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FACOLTA DI MISSIOLOGIA

II CICLO
ESAME DI SINTESI

III. I DOCUMENTI MISSIONARI DELLA CHIESA


FONDAMENTI MAGISTERIALI
Il Focus: 10 documenti del magistero sulle missioni e sulla missione

1. 7 documenti preconciliari

• Probe Nostis (Gregorio XVI, 1840)


• Sancta Dei Civitas (Leone XIII, 1880)
• Maximum Illud (Benedetto XV, 1919)
• Rerum Ecclesiae (Pio XI, 1926)
• Evangelii Praecones (Pio XII, 1951)
• Fidei Donum (Pio XII, 1957)
• Princeps Pastorum (Giovanni XXIII, 1959)

2. 4 documenti conciliari e postconciliari

• Ad Gentes (Vaticano II, 1965)


• Evangelii Nuntiandi (Paolo VI, 1975)
• Redemptoris Missio (Giovanni Paolo II, 1990)
• Evangelii Gaudium (Francesco, 2013)

2. Perché studiare questi documenti?


1. Conoscere l’autorevole insegnamento della Chiesa
2. Imparare un metodo di interpretazione
• Tutti i documenti sono inseriti in un contesto storico.
• Si può capire il documento solo se si comprende il contesto storico.
3.Riflettere sulla continuità e sul cambiamento nell'insegnamento della Chiesa
• Come la chiesa vedeva l'Altro: l'Altro religioso e l'Altro culturale
• Teologia della missione: le missioni o la missione?
• Chi è responsabile per la missione?
• Cosa è cambiato e perché è cambiato?
4.Imparare dagli sbagli della Chiesa
• Giovanni Paolo II e «la purificazione della memoria»
5. Capire soprattutto l’insegnamento conciliare e post-conciliare
• Come la Chiesa intende la missione nel nostro tempo.
• Nella luce del Secondo Concilio Vaticano
• Con una comprensione delle domande e delle sfide della chiesa post-conciliare

Il Contesto Generale: Il Movimento Missionario Moderno

Il nostro percorso
1.Le due fasi del MMM
2.Il MMM e il Colonialismo
3.La questione dell’Altro nel MMM

1.Le Due Fasi


1. La prima fase: 1492-1773
•1492: una data simbolica: la “scoperta” delle Americhe da Colombo e “L’Eruzione dell’ Altro”
•“Il primo vero incontro del mondo occidentale con una realtà antropologicamente diversa” (Gianni
Colzani)
•Migliaia di missionari mandati nelle Americhe e in Asia: Francesco Saverio, Matteo Ricci, Roberto
di Nobili, ecc.
•1773: fine simbolica (Bevanse Schroeder): la soppressione dei Gesuiti.
•Con la rivoluzione francese (1797) e le guerre napoleoniche (1803-1814), quasi 70 anni di grave
declino nelle opere missionarie della Chiesa

2. La seconda fase: 1840-1945


•1840: La pubblicazione del Probe Nostis(Gregorio XVI) e il risveglio del MMM
•Grande zelo missionario, soprattutto in Francia. Tante nuove congregazioni missionarie.

Coincise con il periodo del “alto imperialismo” (“High Imperialism”). Europa (e dopo, gli Stati Uniti
e Giappone) hanno diviso il mondo tra loro.

1945: Fine simbolica. La fine della Seconda guerra mondiale. Il crollo degli imperi coloniali.

2. MMM e il Colonialismo

a. Come si caratterizza il rapporto tra il MMM e il colonialismo?


•Non si può negare che "le missioni moderne hanno avuto origine nel contesto del colonialismo
occidentale moderno". (Bosch)
•Sia nella prima fase quando Spagna e Portogallo erano le potenze dominanti, sia nella seconda fase,
quando dominavano il Gran Bretagna e la Francia.
•Il rapporto è semplicemente contemporaneità? Cioè, solo per caso, la missione e il colonialismo sono
avvenuti più o meno nello stesso periodo?

B. Il Colonialismo come Una Realtà Negativa


•Come si valuta il colonialismo come fenomeno storico?
•Recentemente, fra parecchi intellettuali, c'è la tendenza a glorificare l'imperialismo e colonialismo,
a indicare tutti gli effetti positivi che i colonizzatori hanno portato alle loro colonie.
•Alcuni gruppi in Europa glorificano il passato imperiale o ne minimizzano l'importanza.
•Anche se il dominio coloniale ha portato alcuni benefici, non si può dimenticare che esso ha
comportato violenza, sottomissione dei popoli, la privazione della terra e della libertà, umiliazione
culturale e degradazione.
•Giustificato di «una antropologia asimmetrica.» (G. Campese)

B. Il Colonialismo come Una Realtà Negativa: 2 Esempi


1.Il “genocidio” dei popoli indigeni delle Americhe:
•Gli indigeni: sradicati dalle loro case e terra, costretti a lavorare nelle encomienda, nelle miniere
d'argento del Perù, nelle piantagioni di zucchero dei Caraibi e Brasile
•Bevan se Schroeder parlano giustamente dell'"incontro traumatico tra i popoli d'Europa e i popoli
delle Americhe.»
•Il prodotto concreto di questo incontro è stato che "molti indigeni sono morti -forse anche 60 milioni
-a causa della malnutrizione e dei cambiamenti alimentari, di nuove malattie (alle quali non avevano
alcuna immunità), di conflitti armati e di lavori forzati".
2. La Tratta atlantica degli schiavi africani:
•I popoli dell'Africa subsahariana sono stati portati dagli spagnoli e dai portoghesi a lavorare nelle
loro nuove colonie. (Nel 18°secolo gli britannici avevano la più grande quota del mercato.)
•"Questo commercio di schiavi africani, che fu sotto il controllo portoghese dopo il 1493, fornì presto
lavoratori per sostituire il numero sempre minore di indigeni dei Caraibi e delle Americhe".
•Bevan se Schroeder suggeriscono che da 10 a 12 milioni di africani furono portati nelle Americhe
come schiavi, 1 o 2 milioni morirono nel passaggio attraverso l'Atlantico, e forse 12 milioni morirono
nella marcia dall'Africa interna verso la costa dove sarebbero stati spediti.

C. Il Complesso Rapporto Tra MMM e colonialismo


•Sarebbe ingiusto dire che i missionari erano semplicemente complici e servitori del colonialismo.
•Tanti missionari furono difensori dei diritti dei popoli indigeni contro i colonizzatori. L’esempio di
Bartolome de las Casas.
•«La preoccupazione principale di quasi tutti i missionari era il benessere delle persone che erano
venuti a servire.» (Stephen Neill, Colonialismand Christian Missions)

C. Il Complesso Rapporto Tra MMM e colonialismo


•Tuttavia, i missionari tendevano ad accettare il colonialismo come un dato di fatto, come quadro
accettabile del loro lavoro.
•I Papi (Niccolò V, RomanusPontifex(1454) e Alessandro VI (Inter casetera1493)) hanno benedetto
e incoraggiato il progetto coloniale con la sua violenza -per il bene della diffusione del Vangelo.

Romanus Pontifex (1454)


•Papa Niccolò V (1454) diede al re AffonsoV del Portogallo il diritto di "invadere, attaccare,
sconfiggere e sottomettere qualsiasi Saraceno e pagano e altri nemici di Cristo ovunque si trovino, e
di prendere i regni... possedimenti, beni mobili e immobili ovunque ottenuti e detenuti e di ridurre le
loro persone alla perpetua servitù".
•Questo, affinché i Re del Portogallo possano "perseguire questa santa opera, così famosa e degna
della venerazione di tutte le epoche future, la salvezza delle anime, la crescita della fede e la
depressione dei suoi nemici, portando così gloria a Dio e alla fede stessa e a tutta la repubblica della
Chiesa".

Inter Caetera(1493)
•Papa Alessandro VI divise il mondo "sconosciuto" tra Spagna e Portogallo, e ha costituito le
fondamenta di ciò che più tardi sarebbe stato chiamato il Patronato Real.
•Il Papa "Affida ai re cattolici il compito di convertire gli indigeni delle Indie". E dà loro il potere di
organizzare la Chiesa lì.
•Se gli spagnoli "scoprirono" terre non ancora governate da un re cristiano, allora il Papa dice che ora
vuole "donarle, concederle e assegnarle" ai re di Castiglia e León, purché mandino uomini per
"istruire gli indigeni e per infondere loro la fede cristiana".

C. Il Complesso Rapporto Tra MMM e colonialismo


•“Le Lacrime di Zurara” (Gomes Eanes de Azurara), cronista del Principe Enrico il Navigatore di
Portogallo
•Descrive la vendita di schiavi davanti al principe Enrico a Lagos nell'agosto 1444
•Piangeva per quello che vedeva
•Conclusione: Il principe "riflette con grande piacere sulla salvezza di quelle anime che prima erano
perdute".
•La schiavitù è teologicamente giustificata perché significa portare le persone alla fede
•il gesuita José de Acosta, che scriveva nel 1570 dal Perù
•Era consapevole delle sofferenze dei popoli indigeni
•Ha lottato con «lo scandalo epistemologico» delle Americhe: perché questa terra così ricca di risorse,
così piena di persone che non conoscono Cristo, così sconosciuta all'Occidente?
•Una Teologia di divina provvidenza: L’America come la “hija fea”
•Dio ha benedetto questa brutta figlia con una ricca dote di risorse affinché i colonizzatori fossero
attratti da lei e il Vangelo fosse predicato
•La conquista spagnola delle Americhe fa parte del piano di Dio!
•Non pochi missionari sono caduti nella trappola di confondere l’impero coloniale e la missione,
soprattutto nel XIX secolo.
•Alcuni missionari incoraggiavano i loro paesi a conquistare i paesi dove facevano missione. (E.g.
missionari scozzesi in Malawi e missionari tedeschi in Namibia).
Da un lato:
•Motivi spirituali, altruistici, evangelici dei missionari
•La difesa dei diritti dei popoli colonizzati contro i loro propri governi

D’altreparte:
•L'accettazione del colonialismo come un dato di fatto o un aiuto positivo
•La legittimazione teologica del colonialismo per la diffusione del Vangelo
•La confusione tra missione e nazionalismo
•«Qualcuno potrà dire, a buon diritto, “quando il Papa parla di colonialismo dimentica certe azioni
della Chiesa”. Vi dico, a malincuore: si sono commessi molti e gravi peccati contro i popoli originari
dell’America in nome di Dio. . . .»
•«Chiedo umilmente perdono, non solo per le offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro le
popolazioni indigene durante la cosiddetta conquista dell’America.» Papa Francesco, 9 Luglio2015,
Bolivia

3. La questione dell'"Altro"

a. L'Altro come impulso alla missione


•La scoperta dell’ Altro ha dato impulso al movimento missionario moderno.
•Per vari motivi, la Chiesa europea nel XV e XVI secolo riteneva che tutto il mondo fosse già stato
evangelizzato e, come insegnava Tommaso, per totum mundu mae dicata est ecclesia.
•Improvvisamente, l'Europa scoprì che esistevano innumerevoli altre persone che non conoscevano
e non sapevano nulla di Cristo.
•Lettera di due monaci cistercensi a Papa Leone X nel 1513, in cui si chiede al Papa di prestare
particolare attenzione a questa realtà completamente nuova di popoli che "non conoscevano la
superstizione ebraica, né la verità di Cristo, né sono stati ingannati dall'empia eresia maomettana . . .
ma che fanno ciò che fanno, non per ostinata perfidia, ma pura ignoranza".

b. L'Altro come domanda e sfida


•Un'analogia: scoprire la vita su altri pianeti.
Per esempio, scopriamo che ci sono marziani, che sembrano essere come noi, ma che sono diversi
da noi, nell'aspetto, nel linguaggio, nelle abitudini.
Come li valutiamo, e come ci mettiamo in relazione con loro? Sono nostri pari, inferiori, superiori?
Sono buoni o cattivi? Possono essere salvati?
•1537: Sublimus Deus di Paolo III: dichiara che gli indigeni americani sono esseri umani a pieno
titolo
Alcuni dicevano che gli indiani «dovrebbero essere trattati come muti bruti creati per il nostro
servizio, fingendo di essere incapaci di ricevere la Fede cattolica".
Paolo III: "Gli indiani sono veramente uomini e sono... capaci di comprendere la Fede cattolica... e
non devono assolutamente essere privati della loro libertà...".
•Il Dibattito di Valladolid (1550-1551) tra Bartolomede lasCasase Juan Ginesde Sepulvadasull'uso
della forza nell'evangelizzazione degli indios.
•La domanda centrale: questi nuovi popoli fossero così pienamente umani come gli europei?
•Sepulvada: difendeva l'uso della forza perché questi popoli erano "per natura servili e barbari, e
quindi obbligati a sottomettersi a quelli di intelligenza superiore".
•Las Casasinsisteva sul fatto che gli indios, erano "creati a immagine e somiglianza di Dio, e dotati
come tutti gli altri di ragione, volontà e libertà".
•Il punto: L’Europa ha dovuto interpretare questi nuovi popoli in relazione a se stesso.

c. L'Altro Interpretato e classificato


•Il Contrasto fra Bartolome de Las Casas(1484-1566) e Jose de Acosta (1539-1600)
•Las Casas: “Tutte le nazioni del mondo sono umane e tutte condividono la stessa definizione: sono
esseri razionali. Tutti hanno intelletto e volontà, come creati a immagine e somiglianza di Dio.»
•Jose de Acosta: “ Chiamiamo «indios" tutti i barbari che sono stati scoperti nel nostro tempo dagli
spagnoli e dai portoghesi... persone che non solo sono private della luce del Vangelo, ma anche
inconsapevoli della civiltà". (De Procuranda indorum salute).
•Qual è il criterio per interpretare l'Altro?
•Esiste una gerarchia fra i popoli e le culture?
•Jose de Acosta: usando la nozione aristotelica del “barbaro,” conclude che L’ Altro è umano, ma
inferiore, sia religiosamente che culturalmente.
•Alonso de Sandoval (1576-1652), De instauranda Aethiopum salute: "La terra europea è la più
piccola delle quattro parti del mondo, ma è la parte più nobile, virtuosa, magnifica e civile del mondo".
•Con questa presunzione di superiorità, alcuni missionari hanno iniziato un progetto di
«classificazione, descrizione e gerarchizzazione» dei «nuovi popoli». Vediamo tre esempi.
•Jose de Acosta, De Procuranda Indorum Salute (1588): tre distinte classi di barbari
•Il primo gruppo, il "più alto della civiltà,» i cinesi e i giapponesi, hanno delle città, dei governi, del
commercio, dell'alfabetizzazione e della letteratura. Possono essere convertiti, non con le armi, ma
usando la ragione.
•Il secondo gruppo, i messicani e i peruviani, mancano di scrittura, di filosofia, ma hanno governo e
legge. Possono crescere nella fede una volta sono "portati sotto il potere dei principi cristiani" (in
altre parole, una volta conquistati).
•Il terzo sono gli indigeni che "vivono come animali selvatici", non hanno scrittura, non hanno
governo; questi devono essere trattati come i bambini, e la forza può essere usata con loro. (Acostasi
lamentava che la croce dei missionari in America Latina è "la naturale stupidità degli indiani")
•Qual è stato il criterio di valutazione dell'umanità dell'"altro"?
•Alfonso di Sandoval, De Instaurando Aethiopum salute (1627):
•(Lavoravacon San Pietro Claver per i schiavi.)
•Il Presunto: l'europeo è il più virtuoso e il più civile dei popoli.
•L’africano come la forma più bassa di essere umano.
•Una spiegazione «teologica»: La loro "pelle nera" non deriva solo dal "calore estremo", ma, perché
sono i discendenti di Cam, il figlio di Noè che è stato maledetto da Dio.
•"Così gli Etiopi discendono da Cam, il primo servo e schiavo che ci sia mai stato al mondo, la cui
punizione ha oscurato la pelle dei suoi figli e dei suoi discendenti".
•Alessandro Valignano(1539-1606), “fondatore” del “modo soave” di Matteo Ricci, nel
Sumario(1580):
•I Giapponesi (e i cinesi):"Queste persone sono tutte bianche, cortesi e molto civilizzate, tanto da
superare tutte le altre razze conosciute del mondo".Sono sinceramente convertiti al
cristianesimoperché"sono bianchi e di buona comprensione e comportamento"
•Gli Indiani (della India, non di America): "sono neri, e di poco senso, e [quindi] molto difficili da
migliorare e da trasformare in buoni cristiani»
•Gli Africani: "Sono una razza molto priva di talento... incapace di comprendere la nostra santa
religione o di praticarla; a causa della loro intelligenza naturalmente bassa non possono elevarsi al di
sopra del livello dei sensi. . . . mancano di cultura . . . e vivono come bestie selvagge. . . . . In fine,
sono una razza nata per servire".

Osservazioni
•Tre missionari gesuiti, in diverse parti del mondo, tendono tutti ad avere un modello simile di
interpretazione dell'Altro, sia di indigeni americani, africani o asiatici.
•Il punto di riferimento è l'europeo come Centro; gli altri sono valutati sulla base della loro
somiglianza con l'europeo.
•I criteri non sono cristiani (in contrasto con de la Casas), ma colonialisti.
•Questi sono esempi della prima fase del movimento missionario moderno. Ma servono come
background per gli atteggiamenti dei missionari nella seconda fase del movimento missionario
moderno. E anche i documenti dei papi.
•L’accettazione di «una visione asimmetrica dell’umanità» (G. Campese)

Riassunto: L’Altro nel MMM


•La “Scoperta dell’Altro” come impulso per il MMM
•L’Altro come domanda e sfida: come interpretare quest’Altro, e come reinterpretare il “io” in
confronto con quest’Altro?
•Due “linee di pensiero”:
De Las Casas: la piena e uguale umanità dell’Altro, creato a immagine di Dio
Acosta, Sandoval, Valignano: classificazione dell’ Altro in termini di vicinanza o distanza
dall’Europeo. Una interpretazione Eurocentrica.

Riflessione
•Importante da ricordare: La visione dell'altro e il criterio che si usa per interpretare l'altro
determinano la teologia della missione e la strategia della missione.
•Las Casas: La sua ultima lettera al Papa Pio V (cf. Luis Rivera-Pagan)
Vede non solo l’immagine di Dio, ma anche negli sofferenti indigeni “Gesù Cristo... non una volta,
ma mille volte frustato, insultato, picchiato e crocifisso".
Chiede al Papa di incaricare i vescovi dell'America Latina di difendere i nativi americani, di
imparare la loro lingua, e di condividere la loro povertà
•Acosta: Usare la ragione per i cinesi e giapponesi ma la forza per gli indigeni
•Valignano: “il modo soave” solo per i cinesi e giapponesi

Probe Nostis(1840) e Sancta Dei Civitas(1880)

PROBE NOSTIS (1840)

1. Contesto storico: La Rivoluzione Francese (1789-99) e le Guerre Napoleoniche (1803-1805)


«Nessun evento nella storia del cattolicesimo moderno è stato così importante e sconvolgente come
la Rivoluzione francese e le successive guerre napoleoniche.» (J. McGreevey)
Iniziò una lunga guerra tra la Chiesa cattolica e la società moderna e liberale, che forse si concluse
ufficialmente solo con il Concilio Vaticano II.

1. Contesto storico: La Rivoluzione Francese (1789-99) e le Guerre Napoleoniche (1803-1805)


Prima della Rivoluzione: La Chiesa Cattolica era la religione ufficiale della Francia. L'alleanza tra
il trono e l'altare che era la cristianità.
La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (1789): libertà di opinione religiosa, di espressione, di
stampa. Condannata della Chiesa come “indifferentismo.”
L'esperienza della persecuzione: «Per un certo periodo, un attacco al cristianesimo sponsorizzato
dallo Stato,» un «assalto al cristianesimo che non ha eguali nell'esperienza europea sin dai tempi del
primo Impero Romano.» (T. Tackett)

La Chiesa durantela RivoluzioneFrancese


I beni della Chiesa furono confiscate
Abolizione degli ordini religiosi
Nazionalizzazione della Chiesa, ponendola sotto lo Stato
Esilio di 35.000 sacerdoti e religiosi. Uccisione di oltre 3000 sacerdoti.
Dal 1793: La “scristianizzazione”: cambiamento dei nomi delle citta, strade, negozi; chiusura delle
chiese; distruzione di campane, statue, paramenti, libri liturgici
Il “culto della «Ragione» o del «L'Essere Supremo»
«L'esperienza traumatica del decennio rivoluzionario ha sconvolto la chiesa fino alle sue stesse
fondamenta». (Tackett) Possiamo dire che tutta la storia della chiesa nel XIX secolo era una reazione
alla Rivoluzione Francese.

La Chiesa sotto Napoleone


Napoleone vedeva la Chiesa come fonte di stabilità sociale, ma sotto il controllo di Stato
Firmò un concordato con Pio VII nel 1801
Rapito e detenzione in Francia di due Papi, Pio VI e Pio VII

I “Cattolici Liberali”
Dopo le guerre napoleoniche, alcuni cattolici volevano promuovere la conciliazione della Chiesa
con gli elementi positivi (come libertà, democrazia) della nuova cultura
Grandi nomi: Lamennais, Montalembert, Lacordaire.
Il motto del giornale L’Avenir: “Dio e Libertà”

2. Gregorio XVI, Nemico del “liberalismo”


Mauro Cappellari, Papa dal 1831 al 1846
Monaco camaldolese. Espulso da Roma da Napoleone (1807). Prefetto della Propaganda Fide prima
di essere eletto Papa nel 1831.
Opposto alle nuove libertà e ai gruppi rivoluzionari.
No alle lampade a gas e alla ferrovia!
Un forte senso della Chiesa sotto attacco.
Famosa soprattutto per MirariVos(1832). È "falso e assurdo, o meglio folle, che dobbiamo
assicurare e garantire a ciascuno la libertà di coscienza".

3. Gregorio XVI, Il “Papa Missionario”


Il "papa responsabile del risveglio della missione mondiale della Chiesa nell'Ottocento". (Robert
Schreiter) Ha rilanciato la seconda fase del MMM.
1.Abolizione del Patronato Real/Padroado. (La Chiesa è responsabile della missione, non le potenze
coloniali!)
2.Promozione di nuove congregazioni missionarie.
3.Creazione di più di 70 nuove diocesi e nominato 195 vescovi missionari.
4.Poiché i re non finanziavano più le missioni, si rivolse ai laici e li invitò a partecipare alla missione,
sostenendo le società missionarie. (Probe Nostis, n. 13)
5.Supremo Apostolatus(1839): condannò la schiavitù e la tratta degli schiavi.

4. Probe Nostis
a.Il tono apocalittico e il linguaggio assai violento contro il mondo moderno
La visione di una battaglia. Inemici della Chiesa, "eretici e increduli" (n. 1), cercano di distruggere
la Chiesa e di diffondere l'errore e la falsità.
Il diavolo è dietro a tutto questo (n. 15), il "nemico infernale tormenta la diletta Sposa di Cristo" (n.
14).
Esorta i vescovi a combattere contro i "nemici della religione" (n. 3).
Un linguaggio completamente negativo verso la cultura moderna: "i loro giornali pestiferi", "la loro
" simulata carità, " i loro “capziosi discorsi".

b. Come vedeL’Altro?
L’AltroSecolare: “Ereticie increduli” (no. 1)
L’AltroReligioso: "coloro che giacciono nelle tenebre e nell'ombra della morte". (n. 6) Una frase
che sarà ripetuta in quasi tutti i documenti successivi. Chi non è cristiano è nella completa oscurità.
L’AltroCulturale: I missionari "percorrono con grande coraggio le selve e le caverne dei barbari,li
attirano poco a poco . . . alla vera fede e li dispongono alla vera virtù” (n. 6)

c. C'è una teologia di missione?


È un documento pratico senza una vera riflessione teologica
Ha un presupposto relativo all'obiettivo dell'attività missionaria: “ infine col lavacro rigeneratore li
sottraggono alla schiavitù del demonio e li restituiscono alla libertà dei figli adottivi di Dio” (No. 6)
Quindi, esiste una teologia operativa, assunta, non esaminata, di "Extra ecclesiam nulla salus".

Sancta Dei Civitas(1880)

1. Leone XIII
Vincenzo Pecci, Papa dal 1878 al 1903, il terzo più lungo pontificato della storia (dopo Pio IX e
Giovanni Paolo II).
Successore di Pio IX, che per 31 anni si è opposto al "mondo moderno".
Leone fu un netto contrasto. Il primo Papa a non essere sovrano dello Stato Pontificio in mille anni.
Era Nunzio in Belgio: il primo papa a sperimentare l'Europa industriale e le istituzioni liberali(una
monarchia costituzionale).
Rerum Novarum, a condizione di lavoro (1891): iniziò la moderna Dottrina sociale della Chiesa.
Promosse un atteggiamento più conciliante con la società moderna.
Scrisse 6 lettere importanti sulle missioni. Sancta Dei Civitas fu la prima. Scrisse durante il tempo
di «alto imperialismo»

2. Due Mentalità missionarie durante il tempo di «alto imperialismo» (Bosch)


In primo luogo, la assoluta fiducia dell'Europa nella propria superiorità culturale.
L'Europa aveva la scienza, la tecnologia, il denaro, le armi. "Nella maggior parte dei casi non si è
cercato di distinguere tra la superiorità religiosa e quella culturale". (Bosch)
Spesso, una confusione tra la missione religiosa e la «missione civilizzatrice».
Scott Sunquist: "I missionari spesso si vedevano come se aiutassero le civiltà inferiori a crescere e
a diventare più civili come loro. La vocazione missionaria era confusa con lo sforzo di civilizzazione
delle nazioni occidentali. La missione di Gesù era di rendere le persone come Gesù; civilizzare
significava renderle come noi".
In secondo luogo, l'ideologia del «Destino manifesto» («ManifestDestiny»)
«La convinzione che Dio, nella sua provvidenza, ha scelto le nazioni occidentali, per le loro qualità
uniche, per essere i portatori della sua causa.» (Bosch)
C’era la «convinzione che l’era coloniale era il mezzo scelto di Dio per estendere il suo Regno. . .
. Tanti missionari erano pronti a attribuire alla loro nazione, o a Europa in generale, una missione
divina . . .» (Claude Prudhomme, MissionsChrétienneset Colonisation)
3. Sancta Dei Civitas
a.Lo scopodel documento:
L'obiettivo principale: promuovere il sostegno per le società missionarie.
Sottolinea che le missioni sono l’opera di tutti nella Chiesa, anche se in modi diversi.
I sacerdoti predicano il Vangelo («coloro che legittimamente siano stati iniziati ai sacri misteri»
(No. 1)
I laici hanno «due uffici: Dare e pregare» (No 2)
Il punto è: le missioni sono la responsabilità di tutti nella Chiesa.
«Dare e pregare . . . possono essere facilmente compiuti da uomini di qualunque condizione.» (No.
2) Anche i poveri possono dare una moneta; anche gli troppo occupati possono pregare!

b. Ha una teologia della missione o delle missioni? Non è sviluppata, ma ci sono elementi.
Un concetto espansionistico della missione: «dilatareil regno di Gesù Cristo". (n. 13) "La Città
Santa di Dio, che è la Chiesa, . . . ha la forza . . . di dilatareorni giorni sempre di più . . (n. 1) "lo stesso
scopo: mediante la diffusione della luce evangelica moltissimiestranei alla Chiesa vengano alla
conoscenza di Dio". (n. 5)
Nota: la Chiesa è la Città di Dio, la Chiesa è il Regno di Dio.
La missione è un'espansione territoriale e numerica, come la costruzione di un impero spirituale.
Non è sorprendente che lui parla delle missioni come “spedizioni di soldati di Cristo.” (N. 8)

c. Come vede l'Altro?


L'Altro religioso è anche l'Altro culturale: quelli che "sono richiamati dal fango dei vizi e
dall’ombra della morte, e che, oltre ad essere resi idonei alla salvezza eterna, sono tratti da uno stato
di barbarie e da costumi selvaggi alla dignità del vivere civile". (n. 10)
Le missioni sono "opere che erano state istituite per incivilire i popoli barbari".(N. 6)
Anche Leone cade nella trappola di confondere la missione religiosa con la missione civilizzatrice!
«Critianizare» = «Civilizzare» = «Occidentalizzare»!

Riflessione
Sia Gregorio XVI che Leone XIII scrissero contro la schiavitù e la tratta degli schiavi. Entrambi
insistevano sulla piena umanità del popolo africano.
Gregorio XVI scrisse per “distogliere completamente i fedeli dall’indegno mercato dei Neri e di
qualsiasi altro essere umano.» (In Supremo Apostolatus, No. 1, 1839)
Leone XIII insiste sulla «fraterna uguaglianza degli uomini in Cristo» (In Plurimus, No. 8, 1888)
Allo stesso tempo, entrambi usano la parola "barbaro" per descrivere l'Altro non europeo. Leone
parlava di "civilizzare" l'Altro, non solo di portare l'Altro al Vangelo.
Una strana mescolanza del rispetto per la dignità umana e un tipo di paternalismo verso l’Altro non
europeo.
Mostra quanto profondamente una mentalità etnocentrica abbia influenzato il discorso della Chiesa
sulla missionenel MMM.
Il background per apprezzare «la svolta missionaria» di Maximum Illud

BENEDICT XV: MAXIMUMILLUD(1919)

MAXIMUM ILLUD: IL CONTESTO STORICO


•Uno storico documento papale. «La Magna Carta delle missioni contemporanee» (Butturini)
•Contesto immediato: la situazione disastrosa delle missioni dopo la Prima Guerra Mondiale.
•Ma, molto legato alle missioni in Cina alla fine del 19°e all'inizio del 20°secolo («Due terzi sono un
commento sulla situazione in Cina» [Miotk])

1. CONTESTO REMOTO: LA CONTROVERSIA SUI RITI CINESI


I RITI CINESI
•Una lotta complessa tra i gesuiti, da un lato, e i domenicani, i francescani e la Société des la Missions
étrangères de Paris (MEP), dall'altro.
•Matteo Ricci e i gesuiti nel Seicento hanno visto nei riti che onorano gli antenati pratiche compatibili
con cristianesimo.
•Gli altri missionari li vedevano come superstizione.
•Una lunga storia di polemiche.
•Papa Clemente XI proibì assolutamente i riti cinesi nella sua bolla Ex illadie (19 marzo 1715),
successivamente sostenuta da papa Benedetto XIV nell'Ex quo singularidell'11 luglio 1742.

LA RISPOSTA CINESE
•L'imperatore Kangxiera furioso: "Questo manifesto mostra come gli europei di mentalità ristretta
parlano dell'alta dottrina della Cina. E ancora nessuno degli europei conosce i libri cinesi. . . . D'ora
in poi, a nessun missionario europeo sarà permesso di diffondere la sua Religione in Cina".
•Il suo successore, l'imperatore Yongzhengdichiarava il cristianesimo una falsa dottrina e scatenò
un'ondata di persecuzione dei cristiani cinesi
•Uno dei più grandi errori della Chiesa? (La decisione fu annulatanegli anni 1935 e 1939!)

2. IL RITORNO DEI MISSIONARI NEL 19°SECOLO

PERCHÉ LA CINA SI È APERTA DI NUOVO AI MISSIONARI?


•In breve, la Cina è stata costretta dall'Occidentecon i «trattati ineguali» che «inauguravano la
penetrazione coloniale» (Valente)
•«I trattati sempre più umilianti che gli occidentali imponevano ai cinesi a colpi di cannone
includevano anche privilegi sempre più estesi per l’attività missionaria.» (Valente)
•Dopo la prima guerra dell'oppio: il trattato di Nanchino (1842) permetteva ai missionari di
evangelizzare in 5 porti di Guangzhou, Xiamen, Fuzhou, Ningbo e Shanghai.
•Dopo la seconda guerra dell'oppio: il trattato di Tianjin (1860), concedeva "la libertà religiosa ai
cristiani cinesi e a permettere ai missionari stranieri di entrare e muoversi liberamente in Cina".

3. I PROTETTORATI FRANCESE E TEDESCO

IL PROTETTORATO FRANCESE
•1844: i francesi ottengono lo stesso accordo dei britannici per quanto riguarda i missionari cattolici.
•1856: La Francia entra in guerra con la Cina a causa di un MEP ucciso nella provincia di Guangxi.
•Trattati del 1858 (Tianjin) e del 1860 (Pechino): i missionari hanno il diritto di entrare nell'interno
della Cina con un passaporto speciale della Francia (e con privilegi speciali).
•Tutti i missionari cattolici europei cominciarono a portare il passaporto francese.
•I missionari cattolici approfittarono dei loro privilegi speciali soprattutto nei conflitti con i funzionari
locali, sostenuti dalla diplomazia e dalle armi francesi. Questo creò un enorme risentimento cinese.
•I francesi bloccarono tutti i tentativi del Vaticano di avere relazioni dirette con la Cina.

IL PROTETTORATO TEDESCO
•1870: La nascita dell'Impero Tedesco. Anche i tedeschi volevano avere delle colonie come la Francia
e la Gran Bretagna.
•1888: l'ambasciatore tedesco a Pechino convince il governo cinese ad accettare i passaporti tedeschi
per i missionari tedeschi e cerca di convincere i missionari tedeschi ad accettare la protezione tedesca.
•Il vescovo della SVD Johann Baptist Von Anzeraccetta nel 1890, e viene festeggiato dall'imperatore
tedesco a Berlino per il suo "patriottismo" nell'aiutare ad ottenere un protettorato tedesco dai francesi.
•1897: dopo un crescente risentimento locale, uomini armati attaccarono la missione SVD e uccisero
2 missionari SVD. Questo diede al Kaiser Guglielmo il pretesto per iniziare una guerra con la Cina.
•1898: I cinesi sono costretti a dare all'impero tedesco Jiaozhou nella provincia di Shandong come
parte di un "contratto d'affitto" di 99 anni. Di fatto, la prima colonia europea in Cina.
•(Scherzo dell'ambasciatore belga: Possiamo trovare alcuni missionari pronti a essere martirizzati, in
modo da poter avviare anche noi una colonia?)

4. I RISULTATI DEL PROTETTORATO

A. LA PERCEZIONE CINESE DEI MISSIONARI


•Con la protezione coloniale, tra il 1860 e il 1899, "il numero dei sacerdoti missionari cattolici
missionari stranieri è quadruplicato, passando da duecento a quasi novecento".
•Il primo risultato: la percezione (da parte dei cinesi) del cristianesimo come "religione straniera", e
dei missionari come agenti delle potenze coloniali.
I missionari andavano contro le potenze coloniali per opporsi al commercio dell'oppio, ma
accettavano anche la protezione straniera.
Una tremenda reazione contro i missionari cinesi: violenza, pubblicazioni anticristiane, pettegolezzi
diffusi.
Il principe Gong, zio dell'imperatore, nel 1869, chiese a un diplomatico britannico in partenza di
portare con sé i due "doni" dell'Occidente: l'oppio e i missionari.
Chen Duxiu, Decano di Peking University, nel 1919: “Missionari e cristiani sono o diventano degli
agenti dell’imperialismo occidentale.”

B. LA CONFUSA LEALTÀ DEI MISSIONARI


•Erano agenti della Chiesa o dei loro Paesi d'origine?
Il vescovo Anzer, SVD, lodato per aver aiutato l'Impero tedesco ad ottenere il suo protettorato.
Il vescovo Alphonse Favier, CM, ha dato informazioni speciali a Propaganda Fide, ma "si è
presentato come interamente devoto agli interessi francesi in Cina".
La rivalità nazionali anche tra i missionari.
Gli SVD tedeschi, sotto Anzer, sono riusciti a prendere il territorio dei Francescani francesi nello
Shandong.
I missionari francesi, sia lazzaristi che gesuiti, si rifiutarono di «dare il territorio» ai padri
statiunitensidi Maryknollquando arrivarono in Cina nel 1917.

5. PROBLEMI NELLE MISSIONI IN CINA ALL'INIZIO DEL 20°SECOLO

RAZZISMO E SCIOVINISMO
•Razzismo: diffuse generalizzazioni razziali negative sui cinesi.
•Georg Stenz, SVD: i cinesi sono "bugiardi patologici, sospettosi, materialisti, poco riconoscenti e
pigri". Non si può trovare molto di buono nei cinesi".
•Il CICM belga Louis Kervyn: "L'indebolimento dei poteri intellettuali, morali e fisici che abbiamo
studiato nel Paese della Cina non ci convince che ci troviamo in Cina in presenza di una natura
chiaramente inferiore? Il cinese è, rispetto al cristiano europeo, di un'inferiorità della natura e delle
risorse veramente dolorosa".
•Sciovinismo culturale: Il disprezzo per la cultura cinese, che in passato poteva essere una grande
cultura, ma che oggi è degenerata rispetto alla cultura occidentale.
•Il periodico mensile SVD, Piccolo Messaggero del Sacro Cuore, chiamava le religioni cinesi
"superstizioni", e i loro templi "case del diavolo".

ATTEGGIAMENTI NEGATIVI VERSO I SACERDOTI CINESI.


Un SVD: "Il sacerdote nativo, a parte qualche onorevole eccezione, non è uguale all'europeo per
efficienza, intelligenza, capacità amministrativa, affidabilità".
"I sacerdoti cinesi sono come il popolo, tra i quali sono nati. Sono mutevoli, pigri, ambiziosi, vani,
vanitosi, furbi, ipocriti, bugiardi, ingrati, estremamente avidi di denaro, facilmente ribelli e, per
quanto riguarda la castità, estremamente deboli". (sintesi delle risposte dei vescovi alla Propaganda)

6. LA CHIAMATA ALLA RIFORMA

A. CATTOLICI CINESI
•I cattolici cinesi cominciavano a lamentarsi della dominazione straniera delle missioni della Cina e
della mancanza di rispetto per la cultura cinese.
•Due nomi famosi:
•Ma Xiangbo(馬相伯), un ex gesuita, che ha aiutato a fondare 3 università cattoliche, Aurora e
Fudana Shanghai, e Furena Pechino
•Ying Lianzhi(英斂之), direttore del giornale Dagongbao, ha criticato "pratiche e atteggiamenti
missionari oppressivi".
•Sognavano una nuova sintesi della cultura cinese e del cristianesimo che aiutasse a rinnovare la Cina
moralmente e spiritualmente.
•Nel1917, due gruppi di sacerdoti diocesani cinesi e 48 laici cattolici scrissero a Propaganda Fide,
così come a Ma Xiangbo, per rispondere alle domande di Propaganda.
•Alcuni dei loro commenti comuni:
Disuguaglianza tra i missionari stranieri e i sacerdoti cinesi, che vengono trattati come "umili servi".
I gesuiti francesi glorificano la potenza della Francia ed esortano i cristiani ad amare la Francia.
Ai sacerdoti cinesi non viene data una buona formazione. Alcuni missionari stranieri dicono che
una buona formazione rende orgogliosi i sacerdoti cinesi e pensano di essere all'altezza degli europei.
I missionari stranieri non sono istruiti e non possono parlare bene il cinese, quindi non possono
parlare con i non cristiani. Ma Xiangbodice che solo il 10-20% dei missionari può parlare cinese
accettabile per le classi colte.
Citano per nome missionari scandalosi, specialmente quelli che picchiano i servi, i catechisti, la
gente comune.
Un'eccezione è menzionata da tutti: il belga Lazzarista Vincent Lebbe. "L'unico che ama i cinesi,
anche non cristiani". Un nuovo Francesco Saverio nel suo zelo, un nuovo Matteo Ricci nel suo rispetto
per i cinesi.

B. ANTONIO (ANTOINE) COTTA (1872-1957).


•Da una famiglia cattolica egiziana. Entrò nel seminario vincenziano di Parigi dove divenne amico
del belga Vincent Lebbe.
•Nel 1906 fu assegnato a Tianjin, dove si riunì con Lebbe. I due protestarono contro il carattere
straniero delle missioni e il modo in cui i missionari trattavano i cinesi.
•Nel 1914, in un incontro dei vescovi lazzaristi (vincenziani) della Cina settentrionale, Cotta parlò in
modo profetico.
•I vescovi volevano fondare una scuola in Europa per reclutare più missionari, dicendo che i
missionari europei dovevano sorvegliare i sacerdoti cinesi.
•Cotta sosteneva che invece di aumentare i missionari europei, avrebbero dovuto formare più
sacerdoti cinesi, e che parlare di supervisione dei cinesi "era per perpetuare l'idea della superiorità
degli europei".

C. VINCENT LEBBE (1877-1940).


•Aveva un amore profondo per i cinesi e rispetto per la loro cultura.
•Voleva imparare la loro lingua, di condividere i loro costumi, di essere «Chinoisavecles Chinois.»
"I cinesi hanno grandi difetti, come tutti noi, ma hanno qualità e virtù che spesso trasformiamo in
difetti. Per me, non ho mai amato in vita mia come amo questa povera gente".
"I cinesi sono miei fratelli".
Mentre era insegnante nel seminario a Pechino, trovò che ai seminaristi è stato insegnato ad
ammirare l'Europa e a disprezzare il proprio paese. Ha cercato di promuovere in loro l'amore per la
Cina ed è stato rimproverato dal rettore del seminario!
•Fiorì quando fu assegnato come capo della missione a Tianjin.
•Introdusse dei cambiamenti:
I cristiani cinesi potevano essere seduti quando parlavano con il sacerdote invece di stare in piedi
la lingua quando il cinese e gli europei erano insieme doveva essere cinese
mangiava con i catechisti laici, che dicevano che era la prima volta che i laici cattolici venivano
invitati a cenare con il loro pastore!
Fu rimproverato dal vescovo per aver messo un missionario europeo sotto un sacerdote cinese.

Evangelizzazione dinamica a Tianjin:


Organizzazioni per aiutare i poveri e i malati;
Organizzazioni per il catechismo;
Conferenze pubbliche in cinese a credenti e non credenti, sui temi del giorno. Promozione
dell'amore per la patria.
Il suo motto era: "La Cina per i cinesi, e i cinesi per Cristo".
Altri missionari non sono contenti del suo nazionalismo cinese, perché secondo loro, era contro il
Protettorato francese.

7. «L’INCIDENTE DI LAOXIKAI» (1916)

IMPERIALISMO FRANCESE A LAOXIKAI(1916)


•Il console francese ha voluto approfittare dell'occasione della costruzione di una chiesa a
Laoxikaiper prendere più territorio per i francesi a Tianjin.
•I Cattolici cinesi di cultura hanno protestato contro questo uso della Chiesa per l'espansione
coloniale.
•Cotta e Lebbe si sono attivamente opposti, Lebbe ha scritto una lettera forte al ministro francese a
Pechino.
•Il console ha insistito che voleva solo "proteggere" la missione cattolica, e il vescovo ha ordinato a
tutti i sacerdoti di essere neutrali.
•Alla fine, Cotta, Lebbe, e altri sacerdoti europei e cinesi che si opponevano all'espansionismo
francese furono esiliati da Tianjin.
•Cotta e Lebbe furono espulsi dalla Cina (e dopo dalla loro congregazione) dai loro confratelli. [Cotta
non è mai tornato in Cina. Lebbe tornò, fondò due congregazioni cinesi autoctone e morì dopo la
detenzione comunista nel 1940.]

LE LETTERE DI COTTA ALLA PROPAGANDA


•Cotta, alla fine del 1916 e all'inizio del 1917, scrisse lettere importanti al prefetto di Propaganda.
•L'argomento centrale di Cotta era che il dominio straniero produceva "colonie spirituali".
•La Santa Sede chiedeva da secoli l'indigenizzazione della chiesa cinese, ma i missionari stavano
bloccando perché sostenevano che i cinesi non erano qualificati.
•La discriminazione razziale ha portato i missionari europei a trattare i sacerdoti cinesi come inferiori.
•I missionari erano così fedeli ai loro Paesi europei da dare informazioni persino ai militari del loro
Paese.
•Inoltre, i missionari erano territoriali, cercando di tenere il loro territorio lontano da altre
congregazioni e dai sacerdoti cinesi locali.
•Concludeva la sua lettera dicendo: "Dateci la gioia di prostrarci, prima di morire, davanti a un
vescovo cinese".

LA RISPOSTA DA ROMA
•Ying Lianzhiha scritto una lettera simile a Roma.
•Lebbe ha pubblicato un saggio in Belgio.
IMPORTANTE: Roma era in ascolto.
Papa Benedetto XV era stato eletto nel 1914.
Lui e il suo prefetto di Propaganda Fide, il cardinale Willem Van Rossum, si erano preoccupati della
Cina.
Avevano letto gli scritti di Cotta e Lebbe con interesse e simpatia.

8. LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LE MISSIONI

9. «L’INUTILE STRAGE» (BENEDETTO XV)


•La Prima Guerra Mondiale: il più grande e dannoso conflitto internazionale che il mondo abbia mai
conosciuto fino a quel momento
•un numero di vittime senza precedenti: 9 milioni di combattenti, 7 milioni di civili, e come risultato
della pandemia del dopoguerra, (l'"influenza spagnola"), da 50 a 100 milioni di persone.

GLIEFFETTISULLEMISSIONI:
1.La necessità di ricostruire le missioni, devastate dalla perdita di fondi e di personale
2.Le tensioni nazionalistiche tra i missionari, provenienti dai Paesi in guerra
3.Un duro colpo contro il senso di superiorità culturale occidentale: Come può essere superiore questa
cultura se ha portato il mondo a una guerra così disastrosa?

ILCONTESTOPIÙIMMEDIATODI MAXIMUM ILLUD


•Benedetto XV chiedevasostegnofinanziarioaifedeliperchela guerra“ha devastato o distrutto scuole,
ricoveri, ospedali, dispensari ed altre fondazioni di carità» (MI 36.)
•Ha anche chiesto ai fedeli di favorire le vocazioni alle missioni: «è necessario sopperire alla scarsità
dei Missionari, che, se era già sentita prima, si è fatta molto più sensibile dopo la guerra, così che
parecchie parti della vigna del Signore difettano di coltivatori.» (MI 34)
•(Ma quando condanna i missionari che lavorano più per il loro Paese che per la Chiesa, o quando
insiste sul fatto che i sacerdoti autoctoni sono alla pari dei missionari, ora capiamo che parlava di un
contesto molto reale in Cina.)

MAXIMUM ILLUD (CONTENUTI E RICEZIONE)

Uno sguardo indietro


■Il contesto storico di MI:
■Le missioni in Cina : I protettorati francese e tedesca; la lealtà mista dei missionari; gli atteggiamenti
negativi nei confronti dei cinesi e dei sacerdoti cinesi; la chiamata alla riforma
■La prima guerra mondiale e suoi effetti sulle missioni

Il nostro percorso oggi


1.Papa Benedetto XV
2.MI: Contenuti
3.La ricezione di MI
1. BENEDETTO XV

1. Papa Benedetto XV
■Giacomo della Chiesa, Papa dal 1914 a 1922. Il papa della prima guerra mondiale
■Uomo di pace. La guerra per lui era “il suicidio dell’Europa,” un “inutile strage.”
■Sua proposta per la pace (1917) fu respinta da tutti paesi in guerra.
■Una esperienza amara del pericolo del nazionalismo eccessivo.
■Aiuto umanitario per tutte le vittime della guerra.
■Un nuovo ruolo pubblico della Santa Sede: “una Chiesa attenta ai diritti umani dei popoli.”
■A causa dell’aiuto umanitario, la Santa Sede era praticamente in bancarotta
■Alla morte di B15, la Santa Sede ha dovuto prestare denaro per il suo funerale e il conclave!
■Statua di B15 a Istanbul: “il benefattore di tutti i popoli , senza distinzione di nazionalità e religione.”

2. MI: CONTENUTI

2.1 MI: Osservazioni generali


■MI: una rivoluzione nella politica missionaria della Chiesa " (John Pollard )? Si deve anche
sottolineare la continuità con la istruzione di Propaganda Fide di 1659 ( cf . Butturini ,
■La MI non è una "enciclica", ma una "lettera apostolica". Tuttavia, essendo rivolta a tutta la
Chiesa, la gente oggi spesso la chiama enciclica.
■Titolo: Maximum illud sanctissimumque munus : «Quel grande e santissimo
incarico/compito/dovere», cioè Marco 16:15
■Non ci sono citazioni da alcun documento della Chiesa o dichiarazione papale precedente, ma
solo dalla Scrittura. U n nuovo inizio, un "respiro nuovo" ( Butturini)
■Tre sezioni: 1. a "coloro che sono incaricati delle missioni" (n. 8): Vescovi, Vicari o Prefetti
apostolici. 2. ai missionari. 3. "a tutti i
■Lo scopo di B15: incoraggiare le missioni e proporre metodi (n. 7). Quindi, un documento
molto orientato alla prassi (più che la teologia).

2.2.Punti importanti
1.La separazione decisiva delle missioni dal nazionalismo e dal colonialismo
•I superiori delle missioni devono superare il nazionalismo e il «congregazionalismo» : "il Superiore
della Missione, che è premuroso soltanto della gloria di Dio e della salvezza delle anime, se occorre
chiama cooperatori da ogni parte perché lo aiutino nel suo santo ministero, senza badare se essi siano
di un altro Ordine o di diversa nazionalità.” (n. 12)
•A i missionari, sottolinea con forza che la missione della Chiesa è spirituale, e rifiuta il nazionalismo
e il colonialismo.
•Il missionario è nelle missioni per il Vangelo, non per il suo Paese! I paragrafi 19 e 20 sono paragrafi
importanti e molto forti
•Ricordatevi che voi non dovete propagare il regno degli uomini ma quello di Cristo, e non aggiungere
cittadini alla patria terrena, ma a quella celeste. Da qui si comprende quanto sarebbe deplorevole se
vi fossero Missionari i quali, dimentichi della propria dignità, pensassero più alla loro patria terrestre
che a quella celeste; e fossero preoccupati di dilatarne la potenza e la gloria al di sopra di tutte le cose.
Sarebbe questa una delle più tristi piaghe dell’apostolato.”
■Il risultato: Cristianesimo visto come una religione straniera: «senz’altro tutta l’opera sua diverrà
sospetta alla popolazione; la quale facilmente sarà indotta a credere che la religione cristiana non sia
altro che la religione di una data nazione, abbracciando la quale uno viene a mettersi alla dipendenza
di uno stato estero, rinunciando in tal modo alla propria nazionalità » ( n. 19)
■Parole molte forte contro riviste di missioni non nominati: “E veramente Ci recano gran dispiacere
certe Riviste di Missioni, sorte in questi ultimi tempi, nelle quali più che lo zelo di estendere il regno
di Dio, appare evidente il desiderio di allargare l’influenza del proprio paese.” (N. 20).
■Non così il Missionario cattolico, degno di questo nome. Non dimenticando mai che non è un inviato
della sua patria, ma di Cristo . . .”

2. L’identificazione e la buona formazione del clero autoctono come la priorità delle missioni.
“Chi presiede alla Missione deve rivolgere le sue principali premure alla buona formazione del
clero indigeno, sul quale specialmente sono riposte le migliori speranze delle nuove cristianità .” (n.
14)
L’importanza del sacerdote indigeno: «Infatti il sacerdote indigeno, avendo comuni con i suoi
connazionali l’origine, l’indole, la mentalità e le aspirazioni, è meravigliosamente adatto a instillare
nei loro cuori la Fede, perché più di ogni altro conosce le vie della persuasione. Perciò accade spesso
che egli giunga con tutta facilità dove non può arrivare il missionario straniero.»
I sacerdoti indigeni devono ricevere la stessa rigorosa formazione
•«È assolutamente necessario che il clero indigeno sia istruito ed educato come si conviene. Non è
quindi sufficiente una formazione qualsiasi e rudimentale, tanto da poter essere ammesso al
sacerdozio, ma essa deve essere completa e perfetta come quella che si suol dare ai sacerdoti delle
nazioni civili” (come in Europe, dice la traduzione in inglese!).

3. I sacerdoti indigeni dovrebbero essere trattati come pari dei missionari occidentali.
«Insomma, non si deve formare un clero indigeno quasi di classe inferiore, da essere soltanto adibito
nelle mansioni secondarie, ma tale che, mentre si trovi all’altezza del suo sacro ministero, possa un
giorno assumere egli stesso il governo di una cristianità.” (n. 15)
■«Poiché , come la Chiesa di Dio è universale, e quindi per nulla straniera presso nessun popolo ,
così è conveniente che in ciascuna nazione vi siano dei sacerdoti capaci di indirizzare, come maestri
e guide, per la via dell’eterna salute i propri connazionali. Dove, dunque, esisterà una quantità
sufficiente di clero indigeno ben istruito e degno della sua santa vocazione, ivi la Chiesa potrà dirsi
bene fondata, e l’opera del Missionario compiuta.»

4. L’accurata preparazione dei missionari.


■Il missionario non deve essere solo virtuoso, ma «dovranno essere istruiti in tutte le discipline che
occorrono al Missionario, sia sacre che profane» in modo da potersi occupare delle persone istruite e
delle loro domande.
■Chiede che l' Urbanianum garantisca l'insegnamento della "scienza della missiologia " (n. 23) (in
Inglese) [in italiano: “uno speciale insegnamento di tutto ciò che ha attinenza con le Missioni .»
■Soprattutto devono imparare molto bene la lingua (n. 24
■La fine di un modello eroico del missionario: lo zelo non è sufficiente, sono necessari preparazione
e studio

5. La testimonianza di santità come il mezzo più importante.


Specialmente presso gli infedeli, che sono guidati più dall’istinto che dalla ragione, è assai più
profittevole la predica dell’esempio che quella delle parole.” (n. 26
■Il missionario può essere brillante, ma senza "una vita intemerata e santa" tutta la sua intelligenza
non avrà "nessuna efficacia".
■È interessante notare che B15 sottolinea la gentilezza e l'umiltà di Cristo, le virtù che Lebbe
sottolineava rispetto all'arroganza di alcuni dei suoi compagni di missione.
■«Pertanto il Missionario che, ad imitazione del Signore Gesù, arda di carità, riconoscendo anche nei
più perduti pagani dei figliuoli di Dio, . . . non si irrita per la loro rozzezza, non si sgomenta dinnanzi
alla perversità dei loro costumi, non li disprezza o disdegna, non li tratta con asprezza e severità, ma
cerca di attirarli con tutte le dolcezze della benignità cristiana, per condurli un giorno all’abbraccio
di Cristo, il Buon Pastore »

6.Riconoscimento del grande contributo delle donne missionarie, per la prima volta in un documento
papale, in particolare delle religiose
"E sono specialmente degne di una ben meritata lode quelle vergini consacrate a Dio, che si trovano
in gran numero nelle sacre Missioni, dedite o all’educazione dei fanciulli o ad altre svariate opere di
pietà e di beneficenza". (n. 29
7.Le missioni come la responsabilità di tutti nella Chiesa
•L’invito ai fedeli a fare tre cose: pregare, favorire le vocazioni missionari, e dare aiuto economico
(N. 32 40)

Riassunto: I punti piuimportanti


1.L a missione sia decisamente separata dal nazionalismo e dal colonialismo
2. La promozione e la formazione del clero indigeno è la priorità assoluta
3.Il clero indigeno deve essere trattato alla pari dei missionari occidentali

2.3. La visione del Altro?


■L’Altro Culturale è visto come un uguale.
–Ce un riferimento ai “barbari e selvaggi,” (No. 19), ma il suo punto principale era di insistere che
“non c'è più Greco or Giudeo, circoncisione e incirconcisione, Barbaro o Scita, schiavo o libero, ma
Cristo in tutto” (Col 3, 11, citato No. 20).
■L’Altro R eligioso è ancora visto come gente nelle «mani del diavolo». n. 35
–Gli "infedeli" sono più bisognosi di aiuto fraterno: “Ma chi, più dell’infedele, ha bisogno del nostro
fraterno soccorso, trovandosi egli nell’infelicità di non conoscere Iddio, in balia delle più sfrenate
passioni e sotto la durissima tirannia del demonio? demonio?” (n. 31)
–Ancora una volta, vediamo la frase familiare: “coloro che giacciono nelle tenebre e nelle ombre
della morte.” (n. 6)
–Ancora la teologia implicita di "Fuori dalla Chiesa, nessuna salvezza".

2.4. Teologia della missione


■Nessuna teologia della missione sviluppata, tranne che per diversi elementi.
■In primo luogo, la missione è il compimento del mandato di Gesù (la grande commissione): "Andate
in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutta la creazione". (n. 2 ). Infatti, “è tutto un lavoro divino.”
(No. 29 ) Solo Dio può aprire il cuore alla fede.
■In secondo luogo, continua ad esserci una comprensione assai espansionistica della missione:
aumento del territorio, aumento dei numeri.
–I responsabili della missione sono affidati dalla Chiesa con "la speranza della sua maggiore
espansione". (n. 8)
–Il missionario vuole "guadagnare moltissime anime a Cristo.” (n. 10)
–Il compito dei Vicari apostolici: “chi presiede a una Missione deve cercare di dare ad essa il massimo
incremento e sviluppo.
■In terzo luogo, lo scopo delle missioni non è solo conversioni individuali, ma la formazione di una
Chiesa che non sia straniera alla gente dove è piantata e dove ci sia una leadership locale.
■Poiché, come la Chiesa di Dio è universale, e quindi per nulla straniera presso nessun popolo, così
è conveniente che in ciascuna nazione vi siano dei sacerdoti capaci di indirizzare, come maestri e
guide, per la via dell’eterna salute i propri connazionali.” (n. 16).
■«Dove dunque esisterà una quantità sufficiente di clero indigeno ben istruito e degno della sua santa
vocazione, ivi la Chiesa potrà dirsi bene fondata, e l’opera del Missionario compiuta”. (n. 16)
■Gli inizi di una visione di una Chiesa non solo universale, ma anche inculturata.
2. LA RICEZIONE DI MI

3.1. La ricezione dei missionari


■Vincent Lebbe era felicissimo quando leggeva MI: "La santa causa alla quale abbiamo consacrato
la nostra vita, Cotta e io, è in linea di principio vinta." I suoi pochi seguaci, tra missionari e sacerdoti
cinesi, si rallegrarono.
■in Francia
–La Croix ha annunciato che l'11 dicembre è stata pubblicata una nuova "lettera importante sulle
missioni", e ha dato una sintesi che ha omesso completamente ogni riferimento alle parti riguardanti
il nazionalismo missionario.
–La rivista " Missions Catholiques " stampò la lettera solo nel 1920, senza la prima parte!
■In Cina:
■Un silenzio assoluto da parte delle pubblicazioni missionarie.
–Non una sola pubblicazione missionaria a guida francese ha pubblicato o menziona la MI.
–Solo i padri statunitensi di Maryknoll hanno menzionato MI nell'editoriale della loro rivista The
Field Afar
■La rabbia dei missionari:
–"Il Santo Padre è male informato. La sua lettera apostolica è dura nella sua formulazione e sbagliata
nella sua essenza. Le missioni fino ad ora hanno fatto tutto quello che potevano; stanno facendo tutto
quello che possono, ed è vano chiedere di più. La lettera del papa sarà dannosa per i cattolici d'Europa,
per i sacerdoti e per i cristiani cinesi". (un gesuita a Shanghai)
■Arcivescovo Celso Constantini, delegato apostolico a Cina di Pio XI: non sapeva «con chi
stare, se con la Maximum Illud contro i missionari o con i missionari contro la Maximum Illud»

3.2. La ricezione dei papi


■I papi : T utti gli altri documenti papali del XX secolo prima del Vaticano II erano un
approfondimento di MI.
■2017, Papa Francesco: «La Lettera apostolica Maximum illud aveva esortato, con spirito profetico
e franchezza evangelica, a uscire dai confini delle nazioni, per testimoniare la volontà
salvifica di Dio attraverso la missione universale della Chiesa.
■«L’approssimarsi del suo centenario sia di stimolo a superare la tentazione ricorrente che si nasconde
dietro ad ogni introversione ecclesiale, ad ogni chiusura autoreferenziale nei propri confini sicuri, ad
ogni forma di pessimismo pastorale, ad ogni sterile nostalgia del passato, per aprirci invece alla novità
gioiosa del Vangelo.»

DA RERUM ECCLESIAE (1926) A PRINCEPS PASTORUM (1959)

CONTESTO GENERALE

1.1. Decolonizzazione: un fatto fondamentale del 20 secolo


Nel 1919, l'Europa e i suoi "junior partner", gli Stati Uniti e il Giappone, controllavano il mondo e
la maggior parte dell'Asia e dell'Africa
Dal 1919, iniziarono molti grandi movimenti di protesta anticoloniale.
Decolonizzazione" ha molti significati, ma fondamentalmente significa "lo scioglimento
dell'apparato di dominio coloniale o di dominazione semicoloniale, e la sua sostituzione con circa
150 Stati indipendenti". (John G. Darwin
Dibattito scientifico sulle cause della decolonizzazione. Ma 3 osservazioni generali
Tra il 1945 e il 1974 sono nati più di 70 nuovi Paesi. (Dal 1959 al 1963, più di 30 nuovi paesi
Le potenze coloniali hanno combattuto per mantenere le loro colonie (ad esempio gli inglesi in
India e Birmania, i francesi in Indocina e Algeria, i belgi in Congo, gli olandesi in Indonesia
Una volta scomparse le colonie, i paesi europei hanno cercato di cancellare quanti più segni
possibili del loro passato imperiale ". (Todd Shepard

1.2. Azione Cattolica


Menzionato per la prima volta da Pio X, è stato reso popolare da Papa Pio XI, che gli ha dato la
definizione classica: «la partecipazione dei laici all'apostolato della gerarchia della Chiesa.» Ubi
Arcano Dei , 58 [1922])
Organizzazioni e movimenti dei laici che si impegnano in diverse attività apostoliche con il mandato
del vescovo , con lo scopo di «restaurare il Regno di Cristo» in diversi settori della società.
C'erano organizzazioni per i giovani, le donne, gli studenti universitari, gli agricoltori, i
lavoratori, ecc.
Una delle più famose : «Jeunesse ouvrière chrétienne » (JOC), fondata in Belgio dal canonico
Joseph Cardijn (1924), con l’appoggio di Pio XI, che introdusse la metodologia del "Vedere Giudicare
Agire" per affrontare i problemi sociali . Aveva 500,000 membri in Europa in 1938.
Molto attiva nei Paesi Bassi e in Francia, ma anche in Canada, Italia, Messico, Cile, Brasile,
Filippine, Sri Lanka, Uganda, Congo Belga . McGreevy
Interessante: la missione non è vissuta in lontani "Paesi pagani", ma in settori della società, dai
laici!

1.3 FRANCE, PAYS DI MISSION? (1943)

Un piccolo libro uscito a Lione il 12 settembre 1943 e scritto dai due cappellani della Jeunesse
ouvrière catholique , Henri Godin e Yvan Daniel, a la richiesta del arcivescovi di Parigi, Emmanuel
Suhard
Sulla base di studi sociologici, Godin e Daniel dimostrarono che, in Francia, solo il 10 per cento
delle persone erano cattolici praticanti e che la maggioranza della classe operaia non apparteneva alla
Chiesa.
Hanno «scioccato il mondo cattolico» quando hanno sostenuto che «la Francia è
diventata nuovamente un campo di missione» (D. Bosch).
Ha ispirato il Cardinale Suhard a fondare la Missione di Francia, mandando alcuni sacerdoti di
lavorare nelle fabbriche come «preti operai,» per essere la «presenza» della Chiesa nel mondo
operaio.
Il libro «ha sconvolto la comprensione geografica della missione». Bevans e Schroeder) Le missioni
non sono più territori, ma gruppi e settori della società.

TRE IMPORTATI CAMPI DI SVILUPPO

1.L ’indigenizzazione del clero e della gerarchia


2.L'ampliamento della responsabilità delle missioni
3.La visione dell'Altro e la teologia della missione?

1.- PROMOZIONE DEL CLERO AUTOCTONO

1.- PIO XI

Achille Ratti , Papa da 1922 a 1939. Papa durante il difficile periodo dei dittatori: Hitler, Mussolini,
Stalin.
Scrisse la Rerum Ecclesiae (RE) per dimostrare che voleva continuare la politica di Benedetto XV
in MI e portarla avanti, soprattutto per quanto riguarda i vescovi autoctoni

1.1 PROMOZIONE DEL CLERO INDIGENO (RE)


“Innanzi tutto richiamiamo l’attenzione vostra su quanto importi che gl’indigeni vengano ascritti al
clero ” (n. 19) Perche ?
5 motivi:
a.Il modo in cui la Chiesa ha iniziato : "il clero, messo a capo dagli Apostoli ad ogni nuova comunità
di fedeli, non era importato di fuori, ma era preso e scelto dai nativi del paese. ". (n. 21).
b.Lo scopo delle missioni : che la Chiesa di Cristo si istituisca e si stabilisca in tanta immensità di
paesi" paesi". E come può essere costruita la Chiesa se "non . . . dal popolo e dal clero proprio di
ciascuna regione, e dai propri religiosi e religiose?". (n. 21
c.la scarsa conoscenza della lingua " del "missionario straniero" che gli impedisce di predicare
efficacemente. (N. 22
d.la diminuzione del numero di vocazioni in Europa e le necessità dell'Europa stessa.
e. La possibilità di decolonizzazione:
Si supponga che per una guerra o per altri avvenimenti politici nel territorio di una missione si
soppianti un governo con un altro, e si chieda o si decreti l’allontanamento dei missionari stranieri di
una determinata nazione;
si supponga altresì cosa certo più difficile da avvenire che gli indigeni, raggiunto un grado più alto
di civiltà e quindi una certa maturità civile, vogliano, per rendersi indipendenti, cacciare dal loro
territorio governatori, soldati e missionari della nazione straniera da cui dipendono. . . .
Quale rovina, domandiamo, sovrasterebbe allora in quei paesi sulla Chiesa, se non si fosse
provveduto pienamente alle necessità della popolazione convertita a Cristo disponendo come una rete
di sacerdoti indigeni per tutto quel territorio?". (n. 22)

1.2 L'ENFASI SUI VESCOVI AUTOCTONI (RE)

"Perché mai impedire al clero indigeno di coltivare il campo suo proprio e nativo, che è quanto dire
di governare il suo popolo?” (N.
Nei seminari, i vescovi non dovrebbero permettere «che i sacerdoti indigeni siano ritenuti quasi di
grado inferiore e quindi addetti soltanto ai più umili ministeri» (N. 26)
Perché i seminaristi indigeni " potranno un giorno esser destinati al governo delle parrocchie e delle
diocesi .” (n. 25
Il «territorio» dei missionari non è di diritto loro, ma solo "a beneplacito della Santa Sede" (n. 32).
E li informa chiaramente della sua intenzione che, "senza esitazione", quando sembra necessario, "
trasferiremo i territori delle Missioni da un Istituto ad un altro, o lo divideremo e suddivideremo, e
affideremo al clero indigeno .”

1.3 ORDINAZIONI EPISCOPALI

Nel 1923 Pio XI ordinò il primo vescovo indiano di rito latino, un gesuita, Francesco Tiburzio
Roche
RE era pubblicato 28 febbraio 1926. Nello stesso anno, il 28 ottobre 1926, a Roma, Pio XI ordina
personalmente i primi sei vescovi cinesi dell'era moderna
"Questo evento fece sensazione in tutto il mondo". (Josef Metzler ,
Il 30 ottobre 1927, Pio XI ordina il primo vescovo giapponese; e l'11 giugno 1933, il
primo vescovo vietnamita
Voleva ordinare i primi vescovi africani, ma morì prima che ciò potesse avvenire. Il suo successore
Pio XII lo farà.

2. PIO XII

Eugenio Pacelli, Papa dal 1939 al 1958. Papa durante la Seconda Guerra Mondiale
Evangelii Praecones (EP) (1951 ) fu scritto in occasione del 25 anniversario della Rerum Ecclesiae
Molto era accaduto dopo la RE (1926
La devastazione della Seconda Guerra Mondiale, e poi la "Guerra Fredda
Pio è profondamente turbato dalla crescita del comunismo ateo.
1949 : La Cina continentale cade in mano ai comunisti
1950 : Guerra di Corea
1951- 53 : Vescovi, sacerdoti e fedeli cinesi vengono arrestati, e missionari stranieri espulsi come
"imperialisti stranieri".
Celebra il successo della politica di indigenizzazione del clero e della gerarchia con le
statistiche.
I sacerdoti nativi e stranieri erano 14.800; ora sono più di 26.800
La cosa più importante: nel 1926, tutti i vescovi delle missioni erano stranieri
«In venticinque anni, 88 missioni sono passate al clero indigeno; e in molti luoghi, essendo stata
legittimamente costituita la gerarchia con i vescovi scelti dalla propria gente, ancor più chiaramente
si fa manifesto che la religione di Cristo è veramente cattolica, e che non si deve ritenere straniera
rispetto a nessuna parte della terra ..". (n. 5
L'importanza del clero indigeno è legata all'obiettivo delle missioni: che " la chiesa si stabilisca su
solide fondamenta presso gli altri popoli e venga costituita con propria gerarchia formata di clero
indigeno.". (n. 22)
I missionari cercano di sviluppare la Chiesa “ tanto da poter un giorno vivere e svilupparsi senza il
sostegno dell'Opera delle missioni ." (n. 24 )
Cita il paragrafo di Pio XI sulla decolonizzazione e l'espulsione dei missionari, e nota con tristezza
che ciò si è realizzato in Cina e in Corea (N. 27 ). Ringrazia il fatto che in entrambi i Paesi ci sia un
clero autoctono e alcuni vescovi autoctoni. (n. 28

3. GIOVANNI XXIII (PP)

Angelo Roncalli , Papa da 1958- 1963. Il Papa del Secondo Concilio Vaticano .
Scrive Princeps Pastorum (PP, nel 40 anniversario di MI (1959).
Negli ultimi 40 anni le missioni hanno prosperato e "un fatto della più grande importanza è venuto
ad arricchire i già felici progressi delle missioni: lo sviluppo della gerarchia e del clero locale". (n. 7)
Le statistiche . "il primo vescovo di stirpe asiatica fu consacrato nel 1923 e i primi vicari apostolici
di stirpe africana furono nominati nel 1939 .»
«Fino al 1959, si contano 68 vescovi di stirpe asiatica e 25 di stirpe africana .»
« Il clero nativo è passato da 919 membri nel 1918 a 5553 nel 1957 per l'Asia, e da 90 membri a
1811 nello stesso spazio di tempo per l'Africa.”

4. CLERO INDIGENO: L'IMPORTANZA

Karl Rahner sul Vaticano II (1979): il "primo grande evento ufficiale in cui la Chiesa si è
concretizzata proprio come Chiesa mondiale".
Per la prima volta , le Chiese asiatiche e africane erano rappresentate non da vescovi missionari
europei come al Vaticano I, ma da " un episcopato indigeno ". (Karl Rahner , « Toward a Fundamental
Theological Interpretation of Vatican II»)
Attenzione: il risultato di una coerente politica missionaria papale da Benedetto XV a Giovanni
XXIII. 40 anni di promozione del clero e della gerarchia indigena, nel difficile periodo della
decolonizzazione.
Mentre c'era resistenza da parte di alcuni missionari stranieri, i Papi hanno insistito. Divenne una
ragione fondamentale per la sopravvivenza della Chiesa dopo che i missionari stranieri se ne andarono
.
Attenzione: non dobbiamo esagerare il livello dell'indigenizzazione. Ancora dominata
dall'Occidente.
Tuttavia, rivoluzionario: cento anni fa, la gerarchia cattolica era quasi esclusivamente bianca.
La politica di Benedetto XV, Pio XI e Pio XII costituì "una rivoluzione nel mondo cattolico romano
tra il 1915 e il 1960 nel numero e nella qualità dei sacerdoti indigeni, e nelle strutture per la loro
formazione". (Stephen Neill

2. CHI SONO RESPONSABILI DELLE MISSIONI?

BACKGROUND: CHI FA IL LAVORO DELLE MISSIONI?

Leone XIII (SCD): l'opera della missione appartiene principalmente ai sacerdoti, e i laici sono per
"pregare e pagare
Benedetto XV (MI) amplia questo: missionari, clero autoctono, religiose . . . e laici che devono
pregare, aiutare con le finanze e favorire le vocazioni
Con l'avanzare del secolo, vedremo sempre più persone invitate ad assumersi la responsabilità della
missione
Individuiamo tre gruppi di persone nella Chiesa.

2.1 CONGREGAZIONI RELIGIOSE LOCALI

In RE, Pio XI chiede ai responsabili delle missioni di considerare " se non torni più vantaggioso
fondare nuove Congregazioni che meglio corrispondano all’indole e alle inclinazioni degli indigeni."
Uno di quelli che ha seguito questo consiglio è stato Vincent Lebbe , che ha lasciato i Vincenziani
ed è entrato nella sua nuova congregazione, i Piccoli Fratelli di San Giovanni Battista.

2.2 SACERDOTI DIOCESANI

Pio XII scrisse il Fidei Donum (il Dono della Fede) nel 1957, con una particolare attenzione alle
necessità dell'Africa.
Africa: tempo di decolonizzazione e nuove nazioni (n. 15), minacciate dal comunismo (« i seguaci
del « materialismo » ateo») (n. 17) e dalla diffusione dell'Islam (n. 19), con pochi missionari e
sacerdoti autoctoni
Così, Pio chiede alle diocesi, soprattutto a quelle con molte vocazioni, di inviare alcuni dei loro
sacerdoti (n. 66, 73), anche per un tempo limitato (« alcuni Vescovi . . . autorizzano qualcuno dei loro
sacerdoti, sia pure a prezzo di sacrifici, a partire per mettersi, per un certo limite di tempo, a
disposizione degli Ordinari d’Africa».
Molti hanno risposto e sono diventati conosciuti come sacerdoti Fidei Donum

2.3 I LAICI

Pio XI , RE, incoraggia il importante lavoro dei catechisti : «gli europei, o meglio ancora . . gli
indigeni» che «aiutino i missionari istruendo i catecumeni». (n. 27
Pio XII , EP, vuole esortare “non solo ai missionari, ma anche a quei laici che . . .militando nelle
file dell'Azione cattolica si adoperano ad aiutare i missionari.". (n. 30).
L'Azione Cattolica: “la partecipazione dei laici all'apostolato della gerarchia.”
Pio XII dedica tanti paragrafi parlando del coinvolgimento dei laici nella missione attraverso
l'Azione Cattolica. M olti esempi di collaborazione laica nella storia della Chiesa per dimostrare che
“ In ogni tempo, quindi, la chiesa cattolica non solo per lo zelo indefesso del clero, ma anche per la
collaborazione del laicato chiamato in aiuto, ha potuto dare nuovi incrementi alla religione e condurre
i popoli a una maggiore prosperità anche nel campo sociale.”sociale.”(n. 36
Parla di catechisti, associazioni di studenti, lavoratori, artisti e atleti che possono aiutare i
missionari, il lavoro di cura dei bambini, i laici che si uniscono alle organizzazioni per riformare la
vita politica e sociale. ( nn . 37 40).
Giovanni XXIII d edica l'intera terza e quarta sezione della sua enciclica PP alla formazione laica
e alla responsabilità laica.
Benedetto XV ha sottolineato la formazione adeguata del clero autoctono. Giovanni vuole
sottolineare «‘l’importanza , anch'essa fondamentale, di un laicato nativo all'altezza della propria
vocazione cristiana e impegnato nell'apostolato.» (n. 27)
Non solo l'assistenza dei laici nel lavoro della gerarchia. La chiesa “ deve essere sempre presente e
attiva con tutta la sua struttura organica, e quindi non soltanto con la gerarchia nei vari suoi ordini,
ma anche col laicato ; ed è quindi per mezzo del clero e dei laici che essa necessariamente deve
svolgere la sua opera di salvezza .» n. 28
Non basta battezzare le persone e insegnare loro il Catechismo. Le "anime e le volontà" dei laici
dovrebbero essere ispirate ad agire; altrimenti la Chiesa avrebbe «un gregge per dir così passivo.» n.
31)
I laici devono testimoniare con la loro vita ( nn . 34 35) e insegnare e difendere la fede (un dovere
per tutti, non solo per i catechisti n. 41) 41).
L'Azione Cattolica dovrebbe formare dei leader laici (n. 45), specialmente nelle scuole
cristiane (46 47).
Soprattutto i laici devono essere attivi nella vita pubblica del loro Paese . Giovanni XXIII menziona
i campi «dei problemi e dell'organizzazione della scuola, dell'assistenza sociale ì organizzata, del
lavoro, della vita politica» (N. 50 ) come campi importanti per l'apostolato laico.

2.4 RIFLESSIONI

D alla concezione di un clero attivo e di un laicato puramente ausiliario e passivo (pagare, pregare),
siamo passati alla Azione Cattolica, fino alla visione di Giovanni XXIII, non ancora ben sviluppata
teologicamente, di un laicato totalmente attivo in missione.
Azione Cattolica è stata un passo molto importante, ma vedeva ancora i laici come collaboratori
nell'apostolato della gerarchia. Vaticano II insegnerà che i laici sono apostolici da diritto a causa del
loro battesimo.
Vediamo in Giovanni XXIII l’inizio di ciò che sarà «l'ecclesiologia totale» (Y. Congar ) del Vaticano
II: ecclesiologia totale nel senso che tutti nella Chiesa sono di pari dignità e partecipano alla stessa
missione, anche se i nostri ministeri sono diversi.

3. LA VISIONE DELL'ALTRO E LA TEOLOGIA DI MISSIONE?

3.1 L'ALTRO CULTURALE: CAMBIAMENTI E TENSIONI

a.Da un lato, una visione più positiva delle altre culture.


Benedetto XV, Pio XI, e Pio XII: l'uguaglianza tra il missionario straniero e il clero autoctono.
Pio XII , Evangelii Praecones , dedica 5 numeri (dal 56 al 60) alla promozione del rispetto della
cultura locale (non soltanto le persone, ma anche le culture!):
•" È stata norma sapientissima, costantemente seguita dalla chiesa, dalle origini ai nostri giorni , che
l'evangelo non dovesse distruggere né soffocare ciò che vi fosse di buono, di onesto e di bello
nell'indole e nei costumi dei vari popoli che lo avevano abbracciato." (n. 56)
•"Tutto ciò che in tali usi e costumi non è indissolubilmente legato con errori religiosi troverà
sempre benevolo esame e, quando riesce possibile, verrà tutelato e promosso". (n. 59)
Pio XII, Evangelii Praecones : il compito del missionario NON è quello di trasmettere la cultura
europea
"Egli non ha l'ufficio di trapiantare la civiltà specificamente europea nelle terre di missione ". I
cattolici indigeni debbono essere veramente membri della famiglia di Dio e cittadini del suo regno (
cf Ef 2, 19), senza però cessare di rimanere cittadini anche della loro patria terrena ". (n. 60
Giovanni XXIII, Princeps Pastorum : parla nella stessa linea, e forse anche più chiaramente:
«Dappertutto ... dove autentici valori d'arte e di pensiero sono suscettibili di arricchire la famiglia
umana, la chiesa è pronta a favorire tali fatiche dello spirito".
Poi aggiunge: La chiesa " non si identifica con nessuna cultura, nemmeno con la cultura occidentale.
. . . La Chiesa. . . . resta sempre disposta a riconoscere, ad accogliere anzi, anche ad animare tutto
quello che è di onore all'intelligenza e al cuore umano nelle altre parti del mondo.» (n. 19)
Una domanda di disagio : la Chiesa ha SEMPRE rispettato le culture, è SEMPRE stata aperta a
valori e modi di vita diversi, come dicevano Pio XII and Giovanni XXIII?
Ricordiamo la storia dell'evangelizzazione del Sud America , la storia della soppressione dei riti
cinesi, e gli atteggiamenti dei missionari in Cina, che abbiamo studiato. Non sembra vero!
La tendenza a non ammettere cambiamenti o errori nella chiesa, una ossessione con la «bella
figura» della chiesa non aiuta!

b. Dall’altro lato , ci sono ancora tracce della mentalità colonialista: il linguaggio del "civilizzato" e
dei «barbari»; la conflazione della missione evangelizzatrice con la "missione civilizzatrice» dei
colonialisti.
Pio XI, Rerum Ecclesiae : "fin dai primi secoli del Cristianesimo, i Romani Pontefici rivolsero le
loro principali cure e provvidenze a che si diffondessero la luce della dottrina evangelica e i benefìci
della civiltà cristiana ai popoli che ancora « giacevano nelle tenebre e nell’ombra della morte » (n. 1)
(La civiltà cristiana è la civiltà occidentale. La gente vive nell'ombra perché non ha il Vangelo e la
civiltà occidentale
N.3: i missionari sono inviati "nelle sterminate regioni ancora prive della cultura cristiana ".
N.10: parla dei "luoghi non ancora aperti alla cristiana civiltà" e dei pagani come "quelli che
persistono nella loro ferocia e barbarie
Pio XI (RE) descrive il processo di decolonizzazione dal punto di vista dell’ ideologia della
«missione civilizzatrice » del colonialismo: “ gli indigeni, raggiunto un grado più alto di civiltà e
quindi una certa maturità civile, vogliano, per rendersi indipendenti ...". (n.
Pio XII, Fidei Donum , dice alle «nazioni [di Africa]. . sul punto di ottenere i diritti di
libertà civile» di essere grate ai loro colonizzatori europei!
Tali nazioni dovrebbero " riconoscere all’Europa il merito del loro avanzamento; all’Europa, senza
il cui influsso, esteso in tutti i campi, essi potrebbero essere trascinati da un cieco nazionalismo a
precipitare nel caos o nella schiavitù ". (n. 15).
Un testo straordinario che mostra quanto il papato abbia semplicemente accettato il colonialismo e
l'ideologia di una "missione civilizzatrice" (cioè, civilizzare i barbari!) che ha coinvolto.
C'è una tensione, addirittura una contraddizione, tra le belle parole sul rispetto delle altre culture e
l'ideologia coloniale di civilizzazione delle culture inferiori
Questa incoerenza si risolverà solo quando la mentalità coloniale sarà definitivamente abbandonata.
Lo vediamo in Giovanni XXIII, Princeps Pastorum
non dice nulla sul portare la "civiltà cristiana" ai popoli semi civili.
In Giovanni, vediamo una comprensione della missione completamente dissociata dall'agenda
coloniale della civiltà.
Egli parla della Congregazione per la Propagazione della Fede "alla quale è appunto affidato il
compito di far rifulgere la verità e la grazia dell'evangelo fino agli estremi confini della terra. (PP. n.

3.2 L'ALTRO RELIGIOSO: UN AMMORBIDIMENTO DEL TONO?

a. Benedetto XV, Maximum Illud :


L’Altro religioso è visto come un popolo nelle " mani del diavolo ". (n. 35).
Gli "infedeli" sono "più bisognosi di aiuto fraterno" perché "trovandosi egli nell’infelicità di non
conoscere Iddio, in balia delle più sfrenate passioni e sotto la durissima tirannia del demonio ". (n.
31)
la frase familiare: "coloro che giacciono nelle tenebre e nell'ombra della morte ""(n. 6)
Quindi, tutti i non cristiani sono schiavi di Satana. Gli altri religioni sono strumenti del diavolo

b.Pio XI, Rerum Ecclesiae


A nche per lui, i non cristiani sono chiamati " popoli che ancora ‘giacevano nelle tenebre e nell’
ombra della morte .’» No. 1)
Ma invece di parlare di non cristiani come di coloro che sono al servizio di Satana, sono ritratti
meno duramente come «i miseri i quali vanno errando lontano» (N. 5 ). Sono i "poveri infedeli" (N.
6), "tanti infelici" (N. 8) che vivono nelle "tenebre della superstizione". (N. 6

c.Pio XII, Evangelii Praecones e Fidei Donum


Ancora una volta, la stessa frase: "Ricordiamo che i nostri fratelli che ‘siedono nelle tenebre e all’
ombra della morte’ sono una moltitudine immensa". (EP, n . 16). Ma è interessante notare che non si
parla più direttamente dei non cristiani.
Nella FD, c'è un riferimento all' “circa 85 milioni di africani di razza nera ancora attaccati alle
credenze pagane.” n. 20)

d. Giovanni XXIII, Princeps Pastorum : nessuna descrizione negativa dei non cristiani!
Parla solo nel n. 35 di “ coloro che non conoscono la bellezza della nostra fede e la soprannaturale
potenza della grazia .”
Non c'è più il riferimento alle persone nelle «tenebre e all'ombra della morte.»
I non cristiani non sono più schiavi del diavolo, né coloro che si trovano nelle tenebre e nella
superstizione, ma semplicemente coloro che non conoscono la nostra fede

e. Riflessione : Perché l'ammorbidimento del linguaggio e del tono nei confronti dell'Altro Religioso?
Un'ipotesi . Il colonialismo porta sempre con sé un'ideologia implicita di una sorta di superiorità
sui popoli colonizzati, sia essa culturale, razziale o religiosa
Questi documenti sono stati scritti durante il periodo della decolonizzazione, quando l'intero regime
del colonialismo veniva sfidato e crollava
Il crollo del colonialismo ha comportato anche il crollo di una mentalità implicita di superiorità in
missione, sia culturale che religiosa?

3.3 SVOLUPPI NELLA TEOLOGIA DELLA MISSIONE

Con la crescita della comprensione della partecipazione laica alla missione, c'è anche una crescente
tensione nella comprensione della missione
Pio XI e Pio XII parlano della missione come salvare le anime dei non credenti e di piantare la
chiesa con la leadership locale . (EP, N. 22) Dopo questo il lavoro della missione è finito.
Ma quando i laici sono invitati a partecipare alla missione, a partecipare all'educazione,
all'assistenza sanitaria, al servizio sociale e alla vita politica come si collega tutto questo alla nozione
di missione come salvezza delle anime e piantagione della Chiesa?
Quando la vita e l'attività dei laici, soprattutto il loro servizio nella vita sociale e pubblica, viene
riconosciuta come missione . . . Si passa dalla «terra di missione» a «settori di missione »! Si passa
dalla conversione dei non credenti e dalla piantagione della Chiesa alla trasformazione della società.
L'articolazione classica della teologia della missione (o delle missioni) non riesce più a cogliere la
ricchezza della realtà della missione.
Vedremo come il Vaticano II risolverà poi questa tensione teologica con una nuova teologia della
missione
TRE IMPORTANTI CAMPI DI SVILUPPO

1.L ’indigenizzazione del clero e della gerarchia ( che ha reso possibile l'evento della Chiesa mondiale
che è stato il Vaticano II
2.L'ampliamento della responsabilità delle missioni ( soprattutto i laici e l'effetto sulla comprensione
della missione, dal territorio ai settori
3.La visione dell'Altro e la teologia della missione: cambiamenti e continuità

AD GENTES : CONTESTO

1. PAPA GIOVANNI XXIII

•Angelo Roncalli, uno dei pochi papi che era figlio di un contadino. Veniva da un povero villaggio di
Bergamo, dove la sua famiglia viveva in una casa dove il piano terra era condiviso con 6 mucche
•Era uno storico per formazione.
•Nunzio in Bulgaria (10 anni!), Grecia e Turchia, dove ha imparato molto sul mondo dell'Altro non
cattolico: Greci ortodossi e musulmani.
•Nuncio anche in Francia dopo la guerra: il mondo di «nouvelle theologie .» (De Lubac , Danielou ,
Chenu , Congar ,
•Fatto cardinale da Pio XII all'età di 72 anni nel 1953, e patriarca di Venezia. Il suo modello era San
Carlo Borromeo un vescovo pastorale e riformatore.
•Si considerava il parroco di Venezia. Non ha mai rifiutato nessuno che venisse a trovarlo. "Lasciateli
entrare. Forse vogliono venire a confessarsi".
•«Papa di transizione»: Dopo la morte di Pio XII, fu eletto papa. N on aveva dei nemici e aveva già
77 anni.
•Ha scioccato tutti perché voleva comportarsi come il vescovo di Roma. Visitava le parrocchie, gli
ospedali, le carceri.
•« Good Pope John»: «Il mondo si svegliò per trovare un gentile e sorridente vecchietto sul trono di
Pietro, che conosceva il mondo moderno e non ne aveva paura .» (Eamon Duffy
•La sua ultima enciclica Pacem in terris era rivolta non ai vescovi del mondo, ma "a tutti gli uomini
di buona volontà
•Tre mesi dopo la sua elezione, il 25 gennaio 1959, sconvolse tutti, annunciando la convocazione di
un Concilio Ecumenico.

2. IL SECONDO CONCILIO VATICANO

2.1. VATICANO II: UN CONCILIO PASTORALE E MISSIONARIO

•A. Perché ha convocato il Concilio Vaticano II il 25 gennaio 1959 nella Basilica di San Paolo fuori
le Mura
• All'inizio , egli menzionava due obiettivi: (1) "l'illuminazione, l'edificazione e la gioia dell’ intero
popolo cristiano" e (2) «porgere un invito cordiale e rinnovato ai fedeli delle comunità separate a
partecipare con noi a questa ricerca dell’ unità e della grazia".
•" Nonostante la loro vaghezza, entrambi gli obiettivi sono degni di note perché incondizionatamente
positivi . »(J. O'Malley
•C’era una evoluzione nella sua comprensione di del Concilio tra il suo annuncio nel 1959 e la sua
apertura nel 1962.

B. Il famoso discorso di apertura di Giovanni XXIII dell'11 ottobre 1962, Gaudet Mater Ecclesia ("La
Chiesa Madre gioisce
•B.1.Contro i «profeti di sventura»:
•« Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano ministero
apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che,
sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente
giudizio.
•Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai ;
vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del
tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla
storia, che è maestra di vita . . .«A noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di
sventura , che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo . . .» (n. 2, 3)

B. 2. L 'obiettivo pastorale/missionario del Concilio :


«Però noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della
sola antichità . . .» "Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina
cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace «Occorre che questa dottrina certa ed
immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto
è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute
nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate.»
•Cioè, NON adattamento al mondo , ma un aggiornamento «contrassegnato a un duplice movimento»
(Giovannoni Cortesi): fedeltà al mistero di Dio e la capacità di comunicare in un modo comprensibile!
•B.3. Richiede «un’ ermeneutica di misericordia divina» verso il mondo (Giovannoni Cortesi):
"Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece
di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo
più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando . . . . La Chiesa Cattolica,
mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi
madre amorevolissima di tutti , benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da
lei separati»
•B.4. promuovere l’unita della famiglia cristiana e umana in 3 livelli : "l'unità dei cattolici tra di loro
. . . . ; l'unità . . . . con] i cristiani separati da questa Sede Apostolica . . . . ; l'unità . . . con] coloro che
ancora professano le diverse forme di religione non cristiana". (n. 19).

C. L’allocuzione nell’ ultima sessione del Vatican II di Paolo VI, 7 dicembre 1965:
•Il Consiglio ha dedicato molto tempo a parlare del contesto dell'umanità
•«Ma non possiamo trascurare un’osservazione capitale nell’esame del significato religioso di questo
Concilio: esso è stato vivamente interessato dallo studio del mondo moderno . Non mai forse come
in questa occasione la Chiesa ha sentito il bisogno di conoscere, di avvicinare, di comprendere, di
penetrare, di servire, di evangelizzare la società circostante, e di coglierla, quasi di rincorrerla nel suo
rapido e continuo mutamento .»
•Perché?

•Il Concilio «ha parlato all’uomo d’oggi, qual è. . . . (e) tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in
un’unica direzione: servire l’uomo . L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità,
in ogni sua necessità.
•La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanità . . . . la religione cattolica è per l’umanità.»

2.2. VATICANO II COME AVVENIMENTO

•Il Concilio si svolse in 4 sessioni: dal 1962 al 1965.


•I 16 documenti non si sono scritti da se stessi, ma sono stati prodotti del dramma, dei dibattiti, delle
nuove comprensioni, dei compromessi, delle negoziazioni, nelle experienze di collegialità.
•C’erano veri punti di svolta durante il Concilio.
•Esempio: Durante la prima sessione (1962), i vescovi del Concilio hanno respinto i documenti
preparati dalla Curia romana sulla Rivelazione e sulla Chiesa, e il Papa ha deciso di ricominciare «da
capo,» in un senso.
•Il Concilio non è solo il testo dei decreti . Per comprendere ciò che i documenti dicono, occorre
prestare attenzione al contesto e alla storia dei documenti.

2.3. L'INTERPRETAZIONE DEL VATICANO II

•Forse, uno dei temi più dibattuti della teologia contemporanea.


•Nel suo discorso alla Curia romana del dicembre 2005, papa Benedetto XVI ha sottolineato che
"l'ermeneutica della discontinuità e della rottura " rischia di "finire in una spaccatura tra la Chiesa
preconciliare e la Chiesa postconciliare". Contro una lettura del Concilio come una rottura completa
con ciò che è venuto prima.
•Ma il contrario dell‘ermeneutica della discontinuità NON è un «ermeneutica della continuità». C'è
chi vuole suggerire che non c'è stato un vero cambiamento nel Concilio Vaticano II
•Piuttosto , per Benedetto, l'ermeneutica vera e propria è «l'ermeneutica della riforma».
•La riforma comporta un cambiamento e un rinnovamento, ma nella continuità, o forse, in una
continuità più profonda con ciò che è venuto prima. La vera Riforma comporta una fedeltà più
profonda.
•Ma non si può negare la vera novità (anche se profondamente fedele) del Vaticano II.
•I Concili cominciando con Nicea erano originariamente modellati sul Senato romano. Giudicavano
i casi, facevano leggi sul comportamento e sulla dottrina, e istruivano. Decreti dottrinali o decreti
disciplinari.
•Il genere giuridico tipico dei Concili passati era il canone : "una breve ordinanza che proibiva o
prescriveva determinati comportamenti , specificando le pene per i trasgressori". O'Malley ) In
genere, dopo un insegnamento di dottrina, viene allegato un canone . Anatema sit
•Il primo Concilio ecumenico (Nicea) emanò 20 canoni. Il Concilio di Trento ne aveva 250. Il
Vaticano II non ha emesso un solo canone
•Perché ? Perché il Vaticano II aveva un genere diverso, adatto al suo scopo. Invece di prescrivere
norme e di imporre sanzioni, il Vaticano II ha voluto presentare ideali e valori, voleva ispirare invece
di condannare.
•Il Vaticano II divenne «un’ assemblea in cui la Chiesa esplorò ed espresse di nuovo la sua identità,
ricordò e sviluppò i suoi valori più preziosi, e ha proclamato al mondo la sua visione sublime
dell'umanità .» O’Malley ) Invece di minacce di anatema, il Consiglio ha offerto degli inviti.
•L’ atteggiamento e il linguaggio verso L’Altro: «Vedeva l’Altro più come potenziale partner che
come nemico, . . . meno come pericolo che come potenziale arricchimento.»
•Il vocabolario usato dei documenti. F ra le parole più usate: « fratelli e sorelle, amicizia,
cooperazione, collaborazione, associazione, collegialità, libertà, dialogo, servo, dignità e santità» (
O’Malley
•Quindi, NO alla «ermeneutica della discontinuità e della rottura »
•Ma anche NO a una ideologica «ermeneutica della continuità» che nega tutta la novità.
•L'ermeneutica vera e propria è «l'ermeneutica della riforma». Il cambiamento è per una maggiore
fedeltà al Vangelo
•«Il Concilio Vaticano II ha offerto la testimonianza e gli strumenti teologici e pastorali per permettere
la Chiesa cattolica di abitare con un uno stile nuovo la contemporaneità.» (Giovannoni,

3. LA STORIA DEL DOCUMENTO

UN IMPORTANTE PROMEMORIA
Per avere una visione completa di ciò che il Concilio ha insegnato sulla missione, bisogna studiare
almeno altri tre documenti
•Lumen gentium sulla Chiesa;
•Nostra Aetate sulle altre religioni;
•Gaudium et Spes , sulla Chiesa nel mondo moderno.

3.1 . L'OGGETTO DELLA CONTESA

•La domanda alla base del dramma : se il documento sia giuridico/territoriale o teologico. Se si
trattasse delle missioni o della missione.
•La nozione giuridica voleva limitarsi a ci ò che il diritto canonico diceva, cioè "le missioni sono le
attività della Chiesa nei territori sotto la Propaganda".
Il capo di Propaganda Fide, il cardinale Pietro Agagianian , pensava che non ci fossero problemi
teologici da risolvere; che le encicliche papali sulla missione avessero già risolto la fondazione e le
finalità delle missioni.

3.2. LA PRIMA E LA SECONDA SESSIONI (1962-1963)

•Una commissione prepara la bozza originale del 1962. Il titolo originale: De Missionibus : sulle
missioni.
•I contenuti erano fondamentalmente giuridici e pratici: il governo delle missioni, i vari compiti dei
sacerdoti, dei religiosi, dei laici; i studi dei sacerdoti; l a cooperazione missionaria.
•Quando l'arcivescovo di Brazzaville, M. Bernard, chiese una definizione di missione, gli fu detto: "
L'unica definizione corretta . . . . è le 'Missioni' sono tutti i territorio sotto la S.C. de P.F.".
•Le 2 bozze non sono state prese in considerazione durante la prima e la seconda sessione, a causa di
un ordine del giorno troppo fitto.
•Ma la Commissione di coordinamento dei cardinali trovava la bozza troppo giuridica, troppo secca,
poco ispirante.
•I cardinali Líenart di Lille e Döpfner di Monaco lamentarono la mancanza di una presentazione
teologica della missione e la mancanza di una visione pastorale per rispondere alle nuove realtà del
mondo.

3.3. LA TERZA SESSIONE (1964)

•I l 6 novembre 1964, ciò che fu presentato non fu un documento completo, ma 13 proposte sulle
missioni, preparate dalla Commissione.
•Il relatore, Mons . Stanislaus Lokuang , vescovo di Tainan (Taiwan) ha cercato di ammorbidire la
delusione dell'Assemblea, dicendo che le questioni teologiche fondamentali erano già trattate nella
Lumen Gentium 13,16,17, e 23.
•Dal 6 a 9 novembre, i Padri conciliari non hanno esitato a presentare le loro critiche.

•Paternus Geise , vescovo di Bogor (Indonesia a nome di 70 superiori di istituti religiosi: «Le
montagne hanno partorito; e quello che ne è uscito è un ridicolo topolino!»
•Da Africa, il vescovo irlandese Donal Lamont della Rhodesia ( Zimbabwe):
•Il documento era come la visione delle ossa secche del libro di Ezechiele: solo Dio poteva farla
rivivere.
•Cristo è venuto a portare il fuoco sulla terra, ma questo documento non accende nulla!
•Siamo frustrati. Abbiamo chiesto del pane e ci hanno dato (non dirò pietre) alcune proposizioni di
un manuale di missiologia".
•Pregò i Padri di dare vita a questo documento. "Dateci qualcosa degno di una seconda Pentecoste,
affinché, mossi dallo spirito durante questo Concilio, come gli apostoli durante la prima Pentecoste,
andiamo a proclamare le meravigliose opere di Dio ai quattro angoli del mondo".
•Il cardinale gesuita Bea, parlando a nome dei vescovi dell'Africa e di alcuni dell'Asia: il documento
era «quasi esclusivamente giuridico.» Occore un ripensamento della teologia della missione da un
punto di vista più biblico» che offra «un nuovo impulso . . . Un nuovo fervore . . . Non soltanto un
nuovo ordinamento giuridico.»
•Numerosi vescovi chiedevano un documento con una teologia della missione : G . M. Grotti, che
parla a nome di 38 vescovi del Brasile; Riobé di Orleans, che parla a nome di 70 vescovi missionari
e superiori di congregazioni missionarie; il cardinale Alfrink , che parla a nome dei missionari
olandesi.
•L . Völker , il Superiore Generale dei Missionari d'Africa: «ci dà qualcosa che dimostra che la
missione appartiene alla vita della Chiesa, non una qualche attività secondaria , quasi accidentale!»
•Fulton Sheen , il vescovo ausiliare di New York, si è opposto all'idea territoriale delle missioni (che
limite la missione solo nei Paesi non cristiani) e ha chiesto una "definizione più universale": Le anime,
non i territori. . . . fanno le missioni ".
•I vescovi dell'America latina e centrale si sono lamentati che la definizione ristretta di missioni come
luoghi dove la Chiesa non era ancora stata piantata escluderebbe tutte le loro diocesi , compresa
l'esclusione dall'aiuto finanziario di Propaganda Fide!
•C osa significa dire che la Chiesa è stata piantata: è sufficiente che uomini e donne siano battezzati,
anche se il Vangelo non è ancora stato predicato?
•Il vescovo di Bukoba (Tanzania), il Cardinale Laurean Rugambwa dice: per distinguere tra
missione e colonizzazione, l'adattamento alle culture non sia presentato come una strategia utile per
conquistare le persone,
•ma piuttosto come una realtà radicata nella teologia della missione.
•L'adattamento segue la logica dell'incarnazione, secondo la quale la vita di un popolo è assunta dalla
Chiesa come Cristo ha assunto la nostra piena umanità.
•Il vescovo melchita di Antiochia, mons . Elias Zoghby , ha dato un intervento molto influente in cui
ha detto che, nel rito latino, c'è più preoccupazione di organizzare la missione che di approfondirla .
•Ha condiviso che, nelle chiese orientali, la missione è una "epifania, cioè un'eruzione della luce
divina nel mondo creato", in un " mondo umano già reso fertile dal seme divino, dai semi del Verbo,
come hanno detto San Giustino, Clemente di Alessandria e Origene".
• La Parola di Dio viene alle "anime che non sono lontane dalla Parola di Dio e che, in effetti, sono
state a lungo preparate dallo Spirito Santo".
•Il vescovo di Chilaw (Sri Lanka), E . Pieris, ha osservato che la Chiesa è chiamata a un " habitudo
apostolico " ma è sempre tentata a un " habitudo colonialis ".
•Il vescovo di Koupela , Alto Volta, Mons . D. Yougbare ha parlato contro la collusione tra missione
e imperialismo.
•L 'arcivescovo di Cotonou, Benin, Mons . Gantin insisteva che la Chiesa deve adottare
l'atteggiamento di un servo e abbandonare quello di dominio.
•Il vescovo gesuita di Jamshedpur, Lawrence Trevor Picachy : le giovani chiese devono essere trattate
alla pari , non meri oggetti di misericordia, ma come soggetti pieni di vita ecclesiale che costituiscono
la ricchezza della Chiesa cattolica . Citava Ignazio di Loyola: «Amor semper tendit ad aequalitatem

•Diversi vescovi ( Léger , Sheen , De Smedt , Moloney ) hanno parlato dell'importanza del dialogo
come dinamica essenziale nei rapporti con i non cristiani.
•Altri ( Suenens , Ariz Huarte [Peru], Kihangire [Uganda]) hanno chiesto di dare maggiore importanza
alla partecipazione laica alla missione.
•Quando Agagianian , vedendo le reazioni così negativi, proponeva di rimandare il documento alla
Commissione per la rielaborazione, ci sono stati applausi spontanei! Lokuang bisognava ricordare ai
vescovi che l'applauso non era un voto.
•Così hanno votato per rimandare il documento, con un voto 1601 a 311.
• Il significato di “questa massiccia bocciatura” è ben espresso di Gianni Colzani: Questa votazione
può essere considerate la fine della teologia tradizionale della missione , una Teologia che considerava
la missione come espansione della fede Cristiana e delle forme che questa aveva ricevuto in Europa
nei territori che non avevano ancora incontrato il Cristo. Frutta di una larga convergenza, questa
bocciatura non è sempre compresa in tutta la sua serietà.” Teologia della Missione, 34)

3.4. VERSO LA QUARTA SESSIONE (1964 - 1965)

•Il Superiore generale della SVD Johannes Schütte (ex missionario in Cina) è stato nominato capo
della Commissione, e alla Commissione si è aggiunto un gruppo di teologi, tra cui Yves Congar e
Joseph Ratzinger .
•Tra la 3a e la 4a sessione lavorarono a Nemi, e Congar scrisse l'introduzione teologica, che proponeva
una comprensione più ampia della missione della Chiesa .
• La battaglia tra missione e missioni continuò in Commissione. Andre Seumois , professore di
missiologia all' Urbanianum , temeva che l'allargamento della missione a tutta la vita e l'attività della
Chiesa non fosse conforme all'insegnamento delle encicliche papali sulla missione e indebolisse
l'attività missionaria ai non cristiani.
• Seumois voleva respingere l'intera bozza di Congar perché diceva che la missione non ha niente a
che fare con la Trinità!

3.5. LA QUARTA SESSIONE (1965)

•La nuova bozza fu presentata il 7 ottobre 1964 da p. Schütte .


•Ricordando l'immagine delle ossa secche, diceva che ora si è adempiuto ciò che i Padri conciliari
avevano richiesto: le ossa hanno ora la carne!
•Spiegava anche che ciò che fa il documento non è rifiutare le missioni, ma inserirle in un nuovo e
più ampio contesto.
• Tutta la Chiesa è essenzialmente missionaria: tutta la sua vita e la sua attività è missione. Ma
all'interno di questa, c'è l'importante iniziativa speciale per i luoghi che non hanno ancora ascoltato il
Vangelo e dove la Chiesa non è ancora stata piantata, e queste sono le missioni.
•Il testo è stato discuso, dall'8 al 13 ottobre. Tanti interventi. Alla fine ai vescovi è stato detto solo di
mettere per scritto i loro commenti.
•La maggior parte dei padri conciliari ha espresso soddisfazione per un documento in armonia con la
teologia dei documenti già approvati, soprattutto la Lumen Gentium .
•Alcuni non hanno gradito l'introduzione teologica, tra cui il vescovo domenicano Juan Velasco, già
vescovo di Amoy in Cina, allora ausiliare di Manila. «Vaghi e oscuri »!
• Congar ha notato nel suo diario che alcuni padri conciliari avevano paura della teologia. Ciò che per
loro era reale era la legge. Il resto era solo poesia!)
•Un gruppo di vescovi voleva un riconoscimento più decisivo della vitalità delle chiese locali. La
bozza si è concentrata troppo sulla figura del missionario straniero. Il vescovo Okoye di Port Harcourt
(Nigeria) ha detto che, senza una decisiva promozione del clero e dei laici indigeni, il cristianesimo
verrà percepito come "la religione dell'uomo bianco... un altro braccio dell'imperialismo... una
religione importata"
• Il cardinale Santos di Manila, insieme al cardinale Alfrink e altri, ha chiesto alla commissione di
ripensare la collocazione di "testimonianza, dialogo e carità" sotto il titolo di "preamboli
dell'evangelizzazione.» La testimonianza, la carità e il dialogo non sono soltanto una preparazione
per l’evangelizzazione , ma sono già evangelizzazione.
•La commissione di p. Schütte ha lavorato per incorporare nel documento 193 interventi orali e scritti
dei vescovi (un totale di 555 pagine di testo!).
•Le tensioni tra il gruppo giuridico e quello teologico continuavano, ma finalmente sono riuscite in
qualche modo a placare tutti.
•La bozza fu modificata, e infine, il 7 dicembre 1965, il giorno prima della fine del Concilio, il
documento fu approvato con il maggior numero di voti positivi nel Concilio 2394 a favore, e solo 5
contrari!
Ad Gentes è un documento di compromesso. Si può vedere una concezione più ampia della
missione insieme a una preoccupazione per le missioni intese in senso più territoriale. I due non sono
perfettamente integrati.

AD GENTES : CONTENUTI

1. OSSERVAZIONI GENERALI

1. Il titolo del decreto è cambiato dall'originale De Missionibus (Sulle Missioni) al De Activitate


Missionali Ecclesiae (Sull'attività missionaria della Chiesa).
•L'idea era di rafforzare la nozione che la missione non è un territorio ne un 'attività secondaria o
facoltativa , ma una dimensione essenziale della Chiesa .
2.La Struttura : Dopo una proemio, ci sono 6 capitoli.
•Capitolo I: Principi Dottrinali ( nn . 2 9)
•Capitolo II: L’opera missionaria della Chiesa
•Capitolo III: Le Chiese particolari
•Capitolo IV: I missionari
•Capitolo V: L’organizzazione dell’attività missionaria
•Capitolo VI: La cooperazione.

3.Un documento di compromesso , che non integra perfettamente i diversi punti di vista nel Concilio
.
• Da un lato, la comprensione geografica delle missioni
•Dall’ altro lato, la comprensione della missione come partecipazione di tutta la Chiesa nell’ opera
salvifica di Dio.
4.La vera novità : Il primo capitolo , che offre una visione teologica della missione.
•Studiamo soprattutto questo capitolo.
•Ma attingeremo anche dagli altri capitoli, specialmente dal capitolo 2 (n. 10 18) sul lavoro
missionario, e dal capitolo che è stato l'ultimo ad essere aggiunto al documento, il capitolo 3 (19-22),
sulle Chiese particolari.

2. I CONTENUTI: LA TEOLOGIA DELLA MISSIONE DI AG

CONTENUTI: 5 PUNTI PRINCIPALI

1. La dimensione teologica della missione


2. La dimensione ecclesiologica della missione
3. La dimensione antropologica della missione
4. Le modalità della missione
5. La necessità della missione

1. LA DIMENSIONE TEOLOGICA : IL MISSIO DEI”

•La frase più importante del Decreto: "La Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto
essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di
Dio Padre (n. 2)". (Latino: « Ecclesia peregrinans natura sua missionaria est»)
•Yves Congar : la concezione della missione nel documento non è solo teologica nel senso ampio di
una riflessione fatta in fede , ma nel senso pi ù stretto , perché è un «discorso su Dio»
•AG 2 4: L'origine della missione non è la Chiesa, ma il progetto del amor fontalis del Padre di
chiamare gli uomini alla comunione con Dio e gli uni con gli altri, per il quale egli manda il suo Figlio
e lo Spirito Santo.
•La missione è prima e sempre opera di Dio. La missione ha la sua origine nella Trinità e il suo
obiettivo è la comunione con la Trinità. La missione non è principalmente un'attività della Chiesa, ma
un attributo di Dio. Dio è un Dio missionario". (Bosch
• Interessante. Capitolo 1: Propositum Patris (Il Progetto del Padre). Capitolo 2: Missio Filii (La
Missione del Figlio). Capitolo 3: Missio Spiritus (La Missione del
•Capitolo 4, però, NON è « Missio Ecclesiae » («La missione della Chiesa) ma «Ecclesia a Cristo
missa» (La Chiesa inviata da Cristo).
•«La terme missio est donc réservé » a Dio; la Chiesa invece «est envoyéee , ce qui lui confère un
statut différent .» (Gilles Routhier
•La Chiesa non ha una missione; la Missione ha una Chiesa . La prima realtà è il piano e l'azione di
Dio, in cui la Chiesa è mandata da Dio a collaborare con l'opera salvifica di Dio.
•La missione di Dio è più ampia della Chiesa. Il Concilio sottolinea l'opera dello Spirito Santo. Lo
Spirito anima la Chiesa, opera attraverso la Chiesa.
•Ma, «indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo già prima che Cristo fosse
glorificato". A volte lo Spirito "previene visibilmente anche l’azione apostolica". (n. 4).
•Poiché la missione è l’opera di Dio, Dio lavora nel mondo anche oltre i confini visibili della Chiesa,
attraverso lo Spirito.

2. LA DIMENSIONE ECCLESIOLOGICA: «LA CHIESA PELLEGRINANTE, MISSIONARIA


PER SUA NATURA»

•Sottolineare che la missione è prima di tutto quella di Dio non significa che la Chiesa non sia
importante. Al contrario, la Chiesa esiste solo per compiere, per partecipare alla volontà salvifica di
Dio: la Chiesa, la Chiesa intera, è «missionaria per natura».
• La missione non è solo un'aggiunta, dopo che il resto è stato curato. La sua missione (il suo "essere
inviata") non è secondaria rispetto al suo essere; la Chiesa esiste nell'essere inviata e nell'edificarsi
per la sua missione.
•Non è un'attività facoltativa svolta da pochi eletti.
•Tutta la Chiesa è missionaria : «Essendo tutta la Chiesa missionaria ed essendo l’opera di
evangelizzazione dovere fondamentale del popolo di Dio . . .» (n. 25)
•I laici non servono semplicemente come delegati dei vescovi.
•Il n. 5: "il dovere" di "diffondere la fede e la salvezza di Cristo" non viene solo dal comando di Cristo
ai suoi Apostoli, che essi hanno trasmesso ai vescovi, ma anche "in forza della vita che Cristo
comunica alle sue membra ". In altre parole, la missione è un dovere di tutti a causa del battesimo.
•Il n. 6 insiste che il compito della missione di Dio è "uno e identico in ogni luogo", ma viene
esercitata in modo diverso “in base alle circostanze ". Ci vuole una continua valutazione delle
circostanze per discernere il modo di svolgere l’attività missionaria.
•Le missioni " o "il compito di predicare il Vangelo e di impiantare la Chiesa stessa in mezzo ai popoli
o ai gruppi che non ancora credono in Cristo" (n. 6) è un importantissimo modo di compiere la
missione. Ma chiaramente è solo un modo di compiere la missione.
•«Chiesa pellegrinante» in pellegrinaggio verso il Regno. (n. 9) La Chiesa non è il fine ultimo della
missione o delle missioni. Il Regno di Dio è la meta, e il Regno è più ampio della Chiesa.
• Poiché la Chiesa non è l'obiettivo finale della missione, qual è il suo ruolo
• Il n. 5 dice che Cristo "ha fondato la sua Chiesa come sacramento di salvezza
• Da LG 1, comprendiamo che essere un sacramento significa che la Chiesa è " segno e strumento"
del progetto di Dio nel mondo, testimone e serva del disegno di comunione di Dio
•Così , l'attività missionaria della Chiesa è «nient'altro e niente di meno che un'epifania", una
manifestazione del piano salvifico di Dio nel mondo .» (n.

3. LA DIMENSIONE ANTROPOLOGICA: «I GERMI DEL VERBO»

•L'antropologia di AG è invece molto legata alla visione antropologica dei Padri della Chiesa espressa
dal vescovo Elias Zoghby nel suo importante intervento:
• «La missione redentrice del Cristo e della Chiesa si esercita presso un’umanità già fecondata del
seme divino, i germi del Verbo spermata tou Logou ), secondo l'espressione di San Giustino, di
Clemente d'Alessandria e di Origene. Il messaggero del vangelo giunto in un paese non ancora
evangelizzato non getta il seme della parola di Dio in anime totalmente estranee al Verbo di Dio, ma
piuttosto, in anime lungamente preparate dallo Spirito Santo , avendo esse ricevuto già dalla loro
creazione il "germe del Verbo" creatore, il seme divino che attende la rugiada della nuova alba per
crescere e portare frutti .»
•In AG, l'essere umano è creato da Dio a sua immagine e somiglianza, e dotato dei germi del Verbo.
L'umanità è la buona creazione di Dio, in cui Dio è attivo e presente. Il peccato può oscurarlo e
renderlo meno visibile, ma non toglie questa originaria beatitudine.
•Una nuova sensibilità e una valorizzazione delle "aspirazioni" (n. 8) e dei "intimo desiderio"
dell‘umanità. La missione non è un'imposizione estrinseca, ma una risposta ai desideri più profondi
dell'umanità
•Un rispetto più profondo per le culture e le tradizioni religiosi . "Tutto ciò che di verità e di grazia .
. . in mezzo alle genti" sono segni di “una nascosta presenza di Dio.” (n.9) I cristiani sono chiamati a
"un dialogo sincero e paziente" per conoscere “quali ricchezza Dio nella sua munificenza ha dato ai
popoli .”
•Questo non è per negare il peccato e l'invito alla conversione.
•Il n. 8 insiste sul fatto che "soltanto facendo morire ciò che è vecchio, possiamo giungere a
rinnovamento di vita: questo vale anzitutto per le persone, ma vale anche per i vari beni di questo
mondo, che sono contrassegnati insieme dal peccato dell’uomo e dalla benedizione di Dio.”
•Nessuno per se stesso e con le sue forze riesce a liberarsi deal peccato . . . tutti hanno bisogno di
Cristo modello, maestro, liberatore, salvatore, vivificatore .”.”(n. 8
• C'è sempre il dovere di purificare anche le culture.
•Quindi, un’ antropologia cristiana equilibrata e classica.
•Una liberazione dalla visione colonialista dell'Altro attraverso il ritorno a una visione più
profondamente cristiana dell'umanità

4. LE MODALITÀ DELLA MISSIONE: PAROLE CHIAVE

•Alla luce di questa comprensione teologica, ecclesiologica e antropologica della missione, si


trasforma il modo in cui la missione viene compiuta .
•Se la Chiesa è il sacramento della salvezza, allora deve dare un segno di Cristo non solo in ciò che
insegna, ma nel modo in cui si svolge la missione. «La proclamazione include non solo il cosa del
messaggio , ma anche come viene proclamato ». ( Ormond Rush)
•Come segno e strumento del progetto di Dio, la Chiesa « continua e sviluppa nel corso della storia
la missione del Cristo stesso che è stato inviato a portare la buona novella ai poveri».
•Perciò "la Chiesa, sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, deve procedere per la stessa strada seguita
di Cristo: la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino
alla morte da cui per la sua risurrezione usci vincitore". (n.5)

«Presenza»:
• La teologia della missione del Concilio è una teologia della presenza ecclesiale nel mondo . Le
parole ‘presenza’ e ‘presente’ sono presenti in tutti i testi del Vaticano II, specialmente Ad Gentes »
(Rush).
• La missione della Chiesa si realizza attraverso un’ azione tale, per cui essa . . . si fa pienamente e
attualmente presente a tutti gli uomini e popoli ". (n. 5)
•E necessario che la Chiesa sia presente in questi raggruppamenti umani attraverso i suoi figli, che
vivono in mezza ad essi". (n. 11
•Con la sua presenza, la Chiesa può «offrire la testimonianza della carità e della bontà di Cristo, e
così . . renderlo in qualche modo presente .» (n.
•La presenza dei cristiani nei gruppi umani sia animata da quella carità con cui ci ha amato Dio .”
(N12 )
La Chiesa non è sopra o contro gli altri, ma con loro, cammina con loro. Una missiologia di
accompagnamento.

«Dialogo(colloquio )»
•"Uno spirito di dialogo deve caratterizzare questa presenza ecclesiale, proprio
perché ha caratterizzato lo spirito della propria missione di Cristo". (Rush)
•"Come Cristo stesso scrutò il cuore degli uomini e li portò alla luce divina attraverso un colloquio
veramente umano, cosi i suoi discepoli, . . . conoscano gli uomini in mezzo ai quali vivono e intreccino
relazioni con essi affinché con un dialogo sincero e paziente conoscano quali ricchezze Dio nella sua
munificenza ha dato ai popoli”. (n.11)
•“A quanti cercano la pace, [la Chiesa] desidera rispondere con il dialogo fraterno , portando loro dal
vangelo la pace e la luce.” (N. 12)
•La Gaudium et Spes sviluppa il tema del dialogo in modo molto più ricco.

«Riverenza»:
•Il dialogo non è «un mero principio pedagogico... ma un principio molto più profondamente
teologico. Dio sta lavorando... e la Chiesa è chiamata a discernere la presenza di Dio e a imparare da
essa». ( Ormond Rush)
• I cristiani, ben inseriti nel “gruppo umano in mezzo al quale vivono”, conoscano bene le loro
tradizioni nazionali e religiose ” in modo da "scoprano con gioia e rispetto (In Latino: laete et
reverenter ) i germi del Verbo in esse nascosti.” (n. 11)
•affinché “con un dialogo sincero e paziente conoscano quali ricchezze Dio nella sua munificenza ha
dato ai popoli". (AG 11
Una missiologia di rispetto

Servizio/Carità:
•«Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire personalmente e dare la sua via
in riscatto di molti, cioè per tutti.» (n. 3)
•«Effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni di razza, di condizione
sociale o di religione; no si attende alcun guadagno o gratitudine .»
• «Come Dio ci ha amato con amore gratuito , così anche i fedeli con la loro carità devono
preoccuparsi dell'uomo . . . . Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni
malattia ed infermità a dimostrazione dell'avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i
suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti,
e volentieri si prodiga per loro ».
•«Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i misteri della vita,
soffre con essi nelle angosce della morte .” n 12)

5. LA «NECESSITÀ DELLA ATTIVITÀ MISSIONARIA»


•Perché l'attività missionaria ? Se le germi del Verbo sono dappertutto, perché sia necessaria l’attività
missionaria della Chiesa?
•La ragione principale (N. 7) : la volontà salvifica di Dio, che vuole che tutti siano salvati attraverso
Cristo . (1Tim 2, 4 6)
•Coloro che rifiutano consapevolmente la Chiesa, nonostante sappiano che è una via necessaria per
la salvezza fondata da Cristo, non possono essere salvati . «Non potrebbero essere salvati quegli
uomini che, pur non ignorando il fatto che la Chiesa cattolica è stata fondata come necessaria da Dio
per mezzo di Gesù Cristo, non volessero però entrarvi or rimanervi.»
•È vero, però, che Dio può portare alla fede salvifica persone che non conoscono il Vangelo: «Dio,
attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il vangelo, alle fede»
(7) (Non solo non hanno ascoltato, ma non hanno ricevuto come il Vangelo.)
•Ma Dio è « pienamente glorificato» quando «gli uomini accolgono in forma consapevole e completa
conscie e plene ) la sua opera salvatrice, che ha compiuto nel Cristo.» (7)
•Seconda ragione: l’amore e il desiderio di condividere i doni che i cristiani hanno ricevuto «Le
membra della Chiesa sono sollecitate del amore con il quale amano Dio e per cui
desiderano condividere con tutti gli uomini i beni spirituali della vita sia presente sia futura.» (n.7)
•La terza ragione: «L’attività missionaria è intimamente congiunta con la stessa natura umana e le sue
aspirazioni.» (n.
•L'attività missionaria non è l'imposizione di qualcosa di estraneo alla nostra umanità, ma una risposta
ai suoi desideri più profondi
• Da un lato, Cristo, «il principio e il modello di . . . u manità rinnovata» rivela chi è l'uomo e risponde
alle aspirazioni più profonde dell'umanità: «amore fraterno,» «sincerità», «spirito di pace» . (n.8)
•Dall'altro lato, tutte le persone ma anche tutti i beni di questa mondo «sono contrassegnati insieme
del peccato dell’uomo e dalla benedizione di Dio», e «nessuno per se stesso e con le sue forze riesce
a liberarsi dal peccato e ad elevarsi in alto,» ma «tutti hanno bisogno di Cristo modello, maestro,
liberatore, salvatore, vivificatore.» (n.8)

1. LE «CHIESE PARTICOLARI»: LA CHIESA LOCALE E L’INCULTURAZIONE

• Il capitolo 3 dell'AG parla delle "chiese particolari ", quelle che oggi chiamiamo "chiese locali".
(Non solo delle «chiese giovani»!) Ogni «chiesa particolare» è chiamata ad essere una comunità
missionaria. ( cf . AG
•Il n. 22: «Le giovani chiese . . . in un meraviglioso scambio assumono tutte le ricchezze delle nazioni»
che includono «consuetudini e tradizioni, sapienza e cultura, arti e scienze dei loro popoli». Spinge
un processo in cui « le consuetudini, la concezione della vita e la struttura sociale possono essere
conciliate con . . . la rivelazione divina .»
• La visione presentata non è di uniformità, ma di unità nella diversità : "Le tradizioni particolari,
insieme con le qualità specifiche di ciascuna comunità nazionale, illuminate dalla luce del vangelo,
saranno assunte nell'unità cattolica". (AG 22)
• Vediamo come il senso di responsabilità per la missione delle chiese locali, la teologia della chiesa
locale e la sua relazione con la chiesa universale, e la pratica e la teologia dell’inculturazione sarà
approfondita negli anni successivi ad AG.

2. LA PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA SOCIALE

•Il servizio dei poveri , "le opere di misericordia corporali", erano incoraggiate nelle precedenti
encicliche, ma "spesso come un modo per fare i convertiti o come pre evangelizzazione L. Nemer )
•Esempi:
Rerum Ecclesiae , Pio XI, n. 30: i Missionari che predicano agli infedeli sanno benissimo quanta
benevolenza ed affetto si concili anche in quelle regioni chiunque provvede alla salute pubblica e cura
gl’infermi, e mostra amore per i bambini e per i fanciulli: tanto può l’esercizio della carità nel
conquistare il cuore degli uomini ."
Evangelii Praecones , Pio XII, n. 46: «Tutte queste opere insigni di carità hanno
un’efficacia somma per preparare gli animi degli infedeli e disporli a ricevere la fede cristiana.»
• Le opere di misericordia e di carità, sono viste, in qualche modo, come strumentali.
•AG però « ha detto che la Chiesa deve preoccuparsi dello sviluppo delle persone anche quando non
c'è speranza di predicare il Vangelo.» L. Nemer
•Il n. 12 parla della pratica della carità e del impegno sociale della Chiesa, specialmente verso i poveri.
«I fedeli cristiani devono impegnarsi e collaborare con tutti gli altri alla giusta composizione delle
questioni economiche e sociali» per «creare migliori condizioni di vita e . . . stabilire la pace nel
mondo. » (AG 12)
•Un « amore gratuito» che «non si attende alcun guadagno o gratitudine .» (Quindi, la carità non è un
mezzo, un strumento»!): "i discepoli di Cristo . . . sperano di offrir una vera testimonianza di Cristo,
e di lavorare alla loro salvezza , anche là dove non possono annunciare pienamente il Cristo» (AG
12)
•Se non è pre evangelizzazione, in che senso lavorare per la giustizia fa parte della missione della
Chiesa? Anche in questo caso, se ne parlerà molto nei decenni successivi ad AG.

3. IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

•In passato, una visione negativa dell'Altro Religioso. Erano quelli "che giacciono nelle tenebre e
nell'ombra della morte
•Il Vaticano II recupera una visione più antica dell'Altro Religioso attraverso la nozione dei «germi
del Verbo" logoi spermatikoi ) di Giustino Martire.
• AG 11: « i germi del Verbo" "nascosti" nelle "tradizioni nazionali e religiose " di un popolo.
•AG 15: « Lo Spirito Santo, che, mediante i germi del Verbo e la predicazione del vangelo , chiama
tutti gli uomini a Cristo.» (In altre parole, ancora prima che il Vangelo sia predicato, lo Spirito Santo
è già attivo).
•AG 18 chiede ai religiosi cattolici di considerare «attentamente in che modo le tradizioni ascetiche
e contemplative, i cui germi, talvolta già prima della predicazione del vangelo, Dio ha immesso nelle
antiche culture, possano essere assunte nella vita religiosa cristiana.».
•Gerard O'Collins dice che si riferisce alle pratiche buddiste, indù, musulmane di ascetismo e
preghiera, e sottolinea ancora una volta l'iniziativa divina precedente
• Se Dio lavora in coloro che appartengono ad altre religioni, qual è il senso della missione? Quale
ruolo ha il dialogo con le altre religioni e con i credenti di altre tradizioni religiose nella missione
della Chiesa? Negli anni successivi alla AG, queste questioni saranno oggetto di un'intensa
discussione.

EVANGELII NUNTIANDI (1975):CONTESTO

PAPA FRANCESCO SU EVANGELII NUNTIANDI

«Anche oggi è il documento pastorale più importante, che non è stato superato, del post Concilio .
Dobbiamo andare sempre lì. E’ un cantiere di ispirazione quell’Esortazione Apostolica. El’ha fatta il
grande Paolo VI , di suo pugno. Perché dopo quel Sinodo non si mettevano d’accordo se fare una
Esortazione, se non farla…; e alla fine il relatore era san Giovanni Paolo II ha preso tutti i fogli e li
ha consegnati al Papa, come dicendo: “Arrangiati tu, fratello!”. Paolo VI ha letto tutto e, con quella
pazienza che aveva, cominciò a scrivere. E’ proprio, per me, il testamento pastorale del grande Paolo
VI. E non è stata superata. E’ un cantiere di cose per la pastorale .» Papa Francesco, 16 Giugno 2014.

IL NUOVO PAPA: PAOLO VI


•Giovanni XXIII è morto il 3 giugno 1963, all'età di 81 anni, dopo la prima sessione del Vaticano II.
•Il 21 giugno 1963, l'arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, fu eletto Papa
•Egli riconvocò il Concilio Vaticano II e ne presiedette le rimanenti 3 sessioni, fino alla sua
conclusione l'8 dicembre 1965.
•Fu Papa negli anni tumultuosi dopo il Concilio Vaticano II, e cercò di attuarlo
• È spesso ricordato per l'enciclica Humanae Vitae del 1968, che sostenne il divieto della
contraccezione artificiale e provocò grandi controversie.

PAOLO VI: 4 CARATTERISTICHE

Il riformatore:
•Alla fine della seconda sessione del Vaticano II (dicembre 1963), depose la tiara papale sull'altare e
disse che sarebbe stato venduto per aiutare i poveri. Popolorum Progressio: Giustizia fa parte della
missione della Chiesa.
•Egli attuò la riforma della liturgia.
•Iniziò la pratica delle riunioni regolari dei vescovi (Sinodi), per promuovere un modo più
collegiale di governare la Chiesa
Il Papa Pellegrino:
•il primo Papa a viaggiare fuori dall'Italia nell'era moderna. Nove viaggi apostolici: in Terra
Santa, in Asia (India, Filippine, Sri Lanka, ecc.), in America Latina (Colombia), in Australia.
•È stato il primo Papa a visitare gli Stati Uniti e a rivolgersi alle Nazioni Unite (ottobre 1965) dove
ha tenuto il suo famoso discorso: "Niente più guerra; la guerra mai più!". «Presentò la Chiesa dalla
tribuna dell’Onu, non maestra di civiltà, ma esperta di umanità .»
Il Papa "evangelizzatore":
•Forse EN è stato il suo documento più importante, quello che ha catturato la sua più profonda
preoccupazione: "rendere la Chiesa del XX secolo sempre più adatta ad annunciare il Vangelo al
popolo del XX secolo". (EN 2
Il "costruttore dei ponti":
•Il cardinale Tagle dice che , durante il Vaticano II, il motto di papa Paolo VI era: Nessuno sconfitto,
tutti convinti".
• Dopo il Concilio, con tutte le polemiche e le fazioni, cercò di costruire ponti, e fu quindi "attaccato
da tutte le parti". ( Tagle ).
• «Per i progressisti il Papa era un freno. Per i conservatori, il responsabile della crisi . Divenne
impopolare, considerato amletico. Lo chiamavano «Paolo Mesto». Ne soffriva.» (Riccardi)

2. LA CRISI POST CONCILIARE DELLA MISSIONE

4 FASI DELLA STORIA DELLA MISSIONE NEL XX˚ SECOLO

•Secondo Robert Schreiter /Stephen Bevans :


•(1) Certezza (da MI al Vaticano II);
•(2) Fermento (Vaticano II);
•(3) Crisi (il decennio dopo il Concilio);
•(4) Rinascita (da EN in poi

CRISI DELLA MISSIONE

«Il riconoscimento della presenza della grazia e della salvezza al di fuori della Chiesa ha portato la
comprensione della missione nella Chiesa in una grande crisi. Gran parte del motivo della missione
[durante] il "periodo di certezza" . . . dipendeva dalla convinzione dei cristiani che "fuori dalla chiesa
non c'era salvezza". Nel tempo prima del Vaticano II, donne e uomini erano disposti a sacrificare il
loro conforto e persino la loro vita per «salvare i poveri pagani». Ora si diceva loro che non c'era
davvero alcun bisogno urgente, che «lo Spirito Santo, in un modo noto solo a Dio, offre ad ogni
persona di essere associata al mistero pasquale’’» (GS 22). ( S. Bevans)

1965-75 : UN DECENNIO TURBOLENTO

•1968 1970 : Movimenti di protesta, soprattutto tra i giovani, in tutto il mondo, contro l'imperialismo,
il razzismo, il capitalismo, "l'establishment.
•Tempo di decolonizzazione e nazionalismo .
•« Questo "periodo di crisi missionaria" è coinciso anche con il crollo dell'era del colonialismo,
quando una nazione colonizzata dopo l'altra ha raggiunto l'indipendenza e recuperato la propria
identità culturale . . . .
•«I popoli indigeni di tutto il mondo hanno cominciato a rendersi conto che gran parte dell'attività
missionaria andava in stretta correlazione con l'espansione coloniale . . .» Bevans

«MORATORIA SULLE MISSIONI»

•Tra i protestanti e i cattolici, un interrogativo sulla validità delle missioni .


Nel 1971, John Gatu del Kenya ha chiesto una "moratoria sui missionari stranieri»
Emerito Nacpil delle Filippine ha chiamato i missionari "un simbolo dell'universalità
dell'imperialismo occidentale".
Conferenza SEDOS 1969: «Perché proprio la missione ?» (« Why mission ?»

3. LA «RAGGIUNTA MATURITÀ» DELLE «GIOVANI CHIESE»

•Le "Chiese giovani," le chiese particolari, cominciavano a riflettere sulla missione nei loro contesti.
Celam (Conferenza dei vescovi latinoamericani), Medellin, 1968.
•Tema: «La Chiesa nell'attuale trasformazione dell'America Latina alla luce del Concilio»
• Riflettendo sulla realtà latinoamericana, in particolare sulla povertà diffusa, i vescovi hanno parlato
della missione di una Chiesa dei poveri, trasformando strutture sociali ingiuste.
•In un senso, l'inizio della teologia della liberazione
FABC (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche).
•FABC organizzata dopo la visita di Paolo VI a Manila nel 1970 . Prima assemblea plenaria a Taiwan,
aprile 1974.
•Tema: «L'evangelizzazione nell'Asia moderna»
•Riflettendo sul contesto multiculturale, multi religioso e di povertà dell'Asia, FABC ha espresso la
sua missione in termini del famoso triplice dialogo: con i poveri, con le culture, con le altre religioni
Si noti lo stile induttivo del fare teologia: a partire da una lettura dei segni dei tempi alla luce della
fede!
SECAM (Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar)
•iniziato quando i vescovi africani durante il Concilio Vaticano II volevano un organismo
che portasse la visione dell'Africa alla Chiesa universale . Anche un forum in cui i vescovi africani
possano parlare e agire insieme
•L anciato durante la visita di Paolo VI a Kampala, in Uganda, nel 1969. La prima visita di un papa
in Africa.

4. I SINODI DEI VESCOVI DI 1971 E 1974

IL SINODO DEL 1971


•Il Sinodo del 1971 , sul sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo.
•Il documento finale, La Giustizia nel Mondo , aveva questa storica frase:
•L'azione a favore della giustizia e la partecipazione alla trasformazione del mondo ci appaiono
pienamente come una dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, o, in altre parole, della
missione della Chiesa per la redenzione del genere umano e la sua liberazione da ogni situazione di
oppressione". (n. 6 )
•Il tema del Sinodo del 1974 era "L'evangelizzazione nel mondo moderno". Un Sinodo
drammatico: le "Chiese giovani hanno cambiato il corso di questa assemblea ". Jan
Grootaers ).
•Originariamente destinato a concentrarsi sulle preoccupazioni delle chiese occidentali, come la
secolarizzazione, finì per discutere " il dialogo con le altre religioni, il rapporto tra lo sviluppo e
l'annuncio del Vangelo, e la Chiesa locale come segno e strumento di evangelizzazione ». (Grootaers
)
• I temi del Concilio sono tornati, ma adesso dalla «nuova prospettiva» delle giovani Chiese
dell'Africa, dell'America Latina e dell'Asia.
•Chiaramente c'è stata una differenza di prospettiva e di visione teologica tra le due segretarie speciali
a cui è stato chiesto di scrivere una versione del documento finale
•P. D. Grasso , della PUG, aveva uno stile più classico (Romano) e deduttivo di fare teologia e
sottolineava l'autorità papale contro quelle che lui pensava fossero le forze centrifughe
dell'inculturazione.
•P. D.S . Amalorpavadass , un brillante teologo indiano, aveva uno stile più induttivo , a partire dai
«segni dei tempi», e si preoccupava della chiesa locale e della liberazione.
•Quando il documento finale è stato presentato dal cardinale Wojtyla il 18 ottobre 1974, la maggior
parte dei vescovi è rimasta profondamente delusa . Il documento era per lo più il testo di Grasso.
Sentivano che tutte le loro preoccupazioni e le loro discussioni, meglio riassunte da Amalorpavadass,
non erano rappresentate.
•Tra le maggiori preoccupazioni c'era il rapporto tra "sviluppo e salvezza" e "Giustizia sociale ed
evangelizzazione". Grootaers ) Alcuni ritengono che il Sinodo del 1971 si sia spinto troppo in avanti
e che abbia sminuito l'aspetto religioso della missione. Altri ritenevano che si dovesse dire di più sulla
liberazione.
•C'era anche una differenza di stile/metodo teologico. In genere, i vescovi dell'America Latina,
dell'Africa e dell'Asia (e anche non pochi da Europa e America del Nord, diceva P. Amalorpavadass)
tendevano ad avere uno stile più induttivo, a partire dalle loro realtà vissute.
•Alla fine, I vescovi hanno votato, e la maggioranza ha respinto tre dei quattro capitoli della bozza di
documento.
•Non essendoci più tempo per redigere un altro documento, si è deciso di consegnare tutta la
documentazione al Papa per farne un documento definitivo. Il risultato fu Evangelii Nuntiandi.

EVANGELII NUNTIANDI (1975):CONTENUTI

TRAIETTORIE MISSIONARIE POST CONCILIARI

•Tre aree sviluppo post conciliare: (1) inculturazione e la Chiesa locale; (2) il valore della liberazione
o promozione umana; (3) dialogo e annuncio (o missione e dialogo interreligioso)
•In un senso, si potrebbe leggere Evangelii Nuntiandi come principalmente una risposta alla seconda
problematica sopra: la relazione fra salvezza e la promozione della giustizia; fra missione e
liberazione.
• E poi, si potrebbe leggere Redemptoris Missio come principalmente una risposta alla terza
problematica: annuncio e dialogo; missione e dialogo interreligioso
• Alla base di entrambi questi temi c'è la questione del valore dell'esperienza e dell'autorità delle
chiese locali, soprattutto per quanto riguarda la missione nei loro particolari contesti.
•La questione della missione e della liberazione è venuta fuori soprattutto dall'America Latina. La
questione del dialogo interreligioso è stata sollevata in particolare dalle chiese dell'Asia.

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

•Il contesto immediato di EN era il decimo anniversario della chiusura del Vaticano II: “Vogliamo
farlo in questo decimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II , i cui obiettivi si
riassumono, in definitiva, in uno solo: rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad
annunziare il Vangelo all'umanità del XX secolo.» (EN 2)
•La scelta della parola “Evangelizzazione ”: «È certo che, rispetto all’epoca preconciliare, la parola
«missione» ha sofferto di una certa disgrazia. . . . Era troppo legato a un periodo in cui l’era
missionaria coincideva con le conquiste coloniali . . . In ogni caso, è la parola evangelizzazione che
è entrata nella lingua ufficiale della Chiesa con l’esortazione Evangelii Nuntiandi .» (Claude Geffré)
•«Il significato dei termini (missione ed evangelizzazione) è lo stesso e possono essere usati in
modo intercambiabile .» Bevans
•«EN parla di «annuncio del Vangelo.» La sfumature è importante. È un modo per riportare in primo
piano il Vangelo prima di parlare dell’ attività mssionaria .» (P. de Charentenay,
•Lo schema del EN (secondo Joseph Doré ): 7 capitoli
La prima parte, più Dottrinale : i primi 3 capitoli (Dal Cristo evangelizzatore alla Chiesa
evangelizzatrice ; Che cosa significa evangelizzare; Il contenuto dell'evangelizzazione)
La seconda parte, più Pratica : Capitoli 4 a 6 (Le vie dell'evangelizzazione; I destinatari
dell'evangelizzazione; Gli operai dell'evangelizzazione)
La terza parte, più Spirituale : Capitolo 7 (Lo spirito dell'evangelizzazione)

LA RICHEZZA DI EN

•EN è più ricca di questa presentazione. Non avremo il tempo di toccare tutto il contenuto
nell'esortazione apostolica
•Per esempio, ha un'interessante (anche se un po' antiquata) discussione sulle comunità di base nella
Chiesa.
•Anche sulla religiosità popolare, la catechesi, i media, il ruolo dei vescovi, dei religiosi, dei laici, dei
giovani nell'evangelizzazione.
•Cercheremo di concentrarci su due cose : i temi teologici più importanti e gli elementi di novità.

I CONTENUTI DI EVANGELII NUNTIANDI

1. GESÙ, PRIMO EVANGELIZZATORE, ANNUNCIA IL REGNO DI DIO

•Ad Gentes inizia con la Missio Dei, da una prospettiva trinitaria. Missione è prima di tutto, progetto
e lavoro di Dio.
•EN inizia anche con la Missio Dei , ma si concentra su «Gesù medesimo, Vangelo di Dio,» che «è
stato assolutamente il primo e il più grande evangelizzatore.» (EN 7).
•Il centro della sua missione è l'annuncio del Regno di Dio. Per lui, «Solo il Regno è . . . assoluto e
rende relativa ogni altra cosa.» (EN 8) Il Regno di Dio è il progetto di Dio per questo mondo.
•Il Regno di Dio è l'annuncio del desiderio di Dio di salvare la persona intera. «Come nucleo e centro
della Buona Novella, il Cristo annunzia la salvezza, dono grande di Dio, che non solo è liberazione
da tutto ciò che opprime l'uomo, ma è soprattutto liberazione dal peccato e dal Maligno.» (EN 9).
•Si apprezza Paolo, il "costruttore di ponti," in questa magistrale articolazione della salvezza.
•Usando il linguaggio della liberazione, la comprensione di Paolo VI della salvezza è quella che oggi
viene spesso chiamata la salvezza integrale, dell’ anima e del corpo .
•Cioè, salvezza della persona intera, compresa la liberazione da tutte le forze oppressive, ma
soprattutto la liberazione dal peccato, affinché la persona umana possa godere dell'amicizia e della
comunione con Dio: «la gioia di conoscere Dio e di essere conosciuti da lui, di vederlo, di
abbandonarsi a lui». (EN 9)
•Paolo evita una nozione "disincarnata" di salvezza, ma non permette nemmeno che la salvezza si
riduca alla liberazione sociopolitica. Non dimentica di insistere su «il primato della . . . vocazione
spirituale» dell’uomo.

2. LA CHIESA, EVANGELIZZATA ED EVANGELIZZATRICE

•Paolo VI conferma che la Chiesa è «missionaria per sua natura» (AG): «Evangelizzare, infatti, è la
grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare.»
(EN 14)
•Ma che vuol dire «evangelizzare»?
•« Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo
influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa.»
•«La Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa
proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella
quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri. » (EN 18)
• Non si tratta semplicemente dell’espansione del territorio e di aumento dei numeri. Il problema è la
trasformazione della realtà umana attraverso il Vangelo.
• «Strati dell'umanità che si trasformano: per la Chiesa non si tratta soltanto di predicare il Vangelo
in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e
quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di
interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità , che sono in contrasto
con la Parola di Dio e col disegno della salvezza .» (EN 19)
•L'evangelizzazione implica la trasformazione della cultura umana, l'evangelizzazione della cultura.
•« Occorre evangelizzare non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in
modo vitale, in profondità e fino alle radici la cultura e le culture dell'uomo.»
•« La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca , come lo fu anche di
altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più
esattamente delle culture .»
•Evangelizzare significa portare il Vangelo in ogni aspetto della vita umana, affinché il mondo si
rinnovi e assuma le somiglianze del Regno di Dio, diventi un po' più simile al Regno di Dio.
L'obiettivo della evangelizzazione è « la nuova creazione, l'umanità nuova.» (EN 75)
•Mentre la Chiesa ha la missione di trasformare la realtà umana attraverso il Vangelo, deve sempre
cominciare da se stessa. La Chiesa ha bisogno di essere evangelizzata
•« Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l'evangelizzare se stessa .»
•«Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir
proclamare «le grandi opere di Dio» che l'hanno convertita al Signore, e d'essere nuovamente
convocata e riunita da lui.»
•«Ciò vuol dire, in una parola, che essa ha sempre bisogno d'essere evangelizzata, se vuol conservare
freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo . . . . La Chiesa si evangelizza mediante una
conversione e un rinnovamento costanti, per evangelizzare il mondo con credibilità.» (EN 15)

3.L'EVANGELIZZAZIONE INCLUDE (MA NON È SOLA) LA LIBERAZIONE UMANA.

•Benché il linguaggio di Paolo VI sia più debole della Giustizia nel mondo , egli insiste sul fatto che
« La Chiesa . . . ha il dovere di annunziare la liberazione di milioni di esseri umani, essendo molti di
essi figli suoi; il dovere di aiutare questa liberazione a nascere, di testimoniare per essa, di fare sì che
sia totale. Tutto ciò non è estraneo all'evangelizzazione » (EN 30
•Tre legami fra l’evangelizzazione e liberazione: di ordine antropologico, teologico, ma soprattutto,
evangelico, la carità: «Come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella
giustizia e nella pace la vera, l'autentica crescita dell'uomo ?» (EN
•«Noi abbiamo voluto sottolineare questo ricordando che è impossibile accettare che
nell'evangelizzazione si possa o si debba trascurare l'importanza dei problemi, oggi così dibattuti, che
riguardano la giustizia, la liberazione, lo sviluppo e la pace nel mondo. Sarebbe dimenticare la lezione
che ci viene dal Vangelo sull'amore del prossimo sofferente e bisognoso.» (EN 31)
•Allo stesso tempo, non si può «ridurre la sua missione alle dimensioni di un progetto semplicemente
temporale.» (EN 32
•«Col predicare la liberazione e con l'associarsi a coloro che operano e soffrono per essa, la Chiesa
senza accettare di circoscrivere la propria missione al solo campo religioso, disinteressandosi dei
problemi temporali dell'uomo riafferma il primato della sua vocazione spirituale, rifiuta di sostituire
l'annuncio del Regno con la proclamazione delle liberazioni umane, e sostiene che anche il suo
contributo alla liberazione è incompleto se trascura di annunziare la salvezza in Gesù Cristo .» (EN
34).
•Papa Francesco dice spesso: La Chiesa non è solo una ONG!)

4. I DESTINATARI DELL'EVANGELIZZAZIONE

a.Persone che non conoscono Cristo : «questo primo annuncio si rivolge specialmente a coloro, che
non hanno mai inteso la Buona Novella di Gesù, oppure ai fanciulli.» ( EN 52). «anche a immense
porzioni di umanità che praticano religioni non cristiane, che la Chiesa rispetta e stima.» (EN 53)
b.I fedeli : «La Chiesa non si sente dispensata da una attenzione altrettanto infaticabile nei confronti
di coloro che hanno ricevuto la fede e che, spesso da generazioni, sono a contatto col Vangelo. Essa
cerca così di approfondire, consolidare, nutrire, rendere sempre più matura la fede di coloro che si
dicono già fedeli e credenti, affinché lo siano maggiormente .» (EN 54)
•Paolo VI riconosce il bisogno di «alimento» e «sostentamento» per i fedeli in un tempo quando «la
fede (è) esposta alle prove e minacciata: di più, una fede assediata e combattuta.»

c. Non credenti in Dio


Una preoccupazione dei vescovi durante il sinodo : il progressivo aumento della non credenza nel
mondo moderno»
• La differenza fra una «secolarizzazione legittima» e «secolarismo.» « Noi vediamo qui un vero
secolarismo: una concezione del mondo, nella quale questo si spiega da sé senza che ci sia bisogno
di ricorrere a Dio, divenuto in tal modo superfluo ed ingombrante .» [Oggi, è il “default” del mondo
occidentale
•Il risultato: «Nuove forme di ateismo un ateismo antropocentrico, non più astratto e metafisico ma
pragmatico, programmatico e militante».
•È interessante notare che, anche in questo mondo di non credenza, Paolo vede un possibile punto di
partenza per l'evangelizzazione: il senso di «vuoto» o di «nostalgia» fra i non credenti. (EN 55)

d. I non praticanti : «oggi un gran numero di battezzati che, in larga misura, non hanno rinnegato
formalmente il loro Battesimo, ma ne sono completamente al margine, e non lo vivono.» (EN
•C'è sempre stato chi non pratica la propria fede (a causa di «una profonda incoerenza che, purtroppo,
ci portiamo dentro di noi») , ma nel nostro tempo ci sono caratteristiche nuove
•In primo luogo è l'effetto di vivere in una cultura secolare e non credente.
•In secondo luogo, giustificano la non pratica facendo appello all'autenticità personale: « i non
praticanti contemporanei, più di quelli di altri tempi, cercano di spiegare e di giustificare la loro
posizione in nome di una religione interiore, dell'autonomia o dell'autenticità personali .»
•Paolo VI, «il primo papa moderno» (P. Hebblethewaite ), riconosce la ampia diffusione
dell'incredulità e della non pratica : «Secolarismo ateo e assenza di pratica religiosa si trovano presso
gli adulti e presso i giovani, presso l'élite e nelle masse, in tutti i settori culturali, nelle antiche come
nelle giovani Chiese .»
•Invece di condannare, Paolo VI sfida la Chiesa alla creatività nell'evangelizzazione di questi settori
impegnativi dell'umanità: «L'azione evangelizzatrice della Chiesa, che non può ignorare questi due
mondi né arrestarsi di fronte ad essi, deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per
proporre o riproporre loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo .»

5. IL RUOLO DELLA CHIESA LOCALE

•Paolo VI cita AG 35: «Tutta la Chiesa è missionaria, e l'opera evangelizzatrice è un dovere


fondamentale del Popolo di Dio . . . » (EN 59) «Tutta la Chiesa è dunque chiamata ad evangelizzare.»
(EN 66)
•In un modo particolare, la Chiesa locale è chiamata a « inculturare » il Vangelo nel suo contesto,
senza perdere la comunione con la Chiesa universale.
• «Le Chiese particolari profondamente amalgamate non solo con le persone, ma anche con le
aspirazioni, le ricchezze e i limiti, i modi di pregare, di amare, di considerare la vita e il mondo, che
contrassegnano un determinato ambito umano, hanno il compito di assimilare l'essenziale del
messaggio evangelico, di trasfonderlo, senza la minima alterazione della sua verità fondamentale, nel
linguaggio compreso da questi uomini e quindi di annunziarlo nel medesimo linguaggio .»
•La Chiesa locale deve prestare attenzione al contesto, alle domande e ai problemi, al linguaggio di
un popolo concreto: « La evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia se non
tiene in considerazione il popolo concreto al quale si rivolge, se non utilizza la sua lingua, i suoi segni
e simboli, se non risponde ai problemi da esso posti, se non interessa la sua vita reale» (EN 63).
•Ma EN ripete che la Chiesa locale non deve perdere la comunione con la Chiesa universale. Da un
lato, «una legittima attenzione alle Chiese particolari non può che arricchire la Chiesa.» (EN 63) Dal’
altro, « questo arricchimento esige che le Chiese particolari si conservino profondamente aperte verso
la Chiesa universale.» (EN 64)• La discussione in EN mostra le tensioni di quel tempo, quando le
chiese locali cercavano una maggiore autonomia, e Roma sembrava temere una eccessiva autonomia.

6. COME SI EVANGELIZZA?

•Paolo VI risponde a questa domanda, da un lato, parlando delle «vie», dei «mezzi»,
dei «modi» di evangelizzazione (capitolo 4), e, dall'altro, dello "spirito" con cui si
evangelizza (capitolo 7) (Joseph Doré
•6.1. Per quanto riguarda le “vie” o í “mezzi”:
•a. L’importanza primordiale della testimonianza : Il vangelo «deve essere anzitutto proclamata
mediante la testimonianza.» (EN 21) «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i
maestri, . . . o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni.» (EN
• La testimonianza suscita domande e ricerche : « con tale testimonianza senza parole, questi cristiani
fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così? Perché
vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale
testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella.»
(EN 21)
•La testimonianza richiede persone che hanno incontrato Dio e lo dimostrano attraverso una vita di
preghiera, semplicità, umiltà, e servizio
•« Il mondo, che nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio . . . , reclama evangelizzatori che gli
parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile .»
•« Il mondo esige e si aspetta da noi semplicità di vita, spirito di preghiera, carità verso tutti e
specialmente verso i piccoli e i poveri, ubbidienza e umiltà, distacco da noi stessi e rinuncia »
•« Senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore
dell'uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda .»
b.La necessità di annuncio :
•«Anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata ciò
che Pietro chiamava «dare le ragioni della propria speranza» esplicitata da un annuncio chiaro e
inequivocabile del Signore Gesù. . . Non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita,
le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati .»
•Non può essere una semplice ripetizione di formule del passato . L'evangelizzatore deve domandare
a se stesso: « In quale linguaggio annunziare questo mistero? Come fare affinché esso si faccia sentire
e arrivi a tutti quelli che devono ascoltarlo?» (EN 22)
•Attenzione: il mondo moderno è stanco delle parole vuote : “Sappiamo bene che l'uomo moderno
sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola.»
C’ è una «fatica che provocano al giorno d'oggi tanti discorsi vuoti.» (EN 42)
•6.2. Per quanto riguarda “lo spirito” dell’evangelizzazione, cioè, “le attitudini interiori che devono
animare gli operai dell'evangelizzazione» (EN 74):
a.Con rispetto, primo segno di un vero amore : “Il primo è il rispetto della situazione religiosa e
spirituale delle persone che vengono evangelizzate, Rispetto del loro ritmo, che non si ha diritto di
forzare oltre misura. Rispetto della loro coscienza e delle loro convinzioni, senza alcuna durezza.»
(EN 76)

b. Con fervore:
•Un problema serio del tempo moderno è “ la mancanza di fervore, tanto più grave perché nasce dal
di dentro; essa si manifesta nella negligenza e soprattutto nella mancanza di gioia e di speranza » (EN
80)
•Dopo il Consiglio, alcuni chiedono:
• Evangelizzazione, cioè, «imporre una verità», «imporre un via» è forse una «violenza alla libertà
religiosa?»
• «Perché annunziare il Vangelo dal momento che tutti sono salvati dalla rettitudine del cuore? Se,
d'altra parte, il mondo e la storia sono pieni dei «germi del Verbo», non è una illusione pretendere di
portare il Vangelo là dove esso già si trova nei semi?»

b. Con fervore:
•L'evangelizzazione non è violare la libertà religiosa, non è un'imposizione violenta, ma proporre
qualcosa di buono e nobile, rispettoso della libertà umana.
•«Questo modo rispettoso di proporre il Cristo e il suo Regno, più che un diritto, è un dovere
dell'evangelizzatore. Ed è parimente un diritto degli uomini suoi fratelli di ricevere da lui l'annuncio
della Buona Novella della salvezza .» (EN 80)
• Il fervore nasce dalla gioia di conoscere Cristo : “Conserviamo la dolce e confortante gioia
d'evangelizzare. . . Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell'angoscia, ora nella speranza,
ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati , impazienti e ansiosi , ma da
ministri del Vangelo, la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del
Cristo , e accettino di mettere in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia
impiantata nel cuore del mondo.» (EN 80)

c. Guidato dello Spirito Santo, “ l'agente principale dell'evangelizzazione ”


•«Le tecniche dell'evangelizzazione sono buone, ma neppure le più perfette tra di esse potrebbero
sostituire l'azione discreta dello Spirito. Anche la preparazione più raffinata dell’evangelizzatore non
opera nulla senza di lui. Senza di lui la dialettica più convincente è impotente sullo spirito degli
uomini .» Paolo VI torna al « Missio Dei.»!
•«È lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che nell'intimo delle coscienze fa accogliere e
comprendere la parola della salvezza.»
• «Esortiamo . . . gli evangelizzatori chiunque essi siano a pregare incessantemente lo Spirito Santo
con fede e fervore, e a lasciarsi prudentemente guidare da lui quale ispiratore decisivo dei loro
programmi, delle loro iniziative, della loro attività evangelizzatrice.»

7. LO STATUS DELLE ALTRE RELIGIONI

•Una delle preoccupazioni durante il Sinodo del 1974 era il dialogo interreligioso, e questo non è
stato molto ripreso da EN. Paolo VI si è concentrato sulla questione della salvezza e della promozione
umana, della missione e della liberazione
•Tuttavia, al n. 53, Paolo VI ha una famosa discussione sulle altre religioni, che è, a mio parere, un
punto debole (o almeno discutibile) di questo documento
•Paolo VI rispetta le altre religioni come espressione della nobile ricerca umana di Dio. «Esse portano
in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e
rettitudine di cuore. Posseggono un patrimonio impressionante di testi profondamente religiosi .»
•Egli riconosce in essi i germi del Verbo : «Sono tutte cosparse di innumerevoli «germi del Verbo » e
possono costituire una autentica «preparazione evangelica »». (EN 53)
•Ma Paulo VI vede le altre religioni come puramente naturali, puramente umane, a differenza del
cristianesimo che è una religione soprannaturale, divinamente rivelata e graziata.
•Le altre religioni sono «espressioni religiose naturali più degne di stima». Ma, «la nostra religione
instaura effettivamente con Dio un rapporto autentico e vivente, che le altre religioni non riescono a
stabilire, sebbene esse tengano, per così dire, le loro braccia tese verso il cielo.»
•Questa è un'area di interrogatorio oggi. Non sulla possibilità della salvezza dei non cristiani come
individui (che è già accettata) ma sul valore salvifico delle religioni stesse
Le religioni sono solo espressioni naturali della ricerca umana di Dio o contengono elementi
soprannaturali di rivelazione e di grazia divina?
I non cristiani sono salvati nonostante le loro religioni o attraverso le loro religioni? Despite their
religion or through their religion ?) Le religioni stesse possono essere considerate vie di salvezza per
i loro seguaci (anche se non allo stesso livello del cristianesimo )?
•La posizione di Papa Paolo VI è una posizione, ma non è l'unico insegnamento del magistero su
questa questione dello status delle altre religioni (nonostante alcuni teologi che insistano che questo
è L'insegnamento ufficiale della Chiesa).
•P. Gerard O’Collins e P. Francis Sullivan , 2 ex professori della PUG, interpretano il Vaticano II
come aperto alla presenza di elementi di rivelazione e di grazia in altre religioni. P. Sullivan chiede
come Paolo VI concilierebbe la sua convinzione che le altre religioni sono solo creazioni umane con
la sua affermazione che esse contengono «germi del Verbo".
•Vediamo come Giovanni Paolo II, in Redemptoris Missio , parlerà del’ azione dello Spirito Santo
«nella società, nella storia, nei popoli, nelle culture, nelle religioni, sempre con riferimento a Cristo».
« A motivo di tale esplicito riconoscimento della presenza dello Spirito di Cristo nelle religioni, non
si può escludere la possibilità che queste, come tali, esercitino una certa funzione salvifica, aiutino
cioè gli uomini a raggiungere il fine ultimo nonostante la loro ambiguità.» (Commissione Teologica
Internazionale, Il Cristianesimo e le religioni , 1997 N.84)

DA RICORDARE:

•«Come nucleo e centro della Buona Novella, il Cristo annunzia la salvezza, dono grande di Dio, che
non solo è liberazione da tutto ciò che opprime l'uomo, ma è soprattutto liberazione dal peccato e dal
Maligno.» (EN 9).
•« Evangelizzare . . . è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo influsso,
trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa .» EN, 18
•« L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, . . . o se ascolta i maestri lo
fa perché sono dei testimoni.» ( EN 41)
REDEMPTORIS MISSIO (1990): CONTESTO

PRIMA PARTE: CONTESTO

1."Un papato dei paradossi": Il lungo papato di Giovanni Paolo II


•Un papato storico
•Un Papa evangelizzatore
•Una politica di centralizzazione e di rafforzamento dell'ortodossia

2 . Il contesto immediato di Redemptoris Missio (RM


•Perché è stata scritta RM
•Chi ha scritto RM?

1. PAPA GIOVANNI PAOLO II

«UN PAPATO DEI PARADOSSI»(GERARD MANNION)

•Il lungo pontificato di Giovanni Paolo II (1978 2005): il secondo più lungo dopo quello di Pio IX
•Come possiamo parlare e valutare il suo papato e la sua eredità
•Attenzione : è complesso e non può essere catalogato in categorie facili come "conservatore" o
"liberale”.
•Difficoltà: Siamo troppo vicini nel tempo e nel coinvolgimento emotivo per fare una giusta
valutazione del suo papato.
•Sapendo che si tratta di una sintesi provvisoria, possiamo cercare di essere equilibrati: riconoscere
la sua grandezza, ma non essere ciechi di fronte ai suoi limiti.

1. UN PAPATO STORICO

•Il primo papa non italiano dal 1522


•Il più giovane papa (58 anni) in 132 anni. Giovane, atletico, carismatico, energico
•Ha beatificato e canonizzato più beati e santi che tutti i suoi predecessori nei 5 secoli precedenti
messi insieme.
•Ha avuto un ruolo decisivo nella caduta del comunismo in Polonia e nell'Europa orientale
•Un grande comunicatore: presente a tutti attraverso i viaggi e i media " (J. Corkery ): 104 viaggi
internazionali, 129 paesi, 145 viaggi in Italia, tutti registrati in TV e nei media elettronici.

2. UN PAPA EVANGELIZZATORE

•I viaggi e l'uso dei media erano per l'evangelizzazione: "Sono un pellegrino messaggero che vuole
viaggiare per il mondo per compiere il mandato che Cristo ha dato agli apostoli quando li ha mandati
ad evangelizzare tutti gli uomini e tutte le nazioni". (GP 2, Santiago di Compostela, 1982
•Il suo messaggio essenziale: la dignità umana . Il mistero della persona umana, " creata da Dio come
essere trascendente, redenta da Cristo dal peccato e per l’amore ". (J. Corkery
•Poiché Gesù Cristo si è unito ad ogni persona " (GS 22), la Chiesa deve preoccuparsi di tutto ciò che
è per il benessere e che minaccia la persona umana.
•Le Giornate Mondiali della Gioventù sono iniziate con grande successo nel 1985, e sono state
presenti in 9 di esse.
•Un papa del dialogo.
•Venendo dall'Oriente, ha fatto grandi passi avanti nel dialogo con la Chiesa ortodossa
•Dialogo con l'ebraismo: il primo papa a visitare la Sinagoga di Roma nel 1986. Egli «ha fatto più di
ogni altro individuo in tutta la storia del cristianesimo per riconciliare ebrei e cristiani.» (E. Duffy
•Maggio 2001, ha pregato in una moschea a Damasco. «È diventato il primo papa a visitare e a pregare
in una moschea.»
•Giornata mondiale di preghiera per la pace , 27 ottobre 1986. (criticato da molti nella sua Curia
•Digiuno e preghiera con 160 capi religiosi: 32 gruppi cristiani e 11 gruppi non cristiani: Musulmani,
indù, sciamani, Dalai Lama
•Ripetuto nel 1993 e nel 2002
•Famoso discorso alla Curia romana 11 dicembre 1986, in difesa delle sue azioni: «Possiamo ritenere
infatti che ogni autentica preghiera è suscitata dallo Spirito Santo, il quale è misteriosamente presente
nel cuore di ogni uomo.»
•Ha avuto il coraggio di chiedere perdono per i peccati dei "figli e delle figlie della Chiesa".
•Il 12 marzo 2000, prima domenica di Quaresima, nell'ambito del grande giubileo, nonostante le
resistenze di alcuni nella sua Curia, ha guidato i cardinali nel chiedere perdono per i peccati dei
cristiani.
•Chiediamo perdono per le divisioni che si sono create tra i cristiani, per le violenze che
alcuni hanno usato al servizio della verità e per gli atteggiamenti sfiduciassi e ostili talvolta assunti
nei confronti dei seguaci di altre religioni.

3.CENTRALIZZAZIONE E RAFFORZAMENTO DELL'ORTODOSSIA

•La Chiesa dopo il Vaticano II è stata tumultuosa, come abbiamo visto con Paolo VI. Molto disaccordo
o contestazione dell'insegnamento ufficiale della Chiesa (per esempio dopo Humanae Vitae).
•La crescita delle giovani Chiese, e l'emergere delle conferenze episcopali (come abbiamo visto, per
esempio, la CELAM e la FABC
•Nuove grandi preoccupazioni "scatenate" dopo il Vaticano II: l'inculturazione; la liberazione e la
giustizia; il dialogo interreligioso. Molte nuove esplorazioni teologiche.
•Alcuni eccessi: ad esempio
•l'inculturazione che porta alla separazione o all'autonomia dalla Chiesa universale;
•la liberazione che si riduce a una semplice liberazione sociopolitica
•il dialogo che porta a una sorta di relativismo ("tutte le religioni sono uguali") o di pluralismo ("Cristo
è solo una delle tante vie della salvezza")
•GP 2, pur credendo nel Vaticano II, sembrava sentire il dovere di stabilizzare la Chiesa in due modi
•In primo luogo, una maggiore centralizzazione del papato , diminuendo l'importanza teologica e il
significato pastorale delle conferenze episcopali
•In secondo luogo, il rafforzamento dell'ortodossia teologica da parte della CDF, attraverso l'indagine
e il «silenziamento » dei teologi «sospetti». Tra quelli indagati e/o sanzionati: Hans Kung, Edward
Schillebeeckx , Leonardo Boff , Gustavo Gutierrez , Jon Sobrino , Michael Amaladoss , Jacques
Dupuis
•Due le aree di interesse: la teologia della liberazione dall'America Latina e le teologie delle religioni
dall'Asia, in particolare dall'India. (Anche la teologia morale era una preoccupazione importante
•Contrasto con Paolo VI: dopo l' Humanae Vitae, molti dissentivano, ma non c'erano "denunce papali
o scomunicazioni di teologi". (E. Duffy

2. IL CONTESTO IMMEDIATO DI RM

PERCHÉ È STATA SCRITTA RM?

1.Commemorare Pubblicato nel gennaio 1991, ma datato 7 dicembre 1990. 25 anniversario di Ad


Gentes .
2.2."Completare ":
•Discorso ai delegati della FABC nel Seminario San Carlos di Manila il 15 gennaio 1995, JP2: "la
Magna Carta dell'evangelizzazione rimane l'Esortazione Apostolica ' Evangelii Nuntiandi ' di Papa
Paolo VI, completata dall'enciclica ' Redemptoris Missio ' da me scritta per difendere e promuovere
la evangelizzazione missionaria' o missione ad gentes
•Dopo l'ampia comprensione della missione da parte di EN, alcuni, specialmente le congregazioni
missionarie, si sono chiesti se la missione ai non cristiani fosse ancora attuale
•Così, l'obiettivo di RM. Assumendo l'ampia comprensione dell'evangelizzazione, per sottolineare il
continuo e urgente bisogno di missione per coloro che non conoscono Cristo.

3.Correggere:
•GP nota una «tendenza negativa» nella Chiesa: «la missione specifica ad gentes sembra in fase di
rallentamento, non certo in linea con le indicazioni del Concilio e del Magistero successivo.» (RM 2)
•Sente quindi di dover dissipare dubbi e ambiguità circa la missione ad gentes .» (RM 2)
•Marcello Zago elenca 8 di questi "errori" che allontanano le persone dalla missione, ma si vede che
sono generalmente legati ai tre sviluppi successivi al Vaticano II: inculturazione, liberazione e
giustizia, dialogo interreligioso nel contesto del pluralismo religioso.
•Il cardinale Tomko di Propaganda Fide durante la conferenza stampa: RM è stata scritta per
correggere "alcuni teologi" che tendevano a "oscurare la credenza cristiana che Gesù fosse davvero
il salvatore unico e universale dell'umanità
•Piero Gheddo , del PIME, uno dei redattori di RM, ha costantemente scritto nei suoi blog che il
declino dell'attività missionaria è dovuto all'eccessiva attenzione per l'attivismo sociale.
•Questo conferma, in un certo senso, ciò che è stato detto prima sulla critica di GP 2 alla teologia
della liberazione e sulla sua avversione nei confronti di alcuni teologi della religione.
•Non sorprende che molti teologi abbiano trovato RM molto eurocentrica, poiché critica gli sviluppi
teologici al di fuori dell'Europa utilizzando la mentalità e l'esperienza europea

CHI HA SCRITTO RM?

•Normalmente, i documenti papali hanno avuto aiuto di " ghost writer " che rimangono discreti sul
loro servizio.
•Stranamente, uno, forse IL principale redattore non è rimasto in silenzio.
•Negli ultimi anni, nelle sue memorie e nei suoi blog, scrive molto come GP2 lo abbia invitato a
scrivere la RM per lui.
•Pierro Gheddo (recentemente scomparso) ha descritto il processo di redazione e gli altri
collaboratori, ma dà l'impressione di essere stato lo scrittore principale Piero Gheddo
•Missionario del Pime , giornalista.
•L eggendo i suoi post su AsiaNews.it, e il suo blog Armagheddo , ci si rende
•Era molto critico nei confronti della teologia della liberazione e dell'attivismo sociale.
•Ha sempre sottolineato che la missione della Chiesa è religiosa/spirituale, per convertire i non
cristiani.
•Eurocentrico, nonostante la sua conoscenza dell'Oriente. Il suo libro sulla povertà del 1970 (« Why
is the Third World Poor ?» sostiene sostanzialmente che gli asiatici e gli africani sono poveri perché
non hanno la mentalità illuminata degli europei.
•Gheddo menziona un altro collaboratore, Marcello Zago, OMI. (confermato dalla New Catholic
Encyclopedia
•OMI italiano che fu missionario in Laos e divenne esperto nel dialogo con i buddisti.
•Ha conseguito il dottorato presso il PUG sul Buddismo in Laos
•Era presente alla prima plenaria della FABC a Taiwan sull'evangelizzazione nell'Asia moderna
•Ha scritto numerosi articoli sul buddismo.
•GP 2 gli ha chiesto di guidare l'organizzazione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace ad
Assisi con altri leader religiosi.
•Generale dell'OMI; poi ordinato Arcivescovo e diventato segretario di Propaganda Fide sotto Tomko
per tre anni
•Ha scritto il miglior commentario in inglese sulla RM: equilibrato, perspicace.
•Gheddo e Zago erano amici Gheddo ha scritto una biografia di Zago dopo la sua
morte nel 2001)
•Un argomento interessante per la ricerca. I due redattori principali avevano background, convinzioni,
enfasi sulla missione così diversi
•Forse questo potrebbe spiegare un po' i diversi "toni" di RM.

REDEMPTORIS MISSIO (1990): CONTENUTI

1. FOCUS CRISTOCENTRICO

1.1.«Gesù Cristo Unico Salvatore»


•GS 22: "È solo nel mistero del Verbo fatto carne che il mistero dell'uomo diventa
veramente chiaro".
•Per GP2 , la risposta al mistero di ciò che è l'essere umano si rivela in Cristo, ed è per questo che la
Chiesa deve sempre annunciare Cristo. Egli è la risposta a tutti i desideri dell'umanità. Egli si è unito
ad ogni persona
•La Chiesa vuole servire questo unico fine: che ciascuno possa trovare Cristo, perché Cristo possa
camminare con ciascuno il cammino della vita, con la forza della verità sull'uomo e sul mondo che è
contenuta nel mistero dell'Incarnazione e della Redenzione e con la forza dell'amore che è irradiato
da quella verità".
•GP2 dice che la ragione principale della missione è «dirigere lo sguardo dell'uomo... verso il mistero
di Cristo". (RM 4)
•Poiché Dio ha rivelato se stesso e chi è l'essere umano per mezzo di Cristo, deve proclamare e
condividere questa la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se stesso RM 5
•«All'interrogativo : perché la missione? noi rispondiamo con la fede e con l'esperienza della chiesa
che aprirsi all'amore di Cristo è la vera liberazione. In lui, soltanto in lui siamo liberati da ogni
alienazione e smarrimento, dalla schiavitù al potere del peccato e della morte. Cristo è veramente «la
nostra pace», ( Ef 2,14) e «l'amore di Cristo ci spinge», (2 Cor 5,14) dando senso e gioia alla nostra
vita .» (RM
•Nota : la progressione da AG a EN a RM: il piano trinitario di Dio, l'instaurazione del Regno di Dio,
in e per mezzo di Gesù Cristo.

1.2 Non separare il Regno di Dio da Cristo (e dalla Chiesa)


•Il cap. 2 si concentra sulla missione di Gesù di annunciare il Regno di Dio. Come EN, la salvezza
del Regno è integrale. « Costruire il regno vuol dire lavorare per la liberazione dal male in tutte le sue
forme .» (RM 15
•La Chiesa non e fine a se stessa, essendo ordinata al regno di Dio ." (RM, 18
•Ma no si può parlare del Regno come liberazione puramente socio politica; o senza riferimento a
Cristo e alla Chiesa. Ci sono alcuni che dicono che basta promuovere i "valori del Regno" (RM 17).
[il cosiddetto approccio « regnocentrico .»
•Quindi , JP 2 è insistente: I l Regno di Dio «non può essere disgiunto né da Cristo né dalla chiesa.
RM 18) Il regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera
elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth". (RM
18
•La Chiesa non è il Regno, ma "è germe, segno e strumento " del Regno". (RM 18)

1.3. Non separare lo Spirito Santo da Cristo.


•Il cap. 3 si concentra sullo Spirito Santo come «protagonista della missione". (RM 30
•GP 2 afferma che «la sua presenza e azione sono universali, senza limiti né di spazio né di tempo»,
anche al di fuori della Chiesa. " RM 28)
•Tuttavia , JP 2 osserva anche che ci sono alcuni che sembrano pensare allo Spirito come alternativo
a Cristo ". (RM 29)
•Lo Spirito è lo Spirito di Gesù, all'opera nel suo corpo, la Chiesa. «L'azione universale dello Spirito
non va poi separata dall'azione peculiare, che egli svolge nel corpo di Cristo ch'è la chiesa .» RM 29)

1.4.Un cristocentrismo inclusivo: Il cristocentrismo di GP2 non diventa mai «escluvismo.»


•Pur sottolineando che "l'unica, universale mediazione di Cristo", GP2 aggiunge anche che « non
sono escluse mediazioni partecipate di vario tipo e ordine », anche se «esse tuttavia attingono
significato e valore unicamente da quella di Cristo e non possono essere intese come parallele e
complementari .» RM 5).
•Quando parla del Regno di Dio, anche GP 2 si qualifica: «È vero, dunque, che la realtà incipiente
del regno può trovarsi anche al di là dei confini della chiesa nell'umanità intera, in quanto questa viva
i « valori evangelici » e si apra all'azione dello Spirito che spira dove e come vuole .» (RM 20
•Pur insistendo sull'inseparabilità dello Spirito e di Cristo, GP 2 insiste anche che «Il Concilio
Vaticano II ricorda l'opera dello Spirito nel cuore di ogni uomo .» È lo Spirito che semina il «semi
del Verbo .» « La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui. ma la società e la
storia, i popoli, le culture, le religioni .»

2. AMPLIARE L'IDEA DI MISSIONE

GP2 lo fa in tre modi:


•Identificare tre "situazioni" per l'attività missionaria della Chiesa
•Identificare tre possibili significati dell'attività missionaria «ad gentes »
•Parlando di missione come " realtà unica ma complessa", con diversi elementi

2.1. Tre situazioni dell'attività missionaria della Chiesa


•Missione ad gentes : rivolta a «popoli , gruppi umani, contesti socio culturali in cui Cristo e il suo
Vangelo non sono conosciuti, o in cui mancano comunità cristiane abbastanza mature» (RM 33)
•Cura pastorale : per le comunità cristiane «solide» nella struttura e vita ecclesiale (RM
•Nuova Evangelizzazione : In luoghi con radici cristiane, «dove interi gruppi di battezzati hanno
perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della chiesa,
conducendo un'esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo .» RM 33
•Attenzione: I "confini" tra queste tre situazioni «non sono nettamente definibili, e non è pensabile
creare tra di esse barriere o compartimenti stagno» (RM 34 ). (E.g., Europa in questo momento di
storia: si parla di missione ad gentes or di nuova evangelizzazione? America Latina: cura pastorale o
nuova evangelizzazione?)
•Avery Dulles : Mission Ad gentes è " prima evangelizzazione "; la cura pastorale è evangelizzazione
continua "; e "nuova evangelizzazione" è rievangelizzazione

2.2. Tre sensi di "gentes " oggi: (RM 37


•territoriale ": "Popoli e culture . . . non ancora raggiunti dall'annuncio del Vangelo e dalla presenza
della Chiesa locale
•Nuovi mondi e nuovi fenomeni sociali": le città, i giovani, i migranti e i rifugiati, i poveri (spesso
causati da migrazioni di massa
•Nuovi "Areopaghi ": l'Areopago è stato il luogo dove Paolo ha evangelizzato, "il centro culturale del
popolo colto di Atene". Un simbolo dei settori in cui si stanno diffondendo cultura e valori.
•Così , il mondo dei media e delle comunicazioni; la scienza; la scienza; la giustizia, la pace e la cura
del creato; i luoghi dove si promuovono i diritti delle minoranze, delle donne, dei bambini; la politica
e le relazioni internazionali; la ricerca della spiritualità. (RM 37 e 38)
2.3. La missione come «realtà unica ma complessa» (RM 41
•Cap . 5 La missione si svolge in modi diversi: «come testimonianza, come annuncio esplicito del
nome di Cristo e del Vangelo, come compito di formare nuove comunità, come inculturazione,
dialogo interreligioso, lavoro per lo sviluppo e opere di carità». Bevans e Schroeder ) (Capitolo 5 di
•Pur volendo promuovere la missione ad Gentes , RM continua sostanzialmente ad insistere sul fatto
che l'evangelizzazione è la "identità più profonda della Chiesa", qualcosa che coinvolge tutta la sua
vita.

3. IL DIALOGO INTERRELIGIOSO COME ELEMENTO ESSENZIALE DELLA MISSIONE

•AG ha incoraggiato il "dialogo". EN non parla invece di dialogo interreligioso.


•«Il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa.» (RM 55
•«Il dialogo non nasce da tattica o da interesse , ma è un'attività che ha proprie motivazioni, esigenze
, dignità: è richiesto dal profondo rispetto per tutto ciò che nell'uomo ha operato lo Spirito, che soffia
dove vuole .» RM 56
•Nel dialogo, « la chiesa intende scoprire i «germi del Verbo »» che «si trovano nelle persone e nelle
tradizioni religiose dell'umanità .»
•Le altre religioni sono « una sfida positiva per la Chiesa» perché portano la Chiesa a vedere l'opera
di Cristo e dello Spirito negli altri, ad esaminarsi più profondamente e a testimoniare "la pienezza
della rivelazione che ha ricevuto". (RM 56)
•Lo spirito del dialogo : non rinunciare alla propria identità, alla fede in Cristo e alla Chiesa. Ma
entrare «con verità, umiltà, lealtà, sapendo che il dialogo può arricchire ognuno .» Supera «pregiudizi
, intolleranze e malintesi.» (RM 56)
•Molte forme di dialogo : tra esperti; cooperazione nello sviluppo integrale e nella protezione dei
valori religiosi; condivisione di esperienze spirituali; dialogo di vita. I laici possono dare un grande
contributo nel modo in cui condividono la vita con le altre religioni. (RM 57
•Infine , G P 2 incoraggia "i missionari e le comunità cristiane" che vivono in situazioni in cui la via
del dialogo" è l'unica maniera di rendere sincera testimonianza a Cristo e generoso servizio all'uomo
". Li invita a perseverare «con fede e carit à », sapendo che «Il dialogo è una via verso il regno e darà
sicuramente i suoi frutti». (RM

Evangelii Gaudium (Contesto

Introduzione
•Evangelii Gaudium «non è un semplice documento. La complessità del testo è sottolineata dalla
molteplicità delle questioni che affronta, che ci permette di leggere questa esortazione apostolica a
diversi livelli.»
•NON facciamo è una presentazione esaustiva dell'EG. (Per esempio, niente sulla predicazione o sulla
missione sociale della Chiesa).
•Il nostro focus: La visione globale della missione di Papa Francesco o, meglio, la sua visione della
«conversione missionaria» della Chiesa. Il primo capitolo è fondamentale.

1. Il Contesto di EG

L’Elezione di Papa Francesco

•13 marzo 2013: dopo le storiche dimissioni di Papa Benedetto XVI


•Un Papa storico
Ilprimo Papa non europeo
Il primo del "Sud globale
Il primo gesuita
•Il primo Papa che non era presente al Vaticano II. Il primo Papa che è stato formato dal Vaticano II
e dalla sua ricezione in America Latina.

Il sogno di una «conversione missionaria» (EG 30) della Chiesa

•«Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa , perché le consuetudini, gli stili, gli
orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del
mondo attuale, più che per l’autopreservazione .»
•«La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto
sempre così ”.»
•«Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo
stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità .»
•Perché?

«Un cambiamento di epoca»

•«Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento


di epoca .»
•«Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono
cultura, né i primi, né i più ascoltati.
•Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede specialmente in Europa, ma pure in gran
parte dell’Occidente non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene
perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata.»

«Cristianità» e «Cristianesimo»

•Cristianesimo (« Christianity »): la nostra fede nel Vangelo di Gesù Cristo vissuta nella Chiesa
•Cristianità (« Christendom »): un sistema socio culturale in cui il Cristianesimo, i suoi simboli, le
sue storie, le sue credenze, i suoi valori, i suoi ritmi e i suoi leader godono di un dominio culturale,
di una protezione, di un potere e di un privilegio
•« Pre cristianità»: la Chiesa apostolica e primitiva. Primi 3 secoli. Il Cristianesimo era una religione
di minoranza nell'Impero Romano, senza potere e privilegi
•Molte società e culture in Asia e Africa non hanno mai sperimentato la «cristianità».
•In somma, cristianità era una situazione in cui il cristianesimo aveva predominio, protezione,
privilegi, e potere in una cultura.

La transizione da cristianità a post cristianità

Dal centro ai margini: nella cristianità, la storia cristiana e le chiese erano centrali, ma nel post
cristianità, diventano marginali o almeno meno centrali.
Da maggioranza a minoranza: Nella cristianità i cristiani erano la maggioranza, ma nel post cristianità
sono diventati una minoranza.
Dal privilegio alla pluralità: Nella Cristianità, i cristiani, e in particolare i leader cristiani, godevano
di molti privilegi, ma nel post cristianità, sono una comunità tra le tante in una società pluralista.
Da «cittadini» a «stranieri»: nella cristianità, i cristiani si sentivano in gran parte a casa in una cultura
plasmata dalla loro storia, ma nel post cristianità, si sentono come stranieri, outsider, esuli, in una
cultura in cui non si sentono più a casa.
La fine di cristianità J.Carrón : «Conosciamo bene le circostanze nelle quali noi cristiani ci troviamo
a vivere la fede oggi. . . . Viviamo in un mondo pluralista, nel quale il cristianesimo e la concezione
dell’uomo e della vita che da esso deriva è diventato una opzione fra le altre .»

«Un cambiamento di epoca»


•RM 37: «l'attività missionaria ad gentes , essendo diversa dalla cura pastorale dei fedeli e dalla nuova
evangelizzazione dei non praticanti, si esercita in territori e presso gruppi umani ben delimitati ... . .
specie in Asia, ma anche in Africa e in America Latina e Oceania».
• Vuol dire la «nuova evangelizzazione» è soprattutto per Europa?
•30 anni dopo RM, n on viviamo più in «un’epoca nella quale . . . [è] semplice distinguere tra due
versanti abbastanza definiti: un mondo cristiano da una parte e un mondo ancora da evangelizzare
dall’altra .»
•«Adesso questa situazione non esiste più. Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto l’annuncio
del Vangelo non vivono affatto soltanto nei Continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto.»
(Francesco alla Curia Romana)

2. Elementi della «conversione missionaria della Chiesa»

1. «Chiesa in uscita» (EG 24)


•Non una Chiesa "autoreferenziale", preoccupata della propria autoconservazione
•Una Chiesa in cui «tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e
avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo EG, 20
• Per Francesco, la missione implica sempre il superare i confini della sicurezza e della comodità. Le
periferie non sono necessariamente geografiche
•«La comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa» (EG 24), prendono il primo passo,
a differenza della cristianità che aspetta che le persone arrivino!

Fondamento teologico
«Prendere l’iniziativa . . . . La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso
l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore ( cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo , sa
prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade
per invitare gli esclusi. . . .
«Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita
misericordia del Padre e la sua forza diffusiva .» (EG

Accettare le conseguenze
«Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una
Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze .
Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di
ossessioni e procedimenti.
Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli
vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di
fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita.
Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno
una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci
sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata .»

2.Chiesa di «vicinanza»
•La Chiesa esce, non per dominare, ma per essere vicina, per creare relazioni di prossimità, di
amicizia, di fiducia.
•«La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri,
accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando
la carne sofferente di Cristo nel popolo.»
•«Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la
comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi
processi, per quanto duri e prolungati possano essere .» (EG
24)
•«Da persona a persona» (EG 127): ricominciare da capo, iniziando a costruire relazioni, amicizia,
presenza, accompagnamento.
•Nell'intervista del 2013 ad Antonio Spadaro, Papa Francesco ha usato una immagine memorabile per
la chiesa di vicinanza :
•«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le
ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità . Io vedo la Chiesa come un ospedale
da campo dopo una battaglia.»
•È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue
ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare
dal basso».

3. Missione dal «cuore del Vangelo» (EG 34)


• Molti non ascoltano più il Vangelo come Buona Novella. Molti identificano la Chiesa con posizioni
morali, senza sapere «il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva

•« L’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso
tempo più necessario .» (EG
•Quindi, la priorità del «il primo annuncio o “ kerygma ”, che deve occupare il centro dell’attività
evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale » (EG 164)

Il «primo annuncio»
•«il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco
ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti ”.»
•«Quando diciamo che questo annuncio è “ il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si
dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano.
•«È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale , quello che si deve sempre tornare
ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare . . .» (EG 164
•Un invito alla Chiesa di offrire di nuovo «la freschezza originale del Vangelo.» (EG 11)

Gioia
•Un tema costante di Francesco: Evangelii Gaudium (2013); Amoris Laetitia (2016); Gaudete et
Exultate (2018); Veritatis Gaudium (2017 2018
•Proprio perché molti, nel nostro tempo, non vedono più il Vangelo come una buona notizia
•La gioia viene «dalle certezza personale di essere infinitamente amato.» (EG 6)
•«I cristiani hanno il dovere di annunciarlo . . . non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come
chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile .»

Misericordia
•«Il messaggio di Gesù è . . . la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del
Signore: la misericordia .» (Prima omelia a Sant’Anna, Marzo 2013)
• «La misericordia è la carta d'identità di Dio. Dio di misericordia, Dio misericordioso. Per me, questa
è davvero l'identità del Signore». Il nome di Dio è Misericordia, 2016).
•«La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati,
perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo .»
Fraternità
•«L’accettazione del primo annuncio, che invita a lasciarsi amare da Dio . . . provoca nella vita della
persona e nelle sue azioni una prima e fondamentale reazione: desiderare, cercare e avere a cuore il
bene degli altri .» (EG
•«Il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace . . . L ’apertura del
cuore ai fratelli, [è] la garanzia di un’autentica apertura a Dio.» (FT, 74)

4. Il cuore del Vangelo vissuta e testimoniata


•Il "cuore del Vangelo" viene proclamato non solo o principalmente con le parole, ma con i gesti, le
azioni, lo stile di vita
• Un'attenzione speciale per i poveri e i sofferenti . La priorità è «i poveri e gli infermi, coloro che
spesso sono disprezzati e dimenticati. . . . Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo
inseparabile tra la nostra fede e i poveri . Non lasciamoli mai soli .». (EG 48) «La bellezza stessa del
Vangelo non sempre può essere adeguatamente manifestata da noi, ma c’è un segno che non deve mai
mancare: l’opzione per gli ultimi , per quelli che la società scarta e getta via .» (EG
• La cura della nostra «casa comune »: Laudato Si'Si'. Le sofferenze dei poveri e le sofferenze del
creato non sono separate, ma 2 aspetti di un'unica crisi. La necessità di una "conversione ecologica
• Promuovere la "cultura dell'incontro " (EG 220). Fratelli Tutti . La via verso la pace, in un mondo
di profonda divisione sociale e di paura dell‘Altro . « Ogni volta che ci incontriamo con un essere
umano nell’amore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio ».

5. «La comunità di discepoli missionari» (EG


• Tutta la Chiesa è chiamata a questa conversione missionaria
•«In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario
cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione
della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema
di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente
recettivo delle loro azioni .»
•«Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù;
non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli missionari”.»

6. «Iniziare processi» (EG 223)


•Un'espressione misteriosa ma importante: «il tempo è superiore allo spazio.» (EG 222)
•« Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare
di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione.» (EG 223)
•« Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi . . . . Si
tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone
e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà,
però con convinzioni chiare e tenaci .» (EG
•«Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione.» (EG 224)
•Evangelizzazione significa preoccuparsi di avviare processi di crescita, trasformazione, riflessione,
cambiamento , nelle persone e nelle comunità, piuttosto che "occupare spazi", sia letteralmente che
metaforicamente.

7. Missione nella speranza


•« Alcune persone non si dedicano alla missione perché credono che nulla può cambiare e dunque per
loro è inutile sforzarsi .»
•«Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza.» (EG 275)
• « La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo
. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione .»
•«Crediamo al Vangelo che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta sviluppando
qui e là, in diversi modi: come il piccolo seme che può arrivare a trasformarsi in una grande pianta (
cfr Mt 13,31 32 )»

7. Missione nella speranza


•«Poiché non sempre vediamo questi germogli, abbiamo bisogno di una certezza interiore, cioè della
convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti.»
•«A volte ci sembra di non aver ottenuto con i nostri sforzi alcun risultato, ma la missione non è un
affare o un progetto aziendale, non è neppure un’organizzazione umanitaria, non è uno spettacolo per
contare quanta gente vi ha partecipato grazie alla nostra propaganda; è qualcosa di molto più
profondo, che sfugge ad ogni misura.»
•La «fecondità molte volte è invisibile, inafferrabile, non può essere contabilizzata . Uno è ben
consapevole che la sua vita darà frutto, ma senza pretendere di sapere come, né dove, né quando. Ha
la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore.» (EG 279)

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