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Kant Di Majo

Federica, dopo aver letto 'Per la pace perpetua' di Kant, sogna un incontro con il filosofo, dove discutono della sua opera e della possibilità di una pace duratura. Kant spiega la sua fiducia nell'umanità e la necessità di un cambiamento graduale, mentre Federica esprime scetticismo riguardo alla capacità dell'uomo di imparare dai propri errori. La conversazione si sposta sulla situazione attuale, evidenziando le guerre in corso e la difficoltà di attuare i principi di Kant nella realtà odierna.

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Federica, dopo aver letto 'Per la pace perpetua' di Kant, sogna un incontro con il filosofo, dove discutono della sua opera e della possibilità di una pace duratura. Kant spiega la sua fiducia nell'umanità e la necessità di un cambiamento graduale, mentre Federica esprime scetticismo riguardo alla capacità dell'uomo di imparare dai propri errori. La conversazione si sposta sulla situazione attuale, evidenziando le guerre in corso e la difficoltà di attuare i principi di Kant nella realtà odierna.

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Una Chiaccherata Con Kant – Federica Di Majo 4D

Stavolta la notte è particolarmente silenziosa: non riesco ad addormentarmi. Il silenzio che mi


circonda è compensato dai miei pensieri, rumorosi e invadenti, che non fanno altro che focalizzarsi
sull’opera ‘Per la pace perpetua’ di Kant, la quale ho finito poco prima di andare a dormire. Mentre
la mia mente è impegnata a riflettere sulle parole del filosofo, improvvisamente mi addormento.
Mi trovo in una stanza piuttosto antica, con un camino acceso e delle finestre coperte da delle tende
imponenti, tinte di rosso. Davanti a me si trova una sedia a dondolo, la quale, facendo avanti e
indietro, emette un leggero rumore del quale solo ora mi accorgo. Su di essa siede un uomo: indossa
vestiti d’epoca, formali ed eleganti. I lineamenti del viso sono in penombra, riesco a distinguere
stento la sua fronte stempiata e i suoi capelli color grigio. Alza lo sguardo su di me e smette
improvvisamente di dondolarsi, sorridendomi.
<<Finalmente ci incontriamo, Federica>>. Mi guardò con aria curiosa. << Sono Immanuel Kant, e a
quanto pare la tua mente sembra conoscermi molto bene… altrimenti non sarei qui>>. Sgrano gli
occhi a questa dichiarazione, e non posso fare a meno di sorridergli. Non so come rispondere,
perciò decido di aspettare che sia lui a parlare di nuovo.
<< Quindi dimmi, Federica… perché la mia opera ti tormenta così tanto da tenerti i pensieri
occupati fino a che il sonno non li interrompe?>> chiede. Rifletto attentamente prima di rispondere:
da dove inizio? Cerco di creare un po’ di ordine tra ciò di cui vorrei discutere, sperando di riuscire a
formulare una domanda interessante.
<< Signor Kant, perché ha voluto scrivere un’opera che lei stesso presentò come uno scritto di pace
che dovrebbe impedire il verificarsi di qualsiasi conflitto futuro se in realtà sappiamo bene entrambi
che ciò sarebbe una vera e propria utopia? Ha per caso fiducia nell’uomo e nel fatto che impari dai
propri errori? Perché io, nonostante la mia giovane età, penso che l’uomo, per quanto possa provare
a ricordare i propri peccati, non impari mai veramente da essi>>. Dissi tutto d’un fiato. Lui
appoggiò il mento sul suo palmo, pensieroso.
<< Vedi, Federica… prima di scrivere questa mia breve opera, avevo la sensazione che tra quelle
precedenti ne mancasse una, nella quale potessi illustrare all’uomo la retta via per giungere ad una
pace permanente e come mantenerla stabile. Non ho mai avuto intenzione di imporre i miei articoli
e le mie idee ad alcun popolo… tuttavia, la mia fiducia nell’umanità consiste nello sperare che
qualcuno tra essi ne traesse ispirazione, che li seguisse >>. Risponde. Lo guardo con soddisfazione,
ammirando le sue parole.
<< Mi ha particolarmente colpita l’articolo preliminare numero tre: ‘Gli eserciti permanenti (miles
perpetuus) devono col tempo del tutto cessare’. Ma ho una domanda: come mai ha voluto
aggiungere l’espressione ‘col tempo’? Io, al contrario, penso che per una pace più immediata
bisognerebbe eliminare l’esercito permanente il prima possibile>>. Dissi.
<< Ciò che dici non è sbagliato… ma è un’idea irrealizzabile. Il motivo per cui scrissi ‘col tempo’ è
proprio perché ero perfettamente cosciente del fatto che non sarebbe stato possibile eliminare
l’esercito permanente l’indomani, perché per lo Stato esso era ancora estremamente fondamentale.
Fino quando lo Stato ritiene necessario un esercito di questo tipo, è ovvio che l’ipotesi di guerra
rimanga intatta e viva>>. Rifletto attentamente sulla sua risposta e realizzo che ciò che ha
perfettamente ragione. Uno Stato abituato al combattimento con un esercito permanente non può
cambiare in modo immediato, soprattutto in un’epoca come quella del Signor Kant.
<< Ora, se mi permetti, vorrei porti io una domanda>>. Dice. Io acconsento annuendo.
<< Al giorno d’oggi, come procede là fuori? Pensi che l’uomo abbia almeno in qualche modo
cercato di migliorare le possibilità di avere una pace permanente, seguendo i miei articoli?>> Nella
sua voce si percepisce una punta di curiosità, suscitata dalla speranza che la mia risposta lo possa in
qualche modo soddisfare.
<< Da certi punti di vista sono lieta di dirle che, conseguentemente a delle enormi catastrofi da
messe in atto dall’uomo stesso, sono stati compiuti dei tentativi per mantenere la pace. Dopo la
Seconda Guerra Mondiale, infatti, è nata l’ONU, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Essa
ha degli obiettivi che mi ricordano molto la sua opera, signor Kant: il mantenimento della pace e
della sicurezza mondiale, lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni, il perseguimento di una
cooperazione internazionale e soprattutto il prevenire i conflitti futuri>>. Lui sorride a questa
dichiarazione, ma nel suo sguardo intravedo anche una sfumatura di sconforto. <<Immagino che ora
sia il momento del ‘ma’>>. Annuii, forzando un sorriso.
<< Se dovessi elencare ogni guerra che si sta svolgendo al giorno d’oggi, mi prolungherei fin
troppo. Mi soffermerò su una guerra che sta accadendo tra due Paesi assai vicini a me, che si
trovano in Europa: l’Ucraina e la Russia. La Russia vuole riconquistare l’Ucraina, la quale ottenne
indipendenza nel 1991. In questa guerra, come in qualsiasi altra che sta avvenendo attualmente e
che avverrà in futuro, tutti i suoi articoli vengono completamente infranti e ignorati. Ritengo in
particolare che l’articolo numero sei sia tra quelli più trascurati: Nessuno Stato in guerra con un
altro deve permettersi ostilità tali da rendere impossibile la fiducia reciproca nella pace futura:
come l'impiego di sicari (percussores), di avvelenatori (venefici), l'infrazione della resa,
l'istigazione al tradimento (perduellio) nello stato con cui si è in guerra etc. Infatti i russi, anche in
periodi non bellici, hanno sempre cercato di abbattere il nemico avvelenando la persona al governo
o, in caso non si riesca a raggiungerla, le persone che la circondano. Infatti, alcuni dei negoziatori di
Zelensky hanno sofferto di sintomi di avvelenamento. Ma questo non succede solo con i
governatori, bensì con chiunque provi ad essere contrario alle azioni della Russia>>. Dichiarato
ciò, lo sguardo di Kant è piuttosto indecifrabile: una via di mezzo tra delusione e consapevolezza.
Sono curiosa di sentire cosa ne pensa.
Apro gli occhi. Mi rendo conto che è mattino, mi devo alzare. Stringo i pugni per la frustrazione,
maledicendo il momento in cui le mie palpebre si sono schiuse.

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