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278 LLA CERTEZZA DEL RINCONTRO (Ripristinato Automaticamente)

Il documento esplora la relazione tra tecnologia e memoria, in particolare attraverso l'uso di ologrammi per comunicare con i defunti, paragonandola al romanzo 'L’Invenzione di Morel'. Si discute come la società contemporanea sia dominata dall'artificiale, mentre la vera immortalità risiede nella coscienza e nei ricordi condivisi. Infine, si propone che gli incontri nel mondo spirituale siano esperienze profonde e significative, dove le anime si ritrovano e si evolvono oltre la dimensione fisica.

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Il documento esplora la relazione tra tecnologia e memoria, in particolare attraverso l'uso di ologrammi per comunicare con i defunti, paragonandola al romanzo 'L’Invenzione di Morel'. Si discute come la società contemporanea sia dominata dall'artificiale, mentre la vera immortalità risiede nella coscienza e nei ricordi condivisi. Infine, si propone che gli incontri nel mondo spirituale siano esperienze profonde e significative, dove le anime si ritrovano e si evolvono oltre la dimensione fisica.

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LA CERTEZZA DEL RINCONTRO pubblicato

Avevo questo studio nel cassetto, aspettando il momento per parlarne. E oggi mi imbatto sul Venerdì di
Repubblica in un servizio sugli ologrammi creati con le nuove tecnologie che “consentono” di dialogare con
i defunti. Sono programmi a pagamento, tipo assistente virtuale, dotati di algoritmi che recuperano frasi
pronunciate dal soggetto replicato, fino a creare nuove frasi compatibili con la persona che non è più
presente sul piano fisico. Ci sono varianti che danno anche la possibilità di convertire le immagini del
defunto in video animati, o addirittura permettere a persone in vita di costruirsi un modello digitale a futura
memoria.

Mi viene alla memoria il romanzo L’Invenzione di Morel, scritto da Adolfo B. Casares nel lontano 1940,
dove una complessa macchina fotografica riesce a registrare un gruppo di persone riunite per una settimana
di vacanze su di un’isola dell’Oceano Indiano. Il progetto del suo inventore è riprodurre ad infinitum tutto
quanto succede in quei giorni, con il proposito di rendere eterno l’amore che nutre per una donna. Ma quello
che si vedrà eternamente è il rifiuto, o l’indifferenza fredda, della donna. Colui che narra è un profugo che si
nasconde mentre assiste a questa settimana eterna. Le sue domande fanno eco al quesito centrale: “Credo che
perdiamo la immortalità perché la resistenza alla morte non si è evoluta. I suoi perfezionamenti insistono
sull’idea rudimentaria di conservare vivo tutto il corpo. Ma solo si dovrebbe cercare la conservazione di
quello che più interessa: la coscienza”. Osserva furtivamente brani e scene che la macchina riproduce,
prendendo per reali le persone e vere le vicende che le avvolgono, finendo per innamorarsi anche lui della
donna, contemplandola di nascosto dal suo nascondiglio. “…ma questa donna mi ha dato una speranza, e
devo temere la speranza. Lei guarda i tramonti tutti i pomeriggi, io nascosto la vedo, e sento che se potessi
essere guardato un istante da lei, mi sentirei felice”. Quella settimana registrata però è immodificabile,
scambiata con l’immortalità dei simulacri eternamente proiettati. L’ossessione del perseguitato, una volta
scoperta la macchina ed il suo modo di registrare, crescerà fino a farsi riprendere volontariamente, con lo
scopo di essere al lato della donna per sempre. Impara come azionare la registrazione e inserisce sé stesso
nella proiezione, con la speranza che una invenzione posteriore possa riunire le esistenze disperse e
permettergli di entrare nella coscienza di lei. Qui è palese l’anticipazione di Bioy Casares (siamo nel 1940!)
su temi oggi attuali della relazione copia-originale, tra artificiale e naturale, attraverso una rigorosa vicenda
fantastica, in un processo che vede l’artificiale prendere il sopravvento sul naturale, la copia prendere il
sopravvento sull’originale.

Viviamo in una società in cui l'artificiale ha ormai superato la dimensione naturale. Viviamo, ci “nutriamo” e
ci vestiamo di artificiale. Basta uno sguardo alle nostre case, al nostro abbigliamento, ai trasporti, ai farmaci,
per strada, nei luoghi di lavoro, nelle città. Il nostro immaginario si nutre di sole impressioni sensoriali. Non
è cresciuta infatti a dismisura l’illusione pertinace di essere circondati esclusivamente dalla materia nelle sue
molteplici vesti, immersi in essa e ad essa devoti? L'artificiale non è il perfetto incantesimo contemporaneo
dal quale siamo ammaliati?
Allora, lo studio che propongo è di tutt’altra natura e portata. Nel trascorrere della giornata la
nostra coscienza può per brevi momenti immergersi nella memoria delle persone che ci hanno
preceduto. Ciascuno nel suo intimo vive questo sentire: affievolito a volte, più intenso e ricco altre,
e ci rassereniamo e rallegriamo per quell'irrompere della memoria; oppure trasportati altrove
percepiamo con occhi inumiditi l'onda che ci avvolge e poi si ritira. Sono istanti repentini, senza
preavviso, senza data sul calendario o rituale domenicale o di visita cimiteriale. Sono quei momenti
in cui il defunto è richiamato alla nostra attenzione. In un certo senso, bussa alla porta della nostra
anima. Allora la memoria si volge su sé stessa e ricerca tra le condivisioni passate, e ne
approfondisce il ricordo. E ne risulta, e ognuno potrà dire la sua esperienza al rispetto, ne risulta uno
struggente desiderio di ritessere un discorso, di riprendere un dialogo, di passare altri momenti
insieme. Di dire qualcosa che non dicemmo, di abbozzare un abbraccio se una volta ferimmo.
Non c’è necessità di rammaricarsi, perché l’incontro si darà certamente una volta varcata la soglia
che ci separa dai mondi spirituali. Tuttavia, non sarà come ingenuamente possiamo immaginare,
non incontreremo la persona nella veste che conoscemmo, ma la incontreremo come essenza
spirituale, ritroveremo a un certo punto la individualità che conoscemmo durante la
condivisione terrestre. Il mondo spirituale è del tutto dissimile da quello fisico abituale e bisogna
ricorrere a similitudini approssimative. E qui la prima sorpresa: ci troveremo in un mondo intessuto
della stessa sostanza dei nostri pensieri, solo che i nostri pensieri abituali sono solo delle pallide
ombre in paragone. Vivremo in un ambiente di esseri-pensiero che percepiremo come esseri viventi,
esseri spirituali, archetipi. Percepiremo gli archetipi del mondo minerale, e poi le forze creatrici di
tutto quanto compare come essere vivente, e poi gli archetipi di tutto quello che accade alle nostre
anime, le sensazioni, i sentimenti, le passioni. In questo ambiente inizieremo il nostro
pellegrinaggio tra l’incarnazione appena conclusa e la prossima a venire. Vi rimarremo fino ad
essere maturi per una nuova esistenza corporea. Gli intenti e gli scopi di una prossima vita terrestre
vengono ideati ora, come lo è il progetto di una nuova casa elaborato nello studio prima di passare
al cantiere di lavoro. Solo ritornando alla propria sfera per un tempo lo spirito umano può
trasformare ciò che ha appreso nella vita terrestre in nuove facoltà e correggere le precedenti
esperienze arricchendole. Equivale a vedere da un osservatorio più elevato come sulla Terra siamo
nati in una famiglia, in un dato popolo, in un certo paese. Quell’amicizia, quell’amore, ci verrà
all’incontro, quale vivente essere-pensiero, in questa regione del mondo spirituale.
Rivivremo in un certo senso ogni cosa una seconda volta, ma dal lato spirituale. La vita familiare,
l’amicizia, l’amore rivivono, si intensificano, maturano come frutti. Si ritrovano allora le
individualità con le quali si ha vissuto. Naturalmente, il legame che unisce un’anima all’altra
durante la vita terrestre si scioglie dalle condizioni che si manifestavano nel mondo fisico: quel
corpo, quel temperamento non ci sono più; non è un incontro in termini fisici, né con simulacri,
né con copie! Ma quel che un’anima è stata per l’altra nella terra continua oltre la morte nel mondo
spirituale. L’affetto familiare che abbiamo sperimentato, l’amicizia portata incontro ad altri rivivono
e accrescono le facoltà, si intensifica ciò che è stata la forza dell’amore. Sotto questo aspetto,
ritorneremo più progrediti nell’esistenza terrestre. Quindi, conosceremo le altre individualità in
essenza, non più in apparenza.
Si può dunque dire che le anime unite nel mondo fisico si ritrovano in quello spirituale per
proseguire là insieme, finché…..ciascuna sia pronta per una nuova esperienza terrestre.
Verosimilmente, ci separeremo di nuovo, e ciascuna prenderà il proprio cammino.

FILOTEO NICOLINI
Immagine: Remedios Varo, DESPEDIDA (Congedo)

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