Polverini LARIORGANIZZAZIONEFASCISTA 2016
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LA RIORGANIZZAZIONE FASCISTA
DEGLI STUDI STORICI E L'ISTITUTO ITALIANO
PER LA STORIA ANTICA
Leandro Polverini
1. Ci fu, nell'Italia del ventennio, una «cultura fascista»? Negli «anni del con-
senso», la domanda sarebbe apparsa quanto meno sorprendente. Ed è quas
simbolico che all'inizio del 1937 l'Istituto nazionale fascista di cultura, fonda-
to da Giovanni Gentile nel 19251, cambiasse la sua denominazione in quell
di Istituto nazionale di cultura fascista2 (le denominazioni sono, talvolta, più
trasparenti degli statuti). Dopo la caduta del fascismo, si sostenne a lungo -
sulla scia di Croce, di Gobetti, di Gramsci - che il regime mussoliniano non
fosse stato in grado di produrre alcuna cultura: è, per esempio, la posizione d
noti intellettuali antifascisti come Norberto Bobbio ed Eugenio Garin. Sol
1 Promosso dal Pnf in seguito agli eventi della primavera (il Convegno per la cultura fascist
29-30 marzo; il Manifesto degli intellettuali fascisti , 21 aprile; la Risposta di scrittori, professori
e pubblicisti italiani al manifesto degli intellettuali fascisti, Io maggio), fu istituito il Io agost
e inaugurato il 19 dicembre 1925 «in Campidoglio, alla presenza del Duce, con un discorso
esplicativo e programmatico del suo presidente, sen. Giovanni Gentile» ( Istituto nazionale fa
scista di cultura , in «Civiltà fascista», II, 1935, n. 7-8, pp. 649-650: «prefazione al volumetto
informativo» sull'Istituto, pubblicato nel decennale della sua fondazione). La vicenda politica
dell'Istituto nazionale fascista di cultura è stata compiutamente ripercorsa da A. Vittoria, Tota
litarismo e intellettuali: l'Istituto nazionale fascista di cultura dal 1925 al 1937 , in «Studi Storici»,
XXIII, 1982, n. 4, pp. 897-918.
2 Cfr. Vittoria, Totalitarismo e intellettuali , cit., p. 917. Il nuovo ordinamento dell'Istituto f
pubblicato nel n. 711 (8 gennaio 1937) del «Foglio di disposizioni del Segretario del P.N.F.»
e riproposto in «Civiltà fascista», IV, 1937, n. 1-2, pp. 103-104; ne aveva illustrato «la nuov
missione italiana» G. Gentile, L'Istituto nazionale di cultura fascista , ivi, III, 1936, n. 12, pp.
769-774, p. 774 (nella prospettiva del suo discorso L'ideale della cultura e l'Italia presente , ivi,
2, pp. 65-82). Confermato alla presidenza dell'Istituto il 30 gennaio 1937, Gentile fu sostituit
nel marzo dello stesso anno da uno dei due vicepresidenti, Pietro de Francisci. Il filosofo Gio
vanni Gentile (Castelvetrano 1875-Firenze 1944), ministro dell'Istruzione pubblica dal 192
al 1924 e senatore del Regno dal 1922, era allora direttore della Scuola normale superiore
Pisa e presidente dell'Istituto della Enciclopedia italiana; lo storico del diritto romano Pietro
de Francisci (Roma 1883-Formia 1971), ministro di Grazia e giustizia dal 1932 al 1935, er
rettore dell'Università di Roma.
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10 Leandro Polverini
dagli anni Settanta si può parlare di una specifica storiografia sulla cultura
fascista, come che se ne definisse la teoria e la pratica. Ma non è necessario
ripercorrere la storia dell'intenso dibattito storiografico (e politico), fino ai
suoi contraddittori e talvolta paradossali esiti più recenti, anche perché a ciò
ha provveduto recentemente Alessandra Tarquini, nel capitolo che apre la sua
Stońa della cultura fascista 3.
Del resto, per quanto può valere il punto di vista di un outsider, mi sembra
che - in termini più propriamente storici - la questione si risolva in sostanza
nella considerazione delle specifiche risposte che la politica del regime diede,
o non diede, a specifici problemi di ordine culturale o, comunque, diretta-
mente connessi con l'ambito culturale. In questa prospettiva (troppo empiri-
ca?), il mio intervento riguarda il problema della sistematica riorganizzazione
degli studi storici attuata dal regime fascista alla metà degli anni Trenta. Il
problema non è stato preso in considerazione nel capitolo che Alessandra Tar-
quini dedica alla politica culturale del ministero dell'Educazione nazionale4,
11 quale appunto promosse la riorganizzazione degli studi storici. Aveva, inve-
ce, affrontato il problema Margherita Angelini nella monografìa Transmitting
knowledge: the professionalisation of Italian histońans (1920s- 1950s)5, in par-
ticolare nel capitolo specificamente dedicato alla riorganizzazione delle isti-
tuzioni storiche nazionali in età fascista6. La limitata attenzione che l'ampia
e documentata ricerca riserva all'Istituto italiano per la storia antica7 induce
a riprendere l'argomento nella prospettiva dell'Istituto, appunto, e ricordare
cosi 1' 80° anniversario della sua fondazione.
3 Bologna, il Mulino, 20 1 1 , pp. 1 1 -47 : Il dibattito storiografico dal 1945 a oggi. A singoli aspet-
ti del problema sono stati poi dedicati, nel fascicolo tematico di «Studi Storici», LV, 2014, n. 1
(Fascismo: itinerari storiografici da un secolo ali altro), i contributi di I. Stolzi, Fascismo e cultura
giuridica (pp. 139-154), P.S. Salvatori, Fascismo e romanità (pp. 227-239), E. Taviani, Il cinema
e la propaganda fascista (pp. 241-256).
4 Tarquini, Storia della cultura fascista , cit., pp. 147-169: La politica culturale degli anni Trenta.
5 In «Storia della storiografìa», 2010, n. 57 (alla monografìa è dedicato l'intero fascicolo).
6 Ivi, pp. 63-84: The Centralisation of Historical Research (1935-1943).
7 Ivi, pp. 6, 65, 80. Un solo riferimento all'Istituto italiano per la storia antica ho poi trovato in
A. Bistarelli, a cura di, La storia della storia patria. Società , Deputazioni e Istituti storici nazionali
nella costruzione dell'Italia , Roma, Viella, 2012: è nel contributo di F. De Giorgi, Da un secolo
all'altro. L'organizzazione degli studi storici fia centralizzazione e autonomie , ivi, pp. 167-186,
nella sezione dedicata a La riorganizzazione fascista , pp. 181-183.
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11 La riorganizzazione fascista degli studi storici
8 Cfr. A. Forni, L'Istituto storìco italiano , in P. Vian, a cura di, Speculum mundi. Roma centro
internazionale di ńcerche umanistiche , Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri. Diparti-
mento per l'informazione e l'editoria, 1992 (rist. Roma, Unione internazionale degli Istituti
di archeologia, storia e storia dell'arte, 1993), pp. 599-654, spec. pp. 599-612, per quanto
riguarda i presupposti, l'organizzazione, i primi anni di vita dell'Istituto; Angelini, Transmitting
Knowledge , cit., pp. 18-26; M. Miglio, Dall'unificazione alla fondazione dell'Istituto storìco ita-
lianoy in Bistarelli, a cura di, La storia della storia patria, cit., pp. 25-44 (e in M. Miglio, Istituto
storìco italiano. 130 anni di storia , Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, 2013, pp.
3-22); De Giorgi, Da un secolo all'altroy cit., pp. 170-177. Sulla fase iniziale dell'Istituto, dalla
fondazione (con r.d.l. 25 novembre 1883, n. 1775) all'inaugurazione (27 gennaio 1885), alle
prime tre sessioni plenarie (1885, 1886, 1887), è interessante la prospettiva contemporanea
della rassegna di L.T. Belgrano, L'Istituto storico italiano , in «Nuova Antologia», XXII, 1887,
voi. 95, n. 18, pp. 225-237.
9 Nessuna indicazione cronologica compare, peraltro, nel titolo della serie di pubblicazioni che
ebbe inizio nel 1887: Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storìco italiano.
10 Cfr. E. Morelli, L'Istituto per la storia del Risorgimento italiano , in Vian, a cura di, Speculum
mundi , cit., pp. 662-678, spec. pp. 662-663; R. Ugolini, Il Risorgimento diventa storia. La genesi
dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano , in Bistarelli, a cura di, La storia della storia
patria , cit., pp. 45-57.
11 Durante il quale era stato fondato a Roma nel 1918 l'Istituto nazionale di archeologia e
storia dell'arte, inaugurato il 4 giugno 1922. Cfr. F. Zevi, L'Istituto nazionale di archeologia e di
storia dell'arte , in Vian, a cura di, Speculum mundi , cit., pp. 695-705, spec. pp. 695-696. Un
Istituto archeologico italiano era «progettato da lungo tempo», quando scriveva F. von Duhn,
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1 2 Leandro Polverini
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13 La riorganizzazione fascista degli studi storici
l'Istituto storico italiano pur essendo sorto dopo l'unione di Roma e l'Italia, pur
essendosi proposto di illustrare il nostro passato, ha escluso come estraneo al suo
compito lo studio delle antiche memorie di Roma18,
Coloro che cinque lustri or sono fondarono l'Istituto Storico Italiano partivano dal
concetto tuttora prevalente che la storia d'Italia abbia in certo modo origine con
Odoacre, Teodorico, Alboino, infine con l'invasione delle stirpi germaniche, fuse più
tardi con gli antichi popoli d'Italia, occasione quindi al formarsi di una nuova ci-
viltà. La storia più antica di Roma e d'Italia essi consideravano come una specie di
archeologia19 e quindi mettevano al livello di altre indagini di importanza ausiliare,
ad esempio della epigrafìa, della numismatica, della sfragistica [...]. Voglia pertanto
anche l'Istituto Storico Italiano rompere quelle barriere in cui esso stesso si è chiuso, e
contribuisca d'ora innanzi pro virili parte a illustrare le vicende di quella civiltà latina
che dall'Atlantico si spinse fino alle sponde del Mar Nero, che dai confini dell'Etiopia
raggiunse quelli della Scozia20.
Almeno su questo punto, Pais non cambiò mai opinione, come mostrano i
suoi interventi al Senato nel 1932, durante la discussione del bilancio del mi-
nistero dell'Educazione nazionale, in serrato contraddittorio con l'ex ministro
Pietro Fedele21. Cosi Pais, il 17 maggio, nel quadro di una articolata rassegna
critica dei molti problemi dell'organizzazione culturale italiana22:
18 E. Pais, Roma antica e la genesi dell'unità d'Italia. Nel cinquantesimo anniversario del riscatto
italiano , in «Rivista d'Italia», XIV, 1911, voi. 2, n. 9, pp. 333-357, p. 334 (poi in Id., Imperiali-
smo romano e politica italiana , Bologna, Zanichelli, 1920, pp. 1-53, p. 5). Analogo riferimento
polemico di Pais all'Istituto storico italiano era implicito già nella Prefazione della sua Storia di
Roma , vol. I, t. 1, Torino, Clausen, 1898, p. XIV: «Ricomposta ad unità di nazione, la nuova
Italia, i ricordi di Roma, che pur volle capitale della patria, ha invece posti fuori dei confini della
storia nazionale; e, sebbene attenda a pubblicare le opere dei suoi grandi di età meno vetuste,
dimentica Cesare e Livio».
19 Nel senso tucidideo del termine, e in senso proprio (come mostra il seguito della citazione).
20 E. Pais, La storia antica negli ultimi cinquantanni con speciale riguardo all'Italia , in «Rivista
d'Italia», XIV, 1911, voi. 2, n. 11, pp. 694-721, pp. 718-720 (poi in Id., Italia antica. Ricerche
di storia e di geografia storica , vol. I, Bologna, Zanichelli, 1922, pp. 1-29, pp. 26-28).
21 Lo storico, soprattutto del Medioevo, Pietro Fedele (Traetto/Minturno 1873-Roma 1943) era
stato ministro dell'Istruzione pubblica dal 1925 al 1928; aveva promosso, in particolare, l'isti-
tuzione della Scuola di storia moderna e contemporanea e il riordinamento della Scuola storica
nazionale. Fu poi, dal 1934 al 1942, presidente dell'Istituto storico italiano per il medio evo.
22 Sulla posizione critica di Pais nei confronti della politica culturale e scolastica fascista si veda
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1 4 Leandro Polverini
In Italia abbiamo l'Istituto storico, che è monco [...]. Questo benemerito istituto
storico ha fatto delle magnifiche pubblicazioni sul medioevo, ma non ce ne è una
pubblicata sulla storia antica [...]. Credo perciò che sarebbe bene aggiungere anche
questo vasto campo della storia romana all'Istituto storico italiano, che dovrebbe ave-
re il compito di preparare l'edizioni illustrate dei nostri storici23.
La proposta dell'onorevole Pais, per quel che riguarda l'Istituto Storico Italiano, non
mi sembra opportuna; l'Istituto non deve mutare .quel programma che gli fu segnato
dai suoi grandi fondatori. Lo studio e le indagini sulla storia dell'età classica, potreb-
bero essere affidati non all'Istituto Storico Italiano [...] ma piuttosto all'Istituto di
archeologia e di storia dell'arte, creandovi una sezione a parte24.
In questo io ed il mio illustre collega Fedele non c'intendiamo. Egli accetta la tesi
dell'ordinamento attuale dell'Istituto Storico per il quale la storia d'Italia comincia
con la invasione dei barbari. Io penso invece che la storia d'Italia abbia principio con
le origini di Roma; nell'attuale ordinamento dell'Istituto Storico, della storia di Roma
non si tien conto. Ci sono quindi concezioni opposte, non conciliabili26.
P. Ruggeri, Ettore Pais senatore del Regno , in L. Polverini, a cura di, Aspetti della storiografia di
Ettore PaiSy Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2002, pp. 123-158, spec. pp. 143-158. No-
minato senatore il 16 ottobre 1922 (prima, dunque, della Marcia su Roma), Pais si iscrisse al
Pnf il 21 maggio 1932, pochi giorni dopo la discussione in Senato alla quale si fa riferimento.
23 Atti del Senato del Regno. Discussioni , Legisl. XXVIII, 17 maggio 1932, pp. 5103-5107, p.
5105.
24 Ivi, pp. 5108-5111, p. 5110. (Sull'Istituto di archeologia e storia dell'arte, al quale Fedele
riteneva - con caratteristica mentalità positivistica - che fosse da affidare lo studio della storia
antica, si rinvia alla precedente nota 11).
25 Ivi, 18 maggio 1932, pp. 5116-5117, p. 5116.
26 Ivi, pp. 5115-5116, p. 5115. Il ricordo di questa discussione in Senato è evidente, e tanto
più significativo per la data, nella Prefazione di Pais alla sua Storia di Roma dall'età regia sino
alle vittorie su Taranto e Pirrot Torino, Utet, 1934, p. XI: «Ancor oggi fra noi vi sono scrittori
che, mentre insistono sul carattere politico della Storia Medioevale, non paiono ammetterlo per
quella di Roma antica; essi l'escludono dai cómpiti dell'Istituto Storico Nazionale e propongo-
no sia aggregato a quello dell'Archeologia e della Storia dell'Arte».
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15 La riorganizzazione fascista degli studi storici
Il vecchio Pais aveva fiutato i tempi meglio dell'ex ministro Fedele, come si
vide due anni dopo, quando ebbe inizio e fu portata rapidamente a termine
la sistematica riorganizzazione degli studi storici a cui fa riferimento il titolo
di questo contributo.
27 R.d.1. 20 luglio 1934, n. 1226, art. 1-3. Cfř. Saitta, L'Istituto storico italiano per l'età moderna
e contemporanea , cit., pp. 656-657. Alle Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico
italiano per il medio evo (cosi dal 1934 al 1993) si affiancarono dunque (dal 1935 al 1993) le
Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico italiano per l'età moderna e contempora-
nea. La denominazione delle due serie di pubblicazioni è cambiata, rispettivamente, nel 1994
( Fonti per la storia dell'Italia medievale: la sezione Antiquitates è, delle cinque in cui la nuova
serie si articola, quella che propriamente continua la serie precedente) e nel 1997 (. Fonti per la
storia dell'Italia moderna e contemporanea ).
28 R.d.l. 25 febbraio 1935, n. 107, art. 1-7. Cfr. L. Polverini, L'Istituto italiano per la storia
antica , in Vian, a cura di, Speculum mundio cit., pp. 584-596, spec. p. 584.
29 R.d. 20 giugno 1935, n. 1068. Cfr. Morelli, L'Istituto per la storia del Risorgimento italiano ,
cit., p. 662; Ugolini, Il Risorgimento diventa storia , cit., p. 57.
30 R.d.1. 3 febbraio 1936, n. 223 (l'Istituto era stato fondato nel 1912 come associazione pri-
vata). Cfr. S. Sorda, L'Istituto italiano di numismatica, in Vian, a cura di, Speculum mundi , cit.,
pp. 680-691, spec. pp. 684-686; L'Istituto italiano di numismatica: dalla storia alla cronaca , in
«Annali dell'Istituto italiano di numismatica», XXXVIII-XLI, 1991-1994, pp. 225-310, spec,
pp. 260-264.
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16 Leandro Polverini
«tutte le istituzioni italiane che attendono alle ricerche e agli studi storici»31.
La Giunta rappresentava, inoltre, gli studi storici italiani sul piano internazio-
nale, avendo sostituito il 25 febbraio 1935 il Comitato nazionale di scienze
storiche32. Rapidità, sistematicità e centralismo sono, insomma, le evidenti
caratteristiche, consone allo stile autoritario del tempo, della riorganizzazione
degli studi storici33, in cui si colloca, e si spiega, la fondazione dell'Istituto
italiano per la storia antica.
31 R.d.l. 20 luglio 1934, n. 1226, art. 6, e 25 febbraio 1935, n. 107, art. 8; r.d. 20 giugno 1935,
n. 1176.
32 R.d. 25 febbraio 1935, n. 109. Sulla fondamentale importanza del ruolo assegnato alla
Giunta nel quadro della riorganizzazione degli studi storici, quale mostra già la nutrita serie di
provvedimenti legislativi che direttamente la riguardano (a quelli citati nella nota precedente
sono da aggiungere il r.d.l. 29 aprile 1937, n. 770, e il r.d. 14 dicembre 1942, n. 1766), cfr.
G. Vitucci, La Giunta centrale per gli studi storici , in Vian, a cura di, Speculum mundi , cit., pp.
571-582, spec. pp. 571-575; M. Angelini, Fare storia . Culture e pratiche della ricerca in Italia
da Gioacchino Volpe a Federico Chabod , Roma, Carocci, 2012, pp. 105-1 16. Ma la «centralità»
della Giunta non era intesa solo in senso burocratico e politico, bensì anche storiografico:
più dell'incarico di redigere la Bibliografia storica nazionale (e di contribuire alla International
bibliography of historical sciences) , è significativo il trasferimento ad essa della «Rivista storica
italiana», fondata nel 1884 (la Giunta curò la pubblicazione di sette volumi, dal 1936 al 1942).
33 Per i decreti istitutivi e normativi ai quali si è fatto riferimento diretto, per quanto riguarda la
riorganizzazione degli anni Trenta, o (perlopiù) indiretto, per quanto riguarda l'organizzazione
precedente, si rinvia alla loro raccolta sistematica: Istituti di studi storici. Leggi e statuti , Roma,
Giunta centrale per gli studi storici, 1970.
34 Ne soffri, in special modo, la tradizionale autonomia delle Deputazioni di storia patria,
irreggimentate da un Regolamento che le riduceva ad «organi periferici» della Giunta: sul r.d.
20 giugno 1935, n. 1 176, Vitucci, La Giunta centrale per gli studi storici , cit., pp. 572-573; sui
conseguenti rapporti fra Giunta e Deputazioni, sulle resistenze ed opposizioni che ne derivaro-
no (risolte in modo autoritario), Angelini, Transmitting Knowledge, cit., pp. 71-82. Alle «Depu-
tazioni di storia patria e Società storiche istituite e riconosciute dallo Stato anteriormente al 28
ottobre 1922» fu restituita l'autonomia con d.l.c.p.s. [cioè, del Capo provvisorio dello Stato]
24 gennaio 1947, n. 245. Sui problemi anche finanziari delle Deputazioni e Società dal 1947
all'istituzione delle Regioni, nel 1970, De Giorgi, Da un secolo all'altro , cit., pp. 184-186.
35 Cosí nel preambolo - il corsivo è mio - del r.d.1. 25 febbraio 1935, n. 107 (. Istituzione in
Roma del Regio istituto italiano per la storia antica). Il preambolo non è riprodotto in Istituti di
studi storici. Leggi e statuti, cit., p. 21.
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17 La riorganizzazione fascista degli studi storìci
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1 8 Leandro Polveňni
41 L'Istituto botanico era stato fondato «in una palazzina appositamente costruita sull'altopiano
di Panisperna [...], e cominciò a funzionare per l'insegnamento e per lo studio nel 1889» («An-
nuario dell'Università di Roma», 1899/1900, Appendice, p. 20).
42 II problema della sede era stato dibattuto, ovviamente, anche nel Consiglio della Giunta
centrale per gli studi storici (Angelini, Transmitting Knowledge , cit., p. 6: «Only the Istituto
italiano per la stona antica [...] - surprisingly, considering the importance of Roman history
for Fascism - had problems finding a permanent location, as emerges from the minutes of the
meetings of the Giunta Centrale»).
43 Fondato nel 1925 come Comitato permanente per l'Etruria, nel 1932 aveva assunto il nome
di Istituto di studi etruschi (poi, nel 1951, Istituto di studi etruschi e italici; ora, dal 1989,
Istituto nazionale di studi etruschi e italici).
44 Fondata con questo nome nel 1908, si era sciolta nel 1928, lasciando in eredità compiti e
materiali di studio all'Istituto papirologico fondato quello stesso anno (fu intitolato a Girolamo
Vitelli nel 1939, e dal 2004 è struttura scientifica dell'Università di Firenze). Ma alla Società
italiana per la ricerca dei papiri fanno esclusivo riferimento i verbali delle adunanze dell'Istituto
italiano per la storia antica.
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19 La riorganizzazione fascista ¿legli studi storici
45 La Società Magna Grecia, fondata nel 1 920 da Umberto Zanotti Bianco (Canea [Creta] 1 889-
Roma 1963), promosse importanti scavi archeologici e due periodici: «Atti e memorie della
Società Magna Grecia» e «Archivio storico per la Calabria e la Lucania». Del primo, uscirono
cinque volumi (1928-1932), preceduti dal volume Campagne della Società Maffia Grecia (1926
e 1927). Solo nel frontespizio del volume del 1930 è dichiarata la direzione dell'archeologo
Paolo Orsi (Rovereto 1859-1935, senatore del Regno dal 1924), il quale diresse anche i primi
cinque volumi deir«Archivio storico» (1931-1935), pubblicati come «supplemento trimestrale»
degli «Atti e memorie». Per imposizione del governo fascista, la Società fu soppressa nel 1934
dal commissario Pietro de Francisci (cfr. nota 2) e la pubblicazione dell' «Archivio storico» fu
trasferita alla Deputazione di storia patria per la Calabria e la Lucania (Angelini, Transmitting
Knowledge , cit., pp. 80-81). La Società Magna Grecia risorse nel 1949, e nel 1954 fu ripresa la
pubblicazione degli «Atti e memorie».
46 La Mostra augustea della romanità, nel Palazzo delle Esposizioni di Roma, fu la manife-
stazione di gran lunga più imponente e significativa del bimillenario. Si veda spec. F. Scriba,
Augustus im Schwarzhemd? Die Mostra Augustea della Romanità in Rom 1937/38 , Frankfurt/M.,
Lang, 1995 (con un epilogo: L'estetizzazione ¿iella politica nell'età di Mussolini e il caso della
Mostra Augustea della Romanità. Appunti su problemi di storiografia circa fascismo e cultura , in
«Civiltà romana», I, 2014, pp. 125-158).
47 II ruolo fondamentale che Giulio Quirino Giglioli ebbe nell'organizzazione della Mostra
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20 Leandro Polverini
augustea della romanità non si doveva certo alla sua presenza nel consiglio dell'Istituto italiano
per la storia antica, ma alla sua intensa partecipazione alle attività promosse dall'Istituto di
studi romani per il bimillenario; del resto, Giglioli era stato segretario generale della Mostra
archeologica del 1911 (sulla cui fortuna, fino all'inaugurazione del Museo della civiltà romana
nel 1955, si veda L. Polverini, Moderno e antico nel cinquantenario dell'Unità d'Italia , in «Studi
romani», LXI, 2013, n. 1-4, pp. 262-275, spec. pp. 270-271).
48 Ancora nella sua ultima adunanza del 9 luglio 1943 (a pochi giorni, ormai, dalla caduta del
regime), il Consiglio direttivo fondatore si dichiarava «concorde sulla opportunità di fondare
una rivista» e deciso a «studiare la possibilità d'istituirla».
49 Cfr. Polverini, L'Istituto italiano per la storia antica , cit., p. 590, nota 2. Con la pubblicazione
di fonti per la storia antica l'Istituto si sarebbe allineato alla principale e più caratteristica atti-
vità degli altri Istituti storici.
50 È la data del primo fascicolo. Si legge con interesse la recensione di G. Beloch, in «La Cultu-
ra», V, 1886, voi. 7, n. 11, pp. 321-324.
51 Ettore De Ruggiero (Napoli 1839-Roma 1926) aveva pubblicato i primi tre volumi del Di-
zionario fra il 1886 e il 1922. Nel 1924 affidò la prosecuzione dell'opera a Giuseppe Cardinali
(cfr. nota 39); ma i fascicoli 1-7 del IV volume (1924-1931: il primo fascicolo fu recensito da
G. De Sanctis, in «Rivista di filologia e di istruzione classica», LUI, 1925, n. 3, pp. 419-423,
poi in Id., Scritti minori , vol. VI, t. 1, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1972, pp. 229-
233) rimasero bloccati dal fallimento della Casa editrice e andarono in parte distrutti. L'opera
sembrava già allora destinata all'estinzione, quando fu rilevata dall'Istituto che, non senza forti
contrasti (noti da tradizione orale), la pose al primo posto della propria attività scientifica. Cfir.
G. Cardinali, Prefazione , in E. De Ruggiero, Dizionario epigrafico di antichità romane , voi.
IV, t. 1, Roma, Istituto italiano per la storia antica, 1924-1946, pp. V-VII. Seguirono, con la
ristampa dei primi tre volumi (Roma, «L'Erma» di Bretschneider, 1961-1962), altri due tomi
del vol. IV (t. 2, 1946-1985; t. 3, 1964-1985) e i fascicoli 1-17 del vol. V (1987-1997), dopo
i quali la pubblicazione del Dizionario è stata interrotta.
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21 La riorganizzazione fascista degli studi storici
52 La Scuola era stata istituita, appunto, «con lo scopo di promuovere le ricerche e gli studi ad
essa relativi»: cosi, genericamente, il r.d.l. 25 febbraio 1935, n. 107, art. 4, al quale il successivo
Regolamento per la Scuola di storia antica si limitava a rinviare, aggiungendo: «La pubblicazio-
ne degli studi dei membri della Scuola è riservata all'Istituto» (d.m. 15 novembre 1936, art. 2).
La collana degli Studi si è conclusa con la pubblicazione del voi. LXVIII (1998).
53 Roma, Signorelli, risp. 1939 (rist. Roma, Cei, 1969) e 1941. Alfredo Passerini (Brembio
1906-Milano 1951) e Silvio Accame (Pietra Ligure 1910-Frascati 1997) furono alunni dell'I-
stituto negli anni 1937-1939, il primo, e 1939-1943, il secondo (che fu poi presidente dell'I-
stituto per un trentennio, dal 1968).
54 Plinio Fraccaro (Bassano del Grappa 1883-Pavia 1959) era professore di Storia antica a Pavia,
Gaetano De Sanctis (Roma, 1870-1957) aveva perso la cattedra di Storia greca a Roma nel
1931 per il rifiuto del giuramento (l'avrebbe recuperata nel 1944; dal 1950, senatore a vita).
Tutti e due avevano firmato il Manifesto degli intellettuali antifascisti (cfr. nota 1); i loro nomi
compaiono nei due elenchi che, nel «Mondo», fecero seguito alla pubblicazione del Manifesto
(Io maggio 1925): il 10 maggio (De Sanctis) e il 22 maggio (Fraccaro). Cfr. E.R. Papa, Storia
di due manifesti. Il fascismo e la cultura italiana , Milano, Feltrinelli, 1958, risp. p. 98 e p. 100.
55 Roma, Signorelli, 1942 (rist. Milano, Rizzoli, 1990). Santo Mazzarino (Catania 1916-Roma
1987) fu alunno dell'Istituto negli anni 1940-1946, con ripetute interruzioni per motivi mili-
tari.
56 Luigi Pareti (Torino 1885-Roma 1962) insegnò a Catania dal 1933 al 1940. Sulla sua ade-
sione al fascismo, L. Polverini, L'impero romano - antico e moderno , in B. Näf, Hrsg., Antike und
Altertumswissenschaft in der Zeit von Faschismus und Nationalsozialismus , Mandelbachtal-Cam-
bridge, Cicero Verlag, 2001, pp. 145-163, spec. pp. 150-152; A. Russi, Luigi Pareti (1885-
1962) e la sua partecipazione alla R.S.I., in «Archaeologiae», IX, 201 1, n. 1-2, pp. 27-107.
57 Le molteplici componenti storiografiche dell'opera prima di Mazzarino sono state analizzate
e discusse da A. Giardina, Stilicone o l'antico destino degli uomini vinti , introduzione alla ristam-
pa di Mazzarino, Stilicone , cit., pp. VII-XXXVII. Ivi, pp. XXI-XXII, è significativo il riconosci-
mento dell'importanza che ebbe per Mazzarino l'esperienza epigrafica presso l'Istituto italiano
per la storia antica, sollecitata in particolare dalla collaborazione al Dizionario epigrafico.
58 Roma, Signorelli, risp. 1946 (rist. Roma, Cei, 1972), 1947, 1952. Eugenio Manni (Modena
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22 Leandro Polverini
C'è poi anche l'Istituto di Storia antica, quello diretto da Cardinali [presidente e
direttore della Scuola dal 1937 al 1944], il quale non ha fatto molto, ma il non
molto era però discretamente buono. Tu conosci certo il lavoro di Passerini sui
pretoriani che, salvo la impostazione e la esclusività di certe tesi, è lavoro utile
e serio. Probabilmente non conosci il volume di Accame «La lega ateniese nel
sec. IV a.C.» nel suo genere ottimo. Poi un volume di S. Mazzarino sui prefetti
del pretorio nel basso impero anch'esso buono [...]. Infine già stampato ma non
venuto alla luce un volume di Accame che ha notevole importanza sulla Grecia
dopo il 146 e un volume in avanzata preparazione di Barbieri sui senatori nel
sec. III d.C. che rappresenta un certo progresso di fronte alla Prosop[ographia]
imp[erii Romani]62.
1910-Fiumalbo 1989) e Guido Barbieri (Modena 191 I-Roma 1985) furono alunni dell'Istitu-
to negli anni 1942-1947, il primo, e 1940-1945, il secondo.
59 Se di una storiografìa fascista sul mondo antico si può propriamente parlare. Sul problema,
analogo a quello dell'esistenza di una cultura fascista richiamato all'inizio di questo contributo,
Polverini, L'impero romano - antico e moderno , cit., pp. 160-161 (con specifico, e più pertinen-
te, riferimento al mondo romano).
60 La «Scuola di via Milano», come era colloquialmente definita la Scuola annessa all'Istitu-
to italiano per la storia antica, meriterebbe specifica attenzione (e articolata valutazione). Per
quanto riguarda gli anni ai quali si fa riferimento, cfr. Polverini, L'Istituto italiano per la stońa
antica , cit., pp. 589-592; A. Russi, Silvio Accame , San Severo, Gemi, 2006, spec. pp. 327-329
(elenco analitico degli alunni).
61 Arnaldo Momigliano (Caraglio 1908-Londra 1987) si era laureato nel 1929 a Torino con De
Sanctis, che aveva seguito quello stesso anno a Roma. Professore di Storia romana a Torino dal
1936 al 1938, fu costretto dalle leggi razziali a lasciare la cattedra e a rifugiarsi in Inghilterra.
62 La lettera è stata pubblicata da R. Di Donato, Nuovi materiali per una biografia intellettuale
di Arnaldo Momigliano y in «Rendiconti della Accademia nazionale dei Lincei», s. IX, vol. 1 1, n.
3, 2000, pp. 383-398, spec. pp. 394-396, e da L. Polverini, Momigliano e De Sanctis , in Id., a
cura di, Arnaldo Momigliano nella storiografia del Novecento , Roma, Edizioni di storia e lettera-
tura, 2006, pp. 11-35, spec. pp. 27-30.
63 Era l'appropriato sottotitolo delle giornate di studio su Fascismo e antichità. Tra retorica e
pratica , organizzate nel 2001 dall'École française de Rome in collaborazione con l'Università di
Pisa (gli atti non sono stati pubblicati).
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23 La riorganizzazione fascista degli studi storici
A seguito degli eventi politici del 25 luglio e dell' 8 settembre 194365 il Consiglio
Direttivo dell'Istituto non poté più riunirsi e deliberare sulle questioni tecniche e
amministrative di sua competenza. L'amministrazione dell'Istituto è stata tenuta dal
Presidente, prof. G. Cardinali, sino al 30 novembre 1944, e successivamente - previa
regolare consegna - dal Commissario, prof. G. De Sanctis, nominato dal Ministro
della Pubblica Istruzione66.
64 Agli aspetti più problematici del relativo, intenso dibattito storiografico è dedicato ora l'in-
tervento di P.S. Salvatori, Fascismo e romanità , in «Studi Storici», LV, 2014, n. 1, pp. 227-239.
65 Le date della caduta del fascismo e del successivo armistizio rappresentano, per cosi dire, la
grande storia che faceva irruzione nella piccola storia dell'Istituto!
66 Era lo storico della filosofìa Guido De Ruggiero (Napoli 1888-Roma 1948), rettore dell'U-
niversità di Roma durante il governo Badoglio, ministro dell'Istruzione dal giugno al dicembre
1944 (non Vincenzo Arangio Ruiz: cosí De Giorgi, Da un secolo all'altro , cit., p. 183).
67 La nomina, comunicata dal Ministro a De Sanctis il 31 ottobre, fu pubblicata in «Rassegna
storica del Risorgimento», XXXI-XXXIII, 1944-1946, p. 256 (ivi, pp. 3-4: G. De Sanctis,
Ripresa ).
68 Ne facevano parte Giuseppe Cardinali (unico superstite del primo Consiglio direttivo), Raf-
faello Morghen (segretario della Giunta centrale per gli studi storici), Attilio Degrassi, Pietro
Romanelli e Gino Funaioli, ai quali si aggiunse nel 1950 Aldo Ferrabino. Raffaello Morghen
(Roma 1896-1893), allora professore di Storia moderna a Perugia, poi di Storia medievale
a Roma (1949-1966), fu presidente dell'Istituto storico italiano per il medio evo dal 1952;
Attilio Degrassi (Trieste 1887-Roma 1969), comandato presso l'Unione accademica nazionale
per attendere alle Inscriptiones Italiae , fu poi professore di Storia antica a Padova (dal 1949) e
di Epigrafìa latina a Roma (1956-1958); Pietro Romanelli (Roma 1889-1981) era professore
a Roma di Archeologia dell'Africa romana, poi delle provincie romane (1925-1960); Gino
Funaioli (Pomarance 1878-Firenze 1958) era professore di Letteratura latina a Roma (1940-
1948); Aldo Ferrabino (Cuneo 1892-Roma 1972), professore di Storia antica a Padova, poi di
Storia romana a Roma (1949-1962), fu presidente della Giunta centrale per gli studi storici
(dal 1951), dell'Enciclopedia italiana (dal 1954), dell'Istituto italiano per la storia antica (1955-
1968).
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24 Leandro PolveHni
le proposte da noi [cioè, da De Sanctis e dai membri dei Consigli consultivi] fatte
pel riordinamento degli Istituti passano da uno all'altro tavolino dei ministeri. Sicché
dovrebbero tornare senz'altro in vigore gli ordinamenti fascisti sospesi dai Commis-
sariati71.
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25 La riorganizzazione fascista degli studi storici
storici74. Come per altri aspetti del passaggio dall'Italia fascista all'Italia re-
pubblicana, è mancata insomma un'effettiva soluzione di continuità75.
Ma la sopravvivenza istituzionale di un vistoso aspetto della politica culturale
fascista è stata accompagnata, per quanto riguarda l'Istituto italiano per la
storia antica, da una forte discontinuità nella prospettiva della sua tradizione.
Se nel 1997 la scomparsa del presidente Silvio Accame chiudeva un'epoca,
che affondava le sue radici nelle origini stesse dell'Istituto76, una nuova epoca
è iniziata nel 2004 con la presidenza di Andrea Giardina. La fine della Scuola
di storia antica e dell'attività editoriale ad essa principalmente affidata ha in-
dubbiamente concorso, insieme con la drastica riduzione del finanziamento
ministeriale, a reimpostare l'attività dell'Istituto. Conferenze e presentazioni
di libri, seminari e convegni, con la partecipazione anche di importanti stu-
diosi stranieri, hanno animato la sede di via Milano, sfociando in una serie
ormai notevole di pubblicazioni: ventisette, dal 2005 al 20 1577. Si segnala,
in particolare, il recupero di uno dei progetti originari dell'Istituto: quello
che prevedeva l'edizione di fonti letterarie per la storia antica78. Sono apparsi
finora i primi quattro degli otto libri della Politica di Aristotele79 e sette dei
74 L'art. 3 del r.d.l. 25 febbraio 1935, n. 107 («Il Regio istituto per la storia antica è retto da un
Consiglio direttivo, composto di un Presidente e di quattro consiglieri, nominati con decreto
reale, su proposta del Capo del Governo, di concerto con il Ministro per l'educazione naziona-
le») è stato poi solo conformato al mutato quadro istituzionale («[...] nominati con decreto del
Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto
con il Ministro per la pubblica istruzione»). Analoghe disposizioni riguardavano i Consigli
direttivi degli altri Istituti e, ovviamente, della Giunta.
75 Nell'Istituto italiano per la storia antica la continuità è impersonata, per cosi dire, da Giu-
seppe Cardinali (cfr. nota 39): consigliere nel 1935, presidente dal 1937 al 1944, membro
del Comitato consultivo del commissario De Sanctis, di nuovo presidente dal 1952 al 1955.
Seguirono le presidenze di due allievi di De Sanctis: dal 1955 al 1968, Aldo Ferrabino; dal 1968
al 1997, Sivio Accame (cfr. risp. nota 68 e nota 53).
76 II passaggio dalla presidenza di Silvio Accame a quella di Fabrizio Fabbrini (1998-2001), e
al conseguente commissariamento dell'Istituto (2001-2004), costituisce una cesura tanto più
evidente per l'immediata interruzione dell'originaria attività editoriale dell'Istituto (cfr. note
51 e 52) e la contemporanea fine della Scuola (con il Io novembre 1998 cessarono, di fatto, i
comandi di insegnanti degli istituti di istruzione secondaria previsti dal r.d.l. 25 febbraio 1935,
n. 107, art. 5).
77 Sono elencate nel sito web dell'Istituto, www.storiaantica.eu.
78 Se nel 1935 si pensava a «edizioni critiche di fonti letterarie greche e latine di storia antica,
previo coordinamento con la Commissione nazionale dei classici latini e greci» (si veda supra,
p. 20 e nota 49), traduzione, commento e «lavoro di squadra» caratterizzano l'iniziativa che la
nuova Presidenza inserì subito, nel 2005, «tra i suoi progetti scientifici di maggiore interesse»
(cosi nella Presentazione del primo dei volumi elencati nella nota seguente).
79 Aristotele, La Politica , direzione di L. Bertelli e M. Moggi, Libro I, a cura di G. Besso e M.
Curnis, Libro II, a cura di F. Pezzoli e M. Curnis, Libro III, a cura di P. Accattino e M. Curnis,
Libro IV, a cura di B. Guagliumi e M. Curnis, Roma, «L'Erma» di Bretschneider, 201 1-2014.
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26 Leandro Polverìni
dodici libri delle lettere ufficiali di Cassiodoro80. L'ottavo decennio della vita
dell'Istituto italiano per la storia antica induce a guardare con fiducia al suo
futuro.
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