa vita, la mia famiglia, i
miei impegni, per quanto impegnativi, le mie amicizie,
ogni fatica superata, ogni gesto di attenzione e affetto
sono doni che vengono da Te. Insegnami a guardarmi
intorno con gratitudine affinchè la mia vita sia un
grazie. Amen
…mi impegna
Alla fine di questa giornata mi fermerò a riconoscere
quali doni oggi Dio mi ha concesso e, con tutto il cuo-
re, mi impegnerò a rendere grazie con la mia stessa
vita, facendomi dono per gli altri.
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cheremo la tua presenza, Signore, in ogni azione che
oggi saremo chiamati a compiere.
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sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra sen-
za saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli
disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi».
Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che
caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi
non li toccate nemmeno con un dito!».
…è meditata
“Guai a voi” in questo brano così breve ricorre per ben
quattro volte. Ma non per farci paura, o per farci cre-
dere che Gesù è un Signore che rimprovera e castiga.
Tutt’altro! Il suo è un monito a ricordare, prima di ogni
altra, la regola fondamentale per vivere da veri Figli di
Dio: Amare. Compiere azioni conformi alla legge, ma
senza amore, non sono le “cose da fare” per vivere in
maniera fedele a ciò che realmente Gesù ci ha voluto
insegnare. I “guai” ripetuti, che rivolge ai farisei e ai
dottori della Legge, ma che valgono per ognuno di
noi, più che un rimprovero, sono un invito accorato a
rivedere i motivi reali per cui compiamo certe azioni,
che spesso ci sembrano giuste solo perché approvate
dagli altri. Ma Lui ci ricorda che non dobbiamo desi-
derare di piacere agli altri uomini, cercando a tutti i
costi il loro consenso. Ciò di cui dobbiamo davvero
occuparci e preoccuparci è di piacere a Dio, con le
azioni del nostro fare ma anche, e soprattutto, con le
intenzioni del nostro cuore.
…è pregata
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità, sono come un bronzo che
risuona o un cembalo che tintinna. […] La carità è
paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la cari-
tà, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispet-
to, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene
conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma
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per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa
bocca.
…è meditata
“Il cuore, non la ragione, sente Dio”, affermava Blaise
Pascal. L’uomo ha da sempre cercato di comprendere
Dio prima di tutto con la ragione, piuttosto che con il
cuore. Ed è proprio quello che fanno i dottori della Leg-
ge che, pur credendo di comprendere la Scrittura, non
riconoscono Gesù. Credono di poter spiegare al popolo,
grazie ai loro ragionamenti, come giungere alla vita eter-
na, ma non si accorgono che l’unica Via della salvezza è
proprio lì, davanti ai loro occhi. Non solo non vedono,
ma impediscono anche agli altri intorno di poter vedere.
Quante volte cerchiamo di capire Dio con i nostri ragio-
namenti, di spiegare il mistero della vita e della morte
con le nostre congetture, tenendo così chiusa l’unica via
di accesso alla verità, ovvero la porta del nostro cuore.
Anche noi, come gli scribi e i farisei, spesso portiamo
via, dai noi stessi e da chi ci è accanto, la “chiave del-
la conoscenza”, con la presunzione di potercela fare da
soli, senza lasciare una piccola apertura a Dio, l’unico
che davvero può donarci la vera comprensione.
…è pregata
Signore Gesù, aiutaci a liberarci dal nostro IO, sempre
troppo ingombrante, per lasciare spazio a DIO, l’unico
datore di ogni bene.
…mi impegna
Oggi dedicheremo una parte della giornata per leg-
gere e meditare in famiglia questo brano del Vangelo
o un altro, per cercare di far spazio alla Parola di Dio
nella nostra vita.
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gli uomini, senza chiederci se ciò che facciamo possa
piacere a Dio. Per questo Lui ci mette in guardia: la bus-
sola che orienta il nostro agire non deve essere il con-
senso degli altri, ma il timore di perdere Dio, il timore di
non riconoscerlo, il timore di dimenticarci di Lui. Proprio
a questo proposito, Gesù ci rassicura: c’è sempre un Pa-
dre che, nonostante i nostri rifiuti, le nostre titubanze, la
nostra sordità, è sempre pronto a risollevarci, ad acco-
glierci, a prenderci per mano, per proseguire nel nostro
cammino verso la Santità.
…è pregata
Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi di-
mentico di te. Non abbandonarmi, Signore,
quando io ti abbandono. Non allontanarti da me,
quando io mi allontano da te. Chiamami se ti fuggo,
attirami se ti resisto, rialzami se cado.
(San Tommaso d’Aquino)
…mi impegna
Oggi ritagliamo un momento in famiglia per recitare,
tutti insieme, il Padre Nostro, per ricordarci che siamo
tutti veramente suoi figli.
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Siamo in un vero tempo di Grazia in cui la Chiesa
si sta interrogando sulla vocazione e missione della
famiglia, con la consapevolezza che il matrimonio co-
stituisce una buona notizia per il mondo di oggi scri-
stianizzato.
…è pregata
Signore Gesù ti ringrazio perché per la tua preghiera
al Padre per i tuoi apostoli e per noi “perché tutti siano
una sola cosa”, fa’ che rimaniamo uniti a te fiduciosi
nella tua preghiera.
…mi impegna
A poter mostrare a tutti che tu non ci abbandoni e sei
il Dio-con-noi.
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nostro desiderio si proietta verso l’infinito, Dio. Nella
parabola appena letta viene descritta la situazione di
una vedova, simbolo della desolazione e della povertà
senza rimedio, che insiste nel vedersi fare giustizia.
Dio non è come il giudice umano; Egli fa giustizia
prontamente, però bisogna fidarsi, avere fede viva e
piena. Nella nostra vita se non alimentiamo lo Spirito
della preghiera rischiamo di perderci dietro cose inu-
tili e di inaridire la nostra fede.
…è pregata
Signore Gesù, ti affidiamo la nostra famiglia ed ogni
famiglia del mondo. Insegnaci a guardarci sempre con
rinnovata meraviglia, di riuscire sempre a vedere l’infi-
nita bellezza che tu hai posto in ogni persona. Aiutaci a
scoprire che l’amore ha le sue esigenze e donaci la forza
per rispettarle sempre. Amen
…mi impegna
A non soccombere al male ma anzi “vincere il male
con il bene” attraverso una preghiera quotidiana, sin-
cera e appassionata
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unico Signore della loro vita. Ci è chiesta la disponibili-
tà, l’accoglienza; lo Spirito farà il resto. Questa Persona
divina misteriosa, fuoco e acqua, sospiro d’amore del
Padre e del Figlio, ci trasforma, brucia tutte le nostre
scorie nel crogiuolo della vita divina che ci è partecipata
con i Sacramenti, ci guida, ci ammaestra, ci consola. Se
lo vogliamo… Se sappiamo dire “sì” ad ogni momen-
to… Resistere allo Spirito Santo, alla Vita soprannaturale
che ci dona, significa opporsi al piano di Dio, farsi simili
agli angeli ribelli, ecco perché il rifiuto dell’Amore non
sarà perdonato.
…è pregata
Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei mar-
tiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa’
che la gloriosa passione che meritò a sant’Ignazio una
corona immortale, ci renda sempre forti nella fede.
Amen. (Dalla Liturgia)
…mi impegna
A guardare i beni della mia famiglia e compiere un
gesto di conversione “staccando” completamente il
cuore da essi.
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…mi impegna
A essere pronti e a vegliare e pregare, con l’atteggia-
mento di attesa e totale fiducia nel Signore.
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…mi impegna
A ripetere spesso e a vivere la parola: “Risplenda nelle
mie azioni, o Signore, il tuo mistero di vita e salvezza”.
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Venerdì, 24 ottobre 2025
Sant’Antonio Maria Claret, vescovo
Liturgia della Parola
Rm 7,18-25a; Sal 118; Lc 12, 54-59
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una
nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”,
e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà
caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto
della terra e del cielo; come mai questo tempo non sape-
te valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è
giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magi-
strato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui,
per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti
consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino
all’ultimo spicciolo».
…è meditata
Durante i tre anni della vita pubblica Gesù ha percor-
so la Palestina in lungo e in largo e ha compiuto segni
e prodigi, risuscitato morti; ha annunciato la venuta
del Regno di Dio eppure gli israeliti, che attendeva-
no il Messia, non lo hanno voluto riconoscere, per
questo li rimprovera con forza e li chiama ipocriti. I
segni dei tempi vengono colti quando c’è un’attenzio-
ne interessata, ma se il cuore non è attento a scorgere
l’importanza del tempo come tempo per esercitare la
giustizia e la carità dentro le proprie relazioni perso-
nali, il rischio è forte.
È importante capire i segni del proprio tempo per
comprendere le intenzioni di Dio e saper leggere i
segni di salvezza e di perdizione del “mio” oggi, così
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rere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la pa-
rola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero
più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo
stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò
la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più col-
pevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico,
ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato
un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti,
ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre
anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non
ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il ter-
reno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora
quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo
il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no,
lo taglierai”».
…è meditata
Gesù è attento alla storia e trova in questi due fatti di
cronaca l’occasione del suo insegnamento e trae due
considerazioni: 1° il fatto che urge sempre convertirsi;
2° la pazienza di Dio, la sua immensa misericordia
e volontà di salvezza. Pertanto non possiamo legge-
re i fatti calamitosi della nostra e altrui vita in chiave
di pronta punizione divina,” ma se non vi convertite,
perirete tutti allo stesso modo”. Non sappiamo quan-
do per noi finisce il tempo del vivere, dunque finchè
siamo in tempo è sempre tempo di “fruttificare” in
buone opere.
Per portare frutto bisogna essere albero che, zappa-
to e concimato, è giunto alla sua piena maturazione,
allora mi percepirò amato e chiamato. Ci sono tante
chiamate personali, ma una sola è per tutti, è la chia-
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diritti oppure vivo alla sequela di Gesù riconoscendo di
non aver nulla da offrire di quanto io non abbia ricevu-
to? L’umiltà ci fa essere veri: ci fa vivere nella semplici-
tà, nell’affidamento a Dio e quindi nella gioia di sapersi
amati e perdonati. Il vero umile non è colui che abbassa
lo sguardo dicendo di non essere in grado di fare nulla
di buono, ma è colui che sa di non essere solo e ricono-
sce tutti i doni che Dio sa offrirgli, mettendoli al servizio
degli altri. Riconoscere il proprio peccato e il proprio
limite non è segno di debolezza ma è atto di affidamento
al datore della misericordia che solo l’umiltà permette.
…è pregata
Donaci, Signore, di guardare a Te, per imparare a vi-
vere con mitezza e umiltà. Elimina la nostra presun-
zione e la convinzione che possiamo fare a meno di
Te. E così sia.
…mi impegna
A cercare in internet il profilo spirituale di qualche san-
to che ha saputo vivere in umiltà: prendiamo esempio
da chi ha saputo mettere la propria vita nelle mani di
Dio, facendone un capolavoro di umiltà.
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tempo siamo uguali anche al capo della sinagoga per-
ché a volte non capiamo il modo di agire di Gesù.
Spesso pensiamo che il Signore debba comportarsi se-
condo i nostri schemi e pensando che il nostro modo
di vedere sia giusto, ci mettiamo nella posizione di
rimproverare Dio per quello che non ci è stato con-
cesso. Solo quando riusciamo con grande fatica ad
allontanarci da noi stessi e dalle nostre convinzioni
impareremo a glorificare Dio e ad esultare per le me-
raviglie che compie nella nostra vita.
…è pregata
Signore Gesù, aiutaci a non rimanere incurvati su noi
stessi, fa che possiamo sollevare lo sguardo verso il cie-
lo e proviamo a gustarci le meraviglie del tuo amore.
…mi impegna
.... A riflettere sulle nostre azioni buone per poterle
continuare a compiere, ma soprattutto a sforzarci di
non fare il male perché che ci fa incurvare su noi stessi
e ci impedisce di relazionarci nella maniera più bella
con Dio e di conseguenza anche con chi ci sta accanto.
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dobbiamo sentirci dei prescelti, persone speciali che no-
nostante il peccato e le nostre cadute sono pronte a rial-
zarsi e a farci toccare il cuore da quel Gesù che è morto
in croce per salvarci.
…è pregata
Signore Gesù, fa’ che io comprenda il dono prezioso
della mia libertà, aiutami a scegliere ogni giorno di
averti accanto e di seguirti anche e soprattutto nei mo-
menti in cui mi sento sfiduciato e oppresso. Fa’ che io
possa trarre forza dalla preghiera e dall’intima rela-
zione con te per poter continuare a crescere umana-
mente e spiritualmente.
…mi impegna
… a sostare davanti al tabernacolo, cercando di ali-
mentare con la preghiera l’impegno a mettermi al ser-
vizio degli altri, della parrocchia, dell’intera comunità,
proprio come gli apostoli quando hanno scelto di se-
guire Gesù.
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gli altri rischiamo di vanificare tutto. Solo l’attenzione
verso i fratelli, la capacità di perdono e il senso della
carità ci aiuteranno veramente ad oltrepassare la porta
stretta che porta alla salvezza.
…è pregata
Signore Gesù, tu che ti sei sacrificato sulla croce per
salvarci, aiutaci a costruire un rapporto vero e sincero
con Dio. Rendici consapevoli che gli insegnamenti del
vangelo non sono un peso o un sacrificio che limita
la nostra libertà, ma la via più giusta e più bella per
raggiungere la salvezza. Fa’ che impariamo ad essere
misericordiosi e capaci di comprendere e perdonare
l’altro.
…mi impegna
…a tentare di recuperare rapporti d’amicizia che in
passato si sono inclinati o a costruirne di nuovi con
vicini di casa, persone della nostra comunità con cui
abbiamo solo una conoscenza superficiale.
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rafforza l’idea che l’uomo ha bisogno di Dio: “è ne-
cessario che oggi, domani e il giorno seguente io pro-
segua il cammino” dice Gesù andando imperterrito
verso la sua meta.
Anche noi a volte siamo chiamati a proseguire il cam-
mino nonostante le salite e gli ostacoli che possiamo
incontrare. Se abbiamo chiaro l’obiettivo verso cui an-
dare e l’amore per cui perseverare, non sarà impossi-
bile accettare ogni contrarietà.
…è pregata
Aiutami, Signore, a camminare per la strada che tu
mi indichi: fa’ che non prevalga lo scoraggiamento, la
paura di non farcela. Tieni lontani i nemici interiori
ed esteriori che posso incontrare quest’oggi nel realiz-
zare il progetto di amore che hai pensato per me. E
così sia.
…mi impegna
… ad affidare al Signore il sacrificio di portare insieme
a lui la croce chiedendogli la grazia di perseverare
nell’amore.
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particolarmente dolorose. Ma ti preghiamo anche per
coloro che si sentono sfiduciati e vinti, che si lasciano
travolgere da ansie e preoccupazioni e sono attana-
gliate dalla morsa della depressione. Fa’ che ognuno
di loro possa trovare conforto e sollievo grazie alla vici-
nanza, alla pazienza, alla dedizione e all’aiuto delle
persone che gli stanno accanto.
…mi impegna
… a visitare una persona anziana, andare a trovare
qualche ammalato, mettermi in ascolto di persone
sole, a rendermi disponibile nei confronti di famiglie
che si trovano in difficoltà.
NOVEMBRE
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…è pregata
Signore, in questo giorno di gioia celeste, ti benedicia-
mo per tutti coloro che hai riscattato per mezzo del tuo
sangue, e che condividono la tua gloria nella visione a
faccia a faccia, e ti conoscono come tu li hai conosciu-
ti durante il loro pellegrinaggio sulla terra. Concedici
di vedere i cieli aperti come hai promesso, e che la glo-
ria del mondo che verrà ci aiuti a sopportare con gioia
tutte le tristezze di questo mondo, e a considerare tutte
le cose come passeggere.
…mi impegna
In occasione della giornata mondiale della santifica-
zione universale, ci impegniamo ad essere umili, ad
aver fame di giustizia e perseguirla a tutti i costi, ad
avere misericordia, a mantenere un cuore puro, a non
perdere la speranza e non cadere nello sconforto nei
momenti di dolore. Nelle nostre azioni, ci prefiggiamo
di essere operatori di pace, di essere esempio e gui-
da per i nostri figli e una famiglia unita e consacrata
nell’amore di Dio.
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quello in cui si stabiliscono più saldamente i legami
intrecciati in vita entrando a far parte della nostra inte-
riorità. La fede in Dio ci deve aiutare, dunque, a supe-
rare i nostri limiti mortali e prendere consapevolezza
che la morte si rivela così, piuttosto, una rinascita ed
un’alba luminosa che ha il sapore dell’eternità e di
gioia ineffabile in quanto solo allora ritorneremo ad
essere pienamente figli di Dio ed appagati della Sua
beatitudine.
…è pregata
Non amo la morte, Signore, perché provoca lacerazio-
ni terribili dal momento che ci strappa coloro che ab-
biamo tanto amato, e abbiamo l’impressione di averli
perduti per sempre, in un gorgo profondo. Ma so che
anche tu non ami la morte, che l’hai combattuta fino
in fondo, a mani nude, versando il tuo sangue. So che
sei risultato vittorioso e che un giorno la farai scompa-
rire per sempre. Ed è per questo che davanti alla morte
non mi scoraggio e non mi dispero, ma lascio che la
tua parola disegni in me i sentieri della speranza, la
certezza della vita eterna.
…mi impegna
Ci impegniamo ad aver fiducia nella Resurrezione e ad
accettare il disegno di Dio in nome della nostra fede
anche, e soprattutto, quando questo appare inspie-
gabile ai nostri limiti umani; a sostenere coloro che
vivono nel dolore offrendo concretamente supporto
e presenza.
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sperare di averne un ricambio! La gratuità è l’indizio
più sicuro che siamo sulla strada giusta che ci avvicina
a Dio.
…è pregata
Queste parole riguardano anche noi che ci compor-
tiamo secondo la logica del mondo e non secondo la
logica del Vangelo. E questa logica egoistica pervade
anche la vita delle comunità parrocchiali, dei gruppi,
delle associazioni. Stiamo bene nel nostro gruppo, il
resto non ci riguarda. La logica del “ do ut des” inficia
perfino la nostra preghiera! Preghiamo per ottenere,
per chiedere, quasi per piegare Dio a fare la nostra vo-
lontà o per cercare emozioni spirituali, dimenticando
che la vera preghiera è AMARE.
…mi impegna
A stare con tutti e amare coloro che non conosciamo,
per riconoscere il volto di Cristo in ogni fratello biso-
gnoso.
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che le scuse accampate sono serie, ma è molto più se-
ria la scelta per il regno di Dio. Quest’ultima è l’unica
scelta davvero essenziale. E lo comprendono bene i
poveri e i deboli, i bisognosi e i disperati che ricevono
l’invito dal” servo” (questa volta è un solo servo, ossia
Gesù) mandato dal padrone. Costoro, appena sentono
l’invito, accorrono, e la sala si riempie di invitati. Del
resto Gesù aveva detto: “Beati voi poveri, perché vostro
è il regno di Dio” (Luca 6, 20). Gesù ci insegna che tutti
quelli che credono di salvarsi con i loro mezzi e le loro
osservanze, cioè tutti i farisei di tutti i tempi, resteranno
fuori dalla sala della cena del Padre, fino a quando non
si metteranno tra gli ultimi e gli esclusi, cioè fino a che
non si convertiranno.
…è pregata
Signore, aiutaci a capire che Tu ci vuoi pienamente
felici col tuo invito a seguirti. La nostra stoltezza ci fa
sempre accampare delle scuse per rimandare un in-
contro serio e autentico con Te. Ci lasciamo prendere
dal vortice degli impegni, dimenticando che l’amici-
zia con Te darebbe senso alla nostra vita e al nostro
operare. Amen.
…mi impegna
A riconoscere che tutti invitati ad essere commensali
con il Salvatore e chiamati alla santità nelle azioni con-
crete di ogni giorno.
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tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a
voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho
costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto
rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel
mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi
gli uni gli altri.
…è meditata
La fede in Dio e gli insegnamenti di nostro Signore
sono come una linfa vitale che scorre dentro gli uomi-
ni che si affidano e credono in Lui. Queste parole ci
invitano a comprendere che solo con la guida di Dio
possiamo essere tralci vigorosi che portano frutto in
maniera attiva nella società, senza sprofondare nelle
fiamme dell’ozio, dell’apatia o del menefreghismo. È
proprio il nostro impegno ed il sapere orientare le
nostre scelte verso il bene comune e non individuale
che ci rende realmente vivi e degni di essere chiamati
cristiani e diventare Discepoli di Cristo.
Un altro tema importante è la condivisione della cono-
scenza e della parola di Dio, segno della stima e fiducia
che il Signore ripone negli uomini che, infatti, definisce
“amici”. Lo strumento della consapevolezza può per-
metterci di reinterpretare la parola alla luce della nostra
stessa vita, traendone spunto ed insegnamento. Il passo
si chiude con l’invito rivolto agli uomini ad amarsi vi-
cendevolmente, non attraverso una mera esortazione,
ma con il vivo ed eterno esempio di Gesù che ha sacri-
ficato la sua vita per noi.
…è pregata
Non so quale sarà il futuro della Chiesa. So però che
il Vangelo sarà ancora capace di ispirare il cammino
dell’uomo nella storia e di dare all’uomo energie e for-
ze per superare difficoltà e ostacoli. So che il mondo
in cui sono chiamato a vivere ha fame di vederti nella
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gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più
che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di
conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e
ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa
e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla
trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi
con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”.
Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un
solo peccatore che si converte».
…è meditata
Questa parabola, esemplificata e personificata nelle
figure del pastore con la pecorella e la donna con la
moneta perduta, ormai note nell’immaginario colletti-
vo, mostra chiaramente e concretamente che il Signo-
re non disdegna di passare del tempo con chi, dalle
convenzioni comuni, viene considerato ed etichettato
come “diverso” e, pertanto, emarginato. Gesù, al con-
trario, accoglie tutti, ad esempio i peccatori, e anzi
ci invita a considerare l’accoglienza come base della
Cristianità. Il tema affrontato è quello della conversio-
ne di chi vive nel peccato ma sinceramente pronto a
pentirsi, che incontra il perdono del Signore il quale
vive alla costante ricerca di quanti hanno smarrito la
retta via per ricondurli all’ovile. La parola fa riflettere
sul fatto che recuperare chi ha commesso degli errori,
è segno di cristianità e di civiltà in genere. Capiamo
che anche una sola persona che si era perduta sul-
la strada del peccato ma che è ritornata sulla retta
via insieme ai fratelli porta grandissima gioia nel re-
gno dei cieli. Vale la pena riflettere, infine, sul tema
dell’accoglienza e sul soccorso delle vite umane in
pericolo, senza alcuna distinzione o discriminazione,
ricordando la frase “Chiunque salva una vita, salva il
mondo intero”.
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…è pregata
Fariseo? Pubblicano? Così mi presento e tu, Signore, mi
perdoni perché non sono ‘giusto’ ai miei occhi. Questa
visione più umana e più reale della mia debolezza mi
permette di esperimentare la tua misericordia, di gu-
stare il tuo amore e di vivere con riconoscenza in un
atteggiamento di rispetto verso te, me stesso, gli altri, il
mondo. All’amore si risponde con gioia e per questo «si
fa festa per uno che si pente».
…mi impegna
A non perdere la speranza di ricercare con ogni sforzo
e recuperare ciò che perdiamo nel corso della nostra
vita e che, in fondo, ci rende quello che siamo: affetti
e amici lontani, il nostro animo da fanciullo, la voglia
di imparare e la capacità di sorprenderci.
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to allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi
accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo
padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”.
Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua
ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un
altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”.
Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padro-
ne lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito
con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro
pari sono più scaltri dei figli della luce».
…è meditata
Questa parabola dell’amministratore disonesto non vuo-
le insegnarci ad essere ladri, ma indicarci un comporta-
mento pronto, diligente, astuto nel lavorare per il regno
di Dio. Il fattore, chiamato a rendere conto della sua
cattiva amministrazione, falsifica i dati dei debiti di tutti
i debitori del padrone, per farsi degli amici e ottenere
salva la pelle. Ha capito, infatti, che è finito il tempo
in cui può agire come gli pare e, consapevole di finire
sul lastrico, utilizza il poco che gli rimane a procurarsi
amici e appoggi. La parabola, come è ovvio, non loda
il fattore perché è disonesto, ma perché ha la chiarezza
e la decisione di imboccare l’unica via di salvezza che
gli rimane. Si sa che l’arte di cavarsela è molto applicata
nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo è molto
meno nella grande impresa della salvezza eterna. Perciò
Gesù ci rimprovera di essere più pronti a salvarci dai
mali mondani che dal male eterno: “I figli di questo mon-
do infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della
luce”. Ma questa scaltrezza è solo un esempio. Farci scal-
tri come quell’amministratore per iniziare a capire che il
denaro è strumento di salvezza se lo addomestichiamo
e lo sottomettiamo al bene. Se facciamo del denaro uno
strumento di amore, ecco che quello, che di per sé era
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a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è
fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose impor-
tanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto
anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli
nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se
non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vo-
stra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o
odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e
disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte
queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi
siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma
Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esal-
tato, davanti a Dio è cosa abominevole».
…è meditata
Nella società odierna, caratterizzata dal consumismo e
dalla continua ricerca di arricchimento, anche e pur-
troppo spesso a discapito del prossimo, queste parole
appaiono molto incisive e ci invitano a meditare sulla
capacità di ognun di noi di valutare la realtà e la no-
stra stessa persona. L’attenzione si focalizza sull’agget-
tivo “abominevole”, posto in clausola, che deve valere
come ammonimento ad aborrire i beni futili e terreni
ma non il denaro tout court. La serenità di qualunque
realtà familiare, infatti, passa anche da una stabilità eco-
nomica, mero strumento e mai unico fine, che serve a
garantire lo svolgimento di una vita dignitosa per tutti i
membri della famiglia. Mettere, piuttosto, le cose terre-
ne al primo posto, divinizzandole, inseguendole a tutti
i costi e rendendole il fine della vita umana è un erro-
re che ci inaridisce e ci allontana dai precetti cristiani
e, ancor di più, dalle persone che ci stanno accanto
e che dobbiamo amare con tutto il nostro cuore. In
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pensare, a chiedersi. Ma Gesù non è misericordioso?
Non perdona sempre? Non è mite? Nel Vangelo non
perdona Zaccheo, Matteo? Non mangia con coloro che
sono considerati peccatori pubblici? Non si intrattiene
con le prostitute, che ci precederanno nel regno dei
Cieli? Non perdona l’adultera, mentre i giusti erano
pronti a lapidarla? I “giusti”, per l’appunto, coloro che
tali si ritenevano, se la prende proprio con loro con
i sommi sacerdoti che detengono il potere.. Le feste
liturgiche erano, infatti, uno strumento in mano alla ca-
sta sacerdotale per controllare il proprio potere, per
estenderlo, e soprattutto per sfruttare in nome di Dio la
gente. Ebbene Gesù va nel tempio e non trova gente
che prega, gente in adorazione, ma trova un grande
traffico, trova gente che vende buoi, pecore, colom-
be e i cambiamonete seduti ai loro tavoli che pensano
ai propri interessi. Ed ecco il suo ordine perentorio:
“Portate via di qui queste cose e non fate della casa del
Padre mio un mercato!”. Di fronte all’azione di Gesù,
intervengono allora i capi, i giudei, che gli chiedono
quale segno Gesù mostra, cioè con quale autorevolez-
za Gesù fa questa azione. Questa del ‘segno’ sarà una
costante in tutti i Vangeli. A Gesù chiedono dei segni
da vedere per poter credere. Gesù rifiuta. Anche i di-
scepoli equivocano. Loro pensano che l’azione di Gesù
sia una purificazione del tempio per restituirlo all’antico
splendore. Ma Gesù non è venuto a purificare il tem-
pio, Gesù è venuto a eliminarlo, perché l’immagine che
lui presenta di Dio è completamente differente. Non è
un Dio che toglie agli uomini, ma un Dio che dà. Non
un Dio che chiede sacrifici, ma un Dio che è Lui che si
sacrifica. Con Gesù non c’è più da offrire a Dio, ma bi-
sogna accogliere un Dio che si offre agli uomini. Gesù
parlava del “Tempio del suo corpo, il Tempio cosmico”,
il Cristo Risorto, che invade tutto l’universo.
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XXXII Settimana del Tempo Ordinario
…è pregata
Gesù, viene istintivo mettersi in un angolo, in disparte
e compiacersi di quanto hai fatto, cioè piazza pulita.
Già. La cosa riguarda sempre gli altri! Nessuno di noi
può ritenersi dispensato da quella pulizia. Chi di noi
è sicuro di non essere un frequentatore “abusivo” del
Tempio? Chi può sostenere di non essere andato qual-
che volta a mercanteggiare con Dio? Chi non ha mai
preso la strada della chiesa soltanto per sentirsi a posto,
tranquillo? Gesù, anche noi abbiamo bisogno di quella
pulizia. Vieni in noi e purificaci! Amen.
…mi impegna
Le parole di Gesù ci esortano e ci aiutano a “respinge-
re il pericolo di fare della nostra anima, che è la dimo-
ra di Dio, un luogo di mercato, vivendo nella continua
ricerca del nostro tornaconto invece che nell’amore
generoso e solidale”. (Papa Francesco)
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XXXII Settimana del Tempo Ordinario
ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa
sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a
te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli
dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore ri-
spose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, po-
treste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel
mare”, ed esso vi obbedirebbe».
…è meditata
Al tempo di Gesù i bambini erano delle creature che
avevano una scarsa importanza sociale, motivo per
cui il Signore si trovava spesso a difenderli anche di
fronte ai suoi apostoli con la famosa frase “lasciate che
i bambini vengono a me”. I bambini sono un dono
non solo per i genitori ma anche per la società perché
non solo portano gioia nelle famiglie in cui nascono
e crescono ma contribuiscono a creare il nostro futu-
ro. Gesù in questo brano ci mette in guardia dal non
scandalizzare i “piccoli” perché sono delle creature
innocenti ed incapaci di difendersi. Non dobbiamo
scandalizarci soltanto quando le notizie di cronaca ri-
portano delle testate relative alla violenza sui bambini
se poi non siamo in grado di rispettare i loro tempi di
crescita, di ascoltarli, di educarli a ciò che giusto, vero
ed autentico. Dobbiamo preoccuparci di non farli as-
sistere a scene dettate dalla rabbia di un litigio occa-
sionale o ancora peggio ad atteggiamenti di violenza,
così come dobbiamo impegnarci ad usare un linguag-
gio consono in loro presenza. Noi adulti abbiamo una
grande responsabilità sull’educazione dei bambini,
motivo per il quale quando siamo di cattivo esempio
anche noi diventiamo motivo di scandalo.
Altri due temi evidenziati in questo brano, su cui in-
siste maggiormente Gesù, sono il perdono e la fede,
dipendenti l’uno dall’altra. Con il tempo è possibile
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XXXII Settimana del Tempo Ordinario
dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo
fare”».
…è meditata
Il comando di Gesù di perdonare sempre e radicalmen-
te appare ai discepoli difficile per non dire impossibile
e sgorga spontanea la richiesta: “accresci in noi la fede,
o non ce la faremo mai”. Una preghiera che Gesù non
esaudisce, perché non tocca a Dio aggiungere fede,
non può farlo: la fede è la libera risposta dell’uomo
all’ Amore di Dio. Il Maestro continua con la parabo-
la dei “servi inutili” che a primo acchito disorienta e
potrebbe irritare anche noi. Noi che siamo i discepoli
ci aspettiamo, segretamente, un piccolo vantaggio, una
ricompensa, che superi un po’ il normale. Speriamo in
un trattamento di favore. L’intento di Gesù è, invece,
quello di introdurci in una logica di servizio, di gratuità
senza guardare ai risultati. Le parole spiazzanti con cui
si chiude la parabola: “Quando avete fatto tutto dite:
siamo servi inutili” vanno bene interpretate. Mai nel
Vangelo è detto inutile il servizio, anzi è il nome nuo-
vo della civiltà. Servi inutili non perché non servono a
niente, ma, secondo la radice della parola, perché non
cercano il proprio utile, non avanzano rivendicazioni
o pretese. Per comprenderle meglio basta pensare ai
sacrifici, alla fatica, alla dedizione con cui i genitori cu-
rano la crescita dei loro figli e li custodiscono, spinti
solo dall’amore. Loro gioia è servire la vita! “Servo” è
il nome che Gesù sceglie per sé; come Lui servi do-
vremmo essere anche noi: servire, cioè amare, essere
contenti delle cose buone che abbiamo l’occasione di
fare. Lavorare nella vigna del Signore è un privilegio,
appartenerGli è la più grande ricompensa!
…è pregata
Signore, togli dalla nostra anima ogni residuo del no-
stro io e colmaci del Tuo Amore. Solo se appartenia-
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XXXII Settimana del Tempo Ordinario
…è meditata
In questo brano l’evangelista Luca, che era un medi-
co, mette in luce le condizioni dei lebbrosi. Coloro
che contraevano la malattia erano costretti alla so-
litudine sia per causa dell’assenza di cure che per
l’elevata contagiosità della malattia stessa. Quanto
accadeva a quel tempo oggi ritorna attuale quando
si è colpiti dal Covid-19. Quegli uomini, pur vivendo
l’isolamento, si son trovati a essere solidali nella sof-
ferenza con la preghiera, chiedendo a Gesù di avere
pietà di loro. Gesù, nella sua bontà e misericordia,
ascolta il loro grido e li guarisce, invitandoli a pre-
sentarsi davanti ad un sacerdote per la constatazione
ufficiale dell’avvenuta guarigione. Quel rito riammet-
teva i lebbrosi, considerati impuri, alla vita comunita-
ria. I dieci lebbrosi che implorano la guarigione sono
l’immagine dell’impotenza dell’uomo di fronte ad al-
cune malattie in quanto anche la scienza medica, di
cui l’uomo si è sempre servito per curare tantissime
patologie e migliorare le proprie condizioni di vita,
ha dei limiti.
Colui che vedendosi guarito tornò indietro per rin-
graziare Gesù e lodare Dio era un samaritano, con-
siderato dagli ebrei una persona inferiore. Costui
si distinse dagli altri nove uomini che invece ma-
nifestarono un atteggiamento ingrato nei confron-
ti di Gesù, poiché scomparvero una volta ottenuto
quanto richiesto. Anche noi cristiani molto spesso
ci comportiamo da ingrati nei confronti del Signore
Gesù perché non solo ricorriamo a Lui solo nei mo-
menti di bisogno e sconforto e dimentichiamo di di
ringraziarlo quando ci concede qualche grazia, ma
lo teniamo lontano dalle nostre scelte e dai nostri
progetti.
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…è pregata
Signore, spesso noi ci comportiamo come quei nove
lebbrosi! Ti cerchiamo, invocando il tuo aiuto nell’o-
ra della tribolazione, ma, una volta rasserenati, ci
dimentichiamo di TE! Ci preoccupiamo solo del be-
nessere fisico, temporale e poco o niente di quello spi-
rituale, mentre avremmo ogni giorno mille motivi per
ringraziarti! Perdona, Signore la nostra ingratitudine
e donaci la Tua Salvezza. Amen.
…mi impegna
A visitare un anziano solo e malato.
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XXXII Settimana del Tempo Ordinario
…è meditata
L’ansia dei farisei che chiedono a Gesù quando verrà
il Regno di Dio prefigura una fede cristiana legata al
miracolo, alle apparizioni, ai segni eclatanti che susci-
tano emozioni. Ma la risposta di Gesù ai farisei (rivolta
anche a noi cristiani) “il Regno di Dio è in mezzo a
voi” riporta l’attenzione su ciò che conta veramente:
il presente! È infatti il presente che bisogna vivere in
pienezza, senza pensare al passato con nostalgia e
provare a prevedere con ansia il futuro. Il Regno di
Dio è la persona di Gesù in mezzo a noi, o per meglio
dire nella profondità del nostro cuore. È lì che possia-
mo sperimentare la sua voce e la sua presenza. Quan-
do noi accogliamo Gesù nella nostra vita, Lui diventa
una presenza discreta, delicata, che vive, gioisce, sof-
fre con noi e si fa carico ogni giorno dei nostri fardelli.
Il Regno di Dio non viene in modo di attirare l’atten-
zione ma silenziosamente entra nella nostra vita per
donarci il suo amore, la gioia e la pace. Pensare che
in ogni momento della nostra vita non siamo soli, che
Lui è tra noi e che cammina al nostro fianco è vera-
mente rassicurante.
A conclusione del brano Gesù ci ricorda una grande
verità e cioè che prima che il Figlio dell’uomo brilli
da un capo all’altro del cielo è necessario che soffra
molto e venga rifiutato da questa generazione. Ancora
ai nostri giorni noi, uomini, continuiamo a ripudiare e
crocifiggere il Signore con i nostri peccati ma ciò no-
nostante Egli si erge a vittima e nostro salvatore.
…è pregata
Gesù, sei Tu stesso il Regno di Dio, Tu nascosto ma
realmente presente nell’ostia consacrata, Tu presente
nel mio cuore, tu celato in ogni uomo che soffre. Ma
non sempre riconosco questa tua umile, silenziosa, di-
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viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello
stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due
donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà
portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove,
Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si
raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
…è meditata
Le parole di Gesù in questa pagina di vangelo sem-
brano avere un tono minaccioso ma invece hanno un
significato escatologico. Lui ci invita ad essere pronti
per il momento in cui verremo chiamati da questa
vita. La routine della nostra quotidianità molto spesso
ci distoglie dal pensare che un giorno, quando la no-
stra vita terrena finirà, incontreremo il Signore faccia a
faccia il quale ci giudicherà secondo il nostro operato.
A questo proposito si ricorda il passo del Vangelo di
Matteo (25,31-33) dove si riporta: “…quando il Figlio
dell’uomo verrà nella sua maestà, accompagnato da
tutti i suoi angeli, allora si siederà sul suo trono di
gloria e davanti a Lui saranno condotti tutte le genti;
egli separerà gli uni dagli altri; come il pastore separa
le pecore dai capri, e metterà le pecore alla sua destra,
e i capri alla sua sinistra.”
I brevi versi di questo passo evidenziano come la stes-
sa identica situazione vissuta da due persone che dor-
mono nello stesso letto e due donne alla macina possa
condurre ad un giudizio diverso: una alla salvezza e
l’altra alla dannazione.
Lo scenario apocalittico di questo brano non ci deve
angosciare ma piuttosto farci riflettere su come vivere
il tempo che ci viene donato dal Signore, senza cade-
re nella tentazione di adagiarsi sulle proprie certezze.
Volersi salvare con le proprie forze ci condannerà a
perdere definitivamente la nostra vita, motivo per cui
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a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò
che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia
ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li
farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giu-
stizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà,
troverà la fede sulla terra?».
…è meditata
Gesù durante la sua vita terrena molto spesso assume-
va un atteggiamento da maestro e, per far capire alla
gente come Dio agisce nella nostra realtà quotidiana,
usava la pedagogia della parabola. Questa volta attra-
verso la parabola del giudice cattivo, che non ha ri-
guardo per nessuno e che alla fine si lascia persuadere
dall’insistenza di una povera vedova a fare giustizia,
Gesù ci esorta a perseverare nella preghiera per far
fronte in ogni momento ad una qualsiasi necessità.
Pregare con ostinazione Dio non vuol dire diventare
insistenti ma piuttosto dimostrare una grande fiducia
verso di Lui qualunque siano le circostanze della vita.
Il punto centrale della parabola è la certezza dell’esau-
dimento della richiesta: come il giudice senza cuore si
lascia convincere dalla persistenza della povera vedo-
va allo stesso modo Dio Padre, prima o poi, ci verrà
incontro esaudendo le nostre implorazioni. Il Signore,
invitandoci a pregare assiduamente, ci garantisce la
certezza dell’intervento di Dio. Questo a volte potreb-
be tardare, ma il ritardo non è altro che una prova
della nostra fede. La preghiera ci permette non solo
di ritrovare noi stessi ma migliora sempre più il nostro
rapporto col prossimo e con Dio.
…è pregata
Signore, perdona le tante parole recitate meccanica-
mente con la bocca scollegata dal cuore, perdona le
mie insistenze per costringerti a fare la mia volontà,
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capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete
la vostra vita».
…è meditata
Il tempio di Gerusalemme era considerato una delle
sette meraviglie del mondo. Ed ecco che ad alcuni che
ammirano e magnificano il tempio, vantando le gigan-
tesche pietre e i preziosi doni votivi, Gesù dà un annun-
cio terribile: “Verranno giorni nei quali, di quello che
vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà
distrutta”. Quasi a voler ricordare che tutto passa, solo
Dio è eterno. Non conosciamo la reazione dei discepoli,
ma conosciamo la domanda: “Maestro, quando dunque
accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando
esse staranno per accadere?”. Vogliono conoscere i se-
gni preannunciatori della fine forse per sapersi regolare
o forse perché sperano che il Signore verrà a restaurare
il defunto regno di Israele. Ma Gesù risponde: “Bada-
te… (ed è un imperativo) di non lasciarvi ingannare.
Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Io sono
(Io sono è il nome divino) e: Il tempo è vicino. Non an-
date dietro a loro!” Gesù è categorico. Sempre nella sto-
ria ci saranno persone che penseranno di avere questo
mandato divino di restaurare, di riformare, Gesù chiede
di non seguirle. E continua a preannunciare guerre, ca-
taclismi pestilenze, a cui assistiamo anche noi. Il mondo
è malato. La venuta di Gesù non ha risolto i mali del
mondo. Anzi la fede in Gesù sembra provocare un sup-
plemento di violenza e di odio che distrugge perfino
i legami familiari più stretti. Le persecuzioni non sono
storia passata, ma triste cronaca d’oggi. Ma il vangelo di
oggi non parla della fine del mondo, ma del “fine”, del
senso della storia. Gesù indica come camminare: con
perseveranza. Il cristiano non evade, non si toglie, sta in
mezzo al mondo e alle sue piaghe, e se ne prende cura.
Sta vicino alle croci di oggi, ma non per caso, se capita,
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domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa
Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di
Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avan-
ti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava an-
cora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù
allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quan-
do fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia
per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E
Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha
salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo
glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a
Dio.
…è meditata
Questo brano del Vangelo è un esempio di fonda-
mentale importanza per indicare la cecità del genere
umano. Infatti spesso ci definiamo figli di Dio, ma
tante volte non vediamo o facciamo finta di non ve-
dere, mentre il mendicante cieco ripone tutte le sue
speranze nella fede affinchè sia il viatico di un nuovo
giorno che possa dare a tutti il risveglio dei cuori e
delle coscienze.
Il figlio di Dio ha pietà di tutti ed è per questo che
concede ad ognuno di noi attraverso la fede, di ri-
appropriarci nuovamente della nostra vista, lasciando
per sempre l’oblio della notte cupa e oscura.
Ottenere la vista della fede ci permette di seguire Gesù
che ha detto: “chi segue me non camminerà nelle te-
nebre ma avrà la luce della vita”.
Alla fine del brano tutti i presenti hanno un compor-
tamento concorde e corale con il cieco guarito, infatti
lodano Dio con lui. La lode, che ci fa partecipi del
bene altrui, è l’espressione più alta dell’amore.
In questo brano il cieco è l’immagine di chi cerca Dio.
Infatti, la preghiera di quest’uomo è molto semplice
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luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta
scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mor-
moravano: «É andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma
Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do
la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno,
restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la
salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio
di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a
salvare ciò che era perduto».
…è meditata
La conversione di Zaccheo a Gerico fa parte degli
episodi del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. In
questo brano troviamo la storia dell’amore di Gesù
per ognuno di noi e il disegno di salvezza della mise-
ricordia del Padre. In questo disegno c’è la salvezza di
Zaccheo, un uomo disonesto, peccatore, disprezzato
da tutti e bisognoso di convertirsi.
Lo sguardo di Gesù va oltre i peccati e i pregiudizi che
spesso noi abbiamo nei confronti degli altri. Vede la
persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male
passato, alle apparenze, ma intravede il bene futuro.
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un
peccatore, rimproverandolo, facendogli pesare i suoi
sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggia-
mento di Gesù nei confronti di Zaccheo è diverso e ci
indica che la strada da seguire è quella di mostrare a
chi sbaglia la strada dell’amore.
Non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cam-
biare il nostro sguardo su di loro, avendo uno sguardo
di misericordia, perché nessuna persona si può iden-
tificare con il suo peccato.
Gesù offre la salvezza al pubblicano ed egli l’ha accet-
tata aprendo la sua casa e il suo cuore a Dio. La stessa
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ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi
servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele
fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e
mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non voglia-
mo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevu-
to il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui
aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno
avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore,
la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene,
servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il
potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse:
“Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche
a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne
poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta
d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura
di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai
messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli
rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio!
Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che
non ho messo in deposito e mieto quello che non ho se-
minato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a
una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”.
Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela
a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già
dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha,
sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non
volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e ucci-
deteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava
davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
…è meditata
In questa parabola, un uomo di nobile famiglia prima
di partire verso un paese lontano per ricevere il titolo
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Giovedì, 20 novembre 2025
Sant’Ottavio, martire
Liturgia della Parola
1Mac 2,15-29; Sal 49; Lc 19,41-44
La Parola del Signore
…è ascoltata
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme,
alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi
compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta
alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te
verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trin-
cee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; di-
struggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno
in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo
in cui sei stata visitata».
…è meditata
Il pianto di Gesù, nasconde la delusione di un padre
nei confronti di un figlio ribelle e ostinato, ingrato e
disperato. Il pianto di dolore che esprime i sentimenti
umani di Gesù, non è un lamento è una parola profeti-
ca. In lui c’è la sofferenza di Dio che si dispera per noi.
Ci lascia liberi di accoglierlo o rifiutarlo, non c’è limite
alla sua misericordia se non il nostro cuore. È Cristo che
porta la pace, ma se non lo accogliamo siamo ciechi.
Gesù piange su Gerusalemme per la cecità degli uo-
mini, che non hanno riconosciuto il figlio di Dio fatto
uomo per la salvezza delle nostre anime. Storicamente
la città verrà distrutta dai romani, il tempio sarà profa-
nato e non rimarrà pietra su pietra.
Anche noi siamo chiamati a guardare alla desolazione
del nostro cuore, della nostra vita, ogni qualvolta che
ci allontaniamo dell’amore di Dio, ogni qualvolta che
non accogliamo Cristo.
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covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei
sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche
i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché
tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
…è meditata
Gesù, entrato nel suo tempio vede che i mercanti pen-
sano ai loro interessi invece che a quelli di Dio, per-
tanto si arrabbia e scaccia i venditori dal tempio. Così,
pone fine al culto come era praticato in quel tempo.
La religione non doveva essere usata per sfruttare la
gente, né per sostenere e legittimare i privilegi della
classe dirigente.
La forza di Gesù è la sua Parola, la sua testimonianza,
il suo amore. E dove c’è Gesù non c’è posto per le
cose mondane e la corruzione.
Gesù parla di noi, parla di quei mercanti che spesso
ci portiamo dentro che rovinano la relazione con Dio
applicando logiche di merito, di debito, di dare e di
avere. È dentro di noi che dobbiamo liberare il tem-
pio da venditori e mercanti. Dobbiamo ritrovare nel
nostro cuore” una casa di preghiera”. Un luogo dove
incontrare Dio e non dove comprarne la Sua benevo-
lenza. La preghiera e la fede non sono una cambiale
da cui esigere il pagamento. Dobbiamo amare e la-
sciarci amare da Lui incondizionatamente, perché una
vita senza il Suo Amore è davvero inutile.
Tante volte anche noi cristiani, svendendo la verità,
facciamo sì che il nostro cuore diventi un luogo di
mercato, dove non regna l’amore ma l’interesse e il
mercanteggiare con Dio.
Gesù ci invita a costruire una chiesa e un cuore che
sia casa di preghiera, di accoglienza, di ristoro per tut-
te quelle anime che vogliono vivere in armonia con la
fede e la propria spiritualità.
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XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
…è pregata
Signore, chissà quante volte mi hai visitato con incon-
tri ed eventi, e io non ti ho riconosciuto! Ha ragione S.
Agostino, quando dice “ Temo il Signore che passa”.
Si, temo di non riconoscerti e di vivere situazioni par-
ticolari non come occasione di grazia, ma come allon-
tanamento da Te. Che io sappia riconoscerti, Signore
e dire con S. Paolo VI: “Tutto è dono, tutto è grazia!”.
Amen.
…mi impegna
Oggi ci proponiamo di evitare pettegolezzi, discorsi
inutili e frivoli quando siamo nel tempio di Dio.
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XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
te l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di
questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma
quelli che sono giudicati degni della vita futura e della ri-
surrezione dai morti, non prendono né moglie né marito:
infatti non possono più morire, perché sono uguali agli
angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di
Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè
a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di
Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei
morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Disse-
ro allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non
osavano più rivolgergli alcuna domanda.
…è meditata
In questo brano del Vangelo, alcuni sadducei, classe di
ricchi possedenti che facevano parte dell’aristocrazia sa-
cerdotale, non credevano nella resurrezione, ne tanto-
meno negli angeli, negli spiriti o alle tradizioni dei farisei.
Per mostrare l’assurdità di tale fede, cioè della resur-
rezione dei morti, questi sadducei pongono una do-
manda insidiosa a Gesù, convinti di averlo messo in
serie difficoltà.
Gesù risponde dicendo che in cielo saremo tutti di
tutti e tutti di Dio, una moglie sarà moglie di tutti e
un figlio, figlio di tutti perché ci ameremo dello stesso
amore di Cristo. In questo saremo uguali agli angeli,
figli della resurrezione.
In questa terra, spesso, anziché accumulare opere
buone, ci preoccupiamo di possedere quanto più
possibile beni materiali ma la vita eterna non è più
segnata dal possesso. Nel regno dei cieli, se giudicati
degni della resurrezione, staremo alla presenza di Dio,
c’è la gioia che viene dal dare e non dal prendere e
dal possedere.
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Maligno dopo le tentazioni nel deserto, sarebbe tor-
nato a tentare Gesù all’ora opportuna. Tutti si accani-
scono a costringere Gesù a fare un gesto eclatante per
dimostrare che è il Figlio di Dio, come Lui sostiene.
Non hanno compreso che Gesù non è venuto a salva-
re se stesso, ma a salvare gli altri. Neppure le parole
del Maestro pronunciate dall’alto della Croce “Padre
perdona loro perché non sanno quel che fanno” rie-
scono a fermare quell’ondata di insulti e di violenza.
Gesù invoca su tutti il perdono del Padre, offrendo ai
suoi persecutori l’ultimo invito alla conversione. E c’è
anche lui, il buon ladrone, il quale, dall’alto della sua
croce, mette a segno l’ultimo colpo, il più grosso, un
vero colpo da maestro… si mette in tasca il Paradiso.
Il perdono dato dal Signore a un criminale costituisce
il punto più alto dell’amore infinito di Dio, rivelato al
mondo dal Figlio. Dio non guarda i meriti delle perso-
ne, ma guarda i loro bisogni, non le loro virtù, ma le
loro necessità. Gesù è venuto a cercare e salvare chi
era perduto. Pertanto non esistono casi impossibili,
casi disperati, ma la salvezza è per tutti quelli che ri-
conoscono Gesù come il loro liberatore e come il loro
re. Se non abbiamo capito e imparato che il Padre
celeste è misericordioso e che anche noi dobbiamo
imparare ad esserlo, con coloro che ci hanno offesi, ci
illudiamo di credere, ma in effetti non abbiamo capito
niente di Dio!
…è pregata
Gesù, anch’io spesso, mi rivolgo a Te con parole, che
vorrebbero essere di supplica, ma in effetti risultano
irriverenti. Dio, perché non intervieni? Perché permetti
il male? Perché non mi soccorri subito e come desidero
io? Mentre come il buon ladrone dovrei dire: Ricordati
di me, vieni in mio aiuto, fammi sentire la Tua Pre-
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l’eco. Lo sguardo di Gesù su quella vedova si posa
con compiacenza. “In verità vi dico: questa vedova,
povera, ha messo più di tutti”. Egli non ha ascoltato e
valutato il tintinnio delle monete, ma ha visto le ge-
nerosità del cuore: “Questa nella sua miseria ha dato
tutto quanto aveva per vivere”.
Non è la quantità che ci rende graditi al Signore, ma
il cuore. Questi ricchi non hanno cuore per il Signore.
Essi non si privano di nulla. Non fanno alcun sacri-
ficio. Neanche devono mettere in gioco la loro fede
nella Provvidenza divina. Questa vedova invece si
mette in questione. Si prova nella sua fede. Si abban-
dona totalmente al suo Dio. È liberà di amare senza
calcoli. Sa che la benedizione di Dio l’avrebbe coper-
ta, protetta, nutrita, salvata. Il niente per l’uomo è il
tutto per il Signore. A Dio non si deve dare né tanto
né poco né nulla, ma tutto ciò che siamo e abbiamo,
perché “noi siamo suoi” (Sal 100,3). L’unica cosa da fare
è corrispondere liberamente al suo amore totale.
…è pregata
Mio Dio, ravviva in me la fede, la speranza e l’amore.
Fammi vivere di te e per te. So bene che tu hai cura
della mia vita. Mi consegno a TE, concedimi di speri-
mentare l’abbandono totale al Tuo Amore. Amen.
…mi impegna
Come la vedova della parabola, anche noi oggi gettia-
mo la nostra giornata nel tuo cuore, tesoro prezioso,
Signore Gesù, perché tu apprezzi i figli che imitano la
tua generosità, Signore Re della nostra vita.
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ogni cosa terrena. Ebbene, di fonte a questo annunzio,
gli ascoltatori, i discepoli, non solo non si spaventano,
ma sembrano quasi eccitati e gli pongono due doman-
de: “Maestro, quando accadranno queste cose e qua-
le sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”.
Ecco, loro pensano come era tradizione di Israele, che
nel momento di massimo pericolo Dio sarebbe inter-
venuto. Quindi sperano in un intervento divino che
impedisca questa catastrofe. La reazione degli ascolta-
tori non denota spavento, ma interesse. Ebbene Gesù,
in maniera imperativa, dice “Badate di non lasciarvi
ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome…”,
cioè usurpando la sua persona, “…dicendo Sono io”,
che è il nome divino, quindi rivendicando di portare il
messaggio divino. Poi Gesù parla di eventi catastrofici
che noi, oggi, sappiamo essere consueti e ripetitivi:
“arriveranno guerre…, ci saranno carestie…”. Questi
avvenimenti in effetti non hanno data. È come se Gesù
volesse avvertire: la sfida è questa, se vi agitate e vi
lasciate coinvolgere dall’assillo della fine del mondo,
c’è il rischio di vivere una vita puramente sospesa, col
pretesto della fine vicina, leggera, disimpegnata, vuota
e senza storia.
…è pregata
La storia, anche quella di oggi disseminata di cadave-
ri, non è altro che un povero urlo di disperazione in
attesa dell’amore definitivo. Gesù dice diversamente:
la storia è il luogo in cui Dio realizza il suo progetto, è
– perciò – luogo benedetto e da salvare. A noi cristiani
è chiesto di adoperarci affinché si realizzi l’invocazio-
ne del Padre Nostro: “Venga il Tuo Regno”!
…mi impegna
La Parola di oggi è un invito a riflettere sulla caducità
di ogni realtà umana, pur meravigliosa, a considerare
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che tutto ciò accade proprio perché siamo suoi disce-
poli: “a causa del mio nome”. Evidentemente essere di
Cristo non è sempre un buon biglietto da visita. Chi
dichiara di appartenere a Lui deve mettere in conto una
dura opposizione da parte del mondo. Gesù aggiunge
che saremmo “odiati da tutti”. Un annuncio sorpren-
dente che spiazza il superficiale buonismo oggi così
in voga. Essere discepoli di Gesù non solo non attira
la simpatia del mondo ma suscita l’odio: Colpiscono le
parole “Sarete odiati da tutti”. La persecuzione non vie-
ne, infatti, solo dal di fuori, ma anche dal di dentro, dal-
la propria famiglia! Discepoli odiati: perché contestano
la logica del mondo. Lo svolgersi della storia è segnato
dalla continua lotta tra il bene e il male. Il cristiano non
può esimersene. Deve far fronte. Anzi deve prendere
posizione e dare così testimonianza a Cristo e al Suo
Vangelo. Non deve preoccuparsi di ciò che dire o fare
per difendersi perché Cristo stesso gli darà “la parola e
la sapienza”. Quel che conta è rimanere aggrappati alla
Sua Parola con fedeltà e perseveranza.
…è pregata
Signore, anche nelle prove più ardue, fammi rimanere
aggrappato a Te. Sono certo che tu mi ispiri i pensieri,
le parole, i gesti che contano. So che mi ripeti: “Io sono
con te” per salvarti.
…mi impegna
Ricordiamoci del martirio di tanti fratelli, riconosciamo
nostra fragilità che qualche volta ci fa vergognare di
essere cristiani e chiediamo allo Spirito Santo la fortez-
za, per essere capaci di rendere testimonianza, oggi,
là dove viviamo.
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calamità naturali e particolari segni del cielo alla vo-
lontà di Dio, che vorrebbe con tali segnali richiamar-
ci al pentimento e alla conversione: nulla di più sba-
gliato. È vero, troviamo scritto: “gli uomini moriranno
per la paura” e il morire di paura, l’attacco di panico,
tanto frequente oggi, è un’esperienza dolorosissima,
che lascia smarriti! Luca ci vuole dire che la salvezza
annunciata da Gesù raggiunge tutto l’uomo, anche le
sue emozioni profonde, che chiedono di non essere
negate, ma di divenire cristiane. Questo vangelo non
può incuterci paura, perché c’è un segno che ci tiene
lontani da questa fuorviante interpretazione: “Il Figlio
dell’uomo viene su una nube”. E la nube, nell’esperien-
za di Israele, indica la Presenza di Dio che protegge,
ristora, illumina, guida il Suo popolo! Perciò dice il te-
sto: “risollevatevi e alzate il capo”, non per spavalderia,
quasi fossimo superuomini che non hanno paura, non
per presunzione di sentirci giusti davanti al giudizio di
Dio, ma per SPERANZA nella SUA MISERICORDIA! Il
Figlio dell’uomo che viene è il Signore che ci ha amato
e ha dato se stesso per noi (cfr Gal 2,20) e che ci ha amato
quando ancora eravamo peccatori (cfr. Rm 5,6ss). Il suo
giudizio sarà il perdono ai crocifissori (cfr Lc 23,34) e
l’offerta del paradiso al malfattore (cfr Lc 23,43). Il nostro
giudice infatti è colui che ha detto di amare i nemici, di
non giudicare, di non condannare, di perdonare sem-
pre. È misericordioso come il Padre suo (cfr Lc 6,27-38).
La venuta di Cristo si identifica con la nostra liberazio-
ne e la nostra salvezza.
…è pregata
Dio che ci ami, aiutaci a non spaventarci e a non sco-
raggiarci davanti alle contraddizioni del mondo, ma
ad alzare lo sguardo in attesa del ritorno nella gloria
del Signore e Maestro Gesù. Amen.
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XXXIV Settimana del Tempo Ordinario
…mi impegna
Con questa certezza viviamo operativamente e fattiva-
mente in questo mondo senza aspettare rassegnati ma
senza farci prendere da inutili ansie. Sappiamo bene
come andranno a finire le cose!
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XXXIV Settimana del Tempo Ordinario
terra, pur nella loro durata, avranno termine, quello
che vi dico, no! È proprio questa Parola che non
passerà mai, che ha perforato milioni di cuori, che
ha cambiato centinaia di migliaia di vite di uomini e
donne di tempi e culture diverse, che deve sempre
più essere al centro della nostra attenzione. E con
questa certezza possiamo leggere gli eventi del mon-
do e della Chiesa con lo sguardo ampio che solo la
fede ci può donare. Il discepolo guarda al mondo
con realismo ottimista e, pur tra le molteplici con-
traddizioni che lo circondano, si adopera, qui e ora,
a costruire il Regno dove viviamo, con semplicità,
con ostinazione, contribuendo a realizzare il sogno
di Dio di un mondo in cui ci si accoglie nel rispetto
delle diversità cercando insieme il senso ultimo della
vita che Cristo ci ha rivelato. E l’attesa è colma della
presenza e delle parole di Cristo che non passano e
che diventano pane quotidiano.
…è pregata
La tua Parola non passerà, Signore, è giunta fino a
noi e illumina la nostra vita, la nostra giornata in at-
tesa del Tuo ritorno. Fa’ che io ascolti la Tua voce e
cammini sui Tuoi passi con perseveranza e fiducia!
Amen.
…mi impegna
Dobbiamo fondare la nostra vita sulla Parola di Dio.
Questa Parola ci dà la certezza che il Signore viene.
Viene come è venuto allora; e allo stesso modo verrà
alla fine. “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sem-
pre”.
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noncuranza: “Pregate incessantemente con ogni sorta
di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a
questo scopo con ogni perseveranza” (Ef 6,18).
“Alziamoci: – ha scritto S. Benedetto nella sua regola
– la Scrittura non cessa di svegliarci dicendo: È venu-
ta l’ora di sorgere dal sonno. Apriamo gli occhi alla
luce divina. Ascoltiamo con orecchie attente la potente
voce di Dio che ogni giorno ci incalza, dicendo: Oggi,
se ascoltate la sua voce, non indurite il vostro cuore”.
…è pregata
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Dal Salmo 94
…mi impegna
Quando Dio passa nella nostra vita non dobbiamo
farlo attendere. Né dobbiamo misurare le nostre capa-
cità. Se è Lui a chiamare, sarà Lui a renderci capaci di
rispondere ai suoi progetti.
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INDICE DEI BRANI EVANGELICI
MATTEO 9,1-16 . . . . . . . . . ” 68
1,1-16.18-23 . . . . ” 28 9,7-9 . . . . . . . . . . ” 70
5,1-12a . . . . . . . . ” 143 9,18-22 . . . . . . . . ” 71
11,25-30 . . . . . . . ” 86 9,43b-45 . . . . . . . ” 73
18,1-5.10 . . . . . . . ” 83 9,51-56 . . . . . . . . ” 79
9,57-62 . . . . . . . . ” 81
LUCA 10,1-9 . . . . . . . . . ” 113
2,33-35 . . . . . . . . ” 48 10,13-16 . . . . . . . ” 84
4,16-30 . . . . . . . ” 8 10,25-37 . . . . . . . ” 91
4,31-37 . . . . . . . ” 10 10,38-42 . . . . . . . ” 94
4,38-44 . . . . . . . . ” 13 11,1-4 . . . . . . . . . ” 95
5,1-12 . . . . . . . . . ” 15 11,5-13 . . . . . . . . ” 97
5,33-39 . . . . . . . . ” 18 11,15-26 . . . . . . . ” 98
6,1-5 . . . . . . . . . . ” 21 11,27-28 . . . . . . . ” 100
6,12-19 . . . . . . . . ” 31 11,29-32 . . . . . . . ” 105
6,12-19 . . . . . . . . ” 135 11,37-41 . . . . . . . ” 107
6,20-26 . . . . . . . . ” 33 11,42-46 . . . . . . . ” 108
6,27-38 . . . . . . . . ” 36 11,47-54 . . . . . . . ” 110
6,39-42 . . . . . . . . ” 39 12,1-7 . . . . . . . . . ” 112
6,43-49 . . . . . . . . ” 41 12,13-21 . . . . . . . ” 119
7,11-17 . . . . . . . . ” 50 12,35-38 . . . . . . . ” 121
7,31-35 . . . . . . . . ” 53 12,39-48 . . . . . . . ” 123
7,36-50 . . . . . . . . ” 55 12,49-53 . . . . . . . ” 125
8,1-3 . . . . . . . . . . ” 58 12,54-59 . . . . . . . ” 127
8,4-15 . . . . . . . . . ” 60 13,1-9 . . . . . . . . . ” 128
8,16-18 . . . . . . . . ” 66 13,10-17 . . . . . . . ” 133
8,19-21 . . . . . . . . ” 67 13,22-30 . . . . . . . ” 137
13,31-35 . . . . . . . ” 139 18,35-43 . . . . . . . ” 182
14,1-6 . . . . . . . . . ” 141 19,1-10 . . . . . . . . ” 184
14,1.7-14 . . . . . . . ” 6 19,11-18 . . . . . . . ” 186
14,12-14 . . . . . . . ” 150 19,41-44 . . . . . . . ” 189
14,15-24 . . . . . . . ” 151 19,45-48 . . . . . . . ” 190
14,25-33 . . . . . . . ” 26 20,27-40 . . . . . . . ” 192
15,1-10 . . . . . . . . ” 156 21,1-14 . . . . . . . . ” 198
16,1-8 . . . . . . . . . ” 158 21,5-11 . . . . . . . . ” 200
16,1-13 . . . . . . . . ” 64 21,5-19 . . . . . . . . ” 180
16,9-15 . . . . . . . . ” 160 21,12-19 . . . . . . . ” 202
16,19-31 . . . . . . . ” 76 21,20-28 . . . . . . . ” 204
17,1-6 . . . . . . . . . ” 166 21,29-33 . . . . . . . ” 206
17,5-10 . . . . . . . . ” 90 21,34-36 . . . . . . . ” 208
17,7-10 . . . . . . . . ” 168 23,35-43 . . . . . . . ” 196
17,11-19 . . . . . . . ” 104
17,11-19 . . . . . . . ” 170 GIOVANNI
17,20-25 . . . . . . . ” 172 1,47-51 . . . . . . . . ” 78
17,26-37 . . . . . . . ” 174 2,13-22 . . . . . . . . ” 164
18,1-8 . . . . . . . . . ” 118 3,13-17 . . . . . . . . ” 46
18,1-8 . . . . . . . . . ” 176 6,37-40 . . . . . . . . ” 148
18,9-14 . . . . . . . . ” 132 15,1-17 . . . . . . . . ” 154
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