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Passaggio Latino Volgare (Autoguardado)

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NICOLA LOI, UNIVERSIDAD DE GUANAUATO

PASSAGGIO DAL
LATINO
AL
VOLGARE
L’antica Roma conquistò un vastissimo impero,
dall’Europa all’Asia, all’Africa.

Dovunque arrivò, Roma portò la propria cultura e


anche la propria lingua.

In tutto l’impero romano la lingua ufficiale era il


latino.

Vi erano però delle profonde differenze nella


conoscenza e nell’uso del latino fra gli abitanti
dell’impero.
Infatti, solo le persone colte conoscevano bene la
lingua latina e la usavano nella comunicazione orale
e nei testi scritti.

Chi non aveva la possibilità di studiare, invece,


solitamente usava il latino solo come lingua parlata
(sermo vulgaris), molto semplificata e lontana
dall’utilizzo di tutte le regole previste dal latino
classico.
Nelle varie zone dell’impero, inoltre, il sermo vulgaris si
era ulteriormente differenziato in una miriade di varietà
locali (il latino parlato da un contadino della Gallia era
diverso da quello parlato da un contadino italico), anche
a causa dell’influenza che il sostrato aveva sul latino.
In ogni parte dell’impero infatti, prima che arrivassero i
Romani, si parlava la lingua locale (sostrato) a cui il
latino si era sovrapposto senza - in realtà - riuscire a
cancellare l’influenza della lingua precedentemente
usata dalle popolazioni locali.

E queste differenze erano tanto più evidenti quanto più


ci si allontanava dal cuore dell’impero, cioè da Roma.
Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente,
avvenuta nel 476 d.C. a causa delle invasioni dei
popoli germanici, la parte occidentale
dell’impero si disgregò in tante realtà politiche
autonome, diverse le une dalle altre, anche per
le peculiarità che caratterizzavano i vari popoli
invasori.
La disgregazione dell’impero comportò anche
una frantumazione linguistica (a cui si
aggiungeva il quasi universale analfabetismo),
infatti negli stati che sorsero sulle ceneri
dell’antico Impero Romano d’Occidente si
svilupparono tante nuove lingue.
Nell’Alto Medioevo il latino continuò ad essere usato
come lingua ufficiale nei documenti scritti (nelle chiese,
nei tribunali, etc.), ma non venne più usato come lingua
parlata perché in poco tempo, fondendosi con la lingua
dei popoli invasori (superstrato), si trasformò in tante
varietà linguistiche nuove, dette “volgari” perché parlate
dal “volgo” (da vulgus = popolo).
Il latino, usato come lingua della cultura nell’Alto
Medio Evo, pur conservando le strutture grammaticali
del latino classico, si differenziava ormai da esso
nel vocabolario (ricco di neologismi) e nella sintassi
(lontana dalle regole classiche).

Era una lingua tanto diversa da essere designata oggi


(per distinguerla da quella classica) col termine di
mediolatino (o latino medievale).
Poiché il latino era conosciuto solo dai chierici, mentre
tutto il resto della società (compresi sovrani e
aristocratici) non sapeva né leggere né scrivere, la
cultura era patrimonio di un’èlite ristrettissima.
Il pubblico a cui si rivolgeva chi scriveva era costituito
sostanzialmente da altri chierici.
.
Il processo di trasformazione dal latino nelle
lingue volgari (che cominciò dopo il crollo
dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C) fu
lento.

Già intorno al 600-650 la gente comune non capiva


più il latino.

Esso veniva utilizzato unicamente dai ceti sociali più


elevati e solo per scrivere.
A dimostrazione del fatto che il latino ormai non
veniva più compreso, con il Concilio di Tours dell’813
.

venne imposta anche la traduzione delle prediche


nella lingua parlata.
Da questa trasformazione nacquero le lingue
neolatine (o romanze o volgari).

Esse sono:
-italiano, sardo, ladino (parlato nelle zone
dolomitiche) in Italia;
-spagnolo, catalano, portoghese nella penisola
iberica;
-francese (erede della lingua d’oil) e provenzale
(erede della lingua d’oc) in Francia;
- rumeno (in Romania) e dalmatico (oggi
estinto).
Negli altri territori che erano appartenuti
all’Impero romano (Germania, Svizzera,
Austria, Inghilterra…) si diffusero volgari
di ceppo germanico.
Tutti questi linguaggi volgari erano agli inizi lingue
d’uso esclusivamente orale.

Il volgare, infatti, per secoli non venne impiegato


per la produzione di testi scritti, tanto meno letterari.

Nello scritto veniva ancora usato latino, ma solo dai


colti.
Una vera e propria rivoluzione culturale si ebbe
quando si cominciò ad usare queste lingue anche
per comporre opere letterarie, prima destinate alla
sola comunicazione orale, poi fissate anche dalla
scrittura.

Da questa rivoluzione nacquero le letterature

moderne dell’Europa.
I primi documenti in volgare italiano
sono: l'Indovinello veronese, il più
antico, datato fra i secc. VIII e IX,
rinvenuto nel 1924 in un codice della
biblioteca capitolare di Verona:
«Se pareba boves, alba pratàlia aràba et
albo versòrio teneba, et negro sèmen
seminaba
Traduzione ->Teneva davanti a sé i buoi,
arava bianchi prati, e un bianco aratro
teneva e un nero seme seminava»
i Placiti campani (di Capua, Sessa Aurunca e Teano),
datati 960-963 e costituiti da testimonianze rese
davanti a un giudice e inserite nel verbale notarile
scritto in latino; l'Iscrizione di San Clemente (XI sec.) e
il Ritmo di Travale (testimonianza resa in un processo
del 1158). I primi documenti letterari del nostro volgare
sono il Ritmo laurenziano, un testo giullaresco databile
fra il 1151 e il 1157, e, verso la fine del sec. XII, il Ritmo
cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio. Il più bello di tutti
sarà il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle
creature, composto da san Francesco d'Assisi
probabilmente intorno al 1225.
1. I Placiti cassinensi● Sono il primo testo completamente in
volgare● Sono la trascrizione di quattro testimonianze di
contadini in un processo per una controversia sui confini
dei campi che coinvolgeva labazia di Monte Cassino● Sono
datate fra il 960 e il 963 d.C.● Riportano fedelmente le
parole dei contadini che si esprimevano nel volgare del
luogo
2. Il testo del Placito Sao ko kelle terre per kelle fini que ki
kontene per trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

Traduzione Sao=sono=che kelle=quelle =che


contene=contiene parte Sancti Benedicti (genitivo latino)=
la parte di S. Benedetto
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE

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