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Dove Inizia Il Futuro (Fatti e Persone Dell'Antichità)

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Vittoria Calvani

Dove inizia
il futuro
Fatti e persone
dell’Antichità
Vittoria Calvani

Dove inizia
il futuro
Fatti e persone dell’Antichità
© 2020 by Mondadori Education S.p.A., Milano
Tutti i diritti riservati
www.mondadorieducation.it

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Redazione Irene Bianchini


Progetto grafico Studio Mizar, Bergamo
Impaginazione Carla Cigognini
Direzione artistica sistema visivo delle copertine 46xy studio
Realizzazione della copertina MoSt Milano
Illustrazione di copertina Luca Tarlazzi
Cartografia Studio Aguilar, Milano

Contenuti digitali
Progettazione Fabio Ferri, Lilia Cavaleri
Scrittura Alessia D’Adamo, Paola Masciullo, Chiara Panzeri, TIWI s.r.l.
Realizzazione Groove Factory, IMMAGINA s.r.l., Lumina Datamatics, Studio Moro, TIWI s.r.l.

L’editore fornisce - per il tramite dei testi scolastici da esso pubblicati e attraverso i relativi supporti - link a siti di terze parti esclusivamente per fini didattici o perché indicati e
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Mondadori Education ringrazia fin da ora chi vorrà segnalarli a:

Servizio Clienti Mondadori Education


e-mail [email protected]
numero verde 800 123 931
UNITÀ 1 Le civiltà dei fiumi 6

CAPITOLO 1 Agricoltura e allevamento 8


1 L’evoluzione dell’uomo 8
2 L’ambiente dell’Era temperata 8
3 La svolta: l’agricoltura e l’allevamento 8
La selezione 8
4 Da nomadi a sedentari 9
5 Innovazioni tecnologiche e scambi 9
Le invenzioni neolitiche 10
6 La fusione dei metalli 11
7 Le opportunità dell’ambiente fluviale 12
Le origini della navigazione fluviale 12

CAPITOLO 2 La formazione della città e dello Stato 13


1 Dall’agricoltura secca all’agricoltura irrigua 13
2 Il re: comandante, giudice e sacerdote 14
3 La divisione sociale del lavoro, il tributo, la città, lo Stato 14
4 L’invenzione della scrittura 16
Come nacque la scrittura a Sumer 17

CAPITOLO 3 La civiltà egizia 18


1 Tremila anni di storia 18
2 Il faraone, un “dio sulla Terra” 19
I compiti del faraone 19
3 La mummia e l’imbalsamazione 20
4 La piramide 21
I costruttori delle piramidi 22
5 La società “piramidale” creata dalla divisione del lavoro 23
6 La famiglia e la donna 24
7 La vita quotidiana dei ricchi 25
8 La vita quotidiana dei contadini 26
9 La religione: dèi-uomini, dèi-animali e pietre divine 27
Gli dèi egizi 27

UNITÀ 2 Le civiltà del mare 28

CAPITOLO 1 I primi popoli mediterranei 30


1 Creta, l’isola al centro del Mediterraneo, è la culla delle civiltà del mare 30
2 I Cretesi: navigatori, mercanti e pirati 30
3 I palazzi sono centri politici, economici e religiosi 31
4 La tribù degli Achei fonda la civiltà micenea 32
5 I Micenei sono guerrieri e costruttori di fortezze 32
6 La natura del territorio spinge i Fenici alla navigazione e al commercio 32
7 I Fenici fondano empòri commerciali lungo le coste del Mediterraneo 33
8 Si deve ai Fenici la diffusione del vetro e dell’alfabeto 33

CAPITOLO 2 La civiltà greca 34


1 Una civiltà comune 34
2 Dove abitavano 35
3 In quali dèi credevano 36
Gli dèi olimpici 36
4 I templi dei Greci 37
5 I santuari 38
IL DOCUMENTO L’ambiguità dell’oracolo 38
6 I giochi olimpici 39
7 La società greca 40
8 La società greca era basata sugli schiavi 41

CAPITOLO 3 Che cosa ci hanno insegnato 42


1 I Greci ci hanno lasciato in eredità la democrazia 42
Quando non c’è la democrazia 42
IL DOCUMENTO Elogio della democrazia 43
2 I popoli antichi erano soggetti a un re dotato di immensi poteri 44
3 I Greci non vogliono affidare il potere a un re e creano la polis 44
4 Le città greche inventano la Costituzione 45
Entra nel ruolo di una donna ateniese 45
5 Sparta è una polis oligarchica 46
6 Atene inventa la democrazia 46
7 L’Assemblea ha poteri molto ampi 46
8 La Costituzione protegge la democrazia con una serie di garanzie 47
9 Le norme contro la confusione 47
IL DOCUMENTO L’ostracismo 47

CAPITOLO 4 Le ultime eredità 48


1 I Greci colonizzano la Sicilia e l’Italia meridionale 48
2 Il teatro, la filosofia e la storia 48
IL DOCUMENTO Perché la storia 48
3 Atene e Sparta insieme contro i Persiani 49
4 Atene e Sparta in lotta fra loro determinano la fine della libertà greca 49

UNITÀ 3 Nascita e ascesa della civiltà romana 50

CAPITOLO 1 La civiltà etrusca 52


1 I Villanoviani conoscono i Greci e “diventano” Etruschi 52
2 Gli Etruschi costruiscono numerose città e fondano una società aristocratica 52
3 Da una terra ricca, sfruttata da un popolo geniale, scaturisce
una grande civiltà 53
Dèi e indovini 53

CAPITOLO 2 L’insegnamento etnico: essere aperti agli stranieri 54


1 Uno strano albero genealogico 54
2 Roma è una città ideale per gli scambi tra civiltà 55
3 Roma conquista l’Italia 56
4 Roma vuole anche la Sicilia 57
5 La Prima guerra punica dimostra l’ingegnosità dei Romani 57
6 La Seconda guerra punica comincia con una serie di disastri 58
7 Dove si dimostra l’importanza dell’integrazione 59
8 Le province conquistate formano l’Impero romano 59
9 Strade per l’esercito e per i commerci 60

CAPITOLO 3 L’insegnamento sociale: a tutti gli stessi diritti,


ad alcuni la speranza 61
1 La società è divisa tra patrizi e plebei 61
2 Anche i Romani hanno gli schiavi, ma essi possono sperare nella libertà 62

CAPITOLO 4 L’insegnamento politico: non temere il cambiamento 63


1 Quando le vecchie leggi vanno riformate 63
2 La società romana è profondamente mutata 63
Giulio Cesare 64
3 Occorre abbattere il potere del Senato 64
4 Augusto riforma lo Stato trasformando la repubblica in “principato” 64
5 Con alcuni provvedimenti urgenti Augusto risana le finanze
e aiuta i più poveri 65
6 Nuove categorie sociali saranno la forza dell’Impero 66
1 Le civiltà dei fiumi
UNITÀ

I LUOGHI

Le due tecniche che rivoluzionarono la storia dell’uomo, Seguendo le frecce rosse,


allevamento e agricoltura, furono elaborate per la prima si nota che i diversi popoli
volta in Mesopotamia, nella valle dei fiumi Tigri ed Eufrate arrivarono alla svolta decisiva
(che corrispondono all’odierno Iraq). Da lì, attraverso una dell’agricoltura e della
fitta rete di scambi tra popoli agricoltori e popoli cacciatori, domesticazione degli animali
passarono all’Egitto e poi all’Europa. in epoche diverse.

IL TEMPO
9000 a.C. 8000 a.C. 7000 a.C. 6000 a.C. 5000 a.C.

Invenzione
dell’agricoltura Allevamento Fusione del rame
I CONCETTI
Il colore verde segnala
le zone in cui, dopo decine LA RIVOLUZIONE NEOLITICA
di migliaia di anni trascorsi Undicimila anni fa alcuni piccoli gruppi di cacciatori nomadi che percorrevano
perfezionando la caccia e la la valle dei fiumi Tigri ed Eufrate inventarono l’agricoltura e l’allevamento.
raccolta, l’Homo sapiens sapiens Ciò li trasformò da nomadi in sedentari. Era avvenuta la Rivoluzione agricola,
– il nostro diretto antenato –
sperimentò l’agricoltura e la il più grande mutamento mai registrato nella storia umana.
domesticazione degli animali,
dando luogo alla Rivoluzione SUMERI ED EGIZI FONDANO LA CITTÀ E LO STATO
neolitica.
In Egitto e a Sumer la costruzione di dighe e canali per irrigare i campi rende
necessaria la divisione del lavoro.
Da questa nuova organizzazione derivano conseguenze a catena che
determinano la nascita della città, dello Stato e della figura del re. Nasce così
anche la “civiltà”.

In America i primi esperimenti L’INVENZIONE DELLA SCRITTURA


di coltivazione si svolsero
nell’America centrale. Sumeri ed Egizi elaborano un sistema di segni prima per annotare i conti, poi
per ogni altra esigenza. Mentre le testimonianze materiali (vasellame, resti
di edifici, ossa umane e animali) ci permettono di conoscere le culture del
passato solo per grandi linee, la scrittura, invece, ci trasmette informazioni

In Estremo Oriente l’agricoltura


nacque in Thailandia e passò LA CIVILTÀ EGIZIA
poi in Cina, nella valle del
Fiume Giallo. Successivamente
fu adottata dai popoli della
Valle dell’Indo.
riempito di tesori per assicurargli una vita felice

creativo, raffinato e straordinariamente rispettoso


del ruolo fondamentale della donna.

4000 a.C. 3000 a.C. 2000 a.C. 1000 a.C.

Città
Fusione del bronzo Fusione del ferro

A LT R E C I V I LTÀ
Sumeri C I V I LTÀ S U M E R I C A
M E S O PO TA M I C H E
Scrittura
3500 a.C. 1800 a.C.
Città
M A S S I M A F I O R I T U R A D E L L A C I V I LTÀ E G I Z I A

Unificazione
Egizi
dell’Egitto
Scrittura
3500 a.C. 3000 a.C.
8

1 Agricoltura e allevamento

1 L’evoluzione dell’uomo del clima, la fauna delle regioni temperate reagì va-
Per 6 milioni di anni le specie derivate da alcune riamente. Alcune specie, come le renne, emigrarono
scimmie antropomorfe si erano evolute in Africa svi- verso il Circolo polare artico, altre, come il mammut,
luppando caratteri sempre più simili a quelli che si si estinsero, altre ancora, come il cavallo, si adatta-
sarebbero conservati nell’uomo attuale. rono. Intanto comparivano anche nuovi animali di
Circa 2 milioni di anni fa avevano cominciato a co- media taglia: maiali, pecore, capre, asini, galline.
struire utensili. Poi alcune emigrarono in Europa, in Anche la vegetazione subì sostanziali trasformazio-
Asia e, da lì, in America, dove trovarono un clima ni. La temperatura mite favorì la crescita di alberi da
glaciale, vissero di caccia e raccolta e praticarono frutta, verdure e leguminose e fece proliferare nuove
il nomadismo. piante di altissimo valore nutritivo: i cereali.
Furono loro a compiere l’ultima tappa dell’evoluzione
e ad acquisire i caratteri del Sapiens sapiens, l’“Uomo 3 La svolta: l’agricoltura
moderno”. e l’allevamento
Animali piccoli e cereali comparvero quasi contem-
2 L’ambiente dell’Era temperata poraneamente un po’ ovunque: in Europa, in Asia,
Circa 12 000 anni fa la temperatura del pianeta rico- in America. Però, come mostra il planisfero a pagina
minciò ad alzarsi, i ghiacci iniziarono a sciogliersi, le 6, la zona in cui gli uomini seppero sfruttarli prima e
piogge ripresero a cadere. meglio fu il Medio Oriente. Fu qui che, nel 9000
Finiva l’Era glaciale e aveva inizio l’Era temperata, a.C. circa, i Sapiens sapiens impressero alla loro esi-
nella quale viviamo ancora oggi. A tale evoluzione stenza una svolta.

La selezione
“Selezionare” significa “scegliere”. Dall’Età neolitica in
poi la selezione è diventata un’attività fondamentale per
gli agricoltori e gli allevatori. Con questa tecnica, infatti,
prima essi ottennero prodotti vegetali e animali migliori.
Poi cominciarono a incrociare specie e razze diverse per
ottenere cipolle più dolci, animali più resistenti, nuove
razze canine e così via.
Il lavoro di selezione compiuto dagli abitanti dei villaggi
neolitici ha permesso agli archeologi di datare con esat-
tezza l’inizio dell’agricoltura nelle varie zone del mondo. I
fossili di piante o gli scheletri di animali selvatici, infatti,
presentano visibili differenze dai loro corrispondenti ad-
domesticati. In alcuni casi i secondi sono più grandi e più
grossi, in altri avviene il contrario, mentre alcune specie,
non dovendo più lottare, perdono le corna. Il disegno
riprodotto a destra mostra una campionatura di queste
differenze.
1 Agricoltura e allevamento 9

Un villaggio neolitico
Gli abitanti di questo villaggio del Medio Oriente
lo rappresentarono così sulla parete di una casa.
Sullo sfondo torreggia un vulcano.

Essi – anzi probabilmente le loro donne – rinunciaro- gno di spostarsi continuamente alla ricerca di piante
no a usare subito come nutrimento tutti i chicchi di da raccogliere e di selvaggina da cacciare; i cereali,
cereali raccolti, come facevano da 3000 anni, misero infatti, si possono conservare a lungo prima di essere
da parte i più grossi, li sparsero per terra, seguirono cucinati e l’allevamento mette a disposizione grandi
il germogliare delle piantine e aspettarono la matu- quantità di carne non deperibile. Il secondo motivo
razione delle spighe per mieterle. Così inventarono era che i campi seminati andavano accuditi, mietuti
una tecnica rivoluzionaria: l’agricoltura. Intanto, e difesi da topi e uccelli, nonché da nomadi in cerca
la docilità dei nuovi animali (che non diventavano di cibo. I sedentari trasformarono così le loro tendo-
furiosi nella stagione degli amori) permetteva ai cac- poli in villaggi stabili costituiti da case in mattoni
ciatori di osservarli da vicino e, circa mille anni dopo di argilla cruda, dove cominciò a concentrarsi una
l’invenzione dell’agricoltura, di cominciare a dome- popolazione sempre più numerosa. Con il passare dei
sticarli. Li catturarono, li nutrirono, accudirono le secoli, i più grandi arrivarono a ospitare anche 2000
madri durante il parto, protessero i piccoli e avviarono persone; alcuni furono cinti da mura.
alla riproduzione i capi più sani e più forti. Due o tre Nei grandi villaggi il potere cominciò a concentrarsi
millenni dopo impararono anche i complessi proce- sempre di più nelle mani delle famiglie più numerose
dimenti della mungitura. Era nata un’altra tecnica: e che vantavano gli antenati più prestigiosi.
l’allevamento.
Agricoltura e allevamento rappresentarono il primo
intervento tecnologico umano per modificare
5 Innovazioni tecnologiche
la natura. Scegliendo i capi di bestiame e i chicchi di e scambi
grano migliori, infatti, le comunità del Medio Oriente Proseguendo esperimenti compiuti già nell’Età pa-
operarono una selezione che modificò artificialmente leolitica, gli agricoltori dei villaggi perfezionarono
le caratteristiche fisiche di piante e animali. la ceramica e la tessitura inventando gli strumenti
Sul piano economico, esse passarono dall’economia adatti a consentire gli straordinari risultati che queste
di prelievo, basata sulla caccia e sulla raccolta, all’eco- tecniche raggiunsero nelle età successive.
nomia di produzione, basata sul controllo dei processi Tali strumenti furono il filatoio per filare la lana, il
naturali. Ciò creò le basi per la prima delle grandi telaio per tesserla e la ruota da vasaio per imprime-
svolte compiute dall’umanità: la Rivoluzione agri- re forme regolari alla ceramica e farne piatti, bicchieri,
cola o Rivoluzione neolitica. vasi e pentole.
Tra i seimila e i cinquemila anni fa, i discendenti di
questi artigiani applicarono la ruota ai carri da tra-
4 Da nomadi a sedentari sporto, costruirono il forno chiuso per cuocere il
Delle tante comunità che popolavano il Medio vasellame e inventarono il chiodo (di legno), che
Oriente, all’inizio solo pochissime si dedicarono permise alla falegnameria di compiere straordinari
all’agricoltura; tutte le altre continuarono a vivere di progressi. Inoltre, attraverso la ceramica, i popoli ne-
caccia, pesca e raccolta e a praticare il nomadismo. olitici scoprirono il vetro: la sabbia e la silice presenti
Gli agricoltori invece divennero sedentari. Il motivo nell’argilla, infatti, si trasformano con la cottura in
principale stava nel fatto che non avevano più biso- composti vetrosi.
10 U1 Le civiltà dei fiumi

Le invenzioni neolitiche
La ceramica e la ruota Il forno chiuso

Dopo aver impastato la creta, il vasaio


ne fa un serpentone, lo arrotola
su se stesso fino a formare un cilindro
e lo fissa su una “sfoglia” rotonda
di creta che funge da base.
La forma a cupola permette una
distribuzione del calore uniforme e un minor
numero di vasi rotti.

A destra, la sistemazione dei vasi, separati


da materiale resistente alle alte temperature,
all’interno del forno.
Il serpentone e la base vengono
appoggiati su una ruota di legno.
Il telaio orizzontale

Il pane e il grano La falce

Una mano gira la ruota, l’altra,


dall’interno, imprime alla creta
tutte le forme volute. Il moto
rotatorio rende la forma perfetta
e la superficie liscia e regolare

La ruota da trasporto Il grano si macina, poi acqua e farina vengono impastate,


Le ruote dei vasai, formate spianate a forma di frittella e cotte su pietre roventi o nel
da due semicerchi di legno pieno, forno. La lievitazione sarà scoperta molto più tardi.
rivoluzionarono i trasporti. Prima
i carichi erano portati a spalla
o trascinati su slitte. L’aratro di legno Il chiodo di legno

Questa invenzione è alla


base della falegnameria
di tutti i tempi.
1 Agricoltura e allevamento 11

Alle donne dei villaggi si deve anche l’invenzione 9000 anni fa circa, qualcuno cominciò a fonder-
della prima forma di pane non lievitata, che sostituì li in pozzetti scavati nel terreno e riempiti di braci
le farinate bollite e si avviò a diventare l’alimento mantenute intorno ai 1000 gradi soffiandoci sopra
base dell’umanità. attraverso canne di bambù. Una volta fusi, il rame e
Mentre l’economia dei sedentari si differenziava da l’oro venivano versati in uno stampo di cui assumeva-
quella dei nomadi, tra i due gruppi cominciò a cre- no la forma. All’incirca 6000 anni fa fu scoperto un
arsi una fitta rete di scambi. I nomadi portavano nei nuovo metallo estremamente malleabile, lo stagno,
villaggi pelli, lana, capi di bestiame e prodotti arti- il quale, fuso insieme al rame, produsse una lega lu-
gianali creati con pietre provenienti da zone lontane cente quasi quanto l’oro, ma molto più resistente: il
(le preziose lame di ossidiana per pugnali e coltelli, bronzo. Con il bronzo furono fabbricati vasellame
oggetti di onice e di alabastro, collane di lapislazzuli, infrangibile, elmi, scudi, asce, coltelli, punte di freccia.
piccoli ornamenti in rame battuto a freddo); i seden- Il progresso decisivo fu poi compiuto tra i 4000 e
tari fornivano grano, orzo, birra, tessuti. i 3200 anni fa, quando un popolo nomade prove-
niente dalle steppe russe, il popolo ittita, si stabilì
6 La fusione dei metalli in Asia Minore e diffuse in tutta quell’area la nuova
Questi scambi furono molto fruttuosi, come dimostra tecnologia del ferro, il quale aveva due pregi: era
la vicenda della fusione dei metalli. Tra le tecniche facile da reperire in grandi quantità ed era molto più
neolitiche, la ceramica non interessava i nomadi per- resistente del bronzo.
ché trasportandola si rompeva. La loro attenzione era Con esso furono costruite armi micidiali che resero
concentrata invece sul rame e sull’oro, due minerali assai più cruenta la guerra, ma anche aratri resistenti
che affioravano qua e là sulla superficie terrestre; da che permisero di dissodare terreni più duri, estenden-
tempo essi li scaldavano sulla brace per ammorbidirli do l’area delle terre coltivate e accrescendo ulterior-
e li battevano per ottenere lamine e piccoli oggetti. mente le risorse alimentari.

La fusione del ferro La fusione del ferro richiede alte temperature; la fornace
è pertanto costruita in mattoni e rivestita internamente
di argilla per trattenere meglio il calore e arrivare a una
temperatura superiore a quella con la quale si fondono
insieme il rame e lo stagno per ottenere il bronzo.
Un lavorante separa i minerali
di ferro dai residui di carbone
per poi gettarli nella fornace.
Un uomo aziona un mantice
di pelle di capra per aumentare
la temperatura all’interno del forno. Il vero e proprio fabbro
è colui che batte il ferro
finché è incandescente.
L’assistente lo butterà
poi nell’acqua fredda,
quindi esso verrà
di nuovo infilato
nel forno, battuto
e così via per decine
di volte, finché non
raggiungerà lo spessore
e la robustezza decisi
dal fabbro.

Vengono usate lunghe pinze


per estrarre dal fuoco e
maneggiare il metallo rovente.
12 U1 Le civiltà dei fiumi

7 Le opportunità Rispetto a un torrente offre il vantaggio di non asciu-


garsi d’estate. Rispetto a un lago, grazie alla pendenza
dell’ambiente fluviale del suo corso e quindi alla forza della sua corrente,
La Rivoluzione agricola si verificò all’inizio lungo le riesce più facilmente a superare i dislivelli del terreno;
rive di grandi fiumi. Prima intorno a quelli che sol- l’uomo, se scava dei canaletti, può quindi deviare par-
cavano alcune regioni chiave del Medio Oriente: il te delle sue acque tra i campi e irrigarli. Ciò rende più
Tigri e l’Eufrate, che delimitavano la Mesopotamia, fertili i terreni e mette a disposizione degli agricoltori
e il Nilo che attraversava l’Egitto; più tardi lungo una grande quantità di cibo.
l’Indo, che segna il confine occidentale dell’India, e Il fiume era anche la più economica e rapida via di
sulle sponde del Fiume Giallo, che attraversa la Cina trasporto che l’uomo antico avesse a disposizione.
settentrionale. Perché la più grande rivoluzione della Allora non esistevano né strade, né ponti, né gallerie
storia umana si verificò accanto ai fiumi e non, ad e, se si viaggiava via terra, i carichi venivano per lo
esempio, sulle rive del mare o di altre fonti d’acqua? più portati a spalla dagli uomini. Sull’acqua, invece,
Accadde per caso oppure c’è una ragione? Nessuno si potevano percorrere centinaia di chilometri senza
conosce la risposta, tuttavia è certo che un grande fatica, semplicemente governando una barca. Poiché
fiume offre due fondamentali vantaggi. lo scambio di prodotti significa anche conoscenza
Un grande fiume è innanzitutto un’immensa ri- di altri popoli e trasmissione di idee, ecco che forse
serva di acqua dolce, che serve per bere, lavare, furono proprio i fiumi a determinare le condizioni
cucinare e irrigare i campi. per la nascita delle prime grandi civiltà.
Le origini della navigazione fluviale
Pelle d’animale gonfiata Cesto
I primi attraversamenti del Tigri avvennero cavalcando pelli Il cesto di vimini foderato di pelli, anch’esso sul Tigri
di animali cucite e gonfiate; lo stesso sistema è ancora in uso e sull’Eufrate.
nel Tibet.

Zattera di papiro Barca di legno


La zattera di fusti di papiro a forma di barca. Nella parte sudanese La barca di legno, costruita quando sia l’Egitto sia la Mesopotamia,
del Nilo si usa ancora e va continuamente ricostruita perché i fusti, privi di alberi, cominciarono a importare legname dal Libano.
dopo qualche mese, marciscono.
13

La formazione
2 della città e dello Stato

1 Dall’agricoltura secca gione delle piogge la piena dell’uno coincideva con


all’agricoltura irrigua la piena dell’altro, le acque provocavano inondazioni
Per alcune migliaia di anni gli agricoltori del Medio che travolgevano i villaggi, affogavano persone e ani-
Oriente modificarono l’ambiente in modo significa- mali, distruggevano i raccolti.
tivo ma modesto. Infatti praticavano l’agricoltura L’Egitto (la regione occidentale) era irrigato dal Nilo
secca, ovvero “non irrigata”: dissodavano superfi- il quale aveva piene più regolari ma riusciva a bagnare
cialmente il terreno trasformando i prati in campi di solo una striscia esigua di terra al di là della quale si
cereali e di altre piante alimentari (come i legumi) e estendeva il deserto.
tessili (come il lino), selezionavano i semi e li sparge- Intorno a 5500 anni fa i popoli che abitavano quei
vano a terra ma non irrigavano. La fertilità dei campi due paesi, i Sumeri e gli Egizi, impressero una nuo-
era affidata alle piogge primaverili e ai fiumi che, va svolta alla storia umana e trasformarono l’agricol-
straripando, bagnavano i terreni. tura secca in agricoltura irrigua.
L’irrigazione spontanea dei fiumi, tuttavia, aveva dei Costruirono, cioè, dighe e canali, che imbrigliarono
risvolti negativi. le acque dei fiumi e le portarono fino ai terreni più
La Mesopotamia (la regione orientale del Medio aridi. In questo modo, l’uomo compì il suo secondo
Oriente) era attraversata dal Tigri e dall’Eufrate, due intervento sulla natura, questa volta modificando
corsi d’acqua impetuosi e imprevedibili; se nella sta- radicalmente il paesaggio delle regioni in cui viveva.

Mesopotamia Egitto

La canalizzazione
M
O
N
T
I
Z
A

L’inondazione
G
R

maggiore
O

Nilo
S

L’inondazione
ale
ca n

deserto
terre coltivabili

Il limo
deserto

La canalizzazione Il raccolto
14 U1 Le civiltà dei fiumi

2 Il re: comandante,
Il re
giudice e sacerdote Questo anonimo re
sumerico porta una
I Sumeri e gli Egizi affrontarono la canalizzazione e lunga barba, segno
la costruzione degli argini con una tecnica che oggi di saggezza, e un berretto
di lana, l’equivalente
gli economisti chiamano problem solving: essa consiste di una corona.
nell’analizzare un problema in tutti i suoi aspetti e nel La sua espressione
dare a ognuno di essi una soluzione che vada d’ac- preoccupata indica
le grandi responsabilità
cordo con tutte le altre. In questo caso le soluzioni che gli vengono attribuite
furono tutte rivoluzionarie, spazzarono via la vecchia dal suo popolo.
società e ne fondarono una nuova.
Rendendosi conto che l’avvio dei cantieri avrebbe sua vita. Per questo motivo, secondo la mentalità
mobilitato per la prima volta migliaia di persone, essi antica, il re doveva avere un potere sovrumano che
infatti affidarono il comando delle operazioni a gli permettesse di dialogare con queste forze, placarle,
un singolo uomo al quale attribuirono un potere renderle benigne.
sovrano perché organizzasse il lavoro di tutti al fine A Sumer gli furono attribuiti i poteri di sommo
di realizzare lo scopo supremo: bonificare e irrigare sacerdote, in Egitto egli fu addirittura considerato
i campi per il bene comune. Gli concessero quindi un dio in terra.
di usare la forza, assegnandogli innanzitutto il ruolo Questo, secondo gli storici, fu il ragionamento che
di comandante, sia per costringere a cooperare chi condusse Sumeri ed Egizi a creare la figura del re,
si rifiutava di obbedire sia per difendere il villaggio chiamato in Egitto faraone.
dagli attacchi dei nomadi o degli altri villaggi; inol-
tre gli riconobbero il diritto di emanare le leggi che
avrebbero regolato la vita dei sudditi nominandolo
3 La divisione sociale del lavoro,
supremo giudice di tutte le controversie. il tributo, la città, lo Stato
Domare i fiumi aveva però un significato ben più C’era un altro problema. Per costruire, riparare e am-
profondo di quello puramente utilitario: per la pri- pliare dighe e canali occorrevano da una parte conta-
ma volta, infatti, l’uomo si proponeva di combattere dini-manovali e dall’altra una serie di “specialisti”:
contro il Fiume, la Pioggia, il Vento, la Palude, il ingegneri e sorveglianti armati, ma anche sacerdoti,
Deserto e le altre forze naturali che dominavano la per compiere le decine di riti quotidiani che servivano

Le palme servivano Tempio


da decorazione e riparo dal sole.

La ziggurat sumerica
Era la forma data dai Sumeri
al tempio-magazzino ed era costituita da
tre gradoni di fango sovrapposti e rinforzati
con mattoni di terracotta, ognuno dei quali
era coperto da una terrazza. Sull’ultimo
sorgeva il tempio. Negli altri erano ricavate
le stanze che contenevano le provviste.
Questa architettura aveva un significato
simbolico e uno pratico. Simbolicamente
rappresentava “la montagna” ovvero
il luogo che tocca il cielo. Sul piano pratico,
I magazzini contenevano
collocando il tempio in alto, lo si proteggeva
provviste alimentari
dalle inondazioni, che, nonostante le dighe,
Scale e prodotti artigianali.
continuavano a minacciare la Mesopotamia.
2 La formazione della città e dello Stato 15

a mantenere viva la comunicazione con gli dèi. essere mantenuti. Per questo motivo il re decise
Per soddisfare questa esigenza, i compiti vennero sud- che ogni famiglia contadina versasse una parte dei
divisi in base a un sistema chiamato oggi divisione suoi prodotti (grano, olio, birra, datteri, lana, lino
sociale del lavoro. ecc.) in un apposito magazzino, la “Grande Casa”,
Questo sistema fu l’ultima tappa di un processo ini- in modo che queste provviste potessero essere ridi-
ziato molto tempo prima: la trasformazione di una stribuite agli specialisti per nutrirli e vestirli. Nacque
società di uguali, nella quale “tutti facevano tutto”, in così il tributo, una tassa imposta dal re ai contadini
una società in cui la maggioranza produceva il cibo e tanto più grande quanto più grandi erano il loro
e svolgeva i lavori manuali, mentre una minoranza campo e le loro greggi. Inoltre la “Grande Casa” fu
organizzava e dirigeva il lavoro degli altri. posta sotto la protezione degli dèi e affiancata da un
Inoltre, perché potessero svolgere i loro compiti, da tempio affidato ad altri specialisti: i sacerdoti.
quel momento gli specialisti furono esentati dai lavori Il re, le leggi, il tempio e il tributo segnarono la nasci-
agricoli. Di conseguenza, dato che non producevano ta dello Stato. Ai villaggi organizzati in questo modo
più direttamente ciò che consumavano, dovettero gli storici danno il nome di città.

Il tributo

Sumer Egitto

Grande casa del


Dio Marduk
Hamri Campo di Marduk Bitkar
Nusku
Campo

Campo di Bitkar-Nusku
Canale del carico

Palude della
città di Hamri
Irrigazione di Bur-Rim-Mas-Hu
del con
Canale la

Corso d’acqua Ruscello che dà da bere


Ku-Um-[ ]i
fine
terale

Collina dei
cinquanta
uomini
Canale della tavola Corso d’acqua
Campo tra i canali,
la tenuta e un Campo
di Ku-ri-li
campo di 8 gul del sacerdote
Campo del palazzo di Baru
Bit-Nad

della tavola
del sacerdote
Campo arduk

Canale laterale
di Baru
Un guerriero
in-M

Campo I sacerdoti della “Grande Casa” annotano la quantità sumerico


di

Ca m p o d i
nu

M u t-B i-L u della porta


dei tributi versati da quattro contadini.
Su

della città
el-

Irri
iB

ga
ed

zi on
ion

Campo
e
gaz

di Campo di
Irri

Qatnu Lu-Du-U
Te
r ra
di n
essun
Qatnu o Ba-Lu
Campo di Qatnu
Campo di Har-Ra-[ ]
Villaggi

Canali

Questo disegno, ricavato da una mappa incisa


su una tavoletta di argilla, rappresenta la rete
di campi e canali compresa tra quattro villaggi.
Le mappe servivano ai sacerdoti della “Grande Casa”
per controllare che i tributi versati al tempio Due sorveglianti frustano il contadino che ha truffato
dai contadini fossero proporzionali all’estensione lo Stato versando un contributo insufficiente (affreschi
dei campi. dalla tomba di Menna, Valle dei re, Egitto).
16 U1 Le civiltà dei fiumi
Stilo

4 L’invenzione della scrittura Papiro

L’agricoltura irrigua fornì alle città quantità di cibo


maggiori di quelle fornite dall’agricoltura secca.
Quando una serie di annate favorevoli determinava
raccolti superiori al fabbisogno alimentare delle città, Inchiostro
ai contadini venivano chiesti tributi più alti e le ecce-
denze che restavano nel tempio-magazzino venivano Tavolozza
accumulate in vista di annate di carestia o usate come
prodotti da scambiare.
L’importanza economica del tempio era tale che i
sacerdoti non divennero esperti soltanto nello stabi- Lo scriba in Egitto
Il bassorilievo mostra gli strumenti di lavoro necessari a chi,
lire le regole del dialogo tra gli uomini e gli dèi, ma come in Egitto, scriveva su fogli di papiro. Questa pianta acquatica,
anche nel gestire la contabilità della “Grande Casa”. che cresceva lungo le rive del Nilo, veniva ridotta in strisce sottili
che poi venivano sistemate “a trama e ordito” e battute fino
Più le ricchezze aumentavano, però, più la memoria a diventare sottilissime. Il lavoro dello scriba su papiro era simile
cominciava a essere insufficiente: bisognava calcolare a quello di un vero e proprio pittore.
la quantità di grano che ogni famiglia contadina dove-
va versare, contrattare il valore di una serie di prodotti segni astratti e con essi cominciarono a poter espri-
da scambiare, provare una truffa quando arrivava un mere i verbi, gli aggettivi, le congiunzioni e i concetti
carico inferiore alle previsioni e così via. in modo da trascrivere le leggi e la corrispondenza
Queste necessità determinarono quasi contemporane- del re, i trattati tra popoli diversi, le storie degli dèi
amente, intorno a 3500 anni fa, l’invenzione della ecc. I sacerdoti divennero così anche scribi e, poiché
scrittura a Sumer e in Egitto. le scritture antiche erano estremamente complesse e
All’inizio i sacerdoti si limitarono a tracciare dei sem- richiedevano una ventina d’anni di addestramento in
plici disegni schematici che indicavano la quantità apposite scuole, costituirono per circa duemila anni
e il tipo dei prodotti che entravano e uscivano dal una categoria estremamente ristretta di specialisti e
tempio. Successivamente trasformarono i disegni in diventarono il gruppo sociale più potente.

La scrittura geroglifica egizia Il significato della frase è:


Il “falco” IL FARAONE CATTURA L’UOMO
è il simbolo DELLA REGIONE DEL DELTA.
del faraone

Dopo essere stati pittogrammi,


I “papiri” sono la
i geroglifici egizi divennero ideogrammi,
pianta della regione
cioè disegni che esprimevano idee
del Delta.
(ovvero concetti).
L’ideogramma qui a fianco risale
a 5000 anni fa e si trova sul retro
di una tavolozza di scisto per il trucco, La “corda”
chiamata “Tavoletta di Narmer”. La scena raffigura
rappresenta infatti l’omonimo faraone l’atto del
mentre uccide in battaglia i nemici. catturare.
Gli ideogrammi sono in alto a destra.

La “testa”
significa
un uomo.
La “terra” è intesa come
una regione del Paese.
2 La formazione della città e dello Stato 17

Come nacque la scrittura a Sumer


1 Nella ziggurat i sacerdoti amministrano
il via vai di prodotti dalla campagna alla
1
città. Devono contare le entrate e le uscite
e verificare se ciascuno ha versato
il tributo relativo alle sue possibilità.
A mano a mano che i traffici
si intensificano la memoria non basta.
Inoltre tra scribi e contadini sorgono
spesso contestazioni.

2 Per porre rimedio a questi problemi


5500 anni fa i sacerdoti cominciano
a confezionare delle “bulle”, cioè delle
palle d’argilla che poi spaccano e scavano. 5 4500 anni fa i pittogrammi diventano più 9 La tavoletta in scrittura sillabica
Nella parte cava mettono dei “calcoli”, schematici, come questo che significa “re”. cuneiforme ora si presenta così.
ovvero pietruzze di forme diverse
che indicano il numero degli oggetti
5 9
che compongono il carico. All’esterno
imprimono il loro sigillo personale perché
la corona
la bulla non possa essere manomessa

l’uomo

2
lo scettro

6 4250 anni fa il pittogramma diventa


orizzontale.

6
3 L’impronta dei calcoli comincia 10 Lo scriba, che conosce i segreti
a essere impressa sull’esterno della bulla. della scrittura, diventa un personaggio
prestigioso e potente.

3
7 3750 anni fa il pittogramma del “re”
10
si trasforma in un segno astratto formato
da 12 “chiodi” o cunei. Nasce la scrittura
cuneiforme.

4 Ora che l’impronta è all’esterno


la bulla diventa inutile e può diventare
una comoda tavoletta piatta. Ai segni
dei numeri i sacerdoti aggiungono disegni 8 Successivamente la scrittura cuneiforme
che rappresentano i tipi di prodotti diventa sillabica.
trasportati, i pittogrammi.
8
4
= barca = bar – ra

= bar – ca
= ra – na
18

3 La civiltà egizia

1 Tremila anni di storia


La storia del Regno egizio cominciò poco dopo l’in-
venzione della scrittura, quando il faraone-guerriero
Narmer sottomise tutti i faraoni del Basso Egitto,
cioè della zona del delta del Nilo, e anche quelli
dell’Alto Egitto. Narmer pose la sua capitale a Men-
fi, nel Basso Egitto.
Il periodo più ricco e splendido della civiltà egizia si
svolse però fra i 3500 e i 3200 anni fa. Tra gli altri,
in questo periodo regnarono il faraone “religioso” Nefertiti
Aken-Aton e sua moglie Nefertiti, Tutankhamon Un ritratto
di stupefacente
loro figlio, e poi faraoni “guerrieri” come Ramses II, modernità della
che conquistò la Palestina e la Siria. In questo pe- bellissima moglie
di Amenofis IV
riodo gli ebrei lavorarono per i faraoni finché Mosè (Berlino, Neues
li condusse fuori dall’Egitto. Museum).

Le frecce azzurre Gli Ittiti erano un popolo proveniente dal Caucaso


indicano l’afflusso che combatté a lungo contro gli Egizi per il possesso
di merci via mare che Il Regno egizio della Siria e della Palestina.
cominciò con i Cretesi
e continuò con i Fenici, La linea rossa
i Greci e infine tratteggiata indica
con i Romani. ANATOLIA il percorso delle
( Ittiti)
MESOPOTAMIA
carovane dei nomadi
SIRIA ( Sumeri e che portavano ai faraoni
LIBANO
Babilonesi) tutti gli altri prodotti
CRETA
La zona verde mostra legname del Medio Oriente
non l’estensione delle PALESTINA e dell’Asia centrale.
terre coltivate (molto Essi entravano nel
BASSO EGITTO Porta
più esigua), bensì l’area orientale paese dalla cosiddetta
Libici Giza
d’influenza del Regno “porta orientale”, cioè
Saqqara Menfi
egizio fra i 5000 e i 3000 D E S E R T O dall’Istmo di Suez,
ALTO EGITTO A R A B I C O
anni fa, cioè al tempo D E S E R T O pietra sorvegliato giorno
delle piramidi. Il Regno, L I B I C O Tebe e notte da corpi
infatti, controllava oro speciali dell’esercito
anche una larga fascia che facevano passare
desertica, preziosa D E S E R T O D E L S A H A R A soltanto le tribù ben
strategicamente come conosciute e gradite
“cuscinetto” tra gli Egizi NUBIA mentre respingevano
e i bellicosi Libici, oro i gruppi sospetti o privi
ma quotata anche di merci di valore.
per le cave di pietra
da cui i primi faraoni
traevano il materiale per La zona verde tratteggiata indica le conquiste dei faraoni successivi:
costruire le loro tombe la Nubia, il cui nome significa “terra dell’oro”, e la costa siro-palestinese,
monumentali. importantissima come fornitrice di legname.
3 La civiltà egizia 19

2 Il faraone, un “dio sulla Terra” menti tutta la comunità sarebbe stata esposta al male.
Gli Egizi furono uno dei popoli più religiosi della Non poteva invecchiare e perdere le forze né la sua
storia e gli unici a sentire il bisogno di avere accanto capacità di generare figli, altrimenti ne avrebbe ri-
addirittura “un dio sulla terra”: il faraone. Era lui che sentito l’intera natura. Il suo benessere era essenziale
faceva straripare il fiume tutti gli anni, assicurava la per il benessere dei suoi sudditi e il loro impegno per
riproduzione degli uomini e del bestiame e induceva assicurarglielo non conosceva limiti e non terminava
il Sole a risorgere tutti i giorni. con la sua morte: ogni faraone defunto doveva ave-
Il faraone non si limitava a far da ponte tra gli uomini re a disposizione un sepolcro confortevole e un
e l’Universo, ma era egli stesso l’Universo. Non era corpo intatto per l’eternità. Altrimenti il suo spirito
il sommo sacerdote degli dèi: era un dio e dialogava vendicativo avrebbe oscurato l’Egitto estendendosi
da pari a pari con gli dèi. come un’ombra orrenda e travolgendo il suo erede
Ma se era l’universo, egli non poteva ammalarsi, altri- e tutti i suoi sudditi.

I compiti del faraone


1

■ Vestire in modo semplice, come i suoi 1 1 Il cobra, pronto a sputare veleno negli
sudditi, ma ornarsi di cinturoni, nastri occhi del nemico.
e gioielli. A ciò aggiungere i simboli 2
2 Il copricapo di lino.
della regalità. 1
3 Il collare d’oro e turchesi.
■ Sposare molte principesse di sangue
4 4 Il bastone ricurvo del pastore e la frusta
reale per essere sicuro di avere un gran 3 per mietere il grano, simboli di Osiride.
numero di figli (un faraone può averne
più di cento); almeno uno di essi 5 I bracciali d’oro.
sopravvivrà e potrà succedergli. 6 I nastri colorati.
■ Dimostrare periodicamente la sua forma 7 Il gonnellino di lino plissettato.
fisica. Da giovane dovrà lottare nel deserto 8 I sandali.
contro un leone e ucciderlo. Se arriverà a
trent’anni di regno, durante una particolare
5
cerimonia che richiama folle enormi, dovrà
compiere di corsa un determinato circuito.
■ Ogni mattina deve compiere i riti
6
tradizionali: presentare offerte agli dèi
e lavare le loro statue. Suo padre, il dio
Horus, sarà il primo a essere onorato, ma 7
non bisogna dimenticare mai Amon-Ra.
Se il faraone non chiede al Sole di sorgere,
il mondo finirà.
■ Ogni anno deve compiere cerimonie
che provocano l’inondazione, perché solo
lui ha il potere di dare ordini al grande
fiume Nilo. 2
2
■ Deve amministrare le città e i villaggi
del suo Regno e giudicare le controversie
dei suoi sudditi nei tribunali. In questo sarà 8 3
quasi sempre sostituito dal suo “primo
ministro”, il visìr. 3
■ Per dimostrare la sua potenza, ogni
tanto guiderà l’esercito in qualche gloriosa
spedizione militare; per esempio contro
i Nubiani, le genti di colore che abitano ■ Quando vuole divertirsi può andare
a sud e che controllano le miniere d’oro, nelle paludi a tirare con l’arco, giocare
oppure contro gli abitanti della costa siro- a una specie di “dama” con dodici pedine,
palestinese che possiedono enormi boschi ascoltare la musica dell’arpa o guardare
di legname. le danzatrici acrobatiche della sua corte.
20 U1 Le civiltà dei fiumi

3 La mummia e l’imbalsamazione
Per conservare il corpo dei faraoni intatto per l’eterni-
tà i medici egizi usarono la tecnica dell’imbalsamazio-
ne. Appena il faraone moriva essi lo svuotavano degli
organi interni (stomaco, fegato, intestino, polmoni
ecc.) che riponevano in vasi di alabastro chiamati
“canòpi”. Estraevano anche il cervello, che però
veniva gettato via, in quanto gli Egizi non vi attri-
buivano alcuna importanza. Dopo questa operazione,
nel corpo restava solo il cuore, perché i miti raccon-
tavano che, quando il defunto avrebbe compiuto il Il figlio del morto tocca Anubi tiene dritta la mummia.
suo viaggio nell’aldilà, esso sarebbe stato pesato dalle la bocca della mummia.
divinità infernali per valutare quante buone azioni
aveva compiuto.
Il corpo umano però è composto per il 75 per cen-
to di acqua. Poiché tutto ciò che è umido marcisce
molto rapidamente era necessario trovare qualcosa
che assorbisse tutto quel fluido.
A questo scopo gli imbalsamatori usavano il natron,
un composto chimico salino che si trovava sulle rive
dei laghi intorno a Menfi. Il corpo veniva deposto
nel natron per settanta giorni; quindi veniva lavato e
avvolto dalla testa ai piedi con bende di lino candi-
do cosparse di resine e cera d’api. In copto, la lingua Un sacerdote brucia La regina e una figlia
derivata dall’Egiziano, la parola “mummia” significa l’incenso e asperge piangono.
l’acqua santa.
appunto “cera”. Per secoli invece si credette che le
mummie fossero cosparse di bitume, tanto che, in La preparazione della mummia
mancanza di carbone e di legname, migliaia di esse fu- Il “primo imbalsamatore” era un sacerdote che portava la maschera
di Anubi, il dio-sciacallo del regno dei morti. Era coadiuvato
rono usate come combustibile dalle ferrovie egiziane. da numerosi assistenti che avevano già sezionato
Intanto gli artigiani avevano preparato la maschera il corpo, tolto e riposto i visceri nei loro appositi vasi (canòpi),
bendato la salma (da una pittura tebana)

funebre, fatta di legno, oro, lapislazzuli e altri mate-


riali preziosi, che i sacerdoti deponevano sul suo viso.
Quindi il corpo veniva deposto in diversi sarcofagi
l’uno contenuto nell’altro, con un sistema simile a
quello delle “matrioske”, le bambole di legno russe.
Infine i sacerdoti compivano una cerimonia fonda-
mentale chiamata “apertura della bocca”: se infatti
la bocca del morto non fosse stata aperta (simbolica-
mente), la mummia non avrebbe potuto mangiare,
La maschera funebre bere, parlare o respirare nell’oltretomba.
di Tutankhamon Finalmente poteva compiersi il funerale, dopo il
In oro e pietre dure, oggi
è custodita al Museo Egizio quale il sarcofago veniva portato di notte e in segreto
del Cairo. nella camera apposita ricavata nella piramide.
3 La civiltà egizia 21

4 La piramide Per il faraone fu quindi inventata la tomba più mo-


Il più colossale sforzo per il benessere del faraone numentale che sia mai stata concepita, la piramide
defunto era la costruzione della piramide. Essa si appunto, le cui stanze furono poi riempite di cibi e
collegò alla convinzione egizia che dopo la morte la di oggetti di valore.
vita continuasse come era sempre stata e che l’ani- La prima piramide fu costruita 4700 anni fa da un
ma del defunto avesse bisogno nell’aldilà delle stesse grande architetto, Imhotep, per il faraone Gioser.
cose che questi aveva amato da vivo: il buon cibo, Fra i 4700 e i 4200 anni fa ne sorsero più di cento. Le
la sua casa, i suoi mobili, i vestiti, le armi, i gioielli, più celebri sono quelle dei faraoni Cheope, Chefren
i profumi ecc. e Micerino che si ergono a Giza, vicino al Cairo.

La Piramide di Cheope e la Sfinge

È costituita da 2 300 000 Per 4000 anni fu l’edificio Sapendo che occorsero 20 anni per
blocchi di pietra; i più grandi più alto del mondo. costruirla, si calcola che venisse sistemato
pesano ognuno 50 tonnellate. al suo posto un blocco ogni 4 minuti
in una giornata di lavoro lunga 10 ore.

La sua base è grande La Sfinge con il volto


quanto 8 campi di calcio. del faraone Chefren.
22 U1 Le civiltà dei fiumi

I costruttori delle piramidi


Le piramidi esigevano un’attenta progettazione, affidata La “Grande piramide” di Cheope è costituita da 2 300 000 blocchi
all’architetto reale, ai sacerdoti e agli scribi. Essa cominciava di pietra. I più grandi pesano ognuno 50 tonnellate. Estrarre
appena il faraone saliva al trono, perché la costruzione richiedeva dalle cave tutta questa pietra e portarla fino al cantiere
tra i dieci e i venti anni. fu un’impresa memorabile: alcune camere interne erano fatte
In primo luogo occorreva scegliere il posto adatto. Esso doveva di granito, la pietra più dura, che proveniva addirittura da Assuan,
sempre trovarsi sulla riva occidentale del Nilo, dove tramonta 800 chilometri a sud di Giza.
il Sole. Inoltre doveva essere vicino al fiume, perché i blocchi di Non sappiamo come venissero innalzate le piramidi. I Greci,
pietra sarebbero stati trasportati su barche dalle cave. Infine era che le videro 2000 anni dopo la loro costruzione, raccontarono
necessario che sotto la sabbia si trovasse una solida base di roccia che erano state costruite da centinaia di migliaia di schiavi
capace di sostenere l’enorme peso del monumento. Una volta e che gli Egizi avevano usato delle gru per innalzare i blocchi
individuato il posto, i sacerdoti-scribi orientavano i lati della futura di pietra. Oggi sappiamo che gli Egizi avevano solo poche centinaia
piramide in modo che corrispondessero esattamente ai punti di schiavi e che i lavori furono interamente eseguiti dai contadini,
cardinali e poi tracciavano un quadrato con precisione millimetrica, che lavoravano per assicurare una confortevole vita nell’aldilà
cosa che oggi appare quasi incredibile, dato che la base della al loro faraone. Inoltre non esistevano gru.
piramide di Cheope è grande quanto sette o otto campi da calcio Dopo molte congetture, gli archeologi sono giunti alla conclusione
e quella di Chefren solo lievemente più piccola. Infine la base che i blocchi venivano trascinati su slitte lungo un’unica grande
veniva accuratamente livellata dagli scalpellini. rampa che cresceva insieme alla piramide.

Quando il faraone Le slitte vengono


decide di costruire trascinate lungo una
una piramide, con rampa di terra battuta la
il suo corredo cui pendenza e larghezza
di templi e di piramidi crescono insieme alla
minori per le sue piramide. I sorveglianti
mogli, convoca regolano il traffico: a
gli architetti che destra salgono le slitte
gli sottopongono cariche di pietre, a sinistra
i loro progetti. scendono quelle vuote.

L’inizio dei lavori


viene solennizzato
con una cerimonia
durante la quale si
celebra un sacrificio.
Poi il faraone sistema
i paletti e le corde
lungo il perimetro. I blocchi di pietra vengono caricati su slitte.

Nelle epoche
successive le piramidi
sono giudicate
troppo dispendiose
e le tombe reali
vengono scavate
nella roccia delle
Nelle cave i blocchi di pietra vengono montagne di Tebe.
staccati dalla roccia riscaldando la pietra Sono veri e propri
in punti determinati e versando su di essa appartamenti con
acqua fredda. camere e scale.
3 La civiltà egizia 23

5 La società “piramidale”
creata dalla divisione del lavoro
L’immagine della piramide è stata spesso usata dagli storici per rappresentare le ge-
La società
rarchie della società egizia. Ecco come essa può essere visualizzata, partendo dal suo
egizia

chitetti, pittori, scultori, mercanti, gioiellieri,


falegnami, fabbri, imbalsamatori.
8. I contadini: costituivano il novanta per
cento della popolazione. Coltivavano i campi
e lavoravano nei cantieri per costruire pirami-
di o templi e per man-
tenere efficienti i canali.
Gli schiavi erano troppo
pochi per comparire nel-
la piramide sociale.

Una cultura raffinata


La raffinatezza degli Egizi è ben rappresentata da questa fanciulla
che nuota tenendo sulle braccia un’anatra. Alzando le penne
dell’anatra, la statuetta diventa un cucchiaio per il fard.
24 U1 Le civiltà dei fiumi

6 La famiglia e la donna I genitori educavano i figli con estrema tenerezza e


In Egitto, la cellula base della società era la famiglia, amavano gli animali domestici, tra i quali predilige-
che era fondata sulla poligamia, cioè sulla possibilità vano il gatto.
per l’uomo di sposare molte donne anche se una sola Gli Egizi avevano un concetto molto alto della don-
godeva di tutti i diritti e, spesso, dell’affetto esclusi- na: essa veniva chiamata “regina della casa” e questa
vo del marito. La poligamia, infatti, era dettata dalla espressione dice chiaramente quale doveva essere il
necessità di avere numerosi figli, a causa dell’esigenza prestigio delle mogli e delle madri all’interno della
di braccia per l’agricoltura e dell’altissima mortalità famiglia. Del resto, anche se i matrimoni erano per
infantile; perciò (a parte il faraone) era praticata più consuetudine “combinati” dai genitori, molto spesso
dai poveri che dai ricchi. Il matrimonio era con- gli innamorati riuscivano a vincere la loro opposizione
siderato un atto solenne e vincolante. Esisteva però e facevano matrimoni d’amore. Riguardo alla posi-
anche il divorzio che poteva avvenire sia per volontà zione sociale, diverse donne amministravano grandi
del marito, sia dietro richiesta della moglie. proprietà e alcune diventarono addirittura scribi.

La parità della donna


In questo monumento del faraone Micerino e di sua moglie notiamo la posa
affettuosa dei due coniugi e il fatto che la regina è alta quanto il marito:
per gli antichi questa era una testimonianza di parità di rango.

L’eredità
Nelle famiglie egizie l’eredità non era regolata
da leggi precise. In genere i padri tendevano
a lasciare ai figli maschi la terra e alle figlie
femmine la casa, i mobili e i gioielli. Nulla però
impediva che una figlia ereditasse la terra,
specialmente se non aveva fratelli, e diversi
documenti attestano che alcune ereditarono
anche proprietà immense.

Carriere e mestieri femminili


Sebbene le donne si maritassero generalmente molto presto e fossero
impegnate nella cura dei figli, a esse erano aperte numerose possibilità
di lavoro. Diverse testimonianze attestano che le donne curavano
le aziende agricole e gli affari di famiglia quando il marito era assente.
Il disegno a destra mostra una donna mentre controlla i dipendenti
della propria fattoria.

Alcune donne lavoravano come serve nelle case degli


“onorevoli” (a destra). La cameriera o la balia di una famiglia
ricca poteva acquistarvi grande influenza. I figli di alcune balie
arrivarono a occupare ottime posizioni a corte.

Le donne lavoravano anche come Altre occupazioni femminili erano La corte del faraone e i templi
prefiche, assunte per piangere ai quelle di giardiniera, tessitrice, impiegavano cantanti, musiciste,
funerali (sopra a sinistra) e come profumiera (sopra). danzatrici e acrobate.
sacerdotesse (sopra a destra).
3 La civiltà egizia 25

7 La vita quotidiana dei ricchi


• L’enorme famiglia del faraone – formata dalla regi-
na, dalle altre mogli e dai loro numerosissimi figli
– e le famiglie degli onorevoli, dei sacerdoti e degli
scribi conducevano la loro vita nel lusso e non si
facevano mancare nulla di ciò che a quell’epoca
era considerato il massimo del benessere.
• I loro palazzi erano splendidi; la mobilia era so-
bria, secondo la moda, ma l’arredo era completato
da tende, cuscini e pitture alle pareti.
• Sobrio era anche il vestiario, ma elegante e attento
soprattutto alla finezza dei tessuti. Primeggiava il Le dame di corte
lino bianco e finemente plissettato, amato perché Queste dame, elegantissime con i loro gioielli e le loro parrucche,
si fanno offrire un drink e della frutta mentre conversano (affresco
simbolo di freschezza e di pulizia. Della pulizia gli dalla Valle delle regine).
Egizi erano addirittura maniaci, anche perché lo
imponeva la religione. • I mobili, come si vede nei disegni sotto, erano
• I tessuti di lana, al contrario, erano considerati pochi e funzionali. Però venivano costruiti con
impuri ed era proibito usarli nei templi e nelle legni diversi, tra i quali spiccava il preziosissimo
sepolture. ebano nero della Nubia, ed elegantemente scol-
• La semplicità e il biancore delle vesti erano corretti piti o intarsiati con madreperla, lapislazzuli o altri
da gioielli raffinati ma vistosi, parrucche, occhi materiali colorati.
truccati, unghie laccate, fard e abbondante uso di
unguenti e profumi.
4
• La vita, quando non era occupata dagli affari,
1
5
passava tra i bagni in piscina, le conversazioni tra
amici, le cene allietate da danzatrici, musiciste,
nani e giocolieri. 3 6
• Il cibo era anch’esso raffinato. Oltre a pane e ver-
dure (il cibo dei contadini), i ricchi mangiavano
carne d’oca e di manzo, cacciagione, pesci del Nilo
7
e caramelle a base di datteri, mandorle e miele;
bevevano vino, lasciando ai poveri la birra. 2

La schiava
domestica
Una schiava versa I mobili egizi
del vino al suo signore. 1 Lampada a olio 9
I pochi schiavi erano su fusto di legno.
impiegati 2 Sedia. 8
soprattutto
3 Sgabello.
nelle case
dei potenti. 4 Vaso decorativo.
5 Cassapanca. 10
6 Poggiatesta (reggeva il cuscino).
7 Letto.
8 Cassapanca per riporre i vestiti.
9 Lampada a olio in alabastro.
10 Tavolo da gioco.
26 U1 Le civiltà dei fiumi

8 La vita quotidiana dei contadini


• I contadini lavoravano dall’alba al tramonto: nei
campi tra novembre e marzo, nei cantieri tra marzo
e giugno. Si riposavano in luglio, quando il Nilo
inondava i campi. Abitavano in case di fango,
ma in questo non c’è nulla di strano. Il fango era a
portata di mano e, versandolo in apposite cassette,
si induriva immediatamente al torrido sole estivo
e formava dei mattoni duri come pietra. Ancora
oggi molti Egiziani costruiscono così le loro case
nei villaggi lungo il Nilo.
• Per vestirsi si avvolgevano un pezzo di stoffa intor- Il contadino che ara
no ai fianchi e le contadine una veste che copriva La base del lavoro è la cura dei campi (da un papiro egiziano).
anche il seno. Ai piedi portavano sandali di papiro.
• La base dell’alimentazione era un pane non i poveri come i ricchi, tanto è vero che è stato
lievitato che consumava i denti e causava carie scoperto esaminando i denti delle mummie dei
perché, dato che veniva impastato all’aperto, si faraoni e degli “onorevoli”. Oltre al pane i conta-
mescolava alla sabbia del deserto portata dal vento. dini mangiavano cetrioli, sedano, insalata, cipolle e
aglio. Tra i frutti c’erano meloni, fichi, melograni,
mandorle e datteri. A volte i contadini riuscivano a
portare in tavola carne di montone e di capra (mai
L’alimento base di maiale, animale ritenuto immondo).
La donna (a destra) impasta • Bevevano una birra ricavata dalla fermentazione
il pane (Firenze, Museo
Archeologico). Due uomini
dell’orzo.
(sotto) stanno attenti che • Addestravano babbuini etiopici a cogliere i datteri
non si bruci dalle palme.
(rilievo da
una tomba • Avevano molte mogli; ognuna di
tebana).

Il fuoco

La birraia
La donna sta pressando
una poltiglia d’orzo
perché fermenti nell’acqua
Il pane della giara (statuina da una
tomba tebana).
3 La civiltà egizia 27

I più antichi erano gli dèi zoomorfi e le divinità che


9 La religione: dèi-uomini, rappresentavano le Forze della Natura, che de-
dèi-animali e pietre divine rivavano dalle credenze magiche della Preistoria; i
Oltre che nel loro “dio sulla Terra” gli Egizi crede- più recenti erano quelli associati alle tecniche, come
vano in una quantità sterminata di divinità e furono l’agricoltura, l’artigianato, la scrittura.
dunque politeisti. La loro religione era formata da I racconti mitici sugli dèi legarono poi le divinità con
dèi dalla forma umana (antropomorfi), dèi in forma vincoli di parentela. Nel box sotto puoi distinguere
di animale (zoomorfi) e pietre divine, che rappre- le principali famiglie divine.
sentavano con alti pilastri chiamati obelischi. Un solo faraone, Amenofis IV, vissuto intorno a
Alcune divinità, come Horus, Iside, Osiride, 3350 anni fa, cercò di abbattere il politeismo e di
Amon-Ra (un dio potentissimo che aveva come indirizzare il culto verso un unico dio, Aton, del
simbolo il disco del Sole), erano adorate in tutto il quale si proclamò “figlio”, ma la massa dei sudditi e
paese; altre avevano culti ciascuna nella propria città dei sacerdoti non lo seguì.
o nel proprio villaggio. Oggi viene ritenuta una singolare coincidenza che
Tutte, secondo gli Egizi, avevano preceduto gli uo- gli Ebrei, che poi furono condotti fuori dall’Egitto
mini sulla Terra e possedevano una forza e un potere da Mosè, soggiornassero proprio a Tell el-Amarna,
che nessuno, al di fuori del faraone, poteva eguagliare. la città fondata e costruita dal faraone monoteista.

Gli dèi egizi


AMON-RA • Era il dio-Sole SETH • Fratello e nemico PTAH • Era il dio
e il creatore degli uomini; mortale di Osiride, con che pronunciava i nomi
infatti gli Egizi chiamavano la testa di asino. Era il dio di tutte le cose del mondo
se stessi “la mandria di Ra”. del deserto e delle tempeste e, così facendo, ne garantiva
di sabbia. l’esistenza.

OSIRIDE • Era il dio THOT • Dio dalla testa ANUBI • Dio dalla testa
della morte, della rinascita, di ibis, l’uccello del Nilo, era di sciacallo, era il signore
dell’oltretomba e della terra. l’inventore del linguaggio dei morti e proteggeva
Aveva insegnato agli uomini e della scrittura e proteggeva i preparatori di mummie.
a seminare e raccogliere. gli scribi.

ISIDE • Moglie di Osiride, SOBEK • Il dio dalla testa SEKHMET • Rappresentata


era la donna ideale degli di coccodrillo rappresentava come una leonessa,
Egizi per l’amore dimostrato l’audacia del re e la sua era la dea della guerra
verso il marito e per la cura capacità di farsi rispettare.
con cui aveva allevato Horus.
Proteggeva le madri
e i bambini.

HORUS • Il dio dalla testa HATOR • Era rappresentata BES • Il dio nano era
di falco era figlio di Osiride con la testa coronata di il protettore della famiglia.
e Iside. Aveva ereditato tutto corna di vacca che cingevano
l’Egitto e proteggeva il disco della Luna. Era la dea
il faraone. dell’amore, della danza, della
musica e della felicità.
2 Le civiltà del mare
UNITÀ

I LUOGHI

Re
no
Oceano
Atlantico
GALLIA

Dan
ubi Mar Nero
o
PENISOLA
ETRURIA
IBERICA

Tig
MAGNA A N AT O L I A ri
M a GRECIA M
r GRECIA ES
M
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t te AM
NUMIDIA e IA
r r FENICIA
a n e Sidone
o CRETA
Tiro Golfo
Persico

Menfi
EGITTO

N
ilo La civiltà mediterranea nacque
nelle isole dell’Egeo: a Creta
Mar e nelle Isole Cicladi (tra l’Asia
Tebe
L’area delle civiltà si stava estendendo verso Occidente. Dalle Rosso e la Grecia), che erano state
rive dei grandi fiumi del Medio Oriente (zona verde) il primo “ponte” tra il Medio
essa ormai arrivava fino alle coste del Mare Mediterraneo Oriente e l’Europa già in Età
e del Mar Nero (zone arancio), dove popoli agricoli neolitica, quando i popoli
di origine mediorientale cominciavano a fondare città-Stato anatolici avevano “esportato”
governate da un re e sorrette finanziariamente dal tributo. le tecniche agricole in Europa.

IL TEMPO
2000 a.C. 1200 a.C.

C I V I LTÀ C R E T E S E E C I V I LTÀ M I C E N E A

N A V I G A Z I O N E D ’ A L T O M A R E

1250 a.C.
Guerra di Troia
I CONCETTI
La civiltà mise radici I PRIMI POPOLI MEDITERRANEI
in regioni fortemente
montuose ma affacciate Quattromila anni fa nell’isola di Creta nasce una civiltà di origine asiatica che, attraverso
sul mare: la Grecia intensi traffici con i primi abitanti della Grecia, gli Achei o Micenei, influenza profondamente
e la zona chiamata la loro cultura e quella dei Greci, loro discendenti.
Fenicia (lungo la costa
Il Mediterraneo cessa di essere un ostacolo e diventa un’“autostrada degli scambi”.
siro-palestinese).

RELIGIONE, SANTUARI E OLIMPIADI


La civiltà greca, divisa in tante città rivali, ritrova la sua unità in alcuni elementi fondanti della
sua cultura: la religione; le feste panelleniche dei suoi santuari; la lingua comune
I Greci e i Fenici, date
le caratteristiche dei capolavori della letteratura e del pensiero.
montagnose
dell’ambiente in cui I GRECI E LA POLIS
vivevano, affrontarono
il mare, nonostante Nella città stato, la polis, non più “città del re” ma “città dei cittadini”, i Greci cessano
i pericoli della di essere “sudditi” e diventano “cittadini”.
navigazione, esplorarono
le coste europee e nord-
africane e fondarono LE COSTITUZIONI DI SPARTA E ATENE
colonie agricole Nelle città greche nascono le prime Costituzioni del mondo. La Costituzione, cioè il complesso
ed empòri commerciali
di leggi fondamentali che garantisce i diritti dei cittadini, è la base degli Stati occidentali
nelle zone segnalate
sulla cartina dai pallini contemporanei. La Costituzione spartana è “oligarchica”, mentre la Costituzione ateniese
bianchi. è la prima Costituzione democratica della storia. Essa garantisce a tutti i cittadini la libertà
di voto e la libertà di parola.

SPLENDORE E DECLINO DELLA GRECIA


Lo scontro tra “città del re” orientale e “città dei cittadini” occidentale culmina nel successo
dei Greci sull’Impero persiano, ma le rivalità tra città-Stato portano la Grecia al declino.

TEATRO, FILOSOFIA E STORIA


Dai Greci non abbiamo ereditato solo la Costituzione ma anche un grande patrimonio
culturale. In particolare i Greci furono i fondatori del teatro, della filosofia e della storia.

800 a.C. 700 a.C. 600 a.C. 500 a.C. 400 a.C. 300 a.C.

E TÀ B U I A C I V I L T À G R E C A

508 a.C.
COLONIZZAZIONE GRECA Costituzione ELLENISMO
E FENICIA democratica
ad Atene
Polis greca 334-323 a.C.
Alfabeto Impero
490-479 a.C.
Guerre di Alessandro
persiane
431-404 a.C.
Moneta Guerra
coniata del Peloponneso
30

1 I primi popoli mediterranei

1 Creta, l’isola al centro Da ciò e da altri indizi, gli storici hanno tratto la cer-
del Mediterraneo, è la culla tezza che i Cretesi fossero gruppi di emigranti asia-
tici approdati nell’isola all’inizio del III millennio a.C.
delle civiltà del mare
La culla della civiltà mediterranea fu Creta, un’iso-
la grande quasi quanto la Corsica, collocata sotto la
2 I Cretesi: navigatori,
Grecia al centro del Mediterraneo orientale ed equi- mercanti e pirati
distante da tutte le sue coste, comprese quelle della Quando si stabilirono nell’isola questi emigranti por-
Sicilia. tarono con sé tecniche e organizzazioni che il loro
Secondo la mitologia essa era stata scelta da Zeus, il paese d’origine aveva ricevuto dai vicini Sumeri ed
re degli dèi greci, per amarvi Europa, la bellissima Egizi; perciò diedero ai pastori-contadini che vive-
fanciulla che egli aveva rapito sulle coste della Feni- vano nell’isola un immediato slancio economico e
cia, in Asia Minore, dopo essersi trasformato in toro. culturale. Svilupparono l’agricoltura, ma furono abili
Successivamente l’isola era stata il regno del potente soprattutto nella navigazione e nei commerci.
Minosse – da cui la civiltà cretese ricevette anche il Costruirono navi dotate di chiglia, una tavola ver-
nome di civiltà minoica –, il quale vi fece costruire ticale che le rendeva più stabili rispetto alle onde,
un labirinto per rinchiudere il Minotauro, un mostro di due timoni, di parapetti laterali per impedire
dal corpo di uomo e dalla testa di toro. che venissero allagate durante le tempeste, e di vele
Oggi si dà molto credito ai miti, che spesso hanno per prendere il vento, facendo propria un’invenzione
rivelato di essere la versione fantasiosa di autentiche egiziana per la navigazione sul Nilo.
realtà storiche. Con queste navi affrontarono per primi la naviga-
Il toro, per esempio, è presente in molti aspetti sia zione d’alto mare orientandosi di giorno con il sole
dell’arte minoica sia di quella dell’Anatolia. e di notte con la Stella polare; avendo scoperto che

I commerci dei Cretesi

ITALIA

GRECIA ASIA MINORE


va
si
ram
e

Micene SIRIA

tessuti rame
va suti
tes

, vasi
si,

stag CIPRO Biblo


no e piom Cnosso Mallia
bo (da vasi FENICIA
Spagna e CRETA Festo Tiro
Britannia) vasi,
vin olio, tes
suti
Il toro di Minosse
i, o
M a r Me d i t e r r a n e o lio Questa testa di toro
avo
rio era un vaso da vino
usato nelle cerimonie
EGITTO religiose. È di “steatite”,
Città fenicie da cui forse una pietra verde, ha le
provenivano i Cretesi
corna d’oro e gli occhi
di vetro.
1 I primi popoli mediterranei 31

essa indicava il nord, la tenevano alla propria destra


per navigare verso occidente e alla propria sinistra per
navigare verso oriente.
Tra il 2000 e il 1400 a.C. i Cretesi percorsero le rotte
che portavano in Asia Minore, in Egitto, in Grecia
e forse nell’Italia meridionale. Scambiavano prodotti
con le città più forti, ma razziavano quelle più deboli
e attaccavano le navi altrui esercitando la pirateria. La
loro flotta divenne così potente che essi conquista-
rono la talassocrazìa, cioè il “dominio del mare”.

3 I palazzi sono centri politici,


economici e religiosi
Il simbolo della ricchezza e della civiltà cretese è co-
stituito dai palazzi che i re costruirono nelle loro
città: a Cnosso, Festo, Mallià e nella vicina isola di Una nave cretese per la navigazione d’alto mare
Thera (pronuncia Thira). Nei palazzi, secondo l’uso
orientale, venivano ammassate le provviste e le merci I Cretesi conoscevano la scrittura. Essa è chiamata
da scambiare. Agli dèi erano riservate apposite stanze Lineare A, è composta da segni schematici simili a
e in loro onore si svolgevano grandiose cerimonie quelli alfabetici ma non è stata ancora decifrata.
religiose, tra le quali misteriose danze sacre di giovani La civiltà cretese finì improvvisamente intorno al
che volteggiavano in mezzo a tori infuriati. A questo 1400 a.C. I palazzi furono distrutti da un devastante
scopo ogni palazzo aveva al centro una vasta arena. terremoto che ebbe il suo epicentro a Thera e l’e-
I palazzi erano quindi contemporaneamente i centri conomia dell’isola non riuscì a riprendersi in tempo
del potere politico, del potere economico e del per contrastare l’attacco degli Achei di Micene,
potere religioso. Al di fuori di essi si svolgeva la un popolo stanziato in Grecia con il quale Creta aveva
vita della gente comune, sparsa in circa cento villaggi. a lungo commerciato.

Il palazzo di Cnosso


lungo 150 metri e largo 100.
• Al centro noterai il vasto cortile
in cui si svolgevano le “danze
dei tori”.
• I diversi quartieri (sala del trono,
appartamenti del re, della regina,
e dei nobili, luoghi di culto,
magazzini, cucine) erano
collegati da scale monumentali
e da portici.
• Le stanze erano tutte affrescate.

(Il disegno è basato sui


ritrovamenti archeologici:
le fondamenta e parte delle pareti
affrescate.)
32 U2 Le civiltà del mare

I commerci marittimi cretesi e micenei

ITALIA
Troia Ninive
GRECIA
Assur
Atene

Tig
ASSIRIA

i r
Micene Euf
SICILIA Ugarit Mari rate Susa
Pilo
CIPRO FENICIA Babilonia Lagash
Cnosso
Mallia Biblo Uruk
CRETA Festo Ur Golfo
Persico
Ma r Medi terra neo
Antica talassocrazia cretese
Rotte cretesi
Rotte micenee
EGITTO Le rotte commerciali cretesi verso l’Italia
coincidono con le rotte micenee

Nilo
4 La tribù degli Achei cavalli, ingaggiavano duelli individuali con i nemici.
Poiché le città erano spesso in lotta fra loro, i palazzi
fonda la civiltà micenea reali furono costruiti come fortezze inespugnabili.
Gli Achei erano una tribù nomade proveniente dalla Nel 1250 a.C. la potenza del popolo miceneo era tale
Russia che si era stabilita nella Penisola greca intorno che tutti i re si coalizzarono per attaccare Troia, una
al 2000 a.C. Apparteneva a un gruppo di popoli che ricchissima città situata sullo Stretto dei Dardanelli,
parlavano lingue indoeuropee, alle quali appartiene al confine tra l’Asia Minore e l’Europa. Secondo il
anche l’italiano. Per molti secoli erano rimasti isolati mito quella spedizione, terminata con la vittoria degli
e avevano vissuto stentatamente. A partire dal 1600 Achei, fu causata dal desiderio di vendicare il rapi-
a.C., però, avevano cominciato a essere visitati dai mento della bella Elena, moglie di uno dei re mice-
mercanti cretesi. Questi scambi avevano fatto decol- nei, ma fu certamente più forte la speranza di tornare
lare la loro economia e li avevano indotti a elaborare a casa con un immenso bottino. Essa divenne così
un proprio sistema di scrittura, la cosiddetta Lineare leggendaria che le imprese dei suoi eroi furono can-
B, che, al contrario di quella cretese, oggi sappiamo tate dagli aedi, i poeti ambulanti che recitavano in
leggere e tradurre. versi a memoria o improvvisando, senza l’aiuto di un
Anch’essi costruirono navi e commerciarono in pro- testo scritto. In seguito queste avventure confluirono
prio, solcando il Mediterraneo e toccando tra l’altro in due poemi composti intorno al X secolo a.C. e
le coste dell’Italia. attribuiti a Omero: l’Iliade e l’Odissea. Tuttavia quella
Grazie alle ricchezze accumulate con i commerci, gli gloria durò poco. Nel 1200 a.C., anche la Grecia fu
Achei fondarono numerose città governate da altret- squassata da una serie di terremoti e invasa da nuovi
tanti re. Dalla città più potente, Micene, gli Achei, Indoeuropei: i Dori.
oggi, sono chiamati anche Micenei.
6 La natura del territorio
5 I Micenei sono guerrieri spinge i Fenici alla navigazione
e costruttori di fortezze e al commercio
I Micenei consideravano la guerra la più nobile delle Intorno al 1200 a.C., mentre la civiltà micenea mo-
attività. Le sorti della battaglia erano affidate al re e riva e le tribù della Seconda migrazione indoeuropea
al gruppo degli aristocratici che, su carri trainati da sconvolgevano la geografia dei Paesi mediterranei,
1 I primi popoli mediterranei 33

emersero altri protagonisti delle civiltà del mare: i (lettera) dell’alfabeto corrisponde non a un oggetto o
Fenici, che abitavano la costa siriana e avevano fon- a una idea, come avveniva per i geroglifici, ma a un
dato una serie di città indipendenti, come Biblo, unico suono. Combinando le lettere dell’alfabeto, si
Sidone, Tiro, ciascuna governata da un re. potevano scrivere le parole. Resta però ai Fenici la
Il loro territorio era costituito da una sottile striscia gloria di aver diffuso queste due invenzioni in tutto
di terra stretta tra il mare e le montagne; di conse- il Mediterraneo. Conoscere l’alfabeto, in particolare,
guenza era del tutto inadatto alle attività agricole. significò per i Greci e per i popoli italici passare dai
Però era ricco di insenature e le sue montagne erano 2000 segni del sistema pittografico e dai 600 del si-
ammantate di foreste di conifere. La conformazione stema sillabico a una ventina di segni che potevano
della costa e la ricchezza di legname incoraggiarono essere appresi facilmente. L’alfabeto rese “demo-
i Fenici a tralasciare l’agricoltura e a sviluppare la cratica” la scrittura, divulgando uno strumento
navigazione e il commercio. che fino ad allora era stato il privilegio di pochissimi
potenti.
7 I Fenici fondano empòri
commerciali lungo le coste Come nacque l’alfabeto

del Mediterraneo (toro) (casa)

I Fenici usarono le insenature per costruire porti at-


geroglifici egizi
trezzati e le foreste per ottenere il legname necessario
a costruire navi adatte ad affrontare il mare.
La prima destinazione dei loro traffici fu l’Egitto; poi popolazioni del Sinai
essi esplorarono le coste ancora sconosciute dell’Afri-
ca settentrionale e vi fondarono empòri, cioè mer-
cati attrezzati con banchine per l’attracco, magazzini, alfabeto fenicio
taverne e santuari. Tra gli empòri destinati a divenire
città grandi e potenti vi fu Cartagine (Qart hadash, la
alfabeto greco
“Città nuova”), che sorgeva sull’attuale promontorio
di Tunisi. Altri empòri sorsero in Sardegna, in Si-
(alfa) (beta)
cilia e in Spagna. Lì i Fenici scambiavano i propri
prodotti artigianali, cioè stoffe tinte di porpora e
oggetti di vetro, con i prodotti locali; inoltre si
avventuravano fino all’Inghilterra, alla ricerca dello
stagno.

8 Si deve ai Fenici la diffusione


del vetro e dell’alfabeto
Una volta si riteneva che tra i tanti meriti dei Fenici
vi fosse anche quello di avere inventato il vetro e
l’alfabeto. Oggi sappiamo che la pasta di vetro era
già nota ai Sumeri e agli Egizi; quanto all’alfabeto
(da alfa e beta, le due prime lettere del sistema di
scrittura greco) esso fu inventato probabilmente dalle
Il vetro
popolazioni del Monte Sinai usando i geroglifici egizi Un pendente in pasta di vetro fenicio che faceva parte di una collana
come segni fonetici: ciò significa che ogni segno e un vasetto per unguenti anch’esso di vetro.
34

2 La civiltà greca
La posizione della Grecia rispetto all’Italia
1 Una civiltà comune
Il crollo della potenza dei Micenei nel 1200 a.C.
NORD
non significò la fine della loro civiltà. Sebbene
avessero perso l’uso della loro scrittura, la Lineare
Oceano
Atl a n t ic o
B, per quattro secoli essi trasmisero ai Dori l’or-
Mar Ne ro
ganizzazione in città-Stato, che lentamente rico-
struirono la loro economia e che intorno all’800
OVEST EST
a.C. rientrarono nella Storia impadronendosi
dell’alfabeto diffuso dai Fenici nel Mediterraneo.
Le città-Stato erano piccole, rivaleggiavano nei
M ar M e d i t err a neo commerci e si scontravano in guerre continue. A
unirle, oltre alla lingua, era una civiltà comune:
SUD
architettura, alimentazione, abbigliamento, reli-
gione, festività e santuari costituivano il terreno
d’incontro di una popolazione altrimenti divisa.

Un tipico paesaggio
greco
Mare, montagne e uliveti:
ancora oggi la Grecia
presenta in molte zone
questo tipo di paesaggio.
2 La civiltà greca 35

Colazione, pranzo e cena di una famiglia povera


2 Dove abitavano
Le case greche erano costruite intorno a un
La colazione consiste Il pasto principale è la cena:
cortile centrale scoperto sul quale si affaccia- in una fetta di pane una zuppa di verdure
vano le porte di tutte le stanze. inzuppata nel vino. e cereali.
Le finestre sulla strada erano pochissime e ve-
nivano sbarrate da persiane per dare alla casa
intimità e sicurezza. La porta d’ingresso era di
legno, a volte rinforzata con borchie di bronzo.
Le mura erano soggette a crolli, perché costru-
ite con mattoni asciugati al sole, molto friabili.
Le scale erano esterne: partivano dal cortile e
portavano al piano superiore dove si trovavano
le stanze da letto e i quartieri degli schiavi.
Uomini e donne vivevano in parti separate
Il pranzo è uno spuntino
della casa; la parte riservata alle donne si chia- di pane e formaggio
mava gineceo. o di olive e fichi.

Una casa greca signorile


Gli alloggi femminili vengono
chiamati “gineceo”. Le donne
Il tetto è fatto di tegole passano la maggior parte del
di ceramica. loro tempo in queste stanze,
organizzando il lavoro della I muri sono solitamente dipinti
servitù, filando, tessendo e a colori chiari, e sono spesso
intrattenendo le loro amiche. ornati da arazzi con disegni
a colori vivaci.
Stanza degli schiavi.

In cucina vi è
un fuoco acceso
che serve
per cucinare.
Camera da letto.

Le stanze La stanza da bagno


Gli uomini mangiano vengono Nel cortile spesso contiene una vasca
e intrattengono i loro In alcune stanze riscaldate vi è un altare per di terracotta con un
amici in una stanza del V secolo a.C. con bracieri la preghiera. canale di scolo che
chiamata andron. i pavimenti sono di metallo Nei cortili di alcune Spesso le case hanno una stanza termina all’esterno.
Sono sdraiati su letti realizzati con sassi portatili. case c’è anche un che ha la funzione del nostro Per lavarsi le mani e
e vengono serviti colorati disposti pozzo che fornisce tinello e dove la famiglia può il viso viene utilizzata
dagli schiavi. a mosaico. l’acqua. riunirsi intorno a un focolare. una bacinella.
36 U2 Le civiltà del mare

3 In quali dèi credevano dal trono. Cronos generò Zeus il quale, aiutato dai
Secondo i Greci il mondo era cominciato con un fratelli e dalle sorelle, affrontò i Titani in battaglia
grande disordine, che essi chiamavano Caos. Il di- e li sconfisse. Depose Cronos e divenne il re dei
sordine durò finché da Caos nacque Gea (la Madre nuovi dèi.
Terra), la quale partorì Urano (il Cielo) che divenne I nuovi dèi scelsero di abitare sul Monte Olimpo,
poi suo marito. Ebbero molti figli, tra cui i quattordici nel Nord della Grecia, la cui cima è invisibile perché
Titani. Uno di loro, Cronos, il Tempo, guidò una sempre coperta di spesse nubi, e vennero chiamati
ribellione dei suoi fratelli contro il padre e lo depose dèi olimpici.

Gli dèi olimpici


ZEUS • Era HERA • Sposa di Zeus, ERMES • Era un
il re degli dèi proteggeva le donne ragazzino astuto,
e governava il Cielo. e i matrimoni. autore di trucchi
e di scherzi. Divenne
il messaggero degli
dèi e il protettore dei
viandanti e dei ladri.

ARTEMIDE • Era DEMETRA • Dea POSEIDONE •


la dea della Luna della vegetazione, Fratello di Zeus,
e la Signora degli abbandonò l’Olimpo, era il dio del Mare.
animali. ma lasciò il suo posto
a Efesto, perché
le divinità olimpiche
dovevano restare 12.

ADES • Era ARES • Dio della DIONISO • Era


il re del mondo guerra, era violento il dio del vino
sotterraneo facile all’ira. e della fertilità.
e dei morti.

APOLLO • ATENA • Era la dea EFESTO • Era


Fratello gemello della saggezza il dio-fabbro. Aveva
di Artemide, era e della guerra la sua fucina nelle
il dio del Sole, ma e la protettrice viscere dell’Etna,
proteggeva anche della città di Atene. in Sicilia, ed era
la musica, la poesia brutto e zoppo.
e la scienza. A Delfi
uccise un pitone che
voleva strangolarlo.

AFRODITE • Dea
dell’amore e della bellezza,
era nata dal mare su una
conchiglia. Aveva sposato
Efesto ma non lo amava.
2 La civiltà greca 37

4 I templi dei Greci Sulla spianata c’era un altare sul quale si praticavano
I Greci costruirono statue che rappresentavano i loro i sacrifici. Essi consistevano nell’uccidere anima-
dèi e templi per ospitarle. Le statue erano collocate li come agnelli o buoi e nell’arrostirli: il fumo e il
nelle celle interne che erano chiuse a chiave e alle profumo – dicevano i Greci – arrivavano agli dèi ed
quali avevano accesso solo i sacerdoti. Le processioni erano il loro nutrimento; le carni, invece, venivano
di tutta la popolazione e i privati in visita dovevano consumate dagli uomini durante il banchetto rituale
fermarsi fuori, sulla spianata antistante il tempio. che seguiva il sacrificio.

Il tempio di Atena a Paestum Soffitto


Nel tempio di Atena a Paestum
è decorato a cassettoni.
Tetto
I templi sono coperti
di tegole in terracotta.
Quelle tra i due spioventi Acroterio
vengono chiamate L’elemento decorativo posto
“antefisse”. sul culmine del frontone.

Cella
Il cuore del tempio,
accessibile solo ai sacerdoti.
È qui che viene custodita
la statua della divinità, spesso
decorata da oro e gioielli.
Frontone
È il coronamento
della facciata del tempio,
chiuso dai due
spioventi del tetto
e dalla trabeazione.

Metope
Occupano la facciata
che sta sotto il frontone.
Sono decorate con rilievi
colorati.

Timpano
Lo spazio triangolare
all’interno del frontone
occupato da bassorilievi.

Pronao L’altare
Una seconda fila di colonne Due uomini sacrificano
interne introduce al pronao, un vitello sull’altare collocato
anticamera della cella. Lo spazio davanti al tempio.
tra queste colonne è chiuso (Coppa del V secolo a.C.,
da porte. Parigi, Museo del Louvre.)
38 U2 Le civiltà del mare

5 I santuari Nel grande santuario dedicato ad Apollo a Delfi si


I Greci non dedicavano agli dèi solo dei singoli tem- svolgevano i Giochi delfici (gare e spettacoli tea-
pli, ma anche dei santuari, cioè dei grandi spazi sa- trali). Soprattutto, però, a Delfi il dio rispondeva a
cri attrezzati, comprendenti uno o più templi, teatri, coloro che venivano a chiedergli consiglio dettando
stadi, palestre, alberghi per i pellegrini e gli atleti, a una sacerdotessa chiamata Pizia i suoi oracoli, ov-
cappelle votive, edifici chiamati “tesori” destinati a vero i suoi messaggi profetici orali.
contenere le preziose offerte delle città e dei privati. Dopo avere ascoltato la domanda, la Pizia entrava in
I Greci vi si recavano periodicamente, sia a titolo trance, cioè in uno stato di incoscienza, e mormorava
personale, sia in occasione di grandi cerimonie o urlava risposte incoerenti che venivano interpretate
“panelleniche”, cioè di tutte le città greche, che dai sacerdoti di Apollo. Nonostante questa interpre-
prevedevano sacrifici sugli altari, processioni, gare, tazione, gli oracoli erano sempre ambigui, in modo
premiazioni e feste solenni. da non risultare mai errati.

La processione
La settimana lavorativa greca non prevedeva giorni di riposo.
In compenso le feste religiose equivalevano a duecento giorni
all’anno. Nelle feste le processioni avevano un posto centrale. Erano
particolarmente amate dalle donne, per le quali rappresentavano
una delle poche occasioni per uscire in pubblico.

IL L’ambiguità
DOCUMENTO dell’oracolo
Tipo di documento: Autore: Erodoto
Narrazione storica Titolo dell’opera: Storie
Data: V secolo a.C.

Nel 546 a.C. Creso, re della Lidia, un regno dell’Asia Minore,


chiese all’oracolo se doveva dichiarare guerra a Ciro,
re dei Persiani. La Pizia gli rispose:
La Pizia – Se farai guerra ai Persiani distruggerai un grande impero.
Nell’immagine la Pizia, in trance, sta per trasmettere Creso partì per la guerra, ma fu sconfitto e fatto prigioniero.
l’oracolo all’uomo in piedi che ha interrogato Apollo.
È vestita di bianco, siede su un alto tripode e tiene in mano
Quando accusò il dio di averlo ingannato, la Pizia ribatté:
un ramo di alloro, la pianta sacra ad Apollo – Avresti dovuto chiedere al dio di quale impero parlava:
(coppa del V sec. a.C., Berlino, Staatliche Museum). il tuo o quello di Ciro?
2 La civiltà greca 39

6 I giochi olimpici aveva periodicamente motivi di ostilità nei confronti


L’altro luogo sacro che rivestiva un’importanza fon- di ciascuna delle altre.
damentale per i Greci era il Santuario di Zeus a I giochi olimpici, fondati nel 776 a.C. durante i
Olimpia, dove si svolgevano i giochi panellenici giochi funebri per un eroe caduto e celebrati in ono-
olimpici. re di Zeus, erano i più importanti, tanto che il 776
Giochi e gare atletiche affondavano le loro origini nel a.C. divenne per i Greci l’anno Uno della loro storia.
lontano passato dei Greci, quando gli eroi dell’Iliade I giochi duravano cinque giorni e si svolgevano ogni
e dell’Odissea avevano l’abitudine di accompagnare i quattro anni a Olimpia, dove era stato costruito ap-
riti funebri per i loro compagni morti con competi- positamente un numero impressionante di attrezzatu-
zioni sportive (per esempio Achille ne organizzò di re sportive, templi per le cerimonie religiose, ostelli
magnifiche in onore di Patroclo). per gli atleti e per gli spettatori.
Anche dopo, sport e ginnastica restarono la parte più Vi partecipavano tutte le città greche per un to-
importante dell’educazione greca. Un corpo ben alle- tale di circa 500 delegazioni. In quel periodo ve-
nato, infatti, era considerato la necessaria preparazione niva proclamata una tregua che interrompeva tutte
alla guerra, un’attività che occupava le città greche le guerre e permetteva alla popolazione di recarsi a
quasi tutte le primavere, dato che ognuna di esse Olimpia in condizioni di totale sicurezza.

Le discipline olimpiche
Ecco le principali discipline in cui si
cimentavano gli atleti durante i giochi olimpici,
così come appaiono dalle “pitture vascolari”,
cioè dalle pitture eseguite dai ceramisti su vasi,
tazze, anfore, bicchieri. Lotta

Corsa con i carri

Salto in lungo

Lancio del giavellotto

Lancio del disco


Equitazione Mirone, Il discobolo
(copia romana, Museo
nazionale romano) La corona
della vittoria

Pugilato Corsa
40 U2 Le civiltà del mare

1 7 La società greca
I problemi degli adulti dell’antica Grecia non erano
gli stessi che i tuoi genitori devono affrontare oggi.
Oggi si lavora negli uffici, nelle grandi fabbriche,
nei trasporti e quelli che fanno gli agricoltori usano
trattori, trebbiatrici, concimi chimici e diserbanti. I
Greci invece erano quasi tutti contadini. Avevano
però una terra molto arida e montagnosa sulla qua-
le faticavano duramente, anche perché usavano solo
aratri di legno e non avevano concime per i loro
Anfore prodotte 2 campi. Disponendo di scarse pianure, producevano
in serie pochissimo grano e quindi non avevano mai pane a
Come noi oggi usiamo
i containers per sufficienza; in compenso, però, il vino e l’olio erano
trasportare ogni genere ottimi e abbondanti.
di merce, i Greci usavano
anfore di terracotta, rozze,
Chi non era contadino faceva l’artigiano o il mer-
prive di decorazioni e con cante. Alcuni artigiani cuocevano nei forni bellissimi
la base a punta 1 . Questo oggetti in ceramica che poi dipingevano. Altri fon-
particolare serviva a stivarle
nelle navi infilando la punta in uno spesso devano il bronzo e ne traevano statue, coppe e bacili.
strato di sabbia 2 , in modo che non si I mercanti, che erano anche abili marinai, riven-
muovessero. Le anfore venivano riempite di vino,
di olio, di grano, di olive e persino di tessuti. devano la ceramica, il bronzo, il vino e l’olio in molti
Paesi affacciati sul Mare Mediterraneo.

Navigazione
e commerci
Una nave da carico,
all’ancora in un porto,
dalla quale i marinai
scaricano merci provenienti
da luoghi lontani.
Qui sotto, un’anfora
preziosamente decorata.
Questo tipo di vasellame
di lusso era uno dei più
lucrosi prodotti
di esportazione.
2 La civiltà greca 41

8 La società greca
era basata sugli schiavi
Nella nostra civiltà esiste un importantissimo divieto
morale, condiviso da tutti: nessun uomo può avere
potere di vita e di morte su un altro uomo, quindi
nessuno può essere reso schiavo.
Ecco un’altra grande differenza tra noi e i Greci. Essi
trovavano del tutto naturale la schiavitù e, nei primi
tempi, un povero che non riusciva a pagare i propri
debiti a un ricco diventava il suo schiavo. Poi una Il mercato degli schiavi
legge proibì questa sopraffazione ma, in compenso,
essendo diventati grandi e potenti, i Greci compra-
rono decine di migliaia di schiavi di altri Paesi
e li impiegarono nei lavori più pesanti.

Gli schiavi contadini

Gli schiavi domestici

Gli schiavi delle miniere

Gli schiavi dello Stato Gli schiavi “assistenti” dei medici


42

3 Che cosa ci hanno insegnato


La democrazia non ti uccide perché la tua religione o
1 I Greci ci hanno lasciato
la tua provenienza non piacciono al governo, non ti
in eredità la democrazia impone di armarti a dieci anni, non ti chiede di spiare
Nonostante tante differenze con il mondo di oggi, i tuoi genitori, non ti fa sparire nel nulla un padre o
i Greci ci hanno lasciato in eredità alcune cose fon- una sorella e ti permetterà, quando sarai grande, di
damentali sulle quali basiamo oggi la nostra vita e le votare per i candidati che promettono di fare i tuoi
nostre convinzioni: la più preziosa è la democrazia. interessi.
La democrazia è un tipo di governo che ti lascia libero L’Italia ha conquistato questo bene inestimabile, che
di dire e di leggere quello che vuoi, di vestirti con va difeso da tutti noi. In molti altri Paesi, invece, in
gli abiti che preferisci e di viaggiare dove ti portano questo stesso momento, altri popoli soffrono sotto il
i tuoi desideri e le tue necessità. contrario della democrazia, che è la dittatura.

Quando non c’è la democrazia


La dittatura in America latina
dagli anni Settanta al 1990
Una mamma cilena con la foto di suo figlio sul petto. Anni fa,
sotto la feroce dittatura di Augusto Pinochet, la polizia segreta
fece scomparire in Cile decine di migliaia di persone, soprattutto
giovani, di cui non si è saputo più nulla.
I Latino-americani li chiamano desaparecidos.

La dittatura in Africa oggi


Un ragazzino del Congo obbligato a combattere come
un adulto.
3 Che cosa ci hanno insegnato 43

IL
DOCUMENTO Elogio della democrazia

Tipo di documento: Tragedia Data: 415 a.C. Autore: Euripide Titolo: Le supplici

Un grande tragediografo greco, Euripide, approfitta di uno scritte, il ricco e il povero hanno uguali diritti in questo
spettacolo per dire il suo parere al pubblico che affolla il teatro. paese. Il debole può rispondere al potente che lo attacca e,
La nostra città non è soggiogata dal potere di un uomo se ha ragione, prevalere su di lui. Quanto alla libertà, essa è
solo. Atene è libera. contenuta nelle parole con cui si apre ogni volta l’Assemblea:
È il popolo che vi regna; a turno i cittadini, diventati an- “Chi vuole, chi può dare un consiglio utile alla patria?”.
nualmente magistrati, amministrano lo Stato. Ciascuno allora può brillare o tacere. Si può immaginare
La ricchezza non gode di alcun privilegio: grazie alle leggi un’uguaglianza più bella?

La dittatura in Italia dal 1922 al 1943


Bambini in uniforme durante una parata negli anni
del fascismo in Italia.

La dittatura in Germania
dal 1933 al 1945
Un bambino ebreo del ghetto
di Varsavia avviato in un Lager
dai nazisti.

La dittatura in Cina dal 1949 a oggi


Un giovane insegnante cinese arrestato da un gruppo
di seguaci del dittatore Mao Ze-Dong in Cina. In quel
Paese, oggi tra le prime potenze industriali del mondo,
la democrazia non è ancora arrivata.
44 U2 Le civiltà del mare

2 I popoli antichi erano soggetti E poiché in Grecia ogni Stato corrispondeva a una
a un re dotato di immensi poteri singola città, compresa la campagna che aveva intor-
Tutti i popoli vissuti prima dei Greci, cioè Sumèri, no, ecco che cosa escogitarono.
Egizi, Cretesi, Micenei, erano sudditi di un re dotato In ogni città, che in greco si chiamava polis, fu co-
degli stessi poteri di un dittatore moderno. struita una piazza, che si chiamava agorà, per avere
Quel tipo di re aveva il controllo totale dello Stato, un luogo in cui ci fosse posto per tutti. Nella piazza
cioè l’organizzazione che ha il compito di provvedere i cittadini cominciarono a riunirsi periodicamente in
al benessere dei cittadini e verso la quale i cittadini Assemblea.
hanno a loro volta tutti i doveri e i diritti previsti La piazza, di cui le nostre città sono piene, è un altro
dalle leggi. patrimonio che abbiamo ereditato dai Greci: prima
In uno Stato di quel genere, però, i doveri erano di loro, nelle “città dei re”, la piazza non esisteva.
moltissimi e i diritti quasi nessuno. L’altro luogo che non poteva mancare in una polis
era l’acròpoli, ovvero la “città (polis) alta”. Si trovava
su una piccola collina sovrastante l’agorà, ospitava i
3 I Greci non vogliono affidare templi degli dèi protettori ed era cinta da mura.
il potere a un re e creano la polis L’acròpoli, infatti, era il cuore sacro della polis: quando
I Greci invece dissero: “Lo Stato non è di un re, ma qualche nemico riusciva a invadere la parte bassa,
dei cittadini. Tutti i cittadini devono partecipare al cittadini e guerrieri si asserragliavano nella città alta
governo. Solo loro hanno il diritto di fare le leggi”. e la difendevano fino all’ultimo sangue.

La polis: una città con la sua campagna parti fertili fornivano cereali, vino e olio; 2. un centro urbano
Il mondo greco era diviso in decine di piccole città. Strette tra le in cui abitavano artigiani e mercanti e in cui i proprietari di terre
montagne e il mare, esse costituivano dei piccoli Stati indipendenti, convergevano periodicamente dalla campagna per partecipare
organizzati secondo uno stesso modello: 1. un territorio le cui all’Assemblea.

L’estate è calda e molto secca La montagna è una barriera


e, spesso, una frontiera

Oliveti
Campi di
grano e prati

Porto

Vigneti
Collina Acròpoli

Mura Pendio roccioso


Agorà e incolto
3 Che cosa ci hanno insegnato 45

che in questo caso, però, si trattava di una minoranza:


4 Le città greche inventano gli schiavi ateniesi erano circa 110 000 e gli stranieri
la Costituzione 4000, mentre le mogli e i figli dei cittadini erano
In alcune poleis, per esempio a Sparta, le Assem- 110 000.
blee erano formate da sole 5000 persone, mentre gli Poi le Assemblee elessero il cittadino che ritenevano
abitanti erano ben 215 000. Il motivo era che alle il più saggio di tutti e gli chiesero di elaborare una
Assemblee partecipavano solo i cittadini e che molti Costituzione.
abitanti erano considerati non-cittadini, cioè per- È proprio da loro che anche noi abbiamo imparato
sone di serie B alle quali non era concesso nessun ad avere una Costituzione. Essa è il complesso delle
diritto politico. leggi fondamentali che formano la cornice di tutte le
In altre città, per esempio ad Atene, gli abitanti con- leggi particolari votate di volta in volta dall’Assem-
siderati cittadini erano di più, perciò alle Assemblee blea. Nessuna legge particolare può essere in contrasto
potevano partecipare addirittura 40 000 persone. An- con le leggi generali formulate nella Costituzione.

Entra nel ruolo di una donna ateniese


1 2

■ Sei proprio sfortunata! Se appartieni


a una buona famiglia, la tua vita sarà senz’altro
comoda, ma anche infinitamente noiosa.

■ Da piccola non potrai imparare a leggere


e scrivere. Vivrai con tua madre e con le schiave
nel “gineceo”, la parte della casa riservata
alle donne, giocherai con le bambole
(di legno o di terracotta 1 ) e imparerai
a filare e a tessere.

■ Appena adolescente andrai sposa


al giovane al quale tuo padre ti ha destinata
e non ti potrai ribellare 2 . Fino a quel
momento tuo padre ha avuto su di te
potere di vita e di morte.
Dal matrimonio in poi lo stesso potere
passa a tuo marito.
Una bambola
■ Potrai uscire di casa solo in occasione di terracotta con membra Una giovane moglie ripone il peplo da sposa
delle più grandi cerimonie religiose o per snodabili congiunte ripiegato in una cassapanca (rilievo in terracotta,
i matrimoni delle tue amiche. da un filo di ferro. Reggio Calabria, Museo Nazionale).

■ Ogni giorno manderai le schiave alla fontana


o a fare la spesa e aspetterai impaziente il loro
3
ritorno per sapere i pettegolezzi che girano
in città 3 .

■ Vedrai raramente tuo marito e, quando ciò


accadrà, dovrai parlare poco perché gli uomini
giudicano le donne degli esseri inferiori
e si annoiano al loro chiacchiericcio.

Alcune schiave
alla fontana
(vaso ateniese,
Londra, British
Museum).
46 U2 Le civiltà del mare

5 Sparta è una polis oligarchica Sparta oligarchica


Sparta non ebbe
A Sparta l’Assemblea aveva un potere estremamen- la democrazia anche perché
te limitato perché la sua Costituzione affidava tutte aveva un regime di tipo
militare. Infatti era una città
le decisioni più importanti a un Consiglio di 30 eternamente in allarme:
anziani appartenenti alle famiglie più antiche e più 150 000 abitanti
nobili. Sparta quindi non era una monarchia e aveva delle campagne erano tenuti
come schiavi e spesso
una Costituzione, però non era una polis democra- si ribellavano.
tica, ma una polis oligarchica, cioè una città dove
il potere era concentrato nelle mani di “pochi” (in
greco olìgoi).

6 Atene inventa la democrazia 7 L’Assemblea ha poteri


La polis che rese veramente democratica l’Assemblea, molto ampi
invece, fu Atene, grazie a un legislatore che si chia- Gli Ateniesi chiamarono l’Assemblea ecclesìa. Ri-
mava Clìstene e che nel 508 a.C. diede agli Ateniesi cordatelo, perché da questa parola deriva il termine
una grande Costituzione. “Chiesa”. All’ecclesìa partecipavano tutti i cittadini
Essa stabilì che nell’Assemblea ci fosse la totale libertà maschi che avevano raggiunto la maggiore età,
di voto, che era uguale per tutti i cittadini, sia ricchi che in Grecia scattava a vent’anni.
che poveri, e la totale libertà di parola; ciò signi- L’ecclesìa aveva moltissimi poteri: controllava l’operato
fica che in Assemblea si poteva criticare liberamente dei ministri in carica, che in Grecia si chiamavano
e anche aspramente il governo. I cittadini di Atene stratèghi, e quello della bulè, il Consiglio dei Cin-
gradirono molto anche questa seconda libertà, tanto quecento che assicurava la gestione quotidiana delle
che tra loro nacque il primo grande autore satirico del questioni in corso. Inoltre l’ecclesìa decideva la pace
mondo antico: Aristofane. Era un autore di teatro e e la guerra ed emanava le leggi. Tutto questo è già
i cittadini non vedevano l’ora di sentire i suoi attori abbastanza democratico, non ti sembra? Eppure le
prendere in giro i cittadini più in vista. garanzie del cittadino non finivano qui.

Atene democratica
Il disegno ricostruisce una votazione dell’assemblea.
3 Che cosa ci hanno insegnato 47

8 La Costituzione protegge
la democrazia con una serie IL
DOCUMENTO L’ostracismo
di garanzie
Clìstene conosceva bene i vizi degli esseri umani; Tipo di documento: Autore: Plutarco
perciò nella Costituzione inserì una serie di garanzie. Biografia Titolo: Vite parallele
Data: I secolo d.C.
Per evitare che un ambizioso riuscisse a ottenere una
carica corrompendo gli elettori, i massimi responsa- Grosso modo l’operazione dell’ostracismo avveniva così.
bili del governo non venivano eletti, ma sorteggia- Ogni votante prendeva un óstrakon, cioè un coccio, vi scrive-
ti. Inoltre essi duravano in carica solo un anno va il nome del cittadino che voleva esiliare e lo portava in un
e non potevano essere sorteggiati due volte punto della piazza del mercato cinto tutt’intorno da steccati.
Gli arconti (ovvero i magistrati più importanti) contavano
nell’intero arco della loro vita.
prima il totale dei cocci consegnati, perché l’ostracismo
Nonostante questo c’era sempre il pericolo che qual- non era valido se avevano votato meno di seimila cittadini;
cuno tentasse di diventare re o tiranno (noi oggi poi li separavano, ciascuno secondo il nome che portava, e
diremmo “dittatore”) approfittando delle sue glorie colui il cui nome era scritto sul maggior numero di cocci
militari oppure della sua capacità di mentire in mo- veniva esiliato dalla città per dieci anni, pur continuando
do convincente o della sua ricchezza. A ciò Clìstene a mantenere i suoi beni.
provvide con l’ostracismo, un voto popolare con
cui l’uomo pericoloso poteva essere mandato in esilio
per dieci anni. Esempio
Infine, perché potessero partecipare all’ecclesìa anche di óstrakon
con i nomi Aristide
i più poveri, ogni cittadino riceveva un òbolo, cioè dei cittadini
una moneta. Infatti c’erano contadini che arrivavano da esiliare.
dalla campagna e che, per esercitare il loro diritto di Lisimaco
voto, perdevano una giornata di lavoro.

9 Le norme contro la confusione


Ma come faceva questa enorme folla a non combinare
una gran confusione?
Clìstene aveva pensato anche a questo e aveva stabi-
lito che le leggi fossero prima accuratamente prepa-
rate da una commissione di persone specializzate e
poi proposte al voto dell’Assemblea. Inoltre bisogna
dire che i Greci erano ampiamente informati delle
questioni politiche. Questa qualità – che oggi non è
molto diffusa – è il primo requisito della democrazia.
Per evitare poi che le Assemblee fossero rese eterne
dai prolissi e dagli esibizionisti, aveva anche provve-
duto a un orologio ad acqua che dava a chi pren-
deva la parola un tempo massimo di qualche minuto.

La clessidra ad acqua
Quando il vaso inferiore è pieno,
chi sta difendendo le proprie
ragioni deve tacere.
48

4 Le ultime eredità

1 I Greci colonizzano 2 Il teatro, la filosofia e la storia


la Sicilia e l’Italia meridionale Dai Greci non abbiamo ereditato solo la piazza, la
I Greci seppero comunicare l’“arte di essere cittadini” Costituzione, la democrazia e, con essa, la poli-
a molti dei popoli con cui vennero in contatto, in tica, ma anche altre tre cose di cui la nostra cultura
particolare agli abitanti dell’Italia. è completamente impregnata.
2800 anni fa, nell’VIII secolo a.C., infatti, essi fu- Una di esse è il teatro. Lo inventarono i Greci, con
rono costretti a emigrare a causa dell’aridità della loro Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane, e fu la forma
terra, molto montuosa e difficile da coltivare a grano, di spettacolo più amata fino all’invenzione del cine-
e diedero luogo a una grande colonizzazione fon- matografo, alla fine dell’Ottocento. Anche il cinema,
dando città in Asia Minore (l’attuale Turchia), in però, deriva dal teatro: entrambi infatti usano attori
Sicilia e nell’Italia meridionale. per rappresentare una vicenda.
In quello stesso momento, nell’Italia centrale stava Un’altra è la filosofia, fondata da Socrate, Platone e
crescendo il popolo degli Etruschi e, nel Lazio, stava Aristotele. Essa è un’indagine sulla natura e sull’uomo
sorgendo una piccola città chiamata Roma. distinta dalla religione ed è ciò che più differenzia la
Etruschi e abitanti di Roma impararono molte cose nostra da altre civiltà, come per esempio quella isla-
dai coloni greci e noi le abbiamo conosciute proprio mica, in cui ogni forma del pensiero è legata alla fede.
attraverso di loro. Un’altra importante eredità è la storia, fondata da
Erodoto nel V secolo a.C. Essa è l’indagine sul nostro
passato per conoscere il nostro presente e progettare
il nostro futuro.

IL
DOCUMENTO Perché la storia

Tipo di documento: Autore: Erodoto


Narrazione storica Titolo: Storia delle Guerre
Data: V secolo a.C. persiane, Premessa

Le parole che leggi qui sotto costituiscono l’atto di fondazione


della storia. Con esse, infatti, Erodoto apriva la sua lunga nar-
razione degli usi e costumi dei Persiani, per spiegare poi come
essi fossero arrivati alla decisione di attaccare la Grecia e perché,
nonostante la loro superiorità numerica, persero la guerra.
La parola “ricerca” è la traduzione esatta del termine greco usato
da Erodoto: historìa. Quella sua particolare ricerca fu ritenuta
così importante che oggi si chiama “storia”.
Erodoto espone qui il frutto della sua ricerca [in greco hi-
storìa] per impedire che le azioni compiute dagli uomini,
Paestum Greci e Barbari, vengano dimenticate a causa del passare
Una veduta aerea dei templi dell’antica città di Paestum, in provincia
di Salerno.
del tempo.
4 Le ultime eredità 49

3 Atene e Sparta insieme 4 Atene e Sparta in lotta


contro i Persiani fra loro determinano la fine
Grazie alla democrazia, che permise ai cittadini di della libertà greca
scegliere tra la pace e la guerra e quindi poi di com- Dopo le Guerre persiane, Sparta e Atene, che in re-
battere con la piena convinzione di dover difendere altà non si erano mai capite né amate, si distrussero a
la loro libertà, Ateniesi e Spartani insieme vinsero, vicenda nella Guerra del Peloponneso, terminata
nel 490 e nel 480 a.C., le Guerre persiane, contro nel 404 a.C., e qualche decennio dopo tutte le città
un nemico molto più numeroso e potente: l’immenso greche caddero sotto il dominio del re di Macedonia,
impero dei Re dei Re, i cui soldati però combatte- Alessandro Magno. Alessandro riuscì in un’impre-
vano solo perché costretti a obbedire. sa ritenuta impossibile: conquistare l’intero Impero
persiano e fondare un “impero universale” in cui egli
avrebbe governato Greci e Orientali nelle vesti di un
re da adorare come un dio.
La democrazia greca era finita.
Alessandro, però, morì giovanissimo e l’“impero uni-
versale” fu smembrato in diversi regni governati dai
suoi generali dando origine ai Regni ellenistici. Di
lì a poco questi regni sarebbero diventati province
di Roma.
Ma qui comincia un’altra storia...

Guerre tra Greci


La Guerra del Peloponneso, combattuta dagli Ateniesi contro
gli Spartani, indebolì le poleis greche.

Pericle e il Partenone

Dopo le Guerre persiane, Atene visse


un periodo splendido sotto la guida di Pericle,
un grande uomo politico che ne fece una
potenza marittima e ne trasformò l’aspetto
ricostruendo tra l’altro l’acròpoli.
Gli antichi templi di legno e terracotta furono
sostituiti da templi di marmo, tra i quali ancora
oggi svetta il Partenone, dedicato ad Atena
Parthenos, “la vergine” protettrice della città.
Il disegno lo rappresenta nel suo antico aspetto:
marmi rosati e fregio dipinto a vivaci colori.
3
UNITÀ
Nascita e ascesa
della civiltà romana
I LUOGHI
C e l t i Veneti

Celti
ra Padana
Pianu
L iguri
Rimini Gli Etruschi, che hai
già studiato in quinta
Marsiglia Arno elementare, furono
Etruschi il più grande popolo
italico prima dei
Romani.

P o
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MAGNA
GRECIA
di

Ecco come si
Sar

configurava l’Italia
al tempo in cui
Gre

ici i Fenici e i Greci


en
ci

cominciavano
F

a colonizzarne alcune
zone costiere
i
al

in Sicilia, in Sardegna
It

ici e nella Magna Grecia,


Fen Sic ani ovvero nel Meridione.
Sic uli
Gre
Cartagine ci
Fen
ic
A F R I C A
i

IL TEMPO
800 a.C. 700 a.C. 600 a.C. 500 a.C. 400 a.C. 300 a.C.

M O N A R C H I A R E P U B B L I C A
753 a.C. 509 a.C. 486-367 a.C.
Fondazione Fine della Lotta della plebe
di Roma Monarchia 264-146 a.C.
e fondazione della Guerre puniche
Repubblica 493-275 a.C.
Conquista dell’Italia

APOGEO DELLA POTENZA ETRUSCA D E C L I N O

ELLENISMO
IN GRECIA

P O L I S

334-323 a.C.
776 a.C. Alessandro Magno
Prima olimpiade
490-479 a.C.
Guerre persiane
I CONCETTI
LE ORIGINI DELLA POTENZA DI ROMA
Il 753 a.C. è una data d’inizio fornita dai Romani
stessi nelle loro leggende. In quell’anno, infatti,
Romolo
e Remo avrebbero scelto il colle Palatino per
tracciarvi un solco quadrato e fondarvi una città.
Roma costruisce le sue fortune sulla capacità
di favorire gli scambi tra civiltà e durante la
Repubblica conquista l’Italia e il Mediterraneo.

UNA COSTITUZIONE EQUILIBRATA


La società romana elabora una Costituzione “mista”,
fondata sull’equilibrio tra istituzioni democratiche,
istituzioni oligarchiche e “contropotere plebeo” .

LA RIFORMA DI AUGUSTO
Le istituzioni repubblicane non sono adatte a
governare l’enorme impero conquistato dai Romani.
Augusto le riforma, trasformando la repubblica in
un principato.

Nascita
200 a.C. 100 a.C. di Cristo 100 200 300 400 500

I M P E R O
133 e 123 a.C. 88-31 a.C. 476 d.C.
Gracchi Guerre Fine dell’Impero
civili romano
d’Occidente
Principato
di Augusto

E S P A N S I O N E D E L C R I S T I A N E S I M O
146 a.C.
Conquista romana
della Grecia
52

1 La civiltà etrusca

1 I Villanoviani conoscono i Greci 2 Gli Etruschi costruiscono


e “diventano” Etruschi numerose città e fondano
La colonizzazione greca dell’Italia mise in moto i una società aristocratica
commerci determinando la rapida maturazione degli Gli Etruschi costruirono numerose città. Di regola
Etruschi. sceglievano la sommità di una collina, in modo da
Gli antenati diretti del popolo etrusco erano i Villa- dominare il territorio circostante, e la vicinanza di un
noviani (chiamati così dalla cittadina di Villanova, corso d’acqua dolce per garantirsi l’approvvigio-
vicina a Bologna, dove furono trovati i loro primi namento idrico. Molte erano in vista del mare, dove
resti archeologici); probabilmente provenivano da avevano un porto e una flotta.
una città dell’Asia Minore e in tempi antichissimi Alcune città dell’Italia centrale – tra le quali Tarqui-
erano emigrati in Italia e si erano stanziati in un’area nia, Veio, Cerveteri, Arezzo, Perugia, Chiusi, Volter-
che abbraccia l’Emilia, la Toscana, l’Umbria e il ra – si costituirono in una Lega religiosa chiamata con
Lazio settentrionale. termine greco dodecàpoli (unione di “dodici città”).
Essi condussero per qualche secolo una vita relativa- Altre, come Felsina (Bologna), Mantova, Piacenza,
mente modesta, finché tra l’VIII e il V secolo a.C. Marzabotto, restarono autonome.
entrarono in contatto con i coloni della Magna Originariamente la società era governata da un re che
Grecia, cominciarono a scambiare prodotti e materie si chiamava lucumòne, ma tra il VI e il V secolo a.C.
prime con loro, adottarono l’alfabeto e, in pochi questo potere passò in mano agli aristocratici, che
decenni, cambiarono radicalmente livello di vita. vivevano in modo principesco, grazie al possesso di
Da questo momento in poi li chiamiamo Etruschi (da terre e di lucrose attività commerciali.
Tusci, il nome che diedero loro i Romani e dal quale Intorno alle famiglie aristocratiche gravitava una mas-
deriva Toscana; i Greci invece li chiamavano Tirreni, sa di lavoratori (contadini e artigiani) collocati in
motivo per il quale il Mar Tirreno, che lambiva le una situazione intermedia tra la libertà e la schiavitù.

La parità dei sessi


Fra gli Etruschi la donna era considerata alla pari
dell’uomo e possedeva denaro proprio che investiva
a suo piacimento. Partecipava alle cene, beveva, rideva
e scherzava. Su questo sarcofago etrusco due coniugi
sono in posa tenerissima e si stringono la mano (Roma,
Museo di Villa Giulia). Nel mondo greco, che considerava
la donna una semplice appendice dell’uomo, una
raffigurazione come questa sarebbe stata impensabile.
1 La civiltà etrusca 53

Etruschi, Greci e Fenici in Italia nell’VIII secolo a.C.


3 Da una terra ricca, sfruttata
da un popolo geniale, scaturisce Città della dodecapoli

una grande civiltà Zone di


influenza etrusca
Po Adria
Colonie greche
L’agricoltura etrusca fu particolarmente favorita dal- Felsina
Spina
Colonie fenicie
la natura. Le zone abitate dagli Etruschi, infatti, erano Risorse minerarie dell’Etruria
fertili pianure o dolci colline ed essi le resero ancora Arno ferro rame argento
Volterra
più produttive grazie ai loro ingegneri, che crearono Arezzo M
a
re
Populonia Chiusi Perugia
una vasta rete di canali di irrigazione e organizza- Vetulonia Volsinii
A
d
ri
rono colossali opere di bonifica nelle paludi della Roselle

Te
a

ve
Vulci ti

re
Tarquinia Veio c
Val di Chiana, della Maremma e del Delta del Po. Cere Roma
o

Coltivavano cereali (grano, avena ecc.) e, con no-


tevole successo, la vite e l’olivo, due colture dalle Cuma Napoli

tecniche complesse che avevano imparato dai Greci.


Abbondavano anche i boschi e quindi il legname con M a r Ti r r e n o
il quale costruivano case, templi e navi.
La ricchezza etrusca tuttavia non si esauriva qui. La
Toscana infatti era ricca di metalli. Nelle miniere
M a r
toscane si estraevano rame, argento, piombo, allume I o n i o
e soprattutto ferro. Nell’Isola d’Elba erano state Siracusa
impiantate così tante fucine che i marinai greci la Cartagine

chiamavano “la Fumosa”.


Grazie a queste materie prime e a un artigianato marinai e, di conseguenza, guerrieri e pirati. Per
raffinatissimo, influenzato da quello greco, gli Etru- diversi secoli essi esercitarono un ferreo controllo
schi intrapresero il commercio e divennero grandi sul Tirreno contendendo questo mare sia ai Greci
esportatori di prodotti d’ogni genere, quindi abili sia ai Fenici.

Dèi e indovini

Sulla religione degli Etruschi sappiamo piuttosto poco, perché


i loro Libri sacri sono andati tutti perduti. Certamente però
erano politeisti e il mito narrava che alla base di tutto stava 1 Un aruspice stilizzato.
l’apparizione di Tages, un essere divino balzato fuori dal solco
2 Un fegato di bronzo diviso
tracciato da un aratro, che aveva rivelato al contadino sbalordito in caselle: era il “manuale”
il mistero degli dèi. dell’aruspice. A seconda della casella
Assai più conosciuti degli antichi dèi sono i loro sacerdoti-indovini, in cui nel fegato di un animale
chiamati arùspici 1 , che erano i massimi esperti delle “tecniche compariva un’anomalia, si poteva
divinatorie”, necessarie, secondo gli antichi, a interpretare i messag- predire il futuro.
gi divini e quindi a predire il futuro. La divinazione si basava sulla
direzione del volo degli uccelli, sull’esame del fegato degli animali
2 e sull’osservazione dei fenomeni atmosferici. A questo ultimo
scopo gli arùspici avevano accuratamente classificato i fulmini, ai
quali avevano attribuito nomi diversi a seconda se si scaricavano
in terra o in mare, se colpivano un albero, una casa o un uomo.
I diversi nomi corrispondevano ai rispettivi dèi che li avevano
mandati e permettevano di capire il significato di questo invio.
54

L’insegnamento etnico:
2 essere aperti agli stranieri

1 Uno strano albero genealogico


Roma fu fondata nel 753 a.C., cioè proprio men-
tre in Grecia nasceva la polis.
Secondo la leggenda, la città fu fondata sul colle Pa-
latino da Romolo, figlio di Rea Silvia, figlia di...
Un momento di pausa: qui ti serve un albero genea-
logico simile a quello che alle elementari hai costruito
per la tua famiglia.
Perché quest’albero è così importante? Perché presen-
ta un elemento strano. Leggi il nome del capostìpite,
cioè dell’antenato da cui tutti i membri della famiglia
hanno origine. Si chiama Enea.
Quando affronterai l’epica nell’antologia, ti accor-
gerai, se non lo sai già, che Enea non era un italico,
bensì un asiatico: la sua città d’origine, infatti, era
Troia e sorgeva in Anatolia cioè, come sai già, nell’o-
dierna Turchia.
Le città greche sostenevano di essere state fondate
dagli dèi e dagli eroi della loro mitologia e lo stesso
avevano fatto popoli ancora più antichi: Sumèri, Egizi
ecc. Come mai, allora, un popolo appena nato crea
una leggenda contraria a quella degli altri e dice di
discendere da uno straniero?

Foce del Tracia


Tevere

Troia

Sicilia

Cartagine

Creta
Ma r Me dite r r a ne o

Il viaggio di Enea
2 L’insegnamento etnico: essere aperti agli stranieri 55

2 Roma è una città ideale ampi diritti alle città vinte. Molto tempo dopo un
per gli scambi tra civiltà imperatore, che si chiamava Claudio, fece entrare nel
Il fatto è che i Romani avevano una precisa con- governo i Galli, che abitavano nella Francia attuale e
vinzione: la loro città aveva avuto fortuna proprio che un tempo erano stati nemici dei Romani.
perché, sin dalla sua nascita, aveva accolto genti di Roma quindi non fu mai una città “pura” e tanto
ogni provenienza e perfino schiavi fuggitivi; non era meno ostile agli stranieri.
stata chiusa e soffocante, ancorata a pregiudizi, ostile Fu invece sicuramente una città ideale per gli “scam-
alle novità. bi tra civiltà”. Uno storico greco antico, Polibio,
Pensa, per esempio (e questa non è leggenda, ma che, sebbene appartenesse a un popolo vinto, ammi-
storia) che ai tempi delle origini Roma ebbe dei re rava molto la grandezza di Roma, diceva: “I Romani
sabini, tre re etruschi e uno di origine greca. sono più pronti di ogni altro popolo ad abbandonare
Quando conquistarono l’Italia, i Romani diedero una vecchia abitudine per adottarne una migliore”.

Il mercato della Via Salaria

• Individua Roma sulla cartina.


È appena nata sui sette colli
che si affacciano sul Tevere.
• Le città tutt’intorno sono già molto
agguerrite e potenti, soprattutto
quelle etrusche.
• Osserva la costa: in territorio
etrusco scorgerai le saline;
ora spostati di nuovo su Roma:
da lì parte la via Salaria,
la “via del sale” che segue i tratturi
dei pastori e va verso l’Abruzzo
e la Puglia.
• Roma si impadronirà del commercio
del sale e diventerà così ricca
e potente da conquistare tutte
le città del Lazio.
56 U3 La civiltà romana

3 Roma conquista l’Italia leali potevano diventare addirittura cittadini, quelli


L’avidità di imparare dagli stranieri, e quindi – direm- che si erano mostrati meno disponibili diventavano
mo oggi – l’estrema “tolleranza” nei loro confron- alleati; tutti potevano commerciare liberamente in
ti, non impediva ai Romani di conquistarli. Roma, un territorio non più diviso, ma unificato; molti po-
infatti, era una città aggressiva nei commerci e tevano sposare donne o uomini romani e dare così la
avida di nuove terre da coltivare. preziosa cittadinanza ai propri figli. Inoltre i Romani
Combattendo gradualmente contro i popoli vicini, i fondavano colonie in tutta la penisola italiana.
Romani arrivarono a dominare tutta l’Italia. Dopo Esse erano nuove città circondate dalla campagna,
averli vinti attraverso guerre anche molto aspre, però, dove i coloni bonificavano il territorio rendendolo
li accoglievano nel loro sistema politico: i popoli più una distesa di campi ben ordinati e ben coltivati.

Come i Romani organizzavano il territorio conquistato

1 Osserva le immagini partendo le altre strade. Nota le strutture


dalla 1 , a sinistra. tipiche delle città romane. Il foro
è l’equivalente dell’agorà greca,
gli acquedotti erano costruiti
L’accampamento
sul modello di quelli etruschi.
Serviva ai soldati durante
la conquista. Essi tracciavano due
I campi
strade perpendicolari, chiamate
La terra conquistata veniva
cardo, “cardine” o strada
suddivisa in lotti divisi anch’essi
principale, e decumanus.
da recinzioni perpendicolari
e parallele e distribuita tra
La città
i coloni. In alcune zone d’Italia
Dopo la conquista, arrivavano
l’organizzazione romana è rimasta
i coloni che, insieme ai soldati,
intatta. Quella della foto 3
costruivano la città 2 . Anche qui,
è vicina a Cesena, in Romagna.
prima si tracciavano il cardo
e il decumanus, poi tutte

2 3

anfiteatro

cisterna
teatro
acquedotti

cardo
foro mercato

terme fontana

cisterna
decumanus

torre porta
2 L’insegnamento etnico: essere aperti agli stranieri 57

4 Roma vuole anche la Sicilia 5 La Prima guerra punica dimostra


Arrivò poi il giorno in cui Roma fu premiata in modo l’ingegnosità dei Romani
eccezionale per la sua politica di integrazione degli La Prima guerra punica si combatté sul mare. I
stranieri e degli ex nemici. Ciò accadde quando si Romani non avevano navi e non sapevano eseguire
scontrò con una città africana potentissima, Carta- in mare le manovre necessarie per una battaglia, ma
gine, e rischiò di perdere tutto. disboscarono la Sila, provocando il primo disastro
Si era nel 264 a.C., Roma era ormai uno Stato po- ambientale in Calabria, e costruirono una flotta.
tente che dominava tutta la penisola. I Romani, af- Poi, grazie alla loro capacità di adeguarsi a tutte le
facciati sullo Stretto di Messina, guardavano la Sicilia situazioni, inventarono un modo per combattere
e dicevano: “Che bella terra, che terra ricca! Peccato sull’acqua come se fossero a terra: i corvi. Schiac-
che, con un antico trattato, abbiamo giurato ai Carta- ciarono i Cartaginesi nel 241 a.C., dopo 23 anni di
ginesi di non avvicinarci alle sue coste” (va detto che guerra, tre grandi battaglie navali e grazie ai corvi, e
i Cartaginesi venivano chiamati Punici dai Romani). si impadronirono non solo della Sicilia, ma anche
Dopo un po’, essi pensarono: “Rompiamo il trattato, della Sardegna e della Corsica.
entriamo in Sicilia, e vediamo che cosa succede”. Con questa vittoria essi avevano posto le basi per
Successe che Cartagine, in quel momento la più po- il dominio del Mare Mediterraneo, che significava
tente città marinara del Mediterraneo, non gradì affat- dominio dei commerci, rifornimenti di grano, nuovi
to la rottura del trattato e dichiarò guerra ai Romani. contatti con popoli diversi e possibilità di espansione.

Vittorie navali
Le navi da guerra antiche avevano la prua rinforzata
dai rostri, cioè da doppie lame taglienti. Ammainando
le vele e manovrando solo con i rematori, bisognava lanciare
la propria nave contro il fianco dell’altra e sfondarla.
I Romani, non sapendo fare questa manovra, inventarono
i corvi, delle passerelle mobili munite di rampini, simili agli
artigli di un uccello. Con essi bastava affiancarsi alla nave
nemica, calare il corvo e andare all’arrembaggio.
58 U3 La civiltà romana

6 La Seconda guerra punica


comincia con una serie
di disastri
A Cartagine, però, qualcuno decise di vendicarsi. Era
un giovane aristocratico che si chiamava Annibale.
Nel 218 a.C. egli compì un’impresa quasi incredibile:
partì con un esercito dalla Spagna (conquistata dai
Cartaginesi qualche anno prima), attraversò le Alpi in
pieno inverno e piombò in Italia quando i Romani
meno se lo aspettavano. Non solo, ma fece attraver-
sare le Alpi anche a quaranta elefanti. Come ci riuscì
non si sa. Però sono proprio le imprese impossibili
quelle che caratterizzano i grandi generali.
Arrivato nella Pianura padana e poi giù, fino alla Pu-
glia, Annibale sconfisse ripetutamente gli eserciti ro-
mani, finché a Canne annientò le ultime legioni che
Roma era riuscita a mettere in campo: subito dopo
Canne, Roma non aveva più neanche un uomo in
grado di difenderla. Fu allora, però, che essa raccol-
Gli elefanti di Annibale se i frutti della sua politica nei confronti dei popoli
Far superare ai pachidermi i passi alpini innevati e i fiumi tumultuosi conquistati.
costò la vita a molti uomini (e anche a diversi elefanti).

Sconfitte terrestri
Incredibilmente un esercito che sembrava invincibile come quello romano fu annientato da quello di Annibale.
2 L’insegnamento etnico: essere aperti agli stranieri 59

7 Dove si dimostra l’importanza le province trassero vantaggi dal sistema romano: fare
dell’integrazione buoni affari era facile, le religioni e i costumi locali
venivano rispettati, le città si ingrandivano, le cam-
Annibale avrebbe dovuto marciare subito contro la
pagne fruttavano.
città che odiava e occuparla finché era indifesa. Inve-
Molti popoli passarono dalle capanne alle case di
ce, siccome aveva un esercito costituito non da cit-
mattoni, dai terreni paludosi alle vigne e ai campi
tadini ma da mercenari, cioè da soldati di vari Paesi
di grano.
che combattevano solo per denaro, dovette aspettare
dei mesi perché le sue truppe volevano riposarsi e
divertirsi dopo le molte battaglie. Inoltre, non arri-
vavano da Cartagine i soldi per pagare i soldati, che
ben presto cominciarono a ribellarsi. Alcuni addirit-
tura lo abbandonarono. Per un po’ Annibale non si
preoccupò: i mercenari, prima o poi, creavano sempre
qualche problema. Intanto mandava ambasciatori alle
città italiche alleate di Roma offrendo loro grandi
vantaggi: era sicuro che esse avrebbero abbandonato
la città vinta e avrebbero marciato con lui per darle
il colpo finale.
Invece ciò non accadde. Esse, anzi, misero tutti i pro-
pri uomini a disposizione di Roma e ricostituirono
le legioni. Grazie a questo e a un grande generale,
Scipione l’Africano, Roma passò al contrattacco.
Nel 202 a.C. Scipione sbarcò in Africa costringen-
do Annibale ad abbandonare l’Italia per soccorrere
Cartagine. I due eserciti si affrontarono a Zama e i
Romani ottennero una vittoria che risolse la guerra.

8 Le province conquistate
formano l’Impero romano
Dopo aver vinto Cartagine, Roma non ebbe più ri-
vali capaci di arrestare la sua espansione. Le legioni
marciarono contro i regni asiatici a est e contro le
tribù ispaniche a ovest. Un altro grandissimo generale,
Giulio Cesare, conquistò l’intera Gallia e sbarcò an-
che in Inghilterra. A tutte queste regioni conquistate,
che i Romani divisero in province, si dà il nome di
Impero romano. Roma era ancora una repubblica
e in questo caso imperium significava “dominio”. Più
tardi avrebbe assunto anche un secondo significato.
Le province non ebbero i vantaggi di cui godevano L’esercito cittadino di Roma
le città italiche. A volte i loro governatori le oppri- Le legioni romane, a differenza dell’esercito cartaginese, erano
costituite interamente da cittadini di Roma e delle città italiche.
mevano con gravi ingiustizie e Roma domò spietata- Si armavano a proprie spese e combattevano per la grandezza
mente numerose rivolte. Nel complesso, però, anche della propria città.
60 U3 La civiltà romana

La formazione dell’Impero romano

Re n
o
Ocean o Atlant ic o
Dan
ubio
Gallie
Lione
Milano

Illiria Mar Nero


Spagna

Roma
Italia
Macedonia

Taranto
Asia
Gr e c i a
M inor e
Cartagine Corinto Atene Eufra
te
Zama Si r i a
A f ri ca
Mare Mediterraneo

Cirenaica
Egi t t o

Nilo
Possedimenti romani: verso il 400 a.C. verso il 200 a.C. verso il 100 a.C.

272 a.C. Taranto 202 a.C. Zama 146 a.C. Corinto


completamento della conquista dell’Italia fine della Seconda guerra punica Fine dell’indipendenza greca

9 Strade per l’esercito


e per i commerci
Per vincere una guerra occorre spostare rapidamente
le proprie truppe allo scopo di sorprendere il nemico
e di attaccarlo quando non se lo aspetta. I Romani,
diventati i più grandi geni militari del mondo antico,
divennero quindi anche i più abili e attivi costruttori
di strade.
I primi tracciati fra Roma e i centri laziali, come la
via Salaria o le vie Ardeatina e Laurentina, erano
tortuosi, pieni di variazioni di quota, e il loro fondo
era in terra battuta.
Nel IV secolo a.C., però, i Romani impararono a co-
struire strade rettilinee e, primi nel mondo antico, a
lastricarle rendendole durevoli nel tempo e resistenti
Le strade alla pioggia e al gelo. I tracciati delle strade romane
Un ingegnere impiega uno strumento, chiamato groma, per verificare sono rimasti validi per secoli e li percorriamo ancora
che il percorso sia rettilineo. Gli schiavi aprono un varco nella roccia oggi quando viaggiamo sulla via Aurelia, la via Emilia,
viva degli Appennini e lastricano il fondo della strada, costruendo
anche un muretto di protezione. la via Cassia, la via Flaminia o su tratti della via Appia.
61

L’insegnamento sociale:
3 a tutti gli stessi diritti, ad alcuni
la stessa speranza
1 La società è divisa le loro forze e, insieme, scacciarono l’ultimo sovrano,
tra patrizi e plebei Tarquinio il Superbo, fondando la repubblica.
Non vorrei che, leggendo questo Capitolo, tu pen- Subito dopo, però, i patrizi si liberarono dei plebei
sassi che Roma fosse una città idilliaca, dove ogni escludendoli dal potere. Poiché pochi governavano
esigenza veniva accolta con inchini e sorrisi. Roma, senza alcun controllo su tutto il popolo, Roma fu
anzi, fu molto spesso una città violenta. Però riuscì per un certo periodo una repubblica oligarchica.
sempre a risolvere i suoi problemi e a vivere lunghis- I plebei erano orgogliosi e combattivi e non erano
simi periodi di benessere e di serenità. affatto disposti a rinunciare ai loro diritti di cittadini,
Uno di questi problemi era che la società romana era perciò scatenarono le lotte della plebe, che dura-
nettamente divisa: da una parte c’erano i patrizi, cioè rono più di un secolo, attirando molti patrizi dalla
gli aristocratici di antica origine che avevano le terre loro parte e strappando ai più ostinati una vittoria
più grandi e migliori, dall’altra i plebei, i contadini dietro l’altra.
con i campi più piccoli, che non potevano vantare an- Da queste lotte nacque una Costituzione “mista”
tenati illustri. Nel 509 a.C. i Romani, come prima di del tutto originale che riusciva a bilanciare i poteri dei
loro avevano fatto i Greci, decisero che non volevano patrizi con quelli dei plebei e che permise a Roma di
più essere governati da un re; patrizi e plebei unirono crescere più di ogni altra città del mondo.

La Costituzione “mista” romana


62 U3 La civiltà romana

2 Anche i Romani hanno guerra o erano poveri ed erano disoccupati. Se, con
una bacchetta magica, qualcuno avesse fatto sparire
gli schiavi, ma essi possono improvvisamente tutti gli schiavi, nel giro di poche
sperare nella libertà ore l’Impero romano si sarebbe trovato senza pane,
Come i Greci, anche i Romani si avvalevano del senza amministrazione, senza niente. Un’economia
lavoro degli schiavi. basata interamente sul lavoro degli schiavi si chiama
Dopo la formazione dell’Impero, questi ultimi di- economia schiavista.
vennero milioni, essendo soprattutto prigionieri di Tu condividi certamente l’idea che quella della schia-
guerra. Quando una città non si arrendeva, infatti, i vitù è una pratica disumana: uno schiavo non poteva
Romani la prendevano con la forza e riducevano in sposarsi, la sua testimonianza era accettata solo sotto
schiavitù gran parte degli abitanti, donne e bambini tortura e il padrone aveva il diritto di decidere se
compresi. I mercanti di uomini seguivano le legioni trattarlo in modo umano o come una bestia.
nella loro avanzata, compravano i prigionieri dai con- Anche in questo campo i Romani dimostrarono una
soli, li selezionavano in base alle loro caratteristiche, grande apertura. Infatti, unici in tutto il mondo an-
poi li rivendevano nei mercati di schiavi. tico, gli schiavi romani, dopo anni di servizio inec-
Con il passare dei secoli, agli schiavi furono affidati cepibile, potevano essere liberati. Si trasformavano
indistintamente tutti i lavori, mentre i liberi o erano in liberti, prendevano il nome del loro padrone e
ricchi e si occupavano esclusivamente di politica e di diventavano cittadini romani a pieno diritto.

Come Roma sfrutta gli schiavi

Gli schiavi greci sono ritenuti i più intelligenti e perciò sono anche Tra gli schiavi agricoli, i più
i più costosi. Lavorano nelle grandi famiglie romane come dottori, intelligenti dirigono le ville
bibliotecari, parrucchieri, camerieri e cuochi. Alcuni aiutano i loro dei latifondi e comandano
padroni nelle botteghe. Altri insegnano nelle scuole. centinaia di altri schiavi.

Gli schiavi dello Stato eseguono la Le condizioni peggiori sono quelle degli Gli schiavi più atletici vengono
manutenzione degli edifici pubblici. schiavi delle miniere. L’aria malsana, addestrati accuratamente e impiegati
I più colti lavorano negli uffici; le fatiche e i maltrattamenti li condannano nei combattimenti degli anfiteatri.
tra questi alcuni diventano molto a una morte precoce.
potenti.

Le ribellioni sono abbastanza frequenti. Una, La cerimonia di liberazione di uno schiavo si chiama
violentissima, scoppiò tra gli schiavi-pastori siciliani; “manomissione”, perché il padrone lo tocca con una
un’altra fu guidata dal gladiatore Spartaco. mano. Da quell’istante egli diventa un liberto.
63

L’insegnamento politico:
4 non temere il cambiamento

1 Quando le vecchie leggi di gioielli. I plebei avevano il loro campo ed esso


vanno riformate bastava a nutrire una famiglia. Nessuno era troppo
“I Romani sono più pronti di ogni altro popolo ad ricco e nessuno troppo povero.
abbandonare una vecchia abitudine per adottarne una In seguito, i bottini di guerra e le rendite dell’Im-
migliore”. Così diceva lo storico Polibio; anche vive- pero avevano arricchito i patrizi oltre ogni misura.
re in una repubblica, dopo molti secoli, era diventata Ora vivevano in ville sontuose, possedevano grandi
una “vecchia abitudine”. estensioni di terreno e avevano migliaia di schiavi.
Perché “vecchia”? Perché la società aveva subito dei Accanto a loro si era formata la nuova nobiltà di
cambiamenti talmente profondi che lo Stato andava quei plebei che diventavano consoli, senatori e go-
assolutamente rinnovato con grandi riforme che vernatori delle province e che possedevano ricchezze
adeguassero le leggi o addirittura la Costituzione alle e potere. Un’altra categoria di privilegiati di origine
nuove esigenze. plebea erano i cavalieri, che avevano in mano tutti
A Roma, tra il 509 a.C. (anno di costituzione della gli affari più lucrosi, dall’appalto delle tasse all’edilizia.
repubblica) e il 14 a.C. (inizio di una nuova serie di Una classe intermedia era formata dai piccoli arti-
enormi cambiamenti), tutto era mutato; 495 anni, giani e dai bottegai.
pari quasi a 5 secoli, sono un tempo veramente lungo. Poi c’era la plebe. I plebei avevano servito per l’arco
di intere generazioni nelle legioni e per questo ave-
vano lasciato i campi in totale abbandono, avevano
2 La società romana dovuto cederli per pochi soldi ai patrizi e si erano ro-
è profondamente mutata vesciati sulle città. Ma neanche lì c’era lavoro, a causa
Fino alle Guerre puniche Roma era stata una città degli schiavi, e vivevano di espedienti in condizioni
frugale, in cui i patrizi, pur essendo spesso prepo- miserabili. Costituivano una massa immensa che, solo
tenti e arroganti, coltivavano la terra come tutti gli a Roma, sfiorava il milione di persone.
altri e vivevano in case disadorne, prive di argenti e Infine c’erano i liberti.

Dalla piccola proprietà al latifondo

Nei primi secoli della Repubblica Durante le Guerre puniche la stragrande Finite le guerre, molti possessori
le fattorie erano di modeste proporzioni maggioranza dei contadini dovette di piccole fattorie non riuscirono
e venivano mantenute dal lavoro di una abbandonare le fattorie e servire nelle a riparare i danni e affogarono nei debiti.
sola famiglia, aiutata al massimo da legioni. Privi di braccia, i campi restarono Dopo qualche anno le loro terre furono
uno o due schiavi. I proprietari ne incolti; molte fattorie furono addirittura incamerate dai proprietari più ricchi,
ricavavano a sufficienza per nutrirsi devastate dalle battaglie e dai soldati che le trasformarono in fattorie enormi,
e per vendere al mercato le eccedenze. in marcia di entrambi gli eserciti. condotte da migliaia di schiavi.
64 U3 La civiltà romana

Giulio Cesare
Cesare veniva da una famiglia aristocratica impoverita che sosteneva
di avere come antenati il figlio di Enea, Iulo (ovvero “Giulio”), e
quindi la dea Venere, che di Enea, secondo la leggenda, era la madre.
Ricordi l’albero genealogico di pagina 54? Attraverso Iulo, i Giulii
discendevano anche da Romolo.
Nel corso dei secoli, tuttavia, questa famiglia non aveva dato alla
Repubblica personaggi di grido. La stessa casa di Cesare non si
trovava in una zona elegante, ma nella Suburra, il quartiere mal-
famato di Roma, dove egli nacque intorno al 100 a.C.
Durante l’infanzia Cesare ebbe come maestro uno schiavo intel-
ligente e colto, proveniente dalla Gallia, che gli insegnò non solo
il latino e il greco, ma anche molte notizie sui propri compatrioti
che tornarono molto utili al suo allievo quando conquistò la
Gallia. Pare che da adolescente Cesare soffrisse di attacchi di mal
di testa e di epilessia. Era un abile cavaliere, ma era capace anche
di marciare a piedi per giorni interi senza stancarsi.
Divenne calvo molto presto e questo fu sempre un suo cruccio,
che cercò di mascherare tirandosi i capelli dalla nuca alla fronte.
Fu un grandissimo generale, adorato dalle sue truppe che portò
sempre alla vittoria. Contemporaneamente era un perfetto uomo
di mondo, elegante, spregiudicato, ricco di umorismo, capace
di perdonare i vizi altrui, nella perfetta consapevolezza di averne
altrettanti. Non avendo denari, si era alleato a un senatore ric-
chissimo che aveva finanziato la sua carriera politica. Nessuno dei
suoi avversari politici, però, aveva fatto i conti con la sua grande
ambizione e con la sua acutissima intelligenza.

3 Occorre abbattere plebe. Per realizzare questo progetto Cesare si fece


eleggere dittatore a vita, ma questa nomina, che
il potere del Senato andava contro la Costituzione repubblicana e dava a
L’immenso disagio creato da queste profonde tra- un uomo solo tutti i poteri, gettò nel panico i senatori
sformazioni sociali sfociava da tempo in una serie e un gruppo di loro lo uccise nel 44 a.C. Fu Otta-
di tragedie. I capi della fazione patrizia e quelli della viano Augusto, figlio adottivo di Cesare, a portare
fazione plebea si mettevano a capo di una parte delle a compimento la radicale riforma della Costituzione
legioni e si combattevano a vicenda dando luogo a che pose fine al periodo repubblicano.
devastanti Guerre civili. Non si poteva continuare
così, pena la distruzione di tutto ciò che Roma aveva 4 Augusto riforma lo Stato
creato. L’uomo che per primo capì qual era la solu-
zione fu Giulio Cesare, il conquistatore della Gallia, trasformando la repubblica
che era anche un grande uomo politico: bisognava in “principato”
abbattere il potere del senato. Ottaviano Augusto riuscì a trasformare la Costituzio-
Essendo troppo attaccati ai loro privilegi, infatti, i ne romana... senza trasformarla. Grazie al potere che
senatori non usavano più gli immensi poteri della loro aveva assommato nelle proprie mani dopo avere scon-
carica a vantaggio della società nel suo complesso e fitto in battaglia tutti i suoi avversari, infatti, egli non
non provvedevano in nessun modo al malessere della si proclamò re, né dittatore a vita, ma assunse su di sé
4 L’insegnamento politico: non temere il cambiamento 65

i tre massimi poteri previsti dalle leggi repubblicane.


Tali poteri erano:
• il tribunato della plebe, che rese la sua persona
“sacra e inviolabile” e gli permise di controllare
le Assemblee della plebe, dove si potevano votare
leggi senza bisogno dell’approvazione del Senato
(i plebisciti);
• il proconsolato per tutto l’Impero, che gli
assegnò il governo delle province più importanti,
nonché il comando supremo di tutte le legioni
romane, e gli permise inoltre di avere a sua dispo-
sizione il Tesoro dello Stato per finanziarle;
• la carica di pontefice massimo, con la quale ebbe
il controllo di tutte le cerimonie religiose.
Separatamente, ognuna di queste cariche rispettava
le leggi repubblicane; la loro somma, invece, le tra-
sformava nel potere di un monarca.
Ottaviano divenne un sovrano di fatto, se non di
nome. Non di nome, perché non volle titoli odiosi
per la mentalità romana, come “re” o “dittatore”.
Si limitò invece a usare il sistema tradizionale per il
quale ciascun romano aveva un prenome, un nome Ottaviano Augusto
e un cognome. Ottaviano assunse come prenome la Era un bell’uomo ma non aveva il fascino focoso di Cesare.
Era abitudinario, sobrio, ligio al dovere ma poco amabile
e sfortunato negli affetti domestici.

parola imperatore, che fino ad allora era stata sem-


plicemente il titolo riservato ai comandanti vittorio-
si; come nome, quello di Cesare, il padre adottivo,
amatissimo dalla plebe; come cognome Augusto,
“colui che accresce”, cioè che rende i cittadini ricchi
e felici.
Infine incoraggiò l’abitudine di chiamarlo con l’ap-
pellativo di principe, cioè “primo (fra i cittadini)”.

5 Con alcuni provvedimenti


urgenti Augusto risana
le finanze e aiuta i più poveri
Stremati da tanti anni di Guerre civili, nelle quali era-
no stati versati fiumi di sangue ed erano state vuotate
le casse dello Stato, i Romani non chiedevano altro
che ordine, pace, sicurezza, una buona amministra-
Livia zione e risparmi garantiti.
Fu la terza moglie, amatissima, di Ottaviano. Si comportò
per tutta la vita in maniera impeccabile, ma mostrò
Augusto cercò di dare un segnale immediato ai cit-
di tenere più al potere che agli affetti. tadini con una serie di provvedimenti urgenti che
66 U3 La civiltà romana

tendevano a risanare le finanze statali e a dare fidati, fece di loro la classe dirigente dell’Impero.
sicurezza ai diseredati: congedò 300 000 legionari La classe media, formata da mercanti, bottegai e
per rendere meno costoso e più snello l’esercito, an- artigiani, sostenne Augusto perché la pace favoriva
nullò i debiti dei privati verso lo Stato e diede l’avvio le attività e gli affari.
a grandi opere pubbliche – acquedotti, templi, strade, Anche la plebe fu avvinta da un legame strettissimo
edifici – impiegando come manodopera i disoccupati con l’imperatore, che presiedeva come tribuno le As-
di Roma e delle colonie italiche. semblee, organizzava grandiosi spettacoli gratuiti e,
quando il prezzo del pane si alzava eccessivamente,
ordinava distribuzioni gratuite di grano.
6 Nuove categorie sociali Infine Augusto compì un gesto rivoluzionario esaltan-
saranno la forza dell’Impero do il ruolo dei liberti, gli schiavi “manomessi” che
Successivamente Augusto varò una grande riforma avevano curato i suoi affari di famiglia, ai quali affidò
che diede una nuova sistemazione alle categorie so- l’amministrazione del fisco, il patrimonio personale
ciali dell’Impero. dell’imperatore, mentre l’erario, le casse pubbliche
Al Senato tolse la maggior parte dei poteri politici; dello Stato, restava amministrato dai senatori. Il fisco
però compensò astutamente i singoli senatori con divenne però molto più ricco e importante dell’era-
incarichi inutili ma onorifici e redditizi. Inoltre man- rio. Inoltre molte casate nobili lo imitarono e, nel giro
tenne il loro diritto ormai secolare al governo delle di pochi anni, i liberti diventarono una categoria
province. Poiché i cavalieri gli apparivano molto più sempre più vasta di privilegiati.

I sostenitori dell’Impero

I cavalieri La classe media


come questi ufficiali come questo
pretoriani. panettiere, che ha
una bottega e alcuni
schiavi.

Gli schiavi
La plebe che, come questo
che avrà spettacoli e grano schiavo-bambino,
gratuito. potranno aspirare
a diventare ricchi
e potenti come liberti.

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