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Introduzione Alla Cartografia e Geografia Dell'antica Cina

Il documento esplora la storia della cartografia e geografia dell'antica Cina, evidenziando figure chiave come Zhang Heng e Pei Xiu, che hanno innovato e sistematizzato la rappresentazione geografica. Vengono descritti i principi fondamentali della cartografia cinese, come la divisione proporzionale e l'orientamento corretto, e l'importanza di strumenti come il carro odometrico e la bussola magnetica. Infine, si discute delle spedizioni marittime di Zheng He e della sofisticata tradizione astronomica cinese che ha influenzato la comprensione della geometria terrestre.

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Introduzione Alla Cartografia e Geografia Dell'antica Cina

Il documento esplora la storia della cartografia e geografia dell'antica Cina, evidenziando figure chiave come Zhang Heng e Pei Xiu, che hanno innovato e sistematizzato la rappresentazione geografica. Vengono descritti i principi fondamentali della cartografia cinese, come la divisione proporzionale e l'orientamento corretto, e l'importanza di strumenti come il carro odometrico e la bussola magnetica. Infine, si discute delle spedizioni marittime di Zheng He e della sofisticata tradizione astronomica cinese che ha influenzato la comprensione della geometria terrestre.

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Introduzione alla cartografia e geografia dell'antica Cina

Le radici della rappresentazione geografica

La storia della cartografia cinese affonda le radici in un passato remoto e


scarsamente documentato. Durante il periodo degli Stati Combattenti (475-
221 a.C.), emergono i primi riferimenti a rappresentazioni geografiche,
sebbene l'esiguità delle evidenze impedisca di descrivere dettagli su come
questi primi tentativi fossero effettivamente realizzati. Quello che sappiamo è
che la necessità di amministrare e difendere vasti territori creò una pressione
persistente verso il miglioramento della rappresentazione del mondo fisico.
Con l'unificazione sotto la dinastia Qin e l'espansione della Han (206 a.C. -
220 d.C.), la cartografia divenne una pratica sempre più sistematica. Mentre
le mappe stesse sono andate perdute, i testi amministrativi e storici che le
citano testimoniano che i geografi cinesi riconoscevano la necessità di
standardizzare le rappresentazioni territoriali. Questo non era meramente un
esercizio astratto di rappresentazione, ma rispondeva a esigenze concrete:
pianificazione amministrativa, pianificazione militare, costruzione di
infrastrutture e comprensione generale dell'estensione e della composizione
dell'impero.

Zhang Heng: l'innovazione della griglia coordinata

Tra le figure che emergono dalla documentazione storica del periodo Han,
Zhang Heng (78-139 d.C.) rappresenta un momento cruciale nella storia della
cartografia scientifica. Matematico, astronomo, letterato e inventore di
straordinaria versatilità, Zhang Heng produsse un'opera cartografica che la
*Hou Hanshu* (la storia dei Han compilata nel V secolo d.C.) descrive come
"una mappa del mondo conosciuto tracciata con una rete di linee orizzontali e
verticali."
L'importanza di questa descrizione risiede nel riconoscimento esplicito di un
principio: la rappresentazione territoriale può essere resa sistematica e
coerente attraverso una struttura geometrica regolare. Zhang Heng
comprese che il problema fondamentale della cartografia non era
semplicemente la dislocazione di nomi di luoghi, ma l'istituzione di relazioni
proporzionali costanti tra la rappresentazione e la realtà rappresentata.
Utilizzava il *li*, un'unità di misurazione standardizzata (approssimativamente
500 metri durante la Han), come unità di base per le sue misurazioni.
La griglia coordinata di Zhang Heng permetteva di rispondere a una domanda
precisa: dato un punto sulla mappa con coordinate (x, y) e dato che la scala
della mappa è costante, quale distanza separa questo punto da un altro
punto sulla mappa con coordinate (x', y')? Questa non era una domanda

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banale nel contesto della cartografia antica, dove molte rappresentazioni


erano costruite in modo più narrativo che quantitativo.
Rimane incerto quali fossero i dettagli specifici della griglia di Zhang Heng -se
fosse quadrata, quale fosse l'orientamento esatto, quale la scala precisa, o
quale la dimensione delle cellule -ma il principio sottostante è chiaro dalle
testimonianze storiche disponibili. L'innovazione non risiede in una
comprensione moderna del sistema cartesiano (concetto che sarebbe
emerso in Occidente solo quindici secoli dopo), ma nel riconoscimento
pratico che la regolarità geometrica produce coerenza cartografica.

Pei Xiu e la codificazione dei principi cartografici

Se Zhang Heng rappresentò un'intuizione innovativa, Pei Xiu (224-271 d.C.)


rappresentò la sua sistematizzazione consapevole. Ministro dei Lavori
Pubblici sotto la dinastia Jin, Pei Xiu fu incaricato di compilare mappe
accurate dell'intero impero. A differenza di Zhang Heng, per il quale la nostra
conoscenza è mediata da riferimenti posteriori, alcuni frammenti dei scritti di
Pei Xiu e delle descrizioni contemporanee del suo lavoro sono giunti sino a
noi.
I testi storici posteriori, notevolmente il *Shuijing Zhu* (Commentario al
Classico dei Fiumi) compilato da Li Daoyuan nel VI secolo, attribuiscono a Pei
Xiu la formulazione di sei principi fondamentali che ogni mappa accurata
doveva rispettare. Questi principi rappresentano una sintesi coerente di ciò
che i cartografi cinesi avevano imparato attraverso la pratica, trasformato in
un programma esplicito di miglioramento cartografico.

分率
Il primo principio era il *fen lü* ( ), letteralmente "divisione proporzionale"
o scala. Una mappa doveva possedere una scala uniforme, esplicitamente
dichiarata e costante in tutte le direzioni. Pei Xiu utilizzava comunemente
scale del tipo 1 *cun* sulla mappa = 100 *li* nel territorio (dove 1 *cun* ≈ 2,4
centimetri), corrispondente a una scala di circa 1:2.000.000. Il principio non
era meramente tecnico ma rispondeva a una necessità pratica fondamentale:
senza una scala dichiarata e uniforme, una mappa perdeva il suo valore come
strumento di calcolo e pianificazione.

Il secondo principio era il *zhun wang* ( 準望 ), l'orientamento corretto. Le


mappe dovevano essere orientate secondo i punti cardinali, con il nord verso
l'alto. Pei Xiu probabilmente traeva questo principio dalla tradizione
astronomica cinese, dove il nord poteva essere determinato osservando la
stella polare e gli altri corpi celesti. L'orientamento standardizzato non era
meramente una convenzione, ma permetteva l'integrazione coerente di
informazioni provenienti da osservatori diversi e la consultazione intuitiva

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della mappa.

道⾥
Il terzo principio era il *dao li* ( ), la misurazione accurata dei percorsi.
Una mappa doveva rappresentare non solo le distanze geometriche tra i punti,
ma le distanze effettive lungo i percorsi realmente transitabili. I fiumi
raramente procedono direttamente; le strade non seguono linee rette; i
confini montani presentano irregolarità significative. Rappresentare un
territorio significa rappresentare queste caratteristiche curve e sinuose, non
semplicemente il loro collegamento attraverso linee rette. Questo principio
implicava la necessità di misurazioni sul campo sistematiche, condotte
utilizzando strumenti come il carro odometrico.

Il quarto principio era il *gao xia* ( ⾼下 ), le variazioni di altitudine. La Terra


non è piatta; le montagne si elevano, i fiumi scendono attraverso valli. Una
mappa che ignorasse queste variazioni topografiche darebbe un quadro
incompleto e potenzialmente fuorviante del territorio. Pei Xiu riconosceva che
le differenze di elevazione influiscono su una varietà di fattori -percorsi
praticabili, deflusso idrico, distribuzione di vegetazione e popolazione -che
sono rilevanti per la rappresentazione cartografica.

⽅邪
Il quinto principio era il *fang xie* ( ), gli angoli e le direzioni. Gli angoli tra
elementi geografici significativi -fiumi, strade, confini -dovevano essere
rappresentati accuratamente. Questo principio riconosceva che la forma e
l'orientamento delle caratteristiche geografiche forniscono informazioni
cruciali, oltre alle mere distanze. Una strada che volge bruscamente a nord,
oppure il corso di un fiume che cambia direzione, sono dettagli che una
mappa accurata non può omettere.

Il sesto principio era il *yu yuan* (迂迴 ), la compensazione delle curve e della
tortuosità. Poiché i veri corsi geografici -fiumi in particolare -seguono percorsi
altamente sinuosi, una mappa a scala ridotta non può rappresentare ogni
meandro. Il principio riconosceva esplicitamente la necessità di semplificare
mantenendo l'essenza: un fiume altamente sinuoso doveva essere
rappresentato in modo che il lettore della mappa comprendesse la sua
sinuosità generale, anche se non ogni singola curva era disegnata in dettaglio.

Nel loro insieme, questi sei principi costituiscono un programma coerente di


cartografia scientifica. Non sono intuizioni isolate, ma una comprensione
sistemica che il valore di una mappa risiede nella sua capacità di tradurre
accuratamente le proprietà dello spazio geografico reale in una
rappresentazione bidimensionale. Sebbene i dettagli specifici di come Pei Xiu
applicasse questi principi in pratica rimangono in gran parte perduti, la loro

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formulazione rappresenta un momento cruciale nella storia della scienza e


della tecnologia cinese.

Lo strumento e il metodo: il carro odometrico

Nel perseguimento di misurazioni accurate delle distanze, i cartografi cinesi


ricorsero a uno strumento sofisticato: il *carro odometrico* ( 記⾥⿎⾞ ), noto
anche come il "carro che batte il tamburo ogni li." Questo dispositivo è ben
testimoniato nella letteratura cinese, con riferimenti che si estendono almeno
al III secolo d.C. e probabilmente oltre.
Il funzionamento era elegante: un sistema di ingranaggi coordinati alle ruote
del carro faceva scattare un meccanismo ogni volta che il carro completava
una distanza pari a un *li*. Una figurina meccanica colpiva un tamburo,
emettendo un suono percettibile che permetteva al misurator di contare i *li*
percorsi senza necessità di misurazioni continue. In alcuni resoconti, il
meccanismo faceva cadere una piccola palla in un recipiente per ogni *li*,
creando un conteggio visuale.
Questo rappresentava un'invenzione straordinaria perché risolveva un
problema pratico concreto: le misurazioni di lunghe distanze richiedono
pazienza, attenzione costante e metodo sistematico. Il carro odometrico
automatizzava il conteggio, riducendo il carico cognitivo del misurator e
permettendo di mappare distanze di centinaia di chilometri con un'obiettività
maggiore di quanto sarebbe possibile altrimenti.
Naturalmente, nessuno strumento è perfetto. Le imperfezioni nelle ruote, le
variazioni di terreno, lo slittamento delle ruote su superfici morbide o bagnate
-tutti questi fattori introducono errori sistematici e casuali. Non è
documentato come i topografi cinesi gestissero questi errori. Probabilmente
facevano múltiple misurazioni della stessa rotta e mediavano i risultati, ma i
dettagli specifici rimangono oscuri.

La bussola magnetica e la navigazione d'altura

L'invenzione della bussola magnetica in Cina rappresenta uno dei contributi


tecnologici più significativi all'umanità. Le sue origini esatte rimangono
dibattute tra gli storici, ma le evidenze suggeriscono un'invenzione durante la
dinastia Han, inizialmente utilizzata per scopi di geomanzia (feng shui)
piuttosto che per la navigazione.
La prima descrizione chiara di una bussola magnetica utilizzata per la
navigazione appare nel testo *Mengxi Bitan* ( 夢溪筆談 , "Colloqui in un
Torrente Onirico") scritto da Shen Kuo intorno al 1088 d.C. Shen Kuo,
scienziato e letterato della dinastia Song, documenta non solo l'uso della
bussola, ma anche un'osservazione cruciale: la bussola non punta

Silvano Salvador
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esattamente al nord geografico, ma devia verso est di una quantità che non è
trascurabile. Questa deviazione, oggi chiamata *declinazione magnetica*,
rappresentava un problema pratico significativo per i navigatori, poiché
seguire ciecamente la bussola avrebbe portato a errori sistematici di rotta.
L'osservazione di Shen Kuo della declinazione magnetica testimonial di una
consapevolezza scientifica sofisticata. Egli riconosceva che il nord indicato
dalla bussola era diverso dal nord astronomico, e che questa differenza
variava geograficamente (sebbene i dettagli di quanto varia rimangono non
completamente documentati nei suoi scritti). Per i navigatori, questo
significava che era necessario mantenere tabelle di correzione che variavano
a seconda della posizione geografica nel mare.
Durante la dinastia Song e posteriormente, le carte nautiche diventarono
sempre più sofisticate. Queste carte, chiamate *Dao Yi Zhi* ( 到⼀誌 , "Registri
delle Rotte"), includevano informazioni di direzione (espressa in termini di
angoli rispetto al nord magnetico), distanze tra porti, e descrizioni dei pericoli
marini noti -secche, scogli, aree di corrente forte.

Le spedizioni di Zheng He: il culmine della navigazione oceanica cinese

Nel XV secolo, durante la dinastia Ming, le capacità di navigazione oceanica


cinese raggiunsero il loro culmine. L'ammiraglio Zheng He (1371-1433),
comandante di una flotta imperiale extraordinariamente grande e ben
equipaggiata, intraprese sette grandi spedizioni tra il 1405 e il 1433. Queste
spedizioni navigarono attraverso l'Oceano Indiano, visitando porti dall'Asia
orientale all'Africa orientale, coprendo distanze che raggiungevano i 7000-
8000 chilometri per singola traversata.
Queste spedizioni non erano esplorazioni alla ricerca di terre sconosciute, ma
piuttosto missioni diplomatiche, commerciali e di proiezione di potere
imperiale. Tuttavia, per compiere viaggi di questa portata, i navigatori di
Zheng He dovevano possedere una comprensione pratica e sofisticata della
navigazione oceanica. Le carte nautiche utilizzate durante queste spedizioni -
alcune delle quali sono ancora conservate -mostrano un sistema di
registrazione delle rotte che include distanze, direzioni, caratteristiche costalI
e ubicazioni di porti.
Sebbene i dettagli specifici di come gli errori di navigazione fossero gestiti
rimangono parzialmente documentati, il fatto che le spedizioni
completassero traversate oceaniche ripetute, visitassero le stesse
destinazioni multiple volte, e tornassero in Cina attesta che il sistema di
navigazione era sufficientemente affidabile per scopi pratici. I naufragi erano
rari e quando occorrevano, erano generalmente attribuiti a tempeste piuttosto
che a errori di navigazione grossolani.

Silvano Salvador
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L'astronomia e la geometria terrestre

La tradizione astronomica cinese era sofisticata e ben sviluppata, creando le


basi teoriche per una comprensione della geometria della Terra. I testi
astronomici antichi, come il *Huangdi Neijing* e i successivi *Shushu Jiyi*
("Memoria dei Metodi di Calcolo"), registrano osservazioni sistematiche dei
corpi celesti.
Una conseguenza cruciale di queste osservazioni era la constatazione che la
latitudine di un osservatore era direttamente correlata all'altezza angolare
della stella polare (α Ursae Minoris) sopra l'orizzonte nord. Durante la dinastia
Tang (618-907 d.C.), il monaco-astronomo e matematico Yixing ( ⼀⾏ , 683-
727) coordinò una serie di osservazioni astronomiche condotte da diversi siti
geografici attraverso l'impero, misurando sistematicamente l'altezza della
stella polare in ciascuna ubicazione. Yixing compilò questi risultati in tabelle
che permettevano ai geografi posteriori di determinare approssimativamente
la latitudine di una nuova ubicazione semplicemente misurando l'altezza della
stella polare e confrontandola con le tabelle.
Questa pratica proseguì durante la dinastia Yuan. L'astronomo Guo Shoujing
( 郭守敬 , 1231-1316), una figura straordinaria che combinava competenze in
astronomia, idraulica e ingegneria, condusse un progetto sistematico di
determinazione della latitudine di 27 siti chiave dell'Impero Yuan. Questi siti
rappresentavano l'estensione nord-sud dell'impero, dalle regioni meridionali
semi-tropicali ai confini settentrionali nelle steppe. Le latitudini di Guo
Shoujing mostravano variazioni attese sulla base della posizione geografica,
fornendo evidenza che il metodo era valido.
La determinazione della longitudine, per contro, rimane scarsamente
documentata. A differenza della latitudine, che può essere determinata da
un'osservazione istantanea della posizione di una stella, la longitudine
richiede intrinsecamente informazioni sul tempo locale in diversi meridiani.
Sebbene eclissi lunari siano simultanee per osservatori in longitudini diverse,
la loro osservazione richiede orologi di straordinaria precisione e osservatori
disposti strategicamente. Non c'è evidenza convincente che i geografi cinesi
antichi abbiano sviluppato metodi sistematici e affidabili per la
determinazione della longitudine su scale molto grandi. È possibile che
abbiano stimato le differenze di longitudine misurando distanze est-ovest
lungo paralleli noti, ma questo metodo è intrinsecamente impreciso e
soggetto a errori accumulativi.

I grandi progetti infrastrutturali e la topografia

La realizzazione di grandi opere infrastrutturali richiede necessariamente


competenze topografiche sofisticate. Il Grande Canale cinese, iniziato nella

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dinastia Sui all'inizio del VII secolo e progressivamente esteso durante la


Tang e la Song fino a raggiungere lunghezze superiori ai 1700 chilometri,
testimonia l'existence di tali competenze.
Un canale è una struttura idraulica straordinariamente delicata. Deve
permettere il flusso dell'acqua, ma non così rapidamente da causare erosione;
deve drenare i sedimenti; deve rimanere praticabile per la navigazione. La
progettazione di un canale lungo 1700 chilometri richiede la comprensione di
principi di idraulica e la capacità di calcolare le pendenze appropriate per
manutenere il flusso desiderato.
Le documentazioni amministrative della dinastia Song descrivono
chiaramente che gli ingegneri incaricati del Grande Canale erano capaci di
effettuare misurazioni di pendenza su distanze molto lunghe, di calcolare
volumi di terra da scavare, e di correggere pendenze insufficienti costruendo
sistemi di chiuse. Anche se i dettagli specifici dei metodi topografici
rimangono parzialmente documentati, il fatto che un'opera di questa
complessità sia stata realizzata con successo attesta che la topografia
cinese aveva raggiunto un livello di sofisticazione considerevole.

Le reti di misurazione geodetica

Durante la dinastia Song e successivamente durante la Yuan, furono


intraprese campagne di rilevamento territoriale su scale molto grandi. Il
progetto più ambizioso documentato è quello coordinato da Guo Shoujing
durante la Yuan, che determinò le coordinate geografiche (latitudini e,
approssimativamente, longitudini) di 27 siti significativi attraverso l'Impero.
Questo progetto implicava la necessità di interconnettere misurazioni da
ubicazioni diverse e di creare una rete coerente di coordinate.
I metodi specifici utilizzati non sono completamente documentati, ma le fonti
suggeriscono che erano coinvolti misurazioni angolari dal suolo
(possibilmente utilizzando strumenti goniometrici primitivi) e misurazioni di
distanze (utilizzando il carro odometrico). La capacità di produrre mappe
relative coerenti dell'intero territorio dell'Impero testimonia che questi metodi,
qualunque fossero i dettagli, erano sufficientemente affidabili per la pratica.

Silvano Salvador
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APPENDICE

Introduzione all'appendice

I metodi cartografici, geografici e geodetici degli antichi cinesi operavano


secondo principi matematici che possono essere formalizzati nei termini
della geometria moderna. Questa appendice non sostiene che i cartografi
cinesi antichi "utilizzassero" queste formule - ovviamente non le utilizzavano
in questa forma - ma piuttosto che i principi sottostanti ai loro metodi
possono essere compresi e comunicati utilizzando questo formalismo. La
traduzione tra la pratica storica e il formalismo moderno permette di
verificare la coerenza logica dei metodi e di identificare i problemi pratici che
essi risolvevano.

La scala uniforme e le trasformazioni affini

Il principio fondamentale della cartografia di Pei Xiu era la scala uniforme.


Matematicamente, una mappa con scala uniforme è il risultato di una
trasformazione affine dal piano geografico reale al piano della mappa.
Consideriamo due punti A e B nel territorio reale, con coordinate (x_A, y_A) e
(x_B, y_B) rispetto a un sistema di riferimento geografico arbitrario (per
esempio, con origine in un punto notevole e assi allineati con i punti cardinali).
La distanza euclidea tra i due punti è:

d_reale = √[(x_B - x_A)² + (y_B - y_A)²]

Sulla mappa, i punti A e B sono rappresentati con coordinate (x'_A, y'_A) e


(x'_B, y'_B). Per una mappa con scala uniforme s (dove s è il rapporto tra le
distanze sulla mappa e quelle nel territorio), vale la relazione:

d_mappa = √[(x'_B - x'_A)² + (y'_B - y'_A)²] = s × d_reale

Questa relazione deve valere per qualunque coppia di punti nella regione
mappata. Una trasformazione che preserva questa proprietà è una
trasformazione affine della forma:

x' = s × cos(θ) × x - s × sin(θ) × y + t_x


y' = s × sin(θ) × x + s × cos(θ) × y + t_y

dove s è il fattore di scala uniforme, θ è l'angolo di rotazione (per


l'allineamento del nord), e (t_x, t_y) sono traslazioni che posizionano la mappa
sul foglio.

Silvano Salvador
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Pei Xiu utilizzava una scala del tipo s = 1:2.000.000 (ossia 1 cun sulla mappa
≈ 100 li nel territorio, con li ≈ 500 m e cun ≈ 2,4 cm). Questo significa che una
distanza reale di 1 chilometro appariva sulla mappa come una distanza di
circa 0,05 centimetri -una scala estremamente ridotta che richiedeva capacità
di disegno fine e di lettura attenta.
Importante: una trasformazione affine con fattore di scala uniforme s
preserva non solo le distanze ma anche gli angoli e gli orientamenti relativi.
Se due linee nel territorio formano un angolo α, le corrispondenti linee sulla
mappa formano lo stesso angolo α. Questo riflette il principio del "fang xie"
(angoli e direzioni) di Pei Xiu: gli angoli devono essere rappresentati
accuratamente.

Le distanze e i percorsi sinuosi

Il principio di "dao li" (misurazione dei percorsi) affronta il problema che i


percorsi reali non sono linee rette, ma curve spesso complicate. Una strada in
montagna zigzaga; un fiume sinueggia seguendo il terreno; un confine
montano segue le creste irregolari.
Se un percorso reale è parametrizzato da una funzione vettoriale r(t) = (x(t),
y(t)) per t ∈ [0, T], la lunghezza totale del percorso è data dall'integrale di linea:

L = ∫₀^T √[(dx/dt)² + (dy/dt)²] dt

In pratica, i topografi non calcolavano questo integrale esplicitamente, ma


approssimavano il percorso come una sequenza di segmenti rettilinei. Se il
percorso è suddiviso in n segmenti con estremi nei punti P₀, P₁, ..., P_n, la
lunghezza totale approssimata è:

L_app ≈ Σᵢ₌₀^(n-1) √[(x_(i+1) - x_i)² + (y_(i+1) - y_i)²]

Per percorsi sufficientemente lisci e con suddivisione abbastanza fine,


questa approssimazione converge al valore esatto con errore proporzionale a
1/n² (Regola dei Trapezi).
Il carro odometrico permetteva di misurare L_app senza necessità di calcoli
espliciti: il misurator semplicemente contava i *li* completati man mano che
il carro procedeva lungo il percorso effettivo. Se la rotta era tortuosa, il carro
percorreva una distanza maggiore di quella in linea retta tra i punti terminali -
una considerazione che i cartografi cinesi comprendevano chiaramente e che
si riflette nel principio di "yu yuan" (compensazione delle curve).

L'altitudine e la distanza geodetica

Silvano Salvador
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Il principio di "gao xia" (variazioni di altitudine) riconosce che la Terra non è


piatta. Se due punti A e B si trovano a quote diverse (elevazioni z_A e z_B
rispetto a un piano di riferimento), la distanza effettiva tra di essi, misurata
lungo il terreno, è diversa dalla loro distanza orizzontale.
Denotiamo con d_h la distanza orizzontale tra A e B (la proiezione della loro
separazione sul piano orizzontale), e con Δz = z_B - z_A la differenza di
elevazione. La distanza lungo il terreno (assumendo un pendio rettilineo) è:

d_pendio = √[d_h² + (Δz)²]

Il rapporto tra la distanza lungo il pendio e la distanza orizzontale è:

d_pendio / d_h = √[1 + (Δz / d_h)²]

Per pendii moderati, dove Δz/d_h è piccolo (per esempio, meno di 0,1),
l'approssimazione del primo ordine è:

d_pendio ≈ d_h × [1 + (1/2) × (Δz / d_h)²]

Questo mostra che le differenze di elevazione hanno effetti non lineari sulla
distanza misurata: raddoppiando l'elevazione relativa, l'errore sulla distanza
(se ignorata l'elevazione) non raddoppia, ma quadruplica
approssimativamente.
Per il progetto del Grande Canale, dove percorsi lunghi e pendenze controllate
erano cruciali, il riconoscimento di questo effetto era praticamente
importante. Una pendenza insufficiente sarebbe risultata in un flusso d'acqua
troppo lento e nel possibile accumulo di sedimenti; una pendenza eccessiva
avrebbe causato erosione e instabilità strutturale.

L'orientamento astronomico

Il principio di "zhun wang" (orientamento corretto) si basa sulla possibilità di


determinare la direzione nord mediante osservazione astronomica. Il nord
geografico vero è la direzione verso il polo nord celeste, la cui ubicazione può
essere determinata osservando il movimento apparente delle stelle durante la
notte.
La stella polare (α Ursae Minoris) non si trova esattamente al polo nord
celeste, ma nelle vicinanze. Durante l'epoca di Zhang Heng e Pei Xiu (I-III
secolo d.C.), la stella polare si trovava a una distanza angolare di circa 1,5°-2°
dal polo celeste vero, a causa della precessione (il lento movimento del polo
celeste dovuto alla variazione dell'asse terrestre).

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Se un osservatore misura l'altezza angolare h della stella polare sopra


l'orizzonte nord, e conosce la distanza angolare δ tra la stella polare e il polo
celeste nord, la sua latitudine geografica φ è approssimativamente:

φ≈h-δ

(per δ piccolo, questa è un'approssimazione accurata al primo ordine)


L'osservazione che l'altezza della stella polare varia sistematicamente con la
latitudine dell'osservatore fornisce evidenza indiretta della sfericità della
Terra: su una Terra piatta, la stella polare manterrebbe la stessa altezza
indipendentemente dalla posizione dell'osservatore.

La determinazione della latitudine mediante osservazione solare

Un metodo più preciso di determinazione della latitudine utilizza


l'osservazione dell'altezza del Sole al mezzogiorno solare locale (quando il
Sole transita sul meridiano dell'osservatore).
Al mezzogiorno solare, il Sole raggiunge la sua altezza massima sopra
l'orizzonte. Questa altezza massima h_☉ è correlata alla latitudine φ
dell'osservatore e alla declinazione solare δ_☉ (l'angolo tra il piano
dell'equatore celeste e la posizione del Sole nel cielo) dalla relazione:

h_☉ = 90° - |φ - δ_☉|

(se l'osservatore e il Sole sono nello stesso emisfero)

Riorganizzando per φ:

φ = 90° - h_☉ + δ_☉

(se δ_☉ e φ hanno lo stesso segno)

La declinazione solare varia durante l'anno secondo un ciclo annuale. Al


solstizio d'estate (circa 21 giugno), δ_☉ ≈ +23,44°; all'equinozio d'autunno
(circa 21 settembre), δ_☉ = 0°; al solstizio d'inverno (circa 21 dicembre), δ_☉
≈ -23,44°; all'equinozio di primavera (circa 21 marzo), δ_☉ = 0°.
Se un osservatore misura l'altezza h_☉ del Sole al mezzogiorno in un giorno
noto dell'anno (e quindi con δ_☉ noto dalle tabelle astronomiche), può
calcolare la sua latitudine. La precisione di questo metodo dipende dalla
precisione della misura di h_☉. Utilizzando uno strumento semplice come un
gnomone (asta verticale) e misurando la lunghezza dell'ombra al
mezzogiorno, è possibile determinare h_☉ entro circa 0,5°-1°, che corrisponde

Silvano Salvador
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a un'incertezza di 0,5°-1° nella latitudine (pari a circa 55-110 chilometri di


incertezza).

La struttura della rete geodetica

La determinazione di coordinate geografiche su un'area estesa richiede una


rete di misurazioni interconnesse. Il metodo più semplice è la triangolazione:
si stabilisce una base di lunghezza nota, si misurano gli angoli verso nuovi
punti, e da questi si calcola la posizione dei nuovi punti.
Consideriamo una base AB di lunghezza nota b. Vogliamo determinare la
posizione di un punto C. Se misuriamo gli angoli ∠CAB = α e ∠CBA = β, allora
il terzo angolo è ∠ACB = γ = 180° - α - β.

Utilizzando la legge dei seni:

a / sin(α) = b / sin(γ) = c / sin(β)

dove a è il lato BC e c è il lato AC, possiamo ricavare:

a = b × sin(α) / sin(γ)
c = b × sin(β) / sin(γ)

Una volta conosciuti i tre lati del triangolo ABC, la posizione di C relativa ad A
e B è determinata completamente. Questo processo può essere ripetuto:
utilizzando il lato AC come base per il prossimo triangolo, si determina la
posizione di un quarto punto D, e così via. Concatenando triangoli successivi,
è possibile estendere la rete geodetica su vaste aree.
L'errore nella triangolazione si accumula con il procedere della rete. Se ogni
misurazione angolare ha un errore casuale σ_α (per esempio, σ_α = 30" =
0,00833° ≈ 0,0001454 radianti), allora dopo n triangoli, l'errore relativo nella
determinazione della distanza di un punto finale dalla base cresce
approssimativamente secondo:

ε_n ≈ √n × σ_α

Per una rete di 27 punti (come quella di Guo Shoujing), questo rappresenta
una sfida significativa nella gestione degli errori. I topografi cercavano di
minimizzare l'accumulo di errori utilizzando triangoli il più possibile equilateri,
evitando angoli molto acuti (dove piccoli errori angolari hanno effetti
amplificati sulla determinazione della distanza), e probabilmente ripetendo
misurazioni critiche e mediando i risultati.
Le trasformazioni dalla sfera al piano

Silvano Salvador
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Sebbene la maggior parte della cartografia cinese antica riguardasse regioni


che potevano essere trattate come planari (dove la curvatura della Terra era
trascurabile), i geografi cinesi erano consapevoli della sfericità della Terra. Il
fatto che la latitudine della stella polare varia con la posizione geografica,
combinato con altre osservazioni astronomiche, fornisce evidenza della
forma sferica del nostro pianeta.
Su una sfera di raggio R, un punto può essere localizzato utilizzando le
coordinate sferiche (φ, λ), dove φ è la latitudine (angolo dal piano equatoriale)
e λ è la longitudine (angolo rispetto a un meridiano di riferimento).
La distanza più breve tra due punti sulla sfera è l'arco di cerchio massimo
(geodetica). Se due punti hanno coordinate sferiche (φ₁, λ₁) e (φ₂, λ₂), la
distanza angolare Δσ tra di essi (misurata dal centro della sfera) è data dalla
formula:

cos(Δσ) = sin(φ₁) × sin(φ₂) + cos(φ₁) × cos(φ₂) × cos(λ₂ - λ₁)

La distanza effettiva sulla superficie sferica è:

D_geodetica = R × Δσ

Per distanze non troppo grandi (inferiori a qualche centinaio di chilometri), la


sfera può essere approssimata localmente da un piano tangente, e la
distanza approssimata è:

D_app ≈ R × √[(Δφ)² + (Δλ × cos(φ_medio))²]

dove Δφ e Δλ sono le differenze di coordinate in radianti, e φ_medio = (φ₁ +


φ₂)/2 è la latitudine media. Questa approssimazione è accurata entro il 2%
per distanze fino a circa 500-600 chilometri.
I geografi cinesi della dinastia Tang stimavano il raggio terrestre osservando
come l'altezza della stella polare varia con la latitudine. Se due osservatori
separati da una distanza nord-sud D misurano differenze di latitudine Δφ
(misurate in radianti), allora:

D ≈ R × Δφ

Quindi:

R ≈ D / Δφ

Le stime documentate del raggio terrestre dalla tradizione cinese

Silvano Salvador
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suggerivano valori dell'ordine di 40.000 li (circa 20 milioni di metri), che


confrontati col valore moderno di 6.371.000 metri mostrano deviazioni
significative ma del giusto ordine di grandezza. Queste stime indicano che i
geografi cinesi comprendevano il principio fondamentale, anche se i dettagli
numerici rimangono soggetti a incertezza storica.

Gli errori di misurazione e le loro propagazioni

Un aspetto fondamentale della metrologia è la comprensione di come gli


errori si propagano attraverso i calcoli. Sebbene i geografi cinesi antichi non
formalizzassero questo concetto matematicamente, le loro pratiche -come le
misurazioni ripetute e la media dei risultati -suggeriscono una
consapevolezza pratica del problema.
Se una misurazione ha un errore casuale con deviazione standard σ, e si
eseguono n misurazioni indipendenti della stessa quantità, la deviazione
standard della media è:

σ_media = σ / √n

Questo significa che aumentando il numero di misurazioni, l'incertezza della


media diminuisce come 1/√n. Per ridurre l'incertezza di un fattore 10, sono
necessarie 100 misurazioni; per ridurla di un fattore 2, sono necessarie 4
misurazioni.
Nel contesto di misurazioni con il carro odometrico, questo significa che
percorrere la stessa rotta multipli volte e mediare i risultati produce stime più
affidabili della distanza. Però, esiste una differenza cruciale tra errori casuali
(che si mediano con le ripetizioni) ed errori sistematici (che rimangono
costanti e non si mediano). Le imperfezioni nelle ruote del carro, se sempre
della stessa magnitudine, introducono errori sistematici che il mediarsi non
può correggere.

La pendenza idraulica e il flusso dell'acqua

Il Grande Canale cinese rappresenta un'applicazione pratica sofisticata dei


principi di idraulica. Un canale deve permettere il flusso dell'acqua a una
velocità controllata: troppo lentamente e l'acqua stagna con accumulo di
sedimenti; troppo rapidamente e il canale si erode.
La relazione tra pendenza, profondità del canale, larghezza e velocità di
flusso coinvolge diversi principi della meccanica dei fluidi. Per un canale
rettangolare di larghezza w, profondità d, e pendenza i (dislivello per unità di
lunghezza), la velocità media del flusso è approssimativamente:
v ≈ C × √(R_h × i)

Silvano Salvador
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dove R_h = (w × d) / (w + 2d) è il raggio idraulico (il rapporto dell'area della


sezione trasversale al perimetro bagnato), e C è un coefficiente che dipende
dalla rugosità del letto del canale.

Per un canale largo (w >> d), il raggio idraulico è approssimativamente d,


quindi:

v ≈ C × √(d × i)

La portata volumetrica (volume d'acqua per unità di tempo) è:

Q = v × A = v × w × d ≈ C × w × d × √(d × i)

Se si desidera mantenere una portata costante Q mentre la profondità d del


canale cambia (per esempio, per superare differenze di elevazione), la
pendenza necessaria deve variare come:

i ∝ Q² / (w² × d³)

Questo mostra che per mantenere la stessa portata in un canale più profondo,
la pendenza deve essere drasticamente ridotta. Se, ad esempio, si raddoppia
la profondità, la pendenza necessaria si riduce di un fattore di 8.
I costruttori del Grande Canale comprendevano intuitivamente questi principi,
anche senza formalizzarli matematicamente. Progettavano sezioni di canale
con pendenze variabili, costruivano chiuse per controllare il livello dell'acqua
in segmenti differenti, e mantenevano il flusso a velocità relativamente
costante. Le documentazioni amministrative della Song registrano che gli
ingegneri effettuavano misurazioni di pendenza accuratamente e adattavano
il profilo del canale per ottenere i risultati desiderati.

I volumi e i calcoli di scavo

La progettazione e costruzione del Grande Canale richiedeva la stima del


volume di terra da scavare in ciascun segmento. Il calcolo dei volumi non può
essere effettuato direttamente, ma piuttosto attraverso l'approssimazione
della forma tridimensionale di terra da scavare.
Un metodo comune è quello di suddividere il volume in sezioni trasversali
parallele. Supponiamo che il canale sia scavato lungo un percorso di
lunghezza L, e che la sezione trasversale vari lungo il percorso. Se il percorso
è suddiviso in n segmenti di lunghezza Δx (con L = n × Δx), e l'area della
sezione trasversale al i-esimo segmento è A_i, allora il volume totale può

Silvano Salvador
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essere approssimato utilizzando la regola dei trapezi:

V ≈ Δx × [(A₀ + A_n) / 2 + Σᵢ₌₁^(n-1) A_i]

Una approssimazione più accurata utilizza la regola di Simpson (che assume


una variazione parabolica dell'area tra i punti di campionamento):

V ≈ (Δx/3) × [A₀ + A_n + 4 × Σᵢ_dispari A_i + 2 × Σᵢ_pari A_i]

Per un canale di 1700 chilometri suddiviso in 170 segmenti di 10 chilometri


ciascuno, con aree di sezione trasversale che variano (per esempio, da 50 m²
a 100 m² in diverse regioni), il volume totale calcolato avrebbe permesso agli
amministratori di stimare il lavoro totale richiesto e pianificare il
dispiegamento della manodopera.
Se, ad esempio, lo scavo di 1 m³ richiedesse 1 persona-giorno di lavoro, e il
volume totale fosse 1,7 miliardi di m³ (una stima plausibile per il Grande
Canale), il progetto richiederebbe circa 1,7 miliardi di persone-giorni. Con una
forza lavoro di 500.000 persone, il progetto richiederebbe circa 3.400 giorni di
lavoro continuato -circa 9 anni di lavoro ininterrotto, un orizzonte temporale
che corrisponde qualitativamente alla durata nota di alcuni periodi di
costruzione del Grande Canale.

La sinuosità fluviale e le curve

Il principio di "yu yuan" (compensazione delle curve) affronta il problema di


come rappresentare elementi geografici sinuosi -fiumi, confini montani, coste
irregolari -su una mappa a scala ridotta.
Un fiume può essere descritto parametricamente come una curva r(s) = (x(s),
y(s)) dove s rappresenta la distanza lungo il percorso fluviale (da s = 0 alla
sorgente a s = L alla foce). La lunghezza effettiva del fiume è:

L_fiume = ∫₀^L √[(dx/ds)² + (dy/ds)²] ds

Se il fiume fosse una linea retta dalla sorgente alla foce, la "lunghezza retta"
sarebbe la distanza euclidea:

L_retta = √[(x_foce - x_sorgente)² + (y_foce - y_sorgente)²]

L'indice di sinuosità è il rapporto:

σ = L_fiume / L_retta
Per fiumi molto sinuosi, σ può raggiungere valori di 2 o superiori, indicando

Silvano Salvador
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che il percorso fluviale effettivo è 2 o più volte più lungo della proiezione retta.
Su una mappa, rappresentare ogni meandro in dettaglio è impossibile a
causa della scala ridotta. Invece, il cartografo debe scegliere di rappresentare
il corso generale del fiume, disegnando una versione semplificata che
comunica l'idea della sinuosità senza mostrare ogni curva. Questo è ciò che
"yu yuan" riconosceva: la necessità di semplificare mantenendo l'essenza.
Un approccio matematico moderno utilizza curve di approssimazione (spline).
Se si identificano n punti di controllo lungo il percorso del fiume (P₁, P₂, ...,
P_n), si può costruire una curva liscia che passa attraverso questi punti e
approssima il corso generale. Il disegno della spline sulla mappa comunica
sia la direzione generale che la sinuosità approssimata, senza necessità di
rappresentare ogni ondulazione.

Conclusione dell'appendice

Questa appendice ha formalizzato matematicamente i principi che


sottostanno ai metodi cartografici, geografici e geodetici degli antichi cinesi. I
cartografi cinesi non utilizzavano questo formalismo -le formule qui
presentate sono costrutti moderni -ma operavano secondo i principi che
queste formule descrivono. La traduzione tra la pratica storica e il
formalismo moderno serve a chiarire la logica intrinseca di questi metodi, a
verificare la loro coerenza, e a identificare i problemi pratici che risolvevano.
I risultati documentati della cartografia cinese -mappe che permettevano la
pianificazione amministrativa, la navigazione oceanica affidabile, la
progettazione di infrastrutture complesse -attestano l'efficacia di questi
metodi. Mentre i dettagli specifici di come furono sviluppati e utilizzati
rimangono in gran parte oscuri a causa della perdita di molti testi storici, i
principi sottostanti sono chiaramente deducibili dalle fonti disponibili e dalle
testimonianze del loro successo pratico.

Silvano Salvador

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