Doxazo (Gk.): to "praise", "honor", or "give glory".
The verb is used 23 times in John and 38 times in the rest of the NT. From a biblical perspective, the glory of God is the weight and magnificence of his Being (2 Cor 4:17). John shows that Jesus, the eternal Son, possesses the divine glory of his Father (Jn 1:14). This glory shines through his miracles (Jn 2:11) and especially through his loving acceptance of the Cross (Jn 12:23-24). The Son's obedience to his mission glorifies the Father (Jn 13:31; 14:13), and in return, the Father glorifies the Son (Jn 8:54; 11:4). Before his death, Jesus petitions the Father to glorify his humanity that it may rise again to participate in the eternal glory that he already possesses in his divinity (Jn 17:5, 24). 17:11 as we are one: The family unity of the apostles is to reflect the family oneness of the Divine Persons in the Trinity (10:30). 17:12 the son of perdition: Judas Iscariot, whose betrayal of the Messiah was foretold in passages such as Ps 41:9 (13:18) and Ps 69:25 (Acts 1:20). Cf. 26:56 the Scriptures: A fulfillment of Zech 13:7, quoted earlier in 26:31. Jesus' betrayal recalls the co nspiracy against King David in 2 Sam 17. Judas Iscariot's role in particular parallels the treachery of Ahithophel, who planned to seek out David at night (2 Sam 17:1; cf. Mt 26:31) when he was "weary and discouraged" (2 Sam 17:2), so that David's companions would flee (cf. Mt 26:38, 56). He then prepared to "strike down the king only" (2 Sam 17:2; cf. Mt 26:31). When Ahithophel's plans fell apart, he "hanged himself" (2 Sam 17:23; cf. Mt 27:5) 17:14 not of the world: The disciples remain in the world after Jesus returns to the Father, but they are not of the world, because they are not allied with the godless forces that fight against the kingdom of God (15:18-24). Cf.1:10 the world: One of several concepts in John with multiple meanings. The world can refer (1) to the universe created by God (1:10), (2) to the fallen family of man in need of redemption (3:17), (3) and to the sphere of the devil that opposes God and hates the truth (15:18-20). 17:15 from the evil one: The prayer of Jesus becomes our prayer every time we utter the Our Father (Mt 6:13; CCC 285054). 17:17 Sanctify them: To "sanctify" means to consecrate for a holy purpose, which here concerns the spread and preservation of divine truth. The task of the apostles is to speak the word of the Lord both orally (1 Thess 2:13; 1 Pet 1:25) and in writing (2 Thess 2:15; 1 Tim 3:14-15). Similar language is used in the OT for the consecration and ordination of Aaronic priests (Ex 29:1; 40:12-13). Here the disciples are set apart for "the priestly service of the gospel" (Rom 15:16) (CCC 611). 17:18 so I have sent them: The mission of Christ becomes the mission of the Church once he returns to the Father. Although cooperation in this work is incumbent upon all baptized believers (CCC 1268-70), the apostles are sent forth in a special way for the ministry of preaching the word and sanctifying the world. This missionary mandate continues to be fulfilled by the bishops, who are the ordained successors to apostles (1 Tim 4:13-16; 2 Tim 2:1-2) (CCC 858-62). 17:20 those who believe: Jesus' prayer reaches into the future to bless believers of every age (20:29). 17:23 that the world may know: Envisions unity that is not only spiritual, but also visible and organizational, so that even the world can see it clearly (Eph 4:4-13). The indivisible unity of the Trinity is the source and pattern of this ecclesial oneness (17:11, 21-22). Cf. 0:16 other sheep: A reference to the Gentiles, who are gathered into the Messiah's flock alongside the restored sheep of Israel (11:52). one flock, one shepherd: Jesus Christ is the supreme Shepherd over the one universal Church (Heb 13:20). The spiritual authority of other shepherds like Peter and the apostles is derived entirely from Christ, who gives disciples a share in his saving mission to different degrees (21:1517; CCC 553, 754). The Nicene Creed delineates the four marks of the Church as "one, holy, catholic, and apostolic". The first mark,
oneness, means that the Church is unified in her faith, worship, and leadership and receives her life from the one true God (17:11; Eph 4:4-6) (CCC 813-22). 17:24 may be with me: A prayer for the salvation of believers (14:2-3).
Preghiera sacerdotale di Ges (Gv.17) A) PREGHIERA (ovvero: la comunione di Ges con il Padre) Sempre la preghiera di Ges preghiera di comunione, Tutta la vita di Ges preghiera di comunione. Infatti la Comunione ringraziamento e lode per la Presenza che si rivela; offerta in sacrificio di adesione e di fiducia alla volont del Padre; contemplazione dell'amore del Padre e immersione nel Suo compiacimento; invocazione della Sua presenza che dona vita; partecipazione obbediente alla Sua volont di perdono e di redenzione dell'umanit. B) SACERDOTALE: (ovvero: Ges, Sacerdote, Vi ima, Altare)
1) La preghiera di Ges sacerdotale perch avviene in un contesto cultuale, nel contesto della cena pasquale, per la quale Mos aveva raccolto da Dio stesso il comando di celebrarla: "Ricordati di questo giorno nel quale siete usciti dall 'Egitto" (Es 13,3). Il rito della Pasqua la celebrazione che riconosce la vocazione del popolo che da schiavo chiamato ad essere il popolo eletto, il popolo del Signore. E' il rito che celebra l'appartenenza del popolo al suo Dio. "Nulla di lievitato" deve essere usato perch il popolo si nutre e cresce per la presenza del suo Dio: la sua vita e la sua liberazione non dipendono da altri, o da altro, che dal suo Dio. 2) La preghiera di Ges sacerdotale perch testimonia la totale e nuova appartenenza di Ges a Dio e l'annunzio della chiamata dei discepoli di Ges a partecipare della stessa appartenenza e consacrazione alla volont del Dio e Padre di Ges Cristo. La preghiera di Ges sacerdotale perch in essa Ges si rivela come il sacerdote che celebra la "nuova alleanza" offrendo se stesso, Egli "sacerdos et hostia'' (Vittima, Altare e Sacerdote). " ... nel contesto della cena con il gruppo dei discepoli, egli d un nuovo significato alle parole e ai gesti della mensa. Il gesto di spezzare e condividere il pane durante il pasto il dono supremo della sua persona che va incontro alla morte. Allo stesso modo la coppa di vino.: il suo sangue versato per fondare la comunit dell 'alleanza definitiva con Dio attesa dai profeti". (C.E.I., Lettera ai cercatori di Dio, Roma 2009, cap. 6). Nel contesto cultuale della cena pasquale Ges celebra, come Sacerdote Nuovo, la Pasqua Nuova, Sacerdote nuovo, cio unico e definitivo, totale: il sacerdozio precedente ne era prefigurazione, il sacerdozio battesimale e ministeri aie successivo ne sar partecipazione. Ges, allora, quale sacerdote unico ed eterno il chiamato nell'eternit Figlio nella vita del Padre, il consacrato nell' eternit che si offre obbediente alla volont del Padre, il Santo nell'eternit vivente nella santit del Padre, per questo Egli il Maestro e Signore che chiama"perch stessero con Lui" (Me 3,14) "e per mandarli ... " il Messia, il mandato, il consacrato per la missione di redenzione, per chiamare e guidare il nuovo popolo di Dio alla piena riconciliazione con il Padre, il Santificatore che dona all'umanit la Spirito che ha ricevuto dal Padre, lo Spirito che lo unisce al Padre e rende santa l'offerta della vita del mondo.
Padre santo: Questa insolita espressione in Giovanni pu rispecchiare un uso liturgico; custodiscili nel tuo nome: Ges era riuscito a custodire i discepoli nel nome di Dio quando era con loro. Questa espressione pu riferirsi all'immagine di Ges come pastore in 10,28. 12. Il linguaggio dell'unit (essere una sola cosa) pu avere le sue radici negli inizi della comunit giovannea. Gli Esseni parlavano della loro nuova alleanza come yahad, una unit che comprendeva un gruppo di persone, separate da quelli di fuori. Il procedimento per entrare nell'alleanza viene descritto come h'spm lyahad, essere radunati nell'unit (1QS 5,7). Ma la concezione giovannea di Cristo ha trasformato i fondamenti di ogni unit di questo tipo, da un contesto sociologico o di alleanza in un riflesso della relazione tra Ges e Dio. consacrali nella venri: Il culmine di questa sezione della preghiera arriva con l'incarico ai discepoli di prendere il posto di Ges nel mondo. L'immagine di santificazione ha forti risonanze nella tradizione cultuale (Es 28, 41; 40,13; Lv 8,30) e sacrificale (Es 13,2; Dt 15,19).
Essa tratta tre elementi principali: 1. la loro preservazione; 2. la loro santificazione e 3. la loro missione. Giovanni 17,17-19: Come tu mi inviasti, io li invio. Ges chiede che siano consacrati nella verit. Cio, che siano capaci di dedicare tutta la loro vita a testimoniare le loro convinzioni rispetto a Ges e Dio Padre. Ges si santific nella misura in cui, nel corso della sua vita, rivel il Padre. Lui chiede che i discepoli entrino nello stesso processo di santificazione. La loro missione la missione stessa di Ges. Loro si santificano nella misura in cui, vivendo lamore, rivelano Ges ed il Padre. Santificarsi significa diventare umani come lo fu Ges. Il Papa Leone Magno diceva: Ges fu tanto umano, ma tanto umano, come solo Dio pu essere umano. Per questo dobbiamo vivere a contromano del mondo, poich il sistema del mondo disumanizza la vita umana e la rende contraria alle intenzioni del Creatore. Il secondo momento di questa preghiera lintercessione che Ges fa per i discepoli che sono stati con Lui. Essi sono coloro dei quali Ges pu dire al Padre: Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola (Gv 17,6). Manifestare il nome di Dio agli uomini la realizzazione di una presenza nuova del Padre in mezzo al popolo, allumanit. Questo manifestare non solo una parola, ma realt in Ges; Dio con noi, e cos il nome - la sua presenza con noi, lessere uno di noi - realizzato. Quindi questa manifestazione si realizza nellincarnazione del Verbo. In Ges Dio entra nella carne umana, si fa vicino in modo unico e nuovo. E questa presenza ha il suo vertice nel sacrificio che Ges realizza nella sua Pasqua di morte e risurrezione. Ed io non sono pi nel mondo, ma costoro son nel mondo, ed io vo a te. Questo versetto contiene la prima domanda di Ges a pro dei suoi discepoli, facendo la quale il Signore ha in vista le nuove circostanze nelle quali essi si troveranno. Di s parla come fosse gi morto, risuscitato e tornato in cielo, poich tali eventi erano imminenti. Il contrasto fra la sua posizione e la loro grandissimo: la sua carriera terrena giunta al suo termine; i loro lavori, le loro prove non fanno che principiare. La grandezza della sua gioia, perch sta per tornare al Padre, sveglia la sua pi tenera simpatia per quelli che hanno ancora tanto da lavorare e da soffrire, prima di poter dividere la sua allegrezza. Egli domanda adunque che siano preservati dalle persecuzioni e dalle malvagie influenze del mondo, ora che rimangono privi della sua guida e della sua presenza personale.
acciocch sieno una stessa cosa come noi. L'unione fra i discepoli, di cui qui parla Cristo, non una unione di natura, ma di sentimenti di piani, di fini. 12. Quand'io era con loro nel mondo, io li conservava nel nome tuo; io ho guardati coloro che tu mi hai dati, e niun di loro perito, Due verbi esprimono qui la cura che Ges erasi presa dei suoi: 1. che significa letteralmente: "io stava guardando", ed esprime la continuit della vigilanza di Cristo sopra i suoi; 2. che non solo un altro verbo, ma un tempo diverso, ed indica il risultato finale ed appieno soddisfacente di quella vigilanza: "ho custoditi". la vigilanza di un pastore sulla sua greggia, di un soldato sopra un tesoro affidatogli. Santificali nella tua verit; la tua parola verit. Il verbo "santifica", ha un senso alquanto diverso nell'Antico e nel Nuovo Testamento, ma qui li riunisce entrambi. La parola ebraica per "santificare", generalmente usata nel senso di "mettere da parte", o "consacrare ad un ufficio". Cos i sacerdoti eran detti "santificati", quando venivan messi da parte, mediante l'unzione ed altri riti, per il servizio di Dio nel tempio. Tal consacrazione Ges dice averla ricevuta egli pure dal Padre, prima di venir quaggi: "Il quale il Padre ha santificato e ha mandato nel mondo" Giovanni 10:36, e qui domanda lo stesso pei discepoli: sieno essi pure separati dal mondo, e dedicati al servizio di Dio. Nel Nuovo Testamento pur includendo la consacrazione al servizio di Dio, significa pi specialmente "render puro", "nettare dal peccato", "il perfezionare in santit", e perci pure Ges domanda che i suoi "siano dotati di divina illuminazione, di potenza, coraggio, amore, purezza, gioia, contentamento; ispirazione, per la dimora in essi dello Spirito"