AMBIENTE SANITARIO
 STRUTTURA MOLTO COMPLESSA

  ! Rischio IMPIANTISTICO – STRUTTURALE
                              Apparecchiature
  ! Rischio INCENDIO          elettromedicali
Numerose attività svolte     Impianti
 !Rischio CHIMICO             Strumentazioni
Numerose figure lavorative   Preparati
 ! Rischio BIOLOGICO          Sostanze pericolose
                              Gas anestetici
  ! Rischio FISICO
AMBIENTE               RISCHIO   RISCHIO    RISCHIO
                                      CHIMICO    FISICO   BIOLOGICO

SALA OPERATORIA, SALA PARTO             X          X         X
TERAPIA INTENSIVA, T.I.N., NIDO                    X         X
REPARTI DI DEGENZA                                           X
LABORATORIO DI ANATOMIA PATOLOGICA      X
AMBULATORIO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA     X
LABORATORIO DI CHIMICA-CLINICA          X                    X
LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA                                 X
LABORATORIO DI MEDICINA NUCLEARE        X
LABORATORIO TRASFUSIONALE               X
REPARTI DI TERAPIA ANTIBLASTICA         X
SERVIZI CLINICO-DIAGNOSTICI             X          X
LABORATORI DI RICERCA                                        X
SERVIZI AUSILIARI                                            X
RISCHI IGIENICO SANITARI

                  STERILIZZAZIONE
                    DISINFEZIONE
  PREVENZIONE
 EVENTI AVVERSI            NOTIFICA
                       MALATTIE INFETTIVE

GESTIONE DEI RIFIUTI          MICROCLIMA


  VIBRAZIONI           RISTORAZIONE COLLETTIVA


  ILLUMINAZIONE                   RUMORE


               LA SANIFICAZIONE
                DEGLI AMBIENTI
LA SANIFICAZIONE
    DEGLI AMBIENTI


E’ un’attività che riguarda il complesso di procedimenti
 e operazioni di origine pratico e sanitario, finalizzato a
rendere salubre l’ambiente mediante le attività di pulizia
                 e successiva detersione



 Un buon metodo di sanificazione ospedaliera:
 2. deve salvaguardare lo stato igienico dei locali in
    rapporto al tipo di prestazione a cui sono adibiti
 3. deve rispettare le condizioni estetiche dell’ambiente
 4. non deve modificare le superfici trattate
SANIFICAZIONE IN OSPEDALE

Non è necessario creare condizioni di asetticità assoluta
E’ sufficiente assicurare una situazione ambientale a rischio
controllato
Contenere la carica microbica entro limiti igienicamente
accettabili per il tipo di ZONA che si deve trattare




        Ogni ambiente ha uno standard ottimale
         che è conseguenza della destinazione
              d’uso dell’ambiente stesso.
SANIFICAZIONE IN OSPEDALE


l’uso di sostanze disinfettanti è riservata alle zone
particolarmente a rischio dove:

1. Anche le operazioni di pulizia sono eseguite con maggior
   frequenza
2. Il numero di persone ed oggetti in transito dovrebbe essere
   limitato
3. I degenti possono beneficiare di una massiva riduzione
   della carica microbica anche se temporanea
LA SANIFICAZIONE
     DEGLI AMBIENTI

   STRUMENTI DI CONTROLLO
Formazione
Linee guida
Procedure
Protocolli
Capitolato d’appalto
Matrice di responsabilità
SANIFICAZIONE BLOCCO OPERATORIO
               MATRICE DI RESPONSABILITA’




               Personale     infermiere    Infermiere    DAS     Direzion    Respons   Direttore     Direzione
               della ditta                coordinator   Igiene       e        abile     DAS e      Amministrativa
               di pulizie                       e                Sanitaria     ditte    Resp.       Serv. Provv.
                                                                                       Medico          Econ.
                                                                                       del B.O.
Esecuzione
pulizia e
disinfezione
in
ottemperan
za a quanto
previsto in
Capitolato
d’Appalto e
nelle linee
guida del
DAS di
Igiene
STERILIZZAZIONE

         Qualsiasi processo fisico o chimico che
         porta alla distruzione di tutte le forme di
        microrganismi viventi, comprese le spore.



Misura di efficacia dimostrata
da studi clinici nella
prevenzione delle infezioni
associate all’assistenza
sanitaria
(categoria IA) CDC Atlanta
STERILIZZAZIONE


Per ottenere la sterilità del dispositivo
medico si possono utilizzare
differenti procedimenti che
dipendono da diversi fattori quali:

 Caratteristiche chimico-fisiche del materiale
da sterilizzare

 Costo del materiale
 Costo dell'impianto di sterilizzazione
STERILIZZAZIONE


Principali metodi fisici di sterilizzazione
   VAPORE SOTTO                CALORE SECCO
     PRESSIONE




        Vetro,
    Metallo, tessuti,               Vetro e
   Gomma termores.                  Metallo
                              (non per sala oper.)
    Autoclave
                                  Stufetta
    a vapore
                                  a secco
STERILIZZAZIONE



    Metodiche di sterilizzazione a bassa temperatura

     materiali
  termosensibili
(esclusi i materiali
   in cellulosa)
                                                Materiali termolabili
GAS PLASMA                                       che non tollerano
                                                     il vapore
                                                  OSSIDO
                        Strumenti endoscopici
                                                 DI ETILENE
                       ACIDO PERACETICO
STERILIZZAZIONE

La premessa fondamentale per il raggiungimento della
sterilità dei dispositivi medici consiste nella giusta
sequenza ed esecuzione delle seguenti fasi:

  1.Raccolta
  2.Decontaminazione
  3.Pulizia
  4.Lavaggio
  5.Asciugatura
  6.Confezionamento
  7.Sterilizzazione
STERILIZZAZIONE

  STRUMENTI DI CONTROLLO

Formazione
Linee guida
Procedure             indicatori
Protocolli
Check list
Check list
 Strumento operativo idoneo a garantire l’uso
 sistematico delle linee guida e degli indicatori
 di qualità per la gestione dei blocchi operatori



Implementazione                           Elaborazione di
di un sistema di                          una strategia di
verifica periferico                       aggiornamento


           Ha consentito valutazione dei rischi ed
          identificazione dei punti critici in merito
                al processo di sterilizzazione
Check list            ALCUNI ESEMPI

1. Decontaminazione
 I dispositivi medici da decontaminare sono stati collocati in un
 apposito contenitore?
 L’operatore per effettuare le procedure di decontaminazione e
 di lavaggio del materiale da sterilizzare ha indossato i DPI?

 2. Lavaggio e asciugatura
 Gli strumenti complessi sono stati smontati assicurandosi che
 le parti cave siano pervie e ove necessario sono state utilizzate
 siringhe raccordabili per far scorrere la soluzione detergente
 all’interno del lume?
 I guanti di gomma prima di essere tolti sono stati lavati e
 disinfettati
Check list              ALCUNI ESEMPI
3. Autoclavi
 Nel caricamento dell’autoclave le buste e i pacchi di carta
sono stati sistemati in modo tale da consentire al vapore di
fluire liberamente?
È stato evitato che i pacchi toccassero le pareti interne dell’
autoclave?
4. Conservazione e stoccaggio
 La manipolazione delle confezioni sterili è stata eseguita con
le mani pulite?
 Il materiale sterile è stato conservato in armadi o scaffalature
puliti, al riparo della luce diretta, della polvere e lontano da fonti
di calore?
 L’operatore che ha effettuato lo stoccaggio ha verificato che
gli indicatori di processo hanno virato correttamente?
Check list               INDICATORI DI EFFICACIA


Corretta compilazione delle check-list
Partecipazione del personale con domande
Conoscenza dei punti critici
Conferma comportamenti idonei del personale
Presenza del personale agli incontri di gruppo
Verifica sulle attività nei blocchi operatori (uniformità e
ottimizzazione dei comportamenti)
Capacità di risposta del personale a quesiti più specifici e
complessi
Check list



  La check list si è rivelata un utile strumento
  di monitoraggio sui punti critici identificati
    permettendo una periodica verifica dei
   corretti comportamenti tenuti nei blocchi
                    operatori.
MICROCLIMA


L’insieme di fattori fisici che condiziona le
caratteristiche climatiche dell’ambiente indoor e di
conseguenza gli scambi termici uomo-ambiente


                           IRRAGIAMENTO
             TEMPERATURA


               VELOCITA’     UMIDITA’
               DELL’ARIA
TEMPERATUR
             A




    La temperatura dell’aria è uno dei parametri
      principali che influisce sulle condizioni
       microclimatiche ed il confort termico.



E’ INFLUENZATA
isolamento termico di pareti ed infissi
temperatura esterna
impianti di riscaldamento e condizionamento dell’aria
TEMPERATUR
            A




   PERIODO           TEMPERATURA


Stagione invernale     19-22 °C

 Stagione estiva       24-26 °C
UMIDITA’



 E’ la quantità di vapore acqueo presente nell’aria ad una
determinata temperatura e pressione atmosferica, aumenta
              all’aumentare della temperatura


Umidità massima quantità massima di vapore acqueo che può
essere contenuta in un metro cubo d’acqua

Umidità assoluta quantità di vapore acqueo effettivamente
presente in un metro cubo d’acqua al momento della
determinazione

Umidità relativa rapporto tra umidità assoluta e umidità
massima ad una determinata temperatura
UMIDITA’




   PERIODO           UMIDITA’ RELATIVA


Stagione invernale       40-50%
 Stagione estiva         50-60 %
VELOCITA’
       DELL’ARIA




 E’ la misurazione direzionale della velocità dell’aria
      in un ambiente e dipende dai seguenti fattori:

3. apertura di porte e finestre, in caso di ventilazione naturale
4. presenza di sistemi artificiali di ventilazione tipo climatizzatori



La ventilazione ricambiando continuamente gli strati
 d’aria a contatto con la cute facilita la dispersione
 del calore e favorisce il raffreddamento del corpo.
VELOCITA’
    DELL’ARIA




   PERIODO           VENTILAZIONE

Stagione invernale   0,05-0,1 m/sec
 Stagione estiva     0,1-0,2 m/sec
MICROCLIMA


            CONDIZIONI OTTIMALI

                    UMIDITA’
PERIODO TEMPERATURA               VENTILAZIONE
                    RELATIVA


Stagione
             19-22 °C   40-50%    0,05-0,1 m/sec
invernale

Stagione
             24-26 °C   50-60 %   0,1-0,2 m/sec
 estiva
Umidità    CAPACITA’ LAVORATIVE
Temperatura
              Relativa
 21°C         40%        Massimo benessere
              85%        Benessere ma in riposo
              91%        Fatica e depressione

 25°C         20%        Nessun malessere
              65%        Malessere
              80%        Riposo necessario
              100%       Impossibile il lavoro
                         pesante
DALLA CATTIVA QUALITÀ DELL’ARIA DERIVANO
 RISCHI PER GLI OPERATORI E PER IL MALATO



                                        RISCHIO DI
                                      MALESSERE
    RISCHIO DI                      per cattiva qualità del
INTOSSICAZIONE                           microclima
   per presenza di
  sostanze tossiche




              RISCHIO DI INFEZIONE
         per presenza inadeguata, quantitativa e/
              o qualitativa di microrganismi.
MICROCLIMA

RISCHIO DI MALESSERE
per cattiva qualità del microclima


1. ELEVATO TASSO DI UMIDITÀ

2. TEMPERATURE TROPPO ELEVATE E/O TROPPO BASSE,
ASSOCIATE AD UN ELEVATO LIVELLO DI UMIDITÀ


3. UMIDITÀ RELATIVA TROPPO BASSA/ALTA
MICROCLIMA

STRUMENTI DI CONTROLLO
MONITORAGGIO DELLE CARATTERISTICHE MICROCLIMATICHE




             parametri fisici ambientali
OBIETTIVI    numero di ricambi d’aria/h
             indici microclimatici di comfort e di stress
              termico




  METODI stazione microclimatica computerizzata
MICROCLIMA



MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO


MONITORAGGIO MICROCLIMATICO
misura dei principali parametri microclimatici e calcolo
degli indici di stress e comfort termico

MISURAZIONE DEL NUMERO MEDIO DI RICAMBI
D’ARIA/ORA
sala operatoria
INDAGINE ORDINARIA DELLE CONDIZIONI MICROCLIMATICHE
E DEL NUMERO DI RICAMBI D’ARIA/ORA

   CADENZA MINIMA: SEMESTRALE

   VALUTAZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI MICROCLIMATICI
   (TEMPERATURA DELL’ARIA, UMIDITÀ RELATIVA, VELOCITÀ
   DELL’ARIA) E CALCOLO DEGLI INDICI DI STRESS E COMFORT
   TERMICO (PMV, PPD), MISURA DEL NUMERO MEDIO DI
   RICAMBI D’ARIA/ORA (SALA OPERATORIA, TERAPIA
   INTENSIVA)

   PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE
   DISCOSTAMENTO
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) D.P.R. 14/01/97
2) D.G.R. 7301/’01
3) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE
AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
4) ISO 7730
CONDIZIONI MICROCLIMATICHE OTTIMALI


Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L.

Temp. aria (inv. est.)        20-24° C
Umidità Relativa              40-60%
Temperatura rad.              differenziale con t °C aria <2
Velocità aria                 0,05-0,15 m/s
PMV (calcolare in funzione ±0,5
di attività e vestiario)
PPD (in funzione del PMV < 10%
ottenuto)
INDICI DI CONFORT TERMICO
PMV Voto medio Previsto: voto medio relativo alla
sensazione espressa dalle persone residenti in un ambiente in
funzione di:
-metabolismo energetico
-carico di lavoro
-resistenza termica del vestiario
-temperatura dell’aria
-temperatura radiante media
-velocità dell’aria


PPD Percentuale prevista di insoddisfatti: è un
algoritmo che consente di quantificare la percentuale di
insoddisfatti nei riguardi del microclima dell’ambiente confinato.
DPR 14/01/1997
Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi
minimi




  N. RICAMBI D’ARIA/ORA
Sale Operatorie            >15 ricambi aria/ora
Sale Parto                 >6 ricambi aria/ora
DPR 14/01/1997
Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi
minimi

Day-surgery e day-hospital
Servizi di medicina di laboratorio
Pronto soccorso ospedaliero
Area di degenza
Medicina nucleare
Rianimazione e terapia intensiva
Reparto operatorio
Punto nascita - Blocco parto
Attività di radioterapia
Centro di salute mentale
Centri ambulatoriali di riabilitazione
Presidi ambulatoriali di recupero e rieducazione funzionale
Attività di diagnostica per immagini
MICROCLIMA

RISCHIO DI INTOSSICAZIONE
Presenza di concentrazioni elevate di Gas Anestetici




   Monitoraggio delle Concentrazioni dei Gas Anestetici
Monitoraggio delle Concentrazioni dei Gas Anestetici




          esposizione occupazionale a gas
OBIETTIVI                  anestetici (N20 e vapori
          alogenati)
          tenuta del gruppo anestesiologico



       Analizzatori automatici il cui principio di misura si
METODI basa sul metodo fotoacustico a raggi infrarossi
       (sensibilità 0,01 ppm)
LIMITI CONCENTRAZIONI GAS ANESTETICI
   (T.L.V.-T.W.A.)


Raccomandazioni Ministero della Sanità circ. n.5/1989
NO2          100 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata prima
             del 1989
NO2          50 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata dopo il
             1989

Alotano      50 ppm
Enflurano    75 ppm
Raccomandazioni N.I.O.S.H.
NO2          25 ppm
Alogenati    2 ppm C (ceiling)
Enflurano    75 ppm
INDAGINE ORDINARIA DELL’INQUINAMENTO DA GAS
  ANESTETICI (SALA OPERATORIA)


     CADENZA MINIMA: SEMESTRALE


     DURATA DEL CAMPIONAMENTO: PER TUTTO IL PERIODO LAVORATIVO
     O SU UN INTERVALLO DI TEMPO DI ALMENO 4 ORE


     PERIODICITÀ:   AUMENTATA     NEI  CASI   DI   PREOCCUPANTE
     INQUINAMENTO     ED    INTEGRATA   CON    LA    VALUTAZIONE
     DELL’ESPOSIZIONE    PROFESSIONALE   INDIVIDUALE    MEDIANTE
     CAMPIONAMENTO PASSIVO (RADIELLO) E BIOLOGICO (URINE)
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SANITÀ N. 5 DEL 1989
2) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI
IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI
(MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
MICROCLIMA

RISCHIO DI INFEZIONE
              Indici di contaminazione microbica

 Carica Batterica Totale                Stafilococcus aureus
                                      Pseudomonas aeruginosa


                   impianto di VCCC

                                              S. O. pronta non in
OBIETTIVI      sanificazione e                attività
               contaminazione ambientale
                                              Reparto di degenza
         comportamento
         degli operatori                    S. O. in attività
                                            Reparto di degenza
MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO

 MONITORAGGIO MICROBIOLOGICO: VALUTAZIONE
 DELLA CARICA MICROBICA, RICERCA DI
 STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.
 (N. 1 ARIA, N. 1 PARETE, N. 1 SUPERFICE DI LAVORO)




          Campionatori attivi    Aria ambiente
Metodi                          Pareti
          Piastre rodac         Superfici lavoro
CAMPIONATORE ATTIVO:
S.A.S. SURFACE AIR SYSTEM




                   Campionatore ad aria che,
                       attraverso un disco
                    bucherellato, fa impattare
                   un getto d’aria contro agar
                   nutriente (plate count agar)
                  in piastre Rodac di 55 mm di
                             diametro
CONTACT PLATES
    1   2   3       4
                                   CHAPMAN
A                           (Stafilococcus aureus )
B                                                          1   2   3   4
C
                                                       A
D
                                                       B
                                                       C
                                    PLATE COUNT AGAR D
                                     (Carica Batterica )


                    1   2   3   4
                A
            B
            C
            D
                                   PSEUDOSEL
                            (Pseudomonas aeruginosa)
MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO

    CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE

    CAMPIONAMENTO ARIA ALLE BOCCHETTE             DELL’IMPIANTO VCCC (SALA
    OPERATORIA): VALUTAZIONE DELLA CARICA         MICROBICA E RICERCA DEI
    PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE       BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS
    AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.)

    CAMPIONAMENTO ARIA AMBIENTE: VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E
    RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA
    (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.)

    CAMPIONAMENTO SUPERFICI DI LAVORO (PARETE ED ARREDO): VALUTAZIONE
    DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI
    CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS
    SPP.)

    PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO

RIFERIMENTI E LIMITI:
1) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE
AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
LIMITI VALORI DI
      CONTAMINAZIONE MICROBICA
Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L.
Nell’aria ambiente in prossimità del tavolo operatorio
a sala operatoria pronta                        <35 CFU/m3
a sala operatoria in attività:
     - a flusso turbolento                       <180 CFU/m3
     - a flusso laminare                         <20 CFU/m3
Nell’aria immessa dall’impianto di VCCC          <1 CFU/m3
Sulle superfici della sala operatoria:
     - delle pareti                              <0,5 CFU/cm2
     - di piani di lavoro                        <0,5 CFU/cm2
Le acque sanitarie: rischio biologico
e sistemi di disinfezione
Bacillo gram-negativo aerobio,
Legionella pneumophilia                    intracellulare, mobile asporigeno




1. ORGANISMI UBIQUITARI DELL’AMBIENTE ACQUATICO



2. COLONIZZANO TUTTI I SISTEMI IDRICI ARTIFICIALI:
  I circuiti per la produzione e distribuzione dell’acqua calda, i sistemi di
      accumulo di acqua, le docce, le vasche, le piscine, gli impianti di
        condizionamento, ventilazione e climatizzazione dell’aria, le
    apparecchiature per la respirazione assistita, i riuniti odontoiatrici, i
                             generatori di aerosol.
Legionella pneumophilia
La moltiplicazione della Legionella nei sistemi
idrici è favorita da...


    acqua stagnante
    temperature comprese tra 25 e 45 °C
    presenza di sedimenti, biofilm, depositi che favoriscono
anche la crescita di microflora commensale
    presenza di alghe, protozoi e microrganismi
(Pseudomonas), che forniscono nutrienti essenziali e ospitano
Legionella in endosimbiosi
    piccole concentrazioni di ioni metallici (provenienti, ad
esempio, da corrosione delle tubature)
Legionellosi

L’infezione è acquisita per
                                        Febbre di Pontiac
inalazione o aspirazione
aerosol          contaminati
provenienti da impianti di
climatizzazione,         da             Malattia dei legionali
rubinetti di lavabi o dagli
erogatori delle docce.

                  FATTORI DI RISCHIO:
               tabagismo, consumo di alcol
               età avanzata
               malattie croniche
               immunodeficienza
PREVENZIONE IN STRUTTURE SANITARIE
  4 Aprile 2000 “Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della
  legionellosi” pubblicata sulla G.U. n.103 del 5/5/2000


CONCENTRAZIONE DI   CASI ACCERTATI DI         STATO DI             MISURE DA APPLICARE
LEGIONELLA UFC/L    LEGIONELLA             CONTAMINAZIONE
                    NOSOCOMIALE
       <100                 0           Presenza limitata         Nessuna azione
    1.000-10.000            0           Contaminazione presente   - Aumentare sorveglianza
                                                                  clinica
                                                                  - Adottare misure specifiche
                                                                  di prevenzione e controllo
                                                                  - Ripetere periodicamente i
                                                                  controlli microbiologici

      0-10.000             >1           Contaminazione presente   Oltre a quanto sopraesposto:
                                                                  - effettuare bonifica
                                                                  ambietale;
                                                                  - adottare misure specifiche
                                                                  di prevenzione e controllo

      >10.000               0           Contaminazione massiva    Attuare immediatamente
                                                                  procedure di
                                                                  decontaminazione:
                                                                  iperclorazione continua,
                                                                  shock termico
MODELLO OPERATIVO
  SORVEGLIANZA MICROBIOLOGICA                   ADOTTATO


 INDAGINE ORDINARIA DELLA CONTAMINAZIONE BIOLOGICA DA LEGIONELLA
 PNEUMOPHILA
   CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE

   RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU RUBINETTI E DOCCE DEI SISTEMI
   DI DISTRIBUZIONE DI ACQUA SANITARIA (LIMITE 1.0 X 104 UFC/L)

   RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU ACQUA DI CONSENSA DEGLI
   IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO, APERTURA E CHIUSURA IMPIANTO (LIMITE
   1.0 X 104 UFC/L)

   PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO ED
   INTEGRATA DA BONIFICA IMPIANTO IDRICO, PULIZIA DECONTAMINAZIONE E
   DISINFEZIONE IMPIANTI DI VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO, APPARATI DI
   UMIDIFICAZIONE

RIFERIMENTI E LIMITI:
1) LINEE GUIDA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA STATO,
REGIONI, E PROVINCIE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO. DOCUMENTO DI LINEA
GUIDA PER LA PREVENZIONE ED IL CONTROLLO DELLA LEGIONELLOSI (04.04.’00)
STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE


 MISURE A BREVE TERMINE
Da adottare in presenza di una concentrazione di legionelle fino a
102ufc/l


   SOSTITUZIONE DEI GIUNTI, FILTRI DEI RUBINETTI E CIPOLLE
   DELLE DOCCE, TUBI FLESSIBILI DELLE DOCCE USURATI E DI
   OGNI ALTRO ELEMENTO DI DISCONTINUITÀ;
   DECALCIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI MENO USURATI IN UNA
   SOLUZIONE ACIDA (PER ES. ACIDO SULFAMICO, ACETO BIANCO
   ECC.) E DISINFEZIONE IN UNA SOLUZIONE CONTENENTE
   ALMENO 50 MG DI CLORO LIBERO PER LITRO D’ACQUA FREDDA
   PER ALMENO 30 MINUTI.
STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE


 MISURE A LUNGO TERMINE
Da adottare, congiuntamente alle precedenti, in presenza di una
concentrazione di legionelle fino a 102ufc/l

     ALMENO UNA VOLTA L’ANNO SVUOTARE, PULIRE E
     DISINFETTARE SERBATOI, SCALDABAGNI E TUBATURE. I
     PRODOTTI CHIMICI UTILIZZATI DEVONO ESSERE PURI, GLI
     OPERATORI DEVONO ESSERE PROTETTI E LA DISINFEZIONE
     PRATICATA DOPO LA PULIZIA E IL RISCIACQUO. UN
     RISCIACQUO PROLUNGATO SEGUITO EVENTUALMENTE DA
     UNA DISINFEZIONE È NECESSARIO DOPO L’INSTALLAZIONE DI
     NUOVE TUBATURE E DOPO LAVORI DI MANUTENZIONE
     DELL’IMPIANTO;
STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE


MISURE A LUNGO TERMINE
   IL CONTROLLO DELLA FORMAZIONE DI DEPOSITI DI CALCARE PUÒ
   ESSERE REALIZZATO, SE NECESSARIO, SUI CIRCUITI DELL’ACQUA
   CALDA CON L’AIUTO DEGLI USUALI SISTEMI IN COMMERCIO (RESINE
   A SCAMBIO IONICO, ECC.). IN QUESTO CASO È NECESSARIO UN
   MONITORAGGIO    GIORNALIERO    DA   PARTE    DI PERSONALE
   APPOSITAMENTE ADDESTRATO;



   LA DECALCIFICAZIONE PERIFERICA DELLE DOCCE DEVE
   ESSERE EFFETTUATA REGOLARMENTE, AL MINIMO UNA
   VOLTA ALL’ANNO
STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE



MISURE A LUNGO TERMINE
   IN OCCASIONE DI LAVORI SULLA RETE IDRICA:
       1. APPROFITTARE PER ELIMINARE BRACCI MORTI E TUBI
          OSTRUITI;
       2. AGGIORNARE LA PIANTA DELLA RETE;
       3. EFFETTUARE UN RISCIACQUO PROLUNGATO CHE PUÒ
          ESSERE SEGUITO DA UNA DISINFEZIONE E DA UN ALTRO
          RISCIACQUO.
INTERVENTI DI BONIFICA

                            L’intervento prevede:
SHOCK TERMICO                   • innalzamento della
                                  temperatura dei boilers a
                                  valori superiori ad 80°;
                                • attivazione delle pompe
                                  di ricircolo per distribuire
                                  l’acqua così surriscaldata
                                  nella rete di distribuzione
 > 80°C
                                  fino ai rubinetti, dove
                                  l’acqua è fatta defluire ad
                  71-77°C         una temperatura tra i 71
                                  e 77°;
                                • mantenimento delle
                                  condizioni di cui al punto
                                  precedente per circa 5
INTERVENTI DI BONIFICA


SHOCK TERMICO
L’intervento è eseguito sull’intera montante idrica in presenza
di una contaminazione massiva.
In maniera selettiva quando i risultati del monitoraggio
microbiologico, eseguito dopo un intervento di bonifica
sull’intera montante, indicano concentrazioni di legionelle in
alcuni punti terminali ancora elevati.


     L’intervento è eseguito dall’Ufficio ATM in
     collaborazione con il Dipartimento di Igiene
     Ospedaliera e la Direzione Sanitaria
INTERVENTI DI BONIFICA


MISURE A LUNGO TERMINE

                            Dopo      shock       termico
                            mantenimento         costante
                            della temperatura dell’acqua
                  50-55°C   calda a valori di 50-55°C
CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI
SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO
          INFETTIVO
D.Lgs22/97 Art.7
“Diversi tipi di rifiuti provenienti da attività sanitarie”
sono RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI



D.P.R. 254/2003 Art.2
   RIFIUTI SANITARI
Sono quelli che derivano da strutture pubbliche e private
che svolgono attività medica e veterinaria di
prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di
ricerca ed erogano le prestazioni di cui alla Legge 23
Dicembre 1978, n. 833.
D.P.R. 254/2003 Art.2

 RIFIUTI SANITARI
SI DISTINGUONO IN

a) non pericolosi;
b) pericolosi non a rischio infettivo;
c) pericolosi a rischio infettivo;
d) quelli che richiedono particolari modalità di
smaltimento (farmaci scaduti, organi e parti anatomiche,
stupefacenti, animali da esperimento);
f) i rifiuti da esumazioni e da estumulazioni, nonchè i
rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali esclusi i rifiuti
vegetali provenienti da aree cimiteriali
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI
A RISCHIO INFETTIVO
 1. Rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo
    nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea
    nonché da ambienti ove soggiornano pazienti in isolamento
    infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici del
    gruppo IV
1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino almeno una
   delle seguenti caratteristiche:
b) provengano da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti
   a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto o escreto
   dai pazienti isolati;
c) siano contaminati da sangue o liquidi biologici contenenti
   sangue visibile
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI
A RISCHIO INFETTIVO


 1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino
    almeno una delle seguenti caratteristiche:
 b. siano contaminati da feci o urine, nel caso in cui
    sia segnalato dal medico che il paziente è affetto
    da patologia trasmissibile attraverso tali escreti;
 c. siano contaminati da secrezioni vaginali, liquido
    seminale, cerebrospinale, sinoviale, pleurico,
    peritoneale, pericardico o amniotico
MODALITA’
 DI RACCOLTA


Doppi contenitori di colore giallo, da 40 e 60 litri
costituiti da:

un contenitore esterno in cartone rigido (giallo e
bianco) con caratteristiche di particolare resistenza
ad   urti   e    sollecitazioni    provocati     nella
movimentazione ed il trasporto
MODALITA’
  DI RACCOLTA


un sacco in plastica con chiusura ad opera di un
laccio in nylon autobloccante

   Il contenitore esterno presenta
              la dicitura
      RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A
            RISCHIO INFETTIVO
               D.Lgs. 22/97
MODALITA’
 DI RACCOLTA

   Taglienti e pungenti         D.P.R. 254/2003

 Gli aghi ed i taglienti, dopo l’impiego, vanno posti
 in altri contenitori con apposita scritta e forniti di
un imballaggio rigido esterno resistente agli urti ed
           alle sollecitazioni nel trasporto.
      RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO
         INFETTIVO TAGLIENTI E PUNGENTI

 Entrambi i tipi di rifiuti, prima di essere allontanati
     devono essere sottoposti a trattamenti di
         disinfezione e/o sterilizzazione
SMALTIMENTO                              Inceneritore

                     GENERATORE DI VAPORE
                                                                        CAMINO


                                                  REATTORE
                                                  VENTURI
                                                             FILTRO A
      camera di                                              MANICHE
S.C   combustio
.R.   ne




                                            CENREI
                                            VOLANTI
                  VAPORE       ARIA SECCA
                      SCORIE
CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
   PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO


 OBIETTIVO PRIMARIO:
 Minimizzare il rischio per gli operatori, per gli
 utenti, per la salute pubblica e per l’ambiente


Il personale infermieristico, tecnico ed ausiliario è
direttamente coinvolto nel complesso processo di
      allontanamento e smaltimento dei rifiuti
CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
   PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO

RESPONSABILITA’:
La corretta gestione dei rifiuti all’interno di una unità
operativa è responsabilità del CAPOSALA, di
conseguenza gli operatori dell’U.O., preposti a tale
mansione, dovranno attenersi alle disposizioni impartite.

IL DIRETTORE SANITARIO, è responsabile della
sorveglianza e del rispetto delle disposizioni di legge
concernenti i rifiuti
CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
   PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO

RESPONSABILITA’:
DIRETTORI UU.OO., CAPOSALA dovranno:
2. Vigilare sulla corretta gestione rifiuti da parte del
   personale preposto;
3. Segnalare immediatamente alla direzione sanitaria
   eventuali non conformità

LINEE GUIDA, PROCEDURE E PROTOCOLLI
guidano le modalità di corretta gestione dei rifiuti
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO
                INFETTIVO

Utilizzo di DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE in tutte
le fasi di gestione dei rifiuti
Evitare ASSOLUTAMENTE            di   prelevare   materiale   dai
contenitori dei rifiuti

Chiudere ACCURATAMENTE il contenitore per evitare la
fuoriuscita di rifiuti

EVITARE di trascinare i contenitori o appoggiarli al corpo e
qualsiasi altra manovra che possa pregiudicare la propria e altrui
sicurezza.
CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI

non indirizzare la punta degli aghi o altri oggetti
taglienti verso parti del corpo;

non raccogliere strumenti taglienti o appuntiti se
stanno cadendo;

non portare strumenti taglienti o appuntiti in tasca;

non piegare né rompere lame, aghi e altri strumenti
taglienti
CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI


non reincappucciare né rimuovere gli aghi
manualmente dalle siringhe;

non rompere, manipolare, piegare gli aghi usati con
le mani;

non rimuovere con le mani gli aghi usati dalle
siringhe monouso;

i contenitori di sicurezza non vanno riempiti fino
all'orlo ma al massimo per 3/4

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Eco managment

  • 1. AMBIENTE SANITARIO STRUTTURA MOLTO COMPLESSA ! Rischio IMPIANTISTICO – STRUTTURALE Apparecchiature ! Rischio INCENDIO elettromedicali Numerose attività svolte Impianti !Rischio CHIMICO Strumentazioni Numerose figure lavorative Preparati ! Rischio BIOLOGICO Sostanze pericolose Gas anestetici ! Rischio FISICO
  • 2. AMBIENTE RISCHIO RISCHIO RISCHIO CHIMICO FISICO BIOLOGICO SALA OPERATORIA, SALA PARTO X X X TERAPIA INTENSIVA, T.I.N., NIDO X X REPARTI DI DEGENZA X LABORATORIO DI ANATOMIA PATOLOGICA X AMBULATORIO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA X LABORATORIO DI CHIMICA-CLINICA X X LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA X LABORATORIO DI MEDICINA NUCLEARE X LABORATORIO TRASFUSIONALE X REPARTI DI TERAPIA ANTIBLASTICA X SERVIZI CLINICO-DIAGNOSTICI X X LABORATORI DI RICERCA X SERVIZI AUSILIARI X
  • 3. RISCHI IGIENICO SANITARI STERILIZZAZIONE DISINFEZIONE PREVENZIONE EVENTI AVVERSI NOTIFICA MALATTIE INFETTIVE GESTIONE DEI RIFIUTI MICROCLIMA VIBRAZIONI RISTORAZIONE COLLETTIVA ILLUMINAZIONE RUMORE LA SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI
  • 4. LA SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI E’ un’attività che riguarda il complesso di procedimenti e operazioni di origine pratico e sanitario, finalizzato a rendere salubre l’ambiente mediante le attività di pulizia e successiva detersione Un buon metodo di sanificazione ospedaliera: 2. deve salvaguardare lo stato igienico dei locali in rapporto al tipo di prestazione a cui sono adibiti 3. deve rispettare le condizioni estetiche dell’ambiente 4. non deve modificare le superfici trattate
  • 5. SANIFICAZIONE IN OSPEDALE Non è necessario creare condizioni di asetticità assoluta E’ sufficiente assicurare una situazione ambientale a rischio controllato Contenere la carica microbica entro limiti igienicamente accettabili per il tipo di ZONA che si deve trattare Ogni ambiente ha uno standard ottimale che è conseguenza della destinazione d’uso dell’ambiente stesso.
  • 6. SANIFICAZIONE IN OSPEDALE l’uso di sostanze disinfettanti è riservata alle zone particolarmente a rischio dove: 1. Anche le operazioni di pulizia sono eseguite con maggior frequenza 2. Il numero di persone ed oggetti in transito dovrebbe essere limitato 3. I degenti possono beneficiare di una massiva riduzione della carica microbica anche se temporanea
  • 7. LA SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI STRUMENTI DI CONTROLLO Formazione Linee guida Procedure Protocolli Capitolato d’appalto Matrice di responsabilità
  • 8. SANIFICAZIONE BLOCCO OPERATORIO MATRICE DI RESPONSABILITA’ Personale infermiere Infermiere DAS Direzion Respons Direttore Direzione della ditta coordinator Igiene e abile DAS e Amministrativa di pulizie e Sanitaria ditte Resp. Serv. Provv. Medico Econ. del B.O. Esecuzione pulizia e disinfezione in ottemperan za a quanto previsto in Capitolato d’Appalto e nelle linee guida del DAS di Igiene
  • 9. STERILIZZAZIONE Qualsiasi processo fisico o chimico che porta alla distruzione di tutte le forme di microrganismi viventi, comprese le spore. Misura di efficacia dimostrata da studi clinici nella prevenzione delle infezioni associate all’assistenza sanitaria (categoria IA) CDC Atlanta
  • 10. STERILIZZAZIONE Per ottenere la sterilità del dispositivo medico si possono utilizzare differenti procedimenti che dipendono da diversi fattori quali:  Caratteristiche chimico-fisiche del materiale da sterilizzare  Costo del materiale  Costo dell'impianto di sterilizzazione
  • 11. STERILIZZAZIONE Principali metodi fisici di sterilizzazione VAPORE SOTTO CALORE SECCO PRESSIONE Vetro, Metallo, tessuti, Vetro e Gomma termores. Metallo (non per sala oper.) Autoclave Stufetta a vapore a secco
  • 12. STERILIZZAZIONE Metodiche di sterilizzazione a bassa temperatura materiali termosensibili (esclusi i materiali in cellulosa) Materiali termolabili GAS PLASMA che non tollerano il vapore OSSIDO Strumenti endoscopici DI ETILENE ACIDO PERACETICO
  • 13. STERILIZZAZIONE La premessa fondamentale per il raggiungimento della sterilità dei dispositivi medici consiste nella giusta sequenza ed esecuzione delle seguenti fasi: 1.Raccolta 2.Decontaminazione 3.Pulizia 4.Lavaggio 5.Asciugatura 6.Confezionamento 7.Sterilizzazione
  • 14. STERILIZZAZIONE STRUMENTI DI CONTROLLO Formazione Linee guida Procedure indicatori Protocolli Check list
  • 15. Check list Strumento operativo idoneo a garantire l’uso sistematico delle linee guida e degli indicatori di qualità per la gestione dei blocchi operatori Implementazione Elaborazione di di un sistema di una strategia di verifica periferico aggiornamento Ha consentito valutazione dei rischi ed identificazione dei punti critici in merito al processo di sterilizzazione
  • 16. Check list ALCUNI ESEMPI 1. Decontaminazione  I dispositivi medici da decontaminare sono stati collocati in un apposito contenitore?  L’operatore per effettuare le procedure di decontaminazione e di lavaggio del materiale da sterilizzare ha indossato i DPI? 2. Lavaggio e asciugatura Gli strumenti complessi sono stati smontati assicurandosi che le parti cave siano pervie e ove necessario sono state utilizzate siringhe raccordabili per far scorrere la soluzione detergente all’interno del lume? I guanti di gomma prima di essere tolti sono stati lavati e disinfettati
  • 17. Check list ALCUNI ESEMPI 3. Autoclavi  Nel caricamento dell’autoclave le buste e i pacchi di carta sono stati sistemati in modo tale da consentire al vapore di fluire liberamente? È stato evitato che i pacchi toccassero le pareti interne dell’ autoclave? 4. Conservazione e stoccaggio  La manipolazione delle confezioni sterili è stata eseguita con le mani pulite?  Il materiale sterile è stato conservato in armadi o scaffalature puliti, al riparo della luce diretta, della polvere e lontano da fonti di calore?  L’operatore che ha effettuato lo stoccaggio ha verificato che gli indicatori di processo hanno virato correttamente?
  • 18. Check list INDICATORI DI EFFICACIA Corretta compilazione delle check-list Partecipazione del personale con domande Conoscenza dei punti critici Conferma comportamenti idonei del personale Presenza del personale agli incontri di gruppo Verifica sulle attività nei blocchi operatori (uniformità e ottimizzazione dei comportamenti) Capacità di risposta del personale a quesiti più specifici e complessi
  • 19. Check list La check list si è rivelata un utile strumento di monitoraggio sui punti critici identificati permettendo una periodica verifica dei corretti comportamenti tenuti nei blocchi operatori.
  • 20. MICROCLIMA L’insieme di fattori fisici che condiziona le caratteristiche climatiche dell’ambiente indoor e di conseguenza gli scambi termici uomo-ambiente IRRAGIAMENTO TEMPERATURA VELOCITA’ UMIDITA’ DELL’ARIA
  • 21. TEMPERATUR A La temperatura dell’aria è uno dei parametri principali che influisce sulle condizioni microclimatiche ed il confort termico. E’ INFLUENZATA isolamento termico di pareti ed infissi temperatura esterna impianti di riscaldamento e condizionamento dell’aria
  • 22. TEMPERATUR A PERIODO TEMPERATURA Stagione invernale 19-22 °C Stagione estiva 24-26 °C
  • 23. UMIDITA’ E’ la quantità di vapore acqueo presente nell’aria ad una determinata temperatura e pressione atmosferica, aumenta all’aumentare della temperatura Umidità massima quantità massima di vapore acqueo che può essere contenuta in un metro cubo d’acqua Umidità assoluta quantità di vapore acqueo effettivamente presente in un metro cubo d’acqua al momento della determinazione Umidità relativa rapporto tra umidità assoluta e umidità massima ad una determinata temperatura
  • 24. UMIDITA’ PERIODO UMIDITA’ RELATIVA Stagione invernale 40-50% Stagione estiva 50-60 %
  • 25. VELOCITA’ DELL’ARIA E’ la misurazione direzionale della velocità dell’aria in un ambiente e dipende dai seguenti fattori: 3. apertura di porte e finestre, in caso di ventilazione naturale 4. presenza di sistemi artificiali di ventilazione tipo climatizzatori La ventilazione ricambiando continuamente gli strati d’aria a contatto con la cute facilita la dispersione del calore e favorisce il raffreddamento del corpo.
  • 26. VELOCITA’ DELL’ARIA PERIODO VENTILAZIONE Stagione invernale 0,05-0,1 m/sec Stagione estiva 0,1-0,2 m/sec
  • 27. MICROCLIMA CONDIZIONI OTTIMALI UMIDITA’ PERIODO TEMPERATURA VENTILAZIONE RELATIVA Stagione 19-22 °C 40-50% 0,05-0,1 m/sec invernale Stagione 24-26 °C 50-60 % 0,1-0,2 m/sec estiva
  • 28. Umidità CAPACITA’ LAVORATIVE Temperatura Relativa 21°C 40% Massimo benessere 85% Benessere ma in riposo 91% Fatica e depressione 25°C 20% Nessun malessere 65% Malessere 80% Riposo necessario 100% Impossibile il lavoro pesante
  • 29. DALLA CATTIVA QUALITÀ DELL’ARIA DERIVANO RISCHI PER GLI OPERATORI E PER IL MALATO RISCHIO DI MALESSERE RISCHIO DI per cattiva qualità del INTOSSICAZIONE microclima per presenza di sostanze tossiche RISCHIO DI INFEZIONE per presenza inadeguata, quantitativa e/ o qualitativa di microrganismi.
  • 30. MICROCLIMA RISCHIO DI MALESSERE per cattiva qualità del microclima 1. ELEVATO TASSO DI UMIDITÀ 2. TEMPERATURE TROPPO ELEVATE E/O TROPPO BASSE, ASSOCIATE AD UN ELEVATO LIVELLO DI UMIDITÀ 3. UMIDITÀ RELATIVA TROPPO BASSA/ALTA
  • 31. MICROCLIMA STRUMENTI DI CONTROLLO MONITORAGGIO DELLE CARATTERISTICHE MICROCLIMATICHE parametri fisici ambientali OBIETTIVI numero di ricambi d’aria/h indici microclimatici di comfort e di stress termico METODI stazione microclimatica computerizzata
  • 32. MICROCLIMA MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO MONITORAGGIO MICROCLIMATICO misura dei principali parametri microclimatici e calcolo degli indici di stress e comfort termico MISURAZIONE DEL NUMERO MEDIO DI RICAMBI D’ARIA/ORA sala operatoria
  • 33. INDAGINE ORDINARIA DELLE CONDIZIONI MICROCLIMATICHE E DEL NUMERO DI RICAMBI D’ARIA/ORA CADENZA MINIMA: SEMESTRALE VALUTAZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI MICROCLIMATICI (TEMPERATURA DELL’ARIA, UMIDITÀ RELATIVA, VELOCITÀ DELL’ARIA) E CALCOLO DEGLI INDICI DI STRESS E COMFORT TERMICO (PMV, PPD), MISURA DEL NUMERO MEDIO DI RICAMBI D’ARIA/ORA (SALA OPERATORIA, TERAPIA INTENSIVA) PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE DISCOSTAMENTO RIFERIMENTI E LIMITI: 1) D.P.R. 14/01/97 2) D.G.R. 7301/’01 3) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002) 4) ISO 7730
  • 34. CONDIZIONI MICROCLIMATICHE OTTIMALI Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L. Temp. aria (inv. est.) 20-24° C Umidità Relativa 40-60% Temperatura rad. differenziale con t °C aria <2 Velocità aria 0,05-0,15 m/s PMV (calcolare in funzione ±0,5 di attività e vestiario) PPD (in funzione del PMV < 10% ottenuto)
  • 35. INDICI DI CONFORT TERMICO PMV Voto medio Previsto: voto medio relativo alla sensazione espressa dalle persone residenti in un ambiente in funzione di: -metabolismo energetico -carico di lavoro -resistenza termica del vestiario -temperatura dell’aria -temperatura radiante media -velocità dell’aria PPD Percentuale prevista di insoddisfatti: è un algoritmo che consente di quantificare la percentuale di insoddisfatti nei riguardi del microclima dell’ambiente confinato.
  • 36. DPR 14/01/1997 Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi minimi N. RICAMBI D’ARIA/ORA Sale Operatorie >15 ricambi aria/ora Sale Parto >6 ricambi aria/ora
  • 37. DPR 14/01/1997 Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi minimi Day-surgery e day-hospital Servizi di medicina di laboratorio Pronto soccorso ospedaliero Area di degenza Medicina nucleare Rianimazione e terapia intensiva Reparto operatorio Punto nascita - Blocco parto Attività di radioterapia Centro di salute mentale Centri ambulatoriali di riabilitazione Presidi ambulatoriali di recupero e rieducazione funzionale Attività di diagnostica per immagini
  • 38. MICROCLIMA RISCHIO DI INTOSSICAZIONE Presenza di concentrazioni elevate di Gas Anestetici Monitoraggio delle Concentrazioni dei Gas Anestetici
  • 39. Monitoraggio delle Concentrazioni dei Gas Anestetici esposizione occupazionale a gas OBIETTIVI anestetici (N20 e vapori alogenati) tenuta del gruppo anestesiologico Analizzatori automatici il cui principio di misura si METODI basa sul metodo fotoacustico a raggi infrarossi (sensibilità 0,01 ppm)
  • 40. LIMITI CONCENTRAZIONI GAS ANESTETICI (T.L.V.-T.W.A.) Raccomandazioni Ministero della Sanità circ. n.5/1989 NO2 100 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata prima del 1989 NO2 50 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata dopo il 1989 Alotano 50 ppm Enflurano 75 ppm Raccomandazioni N.I.O.S.H. NO2 25 ppm Alogenati 2 ppm C (ceiling) Enflurano 75 ppm
  • 41. INDAGINE ORDINARIA DELL’INQUINAMENTO DA GAS ANESTETICI (SALA OPERATORIA) CADENZA MINIMA: SEMESTRALE DURATA DEL CAMPIONAMENTO: PER TUTTO IL PERIODO LAVORATIVO O SU UN INTERVALLO DI TEMPO DI ALMENO 4 ORE PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO ED INTEGRATA CON LA VALUTAZIONE DELL’ESPOSIZIONE PROFESSIONALE INDIVIDUALE MEDIANTE CAMPIONAMENTO PASSIVO (RADIELLO) E BIOLOGICO (URINE) RIFERIMENTI E LIMITI: 1) CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SANITÀ N. 5 DEL 1989 2) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
  • 42. MICROCLIMA RISCHIO DI INFEZIONE Indici di contaminazione microbica Carica Batterica Totale Stafilococcus aureus Pseudomonas aeruginosa impianto di VCCC S. O. pronta non in OBIETTIVI sanificazione e attività contaminazione ambientale Reparto di degenza comportamento degli operatori S. O. in attività Reparto di degenza
  • 43. MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO MONITORAGGIO MICROBIOLOGICO: VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA, RICERCA DI STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP. (N. 1 ARIA, N. 1 PARETE, N. 1 SUPERFICE DI LAVORO) Campionatori attivi Aria ambiente Metodi Pareti Piastre rodac Superfici lavoro
  • 44. CAMPIONATORE ATTIVO: S.A.S. SURFACE AIR SYSTEM Campionatore ad aria che, attraverso un disco bucherellato, fa impattare un getto d’aria contro agar nutriente (plate count agar) in piastre Rodac di 55 mm di diametro
  • 45. CONTACT PLATES 1 2 3 4 CHAPMAN A (Stafilococcus aureus ) B 1 2 3 4 C A D B C PLATE COUNT AGAR D (Carica Batterica ) 1 2 3 4 A B C D PSEUDOSEL (Pseudomonas aeruginosa)
  • 46. MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE CAMPIONAMENTO ARIA ALLE BOCCHETTE DELL’IMPIANTO VCCC (SALA OPERATORIA): VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.) CAMPIONAMENTO ARIA AMBIENTE: VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.) CAMPIONAMENTO SUPERFICI DI LAVORO (PARETE ED ARREDO): VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.) PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO RIFERIMENTI E LIMITI: 1) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
  • 47. LIMITI VALORI DI CONTAMINAZIONE MICROBICA Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L. Nell’aria ambiente in prossimità del tavolo operatorio a sala operatoria pronta <35 CFU/m3 a sala operatoria in attività: - a flusso turbolento <180 CFU/m3 - a flusso laminare <20 CFU/m3 Nell’aria immessa dall’impianto di VCCC <1 CFU/m3 Sulle superfici della sala operatoria: - delle pareti <0,5 CFU/cm2 - di piani di lavoro <0,5 CFU/cm2
  • 48. Le acque sanitarie: rischio biologico e sistemi di disinfezione
  • 49. Bacillo gram-negativo aerobio, Legionella pneumophilia intracellulare, mobile asporigeno 1. ORGANISMI UBIQUITARI DELL’AMBIENTE ACQUATICO 2. COLONIZZANO TUTTI I SISTEMI IDRICI ARTIFICIALI: I circuiti per la produzione e distribuzione dell’acqua calda, i sistemi di accumulo di acqua, le docce, le vasche, le piscine, gli impianti di condizionamento, ventilazione e climatizzazione dell’aria, le apparecchiature per la respirazione assistita, i riuniti odontoiatrici, i generatori di aerosol.
  • 51. La moltiplicazione della Legionella nei sistemi idrici è favorita da...  acqua stagnante  temperature comprese tra 25 e 45 °C  presenza di sedimenti, biofilm, depositi che favoriscono anche la crescita di microflora commensale  presenza di alghe, protozoi e microrganismi (Pseudomonas), che forniscono nutrienti essenziali e ospitano Legionella in endosimbiosi  piccole concentrazioni di ioni metallici (provenienti, ad esempio, da corrosione delle tubature)
  • 52. Legionellosi L’infezione è acquisita per Febbre di Pontiac inalazione o aspirazione aerosol contaminati provenienti da impianti di climatizzazione, da Malattia dei legionali rubinetti di lavabi o dagli erogatori delle docce. FATTORI DI RISCHIO:  tabagismo, consumo di alcol  età avanzata  malattie croniche  immunodeficienza
  • 53. PREVENZIONE IN STRUTTURE SANITARIE 4 Aprile 2000 “Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi” pubblicata sulla G.U. n.103 del 5/5/2000 CONCENTRAZIONE DI CASI ACCERTATI DI STATO DI MISURE DA APPLICARE LEGIONELLA UFC/L LEGIONELLA CONTAMINAZIONE NOSOCOMIALE <100 0 Presenza limitata Nessuna azione 1.000-10.000 0 Contaminazione presente - Aumentare sorveglianza clinica - Adottare misure specifiche di prevenzione e controllo - Ripetere periodicamente i controlli microbiologici 0-10.000 >1 Contaminazione presente Oltre a quanto sopraesposto: - effettuare bonifica ambietale; - adottare misure specifiche di prevenzione e controllo >10.000 0 Contaminazione massiva Attuare immediatamente procedure di decontaminazione: iperclorazione continua, shock termico
  • 54. MODELLO OPERATIVO SORVEGLIANZA MICROBIOLOGICA ADOTTATO INDAGINE ORDINARIA DELLA CONTAMINAZIONE BIOLOGICA DA LEGIONELLA PNEUMOPHILA CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU RUBINETTI E DOCCE DEI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE DI ACQUA SANITARIA (LIMITE 1.0 X 104 UFC/L) RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU ACQUA DI CONSENSA DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO, APERTURA E CHIUSURA IMPIANTO (LIMITE 1.0 X 104 UFC/L) PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO ED INTEGRATA DA BONIFICA IMPIANTO IDRICO, PULIZIA DECONTAMINAZIONE E DISINFEZIONE IMPIANTI DI VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO, APPARATI DI UMIDIFICAZIONE RIFERIMENTI E LIMITI: 1) LINEE GUIDA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA STATO, REGIONI, E PROVINCIE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO. DOCUMENTO DI LINEA GUIDA PER LA PREVENZIONE ED IL CONTROLLO DELLA LEGIONELLOSI (04.04.’00)
  • 55. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE MISURE A BREVE TERMINE Da adottare in presenza di una concentrazione di legionelle fino a 102ufc/l SOSTITUZIONE DEI GIUNTI, FILTRI DEI RUBINETTI E CIPOLLE DELLE DOCCE, TUBI FLESSIBILI DELLE DOCCE USURATI E DI OGNI ALTRO ELEMENTO DI DISCONTINUITÀ; DECALCIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI MENO USURATI IN UNA SOLUZIONE ACIDA (PER ES. ACIDO SULFAMICO, ACETO BIANCO ECC.) E DISINFEZIONE IN UNA SOLUZIONE CONTENENTE ALMENO 50 MG DI CLORO LIBERO PER LITRO D’ACQUA FREDDA PER ALMENO 30 MINUTI.
  • 56. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE MISURE A LUNGO TERMINE Da adottare, congiuntamente alle precedenti, in presenza di una concentrazione di legionelle fino a 102ufc/l ALMENO UNA VOLTA L’ANNO SVUOTARE, PULIRE E DISINFETTARE SERBATOI, SCALDABAGNI E TUBATURE. I PRODOTTI CHIMICI UTILIZZATI DEVONO ESSERE PURI, GLI OPERATORI DEVONO ESSERE PROTETTI E LA DISINFEZIONE PRATICATA DOPO LA PULIZIA E IL RISCIACQUO. UN RISCIACQUO PROLUNGATO SEGUITO EVENTUALMENTE DA UNA DISINFEZIONE È NECESSARIO DOPO L’INSTALLAZIONE DI NUOVE TUBATURE E DOPO LAVORI DI MANUTENZIONE DELL’IMPIANTO;
  • 57. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE MISURE A LUNGO TERMINE IL CONTROLLO DELLA FORMAZIONE DI DEPOSITI DI CALCARE PUÒ ESSERE REALIZZATO, SE NECESSARIO, SUI CIRCUITI DELL’ACQUA CALDA CON L’AIUTO DEGLI USUALI SISTEMI IN COMMERCIO (RESINE A SCAMBIO IONICO, ECC.). IN QUESTO CASO È NECESSARIO UN MONITORAGGIO GIORNALIERO DA PARTE DI PERSONALE APPOSITAMENTE ADDESTRATO; LA DECALCIFICAZIONE PERIFERICA DELLE DOCCE DEVE ESSERE EFFETTUATA REGOLARMENTE, AL MINIMO UNA VOLTA ALL’ANNO
  • 58. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE MISURE A LUNGO TERMINE IN OCCASIONE DI LAVORI SULLA RETE IDRICA: 1. APPROFITTARE PER ELIMINARE BRACCI MORTI E TUBI OSTRUITI; 2. AGGIORNARE LA PIANTA DELLA RETE; 3. EFFETTUARE UN RISCIACQUO PROLUNGATO CHE PUÒ ESSERE SEGUITO DA UNA DISINFEZIONE E DA UN ALTRO RISCIACQUO.
  • 59. INTERVENTI DI BONIFICA L’intervento prevede: SHOCK TERMICO • innalzamento della temperatura dei boilers a valori superiori ad 80°; • attivazione delle pompe di ricircolo per distribuire l’acqua così surriscaldata nella rete di distribuzione > 80°C fino ai rubinetti, dove l’acqua è fatta defluire ad 71-77°C una temperatura tra i 71 e 77°; • mantenimento delle condizioni di cui al punto precedente per circa 5
  • 60. INTERVENTI DI BONIFICA SHOCK TERMICO L’intervento è eseguito sull’intera montante idrica in presenza di una contaminazione massiva. In maniera selettiva quando i risultati del monitoraggio microbiologico, eseguito dopo un intervento di bonifica sull’intera montante, indicano concentrazioni di legionelle in alcuni punti terminali ancora elevati. L’intervento è eseguito dall’Ufficio ATM in collaborazione con il Dipartimento di Igiene Ospedaliera e la Direzione Sanitaria
  • 61. INTERVENTI DI BONIFICA MISURE A LUNGO TERMINE Dopo shock termico mantenimento costante della temperatura dell’acqua 50-55°C calda a valori di 50-55°C
  • 62. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO
  • 63. D.Lgs22/97 Art.7 “Diversi tipi di rifiuti provenienti da attività sanitarie” sono RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI D.P.R. 254/2003 Art.2 RIFIUTI SANITARI Sono quelli che derivano da strutture pubbliche e private che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di ricerca ed erogano le prestazioni di cui alla Legge 23 Dicembre 1978, n. 833.
  • 64. D.P.R. 254/2003 Art.2 RIFIUTI SANITARI SI DISTINGUONO IN a) non pericolosi; b) pericolosi non a rischio infettivo; c) pericolosi a rischio infettivo; d) quelli che richiedono particolari modalità di smaltimento (farmaci scaduti, organi e parti anatomiche, stupefacenti, animali da esperimento); f) i rifiuti da esumazioni e da estumulazioni, nonchè i rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali esclusi i rifiuti vegetali provenienti da aree cimiteriali
  • 65. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO 1. Rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea nonché da ambienti ove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici del gruppo IV 1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino almeno una delle seguenti caratteristiche: b) provengano da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto o escreto dai pazienti isolati; c) siano contaminati da sangue o liquidi biologici contenenti sangue visibile
  • 66. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO 1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino almeno una delle seguenti caratteristiche: b. siano contaminati da feci o urine, nel caso in cui sia segnalato dal medico che il paziente è affetto da patologia trasmissibile attraverso tali escreti; c. siano contaminati da secrezioni vaginali, liquido seminale, cerebrospinale, sinoviale, pleurico, peritoneale, pericardico o amniotico
  • 67. MODALITA’ DI RACCOLTA Doppi contenitori di colore giallo, da 40 e 60 litri costituiti da: un contenitore esterno in cartone rigido (giallo e bianco) con caratteristiche di particolare resistenza ad urti e sollecitazioni provocati nella movimentazione ed il trasporto
  • 68. MODALITA’ DI RACCOLTA un sacco in plastica con chiusura ad opera di un laccio in nylon autobloccante Il contenitore esterno presenta la dicitura RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO D.Lgs. 22/97
  • 69. MODALITA’ DI RACCOLTA Taglienti e pungenti D.P.R. 254/2003 Gli aghi ed i taglienti, dopo l’impiego, vanno posti in altri contenitori con apposita scritta e forniti di un imballaggio rigido esterno resistente agli urti ed alle sollecitazioni nel trasporto. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO TAGLIENTI E PUNGENTI Entrambi i tipi di rifiuti, prima di essere allontanati devono essere sottoposti a trattamenti di disinfezione e/o sterilizzazione
  • 70. SMALTIMENTO Inceneritore GENERATORE DI VAPORE CAMINO REATTORE VENTURI FILTRO A camera di MANICHE S.C combustio .R. ne CENREI VOLANTI VAPORE ARIA SECCA SCORIE
  • 71. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO OBIETTIVO PRIMARIO: Minimizzare il rischio per gli operatori, per gli utenti, per la salute pubblica e per l’ambiente Il personale infermieristico, tecnico ed ausiliario è direttamente coinvolto nel complesso processo di allontanamento e smaltimento dei rifiuti
  • 72. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO RESPONSABILITA’: La corretta gestione dei rifiuti all’interno di una unità operativa è responsabilità del CAPOSALA, di conseguenza gli operatori dell’U.O., preposti a tale mansione, dovranno attenersi alle disposizioni impartite. IL DIRETTORE SANITARIO, è responsabile della sorveglianza e del rispetto delle disposizioni di legge concernenti i rifiuti
  • 73. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO RESPONSABILITA’: DIRETTORI UU.OO., CAPOSALA dovranno: 2. Vigilare sulla corretta gestione rifiuti da parte del personale preposto; 3. Segnalare immediatamente alla direzione sanitaria eventuali non conformità LINEE GUIDA, PROCEDURE E PROTOCOLLI guidano le modalità di corretta gestione dei rifiuti
  • 74. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO Utilizzo di DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE in tutte le fasi di gestione dei rifiuti Evitare ASSOLUTAMENTE di prelevare materiale dai contenitori dei rifiuti Chiudere ACCURATAMENTE il contenitore per evitare la fuoriuscita di rifiuti EVITARE di trascinare i contenitori o appoggiarli al corpo e qualsiasi altra manovra che possa pregiudicare la propria e altrui sicurezza.
  • 75. CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI non indirizzare la punta degli aghi o altri oggetti taglienti verso parti del corpo; non raccogliere strumenti taglienti o appuntiti se stanno cadendo; non portare strumenti taglienti o appuntiti in tasca; non piegare né rompere lame, aghi e altri strumenti taglienti
  • 76. CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI non reincappucciare né rimuovere gli aghi manualmente dalle siringhe; non rompere, manipolare, piegare gli aghi usati con le mani; non rimuovere con le mani gli aghi usati dalle siringhe monouso; i contenitori di sicurezza non vanno riempiti fino all'orlo ma al massimo per 3/4