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R. BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE
DI FIRENZE
OPERE BIBLIOGRAFICHE E BIOGRAFICHE
raccolti: hai.
Dott. DIOMEDE BONAMICI
ili Livorni» (181£ì-l!H2)
Sorrmbrt 1921.
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J
ELOGI
ACCADEMICI
PARTE IL
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,
ELOGJ ACCADEMICI
DELLA
SOCIETÀ DEGLI SPENSIERATI
DI ROSSANO,
DESCRITTI
PARTE t) AL DOTTOR
IL
SlGTiO^.
D. GIACINTO GIMMA
Medefima , Avvocato della
Promotor perpetuo della
Fedelifs. Citta di Napoli , ecc.
PUBBLICATI DA
GAETANO TREMIGLIOZZI
Configlier- Promotori ale ,
colle
memorie "STORICHE della società*
Stella aggiùnte da! Medefimo in quella Seconda Parte , c con gli
APPLAUSI ACCADEMICI
SignorRaccolti dal
D. PADOVANO GUASCO
Segretario Promotoriale , ecc.
co?ìsech.ati
ELETTI
"
'
AGL’ ILLUSTRISS. ED ECCELLENTISS. SIGNORI
DELLA FEDELISS. CITTA’ DI NAPOLI.
In NAPOLI AfpefèdiCarloTroilè Stampatore Accademico
- della Medefima Società MDCCIII.
coti LICENZA DE' sr VE H.I 0 H.I.
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, . ,
\AgVIlluflrifs. ed Eccellenti/; Signori ELETT I dell*
5
Fedeli/s. Citta di Napoli, i Signori
Sia D. GIUSEPPE CARACCIOLO • • * /
Per la Piazza di Capuana
SIG. D. FRANCESCO FRANCONE
Marcbefe di Saliceto , e 1
SIG. D. CARLO CARMIGNANO
Marchefe diAcquaviva ,
per Montagna.
SIG. D- TIBERIO BRANCACCIO
Per Nido.
SIG- D ALFONSO DI DURA
Duca ' . di Ercie , per Porto.
SIG- D PIETRO MOCCI A
' 1
Di' Ducbi di Scarfizzo per Portanova.
SIG- D- FRANCESCO D ANNA
(
Duca di Cajlelgrandine ,
per Io Fedelifs. Popolo.
LIor che gli Aftrologi vollero dar nome
alle ftelle»che fui Firmamento fcintillano
l’opinione d’Frmcte, che_»
( tralafciando
credè tante quelle ,
quante le Ipecie delle
colè mortali; ò quella de’Pictagòrici, che
follerò quante 1* anime degli uomini )
feiegliendo nel numero infinito d’elle le più rivendenti
ad Immagini di cofe terrene raflbmigliaronle : volendo
,
mitologicamente, ò con allegoria alludere a* Pcrfonaggi
illu-
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illuftri, c’hebbcrò eterna Fama al Mondo , a* fatti cele br
di Storie, ò à proprietà delle cofc, che rapprefcntano 5 e_.
non già,come alrri dille, perche fomiglianza con gli ani-
*mali,ò cofc de qtiai porrano il nome havcflero. Tra l’infi-
nito dunque numero di tante delle di quarantotto Imma-
gini di elle guarnite fanno Profcffori degli Aftri men-
i
zione , la prima delle quali Or/a minore , ò Cinofura ap-
pellarono, di cui fi dille .*
Proc. in Si 'vfut EJ/e dua s Arlfas, quarum Cynofurx notatur
Sydonijs H
elicerti Grxja carina notet .
E’ quella di fette luminofc delle adornata , che ferve ne!
nollro Polo di fcorta a’ Naviganti , onde hebbe a dire il
fecondo Laureato Poeta :
lo S.iftiJI Ma- Nobis Cyno/ùtra per attum
tita:
Te Duce vela damus portus babitura Jecunios .
Divcrfe tra di loro le favole vollero che quella fufle 6
uno de’ Curcti, datoà cuftodir Giove bambino,
à cuifù
come Diodoroj ò come altri una di quelle Ninfe, che nel
Monte d'Ida diede allo llcfib Nume il latte chiamata Ci-
nofura} volendo altresì chi à contemplarle fi è pollo, che
facciano cinque di elle la figura di un Carro , e l’altre due
quella de’ Bovi, che lo tirano , che perciò anche Plauftro
fu detta . Or perche al parer del Peripatetico anche le fa-
vole fervono di bafe, fondamento à fodilfime Storie 5 fc
e
gli antichi Romani morte di Giulio Cefare ditterò
nella
elfer appaifa in Cielo una nuova della , e che quefia fufle
lo fpcnto Imperante, onde ne cantò l’innamorato Poeta :
Ovili Mulib.
uh.
F lammiftrumque tr abeti s fpatiofo limite crinem
Stella micat.
Vedendo io nel Ciel Partenopeo fcintillare YOr/a di
Sette fuJgidilfime Stelle nelle perfone ddl’EcccIIenze Vo-
ftre,
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(ire , che ò à guifa di quel Curere cuftoditc per lo GrarC
Giove Ifpano noftro inclito Monarca FILIPPO quefto
Regno , ò come Ninfa gli porgete il latte d’una Fcde_.
intatta) e (incera: ò come Carro portate trionfante la fua*
Gloria ) ò come Cinofura fervite di (corta alle Sirene.. >
perche giungano al porto della defidcrara quiete:E(fendo-
confecrato il primo Tomo di quelli Elogj,chc à guifa di
fi
Firmamento dimoftra i lumi di tante (Ielle di tanti fimo*
fi> tempi , che nella Infigne^
e celebri Letterati de* noftri
Accademia RoJJana rilplendono: all’Imma-
Scientifica <li
gine gloriola di sì bella Cinofura hò rifoluto dedicare il
fecondo;(àpendo di ccrto 5 che fe quefto lucidilTìmo fegno
giàmai dal Polo no tramontajchc immortalmente vivrà il
Libro (è porta in fronte i Nomi immortali di Sette chia-
xiflìmi Eroi , che rrafcdù al coverno diquefta Fedelifs.e
Felicifs. Città con tanta Prudenza, Accuiat«aza*Vigilan-
za , ed incorrotta Giuftizia la reggono; concorrendovi
anche lo fplcndore d’un fulgididìmo Solc.d’Aftrea.quarè
l’Hluftrifs. Sig. Regente D. Andrea Guerriero de orrei > T
che ricco , e coronato di raggi, e di fublimi faenze, e vir-
tù cortclcmente Taftìfte • Onde fe TAutore Abb. Signor
V-Giacinto Gimma ha ingemmato con tante (Ielle i Tuoi
.Volumi formandone la Corona al primo Monarca del
,
Mondo; Io hò havuto l'ardire con la feconda di cingerne
le tempia à tanti Eroiche formano non meno Corona-,
allo ftefso Sovrano Regnante, che alla più bella, delizio-
se populata Citta dell' Italia, la di cui amenità, pregi, e^.
vanti non vi è penna, bocca, ò tromba di Fama , che fi a
badante à celebrare.
£ perche de* fregi di cadauna Stella qualche parte pofià.
fcófl oOtquio dimoftrarc offervo ben’io nella prima Stel-
;
la
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laCARACCIOLA un lume così immcnfo » che balte!?
non mcn di quello del Sole ad abbagliare ogni Aquila, co-
me in fatti tettano abbagliati tanti Scrittori , che di efla_,
han preio à fcriverc, come furono il Sanfovino, Ammira-^
to,Petris , MazzeJJa , Contarini ,
ed altri innumcrabili >
Ella ò fiali la ftcfsa che la Sigifinonda di Pifa, ò la Carafa>‘
non vi <? dubbio, che antichilfimafin da’tempi di Coftan-
tino Imperador Greco non fi riconofca in L andolfaPit».
tro-, T eodonanda, lèmpre continuata
aria , Pandolfo^e
nelle Grandezze fotto i Re Normanni, Sucvi , ed An-
gioini, e benché di vita in RoJJd, Pifquit^Oy e Stanca , ef--
fendo la ftefsa, lem pi e carica d'onori s’è veduta rilucere-,
con Cappelli Cardinalizj, Arcivefcovati, Vice-Regnati,
Sovrani Comandi d’Elèrciti, e Dignità così EcclefialU-
che, come fecolari; E trai afrhndo per brevità i due ra-
mi della Rofit, e Pi anca , rimettendomi a* fopraccenna-
‘
ti Scrittorii Ritrovo , ed ammiro nella Pifqui^a.,0 fià
da cui deriva il Sig. D.GiuJcppe,che per lo luo
Nobiliflìmo Sedile di Capuana regge YElettalo , i Tito-;
li nella Cafa del Prcncipato di Melfi, di S.Buono,de'Du-
cati d*Afcoli,Caggiano, Martina, e Forlito, eMarchcfati
d'Atella, Bucchianico, Caftellaneta, Cafalbuono, Motta.
Giojofa, eBitetto, i Contadi di S. Angelo, Nicaftro, Bu-
cino, Oppido, Senno, ed altri ; Generalati in Francia, ed
in Napoli, Officio di Gran Sinifcalco , ed arbitrio dellaj
Coronain Ser Gianni-, Arcivefcovato di Cofenza, Vefco-,
vaio di Venafro, ed altri fenza fine.
Haver fottoCoftantino Maria figliuola di Pandolfo
arricchitoli Monittero de' Santi Severino, e Sofio,e Pie •
Tdi}. tro fotto Giovanni Porfirogenito, alserifee il Borrelli ;
cd haver fatto dono de’ loro antichi poderi allaChiefo de’,
Santi
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Santi Sergio , e Bacco y poi dedicataa’ Santi Teodoro jG
Sebaftiano, T codonandd figliuola di Teodp,roraccoglie
Ammirato riportalo dal detto Autore , facendo dò te-
l’
flimonianza dell’antica profapia : Annoverare con 'Ber ^
nardo Cardin. di S. Ghiefa creato da Innocenzo IV. uni
Riccardo Gran Maeftro della Religione di Malta, oltre»,
gli altri Cappelli , e Mitre , lo ftcflb , e lo Zappullo affer-
manò . Ravvivi gli antichi fplendori nella fua perfona»,
il prefente,che paflando dal Foro,ove Campione d'A Area
fotto la direzione del Reg. Confìggere Sig.D.Carlo Cito,
allora famofo tra gli Avvocati apprefe da quelli l’Elo-
quenza d'un Demoftcne , e d'un Tullio j in più Deputa^
iioni per la Patria, in più Governi d’Eftaurite , e Terre^
della Santi ili ma Annunciata hà adoprato fenon la fpada,'
come valorofamcnte fecero il Genitore Signor <z>t Fran-
cefev in Orbiteli©, ed in Catalogna, i Zij Sig. D.GiofBat-
tìjìa Capitano di Fanti, e Sig. D. Luigi di Cavalli ; egli la,
lingua, e l’elevatezza dell’ingegno abili alle cariche più
fublimi, cdeccelfey gareggiando (èco iliSig.T?; Antonio
Tuo fratello , che sù l’aurora maneggiando le cariche più
deeefrofe dell’Annona ci promette un Tei eni/fimo giorno
di meriti; ballando che unito il lingue Caracciolo à quel-
,e
lo àc. Tar avvicini in D. Andriana lor Genitrice dejle_.
Famiglie più nobili della Lombardia*, habbia prodotto sì
gloriola rampolli. -T» :
- - < ‘
.
•
ì La feconda Stella luminofa della Famiglia FRAN-
CONE , che adorna di raggi di Virtù, e di antichifiìma»,
progenie nella perfona del Sig. D.Francefco Marchefe di
Saliceto, Signore della Ripa Libotoni, Torella, Pietracu-
pa , ed altre, lampeggia , vanta unafeaturigine cosi vern-
ila, c£c non vi giunge la memoria j' Non ha potuto però
** fare
Tempo, che Tempre fplendida, é decorofa fino alla
fare il
Tua egregia periona non habbia finora tramandatone i
lampi, come tramandare fino al finde’ fecoli; non hauen-
nell'oblìo alme-
do potato chi jl tutto divora nafeondere
e Viceré di Ter-
no un T om*(fo Gran Giuftiziere,Prefidé,
I, d'Angiò, nè fcpelli-
ra di Lavoro à tempo del Rè Carlo
Conteftabili, Arcivcfcovi,
re le memorie dc’Protonotarj,
benché tacciano le
Signorie di Cartelli, c Titoli 5 Parlano,
rancefco , che milito ne
carte , i marmi nel fepolcro di F
di un altre To-
1400 . di cui porta l’Epitaffio l'Engenio;
>
Napoli Saera
par. i- pai na-
Cavalieri di Piaz-
rnato feguace del Rè Manfredi có altri
ia Utjntt.pai
m/iCilj. za nel i ìdp. fa raedefimo Borrclli,c di Paolo
menzione il
tar.t.JU.jn. ilLdlis. *
...
j „ ,
propria
, Mi qual chiarezza maggiore’, che quella della
dall untone,*
Virtù ? oltre l'eiler nato il Sig. D-F rancefco
che hà por-
de*Signori D. Paolo, e D. rittoria Sanfelice ,
tato, s’egli è vero, che s
Conveniunt rebus nomina quaque fuis. •
linea c
E la Vittoria, c la Felicità nel cognome , della cui
pregi , c Vir-
anche il Sig. D. Ferdinando Cavalicr d’alti
fiato per quello Sedile Eletto * hà dimo-
tù, che anche è
rtrato del fuo lapcre reccellenza*.
havendo quelli avanza-
cortami, mode-
to quella de’ Predeceifori nella nobiltà de’
nel trattare, gentilezza in tutte le
azioni moltiplicate/
ftia
nella perfona del Sig.D.T omajjo fuo degniffimo fratello.
Trcpoz-
Sicché più de* Titoli della Baronia di S.Donato,
zi, e Lizzano in Terra d’Otranto , del
Marchefato di Sali-
ceto, che riceve, e non accrefce decoro al nome d’un tan-
to Eroe* i meriti, c pregi acquiftati à forza di (udori Let-
terari e di magnanime imprefe battano à dichiararlo per
fulgidiflìma Stella di quefto noftro amabiliflìrao Cielo i
0 *
“ poi-
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!
poiché. lìavcndo e/èrcitato tanto ttótoxofé tarichc per
Patria » degnamente* oggi per Montagna .Eletto > ne fa
fperare dalla fua maggior Grandezza iiuQvi’influlIi dife-
heirà al Sebcto. y,' ; i; .
*|
E concorrendo nelPElettato della medefima Piazza
Stella CARM1GNANA» vengono unite à formar le due,’
che quello glorfbfo Carro conducono oflervate nella Tua
colleilazione , è quelli il Sig. Marchcfe d'Acquaviva Sig.
D.Carloj e ballerebbe per dir in due parole tutte ledo-,
rie di si egregia Famiglia il poter vantare dalla loro de-
fcendenzail làngue di S. Severo Vefcovo di Napoli fio/
dall anno delU Redenzione 3 3 5 * al rapporto del Sorgen-
te» Terminio , Paolo Regio » Capaccio , ed altri raccolti VJ/àL*,*!'
dall crudùìfs.5ig. cronflgiicrc Armare . Ne autenticano
l’antichità la Fondazione della Chiefa de* Croci feri, e con
i Vcfpoli quella di S.Maria delle Vergini in quella -nollra
Città; Tra’ cofpicui Tuoi Cavalieri, che hanno ne’ loro In-
fogni foccorlì i loro Regnanti s 'annoverano
un Luigia ed
un Ligorio ,un Cecco armato Cavaliere dal Rè Carlo d’
MlzztUa r/
Angiò, ur Filippo Sindico di quefta Città , un Albertino, *»•
che fervi Con Viatorie la Republica di Firenze, il figliuo-
lo Tìeffario caro all’Imperadore Alberto, ed inviato Ara.
bafuadore al Pontefice Bonifacio , indi chiamato da’Co-
mafehi Podcfià della loro Città » c di Fermo, poi Coni-
gliere di Carlo U.d'Alìgiò, in fine hjvcndo inoltrata la_.
fedeltà fottoil Rè Roberto morto gloriofamente nella..
battaglia contro i Ghibellini » ove fù ferito Pierro Conte
di Gravina fiatello de! Rè, un 'Antonello Marcfciallo d'i-
lo fteflo Rè con tre valoicfi figliuòli Ugo e Gif- Dutt/U% Su
C*/7o , ,
Mencio. Alìtiico Callellanod’Otranto per lo Rè Ferrante,
chiamato da quella Macftà col titolo di Sptilabili^amato.
** j
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a ,
extremo Viro nofiro CMrijJttno ’
Tralafcio i Feudi, i
Titoli, ed il Valore moftrato contro Turchi in Otranto,'
di cui narran le gefte l’iftorie; e mi fermo, Benché di paf-
faggio per l’anguftia del foglio, nella perfona d’eflò Signor
Marchefi:; lo vedo più volte per refperimentata attitu-
dine Eletto per Io Sedile di Montagna, deflinato Amba-
feiadore ad orare allTll. Sig.Marchcfe di Villafranca nella
fua Vice gerenza; haver occupati i pofti più importanti dì
Deputato de’ Capitoli , Grazie , e Privilegi; del Regno
haver avventurato il fangue , e la vita in feryigio del fuo
Monarca ultimamente nel dimoftrare la pronta volontà
nel dovuto , e fcdcl Vaflallaggio .1 Vedo dftamati t Tuoi-
pregi nel fuo Primogenito Sig* D. Andre , che havendo
a*
coltivato con l<* Sciente l’mgcguo , la bell'indole abile.
maneggi più importanti della Patria , e l’animo di voto
alla venerazione delfacro Culto, trafeelto più volte à
malgrado della poca Età dalla Piazza; così dal fianco lo
feorgo a fIìftito dal Sig .D.Gennaro fuo fratello, che in tre
Deputazioni, e fpecialmentc in quelle del S.OfEcio, Do-
nativo , e Governo de' Banchi hà fàtto ammirare fingolar
zelo, prudenza, e fenno: e ben fi feorge, che dovunque fi
ragira lo fguardo à qualfivoglia ramo di quella Famiglia
non fi fcorgono,che celebri Soggetti in Armi, ed in Let-
tere, rilucendo fra effi del medefimo ftipite, benché non
in gradodi confanguinirà il Sig. D. Carlo Giudice della
G. C. della Vicaria, meritevole di gradi maggiori, che il
Dovere l’apprefta, havendo governato quafi tutte le Pro-
vincie del Regno. )
’
•
» ;
Palio alla quarta Srella , che d’infiniti r^ggi coronata^.
nella quanto antica , c patrizia , tanto nobiliflìma Fami-
glia BRANCACCIO dà fplcndori all’Orbe Partenopeo,
di-
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c•
dimolltando in quella Or/a minore con nuovo fiftcmi,
rifplcnderc il cuore del fuo generofo Leone , chs infocati
lampi di valore hà Tempre piovuto , c piove . Ed oh che
oceano, anzi che abbifio di luce è quello ? non abile à va-
, ancorché s’habbia quella Polare per guida . Nè il
licarli
minore il non mendicare
de* Tuoi vanti fard da lontani
paefi l’origine delle TueGrandezze , conofcendo la fca-
turigine dal fuo proprio terreno, ove fin da’ primi albori
comiriciòad haverc ed Eroi, e Santi, nè mi fan mentire-»
gliAutori,che d ’A/preno-, e di due Candide di quella Fa-
miglia dipendenza, e la fantità raccordano, mi fpaljeg-.
la
giano Porpore , e vicino à prender le Chiavi di Pietro
le.
,’
sìhaveflc la volontà del Cielo arrifa à i Voti del Merito,
io vi leggo i Titoli , edx heudl fin è» Utterento anni, c_»
(
prima , che quello Regno fi foggettaflc a’ Regnanti &•££££%:
/aa
tono 'Barnaba , Leone , e Sergio Signori di Feudi pri.
'ma del Rè Ladislao 5 De’ Brancacci , furono le Signo-
rie di Longano , Colledcmenico , Acquaviva, edAlta-
villa in Abruzzo , di TomaJJ'o Rocca d’Evandro , Male-
to , Orra, Cilenza, c Grumo; di Madalena Rocca-,
guglieima, e Vigna Caftrenfe, di Paolo fotto il mentova-
to Ladislao il Contado diNoccra, d’ un’altro Tomajfo
Ceglia in Otranto, di Noja Conte Marino , degli Iteflj il
Ducato di Lullra, e Caltelnuovo , il Principato di Rofra-
no,c Marchefato di Montefilvano; Confermano l'antichc
memorie de’Cardinali Rinaldo Fondatore della Chicfa ,
0
e facro Ofpcdale di S. Angelo detto à Nido, e parlano gli
Epitaffi) di LudovicojT oma/so^MorinelloyN icolò->e Pan
dolfo creati da Celeftino V, Urbano VI, Gregorio XII,
Giovanni X 1 L oltre di Pietro Nicolò , di Paolo Conte di
Nocera fotto- Ladislao;di Marino Cote di Nola Capitano
,1 fot-
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:
fotto Ferdinando II. di 'Boffillo Regolo di Niflano Ifola
dell’Hgeo , di Filippo Conte di Campagna Capitan Ge-
nerale dcll’Efercito di S. Chic/a j di Pietro , clic contro i
Veneti feguendo le parti d’Alfonfo Duca di Calabria^
nell’aiTedio del Forte di Montechiaro colpito da unaj
Bombarda , lufeiò con la vita eterno il nome della iu«_.
Fama* di Giovanni Marchefc delle Nelle in FranciaCa^
valiere di S. Michele , d Andrea Grand’Alniirante in quel
’
Regno, d’ Annibaie , che per l’Imperadorc Carlo V. fò~
Henne con invitto coraggio il Caftello Bergenlc, ò’Ott*-'
vio, ch’apri la ftrada con la Tua morte alla Vittoria dello «
lidio Impcradore contro i Saflòni , di "Burro, di Sacacìo,
Alefsandro,Tom*fso,cà Antonello, chciervirono Bafilio,
Collantino> Giovanna I, e
Ludovico II, come Capitani,
e l’ultimo Marefciallo di Sicilia per Renato ; di F- Lelio
Marchele di Montefilvano, Macllro di Campo ben quat-
tro volte in Spagna , e di quella Corona Confìggete Su-’,
premo , Cavaliere della Tempre infigne Religione Gero* -
folimitana, che contò più Vittorie, che battaglie, più trion-
fi, che giorni, conducendo efcrciti nella Liguria, Infubria,
v marnoso e Belgia, prendendo lfolc, difendendo fquadrc maritime,
q‘tÌ atto non men con l’Armi,chc con Lettere ad acquiftarfi
rimmorta ita 5 D D .Tiberio, c he cad de gloriofamentc_, ,
1 i
'
eflendo Generale della Cavalleria nella battaglia di Nor-
linghen; Màdove rtalafcio iduefublimi Porporati, che
genctofamentc hanno con tantiVolumi dato la dote alle
Scienre per eflcr fpofatc dagl’ingegni nella fàmoia publi-
ca Libreria di S. Angelo à Nido? dico un Francefco Ma-'
ria onore, e decoro degli Oliti, e Stefano fuo degni ifimo
Nipote , fulgide Stelle del Vaticano ? dove i due fulgori
di guerra. F. D.GiofBattiJìa Cavaliere anche di Malta^ ,
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a
Generale della Cavalleria in quello Regno i e del Confc-
glio di Stato, Baglivo della Tua Religione di S. Stefano di
Daunia Marchefe di Rinello , ed un'altro Gioì ‘Battijia
fuccefibrc nel Baliaggio , che arricchì con nuove rendite
la Libreria lafciata dagli anteeeflori Cardinali Zio, e fra»
tello? Io sò, che s’annovera fra loroan'altro Gio fBattiJÌ
decoro della Milizia, un Mario Arcivefcoyo di Viterbo,
Nicolò Prelato diMarfcglia, da cento, c più Arcivefcovi»
in Regno , e fuori , divertì Configlieli del Confeglio Su-
r
premo di S.Chiara di Napoli, fra' quali Gio: BattiJla > e_
Carlo con altri carichi di Lettere, e d’Armi tra gli ellinti,
e tra' viventi un’altro Sig. D. Carlo fpecchio di dottrina^,
bontà di collumi, integrità di vita,e fchiettezza d'animo,
degno della fu prema Toga del Collateral Confeglio di
S.M. ; che hà dimoftrato iomma avveduteti.» , « dire-
zione , come và dimoiando, negli accidenti della Caf*.
Santa dell’A enunciata : con i fuoi dilettinomi Germani
Andrea Vcfcovo di Conversino, Gennaro , e’I Duca Sci-
pione Colonnello nelle Fiandre , le di cui prodezze fon.;
note nelle battaglie di Fiorì, e Mons .Sò che in Francia*
propagata la Famiglia da ’Bofìllo Conte d'Agnano Capi-
tano della Chicfa, oggi habbia l’onore di Pari di quella..
Corona, Duchidi Vilhrs, Marchctì di Gravilla, Grand-
champ, Conti di Maubech , Vifconti di Corance , Baroni
d'Oife , deH’lfola de la Ferte Bcrnarde , Signori di Beau-
bech ; Mà dovendomi fermare nella perfona del Signor
D.Tiberio Pronipote del famofo D .Tifar io, figlio del Sig.
france/co Cavaliere dell’Abito di S.Giacomo,e di Dona
Laura de’Marchcfi di Barifciano della non mai à baftan-
Za lodata Famiglia Caracciola , è d’uopo , che lafci la^;
penna, e che dia luogo alla Fama, che con tromba d’Oro
ne decanti 1‘Eroiche azioni ; l’altezza dell’ingegno , o
nobiltà d’animo, chetrasfufa dal ramo de* Bran cacci
detta delle 'Branche afciutte nelle fue vene par che va-
glia ad epilogare tutte le preeminenze, e qualità de’ paca-
ti Eroi; onde arreftandomi confido
Vengo alla quinta Stella , che nella Gafà di DURA'
Sig. D. Aìfonfo Duca d’Ercie Eletto per lo Sedile di Por-J
to , folgoreggia à chiarori non meno di antica Ptafàpia* ^
che di meriti acquiftati ,
qualità, che più l’originaria NoJ
CtlHs Itmi
c fortifica. Ella è una dell’Aquarie cioè
M J07.
i.
biltà ftabilifce , ,
quelle, che pria unirono ad aggregare quel Nobiliffimo
fi
Confeflo , c ben dimoftra nella perennità l’abbondanza*
delle Virtù, che featurifeono, e delle Grazie, che difpenfa-
Enjenìo Ntf.
•nnnJU. <f}. no ; della fondazione di S. Pietro detto à Fufairllo, forfè
per l'tiRi/ìon dcll'acque,a{ficme c6 l’altre Famiglie fùdett*
un marmo sù la foglia della Chiefa con l’Armi loro la pfe-
lefa . Faffi dagli Storici onorato racconto dèi valore di
Smtvnont» tt- Marco, che militò per Carlo contro la fazione di Corra-;
Militila ix A dino; di Lucio rimunerato da Carlo I. col Dominio della
tamltti*.
Terra di Thiora, Pianella , Murre, e Notarefco , inviato
per ajuto de* Guelfi , che rimile cftinti , i nemici, in Tc*$
fcanclla ; de’ figliuoli Alderamo Configlierc di Carlo II. j
Corrado Arciyefcovo di Siponto: Filippo-, die fervendo
molti Prencipi nella milizia da Capitano, chiamato a*
fervigi delRè di Francia fù creato Conte di S.Martino ;
Tannini 0 Jpt- Sergio fi ritrova Cimiliarca di Napoli, Dignità iftituita al
Uf de’trtStg-
V i* 4. Uni-
ta* rito Greco da Coftantino Jmperadore, che altro allora#
non additava, che un Teforicro delle Reliquie, arredi, e*
Sfollino di Co- danari della Chiefa ; Giovanni , chefeguì la fortuna di
ttimo hi. t.
fil i IX» Diur- Carlo IH. in guerra , edoppo la morte di effo fù uno de-'
ni- «et Duca
4ì
ni.
Mimi ih- gli Otto Eletti per lo buon governo del Regno , Paoloi
.
che
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H
che fu Cavaliere detto dclTArgata Ordine iftituito per
controporfi alle Navi del Rè Luigi d’Angiò à favore di
Ladislao; Curzio Capitano nelle perturbazioni del detto
Rè condottiero di ioo. cavalli: fi feorge la divozione.,
della cafa in un de’ pilaftri eretto da ella nella redificazio-
ne dell’Arcivcfcovato caduto per lo terremoto , concor-
favi con altre fublimi Famiglie, de’ quali Tarmi fi feorgo-
no, additando ne 'Leoni d’Oro , che foltègono una Corona
che quelli Cavalieri fono flati, e fono delle Corone fofte-
gno.Havrci gran campo di fermarmi nella gloriofamcm.
del Sig. Duca D. Camillo Genitore del prefente, ed havrei
immefa materia d’inoltrarmife trattar volerti, ò del Valore
fpcrimentato nell’armi ,ò della fua magnanima Liberalità
verfo ì poverini primo dimoftrato fin dalla primizia della
fua Gioventù, c cosi per tutto il corrò della fua gLwiofaJ
vita, ò ne’ tumulti del fecolo paffato in quella Città , ò
nella fazione di Cartella Marc,ò in Catalogna, Portogal-
lo, e Galizia;Ecn fanno à danno loro i nemici quanto caro
loro coftafTe in Rupitb il fangue, che generofamentc ver-
sò una delle fuc ferite ;vivc, e vivrà per Tempre la memo-
ria della fua coftanza in Olot , Solfona , Cajìelfullit^Cam-
predon, Grumegna , Anticres , Extremox , e Tiergci-, ne fu-
rono tertimonj il General Tuttavilla d’eterna memoria-,,
il vivente Generale di quelle Galere Signor Principe di
Montefarchio,fuoi compatrioti, ed il celebre D.Luigi Po- Tìrdic/if. fi* a
dcrico Viceré di Galizia , allora che fu feudo alla Piazza- riea tftf/Giasio
di 'Badajoi , fico , Tuy ,Monttrey\ e Io decantano le-
Città d’£'uor<*, Ftyros , AJonforte , Aroncbes , Orrore-,
Fronteira^Acumas-, Sant’OleU, 'Uguela , ed altre Fortez-
ze. La Liberalità, e Prudenza dimoltrata in Chieti, ove—
le carte fan fede degli applaufi trionfali , con cui fu in.,
*** - qucl-
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quella Città ricevuto, allora che Prefide, e contro i Fuo-'
rafeiti vi giunfc , follevando la mi feria opprefia con de-
lira più che prodiga ,
fugando la Fame , c diftruggendo
co! proprio Valore ,
c con accurata condotta i Vizj , ed i
Viziofi j nc efpcrimentorono altresì la Prudenza la Cala-
bria, ed Otranto , che anche lo venerarono loro Prefide ;
le Piazze maritiine della Tofcana , ove la prima volta.;
fuvvi Vicario Generale, c la feconda chiamatovi , fù Pro--
videnza celclle , che non vi andalTe , facendo bifogno la>
fua aflìftenza alla Patria, dellinato alla cuftodia del Ponte
della Maddalena dall’Uluftrc Marchefe de los Vclez, allo-,
ra Viceregnante ; conofciuto per cfpericnza dalla fanti»
5
memoria Innocenzo XII. lo propofe a Si-
del Pontefice
gnori della Republica Veneta contro i Turchi , e fe nc_j>
tardò lefccuzlone l'obbedienza, attcndendcndone dal fuo
Regnante il beneplacito ; non fé dimenticarne il fommo
Pallore, che Macllro di Campo Generale delle lue Armi
creandolo , tcllificò con fuo Pontificio Diploma la fui»
(Nobiltà, Fede, Perizia, Virtù, c Meriti, acclamando i Ci-
gni del Tcbro col canto l’immortalità della fua Fami :
ond’è che Napoli non hà che invidiare à i Roma fuoi
p Fiondo
Camilli, fe un’altro Cannilo le diede . Potrei ancora di-
T'”/aru.TÌ (tendermi
;
nelle glorie del Signor D. Antonio Cavalier di
Calatrava, della di cui militar virtù fin fede le Monta-
gne di ‘Sntroji, Melilla^ed Orano ncil’havcr veduto fuga-
te dalla fua fpada le turine de’ Mori ; anzi di chi ammirò
la Fedeltà lo fleflo Mauritano Regnante , allorché prelo
Laracbe , non per mancanza di Valore , ma per delfino ,
pervenuto in poter di quel Barbaro, efaminandonc il co-
raggio, invitto anche nelle perdite, gli concede cort tutti i
fuoi la libertà- Dirci deli’ottime qualità del Sig. D. Fabio
a
Cavaliere d Alcantara
;
cte hà retto fette volte con_»
fom-
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,
mandomi il Sig. Duca figlio d’un tanto Padre à vedere-,
le Virtù degli Antenati nelle Tue pullulare 5
qui per poco
mi fermo, feorgendo in una frefea Età un giudizio più
che maturo , atto ad efler fiato chiamato all' Elettalo del-
la fua prime molle delle fue fatiche. L’acqui-
Piazza, su le
fìo delle feienze ne dimoftrorono l’abilità acclamato
Principe neH’Accadcmic di Filofofia , e ne additorono il
follevato ingegno le Scuole de’ Padri della Società , nelle
fottigliezze de’ Teologi argomenti , Più Deputazioni
della Città , ed in particolare quella del Donativo al no-
firo nuovo Regnante palefarono la qualità de’ fuoi ta-
lenti 5 feguendo ad imitare i fuoi Leoni nel Portegno del-
la Corona fé pompa della fua Fedeltà fino à fparger il
fangue per fiabilire la Pace , c la quiete de’ Popoli lotto
lo Scettro del Dominante , efl'cndo fpettatrice un’infinità
di Gente delle fue fcdelilfimc, c generofe azioni , degno
meritevolmente di portare il bafionc del Pallio, allor che
giuliva la Monarcati cui per tanti
Citta accolfe il defiato
anni non haveva goduto l’afpetto. Più direi, ma mi chia-
ma la fella Stella della noftra benigna coficllazionc ne*
fulgidi lampi del Si ^.D. PIETRO MOCCIA , che per
. la feconda volta nel Ciclo della Patria con la carica d’E-
letto delfinfignc Piazza di Portanovn fcintillante fi rag-
gira . Quali liano gli antichi lumi d’una si chiara ftirpe_
non può a ballanza ombra d’inchiofiro delineate , ancor-
ché il Sole ftello con l’ombra dello gnomone il fuo carni?
no ne additi* l’Antichità è nota, leder raguardevole e per
ricchezze, e per valore Cavallercfco, c per tutte le parti
che richiede una cofpicua Nobiltà è più chiaro del Sole-,
ifteffo , la ftima che ne han fatto tutti i fupremi Signori
*** x di
,
di quefto Regno fi ritrova in tutti i Volumi iftorici dc-
m fcr i tta> arrollò fra’ fuoi Cavalieri Carlo Uluftrc Duca di
Calabria un Pietro creandolo Tuo Ciamberlano , cd il
•>
Tuo marmo fcpolcrale in S. Pietro a Majclla lattefta_.»
Gran Giulliziero di Terra di Lavoro, e Contado di Moli-
fé fù Trucolo Claudio valorofo Capitano al grado di
;
Camericro della Reina Margherita à forza di meriti afce-
fo; oflcrvanti lino all ultima goccia di fanguc della Fede
hanno i defcendcnti di quefto tronco in qualfivoglia for-
tuna feguiro i loro Prcncipi , non havendo riguardo à
perdita di ricchezze» c di facultà, Zelanti fempre di man-
tenere il Diadema loro Supremi» meritevoli perciò
a’
d’havcr ottenuto dal Rè Alfonfo in perpetuo la Portola-
ni di Napoli, Ofliu'u decorolo, e preemincntci di Lette-
re onorevoli icrittc da’ Rè Angioini à Pietro , e Moccio,
fell ^ di M accia , come menzione il Mazzcllas
fuoi cariflimi fà
d'haver goduto , come oggi nella Piazza di Montagna.,
anche in quella di Nido ì’habbiamo nell’Archivio di Re-
u/'ìfiii. * gali Lettere nella Zecca ,
havendo rifeofle le collette per
*'
Nido Tomajfo Moccia con Sergio Pignatelli j Sindico
deftinato dal Rè per la coftruzione del nuovo Porto leg-
giamo rei 1 300. Gentile j Commcfiario per lo Rè alla_.
Città d’Afcoli nella Marca d’Ancona j4lejfandro\ in forò- -
ma per tutti gli Annali di quefto Regno, Glorie, ed azio-
ni illuftri di quelli Cavalieri ritrovanti e figliuolo del Sig.
Duca di Scarfizzi Cavalier dell’Abito di Calatrava, chc_,
più volte di quefto Licitato ha occupato la fede con fuo
Splendore procedendo , hà il figlio Sig- D. Pietro in fu’l
fiorir dell’età domoftrato maturi i frutti del fuo fenno j
potendoteli folpendere l’Epigrafe dato à Rinaldo dal
Taffo .*
Veti
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.
Gerufalemtrt
L’età precorfe, e la fperanza\ e pre/li Liberata enti*
x Jtan jó.
Pareano i fior quando produjfe i frutti.
E da quelli frutti ricevendone la Patria foavilfimo il cibo,
fpera un’eterna , e fertile abbondanza di contenti al pari
delle Virtù, che nella fua perfona vanno con gli anni avan~
zandofi
E perche termina la CeleflcImmagine di quella Cino~
fura rultima Stella del Signor Duca di Cailelgrandine_.
D. FRANCESCO D’ANNA , feorgo non efler già
quella Cometa, che minacci con lo llrafcino , mà Stella-,
filfa , che porta nel fine benefici influii! alla Patria , c che*
portando il cognome d’Anna , che altro che Grazia non
.s’interpreta dall’Ebreo
,
Anni di Grazie al Fedclif-
più
fimo Popolo promette; Che la Famiglia Anna fia la ftefla dtTAm-
che l'Annia dagli antichi Romani procedente famofa per
tanti, e tanti Eroi, non mancano lftorici , che confeifino,
e che già godette nel congreflo di Portanova; clTendo paf-
fati i primi in Napoli quando Alarico prele Roma ; di
Roberto , e primo Cavaliere col cingo-^
Lancillao , fatto il
lo Militare , ed il fecondo caro al Rè Carlo I. fi leggeri
nelle fcritture della Regia Zecca , ricevendo in dono inJ
premio del fuo valore il Cartello di CantaIupo,fù Angelo,
creato Cardinale da Urbano VI. Innìco Gran Sinifcalca
di Giovanna Ih lafciato nel tertamento di quella di etto
Efecutore per Rinato, da cui ottenne l’Infegna de’ Tre,.
Gigli d’oro in campo azzurro per la fedeltà dimoftratc- ,
cd aggregati Nobiltà Veneta; Ferrante Arcivcfcovo
alla
d’Amalfi Legato Apoftolico predo l’Impcrador Carlo V.
che afilli è al Concilio di Trento, Gio Domenico luo fra- :
tello Vcfcovo di Bovino dottillìmo in Legge; GioiFin-
cen^o famofo per le materie Legali , c notabili Trattati
di
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•9
di Qucftioni, a’qdali fè I’Addizioni Fabio il figliuolo , del
Configlio di S. Chiara ; dello fieflo Ceppo fi erede la di-
fccndenza del Sig. Duca di Caftclgrandinc, con le Signo-
rie di Raponc , e Baronia di Lanciano , Tribuno dal Po-'
polo, e non del Popolo Eletto , e come tale Lenza pregiu-
dizio della conòfeiura Nobiltà dalla Maeftà oggi Re-
gnante per la feconda volta con fpecial Regai Diploma»,
dichiarato , ove fi legge : No ba fido el Reai animo d<~»
Su Alagejìad prejudicar à V.S. en cofa alguna de las
bonras , con que Je balla adornado , fin antes bie/t*
ju^ga Su Al agejìad que con ejle nuevo merito le ba de
dar tnucbos motibos con que . S, experimente muy V
a fu fatisfacion los effètìos de fu Reai benignidad
Dimofirandn vifeere dì Padre per la Patria hi meritato
gli applaufi d’un Regno intiero, nonché d’una Città
che hà con accurato fenno ne’ più urgenti bifogni folle-
yato j
aggiungendo a’fuoi pregi quegli , così del fratello
Sig. D-Qnofrio Canonico di S.Pictro in Vaticano , come
del Angue prcziofo della Cafa Sanches^ di Luna alla fua
innevato per lo Parentado col Sig. D. Gabriello merite-
vole per ogni verfo di tutti gli applaufi , ò fia per la de-
feendenza, ellendo de los ricos bombres della Spagna», >
Altiimir* df/te
onorc uguale à qucHo oggi de’Grandi , ò per Io Privile-
Fam
à)i.
’W gio di concorrere all’elezione di quei Rè ò j fia per li Ti-
toli, Officij, Vafiallaggi , Cariche di Grandi Adiniranti,
Sinifcalchi, Giuftizicri, Protonotarij, Capitan Generali,
tra’ quali può dar luogo à D. Alvaro Capitan Genera-
fi
le di Carlo V. in Lombardia , Parentadi con le più ra-
guardcvoli delle Spagne , c di Napoli , della di cui Fami-
glia è la maifima delle Glorie eller fiata la Serafica Madre
S.Tcrcfaj della qualità de’ fervigi fatti alla Corona Ibera,
ol-
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s ,
oltre quegli dclSig.D.P/e/ro fratello del Sig.Duca diS.Ar-
pino,che fervi come Capitan di Fatcriajde’prellati dal Sig.
D.Gabriello , come Auditore, e Capo di Rota in quello
Regno} clfcndo flato egli tra tanti lecito ad orare nella^
venuta dell’lllullrc Duca di Mcdina-Celi Viceré in quello
Regno } fé relazione alla Tempre cara memoria di Car-
lo II. rillullre Conte di S. Stefano, e con le Cedule pri-
ma di Giudice perpetuo della Gran Corte della Vicariaci
ed ultimamente di Regio Configliero la Maeflà delRè
Filippo V . , che Dio guardi, l’attefla leggendovi!! nella
prima: de los merito , y circunfian^ias que fe requieren :
e neila feconda : attcndiendo a los meritos , letras , y fer-
vifios de D. Gabriel Sancbei' de Luna , conformandoli
'
molto bene all’ultima Stella della nollra Immagine l’u-
nione di sì candida Luna.
Ma le riconofcono tutte le Stelle il lume dal Sole, alle
nollre che per fc lleifc rifplendono , non mendicando da>
altri lo fplcndorc ; ad ogni modo non perche l’illumini
ma perchè cortefementc viprcficda, non manca il loro
Soletcomc fi dille: nell’Fgrcgia Perfona deH’Illullrifs. Sig.
D. Andrea Guerriero de Torres Cavaliere dell’Abito di
Alcantara, digniffimo Regente del Regio Collatcral Con-
fcglio , e Prefetto dell’Annona ;
qui sì che ci vuole altro
che occhio di Lince per mirare tante grandezze; De’ Ma-
gnanimi Antenati Croniche piu vetufte delle Spagne-,
le
non fin tacere , traendone antichiflime , à difpetto del
tempo, che tutto pretende fcpellire, l’origine, fiafi quella Si . rtentjn
ò per la parte del cognome Guerriero , che dalla chiara-,
Famiglia Guerra deriva , potendoli trafccglicrc tra tanti
Eroi un Michele Sancba{ Guerriero Cav ilici- di S.Giaco-
ino , c Commendatore della Fucnte dei Maellre ,
un An-
drea
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p ,
dreaGarfa noto alla fama de’ Pofteri per la Virtù bellica
nella cultodia delle Fortezze , fofiegno delle Piazze , ed
Arte Militare ne’Campi ; un D. Pietro Vcfcovo di Orar
nata, la di cui dottrina fè Aupirc il Sacro Concilio con-
gregato in Trento , ed il Marchcfe D. Pietro oggi vi-
vente , Decano del Supremo Confcglio d’Italia in Ma-
drid ,Tcforo di Prudenza , Giuftizia , Scienze , e morali
Virtù desinato dal Cielo per benefìcio , e follievo dell*
Italia; un ’Alfonfo già Prefidente del Reai Patrimonioj ed
indi Vefeovo di Monopoli , e tanti , e tanti Duci , Co*
u m mandanti, e Capitan Generali; oliali del Ramo de Tor-
1
D.c«. :
t
res in un Guttierre^ che con altri prodi Campioni per
J"
una finellra entrando in una delle Torri d’Antiquera af-
fediata dall’Infante D.Fcrdinando Zio del Re Gio:II.aprì
la Arada alla Vittoria del fuo Signore, e dell’Eflercito
contro i Mori ,
cllcndo lo Aipited’un’Albero, che ha con
la bell’ombra de’ rami ingombrata l’EIperia , anzi l’Eu-
ropa tutta ;
pompeggiandovi le Porpore , la prima d’un_»
1
Egidio de Torres Canonico de SS. Cofmo , c Damiano
Giacon. fìb. i. à tempo proclamato da' Canonici Ar-
di Federico II. , e
civcfcovo di Toledo, non vi acconfcntì Innocenzo IV.
volendo avvalcrfenc per fuo Cappellano , e ritenerlo fcco
jpm m. n. à beneficio di tuttala Chiefa; l'altra in Cofmo Arcivclco-
fOi.iùìs. »
vo d’AdrianopcIi, Nunzio in Polonia, Canonico del Ti-
tolo di S. Pancrazio , hayendo voluto arricchire così il
Ciclo l’una , e l'altra Efperia de’ germogli di que Ao No-
r
nVd' si£ui. mc ’ conciofiacche unito Andre n Guerriero , che_,
*.«<»»
otto j] comando di Gio: II. Rè d'Aragona meritò la mu-
rai Corona di Gramigna , al riferire del Mariana , con_;
D- Al aria deTorres^di sì bell’unione ne derivò il virgulto
del Sig. D, Andrea Guerriero de Torres , ch’oggi all'Orfa
Ce-
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. %
Cclcfte; che ilhiftra Parrenbpc degnamente prefiede, ben
degno figliuolo di Francefco , Cavaliere ornato di tutti i
fregi delia Nobiltà , e Viriti , c di D. Catari»* illamx^j
Valdès delie più rinomate Caie delle Spagne, afficme col
Zelamifiimo Pallore della Chic fa di Gaeta llluftrifs. Sig.
D.Giufeppe fuo Fratello; Ed ò che ubertà d* Abbon-
danza* e di Pace ha ritrovato Napoli , potcndofi alle-,
fuc Torri fofpendere il Vaticinio del Coronato Profcta_:
Fiat Pax in ruirtute tua , (y abundantia in Turribuf v*»».
tuia Havendo ritrovato il ricovero in elle la Pover-
tà, ed il Bifogno; fenon meno di quel, che fece l’Anrccef-
fbre Guerriero , ha fatto egli fpalancando quegli Icpoite-
•delle Torri à Guerrieri, c quelli con man liberale quelle
dcllaTua Cafa a Letterati per renderla A filo della Virtù,
che và- raminga px~t lo irfondo, onda veduta rilucerti
per le Gemme de’Lettcrarj fndori , trae ndo-quefto Sole»
Toro fulgido del fapere, che flava afcofo,per porlo à villa
di tutti , rifplendcndo per lui il preiiofo talento del Sig.
V- Leonardo Gutierre T ché farebbe forfè iellato fépoU
to , fe non havelfe havufo un tanto Mecenate , che nc hi
pofto il lume sù l’aureo candeliere della Gloria > facendo
dalla preflura de’ Torchj forgere airimmortalità le fue_.
Legali, e compilate fatiche ne’dottillìmi tre Tomi De
Compenfationibus pubblicati con plaufo univerfale , po-
tcndofi ben dire, che per lui anche fi fcoprela ricca Minie-
ra de Tbefaurii di sì acclamato Giurifconfulto.Or fe non
fi ritrova Scienza, Dottrina, Virtù, ò qualfivoglia qualità
ottima, che un sì gran Miniftro Idea delle Toghe , Efem-
plare d’ogni minillero in fe non faccia traluccre > Non-
anderò, fuor di riga quando un vero Sole lo confcllì , e_
tapeia ; lafci^tido a più fortunata, erudita, c Macftra pcn-
*
*#**
• ,
na,
-
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nà y clic ne deferiva le prerogative ?! non volendoci altro
ffiìfàT che un ’Alt9 Mane-, per ckfctiuerer.tfsTXcearioidi lodi i Io
pr ' 10
'
peròfe mi fonoirtiutl Pebgoiin^blfitó^oVÉ al pari, del
Pcripacetjco,.non potrei chtlritTovare negli fióri pi ì.nait-
fragj^fpcró, chc guidatò daUPalinuro che mifài rigirai^
daietla,Cinofura. di^ujellcLXcitfifiiJgidevStclle,, quale il
Dottor SignorGiovanni firaneone , che di elle Segreta-
rio ne regiilra ibencficilnftulfió Soggetto, non mcn cè-
. lebre per la Giutifpruden-ia > 5 che per la .Dottrinale
pratica dcll’Umane Lettere, giungerò nel porto del gradi-
mento delle Eccellerne Voftre ; ed eflendo la Volita Im-
magine la prima del Zodiaco di quello Libro, che comeL»
Aftrolabio contiene i chiari lumi di tutti i Scientifici In-
gegni al pari della Voftra, che mai non tramonta dal nor
ftro Polo , non andf*rà v n*ll'oceafo dell'Oblìo alcuna di
quelle fulgide Stelle , t fui Carro trionfale di tanta Iuce_,
accompagnata datm Sole folgoreggierà la chiarezza de’
loro Nomi negli Annali dcll'ììtcrniti , acciocché pofiaJ
dire, che quella Cinofurapcr £rmi giungere in Porto.-
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chrìrw. tic Previa monjìrat Ittr-f e fello à piedi 7,
v:,:.;., i. :::i *I
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D. PADOVANO GUASCO
Segretàrio-Promotoriale > ecc.
A CHI LEGGE .
M I fò alla foglia di quello Volume, che appunto è il fecondo
degli Eruditismi Elogj del non mai a diffidenza cele-
brato Sig. Abb. Dottor D. Giacinto Gimma, non già per
accoglierti con repetizionc di proemio ; ma per prelèntarti gli en-
comiaflici componimenti al medefimo diretti , ea in quella fecon-
da Parte limati:
Non tic te cannine fitto.
Gun i-
ti dirò con Virgilio:
Atque per ambage: , èf longa exor/a tenebo.
Han bilògno di lunghi, e ricercati preludi quelle Opere , che non
ebbero per balia Minerva, ed i Falerni fi fan vendere da loro lleflì
fenza lauro; Fermomi (blamente in quello luóco, perciocché rico-
rofcendomi debitore di elporrc allaiucc quelle Iodiche da floridi
ingegni mi lòn Hate elìbite per occupare io, quantunque immerite-
volmente la carica di Segretario della rinomata Scientifica Acca-
demia degli Spenfierati ; devo perpetuarle il plaulò al parere d’I-
delberto, acciocché non pajad’inviaiargli coll’occultamento à Po-
ftet i : Publìcis confpettibu: exbi benda : decrevi , dice egli , veritu: zpifl-it.
invidi. PoJlerorum,ft edrPoJìeris inviderem : E con tal dono mi
fò lecito accompagnare alcune riflefiìoni non ifconucnevoli al
Soggetto, cioè che lì ponderi chi loda,chi fi loda,e perche fi loda.
E conliderando la cagion della lode originata da’ lùoi felicif-
fìmi parti, contemplo che pofionben dirli prima dati alla luce, che
concepiti in riguardo della celerità della lùa Pallade : mà non im-
provida come la taflà CaSodoro ; perciocché nelle lue compofi- n .?*&.
zioni ammirali novità d’invenzione , (ccltezza di concetti pro-
,
prietà di parole , politezza di dizioni , gravità di lèntenze , lubli-
mitàdillile, c’1 tutto condito literarùm fapore , lècondola frale /*»»/<.
deH’iftefTo : Tanto che le la lùa penna partorilce ccleremente,inà
Fidanti ; dipinge all’F ternità non col din prolungato da Apellc ;
V
Compone \ duini finn: fede in uno , lènza tema delle critiche e- Hont. ut. r.
noli ne ; Eifcgna tue alle tire, che le lue Opere finitamente fab-
j
bricate non aj parilccho, ficcome vuoi Cicerone: Omnia fubita Tu/iut.
videti major a\ ma di merito maflìme, colli ignendo egli quali à dif-
diili lo ltcllo, che con penna fòverchio leverà avealalciato Icritto:
+ Non
.
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s.
idtQiat
No» potefl in eo effe fuccus diuturni*! , quodnimis celéritèr ejìma -
turitatem affecutum: Riconolcefi la fùa inente di fjieciall lumi illu-
Ciflrd fUP*
fai iit.ll.
firata, efièndo nobilifiìmo lèntimento del cinto Caflìodoro : Di-
fendi arsi» no/lra [ita potevate cog»oJ'citur;alacritas mentis divini
tanti-m muncribus applicatur.
Le Opere delle lettere non dipendono dal tempo, che ne limi-
ti la produzione
. Una notte di Cleante può generare un parto in
tutte le lue parti immortale Qudl'afflato, di cui fi pregiano fa-
.
i
cri Ingegni fà talvolta , che fi produca, per così dire in uno iftante
quel che non fi mediterebbe in un lècolo.
Quindi non dee recar meraviglia le hà meritato gli encomj
Jul.Farhuranr, del fiore de’Savj; E
le la lode (ficcome ben fai) allo Icrivcre di Se-
»» (fficfcl.iji. neca, e di Tullio confifie nell'cficr lodato à laudatis Viris non uno
tantum, fed pluribus , apri il libro , e conolcerai ben tolo di che va-
glia fiano i lodatori, quanti cnccmiafìi , tante ftelle di prima gran-
dezza del Ciel Letterario ; Onde efièndo piacciuto à Soggetti di
tanto pregio, è d’uopo conchiuder con Orazio :
Hor hi. i tf.
17-
Prineigibus placuijfe viris non ultima laus efl.
Non mi accingo a defcriverti i qui raccolti componi menti, e
gli altri traJafciaii per dar giudo corpo al Volume; ne vò prender-
mi la briga di ponerti lòtto gli occh r tutte le virtù,tutti i meriti, e le
doti deH’Autcre,che qui hò prefo lòl di palléggio à raccordare.
Elleno fono tali, e tante, che me gli fanno adattare l’antono-
mafia di Multifeius, attribuita al V olaterano da Gaubardo,ò il pa-
negirico del Poliziano à Tertulliano drizzato in omniliter atura
, Nt/ychim eminenti fjìmusjtt il cognome d’infaticabile dato al fàmolò Didimo
lefili» II» Vyii~
n.t jifax.
Aleflandrino dall’interno di bronzo, che fi dille avere, perche con
indefefià fatica vedeafi pender da’libri, avendone Icritti più di tre
mila, e cinquecento ; Non efièndovi Icienza, in cui non abbia im-
prese orme di gloria; non v’è facoltà, in cui non fi fia laureato
I Peripati raccolgono per le Filolofie.Per leTcologie le Cattedre
C'rifliane lo vogliono; I Eoli lo predicano per la Giurilprudenza;
1,’Accademia d’Arcadia tanto celebre nella Città Capo del Mon-
do con pieni voti tra fuoi Pallori arrollandolo col nome di Liredo
MeJJ'oleo, gli hà dato il pofièfib in quel felice Terreno della Cam-
pagna deliziofà predò la Città di Mtfibla , vacatane 1 apode filone
per la morte del Cavalier Nicolò Maria Solima daMefiina, già det-
to il Paper Palladio Mejfoleo.
Cheli può dir di vantaggio? la Città di Napoli Madre fecon-
da di gloriofilfimi Eroi, attributo datole con altri convenientifiìmi
in più fuochi di quelli Tomi dal r.cflro Autore , Napoli che oggi
Elo& iifil.'-Oj. viene degniffìmamente rapprelentata da’ lùoi lette Eccellentilfi-
mi Eletti, quali nuovo Septemvii ato Napoletano, à cui è drizzata
la _
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provida vigilanza de’ auali accre-
Ja preferite chiara fatica,ed alla
fee pregi coll’accufata prefettura dell’Annona quel Neriorc si giu-
do delnoftro Secolo, il Reggente Signor D.Andrea Guerriero de
Torres Cavaliere dell’Orcline d'Alcantara (degno che dalla cor-
tinari’ Apolline il titolo di Savio riporti ) mentre allo fplendore de’
Natali,fomma integrità de’ codumi,fòmma prudenza, varia, e pro-
fonda letteratura accoppiando, lampeggia nella Italia, enei mater-
no Cielo delle Spagne illudriffimo : Napoli dico vanta d’averlo
feelto per filo Avvocato col Regio Afsenfò; Mà per finirla, facen-
dofi egli feorgere per tutte le virtù più cofpicue adornatifsimo, co-
me ferve à’ pre lènti di dimoio nella carriera delle gloriole fatiche,
cosi farà d’efèmpio a’Poderijacciocchè non marcifcano nell’ozio:
ma procurino con odinate vigilie d’illuftrar loro defsi ,
e quei , che
con vanto di Angolari avrà prodotti il lor Secolo.
Gli fi copij adunque la lode data à Cicerone da Plinio fecon-
do Vir ad omne genus eloquenti# geuitur , perche di tutto incefo,
:
non edèndogli erudizione alcuna afeofia Boezio
in tutto verfàto, .
fù nominato da Agrippa Uomo multiplicis eruditionis, leggi,che fè
fruHus editus prodit Anelarci , nella prima pagina t’accerterai del
tutto; offervando di vantaggio , come egli con quelle fùe Opere
non fòlo hà immortalato il fùo nome , mà tutti decantati dal fiuo
i
vadiffìmo ingegno ; con che li potrà ben chiamare immnrtali tatis
dator , nomenclatura attribuita da Plinio à Tacito. E fè à ciò la eli
lui modeftia s’opponede , rompila cogli argomenti fatti à Caffio-
doro Tu enim ilio s affumpjìjìi vera laude deferìbere , & quod t n -
:
Curtiod.»»
fot.
modo hiflorico colore depingere; quos fi celebrandos Pojleris tradas
abjluìijli confuetudine majorum morientibus decentèr interitum .
Gli farai con ciò feorgere il tuo gradimento , e gli darai dimoio à
pubblicare altri parti, e fecondar le fortune di quedo fecondo Vo-
lume, à cui è toccato in fòrte vederli decorato nella prima pagina
dal prjmo Minidro del regnante Pontefice, dicodalfEminenufsi-
mo aig. Cardinal Fabrizio Paulucci , à cui , più che all’antico Fa-
brizio conviene l’encomio di Pirro: Illeejl Fabricius , qui diffeilius Stx. Atir.Via.
ab bonepate, quam Sol àlito curj'u averti poffìt : Onde negli affari <U rtrii illmjt.
del Mondo Cattolico afsidito dalla dottrina ,
e dall’integrità della
vita fà conofcere , che la politica , e la ragion di Stato poffòn non
andar difgiunte dal Vangelo . E per ultimo fè à qued’Opera ono-
ra l’ingredò la veneratifsima effigie d’un tanto Porporato, non la-
feia coronarle il fine il primo Minidro del nodro Augudifsimo
Cattolico Monarca ,che le di lui Reali veci fòdiene in quedo Re-
gno: Quefti è l’EccelIentifs. Signor Marchefe di ViglienaDuca
ci’Afcalona , lòtto il di cui riverito lìmulacro potrebbe fcriverfi
4* a l’cpi-
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a
F epigrafe: Clarini Afilitia, T
ogaque decut, ò l’altra Vivax He- :
fperla parenti: AJlrum Principe quanto temuto dagli Empj,tan-
:
to fautore del merito ed applauaitilsimo da tutti Popoli men-
, i ,
tre còlla fila venuta fgomhrò qual Sole pacifico le tenebre delle
difeordie e polè in calma tranquilla Tacque intorbidate delbcl
,
Sebcto : Convien , che’l dica col nettare della erudidlsima Muli
del Sig. Andrea Perrucci, Pindaro del noftro Secolo , hi la cortui
penna radoppiato il volo alla Fama, che Io rende chiaro per le tan.
te eruditiflìme Opere pubblicate nella Repubblica Letteraria,nel-
la quale lì fa egli feorgere meravigliolò ; perciocché si in vn tem-
po nello fàlire in Pamalò
,
per venerarvi Temide, acciocché pa-
reggi gli Scevoli ne’Fori,e per ricevere canori influii da Apolline,
onde uguagli Marini, Torouati, e
i i iTefti nell’Accademie : Colla
fùa Mula dunque, che fi fè unire si armoniofa,dirò :
Cnm.Pttt.4il
Ftrrucd Sarti.
Onde tra noi rimbomba eco vivace:
Se per fcala di merti à gloria /ale; '
Nel venir di Pacecco ecco la Pace.
Concorri intanto anche tù colla piena di si gran piatilo, ortè-
F
quiandolo colle tue lodi : avete lìngua avete colloquiis,pcr fa-
vellar colle voci di Calsiodoro ; Ent quoque ve/fra benevolenti
lata , ut cum dignis cbwritatèm impenditis , ad exemplttm cateros
iwitetis .
ajf
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\
. . .
APPLAUSI ACCADEMICI.
Al Sig.Ab. Dott. Signor
D. GIACINTO G I M M A.’
S’allude al Giacinto Fiore , e Gemma ,
che porta nel Nome
SONETTO.
L Fior così gradito al Dio di Cinto;
I Moftran
La Pietra ,
ch’è sì cara à
nel nome tuo, dotto GIACINTO,'
tutti i Numi ;
L’cccel/è qualità de’ tuoi coftumi.
D’Azxur Celefte, come il Fior dipinto.
Con odor ai Bo«eà l’aria profumi ;
color aual Gemma cinto,
Di purpureo -
Additi del Paper fulgidi i lumi
Prato, ò miniera, di Virtù, d’Onore,
Fior non produflè mai così giocondo;
Gemma non diede mai di più valore
Sicché di Glorie, e Meriti fecondo.
Come Fiore , lèi tù del Sole il Fiore ;
Come Gemma, lèi tù Gioja del Mondo.'
Jl Dottor Andrea Perrucci.
•V JL VJl Jl V VJL V Jl '
•¥• JLTT XV Jl’V’JL TT Jl TTJu 7T Ju
Ad Eundcm.
DISTICHON.
Inteoer es vìtee , feeleris fat pure HTACINTHE
Te bene prò meritis Infila /aera vocat.
U.J.D. Andreas Catone!.
V s
Per gli Elógj dcirEruditifsimo Abbai#
SIG. D. GIACINTO GIMMA.
L’ACCADEMICO SPENSIERATO ABBATE GIACIN-
TO GIMMA 1603.
Anagramma numerale.
SCHIERA D’EROI RENDÈ IMMORTALE CON
LA PENNA 1063.
SONETTO.
Cbiera di dotti Aro/, più non temete
S D’ implacabile morte
Se Icrivendo
il fiero Arale
vi rende oggi immortale
;
Con la nobile penna un nuovo Ermete.
Meglio del Marte Acheo voi rifplendete,
Cui di Stige bagnò l’onda fatale ;
Se da’ fiioi inchioftri. balfanm vitale;
Spirti d’eterna vita al Mondo
havete.
Gemma egli è, la cui fama alta rifiiona,’
Se con lode il crine ingemma
lètti ai
Aftuol d’almi Licei , d’almo Elicona.
Che le d’Eritra, e d’indica maremma
Talor fregian più gemme una Corona;
Or tede più Corone una lol Gemma.
D. Antonino Mongitorc.
V V Jk. Jt v V Jt V Ju ’V Jt TT Ju V Ju
* •¥»
H Y A GIN TU S GIMMA
In Regno Neapolitano AcadcmicuS IncuriofusJ
Inflammatus.
Anagramma purifsimum.
• Scientiarum Numen >
oc Via
Omnia calle
Digita bymnis , FaBo ,
Augurino promir.
P.AuguAinus de San£ìis Ord.Carmel.
Excalc.Divs Therefiac.
AI-
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, ,
Allo fletto :
ODE.
TX A le cime canute
| I Del Tauro d’ Oriente
(jià fuga il Verno il giovinetto Aprile.
L’ onde , che correan mute
Sotto l’incarco algente ,
Van loquaci al fòifiar d’aura gentile.'
Fuor de l’ufàto ftile
Gonfio di fciolto gel Rio pellegrino
Porta torbidi argenti al mar vicino.
Fatto il fùol di fmeraldo
E di Zaffiri il mare,
Chiaman la greggia al Prato, il Pino à Tonde.'
Di Primavera Araldo
Zeffiro anch’egli appare.
Che vien di fiori a popolar le fponde,
E rendendo feconde ^—
Le pria Pioggie, il filo bel nome
Iterili
Invita tronco a rinovar le chiome.
il
Al temperato raggio
Brillano Paure intanto.
Teti ride frà calme, Hebe tra’ fiori.
Entro albergo felvaggio
Off'ron gli augei col canto
A la (corta del Sol mufici onori.
Ninfe divifè in Chori
Guidan balli fedivi , e in ogni loco
Sparge tenero Amor tèmi di foco.
De itagion novella
la
A i fòavi refpiri
Scuoter la pigra Cetra anch’io difcgno.
E già benigna (Iella
D’ eruditi deliri
Nembi difcioglie a innebriar l’ingegno .
Prendo il muiìco legno; •
E fè non è bugiardo il biondo Dio,
GIMMA , fcopo fei tu de l’arco mio.
Tu, ò GIMMA, il cui plettro
In manna d’Arno intrifò
. Fà d’Elicona infiiperbir le fponde;
E al
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,, , . . .
E al tuo bel crin d’ Elettro
11 vago Arder d’Amfrifò
Intreccia fregi di Caftalie fronde:
Tu, che non bevi altr’onde,
Che d’Ippocrene, ove la Gloria immerge
I Nomi, e poi d’Etemità gli a/pcrge.
Io da lunge t’inchino
Ed a l’alma tua grande
Vuoto il mio cor d’oflcquiofi ufficj
A te’l Genio Divino
Offre augufte ghirlande
Chinan le Grazie a Te I’auree cervici.
(Fama tu’l ver mi dici)
Pallide duolfi in sù’l Cecropio margo,
Che ’l Ciel non fia per lo tuo merto un’Argo
Qualor tocchi la Lira
Pimnla è maggior, e ftende
La fatidica pianta ombre più belle
L’ Amor di Giove accenue
Se vai co’ Zoroaltri in sù le ftelle.
i
D’ Atene le novelle
Aure rcfpiri, e perfcrutar l’ignoto
Sai di Natura il fèn, la forza, e’1 moto.
Spirto ne le tue membra
II vanto a Numa toglie;
E prtflo te Solone appar men fàggio
Di Pericle raflèmbra
L’ingegno, il labro accoglie
D’aurei Neftorri il domator linguaggio.
Sò, che del ciglio il raggio
Per Catone t’accufà , e core ifteflò1
Moffra il ritratto di Trajano imprcflò.
Ma dove ardito io fcorfi ?
Tal non m’infiamma ardore,
St che d\in tanto Eroe le lodi io canti.
Pregio fùblime è fòri!
Di nobile Cantore
Ridir di glorie tue gli eccelli vanti
Son difùgiwli i canti
D’ofcuro Cigno a così chiaro oggetto;
Nò corrente Dircea racchiudo ih petto.
s, ,, .
Intanto per Te avvolga
doto a l’etemo fulo
Con maraviglia i Secoli di Pilo.'
La Biga addietro volga
Ancora il Sol confidò, x
R aggroppi di Saturno il biondo filo ^
O diVirtude Afiìo ,
T’offro olocaufti , e quai fi denno a i Numi
Vò tributarti d’Achemenia i fami.
Antonio-Francefco Candido Tramontana.
Ad Eundem.
epigramma.
IMMA Jlylo attollens aìienam ad fydera fontana ,
Attollis famam non minus ipfe tuam.
Scrfptv Jw funeri* alitato «
Hinc etiam perpes vita futura tua ejf.
Dunque ali] ,
laudefque fuas , laudefque fuorum
P’irtHteJ'que legent ,
te quoque nempè legent.
Bartholomaeus Mafculus
Ad Eundem.
"EPIGRAMMA.
^^SjiTc tantum decor at Pboehì lux aurea Olympum ,
Nec Romam veterum fortia gejla Ducum ;
Aufpice te quantùm rutilat fulgoribus auÙùm
Innumeris J'acrum Palladis Imperium ;
Perge ergò , nulli parcas HTAlIJ^THE labori
&
Praferet ipfa tini P alias amica facem.
DISTICHON.
Turpia progignunt celeres portento labore
Hoc tnirum : properans optimo GIMMA facit.
D.Blafius Aldimari Reg.Confiliarius.
Ad
, . . . .., ..
Ad Eundcm.
E P IG R A M M A.
JP) 0 Brina infgnis qua polle!, Candide G IMMA,
;
Decantet Taudes , ut tibi quifque , meret
Attamtn immenfum crefcit ,
quod plttribur una
Proficit è' magnum profpicit ijpfa bonum
Omnigena clari quotquot virtute fuere ,
Partbenope & fummo t protulit alma virosi
Quod femper tati ilìujlres memoreu/ur in Orbe
Ejt opui ingerii}. DoBe H1ACINTHE
, /#/.
linde tua merito celfe virtutìs adauBi,
Augebunt meriti nomina dora tui.
Verus Sol cunBa illuOras dum luce perenni.
Per te anjplum Patria fulget vbique decur
ll.J D. D.EIafiusdeÀvitabile.
e&Sì SjfcS’ CFf3* '&& éCVZt cuti*? «a? TE*S> ««Rù
AD D. HYACINTHUM GIMMa.
EPIGRAMMA
N Omina , GIMMA, canir Script orum
Virtutum modulis , cum modulata nitent
Collipitex multis meliate! , dulcè laboras ,
, miracanentunx
‘Xlmnibm ut valeai /erre Juprema viri!.
Quifque bonum fcripfit, melius tu fcribir in omni:
ficee meliora patcnt ingeniofa tua
Optimu! ipfe qtàdem vocitandus , dignu: bonore »
Optima dum doBot arte docerc Japis
#
D. Cxfàris Perri.
*?T JLTP AV V •¥• A. V JL •¥• Jt V Jt V J*. •¥* JL V
Ad Eundcm .
EPIGRAMMA.
1^ Um fgnsr Lati]! aliena encomia faflÌ! >
Carpir ab eloquio gemmea feria, tuo >
Hinc
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. s , ,
Hinc ftupefaSa novum celebrant te Jecula Pboebum ;
Supplicai & gemme laurus amica tuie;
Hoc metuens Pbabue : nojlras ait , accipe lauro ,
,
Tu mibi da gemmas GlMATA di/erte , tuas
, .
Aliud*
Alalie , HTACINTHE , tua Pbabus preconia fama
Audiit , iS talee edidit ore J'onos :
Quoe olim Oebaliue noJiros'HÌ'AClNTHUS amores
Senferat , bos Latiue nunc HTACINTHUS babet.
Aliud.
Oebalie Aujonio cedas, HTACINTHE Hyacìntbo
Attulit bic Phaebo gauiia , tu lacrymae :
Dum vidit Pbaebue tua funera ; reddidit ai ai !
fdttjus Jl mideat Jjxit>ta* reponet io !
D.Cajetanus Nitla, & Correa.
AD EUNDEM.
Occafione ejus diei Natalitij duodecimi Martij Sole
Pifcis fignum pcrcurrcnte
E LO G IUM.
LlufhilJìma: INCURIOSO RUM Acaiemì*
I Literatorum Viridano Literarum Seminario
, >
Virtutum omnium botto ,
Cognomento Illulìrijfimi Principie /aera LAURUS .
Et v get,
:
C
viret,
Qua Palladios feientiarum por ee colligentes literario Orbi
Jnnotefcunt ;
Ubi
Lilia doUiffìmi Cactus infgnia ,
Et ], nrent , ér olent ;
Ubi tandem
Vegetante & vernant nemini fecundi
a ++ HTA-
, , , ,
HTACINTHI, Florum Ocelli ,
Quia nomine perquàm floridi ;
Jlluflrijflmi Promotoris GlAIAIA decorati.
Hic
A Cunis fcientiarum curis
Dicatus,
Suo Jic influente Animi dota
borofcopo
Sub Pifcis etenim Signo , Jovis domo , menje Alartij natus
( Minerva à Romani j dicato
Quinquatriis pompi: exornato )
Nimirum , G lngemum mirum , # òapientiam mirabiliorem,
Jbt admirabilifimam fldelitatem
• Portendebat.
Innocui: moribus imbutu:
Calamo , é7 Or?-, Virtuti: amore
Gloria iter pandit ,
Amplijflmorum Virorum gejla felici elucubratioHe
AEternitati facrat :
Im7nf '<r"~'t"s Ogui , yturtum T~oluminum
>
Singulari eruditione refertum ,
Scientiarum quippè omnium
ENCYCLOPEDIjE titulo
Proximè prato oflendet ;
Meritò igitur ( fi ex Virtute Securita:,
Si ex benè gefti: uberior latitia
Provenit )
Fautori Protettori ter maximo ,
,
In difciplinarum Oceano
Vere fulgentifimo Sideri ,
memorando
Inclyta . & fidelifima Civitatis Neapodi:
filava SECÙRORUM Academia •
Humili quo pollet c antri ,
( Quìa canoro Cycno
Eruditismo nempefi). BALTHASSARE PISANO
Apollini: G
, Aflrea utraque Laurea donato , adjuta )
Tanti Viri decantando Minervam t
Elogio plaudit
Atque omnìiem Vota excipien:
Et lingua , calamo #
Omnium obfequentifimus , atque devinttifflmu:
U.T.D. Carminus Giannini Securorum Secretarius.
De
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s . . .
De Acadcmica Incuriororum Rufciani , cuius Promotor
‘
D- HYAC1NTHUS GIMM A U. J. D.
contexit Elogia Academica.
Alludit ad Symbolum Acxdemìcum.
epigramma.
T
Caldèra gaudent antiquo V*ite Camcenec
i
Ennius infìgni cannine tejlis.erit.
.
vatihus b.iud minus eft Celebris nunc Grada
maina j
Germine quos nutrìt Rufcia florigero.
Lilia prctexuut candenti tegmine Cycnos
Aquorum foliis cura feuera fimi.
;
Otta carmen alwit animo tranquilla fereno
;
Lilia dant apibus condere mella
Jìnu.
Ut facilè expromunt dulces è pedore cantus
rlorum Aura stornarsi yua-J,, .
’
Appulus bus fonte Eloquii l^.r CycHcus nritat '
Delicium Tu/ij, Pbcebi HTACIHTHUS am’or.
Aliud
Et Mufìs , Sophiaque fuit }am Grcecia Magna
P ercelebri , pariter nunc quoque dora viget.
Ennius , éT Samius probat hoc memorabile dtkum
• Pytbagoras , j.orum $ clara Lycea feges.
Rufcia dant fapere , & pariunt tibi Liti'a Vates
Qua; Pbcebo clarus rare HTACIHTHUS aliti
Allo Stefso
Si lodano lefue faconde , & erudite Opere .
SONETTO.
Uefìo GIACINTO fol gloria d’Arcllo,
Q E di Mercurio in eloquenza , e canto,
-- Di sì fiorito, e sì canoro hà il
vanto;
Ch’Idea de’ fior d’ingegni il Ciel formollo.
Rende
.
Rende ogni Saggio sì d’onor fato Ilo,
• Ch’aura a i Nomi influir può' d’Amaranto;
E sii Io ftelo fùo s’erge cotanto,
Che su l’Olimpo ancora Ermete ornollo.
A caratteri d’or porta l’immago
Sù foglie lue n’immortal fior Peonio,
Che fparge eterno odor dal Gange al Tago.
Arride a quello Fior Flora, e Favonio
Con aufpicj di Fama, ond’è sì vago,
L’Arcadico Cillene , e il Pindo Emonio.
Allo Stello.
Per li fuoì eruditi Elog j 4 i Signori Accademici
Spenfurati di Roffano . >
sonetto:
Uanti, GIACINTO, Eroi, quanti Seguaci
Q Hanno
Di Mercurio, d’Apollo, e di Minerva,
Dal voflro Stil
d’illuftre gloria
, cui l’Eloquenza è ferva»
eterne faci!
Voi gl’involate a i Secoli voraci;
E de la Parca a l’afpra man proterva
Con penna, che memorie altrui confèrva;
Che fon per altro labili , e fugaci
De la Facondia Achea, Latina, e Tofca
Infiorate i lor nomi; ond’hanno il vanto
Tolti per Voi di Lete a l’onda fofca.
Onde al voflro GIACINTO il pregio è tanto,
Che perch’ogniun l’ammiri , e riconofca,
Hà l’Immortalità de l’Amaranto.
ÀI-»
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.
Allo Stello;
• i . •
,
BUON CAPO D’ANNO,
Con augurargli U prejla Public anione de fuoi facondi ,
td eruditi Elog j
SONETTO.
N E
E
E l’ Giano il varco al noveirAnno,
aprir
T’aprala Fama, ò GIMMA, un bel Teatro;.
da te" fgothbri ogni duol tetro , ed atro,
ti- dia gioje ,
ch’immortal ti Fanno.
L’ali le Glorie tue dilateranno
A faiti de l'Europa Anfiteatro;
E l’ Invidia d’ Abiflò entro ilbaratro
Precipiti ,
impotente a farti danno.
Quindi ammirata la Sirena afcolti
Gli applaufi de le tue racunde cart® •
Onde duolo d’Eroi da Lete hai tolti.
La tua Pallade efùlti in mezo a Marte,
Godan gli Amici tuoi , cedan gli ftolti,
E trionfi di te l’Ingegno, e l’Arte.
D -Carlo-Andrea Sinibaldi Cavalier di S. Giacomo.
AL SIC. D. GIACI NTO GIMMA.
SONETTO.
H A
Con
Ai tu di
Nome
te bella
le
Gemme , e di Giacinto i! Nome,
immortai, c’ha preziofo il merto.
Virtù d’Aonio Serto
trecce di Dafne orna le chiome.
Tua Penna illuflre in fii le carte o come
Ha de le Mule a noi l’erario aperto.
De’ fàggi Eroi ne le notizie efpeito,
- Tu dd Moftio Ietco le forze hai dome.
D’eru-
.
D'erudite influenze il Cielo avaro
A te non fu, (è di Cillenio hai vinto
Ne’ tuoi Volumi il favellar si raro.
De la fìia Tromba d’oro il fuon diftinto
Sparge per tc l’occhiuta Dea , che
caro
A l’armonico Dio tempre è GIACINTO.
D.CarIo-Domenìco di Sandro Duca di Vìetrì. -
Ad Eundem
D1STICHO
P
Majugtna , Aonìdet , alias , Pbubufquc
H.
viderttnf
(Jmnei ore ìoqui ,
GIMMA diferte , tuo.
Fr. Daniel Scoppa, Epifcopus Nolanus.
Ad Eundem
EPIGRAMMA.
I I jEroai Claris variar dum laudibus eferì ;
Laudei jam monjtras ipfe , tìl'AClHTHE , tuas\
flaùd podi ejl alici quisquis dignofcere , vires
Hi prius ingenii percipit ille fui.
'
U. J. D. Dominicus Bombacius.'
ObCoronidem Operi impofitam cum Elogio Excellcn-t
. tifs. Dom. Marchionis de Villena Neapolitano in
Regno Regias Viccs gerentis , Scc*
EPIGRAMMA.
M
He
Agnorum monumenta vìrum , ac decora
Eloquij aternai , dum meliore tuba'.
corrumpat edax ingenti a fa Eia vetujìar
inclyta /acri
Pof era feda tuwn nomen in afra ferent.
Quii
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. ,
Quòd Tanti tartan extremo JUB fine lahortm
Clarius Herois fortia gefta ca»ir ?
Quem Sopbia , è* belli virtui interrita tollit ,
Hic tibì promeriti culmen bonaru erit.
N,
U.J.D. D.Francilcas Crivelli.
TT Jk. TT Jk. •V'Jk.'ÌP JLVJfcTrJtVJt Jk. TTJk.TTJi.’V*
AL SIGNOR Di GIACINTO GIMMA
Per gli E log j
da lui compcfli agli H uomini Illuftri
dell’Accademia degli Spenjierati di Rojjano.
S O N E T T Oi
OCrivì de’ Vati. Ed il lèmbiantc ,‘efpreflò
^ Di più d’unVate entro
Negli Elogi, che ferivi , io ben mi accorgo,
i tuoi fogli io Icorgo:
Ch« fai, loHaml/voltmi, lodar tC (It'flÒ.
Me pur vepg’io fra quelle carte efpreflò.
Nè più d'onda Letea pavento il gorgo;
E, fé a vita immortai da J’ombre io fo reo.
Solo è di tua virtù, GIACINTO, eccello.
Quindi è ragion , finche havrò Cetra al collo, x
(Che’| mio" giufto defio non mai fi feema
Gli Encomj tuoi di celebrar fatollo
Cantirt mufici Orfei con voce alterna:
•Sé diè morte a Giacinto un tempo Apollo,
Or cento Apolli un Ibi GIACINTO
eterna .
1
Federico Alenimi.
Alla Penna del Signor
D. GIACINTO GIMMA.
SONETTO.
IMMA,
G Se
fé a la tua Penna
Veggo quanto oprar puote humano ingegno:
già d’ogni faper trapaflà legno
il
il guardo io giro,
E uende il volo filo fino all’ Empirò.
'E'E'f* Di
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,
’•
Di quanti più fàmofi uriqua fiorirò
Pallade ne Tatti ; ella il più degno ' '
Di
Te già dichiara: Onde ripien di (degno
Giacer vinto à tuoi piedi il Tempo io miro.
§E Tè felice, à cui fù data in (èrte:
felici ancor quei, ch’ella al fatale
Colpo fottragge; e Fama ayyien che apporto.
Del Caduceo oErmete hi vanto eguale
, ,
Anzi maggior ; quel può ritorre a morte
Gli ertimi , e quefta un’Uom rende immortale. *
• *
• f .
D.Gaetano Coppola Prìncipe di Montefalcone.
AVAVJLVJt’VAVJtVAVJk.VAVWXrjuW.*.
In lode del Sig. Abbate
D. GIACINTO GIMMA
Promotore della celebre Accademia degli
Spettorati .
SONETTO.
G Loria di Pindo, ed alto onor di Clio,
Cui bagnò d’Ippocren l’onda flirtante ;
Mentre di Pimpla infra le (acre piante
Arfè del tuo GIACINTO il biondo Dio.
Il Colle, il Bofco, il Monte, il Fonte, il Rio
Rendono al. Plettro tuo Eco feftante;
E à dare il viva al pettine fonante,
Senz’ali è’I Tempo, e fènz’orror l’oblio.
Ti fan cerchio più Lauri ; e le canore
Corde Dircee de la tua nobil Cetra
Vantart frà gemme , e fior chiaro l’albore.
"
O l’altre, ò l’un fèmpre immortali a l’Etra,
Ch’ à iparger Sabe, il tuo GIACINTO è fiore,
Cb’ à farti eterno il tuo GIACINTO è pietra.
1
F. Giacinto-Maria de Petris Baccell.di Sac.Teol.
delfOrd.de' Predic.
AD
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i ,, .
AD DOM. D;
Ir'*
HYACI N T UM •»*- ' *
Gl MM \
EPIGRAMMA. V*
•
"•
. . i' i i t- •
/,
r Lluflras dum , GIMMA ,
##// /of nomina cbar'tis ;
[
lllufrani cbartar non mirrar , illa tuas :
Jic gemmar augere folet fulgoribur aurum ;
Atque augere aurum lumine gemma folet .
Allo Stefso.
.i. I V <» .
* ’
t .
*? •. • V 4. • •
/V /i y«o#‘ Eruditi E log}.
S G\ N E /T T Q.
0 Prezzino pare
01 GIMMA,
Maufolei del Faro, i
color, che il tuo fùblime ingegno
I>’ eterne piume armato .. alza a tal legno,
Ov’ han contro l’oblio fermo riparo. — -
Qual làido marmo può del Tempo avaro '•
Mancare il dente, o rintuzzar lo fdegno,
Come tue carte ; per lo cui lòftegno
Vivrà H nome di lor degli anni a paro?
Tocche da ’nvidia il cor l’Età vegnenti
In mirar, tua mercè, con immortale
Grido tante alme conte ir fra le genti
Felici lor , diran , cui penna tale •
Honori fè , che non làran mai Ipenti;
Lo Itile havendo al gran fubbietto eguale
Al Medefimo.
SONETTO.
Dorato GIACINTO, onde s’infiora
VDi/ D’ immortai lèrto e quello erme, e quello :
cui più raro mai , nè mai più bello
Zefiro non produfiè in fèno a Flora:
Non già di brine la vermiglia Aurora »
Hà te nudrito in sù l’April novello
Mà fudor chiaro micelio
d’illuftri
Tue profonde radici irriga ogn’ fiora: •
2 Ina-
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, .,
don temi al càldo, o al gelo;
Inaridir
che ti calchi mai greggia , o pallore ;
Ne
Omanchi a tuo favor la terra , o’I Cielo;
Spira per tutto il tuo gradito odore ;
Et navrà fèmore il tuo felice (lek)
Fiorito il verde, e verdeggiante il fiore ;
'Abb. DottJ). Giovami Bortone.
ì
.1 AdEundem ..
'
E P IG R A MM A.'
I
j llm tot , GJMMA , <9Ìros cultis tu laudibur omas ;
Curruntque
eloquii {lumina clara tui ;
Jam laudes in te confrrre ptrtuner ,
tetigit ,
Ac animum magna cupido meuvu
celebres
,
Mentis at audacis confu Ito. vela retarf:
Ne temerò infanis fratta maderet aquir.
Hot igitur meritos «eque celebrabit bonoret
Non mea , fed tuamet lingua diferta nimis.
A! Sig. Abbate " <
D. GIACINTO GIMMA'
DtgniJJìmo Tromotore della Celebre Società degli Spetta
jìerati di Rodano.
SONETTO.
GIMMà, Gemma lè’tu, che’I vanto involi
Al più chiaro fplendor degli aflri
Già da la Fama i lumi tuqi diflefi
accefi :
Han
del grand’afiè illuminato 1 poli
ÀI tuo proprio valor dilati i voli
Mentre il valore altrui narri , e palcfì ;
Equei che fono al Ciel di gloria afeefi.
Tocchi da’ raggi tuoi padano in Soli.
,
. • ' Non
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, a .
Non ti diè cuna Orientai maremma.
Te la dier de le sfere lucidi oftri;
i
Onde il Tempio d’Honor da te s’ingemmai
Taccian dunque i.miei e ofcuri inchioftrì,
vili,
O tra tutte legemme unica gemma
Gemma pregio , e tefar de’ tempi noftri.
Dott.Fi/ico Gioì Perfa Leggiadrino.
HYACINTHO GIMMA U.J.Dj
Academicorum Elogia /erigenti.
E L O G I U M.
Llu/ìrium bafee Virorum Imagines:
INe veterem Tu farnam accujes
^buiALi lujlras oculis ,
,
Qua Pyrri Gemmata laudai Alufaru» federa I>r jtcBat»
fynri.via.
Nature id certè miraculum fuit ; Sii». 4 »
Cujus maje/ìas ia arSum eoa 3 tu
Nullibi mirabilìor luxit.
Vides bìc GEMMAM Greca ncbiliorem :
In qua
Pbeebi Alumnortrm vuitus , # ora legii .
Tantum bec illa preflantior,
Quantum Acbate HTACINTHUS
Ad fummam nature contemplationem
Una Gemma vifa fatisi
Quid !
Ctfm plures in unam colleSe fe offerant margarite ?
In bac Opere ìegendo-
Lafftudinem ne metuas :
Non alia quippe gratior ocutorum refe3iot
Quam virides Gemme fcalpentibusi
NON AL IT hyacinthus y
Sed mulcet CURAS.
AuSoris Elogium queris 1
Horum percurre fleroum nominai
Quevs
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,
Quern omnium prajlantiffimum vtvemet ,
Ule inter omnes latet
Alieno fub nomine'
GEMMA.
Horatius-Antonius Natimbenl.
Allo fteflò.
SONETTO.
A L canto o Mufe, al canto; al plettro mio
Jr\ D’entufiafmi Afcrei bramo i furori.
Or ,che del Tempo a fulminar l’oblìo
Sacra a l’Eternità GIMMA i fudori.
Al canto o Mule, al canto; al bel defio
Alternate in concerto cflxl canori j
Se per l’aurea Eia penna al biondo Dio
De SPENSIERATI miei volan gli onori.
Al canto o Mule, al canto; appo di Voi
Di Pimpla a fèrenar le balze alpine
Farti eruditi dan gli Elogj fboi.
Ma pur le a’voftri allori egli diè fine
Per coronar tanti immortali Eroi,
Fate co’ i LAURI miei ferto al fuo crine.
Ab. Ignazio di Lauro.
Ad Eundem.
epigramma.
| JOSlir, GIMMA ,
tuis Heroum nomina ebartis
Dum celebrai culti laudibus eloqui}
lindi que te venerans folertum turba Sopborum
Elevai , èf cedro digna referre probat :
Os gaudet meruijje juum te operofa Juventus,
Dum per te Jìudio quos imitetur babet \
Ipja
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. .
Ipfa tibi primo s Tritoma ?alias bonorer
Dottat , iS ipfa tuis laurea ferta comis
Vive igiturfe/ix, nullis obnoxius atmis ;
Pervenit cujus fama fui Antipodar.
Joannes Guidelli.
Ad Eundem.
EPIGRAMMA.
j^Pfe mìbi videor Coelum Jpe&are ferenum,
Dum librum afpicio , GIMMA
diferte , tuum
Afiraque tot rutilo fplendentia lumine quot funt
, t
Quos aquar Calo laudibus ipfe viros.
1 erum altos inter prìmum PAOLUCCIUS Heros
Obtinet , exuperans Afra minora locttm.
,
Itine bouor Ambobus
confurgit mutuus ; Hit
Tu F am*a» exttndis t Gloria at Ille tua eft.
.
Abb.D .JorAngeli FigurcIIi Vic.Gen.Campanien.
& Satrianen.
Ad Eundem
CARMEN.
GIMMA
Jure poter y ferofque
y
Nomina perpetuum ,
tibi rutila dederunt fi debita gemma
pofibac gemmafeere in avum
inter fulgereNe poter
Clarior ; aurata nam te facundia lingua .
Dumpraity é» rutilo gemmar , pulcbrofque Hyacintbos
Ore referry meritò doUur tibi cedit Apollo.
Afpiarì occiduur micat bine , bine fulget eour
Orbis , &
aterno tua tempora cingere flexu
Gaudet uterque , tuir baurit nam lumina gemmir.
Quin etiam externar dum tollir ad athera laudes
Digna tibi extema pariunt encomia lauder.
Interea infuetor referent Jfcla aurea curfur
Aujpicio meliore ; tuifque ornata Hyacintbir
Major erit pofibac , duce te , teque aufpice , tellur.
Matthxus Ma/cofus.
Ad
n . . .. .. , . .
Ad Eundcm :
CARMEN.
Hemate librorum confpeBo , ClMMA , tUéTÙM ,
Fulgidui Hyperion nofcerii effe velut
r o»i
c,«^r «
lumua aéc.
:
Tempora per menjei di/Hnguit Pboebui , & annosi
dr /ini i» /?£>•’<»• Tempori s in fignum dot pariterane dies
è tempo*
diciitaci.
/>
& ,
Fortia gefla Virum pradoro lumino paudenr
Ipfe atei, annoi menfibus enumerai
Quii lapidum , jìorum vìdeat , volucrumque colerei,
^Fumine ni tangat Deliut ij>fe fiso ?
Ut pateant cunBis Heroum faBa piortan ,
Elogiji quatquot , tot radi]fané nitei.
Ille fuum r eli quii fplendorem faenerat afirii i
Fumine perdoBos fundii #ipfe tuo .
Qudm piaci dui Sanii Titan , qttam carni oc eliti l
Volgenti libros quàm bene carui erii\
FIafcitur ( hoc varium ) tenebris Sol occidit strili
óccafum nefcii Tu fine noBe dies.
Altud*
vocitai Uperum lìbrum , mi GJMMA
,
fecwtdum t
Cur tanto s Proctres ingerii ipfe fìmul ?
Quot lubet Heroum vitai . yel faBa notare,
Pergrandei decuit tot retìnere tomoi
Ut profani aliji primas prafulgeat ifte
FABRICIUMfat erat commemorare femel.
Zauiibus innumeris dignum quem reddit Origo ;
Pwpttra , virtutum Stemmata cunBa colunt
Eum CLEMENS Sapieni Terrii demìnatur , Aprii, #
Hunc voluit primum femper adeffe pbi.
Carui erat PETRO PAH LUS\ ter Maximui Almui
Succejfor PETRI PAULUCIOQUE favet.
Candida FZobi/ium Prifcorum faBaJecutui ,
FALRIC1I , ac PAULl nome Ó" amen babet
Quàm ben è prxclarum difponii , GlMMA
,
libelluini
Ingenium celebrent ferula cunBa tuum
ProteBui Codex permagni nomimi umbra,
Ordine pop primum f Sorte fecundus erit
D.Michael Nuzzi Abb.Curatus S.Thora« ad Capuan.
11-
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,
llluftriffinio Dòmino
Di HYÀCINTHO GIMMA
Barienfis Civitatis Ornamento, T. C. Neapolitano , Promotori
Scientifica: Societatis Incurioforum Rouàni, Promotori-
Confùltori Peregrinorum' Acad. Roma:, in Regno
Ncap.Acad. Imoccundo, Platani, Unito, In-
fiammato, Pbilopono, Arcadi, Sue.
epigramma.
ànici nuper fornito mea membra lev arem ,
Ante oculos Hermes vifus adejfe mibi ,
Se in lacrymas folvetts amijfam quxrere virgam,
Gymnafìo tandem vertere terga fuo : _
In fomnis doBam vidi quoque pere Mineróam',
Hajìam cumealea , cum /ibi rapta farent :
Et-procul objetfx Jtsnt mapx JWW/
alttmnx ,
Quod Clio deerat fortia gejìa canens. ,
Mox ubi fomnus abit , mecum jam vifa revolvo ,
Redditus en liber ejl bic miti, GlMMa
,
tuus.
Obflupui: eeternis feribis miracuti ebartis ,
Clarorum laudans inclyta gefla Virum.
Tum dixi ; H Clio , & Palias, Cyllenius Arcas
Signantes calamo non meliora darent :
Immo , quod menti confai , jam dicere oportet *
Ne dubiam faciant Jomnia nojbra fidem ,
Mercurio virgam , Tu ornatu/ Palladi ,Clfo
Clepjìjìi Mufs callidiore manu.
Nicolaus Lanzani Phil. & Med.Doth
Allo Steflo;
sonetto;
/""tOn cento trombe a che più, Fama, vanti
\i II tuon d’Arpino, e*l Fulmine d’ Atene?
Ingegno!! ftupori in Greche arene
E’ prodigi ^1 L azio indarno canti.
Dì
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, ,.
Di GIMMA. fon più gloriofi i Vanti ;
Mille (erra in petto ei faglie Camene :
Corron più ricche, e’n più. feconde vene
Sue dicerie , c’a noi fembrano incanti!
Natura, -ed arte in lui chiufèr le rare
Doti, ond’è poi, ch’in Accademie, e Scuole
Che che di buon, di dolce, e vago appare,
O di si fèrtil Padre è dotta prole
Òfiume egli è di sì profondo mare
Oraggio è pur di si fj lendente Sole.
‘
*« » \ •>
Al Medefimo.
SONETTO.
Pirto gentil , che ratto al Ciel n’alzate
S H volo, ove a pen’Uom vi giunge, e ftende
Sua vifta; ma da lungi ammira, e attende
Qu sntu vx>i ) merce noitrij oilcrvìir CAtc •
Berf£, che la prefente ilìuftre Etate
In fcguir voi fe fiefla oggi fi accende,
E chiari, almi, e fublimi elèmpli apprende
Da l’opre in voi sì dottamente ornate.
Ma, perchè lingua, o fiil fommo, e lovrano
Formar non cape al voftro merto iguale
Loda, onde fie, c’ogni mio Audio è vano.
Concedetemi, iojnrego, in don fatale.
Sacre figlie di Giove , efperta mano,
Sichè dietro a coflui io /pieghi l'ale.
Jnvitaji il Medefimo a mettere in luce la
fua ENCICLOPEDIA.
SONETTO.
Fama
G li
IACINTO, fe vuoi tu, che
11 nome, ove il piè gir non ha vigore,
tempo con la penna a ferir l'ore
porte
Spendi , e vita avrai si dopo la morte
I dogmi a lunga ftudiati , in corte
Sentenze irrprtjilè ornai deh caccia fìiore,'
E, che parlindi te /enfi d’onore
Chi parla altro linguaggio, avrai in fòrte.
“Studio
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, .
Studio in parte è fatica, è gloria in parte;
Se in fogli altrui ludafte il meffe , e l’anno
I proprj {Dchioftrna maneggiar con arte?
*
I làvj ancor , che dono noi verranno ,
Ptiài che d’inchioltri lor verghin le- carte,'.
•*
Su i fogli tuoi impallidir dovranno. . ..
H Dott.D.Nicolas de Ulloa Severità.
Avvocato Napoletano.
• •
•
.
•*V.*.TP.*.TP.*.TP.A.TP.*.TP.*.TPJIuTP.*.TPVTP.A.TP.A.TPTP.A;
AI Dottor Sig.
f
D. GIACINTO GIMMA
Per efiere fiato aggregato nell" Accademia degli Sperifé*
rati dilla Città di R affano , di cui Egli è
.
degno Promotore .
SONETTO.
mnenfierito io vivo . E Spenfierato
ICosi
Dormir non mi è concedo a l’Ovil mio j
preferifiè a’ fiioi Fattori Iddio
Che luol punir chi non l’ha ben guardato
Tra SPENSIERATI quindi annoverato
Da te, mio GIMMA, hor come vengo anch’io?
Si; perche Spenfierato il fila defio
Dee haver da cure vane huoma aflènnato.
Inainolo ei fia. Son le mondane
Cuiiofità più vitio, che virtute»
E làggio e quei , eh’ à, le le tien
lontane.
GIACINTO: alto elifir tu di làlute!
Dar fai. Gii cinto da virtù lòvrane,
Vigor nuovo alle mie forze canute.
D.Nìcolà-Antonio di Tur+
Ve/covo di Samo.
a Ad
, , s , , .. .
Ad Eundérn !
DISTICHOK. •
.
*
, /
1 ’
,
Quàtn mente # calamo valeas , doSiffìme GIMMA,
Aut ttemo 4W tantum dicere tu te potès
Aliud.
HTAClKTmiS ades nitidus c«r GIMMA vocaris ?
melius nome» ,/f *i£i Gemina foret
U.JD. Paduanus Guafcusì
Prxclarifljmo Viro
U. J. D. DOM* D. HYACINTHO GIMMA*
PrceJlantijffimo Pbilofopbo , exirnio Poeta , eloquen-
tijjimo , dijfertijftmo Oratori , fumma
eruditone referto, celeberrimo ]ur’tfcon±
J\ulto * egregio,ornatiJfimoq\Scien -
tiarum omnium cultori.
EPIGRAMMA PARALELLUM.
Rudentum juris , Parnajft, Palladis . beras.
P
Infignis
1
Tu primu
,
prapes
, fplendor ,
,
gloria , Par-tbenopes
itirtute , excellis ut , Orbe,
1
Mori bus ,
ingioio ,
clarus, ubiquè , «f/w.
traftas, fores celeberrimus , Urbis,
,
celeber ,
Eloquio , calamo, nomine , arte , decus ! &
- Princeps , Virtutìs , ter magne ,
ter inclyte ,
nulli ,
Dottrina , folium , GIMMA, fecundus erts .
Ad
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.. .; ,,.
Ad Eundem
EXHORTA T I O,
Ut laudes congerat Excellentifsimo Domino
D.JOANNI—EMMANFELI FERNANDEZ
Facecbo Acuti a,
, Portocarrero, V illent fy ,
filo}* Marcbioni , Dunque Afcalonee^c.
]ufiifsimo , ac Clementifsimo
Neap. Regni Proregi
EPIGRAMMA.
rflOt titulis clarus, virtute , ocfanguine Principi
I Te vocat ad laude:, GIMmA difertè, fuasi >
Ut Regni egregi è travet , moderamina, dices
Jjicet, «/ /frr/'x aurea facla feret
Namque Aftraa polo , Fax, tf Cicm»nt! * l*pj&
Partbenopes folium , dum regit ipfe, tenenti >
Quas venit comitata Ceres , cormtataque P alias
Hoftis in ìnpàias mille tropbxa parane
Hit tua debentur meritis encomia : clarum
Hic HTACIÌsTRE tuum ritè coronai opus. 1
U.J.D. D.Paulus Cofentinus de Mendoza.
In Librimi Elogiorum
D. HYACINTHI CIMMA
Omni eruditióne refertum .
epigramma.
Q Ui cupit obfcuras rerum cognofcere caufas
~*Et quìdquid varia conditur bifioriai
Sacra bominumque etiam qui vult addifeere jura
Hunc legai , & le So carmine do3us erit.
Exefas tineis , veterefque evolvere carta:
Linquet 1$ auSorum , bic omnia jvlus babet
D.Riccardus Matthce
* IL
. ,
IL SIGNORE DON GIACINTO GIMMA
Aftagr. Pur. "
r
.
,
^ , <?
CIGNO D’ALTO INGEGNO SI AMMIRI I
D.Simone Vigliai Vtfcovo di Trevieoi
Allo Stello.
‘
•
'
\ \
*
SONETTO.
Tava la mente mia ingombra, e carca
SUn Di penfien , in non poter falcare
rei
vallo Ocean de le tue rare,
sì
E gloriole gcfta in frale barca.
Conolceva ben io , che troppo parca
Sia la mia Mufa ; perche troppo avare
Furon meco le Grazie; e in tè lodare
S’arreftariano ancor Dante, e Petrarca.
Quando un nuovo penfier da l’erte cime
Ove tù poggi , a la mia mente opprefla
Difcefe, e dilse a me, ferma tue rime:
Non fia uopo da tè, che venga elprefià
La faa alta virtù , rara , e fablime :
„NonlodandofiilSol, (plender non celia.
D. Terefa-Francefca Lopez.
*
• - •
• \
Ad Eundem. __
•
EPIGRAMMA.
Angcre fert animus Cytbaram , vel pettine eburtto :
Vcrbaque dulcifonis ajfociare modis
Caufa mibi cantus GIMMa efi , doSiffìmus ille y
Pandit, qui ebartis nomina magna virum :
’Abdita cui nunquam eft rerum natura ; nec ulht
Re: bominwn gefix, fanftaque jura Peumx
• n Afi
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SSfi ubi materia hoc noflri'r non vìrìbur a qua,
Dignaque Romana, Meoniaque tuba',
Vinte gravet tauri pafcentur in 41 ber e; Jucit
Ante leve: globulo: dinumerare queam ;
V
Quàm valeam pèrferre id onus . os dicite fummi
Vate/. Vos Alma dicite Picridet,
Thomas Dortzelli.
/ .
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.
Tavola degli Errori più notatili , cbfJìfono avvertiti in quejlà
Set onda Parte •
x
T^ella Dedicatoria pag.^.v^.Tcodo,roracccgìie t eméda Teodoro, raccogli»
pag.^.verf.y. Zappullo, emenda Marullo.
Nella Raccolta delle Campofh'ioni all'Ode di Antonio- f ramefto Candidi
Tramontana al verfo ij. Pioggie, emenda Piaggie.
7{ell’^1nagr.di Mongitoie pag.i. v^, 1 6oi- emenda «otfj.
Coita. lanca. Errori. Correzioni,
*9 IX. della delle
i°‘ 12. vagliano vagh'ono
36. 20. in con
48. 15* che put pur
70. 2J- Eufodia JEudoda
«<*• 2 6. feguito efeguito
89. l8. inchoato inchoata
> a col 0 col
102» l8. P1 * più che
loj. fonerò fofle
S07. *9* Zi fattila ollnt Sancii afqut olino
112. 22* ingenijs ingenui s _
>;• fama forma
2# *3J«
J($4- 27. molti molto
1 66. 28. Romanai Romanzi
171. 2. Configlitr- Cenfor-
17 6. 2. Albrizj Albrizj fplendore
278. 8. “Pio movens EJtè movens
19>* 17* virtuo Virtuofi
i9y. ij* dextruxifii deftruxifli
196. 16. Leitarario Letterario
202* 7* Uomi Uomini
J lo. 21. rcgguardevole ragguardevole
ai£. *r. degli dagli
22?. creduti fiati farebbero farebbero flati creduti
»37* 30. ffo elio
1(7. 7* J{ou delirio Epndelezj*
282. per Gì Perfia
291. *2. alcune alcuni
3 «7* z6. furono anche furono
?»7* (? eamendue amendue
(! fetti fette
3J0.
s 38. *7* Aurora favifTe faviffe Aurora
3 «• 12. Callia, Tronialpina Callia Tranfalpina
id*. I. imparaflèro imparane
»» 374* I<f. dominio diluvio
404. 18. anche anche introdotta
SE
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. . . .
DEGLI ACCADEMICI-
SERIE
1
7? quali difpoftì per'EtàTi fon formatagli Élogj
PARTE I.
Ann» . t ginmi dii mtfl 1 CKf
itiU tuffiti*
FELICE LANZINA--UL-
/ LO A Prendente del S<tcro
’P,
? onfeglio di
Conisi;,
,
Napoli , Reggente della
R eal Cancellar a, Vicegranprot onota-
i
rio del Regno, ecc 1619. Maggio 30. f
IL Moni D.NICOLO’- ANTONIO DI c' ‘
\
’
TU R A, ej'covo di Sarna. V 1 Maggio 20. *r
* 111 . Monf. D.FKRDINAMDO BA- 1 - .
y. ' ZAN DE BENAVIDES, Arcive-
scovo di Palermo, ecc. 1627- Aprile 29.
3r
* IV. D. C A R L PETRA Duca del O 1 r
, \ zJlo-G ir ardo, Reggente. e Conigliere
Decano nel Regio Conjìglio di S. Chia-
ra di Napoli, Cavaliere dell'Ordine di
Calatrava , ecc. 1629.N0vemb.24. 43
y. AB. CARE O-BAR TOLOMEO
,
PIAZZA degli Orlati dì Milano, Ar-
ciprete di S. Alaria in CoJ'medin di
Roma , ConJ'ultore della Sacra Con-
gregazione dellC Indice , ecc. i632.Gennajo 16. f3
VI. ANTONIO MAGL ABECCHI, 1
\ . Bibliotecario del Gran-Duca diTo-
fcana. 1632.
VII. D. C A R LO— ANDREA SINI-
B AEDI Cavaliere di San Giacomo ,
Principe de'filopoui di Faenza. 1633.Settemb.12.
Vili. D.P 1 E I R O-EM ILIO.GU A SCO
Giudice Decano perpetuo della Gran
Corte della Vicaria Civile del Regno
di Napoli. ; ;
i633.0ttobre 22. 89
IX. D.CAREO MUSITANO. i63j-.Gennajo ;. 9?
X. CARLO BLA SCO Cenfore-A
..... i
0 te
en-
- 6 . . 1
Anno . del mtjk ì cirt
de'ta tiafcita
te deir Accademia de?li Spen/ìerati. i63f.D*-‘cemb. 1 3. 1 1
XI. FEDERIGO MlCftlNNI. 1636. Giugno 14. 111
XII. D. CARLO CITO Repio Confi- }•
pliere di S. Chior adì Napoli. 1636. Ottobre. Gl
XIII. LUC ANTONIO PORZIO Fi
lofofo Meccànico , e Lettor di No-
tomia nella Re pia Univerftd di Na-
poli.
“ 1637. Maggio 20. 141
XIV. D. GENNARO D’ ANDREA,
Reggente del ConJ'eglio Collaterale di
Napoli Vicegrancancelliere del Colle-
,
pio de' Dottori , ecc. Agoflo 3 !. >L 9
XV.^D. PIETRO DI FUSCO Regio
Conigliere di S. Chiara di Napoli. 1638. Settemb. 6. 169
XVI. LUCA TOZZI Primario Letto-
re nella Regia Univer/ìtà di Napoli ,
Regio Protomedico del Regno , Conte *«
Palatino, Con/igiier-Promotorialedel-
r Accademia degli Spenetrati, ecc. 1
3 8.Novemb.2 1 179
XVII. D. BIAGIO ALDIMARI Regio • *»
Confìplier di S. Chiara di Napoli. 1639. Gennaio 31.
XVIII. CARLO Cardinal BICHI. 1639. Maggio 6. 207
XiX. D.ORAZIO MOTTULA
cbefe di Amato , Barone dijoppolo , di
|
•
Cocorino,e di MonteroIJo. 1 640. Luglio 9. 217
XX. D.MARCELLO CELENTANO
Giudice della G.C. della Vicaria,Av-
voc. Fifcale Proprietario nella Pro-
*
vincia di Bari , e Conigliere- Pronto-
tori ale ttelP Accademia degli Spen/ìe-
rati . • 1 Ó42. Ottobr. 1 6. 22f
XXL GIOVAMBATISTA VOLPI-
NO. 1644. Gennaio 6 * 3 ? .
XXII. ANTONIO MONFORTE. 1644. Maggio 28. 342
XXIII. D. P I E T R O'-ANTONIO
C A VAR I Regio Confip/iere di San-
I 1
ta Chiara di Napoli , Cavaliere dell' t
Ordine di Calatra.ua, Governatore di
Capua . 1 647. Giugno 1 o. 2f 3
XXIV. D.NICOLO’ GASCON Y ,
ALTAV AS Marchefe d Acerne, Ca-
valiere d' Alca» tara ,
e Reggente De-
cano
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->
Astio , t giorno dtlmeft i ctrfc.
dtUa naf.ita
.
|
tatto delia Reai Cancellarla di Napoli. i64f.Decemb.6. a6i
XXV. F. TOMMASO-MARIA Car-
dinal FERRARI. i647-Novemb.a. 269
xxvi. a/0 «/:d.pompeosarnel-
LI Vefcovo di Bifeglia. iÓ49.Gennajo 16. 283
XXVII. F.V INCENSO-MARIA Car-
dinal ORSINI lrefcovo Tufculatto
Arcivescovo di Benevento. 1 649. Febbrajo a. ^307
XXVIII. BALDASARRE PISANI
Confalier- Promot oriale deir Accade-
mia leali Spenfìerati.
xxix. p: m. Vincenzo coro-
1670. Aprile 6. m
NELLI Generale de' Minori Con-
ventuali di S. Frantelo , Cosmografo
della Repubblica di V~inezia. 1670. Agofto 17. 3 77
XXX. GIOVAMBATISTA grap-
PELLI. lóro. Settemb.17. 377
*XXXI. P.M. ELIA A S TORINI
A faejìro e Dottore della Sacra Teo-
,
logia dell Ordine de' Carmelitani. 1671. Febrar.f. 387
PARTE II.
XXXII. FABRIZIO Cardinal PAO-
LUC C I, Segretario di Stato del Som-
mo Pontefice Regnante. lóri* Aprile 1 ..
3f
XXIII. ANDREA^PERRUCCT Cen-
far Promotoriale nelC Accademia de-
gli Spenfteratì. 1-6/ 1. Giugno 1. 47
XXXlV. GIOVANNA CARACCIO-
LO Santobuono , Da
Principef]'a di
cbejfa di C affetto di Sangro , Marc be-
fana di Buccbianìc c.ecc. iart. Novemb.i. 63
XXXV. FERNAN-
D. GIUSEPPE
DF.S DE MEDRANO Marcbefe
di Mompelieri , Barone de' Feudi di
Cbibù , di Barbarigo e di Cbiapperi-
,
to . e Prefdente del Conffloro di Si-
riZia. t6fi.N0vemb.13. 77
XXXVI. GIOVA N-GI A COMO
MANGETI , Protomedico r e Consi-
gliere
.
Autio . e porno del mefe llcirt
dilla nafeita ,
|
tpìe^édelPElettor di Brandeburgn .
'165-2. Giugno 19.81“
XXXVII-. CARLO- -SIGISMONDO 1
f C A PECI. 165-2. Giugno 21. (93
c
XXXVIII. D. VITTORIA GALEO- # * N
*
« ^ ^
i6j-2.Agofto (OI
T A Afarchefaua di S anginito.
- •
15-.
XXXIX. D. IGNA-ZIO Ih LAURO
•
). .'1-
Teforiere della Cbiefa Arcivc /covale
•
'
Principe della Società
«
*
di Roffano , e.
degli Spender ati. . 165-2. Ottobre 28. 109
^XL "TOMMASO DONZELLI Ba- ' r
>
rone di Dogliola , e Vicecancelliere del .
*t
Collegio de' Medici del Regno di Na-
poli. u ' ’ * i65-4.Febbrajo 11. I2(
XLI D. G A E T A N O COPPOLA
Principe di Montefalcone Cavaliere ,
di S. Giacomo, Tenente Generale dell*
Cavalieria dello Stato di Milauo,S er- '
gente Generale della Cavalleria dello
Stato di Milano , Sergente Generale
di Battaglia, e Colonnello d un Reggi-
mento di Cavalleria di Corazze. 1 65-4. Luglio 2f. *
4 *:
XLII. GAETANO TREMIGLIOZZI =)< 41
Coufìplier-Promotoriale per l'Accade-
mia deali Spen/ìerati. 165-f.Gennajo 22; if 3
XLllI. rUSIpORO NARDI Ccnfor- r.\ 0-J2.’
Promotoriale nell Accademia degli '
Spen/ìerati. 165-6. Marzo 1. *
7*
XLIV. d.francescomarche- : .
'
i
*')'
r SE Canonico della Chi efa Afetropoli-
^
tana di Palermo , ed Abate Commen-
datario di S. Giovanni degli Eremiti. i6f 6. Maggio 19. «83
XLV. AGNELLO DI NAPOLI. 165-8. A golfo 22. ì
93
XLVI. D.CARLO-DOM ENICO DI
SAN GRÒ Duca di Vietri eletto ,
Principe dell' Accademia degli Uniti
-
di Napoli. 16y8.Ottobr.13. 205
XLV II. P.M. CARLO SERNICOLA
Prefetto degli Studi del Reai Conven-
to del Carmine Alaggi or e di Napo- - • ’
I
H , ecc. >65-9.Fcbbrajo 21 f
.XLVIIi. P.BALDASARRE PAGLIA
Alaejìro , e Di/fmitor perpetuo de' A fi-
non
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, ,
. r •• • - t — • • > i
lino, tgii-m <M tutti i 1 art,
. ,
’
. dell* vaf'ìta
.
J
Conventuali.
ttori
'
i66x Maggio 7 . aar
XL 1 X. Monfig. D. DI GAE- MUZIO
T
A , Arcivefcovo di Barile di Canofa,
Primate della Puglia, e Barone di Bi-
r
fritto. i66a.Decemb.3. *3 !
L. GIOVAN-MARIOCRESCIMBE-
Nl Accademico della Cru/ca, Cuflode
<T Arcadia, e Cènjor-Promotoriale per *• : * •
la Società dep/i Spenjierati. 1 663. Ottobr.9. ar?
LI. D. PADOV ANO GUASCO Con-
Città di Napoli, Diputa~
fiultore della
to de' Capitoli del Regno, e Segreta-
. rio Promotoriale nell'Accademia degli
Spenfierati, ! i66f. Ottobr.ai.
LII. LORENZO TERRANEO Pro-'- »
fejjore di Botanica ,e Dottor Collega- \
le di Pilofojia , e di Medici» a in Lo-
rino. i€66. 289
LUI. DOMENICO— ANDRÉA DE
MILO. 1666.N0Vemb.a9. 301
LIV. D. TOMMASO DI AQUINO
Principe del Sacro Romano Imperio ,
Principe di Cajliglione , e di Feroleto ,
•
.
Conte di Mart orano , Principe diS. « '•
• Mango , utile Signore di Nicafro y * . . .
Grande di Spagna, Capitan-Generale
di tutta la Cavalleria del Regno di
Napoli, e delfuo Efercito, e Gentiluo-
mo della Camera Reale. 1669. Marzo 1 3. vr
LV. D. AURORA SANSEVERINO
de' Principi di Bijìgnano Grandi di
SpapnajjucbelTa di Laurensano,ecc. 1669. Aprile *8.
LVI.T. GUGLIELMO BONJOUR. »
Coadiutore nella Biblioteca Angelica
delP Ordine Aepftiniana, ecc. ‘
1
67 0 . Marzo 1. 339
LVII. CARMINE— NICOLO* CA-
R ACCIOLO Principe di Santobuo-
no, Duca di Capello di Sangro, Mar- *
cbefe di Buccbianico , Conte di Sepia- 1
vi, S.l^tOyC Cràpacotta, Signore della
1
Città di Agitone, e dello Stato diMon- t
teferr*nte,di CaJìigHone, di Brimonte
Jbm * . ttfmntt fri mtft
i
4t Ut Mtfàta .
dì Fraine ,detta- Rocca SpinalvetL di
Cafìel Guidone , della Guardia Bru-
na e di Frifa Grandinari a , decorato
^
degli Onori di Fronde di Spagna, e di-
chiarato da SJrf.C.Amèqjfiodorc Or-
— dinario in Venezia.
I
—— ' *
.
«67-1. Luglio J\
AGGIUNTA •]
Alla Seconda Parte degli Elogj Accademici.
LVITI. D. OIOVANNI-EMMANUE-
LE FERNANDES PACECCO,
Marcbefe di Vigliena,Duca <f Afcalo-
7ta , Conte di Santo Stefano de Gor-
maz , Afarchefe di Moja , Signor
di Belmonte , Signor di Garganta la
Olla, Signor di Portofecco Signor
,
'
delle Baronie di Xixena , diTixòla,
e Monda, Cavaliere del Tofon d'Oror
Grande di Spagna, Viceré Luogote-
,
nente , e Capitan Generale del Regna
Ai Napoli.
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I
ELOGJ ACCADEMICI
DELLA
SOCIETÀ DEGLI SPENSIERATI
DI ROSSANO,
DESCRITTI
DAL DOTTOR SIGNOR
D. GIACINTO GIMMA
Tromotor perpetuo della Medejima , ecc..
PARTE SECONDA
I N TR0DVZ1 ONE.
Ontinuando gli Elogj , difpofticon quell* *
ordine dell’età, in cui gli Accademici ftcf-
fi, de’ quali cominciai a feri vere, fi ritro»
vano 5 mi èparuto continuar fimilmente
lo fìile con quel metodo, che neceflario fin
dal principio frimai. Sembrerà forfè ardi-
tezza ad alcuno , 1 aver io tralafciato calcar le pedate di .
tanti nobili Elegiografi, i quali di varj Letterati, e di Uo«
A mini
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.
2 Elogj Ac caci. dì D.G iacinto Gimma.Par.il.
mini illudii o ncj Tofcano , o nel Latino idioma fetiven-
do , con femplice diceria raccontar le loro nude aiioni
state. 'piji.n- hanno (limato convenevole. Ma perchè qui ante noi ali-
ena. moverunt , non Domini noflri ,fed Ducei funi: come
dille il Moralcj confiderando più convenire lo (lilc nudo,
e femplice a coloro, che Scrittori di Yfitc fi chiamano; non
ho avuto difficoltà ornar colTcrudizioni, c colle dottrine
i racconti, che han titolo di Elogj. Cicerone , da’cui avver-
timenti prendere ben fi pollono le norme di lodevole elo-
quenza , affermò edere uficio di chi fcrive allettar col di-
aci. Tu/cu:. letto chi legge . Mandare quemquam literii cogitaiiones
fuas , qui eas me difponere , nec illujìrare poffit ì nec dtle-
a: ione aliqua allicere lettoremfominis e/l intemperan -
ter abuttntis zòf otio, & Inerii Così Plutarco richiede
non Colo nelle altrui opere l’utilità > ma ancora il diletta-
melo, dicendo ; 'Vt in obfonijs non folùm fequimur vo-
lupta:em,fed eli am [ala britate mi fc m audiendis , le -
gtndis AuPìoribui : nè maggior piacere da’ libri fi ricava;
fc non col niczo dcll’erudizioni Tonfano alcuni , che_, .
TLloqucnza , e TEi udizione fieno facoltà aliai tra loro di-
dime; che pc rò difeonvenga lo dile erudito a colui, che da
Oratore voglia comparire; ma che debba più todo aftàti-
4
carlì nella compofizione fola delle parole , non curando il
modo della materia ; acciocché il dire fluffibile , e fenza-
imbelletramenri,ch’dIÌchiamano, apparifea. Ma quanto
' n c ‘‘ ) s’ingannino. Cicerone dello lo dimodra; poiché vuo-
i taf .»
.
]c, c j ie j n tut(e j e Scienze pratico l’Oratore > affinchè di
quelle valer fi polla per ornamento del dire; e ricavar an-
« che dalle medefime gli argomenti . Non v'è dubbio, che_.
farà grande la fconvenevolezza ; fe alcuno dovendo nel
Foro
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/
-
Introduzione 3
Foro , o altrove parlar nel genere Giudiziale , in cui fi di-
manda, o fi rifiuta qualche cofa; o pur fi accula, o fi difen-
dei vorrà far pompa di dottrina ;
c fcherzando coH'crudi-
zioni , lafcierà in abbandono quel che più farà a lui ncccf-
fario i però i prudenti Oratori quando ;
in tal genere di
dire, delle dottrine fi fervono, adoprano con accortezza-,
le ftefie i dimoftrando, che naturalmente nella lingua, e_,
fenza ricercarlo, quel che dicono fc’n venga; anzi con tan-
to artificio lo mitigano , che familiare alle popolari orec-
chie fi renda . Così Cicerone toccando la materia vafiiflì-
nta della Divina Providcnza ncWOrazjone Aliloniana,\t
varie opinioni de’Filofofi , e le ofeure ragioni tralafcia^ ,
fcmpliccmcnte la cofi proponcndo,ccon grave fomiglian-
za illudendola ; acciocché il Foro in Accademia conver-
tir non fi vegga: c nell’altra a favor di Murena i capi tutti
degli Stoici riepiloga, facendo accorgerebbe dir non pof-
fa ciò ch’egli fappia; mentre in Giudizio ragiona . Ma nel
genere dimofirativo , che da’ Greci Ep'dittico vien no-
minato; in cui gli Uomini illuftri,e le virtù loro, le azioni,
le famiglie,e fintili cofe fi lodano, o fi biafimano i vizj de’
cattivi, è pur necefiaria l’erudizione, c’1 diletto ;
onde in-
fognò Quintiliano : Si vero in ojhtntationem comparetur
Deciamatioyfane paululùm aliquid inclinare ad volupta
tem audientium debemus *Nam ijs attionibus , qua
.
&
in aliqua fine dubio veritate ver/ahtur , fed funt ad po-
pularem aptatee delettationem ,
quales legimus Panegyri -
cos totumque boc Dcmonfrativ’um genus, permittitur
,
a Jhibere plus cultus , ommmque artem , qua latere pie -
rutnque in judieijs cltbet fiori confteri moilo,Jtd ojìenta-
,
re ttia-n bominibus in hoc advocatis . In talhfpezie pciò
A 2 di
4 . Elog] Accaddi D.Giacinto Gimma.Farll.
di componimenti fi richieggono ragioni erudite ricercate
da tutte le fcienzc , iffqrie , autorità, leggi, e fimilitudini ;
N'iro'. CsnRn. fecondo che ammonifce il Caujìno , le quali coll’ordine-,
a. < s.ut.
c nt’iuoghi proporzionati fi difpongano, e di fi-
gure fi vcftano ; purché gli efcmpj con giudizio fi adatti-
no, e non fcnz arte alcuna s’infacchino; nè fieno quelli af-
fai comuni e triviali , che nell’altrui bpcca tuttogiorno fi
fentanoj e ad ogni propofito vengano applicate . Or co-
me gli Elogj,i quali altro non fono, che narrative compo-
fizioni formate nel genere Epidittico, dovranno effer pri-
vi di quelle erudizioni , ed abbigliamenti , clic il diletto
partorifeono ? L’Iftorica narrazione, che ad una calla-.
Vergine fu alfomigliata,non ammette, le non lo ftilc fem-
plice privo di figure, e di ornamenti ; acciocché dall’ele-
ganza non fia la verità alterata , come vuole Famiatto
Fai.nr» strad.
far.
fr
j. Munti O
Strada ; all’Elogio diverfamentc fuccede ; poicche non_.
.....
effeqdo una femplicc narrazione ifiorica , o nuda deferi-
zionedivita, che Raccontamento fcmplicemcntc fi di-
rebbe: nè una vera Orazione Rcttorica alle leggi dc’proe-
mj, e delle altre lue parti foggetta, e bifognofa di figure-,
atte a provare; benché la verità venga alterata; ma un’en-
comiaftico narramento nel genere Epidittico, non folo di
varia erudizione ha bifogno, ma dello llile, che molto ab-
bia del magnifico , cd oratorio ;
in cui fieno i periodi cosi
ritorti e circolari, cd acconciamente infieme concatenati;
che abbondi la lor telfitura di congiunzioni , e Icorrer
pofsa co* i membri congiuntivi, e fofpcnfivi fecondo la_
dottrina del F alano \ affinché non lafci appena prender
i«rttt. *>. “
fiato; offendo ciò proprio de’ fofpcnfivi, e de’ rigiramenti
di parole, che la profa intrecciata, ritorta, c periodica for*
. . . ma-
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Introduzione . 5
niano ; conforme fc rive il Panigarola ; mentre al dire dij^g^#,
Agoftino: Circuit us eft, cujus membra fufpenduntur 'vo-
ce cticentir, dome ultima fintai ur . Molto più le dot tri-
ne convengono; sì perchè a icrivere fia molto atta la for-
ma del DrmoHra ti vo, nella quale fifa pompa del fapcro ,
e del direonde feri ilo Quintiliano : Ariflotclts idonea me,
;
uju,.
maxime ad fcribendum Demonftrativam , proximamque
ab ea Judicialem putaziit ; njidelictt quoniam prior illa
'
tota tjjet oftentationis , h<ec fecunda egeret artis : sì anche
dall’avergli dato il titolo di Elog) Accademici , fcrivendo
di coloro, che nelle dottrine efercitati fi (limano; c propo-
nendogli non già al volgo ; ma agli Uomini eruditi , per
cui tali materie fcriver fi fogliono, c i quali d’ogni intel-
ligenza fi fuppongono capacilfimi . Dando però luogo a*
Teologi, a* Filofofi, a’ Lcggifti, a’ Medici, a' Matematici »
ad Irtorici , a’ Filologi , ed a’ Profeflbri di qualunque..
ntU L ,v
Scienza, (limai con Quintiliano lidio valermi della divcr- £~
'
fitàj e della cognizione univcrfale di più dottrine; perchè
è comune il defideriodi pellegrinare colla mente per l’uni-
verfalità delle cofe fu gli altrui libri; non altro fimboleg-
giando i viaggi di Ulilìe deferitti » da Omero conforme^
pensò Majfimo Tirio , che l’intendimento di tutto quan-
to è nella Natura creata . Per potere ciò adempiere co nJ
maggiore agevolezza , mi fon valuto allo (pedo di qual-
che Digrcffione y la come in fentimento di Cicero-
quale ,
ne dille il Votilo Giefuita eft cum Orator a re digredii t
, J. Di Orai erg
t • \ • /w • £* i ••
non tongtus excurrtt ; nam dtgrejfio longior non tam figu-
l
rai qu'am pars cauftt eft : ab re non longa digreffio figu-
rata eft : in qua cum fuerit dtleElaùo,tum recinta ad rem
aptus [SV concinnai ejfe debebit : ut in quarta Or adone in
Ver-
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.
6 Elogj Accad.dì D'Giacinto Gimma.Por.I II
Verrem de Jitu >& ornati4 Syracufarum . Sono molto gio-
: cd infegnò Lo-
vevoli ne* componimenti le Digrelfioni
LntloT.Cirb rf« dovico Carbone , che 'Vigrefsio^ quo excurfiui , ty egrefsio
E lo cut.Ovai, * */» . j •
ito 4 cap . 7 .
yocatury ejl cjtict deuet attorni , ornatiti , ampltpcatto •
migrati* in aliquem communem locum ad utilitatem*
cauf* pertinentem excurrimus. Alle volte per neccflìtà fi
recano» acciocché meglio s’intenda la cofa , di cui fi parla,
ufeendo a dichiarare alcun’altra e fogliono ancora cagio- ;
nar frutto a chi legge, qualche virtù lodando, o narrando
qualche efempio, o proponendo alcuna dottrina , col cui
mezo vengono biafimati vizj , ed encomiate le azioni i
virtuofe . Altre volte porgono diletto, recando noja uil
continuato raccontamento di una cofa ilefi'a, come adem-
piici Iftorici parimente è permeflb j laonde molto è com-
mendato da Fozjo YAlicarnofio ; poicchè Hìftor’u fajìi-
dium digrefiionibui levatJeRoremque interdum recreat ,
ac retinet j ed il medefimo Carbone aflegnò i luoghi da_,
prenderli » così egli fcrivendo: Digreffìones fiumuutur ab
expofitione rerurn gefiarum , à locorum , &locorum
perfionarum
com-
deficriptione , à fiabularum , apologorum.^y-'
munìum trattatione , ut cum dicitur prò virtute contro,
’vitia , prò labore contro otium , & prò religione contro
‘Juperjlitìonem c così da tutti
; i luoghi topici lecitamen-
te fi cavano» purché non fi fprezzino le leggi .per le quali
primìim cavendum ejl-, nefint onwinòab inftituto alienti
dtindè ut reditus ad caufam fit duriorì finii cum re de-» ,
qua agitur copuLwdus crii-, quod per odiqua ni claufulam
digrejìione jam abfolutafitt Non c (Tendo oltra di ciò
rtlogio unfemphee narramento di vira , in cuis'inco-
minciatollo a riferire o la nafeita , o la famiglia ,
ola pa-
tria
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Introduzione 7
tria collo ftilc umile e mediocremente piano ; ma
una più
erudita, e più magnifica narrazione ;
partecipando della
iftorica, e della rettoriea dettatura, e talvolta dandoli in_»
e/Iì il giudizio delle altrui Opere, e degl’ingegni, coinè-,
han fatto Giacomo Caddi ne’ fuoi Elog j Oratorj latina-
mente ferirti, e molti altri il che all’ittorico non certa-
mente converrebbe con libertà cosi grande : mi è Umil-
mente paruto ncccfi'ario adattare a cufthcduno la fua In-
troduzione proporzionata alla dottrina, che profeta colui,
di chi ferivo, a alla carica, di cui è adornato} e proporre-,
fotto l’occhio diverfe materie, e diverfe erudizioni per di-
re col Rodigino : Alemincrint modo legentes verfari noi m-
*
‘ ‘ 3 ‘
in Prifcorum lìtcrii r xS> inde pracerpere flofculai rerum cap'n-
amoeniorei , quibui z-elfatigatoi oculos rttincre valti-
mut. Nè remo cllerc notato; perchè delle altrui autorità
e dottrine allo fpelfo mi fervo ; conforme temè forfè Ma-
crobìo , che volle farfene la feufa : At cum à veteribui di'
Ha refer amili , ipfa utique Auftorum dignitate dtfendi-
niur-, poicchè proprio è degli Scrittori imitare gli edifica-
tori ,
che dell’altrui calcina valendoli, c delle pietre , e del
legname fi viene a formare una nuova fabbricai nó lolo,
come infognò Seneca , autorità funtut exifimo^KtpM
le altre, i
ncctjfarix ,
primàm me uno contentai ; deinde ut
ne firn
cum ab alyi quafìta cognovero: tum de inventìi judictniy
cogitem de invtniendif. ma dobbiamo prender l’c Tem-
pio dalle Api, che da diyerfi
fiori quel che a loro bilogna
raccolgono per comporre il Ior mele» ne’ favi tutto quel-
lo,che han raccolto difponcndo ; e così tutte quelle cofc,
che da altri avrem prefe, è convenevole, che nojìraJacia-
mus ut unum quidsm Jiat ex multiificui unus numerai
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, , ] ,
8 E/ogj Accaddi D.G iacinto Ginma.Var.il.
fit ex [iugulisi cum minores fummas ^ diffidente: con-
cupatio comprebendit . Per diecimila denari comprò Pia.
Ani. Gemo » tone i tre libri di Filolao Pitagorico; ed Arifiotile per tre
t
talenti Attici, alcuni pochi di Speufippo, per poter riferire
cicer.»»j/.T«. le altrui co fe ; c Cicerone fi feufa con Trcbazio nel man-
r c'
T opica
'
dargli la , lamentandoti della mancanza de* libri
da' quali avrebbe potuto raccogliere alcuna cofa per com-
porre quell’opera, dicendo : ltaquc bac, cum mteum li-
bro: non baberem , memoria repetita in ipfa navigatone
confcripfi. Quanto comune quell'ufo appo gli Autori,
fia
Frtne.-syiTiM ben lo fpiega Prancefco Silvio: Cicero efp Scriptores alti
Ambiai, fn- n , V • •
%7cfuctw p r0P e omnes p‘ ag*j ne pojtularentur atque ut Jcientta-.
;
uberiore njiderentur ; utque eorum diti a majorem fibi fi-
dem acquirerent, a citandis Auttortbus non abfiinuere ,
£<pc. Iidem quoque auttores fe exenuijje comprobantiquo
fit ,ut dottiores effe credantur ; quodenim ab ah]t adju-
tum ingenium efi, multò fit fcecundius necefie efi : e fe ad
alcuno Ombreranno inuti!i,eodiofe tante citazioni, ed au-
torità: potrà egli difingannarfi da quella lode, che diè Gì-
rolamo a Nepoziano : Ingenuo pudore ornabat ftatenz, ,
quid cujurefset Jìmpliciter confitendo illud ajebat Ter- »
ani , ifiud Cypriani , hoc Lattanti], illud Hilary ; /«_»
t itili
•
hunc modum eruditionis gloriam declinando, eruditifsi-
mus babebatur. Ho dunque voluto formare quell’opera..
Albert. Matti, a guilà della pietra Amandina riferita da Alberto Magno ,
ith ^ hput.u.
mo ] to conferire alla cognizione di cole ofcure,e*
Sponitan. in». di enigmi * unendoli in ella varj colori ; o come l'Idolo di
Scrapidc in Egitto , che fe fabbricare il Re Sefoftri con_.
ogni genere di meralli , di pietre prozio fc, di legni limo-
lati, cdin uno mefcolati; anzi per aprir gli occhi a coloro,
che
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r Introduzione 1
9
che ftimano vilifTimo, e proporzionato agli oziofi, il tito-
lo di Accademico , il quale in ogni Secolo è flato uno de’
pregi maggiori, che abbino avuto i primi Letterati, Prin- i
cipi, e gli Uomini più ragguardevoli; ed ha fatto illuftrar
molto le buone dottrine , fvegliando la gara tra gl’inge-
gni, mi è ftata cura di adornarla d’Imprefe, c di varie co-
gnizioni, che alle Accademie appartengono; veflendo
coll’erudizione- la femplice relazione della Vita ; e con_.
ciò facendomi lecito riferire alcune minutezze intorno
gli ftudj fatti, o di altre azioni ; il che forfè a taluno potrà
non altro negli Elogj defnferando , che azioni
difpiacere;
folamcnte cofpicue, ed eroiche; quali cherelazionc,c rac-
zrontamento di vita non folle anche l’Elogio , che a certi
Accademici ho formato.
Nella Lingua fo,che mi vorrebbero alcuni diligcntif-
fimo olìcrvatore del boccaccio-, o di altro Scrittore, c! .e_.
dicono del buon Secolo; anzi obbligarmi a non ifcriver
voce, che Tofcana nonfia. Io qui non prendo ad cfami-
nare;fc il linguaggio Italiano fiapiù nobile nell'età noflra,
che nell’antica di quei, che viflero nel trecentojpcrchè non * Parte lepr-
mi vienpermeflb dalla flrcttezza del luogo;in altra Ope- òtti lib f. Piirt.
?. etto 6. <i* Bi-
bliorynt'fftfc.
ra; ove più largamente ho potuto fcrivcre, *
riferbando la ft?l t 0 arti e. 4.
TjiTyn./ib 9 .
queftione, trattata fimilmcnte da Aleflandro TaJJ'onì, dal de* Pìfier.c. if.
Lancellotti ,
P. Secondo Lancellotti , dal Conte Emmanuel T fatar
e Oc V'ttpttri. a.
Pi Hai «»•
r TeUirn vel
da Giovan Ciampoli-, da Sforza Pallavicino-t da Adriano Cannnccbiat.
F oliti , c da altri. Dirò folo, che eifendo ancor vivo il lin-
Ai -'fot e He.
Ciainpo!i,P;#-
fe tlèfcarf, 6.
può ammettere alcune novità
s
guaggio Italiano ,
neccffa*- eap. 6.
Palinvicino
rie, lènza fìarfi in tutto legato all’ufo degli Antichi ; bern. dillo fi Ut.
Polii', Dirte-
convenendo quel che dille Quintiliano ciicre pene ridicu- li. tr.
Villa
Tojcan
le’ ter.
.
lu\n malie fermomm quo loquuti funt bumines ; quarti* !ih. r.
, tic de coijutf.
vet .ftrm.
B ' quo
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io Elog] Accad.di D.Giacinto Gimma.Far.il. .
quo loquantur ; intendendo però del parlar regolato e_j
Gramaticalc. Ancor ne’ tempi di Cicerone molto era in-
nalzata la lingua di Ennio ; e più prima quella di Plauto ;
onde affermò Elio Stolone, che avrebbero le Mufe parlato
col linguaggio Plautino ; fe latinamente avrebber voluto
Errico alt.. parlare . Scipione Errico nella fua Commedia, che nomi-
nò le Risvolte di Parnajfo , finfe ,
che l’Accademia dclla_,
Crufea prefentò fupplicaad Appelline, comporta tutta.,
de’ loro vocaboli, che hanno dell’antico ,
movendo le rifa
in leggerla; c che quella lingua non fu intefa dal Dante, nè
dal Petrarca , nè dal ‘Boccaccio perchè eglino , benché
aveano fcritto colla medefima , fc n 'erano però dimenti-
cati per la continua convcrfazione co’ Moderni. Dimortra
Bembo tib. r.
il Bembo nelle fue Profe , che i linguaggi tutti fi mutano
allo fpeflò , e fi adattano all'ufo , come appunto le vedi ;
c deferive la durezza della lingua Italiana appo gli Anti-
chi, e le lor voci poco atte, le quali furono pofeia dall’ufo
rigettate; pcrlocchè Dante ftcffo nel libro della Vita nuo-
va, e negli Convivio, c della Commedia fi vede^
altri del
molto diverfo ; murando forma diferivcre; ficcomc fi
cambiava la lingua, per foddisfarc all'ufo» c già fi conofcc,
che dopo altri anni fcrillcro altrimente il Petrarca * ed il
Crnfc x.tnl Pa-
rai. htttr. a' Boccaccio, cd il Tajjo ; anzi la Crufea della non folo avvi-
Ltntri.
fa aver porte nel fuo Vocabolario alcune voci antiche per
dichiararle , e per intelligenza di coloro , che di quelle fi
fono valuti , lafciando alla difcrezionc di chi fcrive il fa-
perle ufarejma aver 'anche raccolte altre animelle dall’ufo;
perciò fpoghando gli Autori moderni , de’ quali formò il
Catalogo dillinto , che fu ultimamente replicato più lun-
go ,
c più nuovo nella tirtampa fatta in tre Tomi nell’an-
no
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,
Introduzione . i j
nò 1 69 1 Conobbe
• tutto ciò ancor Dante , nel Tuo Con-
vivio fcrivcndo V edema nelle Città d’Italia \ Je ben vo-
:
lento guardare a cinquanta anni , molti ejfere Jpenti , <-j
n atti e variati onde fe’l picciol tempo cosi muta $ molto
3
più tramuta lo maggiore e che lo bello volgare feguita ;
m/o, lo latino arte; il che avea pur detto Orario peij.69.
Ut Sylva folijt prom: mutantur in anno:
Prima c aduni ìtà verborwn vetu: inferii ala:
:
,
Et iuvenum rifu f.oreut modo nata , vigentque
Debsmur morti no:, nofraque ——
cdappreij'o vtrf.ri.
:
Multa renafcentur qu£ jàm cecidere , cadentque
Qu e nunc Junt in bonore vocabula : fi volet ufu :
Qu?m pene: arbìtrium efl ju:, 4$ norma loqueudi.
vi P*
tutto lo itclTo Dante ri perendo : rn f-fio catti. ib
nei fin,.
Opera naturale è c'buom favella ;
Ma co :) , ò co: i Natura lafcia
Poi fare a voi , fecondo che v'abbella :
c poco dopo :
E ciò conviene ,
Che P ufo de' mortali è come fronda
In ramo , che fe'n vd , ed altra viene :
Pcrlocchè molti leggono nelle Opere del Redii c di al-
li
tri, che prima non fi erano uditi traTofcani. Si affaticò il
T a fiorii a paragonare il principio dcll’Ifforia di Giovatu.
Villani con quello dcll’iftoria di Franccfco Guicciardini
per ifpiegar la nobiltà della lingua del fecondo, a parago-
ne di quella del primo, detto del buon Secolo ; fc_
e così
anche il Lancellotti , paragonando la lettera di Bernardo
liciti o Glicieri nella fua Efpo/i^ionc de’ Trionfi del Pe-
trarca fcritta a Borfio d’Kffc , c l'altra di Agoftino Ala-
feardi a Giovan-Giacomo Lomellino. Ma fc ben fi confi-
derà, non ha forza alcuna il paragone ; perchè l'Antiqua-
B 1 rio
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,.
il Llugj Acccid.diD.GiacintoGinima.PAr.il.
rio amerà il fuo Villani , come partegiano dello ftelfo; e’I
Moderno riconofccrd più nobile il Gyicciardini,o’\ Ma -
/cardi ;
e più rollo fi dee eliminare un libro di uno fteflò
Autore in divedi tempi dato alle llampc, e corretto ;
per-
che fi polla conofcere il miglioramento della lingua-
Tralalciando la comparazione della Fiammetta del boc-
caccio liampara nel 1480. e dedicata da I rameico Dup-
po a Giovanni Duca di T urfi » coll’altra data in luce da—
Domenico Farri nel 1589. o da Gerardo Imberti nel
1620. nelle quali fi veggono cliiarifiimc le alterazioni, e>
del Labirinto , del Corbaccio , dell ’slmeto, del Filocolo , e
di altri Tuoi libii , che non hanno quell’autorità , data al
ve/ t 9rto r e Decameronc, come dice il Bartoli ; nel Decamerone fleflo
ben fi ollerva notabile mutazione in varie edizioni o fat-
te da di verfi,o pure ordinate dall’Accademia della Cru/caj
c Lionardo Salviati da qucll’Adunanza, c dal Gran Duca
di Tofcana diputato ad ammendare lo Hello libro, dichia-
rò a’ Lettori, aver’egli in tutto lafciata l’antica Icrittura-;
perchè a’tempi del boccaccio feriveano lènza gli apoftro-
fi, e punti: fi vaicaro di veci latine ferine latinamente-
quali erano optimo /pùnto, apto,ad-uifare,excepùoni,ad
Cbie/a,cò altre in vece di ottimo , fettimo,atto , avvi/are,
eccezioni, alla Cbiefa : lafciò l’H, ove affatto fi vedea inu-
tile, componendone de’ mc-
ed aggiunfe molti vocaboli,
defimi un catalogo Quelle ammendazioni fono prove-
.
pur valevoli ad ifpiegarc, che dal principio la lingua To-
Icana o fiu Italiana fi tempi mi-
è tuttavia col progrefio de’
gliorata, cd accrcfciuta con nuovi vocaboli , e con nuove
forme di dire;e la Crufca dopo aver molte cofe avvertito
ittitr. neifin.
per giovare a chi n’habifogno, e per compiacere a chi
n’ha
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Introduzione'. *
13
n’ha vaghezza; protetta non aver pretenflone di ftringerc
alcuno a ricevere le loro ottervazioni più di quello 1 che.,
detterà il giudizio; anzi paletta, che i termini , e gli fru-
menti delle protteflioni, c delle Arti , non ettendo ccl-co-
mune utto ; ma fedamente noti a’ lor proiettori, non li ob-
bligò a cavargli rutti; nè fi è guardata di uiar parole de’
prof fiori di ttcienze; ed in quelle attenenti a Religione.,,
fi fia fervila delle latine degli Autori Sacri ;
e così circa a’
nomi dcll'crbe, delle piante, e delle altre, conformandoli
co’r più autorevoli Scrittori , benché latini, o di altro lin-
guaggio. Sicché non farà a me biafimevolc l’aver talvolta
che hanno del Latino , o del Greco, o del po-
uttato voci,
polare , e fon proprj di alcuna Scienza, o Arte > quando é
mancato il fironimo di guai petto c lignificato, configlian-
1
domi il Panigarola a non imitare in ciò il 'Bernbo , che.,
Volle valerli di alcune lunghe , cd ofeure definizioni per
non dire una voce fpettante a’Gramatici,chc da altro Au-
tore detta non fotte , come già ne portai l’cfempio nella,,
prima Parte. Certi vocaboli fon proprj di alcune Scienze, f. fart.t.
‘ 9-
c di alcune prottettfioni; e’1 volergli direaltrimcnte da quel
che veramente G dicono dal yolgOj o dal profcfìorc; è un’
alterare il lignificato , o dare ottcurczza al parlare ; ejer
cagion di ciompi o , dirò più rotto Auditore della Ruota^
Romana , che 'Uditore ; perchè Uditore ettendo voce co-
mune a chiunque ode non ittpiega quella carica , la quale
;
tra’ Caufidici è così detta nel Foro ; e lo fletto intendo
delle altre voci; più rotto bramando in tal catto, di farmi in-
tendere, che di comparire fcrupulofo nella Lingua Per- .
chè in ogni Secolo cotte nuove ttempremaifi fon ritruova-
te, ogni idioma fi è fpeflo veduto mancante di alcune vo-
ci,
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s -
*
14 £ log) Accad.di D-Ciacinto Gtmma.Var.il.
ci, polliamo dire dell'Italiano, come dille del Latino Ci -
c
Cie. Ub.ì.Ht Fi- cerone j pcrlocchè non mi è cofa grave riferir quanto egli
ne fcrilfe: Stoicorum non ignorai, qu'smfit fubtile vel [pi-
nofam potius differendi genus: id jue quum Gracis , tum
magis nobis ,
quibus etiam verba parienda funt , impa-
nendaque nov a novis rebus nomina L^uod quidem nemo .
mediocriter dottus mirali tur , cogitans in omni arte-» ,
cujus ufus aiulgaris communifque non Jit , multam novi-
tatem nominum eJJe-> quum confituantur earum rerum
tjocabuh, qua zy Dia-
in quaquearte verfentur. Jtaque
lettici , & qua ipfi Gracia
Pbyjìci verbis utuntur bis ,
nota non funt Geometra vero , Muftì , Grammatici
.
etiam more quodam loquuntur fuo. ltem ipfa Rbetorum
artes , qua funt tota forenfes atque populares <verbis ta- ,
men in dicendo quaf privatis dicuntur ac fuis Atqut-, .
ut omittam bas artes elegante s &> ingenua , nc opificet
quidem tueri fua artifìcia pofsent nifi vocabulis uteren- ,
tur nobis incogniti s, ufitatis fili . ffuin etiam Agricul
tura , qua abborret ab omni po/itiore elegantia , tameti^
eas res , in quibus verfatur , nominibus notavit novis :
quo magis hoc Pillofopbo faciendum ef Ars ef enim. .
Pbilofopbia vita , de qua dijserens arripere verba de foro
non potefl . Quanquam ex omnibus Philofophis Stoici
plurima nominaverunt Zeno quoque eorum princeps .
non tam rerum inventor fuit , qttam novorum verbo-
rum. Quod f in ea lingua , quxm plerique uberiorem ..»
putant , concefum a Gracis ef , ut dottiffimi bomines de
rebus non per<vagatis,inu[itatis verbis uterentur, quanto
id vel nobis magis ef concedendum qui ea nunc primùm
audeamus attingere? Etfi(quod fipe dìximut & quidem cura
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,
Introduzione . 1 5
cum ali qua. querela Grcecorum modo , fed edam corum^ >
qui ft Grxcos magis ,
qu'am nojlros baberi volunt ) nos
non modo non vinci a Gr&cis verborum copiafied cfse in
ea etiam fuperiores ,
elaborandum eji : ut hoc non iti no -
Jlris folum artibus , fed etiam in illorum ipjorum confe~
quamur Qnanquam ea verba , quibus ex injlituto vete-
.
rum utimur prò Latini s , ut ipfa Pbilofopbia , ut Rheto-
rica, Dialettica , Grammatica Geometria, Mupca,quan'
,
quam Latine ea dici poterant ; tamen quoniam ufu per-
cepta funt no/ira dicamus.
,
Ma qui pur mi conviene liberare dalla cenfura di al-
cuni, che dal vedermi nominato fempremai Kinafcente
in più d’una Accademia, continuato il pen-
e dall’oflervar
dere del rinafccre potranno (limar povertà
, e rinovarmi ,
d’invenzione quel che ho fatto non fenza artificio. Alcu-
ne cofe talvolta fi cenfurano, perche delle medefime nofii
fi ha cognizione veruna ; e Str abone e molti antichi, e S.
jigofìino,cÀ lfidoro,eò altri più moderni, che mai nó ìvcan H ^ngnfffri de +
veduti gliAntipodi} ed a cui niuna relazione de’ paefi del
''f'
Mondo nuovo nell’età loro era pervenuta gli (limarono “ ,4 ,
allatto impedibili a poterfi dare ; e Lattanzio Firmiano
credendo non effervi Uomini, che in terra fermafiero i pie-
di al contrario di noi altri, come folle contro natura aver*
i piedi alti, e la teda bada, beffeggiava molto quei, cht_i
il Mondo aver figura sferica affermavano,- ma fu pur ccrra
opinione di tutti i Filofofi antichi effervi già gli Antipodi,
fecondo che riferifee Plutarco ne'
libri del Parer de’ Fi -
lofof, c Alacrobio fopra Sonno di Scipione » perchè for-
il
fè ayean fatto più lludio ncll’efaminare la gran macchina*
dell'Univcrfo . E’ l’Arte delle Imprcfe la più difficile, cho
ri- ,
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1 6 Elog) Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.TTi
ritrovar mai li polfa nella Italiana letteratura} c fono affai
degni di efier prefi a dileggiamento quei, che feiua lunga
pratica ffiinano cofa facile il poter formare lrnprefe per-
fette , e maggiormente di quelle , che per ulo delle ACCa-
Oiovio rlfir demic fi formano. Monfig. Giovio , che fi ha pcrinvento-
ln.
/.tiamtrtj:
tnr re , fi dichiarò ne’ Tuoi fcritti non aver potuto per fe me-
defimo ritrovarne una, di cui folle pienamente foddisfat~
to»il Rufcelli diffe. ch’era fatica fidamente di clcvatilfimi
ingegni, c di perfetti giudizj il far le Imprclc,comc avvi-
fa *1 Palaci , ch’è dello Hello fcntimcnto con tutti i Pro-
fefforr» ed Antonio Conciario ricercato da Fulvio Mario-
pi# ; Egijiè itti- tello, che gli formaife una Imprefa , fi dichiarò inabile }
poicchè EmbUrnataria ijìa ratio )dm tft adeò attenuata ,
& tam multis obfepta dijficultatibus-,ut ex multis Stetti-
mattini millibus , qu& circumferunturd viri s doclijfunis
iH'vcnta ì & fabricata
perquaw panca Criticorum repre-
,
ì
henfiones aufugere potuerint Il Conte Emmanuel Tefau- .
ro , ficcomc fu l’ultimo a feriverne dentro il fuo Cannoc-
chiale , dimoftrando quanta fia grande la difficoltà } cosi è
fiato il primo ad unire le Regole al numero di trentuno..,,
da avverarfi in una Imprefa, che meriti dirli perfetti filma,
raccogliendole da quanti Autori hanno fcritto di tal ma-
teria! ma non perciò vi fono altre da poterli aggiugnerc ;
avendone pur’io olfervate più di fettanra, patte raccolto
da’profelsori,eparte finiate neccfsaric ; oltre quelle, che
fon proprie ailc imprele Accademiche» ficcorne dimoltrc-
r ° n a ^ ro Volume, non appartenendo qui
* il defcrivcrle .
o'd.Za'Tf»
Conforme ritrovò Andrea Alciati l’Arte degli Emblemi,
che tra le Arti Simboliche vicn detta Emblematografìa j
cosi furono inventate le imprele da Paolo Gio-vio , e dal
Ter-
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'
•
Introduzione. 17
'Bargigli illuftrate non già perfezionate ; come credè il
;
Tefauro ; perchè molti hanno molte cote aggiunte , ed al-
tre anche aggiugnere fi poflono ; ma non ancora avendo
gritaliani una voce , che polfa eflcre in ufo nell’Idioma»,
Latino, e baftevole a Ipiegarc la dignità loro , non pochi
ingegni han fudato ad inventarla , ricorrendo alla lingua*
Greca, feconda miniera della Latina. Sono generiche, e_
comuni le voci Phrenofchema , Scbema^Epicbcrema/ym-
boluntilnjtgne-fi Amili rifiutate co ragione dal Pietra/*»'
M-, mentre Phrenofchema cóvienc ad ogni pitturalo altro
figmficandojche mentis conceptus figuratasi Schema è lo
fìeflo, che figura ; così delle altre dir fi dee ; ed Impresta ,
come l'usò Giano-Nicio Eritreo , o fia Giovan-Vittorio
Rofii-t e qualche altro, è barbara, dagli Autori Aefiì fprez- log, Bti 'gare iti.
zata. Bifognarebbc però trovar’un nome, che la bellezza^
dcll’lmprcla proponga all’orecchio, diliinta dall’Emble-
ma, dallo Stemma, e dal Simbolo ; imperocché al dire di
Cicerone : Nome n efi , quod unicuiqueattribuitur , quo
quoque fuo proprio & certo vocabulo appellantur. Ap-
partiene più tolto all’Emblema , che fi compone di Epi-
gramma , e di figura c\\ìc\Y Epigramma figuratum inven-
tato da Alelfandro Donato , che dicaU’Imprcfa, ributtato '&£*/£'{•
ancora dal Pietrafanta: e nè meno fpiega la figura , e ’1
motto quel nome formato dal Tefauro-, che la dille Argu- J wcT,fT F
A, ^‘el
zja Eroica . Stimò anche Io Hello Pietrafanta averlo già
-
ritrovato , dicendola Symbolum Heroicum proponendo ;
tal nome , quafi più atto , ogni altro rifiutando ;
cd avve-
gnaché fia fiato da molti ricevuto; è con tutto ciò nome»,
finalmente generico , c conveniente ad ogni pittura eroi-
ca ; onde qualfivoglia figura femplice, che lenta motto
C per
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s ,
1 8 Elogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
per lignificar cola eroica fi dipignclfe , conforme i Gero*
gfifìci dagli Egizj fi dipingeano, Simbolo Eroico dir fi po-
trebbe ;
anzi non folo all’Emblema può dire; ma l’Em-
fi
blema Ihfso fu cosi dagli Autori prima del Pietrafantae_,
nominato Stampò egli
. il filo trattato De Symbolis be-
rcici Antuerpia nel 1634. ma nel 1430. avea fatta.,
in
l’ultima riftampa della fua Encyclopadia Giovanni Err£-
ÌK"rS' co Aljicdio , che feri (le : Emblema , feu Symbolum beroi -
«umttEuy. cum confìat tribus partibus, titulo , fiv'e lemmate, pili u-
nTilnfti!," raffili imagi ne, & ipfo e armine , ut: Titulus .Tandem è
contemtibus exit : Pittura ,
Palma : Carmen: Quo magis
oppreffxm, £3*c. E’pericolofo il voler nuovi vocaboli nel-
le lingue introdurre» si perchè confuetudo ejl certtjjìw*
afrnrj * a* r/*rj ì fj
lo quindi magifìra , come difse Quintiliano j utendumqift
H«ra.
afJ y£ rmowe ? ut nummo , cui publica forma ejl ; sì
\
^
ancora perchè ujìtatis tutiùs ; nova non fine quodam pe-
riculo fingimus namfì receptafunt , modicam lauderà
;
affirunt Oratori , repudiataenim in jocos exeunt auden - :
dum tamen ,
nondimeno , come dice Afcenfio $
foggiunfc
namque ut ait Cicero , etiam qua dura primo vifa funt ,
ufu molliuntur.c Giovambatilla Strofi pcrefserfi fervi -
to di una nuova voce in certa lezione Accademica , fu
fommamente ringraziato dagli Accademici della Crufca
per aver dato un vocabolo nuovo alla lingua Tofcana»,
fecondo che riferifee Vincenzo Fore/ì, o fia Nicolò Villa-
ni ndWcellatura contro lo Stigliani. Hal’lmprefii alcu-
na convenienza coll’Emblema ; c tanta, che la Crufca nel
Può Vocabolario la fiimò in tutto limile all’Emblema-, j
fuorché in quello fi ammettono i corpi umani, in quella»,
dicono dmòjfecondo che ha ella fcritto; il che non fi può
af-
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. .
Introducane ip
afsolutaménte concedere, eflcndovi più d’una differenza,.’
E’ l’Emblema un (imbolo comporto d’immagine dipinta,
di ifcrizione, e di Epigramma, con cui un generale docu-
men to fi fpiega, che all’umana vita appartiene c non fo- »
Jo può vnlcrfi di qualfivoglia figura, anche di Uomini in-
tieri ; ma il motto non è nccefsaiio efsendovi l’Epigram-
>'
ma, che in luogo di motto può ftare* ed allorché s’aggiu-
gne, può efsere volontario , lenza che da altro Autore fi
prenda. L’Jmprefa ha più rtrette leggi, corpi umani, o fa-
volofi non ammettendo , fé non pafsano per iftorie per
l’antichità loro quelle favole ; dicendo Arirtotilc: A prin-
cipio e\ufmodi fabula contexend* non erant Jed fi fenici ;
confili* ut% fint , ita recepì* ; eas admitti quamvit ab-
furdas probabilità triti nè l’Epigramma, e*| moral docu-
mento richiede; nè può ftar fenza il motto da alcuni chia-
mato anima dell’Imprefai anzi a molte leggi rtrettiffinit,
rta foggetta nell’elezione delle figure, e della loro azione j
c del motto , che largamente da’ Profeflori fi deferivono
Metemblema l’Imprefà nell’idioma latino,
Io perciò dirci
come nel fuo trattato mi fon valuto; quali che fia un’Em-
blema piùfublimc; così l’Arte può dirfi Metemblematica ,
c’1 Compofitorc AdeteniblematicuH ficcome la AI et offici
c così detta, efsendo tranfnaturalis , (JP Plyjìca nobtliori
c così il Car amuele feparò dalla Metrica la Aietatm'rica,
la quale è una Metrica più fublimc; c divife ancora da!la_.
Logica la Al etalogica-, la quale pafsa la Logica ,
rifolven-
do con parallelilini alle cole fifiche le queltioni della for-
malità, che chiamano gli Scolali ici Ariltorelici . Si v» de_.
con tal nome proporta all’ole echio quella dignità^ che ri-
cercava il Pietrajantai mentre più nobile deli’£niblema_.
C x la
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20 Plogj Accad.di D.Giacinto GimmA.Par.il*
la rapprcfcnta i i cui termini rrapalsa > ed c/primc col fuo
.nome una colà più fublime, e più degna; e fimilmente 1 j_,
Tua fimilitudinc , e la differenza, che ha coH’Emblema_,
fiefso, dimodra . Ala per non più dilungarmi da quel che
avea ptopofto di feri vere intorno le Imprefe formate^,
da allorché mi convenne accettar fenza alcun merito l'ag-
gi egaziorc figuita Adunanze; perche feguì la
in si nobili
pi ima nel Luglio del 1694. in quella del Platano di Ro-
ma, di cui tra (imbolo un Platano col motto Sub umbra:
figurai un Fiatano tronco quali alle radici, che germogli
con ramofcdlo; e vi foggiunlì per motto prefo da Clau»
3 4' c^ ano: Rwocat primordia formai ed afsumcndo il nome
S *!!***'
di Rinafcente , penfai fpicgarc, che io rinafeeva alla gloria
Letteraria con l’aggregazione già fatta; come pur palefa-
no i verft :
Cai truncus jacuì : Platanufque ut cxfa refurgìt ;
Sic ad Palladiani nunc Ego J'urgo decus.
poicchè fcrivono i Naturali» che fu proprio a quell’albe-
ro il rinafeere, e germogliare anche fpczzati , ed infranti i
flahttin.ftw® r. rami, ed il tronco : avendo fcritto Lauhino : Imm » & fe -
curii» tam fìantcs^quhm prociduas itaferre tradii Tbeo- •
pbrafius* ut rtfurgant , vivant-» & gtrminenf, nam cum
Antandri ‘Tlatanus procidijjtt ramis amputata , (ff
trunco fecuri luxato , refurrexit no fin , levata onert^-,
atque revixit, cortex vurfui circumcrcvit . Viene ciò
fimilmcnte confirmato da Plinio ed avvegnaché fembri ;
il fatto impcflìbilejnondimeno è comune parere del *Bar-
gagliy di Simone 'Eir allindi Ercole Tafa , di Luca Conti -
le ,Tefauro ,
del e di molti Scrittori quel che fcrive Gio-
van Ferro ; Alcuni vogliono > che le qualità , e proprietà
* "
de'
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«
Introduzione. zi
deprtfi corpi fitno note e conofciute,ne po/te in du'oio da-
gli Scrittori , che perciò da loro non e lodata quella del
Fotfinone, uccello d'acquaie di terra ,fcritto fola da Ifi-
derò: alcuni altri ferirono bajlare^e ciò più mi piace , che
fieno deferii te da famofaed approvato Autore, e filmate,
tenute , e ricevute comunemente per vere fe bene poi l'efpe-
rientra le riprovale , zspc. Non poffo già affermare, che fu
meritevole quella Imprefa del pregio di perfcttillìma», ;
perchè rpiù imperfezioni offervarc fi pollano ; ma perche am
r
cui
... * Mtuftrit Ac-
OT n - . .
. , ,,. .
atterman tutti gli Autori ciler quella migliore, cui me- m
no fi veggono difetti; dimoierai avverate in elfa all’Acca-
demia trentadue Regole nella figura; altrctante nel moc- ”<‘ car,- 3 <a-
to; e dicce nel nome,- perlocchè ne ottenni affai cortefe^
approvazione; e
qui tutto riferir non bifogna Seguì l’aL-
.
tra aggregazione in quella degl 'Infecondi alti 7. di Aga-
medefimo ic>94»e nuova Imprefa elegger
llo dell'anno
dovendo; tentai, così non allontanarmi da quella legge-.
(labilità dall’Arte , chele Imprefe particolari degli Acca-
demici debbano avere qualche corrifpondcnia colla gene-
rale o nel nome , o nell'atto della figura , o in quanto al
nome pubblico, oin quanto al corpo; al dire dd ‘larga-
gli , del Ferrod , del Fietrafanta , del T efauro , e di quaG Ferro , Ttà „.
rotti i Profefiori : come voler’effcrc anche più rigido iru.
una così nobile materia , in cui dee feberzar tuttavia l’in-
gegno. Non {oLamente il nome dell’Accademico aver dee
‘
relazione col generale dell'Accademia t non effcrgli con-
trario, aè Anonimo, nè fuperiore: convenire all’imprefa_.
particolare, da cui fi prende, fpiegandofi l’atto in quello»,
dimollrato ;che l’azione fi riceva con onore».
e fpiegar ,
dall'Adunanza) e non per propria operazione; nè abbia in
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,
21 Elog) Accad.di D-G iacinto Gimma.Par.IIi
fc alcuna arroganza, o faperbia; come biafimò l’Ab. Ferro
quello degl ‘ lllujìranti perchè mcfìra voler’altri illuftra-
,
rc; ma bifogna pur, che vizio manifclto non contenga.,
come Ojlìnato , Cieco , e fimili : che palcfi un’atto imper-
fetto , il qual fi polla perfezionare : e che tendat ex im -
perfeclo ad perfftum, come dicono i Maeltri ;
onde per-
fetti , e compiuti farebbero Illufìrato , Rinato , Rifo/utOi
Rischiarato: anzi che tiii alla perfezione deJl*animo > pcr-
Gio*.Frtnc.Lo- locchè il Loredano cenfurò il nome dell’Accademia degl’
limi. Incogniti . Oltra di ciò, clic non ha nome proprio, cornea
di T
urna , Achille , M
arte » che manifefla fuperbia con-
tengono: e non Ha comune con altri Accademici , o colle
Accademie HelTe; mal con venendo, che alcuno Infecondo
fidica in qualche Adunanza, or che in Roma fiorifee l’Ac-
cademia Infecondi Penfo di più, che trale altre_j
.
leggi ha neceflàrio da formarli il nome in maniera , che/
latino commodamentc fi renda; mentre fe vuole il Te-
fauro , che il motto debba efser latino; acciocché da ogni
nazione s'intenda; efsendo l’Imprcfa una cofa pubblica.. >
a tutti Letterati propofla ; per la ftefsa ragione fenzx,
i
dubbio dee il nome efser tale, che far fi pofsa Latino,fen-
za,che veruna alterazione riceva ; altrimentc fi udirebbe/
tolto un Barbarifmo, convenendo dire il nome Accade-
mico nella lingua de’ Latini, come avviene agl’ Intronati
Svegliati , Raffrontati : ma non già agli Animoji ,
Infc -
tondifòfiofi. Più degna filmo di pregio la regola, che for-
mai fi debba l’Accademico un nome proporzionato im»
più Accademie, nel cui Ruolo li vede; tutto che quella né
men finora fia Hata da veruno Autore infognata ; c vera-
mente fc fon nomi letterarj quei, che dagli Accademici li
for-
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introduzione. 23
formano? Cimili a’ nomi proprj; conforme in un’Adunan-
za fi e la prima volta nominato ; così in ogn’altra nomi-
nar fi dovrebbe, nella maniera per efempio, che Pietro in
Napoli, in Roma, cd in ogni altra Città Pietro fi dicevi
fenza che in alcun luogo io muti E ciò fimilmente all* .
Imprefa conviene, continuando in tutte le Ragunanzc»
lo ftefso Concetto» ma in diverfe figure, conforme Pietro
può con diverfe vefti in piu Città comparire Riferifco .
Giovan Ferro efsere fiato afsai grande l’applaufo dato al
Cardinal Barberino, vincendo la difficoltà pcrladivcrfi-
tà de' corpi , in formarli una Imprefa, che per due Acca-
demie fcrvifse.In Firenze così dagli Accademici Alterati
che innalzavano la Vite piena di uva col motto .Quid non
dejignat ebrittas : ricevè egli l’invito ad aggregarfi ; co-
me d&quci della Crufca , de’ quali é fimbolo il Frullo-
ne d$TO?Phere la farina col motto Il più bel fior ne co-
:
glie: e per ad amenduc moftrar qualche relazione, dipinfe
•un Pioppo, a cui fi appoggiava la Vite ; coll’Epigrafe di
Virgilio: M iraturque norjas fronde r, non fina poma ,
>
'*"*
col nome di’Incitato Maravigliofa fu da tutti creduta^ i
.
benché non altra corrifpondenza abbia avuta colla Cru-
fcaiCc non per l’invitojc dovea accoppiarci nomi, c le Im-
prefe d’ambedue le Adunanze; fé in ambedue volea com-
• patire, non già potendo di quella nella fola Crufca Valer-
io come ben potea tra gli Alterati da cui avea prclb a, -,
1
^itCy Volendo piu regolatamente quella invenzione imi-
tare?* ritenendomi il nome di Rinafcente nell’Accademia
fiéfsa dcgY Infecondi > ài cui e Imprefa il campo , di neve»
Ì|dente coperto, col motto Gtrminabiti poicché tutti per
f
'figura da rapprelcntarfi avean prela la neve* benché il
cant-
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.
»4 Accad.di D. Giacinto Gimmx.Var.lJ.
campo Me figura principale, a cui cadeva il Germinabit
col mcio della neve sfigurai un Rondone, che m atti, di
volare efee dalla neve liquefatta da' raggi del Sole col
Chndiin. * motto anche prefo da Claudianoi Repar am exor dia for-
mò ,
(piegando co’ i verfi il concetto :
Viviiior Mufarum ita nafeor ad ori a : Tre V
\
'
Ut nive prejfit iterwn Jurgit Hirmtdo celer
Spiegai a quella nobiliflìma Adunanza contenerli diecd*
pe rfezioni nel nome, per diece regole dcH’Arte in effe av-
verate: ventiotto nella figura, e trentaquattro nel mottoj
valendomi di quel che fcrive de’Rondoni , ch’efcon quali
oiwjMarn. ingranati, e ravvivati dalla neve Olio Magno : Ha Aves.
i1i.19c.1p.il. i y , ... , r. . r '
mirabili natura jujtincnt frigus immenjum in nemon-
butyUti Anates in aquis.V erum cum nives injìar collìum
terree /itperfìciem ubique cuoperiunt , ramofque arborum
diutius deprimunt , condenfant , certos fruttus betu-
lle in forma longipiperis njorant,^ glutiunt indigeJloSy
idquc tanta avidìtate , ac quanti tate , ut repletum gut-
tur foto torpore majus appareat . Deindè par t iris agmi -
nibus fejè inter medios nivium colles immtrguntpreefcr-
tim in J attuario , Fcbruario , Alartio , quando nives , ut
turbina, typhones , vel tempeftates gravi[firn* a nubibus
defeendu nt : e poi loggiugne ; enent ufque ad finente M
Alarti] , vel celerioris re/olutiunis ni-uium Sole Arictem ,
egredunte ; fune enim nive liqu.facla naturee injlinHii ,
ut tnultee alice avety a lateribus furgunt ova , pullofqutL.
proditur * . Aggregato fra gli 'Uniti di Napoli alii due di
Febbrajo nel 1 69 5. per corrifpondere all’impicfa comu-
ne dell’Aibero di Alloro ; nella cui cava Hanno per entra-
re molte Api, col motto; Amor omnibus idem-, dipinfi un*
Ape,
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.
Introduzione . a5
Ape, clic fi ravviva dalla cenere , col motto del Galluzio ; P.Tirqiiin. Gal
S J .Cm -
Intuì?
tnhtuw hi. i.
Renafcitur cetas : il nome ancora di Rinafcente ritenen- cajM.i.
do; con prendere il concetto da Plinio , che afferma delle Plin. hifl. f/rì-
tur.nb.if.cftj*,
Api: Sunt cjui mortuasfi intra tettum byeme ferventur , 29.
deindè Sole sverno torreantur , ac ficulneo cinere foto die
foueantur^putent revivifeere . Nella Società fimilmentc
degli Spenfierati , nella cui Imprefa molti Gigli vi fono ,
altri crcfcenti, altri crefciuti in un prato, col motto: *Non
alunt curas: pur dipingo da Rinafcente un Giglio fecco,
il quale per l’acqua, che preffo le feorre, pullula, e fi rino-
va coll’Epigrafe di Virgilio; Rediere in priflina uircs : al Virg. aEncid.
libix.
cui nome , figura , e motto più di ottanta regole , e perfe-
zioni adattare fi polfono ; fecondo quel che dagli Autori
ho apparato; o pur ncceiTario mi è paruto; ed avrei conti-
nuata 1’clczione dello fteflò nome , c concetto; conforme
farò in quella de' Filoponi di Faenza, degl ‘Infiammati di
Bitonto, ed in ogni altra, in cui aferitto mi vedo fe da_.
altre Accademie mi fofiedato l'obligo di formarmi le Im-
prefe ; poicchc in quella de’ Pellegrini di Roma fu a me^,
impofio il nome di Stellauro di Japigia quando mi de-
;
lfino fuo Promotore del Regno di Napoli fin dall'anno
I5p5.fenza potermi eleggere Imprefa particolare» effen-
do tale la Legge di qudl'Adunanza; come ancora me av-
venuto in quella degli Arcadi , riverita per una delle più
illuftri Alfemblee,che abbia Roma veduta ne’ fuoi tempi;
onorandomi col nome di Lire do-, non veggendofi in ella
particolari lmprefc; perche ha leggi affai diverfe dalle al-
ire Ragunanze
Rimane fidamente dimoftrare , come nelle fleffe Im-
prefe, avverate s’intendano le Regole dell’Arte; acciocché
p non
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26 Elogj Accxd.di D. Giacinto Gimma. Par. I !•
non incontrino la critica di coloro, clic filmeranno edere
fiate formate o de' Letterati, de’cju..-
fenz. 'alcuno artificio:
li è comune macchie allorché l’hanno lotto l’oc-
cercar le
chio; ed avvegnaché in quedo difeorfo mi vegga alquan-
to trattenere ; nondimeno a me pare non doverle trala-
fciarc ; c baderà efaminarne fol’una ;
perchè delle altre fi
polla fare giudizio. Difcorreiò dunque delflmprefa del
Rondone , appunto nella maniera, che l’efaminai alla dor-
tilfima Accademia degl 'Infecondi , che ha con tante no-
bili Imprcfe fatto pompa de’ funi Ingegni; tra’ quali non
folo accrebbero i pregi all’Adunaza i Principi Rofpigliofi
Protettori, Cardinali Giacomo, e Felice; D.Tommafo, e
i
D. Giovambatifia Duca diZagarola: e’1 Pontefice Cle-
mente IX- che fi dicca D. Giulio Rofpigliofi col nome»,
d’intatto , formando un Cedo pieno di neve col motto ;
Procul ite colorei ; ma tra chiaritimi Letterati Elcna-Lu-
crezia Cornar a, Bartolo Partivalla , Orazio Quaranta ,
cd altri di nobil fama, le cui opere, e nomi fi veggono nel-
le Raccolte delle lor Poefie date in diverfi tempi alla luce.
Nome di Rina drente,
e fue perfezioni,
1 E’ nome, che ha relazione col generale depYInfecondi; e come quelli
colla loro Imprefa mollrano fecondarli; cosi il BJnafccnte rinafeere , e_»
rinomai fi nella gloria Letteraria.
1 Conviene all'Imprefa particolare, dalla quale è tolto; fpiegandofi Tat-
to del rinafeere, e rrforgere.
3 Non i contrario, nèfìnonimo, nè fnpera il titolo dcsV Infecondi; co-
me richiede Scipion Bargag //ronde al comune degli àrditi farebbe Irno-
nimo Anìmofo. eccedente Impenetrabile, contrario Timido.
II rioafei mento , e riforgimcnto li moltra ricevere per ajuto dell’ Ac-
4
cademia, non per propria operazione; fingendo rinafeere alla gloria Let-
teraria coJi’cflcrc aggregato; così fono lodati] nqmi IUuflrato, Onorato
,
P «=
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. .
Introduzjone l
p-rchè mofìrano ricevere la perfezione da altri :
j Non contiene in le arroganza , o luperbia , come Rjfoluto , Ingiunti,
Forte.
6 Contiene un’atto imperfètto, che fi può perfezionare: Sarebbe perfet-
to il nome di Fenato, Riporto, Rjttovato,moPTandp un atto compii t ', cosi
il Bargigli lìima I/luftrato , Rifoluto , Rifcbiarato : perde non pofiono
più perfezionarli.
7 Qneft'atto imperfetto s’indirizza alla perfezione dell’animo; perchè
inoltrali il rinalcrmento a cofa virtuofa.
8 Quello atto imperfetto non ha in fe biafimo, non contenendo un vizio
manifdlo; come contengono Ro^o, Ofliitato, Lunatico, Cleto, Infinito,
Sventato, "Pertinace.
9 Non è nome proprio di perfona celebre, come di Achille, di Marte, e
di limili, a’ quali fi uguagliarti l’Accademico.
10 Si può rendere latino dicendoli Rtnafccns-, lenza che fi alteri; il elio
non iuccede nc’ Ravvivati, Raffrontati.
11 £’ nome eletto in altre Accademie dallo flcrto.
Figura di Rondone , che riforge dalla neve liquefatta
dal Sole , e fue perfezioni .
i E’ corpo vero, e reale, non chimerico, e favolofo, che farebbe meta-
fora di metafora; poiecbè effondo l’Imprefa una metafora, non può am-
mettere altra. Dice il Tefauro, che fe tu fabbrichi un lignificato metafo- Tc(»m.iejì6.
rico fopraun lignificante chimerico;fabbrichi il verilìmilc fu l’in ver ili-
ir.ile, e difeoprendo l’un fingimento coll’altro, mi guaiti il paralogifmo;
onde più volentieri li ammette da’ Kctrorici la metafora . jldulator eft
Principimi Scopulus , eh e jldulator efl Principimi Scylla ; perocché lo
Scoglio è ubbie tto vero , e naturale ; e Scilla immaginario , e favolofo
Avca ciò Umilmente infegnato Giafon de 7^crer,cosl dicendo : Confido- jafor de Norea
randum pratereà tfl, ne longi fintile fu duflutn : Syrtim patrimoniy. Sco- "
pnlum l beni iàs dixerim Charybdim honorum ; voraginem poriós; faci- f
J
;;
hùs cnim ad ea , qua vifa ; qnà*u ad ca, qua: audila flint , mentii acuii
feruntur; Atque ideò commodìùs a rebus HOti/fiviis, &
in communi, quo-
tidianoque ufi pofitis; quàm ab ignotii.qucmadmodnm &
fimilitudiues,
ducetur ; nam propter eam potrffimum caufam adbibctur , atque dclcfl.it
maximf fimilitudo, Cr metapbora ; quia aliquam ex rebus t)vfmodi no-
bis afferunt cognitioncm, uteum amoreni fhmmanr.adolefcentiam florem
«taira: fcnedutcni flipulam dicimns L’imprela giìè metafora ; pciché
metaforicamente viene a rappreientare la pedona, a chi c applicata ‘.per-
ciò più lodevole è in ella il corpo vcro.c reale.
* E’ corpo nobile, non vizialo, r.èfchifofo;c V^ircfto vuole, che li deb-
bano bandire dalle Impiefe i corpi, clic portano tchifczze, e lordure per
l’atto,chedinio(lraooicomc lo Scarabeo, che fot nule pallottole; gli ani*
mali, che partorifeono.
D x \ V
e
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» : . ,
28 £/ogj Accaddi D. Giacinto Gimnia.Par.lf.
E’ riguardevole all'occhio, e di bella villa'; contenendo il «ondane,
3
il campo coperto
di neve, ed il Sole ; Luca Contile rifiuta i Fauni, i Dra-
goni, i Lupi, i Cocodrilli , e limili.
4 E' corpo animato, a chi fpctta il rinascere, eriforgere.
J E' corpo naturale, non artificiale, però più nobile, come prova il Te-
/turo nella Te/i 8.
6 Non fi accoppiano colie naturali colle artificiali, conforme non fono
accoppiate nell'Imprefa gcneralc;cd il Picinrili biafima quella dell'An-
cora attraverfata dal Deifino col motto : Tntiùs, utpofitfgi toputcj
A?er l)on*it.
PiHiJic.} CJf. Fcfiina leniti riprovata anche dal P .Donato.
2Z. L’ corpo compollo di tre figure, che no» recano tra loro confufione;
7
ma concorrono a fpicgarc ri concetto, e quelle tre figure non fono tutte
principali; ma folo il .Rondone, che riforgc.e par che rinafca da dentro
Ja neve a forza del Sole. Co sìl'^refio , c'iTicinclli /limano graziola
l’imprela con più figure; come quella del Sole, i cui raggi ricevuti den-
tro lo fpecchio di riHeffì) , accendono il fuoco nella «oppa oppolìa col
motto: E' luce ardor Quella opinione di doverli ammettere più figure.»
Ve ro Te.ifr
r viene ancora.dali’Ab. Ferro approvata, dicendo colla dottrina del fi*tr-
delie Irxfrtf. gagli, c di altri , che fi portòno pingere tante figure , quante ba/lino a_»
piirt i .Mi*. y;
1 pregare il concetto; purché non fi confondano ; ma fi dirizzino ad un_»
Telaur./è/iS.
Gio; AnJrca folo lentimento ; con ciò conlervando l'uniti ricercata da altri Autori
Palazzi dij'cor.
con cui il Te/auro loda il corpo di una figura; c fimilmentc il Palaci.
4 delle 1 »:yi ejl
8 Non é corpo umano , che dagli Autori fi bralima , ammettendo folo
quei corpi di Uomini celebri, o veri , otavololi creduti per veri ; come
di Ercole , di /UbillcA i Giovi : o qualche membro, qual è una tirano, un
braccio, o qtialli voglia altro.
9 II fenfo non c piano ; ma recondito ; cosi fu deprezzata la Botte di
Francefco Cibo', la quale crcpa per le fiamme racchiufe col motto : Di
bene in meglio ed il Bue del T invino tra l'altjrc, e’1 cairo col motto:-4d
:
Mtriinique paratia fecondo 11 Ticineili.
10 E’ corpo fatile a conolcerfi ; ma non così chiaro , e fedito a vederli o
realmente , o dipinto nè tanto ignoto , che dagli Eruditi fapernonfi
;
porta ; e neri folo vuole il Ttfuuro , che l’fmprela debba ertère volgar-
mente enigmatica; acciocché dal vo'go non s’intenda; ma fcrivc il Con-
tile la cagione allignando ; Tcrcbi l'cjcnrità dà veramente maraviglia ,
e porge credito e riverenza, che perciò fono fiate ritrovate le favole , le
,
parabole, le metafore.
Trfaui. Itjf 12, 11 E' figura annoia, come vogliono \’*4refio,t’l Tefauro’.non elfendo fem-,
plice Rondone; ma Rondone ch’efce dalla neve.
it La proprietà di riforgere dalla neve è fpeziale al Rondone ; peiòfad
rebbe deprezzata un'Aquila volante per cfprimercil volo.
13 Non é molto difficile a rapprefentarfi in pittura, o fcultura;perù cen-
fura iìTefauro la Luna ecclifllta di Pietro Strozzi; che in marmo Icolpi-
Ttàut.téfiij.
ta non fi diltfngucrebbe per bianca.o per ofeura: e’1 Talami il Caos de-
P;ìUz dtfctof 4
gli Accademici Confufi volle anco biafimare.
tàrt. 177, 14 E,' proporzionata al luogo, jn cuj fi dipingerebbe: il monte Olimpo
dei
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Introduzione, 29
delDn^a ''ita vio era molto grande in picciolo feudo; e picciola a feudo
grande la mofea dello Spartano, come nora il Te/auro mcdtfimo.
15 £’ proporzionato alla perfona, a cui fu applicata; perché non è tra gli
uccelli il primo, o l'infimo il Rondone; cosi non approva il Tcfauro l’e-
Jcggerfi da perfona privata il Leone, che a’ Principi aliai più convene-
vole è creduto.
16 Non reca vergogna alla perfona figurata in elio per via di fimilirudlne,
fingendo, che
fi dica: Io fonoliti Rondone, cherinafco, e riformo fu però :
[> manchevole l’imprefe di quel Redi Francia fomigliandoftaH’IilricCa ,
o Porcofpina col motto: Cominùs, eminùs. &
17 E’ il concctro per modo di penfiero particolare, non per modo di do-
cumcnto.ch’é proprio dell‘Emb!cma;in ciò tutti gli Autori convcoédo.
18 Ha relazione co l’Jmprc fa generale, con cui nella neve conviene, che
per virtù del Sole fi liquefi nel campo; cosi é pur collume di tutte le_.
Accademie formarli da gli Accademici le Imprefe; valendoli di una lief-
fa figura diverfamente confederata, come nella Crufca negli Umorifti , nel
,
"Platano, e nelle altre fi ofllrva.
19 Rifguarda le cofe prefenti, circa il rinafcCTe, e le future circa la per-
fezione, che moflra fperare, come piace all'Ala. Ferro, e ad altri.
ao Serve per fegno dcH’imprefo penfitre, inoltrando dall'aggregazioncj
acquiltar gloria
la perfona figurata.
ai il Concetto é unico a! rinalcimento
, c riforgimcnto le figure tutto
concorrendo; poicchè fi fa dal Rondone l’azione del rinafcere.e del rt-
forgere con l'jjuto del So!e,che liquefi la neve; per dimollrare,chc qual
Rondone dall’Accademia accalorato rinacqui alla gloria Letteraria,
sa E' Concetto eroico effondo arduo il rinalcere, erilorgerc; e le virtù
eroiche fon quelle , che per oggetto han le cofe difficili, come diffe_,
Arrotile. . Arrlt. 3. Elbic.
*5 Si cava dall Imprefa il concetto per via di limiglianza, e fi applica alla taf-
perfona per via di metafora; ellendo Umile il rinafccre, e riforgerc dalla
neve al Rondone; e l’ulcir dalla neve medelima, ove (lava fepoìto.
14 Perchèal Rondone è propria la limigliaBza del riforgere : ufeendo
eg'i lolo dalla neve, non contiene metafora di metafora,
ij Non è Imprefa ereditaria come fon l’ Armi delle Famiglie dagli Au-
;
tori fprezzate; ma di nuouo tutta interamente formata con riferirli all"
Imprefa generale; nè è formata colle Regole dell'Armi.e Blaloni. Sono
le Armi alcuni /imboli comuni a tutti quei del Calato e riguardauoal
,
generale: Hanno colla loro fignificazione fuoi caprrcciofi colorirne fo-
i
no a loro neceflarie le parole che quando pur vi fono quella vivacità
;
;
ncn ditnollrano, c quello fpiriro, che nelle Zmprefe fi ricercarne han
che
ni e colle figure, co’ colori; alrrimentelmprele, Livree, ed Embfimi la-
i
rrhbono; fecondo che dice Palaci . Alle Imprefe diverfamente fuc-
il
cede poicchè debbono efprimerc noftri penditi particolari, per noi
; i
e
fteffi particolat mente fi fanno colori , ficcome non fervono alnolìro
: i
concetto ; ma rapprefentano la naturatala,? l'cfflnza delle figlile ; cosi
bjiogoa c fiere nella maniera «fi» quelle naturalmente fi piugooo ; per-
t
lucché
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30 Blog) AccadJi D.Ciacinto Gimma.Par.il.
Jocchè non foloè biafimeuole voler comporre , edlpignerele Jmprcfe_»
colle Jeep delle Armi , che in gran numero fon dtfcnrrc dagli Autori ;
•
ma più lodevoli faran quelle « die dalle medefime leggi fi allontanano ;
cfllndo molti Ifirre le differenze loro, che non conviene confondere.
16 Si propone in dia un fine onorato , al quale fi può giugnere coll’atto
del rinafeere; modrando voler produrre nuove opere Lettcrariccomej
i Rondoni riforgono, ova pnllofque prodìtur* ; ficcome difll Olao
,
Magno .
Non ha co’or: lignificanti come la livrea ; il che per vizio grande fi
17 ;
flima dal Bargaglile dal BjiJce/li ballando quei colori, con cui le figure
fi rappref. ntano.
»8 E’ ingegnofa, perchè vagliano le fue circodanze a fpiegare il concetto.
29 Si riduce ad un genere Rcttorico, cioè al Dimodrativo.
30 Non vaie da fe fola a /piegare il concetto; ma dee col motto accompa-
gnarli.
Motto Reparans exordia forma:»
e fue perfezioni.
i Sta aggiunto a] corpo in maniera, che fenza di quello non può fpiega-
il concetto, come vogliono gli Autori tutti col Bargigli , col Tatgio ,
re
con Ercole Ta/fo, col Bufcelli , e con altri,
a Cade il motto fu la figura; non fu la prrfona lignificata; però fu biafi-
mato '.Lacrymis mea zitaviret, pollo all'Amaranto, che rinverdito
ncll’acque, mentre piange la pedona, e non il fiore,
g E'compodo di tre parole; però lodato dal Tefuuro per la perfeziono
del numero ternario, capace d’armonia , componendoli di principio, mt-
zo, e fine.
4 Contiene l’equivoco; perchè allude alla figura, ed al concetto , equi-
vocandoli il rina/ccre del Rondone con quello della perfona figurata.
5 E’ motto latino facile ad inrenderfi da ogni Nazione ;però più nobile;
come dimodra il Tef*uro\ proponendofi l'fmprefaa turtigli Erudci.
f Non è provverbio , ò detto fentenziofo valevole a formar da fe un_»
feti lo jndepcndente ; come quel motto podo al Globo del Mondo : la
puf, Ilo Hcnio magniti.
E’ motto.che fi avvera nella figura; e pecca ./ii infitta feror: podo al
7
Pip :
ftrello, che vola verfo il Sole; ripugnando quell'atro alla fui natura.
8 Hi perpetua verità nel propofìto, in cui è applicato ; e fi bia/ima quel
Alibi hoc fapit unum ; podo all’Ape , che fogge da un giglio ; /uggendo
da altri fiori per comporre il fuo mele.
Ficineii, 9 Nonha voci ambigue, come "Pondera fonitum podo all’OriuoIo; non
fapendofi; le pondera li a pur ve*bo, 0 nome,
io Non nomina figura , che ncll’imprefa fi vede ; e fu biafimata dal Vie-
trafanta quella di Nicolò-Antonio Marchefe di Vico, figurando un Da-
mante nel fuoco, e trai martelli col motto iSemper adunasi per figni/i-
care la coitanza.
li Non
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:
Introduzione . 3 1
il Non comione aggettivi, ed epiteti, /prezzati dal Ti(inelli,dì)l'^rcJìo t
e da altri.
i» Non ha parole oziofe, perche toltane una, non li fpiega il concetto.
I ) Non ha particelle dimollratiue, o comparative bialiaucc dal "Pietra -
fanta, nè la particola ftc efclufa daH’Ab.Ferro.
14 Non è morta comune, come quello del Rjtfctlli pollo all'Alloro pref-
1 o il fiume: Dcoadiuvan'e.
if Non è enigmatico ed ofeuro, dal Pictrafanta rifiutato.
li E’ prefo da buono Autore qual'é Claudiano; e fcrive i! Tefauro clKre
perfezione grandilDma, nafeente daH’jpplicazione di un detto celebre.»
Contro ralpetrazionedeH'afcoftante.
17 . L " un’emtfiichio di vcrfociametro ,che Pictrafanta liima giuda mi-
fura, e grandezza del motto.
18 Effóndo di verfoefametro è più eccellente; perchè di verfo eroico, di
tutti gli altri piu nobile al dire di ^driflottYe. Arift.j.R>»r«r.
c S’
19 Effóndo parte di verfo, più perfetto fi rende,che fe folTe di profa; Cj
Vaca in modum c armi ni s concinnata fu avi iti ad au~
fcrive Pictrafanta:
ra veniunt , cum ftaviùs Huat oratto temperata ad numero! Pocticos ,
tjuam alia folutior, ant minus finora', ideò crii gratini lemma ft habue-
rit numerum aliquem ant fonum : tanto più , che l’Imprefa è un parto
,
Poetico, fecondo il Tefauro; e molti altri.
20 Non è alterato; ma tolto da Claitdiano benché fi muti il luogo nella
:
fid.iba I\e lignificando lo Hello Reparans cxordia formatehc Reduci fìtte cijnriian. de
par am exordia fornite-, come da’ verfi appare: Fànnie,
yix ima tolluntur bnmo tane confciut revi
,
Defungi reducifque param cxordia forma.
Così quel motto Cotti in iti, &
emina! |>oltoairimprefa coll’/ffrice, Ia_j
quale vten propofta per efempio delle fmprefe perfette ; fu cavato da'
verfi di Lucano : luem lik. 4 .
Sic undique feptajuventus
Cominùs obli quii ,ic reflis cminùs bajtis
Obruit .
opure di Livio: Sei e a quoque pars omni tomentorum apparata infintala Livio» no.
tratture non l.minùs tantum-, (ed &
cominùs re/4 mittcrcr. fecondo che
dice
il Tefauro.
21 Ha la Profodia, potendoli mrfurare fecondo fa quantità delle fillabe;
e Io Hello Tefauro cenfura coloro, che per acconciar l’emilKchio al loro
bilogho,troncando,o alterando fcioccamente lefparolc deH'Autore.lfor-
piano la Profodia ; come quel motto di Afcanio Sforza : *4 diniic quod
tpfa refulget decimato da quel verfo: Totum adimit.quo ingrata refitl-
gct:e quelì’alrro delle mofJte attorno lo fpecch'o: Scabri! tenaciùi h ge-
renti rolrodal verfo: Labuntur nitidi!', fcabrifque tenaciùi bareni', onde
farebbe meglio elfere fchietra profa, quando non è «ucilfo metro.
ir Conviene, ed ha relazione col Germinabit deil’Imprefa generale^ che
finuimence inoltra cercar nuova fórma.
Furono dette le parole da Claudiano in altro fallimento : e Eccome
nelle
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1 .
3 E/cg]Accad.di D.G iacinto Gimma. Far. il.
nelle Imprcfc vien creduto sforzo d’ingegno atto a recar diletto , ed
autorità quel raffrontare tre cofe lontanilfime: Figura naturale , Goq-
cetto,e Detto alieno, che pa;a (crino a noflro propolito; cosi c valevole
ad aggiugnere autorità maggiore , c maraviglia di pronto intelletto e ,
Tefaur. gloria di c rudizionc toglierlo da Autore, che di altra cola parlava; effen-
do fatica minore partorir mille motti col proprio ingegno, che un (òlo
Trovarne di ClafBci Autori ; il quale fcritro per noi Ùudiolamcnteap-
parifea.
Z4 Non ha voce lignificante vizio, o virtù, che aH’Uomo appartienejeo-
me richiede Giovan Ferro.
2j E’ confinale al motto dcll’lmprefa formata nell’Accademia del Pla-
tano-, che fu anco di Claudiano : Bevocat primordia forma; : ed all’altro
di y irgilio pc r quella tra gli Spensierati di (lodano ; I{ediere in priftina
vira.
a6 Non contiene fuperbia,ambizione, o aIrrodifetto;comc richiedono il
Giovio, Torquato Taffo , il Contile, Andrea Vaiagli, cd altri;ed c fuper-
bo: Si tangar pollo dal Bargigli all’archibugio.
ìj Non ha feiilo compiuto ; ma lafcia di (piegare alcuna co(a, che facil-
mente da chi legge può edere incela , come vogliono gli Autori , che fi
formi.
z8 Non dioico da altra Impreca, ed applicato a quefla per quanto (ì c ve-
duto.
19 E’ in terza perfona, e non in feconda, cTclufa dal Bagagli :
10 Non contiene forma avverfativa /prezzata dal Tcfauro, che cenfurA_»
Haud aliter pollo alla Palma al Sole rivolta.
jt E’ fine di verfo efamerro, ch’èpiù Tonoro del principio.
I * Non fi cfprime il verbo; ma s’intende I{ifurgit, Bcnafcitur , come piace
al Bjifcelli , al Barg.igii,»l Ferro.aW'Arefto e ad Ercole Taffo-, c vien però
lodatoli in atto Oc ulisvitaot , pollo allo Struzzo, che guarda le uova.
11 Ha la fui Gramatica.
34 Non contiene in fe metafora; come Ofculatur : motto pollo al mare,
che fi porta alla (piaggia
jj Non è morto in cifra, come quello di Franccfco Lanci, che per dimo-
(Irare di fir gloriola la Tua Laura ; dipinfe una Corona di Lauro (imbo-
lo della gloria col motto : L'avrà, fe io vivo , quali che dica: Laura fa-
ràgloriofa ; fe io vivo.\ndrca Palagli in Cimili Imprelc più loda l’inge-
gno nell’invenzione, che l’arte; non potendo aver quella leggiadria, che
fi richiede; e i motti debbono effl-r tali, che da Te non dicano cola veru-
na: ma formino un tutto colla figura, con cui a guila di un corpo ne’ Tuoi
membri diviCo contengano l'anima,quaTè la fimilitudinc tra la figura, e
la perfona figurata; confórme penCano il Barg sgli.H Bjifcelli,ilConti/c ,
molti rifiutando l’opinione del Giovi» nel chiair.ar'amma il motto , e
corpo la figura: poicchè anima non fonale parole nell Uomo : od altro
può aflbmigliarfi all'anima delle Tragedie, e di altri Orami; che la fola
favola , c l’imitazione ; e He n do il corpo de’ Drami iieffi le perfone , c i
verfi.
Or
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s
. Introduzione..'.:. 3 3
Or ceco avverate ad una fola Imprcfa fettantafei perfe-
zioni, che fon pur tante regole dagli Autori a far’Imprefa
perfetta infegnate ; avvegnaché in alcune fieno varie le_>
opinioni. Ma non perciò fon valevoli tanti precetti che^
oflcrvati fi veggono , a renderla degna del pregio di pcr-
fettiflìma 3
poiché mi conviene confèflare colla fteta can-
didezza di animo dal largagli) dal Tefauro^ e da altri pro-
fetata; che molte macchie offervare fi polTonoj cflendo ri-
dotta l’Arte a fottigliezza sì grade,che ne pur una fc ne ve-
deva quale fcrvir polla di efempio perfetto. Ha pur ella le
fue imperfezioni, che volentieri aprirei 5 fc non folle noja
a’ Lettori, che afpetcano la continuazione degli Elogj:
Di tutto mi
è paruto dar conto,per farmi feudo al-
ciò
le punture di quei Critici, che Oracoli ilor fentimenti cre-
dendo, vorrebberoj come affermava tal’unojrifare il Mon-
do a lor capriccio, dar la mentita agli Autori, e riformare
le Arti più nobili ; anzi più che non diceva lo fciocco Re
Alfonfo di Cartiglia , di voler correggere il Sommo Dio
in molte cofe, che lor fembrano manchevoli ed imperfet-
te . Colendum e(l plerifque miferis , ferite un’Autore ,
qui
propter fuam ignorantiam acerbos fe aliorum ]udices-at -
que Cenfores prabent , quique acuta catterorum inven-
ta , prout ignorantia fua dittat acerbe carpente , cuttl,
leguntquee non intelligunt,S criptore fiatim.condemnant ;
ncque eos pudet , quod nec redarguere , nec emendare pof-
funt^qua putant malejcripta In feipfos igitur ir am fua,
.
conferì ant,fìbi que ipjìs acerbi jìnt , qui per negligentiam
altioraadd'tjcere nequivcrunt: quique a dottor ibus pete-
re dedignati in dubtjs fuìs contabùerunt . Confeto non-
dimeno , che farà in più luoghi riconofeiuta difcttuofa_
*
lì que-
,
34 E/ogj Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
queft’Operaj perchè non oberrant,qui errorum matrem
sì
cudendi artem uocant\ eji enim fcecunda: fecondo che_.
ne fcrive il N
omarini; sì ancora perchè in rebus humanis
nibil tamfaujlì , ftliciterque agi tur , quod non errar ali -
Lticiafi. <é* von quis interpola: a fenrimenrodi Luciano o conforme-. »
ttmtrt crediti- •
. * , . . _ r C ‘
oXl^ioiEp.
Ambrogio n avvifa: 'Unumquemquefalluntjuajcnpta.
** Auflores pratereunf, fic etiam Scriptores ty indeco~
ros quoque Jermones palpanti e tanto più, che Iacompofi-
zionc degli Elogj fte£fi,c la loro impresone in un tempo
medefimo è avvenuta. Ma quando pur poffibile fotte fta-
AhxJ^ub. toa poter divenire perfetta, Clemente AlclTandrino lafciò
fcritto : Nullam exijlimo fcripturam tamfortunatam_>,
cui nullus omninò contradicat.
Reità folo ad avvertire , che fu mio inftituto formar
gli Elogj agli Accademici viventi » ma la morte ad alcuni
accaduta nel tempo fteflb della rtampa,mi ha più tolto oh-
bligato a tralgrcdire tal legge, che a privare i medefimi
di quell'onore, di cui erano meritevoli. Siccome è Itato a
me facile prima che i lor fogli fottero dati alle rtampe_,
aggiugnere ad alcuni Elogj quelle azioni , che per edere-,
nuovamente accadute, non ho voluto pattarle in filenzio:
costagli Elogj comporti di coloro, di cui Ja Società noftra
ha fatto perdita, ho rtimato mio obbligo dar notizia del-
la lor morte; conforme al P.M .AJlorini, ed a Tommafo
Donzelli è avvenuto,; a' quali non era convenevole to-
glier quella lode, che loro rtava già fìabilita. Patto intanto
agli Elogj.
àhfi
iri* vtj 31*
FA Z
*
•
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FA'BRIZIO CARDINAL PAOLVCCI
Segretario di Stato del Sommo Pontefice Regnante .
XXXII.
Afcono talvolta gli Uomini ad alcune profcf-
fioni, nelle quali con eccellenza rifplendere in
età perfetta fi veggono* cd è lolita la Natura
allo fpeflo dar certi fegni dell’attitudine loro ,
e moftrarneanche i prodigj.Fu augurio di futura eloquen-
E a ™
.
36 f-log) Accad.di D.Giacinto Gimtna.Par.il .
za appo gli Antichi volar le Api a formar’il mele nellaj
bocca di Platone , di Pindaro > e nella culla di Anneo Lu~
c<*vo:corrcrc gli Ufignoli a quella di S/e/Tcoro, e di Tt/ta, di
cui fu padre EJiodoicò annfiziar l'ombra alla nutrice di Ci-
cerone il gran bene, che nutriva a’Romani.Dié pur’indizio
di letteratura il venir coperto Orzato di lauro, c di mirto
nella Puglia dalle Colombe per alììcurarlo dalle Ficre;fo-
gnarfi partorire un lauro madre gravida di Virgilio :
la
nafeere Cardano co’
i farli vedere una fiamma-,
capelli :
circolare nella camera del nafccntc Giovan Pico Miran-
dolano; e nelle braccia della caduta genitrice refiare ille-
so dal fulmine Girolamo Fracajìorio . Coltivar nondi-
meno fi debbono e colla pratica , e coll'cfercizio le natu-
Atilfot. M’.'j. rali difpofizioni
r : perchè ufi*, atoite
J
exercitatione borni -
Mtafb.,1. 1
ni bus ars, [jr Jcientia
r- •
1-r a n •/
compar atur: come dilsc Arijlotue ;
avrc ^^ c Giorgio Caftrioto il titolo di Guerriere acqui-
cajoitt. fiato; fe non fofse fiata la fua mano avvezza da fanciullo
a maneggiar tra le guerre la Ipada ; benché di quella fin_*
dalla nakita abbia recato il fegno impreco nel braccio
deliro . Agevole certamente a ciafcheduno è praticar in_,
lode quell’elcrcizio , in cui fu lungo tempo addottrinato;
perocché educatio , £5° difciplina rnores facit ! tllud
fapit unufrjuifuue quod didicit: come inlègnò Seneca; e
cantò Orario :
Navern agere ignari*! ntvìs timet : abrotanum agro
A r
o« audeiy nifi qui didicit dare. Quod Afedicorum ejì
Tromittunt Medici , iraElant fabrilia fabri
Fu creduto inabile a poter maneggiare il governo deliaci
C riftiana Repubblica, a cui nó era fiato addifciplinuro Ce-
lerò V.e gli conycnc far volontaria rinunzia del PÓrcfi-
patoi
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s.
.
Fabrizio Cardinal ‘Taohtcci. 3 7
cato» perchè menò col nome di Pietro Moronc la fua vi-
ta in un’Eremo poco lungi da Sulmona . Pars njirtutis
di/ciplina conjìat ,
pars exercitatione : fcrifse dolora-
le j
però FABRIZIO PAOLUCCJ chiariamo Cardi-
»
nale dell’età noftra nel Senato de’Porporati , degnamen-
te colla virtù Tua rifplendendo, colla quale vifsc per lun-
go fpazio di anni , trattando gli affari della Santa Sede-, j
cosi grande attitudine dimoftra con fualodea'medefimi,
che lembra nato alle cariche più cofpicue della Chiefa_, ;
cd onorato con quella di Segretario di Stato da! Sommo
Pontefice Regnante, verifica quel che diceva Pio li. Dì- Pini ir. aputt
Platinarti.
gnitates non nitri* fed miro* dignitatibus dando s
;
Beycrlinck m
Nacque in Forlì nel primo di Aprile dell’anno 16 5 1. e__, nptpjteim,
perchè unufquifque amat /equi vitam parentum al di- D. Arr.’jrof.
re di Ambrogio } c fi.» parere, di Plinio : apttd Sapiente Pliniu& ùm
p tul Fbòr. vtrk»
hoKcItiJJìmum e]Je M a)orum a>efìigia fequi , fi modo re-
Zxtwplum.
do itinere procejferint : s’indirizzò alle buone difcipline
per formare colle Tue operazioni un Tempio aH’onore_,
ed alla gloria della Tua Famiglia , ch’è una delle più illu-
stri della Tua patria; anzi dello Stato Ecdcfiallico e del-
,
l’Italia y fecondillima di Uomini e nelle Lettere , c nelle.
Armi alsai glorio!! Ad
animare i giovani alle feienze, ,
.
cd alle opere virtuofe fucoftume degli Antichi Romani
cantar ne’ conviti i magnanimi fatti de* loro Antenati j
ma ornato FABRIZIO in età tenera di coftumi ammira-
bili fu molto più limolato dalla direzione de’ fuoi Zij
Pafsò ad imparare nel Collegio Romano le prime dot-
trine, ed incamminandofi per lo fentiere della virtù col
mezo di lodevole educazione ,fe conofcere che gli alberi
con macftru coltivati, fanno produrre i frutti, che fono a
loro
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,
3 8 E log] Accaddi D. Giacinto Gìmma.Par.IIl
loro naturali ; come le piante di Calabria , c di altrove^;
lu le quali Tuoi cadere la Manna; benché fafeiate con grof-
Rultimanr. A fe tele, fi ritrovarono ricoperte nelle frondi tutte, di quel-
*">'• la dolce materia , attraendola dalla radice , che imbe-
vutane di {otterrà , n*avea arricchite le foglie ; fecondo
che fu fatta fpcricnza . Amando più torto di ertene
r
che di parer virtuofo , conforme di Focionc dicea Pla-
Thaiet «pud tane ; a molte Scienze applicandofi , fc mentire Talete ,
j«r iitob./frw.
^ .
^ on rvides ,
quod multis negotijs occupati di -
pauper vero
vites , Jludiji fapient'ue vacare nequeant :
rtihil babtnsquod agat , ad Pbilofupbiam fe conver-
,
tii : perocché non l'impedivano lo ftudio le commodità
doviziofe . Abbracciò la pratica della Corte per appren-
dere la cognizione di quella prudenza, ch’è necertaria a’
governi , coll'efempio del Cardinal Franccfco Paolucci
fuo Zio di bontà c dottrina così arricchito 5 che meritò
leprime Cariche, e particolarmente quella di Segretario
della Sagra Congregazione del Concilio $ donde fu in-
nalzato alla Porpora da Aleflandro VII. Profeguiva il cor-
fo virtuofo co’ fuoi fratelli , de’ quali, perchè s’indiriz-
zavano alla dottrina , ed alla milizia , fu pofeia il Con-
te Luigi Paolucci onorato della Carica di Sargente Gene-
rale dell’Armi Pontificie . Morto il Cardinal Franccfco
reftò co’ medefimi fratelli in età giovanile fotto l’indiriz-
zamento dell’altro fuo Zio , e dell’Abate Stefano Augu-
fiini chiarillìmo nipote dello ftelfo Porporato ,. che per
le fuc qualità fingolari, da Alcfiandro VII. fu prima.»
eletto Limofiniere , e confermato da i due feguenti Pon-
tefici ; avendogli anche aggiunta Clemente IX. la Cari-
ca di Segretario de’ Memoriali i di lui valendofi coru
gran
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- ,,
*'A
Fabrizio Cardinal Paolucci. 9
3
gran confidenza ne’ più ardui negozj della Sede Apofto-
ìica j dopo da Innocenzo XI. nel primo giorno dcll’af-
funzione al Soglio Vaticano , creato fuo Datario > indi
Cardinale Monfignor Giovanni Ciampini Prefetto del-
.
le Minute de’ Brevi , ed Abbreviatore di Parco Maggio-
re 5 fapendo, che D. Tommalò Rolpigliofi Nipote di
Clemente IX. fe dalla morte nonfoflè flato prevenuto ,
avrebbe porta in piedi un’Accademia in Roma d’Iftoria,
Ecclcfiaftica j
giacché altre vi erano di belle Lettere-»,
e delle Arti nobili promoflè una conferenza di Uomi-
j
ni dotti nel 1571. che s’incominciò nel giorno fcftivo
de’ Santi A portoli Pietro, c Paolo , eli ftabilì ogni quin-
ari giorni nella Libreria del Collegio de Propaganda
F ide . Si clelfe per materia de’ dilcorfi quella de’Conciij
e trattandoli anche di Geografia , di Cronologia , àrljloria
Civile , ed Ecclefiartica , c della Teologia della Cliiefa-,
antica; fecondo che a propofito cadeva in ciafchcduru
Concilio , che fi prclc ad eliminare era ben chiaro il
$
profitto, clic fi cagionava con sì nobile clercizio . For-
mavano 1 Adunanza degniflìmi Virtuofi , che fono di-
flintamente numerati dal Giuftinianì tra’ quali rifnlen- Miche,r !uti - '
,
deva il dottiliimo Canonico Giovan- Francesco Albani
ora Sommo Pontefice della Chicfaì ed era così ragguar-
devole la frequenza de’ Letterati nelle fellìoni loro, che_.
rinovaya la memoria di quel che fenile il Pietrojdnta , Si]rt[tr Petrì .
delle Romane Accademie parlando : Mcmini edam /Vz_, Sy ili o! brro:c.
Quirinali Regia
gotijs confuetis
,
quando
ftmel in hebdomadaAulaferiabatur ad
eeflas erat , & quando a ne -
3
bora; pomeridiana; coepto; baberiftmile; coetu; Qua .
,
vero ibi d pr&Jlantiffimi; ingtnij; dicebantur , ea pie-
rum
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>
-
40 /7ogj Accaddi D.Gixcinto Gimma.P ardii
rumque ex vera fapienti* fontibus ,
Scriptum Sa-
crg Codicibus baujia , ad gubernationem optimam in-
Jìruebant . Dicebant Prtjulet , aut Viri eruditiontL*
fammi audiebant Cardinale ,
, quidquid erat >«(j &
Urbe Roma ingenij ac maje/latis nam ipfernet Grego -
, ;
r/nr XV. Pontif Max. ex Gente Ludovifia fecretò ade -
per Conclavis uniut fpeculam pàrvis cUtbri
foraminibus perfpicuam fruebatur co genere bunejìijfimi
laxamenti Spiegò più voice l’eccellenza della Tua lette-
.
ratura > e della gran cognizione , che avea nelle Scienze»!
più gravi il PAOLUCCI , cd illullrò colla pompa del
fuo ingegno sì nobile Ragunanza » la quale avendo da-
.
n
to al Sacro Collegio più Porporati; fu come quella Ta-
,« cuc- vola in cui tre nobili efiliati dalle lor ipatrie inficine».
3
s
coni) tu vtt. ' * (
cenarono ) Giovanni , c Giulio de* Medici da Firenze-
c Giuliano della Rovere , che fuggendo da Roma gli
{degni di Aleflandro VI. gli alloggiò fu la riviera di Ge-
nova; poicchè tutti lì videro Pontefici di chiariffima».
.fama nc’ della Chicli co* nomi di Giulio II. di Leo-
falli
ne X. c di Clemente VII. Rimirava tutta la Città di Ro-
ma la fua attitudine , e molto più Innocenzo XI. a cui
fu dal Cardinale Auguftini fatta conofcerc la fua buona»,
indole »
perlocchèin breve tempo, per far maggiormen-
te rilucere le fuc nobili operazioni , lo collitui Velcovo
di Macerata ùmilmente promolìb al Car^
; c l’avrebbe
dinalato nella feconda promozione, che fe di ventifette».
Soggetti ; fc non avelie fatta riflcUìone alla poca età fua,
ed all'abiltà del fratello maggiore , che tra’ Prelati di
quel tempo era conofeiuto de' più applicati. Seguita»,
pofeia la morte del Cardinal Giovan-franccfco Ginetti
nel
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Fabrizio Cardinal Paolucci. q 1
nel 1691- Arcivefcovo di Fermo» fu a lui appoggiata-,
parimente da Innocenzo XII. la fopraintendenza a quel-
la Chiefa Arcivefcovale . Efercitò ivi gli atri più proprj
di Cnlliana Religione; l’uficio di zeiantiffimo Prela-
to non folo adempiendo, di cui e obbligo farfi limile-,
a quel Cane figurato da Luigi Ferro in guardia duna vici-
na Greggia col motto : Probibet , indie at 1 peroc- D. Gregor. xo.
Mordi, s $.
ché dille Gregorio Quii e/l Grex Santi* Eeele/ìce , nifi
:
multi tu do Fidelium { <zrel qui alijs bujus gregii Carni
tvocantur , ni/i Dottore! Santti ,
qui eorundem Cu/ìodei
fidelittr extiterunt ? ma di Miniftro difinterdlato , noru»
altra gloria riporrando della fua amminiftrazione , che_,
una povertà intatta, ed innocente; diftribuendo alle_
agenti a luicommefle l'incorrotta giuftiziaj da Ambro- D. Atnbrof. 1.
Conut.
gio addottrinato ; Alunera exc(cant oculos Judicum.,,
Ejyxi.ii. £<?#-
'vim autìoritatii tnclinant : anzi dallavvertimenro
ìy it>.
della Sacra Scrittura : FJec accipies munera ,
qu& etiam
excxcant prudente ! fubvertunt verba ]u/ìorunL, :
,
come fi avverò allorché Giacobbe colla virtù detonati-
vi difarmò la mano guerriera di Efau : Traendo col fuo
efempio al vivere Criftiano , ed al zelo del Divin culto
il fuo Clero , e tutto il fuo popolo , fem brava il Re del-
le Api negli Orti, o la Reina delle perle nel mare, da_
tutte le margherite figuita ; lècondo che pruovano pe- i
Megif Ap.
satori nella pefea di quelle . Avvenne
morte di Monfi la Arni dt raè.
Jnd.
fuo Fratello, Votante di Segnatura ; ed Innocenzo XII.
oltre il gran concetto, che di luitenca, udite con mag-
gior pienezza le relazioni della grande abilità fua , c del-
la vita efe inpiare ; rinviò tolto Nunzio Apoltolico io,.
Colonia. Affermò Valerio Ma/fimo efierc fempreinai X*Ué*x Mju
ir itali
,
42 Elog) Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
fiati gli onori alimento abbondante della virtù ; e fent 1
Onoforio Erunt :
&
generofis animis magnificentijfi-
tna premia , coeterifque , qui eadem pofiea difeupient ,
necejjaria ad virtutem incitamenta ; però Egli nella.,
commcflìone del Pontefice ; dell’altrui amore , e dellc^
comuni riverenze col mezo de’ fuoi nobili coftumi facen-
do acquifto ; meritò , clic folle applaudita la fua pietà
grande , la prudenza , e la politica neU'affurc del nuovo
Elettorato, che nella Città di Ratisbona fi difputava__,
con impegno ; ed intervenne a' trattati della Pace di
Kufvich ; adoperandoli con diferetezza ammirabile.,
fenza dar folpctto alle oppolèe Fazioni ;
c lenza trattare^
con che a lui lembravano , come le Volpi
gli Eretici ,
di certe Regioni Aquilonari , albx , nigrx , varice , cruci -
M
(tir St
uaii.ih ‘[‘"'pferx in dorjb omnes tamtn in eadem m alitia , & ajtu-
ria participantes . Indi ridotta la Repubblica di Polonia^
in civili dilcordie, dopo morte del Re Giovanni ili.
la
per l’elezione del nuovo Regnante ; avendo alcuni di
quciMagnati eletto al Trono il Principe di Conti altri :
il Duca di Saflonia Elettor dell’Imperio ; che per dive-
nir abile, abiurò nelle mani di Monfign. Davia Nunzio
ordinario Pontificio gli errori del l’erelìa di Lutero , col
rimetterli nel grembo della Santa Chieda Romana 5 e_,
pretendendo il Primate Arcivescovo di Gucfna , ora^
Cardinal Radziovufchi Ipettarc afe l’autorità fuprcmtL»
d’intimar la Dieta , e proclamare il Re fucccfiore: fu il
PAOLUCCI dal Pontefice , inviato Nunzio Straordina-
rio a recarvi la Pace poicchè bcn’era nota la fua pru-
;
denza nel trattar gli affari più gravi . Siccome i Polac-
chi lo venerarono con amore per la fua liberalità per
, “
li
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Fabrizio Cardinal P aolucci. 43
la gcncrofirà di animo ,
c per la correda , e pietà ,
ella/
facca rifplendcrc tra le altre Tue virtù morali ; cosi fu
fenfibile in elfi il difpiacere; quando Io videro in illato
di dover partire da quel paefe ,
per efferfi terminato in^
poco tempo un’affare così grave . Giunfe in Roma ric-
co di meriti per li fervigj alla Sede Apoftolica, ed alla/
Cliicfa preftati ; nella fua perfona facendo mirabilmente
apparire non meno la perizia nel conolcere gl’intcrcffi
de* Principi* che la dottrina , la gentilezza , ci genio
caritatevole; laonde fu dallo Innocenzo XII. alli fìcflo
19. di Dccembrc deiranno 1698. dichiarato Prete Car-
dinale Conforme piu fi pregiano le Porpore , quando
.
alle lor Conche fi unifee una Perla; così Egli più adora- *
bile fi rcndea nel Senato Cardinalizio con quelle virtù , ùb -
che arricchivano il fuo animo ; ed acciocché l’abiltà fua/
non foffe oziofa ; ma più follo impiegata a beneficio de’
Fedeli , fu promoffo al Vefcovado di Ferrara Con ot- .
tima e religiofa direzione riformò quel nuovo gregge/ \
ma conforme alla pietra fatta vedere in Bologna ad Erri-
co II. Re di Francia , recata dall’Indie , di cui fi leggo ì(h:ff
clic erat in co mirabile , quod terree impatientijfimus
cooperiretur fua fponte , £9* vi > fatto impetu , confe-
,
rmi evolabat in fublimc » continui vero , includile iti-
lo loco angufìo nulla bominum arte poter at ftd ampla~, t ;
liberaque loca dumtaxat amare videbatur : così era a_
luimolto angufta quella Chiefa : perchè ricercavano Io
ampio per rifplendcrc . Sollevato de-
fue virtù luogo più
gnamente al Trono Pontificio Clemente XI. gloria de’
Romani Pontefici , da Dio conceduto a’ Fedeli per fo-
llegno della fua Monarchia EcdcHallica , al cui nomo
. ) Fa con-
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a ,
44 £/o£J Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
'
confccraron tofio i lor Giuochi Olimpici la celebrata-.
Accademia Arcadia j il Tuo Panegirico Abate Ga-
di 1
*
bride Hatta uno de’ dotti , ed eruditi Letterati delle So-
cÀwxT*”'’*
cietà nofirc ; ed altri componimenti , molti celebri In-
gegni , tutti concorrendo a dar gli applauli a così Tanti,
e lodevole elezione ; per cui fi fpcra dover rifiorire glo» i
riofi tempi di Leone , e di Gregorio Tuoi Predccellori
nominati col titolo di Grandi , e di Santi filmi : richia-
mò in Roma FABRIZIO per Tuo primo Miniltro eoa,
carica di Segretario di Stato ;
perocché , fecondo le mal-
oirni.Fri.ch«.
fi me dc ’
Politici dal Frachett avvertite ;
non lolo è
staiatp itì.
fp ez j a ] cur3 del Principe nel far’ elezione de’ Minifiri ,
aver riguardo al merito , alla pratica , ed anche alla,
qualità de* Progenitori mentre il più delle volte figli ; i
fomigliano a’ parenti i ma Umilmente avcr’apprcflb di
fe Uomini di valore 5 qual configlio diè Mecenate ad
Dion m/icr./i.
Jl.num.3t,
Augufto
o ; come fcrive Dione E certamente o giubilo .
grande è del popolo quando i Principi veggonfi valere ,
negli affari importanti , di Soggetti virtuofi ; parendo ad
ogn’uno , che fi dia luogo alla virtù, e fapendofi per ifpe-
rienza , clic i buoni Minifiri , come Coajutatori a fofte-
ncr la macchina delgoverno, fonocaufa, che pallino
bene gli affari . Si mutano alle volte cofiumi degli Uo- i
mini per cagion degli onori, e degli uficj ; e fp e ilo av-
viene , che per la grandezza degli affari aguzzano alcuni
i loro ingegni , e fi eccitano a cole maggiori ; ed altri
divengono ottufi contro l’afpcttazione, e cadono Lotto
il pefo ; come Gajo Silano , ch’era fiato
nella Caufa di
Vieeconfolo in Alla : Multos in provin-
, diceva Tiberio
cijs contrà quàm fpes, aut metus de illis fuerit , egijfej
ex - mi
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. ,
Fabrizjo Cardinal Paolucci. 45
excitari quofdam ad meliora magnitudine rerum , he-
. bvfcere alias . Ma il PAOLUCCI ,
che funile appunto
al Carbonchio > di cui fcriye il Gar^ia, che lafuachia- Garzia cUII’Of-
rezzi è più vivace di ogni altro rubino > e dàpiùfplen-
dore nella luce : fpiega maggiormente in si alta carica il
Tuo talento ; e conforme allibendo al fianco disìgraiL.
Principe, fi rende più illuftre ; fecondo che colle lor de-
rilioni magnifiche dichiarano i Giurifti a favor di quelli
ttx.
che attualmente a* Principi affiftono j e fe ne gloriarono ?u np ‘c.Z ma-
i Cefari a^ifo di Soli atti a dar lume, e forza alle Stelle-,
piu vicjnfc ; così fa egli apparire maggior fugacità e de-
ftrezza ne’negozj, ne’ quali non è già novizio; ma lun-
gamente educato La fua prontezza ne’ configli, l’affa-
.
biltà .nel trattare , e la coltanza di animo negli avveni-
menti ,
che in lui accoppiate colla dottrina , e collaltrc
fue doti fi ammirano , fanno veramente avverar di lui
fleflfo quel chedifie di Atanafio il Nazianzcno : Atbana-
fìum nominare , anrttttcm ipfam tft laudare } onde fi ve-
.drà fenr, premai vivo il fuo nome nella Società nofira-.
Letteraria , che l’ammira come uno de’ maggiori orna-
menti del Mondo letterato, e del Sacro Collegio de’Car-
dinali
• 1
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.. , ,,
4 <5
"
Blog) Accad.ài D. Giacinto Gimnu.Par.il.
AH’Emincntiflimo Signor
CARDINAL F A B RIZ IO PA OLUCCI.
SONETTO.
Nacque agli Opri FABRIZIO ,
e'I fangue antico
Ereditò di fortunati Eroi ;
Ala, di lode vie più fe adorno il vuoi
Odi ciò che mi detta or Febo amico
Maturo J'enno egli mnjlrò , pudico
Animo fui fiorir degli anni Jùoi ;
Onde dal l ago Ibero a' lidi Eoi
Non fu di inerti il fno valor mendico.
SU rAventin con le bilancie in mano
D'Afirea ; sì di Javer colma ba la mente
Cb'ogn' altro giunge ad emularlo invano.
Ma, fe Oraeoi del del iniqua non mente
E' fi*a gloria maggior , che in faticano
J fecreti del cor gli apra un CLEMENTE.
Padovano Gualco Accadem.Spenfierato.
Ad Eundcm.
P AULUCCI
EPIGRAMMA.
a terna
, Julges fpes altera Roma ,
Ut CLEMENTIS amor , judiciumque probant.
Pro meritis incepta tuis fortuna J'ecundet ;
Sit tanto felix Hercule Jitmmus Alias
Poinpejus Sarnellius Epifcop.Vigilien.
„^ , Academicus Incuriofi
Lufit
DISTICHON.
qtiicunque imminuit cognomine PAUI.UAf
,
PAULUTJ : Totumfed dabis ipfe PETRLIM.
D.Jofèph Matthrci Fifci Patron.R.Audìent.
Tbeatina: Acad.Incuriof.
AN-
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.
Andrea, Perrucci .
47
ANDREA PERK'UCCÌ
Cenfor-Promotoriale nell'Accademia degli Spenficrati
XXXIII,
Aryc a molti moftruofo nella letteratura lo
feri vere fenza verfo le Tragedie
, e le Com-
mcdie > cbiafimevolc fu creduto l’ufo, dal
Cardinal Bibiena introdotto il quale con-
;
forme penfano il Lancellotti , e Y Allacci
, fu
,
il primo ^ &&
Dnìmaiur-ia.
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,
48 Elog) Ac end. di D-GixcintoGimma.PAr.il.
pubblicare in Roma nel 1 5 24. fcritta in profa la Calan-
dra col nome di “Bernardo Tarlati o "Diviato . Perdè il
/,4 7
8 p0llt,lB '
'
frcno della modeflia Simul obiter
il Poliziano dicendo :
notarem quofdam nojlr * atatis non quidem ‘Tlautos ,
fed tantum pifìores\ qui Comardias abfque uerfìbui nul-
lo nec artifìcio ,
nec elegantia docent: e lì ha» che la Iteli*,
rSl^Tc/ca»-
0 P' ni0nc abbracciarono Pietro littorio , Antonio Min-
turno > Alelì’andro T affarìi, Ciovambatilta Gir aldi , Gia-
f
TaironiM
4*’P'Hjur.eap.
como Magoni, e molti altri . Fu pur fondamento della
dttla Ccmrtd. loro fentenza , edere dati i Componimenti Drammatici
fa di DanteJ». dagli Antichi recitati col canto, a cui ncccfìario è il verfo;
non altro fìgnificando la voce Tragedia , che il canto del
Becco a fornimento di alcuni ; conforme anche la Com-
vTc%ìIIul media dalla voce Ode compatta; fecondo che il Patrizj ,
c he pur canto fignifica ; laonde Tra- dilTe Platone ; che la
gedia fra rutti gli altri Poemi diletta il popolo grande-
mente, ed allctta gli Uditori ; ciò far non potendo lènza,
il canto , di cui la plebe fommamentc fi compiaceva; co-
me che il terrore , c la commiferazionc , parti di lei le fof-
fero fpiacevoli e nojofi . Conforme agli Oratori efler pro-
ffl v, w prio il dire; così a* Poeti il cantare affermò Giafon de No-
tott. h oriti,
resi non potendo alcuno recitar verfi; che inficme non_.
paja, che canti ;
perchè il canto è naturale del verfo; anzi
Tiflon./.r. \\T afoni privò del titolo di Pocfic Componimenti , che i
di numero poetico fon privi; e che torto fi farebbe a’Poe-
ti veri , che ufano il verfo ;
quelli che fcrivono in profa,
lemedefime cole anteponendo, o paragonando loro , Ma
dipendendo lo fcioglimento di quella difficoltà dalla que*
Alone; fe dar fi polla Pocfia fenza verfo; non v’ha dubbio,
che molte Opere in profa compottejfieno fiate per Poemi
co-
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. .
Andrea Ferrucci 49
comunemente tenute; avvegnaché Tentano altrimcntc Io
fteffo Mazzoni, e di ver fi Autori. Non è il verfo,chc fa il
Poeta, dice il V arcbi',m3i l’imitazione; e coloro, che imi-
tano, le bene fcrivono in profa ,
fono Poeti ; e chi tradu-
cete Omero, e Virgilio in profa ; non Oratore; ma Poeta
farebbe ; fecondo la dottrina di Arijlotile ,chcinfegnò : Arin in Pcetii.
Haud Hifioricum , atque Poetar» carme » , fj* follila-,
or atto defìgnat ;
quippè fi H erodati hi/ìoria carminibus
pangatur, aque nibilominus ac prius fine tarmine , erit
bijloria ; [ed hoc differunt , quod bic quidem res gefias ,
ilU ut gerì potuerunt exponit : conchiudendo pofeia Poe-
tam fabularum magli , quam carminum ejfi Poetam ut ,
qui femptr circa imiuitionem verfetur : afliones vero
imitai ur Diftinguendo il M inturno le forme della Poe- r'^a^ubV'
fia, numera tre fpezie dell’Epica; quella col verfo; l'altra-,
coila profa ;
come fono i Dialoghi di Platone ; e di altri
antichi; i Mimi di Sofrone , c di Senarco\ e i colloquj del
boccaccio : la terza mefcolata di verfo, e di prolà come_.
\’ Arcadia del Sannazaro, o 1 ’Ameto dello fteffo 'Boccac-
cio. Ed a ciò recar fi potrebbe un luogo di Ariftotile, che
fcriflc : Nudis fermombus , five metris Epopea utitur :
‘
MCi0,r *‘ua -
bene! venga interpretato altrimente non folo da Pietro
è
l
V ittorio , prendendo il parlar nudo per Io nudo metro ;
ma dal Tafjoniy e da altri , che ftimano edere particola-,
fpiegativa, e non feparativa quel five ,
come piutofto
picnder fi dee; poicchèfe Pfytis logis, che nel reto Greco
fi legge, c fignifica nudis firmonibuH non fi dovefle pren-
da e per lo parlar nudo e per la profa ; invano five metri s
avrebbe aggiunto. Principale uficio del Poeta è l'imitare;
efiéndo imitazione tutta la Poefia ; fecondo il precetto di
G Ari -
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5
jo Elogj Accad.di D. Giacinto Gimwa.Par.il.
, che qui convien difendere
Arijloiile dalla cenfura data-
p,y;c p.iw' che in ciò volle biafimarlodier-
i*t QittfA ir Llt-
2 li da Francefco Patrie']’,
O 9
G4&iAnojt»
rorc p crc h£ i trentotto Poemi di Orfeo non ebbero imi-
.
tazione: ne i dieccotto di Omero altro, che fctte;e de’ i die*
ccnovc di EJiodo niuno; e molti di efli non ebbero favo»
la ; nè imitazione fu alcun’altro , di quanti fe ne fcriflero
pi ima di venire la Tragedia nella Scena, la Satira, la Com-
media, i Mimi, gl’Uarodi, e Ornili ! conforme da lui fi aflc-
rifee . Ridicci cofa purtroppo farebbe dichiarar Poeta.,
Virgilio ne \Y Eneide^ non già nella Georgica; in cui noti.,
riconofccrcbbe imitazione il Ta/r»Vj;pcrchè non fi deferi-
vono azioni verifimili : Non folo nelle azioni; ma nclle^
dizioni, e nelle parole fingere cofe verifimili fi poflono; e
fe i Lirici, gli Eiegi, e tanti Epici, i quali fono Politi finge-
re poche azioni, dal numero de’ Poeti vogliami togliere.,
pochiffimi faranno quelli, che del nome di Poeta fieno
uxnuil'Z
1' meritevoli» nè Poemi faranno le Opere Lucano, di Lu-
di
Pro P ,rt. ab. 4.
crej y 0) di Properzio, e di tanti altri , che Poeti chiamano
Hont. odi 3.
pe non abbiano fcritto favoIe»non già Verfi*
ficatori . Dandoli il primo luogo a colui , che fcrivc col
verlò , c coll'imitazione aflìcme anche Poeta dir fi dee^
»'
chi imita col folo verfo } c chi fi yale dell’imirazionc col-
Phaljr. de E/t- la profa ; cosi fu detto Poeta dal F alareo quello Cteft&_, ?
che fcrifle con dire molto florido l’Illoria Indica in pro-
fa, già tenuta per favola, di cui fi legge l’Epitome nella Bi-
blioteca di Foyo » e nella Crufca fi cita il Fodero avve-
duto, Poema in prola manoferitto dello Stradino quindi ;
non è difconvenevole l'aflerirc darli Poefia fenza verfo ;
nè fono degne di biafimo le opere Drammatiche, le quali
fi veggono da buoni Autori fcritte in profa } come fono
aia
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c 1
* Andrea Perrucci. 5
alcune òiW' Arioflo , del C4/0, dell’Accademia deci*/»* Piecolom. Ah*
_ , | . . p nota z ulta Poe*
, |
fiammatt Padovane di altri Uomini di conto, de quali
di
fanno perciò menzione con lode Aleflandro Piccolomlni , clmmmuìbi
Pietro Vittorio, Agoftino Michele y e diverfi altri : c di-
fetto Michele rifcriìce eflerc fiata comporta in tal forma Jpojjnno Jcriv.
il Cianippe Tragedia, dal Guarini . Non altronde nafee- mtd.iu ft»J i.
re la maraviglia del verfo pensò ilmcdefimo Giafon de-» "? heI ìt „
Nores nelle Commedie , c nelle Tragedie , che dal parer
profa, eficndo verfi* però diè avvertimento, che nel reti- Nmcs Ai-
tarli fi vadino l’un con l’altro in maniera congiungcndo
che profa venga ad apparirei ’1
Cajìelvetro volle ancora,
che nel fabbricar verfi Comici;*!! vadino infieroe concate-
nando, ed in guilà tale fpezzando, clic alla profa fieno iru
gran parte conformi. Siccome limò Arijlotile molto atto
il verfo jambo ad ifpiegarela Commedia, e la Tragedia,
perchè profaico parlar nortro è piu fimile ; così il verfo
al
Tofcano di fette fillabc fciolro, è piu conforme alla fciol-
ta favella di tutti gli altri » perlocchc nella Canace fe ne_,
fervi Sperone Speroni , il TrtJJino nella Sofonisba , nella-,
Medea il Galladei , e'I Salvivi nel Grancio , che vera-,
profa apparifee . Lodevolmente dunque da’Tofcani è
fiata introdotta la profa nelle Commedie! come introduf-
fero a differenza degli Antichi di rapprcfcntarle fenza il
canto i e ben fi dee conchiudere, come volle ammonire-.
Annibai Caro y che in qualunque modo fintili componi-
menti fi facciano; purché abbiano le altre lor parti ,noru»
fono già da riprenderli . Inclinò moltoa fpeficggiarc in_»
erti il verfo ANDREA PERRUCCI, di cui pni Opere»
Melodrammatiche , c recitative con foddisfazione fi Jeg-
gcno-date alle ftampe. Nacque Palermo all’ora 1 3.
egli in
G 2 di
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.
5i JE/ogj Accad.di D.Giacinto Gimma.Par.il.
diGiovedì , primo di Giugno dell'anno \ 6$ i. e fé dob-
biam credere in qualche parte agli Aftrologi j fecondo
quelle conghictture, che lecitamente proferire fi poffo-
no» bifogna dire, chefia nato Poeta, avendo avuto nella
fua genitura Venere Orientale dal Sole, e libera da’raggi
Così Giulio Finnico affermò dover'cflere Poeta ottimo
Mercurio ,
e fublimc colui ;fe concorra nella fua genitura
la Luna , c Venere con Giove nella prima cafa congionti
nel fegno di Sagittario , e nel cuore dello Scorpione :
SfpZoMl. Tolorptoicriflc, che Poeta farebbe flato chi nafeefle fotto
**
la congiunzione di Giove con Mercurio. Stimano, che dal-
l’influffo di Mercurio dipenda la Sapienza; e da quello di
Venere la Poefia, alla quale molta propenfione abbia , chi
ha la lleffa Venere libera da’ raggi , ed orientale dal So-
le } rapportando la fperienza di Òmero , di "Tindaro , e di
Archxloco, Tale averla avuta Nerone oflervaronojma fen-
za l’afpetto di Mercurio ; e che Pietro "Bembo per averla-*
ottenuta in limile pofitura; benché combutta , folle flato
pur tenue Poeta. Nicolò Villani , che nel Teatro de' Let-
comparir col nome di
terati volle incendo Foreji-, di-V
. mofìrò nella fua Vcdlatura , che Giovambatifta Marini
avendo avuta la Venere orientale dal Sole nell’angolo del-
la propria Cafa, e col follile di Mercurio, a lui nè forte_,
nè felice, fenza afpetto alcuno colla Luna , o con Giove_j
ma in fola congionzione con Saturno, fu Poeta inclinato a
Poefia lafciva ; non effendo cofa vana il dire , che abbiano
- gran forza co’i loro influffi le Stelle ad inclinar gli Uomi-
ni alla Poefia , e ad altre Difciplrnc Fe conofccre AN-
•
DREA appena ufeito alla luce , quali progreffi far dovea
in quell’Arte liberale} mentre volendo Ja Nutrice bruciare
* <-
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..
Jrtdrea Ferrucci . 5 3
gli l’umbelico, verfando un vafetto di mele, pigliò colle»,
proprie mani la candela di cera, che avta vicina; quali vo-
lelle additar la dolcezza, che verfar dovea colla Tua penna,
e la fatica nella cognizione della dottrina;non curando lo-
gorar la complcflìone, e la fanità nel comporre fecondo
-,
il fentirnento di D.Gio vanni P afe alio :
Corruat in Jludijs mibi gloria , dummodù crefcat
Corporis ijìudy ait vir JìudioJu: onus
lnnnit boc etiam fuccenfa lampadis ignis
Lumine labenti ,
qu& peritura micat
Pafsò ancora infante nella Città di Napoli , e fu torto dàJ
Francefco Perrucci Uficiale della Squadra maritima, e di,
Anna Fardella nobile Trapanefe fuoi genitori applicato a
gli rtudj della Gramatica fotto la difciplina de’ Padri Gic-
fuiti; indi apprela la J-'ilofofiada’Padri Predicatori, col ere-?
fcerc degli anni volle crefcere anche nelle Scienze ; rice-
vendo dal Pulcarelli , e dal de Philippis la cognizione del-
le Leggi Canoniche , e Civili , nelle quali fu poi laureato
nel Collegio Napoletano de’ Dottori. Conofccndo quan-
to fieno all’uman vivere neceflarie le foflanze degli Avi,fe
ritorno alla fua patria , defidcrofo di ricuperarle ; ma gli
accadde quel che fappiamo Torquato Tajfo ; poicchè
di
eficndo flati confifcari beni a Bernardo di lui padre per
i
cagion del Principe di Salerno, giunto in Napoli Tor-
quato per riaver le Doti di Porzia Roffi fua madre, perde
gran tempo alle controvcrfie del Foro; ma tante furon le
calunnie degli Ufurpatori, che partì fenza ottenere dalle-,
fué fatiche alcun frutto; e fu così forza ad ANDREA ab-
bandonare affatto la patria, per non mirar di continuo l’in-
gratitudine della medefima. E’già tenuta per maflìma,da
infiniti efempj avverata} che a’rttoi Virtuoiì fu fempremai
,
54 Elogj Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
inarata la patria;c più feiagure da quella a Dione, ad Ari»
llidc, a tanti altri furono recare, de* quali ne danno piena-r
memoriale Iftorie. Annojato dalle amarezze, cheda’fuoi
Sancii ricever folca Enea Silvio Piccolomini , la cui dot-
trina fe divenirlo immortale; volle darfi ad un volontario
cfiglio; ma fu poi da’ Romani Ibllevato al Trono Ponri-
ficiocol nomedi Pio II. Kemo Propbeta acceptus tji //z_»
patria fua ; dille la medefnna Verità infallibile ; e li rice-
vono gli onori, e le fortune più tolto dagli ftranìcri, che_,
da' compatrioti. Della patria fi lagna lo ltelfo ANDREA
nel principio della Alufa Calliope , < osi dicendo :
Permcci ldtt Indi al patrizio puoi del fatto acquifto
àtUtMuJ'tfoil.
li'
Chiedo Totior ; darmi no'l vuol ma anale :
Patria ama Hlom , fe fu nemica a Crijlo ?
Si Patria ingrata : TAugel tuo regale
M'ha contro te di fulmini pro vijìo
Uè mi dà per fuggirti altro , che l’ale.
Furono pur contraltari i fuoi Itudj non Colo dalle infir-
mità continue , dalle pellegrinazioni per la Italia , e dagli
ftrepitidel Foro; ma da’propfj, e dagli altrui litigi, dalle-,
fiere palfioni dell animo , c dalle indiferete contradizioni
del Genitore, che fpello in lui rinnovcllava quello Stu -
dium quid inutile tentasi da cui fpclfo era travagliato
Ovvidio . Fioriva in Napoli l’Accademia de* Roxj ,
go-
vernata da D.Franccfco Capece-Zurlo Cavalicr letterato,
che ne foltenea il Principato; e frequentata da Biagio C«-
Jano Poeta c Cattedratico publico delle Leggi, da D.Giu-
feppe Domenicbi, dal Cavaliere Art ale , e da molti altri ;
anzi abbracciata dalP. Fulvio Frugoni de’PP. Minimi, da
Ald 3 andro Guidi Segretario del Duca di Parma , e da_,
diveifi Uomini dotti in ella annoverati, fpiegando per Im-
prefa
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:
Andrea Perrucci. 5 5
prefa comune i'Orfa, che dava forma colla lingua al parrò
imperferro col motto: Perficietur. Efercitò nella Aeifa il
PliRRUCCI per la fua dottrina la carica di Segretario ;
conforme luogo onorevole ayea ricevuto in quella de*
Racceli della fua patria ;
ed ottenne pofeia nell’altra de’
Pellegrini di Roma col nome di Rolmidero dell'Oreto da
Accademico. DalMarchefe de los Velez Viceré di qucfto
Regno, da Ferdinando-Carlo Gonzaga Duca di Mantova,
da D. Marcello MaArilli Duca di Marigliano , da D. Au-
rora Sanfeverini de’ Principi di Bifignano , da D. Nicolò
Gaetano d’Aragona Duca di Laurenzano , e da altri Prin-
cipi ragguardevoli fu accolto più volte con legni ecce-
denti di Aima per aver dedicato a’ medefimi le fue Opere:
e vide rapprefentare con fua lode la Stellidaura nella_,
Cafa del Principe di Curii Cicinelli. Siccome a varijs re~
gionibus avaria cattendi ratio^ varia fortitur nomina ut LmW c, rSoft ;
.
Romana , Neapolitana , Sicula ; al dir di Ludovico Car- lJj°
,
b
£°ra ‘
c
boni così moArò fpeAo il Aio talento, non lolo nella Poc-
Aa Latina, e nella Tofcana 5
ma nella Spagnuola, nella Si-
ciliana, nella Calabrcfe, c nella Napoletana; nel cui idio-
ma pubblicò ne’ primi anni giovanili un Poemetto col ti-
tolo di Ugnano Zofjbnnato . Nella Comica ricevè non_,
poca parte delle fue glorie 5 poicchc per lo fpazio di molti
anni eletto Poeta del Teatro degli Armonici di S.Bartolo-
meo di Napoli da’i Viceré Marchefe de los Vclez, Mar-
chelc del Carpio, ContcAabilc Colonna, e Conte di Santo
c
Stefano; fe rapprefentare il fuo Alejfandro Bala\ c VEpa-
minonda-y oltre i varj Prologhi, e Tramezi ; fecondo cho
richiedea il bifogno . Non è breve il numero de’fuoi Me-
lodJ a mi> delle Opere Recitative y
-
degli Orato* ; F cr ^ u ^~
ca,
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,
5 6 E/ogj Accad.di D. Giacinto Cimma.Par.il.
ca, delle Serenate, delle Canzoni, degl’IdiJj, de’ Sonetti, e
di altri Componimenti , de’ quali parte fu indotto a fot-
tomettcrc ftampe o dalla necellìrà di doverli pubbli-
alle
care in Mufìca , o dalla curiofìrà di chi l'applaudì fu lo
Scene . Spiegando Giafon de N
ore* un lurgo di Orario ,
infegnò: Dixit autem populum quod ,
T ragadi* , lei Co-
f
meedidt acuita* popularis fìt ,
populique approbatm j u-
dicium eloquenti* fu : però chiara è nelle Opere di AN-
DREA l’eloquenza, veggendofi quelle dal popolo ap-
plaudite; onde meritaron molte le rillampe.Benchè avelie
Egli voluto foddisfarc al volgo, non ifprczzò nondimeno
le regole più neceflaric dc’comuni Maellrijcome fi gloria
rop« ^v£ avere fprczzato Lope di Vtga , il quale confidò nella fua
o
Poetica , aver coir polle l.noa quei tempi 483. Comme-
tn tjit lampe
<jj C)e(j efere flato folito nel comporle, chiudere i precetti
con fei chiavi, e mandando fuori dal fuo Audio Terenzio ,
e Plauto cflere neceflitato per piacere ad altri peccare-*
contro l’arte ; laonde vien cenfurato con una moltitudine
Spagnuoli da Scipione Errico , il quale l’introduce all’
idillie%ù/.
udienza di Apollo, cercando, chele fue Commedie, e le_.
Tragedie fofièro degne dell’immortalità ; ancorché noiL,
follerò fecondo le leggi di Arijìotile\ ed altri precetti poe-
tici oficrvati dalle alrre Nazioni; e volendo licenza, che il
tempo delle azioni in vece dello fpazio di un giorno, pof.
fa efTcre di termine di trecento, o quattrocento anni; che,*
la Scena non folle in luogo determinato ; ma in tutto il
Mondo; c nel medelìmo tépo or folle camera, cd ora pub-
blica loggia ; c che nella medcfnna Scena s’introduccfiero
due pcrlone , J c quali da due rcmotifltme Città fi parlalìé-
ro. Vi fu un poeta , di cui era proprio lo Ituzzicar colle-,
,
J fue
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sin dna Ferrucci. 57
file detrazioni i Soggetti più virtuofi,che feorgea con gran
dil'piaccre onorati di quella gloria, della quale erano meri-
tevoli. Tutti gli altrui Componimenti erano fciocchi;tut-
te le Poefie fenz’arte, e rozi tutti gl’ingegni; perchè niuno
pofledra quella dottrina, e quel talento, del quale fi tenea
egli folo arricchito Dicca il Nazianzeno : Jmperitiam^
.
comitatur temerità s: e S.Gregorio : Superbia lumep in-
telligenti* abfcondit ; perlocchè non mancò efercitar col-
la penna ancor la fua critica, e colle lettere,- in una delle-,
quali feorgendofi ferito ANDREA, in breviflimo tempo
contracambiò due parole in duecento Sonetti*) folito fla-
gello de’ Poeti. ) Era pur frefea la memoria della Cicccide >
il cui Autore con quattrocento Sonetti avea porto in giuo-
co un tal D. Ciccio con tanto applaufo de’ Letterati, che-,
parea aver occupati tutti i concetti, e gli fcherzi , che in-
ventar fi potettero in sigiocofa matefia ; benché pofcia_»
per la loro maledica, c profana licenza furono proferitte,
dalla Sacra Congregazione dell’Indice. Volle dunque-,
ANDREA prolcguir la Cicceide con altre nuove fantafic,
e nell’Agofto del 1593. formò contro il fuo detrattore,
r
la Biageide-> overo il fecondo D.Ciccio; la quale baftò a_,
temperare agli amici colle Tue vivezze il tedio della fta-
gione . Confiderò Egli più volte cflere neceffarie alcune-,
regole a coloro, che (i dilettano di rapprefentare fu le Sce-
ne; no eflendovi Autore, che pubblicato n’avellc un pieno
Trattato . Scrillc però V Arte Rapprefentativa premedita-
ta^ ali’improvvifo;dando anche in ella i precetti di com-
porre ; Napoli nel 1699. con gran fod-
c pubblicolla in
disfazione de’ Profefiorii ed avvcgnacchc abjurdum non
ejl , ut (jui poemata fcribere non pojjit , ipftus tamen rei
H . fof.
58 Elog) Ac c ad. di D -Giacinto Gimma.Var.tr.
Tic. de Fittib. pojjit tradire pracepta ; come fcriffe Cicerone', il che fi av-
f
vero di Quintiliano ; lafciando ffritto Giàfon de Noret
r»t.nor*fiL ne ij a ^Poetica di OnzioiPermulti cntm mvemuntur^qut,
tifi feiunt quid lonnjeniat in fcribendo , minime tameng
id pojfunt exequi, inter quos Quintili anum repontndum ,
eruditorum eji \udicium : qui licet Oratoriam faculta-
tem calluerit > ip/e tamen in fuis declamationibus
quem'vis alium potiùs , quam Qratorem prtfe f«//7 :nul-
ladimeno il PEKRUCCI diè con Tua lode gli ammaefira-
mcnti di qucll'Arte , nella quale s’era lungo tempo efer-
citato per diletto con gli amici. Avca tradotto con giu-
dizio un'Autore in ottava rima il primo , e fecondo libro
di Claudiano T)e Raptu Proferpin <t , e non potendo ter-
minar la fatica , prevenuto dalla morte fu egli indotto a 5
profeguirla traducendo il terzo libro , ed aggiugnervi an-
co il quarto ,
per aver Claudiano fceflò laìciato imper-
fetto il Poema ; cosi dando il compiuto fine alla favola, •
Ufciron polcia alcune 'Brevi Ragioni di D. Demetrio
Rolcovizzo Abate del SS»Salvadore di Grotta Latomia,»
creduto Autore mafeherato » indirizzate alle Monache di
S. Bafilio Magno del Reai Moniftero del SS.Salvadore di
Palermo,- sforzandoli provare, che S. Rofalia folle fiata-.
Religiofa Bafiliana di quel Monaftero, ed averne portato
il loro abito. Pigliò ANDREA la penna, e non foìo /pin-
zo dall'amore della verità, e per l’affetto verfo la fua San-
ta Concittadina Avvocata, e Protettrice; ma per mofira-'
re con quanta ragione avea contro le pretendenze dello
Religioni dichiarato Monfig. D. Ferdinando Bazan Ar-
vefeovo di Palermo con decreto fotto li i8.diGennajo
del 1701. non effere fiata Religiofa Bafiliana , o d’altra.,
Rc-
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Andre* Perrucci. 59
Religione quella Santa» ma Solitaria Romita; conforman -
do fi all’Uccio, ed alla Meda , dalla Sacra Congregazione
confermati; cdaciò, che di efla fi ritruovava regiftiato
nel Martirologio; formò una Rifpoda , cosi gradita dallo
, che gli fpiegò con lettera
Arcivelcovo
fteflo cortefc gli
affettuofi ringraziamenti. Molti Volumi d -Morie vann^
1
fotto Tocchio de Virtuofi con altrui nome » e forfè unu
giorno farà leggere non folo qualche Opera Legale; mau.
altri frutti del ìuo ingegno erudito , Giunto in Napoli
l’Eccellenza di D. Giovanni- Emanuele Fernandes Paceco
Duca d’Afcalona in Viceré , c Capitan Generale del Re-
gno , fefieggiò la venuta con una Corona di otto Sonetti
data alle ftampe; e non ceflando pubblicar continui frutti
del fuo fecondo talento , viye colla carica di Cenfor-Pro-
motoriale della Società noftra degli Spenfierati •
OPERE flamba
paté.
Idee delle Mule . Poefie
He confi orate all'Altezza
ali S. Sereni/s. di Ferdi-
nando-Carlo Gonzaga Duca di Afa»tovat ecc.Napoli 1 697. per li
Socij Parrino, e Afuzj. in 12.
Dell’Arte Rapprefèntativa premeditata, ed aU’improVifò , Parti
due. Napfier Michele- fluigi Afuzj 1699 J» 12.
Agnano jfonònn2to,PoeOiagiocofo Napoletano.Nap.per Paci 1 678
Chi tal nafee, tal vive,overa l’AlelTàndro Bala^jp. \
perPorfile 1678./» io. '
Difendere l’Òftèniòre , ovcro la Stellidaura Napoli
,684-
.
**-
1
Ww.
perPorfilc 167% e dì nuovoper lo flejfo 1679^ 1 68 r. )
La Sirena confidata, ‘per la ricuperata fallite della Regina Marian-
na di Neoburgo. Serenata. Nap.per Parrino jc Muzij 1 692.in 4.
LJnione d' A more, Beltà,e Grazia. Serenata alt Eccelle» t. Sig.Du-
ebeffadi Mediua-teli , Viceregina,ecc. Nap.per Muzij 699 in 4. 1
Serenata airEcc.Sjg.PrincipeiTad’Avellino.JVdt.Cfr Afuzij 1689.
Òpere Recitative.
Il Figlio del Serafino S.Pietro d'Alcantara^^a/d per lo Zin\ &
io Napoliper Tronfi 697.\
_ Ha II
. . .
Co E log) Accad.di D.G iacinto Gimma. Par. II.
Il Zelo animato S.E\\a.Nap.perlo Paci itoli» 12.
La Fede Trionfante fu le rovine di Buda.Napper Monaco 6 87. 1
Il Divoto della Vergine
Immacolata. Roma per lo Mafcardi 1691.
# in Napoli per lo Muzij 1 697ÌW 12. .
L’Ofcurarli per rifplédere.Martìrio di S.LvcixNap.Parrino 701 1
Il Convitato di Pietra: ricompojlo col nome an
aprammatico d' Erri-
co Prenda rea. Nap.per Paci \6po.e più volte per altri. in 12.
11 Vero lume tra VombrePaJlorale Sacra.Nap.per
Paci 698.;» 2. 1 1
Ta Fragilità Collante nel Martirio diS.Vito .Nap.per TroiJ'e 1697.
LTnfcdele Fedele, overo il CMndLndro.Nap.Per Por/ile 1698 .in n.
Il Còplire colla (ùa obbligazione. Nap. per Porporate Troife 697.
1
w
La Collanza nelle /venture. Venezia 1694. è Nap. per Troife.
Oratorj per Mufca
T, aVera Armonia per S.Cecilia.P,*/p-OTo/w Epiro 1688.7V/4.
La Debbora. Nap.per Muzij 698 dn 8. 1
Il Mosè. Nap.per Muzij 1700.1V/8.
I,a Sufenna. Nap.per Porfile i686i;/8. ( 1679.7V/4.
L’Erefiadilcacciata da Partenone da S. Gaetano. Nap. per Muzij
Gli Stupori, per Nafcita del Signore. Nap.per Muzij 1700 .in 8.
la
Il Gedeone, per lo Santiflìmo Kofa.rio.Nap.per Pittante 1701.7» 8.
L’Arca del Teftamento,e Laccio purpureo di Rab,per Io SS. Ro-
fario. Nap.per TroiJ'e 1702.
P
"Elogio a S.Rofalia. Nap.per li Socij arrino, e Muzij 1693.
Sodilsimi Fondamenti, (òpra i quali fi ftabilifce la gloriofa Vergi-
ne S.Rofalia Palermitana non edere (lata Religiofa Bafiliana,o
di altra Religione ; ma Solitaria Romita, fecondo il giuftifsimo
Decreto di Monfi D. Ferdinando Bazan Arciv.di Palermo ; in
Rifpoda alle Brevi Ragioni per l’Abito Balìliano portate dal
R. Ab. D. Demetrio Rofcovizzo del Moniftero del SS. Salva-
dorè di Grotta Latomia. Nap. 1701. in 8.
Defiderio di Napoli appagato nella venuta dell’EccelI.Sig.D.Gio:
Emanuele Fernandes Paceco Duca d’Afcalona, Marchefedi
Vigliena,ecc. in Viceré, e Capitan Gener.del (ho Regno. Coro-
na di Sonetti. NapAjc.i.per Dom.Ant.Parrinoin 8.
Diario dell’oprato dalla M.C. di Filippo Nap.per Muiij 1702.
OPERE mano/critte.
Più Tomi di Poefie,di Sonetti, di Canzoni, d’Idilj, e di Madrigali.
Epiftole Sacre, e profane.
Difcorfi Accademici, e Panegirici.
L’ Alano contro l’Erefie. )
L’Adalgifo. ( Brami per.
Gli Scherzi della Sorte. / Mufìca
Gli Edòtti della Gratia nella Nalcita di S.Gio:Batt.) La
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. J . , .
Andrea Ferrucci . 61
La Biageide, overo il fecondo D.Ciccio, Poefie giocoli;.
Le Idee Armoniche; ove fono da fellànta Oratorj per Muficapiù
Serenate; ed altre Compofizioni
Opere Recitative.
Dafne in Alloro.
La Grandezzanel precipizio in Bellifàrio.
Gl’incanti di Lotilda disturbati dal calo.
Lo Splendore degli Eremi S.Rofàlia,
La Fatalità delle Sfere.
Il Sofpetto mal fondato. <
La Stagione mutata.
La Zenobia.
AL DOTTOR ANDREA PERRUCCI
SONETTO.
EReggia de le Mufe è il tuo Mufeo.
Quindi ti fai portar nuovo Perfeo
Da Borea , ad Auftro , a TOrto , ed a l’Occafo .
Ed è grande , PERRUCCI , il tuo PegaJ'o ,
Il nobile Dejìrier Partenopeo
Aganippe è il Sebeto ; e qui Je canti
Tra Jue vene d'argento bai d'or la vena ,
E’I Cratere ti dà Nettare a i canti.
Partenope maritima Camena ,
Armoniofo ANDREA, col canto incanti,
E la Sirena fei de la Sirena.
D.Domenico Torricella Accad.Spenf.
*¥• Ju •¥• Ju •¥* J*. Jfc. TP A. •¥• V ae. TP i*. 7f" au TP .A. TP TP Ou
Ad Effigiem «re ccdatam
U. J. D. ANDREI PERRUCCI
Jurisconfulti, Se Vatis Comici celeberrimi
EP IGR AMAI A.
H<ec ejl illa gravi Lylibai V
s imago iti s
Quam cwn Virginiów pinxit Apollo novem.
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, . , .
di Elog) Ac end. ài V. Giacinto Gimma.?ar.II.
At prius in corde , È> Cubane tefludine Mufe
linde eft vis facris , augteriumque ebori r.
Qua rota pitia Fori citius Jìetit aia , diremptis
^~Litìbus è* fnem cauta clienti* babet.
JlBus effigierà regali pitia tbeatro
Ejficit ut. pUufu /cessa, ebaru/que Jremant.
Fiempi is Sicelides Jocco vejfire Camce>sast
Trmacriamqu; dedit fonte madere Jacro
Si/ite Pittore* , tabula frasigantur issasse *
Nam fe fe Cbartis pinxerat is melius.
Ora datur vobis /ignare , PERUCCIUS
ora
Atque assimum pingit , pi/sgit , &
ingeniu'n
P. Jofèph Parafandolo à Neap Carmelita
Monti* bassHi Acadjncuriof.
nftiu •*%*. nr jt. *•«*. v* v ju tr jc. ’snau v jl •¥• jt. •¥• ju
AD U.J.D. ANDREAM PERRUCCIUM
Panhormitanum> Jurisconfultum , Vaiemque
Lyricum> c
fi Gonjicum,
ANDREAS PERRUCCIUS
Anavr. purum,
PINDARUS ECCE RARUS.
epigramma.
FUelide* Muft Silvi* videre Poetam
Vate Siracufto jam re/onasste Lyra.
Et Megane Scessam doeuit mirante Triquetra ,
Verfu E/icbarmeo tibia dulci jocasss ,
Prodidit Abbatem
rpjìris Regina Passbormus
Juri* , qui fuit ore pater ;
Posstificis
At Sylvis, Sceni/que Foro . PERRUCCIUS HEROS
Carminibus RARUS PINDARUS ECCE cassit.
Hieronymus Pi peri Pbi/.àf Mcd.DoU.
Academicus Isseuriof
’
GIO-
A
* n
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.
Giovanna Caracciolo. C$
GIOVANNA CARACCIOLO
Principejfa di Santobuom , Ducbeffa di Capello di Sangrc,
'
Marcbefana di Buccbianico, ecc.
XXXIV
ì
Iafimarono alcuni fenza alcun freno le Don-
ne, e la Ior gloria ofeurando ,
proferirono più
[ingiurie al Ior fedo . Di buon configlio le pri-
vò Euripide : le notò d’incofìanza Arijlotilc :
generazione infida Orario le nomina : ed efiù-rc a loro
feon-
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tfq Elog] Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
fconvcncvolc lo Audio delle Scienze» clic fon proprie de-
h’r >R( letii!. J.*- gliUomini» affermò Giulio-Anronio Drignoltfale , o fia_
r.iic. ! linee.
più torto Giovan-Gabritle- Antonio Lmr/foo.lngiurtiffimi
però fono i biafimi,che loro dagli Autori fi attribuifeono:
de’ quali fJcgnata Veronica Gambara-, che la Madre delle
Sciente fu detta ne’ Tuoi tempi ; dimoftrando quanto ca-
paci follerò di giugncrc a quelle azioni eroiche , alle quali
giungono gli Uomini più virtuofi , contro i deturpatori
della lor fama fcrifle un Volume così caro a ciafchcduna
del fuo feflo ; che in fua lode cantò Laura Terracina :
T)eb fojfer molte al Mondo come voi ,
. Donne che agli Scrittor metteff'er freno ,
,
Che a tutta briglia vergai i contro noi
Scrittor crudeli , e colmi di veleno ,
••• Che forfè andrebbe infino a' lidi Eoi
Il nome nofiro , e'I grido d'amor pieno ;
Afa perchè contro a lor nulla fi mofira,
Pero tengono a vii la fama nofira.
Non altronde creò Iddio la Donna, che daH’Uomo; nè di
altra natura, che di quella delmedefimo, faccndolaragio-
nevole, di anima immortale , e capaciffima di ogni abito
virtuofo; anzi dorata d’ingegno più acuto i Galenici la (li-
marono, penfàndo cagienarfi l'acutezza c dal (àngue più
freddo , c dalla fortanza più pura del celabro , che in elk_,
più abbonda; pcrlocchè Platone i medefimi cfercizj , e le^
medefime arti volle concedere nelle leggi alle Donne, che
agli Uomini; ricercandole Umilmente perite nelle armi, e
di animo bellicofo Non v’è pur arte , che da loro nonj
.
(ia fiata mirabilmente maneggiata ; nè facoltà , in cui non
abbiano dimoftrata in varj fecoli eccellenza di talento .
Durerà gloriola la memoria di Delbora forti ifima guer-
riera, che difefe ed accrebbe l’Imperio dcgl’Ifraclitijd*/^'-
cratca
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.« Giovanna Caracciolo'. '
' 65
cratea móglie di Mitridate, di Teuca Rcina di Schiavonia,
di Amage dc’Sarmati, di Camilla de’Volfci, di Semirami -
de degli Ailìrj moglie del Duca Doria Geno-
, di Orietta
vcfe, di 'Buona fanciulla Lombarda, di Maria da Pozzuo-
io , di Orftna Torcila , c di tante altre , che veftite di co-
razza, e di elmo operarono maraviglie nel comando de-
gli Eferciti Ebbero ancor le Donne per la virtù milita-
.
re loro Ordini Cavalcrcfchi , ed è ben nota la Campa • Berna rd.GiufK-
i
gnì a delle Dame della Scure, in Tortola di Catalogna, in- Wm.
pituita da Berengario Contedi Barcellona quella della_. :
Sciarpa in Palenza , Giovanni I. Re di Portogal-
unita da
lo: l’altra della Cordelliera della Britannia; gli Ordini del-
leSchiave della f^irtu,c della Crociera eretti da Eleonora
Gonzaga d’Auftria Imperadrice.Ma per tralafciar tati varj
efercizj,in cui furon così gloriofc le Dóne,che agli Uomini
ceder non polTono, reca certamente ftuporc il confiderarc
i progredì , che in diverfe Scienze aver fatre le Morie ci
raccordano. Abbracciarono la Filofofia Afpafia maeftra
c moglie di Pericle: Diotima , di cui fi (limava difccpolo
Socrate Ajfotea Falifia , e Lajìenea difcepolc di Platone ,
:
che le chiamava intelletto , e memoria della fua fcuola_ :
Teano Pitagorica, Temiflo Epicurea, e Targelia Meritò
.
la (tatua in Argo TelefiIla , e’1 Tempio da’ Lacedemoni
Caffandra figlia di Priamo per la dottrina ; inlcgnò )a_.
Rcttorica per ordine dc’fuoi Magiftrati Afpafa : l'Aftro-
nomia , e varie Scienze in Tebe lpatia figlia di Teone
Geometra; laFilolofia Arete figlia di Ariftippoil vecchio:
le Greci. e, e le Latine lettere Lelia Sabina in Roma : Ja_,
Gramatica, e la Dialettica nella della Città con abito ma-
fchilc Gilbert a di Magonza : c Trutula di Roggiero no-
I bili
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66 Blog) Accad.di D.G iacinto Gimma. Par.U.
bile di Salerno la Medicina nella ftcffa fua patria. Fu con-
ceduta con grandiffimo onore la dottorai laurea non me-
no a Calandra Fedele, che ad Eltna Cornar a- Pifcopia ;
amendue veri prodigj della natura rrellc Scienze col meri-
to di rigorolo cfame , e col concorfo delle più nobili Da-
me, c Cavalieri della Italia in Padova Celebra S. Girola- .
mo per la cognizione grande delle Sacre Lettere Eujìo-
cbia, Fabiola, e Marcella Romana; èd efaltanogli Autori
delle Biblioteche le molte Scrittrici di varia dottrinajoltre
il gran numero di quelle, che nella Pocfia, ed in altre facol-
tà unite fiorirono: alle quali formaron gli Elogj il 'Boccac-
cio , Y Eritreo, o
Gianvittorio de’RoJJì, c Giulio-Cefare
fia
Capaccio.Non mancando in ogni tempo Donne letterate
alla Città di Napoli , è pur di Elogio meritevole GlO-
VANNA CARACCIOLO, PrincipeiTa di Santobuono,
arricchita di tanta feienza , di yirtù , e di giudizio nella-,
Pocfia, che non invidiando l’onore di quelle Dame, cht-,
nelle più celebri Aflemblee dell’Italia fi videro accolte-,
per la loro dottrina; fi mira nel Ruolo delle più nobili
Accademie di Napoli ftefia , degli Arcadi della Città di
Roma col nome di Nojfide Ecaria , e dà chiariamo or-
namento alla Società noltra degli Spenfieratì ; poicchè da*
Soggetti annoverati ricevono onore le Adunanze. Nac-
que nel primo di Novembre del 165 1. nella fua Terra-,
della Torella ; e crefcendo nella educazione proporziona-
ta alle fue grandezze, cd alla fua nobil profapia, fi applicò
agli ftudj . Incominciò ad apprendere i primi ammaeftra-
mcnti, che fon proprj della Gramatica; ma conofeendofi
capaciflima delle dottrine più gravi, fi applicò alla Poefia,
ed alle Morie, tanto neceflarie a coloro, che bramano ap-
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-
Giovanna Caracciolo. C]
profittarti nelle umane cognizioni.Confiderando, che glo-
riola fama riportarono Principi col mezo della Filofofia,
i
non folo per faper reggere fe fteffi; ma per governar con
foddisfazionc i popoli ; volle apprendere tutte le fue buo-
ne parti; ma più coltivando quella, che regge gli animi, e
modera gli affetti, di cui nelle Tufculane dille il Principe
degli Oratori :0 vit<e-) Philofopbia ì Dux ì ò virtutis inda-
gatrix , expultrixque vitiorum , quid non modo nos\ fed
omninòvita hominum fine te ejfe potuijfet ? fi affezionò
alla ritiratezza , ed al difcacciamcnto delle vanità femmi-
nili . Pafsò alle nozze con Marino Caracciolo Principe-,
xosì virtuofo e faggio, che meritò ricevere dal Rè Cattoli-
co i Trattamenti di Grande di Spagna; e perchè le incli-
nazioni de’ figli fogliono effere in gran parte cagionate-,
da’ Genitori ,
partorì Carmine-Nicolò ,
pregio della No-
biltà Napoletana; e gloria della Società noftra, che aven-
do ricevuto per retaggio Feudi , c le virtù ; fa colla fua_,
i
dottrina ravvivar la memoria di quella Romana Corne-
lia, di cu* Quintiliano lafciò fcritto: Gracchorum tloqutn
ieaf
tiét multum contulijfe accepimut Corneliam matrent,
l-
.
Avezzaa riftorar la mente dalle gravi occupazioni co’ i
metri delle armoniche Mule , ha recato gran diletto agli
Eruditi colle fue Compofizioni, nelle quali, non folò
quella dottrina, di cui c' adorna, affai fpelfo ha fpiegara^ ;
ma la naturai fortigliezza delle invenzioni , la vaghezza
del dire , e la fentenziofa efpreffionc de’ concetti ;
difpia-
cendo a* più Saggi , che la fua modeffia naturale priverà
il Mondo letterato di goderle fu le ftampe. Non vi è fiato
avvenimento; in cui non avelie pubblicati morali ftnti-
mcntiiperlocchè un gran Volume di Potfie formano ifuoi
*'
w li nu-
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% :
c8 Elogj Accad.di V. Giacinto Gimrrta.Par.il.
numerofi Sonetti, che fono della luce meritevoli . Com-
parve nell’anno 168 2. una Cometa , e cominciò tolto il
Volgo a prefagire finititi effetti nelle cofc inferiori ; più
che non fi videro dal mefe di Settembre del 155 8. fino al
leguentc del 1 5 59. in cui non folo morirono Paolo IV.
Pontefice, Carlo V. Impcradore, Errico li. Re di Francia,
i Re Maria Rcina d'Inghilterra,
di Portogallo, c di Dacia,
Leonora moglie di Franccfco I. Re di Francia, Maria Rci-
na d’Ungaria, Bona Rcina di Polonia, tredici Cardinali, il
Doge, e ’1 Patriarca di Venezia; ed Ercole li. Duca di Fer-
rara; ma fi bruggiò il Medico Città grandillìma nel Mon-
M.joi cikq.^ do nuovo; ed altri danni in altre parti fi videro avvenire .
Tcmcan guerre , tumulti , c morti di Principi i Politici ,
erefie i Teologi; venti, c tempcflc i Nocchieri; ftcrilità, zj
carellia gli Agricoltori; febr i,e pelle i Medici» poicche tali
prodigi
Non impune vìient popttli ; fed crine minaci
Nuntìat aut ratibus venfos , aut urbibus bofles
come pur vanamente credono, colla Sibilla dicendo:
Sole fub occiduo -vero vocitata Cometa
Stella relucebit , gladij mortalibus index ,
Et famis, ìj mortis , prasclarorumque virorum , ile.
qu i fi che mali non li Ipcrimcntino
limili prima le cri- fi.
nite llellc non apparifeano. Seneca riferifee clfcre llara fc-
licilfima quella, che ne’fuoi tempi fi vide: Cornelio Gem^
ma verfatillimo nell’Altronomia , anzi in tutte le Scien-
ze, e molti altri olfervarono ugual numero di faulti
,
e_,
.
Swn sltM M d’infaulti fuccelfi , che feguirono le apparizioni delle Co-
mete, e Stanislao di Lubiniet pubblicò il fuo Teatro
Cometica , in cui Pilloria di quattrocento quindici Come-
te dal tempo del Diluvio /ino all’anno 1664. colle, lor fi-
gure
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Giovanna. Caracciolo . 69
gure deferii!!’, e dimollrò non folo infelici; ma lieti eventi
effere accaduti dopo l’apparenza di quelli. Stimati vani gli
augurj, che dalle medefime prendono, VEvelio ,il Pri-
li
merof.o )
il G adendo, il Chircber , e tutti i Valentuomini ;
anzi furon molti, che per felicitimi fegni le riconobbero;
onde da Aueufto
0 per felice alccndcnte del fuo Imperio
_ * .... r . . t 1 M.%. tufi». ,
fu falutara la Cometa come Plinio deienve Interiore_>
,
:
gaudio Jtbi Co me t am natum , «e /» co tmperiuttu
nafei interpretatus tjl , ^ jfr a-er«w at e amur,faiutare^, f
ftdus id terrisfuit : Cosi GIOVANNA ammaellrata_,
colla buona un Sonetto per le mani
Filofofia , fe girare
de’ pufillanimi, diiingannandogli dal vano timore, e coa-
•
chiudendo, che
~
Nella mente di Dio folo è /erbato •
-, 1
C/ò che mertan quaggiù l'aime TtibcllCy
E
a caratteri eterni e regìjbrato . '
frfa fe a punir le gravi colpe ei fvelie
' •
Strale y ebe a nojirò ditnuo ha dejlinato.
Uopo imi è , che l moflrino le Stelle.
* ' *’ ' ’
\ * - ‘ • t - f
J ' . . * •
I .
• t •
Rimata Ella vedova , c libera dall’obbligo delle cùre do-
meniche ; Porgendo anche fiabilita la fuccelfionc della.*
fuaCafa colla Nalcita del primo Nipote, volle con nobii
genio di oifervar gli altrui coturni camminare per le Cit-
tà più ragguardevoli della Italia* facendo in elle ammirare
il lultro di vago Equipaggio. Vivefin’ora in Rom?,in Ve-
nezia , in Milano, in Bologna, ed in altre Città illuttri la-,
fama delle fuc magnificenze, e delle fue virtù ammirabili ;
perle quali un virtuofo Nobile Veneziano, cficndo in Pa-
dova, ed avendo cura di farle vedere le maraviglie più de-
gne di quella Città, al l’entrar nella nobit Chielà di S. An-
tonio , difse yolejje dimotrare una Pjifna in tutto a lei
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•
70 Elagj Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
fimile 5 e con ifchcrzo erudito la conduce alla Sepol-
tura della famofa Elcna Cornara Pifcopia non lenza—
notabile commozione della Tua rara modeftia . Infaufto
fu creduto fempremai il governo della Donna * anzi a*
lU.e.). Giudei fu dato in gaftigo ; e leggefi in Efaia 'Topulumu
:
meum exaftorcsfui fpoliaverunt , mulieres domina
tafunteis: anzi per fegno infauftilTìmo dell'ultima ro-
vina del Mondo lo propone la Sibilla dicendo :
Et tutte vertè Aftmius fub minibus mulierit
Lib.i.OracuJ. ©" creditus
Erit gubernatus , omninò.
Et quando Vidua dominata erit totius Afundi
—— funefané dementa omnia videbuntur Afundo :
perlocchè l’Ambafciadore della Perda in vedere fotto
Maometto III. Re de’ Turchi, la Rcina Madre edere arbi-
tra dell’Imperio , augurio infaufto prognofticò a quelli,
Segred. finn.
If9f- Repubblica 5 e così gl’Iftorici il governo di Atalia Rcini,
de’ Giudeicondannano* di Jczabellc, di Cleopatra, di Eu-
ridice moglie di Aminta Re de’ Macedoni, e di Giovanna
padrona di Napoli* oye fuicitò guerre, e Tragedie . Mi
pur fi leggono feliciflìmi governi di Donne , che la fami,
loro grandemente illuftrarono * perocché all’antica fari-
Dlodor. Hi.
f-9-
na riferita da Diodoro , fudditi piangendo innalzarono
j
una piramide alle Tue ceneri: ed è ftato nella memorii,
de’ pofteri il nome aliai gloriofo di Zenobia Rcina de’Pal-
mircni , di Eufodia tra’ Greci, d’Irene tra gli AtenicG * di
Amalafunta, e Teodolina tra’ Longobardi *e di Margari-
ta figlia del Re di Danimarca , la quale fu per Dea vene-
rata , Così mirabile riufeendo GIOVANNA , fa che il
Principe Carmine-Nicolò fuo figlio , che ha fempremai
dimoftrato preferire ad ogni fua fodisfazione privata il
buon governo de' Tuoi fudditi
;
quando gli è convenuto
ftar
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1
r
Giovanna Caracciolo. 1
7
ftar lungo tempo fuori di Regno , modo dal genio di ve-
dere il Mondo, o di adempiere il fervizio del fuo Monar-
ca; è dato {olito affermare non avere pur dubbio di recare
alcun pregiudizio colla fua lontananza a’ Vafìalli; eifendo
ben certo, che lafciando il governo alla Principefla fu«o
Madre, farebbero fotto di elfo migliorati di condizione^*
Servono le fue ricchezze non folo ad alimentare i poveri’
eie Vergini » ma ad ornare Sacri Tempj, cd arricchir d
i
l
preziofe fuppellcttili con mano affai prodiga gli Altari*
Chiariflìmi legni della fua divozione apparirono nel celc-
breMoniftero di S.Spi rito della MajelIa,fódato da Cclefti-
no V.Santifs.Pontefice,Protettore della Cafa de’ Principi
di Sa » in cui li ammira la magnifica loro Cap-
itobuono
pella di marmi,e di argento compofla, cd arricchita coiu
plenarie Indulgenze dallo llelfo Principe Marino ottenu-
te; allorché in Roma dimorò come Ambafciadore ftraor-
dinariodel Monarca delle Spagne. Corrifpondono le fue
azioni virtuofe alla magnanimità del fuo animo, ed all'ec-
cellenza della fua dottrina , che la rendono degna de’ co-
muni olfcquj, e meritevole delle altrui riverenze; perloc-
chè più Volumi fi leggono confagrati al fuo nome , per
apprendere , che giovano le Scienze iru,
farfi a’ pofteri
una Dama all'acquiilo delle virtù, cd all’immortalità del-
la fama.
OPERE manoferittc.
» *
Poefie Morali, e Sacre.
Alla
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, , , ..
72 Elog] Accad.di D. Giacinto Gimma.TarTI'.
Alla Sig.Principcfla di Santobuono
GIOVANNA CARACCIOLO,
Detta tra gli Arcadi , NoJJide Ecaria.
SONETTO.
Ben ha di che pregiar]} Arcadia bella
Ninfa, per Te, cbe'l Secai nojlro onori ,
Se già de' vanti tuoi , J'empre maggiori ;
Con tua laude immortai ciafcun fa vella
Crefce il tuo nome in quegl a pianta , e'n quella ,
ìncifovi per man d'alti Pallori
Come inciderlo gode in mille cori
Gentili Amor con r auree fue quadreUa .
SpeJJ’o al belcanto tuo V ombrofe cime
Lafcia del fuo Partenio il Dio Selvaggio ;
Tal dolcezza tua voce al cor grimprime
Odi come or da fOrno, ed or dal Faggio
Più d'uu vago augelli» tuo' vanti efprime,
//; fuo leggiadro armonico linguaggio.
• ••
i .
D. Vittoria Galeota Marchefana di
Sanginito,Acad.Speujìer.
In
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.
Giovanna Caracciolo :
73
1
In lode
DELLA MEDESIMA.' ì •
,
Dì Mettalo le rupi , e di Liceo
Dolce cosi fai rifonar col cauto ;
Che prejj'o i pregi tuoi perde ogni vanto
Tirfi già si famofo , e Melibeo.
In udir te rinnamorato Alfeo
Non più fegue colei , cui pianfe tanto :
Nè per Siringa fua fi fiilia in pianto ,
tome folea pur dianzi, il Dio Tegeo.
Felice odo , che già fie fteffa appella ,
Mirando !ì rifurta a' prifcbi onori , *
JL'Arcadia , tutta lieta , e tutta bella
Anzi veggonfi a te Ninfe, e P afiori
Più altari alzar , come a lor Dea novella ;
E vi bruciano incenfi, e v' offro»fiori
AgneUo-alefsioPiI lafio
Accad. Spenfier.
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.
Elogi Accaddi D.Giacinto
Gimma.Par.il.
74
Ad Eanderu •
'
EPIGRAMMA . . : ,
Vivat ut (tternum regalis forma demoni
Artificis vultum finxit in me
manus : •
Utque Rii clarum pareret po/i funera nomen ,
Confuluit [cripti! dotta JOAHKA tuis
U.J.D. Thomas Solimena
Academjncurioj'%
D.Gia:
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V . Gìufeppe Ferntndes de M edrano'. 75
D. GIVSEPPE FERNANDES DE MEDRANÒ
Marchefé ài Monpeiieri Barone de'Feudi di Cbibó, di Barba-
,
r/go,? Cbiapperito, e Prefidente del Confifloro di Sicilia.
XXXV.
On d Sconviene à’ Minifiri la Poefia , e mentì
colui aderendo cfler quella una putta sfronta-
ta, bafievole a fiancare i palchi fu le piazze,
ed a mendicare ne’ circoli il vivere. Si affaticò
'*•'*
vanamente Eratojìtne il Cenfore di Omero a dimoftrare,
K 2 che
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76 Elaf) Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
che non altro fodero i poetici cferc?zj,che fole di vecchie-
relle, nelle quali fia lecito a ciafcheduno fingerli tutto
ciò, che raccontar voglia per folo divertimento . Non_<
fu folo Davide tra i Re dell’antica legge a maneggiare lo
Scettro per Io governo de’ popoli, c laLira per cantar le_.
Divine Iodi: nè tra’ Romani ìmpcradori furonfoli Cali-
gola, Claudio, Nerone, T ito, Domiziano, Nerva» ed altri
Cefari , che abbracciaron le Mufe . SacratilTìma fu Ella»,
nominata dag'i Antichi; anzi una certa primaria Filofofia,
che dalla culla ci dà la forma'di vivere ; i coftumi, e gli af-
fetti ci dimoftra ; ed i fuoi ftudj adolejcentiam alunt ,
JencPtutem oblePlant , fecundas res ornant , ad-verfh
folatium pr*Jlant\ obiettarti domi , non impediunt forisy
pernofianlnobifcum, peregrinantur , ruj;ica<itur : come
ch»irmai-«Cd-appo il Cananeo infegna Cicerone. Vide ancor l’antichità
P«rs.io. co»jid.
un Euripide Conlighcre di Archelao Re di M^ccdpaiaul
u nEfcbilo Qapitano di Atene, gloriolo nel conflitto Ma-
ratonio ; ed un Sofocle gencrofo condottiere di Soldati ;
anzi vittoriofo in diciotto battaglie; c vide pur Roma nel
Collegio degli Auguri, e de’ Queftori Lucano: Orario fra
Tribuni; Silio 1 Calicò , ed Aufonìo Gallo tra’ Confoli :
Arunzio Stella , e M arzjale tra’ Ben grande og-
Pretori .
gi Hello c il numero di coloro, che trattar con eccellenza^
£i veggono la bilancia di Aftrea,e’l plettro di Apollinea ;
così nella Città capitale di Sicilia rifplende D. GIUSEP-
PE FERNANDES DE MEDRANO da Marchefe di
Monpelieri, da Barone de’ Feudi di Chibò, di Barbarigo,
c di Chiapperiro ; da Prefidentc del Tribunale del Confi-
fioro ; e da nobililfimo Cigno tra’ più canori Poeti del
Secolo. Egli in Palermo fisi itf$i,aUi 13. di Novembre^
B ior5
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.
D.Giufeppe Ferriati ies de Medrano. 77
giorno anche natalizio ad yigojlino il Santo, nacque dalla /ewn.utvi-
nobile Famiglia FLRNANDLS DE MEDRANO della
Città di Ogrogno in 1 /pagna, la quale fu una di quelle-, »
che nella battaglia diClavifo negli anni 844. in tempo ’ft*.
del Re Ramiro fi acquiftarono la gloria . Alle Scuole de’ e '? ' h
Giefuiti della fleiTa fua patria apprefe nelle Lettere umane
l’educazione e nella Grammatica, e nella Rettorica,e nel-
la Filofofia, e nella Mctematicaj le quali dirizzò ad orna-
re la Legge , con cui fi udì in età acerba dar faggio di eru-
dita facondia . Laureato nella mcdeliina era di così mira-
bile forza la fua Avvocheria a prò de’ Clienti , che potea
dire con Demojlene efier divenuto ottimo Oratore i dùm
plus olei-i qu 'am ovini abfumerem', fembrando per la fua_» C‘ V31 '
notturna applicazione a gli iludj quel Gdfcmino , che fi
dilata di notte col motto: Vefpere fior et j c le fu e virtuo-
fe fatiche confefsò egli Hello in un Sonetto di rifpolhu,
fatta a Baldafarre ‘Tifanii nelle cui opere fi legge:
OrunnitTn ùt.
Molto fudai per imitar gli Efperti ti dì Hr.ld/ifar-
Eroi, ebe a Temi infiorano i Diplomi ri Fi l ini /l tur f.
33 *.
In età di anni dicccnovc incominciò ad efcrcitarfi nel Mi-
niftero della Giufiizia 5 < iucceilìvamente fi mirò Giudi-
ce della Corte del Pretore di Palermo , della Regia Gran
Corte ,
e del Tribunale del Conciiloro Auditor Genera- :
le delia gente di Guerra, Prefidente della Giunta de’ beni
confidati de* Melfinefi , Avvocato-J ìfcale della Regia-,
Gran Corte di Sicilia , c Maeftro Razionale del Rcal Pa-
trimonio 5
gradi tutti cofpicui per afcenderc alla Dign tà
di Prefidente del Conciiloro , Tribunale Supremo delle-»
appellazioni dalla Gran Corte , e da quello della Monar-
fhia , detto Sacra Regia Cofcienia • Cariifimo non meno
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78 Blogj Accaddi D.G iacinto Girntna.Par.il.
a’ popolari , che a’ Nobili per l'affabilità , e virtù , che_i
l’adornano riceve comuni applaufi* anzi per la fua retti-
i
tudine nel governo, è fempremai flato meritevole dell’af-
fetto del Conte di Santo Stefano, del Duca di U^eda, e del
Conte di Vcraguas , tutti Viceré di quel Regno* facendo
veder accoppiate la dottrina colla Giuftiziajacciocchè in_»
lui fi avverafie quel che allerì Platone : Omnis Scientia fi
Jeparctur a jufìitia , re li qua virtutei verfutia £9° cal-
lidità r, non fapientia efl . Soddisfano al fuo genio erudi-
to la Filofofia, l’Ottica, la Meccanica, e le MatematicheJ
più amene , anzi tutte le Scienze / non lafciando con ma-
no liberale arricchir di continuo di preziofi libri la fuaJ
Libreria, e di rare memorie dell’antichità il fuo fludio j
muZÌI'm*- P
er ^ OCC ^ dal Pcrrucci vien celebrato come Giurifta,Poe-
*?*• * ta, ed erudito nell’Antichità . Simile già al P ontano Pre-
ndente della Regia Camera di Napoli , mifchiando alle-,
ferie applicazioni quelle della Poefia, non fa mentire Pii-
«io ju.rtift.
n j0 jj giovine, che parla di Cicerone, e de’Caufìdici: Ma-
xitnos Oratore s hoc jludiq genus in obleftationibus
habuiffe , £9° in laude pofuiffe. Si e/lingue allo Aperto il fer-
vore nella celebre Accademia di Palermo ; benché porti
il titolo de’ Racce/j ; ed innalzi per fimbolola pietra Fo-
caja col focile, che buttano fuoco.e col motto :^ prò d’al-
tri * ma ben torto rifveglia a perfuafìone de’ Virtuofi *
fi
così D. GIUSEPPE, per ravvivar la virtù di tanti chiarii
fimi Soggetti, che alla Repubblica Letteraria hadara-,
Jungo tempo quell’Adunanza , pubblicò ultimamente-,
un’Ode, invitando Tuoi Colleghi col nome dell’Accade-
i
mico Efìinto , a deftarfi per le glorie del nuovo Re delle-,
Spagne Filippo V* Veggonfi molte Aie Rime nelle altrui
Ope-
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j
D. Giufeppe Fernandes de M edrano. 79
Opere cd ;
c dato da piu Letterati con encomj onorevoli
più volte nominato 5 e G fpera poterG avere comuni Got-
to l'occhio col mezo delle (lampe le Tue Liriche Potfie. ,
e le fue Legali fatiche, nelle quali con più Allegagioni da-
te alla luce , Gn dalla verde età fua fc prova Gngolare del
iuo talento. EHendo quafi ereditaria la letteratura nel fuo
nobile lignaggio , ha pur communicara la fua dottrina^
a D. Francefco, a D. Nicolò, e a D. Ferdinando , Tuoi vir-
tuofiflimi figli , che nati col genio letterario , fi
veggono
calcar le fue virtuofe pedate . Sin dal primo anno , in cui
Ir riformò la Società noftra, egli G vide col titolo di Acca-
demico Spenfìerato , ed anche di Pellegrino di Roma col
nome di M edranio del Lilibeo , e continua ad illuftrarle_.
in compagnia di tanti illuftri Colleghi.
OPERE manoferitte.
Allegazioni diverte.
Rime varie.
Al Signor
D. GIUSEPPE FERNANDES DE MEDRANO
PreGdente del Sacro Confiftoro del Regno
di Sicilia.
SONETTO.
Del Sangue illuftrt , onde Clavifo ancora
Fa il nome rimbombar de' Juoi FERNANDI ;
Avejli in CONCA <T or fulgida Aurora ,
Nato a far Leggi , a Jlabihr Comandi.
Quia-
, . s. . , , -
8o E!or] Accad.di D.Giacinto Gimma.Par.il,
Quindi [e l'ali d'Aquila tu /pandi ,
Venne al pigro Dio la tua di-vara ;
E di Palme d'AJtrea fe t’iugbiri indi ,
Apollo fuoi rag
co' A
il cria t'indora,
fama in cantar le glorie tue fi sfoga
Che le piume per Te dal tergo Jvelfè ;
E tra ifincbiofiri tuoi rObpn s’afibga.
Tra mille Eroi l' Eternità Te JcelJe
De' gran FERNANDI> o
pregio d'ogni Toga
f
- Per avvivarne il nome , e l opre eccelje.
Andrea Perrucci, Accad.Spenf
V Ju V •*.*¥• Jl ’V A. V A. np Ju np ju V Ju V A V
*¥* Jc,' . **• *. V jfu
Eidem
E P IG R AM MA.
Tot tua concivit virtùs certamina laudii ;
Illa fit bumano major ut eloquio.
Te eenus egregium , longo te fiemmata ab avo y
Maj orumq uepolo fortia fatta ferunt
Te quoque Jantta Tbemis primis complexa fub aunist
Abdita mortali pandere jttra dedit.
Aonioque tibi properant de monte forare y
Et fociant cafiis , excipiuutque cborir.
Flullus ut betrufco percurr.it pettine cbordas
Dulcius , aut liquidos fundat ab ore fonos
Units par titulis igitnr , par laudi bus unus ,
Qui meruijfe Jìmul, qui cecinlfe potes
Abbas U.J.D.D.Januarius Fortunatus.
DISTICHON ;
Jufiìtia ac Virtus prtelaraque Stemmata
, JOSEPH
Sublime efficiunt nomea ybìque tuum.
U.J.D. D.Elafius de Ayitabile
Acad.Incuriof
CIO
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Giovan-Giacorno Mangetì
NGET
randeburgo.
,.
81 Elogj. Accad.di D.Gi scinto Gttnma. Pardi.
ed ogni aJbcto fi propagale , dicendo : Germinet terrai
birbam vircntem, fjr fatientem /emen, Zdt3 lignum po-
mi ferum , fatimi frulìum juxta genus Juum cu)us fc- ,
men in fimetipfo fit fuper terram ma ogni animale o :
tcrreftre , o aquatico, o volatile fi moltiplicaile : Creavit-
que TDtus Cete grandi 4, omnem animam viventi ,
a’que motabileni-,quam produxerant aquee in fpeties fuast
omne molatile fecundùm genus [nutrì , Et fecit
Deus beflias terne juxta fpecies fuas eS* jumenta , zft*
ovine reptile terree in genere fuo . Ci han pur fatto cono-
fcere colle continue fpcrienze, e colle ditnolfrazioni i pe-
riti Filofofi de’noltri Secoli, non cficrvi animale, che la_
fua generazione dal Teme non riconolcay poiché quei mc-
defimi, che han nome d'infetti, e quei, che dalla putredi-
ne formarfi credean gli Antichi, vengono già tra gli Ovi-
pari collocati , Porgendoli col mezo delle uova generarli
E certamente l’eficr limili fecondo la loro fpezie gl’infet-
ti, ci fa accorgere efler efli prodotti dal Teme fomigliante,
e non dal Calò , che non è valevole a fabbricare in quelli
la maravigliofa architettura delle parti eiterne,ed interne.
1 vermi , che nelle carni putride , e nelle frutta fi mirano
ftint R«<ti,A< come ben dimoftra Francefco Redi , han pur la loro ori-
gl Injtni.
gine dagli altri animali in elle racchiufi,che mandano fuo-
ri o il feme , o le uova , a cui conofcerc giungono fàcil-
mente i noftri fenfij e che poi prendono per virtù del fer-
mento la lor forma. Le Ranocchie, che nel cader la piogi
già cltiva generarli tolto penfarono; da’femi eran pur ge-
nerate, e fenza l'acqua atta a fpogliarle dalla polvere, tor-
pidite ne ila vano, ed immobili ; il che dal cibo nel ven-
tricolo delle medelime fi manifcftaj non tliendo polli bile,
che
^ .
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•
•
Giovan-Giacomo M auge tu 8j
che appéna generate dal fango poreflero aver prefo dall’
,
erbe l’alimento; anzi il Giacobeo avendo raccolto Io fper-
ina nell'Aprile, racchiufolo in un vafo di vetro, ed elpofto
al Solcsogni giorno la pura acqua fpargendovi,dopo qual,
che tempo vide generarfi a poco a poco le rane; così i to-
pi nelle navi non dalla corruzione; ma dal Teme intro-
dottovi, o da altri topi la lor vita ricevono. Le Uova non
folo ne' piccioliflimi animalctti fi olfervano, ed in tutte le
fpc zie de’ volatili, degli acquatici, e de'rettili; che Ovipa-
ri fon detti {
perche il feto partorirono ; ma ne'Bruti , c_,
negli Uomini , che fuori mandando il feto ,
già nel loro
Utero perfezionato, e maturo, fon Vivipari nominati . Ri-
trovò Guglielmo Arveo nafccre i Vivipari ftefli dall'uo-
vo, nella maniera, e nell’ordine medelimo; con cui il pol-
lo dall’uovo fi produce; il che ne’ Cervi, nelle Damme»,,
cd in altri animali in gran numero fperimentò colle ripe-
rite fezioni Notomiche . Indi Strnone, Giovanni Svanì -
merdamio , Regnerò Graaf\ Federico Ruifcbio, Teodoro
Chercbringio , e molti non folo conolcere ge-
altri fecero
nerarfi gliUomini dall'uovo toccato dallo fpirito prolifi-
co del feme; ma le uova ftefle delle Donne, che fono fenza
tuorli, cuocendo, pubicamente moftrarono . ChiarilTìma
c ancora nelle piante la virtù fcminale ; nè fcioccamenrt», \m ,
alTerì Empedocle da quelle partorirli le uova» perchè ùmi-
li alle uova fono flutti , valevoli a propagar la propriaJ
i
fpezie. Il lorfeme, che da clfe, ed in clic fi forma, fi nutri-
sce, fi augumenra, e fi perfeziona; ritiene la medefima lo-
ro anima , con cui viver fi dicono , c per cui effondo cor-
porea, non altro doverli intendere affermò Gajfendo , ol-
br
Eurnio Onorato Fabn ed altri J
tre Cartello ì , 0gela do , , p‘!„jir” c 4.
L i col
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84 £/ogj Accad.di D.G iacinto Gimma. Par.ll.
Tbom. Willit col tVillisy clic una fiottile, pura, attiva, ed induftriofa fo-
tir Anima Hru •
i0r. capi.
ilanza fparfa per la pianta » Amile allo fpirito, o alla fiam-
mella ; e che per la fcarfità d’alimento languifca ,0 fi fof-
fochi per l’abbondanza dell'umore, o perla liceità fi efali,
o per la freddezza s’induri ; onde avvenire la lor morte fi
dice. Non è privo di tal’anima,nè di tal vita quel frumen-
to, che nel granajo fi conferva! poicchè fta ivi annichila-
to» finché dall’umor nutritivo , di parti falinc feconde , 0
dal fuo eftemo calore , la più material fofianza fi fiiolga ;
e germogliando, le fuc radici venga a formare, e dalla pin-
gue terra , clic fa l’uficio di utero , fucciaijdo ralimento,
prenda la figura di nuova pianta. Il Capelvenere de’ poz-
zi, la paretaria de’ muri, e fimilicrbc, clic Ipontaneamcn-
tc nalccr credono , l'origine loro da’ propr j femi rice-
fi
vono } i quali o dalle inondazioni, o da’ venti , o dalle^,
piogge , o da altra forza trafportati , e lungo tempo rac-
chiulì , forman poi per virtù del feimcnto cagionato dal
Sole c le radici, e le fibre, c i nervi, e le vene, con cui nu-
trendoli, mandan fuori le fiondi; cosi Ttofrajlo feri ve e£
fer nata in Cirene una Selva da un certo umore di pece_t
nella pioggia caduto ; Ma ficcomc oicura è in alcuni ani-
mali, cd in alcune piante la virtù feminale ; cosi nelle pie-
Forfim. Lìcer#
tre, e nc’ metalli pensò elici c anche il Gajjendo. Non ha
di/fcrtt tilt .V 1-
«/*>;/ <y/M. /.14.
c 7».
anima la pietra, nc il metallo, per cui nutrir fi portano , o
Aie*. ab Ale*. crefcere; c benché pietra fembri il Corallo; è nondimeno
Diir.
lib. 4. Ci-
ntai. f.9. vera pianta, che nel fondo del mare, ove nafee ;
a guifa di
Oauiltnr. Me*
rulli Hb.vxCtf- ogni erba, finutrifce e dirama così vero metallo è l’oro
, ;
megr c 2 7.
Jo; Jic. bechc-
ru* Mt fallarg.
vegetabile, e l’argento riferito dal Lieti 0, daWAleJfandro,
p.l. e.M.pi.
joi; cnrylblt.
Magi en.*w
dal Mtrula ,dal Btcbero , dal M agnenio , e da altri , ch’è
nionit. ndi - dalla terra prodotto ne.la manicrajcon cui le piante fi pro-
tiV f 2jf. "
du-
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\
-
• A '
Giovan-Giacomo Mangiti. 85
ducono ; poicchè il lor crefccre c appunto , come a’ Cervi L™« ot *•»
crefcon le corna ; o perchè le piante (Ielle nel fucciar l ali* gbiFt,
mento , buona parte dcll’urnor metallico tirano dalla ter-
* U naT l-
ra, il qual’è materia della generazione de’ metalli. Non è
però cola difdicevole raflèrire, che fia nelle pietre un cer-
to feme parino atto a coftituir la loro foftanza, e la for-
ma ; ed una virtù feminale, con cui coagular le parti fi A
pollano 5 anzi lo fteflo umor pctrino indurirfi nel modo ,
che dentro la fpiga s*indurifcc,c matura la materia del fru-
mento; così nel Rodano, ed in molti fiumi, lenz’altra fo-
ftanza , che dalla fola acqua le pietre fi generano . Tutto
ciò ne' minerali, e ne’ metalli fimilmente fi oficrva; forfè»,
perchè il metallico feme fparfo'con gli altri femi a guifa»,
di alito; {correndo per le vifccrc della terra , abbia forza»,
di unir la materia dilpolb , ed alla medefima dar forma di
metallo» ciafchcduno la propria origine de’ fuoi proprj fe-
mi traendo come diverfa
» è la natura di ogniuno .
Quella
virtù feminalc conofciura da’ Virtuofi a forza di continue
Noromie,c Ipericnze, fi è pur veduta baltcvole a fvclarci
gli arcani piu 11 aleniti della Natura, ed a rendere la dottri-
na Medica piu vaga c profittevole; (limolar do gl’ingegni
ad affaticaifi nelle naturali l'pccolazioni a beneficio della.»
falute degliUomini. Kd in vero GIOVAN-GI ACOMO
M ANGfcTi,cheraccoglicndo nelle fuc Biblioteche quan-
te novità gli Autori han pubblicato nelle materie Noto-
miche, Mediche , c Chimiche, ha leguito nella Medicina
quel Tentavimus nos uno volumine breviare , confìde
rantts multiiudinem librnrum propter multituiimm re~
rum, vo/entibus ejuidem legere , ut ejfet animi obluftatio ,
Jludiofis vero, utfacilius pojjìnt memori* commendare-*',
omni *
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.
$6 E log] Accad.di D.C iacinto Glmma.Par.il.
omnibus autem legentibus utilitat conjeratur : cornei!
JUdtMtiW.tit legge ne’ Maccabei Nacque nel giorno 19. di Giugno
.
It
del 1651. da Pcrnerta Pa (calia » e da Ifaac Mangeti Mer-
cadante; e rrartenendofi negli ammaeftramenti delle urna»
ne Lettere fino al terzo luftro dell'età Tua , pafsò allo flu*
dio della Filofofìa, in cui fu sì grande l’applicazione, cho
foftenne con grande applaufo Conclufioni pubbliche in-
torno la Generazione degli animali. Continuò altri (ludi;
ma poi rifolvendo abbracciare la profeffionc della Medi-
cina, nella quale oltre i Tuoi varj parenti, fu di gran nome
Pier Pafcale dio Zio, Medico del Re di Polonia , ed Au-
tore di quel dottiflìmo trattato delle Febrij applicò tutto
fc flcflò alla cognizione delle materie Notomiche , dello
Botaniche , delle Chimiche , e delle parti più utili della_.
Medicina, per le quali nel principio dell'anno 1678. rice-
vè la laurea Medicinale nella Univerfità Valentinenfe nel
Delfinato della Francia # Approffimandofi all’anno tren-
tefimo, eh e l'età perfetta c matura a’ matrimonj ; fecon-
do il confìglio di Omero :
JEtate matura uxerem domtim tacito
Ncque multò minor natu tripinta anni/
Ncque multò major. Ha funt nupt'ut tempejliver.
pafsò alle nozze , le quali non furono a lui d’impedimen-
to aprofeguire la virtuofa applicazione; ma più torto gli
cagionarono il defiderio di maggiormente applicar^ ,
con più accuratezza a coltivarle coll'ajuto della pratica-
Ammaeftrato dalla continua lezione de’ libi i, e dalle pro-
State, tf.vi.
con Seneca dicendo : Cupio omnia
prie fperienze, e
alium transfundere aliquidque gaudeo difeere ,
feiot in :
ut doceam nec me ulla lex deltHabit ì licet fu eximi
: ,
er
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.
Giovati- Giacomo M angeli. 87
[aiutarti, quammibi foli profutur am video : inco-
minciò a fcrivere, cd illuftrare le altrui opere , a profefio-
ri quelle piti rendendo. Compilata la Far~
profittevoli
macopea-Scrodero-Ofmanniana nel 1682. la confegi.ò
alle fiampe » e pubblicò nello ftefio anno le Tue note aile_»
opere di Paolo 'Barbetta ; e dopo avendo affai più accre-
feiute le medefime, le diè nuovamente alla luce , Scritfe il
Morale , thè Dijìrahit animum librorum multitudo » Co Scncc. ,/.j.
di per avvertimento al fuo Lucilio : probatos femper le -
ge j &fi quando ad alia divertere libuerit , ad priora
redi : però confederando il MANGETI , che formato il
nuovo fifiema nella Notomia , ch*è il fondamento di tut-
ta la Medicina , molti libri tratrar fi vedeano di una (iella
materia ; ed affai malagevole fi rendea poterli aver tutti
lòtto l'occhio di ogniuno per approfittarli in quell'arte-, ;
anzi v’era pur bilogno di gran pratica in ifeiegliere colo-
ro, che ordinatamente, e con approvata dottrina lo (kfìo
fifiema fpiegavano ; fi accoppiò con Daniele le Clerc ad
una nuova fatica. Imitando quel Pittore, che a formar la*
dipintura di Elena unì diverfe belle Vergini , e le grazie-»
particolari di ciaftheduna raccogliendole formò un dife-
gno, che la vera idea di Bella Donna rapprefentava; com-
poie
9
la 'Biblioteca N otomica in due Tomidivifa, coll’ 90. AtlatOvt.gf.
aj Lettor.
efempiodi coloro, che nella Biblioteca dc'Santi Padri tan-
ti volumi ragunarono ;
com’egli ficifo volle dichiarare.
Nella medefima ,
quali in un Teforo di novità Notorni-
che già fcovcrte , adunò collo ficflo le Clerc ottanta trat-
tati, che non folo feruti aveano Lranccfco GliJfonio,MnT-
ccllo Malpigbi, Tommafo Willis , Giovai) Corrado Pe -
jeriy Tommafo ÌVarton , Regnerò Granfi , Giovan-Cor-
rado -
#
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i, , , , ,
88 Elogi Accad.di D.Giacinto GimmA.Par.IIl
r
rado Brunneri Lorenzo 'Bellini, Giovali Sioammerda -
,
mio Nicolò Stenone , Galparo , e Tommafo ‘JBartolini »
,
Gi:a!tcro 'Needam , Guglielmo Arveo, Federico Ruijcbio>
Matteo Stadi, e Carlo Delincurfio : ma fimilmcnte Ma-
lachia Trujlon Giovanni A/ajtrjw, Carlo Fracajfati, Gio-
van Giacomo Vepfero , Carlo Raigero Teodoro Cber- ^
chringio
r
Guglielmo Brigt, Giovambatiftr V er /e,Grun-
tcro Criftoforo Scbelammero , GiolcfFo de Vernei, Paolo
Manfredi, Carlo Sponio Gafpare Afellio , Giòvan Pec-
(jueto , Olao Rudbecbio , Guglielmo Cole , Giannalfonfo
'Sorelli Michele Lifero , Simon Pauli, e Giufeppe Zam-
!
beccar . Ordinando gli fteifi, parte già polli alla luce, o
parte non ancora palcfi agli Eruditi, e fupplcndo con ar-
gomenti, con note, con pratiche oflervazioni, c con tutto
quello, che bifognava per l'intiera defcrizionc del Corpo
umano, c per la compiuta economia del meddìmo, pub-
;
blicò i due volumi nel 1 68$. con grandifiima foddisfa-
zione de’ Profdìori. Fu fenrimento del Re Teodorico,
fecondo che fcrive CaJJiodoro, che ji e quorum curfui bo-
minum clamoribui incitatur , fonantum manibuc
agitur,ut à mutis animalibui velocitai appetxtur,quan -
tum inde bumines Jlimulari pojfe credimu ,,quos
r
ad lau-
di i avidi tatem natot fingulariter invenimut ? e l'Ab.
Ferro per efprimcre quanto le acclamazioni degli Uomi-
ni fieno cagione, che alcuno ad imprefe
più nobili lì ac-
cinga; figurò un Cane da caccia col motto Clamore pre-
mor: perciò il M
ANGETI Icorgendo cflere fiata con ap-
plaufo ricevuta la fua 'Biblioteca , fi animò di buona vo-
glia a comporre nuove opere per pubblico giovamento •
Illuftrò co' i Tuoi Commentar; , è con vane depurazioni
• di
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. -
.\\ •
Giovan-Giacomo M angeli.
'
"
5.
te-
di Autori il' Trattato De Febribus di Francclco Piens, e_j
r
da fefolo propofe ad ufo comune de’ Filici quattro gratin
volumi della biblioteca praticar indi col medefìmo/c>
Clerc filo Collega rinovellò la rtampa della ‘Biblioteca^
N otomica maggiormente di note, di Ipericnze, e di trat-
,
tati accrcfciuta. Nel r 700. con nuovo Commento, c con
©nervazioni innumerabili accrebbe più della terza partej
r
quel preziofo volume di Tcofilo Boneto , che fu detto Se-
pulebretum , conlegnò alle ftampe la ‘Bibliotbeca-Pbar-
e
ntaceutico-Medica in due Tornii td in due altri anche ar-
ricchiti di figure la TJibIiotbeca*Cbemica-Curiofa . Per la
fecondità grande del fuo intelletto nel formar di conti-
nuo nuovi libri, non può a lui addattarfi Imprefa più pro-
porzionata, che quella comporta àoNAreJìo-> cioè la Lepre,
che nello fteflò tempo allatta i figliuoli già partoriti , ed
altri porta nel ventre già concepuri , col motto : Pariens
/imuli & prtegnans : di lei fcrivendo Eliano : Uno eo-
dem tempore queedam in utero ineboato , (jr imperfetta
ferti alia parturit , modo peperit E par ch'egli
alia : efe-
guifea l’avvertimento di Ambrogio Meni quando : ali
quid'videtur inciperei ad fìnem ufquì contendati ope -
riifui terminum queerat. Quando finit aliquod opus, non
quajt cortfummato opere fniatur\ fed in alia recurrat
operai feniper incrementa virtutit exercear Si mara-
viglia il Principe degli Architetti V itruvio , che i
Firati della Grecia ftabilirono un tempo gran premj , ed
onori a’ nobili Atleti vittoriofi nc*Giuochi 'Menici, c ncg'i
Olimpici; non già agli Scrittori, a* quali rtabilir fi dovea-
no maggiori. Se ciò folle oggidì in pratica, il MANGE-
TI avendo Icritto per lolpazio di anni dicccnove così
. ... 4
'
M nu-
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90 Elog) AccadJi D. Giacinto Gimma.Par.il.
numcrofi volumi, a cui trafcrivcrc appena un’età inticnu-
c baftevole ; di gran guiderdone fenza dubbio fi vederi*^
partecipe. Ma non perciò egli è privo di quella gloria let-
teraria, di cui vien'adornato ogni celebre Letterato; poic-
chè oltre le lodi, che a lui fi veggono date nelle loro Ope-
re, da Marcello Malpigbi , da Francelco Redi , da Luca.,
T o^iy da Carlo Deltncurzjo-, da Riccardo M orlon, da_^
Federico Ruifcbio , da Giovan-Giacomo Vepfero , da_
Giorgio 'Bagli-uo , da Carlo Mufitano , c da altri Gran-
duomini dell’Italia, della Germania, dell’Inghilterra, della
Danimarca;anzi di tutta la Repubblica Letteraria: fin dal-
l’anno 1699 . fu innalzato alla Carica di Archiatro, e Con-
figliere dell’Llettor di Brandeburgo. Non ha potuto un*
uficio tanto onorevole trattenergli il corfo delle virtuofe
; ma più toflo dicendo con Seneca : Nulìus
unK.te-t- applicazioni
mibi per otium dies exit, partem nottium Jiudys 'vendi-
co, non vaco fomno',fed fUccumbo, &
oculos vigilia fa-
tigatos , cadentes/jue in opere delineo , farà apprendere co*
i nuovi libri, che darà alla luCr , vivetegli per ornamen-
to del Secolo, e della Scuola Medica a beneficio uniuerfalc
*
degliStudiofi.
OPERE Rampate.
Pharmacopea Schrodero-HofTmanniana,iIIuftrata,au£la,& com-
pilata. 1682.
Notae Theorice,& pratica: in Palili T arbett? Opera Medica,Chl-
rurgica,& Anatomica. ( rijiampata piùdijfuj'a nel 1688.
Biblioteca Anatomica, fivè rteens in Anatomia inventorura The-
faums unà cum Daniele le Clerc. Tomi 2 Ja fol.fig.
F.ibliotheca eadem au£la,& illulirata. Tomi 2.
Commentar, in Trafi.de Febrib.Franc.Piens,varij(que varforum
Atifiorum diflèrtationibus illudati. 1689.
Bibbotheca Medico pratica. Tomi
Theor
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J
. . . . ,,
Giovan-Gìacomo Man etti. 91
Theophili Boneti Sepukhretum novis Commentarijs,obfervatio-
nibufque mnumens illuftratum, & auftum. 1 700.
Biblioteca Pharmaceutico- Medica. Tomi 2. in
fol.
Biblioteca- Chemica-Curiofa. Tomi 2Jn fot.
Al Signor CIOVAN-GIACOMO MANGETI
. . Celebre Medico del Secolo
SONETTO.
Gioìfica il Mondo : In quefle carte ottufo
Se il J'uo fpìetato {Irai piagne la Marte
Pianga Lacbefi ancor , che attorno al Fufo
Debba fpt/fo aggirar nove ritorte
Il Tempo edace , e rio che fempre bà in
, ufo
f ar le Memorie altrui labili e cortei
Del MANGE
TI la Fama ogner confufo
,
che a' denti puoi feudo è ben forte.
Pinta P Invidia eFdama : Or quando
, e dove :
Se db Efculapio fon rifarti i vanti :
Incauto rIre fue riferba Giove ?
Piangendo efclamin pur : Fuggan dbavanti
Aquefla Augufta Inago \ e al Mondo prove
De le Gioje de fffuom fiano i lor pianti.
D.Profpero Menechini Accad.Unito.
Ad Eundem.
EPIGRAMMA. -
0 Sophie fulgor , foboler ipfiffima Pbechi ,
Tut amen vite , prxfidiumque necis !
Quàm tibi Ccelorum perfpedum robur in Orbem
Corparibus virtur infita , iS ordo Polii
Cbymica qux filatura tegitque , iS mira patrata
Caller , tum miri quifi MicrocoJ'mus babet
Eft tibi largitum penetralia nofeere rerum ,
Felix j quas dodo pedore condir operi
M a Bine
. .
ijz Elogi' Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il .
Hinc vìntiti? Atlas , Hermes bitte , <r/j«e Macbaon ;
Te feripur illam fuflittuijfe patet. [
Tempora Italia dabwtt , /or mirentur in uno ,
j
JaBabuut Jìmilem fecula nulla virum i
-
. -
x . .D.PauIus Cofèntinus de Mendoza/a^&r M.C.V.
te Reg. Auditor Provinei le Hit er. Calabrie.
rjtvjt'
Eidem
E P I G R A M M À. “
'
Te MANGETE virum Pbcebeo dogmate fummum
Fama referti merito fed minor ipfa tuo.
Exima vero quàm Jìs virtute corufcur ,
Condignam faciunt optima /cripta fidem
Que abilita fervat ,
natura fuis penetralibus
patent oculis ceu manifefla tuis
CJuttBa
*
Utìde babet cenferi PruJJìa feìix ,
illuflris
Prefdium vite dum tenet ipfa Jue
Partbenope f quali fe jafiat munere dora
Quarti dìtat celfo PORTIUS ingenio.
'
Pablìca doBrine fquidèm motmmenta fuperne
Precipua effeiunt Jurgere laude parer.
Lumina vera or bis : Pruteno fulgidus ipfe J
Apporr es y Italo fulget te ifle polo.
*** *
'
% «-'V .
-
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•
**
‘ ' '
U -J.D. D.BIafìus de Avitabile
Acad.Incuriof.
CAR.
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-
. " i
T •
Càflo-SigifnHmdti Capeci. 513
* ,
,
CARLO -SIGISMONDO CAPECN
XXXVIL
Alutevole al ben vivere degli Uomini fono da
molti gli onefti Drammi riputati, c. così atti a
moderare i coftumi, che Socrare, e Sin e fio al- sw. «>ut
laCommediarumana Vita fomigliarono , per
farapprendere, che in efla fanno alcuni ufjcio di Re, o di dt ? rottiti. Ih.
Capitani} altri di Giudici,© di Soldati ed altri di profcf.
j
fiono
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94 iVojj AccadJi D-Giacinto Gimma.Par-IL
fione divcrfa ma che poi ubi nox confecut afuerit , nec
;
Jmperator agnofcitur Imperator , nec ]udex quifuerat
Judex ruidetur , nec Miles qui fuit Miles 5 come dille il
achryroft.s»- Crifoftomo\ e che ultimus aftus de morte agitur: al dire—.
fecondo. Perchè le Iftorie de* Virtuofi, e gli efempj
is*ii
» r m.i }.
non mcn j c ii c leelcraggini punite, che delle virtù premia-
te, con inganno dilettevole di rutto ciò che fi fìnge ,
per
vere col nieio di vaghi flìme definizioni , e deirornamcn-
to di parole fu le fccne propongono : abili ad erudire leJ
menti, c ad morum falubrem expurgationemh ftimò Ari-
ftotile; fpeculum quotidiani vita: le nominò Elio Dona-
m non.*»;»
Ttrtnt. fnht,
£o; j m itatio vita]fpeculum confuetudinis , imago veri -
Pinnrc. <u tatir. furori credute da Cicerone; e Plutarco affermò , che
j
uflj or uidetur ille , qui fallendo bominibus prodefl , £9*
fapientìor efl ,
qui perfabulas confiti xs difeit quid turpe »
quid^vè fu bonefium. Non conobbero Drammi gli Anti-
chi j poicchè nel dare a Dio le lodi , ufavan YJnnica-, ed
alcune altre parti della Poefia$ ma pofeia la Ditirambica
adonor Bacco ritruovata , in cui un Coro formando,
di
cantavan gli encomj preflo l’altare di quell’idolo; indi la.»
Fallica , in cui l’altrui fama con giocofe , e lafcive parole
mordevano ; riconobbe i’origin fua la T ragedia. Telpi fu
il primo a cantar le fue lodi nelle piazze : Efchilo fi fervi
di due Iflrioni, che veftì di coturno, c riformò a quindeci
i cinquanta, che formavano il Coro: altre perfone,e la».
Scena Sofocle aggiunfe 5 e cosi altre cofe altmrivenrando,
la Drammatica alla fua conveniente regola ri du fiero-, pco-
locchè derivò da' i Ditirambi la Tragedia, e dalla Fallica.
la Commedia ì E* la Drammatica principal parte delle».
Pocfia, c dicefi una imitazione di peifone col mezo delle
azioni
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.
Carlo- Sigi[mondo Capeci. $5
azioni) de* veftimenti, e dell* parole, fatta nel Teatro; ma
variamente pofcia imitando, varj nomi viene a ricevere^.
Tragica ella è appellata , allorché imita gli Uomini felici,
cdiilgftri, che nella infelicità fon caduti ; benché di lieto
fine ancor fieno le Tragedie introdotte.Cam/V» nell’imitar
perfone vili, e mezane, con rapprefentar'anche le lor pri-
vate, e civili azioni, Uomi-
e .quando gl’illufirj, c i privati
ni tramifehiando, della imitazion Tragica, e Comica , in-
ficine fi ferve. Tragicomica vien comunemente nomi-
nata. Altro genere creduto dal Tajfoni in tutto diver-
fo, fu aggiunto col nome di Tìofcbereccia ; perchè rap-
prefenta pallori , ed azioni ftlvellri ; cosila Pcfcatorio.
può darfi , gli Uomini alla pefeagione applicati imitando :
la FantafUca , in cui, fecondo che ne* Drammi di Francc-
feo Sbarra fi vede; i vizj, le virtù,e le arti fanno uficio di
perfoney e la J erodrammatica nell’imitarfi perfone facre,
e divine. Ma limili generi; avvegnaché nella qualità dello
perfone, e delle azioni tra loro difterifeono; alla Tragica ,
alla Comica > o alla Tragicomica nientedimeno ti riduco-
nojficcon.e dalla maniera del dire può derivar*altra fpezie,
qual farebbe la Mtlodrammatica^ncWo ltefle imitazioni la-
Mufica , e le parole a quella proporzionate adoperando
Non fu quella praticata dagli Antichi; tutto che fieno fia-
ti colla voce, fìrumemi i lor Drammi da efifi re-
e con gli
citati ; il che avvifa Parchi ; e cosi edere fiate rapprc-
il
fentate le Commedie di Terenzio y da molte ifcrizioni fi
raccogliere la varietà degli fielli finimenti è dallo Scalig
re, c da altri didimamente fpiegata: però liccomc nelle-,
Arti , c nelle Scienze molte novità collo feorrer degli an-
ni fi vigono introdotte j così nella Drammatica dallo
Aile
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.
9 tf Elcg] Accad.di D.G iacinto Gimma.Par.lIl
ftilc recitativo differire l'armonico fi vede; in cui non folò
con gli finimenti, a col canto le parole fi accoppiano; ma
fi richiede una particolare teffìtura di parole, e di verfi; ed
una proporzionata mifura delle Scene , e degli Atti . InJ
quello genere di Poefia, in cui fu affai tirato dal genio, ha
granlode ottenuto CARLO-SlGISMONDO CAPECI,
e fu varj , e celebri Teatri han veduto con foddisfazione
comune comparire i fuoi nobili Melodrammi. Da Ber-
nardo Capeci, e da Teodora Stanchi Romani egli nacque
in Roma nel di zi. di Giugno dell'anno 1552. Inffruito
nelle umane Lettere, pafsò in età d'anni dodici alla Cor-
te di Spagna, ove il fuo Genitore andòFifcalc, ed Ab-
breviatore di quella Nunziatura; e cercando dinonef*
fj^Aeoft» fere comeil Floripondio, pianta dcll'lndie,chc di fiori fo-
"£?£her .» lamente più grandi de'Gigli fi carica, fenza produrre alcun
cb'n-'Uuftr.
Frutto; ma più torto come il Farinaccio, albero cosi detto
folito a vederfi nella Provincia di Quamfi
della Cina, che
ha certa farina in luogo di midollo, valevole a comporre
dclicatiffima vivanda;!! applicò agli ftudj per poter rifplé-
dere nella letteratura. Apparò [a Filofofia nella U.niveriità
di Alcalà; indi le Leggi in Valenza ; facendo colla forzaj
del fuo ingegno conofcerc continui i progrclfi nelle co-
gnizioni fcientifiche ;
poicchè omninò inìqvum eji noli-
liora ingenia Jìudijs debomflari minor ibus: cos , quos
d‘ grxviora expettant
*rdua officia, <-voluptatis , va-
ni tati s occupationibus agitari Ritornò in Roma, e__.
prefa ia Dottorai laurea per la Canonica , e Civile Giu-
rifprudenza , frequentò per più anni la pratica medefi-
ma ne* Tribunali, per aver pronta coH’cfercizio quellaj
dottrina, che avea nelle Scuole apparata » effondo pur ve-
ro
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Carlo-Sigifmondo Capeci. 97
ro quel che fu da Seneca avvertito 5
che alle volte foht
plus prodeffc^Ji pauca Japientice pracept* tencas ; fed »•«.*
in promptu , ut in ufu ttbi fint ;
qu 'amfi multa quidewL.
didietri f, illa ad manus non habeas . Efercitaro negli
affari y fu inviato nella Corte di Francia per alcuni parti-
colari intereffi del Cardinal Maidalchinije terminati i mc-
dcfimi per lo fpazio di un’anno , con aver'ivi fatta appa-
rire la fua attitudine; fe di nuovo ritorno alla patria, nella
quale fu ammetto a fervire il Cardinal Cafanarte prima,*
colla carica di Segretario delle ambalciate; pofeia con^
quella di Coppiere . Nove anni fu mantenuto in così
onorevoli uficj ; indi da Alcttandro VII!. Pontefice effen-
do ftato coftituito Giudice dello Stato di Ronciglione_, ,
feppecon tanta accuratezza adempierel’avvertimento da-
to da Annotile a chi governa; dicendo a ciafcheduno fi :
'Lult amarla amet leges-, ey jufiitiami cum \uftitia certo
modo contineat in fe omrns virtutes ; che da Innocenzo
XII- fu mandato poi Governadore di Terni , di Cafcia_, >
c di Affili • Aurebbe già profeguito con fua lode rinco-
minciato corfo de’ governi ; ma fu remora de’ fuoi avan-
zamenti l’accaduta morte del Genitore ; per la quale gli
bifognò di nuovo ritirarli alla patria J ove fin’oggi fi trat-
tiene , cfcrcitando l’uficio di Agente della Piovincia del
Patrimonio; coll’onor Umilmente deli’attual ferviz.ro del-
la Reina vedova di Polonia in qualità di Segretario delle
Lettere Italiane, e Latine. A lui convenendo quel che di
Monfig. Giovanni Guidiccioni fcritte Lilio Gregorio Gi-
raldi, clic fuit Poeta admirandi ingenij in cujusfenptis ,
mirp animi concrptiones cernuntur Fu annoverato nelle •
Romane Accademie degl’/ nfecondì, àc°\’ Imperfetti, e_,
N degli
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8 .
93 Elog) Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
degli 'Vmoriftit e nominato Meùjìo Olbiano tra gli Arca-
di, e Gifmondo Stampò in var j
del Fincio txa Pellegrini.
tempi diverfi ingegnofi componimenti: e nella Raccolta^
PotRt dt%rin- delle Potjte degl' Infecondi itcflì, fatta nell’anno i683»pcr
Jtconi. a cari,
2 <. le felicilfime Vittorie riportate dall'Armi Criftiane contro
la Potenza Ottomana nella difefa gloriola della Città di
Vienna >fi legge un Tuo Sonetto al Duca di Baviera , per
aver voluto militare come Vcnturicre nell’Efercito de’
Principi Criftiani Fe comparire fu vaghi Teatri quattro
.
Tuoi Melodrami ; c ben potè pregiarli aliai più di Antima-
co Poetaci quale recitando un Tuo Poema, e rutti gli Udi-
tori partendoli, fuorché Platone: Legam , nibilominus, di(~
fe , (juoniam unicus Plato ejl mihi prò omnibus l poicchè
non folo ne ricavò un’applaufo univcrlàle » ma vide fem-
premai (penatoli i più Nobili, c i più Letterati di Roma
Si rapprefentò nell’anno róStf.nella propria Cafal ‘Amor
vince Fortuna, dedicato a’i Duchi di Baviera>c parimen-
te nel 168 7. il Figlio delle Selve j confecrato a’ medefimij
ricevendone in premio dalL’Arciduchefia Maria- Antonia
d’Auflria, prima moglie deU’Elcttor Bavaro, una Rofa di
Diamanti di valore di ben cinquanta doble ;
oltre le cor-
tefillìme lettere dello Hello Elettore: ed il mcdcfimoDrà-
ma fi mirò anche fu le Scene di Napoli con vaghilfima_
Mufica nell’anno 1 6S.9.in cui fi replicò parimcntela ftam-
pa, dedicata aD.Gugliclmo Raimondo Moncada ,e Por-
tocarrero, Marchefe d’Ay tona, e Grande di Spagna.Com-
parvero ncllanno 1 68 . i fuoi Giuocbi T rojani fui Tea-
tro Romano del Contcftabile Colonna» col cui comando
fu da lui comporta la Clemenza di Augujlo , che fu pofeia
rapprefentara nel 1696. nel Teatro di Torre di Nona con
firar'
«
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Carlo-Sigìfmondo Capeci. j>p
gradimento, ed encomio comune. Non v’è quafi in Roma
novità , in cui non faccia egli camminare per le mani de’
Virtuofi qualche fuo nobililfimo Componimento» così in
un Sonetto formò ww' Appiciufo dinoto alla Maertà; di Fi-
lippo V. Re di Spagna, per la di lui felice navigazione, e_#
paflaggio in I talia : pcrlocchè la fua applicazione allo Au-
dio delle Mufe fperteggiando,- ben può aver dipinta per fua
Imprefi» la Cererà colle parole del Petrarca ; Non ho ,ft^
non quejì’una'. conforme teneva Gabriel Chiabrera Poe- ,
ta non meno illuftre per la letteratura , che premiato di
li-
* *
r - aunLtiitrmt
una collana d oro con medaglia ,
e di cadette con vali di
acque ftillatizie da Ferdinando 1, Duca di 1 ircnze,per al- ,,f -
cuni veri! atti in fu le Scene da lui comporti j con altra_«
collana, e con carozza a quattro cavalli, c gran fomma di
denaro da Carlo JBramamjde Duca di Savoja,pcr la com-
pofizione dell ' Amedeide : ed onorato con varjdoni da_.
Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova , da Urbano Vili.
Sommo Pontefice, e da altri Principi , che delle fue Rime
fivalfcro.} laonde fa dcfidcrare da'Virtuofiil Tomodelle
fue Poefie, che gli confermeranno quella gloria, di cui ha
faputo col fuo taJento arricchire il fuo nome i
OPERE ,
Amor vince Fortuna. MeMrarr.A, 1 686,
Il Figlio delle Selve , Mzlodram, 1687. e -di nuovo in Napoli j6 89,
in 1 1.
I Giuochi Troiani. MAodram. 688. 1
La Clemenza di Augufto, Mehdram. 1 696.
Poefie vari*, altrepompate, ti altremanofcritte.
N * Così
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. . ,
ioo Elog) Accctà.dì D.G iacinto Gimma.Ptir.I I.
Cosi gli Amatori della Poefia Drammatica favellano al Sig.
CA11L O-S I G I S MONDO C A P E C I.
Per Voi,
SONETTO.
Sigfior, di tanta gtoja i cori
Su empir -vantiamo ,
'
. Te.ttri fcfli-vi
Che per opra di Voi , cojìanti or Jiamo
Di Atene a rinovar gli antichi onori
Di tanta imprefa i Trionfali Allori
Al vojiro merto oJJ'equiofì offriamo]
E le vojlre immortai luci ammiriamo
Onde traggo» le Scene alti fileudori.
Come afconaer non può fna luce il Sole,
E
vedeft adornar de' raggi fuoi
In un J'e Jìe(fo , e la terrejlre mole.
Così de la Virtute il Sole in Voi
Signor non può celarfi ; e quindi fuole
DÌvr luce , e vita al vojiro nome , e a noi.
D.Giufèppe Nicolai Accad.Spenf.
Ad Eundem .
MM
>
EP IG RA A.
Non te ùrateream nomine mittam
,
tacito nec
Carmi nious\J'emper memorande , CAP7'CIE,no/lris j
Dramate qui placido Etrnfcis illujiris in oris ,
ItalicaJque colis multa cum laude Campi as.
Quin alia ingenia exemplis , aliofque Jequates
Atque tua ingenuas folertia promovet artes.
Sic quoque GlAIAIA alio Jeliciter anxius axe
Nil Jìudij curaque fìbi , impeujaque remittit ;
Dum juvenum lattdis in pe&ore Jufcitant ignee '.
Pojlera vos olim J'emper mirabitur ettas
Semper bonor vefìer , nomen , laudefque manebunt.
U.J.D. Jofèph Macrini Acad.Tncurìof.
DISTICHON.
firamata dum promis , Tufco plaudente Theatro\
Grajorum , ac Latti'} prifca Tbeatra fieni
-~>
K UJ.D.D.Philippus de Grafsis Acad.Tncur.
DVCtC «* a
t
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D. Vittori* Galeota IOI
T>. VITTORIA GALEOTA
Mard>e]ana di Sanpinìto i
XXXVIII.
On vi è pur Nazione, che le Tue Donne illuftri
nella letteraturanon celebri/ nè Secolo, in cui
Dame vinuofe non fiorirono. Vanta le fue la
Grecia, delle quali ne formò Catalogo P lu-
tateci «
\
le
'
...
piu eccellenti deU‘ajKÌchiti,e le più perite»,
pel-
'
? Digitized by Googl<
,
1 01 Flogj Accad.di D. Giacinto Gimrna.Par.il.
nella Poefia,fon numerate Prafìlla,Telefielide,Corinna,chc
difputado inTebc có Pindaro,\o fuperò ben cinque volte:
Polla Argentaria,chc ajutò Lucano fuo marito alla com-
pofizionc dc’primi libri della Farfiaglia : Proba Valenale
Polititi!.
Hmitìc.
ìl tante altre dal Polivano dcfcrittc. Non Tenia maraviglia
divota fi leggono le Sagre Meditazioni, le Lettere, le Poe-
fic, eie Regole, che pubblicarono nella Italia, c nella Spa-
gna Caterina da Siena, Francefica,eA Antonia Romana,
Agntfie da Motefialco,M aria da Toledo , Giovava Rodri-
c
quexj Coloba da Rieti, Brigida Sue<va,Ofianna da Man -
tova, Margarita Fontana da Modena, Caterina da Raco-
nigit Stefana da Soncino Lucrezia Cadamofla da Lodi
,
Lucia da Narni , Agoftina Medici , Maria Bagne/ta Ca-
r
terina Pazji , Felice da barbarono , Caterina Adorno
da Genova, Margarita da Ravenna , Terefia a' Avvila, o
Maria Villana da Napoli . Si danno tutto giorno dagli
Autori gli encomj a molte , che han dimolhato ingegno
più virile nelle loro opere; e degne fon cecamente di lo-
de Laura ‘Battifèrri, AlelTandraJca/j , Rujfodìa di Saffo-
»/<*, Cofianta moglie di Alcffandro Sforza , e figlia del Si-
gnor Camerino,/ re»? di Spilimberg, che accoppiò l’ec-
di
cellenza della Pittura con quella delle Lettere , e Claudia
Rangona , detta Mula de’ Tuoi tempi dal Caro. Si pregia»,
Parma per la fua 'Barbara Tonila, Vicenza per Madda-
lena Camfiglia , Padova per Giulia Bigolina , Roma per
Clarice Orfina Vittoria Colonna Marchelana di
, e per
Pefcara; e Brclcia perLaura Cerete , e per Veronica Gam-
bara. Furon gloria di Verona Ginevra , Laura Broncone,
Aquilina Pr andina, Angiola ed Ifiotta Nogarola ; c go-
,
de Venezia aver dato ai Mondo letterato Olimpia Mali-
r
pi tri K
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.
D. V il tori* Galeota i o 3
fieri. Moderata Fonte , Elifabctta, cd Aurelia Quirini, Agoftin Super-
’BatìJla M
alatela, Giulia da Ponte , Fofcarina b'eniera- f )
,l,l, ì-
CaJJundra Fedele Eletta Cornar a Pifcopia Napoli, che
, .
fu alunna fempremai degli Studj, antica Madre delle Let-
tere , eltanza placidiiluna delle Mufe i come la chiamò
Timperador Federigo » preltò ancora la culla a Laura Toppi, t Nieo-
Terracina , ad 1fabella Capece , a Marta Marebina , ad
J[abella Morra , a Roberta Carafa PrincipclTa d’A velli-
no Margarita Saroccbi, la quale ( fecondo YEritreo )
, a
fc ft pire le prime Accademie della Ucfla fua patria, e di
u
Roma : e ad Adriana Hafile , alla cui virtù fu iìampato il ^
An?. Politila,
" 7
Teatro delle Jue glorie dagli Anfioni del Secolo. Rinova_
la memoria di tante illuitri Eroine D. VITTORIA GA-
LEOT A Marchefana di Sanginiro, la quale fecondo che_,
ditte di Calandra Fedele il Poliziano : trattò dalla fus_
fanciullezza prò lana Itbrum prò fufo calamum , fìylum
,
prò acu , cd impiaftrò non cutem teruffa j Jed atr amento
papyrum\ o come cantò il 7 afso
C ojleì gl'ingegni feminitiy e
:
gli uj! •
Ta(r. GitrH
t*m.c.ijt, 9.
^
Tutti J'prez&o fin da l'etade acerba.
A' i lavori £Arac» e, a l’ago , a' j [ufi
Inchinar noti degnò la man Juperba ,
Nacque alti ij.di Agollonel i632.dalla nobil Famiglia
GALEOTA, cosi iilufìre per lo pollclfo de’ Feudi, per le_.
Dignità Ecclcfiafliche, e per li Regij Minitterj; conforme
nc fcrivono YLngenio, e Franccfco de Petris , che ne’fuoi E n f«.. sat
Configli dimoftra cttere ftata delle più antiche di Napoli De Pecrij nnf.
fin dal tempo de' Re Sucvi ; prima che i Seggi de’ Nobili
fi formalTero. Furon fuoi Genitori D. Marcello Gàleota_.
de’Principi di Monafteraci, e D. Beatrice Folliero ; qua- i
li'» quanto giovi alla natura de’figli la buona loroedu-
ca-
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.
104 Elog) Accad.di D.GiacintoGimm*. Par. II.
cagione fin dalla fanciullezza confiderando, la racchiuferò
nel Monaftcro di D. Alvina ;
acciocché ertfeendo coll’
elcinpio di tante virtuofé Matrone, spprendeflV a crefcerc
con gli anni nella virtù, enclla bontà della vita. Riconob-
be i Tuoi progredì nello ftudio delle Scienze dagl’infegna-
menti di Giufeppe Hatijla nobiliftìmo Poeta , c Cappel-
lano dello Itefi'o Monaftcro; indi apparò altre dottrine dal
P.Lubrano , cdal P. Strofi celebrati [fimi Soggetti della^
Compagnia di Giesù ; ma non foddisfaccndo al fuo ge-
nio erudito la fola cognizione delle umane Lcrtcre, c del-
le materie Filofofiche, e Teologiche, co’ i foli manoferitti
di D. Giufeppe Pulcarelli, a cui pochi {lime difficoltà pro-
poneva; imparò colla forza del proprio ingegno le Inftitu-
zioni della Ragion Civile, e Canonica; famigliando quell’
Aquila predante, col motto ^Labore tneo, che fuòoU’Arefio
figurata a S. Agostino Perchè fon tutte veftitc da Don-
.
ne, e con nomi femminili chiamate le Virtù, e le Mufe_ ;
coltivò con diletto il loro ftudio ; acciocché ben vaqhe_,
nella fua perfona compirilfero ; ed ufando con accurata;
anzi naturale diligenza la candidezza dello ftilc, e l’acu-
tezza de’ concetti nelle fue compofìzioni , confcrvò quella
purità, che trovava Giovan-Mario Tojcano nelle Poefic
di Vittoria Colonna y a cui fcrifle :
Tantum fola decux cafo ferx carmine , qtutntum
Dedecus obfcqno Sappboque , Corinnaque verfux
La dottrinaci cui fono fparfe le fue Rime, rifolvono quel
quelito da alcuni propofto : Quale fia più convenevole»
ftudio una Dama nobile; quello della Pocfia , o delle_»
a*d
Scienze: poicchè fa conofccre non darfi mediocre Pocta_,>
che non iia buon Filofofo ; c che lenza le feienze non può
cam-
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,
X>. Pittori a Galeot*'. '
\ 105
campeggiarla Poefia; come una Dama Veneta aficriva_, l
•Nel principio del fedo luftro dell’età Tua pafsò alle nozze/
con D. Giufeppe Majorano Marchefe di Sanginito , e_.
Cavaliere di conofciuta prudenza, e Famiglia, della qua-
le il Maz£ella,\\ Lellis-XAnfalone^W la Marra, Yjldima-
raJ-eMt ^
rii ed altri hanno largamente ferii to ; e neeelfitata ad in-
vigilare al buon governo così dello dello Sanginito, come
di Santagata, fuc Terre nella Provincia di Colcnza; ammi-
nidrava la giudizia a’ Tuoi Vallalli col mezo d’alcunk re-
feritti confultivi r c dccifivi a’ Minidri ; facendo mentire^
coloro, che biadavano i configli delle Donne, modi dal
detto di Annotile: Confilium mulitris e (ì invali dunz_. :
quali che la direzione data da Placidia a Valentiniano Ilf.
da Irene a Coftantino VI. da Teodora a Michele III.
da tante altre , non follerò data cagione di un lode volo ,
ed efemplare governo degl’Imperadori loro figli, che po-
feia colla morte, e mancanza delle medefime , rovinaro-
no fe delfi , e Tlmperio . £’ mirabile il fuo talento nella-/
perizia delle Leggi j e conforme nelle matefie Filofofiche
fi Pitagora delle opinioni di Temidoclea>
fervi più volte
fua forella Lionardo Rodoerio celebre Giurifconful-
j
così
to, le fue Caule nella maniera, ch’el-
affermava difendere
la medefima difponca. Softenendo una Legai Conclufionc
il Nipote D. Vincenzo giovine di chiariilìma indole-,
,
c figlio di D. Profpero Galeota luo fratello , nel proprio
Palagio, coll’alfidenza del virtuofillìmo nodro Accade-
mico D. Domenico Campanile Conte Palatino , cdillu-
dre Cattedratico della Uniycrfità Napoletana ,
profi guì
ella il terzo argomento con forma Scoladica ;
e valendoli
della legge 1 .jj.foluto matrimonio,^ Reìp. inìertjl do -
r
V O tet
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1 .
i o6 Elog ) Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
tes con/èrrvari, &c. con maravigliofii fotrigliezza ; fen>
brava cjucll’EJcna Corna ra-Pifcopia, che nelle publichcu^
1
difputc del Collegio de Dottori di Padova oyc pochi ;
giorni prima ayca prefa la Dottorai laurea , argomentan-
do contra due, che laurear fi doveanc, fu ammirata dagli
Uditori ; e dopo la fu a morte lagrimata da più Cigni nel-
le Accademie delia Italia- Dagli avvertimenti di Plu-
Plnfjrch.
ftUT.tiUC.
tarco ammacftrata ; che ivflrumtntum do fi r in* efl ufus
ìibrorum : preva gli ozj eruditi fu i libri anche nelle ore
notturne ; c procurando fempremai co' proprj fudori
avanzarfi nelle cognizioni fcicntifielwjpuò dire col P.Gre-
>'*
gor io ‘Brunelle: •
Nulla fuam fundunt quarnvii mibi fiderà lucem ;
Aleni tamen interno lamine clara micat
E ficcomc da Paftorellc erudite fi veggono introdotto
nella nobilifs. Accademia d Arcadia di Roma D. Anna- ’
Ecatrice Caraffa-Spinelli, Principclla della Scalca, D.Aa-
rora Sanfcverina-Gaetani , Duchefla di Laurenzano , e D.
Goivanna Caraccioli Principe fa di Santohuono ; ed altre
illufiri Dame di Napoli in altre Adunanze; così Ella dive-
nuta candidiamo Giglio per adornare il Campo della_.
Società noftra, fpira odor foaviffimo di dottrina ad eterna
gloria della Nobiltà Napoletana «
OPERE.
Rime.
Aggiunta al littoria della Città,e Regno di Napoli di GioìAntonio
Summante:
1 x.. f ^ - .
* * * •’i .
* •
Alla
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, . .,
.
T)‘V ittona Guleota. > ; 10,7
Alla Sig. D. VITTORI AG AL EO T A
Marchesana di Sanginito.
SONETTO.
Onde /piegatie i vanni, Alma ben nata ?
,
Da qualidea, sì, cara , e faggia , e bella
Formata fofie '
eh' a l'età novella
E/empio jfìete , e /corno a la paj/ata ?
C o/a mortai non par la dolce , e grata
Aria del volto la gentil /avella, ,
E ralta mente, ebe qual chiara fella,
Ri/plend ? , eT ogni t.obil arte ornata.
De l' alme doti vojìre il nome altero.
Da fiancar mille Rome , e mille Atene,
Già ri/nona affo l'Indo appo libero : ,
E quefti , quegli a mirar Voi ne viene ;
|»
E trovando maggior del grido il vero
Agli occhi fuot gran debuor fi tiene •
D.Giovanni Eortone.
¥* Jt. V Jl ’V Ju TP -*••¥* Ji. TT Jt
e
V Jt Jt V Jt "V Jt V Jt V Jt V Jt
Ad Fandcm
EPIGRAMMA.
Defìnat , ingenio quisquìs pr ce/tare puettas
Pofie viris, proprio captus amore negai .
Hate e/t reterna cmx’t , cui tempora fronde
Delius & Sacris a idi dit ipfs choris :
Scandere virtutìs potuit , qnce culmina , fortis
De/piciens longte t codia dura vice
Un de fìbi rerum licuit cognofcere cau/as ,
VeSaque fublimi fiderà mente fupra efi.
Et lanetta olim divino numine leges
Et clamorop no/cere Jura fori.
Aitertiltm vivat no/tri, VICTORIA , Sedi
Splendor , teque omnes laudibus u/que ferant.
U.J.D.AntoBius Giiidclli.
‘ '
O a DI-
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Elog) AccadM D.Giactnto Gimma.Par.T.
jo 8
D I S T‘ I c H o k. :
Legali [tu àio fulget VICTORIA ,
eiàem
Magnus inauraam àonat Afollo Lyrtm%
. J
U. T. D. D. Blafius de Avitabile
AcatU/Kurìofufi
kla
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V.lgnaxjo di Lauro. iop
Z>. IGNAZIO DI L A
Tejoriere della Cbiefa Arcivefcovale dì Rojfa»o t
V R O
e Principe della Società degli Sperperati.
XXXIX.
I
Eritò Cofmodi Medici il titolo di Platina inVìt.
Grande da' Pi, r.
popoli; anzi di Gran-Duca della Tofcana da.
Pio V . Pontefice; perchè alla Comma dottrina,
colla quale fondò nella fua Cafa il Principato
di Firenze, accoppiò fimilmen^ una eccellente Religio^
.
1 1 o E l°g) Accad.di D Giacinto Gtmrna.Par.il.
Feverlìnck m flC* llcftituì egli all’Europaerifulcitò le Fa-
Ja letteratura)
t,u,a-
coirà liberali già da molti fecoli fpente } richiamandovi i
Valentuomini più rinomati, co’ i quali elercitò la fua li-
beralità veramente magnifica,- onde fi videro divenir La-
tine per opera di Emanuele Crijolora le Greche lettera:
nella fiefla favella trafportò l’Arifiotelica Filofofia Argi -
ropolo;fc parlar Platone tra’Latini Marlìlio Vicino', e mo-
lerò nel Lazio i Greci Filofofi Ambrogio Bramando allet-
tare i Lctteratijacciocchè la fua Accademia Fiorentina fre-
quentare porel)'ero,con Reai magnificenza fabbricò il Mo-
nartero di S. Marco , ed arricchì di prcziofilfimi libri la_,
fua Libreria . Cominciarono con gloria del fuo nome a_»
fiorir nella Italia le Scienze dalla Grecia trapiantare; ben-
ché fia diverlo il fentimento di alcuni Autori in aiiegnare
GioFnmc. to-
l’origine di tale inllituto; poicchè il Loredano credè, che .
i. folle la
prima quella di Urbino degli Ajforditi eretta d*_«
quei Duchi : il "Bargigli la Romana
Cardini 7ì~(Ja- del
TA cca U*n. rione', indi la Fiorentina di Lorenzo de’ Medici: ii Valde-
eie!
iti.n Tiair. «-
flain la Sanelc di Enea Piccotomini detta d.'g’V ntronxti ;
^udov.ciitei- cd il Cajlel<-vetro (timo , che i prati a cufiituir le Ragu-
^.Kj-nanze Letterarie fotto certe leggi follerò fiati Pomponio •
Leto a Roma, e Giovanni Pont ano a Napoli , la cui Ac-
GvnW.rf» Poti. cademia non fok) fu foniigliata , come dice il Gir aldi , e’I
Bcntd Vurch. Varchi, al Trojano Cavallo, per effcrc da lei ufeiti il San-
cari. 6)6. il Marnilo , Manilio Hallo, Gabriele Alitilo, Pia-
naturo,
Gravina, Girolamo Carbone , ed altri Uomini aliai
tto
dotti j ma fe ammirarli colla mutazione de’ nomi, giudi-
cando, che folle loro grande ornamento, e che porca dirli
Tomaf.Porcjc-
rinato colui, che alle lettere ficonfecravaj onde al riferir-
ai d cl P ore acchi \ volle Giovan ‘Tonfano chiamarli Ciovi-
ma-
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1 o,
D. ignaro di Lauro. 1 1
niano: Sannazaro dirfi Azio Sincero in vece di Jacopo:
il semmv» Q컣
Giovali Paolo Pari/io eflcr detro Aulo-Giano Parrafio
fecondo il Quattromani e Pomponio Leto in vece di
:
Bernardino; la qual mutazione de’nomi fu così comune
divenuta, a Paolo 11. Pontefice difpiaccvole; che il Majo-
ragio fece una Citazione Pro (e in Stnatu M ediolantnft,
cum de mutatione nominis juijftt dcor/a/wr.Adunavan-
fi allo fpello i Virtuofi, e recitando varie Lezioni, diverfe
difpute proponendo, e ricreandoli colle Orazioni, e colle
Pocfie, intraprendeano le traduzioni, e le interpretazioni
di ftraniero linguaggio con gara lodevole , colle quali ad
apprender le Scienze penfa vano, per non invidiar gl’inge-
gni il bucn Secolo de’ Greci
Italiani Crebbero da tem- .
po tempo tali Adunanze Letterarie a sì gran numero
in
che non ve pur Città, la quale non fi pregi delle fuc Socie-
tà javvcgnachè differenti follerò i loro inltituri. Alcune da’
gran Principi erette , e da’medcfimi con liberalità , e con
privilegi arricchire, a guifa de’Zofteri di Citante , della
Stoa di Zenone , dell’Accademia di Platone , del Liceo di
^rifiatile-, del C inofarge di Arijlippo ^ del Pritaneo, del Ca-
nopo, del Craneo,del Ninfeo, c delle altre, che in Atene,
altrove fi videro; fono pur'intcntt ad inllruircla gioventù
virruofa coU’opera de’ Macftiij e talifono appunto i Col-
legi, I c Uniucrfità , e gli Studj di Napoli , di Padova , di
Bologna, e di altre Città, delle quali comodo Catalogo nc
fctmòil P.Mtndo , e’1 F.Coronelli. Altre , che pcrl'Ita-
lia fi veggono , cfercitandcfi neH’Aite Oratoria , e nella. \ me. Coronili
' MJU‘ar'
poetica, feiogliendo vari problemi propelli per dilettar
l'orecchio degli Uditori, fan pompa de'Ioro ingfgncfi di-
feorfi, c delle arpene Poe fie, per le quali Adunanze de
Bc-
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1 . -
1 z Elog) Accad.di V. Giacinto Cimma.Par.il.
Degl'Ingegni fono da alcuni nominate ; di cui difle ilPie«i
s Tdilymbli trafanta : Roma in primis digna res Purpuratorum ,
hno,c. ,w. ».
procerurn aur it, us rvidctur , boc conventi*! Academico -
rum coboneflare prtefcntia ; atquc ataiis ingenia over e $ f
in qua estate t'am Jìudiose una cum litteris mores man
/iteti queeruntur Fu tanto a quelle Ragunanze affeziona-
tnnma-n lìb 4. to Ferdinando II. Imperadore , che volle *
pur egli cflfcre_.'
rùa<frtr<ui. ... r » ,
® . .
Accademico , pigliando per Imprela una Corona in cam-
po axurro col motto prefo da S. Paolo Eegitime cert an- :
tibus: così Urbano Vili. Pontefice amantilfimo della-,
lingua Greca fondò in Roma un’Accademia in S.Giovan-
n * Mercatelli , ove i maggiori , e più fcienrifici Soggetti
c*rt. t , 9 .
concoucvanore v’era continuo il Cardinal Franceìco Bar-
berino fuo Nipote, e direttore della medefima. AfFatican-
dofi altre nelle fperienze, e nelle fpecolazioni,e le fatiche-,
loro indirizzando al comune benefìcio, e a dilucidare laj
verità , chiamando ad dame quel che dagli Antichi fu in-
Legnato; hanno in vero grandillìmo ornamento, e notabi-
le utilità ; fecondo
che»
recato alla Repubblica Letteraria
con varj volumi (coperte, apertamente
dalle tante novità
fi vede; il che han prctdo elleno ftelle dimoftrarc co’i loro
fimboli Accademici; poicchè fpiegò la Società Regia.*
d’Inghilterra per Imprefa un’Aquila , e due Can bracchi
ornati di corone in vece di monili col motto: Nullius in
•verba: a cui aggiur.fero il campo d’argento colla Mcnfaj
vuota: e i Curio/i di Natura della Germania da Giovan-
mnn.Tcm i. ‘ Lorenzo Baufchio inftituita nel 1
55 2. ad illuftrar la Me-
dicina, fingendo la Spedizione degli Argonauti , e nomi-
nandoli Argonauta, Dri andrò Caflore , Orfeo ,
tra di loro ,
Efptro , Pegafo , Achille , Ercole , Giafone , Cefalo , Alceo ,
Me-
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. D.Jgnarjo di Lauro. iiy
Melìffo, Polluce , c con altri nomi a ciafcheduno ripartiti;
innalzarono un Libro aperto , da due ferpi circolarmente
tenuto, nelle cui pagine fi ofierva un'occhio iilufirato da'
raggi, che da una nube col motto : Nunquam otiofus , ne
palìanojqual fimbolo eran tenuti portare in forma di anel-
lo d'orojcomc ufarono anche i Lincei della Italia, promoffì
in Roma dal Principe Federigo Cefi, tra’ quali fiorirono il
Galilei , Giovambatifta Porta, Mario Guiducci , Giufoppo
Fabro, D. Fabio Colonna, Francefco Stelluti, Nicolò- Anto-
nio Stelliola,e molti altri, che nello Smeraldo fcolpita la_.
Lince portavano . Così han fatto divenir libera la naturai
Filofofia, e le Scienze tutte anche le Accademie di Dani-
marca, della Francia, del Cimento di Firenze, degli Eru-
diti di Lipfia, e tante altre di buon nome. A ciafcheduna
è comune il nome di Accademia , prefo dalle Scuole di
Fiatone', t d afferma il largagli
eflere il titolo di Accade-
mico tanto onorevole , che
i Principi medefimi godono
veder di lui fregiati i nomi; poicchc non altro dinota,
lor
che una perfona di virtù ripiena, colma di fcienzc,fpléden-
te d’ingegno, ed ornata di gentili coftumi. Fu fempremai
loro ufo , non folo ftabiiirfi alcune regole , atte a poterli
oflervare *, fenza le quali c impofifibile , che mantenere fi
pollano le Comunità Letterarie j ma parimente crearfi al-
cuni Uficiali, a cui il governo di quelle appartenga. Ret-
tore, Principe, Arciconfolo, Prefidente , Àrchiaccademi-
co, e limili, fono pur titoli praticati da’ Capi delle medefi-
me; così nella Società noftra ha la cura di Principe ne!la_.
Città di Roflano fua patria D.IGNAZIO DJ LAURO
fortunatiUìmo Accademico;poicc!iò’nel fuo governo ufei-
ta dagli angufii termini della lidia Città fua , ne’ quali fi
**
. P truo-
Digitized by Google I
i 1
1 1 4 E/ogj Accaddi D.Giac'wto Gimma.Par.il.
truovava per qualche fecolo la Tua Adunanza, la mirapaf*
fare i confini della Italia* e ricca di chiarrffimi Soggetti al-
lamedefima annoverati dai Tuo Promotore dilatarli glo-
. Nacque egli nei 1652. e Tuo giorno
’1
riola per l’Europa
natalizio dell» 2 8. del mefe di Ottobre, fu lo Hello, in cui
Frjnc. era nato nel 1 o 1 7. rimperador’Errico;ed in cui morì Ri-
'
fu Cairn a- . ...
•
, . .
,
dolfo Agricola tra glt Uomtm illultri numerato, che pri-
mus Grecai licer as Germania inculiti fecondo che feri ve
<^ orV e
«- ’Opmero. Furono fuoi genitori Francelco di Lauro della
nintrf.u. 'tat.
pam jg]f 3 dc’Cótj già di Caferta,e di Tricarico, la quale per
Giovanni Lauro Gran Protonotario del Regno; come
di
vii,«(st.«Mr. *
y
£ ri vc Pietro incendi gode la fua nobiltà nell’Amantea,
ed in Catanzaro r e Dianora Abenantc de' Baroni del Ci-
ro , che numera nella Religione Gerofohmitana Gran_*
Croci Fra Marzio, e Fra Giovanni; oltre i varj Commen-
datori. Nonavea terminato il primo anno dell'età fua^,
quando prefe cosi volontario abbonimento del latte , di
cui fi nutriva ; che fi approfftmava già alla fèpoltura ; fe_,
dalla Beata Vergine gliajuti non ricevea, la quale nell’
immagine miracoloni ivi detta della Scavonca fi venera ;
così Corrado Celie Principe de' Poeti della Germania-,
palsò dicci giorni della fua infanzia in continui vagiti, fo-
Jo nutricandoli di butiro , e di mele. Ancorché fanciullo
moftrò la lua indole alfai difpolta alle lettere » poicchè ri-
petea due, e tre verfi del Tajfo, che dal Padre fi recita Va-
no; avverando la comune fperienza, chegringegni finJ
dalla loro fanciullezza la loro attitudine dannoactfnofce-
re;onde fappiamo, che Andrea Vefalio Medico delfini-
perador Carlo V. e di Filippo Re delle Spagne , e primo
olfervatore degli errori degli Antichi nella Nocomia ; fe^
cava
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1 ,
T>.Ignafio di Lauro. 1 5
cava ne’ Cani , le Talpe , e gli altri animali
teneri anni i
• per ollervar minutamente le interne !cr parti Privo de' .
Genitori nel fettimo anno fi applicò alle Scuole ncll’appa-
rar la Gramatica, e la Poetica ;
indi palsò allo lludio del-
la Rettorica infognatagliòzTotnnxfo Ma>tucci Medico,
e Poeta , le cui Pocfic Lirichcgià fi veggono alla luce . In
età d’anni quattordici compofc due Opere Palborali, che
nella ftelfa fua patria rapprefentate fi videro col titolo di
Notte Sacra , e di Ninfa fcorttfe-, cosi nel decimottavo
anno fcriffe V Egizia Penitente, c nel vigefimo la Conver -
fione di S.Taide 5 onde non ci dà maraviglia che in età d’ ,
anni diecifettc alrretantc favole pubblicò Eu oìt Poeta_,
Ateniefe. Dcfidcrofo di vivere da F.ctlefjdllico, fu ordina- s**»
to Chericodal fuo Arcivcfcovo Monf. Cerio Spinola-, po-
feia da Moni. D. Angelo della Noce- autore della Crona-
ca de Caffitufi fu detto Canonico dell.; Chicfa Arcivefco-
’
vale di Rollano j c per ammaeftrarfi nello fiudiode’ e_
;
1 eggi, pafiò in Roma, ove nella Univerf tà della Sapienza
fu ammefio all'onore del grado Eottordc Dimorò per .
lo fpazio di cinque anni in quella Città , dando v.irj figgi
della fua buona letteratura , e frequentò non folo l'Acca-
demia degl’/ ndij'pojii , edcgliV/wor//?/ $ ma quella degl’
Intrecciati , la quale fu nel 16^1. eretta dal Dottor Giu-
feppe Carpani nella propria Cafa, figurando per Imprefa*
una Siepe fiorirà col motto: Munit vrnat : Uomo af-
fai erudito, di cui fi leggono i Fajti Accademici-, c )c Ora-
zioni . Si fc IGNAZIO udir più volte nell’Adunanza de-
gl'Infecondi , la quale fin dall’anno 165 3. intimila nell’
Oiatono de’Padri di S.Maria in Canipitelli; donde fi tras-
ferì ne l C onvento de* Padri Barnabiti in S. C ai lo, che di-
P 1
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p
H6 Elogj Accad.di D.Giacinto Gimma.Tar.il.
tono de’ Catinari; e protetta da’ Principi RofpigIiofi,for-
mando per Imprcfa un Campo coverto di neve cadente^ *
colmotto ; Germinabit , ha meritato riconofcere nel Tuo
Ruolo i Soggetti più celebri nella letteratura, e molto rag-
guardevoli per le Porpore, per le Prelature, per li Genera-
lati di Religione, c per li titoli de* Feudi. Formò egli
nel-
la ftefia col nome dello Scabro per Tua Imprcfà particola-
re la Neve cadente foprale rupi fterili,c fcabrofe
col mot-
to Greco TKvaMwf , cioè obi ter leviter
, ; alla comune allu-
dendo . Divenne a molti Porporati affai caro per la fua-,
dottrina erudita ; avendo anche avuto l’onore nel
giorno
deH’Afcenfjonc dell’anno 1681. di orare al Pontefice
In-'
noccnzo XI. c gran fortuna gli promettea il Cardinal
Rocci ; fe quello non folle flato dalla morte prevenuto
Inviato da Monfig; Arrighi Auditore dello fleflo
Papa_
Innocenzo XI. per Vicario Generale in Larino, pafsò
po-
co dopo in Ceraci; donde fu acclamato Vicario Capitola-
re nella ffcffa fua Chicia di Rollano ove nella fua carica
; r
incontrò la comune foddisfazione abbracciando
,•
il confi-
glio dato da Cicerone al fratello pofto in governo, che .
fòficro Fundamenta dignitatis tua tua primum integri-
tà^ deindì omnium , qutteeum funt.pudor. Pcnfano
al-
cuni eficrc difdicevole ad un’Uomo in età efercitata agli
iludj, cercare di voler fapere quel che non ha da giovine—,
appaiato quafi che folle giunto alla meta di quella
;
dot-
trina che pur foffe baftcvole ad un Letterato .
A'er.tc. ej::J}.~S.
,
Tamiiù
difeendum quamdiù nefcias ì dicea Seneca
ejì,
.
Angiift.rtrfWjr#- , fi ro
ic.
terbio credimus ,
quamdiù rvivas , e S. Agoftino i Vecchi
medefimi ammonifee che nulla atat ,
fera ad
efi difeen-
dum ;
quoti etfifenes magis dteet docere qu'am
difere.^ \
,
tv*-
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D.I gna^io di Lauro. 1
1 7
magi s tamen decet difcere^uam ignorare. Platone emen-
do vecchio non ifdegnò d’imparare la lingua Latina; con-
forme negli ultimi anni della lor vecchiaja ebbero cogni-
zione della Greca Terenzio Varrone, Marco Porzio, Pie-
tro jBembojC molti altri; ed eficndo flato detto a Diogene
Cinico , dover come vecchio ripofarfi, rifpofe : Quidfi in
jìadio currerem adfinem oporteret curfum remittere^i^T
no magli intendere ? Marco Aurelio Imperadorc non men
dotto di quel ch’era il Filofofo Seflo, cercava fpeflò la fua
Cafaper inAruirfi di quello, che nonfapea:Maffimiliano [.
anche Impcradore fi doleva > che da fanciullo non fo(T^_.
flato ammacftrato più attentamente; e tenendo nella Cor-
te molti Scienziati , imparò molte feienze col folo viva-
ciflimo lume dell’ingegno; e Roberto Re di Napoli diffi-
dando di fe flclio per approfitrarfi nelle feienze ;
perchè la
durezza, e difficoltà del fuo talento conofcea; dato fi alla_.
lettura delle favole di Efopo, che udì più volte lodare , fi
animò in guifa ad intraprendere lo Audio delle lettere, che
rimafeinflruttifTìmo nella Filofofia, c nelle altre dottrine.
Fu però degno di lode 1 GN AZIO , che libero dalle cure,-
de’ governi, fi applicò allo Audio della Matematica, e nel-
lo ftefio tempo fenza valerfi degli fcritti,infegnò a’ giova-
ni oltre la Rcttorica, alcuni trattati Morali, eia Logica in
Tofcana favella , fecondo la fentenza del G affando ;
po-
tendo dire , come Platone a Filedone molto ardito a ri-
prenderlo, rifpofe non volerli pentire di efiere non meno
fludtofo,c diligente nell’impararc, che neU'infegnarcagli
altri; fc non qu indo iì pentiva d’elìcre migliore, c più dot-
to. Prom oliò alla dignità di Telorierc nella ftcllh fua Chic-
li > e concedendo tutto fe Adio alla quiete j ha illufliata_.
di
1 1 8 Llog) Accad.di D.GiacintoGimma. Par. II.
di continuo la fua Accademia , proponendo i dubbjpi u
, ed efponendo al l'eia me
pellegrini delle Scienze colle di"
fpute i Tuoi nuovi Principj Filofofici, i quali compariran-
no di breve alla luce negli atti della ftclla Società, che per
le ftampc difpongono .lì Oltre l’aver più volte recitato
divcrfi Panegirici, ed Orazioni funebri, li vede fcrmoneg-
giareallo fpello nella Congregazione de' Preti di Rolla-
no, aggregata a quella del P. Pavone di Napoli; e nell'al-
tra de' Nobili fotto il titolo dell’Immacolata Concezione
di Maria, tenendo in amendue la carica onorevole di Pre-
fetto: JE* Hata pur fua gloria il vedere nel fuo governo la_.
Riforma della fua Ragunanza , dal fuo Promotore pio-
molTa , coll’accrcfcimento di nuovi Soggetti annoverati ;
acciocché potclfe maggiormente rifplendere tra le altre»,
adunanze per aggiugnere i pregj alla fua patria. Fatto fi-
ntile al Cavallo figurato dallVre/io, che gira la macina col
motto Nulla meta 1aborir perchè non truova termine
: .
veruno alle fue letterate fatiche, le quali in più libri fono
già pronte pei farli vedere alla luce; c particolarmente»,
ne* ìuoi Dialoghi intitolati La Villa Tufculana, così det-
ti da una ftclla fua Villa di tal nome , ove l’ha purecom-
pofti,ad imitazione del Principe degli Oratori, che in al-
tra limile Villa ifuoi nobili concetti volle deferivere ; fi
renderà gloriofo non folo nelle Accademie de' Pellegri-
ni di Roma -, e de' Filoponi di Faenza, nelle quali anno-
verato fi vede j ma nella Repubblica Letteraria , che defi-
lerà aver fotto l’occhio i parti del fuo fecondifiimo in-
gegno .
OPE-
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, , .
D. Ignaro di Lauro . Il 9
OPERE dafiamparfi.
uKw ]
^°fc^erecc' e Tragicomiche.
L’Egizia Penitente. Tropicomedia.
La Laide. Rapprefenta*. Sacro.
La Colpa, e l’Emenda di Davide. Tragedia.
La Convcrfione di S.Nilo Rofiànefè. Alelolrama.
La Cieca Maeftra Capitoli tirati al morale dagli Apoftcgmi de*
.
Sapienti.
Riflelsioni Morali fòpra la Vita di S.BartoIomeo Abate.
La Scuola del Privato morale in Tobia.
Poelìe Lirich'e.
Panegirici Sacri.
La Villa Tuiculana, Diakgbi.
AI Signor D. IGNAZIO DI LAURO
Dottore > e Poeta .
S O N E T T O.
IGNAZIO che in parine gradite ,
allor ,
Apprendi a prò d'altrui Leggi innocenti j
Mentre muovi al parlar labro erudite
D'Attici Roflri avvivi i pregai [penti.
Si p oi di Cirro entro le vie fioriter
Contro P Oblio, dardo canoro avventiy
Refe per te PAcni e Suore ardite
Scio/gou piu dolci a gloria tua gli accenti
Afrea fiegui , ed Apollo ed ambi ornate
,•
Rendon di doppio Allor le chiome, e intanto
Calchi con faggio piè le vie fidiate.
Per Te cede a Rodano Atene il vanto :
SIElla impara da Te, come più grate
Pendon le Leggi a l'armonia del canto.
Giulèppe Paolucci Acad.Infecondo.
kKP SlAt
itTl*
AD
1 20 Efogj Acead.di'D.Giacinto Gimma.Par.il.
AD EUNDEM.
Allufioad VitamPivi IARTHOLOMjEI Rofiànen£
£ P IG K AM MA.
Urbet fama Virì/m celebrat quafta per ipfos
Cum ceris nitido quid pupugere Jlylo.
LAURE tibi Daphne , grata efl & Apollini Dapbnc,
Hit ipitur Ducibus Jume pugillar ovanti
Quoque tuus , prome , excelfs concepiibus bymnis
BARTtìOLO jam MAil %ejla notavit j4mor.
Sic erir aternus , nunquam Jori invida Letbcs
V
el tua , vel Patria nomina tinget aquis.
Paulus Vecchioni Medici Phil.DoB.
Academ. Incuriof.
ng JL V Ju V TP Ju *¥• JU7T JL ¥* Ju
'
V V V
Ju Jt. •*> Jt nr jt. Ju •*>
E I D E M.
Et veftit crineìs , &frondet Stemmate LAURUSi
lnvidus , IGN/iTl, fulmina bruta vibrai.
Agnellus-alexius Blafius
Acad. Incur.
TOM-
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T ommafo Donzelli
A S 0
Itola, e
DONZELLI
VScancelliere del Collegio de'
r
edici del Regno di Napoli.
E P»u nobile , c più eccellente fia la Giurifpru-
j&js tfèì denza, o la Medicinale pur queftionc 5 che_»
OD. in lit. de
trattata più volte da’ Profcflori fi vede. Stabi- OrnJtcr.
Polvdor. Vii*.
lifcono la Dottrina Legale i Giurifti fin dal
etiijque.
fcfto giorno della creazione del Mondo 5 in cui da Iddio
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a -.
121 Blog) Accaddi D.Giacinto Gitnmx.Par.il,
Cene/. Cfif.x Adamo;
ricevè per legge ex omni ligno Par a (tifi comede :
De Ugno autem feientia botti , (5° mali ne comedas ; in
quocumque tnim die comedtris tx co, morte morieris e_j :
non folo come abito intellettuale , con cui fi dimoftrano
le conclufioni» che han le cofe divine, c le umane per og-
getto materiale, c per formale la ilcila Giullizia Reina-*
delle virtù , con cui rimira il ben comune, e la falute dell*
anima , c della Repubblica ; ma come parte della moral
Filofofia, collocandola tra le Scienze pratiche la difHni-
feono, che fia Divinar um, atque humanarum rerum no -
Jnttfnun fib.t.
titia-, \ujli , atque injufii feientia : feconde» l'imperador
Giufiini ano\ c però trafmetterfi a’ porteri gli onori, c la_
nobiltà a’Leggilli conceduta, e per comune confuerudine
„ . r di tutte le Nazioni efierc preferiti a’Medici affermano
Vogliono pero* che la Medicina non abbia Torigine iui^
pi* ricevuta dalla creazione de' vegete voli , delle pietre , e de*
tMf '
ko. u tetra X. viventi ; efiendo nella virtù loro fondata ; ma più torto
Ke'cs Franco/* dalla Sperienzajnon altro creduta, che Ars applicandt affi.
‘ 1
liUfioyucM.tr. ^ rr • ’ n • •
r
«>»/». rea pajjivts , quam magijtra expericntta
l
quodam velutt
abfconditam excufierunt homines ; fui. obfervatione
filice
dufti pleraque invenerunt , non pauca animalium ojìen
dit indufirta d quibus edotti , multorum reperta efi noti-
ti ,
plani arum cognita natura , crebreeque artis opera-
tiones adepto: j accedente pofied r aliane , qua probaret in -
•venta, finn am ex inde feientia normam Jtabiliret : ed
avendo per fine la fanità del corpo , il quale perchè notu
forma di nuovo j ma in parte rifiora , togliendo i difetti
della Natura , di cui è nrinirtra ; la collocano tra le Arti
meccaniche rifarciti ve, c la diffinifeono, che fia Arsfatti-
va r adone, & experimento inventa, qua tumfanitatem
tue-
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•V.. Tommafo Donzelli,' 123
tuetur , tum morbum deptllit\ come la diffinì Averroe-, il A^errhofS ;*
quale fi fpiegò altrove più chiaramente dicendo : Dixi in '«»• »•
definirtene , ijuòJ
*’</ mirabantur
Medicina ejì Ars mecbanica , ^ wa/ri
, ignorabant quid dixerim fupir 1 .
Pbyficorum de Mecbanicis artibus il che ditfufamentc_i :
col parere d'Ippocrate, di Galeno di Ce^o, e de' primi lo- ,
ro Mae/tri dimofrano il Primero/ìo MeJico di buona fa-
ma, e molti altri; perlocchc della Filofofia fi fervono; ac-
ciocche pollano colla Icienza operare; ficcome di molte.^
altrcScienze han bifogno. Ma la nobiltà della profelfion
loro i Medici difendendo, ftabilifcono la Medicina dal
principio del Mondo, e primi della Giurifprudenza fella;
poicchè nel terzo giorno protulit terra btrbam >v iren -
tenti , tzrfiacieniem femen juxtà genus fuum , lignumque
faciens fruElum , babens unumquodque fementtm fé -
cundum fpeciem fuam: e diè alle piante ItelTc Iddio la vir-
tù medicinale, e l’alimentizia , dalle quali pofeia nel di
fello inltruì Adamo. Aggiungono altri, che nel medefi-
mo terzo giorno lìa fato da iddio farro il Paradifo del
piacere , ove fu pollo Adamo ,* perchè lo coltivali: , c Io
cufìoJife j
c de' frutti di quello li alimenrafle , trattone di
quei del Legno della feienza del bene, e del male ; le non
fi vuol credere , che tal Paradifo folle llato prima fatto ,
leggendoli nella Genefi: ‘Plantaverat autem Dominus cp« tf.c*p.i.
Paradifum voluptatis a principio . Ed ellcndo cofa da_*
non dubitarli , che nel mezo di quel Paradifo tra gli altri
etf 1
alberi , avendo Iddio piantato il Legno della Vita , in cui
fi contenta la Medicina piùfublime, che folle creata; del-
la fella poi privandolo per pena del fuo fallo, Io fcaccio, £5^
'
collocavit ante Paradifum voluptatis Cherubini et fi am-
2 tntutn
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Tommafo Donzelli * aay
procura il bene di ciafchedun privato , dal cui bene è il
ben pubblico Umilmente coftituito j ed efeguendo le leg-
gi, attende a proibire le colpe, e adopera, che fia falva la
robba a ciafchcduno ; l’altra vegghiando per la falute di
ogni Uomo, vegghia per la falute di tutto il comune ; c,
s’impiega a far falva la vita, e la fanità degli Uomini ; lo
quali fono della robba fteffa più nobili. E fe la Giurifpru-
denza fi confiderà come parte della moral Filofofia , per-
chè regola i coftumi , ella viene a ricevere la fua nobiltà
dalla Filofofia Morale , che fecondo molti è parte della».
Naturale, fenza la quale non può eflerc feompagnata laj
Medicina / anzi è una Filofofia fopra lacoftruttura del
corpo , fopra le caufc dcU’infirmità , e fopra i rimedj. Fi-
nalmente che la nobiltà de’Mcdici non fi trafmetta a’i po-
deri, come quella de* Leggifii ; fia folo decifione data da
Leggirti medefimi nella propria loro caufajnon accettata
però da tutte le Nazioni; veggédofi gran parte dell’Euro-
pa; anzi i luoghi tutti dell’ Africa, dell’Afia, e dell’America
vivere fenza i Giurifcófulti, col folo governo de’ Principi,
i quali più torto Legislatori, che Leggifti nominare fi deb-
bono; però contrattano i Medici aver la precedenza negli
onori , come creata la Medicina dallo ftetfo Dio , leggen-
dofi neH’Lcclefiartico : Honora Aiedicum propter necef- Eccitarne.
A Deo enini efl*'
fitatem; etenirn illuni creavit AltiJJimus
.
1
onwis medila, (5^ * ^ge accipiet donationem . Di/ci - '
piina Aledici exattabit caput illius , in confpeflu
Alagnatorum collaudabitur. AltiJJimus creavit deterrà
Medicinam , £5^ a>ir prudens non abborrebit illahn,.
Sono certamente in gran numero gli argomenti, che a di-
flioftrarc le opinioni de’ Medici, e de’Giurifii fi recano ;
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1 26 Jilog) Accad.di D.Giacinto Gimnta.Par.il.
efembra, che tra loro fia molto grande la contrarierà
nulladimeno potè in tutte le parti rapprefentar la Tua,
TOMMASO DONZELLI Barone di Dogliola , e pre-
tendere gli onori ;
pojcchè ornato colla Dottorai laurea*
nella Giurifpi udézamella Filofofia,e nella Medicinà,ono-
rcvolmcnte fi è veduto; accoppiando la perizia delle dot-
trine meddìme con Napoli fua pa-
gloria della Città di
tria. Nacqueagli Ecbbrajo nell’anno 1654. cco-
1 1. di
mc primogenito di Giufeppc Donzelli Dottor Filofofo ,
e Medico di fama gloriola nel Mondo letterato perle.*
molte opere date alle /lampe, e per gli eoa rr.j ricevuti da’
primi Virtuoli del luofscolo ;
s'indirizzò col paterno ge-
nio al nobil corfo della Letteratura. Apprefu la Grama-
tica, e la Poetica da D.Silvcfìro Gala, da D.Giovanni Lic*
eia d’ifernia, e da’ Padri del Collegio de’ Giefuiri, le prò*
fegui nella propria Cafa, cfercitandofi colla direzione di
D.Giacomo Gcri da Cadoro così nella Kcttorica , e negli
Autori dell’Eloquenza , come nelia cognizione della lin-
gua Greca, e molto più dell’Italiana, che ormai è divenu-
ta una delle lingue più difEcilijnon folo per lo Audio gran-
de, c per la pratica lunga ,
che fi richiede col mezo della-,
viva vocc;ma per la varietà delle opinioni, di cui gli Scrit-
tori fi fervono; altri affettando quella del trecento, così
detta dal Secolo, nel quale /limano aver folamenre fiorito
i buoni Autori; ed altri varie Ortografie, e varie forme di
dire praticando; pcrlocchè grandiffima è la cecità di colo-
ro , che ne’ linguaggi ftranicri affaticandoli quello flefso
,
trafcurano,con cui fcrivcr tutto giorno fi veggono; non_.
confederando, che nelle fcritture lenza regola di lingua-,
formategli Uomini dotti riconcfcono quel puzzo /'piace-
vole,
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7 ,
Tommafo Donzelli, 12
vole,che fa naufcar la materia tutta ,che in fe contengo-
no-, benché folle nobilmente trattata j eflendo cola brut-
tillima a* Letterati peccare nelle minuzie Gramaticali ;
ignorare i più vaghi, e neceflarj ornamenti della lingua-, :
c Icrivcre nella forma fella, con cui il volgo feriverebbt'
Nel decimo anno dell’età fua apparando la Logica nello
flclfo Collegio ; indi la Lifica ; perchè non fi fcorgclfc im*
lui il biafimo del Murcto, che Staiti adolefcentes Latina M. Ant. Mnrct.
Or ai. 8. tvtw.a.
lingua T/ix primis uteumque pcrceptis,Gr*ca tie faluta-
ta quidem aut jìatim maitre \ujja, ad )urifprudentiam ,
,
aut ad mtdendi artem properant : incominciò a leggere-,
le opere de’ Filofofi antichi, e moderni; anzi ad udire da^
Luc’Antonio Porzio primi libri degli Elementi di Eu-
i
clidea inoltrandoli co’i proprj fudori aH'intclligenza della
Geometria, cd alla notizia delle Morie . In età d’anni do-
dici fi applicò allo Uudio delle Leggi Lotto la difciplina di
Biagio Gufano luo continuo Maeftro, di D.Giufeppe Pul-
carelli, di Giulio Capone, e di D.Franccfco Verde, poi Ve-
feovo di Vico, celebri Cattedratici Napolctanijed appren-
dendo la pratica della Giurifprudenza colla difciplina di
Domenico de Rubeis, aliai erudirò Avvocato ,
come le_,
di lui opere dimoflrano perchè il fuo intelletto neh''inte-
;
ra intelligenza delle dottrine fembrava limile al Scic di-
pinto in una parte dell’Epiciclo immaginato dagli A Uro-
nomi, co) motto Nondum in auge accompagnando Ic_,
,
fuc Legali applicazioni colle Fi’olofichc, non tralMiavaj
ofieryar le Chimiche operazioni , c le Ipericnze , nclle_,
quali vedea occupato il Genitore j
anzi nello ite ilo tempo
imparò rutta la compofitura interna del corpo umano, per
ellerfi riftorata ne’ pubblici Studj la Notomia da Scbafiia-
. no
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1 18 Elog] Aedi. di D.Giacinto Gimma.Par.il.
no 'Bartoli coll’a ver chiamato da Padova il Notomiftfc,
,
Antonio Manzoni, che per la lùa eccellenza in tal profef-
fionc meritò l’onoi e d’eller creato Nobile Veneziano da*
Senatori di quella Repubblica. Morto il Padre nel 1670.
Volle continuar lo (ludio della Medicina, ricevendo i pii'
'mi ammaeftramenti dallo Hello ‘Bartoli-, e da altri celebri
Macftri; ma più colla propria dottrina avanzandofi,che_g
con gli altrui precetti, fi eftrcirò leggendo i buoni Scritto-
rij ed acciocché meglio intender potelfe gii antichi Greci,
con la pratica di D.Gregorio Melseri da Taranto, Uomo
in altre lingue, ed in molte faenze weriàtiiìimo, e comu-
ne Maeftro di più ingegni Napoletani nella Greca erudi-
zione, della quale fi vede ora Cattedratico ne* Rtgj Srudjj
pensò perfezionarli in quella lingua . Nel fine dei quarto
luftro dell’età fua , ricevè in Napoli la Dottorai laurei^
nelle Leggi Canoniche, c Civili, fenza tralafciar la pratica
Medicinale fiotto la direzione del medefimo 'Bartoli ; do-
po la cui morte profeguì fiotto quella di Lionardo di C4-
pua ;e perchè alla vivacità del iuo ingegno a turre le dot-
trine valevole , non era freno l’avvertimento di Seneca^
dato a Lucilio: Qui qui dtjlinavit pervenire vult.unant
fequatur viam\ non per multai 'vagetur. PencolofiHìma
è la Farmaceutica, una delle più difficolrofe-,e necellarie_«
parti della Medicinale fe con fiomma perizia non vieno
ammaeftrata. notabili danni può recare agl’infermi 5
però
non fido Giacomo Silvio (limò e fiere necellario al Medi-
co l’aver praticato prima di medicare, quattro anni nel-
la Speziarla per poter bcn'ordinare i medicamenti ; ma_,
voglion molti, che le medicine fieno preparate da’ Medici
fallì; onde fcrifise Criftofolo Glutrado , e
’1
Crollo fimil-
men-
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t
Ttmmafo Donali!. i 19
mente: Gcnuinum ejse Medicum cenfemus j qui medica-
menta non r adone , «r Rationalcs Medi-
debite cognata ,
ci faciunt , manu preparare ,
propria fua à ve«e-
»o, CfP ftculentijs Juis Jeparare , repurgare-, £9° purara
fmplicitaiem reducere didici f^we imperito non com-
mittere Coquo e limili fentimenri fi leggono nelle Opere
:
di Bernardo Penoto , di Giovan Fabro , c di molti altri • Bem.Peno? nr
Appo gli Antichi fi ha, che primi Macftri diverfe Medi-
i
cine colle proprie mani componeano ;
così formò Galeno Y
la Teriaca, Pacchio Orazio Eugenio, ed il Ferne-
la Jera,
Ho altre compofizior)i; e con prudenza grande Tommafo
* "? “-
Bartolino fe pubblicare un trateato , che nel fuo Mufeo
ritrovava*!, in cui fpiegaya le fraudi, e gli erroii , che da-
fi commettono ; di cui era Autore LilTetoZte-
gli Speziali
nancio, aggìugnendovi un Dialogo di Giovan-Anronio
Lodetti intorno lo ftelTo argomento . Il medefimo Giu Quttrnl? in
7ì
trado lafciò fcritto : Porro nec te abjltrrere debet eorurm,
arrogantia, Lettor candide , ty merafatu tas ì qui plenis
buccis clamitanty quod pr<parationes tharmacopuis re-
linquendeefunt , ut indigna Media madiate Hic (ut .
cum magno rviro ]ofepbo Qvcrcetano refpondeam) incer-
tus fum quid agam: an tantas Pfeudo-Galcnicorum ine -
ptias rideam ; num meam fortem apud me lugeam-,qui in
hoc lì udij genus ingrefsus firn , tanta imperitia , ninfei-
tia fiattnteSy ut illis ratio, £$' experientia (firmijjima ta-
men, ac tutijfm* M
edicinee columna) obruantur, inique
iniquijùme cogantur-Tota Antiquitas
fuVvpciy ac cedere
contrarium </ocer.Giufeppc Donzelli efsendofi applicato
con fua lode non meno alla Medicina, che all’efercizio del
^comporre i medicamenti, avendo fcritto con gran dottri»
>
•
R na,
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130 Elog) decaddi D. Giacinti Gimma.Par.il.
na,c con buona pratica il Tuo Teatro Farmaceutico Dog-
matico ,e Spagiricoy l'indirizzò alia capaciti de’Profciìori,
e ad inftruzione de’Novizj neH’Artc; c non foloinfe-
gnandoin dìo una moltiplicità di arcani Chimici da luì
Sperimentati in ordine alla faniti ; ma una canonica nor-
ma di preparare le piu ufate compofizioni nella Medicina
Dogmatica; volle valerli delle forme più facili; acciocché
itermini Chimici, edofeuri col malamente intenderfi,
non follerò cagione , che i medicamenti comporti in noci-
vi fi cambiaflero . Scriflepcrò nella lingua Italiana la fua
utilirtìma Opera , imitando gli antichi Maeftri , che io.»
idioma nativo i libri foro Ialciarono , come quei d ’Jppo-
crate , di Arifiotile, di Galeno nella Greca fi leggono , e_,
quei degli Arabi nell'Arabica. Furono » Romani gclofiffi-
mi della loro lingua, nella quale coiìringcvano a parlare.,
cic r» s.*,. anche i popoli a loro foggerti; onde Cicerone fu accufato
*u.poo r.71 *« di aver parlato in Greco nel Senato di Siracufà : Tiberio
“netoi. ?»
6
rigettò la teltimonianza di un Centurione , che da Greco
a.md.
j a formava: Claudio tolfe la Cittadinanza ad uno illuftre^
in Grecia, perchè nella Latina lingua era ignorante: efeil
medefimo ad un'Ambafiiadore Lido, che non avea fapu-
ur.iit4iM.ii to rifpondergli in Latino; così Paolo Lmilio parlò Latino
ne’ Tribunali di Macedonia, facendo interprctar’in Greco
da Gneo Pretore quanto egli dicea ;
fecondo che per rite-
nere la maeftà Romana era cofiume di tutti i loro Magi-
Arati, al riferir di Valerio M affìmo : e Marco Catone bia-
fimò Albino Romano, che più torto nella Greca favella,
ter * irò
C ^‘ C nC ^ a *- at * na ^ riffe la fua Opera . Difende Alberto
r«. lini, me- Lollio in una fua Orazione coH’cfempio degli Autori
'
Ebrei, Egizj , Caldei, Greci , c di ogni altra Nazione^ ,
che
•
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Tommafo Donzelli . 131
che nella lingua della patria i libii fcriver lì debbano ;
ed
avvegnaché il 'Boccaiini finga non aver potuto gl’italiani Bocoin. ,
r t
.
ottener licenza da Apollo di tratrar le Scienze col loro
idioma : ami tutto che fino a’ i giorni dell'incoronazione^
diCarlo V. fatta in Bologna folle durata la Qucftione_ ,
fe nel linguaggio Italiano , crcduro da quei tempi corrot-
to, trattar dovelìero materie nobili tolto dovelle
*““
fi , ò più
quello rcltrignerfi all'ufo popolare, ed alle fcritture di
niun moment.’,- pcrlccchè recitate più Orazioni in quella
folennità dal V archi , dal Cajìelvetro , e da varj Uomini
dotti, Henne doverli proficguire lo fcrivcrc nell’Italiano
fin
il ‘Bembo chiamato il Kiitoratore della lidia lingua da_
Giovan della Cafa nella di lui vira; con tutto ciò abbiam
veduto commcdamcntc trartate le materie Filosòfiche- ,
le Matematiche, le Mediche, e quelle di quallivoglia dot-
trina da AJefiandro Piccolomini , dal Galileo , dal Redi ,
dal Pafcoli , c da altri Valentuomini nella Itcfia fìVella_ .
Cosi TOMMASO dovendo nel j <S"7 5 - in età ancor gio-
vanile rifiampare Teatro Farmaceutico dal fiuo padre,
il
prima pubblicaro con grandiUImo profitto de’ Profifio-
,
ri, cd actrefcerlo non folocon varie fuc aggiunte in molti
luoghi dagli Studiofi ricercate; ma con un'/ndicc dc’mor-
bi^e de* rimedj appropriati; acciocché fenza legger ne*
bifogni tutta l’Opera, folfe facile ritrovarli, lo replicò nel-
la lingua italiana, in cui fi leggea prima imprefla . Cono-
feendofi nella Teorica , c nella pratica delle dottrine Me-
diche bcn’inftruito
,
volle fimilmentc nella filofcfia , e_,
nella Medicina prender Dottorai laurea nel Collegio di
la
Salerno alli ventilette di Novembre deli’anno 1 577 -ben-
chè la Legale avelie ptefa antecedentemente. Avendo dal
R a me-
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s
1 3 1 Blog j Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.'
medclìmo Genitore apparata la cognizione de' (empiici* c
della virtù delle piante per lo fpazio di un’anno che D.
,
Francefco Filomarino governò la Santa Cafa dcll’Annun-
ziata di Napoli, a richieda dello dello formò nel 1 6 8 1
. o
perfezionò nel luogo della Montagnola così detto
, un’
Orto di Semplici di ogni fpezie, procurati dal Regno, e_.
da più celebri Giardini dell’Italia perlocchè venne quali
j
ad inllituirfi nuova Scuola della ^Botanica pratica non_,
fcn2a notabile giovamento de’ giovani . Invaghiti dalla__*
fua dottrina molti Virtuofi , dclideravano la fua Teorica
Medicinale ; perciò componendo egli un nuovo Sillema^
della medefima , lenza mercede alcuna l’infegnò a
varj
Studenti j e fu (limata Opera cosi degna di veder la luce#
delle (lampe, che dagli amatori delle novità natuiali
eoo,,
gran defidcrio fi fpera, -benché poiluma, poterli avere lot-
to l’occhio. Sperimentata la fua perizia, fu dal Principe
di
AvcllinoGran Cancelliere del Regno eletto fuo Vicccan-
ccllicrc nel
Collegio de Medici , uficio aliai onorevole ,
dovutoal fuo merito, in cui fu in tutta la fua vita mante-
nuto. Da pcricolofa infermità Ipocondriaca alialito,cagio-
nara da* continui ftudj
_ ; perche al dire di Marco Tullio:
u,i "
’
* Qui ingenijs Jìudijs, atque artibus aeletìantur , nonne vi-
demus eos me valetudini , nec reifamiliaris habere ra-
,
tionem^omnia^ perpeti ipfa cogniti onerarfeientia captoiy
tST cum maximis curii compenfare eam,<juam ex
difeen-
do capit voluptatem ? Rimando gran rimedio
alla fua in-
drfpohzione il viaggiare ,anche dagli antichi Medici cre-
si«on apwt
^ uc<>cosl P rt>fittevole, che a Germanico nipote di Tiberio
Im P eraciore l'ordinarono » e gli cagionarono la falure al ,
lu.y.c.y.*.
iifent dello Suetonio : poltoh pel viaggio in poco più di
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Tomma/o Donzelli'. j
tre mefi colle porte camminando ,
Vid e le Città più rag-
guardevoli della Italia . Era giunto appena colla famtà ri-
cuperata alla patria ,e da Carlo II. Monarca delle Spagne
chia mato in Madrid nel 1700. ne’printipjdi Gennajo ad
affilici e con illraordinariortipendio, come Medico della
Reai Can ora alla cura della Tua Kegal perfona, s’incam-
minò torto per quella Città ; ed ivi accorgendofi della in-
fermità mortale, da cui era il fuo Re travagliato, non tra-
lafciò communicare con gran rammarico i luo* fentimenti
a colui > a cui rtimò doverli palefare un fegreto di sì gran
momento . Seguì la morte del Regnante con dolore uni-
Verfale de’popoli; ma non fu a TOMMASO du’ Gover-
nadori delle Spagne conceduto il far ritorno alla fua cala ;
ami nel giugnere al governo della Cattolica Monarchia^
il Screnilfimo Re Filippo V. ereditario lucccflore della-,
medefima, fu dallo lidio nuovamente eletto Medico della
fua Reai Carnei a . Applaudendo al giubilo comune per
l’arrivo di sì gran Prìncipe in quella Reggia , IcrilTc una.,
dotta Compoiizionein verfi Latini, che fu data alle ftam-
pc col titolo T>e Aduentu Pbilippi V. Catbo/ici Regis
tìifpaniarum w Matriti Rtgiam\ indi lupplicato inilan-
ternenteda lui il Monarca Hello, perché potette Spatriare,
a cagione che l’aria di quella Region Caftigliana recava^
notabile nocumento alla fanità fua: dopo molte preghiere
ottenuta finalmente la licenza, s’inviò verfo la patria, ove
giunfedopo un’anno, c pt chi giorni deila fua lontananza.
Avea comporto in vai) tempi divertì Dialoghi mifcclla-
nei, trattando in erti di cofc tifiche , c morali nc! genere
critico; pcicchè cfaminò ingcgnofamcntc la differenza tra
Runico* e’i moderno hlofofarc,e la lor fimiglianza , ed su
1^4 dee ad. di D.G iacinto Gjmma.Par.il.
quant’oltre fodero giunti nella Filofofii gli Antichi, e po-
feia i Moderni : certo in che confitta quel che riduce l’ac-
qua o in ghiaccio j ratti edda venti , e cagiona in
in neve, i
noi il fentimcnto del fieddo; parlò dell'amica ufanza Na-
poletana nel vcftirc a bruno pcrcaufa di morte de' parcn-
tijchc pofeia fu impedita per la novella Prammatica- Scrif-
fc della ragione di ridurre alcune fiutra a maturità pt;ma
del tempo, in cui maturerebbero fcnz’attificio umano/del-
la cagione valevole a far’una tal maturità più prettamen-
te$ ed invcfligò le cagioni ,
perchè il fl utto del Caprifico
appefo ad una ttcaja impccnlce la caduta de’ butti della.,
medefima , che fenza tal diligenza farebbero caduchi pri-
ma di giugnere alla maturezta.A vea fimi’mente incomin-
ciato a fcrivere un nobilifFmo T rattato De Senfu 5 c po-
feia da molte cureimpedito, da’ viaggi, e dalle continue-,
indifpofizioni , tenca tutto fcpelito tia’varj altri mano-
fcritti j
quando divenuto notti o Accademico , e fpronan-
dolo a continuare così nobili fatiche , facendoloripigliar
la penna , fperava poter arricchitela Repubblica Lettera-
ria colle fue dotte Opere, ed aggiugner pregio alla Socie-
tà noftra j laonde confefsò egb Ite fio edere tenuto al mio
defiderio, ed alle fpclfe efortazioni da me fattegli, per le_t
quali fi difponeva a dar'alle (lampe Incomin- i fuoi libri.
ciò dunque a preparare il T rattato De Senfu , una delle.,
materie piùdifficili della Fiiofofia, convenendogli anche#
trattare del moto , del tempo , e di fi mi li cofc cosi mala-
gevoli a poterfi penetrare , che diverfe vie furono perciò
tentate dagli Scienziati . Conchiudea TOMMASO nelle
nelle fue quettioni,che il Senfo ila il difèerriimcnto , che
fallì nell’animale vivente del tcccamcnro de’, coi pi, c tra’
corpi
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,.
- T ommafo Donzelli ì 35
corpi inanimati farfi il toccamente , non già il fenfo . Af~
fermava farfi negli animali , che polTono difcernere i toc-
ca menti de' corpi ; c non eflere il cuore principal parte-»
ove fi faccia il fenfo, come pensò Arifiutile , e molti anti-
chi; ma il cervello, e fpezialmcnte il corpo callofo, rifiu-
tando con ciò la fcnteriza del Cartefio Dimoftrava farfi
il fenfo non folo permezo d’akuni nervi» che fervono
per Io fenfo delle cofe fottiliffime , e fono tramenati coru
un poco di midolla; ma per mezo di alcuni altri, che non
han midolla tramenata; ed alle volte fenza i nervi, col toc-
camento tra le fottili parti degli umori del corpo anima-
le, c tra’l corpo callofo immediatamente . Per poter po-
feia comprendere il farfi il fenfo nel corpo animato vi-
vente, incominciava a trattar dell'Anima» che negli Uo-
mini c immortale , c vera lor fama foltanziale ; eran però
fue opinioni, che l'intelletto , e la mente dell’Uomo fieno
una operazione dell’anima ftefla ragionevole ; c non cofa
di verfa da quella, come par che l’abbia creduto Ariftotile
con chiamarlo Intelletto agente, e poi tenuto da Averroe
falfamente ; come univerfale e materiale : che la Pianta,
non abbia bifogno d’anima per poterfi nutrire, fecondo la
fentenza d' A rift olile , da cui fu loro attribuita un'anima
nutritiva;che l'anima de' Bruti abbia la fua fede nei cele-
bro , donde in guifa di lume fi diffónde per le altre parti
del corpo brutale, e che durante la vita di quello, muova-,
le parti dell’umor nutritivo , e le parti falde del corpo , c.
che dopo efler morto l’animal bruto , fi diftirpi . Crede-
va, che l’oggetto del fenfo fia la foprafaccia del corpo, o
tutto ciò che viene ad aver ragione di foprafaccia di cor-
po: che feffenza del corpo confida nel refidere ad un’altro
}
1 3<? Elog) AccadJi D -Giacinto Gimma.Par.il.
Còrpo } ficchc per opera di ral referenza non gli cede il
•'
proprio luogo} e da quella viene ad aver l'cftcnfione*
Impugnando la definizione del corpo data da Arifìotile-f
dichiarava le parti della materia efler finite ciafcheduna».
da per fej ma infinita la materia tutta, perchè non pollia-
mo noi prcfcriverle in termini.Paflando pofeia alla Quan-
tità, dicea aver quella l’origine dalleftcnfionc finita divi—
libile; perciò efler mifura del corpo , divifibile fecondo i
termini di quello} e rifiutando la diffinizioue data da Ari-
Jlotile , fpiegava, come il tempo fi dica quantità continua.
Dopo aver’indi trattato del Luogo, come difiinto dal cor-
po, come fi dica uno, e fia infinito,e poflia dirli divifibile,
imprendea a parlar del Temoo, non accettando le defini-
zioni Ariftoteliche eflfer quello indivifibile, e moftrando
l’abufo degli Uomini in farlo divifo in parti, e rifponden-
do a Tommafo Oobes-, che volle coftar'il Tempo di parti,
determinava la differenza tra’l tempo,c reternità.ln quan-
to al Moto non ammettea le definizioni di Ariftotile , del
Cartefìo , e di Giovan-Alfonfo ‘Bore/li ,
perchè non era__.
flato fin’ora ben definito, ed appena fi può dare una fem-
plice deferizione ; e inoltrando un fallo dello ItelTo Ari-
fiatile in dividere il moto , affermava Umilmente , che il
principio del moto da quello attribuito alla Terra nonJ
era proprio della medefima , e piu torto venirle di fuori
così l’impulfo de’ corpi, che circondano la Terra^Hcr ca-
gione del difendere de’ gravi inverfo il centro della Ter-
ra } la quale le bene non fi dicefle non efler allogata nel
centro dcll’Univcrfo ; pur potrebbe efler premuta , come*
fe ella ftafle nel centro } e ’1 medefimo dover’intcrvenire
a’ corpi della Luna, di Venere, di Giove, e degli altri
Pia-
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Tommafo Donzelli . 137
Pianeti, cheognun dice non eflcre allogati nel centro del-
l’Univerfo. Dal medefitno impulfo,e non da propria gra-
vità penfava i corpi ugualmente in ifpezie gravi » edi fi-
mil figura ; benché dillìmili di pefo, difccndere colla me-
defima velocità ^ Da impulfo cfler mollo il ferro verfo la
calamita, fpinto dagli effluvj della medefima: Ripugnare*
alla fperienza l’opinion del Cartefio , che i corpi ftriati
non pollano entrar nel foro, dal quale fono ufeiti: c addu-
cendo un’altra ipotefi degli effluvj della calamita da lui
confiderata; rifiutava la fentenza dello fteflo Cartefio , che
icorpicciuoli della calamita trovino maggiore olfacolo
nel pattar’ i pori di tutti i corpi, fàlvo che del ferro, e della
calamita ; dicendo , che anzi accader debba tutto al rove-
feio . Negava andar’ i corpi gravi al centro della Terra»*
per via di magnetifmo , come vuole il Gilbertì , feguito
in ciò dal Cartefio , c dal GaJJendo : AfTcriva per via d’im-
pulfo accollarli alcuni corpi ad altri , che fon chiamati
Elettrici ; medefima cagione confervarfì il moro
e per la
nelle parti della Terra , che pajono non muoverli . Così
procedendo in aflegnar la divifion del moto degli anima-
li, la divifione ed ufo de’ loro mufcoli; trattava della Qua-
lità , c di altre cole Filofofiche aliai difficili ad ifpiegarfì
dividendo in due Sezioni difpoflc colla varierà di piu ca-
pi ilfuo dottiamo Trattato} quando prevenuto da morte
immatura, privò i Letterati di così degne fatiche; lafcian-
do folo il cordoglio , che fia morto , come fcrille Plinio : ,a -
Vufcin^s tantum canendi fiudium^ut certantes emo -
tjì
riantur , fpiritu cinits deficiente , quam cantu Ita non - :
nulli literarum immodico amore valetudine™ extin -
gviwti dum a nullii /vinci volunt Iruditione^ereunt
S in
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t ,,
I38 Blog] Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
in ipfo conati . Morì TOMMASO
alli 1 5. di Maggio
dell’anno prcfcntc 1701. nella Città di Napoli, nei tem-
po ftefib , che veniva quella felicitata con giubilo per la_i
prefenza dell* Auguftiffìmo Regnante Cattolico Filip-
po V. e recò una morte così improvvift , 'che lì erede di
accidente apopletico ,
dolor fallibile alla Società tutti.,
anzi a tutti i Virtuofi nella letteratura. Non fu peròa^,
lui il cafo inafpcttato ;
poicchè nel di precedente , feor-
gendofi alTalito da moldtiflìma chiragra, temendo di quel
che pofeia g'i avvenne, avendo fatta una Confclfione ge-
nerale, e prefo il Santillìmo Sagramento deH'£ucarilìia_,
determinò tutti i fuoi negozj, affermando a molti 1 ette-
Dame, ed a’ Cavalieri , con cui bifognò trattare-,
rati, a
che poco tempo gli fovraftava di vita Fu fcpclito nella., .
Chiefa di Monte Oliveto in unaCappella diS.Bencdctto,
aprendofi per fuo particolar fcpolcro il pavimento, e chiu-
dendofi con una lapide fregiata cella fua ifcrizione ; con-
forme fono onorati i fepolcri de’Valentuomini nella dot-
trina ;
preparandofi folenni Funerali parimente con ele-
ganti Compofizioni in più lingue da’ migliori Poeti Na-
poletani. Avvegnaché lìa ftaro mio inlìituto formargli
tlogj agli Accademici noliri viventi, non ho voluto con
tutto ciò privar TOMMASO dal fuo Elogio, che men-
tr’cra ancor vivente , avea già a lui fìabilito , anzi prolfi-
mo a vederlo fotto il torchio delle ftampe j cd è Cern a, ,
dubbio meritevole di ogni lode; imperocché rapiva colla,
fua dottrina , e colla fua candidezza de’ coitumi l’affetto
d’ogni animo letterato . Aliai fecondo il fuo intelletto tu
produrre nobilillimi parti , che del compimento , c dell’
ultima lima avean bifogno ,
fembrava quella chiufa Con-
chi-
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-
Tommafe Donzelli . ,
T 39
chiglia ì a cui fu dato pei *«otto Gemmai adaperta re*
c ludet: neH*aprirfi alla luce delle Rampe, dovea-
mentre
fomigliarc ad un'Erario di prcziofc gemme, in cui potea-
no Uomini
orfervar gli dotti pellegrine novità nelle Scien-
ze Filofoficheje quando fpcrava di lui avverarfi cièche-,
*Beda lafciò fcritto: Rette Dottor eruditus margaritoful-
genti ajftmilatur non fenza dolore ho veduto a me tol-
;
to un’Amico , alla Società un Collega , ed alla Repubbli-
ca Letteraria un’illuftre Scienziato.
OPERE.
Aggiunta del Dottor Tommalò Donzelli al Teatro Farmaceuti-
co Dogmatico , e Spagirico del Dottor Giufeppe Donzelli fuo
Padre. Napoli itys.infogl.
De Senili,*»./.
Theorica Medicinalis, ma.
Dialogorum liber,?»./.
Al merito impareggiabile
DEL SIG; TOMMASO DONZELLI.
Saggio
SONETTO.
DONZELLI
, a
cui tanto comparte
De' fuoi pregi immortali il Dio di Deio ,
Che contro il Fato , e'I fuo fpietato telo
Scudo del tuo J'aper fece , e de Carte .
La Fama , che vivrà ne le tue carte
Temer non può d'oblìo la notte , o'I velo.
E
con la dotta man da mortai gelo
Rijlori Calma alCor , che langue , e parte.
Onde tuo me\-to , e gloriola forte ,
Ogni antico fplendor vince , e fopra/ia y
Trionfando degli anni , e de la morte .
Ne il doppio alloro Apollo ti contrafìa,
Che benché un polo eterna gloria porte ;
A te però , TOMASO , un fol non bajla.
Dott.Giufèppe Fortunato Accad.Ofcuro,
S 2 Ad
. . ..
14© Elog) dccad.di D. Giacinto GimmM.Par.ir.
Ad EfEgiem ejufdcm.
*
, 0 c .
EPIGRAMMA.
DONZELLI effigie* bac e/t , meni guaiti in illo
y
Et mora carmina /cripta docent.
gui fint
Ingentilii rettique tenax , /ettator bone/i ,
,
Rauca loqui fuetus ne/cia verba doli .
Romanie carni , 7 «/c<* , Mu/ieque Pela/gtt ,
Queii altii dottui corda levare modii.
Non illum Hippocratit quicquam ,
latuitque Goletti f
Sed cunttai Medica noverat artii opei
Noverat , iS cananei , neennn ct vilia jura.
Et quiequi d certi detta Matbe/i babet
Jleroum bine nojtrte atatii con/criptui in albo ej?t
Quos inter meritò Jecla /utura colant .
J. U. D. D.Alexander Guidelli
Academ. Iucurio/.
VA V ’¥• »*, TP Ju •¥• '
V jk. Ju np Jfe. V «*. TT Jc. VAV V
In Funus ejufdcm
EPIGRAMMA.
Ma'foret , DONZELLE ,
/i£i /ortaj/e dedij/ent *
In terrii Parca: ducere \ pope morai
Dum tamena/piciunt , trijlei te pellere morboiy
Et /erre audace! in Jua jura ma?, ui :
Dutta laceflìtte perrumpunt ft amina Diva ;
Longo avo quamvii vivere dignui eros «
Incìdat tumuli Pi et ai hoc mar more carme rt :
Jh'c, quem Fata premwtt y vicerat ip/a priui .
Abbas U.J.D. D.Joannes Bortoni»
Acad. Unitili.
^1/tl
D’GAE-
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»• G A ET A N 0 COTTOLA
Trini ipe di Montefalcone , Cavaliere d' Alcantara Cammiffjr io Generali
,
delia Cavalleria dello Stato di stilano Sergente Generale di Battaglia)
t Colonnella d un Reggimento di Cavalleria di Corale.
XLL
Cienza di ben governare fe Guerre in tutti i
iuoi movimenrij che per terra
, o per
j
mare-,
trattano, fu da Leone Imperadorc l*Arte-j uotm*r <u
fi
’ B,IL,r rtfu
militare
nominata Quefta, ch’è oggi uno de
.
^
più nobili membri delle Matematiche fé ad Artjìotik^^
>
a Lu~
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•
142 E/flgj Accaddi D'G iacinto Gimma.P ar.II
Pc'v.’ V!V|>. a Lucrezio, cd a molti altri crediamo , fenza regola er£l
lor.c.ip.io. | dagli Amichi efercitata, a’ quali furono armi le graffiatu-
re delle unghie, e i pugni delle mani, i morfi de’ i denti, e_»
i calci de’ piedi . Cominciaron pofeia colle pietre, e co i
baffoni le battaglie, coprendofi di pelli degli animali ;
come quella del Leone, e la Clava usò Ercole; ma in si
gran conto divenne alla fine tal difciplina ,
che le varice
armi, e i varj precetti di guerreggiare inventati , fi valfc-
ro di più feienze, e di più arti i Guerreggiatori; anzi del-
la Geometria, dcH’Arifmetica, della Cofmografia, e dcl-
l’Aftronomia perconolcere la grandezza de’ giorni, e_»
delle notti, i Solftizj,e gli Ecliflì, le muta zioni de’tempi,
^
caP™l
**'**
^poiyd. vir*.
il lume
la cui
perdita,
della Luna, ed
come afferma
altre
cognizione a'grandi Eferciti cagionaron molti
cofe molto ncccflarie; fenzsu
Pier Gregorio Tolo/ano. Riputata
ìempremai per una delle più onorevoli profclfioni,fu non
f0 amen t C abbracciata , come pr<cipuum Imperatorum„
]
la__,
decut^qua fola multi quidem mortales eeternamfibi glo-
riam compararunt ; al dire di Polidoro Virgilio ; ma da
Uomini dotti grandemente frequentata ; onde Socrate ,
Platone , e Senofonte non meno per la dottrina , che per
le virtù militari fon celebrati dalle Iftorie : Epaminonda,
Ariftide, Focionc,eTemiftoclc chiamò fuoi propugnaco-
li la Grecia : Scipione, Lucullo, Fabio, Marcello, Giulio,
c tanti altri, Colonne del Romano Imperio, e delle lette-
re, ebber nome chi gran Letterati, e Guerrieri. Inalzarono
al colmo degli onori non meno i libri, che le armi i loro
amatori; e più fenza dubbio ne’ tempi di maggior perico-
lo l’altrui fapere, e la perizia militare; che la nobiltà, e_,
le ricchezze fi pregiano . L. Marzio nato in Roma deik’
Or-
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,
D. Gaetano Coppola. 143
Ordine Equcftre, c di padre ofeuro , avendo attefo lungo
tempo alla guerra, lòtto la difciplina di Gneo Scipione-,
meritò da privato Cavaliere a più nobili Capitani effere-,
prepofto, ed egregiamente i nemici {operande, riftorò la
Komana Repubblica, vendicò la morte degli Scipionico
diè gran faggio di valore, effondo pofeia compagno del
maggiore Africano. Ventidio Baffo, che nella fanciullez-
za mendicava il vivere, trionfò de’ Parti; confeguì Nat fe-
te Eunuco la Dignità Patrizia , c ’1 Principato del l’Italia-,
tutta; e Tambcrlano da mi fero bifolco fi vide Re degli
Sciti. Giovambatifta Gaftaldo nato nella Cava , luogo
predo a Napoli , rendè chiariilìma la fua condizione , la^
progenie, e la patria, fatto General Capitano in Ungaria,
e Tranfilvania; ove con felicità Efcrciri di molte Nazioni
conducendo , dimoftrò poterli ben vincere i Turchi, da’
quali il non lafciarfi fuperarc, vittoria era creduta in quei
tempi Siccome gli abitanti di Aquileja per lo valore-,
.
palefato a prò del Popolo Romano, confeguirono la cit-
tadinanza di Roma : così la Famiglia de’ Savorgnani fe-
dcliffima al nome Venero, l'inondazione de’ Barbari, che
a tutta l’Europa avean meffo terrore, in quei paefi raffre-
nando , riportò l’onore d’effere tra' Nobili Veneziani an-
noverata. Gran progredì di gloria può fpcrar certamente
D. GAETANO COPPOLA, Principedi Montcfalco-
nc, che avendo da’ fuoi Maggiori ereditata la nobiltà, o
le virtù dell’animo ; anzi col valore , e col fapcrc fc ffcffo
degnamente adornato, fa trattar nelle trieguc, e negli ozj
di pace nobilmente la penna, e con fortezza brandir nelle
Guerre la fpada. Alli 25. di Luglio dell’anno 16 5^. fu la
fua nafeita in Napoli, e la fua Famiglia non folo da’ varj
Scrit-
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1 44 El°ì) Accaddi D. Giacinto Gintmd.Par.IL
Scrittori delle Genealogie viene affermata originaria Na-
Frfcde p--tri P°^ ctana > ma la ftefla
de’ Coppolati, florida fiotto I'impe-
rio di Giovanni Porfirogenito Imperador Greco j benché
Francefco de Pietri dal Lellis con evidenti ragioni rifiu-
tato, fi sforzi dar'a credere, che folle terminato quell’antico
Ceppo fottoil Regno di Ladislao Producendo in ogni .
tempo alle Toghe, agli Abiti, ed a* Palloni Militari per-
sonaggi illuftri in gran numero, fi ritruova così nella no-
biltà di Scala Città antichiflìma, e di Ravello, come inj
Ajdimju. M- quella di Napoli , e nel Seggio di Portanova , e nell'altro
* Sa
’
di Montagna , in cui fi ripatriò nell’anno i 5 77. riceven-
done con decreto del Sacro Confeglio la reintegrazione*»
fecondo che fcrifle V Alciimari. Le antiche memorie trala-
feiando, vengono dalla fama celebrati D. Giovanni Cop-
pola Maeftro Razionale del Re Ladislao , e Provveditor
Generale delle Fortezze di Calabria: D.Giovambatifta_,’
Ambafciadorc del Re Fernando I. di Aragona predo il
Re di Francia: Coluccio II. Configlicre di Santa Chiara* >
Signor di Vallelunga, e della Villa in Apruzzo, il quale...
meritò grido onorevole per le fatiche da lui fatte fulle_,
Confuetudini del Regno : D. Tiberio Prefidente della*
Reai Camera: eckiltimamente, per non rammentar tanti
altri, D. Donato Duca di Cantano , Cavalier dell’Abito
di Alcantara , Giudice di Vicaria, Conlìgliere nel Caftello
di Capuana, Sindico della Città, e del Regno per la vitto-
ria di Barcellona, Segretariodd medefimo, ed allafine..
promoflò alla Dignità di Reggente per Madrid , della*
quale bifognò far rinunzia, non concedendo l’erà avanza-
ta, che à lunghi viaggi fi offerire. Figlio dello ftefio Duca
Donato, c di D. Beatrice Scrfale fu D. GAETANO de-
fti-
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.
D. Gaetano Coppola'. 145
Ainato alle Lettere per mantenere alla Famiglia il pregio
delle medefimej imperocché D. Andrea fuo fratello pri-
mogenito , che divenne Govcrnador di > c mori Orano
eletto Viceré di Eftrcmadura y dopo la morte del comun
Genitore, governo della fua Cafa rimafto , per allon-
al
tanar dall’ozio gli altri fratelli, indirizzò col Tuo efèmpio
alla gloria col mezo della Milizia D. Nicolò , che dopo
aver ottenuto il pollo di Maeftro di Campo , è flato non.,
ha molto deftinato Eletto della Città di Napoli con pie-
nezza di voti della fua Piazza di Montagna , c fi è veduto
con foddisfàzione di tutti obbligato ad accettar la carica:
D.Orazio, che dopol’uficio di Eletto della Città lidia di
Napoli, fu con quello di General di Battaglia onorato ;
indi dopo eflere flato con qualità dtMaeflro di Campo
Generale in Catalogna , è venuto ad efcrcitar la carica di
Governador Generale deH’Artiglieria della Città, e del
Regno di Napoli , facendo per ragione di buon provve-
dimento rinforzar tofto con grolla artiglieria molti Porti,
e luoghi maritimi: e D. Rocco, il quale nell’uficio di Elet-
to in Napoli ftcflà , ed in più rilevanti efercizj , ha della»,
fua indole virtuofa dati i fegni flraordinar; a fuffìcienza_.
Sin dalla fua prima età lì niollrò nato D.G AET ANO agli
‘
Audj, ed a coltivar le virtù, al contrario di coloro, che na-
ti fopra gli odori della fama degli Avi, e fovra i fiori dell e
lor memorie, coll’oro indoilo, che fregian le lor pompe_,'
non ritengono già nell’animo ,che di peilìmi collumi un-
aura vclenofa c puzzolente ; fienili alle canterelle , che fo
pra l’erbe di foavillìma fragranza generate, con vaghi co-
Jo d ^
lori, e coll’oro fu la pelle, hanno di dentro folamente ve- *7
leno c puzzo fpiacevole. Con vivacjlfimo ingegno, ed ap-
X p«:
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f
14 6 Elogj Accaddi D -Giacinto Gimma.Tar.il .
plicazionc compiè tolto il corfo delle umane Lettere ; ed
avendo Tortilo pcrMaeftro nella Podìa Latina il P.Stroz-
zi Gicfuita di celebre famaj indi per diporto applicandoli
a’ Tofcani Componimenti, li fe conofcerc cosi inclinato
alle Mufe , che Pietro di Blafio Tuo direttore ammirava.*
nel Tuo Itile la facilità nclTimitare il Petrarca , ed il Cafa ,
e la candidezza de’ Poeti del Lazio . Pafsò ad apprende-
re la Filofofia di Arijloti/e , la cui dottrina gli apriva il.
P.M. Scaglioni Carmelitano, e non Tenza profitto ammi-
rabile j
perchè alle Tpecolazioni delle cofc naturali attilli—
ma pur’era la Tua mente ; indi introdotto alla dilciplina_,
delle Leggi, confiderando Agnello di Filippo , e D. Feli-
ce Accadia Tuoi Lettori ìa capacità dcll’ingegno,e lapron-
te zza della memoria , con cui Timmenfità della RagionJ
Civile , e della Canonica abbracciava , Tenia punto con-
fonderli nelle difficoltà deTelli, Tpcravano in lui veder ri-
fama de’ più nobili Giu-
forra col progrelTo degli anni la
Armot. „fMd rifconfulti Perchè Vifus accipit lumen a circumfujo
.
aere (anima autem a dtfciplinis liberalibui , conforme.»
diceva Arijìotile ; nella rinovata Accademia degli Inve -
fiiganti , che facea riforgere in Napoli con fama immor-
tale degli Aggregati gli ftudj delle più nobili dottrine.» ,
elTendo egli ricevuto , come già in altre della Città mede*
fima fu ammeflò , colla direzione di D. Francefco di An-
drea ,
pregio della Letteratura Napoletana , fe più volte-,
apparire la Tua attitudine in ifeoprire gli arcani delle ma-
terie naturali . A richieda de’Deputati delTcforo del-
'
le Reliquie di S.Gcnnaro principal Protettore del Regno,
formò le ifcrizioni , che loglion farli nell’apparato della-,
folennità di quel Santo , c Turon tanto dal Viceré applau-
dite,
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D. Gaetano Coppola. 1 47
Autore delle medefimé, l’ammirò
ditei che ih riconofcerlo
come lume della Nobiltà Napoletanajanzi all’udire, ch'era
già Tuo proponimento di applicarli al Foro , ma che l’età
giovanile gli differiva la Dottorai laurea , difpenfogli to-
lto dicendo, che il tempo non pur’attender fi doyea da,
chi Tape va precorrer gli anni coll'elevatezza dell’ingegno,
e colla maturità degli ftudj. Confeguì dunque il fuo Dot-
torato nel Giugno dell’anno 1674. ed in vece di compa-
rir tra gli arringhi de’ Caufidici , bramò racchiuderfi , c*
frequentar l’applicazione fu i libri
,
per cavar da’medefi-
mi i nafeofti tefori della dottrina , fatto fimbolicamento
Amile a quella Jena figurata da Monfig. Arefìo col mot-
to: Quafi tbefaurum ejfodiens cava da' fepolcri i cadave-
ri. Volle il Viceré onorarlo colla carica di Giudice di Vi-
caria , ma Egli l’offerta rinunziando , pafsò in Roma per
rifplendere colla firada del Chericato , ed ivi colla mara-
vigliofa deftrezza ne’ negozj.e coll’3 Yvedutezzi nell’ope-
rarc, fe non fenza fondamento far prefàgio de’ fuoi pro-
ceri avanzamenti . Godeva de’fuoi progreflì D. Andrea;
ma riflettendo che le urgenze della Maeftà Cattolica ri-
cercavan tutte lefue applicazioni, gode vederlo apprelfo
di fc nelle Guerre ; ed in ciò fu affai da Ariflotile diverfo
D.
_
GAETANO ; imperocché
1
fe dopo
1
aver quello con-
Arhenxu» Hi.
.. r . . r , . . i
fumato il luo patrimonio, conforme Ateneo , ed altri han- 8 c/ip f.
no fcritto , abbandonò la Milizia , come inabile a poterfi
y^ '/ ‘^' ^ "“,•
in quella avanzare ,
per chiedere nella profeffìone degli
Speziali la fortuna , che ritrovò poi nell’altra de’ Filofofi :
Egli ricco di facoltà fcientifiehc, e di Feudi, e danaro, ab-
bandonando gl’incominciati avanzamenti nella Milizia-,
Togata, abbracciò l’armata con gloria del fuo nome-.
T 1 Po-
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7
148 Llog] Accad.di O.Ciacinto GimtnA.Vdr.il,
potea ben da principio eflere impiegato ne primi uficj
delle co»
della guerra; tal’era la Tua abiltà, e la cognizione
apprefa da’ libri ; ma perchè militari s di-
fe militari già
fciplina non tam ex libris ,
quàm ex a eie difettar , fe-
Icrive Salluflio ; volle da novizio efercitarfi
in
J
itlnlt.dr Bill condo che
quella profeflìone. Si vide nondimeno in breviflìmo
tem-
po» cominciando da Soldato pallar fucceflivamente varj
gradi militari poicchè eletto Capitan di Fanteria » fu de-
;
llinato Capitan de’ Cavalli ; indi Capitano e Governado-
rc delle Guardie dclMarchefe dibeganes Governadordi
Milano. Ellcndofi in lui avverato il defiderio di Cefare_>
cnhrKki.il che non minus in milite modtjìiam » continenti am* >
*
quàm virtutem ,
animi magnitudinem defederabat z
fu fatto Commiifario Generale della Cavalleria dello Sta-
to di Milano: Sergente General di Battaglia: e Colonnello
d’un Reggimento di Cavalleria di Corazze, che fon le tre
Cariche, delle quali fi mira adornato; anzi mentre in Na»
poli dimorava nel mele di Maggio Filippo V. Monarca».
A ugultifsimo delle Spagne , avendo
dichiarato per uno
de’ Reggimenti della Guardia del fuo Corpo le dodici
Compagnie di Cavalli dirette da altrettanti Cavalieri Na-
poletani, e rimetta a loro l’elezione de’ Comandanti; per-
chè la vollero fupplichevolmente rimettere al volere del
Re, gli bifognò nominare almeno tre Soggetti, de’ quali
avrebbe feelto uno il Regnante ; ed ettcndofi così da efsi
efeguito , fu dalla Maettà Cattolica dichiarato per Colon-
nello del Reggimento D.GAfcTANQ; per Tenente Co-
1
lonnello il Duca diSarno Medici : e per Sergente Mag-
giore il Capitan de’ Cavalli in Milano D. Tiberio Carafio
di Belvedere. Prudentissimo nel fuo goyerno è pur fimw
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• V* * ' £). 'Gaetano Coppola. t
’
.
149
tea quel Mifitco dotti/lìmo fatto da Gordiano Impera- Cnfp.a.*.
dorc Prcferto del Pretorio, che terminò colla lua pruden-
za la guerra della Peifia,e ammiranda fapientia exercitum
rexit-i ut milites eum timerent , £?* amareni : non folo
dimoierò il fuo calore nell’anno 1 (J84. nell’aver ricupera-
to e foftenuto il Ponte di Donmaggiore in Catalogna., >
ove rimafe mortaln^ite ferito; c con dilpaccio dello ftef- \
fo Re Cattolico ricevè il premio dovuto al fuo merito ;
ma ncH’cflcrfi ritrovato nella difefa della Piazza di Giro-
na . Il Duca di Villermofa Governador di Fiandra , e di
Catalogna con Re fe teftimonianza del fuo co-
lettera al
raggio nella prefa di Campredon , Piazza in Catalogna»,
medefima , enellcinquictirudini de’ paefani feguite inJ
quel Principato. Il Marchcfe di Lcganes altra epiftolju
fcrilTe ancora palefando la virtù lua nell’aflcdio , e nella-,
prefa di Carmagnuola nel Piemonte: di Ambrun,di Cafal
di Monferrato: nella battaglia di Orbafano, e nella difefa
di Torno; donde pafsò nella Spagna inviato al Re dallo
Itcflo Marchefc ,
per rapprefen fargli Io /lato della guerra,
d'Italia, e per le rifoluzioni, che quindi per la pace pofeia
feguita fi prefero. Negli ozj della Milizia, che degnamen-
te profefla* imitando quel Greco Palamede, celebre nonJ Snidi];
men nell armi , che nella Filofofia , e nella Poefia , in cui
fivedrebbero più Opere , fe non le avelie l’invidia di
Omero , o de’ polleri di Agamennone confumate ; non..,
Audio delle Scienze , e di quelle dottrine fimil-
trafeura lo
mcnte, che alla della Milizia, ed alla Politica appartengo-
nojperlocchè forfè vedranno la luce alcuni fuoi Libri pie-
ni di gran dottrina compiuti Badano le fue Rime fc rit- .
te in varj tempi a formare un volume ; poiethè oggi ftef-
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1 5 o Elog) dcacl.di D.Giacinto Gimma.Par.il.
fo colla fpada alla delira, e coll'Arpa alla finiftrà può coti
Aehtn./ii.*- Arcbiloco Paria gloriarli dicendo :
Martìs me fervum eapiun t Mavortìa ca/lra :
Sunt quoque Mufarum munera nota mibi.
Decorato dell'Abito di Cavaliere dell’Ordine di Alcan-
tara, che decorò Umilmente D.Donato fuo genitore, con-
tinua la Cala del Principato di Montcfalconc : ficcome_.
D. Nicolò MaeAro di Campo fuo Fratello col titolo di
Duca di Canzano , aperta in ogni tempo a’ Letterati no-
bilmente la mantiene . E fc i pregi di Cavaliere, c di Prin-
Accademico della Socie-
cipe: di Guerriero, c di Poeta: di
con-
tà nollra, c di Scienziati illultri veggonfi in lui uniti,
Senec.E/.?4. forme il Morale bramava, fcrivendo: alem ejfe animum T
nojìrum molo , ut multa in ilio artes , multa pnecept
Jint^uharum cetatum exempla fed in unum confpirataz;
degnillìmo è di lode, che privo del proprio Genitore fin_,
dalla fua fanciullezza , ha faputo colla feorra della virtù
far fi brada alla gloria, comandando da Guerriero per lo
valor militare tra gli Efcrciti , e rifplendendo da Accade-
mico per la fua dottrina tragl’ingegni Letterati nella So-’
cictà nollra fcientifica;
OPERE manoferitte.
R iHeflìoni Politiche ricavate dal Guicciardini.
Additamenta ad Robertum/'Vrwnwnz de Re militari.
De Acierum inftruftione, & pugna: Opufculum.
Rime.
AL
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:,. . 1
D. Gaetano Coppola. '
j 5
AL SI G. D. GAETA1MO COPPOLA
Principe 4 1 Monrefalcone , ccc., .
SONETTO.
Del nobil [angue in fu r egregie fcarte v
Siegui Spirto gentil Perto Pernierò
;
Per cui di chiara eterna gloria , e vero ‘
..
_
*
Onordifierri al nome tuo le porte . " .
Tu de' fraterni pregi e de la forte
, ,
C«/ altra Jomiglia emulo altero ,
04/ dimagrai , -a- n?f*aq» guerriero
franto al pan bai di lor diiFt;,.^ „
O fortunata pianta , ond'è produtto
Arifcbiarar P Età , la Patria , e PArmi
Sì raro al Mondo , e gloriofo frutto.
Di cui tanto a ragione ella fi vanta ,
Che difcerner non fanno i nofiri carmi
S'ella più il frutto onori , o quei la pianta.
Il Sergente Maggiore D.Aleflio Gualco
Accademico Securo.
Ad Eundem.
- EPIGRAMMA.
Cum ferrum traSas Deus alter COPPOLA belli es
Ut calamo tempus vincis , # invidiam :
Utraque nam P alias primis infiruxìt ab annis ,
Et creyit meritis utraque palma tuis
Ergo Scipiadas referens , Fabiumque y Camillumque
Italiam forti cum tueare manu ,
Lilia cernemus Mart\s rutilare cruore ,
Lilia , laHe prius qua maduere levi
Gentilifque calyx bofii letale venenum
Ingeret , un de cadent efiera corda virùm.
Sic tandem Coeli properans è parte ferena
Pax bilaris veniet ,
cui Comes alma quies
U.J.D. D.Philippus de Graffò Acad. Inetti'.
ALIUD
. » .
, 5 i Zlog) Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.IT
A L I U D.
Qua te fidereo Virtù: invexit Olvmpo,
Et fuper hpmanas gloria vexit opes »
cotburno t
JJac meliore fonant tua grandia fatta
Òuàm de Pierio qua venit aura \ugo.
duri s juvenem Mavors exercuit armiSy
Et capo fov'.t dotta Minerva finu .
Inter fulmineas trrimus virtute pbalange:
Palladiaque fopbn nobili: arte cboros.
Sive acres equitum duttas in pralia turmas f ,
Clara tibi furpunt parta trobb** «*anu.
Sive juet/tt iberni do: cumulare Senatwn
Non minor emerito laus manet ingenio.
Inclyta fed tantis tibi gloria rebus fìORATJ
Confurgit , nofra gloria Partbenopes
Ergo age parce metu felix Hijpania ; Ccelo
Bis Jurget Ducibus firmius imperium.
U. J. D. Paduanus Guafcus
Acad. Incwiof.
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Gaetana T remìgliQxjj.
GAETANO TREMIGLI OZ ZI
Configfier-Promotoriale per ? Accademia
[degli Spenfierati.
XLIL
On s’ingannò Ippocrate affermando, che fia ho
più nobile, la più dilettevole, e la più difficile^»
tra le Arti la Medicina ; poicchè fe confideria-
mo la cognizione, della quale ha ella bifogno,
molto ampio è il campo delle cofe , la cui natura va inve-i
*
" '
V ftir
,
1 54 Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il,
ftigando Efamina prima colla
. otomia la maravigliofio N
fabbrica deH'LJuomo, la cute, la carne > le olla , le cartila-
gini, i niufcoli, i nervi, le parti dellinatc alla nutrizione,
ed a propagar la fpczie,la ftruttura del cuore, del celabro,
gli organi , che a’ loro uficj minillrano , e le cole più mi-
nute, che in ciafcheduna parte del corpo confiderar li pofi»
fono. Indi cella Filologia conlìdcrando la natura disi
gran fabbrica , la fua generazione , quei, che han nome di
*
temperamenti , e di umori, il chilo, la circolazione del
fingue,gli fpiriti, le facoltà, e i fcnfi ;
pafla coll'ajuto dell*
Etiologica alle cagioni, che fon’atte a conlervarla , o a di-
ftruggcrla , ed alle cagioni anche de’ morbi , efaminando
l’aria, i cibi, le bevande, il moto e quierc, il fonno, e l<u»
vegghia, e le altre cofc intorno gli effetti dell’animo j co-
nofee le crifi, le varietà de’ polli, la refpirazione, e i fegni
tutti della Semiotica : le rotture delle oilà,i tumori, le ul-
cere , e le ferite colla Cirurgia
,
e fi ferve della Chimica
per ufo della Farmaceutica ; acciocché formando i pro-
porzionati medicamenti, gli unguenti, e le bevande per la
cura de* morbi ftcflì, inftituir polla un’ottima Terapeuti-
ca. Defiderofa di fapcr le forze di tutto ciò, che dalhu»
Natura produce, ricorre alla Zoologia per apprendere»
li
la cognizione degli animali o quadrupedi colla Tetrapo-
dologia , o ferini colla Terologia o volatili colla Ornito -
,
logia , o lerpenti colla Ofiologia
, acquatici colla Ittiolo-
gi a\ o Zoofiti, o infetti, o antìbj, o moftruofi, o di altra.,'
natura colle loro Facoltà anzi per lo regno vegetabile»,
;
e metallico vagando sà la virtù dell’crbe dalla botanica
, ,
T
de frutti dalla amnologia degli alberi dalla Dendrolo-
,
già, de’ minerali dalla Nerterologia^
de* metalli dalla Me-
tal-
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, , ,
Gaetano Trerfligliozji. I55
tallografia ; e di tutto quello, che nella Terra fi generai, >
da altre Dottrine la notizia riceve . Ma ciò non badando
alla fpa intera intelligenza , richiede la perizia così dell’
idioma Latino, come del Greco, e dell’Arabico, ne’quali
fcriHeroi primi Maeftri
, che in altra
favella tradotti in_»
gran parte alterati fi veggono; eia pratica non meno del-
la Poetica , deila Rettorica , della Ifiorica , della Geome-
trìa, della Cofmografia,t&d\o. Topografia che della Alu-
Jìca, ddVA/ìronomia di tutte le Al atematiche j anzi delle
Scienze tutte ; onde facendofi
conolcere delle altre la più
univerfale, affermò Z acuto, che adeb Facultas medica ejl
praflantijfima , ut ad ejus integritatem , perfeElumquc-» r*«p-**>
exercitium reliquie Jdenti * omnes , aut faltem pretfian-
tiores ali quid conferant ; ita ut fine bis praexifientibus
Ula acquiri non pofifit . Ed invero non potrà il Medico
dagli occhi , e dal volto dell’Uomo giudicar la malattia»,
fenza l’a juto della Fifonomia fecondo rinfegnamento di
Avicenna : fenza la t ilofofia naturale farebbe priva di fe
lìdia, c de’ fuoi fondamenti: fenza le M atematiche ,
gran-
de ofeurirà fperimentcrebbe nel rinvenir la verità delle»,
fuc cognizioni; e lì maraviglia Galeno de’ Medici , che di
quella ignoranti non fi ammaeflrano da Jppocrate , il
quale oltre il fentimento di Arifiutile , ftimò ncceflarie»,
non per lo fplendore della vita; ma per l’ufo medico VA-
^^
*”*•'*
rifmetica , c la Geometria , con cui i varj flati de’ morbi, i
fiti delle offa, i dislogamenti, ed ogni altra affezione fi co-
nofeono , Non potrà diftinguere i fintomi, e le fue ca-
gioni ne’ morbi degli occhi lenza 'Ottica, al dire di Sen - l
M,a,c '
nerto ;
V Afironomia affai mancante fi vedrebbe;
e fenza
poicchè Medicus,qui Afironomiamignorat^efl lanquam
V a c<-
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,
.
1 $ 6 Elog] Accad. di D.C iacinto Gluma- Par -II-
cacus ziam baculo examinans
, bue illue miferabiliter
cefpitans prò qualibct boni malivè apparentia phanta -
,
pica-) & inani-)Ut fatuus trepidans ; come diife Alt ; ca-
gionandoli moiri morbi dalle influenze delle Stelle , cioè
dal lume , e dal calore delle medefime ; laonde infognò
D Thom.ìih : . S.T otnmafo l’Angelico , qui feiret njirtutem fignorum 5
«/* leverai.
cura] t. £5° peli antri: in eis pofitarum , dum nafeitur res aliqua_, y
pojjtt prognofi'teari de tota vita rei generata , licer hoc
ntcejjitatem non poneret ;
quia pojfet impediri per acci-
Zac::r. /c.
dens i perciò i Modici dell’Egitto per efercitar la Medici-
na, ogni Scienza ftudiavano , c d’ogni altro erano i più fa-
picnti ; alche alludendo il Principe della Greca Poefìa-. >
cantò; ..
Homtr./tfjd
Vir Mciìcus Jìquidem multis virtutibus unus •
i
i Pravalet ante alios multos.
Nafcc da così univerfale cognizione quel diletto , che fa
invaghire gl’ingegni ad apprenderla 5
perciò Aleflandro
Tralliano , c Paolo Egineta non fi atterrirono de’ pelle-
grinaggi difliciliflìmi, i quali intraprefero: quindi nobilif-
iìmo è flato il genio di GAETANO TREM1GLIOZZI
che afl’intelligenza della Medicina indirizzò i fuoi ftudj
Effondo egli nato in Caftclnuovo nella Provincia di Capi-
tanata alli 2. di Gennajo dell’anno 1655. prevenne la_*
morte del dottiflimo Pietro Gajfendo riftauratore della,,
Eilofofia Atomiftica eperfccutore affai collante delia_»
Peripatetica; laqualfeguì nel giorno vigefimo terzo di
Novembre dello fteflo anno. Terminato il corfo deliaci
Gramatica, moftrò nella fanciullezza fleffa la buona indow
le , colla quale era alle Lettere inclinato ; poicchè nel re-
citare i veifi di Virgilio yincea co! i Condifcepoli la gara
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Gaetano Tremiglio^i . - 157
introdotta per cfcrcizio della memoria . Pafsò in Fog-
gia allo Audio della Logica, e dopo elici fi trattenuto alcu-
ni anni in Salerno, per domeAici altari, profeguì in Napo-
li l'intero corfo della Filofofia AriAotelica Torto la difci-
plina del P. Jameo , e del P. Paladino , cofpicui Lettori
del Collegio de’ Padri Giefuiti ; ma fi applicò pofeia ap-
pena alla Legge , che nell’udire i continui contralti de*
giovani dell’età Tua intorno la fabbrica de’ corpi umani >
s’invaghì tollo di quella dottrina . Non pollono le Navi
avanzare a vento contrario il lor cammino : e accade lo
*
AelTo agl’ingegni ncll'applicarfi alle Scienze : Male re- smes,
fpondent coafta enim natura, <vir-
ingenia-, reluftante
tus labor e/l : fcriffe il Morale: perciò Guglielmo Aragofìa
riufeì più eccellente coll’elferfi dato allo Audio della Me-
dicina , che a quello delle Leggi , le quali ne’ primi anni
avea incominciato ad apparare 5 così quel miracolo dell’
uman Papere Giovali Pico della Mirandola per ubbidire-,
1
alla volontà della Madre, fi trasferì a Bologna allo Audio InVnl r-iL?
della Giurifprudenza Canonica ; ma poi quella abbando-
nando, abbracciò la Filofofia umana , e la Divina . Per
10 genio dunque di filofofàre apprefe GAETANO la-.
Medicina Galenica da Luca T o^i cclebratilAmo Sogget-
to del Secolo, ed cfcrcitò la pratica della medefima colla-
direzione di Vincenzo Protofpataro j ma crefccndo in lui
11 genio di perfezionarfi nelle cognizioni Filofofiche, vol-
le nel 1674. prender la laurea nel Collegio di Salerno,-
acciocché libero efercitar potefiè quel che da’ Maeltri ap-
prefo ayca perchè nihil prodejì facienda didictjfe ,
Hieron. rV K*
non facere. Vivea ben foddisfatto delle opinioni, che nella
Scuola di Galeno
"
s'infegnavano 5 e quafi avelie la ccr-
“
* cz : l
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1 5$ E/ogj Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
tczza nelle cofe naturali ritruovata ,
pregiavafi di quelle.,
fatiche negli Cuoi fiudj fofferite ; ma faccndofi da Scba-
Itiano Cartoli profclfore Cattedratico di Notomia nc’Re-
gjStudj la Sezione di un Cadavero umano, c dimoftranr ««
dofi nella Regione animale i luoghi del condotto pancrea-
tico, e biliario, c molte parti nuovamente ollervate; c nel
feguente giorno la circolazione del fanguc negli animali
yivi ; redo foprafatto dalla novità de’ vocaboli altre vol-
te nella Medicina non uditi ; e dalle cofe ,
per le quali il
Siftcma diverfo da quello de’ Galenici appariva } cornea
1
avvenne a Rodrigo Faleiro infigne Marinaro , e Cofmo-
grafo Portoghefc ;
il quale trafportato dalla tempefta, ,
lì truovò non faputo,nè porto nel Map-
in paefe dcll’Indic
pamondo , o nella j c udì un linguag-
Carta da navigare
gio, ch’egli giammai avea praticato j pcrlocchè ne formò
una relazione, che poi oppretfo dalla infermità lafciò nel-
l’ifola Madera a Chriftoforo Colombo fuo albergatore-,,
s.cap.t?. che jvi trafficava > a cui lervi per guida nel ntruovare
Maapam. ijior, Indie,
Tovr. 4. ut Uà
come fpiegherò in altr’Opcra coll’autorità di buoni
^
*
Scrittori
#
. Stimando» dunque ingannato GAETANO
dal To^i fuo Maeftro, non tralafciò dolerfene per aver-
una dottrina tanto
lo trattenuto alcuni anni nell’infegnarli
diverfa da quella che veniva nuovamente con tante fpe-
,
rienze infegnata. Sorridendo il o^*i fi feusò , che men- T
tre gli Studenti la Medicina Galenica defideravano , la—
medefima fecondo il loro defiderio avea infegnato ; po-
tendo dire con Alberto Magno, ebe dopo avere fpiegate-,
le Opere di Arijlotile , tonchiule : In bis nibil dixi fe -
cundum opinionem meam propriam ; fed j uxta po/itio-
ncs Peripateticorum ;
3
tS ideò t/los laudet ì njel reprtben -
' dat
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.
Gaetano Tremiglio^zi , 155)
dat non me ; laonde fu necdlario a GAETANO , che»,
divenire di nuovo difccpolo
Incominciò dunque ad ap- .
prendere la Eilofofia di G adendo , e la Medicina de' Mo-
derni dallo lidio Maellro j e da Tommafo Cornelio nc*
Rcgj Studj , ove quello era Cattedratico , VArte Medici-
nale di Galeno provvedendoli di quei libri , che di tal
\
materia trattavano , e procurando continui difeorfi e con-
ferenzenon folo co’ medcfimii che l’infegnavano ;
i
con Antonio Manforte , e con altri Virtuosi quali cono-
fcca nelle novità fcientifiche ben periti
j adempiendo an^
cora l’avvertimento dato da Giafone a’ fuoi Leggilli, che»,
Solus calamus juvat Legiflam Bifogna dire a taluni: La- .
T^are veni fora* : cornea Lazaro Bonamico Lettore nell icon. lib.l.b'Jl.
T T ‘ /* ' J- r\ t X - fnt«v.
Umverlita di Padovacollume cenfurar colla»,
} di cui era
linguale altrui Opere,diceapcr ifcherzo Erafmo, ingegno
aliai gloriofo alla Repubblica Letteraria fe lafciate le»,
>
Tue Ercfie } avelie più tofto impiegata la fua dottrina a ma-
terie profittevoli
5
che macchiando i! fuo nome ; a fpar-
gere i fuoi cattivi infegnamenti coll’opera deU’infame».-
Lutero in maniera , che leggendo le Opere di amendue»,,
aut Lutberus Erafmi^are
, aut Erafmus Lutberi^art->
anderetur , come fcrille Alberto Pio Principe propugna-
tore della Chiefa perlocchè giullamente fcrille Giano
;
V itale un’Epitaffio :
Lubrica fi tibi mens fuit , & fftinofior ctquo
Ingenium certe nobile , Erajme fuit
pelix fi mixtas labrufcas dulcibus uvis
Prodiga defijjet vinea /erre tua.
e lo conobbe io lidio Lutero > il quale confdsò : Erafmi
libri ualde funi 'venenati » fioji mortem meam interdi - ScbHvtrmtrii
cam meis liberiti ne legant ejus Colloquia, quia inillis
h:
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i Co Elog)' Accaddi D.G iacinto Gimma.Par.lt.
io qui tur ,
multa impia fub ptregrinis ,
£5^ docet fitti! &
tijs nvmintbuSì perfonisy ut ex propq/ito oppugnet Ec-
cltfìam , Fidem Catholicam . Facendo però ritorno a
coloro, de’ quali ho prefo a parlare, gonfj eglino, ed
infuperbiti di fc ftelfi nel credere , che baftafle a dar fegni
di perfetta letteratura il cenfurare le altrui fatiche , imi-
tando quell’Ariftarco Gramatico , il quale nella fola Cri-
tica tutta la fua gloria llabiliva , lenza poterli dimoftrar
valevoli a fchiccherar quattro verfi , che pollano leggerli
con lode dagl’intendenti ; fi pregiano d’eflere folo alte-
rius fama defiruttores , come chiamò i Critici Demetrio
Magnclio Fttandum efi eorum fupercilium , quijudi-
:
care tantum de alijs , (efi ipfi facere nibil noverunt : di fife
P Hitronvm. Girolamo il Santo
tn frrf. Efdr.
Ma di coftoro, elfcndo fimbolo quei
.
i
Cani , che latravano contro Ganimede; quando fu l’ali
di un’Aquila era portato in alto, fecondo lafayoh de*
Poeti, col motto; Latranti non lacerant : fi prendono
la burla gli Uomini dotti , che leggono in Platone: Non
tuuucritcn. igiturn.tr optime admodum nobis curandum
eft , quid
de nobis multi loquantur ; fed quid dicat is unus , qui
intelligit jufìa , £5^ injufa , atque ipfa ventai Così nel .
pubblicarli varj volumi , co’ quali le novità delle olfer-
vazioni fi difeuopriyano alla Scuola Medica ; alcuni tut-
to che profeflori non fodero , de’ quali è proprio giudi-
care ,
quando non hanno dalla propria paffione deprava-
ta la mente, efenza nè pur riguardargli, trionfavano col
folo difpregio . Si fdegnava tutroggiorno GAETANO
per le continue difeordie , che limili Critici cagionavano;
quando appena vide, negli Avanft delle Pofie , che nelle»
Stampe nel j <J7<J.ritruoyavanfi, edere da D.Carlo Celano ,
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x
«
• Gaetano Tremigli oxjj. ufi .
v .
,
•
#
* r . f
'
Uomo per altro erudito, biafimati coloro l chic la nuovad;
Medicina profeffavano , pubblicò torto in difcla della»,
medefima la Staffetta da Parnaffo col nome Anagram-
* '
niatico di Angelo Matteo Argiri^xi i fingendo, cheavef- .
fé Apollo dato bando a tutti i Galenici. Entrò nella,,
il
briga Giovan-Giacomo Lavagna , e facendo comparire
: -il fuo Corriere fpedito da Parnajfo , finger volle , ciré-#
la Maeilà di Apollo per la fupplica di Reclamazione». **
.
portata da’Galenici per impedire il decreto , cfaminata*
la caufa d’amenduc le Scuole , e conofccndo , che la.
Medicina inrtituita a beneficio del genere umano folle Ita- .
ta da ciafcheduno adulterata, averte tutti Medici fac- i
ciati da quella Repubblica Ma perchè il La-uagn fu
.
*
da tutti i Virtuofi imputato d’aver biafimato i Medici , *
vilipefa la Medicina $ riftampando il fuo Corriere , vi
. aggiunfe una lettera , colla quale diè a conofcere , ch’egli
ayea folamente dimortrato efferc la Medicina malagevo-
le a faperfi, c non poco fallace ; e biafimò quei Galeni-
ci, che facilmente ordinano i falafiì, e i dolutivi, da’
quali artenere fi dovrebbero ; fapendo che quando fi fal-
la , fono cagioni di morte , e che l’errare al Medico fia*
molto facile } avendo per ifeorta nelle fuc operazioni lo
conghietture , che fono allo fpefio fallaci « Non fi vide*
in obbligo GAETANO replicare al Lavagna ; nonJ „
•
avendo veruna offefa ricevuto dal medefimo, o veruna
pregiudizio ;
perlocchè bifognandogli partire alla Città
di Bari nel 1678. per proprj affari portò (eco la notizia*
diftinta delle novità mediche, pochi anni prima da Tom-
mafo Cornelio in Napoli pubblicate 5 e venendo allo
Ipeffo a contrailo con Marco-Aureiio Salice , Galenico
•.X ..di
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1 6z E/og j Aceti. dì D. Giacinto Gimma.Par.il.
di buon grido nella mcdefìma Città in quei tempi , ed
efercitato nelle buone erudizioni, di cui defidcrano i Vir- •
ruoli la (lampa delle Rime , clic lalciò fcritte a penna», 5
l’obbligò ad affermare darli la penetrazione delle parti
naturalmente, per non concedere il vacuo interlperl'oj fe-
condo la fentenza di Gajj'endo > benché poi colla lettura*
delle opere degli Autori più celebri , colle quali accreb-j
< bela fuanumerofa Libreria i clTendofi ravveduto , molto
fi affezionò alla Scuola de* Moderni . L’uficio di Creden-
ziere della Regia Dogana , che in Bari bifognò pofeia*
maneggiare GAETANO , c fin’oggi efercita come pro-
prietario ; c'1 pafsaggio fatto dallo liato libero al coniu-
gale furon cagione , che l’applicazione alle Lettere al-
quanto intermettcfse ; con tutto ciò per avverare quel
che al fuo Lucilla fcrifse Seneca : Mentiuntur , qui Jibì
ob/larc ad Jìudia, lib traila turbar» mgotiorum vidcri
holunt-, fimulant occupationes , £5- augent , ipfife-*
occupane . Vaco , mi Lucili > <-vaco \ ubicumqucjk
fum , meus fum , con Nicolò Verzilli Medico di buoaJ
nome fuo Collega inftituì nel Decembre dell’anno i 68 u
l’Accademia de’ Coraggiofi , in cui per lo fpazio di più
anni fi vide colla carica di Principe, anzi ncll’aprirfi in..»'
Roma l’Adunanza de’ Pellegrini , fu dal Promotore del
Regno di Napoli annoverato col nome di Tlraccidoro del
Gargano , e poco dopo all’altra degli Spen/ierati di
Rollano, per cui fu con altri eletto Cenfore nella puh*
blicazione delle Opere Cirugiche di D» Carlo Mufìtano
oltre il merito di fimilmente vederfi nel ruolo degl’illu-
firi Arcadi , i quali hanfaputo ravvivar con la lor dot-
trina la gioconda letteratura y tutto chefoffc impiegata
nel*
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*
Gaetano Tremigliot^i. i C3
Tenente del Corriero Maggiore nella..
ricll’altrò uficio di
Provincia di Bari Non ha molto , che fi pubblicò dal-^
.
le ftampc un Volume contro la Trutina Medica dello .
ftcflo Mulìrano ; e fpettando all’Accademia difendere-. htcurìcfos.’n
1 Puoi Aggregati, fu feelto dallo Hello Promotore a nomo ®
della Società ftefla a foddisfare al comune obbligo ;
pcr-
locchè pubblicò lafua Nuova'St affetta da Parnaffo cir-
ca gli affari della Medicina , in cui rinovando la fua_,
antica Staffetta , vi accoppiò la nuova replica al Lava-
gna , una Raccolta Accademica di Poe-
e ’1 principio di
fie ; con alcune Epi/tole Apologetiche > aprendo anche_,
la llrada a’ Colleghi per comparir nel campo letterario ;
come già comparvero i primi da varie Città dell’Euro-
pa col libro, che porta il titolo : Ctltlerr- P'iror. /Ipo- .
logia prò C arolo Al ufit ano . Dedicò il fuo Volume all*
Adunanza medefìma , la quale volle non folo ringraziar-
lo con lettere onorevoli; oltre quelle , che gli dirizzò
l’Accademia de Pellegrini , e molti nobili Letterati;
ma in unaSefllone tcnu ta cdebiò afua gloria il Trion-
fo delle Aluje 10I giudizio di Pallade , di Mercurio ,
t-*
di Efculapio . Incominciò egli a fcriv'ere nelle ore dell’
ozio , ed in quei tempi , in cui gli convicn dimorare-,
Campagna , e nelle fue polìefironi la Ctlidea , Ro-
nella
manzo , che dovrà continuarlo in più Tomi* avendo
già terminato il primo . Ha cagionato contrailo grande*
tra gli Autori l’ invenzione del Romanzo ; poicchè il
M inturno lo credè inventato da’ Goti ,
e dagli Allenta-
rliquando occuparono la Spagna , e la Provenza t Sai-
majìo pensò, che gliSpagnuch dagli Arabi l’abbiano ri-
cevuta : Huet Franccfc prova , che fra llato più antico
2 appo X
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l<?4 Accad.di D. Giacinto Gtmma.Par.I I«
appo Nazioni Orientali , che inclinavano alle favolo»
le
alle figure , ed alle Allegorie ; e /limando, che i Perfia"
. •
.
ni condotti da Ciro avellerò dara l’Arte a' popoli dcl!a_.
Jonia ; da quelli pofeia l’abbiano apprefa i Greci ,
e do
c/Ii i Latini ; e che i Greci cavandola dalle Iftoricfavo-
lofefcrittc in quella età barbara e lenza Lettere , in cui
h.'h irt. riti vere Illorie non aveano , come fi vede ne’ fatti di Artù
deferitti, de’Cavalieri della Tavola Rotonda , di Merli-
no, di C arlo Magno, de’ dodici Pari della Francia , me-
fcolati con più favolofi raccontamene ; fieno itati cagio-
ne , che i Provenzali più diligenti ad applicato alle Let-
tere, ed alla i’oefia, fieno fiati più lodevoli, e l’abbiano
trafmeiia agli Spagnuoli , ed all* Italiani . Tra* Francali
Fnnc. p,tr;ci dTer nata l’Aite lenti Umilmente il Pattici ; allorché fog-
a
riiv 4,?>t
LH '
gi°gati da’ Romani tra’l corrotto c buon parlare Roma-
no cominciarono a deferivere gli altrui fatti; e perchè
tra loro la Pocfia rinacque , fcritra-in quel linguaggio ,
fu detta Romanzo . UGiraldi non par che fi allontani
dallo Hello fentimento ; anzi volle, che fòlle fiato così
detto dalla vo ccKomi , la quale in Greco fuona fortitu-
do ,
perche fi deferivono in quelle favole le fortezze de*
cimili- Ptiic Cavalieri . Ma con alcuni dille Camillo Pellegrino aver*
fH*: 4 «>?*'. avuto tal nome dalla Rima , non altro figmficando
" , cho
7
tr.drtn Caut . ,
*>*/** un canto mRima: cd altri da Remi j imperocché Tur-
pino Arcivcfcovo Rcmenle aprì colle fue favole gran»,
materia afimil’arte, fcrivendo la Vita di Carlo Magno,
,
da cui pigharon molti il'Bojardo, c\ Ariofio ) come di-
^ Mafcardit s’è pur diTurpino quel libro; poicchc
dimofirano il contrario Ottomano , e Ma dono Francai-
«urtai, Cali. lio« Abbiam qualche memoria di fumili Componimenti
ne*
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. • -
Gaetano Tremigliozyj I6j
ne* Greci , non alrro elfendo alcune Opere di Luciano J
\'Afìn d’Oro <ìc\\ Apuleyo
, e quelle di Achille Tazio , c»
; concedendo
di Eliodoro nondimeno volentieri il cre-
duto pregio dell’invenzione a* Francefi , o agli Spagnuo?
li ] manca veramente nell’ufo Latino il proprio vocabo-
lo } però all’idioma Greco ricorrendo; per non valermi
nel trattare Icritro in altra Opera , di una voce barbara- »
qual’ è Romantium comunemente fprczzata, ho detto A*£lor.i*tF.rt~ ,
Arttalogus il Romanziere , Aretalogia il Romanzo , ed mo %. fan. 4.
Aretulcgottcbnìca l’Arte ; imperocché Aretalogus è quel-
lo , che nel finger favole move gli uditori coll’artificio
delle parole; e fi fa tal nome dalGreco a^** are/co
cioè placeo ; laonde come dice il Turnebo Aretalogus ejì,
qui narratiunes,
3
ty fabellas , £5?» acroamata auribus
auditorum grata lo quitur ; benché l’Autor del Tcforo .
dellaLingua Latina afiegm altra etimologia} fcrivendo:
Aretalogum etiam legijje me ita recor dor in Aufonio ut
, 25*'?/***
hoc <Tjerbum ab Ante uxore Alcinoi deduci njideatur ,
qu* txplica ionem longijjimam errorum ’UlyJJìs audie
rat Con vieti molto il Romanzo col Poema 1 picoj per-
chè amendue imitano le azioni illuftri; nulladimanco il
Romanzo può farfi o col verio , o colla profa ; e non_,
imita una perfetta azione di perfona illuftre;ma può imi-
tarne molte di più Uomini , e Donne, delle quali una_*
Congregazione fi compone, una perfona innalzando co-
me più eccellente , lenza ofiet var le leggi di Arijìotile
j
come non ollcrvarono Qrvn*idio ni He Metamorfofi , e_,
1 Aricjlo nzW'Orlando : ma Omero , perchè icrifse
ofìervò
Poema , celebrando i fatti di Diomede , di Ajace , di Me-
nelao, e di altri > folo avanzando Achille, e le azioni tutte
fa-
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,
166 "Blog) Accaddi D.Giacinto GìmmaJPar.I /.’
Scendo dipendere da un fojo principio , e dirizzando ad
un fine. Può parimente nel Romanzo imirare l’azione fa-
volofa, eflendo propria dell’Epopeja l’azione vera; e può
anche prendere il principio dalla nafeita della perlona ce-
lebrata, e da qualfivoglia operazione; lenza cominciar
dal mezo, come fa l’Epico ;
e fc Omero principiando dal-
l'ira che fuccedè nel nono anno della Guerra.,:
di Achille,
S’mtcrrompe oltradiciò nel Romanzo il raccontamento
l’altro incominciando ,
prima che l’uno finifea , c così
in tutti procedendo , finché al primo ritorni per finirlo
fucccffivamcntc con gli altri: anzi con licenza grande^
ufa gli Epifodj , deferive gli amori , la bcllezz j , i campi,
cd ogni altro; mettendoli nel principio di ogni canto,
o di ogni libro alcuna cofa , colla quale fi difpongono gli
otmin. pere- Uditori ; efecome dice Camillo Pellegrino , ha il Poc-
«/k/r ma Eroico per principali parti la favola di una fola azio-
C r ufi a.
ne, il coftumc con decoro , la fentenza collo fplendore.,,
c la favella magnifica non plebea : non lì .obbliga il Ro-
manzo all’unità della favola , non attende al cotìume^
delle perfone, non allo fplendore della fentenza ; ed è il
più delle volte vile , e poco onefto nella favella » Vuole.»
Arr.Abat.Fm-
Jiberie*
Antonio Abati , che fia il Romanzo fatto in profa deri-
vato dall’Afia ,
perchè dello (file Afiatico fi ierve , da.J
lui biafimato colle parole di Petronio: Nuper b<sc ven-
tofa , enormi s loquacità s Athenas ex /fia commi -
gravit , animofque j uvenum ad magna furgentes velut
ptfiiknti quodam fìdere efflavit , Vengono comune-
mente biafimati i Romanai , c proibita la lor lettura.»,
{«•/'e/S'.
conforme ho' altrove fpiegato ; con tutto ciò quando fo-
del S.vnt/li
C.ììt.liù. no fcritti a fine di addottrinare Lettori , non fono fiati i
da
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i ,, .
a
Gaetano Tremigltogyì 6j
da alcuni Sprezzati 5
perlocchè Michel Medina dopo ^*£«1 Me-
ranc*t-i-
aver parlato della mariiera di coloro da Quintiliano lo-
data, i quali colle favole mefcolano i raccontamcnti in_*
qualche parte veri , foggiunfe : /« eo genere etiam re -
poncnda <z>identur ingenua illa ac multa voluminosi
Morgana , M ellujìnee , Margolant , Tirfinis The oda-,
ree , Tyrantis , Con a mori , Trtfiani , F lorifelli , iV/-'
qu<ei, Dictberi , Lane t Iloti , Amadifi\ tum Gaulenjìs ,
/«f» Gr<e« , Efpiandiani , Fegerij Oraci , Ageflaiy
Li/vartis, qua per tìifpaniam , Galliam , Italiane.,
Germaniam , 55° Angliam a nojlris y
in juventutis pne-
fertim generò/* inlìituitonem funt edita « tameng
haud nubi magis reprebendenda videntur ,
Jìopbanii , SopbocliSy Euripidts , £»«ij , Plauti , .
Terentij Tragoedite quastamen dum^
, awf Comoedia ;
cu 'yufque atatis ajftttus\ dumque rerum bumanarunu
exit us lepide , ac quafe per lufum animis )u<venunL,
injhllanc > «0» /«oda «or? reprebenfas , fummo fa-
sore ab omnibus Ptbufpublicis , <ic viris probis , fa-
pitntibus fufeeptas vidtmus . Ma tuttoché il Medine
fimoftri con raro efempio favorevole a tali Componi-
menti, c molti n’approvi, che vengono ripruovati d<u,
più gravi Autori; c nulladimcno degno di lode GAE-
TANO, che per dar qualche ozio alle lue cure; portoli
a fcriverc la fua Celtica l’ha cosi arricchita di erudizioni
di dottrina , e di buoni fentimenti , che vai più torto ad
addottiinare i Lettori, che a corrompere i coftumi de*
giovani . Scrifle finalmente le Memorie Ifioricbe della
Società noftra , di cui vive colla carica di Configliene
AccadcmicoPromotorialc ; conforme fn meritevole^
ver
«
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..
168 Elogi Accaddi V. Giacinto Gimma.Par.il.
vederti annoverato nelle Accademie de* Pellegrini di.
Roma ,
de* Ftloponi di Faenza > e degl’ Infiammati di
Bironto, ed ultimamente, come fi è detto degli àrcadi di
Roma , meditando nuove Opere per foddisfazione_,
e
de’ Virtuofi , darà anche alla luce la biblioteca Accade-
mica della ftefla Società noftra degli Spenfierati , che va^
tuttavia ragunando
OPERE Rampate .
* •
? •
Staffetta da Pamaflò di Àngelo-Matteo Àrgirizzi. Roma per Ni*
colò- Angelo Tino fi 167 6. in ix.
Nuova Staffétta da Parnaflò circa gli affari della Medicina indi- ,
rizzata airillufìrifs. Accademia degli Spenfierati di Roflano
Franefare 700Ì» X. 1
Memorie Iftoriche della Società degli Spenfierati di Roflano.
Mottofcritte.
La Celidea Tom.I.
Biblioteca Accademica della Società degli Spenfierati.
Ragguagli Storici de’ fùccefll memorabili della Città di Bari
Tomi II.
• Al
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, . , . , s
Gaetano Tremlgllox/ì i 69
*
. Al Signor
GAETANO TREMlGLiqZZI.
SONETTO. . 1 •
» •
Erario di dottrina è la tua Penna ,
Miniera d' Eloquenza è la tua lingua ;
Quando infegm fra noi , Penna èia lingua
Quando fcrwe tua man , lingua è la Penna,
Di livido Ari/l arco e lingua , e Penna
Tace con/u/a in venerar tua lingua
No» ba penna bajlante o »o« ha lingua
L'Aonio Coro in celebrar tua Penna.
Palme ti dà la Penna , Aliar la lingua ,
Cede a le Carte tue d'Arveo la Penna 9
E di Tullio ti cede anco la lingua
Se la lingua tu /dogli, opri la Penna,
Di tua Penna immortai parla ogni lingua ,
De f aurea lingua tua fcrive ogni Penna
Ealdafàr Pifani Accad.Spenf,
V Ju JL V V Jk. Jtt •¥• A. •¥» •*.*¥• nrau 7T Ju V VA. TT A V¥*
Jfc'
De ejufdem Opere , cui titulus :
Staffetta da Parnaffo.
EPIGRAMMA.
Quii mihì tam properè Parnafft è vertice monti
^Arcana Medicar intonat arte /onori
Quir mibi do da tuir Oracula nuntiat berbir
Ut Cytbar* , $ medica Phcebe repertor opirì
CAJETANUS bic e/l, /lobulo cui Pega/us extat
Óuo celer Aoniar itque reditque viar.
Y ALIUD
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s
170 Eìogj AccadJi D Ghcinto Gimma.Par.I /.
A L I U D.
Arte Mach<icnia mentirai Podalirius alter ,
Pbotbi dote , P beebigenaque Jimul . .
*
Et
mirum: ut difeat monitut riApjjM* <*t
Gorgpneo P boa dot wtrat q
Elie y
V
' t
# \ ^ I , t
D.Carolus-Andreas Sinibaldi
EquSjacobiyAcad'Incur.
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V. ISIDORO NARDI
Co»JtgUrr-Promotorialc nel?Accademia
degli Spenfierati. , ,
•
: xliu.
Ntichiflìmo è ftato Tufo delTEpiftoIe,come ci
fanno tellimonianza le Morie } e v'è pur me-
moria non Colo di quella» che fcriife Jczabel tu rl w
nome di Acab Re di Samaria Tuo marito » re-
gnata col di lui figilloj acciocché folle ammazzato l'inno-
Y z cent$
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y
i 2 . E/o^j Accad.di V.Giacinto Gimma.Var.il.
iccnte Nabotjche vender non volle la Tua vigna : ma dei-
pare. l’altra inviata da Filippo il Macedone ad Arijìotilt intor-'
no la nafeita di Alellandro : e di quella di Tolomeo Fi^
ladelfo ad Eleazaro Pontefice e Governadore de’ Giudei*
J°*p h M 16.
C olla quale dimandò i libri della Legge , e coloro , che in»»
terpretar la potefìero . Erano già nccefiarie per lo com2
mercio degli Uòmini poicchè è la Epiftola , conforme
*
-
Giovan Defpauterio la diffinifee , una certa rerum no
Jlrarum nuncia , fidaque mentis nofir * interpreti certio -
res faciens abfinteti fiquid eft , quod eoSi aut nofir a , aut
D-Bm ef.ss.
jpfiorum interfit : e confiderando 'Bafilio i doni fatti daJ
Iddio all’Uomo ; ftimò , che l’invenzione dell’Epiftole»» t
folle veramente il maflìmo ;
perchè quam longifiimc prò -
pter locorum diflantiant fi]unttis per literarum allo~
quium mutui» coaleficerc dedit . Introdotto pero 1 ufo del-
le medefime, bifognò , che molte profeflìoni , che a loro
appartengono > fimilmente s’introduccffero j delle quali è
la principale quella de* Segretari), che furono eletti fermi
premai ad efcrcitarla Uomini non men fedeli ed oncfti ,
che d’ingegno e dottrina dotati . Senza ricercar’cfempj
dall’antichità, di Leone X. Pontefice furon Segretari il f~'
r
BembOiO\ Sadoleto : Annibai Caro Cavaliere e Commen-
datore dell’Ordine Gcrofolimitano fervi da Segretario
Monfig. Caddi Prelato Fiorentino ,
Giovan Guidiccioni
Vcfcovo di Foflbmbrone , Pier-Luigi Farnefe Duca di
Parma , il Cardinal Santangelo >il Cardinal Farnefe , ed
altri nelle Corti pid illuftri dell’età fua. Fu il Pont ano Se-
gretario di Alfonfod’Aragona , e di Ferdinando 1. Re di
Napoli : il Cardinal’Arnaldo Ojfat > di Monfig. di Foix
Arcivcfcovq di Tolofa : Lope^ega Principe de’ Poeti
'
v
-
. > c Spa-
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- - D. 1/t doro Nardi. 173
Spagnuoli frOàvalicr di & Giovanni
Vcfcovo di , fervi al
Avila Inquifitor-Gdnerale della Spagna , al. Conte di Le-
4Tios, ed al Duca d*Alba : Bernardo Tajfo a Guido Ran-
gone Generale di Santa Chiefa: Franccfco Bracciolini su,
Monf. Matteo Barberini: il Cavalier Gioyambatifta Ma-
rini al Principe di Concai Antonio 'Bruni al Duca di Ut-
bino: Monfìg. Antonia $uerettgà al Cardinal Flavio Orr
fino e Girolamo Góropoli. mori Segretario del Principe
:
di Pale finn a .‘t’co&icertiflinia , che molti Letterati ilio-
Uri la Segretaria efercitarono, la quale nelle Corti Roma-
ne ha potuto acquiftarfi non Polo le Mitre, e le Porpore». 5
ma anche i Camauri ; come in Marcello 11 fi vide , che», .
da quefio principio la fua grandezza conobbe ; fecondo
che dal Sanjòvino è ofiervato Non è così fàcile la buo-
.
na compofizionc delle Lettere j conforme alcuni haru^* ''
Creduto» perchè non convenendo fcrivere a cafo tutto
quello, che cade fotto la penna, debbono avere una rego-
lata ed acconcia forma , come ogni corpo ha le fuc mem-
bra proporzionate l’Uno all’altro, e corrifpondenti al fuo
capotonde nelle lettere loro ogni fiudio han pofto il 'Bem-
bo , il Caro , e tanti altri ; anzi penò due mefi il Honfadio
a formar quella in cui defcrifse il Lago di Garda ; perciò
Uomini cofpicui di letteratura han praticato in ogni tem-
po l’hbnefio uficio di Segretario , che a* Virtuofi pro^
priamente appartiene . Tal carica per lo fpazio dimoiti
anni ha maneggiata con fua lode il Canonico D. ISI-
DORO NARDI , clic nelle Corti di Roma, nelle Ac-
cademie , e nelle Srampe ha dato quel faggio del fuo no-
bile talento, ch’è fiato baftcvole a renderlo illufire tra gli
Uomini piti eruditi . J^ato egli nel primo di Marzo dell*
anno
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1 74 Efori Accaddi D. Giacinto Cimma. Par'.ll.
anno iffjVSV nella Terra del Tione (otto l'Aquila ioj
Apruzzo, di cui fu Barone Palmerio fuo Padre , incomin-
ciò a prendere le prime inftituzioni per indirizzarli allju,
carriera degli ftudj , per li quali dovea illuftrar la fua pa-
tria . Fu inftruito nelle umane Lettere , e nella Rettorica
dà D.Lucantonio Vincenti del Piceno > e da Giovan- Ber-
nardino dell’Uomo da Perugia nella Cittì di Tolentino ;
c Roma nutrice delle buone Arti nel Colle-
trasferitoli in
gio dellaCompagnia di Giesu , apparò la Filofofia dal
P. Luigi Goto Fiorentino ; indi le Leggi Canoniche , t-.
Civili da Francefco Villareale primo Cattedratico de'Sa-
gri Canoni nella Sapienza: e la Teologia dal P.F.Tiburzio
Navarro Franccfe dell’Ordine Riformato di S. Franccfco
e Penitenziere in S. Giovanni Laterano. Ricevuta la Dot-
torai laurea per la Giurifprudenza,il cui utile tralcurò per
fecondare il fuo genio , fi efercitò da Segretario appo
Monf. Antonio Albcrtini Fratello del Principe di FagiV
no, in tempo che vivea nel Palagio da Cameriere d'onore
partecipante d’innocenzo XI. indi appoMonC Giovam-
batifta Nugnes prima Cherito di Camera , e poi Proto-’
nocario Apoftolico partecipante . Fc più volte Io lìéfiò
NARDI idifpacci al Cardinal Giacomo Rofpiglioft fuo
Mecenate, al Cardinale Ovvard, a Monfig. Maffimiliano
Sforza Referendario dell’una , c dell'altra Signatura , a».
Monfig. Spinelli, poicia Vefcoyo di Melfi, a Monfig.Gia-
cometti Auditor d’Innocenro XlLa Monfig. Vallemani
Segretario dell’Immunità, ed a molti altri illuftri Prelati.
Per foddisfare al pio defìderio della Badcfla Suor Cateri-
na- Angelica Buffi Romana, forella di Monfig. Giovanni
Buffi nc Aro Accademico, cnobiliffimo Letterato, feriffe
la
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,
•
#
. .i D. 1futoro Nardi * ~ ;
175
la Vita di S. Rofa Viterbefe colle ponderazioni morali
c fattala ufeire dalle (lampe del Varefe nel 1 68 6. non fo-
to fucariffinia al CardinafUrbano Sacchetti, da cui per la
,'
dedica a lui fatta ricevè cortcfiifimc lettere di ringrazia-
mento ; ma alle di vote Monache ,le quali vivendo fotto
l'inrtituto di quella Santa, incominciarono. a leggere ogni
giorno in Refettorio un Capitolo delle fue ponderazioni.
Due anni dopo con letterario fervore promoflfe l’Accade-
mia del Platano , che aprir volle l’Abate Giufeppe-Giu-
ftoGuazzimanni , chiariamo ornamento della Società
noilra; anzi di tutte le Adunanze di Roma , formando
per Imprefa della medefìma un Platano col motto '.Sub
umbra ; la quale in Cala dell’Abate Rinaldo Cattaneo da
Diaccetonel 1691. riunì poi l’Ab. Giovambatifta ac- V
conàio eletto Segretariojil quale ficcome,non folo rifplen-
de perla fua letteratura. con gloriofo nome tra’ i noftri
Spenderà» , ma nelle altre Romane Accademie j e per
aver dato alle ftampe un fuo Panegirico in verft in lode
di S. Bernardino ; così ha meritato fervir da Ilìoriografo
il Cardinal Barberini inviato dal Sommo Pontefice Re-
gnante, Legato a Latere in Napoli Maeftà Cattolica.,
alla
di Filippo V. Nontralafciò D. ISIDORO in ogni con-
greflò colle fue Compofizioni far’applaudire la fua erudi-
ta eloquenza/ perlocche meritò, che gli folle conferita la^
carica di Cenfore , colla quale fi fc vedere abile ad otte-
nerne anche il Principato . Molto fi affaticò ad accrefcer
le glorie all’Accademia de Pellegrini , fondata per fuo
ìmpulfo edajuto nel 1694. dall' Ab. Giorgio Gizzaroni
Dottore e Lettore delle Leggi nella (Iella Città di Roma,
Accademico Arcade, e Sfenfierato , e Soggetto arricchito
d’ogni
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i j6 Elog) Accaddi D.Giacinto Gimma. Par Ih
' d’ogni nobile erudizione; il quale coll’Ab. Michel’Ang<s
lo Albrizj delle noflrc Società feien ti fiche , e felieiflìmo
indegno nelle più amene Lettere, c con altri dotti Acca-
demici , afpirando alla perfezione deH’aninio , ed all un?
mortalità della Fama, per pellegrinare nella Repubblica^;
delle Scienze, innalzando per Ini prefa un Bordone: col
motto: Quocumque tenditi ed eletti gli Uficiali col titolo
di Promotori, non folo nella ftefìa alma Città; ma nel
Regno di Napoli, i quali governar potettero la Ragunan-
za, lenza coftituire il Capo , che da Principe regger la do-
vette , come delle altre ècottume; edillribuitc le Chili
degli Aggregati, la cui nota fi legge nella Tragicomedia
di Giacomo "Badiale col titolo di Finto D. Luigi dedicata
agli ftelfi Accademici, animò i Letterati a conlèguire quei-
rutile, che dalle Arti liberali dipende. Si udì più volte-,
nella ftefià Attcmblea il NARDI
pròva Angolare del far
fuo talento; anzi nell'anno fletto pubblicò un Volumetto
col titolo Exercitationes Oratoria , dedicare a Monfign.
Giovambatilla Nugnes; e nel 165)7. un'altro, a cui diè
nome: Poemata Sacrai che dedicò al Marchefe Francc-
Ico Perez Verguero . E’ veramente ammirabile la fua-,
fluida vena nel verfificare, e lafua facilità nel comporre-,
pfattrth. in in profa; poicchè fatto fimile ad Efchilo , che le fuc Tra- •
gedie bevendo fcrivea; non ha bifbgno di quel che dicc^
fa°yrio
, "‘"' Orazjo y c he
• in verfu /adendo
Sapè caputfeaberet ; vivos & roderet ungues.
nvw e „ m. ^ come dì fe fletto attcriva il Marziale Britannico:
K’ir.171.
Si bona non facio, quid mirum, Epigrammata ; nunquatn.
Ver/Jìcans ungues rodo , caputque jcabo.
I.
Stam-
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, T>. Ifidoro Nardi. l'yj
Stampò nel 1700. la Genealogia V alignana arricchita.,
colle figure degli Uomini illuftri di quella Famiglia, dedi-
candola al Principe Giulio Savelli / indi il Secretarlo in-
fintilo colla prima parte delle Lettere-, c ficconie fu la fua
Genealogia detta accurata nella Lettera a’ Lettori nell a_.
Vita del P.Alelfandro Valignani Giefuita,fcrirta dall'Ab.
Aleflandro^4//g»4m, quando fi parla degli Scrittori Ifto^
riciche fan menzione di quel Padre ; così il fuo Segreta -
r/o, eie Lettere furono tanto applaudite nella loro edizio-
ne; che meritarono gli encomi ne* Sonetti, che gli fcrilTcro
Bartolomeo Stanislao Calaregi , D. Franccfco Primcrio ,
Franccfco Polleria, il P. Gabriele Mcloncelli Barnabita., j
Giovambatifta Grappelli Giufeppe Bcrncii , , c gli accen-
nati Bulli, Gizzaroni, Vaccondio, ed Albrizj, a’ quali for-
mò le rifpolle , che nel fine del Volume fi veggono im-
prefie ;
promettendo ancora la feconda Parte della (Iella-.
Opera. Sprezzando alcuni ncllacompolizionc delle let-
tere quel documento dato daGiovan Cafpcro Geverùo
* .
interprete di Stadio in quel verlo
1 .
~
. ir Gwer iv Stat.
Tibia*. Mani.
Seù tua non alta fplendefcat Epiftola cura'.
cioè ? che non debbono trafccnderc la familiariffima te-
nuità; c volendo, comparire ingegno!! , ed eruditi fenza^
alcuna regola fi affaticano ad inventar metafore a capric-
cio, ad unir fenza alcun giudizio erudizioni, cd a formar
concetti, che danno fpcllo in quella freddezza , cd ofeuri-
tà, da’buoni Autori tanto biafimara, e naufeara. Convien
loro quel che diceva Monfig. Guevara Vele ovo di Modo- GueT,r - ,t! “T -
greto, cficrvi alcune perfonc tanto rincrcfcevoli ,
e tedio-
fc rei Io Ieri vere , che più tofìo l’Uomo vorrebbe averla
febre , che leggere le lor lettere ; c fi legge di Aureliano
’
Z lm-
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178 E log] Accad.cH D.Ciacinto Cimma.Par.lL
Impcradorc , che gli rincrcfcevano tanto le lettere del
Confolo Domizio ; che quantunque le leggeva > non pe-
pvjiirm * xq gli mandava mai rifporta . Infegna il F alareo dover]
elfcre le Lettere di fòle umile , riferendo che Artemonc^ >
da cui furono raccolte quelle di Ariflotile , ricercava, che
fi dovettero fcrivere col medefimo fòle de’ Dialoghi per
,
edere fìmiglianti ad una delle parti del Dialogo ; ma che
fi ornadc un poco piu la lettera, perche fcritta } imitando-
li nel Dialogo il difeorfo alfimprovvifo . Vuole oltradi
ciò , che porti in fronte il codume , edendo immagine^,
dell'animo di chi fcrive, e che abbia lunghezza e dettatu-
ra riftretta, e teffìtura più torto difciolta 5
perchè il perio-
deggiare farebbe ridicolofo , e poco a proposto i comeJ
fé ferivede una Orazione in giudizio: e che la locuzio-
ne fia mefcolata di Itile ornato, e di umile, lènza allonta-
^am fò ar it 3 ; perlocchè il Panigarola} {piegando
l'Opera de\F alareo ^ afferma convenire alle lettere i pe-
riodi familiari; benché alle volte fecondo la qualità della,
lettera permetta anche gli Oratorj i ma di raro 5 paren-
dogli Convenevole incominciar lettere con attacca-
menti fofpenfivi > ficcarne , fi bene , quando , poicebè ,
*
mentre , e limili, de* quali pochi efempj veggonfi nelle:-,
lettere di Cicerone i anzi oliava, che la ove fi richiede^,
più torto ha voluto fottointenderlo. E'ftata creduta vana
dagli Uomini dotti YIndegrafia di Profpero Alderìfio, il
quale pretendeva indovinare le virtù degli Uomini, i vi-
zj, le inclinazioni, i temperamenti > e i coftumi dal carat-
f'y nof f»*- tere loro nello fcrivere : e benché il P, Scotto l'abbia pri-
ma Minimamente Iodata i nondimeno pofeia riflettendo
c**
X*" 1
c °n più accuratezza 5 e difeorrendo della medefìma col
P.Cbir?
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D. IJidoro Nardi. 1 79
P. Cbircher Tuo Maeftro, la biafimò apertamente) cornei RDonvntc 4
altri han fatto . E certamente è vanità il voler indovinare
le virtù) e le inclinazioni o buone, o ree dal carattere) che ,J -
per lo più fuoleflerc artifiziale, e facile a variarli o per ca-
gione dell’attitudine allo fcrivere) o della età, o della fi-
nità; altrimcnte fcrivendo un’Uomo giovine c fano } che».
Io dello, cflendo vecchio ed infermo. Si può contuttociò
aderire , che nelle lettere gli Uomini fenza accorgerfi di-
pingano fe (tedi; poicchè dalla frafe, dalle ragioni) e_*
dalla formola di fpicgare i loro concetti , palefano fe ab-
biano (odi (entimemi, pratica, (àpere , ed ingegno , o pur
cervello (travolto, inquieto, vano, poco (odo, e deve co-
e
sì intenderli Daniel Sennerto Medico Uratislavienfe , il
quale in Temenza di Galeno che Ila fermo animi
(crilTe
'
ebarafter , tsr monjìrofus fermo monjlrojì ingenij in -
dex. Merita lode il NARDI, die nelle fue Lettere date_.
alla luce, imitando i buoni Macftri , abbracciò lo Itile fa-
miliare, e proporzionato a’ i negozj; dandone anche bre-
vemente alcuni precetti più praticabili nel fuo Segretario .
Crcfce di contìnuo l’abufode’Titoli; c (è olim lirtutibus ,
tS
3
meritis certabatur in Republica , badie mene dt~» p iccJIT 0 ^rr.
13 ''
titulis concertationes: come o ferva il Piccarti ;
perloc- &7.+*:,*
chè Stefano Gua^o fcrivendo Lettere di Complimento
ad Annibaie Guafco , finte un Memoriale ad Apollinea,
che tale abufo togliefie; da cui n’ottenne per referitto : ^ *
*
Padre di vani titoli è P Abufo ;
Nè v'ba ragione la Ragione fi e[fa ^
Però la Caufa rimettiamo all Ufo.
Scorgendo però il NARDI
mutarli (pedo l’u(o decitoli,
de’ quali fcritto aveano Carlo Menincben per li Latini; o
per li Tofani l’Ab. Giovan-Francefco Raimondi , Giu-^*^J ” tl
Z a fep-
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.
180 Blog] Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
Pucci
Lttttr.
ntllt
Teppe Rofacci , Benedetto Pucci , Francc/co Sanfouino , e
San fu via tal
Stcttt.tr . molti altrij pubblicò il Tuo Tito/ario,chc volle conlecra-
re al Cardinal Francefco Ncrli. Molte fatiche del Tuo in-
gegno ha egli pronte per farle camminare perle mani de’
Virtuofi non celiando arricchir la Repubblica Letteraria
,
co’ fuoi libri , c belo rendono ragguardevole tra’ buoni
Letterati. Vive in Roma, come uno de’ Promotori, cho
ivi l’Accademia d ^Pellegrini govcrnanojcd ammelfo tra’
i celebri Arcadi Romani col nome di M treno , tra’ Filo •
poni di Faenza , ed in molte altre, vivcrà con gloria il
ilio nome nella Società degli Sperperati, per cui efercitjL»
la Carica di Cenfor-Piomotorialc,
OPERE Rampate
Vita di S.Rolà Viterbefc, colle ponderazioni. Per loVarefe 1686.
in 4.
Fxercitationes Oratoria?. Roma typìs Corbellati 1 694. in 12.
Poemata Sacra, in 1 2.
La Genealogia V alignana. in 4.
Il Segretario indolito Roma per lo Mafcardi
. 1 679. in 8. e di nuo-
voSegretario indolito, e le Lettere, Parte I.Roma per gli Ere-
Il
Corbelletti 1700 .in 12.
di del
Titolario accommodato al Segretario indruito. Roma 1700 .perla
Zenobjy e Placo, in 12.
OPERE da Jhimparft,
Il Segretario indruito, Parte II.
I ettère, Parte II. III. e IV.
F pi dolr rum liber.
Poematum-libri duo.
Dilcorfi Accademici.
De Septem vitiis Traflatus.
II Segretario fuor di Corte.
Alphabetuni Canonicum.
AL
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. , ,. ,,
. 1
D. J/uìoro N ardi . 1 8
AL SIC. D, ISIDORO NARDI
Per la fua eccellenza nella Profa, e nella Rima.
V -, t ,
SONETTO.
Se facondo ragioni , a {dogli il canto
NARDI ; al fentir tuoi pellegrini accenti
Rejla muta ! Invidia, ed a' i portenti
Del tuo dir s'avvilifce Argino , e Manto
Tu Polo fai con gloriofo vanto *
Tentare , e fuperar doppj cimenti ,
Co’ tuoi periodi d’or , rime eccellenti
c
Formando a Palme un duplicato incanto.
Di Pallade , e d' Apollo fan congiunti
Gli olivi , e i Lauri a coronar tua fronte
E fono al del già tuoi merti ajfunti li
Tu p er pa/far d'eterna Gloria al Monte ,
É trrbnfar del Tempo, in due bei punti
Gettafti Parco , e fabricajìi il Ponte .
Antonio Vanutelli.
Allo Hello
SONETTO.
Del tuo fublime fil i fogli adorni
Cbiudou portenti, e Jcuoprono Jluporì ,
Onde la fama ad eternarti i giorni.
Spande a ragione i fiati fuoi canon .
Ceda l'antica Et ade, o pur ritorni
De la bell' Arte ad immitare i fiori
E , a difiin2.ion
del merto tuo , contorni
Di gemme Apollo i tuoi Judati Allori.
Tempra» le Cetre i calami più infigni
E canta» le tue glorie ; io taccio, ed odo
Far' eco a le tue ledi ancb'i macigni
Taccio, perche di mefcolar non godo
Stri doli accenti a' melodia di Cigni ;
Ma il cantato di te confermo , e lodo.
Suor Coftanza Celefte Parifàna.
Ad
,
1 8i Blogj Accaddi D.Giacinto Gì mma.Par.il'
Ad Eundera.
V ISTICHON.
Hon mirtm , tua fi metuerunt tembor» J'erta,
Eloquiwn nobìs Tu Cicerami baici .
EPIGRAMMA.
Si poltrii , fertai noria fiorente coronai
Redaii epifioliji, omino lata, tuii.
Sparge igitur coartai é? odoro periue nardo
Ut pateat celerei jatn fuperajfc diet.
]o:Baptifta Vacondius
Academ.Incuriofi.
%
T),FRAN-
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D. FRANCESCO MARCHESE
Canonico della Cbiefa Metropolitana di Palermoy ed Abate
Commendatario di S.Giovanni degli Eremiti »
XLIV,
Ra le Scienze, a cui dirizzano gli Uomini i lo- **
ro ftudj , la più degna , e la più neceflaria è
fenza dubbio la T eologia , la quale per l’eccel-
lenza della materia ,
per la certezza , c per lo
fine più nobile» viene a tutte le altre preferita. £lla le co-'
fe
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it?4 El°g) Atcad.di D. Giacinto Gimma.Par.il.
fc Divine trattandola varj nomi ricevutojpoicchè Scrit*
turale vien detta ; allorché Iddio Legislatore confiderà-.,
la Tua legge, c i precetti: Scolajlica Specolativa nell’inda»
gare la Divina effenza colle verità piu Tortili , che dalla..
Sacra Scrittura, dalle tradizioni de' Santi Padri, da’dccre-
ti de’ Sagri Concilj, e de* Sommi Pontefici fi raccolgono :
Morale , o Scolafìica pratica^ regolando le noftre opera-
zioni; acciocché dalla di lui amicizia non ci dilunghiamo:
e Miftica o /'fcetica nel riconofccrc Dio amabile c ado-
rabile ; a lui indirizzando il culto e l’adorazione col mezo
delle Orazioni, degli Spirituali Efercizj, e dcH’clevazicnc
della mente interiore allo flefio Die; con cui i tre gradi di
vita più perfetta fi acquifiano ; i quali purgativo , illumi-
nativo, cd unitivo fon chiamati . I u veran ente neceffa-
xia la Scolajlica alla Cbiefa Cattolica, la quale tentò il
Demonio dilìruggcrc, valendoli dcll’cpera infame di Cc«
rimo , di Ebione, di Bafilide, di Carpocratc, e degli altri
Eretici neltempo de* Santi Apofiolij ma tuttavia i nimi-
»iHÌbn'jlua-
Legge Evangelica in gran numero crefcendo , in-
c * della
cominciarono a comparire per difenderla Teologi. Si i
adopcraren molto J eroteo , e Dionigi l’Areopagira ; indi
Fantino ,* che aprì la Scuola in Alcfìandria,- ove prirci-
piò Clemente AJcfTandrino a trattarci luoghi della Teolo-
gia^ fecondo l’arte de’DiaIcttici,colla quale fi armavano in
quei tempi i Perfccutori . Seguimi poi non folo Atana -
v fwyCfio, P adanOiTiaftliO) Epifanio, i tirilli di Gierufa-
ieniniej.C; 4^ Alffèndria , e Teodoreto ; ma Gregorio il
JS1 a z ianzxno, c’i ,Ni ffc no , Qrifojìomo , Ambrogio-) Girola-
mo ,
lLiri<ft<AgoJlmofiregorio ì
Leone ulgenzj'
C*jf,cforp , ;
p-.tfum altri i fuccedendo a’nredcfimi nello
feor-
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.
DlFranceJco Marcbefe. 185
(correr degli anni Teda nell'Inghilterra « Ifidoro nella-
Spagna , ed Albino nella Francia ; dalle cui Scuole Valen-
tuomini eccellenti (lìmi ufcirono . Venuta in Campo nel
nono Secolo della Chiefa I’Erefia di Berengario, compar-
vero per abbattere i di lui errori, e per difendere la Reli-
gione Ineberto,Guimondo , Algero , Lanfranco , Idtlber -
fo, Leone IX. Bernardo , Ivone, Anfelmo , Onorio , Jqjr-
berto, Vgone, Pietro Lombardo , e molti altri Padri (ino
a* i tempi di S.Ludovico Re liberali (fimo, per la cui ope-
ra gran forza ricevè la Teologia , fiorendo in quei Secoli
Alcflandro Altnfe , Bonaventura , Alberto Magno, Tom-
mafo di Aquino, ed altri (ino alla celebrazione del Con-
cilio di Firente ;
perlocchè è maravigliofo il numero de*
Padri, i quali e colla voce, e co* libri han fatto refiftenza-
all’Erefie innumerabili , ed aglìScifmi , che procurarono
infettar la Chiefa , ed ofcurarla co* Tuoi
falfiiìimi dogmi
Riconofce gli (ledi principj la Morale 5 cflendo parte, anzi
compagna della Specolativa , ed amendue pugnaci, eferci-
randofi con gli argomenti ad iftabilire le fue Conclufioni.
La Sommiftica però dalla Morale derivando, come dalie-
altre, molte fon pur derivate , che fi confiderano a guifa—
dimembri ; feiegliendo in compendio le Concisioni, e—
per già determinate difponendolc, rimira ciò,ch*è buono,
* e le qualità delle umane azioni , in quanto a Dio fi riferi-
feono, ricavandoli dalle mede(ime tutto quello , che fug-
gire o feguire fi debba per regolar la cofcienza » al che fi
,
affaticarono l’Autor della Somma Aftcnfe , Bartolomeo
Pifano , che per primitengono , Angelo di Clava/ìo,
li
BzùihTrovamala, Giovan ài Friburgo, Giovan Ta- Theoph R
_
bienff , e molti altri, che dal Rainaldi fon riferiti. Ma fe a
4" c ’*‘
tutti conviene fa cognizione della Teologia 5
pare, cho £^'
A a più
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8
1 6 Elogj Ac cui. di D.Giacmto Gimma.Par.il.
più convenga forca dùbbio agli Ecckfiaftici >a* ^ualiap-
partiene ammaeftrare' il popolo, nclja divina Legge
fendo loro uficiofcire legem 'Domini >19* ad interagii»
.
t>. Hiwonym. tiontrn refpondere delega come (critìcGirofamo j pcr^
f u >u”*
‘
eleggendo D.FR ANCE SCO
?!'pA locchè lo fiato Ecclefiaftico
MARCHESE > volle ragionavol«nence>adle dottrine^
Teologiche perfezionarfi , Jà'fua Patria la Città diPalcrr
mojove nacque nel i6i6, alli * 5 . di Maggio dal Dottor
fifico D» VinceniOj che morta la Conforte Antonia Pier
trafama > morì non c molto Sacerdote 4 e con ogni
accuratezza da*i Genitori educato, fi applicò alle umane-.
Lettere; indi alla FiJofofia, ed alla Teologia fotto la dilci-
plina de* Padri Giefuiti; con lui ufando i Maeltri quel che
ci Kéttjitie.fr
ufava l[ocratey di cui fi legge: Cum di'verfis moribus , £9*
mtil 4io.fi
tngenijs babertt difeipulos , Epborum falicet > <& Theo -
fe cakaribut in Epboro.contra autem in T
pompum beo-
:
pompo frinii uti falere dicebat . Pafsò ad apprendere le_»
Leggi dal Dottor D. Girolamo Vecchi aliai rinomato io-
quella Città per la fua perizia * e terminati con gran prò»
fitto ne ottenne degnamente la Dottorai
gli fìudj >
laurea . Ma coltivando con
dcfiderio la Moral Teologia,
e la Canonica Giurifprudenza , fi aflezionò con tanta ap-
plicazione a quelle dottrine > clic paflava le notti intiere*
‘
faricandofu i libri fenza prender ionno j come appunto
& r 'fic Valerio M affamo di Carncadejche ita fe mirificunt
**”' dottrina operibut addixeraty ut cum cibi capiendi caufa
recubuijfet , cogitationibut tnbarens > manum ad mertfam
porrigtre obli'vi/ceretur . Facendo conofcere colla fua-«
dottrina la perfezione delfuo talento, fi aprì la ftradi,
poicchè da Monfig. D. Ferdinando de Bazan_.
agli onori;,
$10 Arcivefcovo > fu eletto Promotqr-Fifcale per la fab-
brica
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e,
• . : v * '•
yD.FranceJco Marchefe. \ \ \ 187
brica de'procclfi intorno la Beatificazione di Suor’Qrfp^
la Santini Fondatrice del Monafiero delle Religiofe Tcà-
tine di della Città iùa patria je di D.Girolamo
S. Giuliano
di Palermo, Canonico della Cattedrale Palermitana; an-
zi fatto Diputato di molte Chicle, fu con inviti affettuofi
e replicati, coftretto a pattare nella Corte Arcivefcovalc,
per poter’efercitare ancora la carica di LimoGnierc , e di
Segretario di Camera. Ad iftanza dello Hello Arci vefeovo
fu dal Re Cattolico dichiarato Canonico della medefima*
Chiefa Metropolitana ; cd uno anche degli Abati Com-
mcndararj perpetui di S. Giovanni degli Eremiti coll’ufo
de’ Pontcfìcali; ma tuttavia crclcendo nel Prelato la (lima
del fuo t dento , e della fua attitudine; è femprenpai fiato
prcmolìo alle Cariche più onorevoli, ed impiegato negli
afi'ari più gravi; periocchè deftinato Avvocato-Fifcalc del-
ia Ite IraArtivdcoval Corte, Vifitatoredi quella Dioecfi,
c Giudice Sinodale; fu inandato Procuratore a Roma per
la vili ta ad firnina,ovc da’ Prelati, da* Cardinali , e dallo ?•
fiefio Pontefice fu ricevuto con fegni chiari (lìmi di fiima.
Accoppilo alla cadidczza de’ coltumi una rara modeilia,
e prudenza, ed una erudizione univcrlàle, fi ha fatto fperi-
n.entare quanto fia fautore de’ Letterati; c quanto abbia
care le imprclc Letterarie; periocchè fervendo di (prone,
fi vede per fua opera proièguita la fatica della 'Biblioteca
animando D. Anronino Alongitore aperfezi onar
Sicola,
un volume cosi profittevole ; acciocché le memorie degli
Scrittori Siciliani riunite da quell’erudito Scrittore , divc-
nillcro pubbliche a gloria della fua patria. Eretta nel Pala-
gio del fuo Arci vefeovo l’Accademia de’ Canonici , di-
moierò allo fpclfo la fua dottrina ne’ difeorfi , che fe più
Aa a volte
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- 1 88 Elogj -decaddi D.Giacmto Gtmma.Par.I I.
Volte udire con foddisfazione degl’intendenti. Travaglia-
to dalle continue applicazioni , c configliato da’ Medici a
trattenerli alcun tempo in luogo di giovevole divverti-
meoto,per ricuperar la fàlute; pafsòad abitare in una V il—
la, ove feorgendo quei Sacerdoti anguftiati da moltiflìme
difficoltà intorno il loro minifierio, le quali difficilmente
poteano fciogliere, per la mancanza de’ libri» o del confe-
glio degli Uomini dotti, fi applicò a fcrivere un’Opera^,
trattando tutte quelle materie , e tutte lequcfiioni , che.,
poflono nelle Ville accadere . Trattò dell’ornamento del-
l’Alt ai^e, del Sacerdote» e delle altre cofe,che appartengo-
no alllmminifirazionc del fagrificio , e del Sagramento
dell’Eupariftia; affinchè i Cappellani delle lìdie Ville folle-
rò bene infintiti in quel che a loro è neceflario a fa perii ;
valendoli delle dottrine più ficure, di un metodo facile e_,
breve;' e di una frafe chiara e proporzionata ,
c nell’anno
1698. lo fe ufeire dalle fiampedi Palermo col titolo Ss*
cerdos in Villa . £* l’abufo degli Autori nel dar titoli a’ i
loro libri veramente grande; ma-
c vaghi di titoli gonf), e
ravigliofi, non confiderando,fc ben convengano alla ma-
teria di cui trattano ; nè temendo d’ingannare i Lettori
colle lor falfe promellc, l’avverano appunto, come in al-
cuni Ritratti, i quali non convengono in altro colla per-
fona,da cui fon tolti, che nel nome intorno cflì deferitto;
il qual però tolto, difficilmente fi potrebbe conofcere di
chi folle l’immagine dipinta Convien loro quel detto di
.
Orazio: Quid dignum tantoforti promijfor biatu ; o lo
fchcrzo di Diogene , che nello fcovgerc un picciolo Palar
gio con porta aliai grande; volle perfuadere il Padrone
chiudere l'ufcio, e poxyilaCufiodia; acciocché non potef-
ic
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D-Franctfco Marchtji, 189
fe fuggire il Palagio per efso. E’ l’altro abufò degli Autori
iervirfi di quei titoli, có cui più libri veggòfi più volte no-
minati; perlocchè il Lancellotti perdè il freno della.pa-
ziéza,oifervando,chc molti chiamavan GiardinO)Specchio , /«».-!«-
X tatro^Teforo le lor*operc,dicui incominciò a formarne
un Catalogo . Così poilìam dire di alcuni; che allettati
dalla fpezioiìtà del titolo di EncyclopadiO) la quale pro-
- priamente è Scientiarum omnium , C5P Artium orbita co-
me vien detta da Vitruwìoy tóConimbricenfiàaX Pineda £ ,
da Mario Ni folio) e da tutti coloro, che l’han nominata, CooùnbriccnH
fecondala Tua Greca etimologia > importando i precetti «r/j.
delle Scienze, l’hanno a molte materie particolari applica-
to; conforme l’applicò ad alcuni Sonetti.e Canzoni Italia- M"m» nì*oI
ne Giufeppe Artale\ a’ trattati di Medicina Fabrizio 2ter-
toleto , e Giovan Doleo t a cofe legali Giovan-Filippo V or- &&£££
burgic d Egidio Vnnio\ a materie Matematiche il P£3af-
paro Scotto,* cofe predicabili il Caramuele y c Pier-France-
feo PaJJerinhc Marcellino de Pife Cappuccino, alla Teo-
logia Morale Matteo Rent^i Canonico Napoletano: a cole
appartenenti alla Sagra Scrittura Giovanni lrlen , e Gio-
van- Errico Aìfiedio : al corfo di Filofofia lo ftcflb; ad un*,
raccolta delle fue Lettere Latine Luigi JVoourini Cheri-
co Regolare Veroncfe ; ed altri ad altre dottrine
partico-
laonde di venrifei e più Scrittori di Enciclopedie , ap-
lari;
pena un folo Aìfiedio fi vede, che giullamente fi lìa valu-
to, pretendendo trattare di tutte le Scienze nella terza fua
Enciclopedia univcrfale ; ma con qual felicità fia data.,
Scritta , fi ricava dal giudizio di Lorenzo Crajfo , che ficl L°*r«3;lc
V olergli formar l’Elogio, palefa difetti,che l'hanno ofeu-
i
tata, come bifognoià de' trattati più utili e neccflarj, dejle
po-
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\
I5>0 Elogj Accad.di D. Giacinto Cintma.Par.il.
novità quafi in tutte le Scienze , delle oflervazioni fatte_ì
'
nel fuo fecolo da tanti infigni Letterati > e delle queftioni
piu ardue ed intrigate delle Dottrine j oltre Ledere ftara_,
proibita dalla Congregazione deJl’fndicc, come di Autor*
Eretico, il quale nell’Opera fcrifle coIl’Erefia avanti gli oc-
chi . Sono i titoli de’ libri, alcuni nomi, che debbono Spie-
gare tutto quello, che nc’ libri fleflì è trattato; in maniera,
che tutte le cofe a lui fi riducano j onde Plinio il giovine»,
fcrifle, che infummo, primum ego Scriptoris ojfcium exi-
Jlimo , ut titulum fuum legat , at^ue identidem interro-
get fe,quid cceperit fcribere. Gli Antichi ufaron compor-
re i titoli con una, o due fole voci, come fi può vedere da
quelli di Platone , e di tanti altri i più celebri 5 e Piatone
fìcflo volle fempremai dar due titoli, l’uno prefo dalla ma-
teria nel fello cafo j e l’altro dalla perfona nel calo retto ;
coitfePb(drus, njel de Pulcbro: Licbes,rvel de Fortitu-
Scaliger. in dine, e confiderà lo Scaligero , clic fi debba porre nel cafo
Poetica.
retto; allorché fl narra, quafi che fofle rapprefentata , co-
me Andria di T eren^io', ma quado la cofa è t r attat 1, vi ri-
chiede il fedo cafo, come De Rerum natura laonde biafi-
fima tra gli altri Ovvidio ne’ libri De Tri/libus,t De Pon-
/o;quafi che più tolto dir dovefle Trifìia, Elegia Pontica ,
o ih Ponto . Ricercando però tal regola più lunga cfami-
na ;
perché molte voltcconviene l’uno o l’altro cafo a_
qoalfivoglia titolo e degno di lode il Canonico M AR-
CHESE, che a! fuo libro diè per titolo Sacerdos in Villa ;
Embiridion Tbeologia Moralis come ba dato altri fi- :
nuli e proporzionati ad altre Opere , che ha già pronte»,
alla ftampa, oltre quelle, che va tuttavia meditando . Di-
rizzò alla fuacuriolità virtuofa il Perrucci un Diario di
quan-
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' D.Francefco Marchefe. ipi
quanto pperò Napoli i’Augufto Monarca Filippo V.
in
Re delle Spagneje veggonfi anche al fuo merito confecra-
ti diverfi Componimenti da varj ingegni Letterati» Vive_.
colle Cariche onorevoli nella (uà patria > e col nome di
Accademico SpenfìtratQ\c ófirmato per la morte di Monfi
Arcivefc. di Palermo D.Ferdinando Bazan nollro Conac-
cadcmico dal Cardinal del Giudice Viceré in quel Re-
gno nella carica d'Avvocato-Fifcale della Corte Arci ve-
dovale i c dimoltrando col Tuo efempio quanto giovi
al rinforzodelTanimo di ciafchedunoPabituarfi ne* verdi
anni agli ftudiofi tiercizj» può fimboleggiar fefteflòin_.
qucll’imprcfa , in cuiè dipinto il Cane da caccia legato ad
un murojcol molto: PofinjincU ctlerior: eflendacoftumc
de* Cacciatori tenerli a bellette legati iCani» pcrche_j
difciolti ritfeanopiù pronti; mentre con molta Urettezza
negli ftudj lungamente trattenuto v fciolro poi , fi vede.?
portato con tutta agilità agli acquifti virtuo »
OPERE »
Sacerdos Hnchiridion Theofogia? Moralis, includens
in Villa;
refolutiones Cafuum confeientix *qui prsfèrtim Sacerdotibus
in Villis , &c. degentifcus occurrere polTùnt circà tratìatus de
Sacrofànfto Millìr Sacrificio , ac Mirabili Euchariftix Sacra-
mento. Pauormi 69 Z.perjofepb Gramignanum, in 12»
1
Da flamparfi*
Sacerdos in Villa. Pars fècunna»
Sacèrdos in fàcro Lycqo: Enchiridion Turidico-Tb.eoFogicum.
Additiones 'ad Fi iei olcxicon , live ad Sacrum Di&ionarium Do-
minici Macrì, & Carolicjus fratris»
Praxis Magna: Curi te Archiepifcopalis
, &
Ecclefiae Panormi-
> tanac »
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. ,. ,
Accaldi D.Gia cinto Gimmo. Par. I li
1 9i
Al Canonico Sig. D. FRANCESCO MARCHESE
Avvocato-Fifcalc deU'Ardvefcof al Corte
di Palermo .
SONETTO. r
Su la Quadriga ne l'Ago» £ Afre a
1
Coni? Quattro ù'irrit ffungefli alfeffto'.
Anzi innalzando d'Aquila T ingegno
Ti follevafH a la più eccelfa Idea.
De' fuoi t efori Diffenfer ticrea
’
Chi BEH
ti VIDE, e sì pietofo e
degna ',
di fulmini t'arma un gufo f
degno.
E rea.
Per annientar la colpa indegna e
Ne' fogli tuoi la Veritd non langue,
Cbe i Rozi in VILLA infegna; onde et refla
Ignoranza ejangue.
E vinto Tempo e la manifesta
il ,
Più vorrei tua Virtù far ;
Ma perche può la faffion del l'angue
penna arrejta.
Trasportarmi', il timor la
Andrea Ferrucci, AccadSpenJìer.
neJunrjL*
Ad Effigiati ejufdera.
EPIGRAMMA.
Uh ,
uhi Palladias virtùs ftbì dividit seder
Et fulgent piBis atria imagi nihus
MARCHESI, tua forma manef, miramur, & Ulte
Quantus fiat 'acri fpiritus ingemj\
f,
>
Q*o tua fama finn nobis patefaSa Sicam
Currit ad externas ufque relata piagar. s, rXjtK MJP
Qua libi qualis eri* noflro quoque Gloria
GIMM.JC.
!
Qui primus tantum protuht AuBor opus
Fr. Joferh Parafandolo
Car meliti
AcadetnJncurioJ.
agnel-
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AGNELLO DI NAPOLI'.
XLV*
Aberinti degl’ingegni fono flati a* Valentuo-
mini alcuni arcani delle Scienze, cosi in ogni
tempo ineftrigabili,che nella Repubblica Let-
teraria gran controverfie cagionando , tutta-
via fofpela la lor derilione mantengono , Nella Quadra-
tini del Circolo i Matematici fi affaticano, ed a fabbrica-
li re
, \
1P4 25/«gj Accad.dì D.Giacinta Gìmmi. Par. IA
re coll’ajuto della Statica, e di artificiofe macchine il mo-
to perpetuo j e fudano i Fifici a comporre quelle Lampa-
re, tanto da Ermolao barbaro , da Pietro Apiario , e da_^
Fortunio Liceto predicatele quali eredon valevoli a con-
feryare un lume > che perpetuamente durabile efler polla >
credendo lenza certo fondamento edere Ilare quelle in_»
4
ufo appo gli Antichi, de qutali non li ha altra memoria. >
che una tcilimonianza di alcuni, che rifcrilcono averle fo-
lamentc udite Promettono gli Alchimifti il loro grande^
x
rendere Timmortalirà a mortali : c*l vetro >
Elilìr > atta a
che martellar fi polla i anzi {limano, che Ila polTthile po-
terfi convertire in oro puri flamo, q in ottimo argento i
metalli imperfetti > e pur vi è dato alcuno^ a cui fia paruto
cofa non imponibile , non fola a forza dell’arte Deftil la-
toria raccogliere i raggi del Sole in un vafo di vetroicomc
fi gloriava di aver raccolti al pefo di due oncie quell'amia
tei» '% co del Digheoimì formare un fanciullo di carne, conforme
Jt.
nuC‘
^
caf predicava aver formato laltro amico di Giulio Camillo y eà .
avergli anche darò lo {pirite, affermando averlo in un fo-
lo illantc ritenuto » Furon propollc altre vanità maraYÌ-
gliofc da Paracclfa > di cui fcrivendo Andrea Libavio y e_.
confettando aver tralcritto alcune cofc > ch'era n più torto,
del ìVìhlmoy del Settagio ydi Erardo La^entaglioydi Ni-
culo Vefcovo d*Ippona,di Matteo Scafilo , di Arcbtlaoy
di Giovan Tritetmoy e di altri Autori più di lui antichi, e
da lui ftdfo^ifèrittfft profferta averne molte lafciate,come
vane, fcrivendo Omi/i magica &
juperjìitioja de ma-
£ net’f'wìt'.intagìnati ani s affefiuykomuculo y gemmabuiis
fjpc. nec pyaceviycjuomodo fabricandm ejjet homo per pu-
tre fa filone* Cbymicat expane fjp vino, aut femine ,
far-
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Agnello di Napoli ...
famulo arcanorum ; ntc contaminavi artem probanti
figmento generadoni s lignorum ; fS3 a<vium ex cimribut
combujlis . Sordesfunt Paracel/ìca impietatis , £3 men-
daciorum . Omìfi (SP alia , prtefertim compofttiones arro -
gantiores , laborioftorefque qu'amfruftuojtores ,ne {lama-
cbetur quifpiam : non pojfunt cujuslibet pha^fmato^,
arti inferi: £jp compofitionum e/l nutnerus infìmtus . Da
un numero grande di Scrittori vien celebrata la Tetta,* , P«tr. Streri».
che fcrivono aver fabbricata Alberto Magno con tale in-
duftria, e con tale artifizio di ruote, e di altre macchine-, ’<>*" • £>«»•
mgcgnofamente corri polle; che pronunziava le parole— gv r Schnt~
non diflìmili da quelle di un'Uomo,- e che avendola fpcz-
2ata S. T ommafo d’ Aquino,temendo di qualche inganno Parir '
diabolico; s’abbia lo fletto Alberto doluto, dicendo: Opus
triginta annorum dextruxijli , al riferir di Simon M*)o-
lo. E’ però come favola riferita da Martin Deirio ; e forfè- M.rti n .n.im„
Ci fognò il Torrebianca d’averla letta come ittoria vera- tic tibAtuf^.
neirOpere di S.Tommafo.così feri vendo nella fua Macìa: * M^uììll
1 * t
O oap.i. tium.xf-
^
D.Tbomas dum puer ef[et,faftum illudobjlupuit,ut ipfe
narrai lib. 3 . centra Cent. c. 1 04. poicchè non fi legge in
quel luogo, che abbia parlato il Dottor’ Angelico di tale»
flatua; nè forfè altrove per la diligenza, che tifai nel ricer-
carla nell’Indice di tutte le Opere alle parole Albertus ,
Magia-, fa qui, caput, flatua ed altre fimili Ma tali ma-
•>
raviglie tralafciando , che ncn magli audiendee fune-,
quam confabulationes idiotarum , £9* puerorumtfc condo
che ditte di alcune sì fatte cofe il Granvil ; è lèsto lodevo-
Jiifimo l’cferdzio di AGNELLO DI NAPOLI, che per
*
togliere il velo alla verità di quella dottrina , la quale fù
dagli Amichi a noi traflnefl’a nelle cofe naturali ,
accop-
: bb 2 pio
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,
i pg Elogj A et ad. di D.G iacinto Gimma. Pari//.
piò le ragioni recate nelle opinioni de’ Filofofi moderni
colle fperienze , che di continuo ha fatte nella fua Cafa^
allaprefenza de’fuoi Uditori, e di molti Letterati, facen-
do conofcere quanto fia pur vero quel che infegnò Lat-
laftanfc /ih. a,
tan^io, che fapientiam fibi adimunt , qui fine ullo )udi-
de dtuin itijii*.
tuLc*£b t
ciò inverna majorum probant , g »r ab a/ijs pecudum mo-
re dueuniun fed hoc eos fallit , qui ma\orum nomine po-
fito non putant fieri pofie , ut aut ip/t plus fapixnt , quitta
minore s 'vocantur , aut illi defpuerint , quia ma\orts no -
mìnantur . AverfaCittà del Kegno di Napoli fu la fua».
patria, ed ivi nacque ncli’anno re 5 8. alli 12. di Agofto >
ed avendo apparata da D. Luc’Antonio de Paoìellisla_*
Gramatica, in cui dimoftrò una continua applicazione al-
lo Audio , fi perfezionò nelle umane Lettere , dando fpc-
ranza chiariifima di dover produrre quei frutti nel cam-
po Lettarario.che retar fogliono gl'ingegni cfercitati nel-
le Scienze. Pafsò alla Città di Napoli net 1571. e nel
Collegio de* Padri Giefuiti imparò dal P. Jameo quella..
Filofofia, che ha nome di ScolaAica , efercitando ivi tutti
quegli efèrcizj,chedagli fiudenti più applicati fi praticano*
L’ propofizione dall a Statica dimoArata , che un corpo
uguale di gravità coll’acqua, tutto in quella s’immerge. >
ma è indifferente ad ottener nella mcdefmna alcun luogo >
così egli conofcendofi dotato di talento valevole ad im-
mergerli nella profonderà di qualfivoglia Scienza, dubitò
molto qual doveffe meta de’ fuoi Audj . A li-
ftabilire per
braccio finalmente b Medicina, come di maggior foddif*
ferimento al filo genio, e più opportuna a poter coltivare
le buone Lettere, e la Filofofia delle cofc naturali, delli..
quale già esa divenuto AudiofilAmo ; laonde perchè glo-
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a
Agnello di Napoli. 197
riofa correa la fama di Luca To^zjì pensò dallo fteffo ap-
prendere gl’infegnamenri; e volle anche udire Tommafo
Cornelio , e Stballiano TSartolo pubblici Cattedratici dell’
Univerlità Napoletana in quei tempi. Confiderò, ch’era
pur necelìaria la notizia della Lingua Greca per far profit-
to nelle dottrine Mediche , e per la cognizione de' buoni
Scrittori;
però lì applicò alla medefima folto la difciplina
di D.Gregeri© Mettere nel tempo ftdlo, che l’apparava^
Tommafo Donzelli, con cui ftrinfeamiffà grande per la*
(ìmilitudine degli fiudj, e dc’coftumi. E* veramente quel-
l'idioma affai profittevole a molte Scienze ,
fcrivendo il
Crinito , che in Grxcorum dijciplinis ingenium tfì , £9*
acumen , & amnigtna eruditio apparet-, ut nulla unqua **-r
gens futrit,qu<£ dietndi copia , ingeni\ eleganti* tum
illis conferri pojfit : perlocchè fu molto dcfideraio da_.
Francesco Petrarca sì degno Filofofo, il quale per acqui-
ftarlo non ildegnò andare in Calabria a ritrovare il Mo-
naco Barlaamo , da cui gran profitto fperava . Nell’anno
1677. affi ventilate di Novembre ricevè col medi-fimo
Donzelli la Dottorai laurea per la Filofcfia , e per la Me-
dicina nel Collegio di Salerno, e dandoli tutto agli Rudj,
incominciò afar’acquifto di quella buona fama , di cui fi
pregiavano i primi Virruofi giovani della Città di Napo-
li, che al medicare
fintando quei Napoletani
fi eran dati
,
;
perlocchc il
che in quei tempi vulcano pa-
Gemelli bia-
*«*
^
ter Letterati, quando tali non erano , affamò elitre di
fòmma dottrina , e di erudizione profonda D. Frarccfco
d’/lnJrta) Lonardo di Capo , il 'Tornio , il Manforte , il
V alletta , e molti altri , ch’egli nomina \ e di iperanza^
grande nel profitto degli fludj il NAPOLI , d Fufca >
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i$>8 E log] Accad.di V. Giacinto Gimtna.Par.il.
Donzelli, ed altri di età confimilc. Non ilprezzò
il
AGNELLO» benché applicato alle Scienze gravi » né
lafciò coltivare la Pocfia 5 ma pofcia volendo ricavar glo-
ria) ed utile dalle Lue Letterarie fatiche) incominciò ad in-
fegnare dall’anno 1683. la naturai Filofcfia fecondo la_'
dottrina di quei Autori ) che dalla Peripatetica lì allonta-
d. Basi* it- narono Le Api imitando, come dille Ballilo : Velut Jlo-
;
***-. '
rum reliquis quidem ufque ad odorem , colorem ejl
ufus : aptt autem mel ex ipfis exctrpere noverunt , ftc [£•
qui diligente s in legenda exi/iunt,non fulum quod dulce,
jucunduwque fuerit ineorum libris perftquuntur , fei
quondam exijj utilitatem animo referre contendunf.ciz-
minò tutte le opinioni de’ Filofofì , c riferì tutte le opi-
nioni degli Antichi, cioè di Talete ) de* Chimici 5 degli
Ariftotciici ftelfi; de’ Democritici , c de’ Cartefiani tra* i
Moderni „ Avvegnaché il fuo metodo negli ferirti folìé
Eclettico a delettu cosi detto 5 dimoftrò nondimeno in-
clinazione grandillìma a quella Filofofia da Pier GaJJen-
do , dal Galileo , da Giovan-Alfcnlò ^Barelli , e da molti
altri abbracciata 5
folo ammirando il Gartefio, come Uo-
mo di alto e fublime ingegno dotato . Fu certamente*
GaJJcndo fplendore della Francia, avendo dato nuovo lu-
me alle antiche opinioni ; mentre rifufritando l’opinione
degli Arcmifti riti ovata da Leuctppo loro Principe^ tenu-
ta da Democrito, ài Epicuro,c ài Lucrezio , la (purgò da
quelle macchie, le quali alla Fede Cattolica ripugnavano,
in quella lidia maniera, in cui ammendo la Platonica».
S.Agvftino, c l’Aridotcìica ^ Tommafoà' Aquino, egli
altri Padr dell’età fua
i . L'ilIuftròmoltoEmmanuel Mai-
alano dclfO/dinc de’ Minimi particolarmente in quelle*
cofc.
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Agnello di Napoli . 199
cofe, che alfa Teologia
fembravano repugnanti ; e fu pur
fortuna del GaJJendo aver dato principio ad un Siltema^
Filofofico, il quale meritò efler coltivato da Sebafiiano
Rajfanoy da Francefco Caro ,dal P. Onorato Fabri , dal
P. Tommafo Campamllay da Criiòftomo Magnenio > da
Roberto Baile , dal Galileo , da Tommafo Cornelio , d a*
Bernardino TeltJto y da Donato RoJ/eta y e da infiniti altri,
che per Io più per Atomifti fon creduti * Non fu diflimi-
glievole la fortuna del CarteJto y avendo anche dato prin-
; ma incontrò in
cipio alla fua Scuola Cartefiana molte.*
fuc Opere la cenfura della Sagra Congregazione dell’In-
dice , la quale venerar debbono ì Cattolici * c fecondo i
fuoi dettami , come decreti della Santa Chicfa Romana* >
abborrir quelle opinioni, che di pregiudizio grande all**
dottrina de’ Fedeli fono fiate riputate. Parafrafti del Car»
tefìo loro Principe fono dal N inolio nominati il Glauber-
gioy lo Spinola, VEebord, Tobia Andrta y ed ferrico Regio y
e fono elclufi da tal numero il Verulamio y il Drgbeo yCor-
nelio da Qglegandc y e limili , che il volgo confonde co’ i
Cartefiani, filmandogli egli o allo ftefo Carte/lo uguali>
o pure fuperiori di età, e d’ingegno . Tra le Scienze non
v*è alcuna in vero > che fia più ofcura della I-ilofofia , la*
quale per l’ofcurità fua se veduta lacerata da tante varie
opinioni efificmi, c contrattata da tante Sette tra loro
differenti » Pensò aver ritrovata la verità delle cofe na-
turali la Scuola Dogmatica: fiimò ttìcre imponibile a po-
terla rinvenire l’Acatalettica : ed affermò, non averla già
ritruovata, maeffere cofa non malagevole arinvenirla la
Scettica. I Pirronici da Pirrone lor Dm e così detti, c dal-
la Scettica deri vari* vollero fedamente concedere le appa-
renze
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200 E/ogj Accaddi D.Giacinto GimmaJPar.I /.’
renzc delle cofe; ma dubitarono della natura loro interna»
affermando, che (la bianca la neve, caldo il fuoco, e dolce
il mele ,
perchè a’ i fenfi così apparifeono ; ma non eifer
corti, che fien tali; e tra e Ili Laerzio numerò Socrate, Stil-’
pone, Filippo, Mcncdemo, Pirrone, Teodoro, Cameade»'
Brifone , Pitagora , ed Arittochio , i quali nulla fenderò •
Derivò dalla Dogmatica la Peripatetica, e la Stoica: dall*
Acatalettica gli Accademici indiatiti da Arccfìlao, ed al-]
tre propagate in numero grande fi videro appo gli Anti-
chi borire, come furono la Platonica, la Cirenaica, l’Elia-
ca, la Megarica, la Cinica, l’Erctrica, la Dialettica, e l'Epi-
curea: moltillìmi però la Pirronica abborrendo e ripudia.-
do, anzi privandola del titolo di Setta,per la gran Je ofeu-
rità fila: e così abbiam veduto, e veggiamo a’ nottri tempi
diramata i’Arittotelica in Tomiftica , e Scotiftica , in Oc-
camidica, in Avcrroiilica, ed in Neoterica; c contrattata.»
da* Chimici, dà'Galfendifti, da’Cartefiani, e datanti altri.
Amarono la verità i Filaletici ,
e fi applicarono ad ifee-
glierla da varie fencenze gli Eclettici , de' quali fi ha per
Principe Potamone Alelfandrino , il quale feguirono lo-
zione Macdro di Seneca, Ammonio , che ammaeftrò Piu -i
tarco,Clemcnte Alellandnno, Origene , Lattando Firinia-
no,ed altri. Volendo dunque AGNELLO ammaeftrare i
fuoi Difcepoli nelle cofe Filofofiche formò la fua Filofo-
fia, la quale tutto che folfe Democritica, l’illuttrò nulladi-
meno di varie fue proprie opinioni , c conlìderazioni»
r
maffimamente nelle materie del V acuo , delia mutazione
riJucendo a manifette, quelle, che
delle -cofe, della qualità,
lìcredono occulte : de' fènfi , e delle fenfazioni , e di ogni
akra cole dubbia; ed cfercitandolì in continue fperienze ,
ri-
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.
Agnèllo di Napoli IO I
ripetè anche buona parte di quelle del 7?o/7r, dell* Accade-
mia del Cimento , e di altri Filofofi Sperimentali j così
coH'a/uto della Meccanica dando forza alla fua fentcnza_,
acciocché non folle detto a’ fuoi Scolari , che tanqucwL,
ecjuus capifìro rettnentur , come ad alcuno dille il Launoì .
Continuò il midcfimo inftituto nelle lezioni della Medi-
cina , e meritò lode grande per ellcre lìato quali il primo
dopo il Cornelio , ed il T o^i a toglierfi la mafehera deli'
Antichità nell’infegnare in Napoli alla gioventù ftudioia
le dottrine naturali con quella libertà, che dà l’aHenfoalla
fperienza e non agii altrui fentimenti. Avendo procurato,
che le Opere del Redi Aro cari firmo virtuofo, da cui più
lettere piene di cortclia,c di lode meritò riceverete facen-
dole ulcire dalle llampe del Raillard nell anno 8 7. con
altri trattari non ancora veduti, acciocché potclfcroi gio*
vani ricavar profitto \ vide conlegraio ai luo nome il
7 ruttato delle Vipere diqueH’Autore,c nella Dedicatoria
da Tommafo Donzelli dettata mirò encomiato come»,
fi
uno de* primi ornamenti della Città di Napoli Conti- .
nuando la lettura fino all’anno 69$. fic».omc confeguì il1
primo luogo tra i lettori di Medicina j così produfie co’
i fuoi inlcgnamenti molti Vìrtuofi , e rra gii altri fuoi
Alunni rifplendono gloriolàmcnte Nicolò Lanzano , e_.
Irancefco Scala, che promettono ainendue continuare»,
in le ftcfiì la gloria del loro Mae/lro per la perizia nelle».
Arti Mediche , c File-fofiche , oltre quelle delle umane».
Lettere . llfuo buon nome nella Teorica non meno che ,
nella Pratica di Medicina, il fuo efe rcizio nelle fpcrienzc,
c la cognizione grande di varie feienze, lìccome han fatto
divenir la iua Cala Olpizio delle Mufc da Uomini dotti
Cc fre-
,
201 Elog] Aceti. di D.Giacinto Gimma.Par.il.
frequentato;cosi parcorifcono dcfidcrio a’foraftieri Lette-
rati di ammirar la Tua dottrina. Lo lìudio continuo gli fa
meritare il titolo di Librorum Htlluoyc. potrebbe dare alla
luce varie Lue Opere fcritte in diverfi tempi , fc non gli
folle di freno la fentenza;che oggi bifogna legger Tempre,
comporre non darcofa alcuna alle Stampe 5 ef-
di raro, e
fendo divenuti Uomi
di palato molto delicato, e che,,
gli
omnia nafo fufpendunt adunco . ScrilTe molti Configli
Medici, dtverle Olfervazioni , ed Efercitazioni Medico-
fi fiche, oltre il Volume, a cui die titolo: 'Vni'verfa Medi-
cina metbodo Erotematica concinnata cum ex V eterum y
tùm ex Recentiorum placitisfin ujum Jludiofee J uventu-
tisy brevemente in elio fpiegando tutto quello , che ad un
buon Medico fi apparticne.In tutte leAccademie di Napo-
, oltre in quella degl’ Infuriati fu (limato degno di luo-
li
go meritevole, e con fua lode fi vede annoverato nella So-
cietà nolìra nella Clafie de*Filofofi,e Medici fpcrimentali.
OPERE manofcrìtte
Univcrfa Medicina methodo Erotematica concinnata, cùm ex
Veterum,tùm ex Recentiorum placitis, in ufum fludioftj juven-
tutis.
Confilia,St OMèrvationes Medicar.
Excrcitationes Medico-Phyficar.
AL SIGNOR AGNELLO DI NAPOLI
Eruditiflìmo Filofofo,c Medico del Secolo.
SONETTO.
Mentre di gloria alto defio ti accende.
Stanchi del Vecchio Coo gli ampi Volumi j
Onde da' fogli tuoi l'Italia attende
D'Jlforijìici "inchi opri efprejjì i fiumi.
La
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. s, s . . .
Agnello di Napoli. zo3
La
tua virtù , che ne' Licei rifplenfa
A
le Catedre illufiri accrefce i lumi
Tutto sà la tua mente , e tutto intende ,
Quando /acri a Minerva i dì confumi
Ove Euboica Sirena ebbe l'avello ,
De l' Invidia tu calchi il Mojbro infido ,
Fra gli Eroi d'Epidauro , Eroe novello.
Tromba di Fama eterna in ogni lido
Suona così , che un Letterato AGNELLO
Ne r Arti mute ha di facondo il grido
D. Pietro Emilio Guafco Giudice Perp. Decano
della G.C. della Vicar. AccadSpenf
Jt.'v *.**•<*.’* au'vau’nrju’vjuTf'jt.’n’Jt.’X'Je.-if'juif'j*. tv
Eidem
HENDECASTLL A BUM.
0 felix nimis , 0 beata Atella
AIater quàm teneri mei fodalis
AGNELLI fati* ufque , &
ufque amati
Magno Pbcebigena Deo medentum :
Qui Jùcci docuit potenti s berbas
-
lllum , fofjìlia è venena quot fusti ,
Seu quicquid valet unguibus rapaci
Orci femanimes vocare ad aura
Vitale* iterum velut Machaon
Ejufdem Podaliriufque stati ,
Qui Dj fusst babiti Jovis nepotes.
Nam fortem fobolem tibi parafi
Adverfus Lacbefin , Neapolì que
Unde ortum generis trabit patemi
Cum cognnmive genti* ; ut ftt Urbi
Qui matri mcdeatur , # propinqua '
Nojìra Partbenope fibi tam amata ,
Quàm & te deperit ,
è" fuos penate*.
0 dignum caput aurea corona , . . .. . i
.
Quo nec fccula diguius tulere
Antebac prat evita , aut feresst futura ,
Prifca five velimus arte , five
Cc * Cu-
. , , ,. . .
204 E/ogj Accad.di D. Giacinto
Gimma.rar.il.
Cura?idi metbodo uova mederi
Seit frij'cttftmul
ypj Jìmul recenti.
Acoto nani Soptia nova, ac ventile
Ilio gw mage callidus , nec ullus
Ilio qui magic beiuo librorum
Cw jn-xter phyfcos, eruditi,
Z.t coniti amnigena eruditione
Nunqudm non comites libri diferti :
ben quando vacuile librarioruni
{
J autifper foris in/idet tabernis,
b?u quando potius domi moratur
Lluiu & cum comedit comete
fecum
rt cum membra cubant fupina le
8»
Vu^ caP‘ aflt brevem foporem
U dignum caput aurea corona
u J e‘tX nìmis O beata Atella. #
,
,
U.J.D. D. Alexander Gm^W Ac adJncirr.
j*.
Ad Eundcm
epigramma.
Hoc quondam mortale genuc fuckiffe querelar
rertur , ni libeat dicere vota
Jovi
am sita cur noflra rapiuntur
:
tempora vita:
isongrius annoti sum perdere Patresì
Uuippe jenex JEfon juvenile
refumferat avum :
Obfuit Aurore nulla feneBa viro:
Idee duxijfe tibi fati r
efi triafacula , Keller;
.
1 aucaque noi morbi chiudere
lutlra fìnunt
Jupiter bis flexur precibus te mi/it
/ er quem babeaut bomines vivere poOe
AHELLE
diu *
a n ™P
l en* animar
è faucibus Orci,
/
.Ad Jua Pbcebea munia reddis ope.
Certe alia rottone .forer ni
mijfus ab alto,
fiaud tantis pojjes ebvius ire tnalis.
U.JX>.DJanuarius-Alaria Confèntinus
Academ.Incuriof.
d.car -
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D. Carlo- Domenico di Sangro. zoj
D. C ARLO-DOM EN 1 CO DI SANGKO
Duca di Pietri , eletto Principe deirAccademia
degli Uniti di Napoli.
XLVL
! Mmagtne giuftffTìma della Verità fu detta
ftoria, la quale dimoftrandoci quali in am-
pio T eatro le buone , o le colpevoli azioni di
coloro, che ne* paflati fecoli già videro* è pur
la fedele dilpenfauice non folo di quella gloria, chea’Vir-
tupi)
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I
,
io 6 Elogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
tuofi fu premio j
ma di quell'obbrobrio , che fu pena agl*
iniqui . Intento perciò Polibio ad inftruire l’iftorico, pro-
pone al mcdcfimo per legge, che alcuna cofa non , o finga
con fallirà non corrompaichc la (incera verità non 'taccia,
c libero dalle proprie pafifìoni, conceda quella lode a tutto
ciò , che di lode è meritevole , e dilpenfi quel biafimo
quanto biafimevole apparifee - Ma così difficile è agli
Uomini il frenare quegli affetti, per li quali impazziti, lt*,
fpezie delle cofe traveggono; come dice Girolamo. 3 chc fti-
cìc. fn M<tr. m ò Cicerone fimili agli fteflì Dei coloro , i quali poffono
rcivi) /,»,
animum vincere, iracundìam cobibere , Hjiftorianu
temperare. Fu dallo fteflò Polibio mordacemente riprefo
Filarco', perchè mitica pajjim per unìverfam biJloriam*y
prout libido animi tulit , locutus ejl ; ed il Sabellico fu da
Donato Giannotto céfurato; perchè volédo farfi conofcere
offequiofo al nome Veneto, i fatti de'Veneti Iterila quei de]
Romani fe uguali j il che nel Contarmi ancora olTcrvaro-
no; ed il ‘Bembo più tolto Cittadino, che Iltorico fu ri-
„ .
putato* Il nome de* Francefi fu a Livio affai odiofo, co-
)tb~ì.d£
liVm
mc il Glareano dimoltra 5 e conforme fìmilmenre era fta-
Teopompo, e de’ Lacedemoni a
to quello degli Ateniefi a
Palterate non folo il Porcacchidà il
al dir di Giofeffb', e
Tcftullian. in titolo di Maledico a Glorio ; ma il Platina è chiamato
^ Ciacconio Con'vìciator acerrimus multorum Ponti -
cum
fi
’ Vcllcjo Patercolo nel deferivere i fatti di Augullo,
e di Tiberio è creduto adulatore dal V annoccio j ed invi-
diofo Tacito dal Haronio ; anzi mentitore dal Rodigino ,
da Marfilio Ficino , da Tertulliano, c da Famiano Strada ,
che ne raccolfe le menzogne» Ma del Poggio cantò il San-
nazaro t
Dum
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D. Carlo-Domcnico di Sangro. 207
Dwn patriam laudata iamnat dum Poggius boflemr
Nec malus ejì Civis, rtec bonus Hijioncus.
Quelli , nel dare da lftorico i Tuoi precetti della Nobiltà,
che pigliò a fcrivere, volle mcttcr’ombre allo iplendore_.
della Nobiltà Napoletana , col dire fecondo che dal Ut-
perline fu traferitto : N
napolitani , qui pra coeteris Ita*
lis nobilitateti
1
prafeferunt^eam in dtfìdia^atque ignavia
collocare njidentur\ nulli enirn ,
prceter qudm inerti otio
intenti , exfuispoJJejffìonibusvitamdegunt. Nefas ejt ,
Nobili rei rujlicdt , aut fuis rationibus cognofcendisope-
ram dare . Sedente s in atrijs , aut esultando tempus te~
runt . Non farebbe invero gran fatica dimoftrare a lui le
traveggole, per le quali infucidò la penna di maledicenza;
oltre quelle , che gli furon mortrate nel libro col tirolo :
Leonardi Cbien/ìs de vera Nobilitate cantra Poggium^
tra flatus s. 4po!ogeticus:pubb\icìto da Michele Giujlinia-
ni ;
poicchè ben dalle Illorie medefime fi raccoglie, che_,
non folo fi è veduta la gcnerofità natia annidarfi negliani-
mi de* Nobili Napoletani in ogni Secolo, la virtù Eroica,
la prudenza politica, e la virtù Cavalercfca, fecondo che_,
ha porto anche fotto l’occhio de’ curiofi il P. Filamondì\
ma nell’età noftra ammiriamo ne’loro ingegni coltivarfi.
*
il fapere piti feelto , la dottrina delle Scienze più recondi-
te, laFilofofia , la Mufica, la Poefia , eie Arti più liberali
con invidia delle altrui Nazioni . La Citta di Napoli ,
dice il Porcacchi , ha prodotto per continua , e quafi ere~
ditaria fuccejfione , tanto gran numero di gentili idomi- ,
ni , di Cavalieri , e di Signori valorojì in tutte le Scien-
te, e in ógni vntuofa proj'ejjione j che quando per le altre
qualità , che rendono illufìre una Patria , ella non fojfc-*
no-
*
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ao8 Elog] Accxd.di D.Giacinto Gimma.Pxr. 1 K
nobile , per quejlo foto farebbe nobiliffim a . Frefca è laL; >
memoria di tanti illuftri Letterati , che la Repubblica.»'
Letteraria hanno adornata il Sannazaro , Antonio To-
logna ,
Afcanio- Donato Acqua^viva , Afcanio Pigna -
.felli y Angelo di Coftanzjo , Bernardino Rota > Dio-
mede , e Ferrante Carraf« , Francefco Dentice , Gio-
vambatifta Nanfe , e Gianfrancefco Caracciolo nella—
Poefia Latina ,
e Tofcana: Agoftino Capecelatro , An-
tonio Caracciolo Antonio Carafa nella Teologia: An-
y
tonio Capecey Andrea Capano , Camillo della Rattn^ ,
Giovan Carafa , Gioyan de > Marino Frezza ,
Iranccfco A/ er/i»o , Gianfrancefco Sanfelice nella Giurif-
prudenza Cefarc Pagano y Ferrante Caracciolo , Fran-
:
cefco Capecelatro nella Jftoria : Ciarletta Caracciolo nel-
la Moral Filofofia ; Antonio Maria Gefualdo nejli Mate-
matica , c tanti altri , che nella biblioteca del T oppio o ,
nell’Aggiunta del Nicodemo numerare fi poflono . Amò
l’ozio quella Nobiltà ; ma erudito ; c nell'Accademia de-
gli Oftofì tra tante illullri AlTemblee de’ Nobili, mftitui-
ta da Giovambatifta Marfe Marchefc di Villa , che ne—
fu fèmpre il Direttore, da Giulio-Cefare Capaccio , da,
Afcanio Filomarini pofeia Cardinale , e da altri virtuo-
,
fi Cavalieri , dipingendo per Imprcfa un’Aquila in atro
di mover l'ali nel riguardar fifa il Sole, col motto : Non
vtiofa quies , fa mentire il Poggio fello, che non è vizio-
fa poltroneria quell’ozio , ch’egli morde. Vive ancora
l’Adunanza degli Uniti fin dall’anno 1693. eretta nella,
A Min»; Oziof adunavanfi
de Un lH'.'b
Sala della Filofofia , ove gli ; fabbri-
Cir.f. hK
<*>?•
J
cara da Fttorre Carafa Comedi Ruvo con altre per le va-
rie Scienze nel Chiofiro di S. Domenico Maggiore de’
PP.
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. •
D.Carlo-Domenico di Sangro. 209
PP. Predicatori , ad ufo degli Studj di Napoli ;
prima_,
che dal Conte di Lemos Viceré fi fabbricaflc quella fii-
perba macchina » che fuori la Porta di S. Maria di Coltan-
linopoli fi vede. Promofla da Carlo Stella primario Av-
vocato , e da altri eruditi ingegni ,
per Pinforta difienfio-
nc, che i virtuoficongrdlì degl’ Jnfuriati Accademici
impediva , fpiegò per Imprefa molte Api, che dentro la_
cava di un'Albero di Alloro ftanno per entrare, col mor-
to : Amor omnibus idem o : coll'altro Non aliter ì come
alcuni il dipinfero ; efponendo la virtuofa unione alla fa-
tica erudita, colla quale nelle fue feflìoni più volre la vir-
tù dc*Nobili fi è veduta rifplenderc . Della medefima_,
gode il titola dcgnifiìmo di Principe D.CARLO-DO-
MENICO DI SANGRO j la cui Famiglia traendo la*
fua origine da quella de* Duchi di Borgogna ; fecondo
che l' Ammirato , il Campanile rrpongono
, ed altri fup
ir r • r
ha lemprcmai ratta lcorgerc illultre per le Porpore del n
* Ntfii. Tom i.
... n
O ; fi
(
Vaticano, dal noftro erudito Aldimari numerare c per sa
li Feudi , che nel Regno ha goduto, e fin oggi goder fi
s ia :
^ '
/l 1/,,<< ’
vede con glortofi titoli di Principi , come quello di San-
fevero, e di Viggiano : de* Duchi , cioè di Victri, di Tor-
remaggiore , e di Cafacalenda : e de’ Marchcfi , come_,
quello di Sanlucito , rra* quali l’odierno D. Domcnico-
Nicolò, Cavaliere di merito, fu ultimamente onorato col-
la mercè della Chiave d’Oro dal Monarca Auguitiiiimo
delleSpagne Filippo V. nella venuta fatta in Italia, ed in
Napoli. Fabrizio di Sangro figlio di Ferrante fu il primo
Duca , il quale pofìedendo già Vietri, A brida , e Caftel-
gloriolo , n’ottenne fopra la fiefla Terra di Vieni il titolo
di Ducato dal Re Cattolico Filippo li. in premio della*
Dd virtù
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,
2 ì o Elog j Accad.it. V. Giacinto Gimma.Par.il.
virtù militare , nella guerra di San Quintino efcrcitata_,
l’Abito di ‘'.Giacomo, ed una pingue Commendai oltre
i riguardevoli Lficj, co’ i quali da Filippo 111. fu pre-
miato . Si legge fecondo Duca Giovanni, per le fuc ope-
- razioni di fama onorevole adornato ,
a cui fuccedè Fran-
cefco-Maria , che ritiratoli a vita Ktligiofa tra* Cherici
Regolari , lal'ciò crede Laura fua unica figliuola , data.*
in moglie a Scipione di Sangro Duca di Cafacalenda_ .
Nacque D. CAKLO-DOMENICO da sì nobil Coppia,
primogenito della Genitrice , c fu neeelfitato a rappre-
fentare la Cafa de’ Duchi di Victri , avendo figli del pri-
mo Matrimonio il Genitore . Fu la fua nafeita nell’anno
1 <5 5 8- nel giorno decimoterzo di Ottobre , confecrato
r M.fc«a m da’ Romani a Giove liberatore ; e che fu a più Principi
#£&«£»£ natalizio , cioè ad Odoardo figlio di Arrigo VI. Re d’In-
n'Jìr
'
a»ìÌ. ghilrerra nel iqj 2. a Eduardo figlio di Errico Vili. Re
Jo: P.t. Lof. dello Hello Regno nel 1 538. a Mallìmiliano Arciduca-.
* r.ctrm.i.i.
nc j j 5 2 g, c d a Claudia figlia di Ludovico XII.
* c moglie di Erancefco I. Re di Francia nel 1 59p. Arric-
chito di tutte quelle condizioni , che potean renderlo
amabile e rcggtmdevolc nella tenera età fua, nella qua-
le fu nobilmente educato , fi applicò agli ftudj dcllcuma-
ne Lettere nei Collegio de’ Nobili della Città di Napo-
li , il quale da’ Padri Giefuiti vien governato ; ove con.,
tal felicità le Scokftiche , e le Morali difcipline apprefe,»
che molto fi difiinguea tra’Condifcepoli , efercitando
con ammirabil deprezza e leggiadria le funzioni Cava-
Itrcl'chc, nelle quali provocò fpeflo l’altrui invidia, che». 1
AéHntmt. * tji Comesi fecondo che fiimò Cornificio E per- .
che nc* maneggi , c governi civili fi è veduta in ogni tcn^-
po
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,
D. Carlo- Domenico di Sanerò.'
O zìi
poneceflaria la dottrina degli Uomini , colla quale gl*
Stati , c le Repubbliche fi ; fonino
enim* mantengono
Jtmilis efi vanas tmaginationes ha-
imperitorum vita ,
bens ; come ;dille D. CARLO-DOME-
lfidoro ftudiò
NICO tutto il Corfo Legale fiotto la difciplina del Ver-
de , e di D. Paolo di Simone pubblici Cattedratici ; ma,
perche lo Audio dell’Erudizione, e della Politica molto
a' Nobili conviene ; alle medefime aliai geniale fi è ve-
duto; come fé la Natura quelle cognizioni tan-Mia
to alui neceffarie particolarmente l’inclinalle . Per iltabi-
lir la fua Famiglia fposò D. Vittoria de’Caraccioli Rolli
de* Duchi di Belcaftro , Dama ornata non men di virtù,
che d’animo nobile. Ricevè egli dalla Natura un venu-
ftiflìnao afpetto , una maeftofa apparenza , ed una ecce-
dente corporatura aliai ben proporzionata nelle Tue parti
per darcelo a conofeere per Magnanimo , la cui imma-
gine ci rapprefentò ilConte Immanuel Tefauro come ,•
ìpiegò Omero nel Tuo Agamennone . Benché umano ed*
affabile , induce naturalmente la riverenza , c la venera-
zione a chi feco-ha bifogno trattare : c forte ne’ ragione»
Voli impegni; anzi fagace nel penetrar l’altrui intenzio-
ne , così generofo fi feorge a prò degli amici , c così gra-
to e civile , che per la fua beneficenza fembra qudl’Ac-
qua vcrlàta da un vafo , che figurò l’Abate Ferro col
motto: Et laà-dfffunditur . Nutrendo l’animo fuo con
quei penfieri degni del grado , ch’egli tiene , avvera li, p ouc. .». +
W
ipaffima de’ Politici , che non fblo conviene ; ma è ne-
cellario , che il Principe alla nobiltà del Natale , alla gc-
nerofità della Profàpia, ed alla bellezza virile faccia com-
pagne le qualità virtuofe dell'animo. Sin dall’anno 169 5. »
. Dd 2 rice-
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,
212 Èlog) Accad.di D. Giacinto Gimma. Par AI»
ricevè il titolo di Principe degli Uniti i nella cui Affem-
blea fe allo fpcllo ammirare le Tue Lezioni Accademiche
e le Poche, che darà alle ftampe 5 ed affaticandoli nel
togliere alla medefima quelle dilcordic , che per effereij
comuni alle Adunanze tutte > intiepidifeono a fentimen-
^
x» t’ dì pii- todel Doccalini , i virtuoli dcrcizi' ; penfa rcftituirle_.
naj. con tur 1 , » . # • • •
r*tl »«. cjuel fervore ardcntiilìir.o ; che fuolcllcrc principio ad
©gni Letterario Congrcllo; rammentandofi , che a Sci-
pione , al quale fu facile dillruggcrc l’invitta Numanzia,
nfpofe il Ptincipe Tirtfio , che partorire vittoriano con-
cordia , difeordia exitium . Egli è pur ccnfore affai rigi-
do de’ proprj Componimenti , conhderando con Giaco-
J * c Pfttrm in
?C»t ÌXjittHt. mo Pantano y che fatiùs eji fremere aliquamdiu quod
promere vtlis ,
quam inculta & 'vitioja revocane cum
t 'vulgata fmt ; ed è tanta la lua diligenza nelfabricar-
gli , e con afpra lima ad affinargli , che fi avvera quali in
mi» Ep. lui ciò che fcrive Plinio il giovine : Nullum tmendandi
gtnus omino ;
ac primum qua Jcripft mtcumipfe per-
tratto : deinde duobui aut tribui lego , max aitile trado
adnotando , notafque eorumjì dubito , , cum uno turfui
aut altero penftto j novijfm't pluribus recito ac fi quid -,
mibi credit , tunc acerrimi extendo j n 'am tanto dili\
gemiui y quanto follici tiui intendo : Optimi aut em re-
verenda , pudor j metui \udicant . Conferiva il Sanna-
cui? „„. a v u .
c ue Compofizioni con Francefco Podcrico , e per
| |
ifceglicrne talvolta un verfo , diece affai fpcllo di un me-
dclìmo lentimento ne componca ; anzi fecondo che ferii-
>m : bar /uh- fe il liifcio'a : JEvo Maiorum
7
noftrorum Attiut Syncerui
inventila
tipv.cap.if. . #
Sannazanui ,
quod Epigramma , five Odem confeciffet^
ir.loculii includtbat novem , £SF novies examinabat ,
tum-
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. . .
D. Carlo*T)omenico di Sangro* '
215
tuyncjue dabat Iegeridai che fimilmente oflervòMonn
il
Giovanni della Caffi? \chc (o)evaper Fo fjjazio di molti
anni concuocergli » ed in certe- lue calettine a far lun-
ghillime quarantene tenergli, e pulirgli , tome avvila-
Nicolò Villani Ammetto D. CàRLO-DOMENICO
.
per la Tua dottrina è nella Sòcictà dcgli Sperperati , e nel-
l’altra tic PxiUgni iti di Roma » coUiome òiAlb<?t&oxkl
'
M eiamiro \ perchè i fudditi fon quali Tempre imitatori
dcll’azioni de* loro Princicipi , fi fa fperimentare amato-
re della virtù , e lavoratore de*Let$eràci j anzi'ad
oppro-
brio dell’altrui maledicenza’) comprendere > che l’ozio
là
v ir ruolo è pregio alla Nobiltà Napoletana
OPERE da Jlamparfù
Lezioni Accademiche.'., -- '
Pocfie/"*-’ 1 .
-
Vita di Francelco I. Re di Francia, tradotta dal Francete.
AL S 1 G. D. CARLO--DOMENICO DI SANGRO
Duca di Victri, eletto Principe dell’Accademia
degli Uniti in Napoli
^SONETTO.
Il tuo Ceppo Reai fra Noi diffonde,
OProgenie d'Eroi P ampie radici
Chi le Querce d'Enio cmfe a le bionde
Chiome , nel Campo in fulminar Nimici ^
filtri colfe , di fangue in meno a ronde
Martire della fe y Palme vittrici.
Chi del TeAro impetrò fu T auree fponde
Sacra pompa fui cria dOflri Fenici .
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. . . .
a ! 4 Blog] Àccad.di D.Oiacinto Gìmma. Par.II.
m,. .. Or .cbe festa il tuo piè berme erudite *
- . ,
De le Mufe de l'Arno , anco da lungi
;
Vola» gliencomj a te de TAPI UNTTE
-' i
Ma fe la fronte a circondar tu giungi
*
D'Aooio Serto , a le Corone Avite
,
. Sol mancava l'Alloro , e tu T Aggiungi
,v
Ealdafàrre Ptfàni, Accadem.Spenfierat.
DI:
Ad Eundcm
DOMNUS CAHOLUS DE SANGRO.. •
Anagramma puriflìmum.
SOL, AC ARDENS SURGO MUNDO.
*• e
.
DISTICHOK.
SOL ipfe > AC MUNDO SURGO vìrtutibuc ARDENS:
fallebit radi'jt Tbracia Luna meis
Abb.U.J.D.D .Joannes Bortonus AcadJncur.
P. M.
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P. M. € A R L 0 SERN1C0LA
Prefetto degli Studj del Reai Convento del Carmine
Maggiore di Napoli J ecc.
XLVIL
|Elr Teologia» c la Filofofia; l’Arte Oratoria^ »
e la Poefia efàminar vogliamo ; fembrano
ferita dubbio facoltà così tra loro contraria. »
che giammai accoppiar fcco fi poffino. Inten-
to il Teologo a ipeco'ar tutto ciò » che alla Divinità ap-
par-
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,.
a i <J Elogi4ciaiLdiD.GiacintoGimma.Par.il'
particnc , lafcia al Filofofo la cura d’inveftigar gli arcani
deilaNatura , e di qnanro nella macchina del Mondo fi
produce A vezzo l’Oratore a (correr libero il campo del-
.
l’Eloquenza, abborrilce le dure leggi de’ Poeti» che fon_,
da quelle coftretti a mifurar la quantità d’ogni fillaba, o il
tempo di eflc ,
o la mendicata terminazione delle rimt_,
E pur quelle furono gialla favia antichità così confufe_
che i Poeti ftelfi, Orfeo,.Mufco, e Lino col titolo di Teo-
logi fi videro da tutte le lingue onorati . Ne’ Secoli mc-
defimi della Criftianità , fra i Padri , che han la Chicfa_*
Cattolica propagata colla fantità de’coftumi, e colla dot-
trina Teologica , non folo fiorirono nella Poefia Enno -
dio, Columbano, Prudenzio, 1 lario , Projpero, Severo,
e Fulgenzio; ma Ambrogio l’Arcivcfcove di Milano, Se-
da il Venerabile, Cipriano il Martire, Damafo il Ponte-
fice, Gregorio il Nazianzeno, Paolino il Vefcovo di No-
la, e tanti altri j nè v’è puV Religione, che non fi gloriafie
aver dati alla Repubblica de’ Poeti ,
più Teòlogi . Nell a
poetica favella anticamente l’ornato parlare confiltea.»
Srrab. Geogra* che da quella traeva l’origine, come Strabone dimoltra, ,
e volle Comincio , che il decoro poetico degli Oratori fi
efercitaflc , a’ quali diè precerto Cicerone r che tutta l’ele-
ganza del parlare, colla lettura delle Poefie fi accrefcefic-j
anzi fi perfezionafie; quindi Orfeo nella medaglia di Mar-
c°. Antonio , rapprefentato per l’Eloquenza ,fù dipinto
in abito Filolofico, ed ornato colla Tiara Pcrfiana, traendo
col fuono della Lira varietà grande di animali. Annco
Lucano , Clodinio Sabino, e Cornelio Severo non men cc-
'
lebri Poeti , cheillufiri Declamatori lon rammentati dal
Ja s
ed P. Aiendoxj* collautorità Plutarco
'
n*us. '
Crinito ; il di , e_,
del
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P.M. Carlo Sir nuota. • •
117
(lei Cutaneo , riferendo i Poemi tutti di Cicerone compo-
ottimo Poeta fi sformò dimofàrarlo. Senofane Colo-
fti ,
fonie, Parmenide F.leate, Empedvclc di Agrigento, *7 a-
lefato Ateniefe, Eratojìene Cireneo, Antimaco d’Eliopo-
li, Eraclio Efefìo, Lucrezio , e molti altri la lor Filofofia
da Poeti infognarono. Del P.HatijU Mantovano celebre
Cigno del Carmelo, al quale Federigo Duca di Mantova
erefìc la ftatua di marmo coronata in pubblico ai pari di
Virgilio, fcrifle Antonio Pojfezjino^ che fù Uomo, in Di -
•vinis Scripturis eruditijjimus , in fgcularium l'iter a-
rum feientia nulli fecundus , Sacra Tbeologia Dollor ,
Pbilofopbus inpgnis , Poeta , Orator celeberrimi</, in-
genio excellens > fermone difertus. Fiorirono nelle Facoltà
medcftme il P. Simone Stoci il P. Balduino Leerzjo , il
P. Rodolfo Agricola , ed altri della ftetìa Religione Car-
melitana , rammenta varie fpirituali Pocfie il P.
de* quali
Fornari j perciò non può recare ftupore alcuno , fe que- {^fÌSSìì 'OX
fte unite fi feorgono nella perfona di CARLO SERNI-
COLA. mele di Febbrajodd 1 torneila Città di
Fu nel
Napoli il fuo nafeimento ; e rnoftrando nella fanciullez-
za medefima la natura] propenfionealie Lettere, le quali
fogliono in quella età ritrovarli, come in erba per dar poi
nella gioventù il ricercato frutto, die occafione a'fuoi Ge-
nitori, che l’indiiizzafferocon cura diligentiflìma agli lìu-
dj. Credendo in lui coll’età della la cognizione de’feco-
lari travagli
,
pensò configrarfi a Dio in vittima claullra-
le; cd aftumendo l'abito del gloriolo Ordine de’ Carme-
litani*, profeguì ne* f hiofìri con gran defidcrio di fapere,
le lue Letterarie fatiche i In età acerba fu conofciuto di
prudenza cosi matura , che non ancora ornato della Di-
Ee gni-
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/.
~ a, 8 Plog] Accaddi D. Giacinto Girtcma.Par.I
nel Beai Convento del
Carmine^
Dignità Sacerdotale ,
merito la c 8r
maggiore deila Tua patria, di cui era figlio,
a i gradi piu
geiua della Filofofia . Indi con avanzarli
Reggente di
cofpicui della fua Religione, pafsò prima
sì grande la_»
Teologia in Siena, e poi in Firenze ; ove fu
pompa del fuo elevato ingegno , e così arguti gli arg<>T
menti proporti prtfenza del Cardinale Archinto
in
Nun-
Cardinal Morigia ,
zio in quella Città, e dcll’Arcivcfcovo
affitto di quei
che fe guadagno della benivoglienza, e dell
anno, fecon-
Porporati . Prima di giugnere al trentefimo
do che preferivono le coftituzioni del fuo Ordine ,
u
laureato d anni ventifette nel Magifterio ; e
con attel a-
Teologo del Principe Car-
ti altresì' onorevoli dichiarato
Teologi-
dinal de’ Medici, al quale dedicò poi il Parnaso
co-, end lós^Ao Scoprimento delle faggte parate: pera O
facra Drammatica S.Maria-Maddalena de Pazzi. Stan-
di
Cb»
do però in Firenze avea rtampato il Carmelo Poetico,
cendo il florido rtilc del N
arino , e del 'Batifla , con dedi-
carlo al 5 ed
Principe Giovan Cartone anco allo itile del
Petrarca un temo ad un Gran Principc,dal qua-
di Potjìe
le fu così favorito, che venendo in Napoli,
lo fe dal Con-
te di S.Stefano Viceré dichiarar Priore del
RealConvento
dal Colle-
di quella Città , in cui oltre Fono/ di Decano
fimil-
gio Napoletano de* Teologi conferitogli efèrcito *,
mente Commeflario-Gcneralc,edi Prefetto de-
l’ufizio di
maneggiate con tanto zelo, che gli furo-
gli Studj: cariche
no ripctite nel di Capodichino . Nelle ftefie_*
Convento
Poefie affermò con lettera a’Fettori Sigifmondo di
San
Sjlvcrio AfTiftente-Gencrale de’ Chetici Regolari delle-»
Scuole Fie , avergli meritato gran gloria per eflerfi allo
>
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P.M. Carlo Sernicola. a 19
Itile Petrarchefco Redi coti
, a perfuafione di Francclco
molto frutto applicato . Divcrfi , e difficili fono amen-
due veramente gli itili » ed è cola malagevole a potergli
ben’imitarc lenza la naturai difpofizione, cfenza la buo-
na pratica dell’Arte. Coltivò il ‘Tetrarca la Poefia Uri-
ca , emendando colla purità delle voci, e colla foavuà del
verfo quella di ‘Dante afpra ed inculta , come ne danno
giudizio il Hembo, e’I T 0 mi t a ho; onde meritò Efpofttori,
e Cogimentatori ;
ma ritrovano i Tuoi Critici nc' fuoi
Verfi fpclìe conrradizioni, ofeurità , e baffezza , fembran-
do talvolta Prolìfere, lo itimano povero di traslati, di fi-
gure ,
di forme, e di metafore; fenza fcelta di frale, o va-
ghezza di parole , o grazia di concetti poetici , i quali fi
veggono comuni più volte; oltre le tate impcrfezioni,che
eli attribuirono A] urto Giuftinopolitano ,
il Cafìel'vetro, m™, mti
C ' .. B.ittith't
il Tìulgarino
’/r
, ed Aleflandro
,
T ajjont . ,
col nome ancora di
Crefcenrjo Pepi, a’ quali pofeia il contrario lì sforzarono
provare Giuleppe degli sìromatar ] , e Girolamo Zoppio •
piti coticettofo e fiorito Marino, e ritrovano e’ lo Itile del
i funi imitatori nella fua
Poclìa maggior varietà, e facon-
dia; più facilità, verni Uà, ed amenità nelle argutezze , ne*
concetti, e ne’ traslati, e nell’efprimere gli affetti; e gravi-
tà maggiore , e coltumc fecondo la divertiti
dc’fuci Poe-
mi*, e benché palfaffe per comun provverbio , che lìnven-
zionc lia d< 11
’
Ariofto, la maeltà del 7 ajjo , e l’eleganza del
Marino con , tutto ciò fu egli creduto noti inferiore ad al-
tri Poeti; fcrivendo il P. Giufcppe Silos Cherico Regola-
te, t he fi Undarum , fi Flaccum
, fi
aromrn mijceas , M
unum inde ctnficies Ai arinum cu/tu partm,granàita e~»
laonde ficcome fi videro le
non imparenti majorem copia-,
£e 2 fue
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.
120 Blog] Ac cad. di D.Giacinto Girnma.Par.il .
fue Opere in varie lingue tradotte j così fu egli riverito
con iftima grande nelle Corti di varj Principi, c da tutti t
Letterati deliberà Tua ; onde l' A chiliini lo riputò per Io
maggior Poeta di quanti nc nafceflcro tra’ Tofcani , tra*
Latini, tra*Grect,tra’EgÌ2j, tra gli Arabi, tra* Caldei > e_,
tra gli Ebrei ; anzi credè Girolamo Preti , che avelie egli
pollo gli ultimi confini alla Lirica Poefia: e di lui fcrive_.
rmperjt j ra tanti altri Giovanni Imperiali: Ttemo facilititi ad
Xufxo Wjtrn.
amnem Jcribendt
•
eiegantiam indole
j i
j nemo ir-
Inoriti) vel
t
feria It alidi optare car minibus gravior j Lyrica dutee-
dine tot Hcroum, tot Amorum , ip* fabulorum^fìgmcnto-
rumane carmina modulatusjUt Anacreontii yam^ Fm-
dari ncenias Hetrufcorum , nùbiliorum fortajfe rytb-
mata hoc ceno folta* co&quajfe 'uideatur Ea'ciliifimo il
Ai orini a compone in ognifpezie di Poefia , intraduffe
nella Tefcana molti Poemi, come gl’idilj, di Teocrito > i
Panegirici di Claudiana , l'fpiftole Eroiche di Ovvidio $
gl'inni ad imitazione del Fontano^ del Sine[io->Q del Fon»
tardai ed altre Ipezie diverfe , come affermano Ludo vi-
Zi^'F fcjf/o
co Tefauro- ì Girolamo Chi lini y e Girolamo Rocco nel IT
Orazion funebre recitata nell'Accademia degli Umorifti -
*<»o
^ 0 t nondimeno, a' quali è piaciuto méttere in ufo Ia_*
j j
degli Uum.ln- Poefia del Petrarca , molte macchie in quella del Marini
r €onG pcono .
j a tr j vantando attitudine all’uno, e L'ald
j
tro fide, cadono allo fpefio airinfipidocd affettato ; noni
cesi il SI KNlCOLA,chc in amendue Iia meritata la fua
lode . Molìra diffufamente l’Arefo non effere in tutte Icl*
Scienze pio difficile imprefa, che nell'Arte del Predicare 5
poicchè non fedamente accoppiate fi defiderano nel Pre-
dicatore l’acutezza d’ingegno nel rinvenir le cofe > Pelo;
queon
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P. M. Carlo Semicola* 11r
qu-nxa per Spiegarle, e la grazia per proferirle; ma oltre.*
la Tenacità della memoria , la voce ben chiara ; la grata.,
prefeuza ,la fodi dottrina , e l’arditezza della fronte fi li-
cerca; e {oprarti tto un vero fpirito, e ientimento delle co-
fe di Dio . E* ben raro , che tutto ctò in un fol’Uomo fi
ritrovi; onde con Cicerone li può dite: Mirari de/ìnamus-,
qu£ caufa fit eloquentium paucitatis , cu ni ex tllis rebus .
uni^verjìs eloquenza conjht , quibm in fingu/is elabora-
re permagnum e/l e fu creduto impoliibile da Omero »
:
fecondo clic cantò ncWOdi/Jèa :
OdilT /a t
eienim non omnibus omnia prxhent
Ccelefles
Elqquium , ingenti*w, memhrorum grati a , virivi.
Uni baud conveniunt .
Ma fe in quefi’Arte fìa divenuto il SERNICOL A merite-
vole del titolo di Sacro Oratore, ne daranno te (limoni ait-
ata i Pergami più cofpictii della Italia . Avendo egli pre-.
dicalo in una Quarefiroa in Pifa, recò sì gran diletto al
popolo ben numerofo, a’ Principi i di T ofeant, cd al Car-
dinale Arcbinto , che fu nel feguente anno richiamato
replicar le lue fatiche nella Città di Firenze, ove quei di-
moravano* e per lo fpazio di fei anni fu dallo licito Morl-
gia eletto Predicatore ne' principali Monallerj. delle Mo-
nache . Ricevè gli appiattii più volte nella Reai Cappella
-
di Napoli dal Conte di Stefano Viceré del Regno, e da*
fuoì Miniltii del Collateral Confcglio . Nel Carmine^»
Maggiore onorato colla continua prelenzadi Monf.Nun-
zio Cafoni, predicando due intiere Quarefìntc,e nel Duo-
mo di Pozzuoli, ed in quello di Averla , e di altri luoghi *
aecrcfcendo le glorie alla fama , fc divenire ammiratori it
popoli delia fùa eloquenza. Non ballando ad alienai io*
daC
>
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e
2 21 Elogj Accad.di D. Giacinto Gimtna.Par.il.
dalle Tue virtuofe occupazioni o Io ftrepito delle Cattedre^
o l’ardore de* PuIpiti,o la cura de* governi, dedicò al Car-
dinale Archinto il Tributo di ojjequio all immacolato
tfìante della Concezione di Alari a : al merito de' nobili
Spofi D.Nicolò Gaetano, e D.Aurora Sanfevcrini gli Of-
fequ) poetici: al P. M. Carlo Barberi Generale di i fuo Or-
dine, la Fuga occultata dal Cielo in S. Eufrofna: al Du-
ca di Medinaccli Viceiè di Napoli, un Tomo di Sonetti,
di Madrigali col titolo di Pocjìe varie', la Alorte abbattu-
ta , Orazione funebre per la morte di Marianna d'Auftrùu
Reina delle Spagne.' ed ultimamente i T ributti poetici alle
Auguftc Madia di Filippo V. Re
Spagne, e di Lui-
delle
gi XIV. Re della Francia; avendo anche pronti alle Item-
pe molti Panegirici de’ Santi , da lui recitati in varj tem-
pi ; e le Politiche [acre per lo buon governo de* Regni ;
oltre le Opere, che ha fotto la penna, e le altre che Cipri
,
partorire la fecondità del fuo talento. Vive in Napoli col
titolo di Prefetto degli Srudj dello lldfo fuo Carmine^
maggiore , e non cella aggiugnere i pregi alla Repubblica
de’Letterati colla pubblicazione de’fuoi eruditi Volumi.
OPERE Jìampate.
II Carmelo Poetico.
LePoelie.
Il Pamafiò Teologico.
Il Tributo d’oflèqnio all’immacolato iftante della Concezione di
Maria.
Gli Oficquj Poetici al merito degli Eccell. Spofi D. Nicolò Gae-
tano, e D.Aurora Sanfèverini.
La Fuga occultata dal Cielo in S. Eufrofina.
Poefie varie.
Lo Scorrimento delle Sacre pazzie. Opera Sacra Drammatica di
S. Maria Maddalena de' Pazzi.
La
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, . -
P.M.Carlo Sernicola. 22 }
funebre per la morte di Marianna
La morte abbattuta, Orazione
d^uli ia Regina delle Sragne.
Tributi Poetici alle Augufte
Maefla di Filippo V. Re delle Spa-
il Grami
gne, e di Luigi XIV. Re della Francia . Napoli far
guani 1 7cx in ia.
Dafamparjì.
Panegirici.
Le Politiche Sacre per lo buon
governo de’ Regni
AL* M. R- p- M. CARLO SERN1COLA
V
Tcologo> Oratore , e Poeta
SONETTO.
CARLO nafeendo , al tuo notai giocondo
J fieni al fanno i allettar col canto
£ tra dolci armonie di Smirna, e Manto
In Cirro t'educò lo Dio, eh’ è biondo.
Adulto appena , ti conobbe il Mondo
Di Dio [cifrar gli arcani in Sermon fanto J
£ da' Perdimi poi [curare il vanto
" Del Quirinale al Dicitor facondo. '
Ma del Ingegno tuo ben fu Jlupore ,
Che per giugner di gloria a P alta meta ,
Se ad altri gli anni , a te baflaron Pore.
Sicché concede a te faujlo Pianeta
Nafcer piu che Teologo , Oratore,
Anzi pii* che Orator , nafcer Poeta.
Bruno di Bruno,
. .
ii4 E log) Accaddi D.Giacint» Gimm4.PMr.Il»
Eidem
epigramma.
CAROLE j am falve^ triplici cirandate laurei
Qui DoBum exornas peBore, é> ore cborum .
fiaììque Dei fpeBas myjieria me-,ite profuni t ,
SanBonm verfans aurea /cripta Puf rum.
Mox tibi qttum facram divina cracuia mentem
lmplerunt , di Bis eloquioque touas
Qum edam Etrufcas lubeat fi invifere Mufas,
Vulciloquo ambroftum funiis ah ore melo
.
G allieta Alcides alteri tu cardi virorum, _
DoBrina , elòquio , cannine cunBa trabir.
WCOLEOS i tur merito cognemine di Busi
Kanque tuum , gcntes vincere, duice decut.
Antonius-Maria Salvinus J. U. C. è in Fiorentina
Lyc$o Publicus Gnec.Liter.Proftf.
V •¥• Jt. •¥• Jl, V Ju V Ju •¥» Ju •¥»
D IS T I C 0 N.
Carmina dùm fcribis , Jpecularis
facraque , é? orar,
CAROLE ,
divinus dicier ufquè poter.
D. Cifàr Tuzzoli.
P. UAL-
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VP. BALDASARRE PAGLIA
MaeJìro t e Difinitor perpetuo de' Minori
- . Conventuali.
XLVIII.
In dagli antichi Secoli della Poefia furon pre-
mio a’ Poeti le Corone j poicchè di Ellera fi
cingeano il crine i Ditirambica ,
gli amorofi
Melici, e i lieti Elegi : lcrvi il mirto a coronar
coloro ,
che di Amore cantavano , ed il Jjiuro a fregiar le
;
•
Ff tem-
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S ,
tz6 Elogj Accad.di D.Gixcinto Gimma.Var.il.
tempia degli Epici . Tra’ i Latini , e i Tofcani fu comu-
ne pur l’ufo j anzi come per marca di eccellenza cofluma-
rono i Principi difpenfàrle a’ meritevoli j onde ci atrefta,
£Sflfc
fcftw ‘ Cr/wVo, che da Elicane tra* Poeti del Lazio fu il primo»
ricever’£»»/o la Corona : Nerone la donò nel Teatro di
Pompeo a Lucano, che ne* Giuochi Quinquennali a Gio-
ve Capitolino confccrati , i fatti di Orfeo all’improvvifo
cantando, l’ottenne Umilmente da’ Giudici . Domiziano
phI'*™?' 1^ concedè non folo a Stadio il vecchio fuo Maeftro ma *,
all’altro Stadio il giovine : ed Aurelio Olimpio Nemefia-
no di Cartagine col dottidìmo ImperadorNumeriano ve-
nuto già a pugna poetica, fi vide ornato di tutte le Coro-
far. R t.iatja ne. Si gloria Corrado Otite, ritornando dal Sarmatico
v„a.
e ]j C r j naggj 0)a perfuafione ed opera del Duca di Saflo-
p g
nia Federico , dopo il fello luftro dell’età lux, averla da_.
Cefare primardi ogni altro tra* Germani ottenuta : ed ab-
biamo, che l'otrenelfero ancora Giorgio 'Uberi, cd Errico
Glareano d’Elvezia . La concedè a Mario Grapaldo nel
je munMu
Lcand. Albert.
y c
#
Pietro Giulio li. Pontefice: Faulto Arddlino
£iTGi£e»n. da Forlì fu di quella adornato da Ludovico X.Redi Fran-
o,Ì i c Giovanni Or/ino Dottore della Medicina è pur nel
c
‘" numero de* Laureati;
nf
tra’ quali il ‘Bergomenfe regiltra Fra-
cefco Filelfo d’Ancona, Mario Filelfo di lui figlio , Carlo
Etrujco di Arezzo , ed Enea Silvio
che dal Concilio di
Eafilea invitato da Felice Pontefice all’Imperador Fede-
rigo III. fpiegando la vivacità del fuo ingegno , fi» da_,
lemardia.Scai quello colla Corona, coll’amicizia , e con gli onori meri-
r*a„. tcvolmente premiato . Albertino Mufatoài Padova ce-
lebre Poeta nel fuo fecolo, e rilloratore dell’idioma Lati-
no
“ fu da Pacano Tornano -----
Prelato > c da Alberto
-
Duca di
* *
Saf,
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,
'
P. Ai. “B al d afar re Paglia. - %ij
Safionia allora Moderatore dell’Univerfità Padovana cori
grande onore coronato : e deferì ve il Sennuccio Fiorenti-
no l’incoronazione , e ’1 trionfo dato da’ Romani a Fran-’
cefco Petrarca ; ed il Pigna racconta la laurea, la quale-*
ricevè in premio da Carlo V. 1 ’ArioJlo. Si replicavano Ie_,
pompe apparecchiate a coronar Torquato Tajfo^ felsu,
morte invidiola per togliergli le glorie condotto non..*
l’avcfle alla tomba: ed Antonio “Bologna , che il Panormi - JjpJ»
**
ta fu detto. Cavaliere della Città di Napoli, Regio Con-
igliere della medefima, e Prefidente della Regia Camera
fi vide gli allori nella fronte : cosi fregiato di porpora.,
e di lauromirò Aratore Romano-, ed al Chibbefì Poeta,
fi
laureato formò gli encomj in un Sonetto la Stillini ; e_> ?'
non tralalciaron gli Scrittori le memorie di più coronati CMrtS1 '
Poeti . Ma quel che leggiamo con invidia ne’ Secoli feor-
(i, tralelftorie , pur godiamo ne’ giorni prefenri nella.*
Società noftra; imperocché BALDASARRE PAGLIA
negli anni più teneri applicato allo ltudio delle umane^
Lettere, così geniale riulcì alla Poefia Latina , che oltre^
l’efler chiamato il Poeta, fu pubblicamente laureato eoa*
{blenni dimoftrazioni di onore in Caltagirone fua patria^
in Sicilia, che gode il privilegio di pubblica Univerfità
degli Studj . Dopo eflerfi di lui fatte nel 167 5. rigorofe
prove nella Poefia de’ Latini, alla prefenza del Senato del-
v la Città, delle Religioni, e de’ Cavalieri, fedendo in fu-
perbo Trono , e coronato di alloro in età danni tredici
come appunto di Lucio Valerio Prudenzio fi legge, qui Oy»M diitl.f.
1)10 e *~
tndecim annoi natus * Roma in certamine /acro ]ovit ZZL
Capitolini , omnium ]udicum conjenfu inter Latinos
Poetai cor onatus efr fiatuamque meruit ; recitò lunga..
Ff 2 com-
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ai$ Elog) Accad.di D.Giacinto Gimma. Pmt.II.)
compofizione di verfi Eroici in lode della Poefia , ncllalj
quale difendendofi da alcuni Cittadini, che non lodavano
reflferfi egli dato all’inutile fiudio del poetare, diè rifpofie
ingegnofe dimande fattegli da D. Paolo-Francefco
alle
Perremuro nobile Togato, ivi condottofi daPalcrmo ^
rivedere la Patria . Cosi facile a lui era il verfeggiare all*
rmprovvifo, come Adriano Imperadore,e Leone X.Pon-
tcfìce avean fatto , oltre Omero tra gli altri Antichi , qui
ut quamlibet officinam accederete aut cum quibu/vis b+-
minibus con'verfaretur , loco , temporique conveniente»
rverfus faciebattchc ben di lui potea dirli quel che di An-
«ìc.j .<uorat. tipatro Sidonio rammenta Ciccrone y il quaì’eia folito-urr-
fus bexametros , alio/qu» 'varijs modis , atque numeris
fundere extempore, tantumque bominis ingemofi , ac me -
morii valuit esercitano, ut cum [e mente , ac volunta -
te conjecijfet in verfum vtrba fequercnturio come di Le
,
ftetfo il Cigno Sul monefe lalciò fcritto :
Sponte fua carmen numeros veviebat ad aptos
Et quod tentabam dicere , verjus erat .
Nacque alli 7. di Maggio nel 1 66 1. avendo per Genitori
D.Rafaelc,e D. Margarita Pagliai ne’ quali fi avverò una
delle felicità defiderate da Metello di veder molti figli,co-
me riferìP//»/o;e molto più felicicreduti fiati farebbero, fc
conceduto veder’i medcfimi tutti laurea-
folle fiato a loro
ti j poicchè nella Legge confeguirono il Dottorai grado
morta la Madre D. Giufcppe, D. Antonino, e D.Viror i
quali prima del padre morirono: c nella Teologia furono
dottorati il Canonico D. Carlo, Pietro-Paolo, e Balda-
farre . Quello dopo aver terminato il corfo della Filofo-
fia, che peila Scuola di Arifiotile vien detta de’Ncoterici,
d-
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,
•
P.M.'Baldafarre Paglia. 2V9
sili 13. di Maggio nel decimoquinto anno dell’età fua i
Vedi l’Abito della Religione de’ Minori Conventuali, e_,
coftretto ad incominciar di nuovo lo itudio della Filofo-
fìa, fecondo la Temenza di Scoto , nel medefimo tempo
che apprendea dal Maeftro le lezioni, lcgger’altra foleviu
a’ Tuoi Condifcepoli , lo ftile ftello praticando in tutto il
corfò de’fuoi ftudj per ricavarne quel frutto promelTo dal-
l’Ecclefiaftico: Sapit ntia dando fit largior^retìmndo mi- EcdcSai». »
*ior a tur . Fu cosi ammirato il luo talento nelfoftcnerle
Conclufioni di Filofefia in tempo del fuo Noviziato, che
il P. Generale ftimò pii! a propofito fargli profeguire_i
gli Studj in Catania j donde poi lo delfino Lettore nella
Cattedra del Seminario di Caltagirone j e nell’altra dello
Studio generale della Città di Meflìna Richiamato inJ .
Roma a’ 1 concorfi della Religione , dopo l’efamina fatta
dtl fuo talento nella Filofofia , e nella T eologia , compo-
nendo all’improvvifo una Epigramma in lode alloftdfo
Generale , ed un’altro al Cardinal di-Lauria , fu da quell’
Eminenza autenticato per buon Filofofo , e Poeta , con
dirgli, ch’era 1 n utrotjue Cafor. Tre anni dimorò nel Col-
legio di Bologna , c gli furon cofpicui Maeftri il P. Reg-
gente Petronio da iodi , che pafsò Inquifitor Generale^
in 1 ed altro celebre Teologo, da cui fu fofituito
oltana ;
Lettor publico , infegnando anche privatamente a’ gio-
vani la Rcttorica
, e laFilofofìa Coltivò in fommo grado .
l'amicizia de’ Letterati e di Giovan-Franccfco 'Bone mi;
,
ed ammirando Bonaventura de Rubeis le fue poetiche
Opere, che di continuo mandava fciolte alla luce, l’cnco-
miò in un Epigramma > in cui fi leggono ira' gli altri
•
VClfi.* '
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230 E/ogj Accad.di Td.Gt acini oGimma.Par.il.
Quil'ette r
viri ingcìiitrm tic vexat , quia Carmine l atern
Expetit in taudes quifrue venire fuar.
Sic Divos , ge minamque The min , Pbatkumque medentem
Martem Vejtalcs , tfywe Hy menate, canit.
Favorito dal Murchcfe Albergati girò feco quafi tutta.,
l’Italia * non tralalciando Accademia > in cui non follerò
applaudite Concordi Accademici di
le fuc Poefic; laonde i
Ravenna nel i68<J. collautorità di due chiarilfimi Sog-
getti Camaldolcfi affai noti per leftampeilP.Ab. D. Ro-
mano Alerigbi Principe della loro Adunanza , e’1 P. Ab.
Canneti Segretario medefima, invaghiti della melo-
della
dia dc’verfi di Baldafarre, perfarmiggiormente rifuonare
l’armonia della Società loro , figurata ncll’Imprefa con un
fafeio d’inffrumenci muficali, e col motto Omnibus una :
lo dichiararono del loro numero. Fu per la fua Religione
un'anno Lettore in Piftoja, e colla continuazione di tredici
altri anni infegnò la Teologia Dogmatica in Napoli nel
Collegio di S. Lorenzo , ove Io confermò per tre altri an-
ni ultimamente il P.M. Vincenzo Coronelli nuovo Gene-
rale dell’Ordine , e gli conferì pofeia la Lettura della Ifto-
ria Ecclefiaftica inftituita nuovamente nello ftefìo Con-
vento peraggiugnere ajuto alla Chiefa di Dio,neirinftrui-
re i fedeli, e nel confondetegli Eretici.Sin dall’anno 16 88.
ricevè in Roma la Dottorai laurea per lo Magifterio,- indi
dal Conte Santo Stefano Viceré , e dal fuo Regio Col-
di
lateral Confeglio fu eletto Lettor Primario di FilofofiaJ
nella Regia Univcrfità di Napoli , e poco dopo incorpo-
rato colla participazione al Collegio de’ Padri Teologi
della medefima . La fua lingua fteffa * che nelle Accade-
mie fi ha fatto fperimentare Lira canora, c fulmine dalle,.
Cattedre , è pur (onora tromba dell’Evangelio da’ fagri
Pcr-
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P.M. Haldafarre Tagli*. 131
Pergami col motto: Spiritus aliunde , fecondo quel che_,
fcriveil Venerabile Beda; Sicut fibula abfcjue infpiratio -
ne nullurn reddit (onum^Jìc cor botninis abfjue infpira-
tione Divina nullumrecipit bonum : e fecondo quel cho
Ovvi dio direbbe; o»id.r4*. r.
* EJl Deus in nobis , agitante calefcìmus illo\
Impetus bic facrce jemina mentis babet .
Ha fempremai occupato luogo onorevole trà gli Accade-
mici Infuriati , e tri gli Uniti di Napoli : fu ammello in
quella de’ Pellegrini di Roma , e nella nofira Società ha
pur’efercitato la carica di Cenfor-Promotoriale . In più
Adunanze ,
Collegio Napoletano de’ Teologi fi è
e nel
più volte udito e nel Tofcano > e nel Latino idioma reci-
tare Orazioni.Dedicò ‘Albero Summolijiico a D.Emma-
l
nuele Benavides figlio del Conte di Santo Stefefano,e fuo
difcepolo, emerito le lodi dal Cardinal Giufeppe de_.
Aguir , che non folo ftimò necefl'ario non poterfi facil-
mente giugnere alla buona intelligenza delle Summole_,
fenza quello nuovo albero; come fenza quello di Porfirio y
non ficrede poterfi apparar la Logicarma volle encomiar-»
Jo con due verfi :
Dat Palea Ò* verfus , éf ramos Arboris hujus ,
Sed ramos ijlos non reputo paleas .
Molti fuoi Epigrammi leggonfi nella Raccolta de* Con-
cordi di Ravenna dedicata al Cardinal Panfilj, c pubbli-
cò in Bologna le fue Parafrafi[opra i Salmi in verio Epi,
co , e tre diicorfi in Napoli nelle Lettere Al emor abili del
€
Bulifon . Sono fiate degne alcune fue Opere di ellere tra-
dotte nell’idioma Toicanc; cosi il Triumphus Amoris in
Divini V erbi Incarnatione ufvì dalle fiampc colla tradu-
zione
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13 a E log) Accad.di U.Giacinto Gimma.Par.IF.
zionc ingcgnofa di Domcnico-Andrca de Milo# farebbe-
ro anche uiciti i Tuoi Epigrammi de’ dodici Ctjari dello
SuetoniojCe il traduttore D. Vito- Antonio Boccardi non_»
folle Rato dalla morte prevenuto. Gli Rampò egli nel
1 693. e non folo fu per dii nominato il Marciale Itali-
co dal P.Giovan dondola Macftroe Diffinùor perpetro,
c dal P.Gio vanni Torre, ch’era nel Convento di S.Loren-
zodi Napoli Reggente della fua Religione : ma da Fede-
rigo Meninni fu detto del fuo ff ile, qiicllo,che dello Iblei'
di Ccfarc Augufto dille lo Suetonio Gcnus eloquendi fe- ;
(juutus tfl candidum > £5^ apertami 'vitati s ftntemiarum
ineptijii atque inconcinnitate , reconditorum verbo-
rumfoetoribus ; prteipuamque curam duxit Jenfum ani-
mi quàm apprimì exprimere. Commodo volume forme-
rebbero le fue varie Compofizioni date più volte alla lu-
ce in diverfe materie , e molte ancora fono pronte a pub-,
blicarfi , eflendo aliai fecondo il fuo ingegno a produrre
molte belle Opere . Onorevole menzione fa di lui nel
Giornale de’ Letterati , nella ‘Biblioteca. Franccfcana del
Franchimi nell’lftoria degli Eroi Napolitani col titolo di
Genio ‘Bellicofo del P.Filamondii ntìS.'Biagio del Milo y
nel Quarefimale del Ferciul/i, nell’ Arbore Serapbic <e Re-
ligi uni s del P.CorontlliiiìeU’ Ambtde/ìro del Altninnii ed
in altri volumi Nello feorfo mefe
. di Gennajo fu onora-
to dal Cardinal Barbarigo col titolo di fuo Teologo, e_.
provifto di Predica, e di Lettura nel fuo infigne Collegi^
di Montcfiafconejc non celierà illuUrarc la Repubblica-.
Letteraria colle fue virtuofe fatiche.
OPE- 1
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s s .
P.M Haldafarre Paglia
. . 233
« OPERE flampate .
Paraphrafis in Pfalmos, & Cantica, ad Laudes,Vefiperas,& Com-
pletorium. Ramni# 687. apud bxredAe Sarti/ in 8. Rijìampato
1
in Nap. con l’aggiunta d’altro foglio col titolo
Paraphrafis vinificata.
In XlI.Suetonij Cxfàrcs Epigrammata. Neap. 1691. apud Grami-
gnan. in 8.
Virtutis Regia, Orario habita in Reg. S.Laurentij Ordinis Minor.
Convcnt.Delubro, coram PP.Theol.AlmiCoIlegij Neap. Uni-
Neap.apud de Boni 1697.1» 8.
verfitatis.
Oratioin funere P.M. Bonaventura: Durante Ord.Min.&c. Neap.
apud de Boni 1 69 6i» 4.
Arbor Siwnrnoliftica...
Triumphus A moris in Divini Verbi Incamatione.Ne»^. 1696. in
S.apudde Boni/. .
.
. >,
Tre difcorfi del Mongibello.del Tremuoto di Sicilia, c Difefà dell*
Aminta del I affofiamputi nelle Lettere Alemor.dcl Bulifon,
OPERE manoferitte .
Curfùs Philofòphix Naturalis.
Compendimi Theologi? Dogmatica.
Opufcula Scholaftica.
Icon Amoris.
Epigrammata.
Prediche. j
Quarefimale. -
H
•'
Epiftolarum liber.
Difcorfi Accademici.
AL P. M. BALDASARRE PAGLIA
Poeta Laureato, che fcrilfe in Epigrammi Je Vite
de’ XII. Cefari
SONETTO.
Fra J,acri Allori , al mormorio de' Rivi ,
Ove in trono J'edea , Febo ti accolfe ,
E di Lauro il più bello il crin ti awolfe ,
(fbe irrigaffero mai que' Fonti Argivi .
Per-
.
434 AccadJi D.GÌacinto Gimma.ParJf»
Perché de' fuoi Monarchi e canti, e ferivi^
Penna a F Aquila fua Roma già tolj'e ;
E fregata a Aliar , fregar ne volfe
Tua man , con cui le lor memorie avvivi .
Or tanti Eroi , che laureati a vola
Portò garrula Dea , tu fai con arte
Ne le pagine tue volar fui Polo .
Di te a ragion la gran Città di Marte :
Saggio mai non vantò , fuorché tu fola ,
Lauri al crin % Lauri in mano , e Lauri in] carte.
Federigo Mcninni AccadJSpenfier.
'v*»yrjunejLneJunrjL neju r>rju’* ju’>rju’a juTr**'if’Jk.JL’*
L
, ,
Ad Eunctan %
EPIGRAMMA. '
Si iuvet umbrofi latebras penetrare Lycp;
Quia tccum penìtus BALTHASAR ire queat ?
Si lìZeat tentare Deum l tibì cuti U.a patefeunt J
Qua ratio, novit ' qua docet Ama Fides :
Carmina ft fundas ; ut prrfcos carmiue Vatec
Aiqueil Mecoenar nil nifi foluc abefi .
Quantum , tam celebri decorata nitefrit Alumno,
A fammis tantum non micat Atna fuis.
Abb.U.J.D.D.Joannes. ¥>ortonxis Acad.Tncur.
A L I a D.
Laurea Te Vatem y Te Orantem Pulpita, Sacrum
Orda Magfìrum efl'trt „ publica Rofìra Sopbum
Nilmirum , fi PAGLIA, tua fub imagine Julgent
Virgiliuty Cicero y Scctus % Arifoteles .
VLJ.D. Padu anus GuaCcusAcadJncur.
MON-
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Bì ortjl D. M utjo di G * tt 4 . »3 j
MONSIG. T>. MVZ10 DT G A ET A
C
Arcivefcovo di Bari, e di ano fa. Primate della Puglia,
*
e Barotre di Bitritto .
XLIX.
Agguardevolc nel Regno di Napoli è Tempre-
mai Hata la Città di Bari ; e Te l’antichità Tua
fi confiderà, ftabilifcono gl’Iftorici la fonda-
rione da japige fatta fin dall'anno del Mondo
Rntll.
//?*”, S
39lo.cinquc e più Secoli prima di Romajindi da Barione bari
Gg a fog-
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F
23 6 E/ogj Accad.dì D. Giacinto Gimma.Par.il.
riceve dal medefimo il nome , conforme le_.
foggicg.ita ,
monete de’Barcfi dimoftravano. Fu pur’ella Sede glo-
riofa de’ Tuoi Re negli antichi tempi c ciò conferma il
,
TaJf° cantando ;
E Bari , ove a’ fuoi Regi albergo feelfe '
fortuna y e diè Corone , e infegue eccelfe.
unita pofeia co’i Romani, de' quali fu Colonia, pafsò per
le vicende de’ tempi fotto dominio degrimpcradori,di
il
varj Principi col titolo di Ducato , e finalmente de’ Re di
Napoli, c della Sicilia, che nella medefima ricevean le Co-
rone j come di quelli fin’oggi le velli Reali fi veggono.
Diftrutta più volte fi mirò dalle armi de’ pretenlori : c_,
tuttavia riforgendo , meritò il nome di Guerriera ; tanto
che da’ Mori occupata , corto gran fatica all’Imperador
Ludovico li. la fua efpugnazionc coll’artedio più lungo di
p. a«. ertili quello di Troja, e pari a quello di Tiro fotto Nabucco;
ìfitnc.Tt’n. i. fiancando per tredici c più anni il valore di tutta l’Italia,,,
eolica.*,- e facendoli vincere alla fine non dal ferro , o dalla forza.,
ma dalla farne * Grullamente però fu coftituita Capo dcl-
u,B‘
iib. r ij£ la Provincia ,
ed onorata colla Sede Arcivcfcovale , con-
cedendoli dal Patriarca di Coftantinopoli nel Ponteficato
di Felice VJ.la facoltà dr confecrar dodici Vefcovi Suffra-
ganei, ccol tùtolo l’autorità di Arcivefcovo Metropolita-
ilo , al fuo Prelato , il quale fu poi nel i oSp. dichiarato
Primate della Puglia dal Pontefice Urbano II. allorché
terminato il Concilio di Melfi , volle nella Cattedrale^
Barcfe celebrar colle proprie mani la confecrazionc deli*
Abate Elia, eletto già Arcivefcovo di Bari, e di Canofà;
le cui Sedi fin dall’anno 844. unite fi ritrovavano: e con-
fecrar fimilmcnte la Chicfa inferiore di S.jNicolò il Gran :
d$>
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,
Manf .DiM u^io Gaeta. 2.37
de, in cui fi venerano le facre offa, che mandano di conti»
nuo il miracolofo liquore così noto a* Fedeli: ed ove con-
gregò il Concilio Generale de' Padri Greci , e Latini nel c*roi.s; goi».i»
° ,
bili. Ititi.
»»
1097. Uomini illuftri per la chiarezza del fangue , e_,
della dottrina vide in ogni tempo nel fuo Trono ; anzi ££'£/'*• **.
non folo nella ferie de’ Tuoi Arcivefcovi è viva la memo-
ria di Rifò, di Landolfo Marramaldo,di Latino Orfino,di
Stefano Gabriel Merino, di Girolamo Grimaldi, di Giaco-
mo Putco, cdiBonvifoBonvifi, che meritarono la Por-
pora Cardinalizia * ina di Bartolomeo Prignano , che fu
col nome di Urbano VI. follevato al Soglio Vaticano.
Onorata è oggidì la Sedeftclì'ada D. MUZIO GAETA,
clic rifplendcndo colla nobiltà del fuo animo, e colla be-
nignità natia, fi fà feorgere degniflimo di quegli onori, de*
quali furono fregiati i fiuoi illufiri Anteceiìbri . Nacque..,
egli dalla nobilillìma Famiglia GAETA de’Marchelì di
Montepagano , una delle Patrizie Napoletane del Seggio
di Porto, la qual fi crede aver’avuta l’origine da’ i Duci,o
Confoli di autorità fuprema nella Città di Gaeta fottOy^ '^4^-'^ 1
l’Jmperio Greco , fecondo che il Lellis ne fcrive , c fi rac-
coglie anche dal pofieflo della Cappella in S. Francefco
della Città medefima, nei quale fin’oggi fi ritrova la fua_.
Cala : effondo fiato proprio in quei tempi agli Uomini di
autorità fuprema denominarfi dal nome di quelle, che di#
loro fteffi eran dominate . Produfie la fua Famiglia Uomi-
ni eccellenti non folo prima , che il Regno folle da’ i Re_,
dominato* ma in tempo de’Re medefirni; laonde nume-
ra lo fteflo Lellis fecondo la ferie degli anni più Soggetti
principiando dal 1060. di cui fi ha memoria, che fia in_.
fio vifiuto Aligerno figlio di Leone di Gaeta . Fiorirono
i
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, ,
23 8 Elog} Aceti. di D.Giacinto GimmM.Par.FI.
col progrcflo de’ tempi Giovanni col titolo di Signore di
molti Feudi nel 1084. indi altro Giovanni di Gaeta Re*
Aiphonf. cac- Jjgiofo Caflincfe, che fatto Cancelliere di Santa Chiefà_, >
ut eleganti* fu* flylum Romana Curia reformaret , £9*
.VdclLjì""-' ma'yorum ignavia labtfattatum ad meliorem frugem re -
duceret ;
come fcrivono il 'Platina , c ’1 Palaci : c creato
*v
Q ar( ji na j e <Ja Urbano li. fu col nome di Gtlalìo li. detto
Sommo Pontefice . Leggonfi nel fuo Albero Genealogico
tra* i Signori de* Feudi , Guidone, Matteo , ed altri : così
tra’ Miniftri, Pietro di Gaeta . Avvocato de* Poveri fol-
to il Regno di Carlo II. Giovanni, Giudice, Configgere,
c familiare del Re : altro Giovanni colle ftefle cariche, ef-
fondo prima flato Avvocaro-Fifcale : e così parimente/
Crinito , che fu pofeia Ambafciadore in Genova, cd uno
de* Cavalieri della Reai Cafa in tempo
del Re Roberto.
Vi fu Collantino, Signor di una Galea; c Stefano, che mili-
tò con altra nell'Efercito per la Rcina Giovanna I. Fran-
cefco Caftellano di Corfù per Carlo III. : Carlo Cavalie-
re e Maeftro Razionale nella Gran Corte; Goffredo Pre-
e
ndente della Regia Camera . Leone di Gaeta fu Vefcovo
di Bifegiia, che fc fabbricar la Tribuna di quella Cbicfà :
e F.Pietro, Vefcovo di Valva, ricevuto dal Re in Confi-
ggere, c familiare. Carlo di Gaeta, che effondo Avvocato
Fifcale, Regio Configlierc, Giudice del Rcal Palagio , e_.
Prefidente della Regia Camera, fu dal Rè Ladislao
jdallaRcina Giovanna onorato con privilegio fpeditogli
4
nel 1 42 1 cd ammeffo co’ i Tuoi defeendemi agli onori de
.
Nobili Cittadini di Napoli , avendo per moglie una Da-
ma della Famiglia di Gennaro del Seggio di Porto, fu pa-
dre di molti figli , che divennero celebri Giurifconfulti
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,
Monf. D.M uiìo 230
Rcgj Configlìcri, Prefidenti di Camera, Vefeovi , ed Mu-
ffii Capitani; anzi Cavalieri dell’Abito di Calatrava,e de'
Gerofolimitani . E' tra eflì celebrato Filippo di Gaeta.
che per li fervizj fatti alla Tua Religione , ricevè molte.»
Commende di Grazia ; fi vide Caltellano del Camello di cm,Btwe*jb
Sant’Elmo , dell’lfeladi Malta, Ammiraglio, c Ceneraio
delle Galere, Confervator del Teforo, Cavalier Gran.
Croce , e Priore di Medina , a cui dopo la fua morte in-
nalzò una memoria di marmo nella lor Cappella di S. Pie-
tro Martire, Cefare di Gaeta Marchefe di Montepagano
fiuo nipote. Padre di virtuofiflìmi figli fu anche D. Anto-
nio di Gaeta, che dopo aver con lode efercitata l’Avvo*
cheria, fu eletto Avvocato de* Poveri, e fucceilìvamente
Avvocato Fifcale, Configgere del Confcglio di Capuana,
e da Prefidente della Regia Camera meritò cflere inviato
dalla Rcina Marianna a trattar la riforma della Bolla Gre-
goriana, facendo ammirare la fua eloquenza colla lingua,
c colla penna ; indi Reggente del Supremo Confcglio
d'Italia in Madrid, pofeia Luogotenente della Camera. ,
nella cui carica fu egli il terzo della fua Famiglia (avendo-
la prima efercitata Baldafarre di Gaeta, ed altro Antonio,
primo di nome
) ed alla fine creato Reggente della.
tal
Cancellarla in Napoli oficrvò unite le lingue tutte alle/
fue acclamazioni . Confignt egli da D. Vittoria Aftorga
nobili filma Dama SpagnuoIa,c fua degna Confòrte D.Ot-
tavìo, D.MUZIO, e D.Cefarc virtuofiflìmi figli; e D.Ot-
favio la virtù patema apprendendo, ch'è folita propagar-
li ne* figliuoli con ottima educazione addottrinati , dopo
aver trattata con molta candidezza la Giuftizia da Giudi-
ce della Vicaria, dalla Maefià Cattolica fi» conofiiuto de-
gno
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>
140 E log) AccadAiD .Giacinto Gtmma.Par.il.
gno della Toga'di Configlicre del Sacro Confcglio di Ci-
j>uana; e nella Ruota Criminale fedendo per lo fpazio di
anni quattro, quanto fède appunto il Genitore; e nella Ci-
vile fimilincnte affaticandòfi ;pcr lo Rcal Servigio, e perla
- rettitudine al giudicare, ad altre dignità più fublimi abilif-
fimo fi rende; e fpera perpetuar Antena- le virtù de’fuoi
ti ne figli D.Nicolò-Antonio D. Muzio , nàti da_,
, e
D. Fulvia Dentice chiarilfima Dania del Seggio di Ca-
puana , arricchita diquclle doti , che a nobile Matrona.»
convengono, quali toccando appena il rerzo lullro, chia-
i
riamo giorno alla Repubblica Letreraiia promettono.
D. Cefarc negli cfercizj Cavalerckhi non meno ammira-
bile, che amantiffìmo nella Mufica, e nella Poefia; anzi in
tutte le buone Lettere efercitato fa rifplenderé la fua atti-
tudine nelle cariche principali del governo di Napoli, ed
in varj governi della Città del Regno , a’ quali di conti-
i
nuo da’ i Viceré vicn deftinato . Nacque D. MUZIO ir»
Napoli alli tre di Dcccmbre dell’anno 66 2. c da D. An-
1
nibaie di Pietro-Paolo,ora Vefcovo di Caftellamarc,iven-
do ricevuto il Battefimo a’i dodici dello ftefio mcfe,in cui
gli Reggente D.Franccfco Orriz,c la Prin-
furon Patrini il
cipefia di Marano D. Caterina Manrichcz , fu con ogni
accuratezza educato ; poicchc non folo giova molto il
£enec. lib.ì. di buon fondamento ottenuto dalla natura, ma educatio ma-
Ir* cttp.it.
ximam diligentiam , plurimumque profuturam deftderat -
facile tft enim tenero s adbuc animos componere'. allo fcri-
vere di Seneca . In età d’anni dicce ricevè la ton fura Chc-
ricalc dal Cardinal Caracciolo Arcivelcovo di Napoli , eJ'
nell’anno feguenrc dopo aver’apparate le umane Lettere/-
partì per Madrid co' i fratelli, e col Genitore eletto Reg-
gente
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'
Monf, D* Muzio Gaeta. X4 1
gente del Confcglio Supremo d’Italia; ma dovendo per lai
fpazio di fei meli dimorare in Genova; perchè allo fpef-
fo leggieri tfime cagioni fraftornano dal corto virtuofo i
giovani ; acciocché quel tempo all'olio non concedere,
incominciò i primi ftudj della Filofofia Peripatetica forco
la difciplina di quello fiedo Medico, il quale per loro ufo
fiel viaggio conduceano, c profegui dopo nella celebre»
Uuiverfità di Alcali de Enarcs,detrade’Complutenfi,daU
la quale ricevè onorevole anellazione del profitto in pre-
$1110 della fua letteraria applicazione . Per indirizzarli al-
la carriera Legale , ftudiò per due anni nella (leda Univcr-
fità , ed in Madrid le Leggi Canoniche, e Civili , le quali
nel ritorno fatto in Napoli continuò ad apprendere da_,
iD. Felice Accadia illullre Cattedratico Napoletano, e da
altri pubblici Lettori . Ma per non eflér privo di quelle-,
cognizioni Scientifiche ,
le quali vaglion molto ad illu-
ftrare ogni nobile intelletto , apparò da D. Pietro- Anto-
nio Orlandino , la Rettorica da Tommafo Cornelio l’A-
flronomia, da Domenico Aulifio alcune notizie della-.
Geografia, e degli Elementi di Euclide / e dall'Avvocato
Francefco Nicodemo la lingua Greca ; acciocché dalle-,
prime inllruzioni ricevute da si dotti Uomini fode abile-#
a poterfi nelle medefime perfezionare E' molto neceda- .
rio ncll’apparar le Difcipline un’ordineconveniente;poic-
chè non pedono altrimente da’ Maeftri infegnarfi , e da*
i difcepoli apprenderli con profitto; e fu diverfa lafcn-
tenzade’Filofofì, volendo Zenone , Crifippo , /irchimede,
Zaert ìib
cd Eudronio rammentati dal Laerzio , che prima fi deb- VÌI. ZttHM.
* fi
bia fpiegar la Logica, e pofeia la Fifica, e l’Etica; Panello
c foffidonio prendono il principio dalla Fifica
" , c Cleante
Hh '
ita-
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,
242 Efyj Ac c ad. di D. Giacinto Gimma.Par.il.
{labili la Dialettica, 1’Oratorìa, la Morale,Ia Civile, la Na-
turale, e la Teologica . Ma dopo la Gramatica è adai più
profittevole continuarli la Filolòfia , e le Leggi , indi la..
Rcttorica, e la Poetica , effendo quelle amendue facoltà ,
che richieggono intelligenza di chi l’apprende, ed intellet-
to efcrcitato in altre feienze, per poter’applicarc ne’com-*
ponimenti quelle dottrine , e quelle cognizioni , che fono
neceffarie a dargli forza, ed ornamento compiuto : e dopo
altre difcipline attendere ultimamente allaTcologia;porc-
chè tutte le Scienze umane fono come gradi , per cui l<u.
mente dell'Uomo giugno’ all’ahillìma intelligenza dellt_»
cofc Divine, che dalla Teologia profeffanoj c loda mol-
iy A ^ Con
fi
10 quell’ordine S. Agpjlino . lodevole inffituzione^-
apparò D.MUZIO dopo l'altrc Scienze la Teologia Scola-
llica, e nella Morale icmbrò qucll'Arbofccllo lelyaggio
vngj.c»^
prodotto in terreno, che non è coltivato col metto: Spon-
te Jucty applicato dall’Accademico Incolto fra i Gelati di
Bologna j
poicchè fenza altrui ammaeltramcnto,e colla f
forza delle proprie fatiche fi conobbe delle mcddnne affai
pratico . Si efercitò allo ipeffo nelle Conclufioni Legali,
dimoftrando arditezza grande di talento, e nella celebre^
Accademia, cheli aprì ne’RegjStudj alla prefenza del
Viceré Marchefe de los Velez, in cui fi udirono D. Barto-
lomeo de Angeliche morì Configgere, D.Paduano Gua-
feo, ed altri Virtuofi nobili nella Letteratura , mirò lt_.
fteffo colla carica di Segretario, e con quella di Principe.
D. Ottavio luo fratello . Recano giovamento grande al-
la gioventù gli onori Letterar; , che da’ pubblici eicrcizj
fi confeguifconoj imperocché fono di ftimolo a maggio-
HfV/d;
* ri applicazioni 5 laonde Temilloclc vedendo nc’ Giuochi
Oliar-
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Monf.D. Muzjo Gaeta. 243
Olimpici, che tutto il popolo, fpi ezzando le altrui , rimi-
rò con curiofiti particolare le fue azioni , conferò agli
amici , non folo aver confeguito in quel di il frutto dello
fuc fatiche per la Grecia fopportate s ma conofcerfì mag-
giormente acccfo a nuovi feomodi per mcdcfima j tan-
la
to può l’onefto amore della gloria negli Uomini. Nel
Collegio Napoletano ricevè la Dottorai Laurea per lo
Leggi, colla difpcnfa di tre anni all’età neceflaria, ftabilita
dalle Prammatiche , e coll’approvazione delle due matri-
cole per gli rtudj già da lui fatti in Alcalà ; e non trala-
feiando le virtuofe applicazioni anzi quelle vanità fprez-
zando, delle quali fcrive il Lipfio , che juventus ignara
Radicandi in fraudem facile inducitur , & fpretis niello -
ribus ì 'vana amp letti tur j coltivò l’ingegno nelle materie
Teologiche , e ntll’erudizioni , infegnando anJic a’ fami-
liari le dottrine Legali , e Morali . Sperando il Cardinal
Pignatelli allora Arcivefcovo di Napoli, innalzarlo a quei
gradi , che alla fua attitudine eran proporzionati , volle»,
prima obbligarlo col mezo del Prefidenre D. Ccfare di
Natale, ora de ttiamo Confìgiicre , ad accettare il Cano-
nicato nella fua Chiefa ;
perlocchè divenuto Canonico
Diacono dell’ Arci vefeovado , con Breve Apoftclico fu
torto ordinato agli Ordini minori, e fagri dall'irteflo Mon-
fig. Pietro-Paolo, c non folo eletto per uno de* Giudici
della Congregazione delle Caufe nella Corte Arcivefco-
valej ma dipurato dal Capitolo in tutte leoccafioni, ap-
poggiando alla fua cura gl’interelfi Capitolari . Perchè
magna pars bonitatis efi , 'velie fieri bonum come , Seneca
dicca ,
per efercitare la fua divozione , il talento, e l’elo-
quenza negli fpirituali affari, frequentò le Illuftriffime».
Hh 1 Con-
244 EI°gì Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
Congregazioni de’ Bianchi, e de’ Nobili del Giesù ; oltr^/
quella della Miffionc dell’Arcivefcovado . Pafsò al go-
verno della Sede Apo/folicail Cardinal Pignarclli col no-
me d’Innoccnzo XII. ed egli fatto certo dell’affetto del
Pontefice, e del desiderio, che quello tcnea di rivederlo in
Roma , ove fu
nell’Aprile i<5j>2. partì per quella Città ,
affettuofamente ammclfo al bacio del piede anzidopo ;
alcuni giorni ivi giugnendo il Primicerio de Gennaro , il
Canonico Cimiliarca Gakota, e’I Canonico Dentice con
lettere del Capitolo Arcivefcovalc di Napoli,, congratu*
landofi per effcrc (lato innalzato al Trono-Pontificio il
loro Arcivcfcovo, fi portò al Papa co’mejcfinai^a cui
benché fbfic in età più giovanile, c di ordine Diaconale».,
parlò a nome del fuo ftetìp Capitolo, mamfetìanóo il cr-
mune giubilo de’ fuoi Colleghi - Gradì Innocenzo l’affe-
zione sì grata, ed onerando i Canonici col titolo diAm-
bafeiadori, premiò ciafcheduno con Beneficj , e con due.*
medaglie d’oro argento di quella grandezza mcdcli-
, c di
rnacbe agli-Ambafciadori de’ Principi, foglionidiftnbuirfii
non concedendo però a D-MUZIO, che da Roma partig-
Dimorò dunque alcun tempo nella pratica di qudlaj
li- .
Corte,e lenza fua richieda gli fu conferito dal Pontefice»,
il Segreto fbpranumerarie della Ruota appo Monfign»
Hmcrix Decano di effaj indi alcune Badie, c Beneficj; la,
carica di Referendario dell’una e l’altra Signatura; per cui
vefH l’abito Prelatizie; c l’altra di Governadore di Tivoli»
lf.
:
che a'Prclati.bencmerki a di fpofizionc del Cardinal Ni-
pote fi concedca ; e pofeia la VicelcgazioDe degli Stati di
llrbino ;
ove già era Legato il Cardinale Aftall)»dal quale
&£omniamcnte onorato- Crefaeva tuttogiorno verfoil
* '
•
,
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1
.* • Jh onf. D. M tizio dì Gàeta. 24 5
Tuo merito, e dottrina l’inclinazione Pontificia, e la beni*
voglienza dc’Cardinali Aghirrc,cd Altieri, e di altri di ri-
nomato nome, c Letteratura} mentre dava a conofcere_ >
che tante cariche onorevoli ringrandivano , c peifcziona-
yano i Tuoi nobili colf urr.i } onde dallo iterilo Papa fu di-
chiarato Govejnadore, e V ifitatore della Città di Loreto,
c della Santa Cafa; benché aH’AIticri Cardinal Protetto-
re di quei luoghi fpcttaf.e la facoltà Polita della nomina-
zione . Difficiliffima fu creduta l’arte del governare , tj
fecondo lafciò fcritto il Crifoilomo : imperare ars ejì,
‘
non Jitlum dignità! ; immb ars e
fi
artium omnium dijffì*
ultima \ però egli gran perizia di mo (Irò in quel gover-
no, tlercitando allo fpefio atti di gcnerofità, e di pruden-
za politica, ricevendo applaufi delle fue operazioni in uaJ
continuo concotfo di tutte le Nazioni , e di varj Uomini
Ululiti, che fi portavano avifitarc quel gran Santuario ..
Albergò il Conte di Marti«itz Am*
nel proprio Palagio
bafciador Cefmeo coll’Ambafciadrice 5 indi per tredici
giorni l’Atnbafciador di Spagna Conte d’ Alta m ira, 1 Mar- i
chefe di Lcgancs Governador dr Milano, l’Abate Grima-
ni , ora Cardinale , il Duca del Scilo, e molti altri , la cui
unione dtè mcko da fpccolare alle Corti . Accolfe ono--
jcvolmente il Duca di SaVoja-, che appagato da’ fuoi no-
bili trattamenti, ne’ quali ben provetto appariva, l’onorò
volendolo fece adcfinare, «dopo avergli dati pubblici
ringraziamenti, invi© al Palagio il Conte Vernen ; ac-
ciocché i medi fimi replicale , e con udienza ilraordinaria
fe rendere al Pontefice le grazie dal fuo Kefidcnte, aliai
commendando lacortcfiadel Prelato iuo ofpite. Già ter-
sniuava il terzo anno del fuo lodevole governo 5 quando
... _
Jaw
« *
«t
24 6 Blog) Accad.di D.G iacinto Giorni a. Par. //•
Innocenzo per bene ficare un Soggetto da fé tanto favori-
to, lo dettino all’Arcivcfcovado di Bari , coftri pendolo
all’ accettazione; tutto che egli confiderando la gravità
dc’ncgozj, la difficoltà, la fatica, c gli obblighi ; a cui fo-
*
oresor. m. «. no i Vcfcovi tenuri,da Gregorio-, da Origene-, da Bernar -
do-, e da Crifofiomo de/critti ; e che tantum debet adio-
fr
* cm 6
nem populi ad io tran; tendere ^Prefulis, quantum dina -
re folet a grege vita Pajìoris ; oportet nx>nque,ut metiri fe
•iiò- foli citi Jìudeat , quanta tenenda rettitudini! necejjìtxte
ch,yiojTb<™ confiringatur ; fub cujus t/iimàttone popuhis grex <vo -
catur : come fpiegò lo lidio Gregorio ;
grandtlfima ripu-
gnanza per più meli dimoltrava Propolto nel Gonciito-
.
uctriu*.
r(J non gj^ j a Cardinali;
.
ma J a medefimo Papa , fu con-
|
fecratodal Cardinale Spada Segretario di Stato; e dopo
aver’otrenuto il Pamfiho.come primo
Tallio dal Cardinal
Diacono; nella primiera Cappella Pontificia chiamato con
Monfign. Ruffo desinato Nunzio in Firenze, e Monfign.
Delfino Patriarca di Aquilcja, per Vcfcovo Allibente al
Soglio Pomeficale , confeguì anche l’onore di Prelato di-
B.Th. 1.1. qu. mellico del Papa ; e perchè bonor e/i cujushbet nrirtutit
u, 41-».
+.
p rf m i urn : conforme icrilTe S.Tommafo : e i favori de’
Principi palcfano il merito di chi quelli riceve ;
fu a lui
non folo rilafciata la fpefa per la propofizione , e la metà
dell’altra per le Bolle; ma conceduti i frutti ,
che alla Ca-
mera Apoftolica apparteneano , e permeffo ilritencrfii
fempliei Bcneficj. Avviatoli algoverno del fuo Arcive-
feovado, giunfe in Bari nel di decimottavo di Giugno del
1 6p8. e fatta nel giorno di S. Giovambatifta dentro 1±_
fua Chiefa la prima entratura , che replicò dopo in quella*
dc’PP. Giefuiti; ove fu accolto con Mufica, e con erudita
Ora-
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Monf. D.Mu%io Gatta. 147
Orazione cncomiaflica recitata in idioma Ebreo j in Gre-
co, in Latino, in Illirico, ed in Tolcano dal P. Domenico
Bruni ; incominciò ad efercirare il Tuo ardentiiììmo zelo
verfo il gregge a lui commelfo j e rinovando la memoria
di quelRemigio, e CrifoHomo Vefcovi Remenfi,di Gau-
denzio Prelato diBrcfcia, di Clemente d’Ancirano, di
Ugonc di Grazianopoli , e di altri Santi Uomini , che in-
età giovanile furono coflituiti Pallori delle lor Chicle-, j
applicò tutto le Hello ad imitare quei Medici , che fecon-
do fciive Giuiliniano Patriarca : naturarn uùaue fingu - r.snrent. JnfB»
. . 2 . ,
Patriar*
nian.
torum atttnaunt , ac •nttam at que )uxt a umujcu)uj que ln i, *
ì
f ì
ntcejfitatem rtmedia tribuunt . Inlìituì la Congregazio-
ne degli Ordinandi, e l’altra per lo Tribunale della Sacra
Inquilizionc: ordinò buona direzione del Clero, c’1 ca-
la
ritatevolefovvenimento de’bifognofi j e conforme in...’
ogni luogo de’ fuoi governi ha pur’avuto in collume 5 diè
anche principio alle fàbbriche nel fuo Palagio Arcivefco-
vale, c irei fio Feudo di Bitritto r le quali tuttavia conti-
nua i ma più fenfibili furono invero gli atti della fua_.‘
gcnerofa pietà per lo rifeatto degli Schiavi Barefi . E’ dot-
trina di S.Ambrogio, e di S.Tommafo , chea ricompera- jLrwu*»*
re i Fedeli , i quali in cattività fi ritrovano, ed a foccorre*
re nelle ncceiiità de* poveri omnia bona Ecclefiarunu , ,
anzi *vafa cu Itti 'Disino dicaia dtjìrabutitur : onde S.
Lh
Gregorio rifuilce di S. Paolino Vclcovo di Nola , che a_, %££!£*'
liberare un’altro dalla fervitu de’ Barbari, vendè fc Hello
per ifchiavo » Succeduta la preda fatta da’ due legni Tur-
chcfchi di molti Villani, che per le campagne di Bari nelle
ore della notte lavoravano, fi vide l'Arcivefcovo col Go-
vernadorc, c con alcuni Nobili della Città limo finare per
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,
24* £/o£j Accxd.di D.Gisciuto Gimms.Pxr.il,
le piazze , e per le cafc con grande feomodo per lo calor
della lUgione ;
ma non avendo a b a danza raccolto il da*
najo ncccifario per tutti i venticinque divenuti Schiavi
quanti appunto erano; eden doli pofeia fatta la fpefà di
docati fumila duecento e venticinque » fupplt cen ecce-
dente fomma del proprio , movendo a n ohe- il Viceré ad
«fare la fua pia carità ,
procurando da varj Monti di Na-
poli le limoline; e folleggiò poi il ritorno de' primi tredi-
ci, i quali cibò col pane EucarilHco datogli colle proprie^
mani ; c dopo la proccifionc fatta da’ medcfimi per la_.
Città in compagnia de' Fratelli Artefici dell’Oratorio de*
Padri Giefuiti.accogliendoglicon paterno alletto nell’Ar-
civcicoval Palagio con caritatevole convito , che replicò
nella venuta degli altri . Procurò dal Pontefice le InduI-'
genre per le Qnarantore da lui nuovamente ftabiiitc nel-
la Chiefa Cattedrale a 15. di Agofio, che dall’anno 1698.
fi celebrano con fruttuofo concorfo de* Cittadini ; oltre*
le Indulgenze particolari ottenute a chi prefo il Sagra-
mene dell’Altare vifitava la medefima , diftribuendo a_,
ciafcheduno Medaglie, c le Corone, e nell’anno del
le
Giubileo difpofe altre Quirantore circolari per tutte le*
Chiefe della Città, acciocché folle di continuo efpofta la_»
Santilfima Eucariltia , e potelfe il fuo popolo ricavar ri-
medio contro i peccati , frequentare i Sagramcnti , c lc*
pie opere , c difporfi alla grazia Divina per confeguirla_.
dii/ lujìfint. colle Indulgenze, come dice S. T ommafo , c non già di-
TniuiJi'vZ. venir negligenti con quelle, quali che fodero foddisfazio-
*
M
tìi.c.
'
ne de’ pigri, e licenza d’impigrire fotto fpezie di pietà nel
ben’operare, come pensò falfamentcco’i fuoi féguaci l'in-
fame Lutero j mentre fono più tolto fprone a (vegliare i
Fe-
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Monf. D.Muxjo Gatta,
'
* ‘
>.
;
249: ».
Fedeli alfe pie operazioni , alle quali col mezo delle ftef-\
fe Indulgenze fono alterrari) non potendoli guadagnare»* <
le non da coloro } che fono nello flato delia grazia ; però
Urbano Vili. Pontefice pubblicando il fuo Giubileo) par-
lò a i Prelati , cheefortafléro i loro
popoli alle Criftiane_i
operazioni dicendo : Docctecos nunc maxime celerà-,
/
dett/ìanda effe , dandamque operam ne quit Chriftia - Pajttr. trsit.t.
***
no nomine abutatur . Docete facros Indulgenti ar unu
tbe/auros lucrandi fpem omnem inanem quii con- effe-,nifi
trito, (tp burniti ut o corde feipfumpr<xp*rare->$yCbri-
Jìionis operibut exercere fludext . Celebrarla memoria.,
de’ glonofi natali non folo delle Città, come fi fé nell'an-
no 249. di Criflo , follenizandolì il Millefimo della fon-
dazione di Roma con pompa magnifica ma delle per-
$
Iòne particolari anche apprelTo i Barbari fu pure ifiinto
, }
degli Uomini ; tanto che il Re del Gran Mogor dopo
un convito Reale , fi fa pefare in quel giorno in una bi- wn «r,(»
lancia, contro alcretanto oro , argento ** * *
, e gemme , che/
tutto in dono fi difiribuifce . Molco più in Europa fi ve-
de introdotto queÙ’ufo , e fi ftima frutto di buona Filo-
fofia, come lo protefiò S. Agofiino , che celebrando il twn. 1.». +
fuo giorno natalizio diflc id 'videri verte Pbilofopbit
congruum ; e ciò lodevolmente s'introdufle anche nella*
Chicfa , in cui folevano Velcovi, come oggigiorno il
i
Papa cofiuma , celebrare con folcnnità il giorno della lo- ««ri,
ro ordinazione. Chiamarono tal fefieggiamento i Gre- •‘•fi»/**'*-**
ci tofsrn r, cioè Fefta , che da* Latini fu detta Natalit Pon -
tificum , da S. Leene Natalitius dies , o pure Annu «t*
Pafìoris ftfi* , e Io difie altra volta per umiltà grande^
Ser'vitutii nojlrx natali tiurn diem : da S. Agofiino Diet
li fo-
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. •
- i jo s. £/®gj Accada di D.G iacinto Gimma. Tur. ih
fokmnii Efife opimi e Dies anniverfarius ordinano£
,
»iì : e da S. A m brutto Natala Sacerdoti Così Ennodio ] .
lo nominò DiVi dedicai ioniiy Gregorio Turonefe Solem
nitas natalitij , e Pier Crifologo Fefìa natalitia ;
pcr-
locchc D. MUZIO per foliennizarc il giorno anniverft-
rio della fua confcgrazione , aliti 8 . di Aprile dell'anno
1659. celebrò col Tuo Capitolo, e co' ; Regolari del-
la Tua Metropoli nella Cattedrale Pontificalmente con_.
molta divozione la Metta . Chilone folea dire , che be-
T.iwrrfn* g™* neficij dati obirvifei decet , accepti meminijfe ; rvulgui
bominum contro. facit - Si quid cui btneftcerunt >
fine predicane , fi ncque modo exaggerant , fi quid i*_»
ipfos col/atumfuerit officiij, mox oblvvifcuntur ^auf dijfi-
mulant aut e/evant Non operò così D. MUZIO nel-
-,
lamorte d'innocenzo Xtl.fuo benefattore; pcicchè ri-
cordevole di quei beneficjt dal medefimo con tanta libe-
ralità riconofciuti
,
per ifpiegarla Tua gratitudine, innal-
zò nell'Arcivelcoval Chiefa con magnificenza propria^,
del Tuo animo una vada Macchina colorita d'oro, e di
argento , con quattro gran Piramidi negli angoli dillin-
ta, e coll'urna nelmezo, dalle quattro parti del Mon-
do (ottenuta ; arricchita di lumi , di pitture, che le azio-
ni più illuftri del Pontefice rapprefentavan o; e d'inferi-
zioni ingegnofe, oltre quelle, che per tutte le mura della
Chiefa medefima legge vanfi; tra le quali fè rifplcndero
alcuni parti del fuo ingegno , che palefavanolafuanobi-
lilfimaidea nella Lapidaria e gii per altrui opera fi ve-
,
drebbe alle ftartipc fieno della fua modettia egli
, fe col
fletto non favelle impedito . Coi concorfo di tutto il
popolo > della Città, e de' profittili luoghi , celebiò nel
- : ;
duo-
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-
U ' Monf.D. Afasìa Gatta. [?.
A
1 3.51
duodecimo giorno di; Novembre dd ^1700. i funerali
con quattro Vedovi Affilienti, Monfjgi ^Brancaccio Ve-
feovo di Conveifano, ora Arci vefcovo di Cofenza,Mon- \
• • *
fìg. Sarnelli di Bilcglia , Monfig. Chiurliadi Giovenazzo,
e Monfig. Capilupo diPolignano., recitandofi l'Orazio-
ne funebre da T>. Giuseppe diSimone virtuofo Canonia
co Peniteli zjere . Tratto onorevolmente i Prelati , Ta-
cendo a lor dono delle iVlirrc , che nella funebre folenni-
tà aveano adoperate , e nel proprio Palagio per molti
giorni ritenendogli , ove per pafccre la loro erudizione*
Tollenncro due Conclufioni di Filofr fia , e di Teolo«iia_i
gli Alunni del Seminario ,per lui divenuti aliai numero-
<fi, conlecrandofi Luna al fuo nome, e l'altra alConG-
glicre D. Ottavio fuo Fratello Stima il Guevara neccf>
. M«icou«n».
fario a colui, chegoverna, leller favio, c nobilevac-
ciocchc farpia colla fetenza quel ch'ègiufto, e colla no-
biltà polla temperare il rigor della Legge , c pensò San
'Gregorio , che nell'Arca del Tcrtamento la Verga , e la_
Manna davano infieme ;
perchè i! Prelato aver dee Lu, a-
verga della dilcrezione colla manna della dolcezza ; anzi
lafciò dritte: Sit erga fubditos follie itudo laudabili} ,
txbibeatur cum manfuetudìnc difciplina ì/it cum difere*
tione correEìio : irono benigniteli mitiget , benignità *
tem Tutto da Monlig. MUZIO vien pie
%elus exacuat.
riamente adempiuto; facendoli più torto fperimentar Pa
'dre e Paltor zclantillìmo, che rigido Superiore , ifi ie_, ,
rtefìo avverando quel che fecondo la dottrina diS. Tom
molò ricerca il P. Perazzo i In 'Tralato fit mitlum l, T
,
.*«ca.-a.p«-
yujìitite , £9* mifericordit , ita ut nec )ùflitia miferi-
eordiam expellai , nec miftricordia yufiìtiam mmis
• •
. 1 i 2 emoU
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,
1j i E log] Actaà.di Z>. Giacinto Gimma.Par.il.
emo limi \undè.Pr alato dici tur :
. ,
Verba Putrii baie, verba Matris bobe'.
,»/. perlocchè reca l'autorità deH'LccIcfiaftico : Noli effe-*
fu ut Leo in domo tua evtrttns domeflicos tuoi , op-
f rimeni [utyctios libi / riprendendo Tauilcrirà de' Prela-
ti . Sapendo , che gloria tpifeopi tfi pauperum opibus
pro'videre : ignominia Sacerdotum propesi Jiudtre di-
•viiijs : coH'acquittarft il pregiofo titolo di Prelato Limo-
Liniere, permette, che ilncceiìàrio manchi a fc fteflo >
purché a’j>overi foprabbondi . Nella Vilìta della fua_
Diocclì , c negli arti che al Pallorale uficio apparten-
gono, ogni fatica nè curando la propria.,
abbracciando >
filure', clic in è veduta , avvera quel
gran pericolo fi
bonus Pajior animar» fuant d-U prò opibus fuis . Quell*
interclTe , ch'è la remora della giullizia , e de' buoni go-
verni abbonendo ,
nelle continue commdlìoni dello-
Santa Sede , e ne* Vefcovuli e lercia; col far fempronat
« liberal rifiuto non folo de* volontarj donativi , ina di
quegli flefli guadagni , che ragionevolmente permetter
fifogliono, gli conviene quel Simbolo degli tgiz; , che
i Giudici con gli mani dipingea-
occhi bendati , c lenza
no per dimoArar la loro ailinenza da' i doni » Per la lua_
grande attitudine agli affari è dato fempremai dalla Sedo
Apollolica onorato colie commeflìom nella Pioviucio,
cosi in Matcra , come Delegato fedo le gravi difcordie_,
tra le Monache della Santillana Annunziata col Vicario
loro Generale : ed anche nella Caufa deli'inquifizione^,
diMonfig. Deirio Are ivefeovo di quella Città, dando lo
giuda pena a* Tuoi colpevoli familiari, che avean dato per-
coife ad un Notaio ncll’intiauxioue di un'ordine . la-
‘
,
Ciò,
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M onf. D. M uxjo Gatta. 253
Giovenazzo fe divenir’ubbidienti all'Editto del loro Pre-
lato le Monache : in MottUa , in Minervino , ed in Mo-
nopoli procede nelle differenze inforte ncirelezione de*
lor Vicarj Capirolari ; conforme nella Città di Bitonto
parimente , ailegnando a quel Capitolo per Vicario Apo-
itolico un Canonico Metropoli, dichiarando
della fua
incorfì nelle ccnfure alcuni
, che dopo afiolvè per dele-
gazione . fu a lui commeifa la fondazione di un nuovo
'
Monaflero di Monache in Putignano , ch’è nullius : e_.
ùmilmente la caufa de’ Capitolari di Bitetto col loro
Vefcovo , «he per lo fpazio di molti anni s’era nelle Cor-
ti di Roma trattata, riducendogli all'ubbidienza del Pre-
giato loro col mezo di ialutevoli decreti ; oltre le fpefTe-.
commeflìoni , alle quali tutto giorno l’autorità fua im-
piegata lì vede . Perche è debito de’Vefcovi il difende-
re la Giurifdizione , e- l'Immunità Ecclefiaftica per fervi-
amo di Dio, e delle Chiefe , conforme rapprefentò la Sa-
era Congregazione al Vefcovo di Caferta , fi faconofcere
intrepido difenforc per lo diritto della fua Chiefà . Ve-
nuto in Napoli il Cardinal Barberino , come Legato
latere inviato dal Sommo Pontefice Clemente XI. al
Cattolico Monarca filippo V. e facendofi alti 29.1ÌÌ Mag-
gio del prefente anno 1702. la Cavalcata Regale per lo
fuo ricevimento : innalzatoli un Padiglione col Trono
appretto la Chiefa di S.Maria a Cappella fuori la Porta di
Chiaja , non compagnia di Monfign. di Turnon_. ìfmìuSi
folo in
Patria rea della China, e di altri Vefcovi , afTiftè D. MU-
ZIO ; ma in nome di tutti i Prelati del Regno proiettò
la loro ubbidienza ed ollequio alla Santa Sede , ed al tuo
Cardinal Legato , che ivi ledendo , rifpofe con gran cor^
tciia
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.
254 Elog] Accad.di D. Giacinto Gimma.Pjir.il.
tcfia di gradir molto l'attenzione, la quale al Pontefice-*
-promife attentamente rapprefentare . Ad accrcfcerc i
legni di ftima dovuta al Tuo nome concorrendo i Teolo-
gi del Collegio Napoletano, vollero aggregarlo alloro
numero ,
per poterlo riconofcere come Teologo loro
Collega^ Dalla formofità Tua cfteriore ancor Pii; terna-*
p Aft- è dimoftrata , mentre animi domiciliti <n corpus tfl , fe-
ìÉVcJmìi condo il detto degli Antichi; onde quel|’Ariiv< feovo
di Milano , riferito da Enea Silvio , ricercava belli di vol-
to i Tuoi Miniftri , fapcndo per ifpcrienra improbitatem
in egregia forma perrarò compertam effe : p*r!occhè a—
lui eiìcndo naturale > la liberalità , l’ardente defiderio di
recar’ altrui giovamento , e l’atfabiltà , che piacevole-,
nel governare , nel convcrfarc > e nell ular colle genti lo
rendono ;
palefati non folo fi fon veduti i comuni offe-
quj al fuo nome più volte colle dediche di varie Conclu-
fioni Filofofiche ,
c Teologiche a lui fatte in Pelaro, in_.
Loreto , in Bari, ed altrove ; ma per uno de* fuoi Acca-
demici illultri la Società nofira lo riverifee
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. .
At ortf. D.M utjo Gaeta. I
255
A Monfignor Arcivéfcoyo di Bari
a muzio di gaeta;
SONETTO.
MRZJ9;. f.
*
'-babbi* lingua
uoi m ?t‘ * celebrar non pormi ,
ballante il Secol nofìro :
Che fe ferivi a/reta, bello è Hncbio/lro
,
Lbe fe canti allonor Jon dolci i
, carmi .
Dalnoflro Clima , agli ultimi Biarmi
ò blende la Fama tua, ebe degna è
<TOftro\
tL ammirerà fin de t Invidia il Mojlro
Scolpito il tuo gran nome in
bronzi, in marmi.
* 1* Virtù
fra ronde efiinta
V Dòlio per te, cb'ove tu fei s'impara
A vederla di Lauri in Pindo cinta.
Di due MUZJ la gloria al Mondo è rara'.
L un col foco illufirò Roma già vinta
L'altro col lume J'uo Roma nfebiara
Fr.Giacinto-Marìa de Petris de'Predic.Baccell.
di Sac.TeoL AccadSpenfier.
Ad
\
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. , 1
15& El°lj Accad.di D. Giacinto Gmma.Par.1 .
. Ad Eundcm. .
• -
A
.
•
EP IG R AM M A.
Stemmata natalem cclebrant tibi fulgida , MltJ'j,
Kam fati s antiqua nobilitate nites .
Vis mira ingenium primis decoravit ab annis, "
Qua nil abjlrufum , quin penetrare queas.
Maxima co ìfìlium extoliit Prudentia rerum
Seu privata regas , public.t fi ve geras
Religio , Pietafque facra redimita Tiara ejly
Perfonat ac meritis plaufìs ubique tuis . \
Omnibus bis equi, lem fummo tu dignus bonore ,
Qaod tome» b<tc fpernas , dignior ufque micas.
U.J.D. Paduanus Guafcus AcadJncur.
< *
GIO-
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Cio rvan-MnrÌ9 Crejctmbeni. 257
CIO VA N-M AR IO CRESCI M^EN I
Accademico della Crufca, Cujìode <T A rcadia, e Certfor-
Promotoriale per la Società degli Spenfierati.
Li
Aravigliofa vicn da tutti creduta Tinvenzione
delle Lettere ; mentre con pochiffimi carat-
teri , di cui l’Alfabeto è comporto , e che itij
niuno idioma > toltone il Chinele, il numero
vigefimoquarto ecceder fi veggono* tanti vocaboli in-j
Kk unte
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258 JE/ojrj Accaddi D*G iacinto Gintma.P ar'.//•
tante lingue fi compongono , co’ i quali fi fpiegano cofo
innumerabili , e concetti infiniti della mente . Più fi ma-
ravigliano Matematici acuti in ritrovarle capaciflìme di
i
quelle tante combinazioni, che ridotte in parole , e le pa-
role in volumi aliai grandi, potrebbero formar una Libre-
ria fuperiorc alla capacità grande di tutto il Mondo ; tan-
to che mille millionidi Scrittori, per quanto fai veliero in
ciafcun giorno un gran Volume, non ballerebbero a poter
finire di lcriverle in mille miliioni di anni . L’tale il fen-
ici Gnidi™,» timento di Paolo Culdino > e del P.T acquet ma non.»
V'’t' t
f" minor maraviglia può recar la confiderazionc, che intor-
s' c ” no medefimi caratteri tante Scienze, e tante Aiti fi aggi-
rtll i
rano. Efaminandofi dalla Scrittoria la prima origin loio>
e gl'inventori di ciafcheduna in ogni linguaggio, i nomi »
’1 numero, di cui ogni Nazione fi ferve
sìl-E^o^. la diverfità , e ; dà
luogo alla Cailigrafiche intenta ad efprimcre colla pen-
na relegante pittura di ciafcheduna lettera di pictiole li-
nee o rette , o curve comporta , le quali chiamai» tratti di
penna i profefiori, viene a partorire tante forme divede,
di caratteri, che appo varie genti, varj nomi ricevono; e_*
tali nella Italia fono il Cancellerefco^’l Francejej\ Bolla -
tico>c’\ Notarefico, il Mercantile ,e Ornili, che da Giovan-
Antonio Tagliente ,da Fracefco Crtfciy da Marcello Scal-
cini, d* Giovabatilb Palatino, e da tati altri s’inlegnano*
Fatta Simia quell’arte Pujoria , di cui è proprio fabbricar
di metallo le lettere, a coloro le confi gna, che Tipografico
Stampatori de’ caratteri fono appellati , a’ quali appar-
tienevelocemente con quelle, e con inchioltropropor-1
zionato imprimere gli umani concetti, acciccchd i libri fi
formino . l-’Ai te delle Cifre, che ad occultar la fcrittura*
con«
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,
Gioiva»- Mario Crefcìmbsni. '
159
con varj modi impara, e che la Steganografia, la Poligra-
fia, la Criptologia, cd altre limili comprende, delle lettere
alfabetari Umilmente fi ferve ; come ne' loro Trattati il
Tritemio, il Cbircber , Gafpare Scotto, ed Ei'icio Puteano
dimoltrano ; così la Steganologia , Y Artrologia, e la T)at-
tilogia da Heda inventate, dalle quali fi apprende il parla- Beda de Corre*
re col gefio delle dita, difpofte a lignificar le lettere necef-
iarie al difeorfo ; c la Chirografi
0 a
*
•> che colle mani le for- Gfo.'Bon tic io ,
Arte de* Canni.
ma ; anzi la Tachigrafia , colla quale non folo delle Jet- *"
tere,ma delle voci fi ricevono le abbreviature, e icom-
pcndj . Dalla varia attitudine naturale a formar le lette-
re ftelfe, pretende indagar la qualità de’ cofiumi , c l’età
varia degii Uomini Ylndtgrafia di Profpero Aldtrtfio', ma
YOrtoepeja dividendola non falò in vocali , in confonan-
ti o femplici, o meze vocali, o mute , o liquide, o doppie,
o acuir, o fibilanti; ed in accidentali, c radicali; ma in gut-
turali colla gola proferite, in faticali collj foce, in palatine
col palato, tu linguali colla lingua , in dentali co’ i denti
ed in labiali colle labra, infegna in tutti gl’idiomi la giu-
fta loro pronunzia . E’curadc) YCrtografìa lo fcriverle_.
correttamente nella formazione delie iillabc, e delle voci ;
confiderando i dittonghi, gli accenti, e i punti, fecondo la
varia loro fpezic : e della ‘Trofodia il milurare la quantità
delle medefime, e delle filiabe , necefiaria alla regolata-,
pronunzia delle parole . Difponcndo fecondo lordine-,
delle lettere dell’alfabeto le voci tutte la Di^ionaria tan-
te volte diverfa, quanti fono i linguaggi palefa i finoni-
,
mi, c’1 lignificato d’ogtii vocabolo ; di cui apre l’origine-i
l’Etimologica ; ma YAnagrammatica trafponendo Ja po-
fitura delle lettere, che nc’ nomi, e nelle voci fi ritrovano;
Kk 2 col-
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.
160 Elog] Accaddi D.Giacinto Glmma.Tar.lt.
Colle medefime, o pure col valore di efle in abachi rivolte»
altro concetto della mente , o in lode , o in biafimo ne ri-
cava ; efeherza con varj fentimenti la Metametrica , io*
diverfe maniere lìtuandole dentro Componimenti ; co- i
C« r«mnt> in
Mtumttrica.
me fpiegò argutamenteEtfendo la buona il Caramuele
Cabala una Simbolica T eologia, che fi crede à Moisè da*
Iddio conceduta ; acciocché Cerna fcriverla a’ poderi la*
Sijc.S«Ptnf in
Viìlici'j SUB communicafle ; e dilucidando col mezo dc\VAnagogica^
&%+ i Segreti Mifterj della Sagra Scrittura j in tutte le fuc par-
ti j cioè nella Gtmarria ì nella Majortt , nella biotariaca ,
nella Ttmura , nella Mtrcava , e nella Cofmologia delle»,
lettere Ebraiche fi vale, con cui fu prima fcritta la Divina
Legge j oltre quella, che fu vanamente da impure fuperdi-
zioni imbruttata . Crcfce lo dupore in oflervar , che le»,
delie lettere dalla V erfificatoria efaminate ; allorché fi ac-
cozzano con giuda mifura, c con numero ftabilito di filla-
beda loro compode, producono quella mirabile armonia»
che fi vede ne’ verfi } c i verlì defii con vario metodo , e*
mifura difpofli , fono valevoli a formar tanti Poemi , alla
cui formazione tutta la Poefia è intenta e VEpica , e la* ,
Tragica e la Comica c la Lirica , e tante e rante dottri-
, ,
ne, che dalle /ielle dipendono. Ha ogni fillaba appo Gre- i
ci > c i Latini la brevità fua nel pronunziarli con un tem-
po, e la fua lunghezza con due tempi, che chiamano ; da*
quali la mifura de’ loro verfi dipende ; ma tanto gl’italia-
ni, gli Spagnuoli, i Francefi, e i Tedcfc hi; quanto gli Ara-
bi, i T urchi , e gli Schiavoni , ad imitazione degli Ebrei »
come afferma lo Stigliarti » regolandoli coll’accento gra-
ve, che al breve fi uguaglia , c coll’acuto binile al lungo ;
conforme è proprio ad ogni vocale > benché al dire del
Mtn*
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Ciovan-Mario Crefcimbeni • 261
Minturno , per la pronunzia mera del tempo alle confo- Ant. Mirini™.
fuhc.Te/ctn.
nanti adeguino i Granulici; rutta la loro armonia pende,,
così dulia fede regolata dell’accento, e della Rima;come_,
dalla (celta delle confonanti, che colle vocali fi accoppia-
no,- dalla quaie l’afprczza, e la dolcezza del verfo procede;
avvegnaché la regola del verfeggiar Latino, e l’ulo de’pie-
di Claudio Tolomei tra’ i Tofcani fi affaticò introdurre-.
Non meno aniabile,che difficile vede quella (onorila ar*
fi
moniofa de’ verfi, in ciafehcdun linguaggio defidcrataì ed
invero ha grand’obbligo a GIOVAN-MARIO CRE-
SCJMBEN1 la Volgar Focfia , cd alle lue lodevoli fati-
che hanno ancora i Letterati . Egli per toglier l'abufo
così di coloro , che in vece d’innalzarla , colle affettate*
gonfiezze prive dicoftumc regolato, di proporzionata^
metafora , e di robufte fentenze , c ricche folo di numero
precipitofo, e d’iperboli irregolari, le davan crollo, c ro-
vina; come degli altri, che gloriandofi d’imitar la maclìà
degli Antichi, inciampavano in quelle rancide fiocaggini,
nelle quali naufragar fi vedea l’antica purità del Petrarca ,
c del 5Bembo, e del non folo col fuo zelo fe nafeer
Cafa ;
re in Roma la nobiliifima Accademia à' Arcadia , dive-
nendo della mede lima fcliciflìmo padre eCultode; pro-
pagandola fimilmente colle Colonie nelle Città più chiaic
della Italia ; ma con dotti volumi aprì la via dello ferve- 1
<r
re più pulito, colla guida di quei buoni Poetiche furono
dall’antichità lidia venerati . Nafcendo egli alli nove di
Ottobre dell'anno 1663. fotti per Genitore Giovan-Fi-
lippo Crefcimbeni, nobile Patrizio di Macerata,ed illuftre
Poeta; ma lo fuperò affai nella gloria, conforme più cele-
bre 7 arcuato fuo figlio mito 'Bernardo TaJJbi e furono
• in
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%>
i6x E/ogj Accad.di D.Giàcinto Gimwa.Par.il.
invero indizio di gran talento i prodigiofi progredì, che-
in lui apparivano col crefcer degli anni nell’applicarfi alle
prime dottrine, balfevoli a dimollrare , che dovca colla-.
Tua fama illuftrare la patria, c le Lettere Era così vivace .
nella fua fanciullezza , c di follccitudine tutta impaziente
nello Audio ;
accoppiando il difidcrio di fapcre col lume
della mente, e coll’agevolezza della memoria , che Amile
al pollo della pernice pronto a volare in procacciai il
cibo , appena ufeito dal gulcio col motto ; Non fujìimt
morati terminò lubito il coi fo delle umane difcipiine_ >
efìendo il fuo ingegno a guifa del fuolo della nuova Spa-
gna (s’è pur vero) in cui fi trovò, che per la fua ubcrtà,fe-
Patf.Martirtn
minato ne’ principi di Ecbbrajo il frumento, erafi matu-
Su'nmar.h.d
Oretan. Hi,U.
Itili, t.it. rato a’ tre di Marzo , c le fpighe lunghe e grolle contene-
vano ciafcheduna due mila grani ; e che il fieno dopo cin-
que giorni tagliato , crefccva dopo altri cinque giorni all*
altezza di un cubito Apparò indi laFilolofia, e le Leg-
.
gi ; e perchè fcuoprì tolto la fua perizia nella ilefia età
verde nel 1 6y8 . fu con molta lode accolto nell’Adunanza
di Jefi ben proporzionata al fuo genio;ardcntcmente c fer-
mandoli nella Letteratura , conforme ne portava il nome
degli Ardenti coll’imprefa dello Scacchiere , a cui flava-.
aggiunto:^* femina «/Kf/V.NcH’anno apprelfo ricevè in
Macerata fua patria Giunfprude-
la Dottorai laurea per la
za Canonica, e Civile; c pattando dalla Tcoricaal faticofo
efercizio della Pratica, fe vederfi non già novizio nell’Av-
vocheria . Fioriva l’Accademia Maceratele de’ Catenatiy
che innalzava per (imbolo una Carena penfile col motto
Greco flW/w* èvèiiivor. che Alacres [cquetes fuonancl La-
tino ; e poicchè a’ voli della fua penna dava egli famru.
iit-
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r
'
Giocati- M ario Crefcimbeni . 463
/ublimej fu aggregato in quella nobile Ragunanza . Pafsò
allat ittà di Roma paragone degl’ingegni) e non meno
il [oro, che i Licci, c i Congrcflì Letterarj frequentando,
ffampò tra le altre con nome anigrammatico la Canno-
ne per la nafeita del Principe di V vallia , di cui fcrivendo
il Cinel/iy l’affermò meritevole d’ogni lode, per clìerfi po- Gio:Cinell. Ri-
Mici. volani.
lio in età poco più di cinque luftri a leguitar felicemente Jeans. l}. cari,
li*.
1 arduo Itile della Poefta Pctrarchclca . Perchè nutriva-
un’ardente dilìderio di rimettere in piè nella Poefia Italia-
na la Scuola del Petrarca e del Cbiabrera, non poco fee-
,
mata di pregio j elìendo Lenza felicità da molti coltivata,
pensò initifuire un’Accademia col titolo degli /re adì i ,
quali con tutto lo Itudio li sforzafifero di riltabilirla. Con-
corfcro leco alla fondazione dell’Adunanza non folo il Ca-
yalicr Paolo Coardi , ora Camerier d’onore del Sommo
Pontefice ,Giufeppe Paolucci , Vincenzo Leonio , Silvio
Stampiglia, Giovan-Vinccnzo Gravina, l’Avvocato Gio-
vambaulta Zoppi, e l’Abb.Carlo di Turnon,ora Patriarca
d’ Antiochia ; ma iìmilmente l’Ab. Pompeo Figari , l’Ab.
Paolo- Antonio del Negro, il Cavalier Melchiorre Mag-
gio, ora Canonico di S. Pietro di Roma , Giacomo Vici-
nclli, Paolo-Antonio Viti, ed Agoitin-Maria Taja , inge-
gni tutti di buona letteratura . Si aprì la convenzione—
Letteraria cinque di Ottobre nel 1690 . innalzando
alli
per [niprefacomune laSirmga, ofiaSampogna dilette— \
canne circondata da un ramo di Pino, e dall’altro di Lau-
ro ; e per togliere ogni riguardo di preminenza tra’perfo-
naggi , fi ftabilì mafeherarfi furti colla finzione di Pallori
dell’antica Arcadia , ediftribuitii nomi, e le denomina-
zioni prefe da alcun luogo ragguardevole della medelima,
iuco-
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*54 El°Z) Accad.di D.G iacinto Gimm a. Parli.
incominciarono a ragunarfi fette volte l’anno nella Stato
in qualche Bofeo Romano; e fu il primo quello de' Padri
di S. Pietro in Montorio , c negli anni apprelìo negli altri
del Duca di Paganica ,
prefio S. Pietro in Vincoli : de’ Si-
gnori Riarj alla Lungara; negli Orti Palatini , ed alla fine
fi fermò nei prato del Giardino del Duca Saiviari. Fu l’in-
fiituzione in Repubblica, ufandofi il governo
forma di
Democratico o popolare ; non altro avendo , che un Cu-
fiode, quale lempremai è fiato lo ftclìò CRESC 1 MBENI
col nome di Alfefibeo Cbiriojconfermato nella carica ogni
Olimpiade , cioè ogni quattro anni; ufando per figillo un
Cane colla verga paftorale, e col motto: Cu/iodia: ed a lui
appartenendo col confenfo di tutta l’Adunanza reiezione
del Magiftrato, o Collegio annuale comporto di dodici
Arcadi de' più provetti, quali di fpeuir tutti gli
i affari
hanfcco la cura; oltre quella de’ due Sottocurtudi , del
Procuftode ; e de’ quatrro Diputati per la revifionc de’
Componimenti. Le Leggi, che nell’anno 1697. fi pub-
blicarono, furon fatte al numero di dicce a nnfura di quel-
le delle dodici Tavole degli antichi Romani, e col me-
defimo linguaggio; perlocchè per maggiormente ri fiorare
l’erudizione dell’antica Arcadia , fi sforzò col Canonico
Francefco Bianchini , ora Camerier di onore del Papa_ j
fabbricare un'Ffemeride perpetua, riducendo l'anno Olim-
piadico al Giuliano corriipondcnte ; acciocché poteffero
celebrare iGiuochi Olimpici ad efercizio degl’ingegni ;
come col corpo efercitava la Grecia Nata appena l’Adu-
.
nanza ricevè così grande accrefcimento , che non fclo varj
Letterati; ma varie Accademie vi concorfero ; le quali col
titolo di Colonie Arcadiche nelle Città foraftierc fi ragù-
nano,
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Gì ovan- Mario Crefcimbeni.
nano, è tali fono la Forata di Arezzo, \' Animofu di Ve-
nezia, la Fifiocriiica di Siena, YAlfea di Pila , la Aletau*
r
rica di Urbino, la Alaceratefe ^ la BolognefeJ la Ftrrarifi ,
e la Camaldolefe nel Monaftero di ClalTe di Ravenna., j
volendo anche ritrovarli prefente alla fondazione di alcu-
ne di effe . Siccome fu baftevole col fuo talento a formar-
le con tanta felicità si celebre Affemblca / così comincia-
rono a pregiarfi le Accademie di vedere nel loro Ruolo il w
fuo nome ; perlocchc a fua gloria fi vide appellato I timo-
ne tra* i Curiofi di Natura della Germania i ed ammeflb
anche tra’i Concordi Accademici di Ravenna.La Bofche-’
reccia, o fia Paftorale, che oggi è una delle tre fpezie del-’
la Poefia Rapprefentativa, dagli Antichi folamentc divifa
in Comica, ed in Tragica j è Hata, come afferma il Taffo- AUjrjMg
«/, invenzione ingegnola de'Moderni ; anzi alcuni tutte
le fpezie infieme confondendo, han fatto ri fui tare un mi-
flo j quale il Rubeno , llaro-Tragedia-Satiro paftorale di
Mario Tettinolo pure il Paflorfido Tragicomedia Paftora-’
ledi Giovambatiila Guarirti , la quale fufeitò tante di-
feordie lodevoli nella Repubblica Poetica, e tante opinio-
ni , che fi obbligò egli medefimo a fcrivere i due Aerati ,
e’1 Compendio della Folgar Poefia contro Giafon de No -
rei fuo Ccnfore , che morto , venendo difefo da Fauftino
Summo Padovano , da Giovan-Pietro M alacreti Vicen-' . „
tino , da Angelo Ingegneri Veneto, e da D.Luigi ò‘£re-
dia\ fu cagione, chea favor del Guarino compariffero nel
Campo Letterario Orlando Pefcetti , Giovan Savio , e Fi-
leno d 'Jffauro , o fia più torto Ganges de Go%e da Pefaro .
L’Autore però di quella Poefia Paftorale ftimò Io fteffo .
Gio SjWo
p lrr
Giovan Savio: che foffe flato il TaJfo > avendo fcricto pri- ffl f
Li ma
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1 66 blogj Aceti. di D. Giacinto Gimma.Par.il.
ma di ogni altro il Tuo Aminta . Ma per quel che neHeli
altrui Opere fi è vcduto,nonritrovandofi nelle Dramma-
tiche mai perfone vere viventi introdotte j nè alcuna Pa-
ftoralc telluta colle regole della perfetta Tragedia, è forfè
flato il primo ii CRfcSCIMBENI ad introdurre perfone
vere nel fuo bivio llampato in Roma nel 1 6p %. cioè al-
cuni Pallori , ed alcune Paftorelle Arcadi viventi % procu-
rando aecommodar la femplicitàdello llile paftorale all*.,
gravità del Tragico in manicra,che guaito l’uno dall’altro
i'
non. venga: e flarnpò nello fteifo anno le fue Rime* facen-
doti conofcere nella prima parte dilfgentiflìmo imitatore
del Petrarca^ e del Chiabrtrx nella feconda. Ammtflb al-
l’Adunanza di Siena>che formando per fimbolo una Zuc-
ca da tener fale > col motto iMeliora latenti tiene il no-
me degr/»/r<m 4 /r;dicendofi egli l'Entrante, figurò col-
le parole di Orazio Feliciter x'idet, una pianta di Zucche
verdi, che fi vede penetrarlo una fratta indi divenuto j,
Accademico tra gli Animojt di Venezia > uniti io Caia di
Gicvan-Carlo Grimani, coli’imprclà di un’Edera avvitic-
chiaraad un’alloro, col motto Oraziano Tenuti grandia y
inventata da Apoflolo Zeno y uno de’ primi luoi Fonda to-
«Vcomc fcrive il Cor anelli^. innalzòper (imbolo partico-
*o»*i/**a 7*3.
lire il tronco fecco di un’Albero % al cui piè un’Edera in-
cominciava a ferpeggiare» aggiungendovi il verfo del Pe-
trarca: Ilfu a difètto di tua grafia adempii giallamente-,
«ivi* ©ficrvandoil comune precetto del Pittra[antx,preCodal
toiurtio. 7 *. largagli) dalTAb.Frrrt^e da altri ProfelioFÌ; Hab-jntJtn-
& U H *ti*m Acade mici peculi aria fymbolo t tjr inejjt UH
perfefiio magna creditur, quando vtl adfigu ramaci ad
bptgrapben Jymboli gtneràliijvel adtpjum nomerà Aca-,
demia
_
—- — M
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,
. . Gio^van-Mario Crefcimbtni. 167
dentice alludimi. Avvenne appunto nell’anno itf98.que-
fia nuova aggregazione ; allorché pubblicò Yljìoria della
V olgar Potjìa per non defraudare il pubblico, e fepelire-*
una sì degna opera con canto fiudio comporta : cffendo
veramente affai difconvcnevole non arricchire la Repub-
blica Letteraria di quei nobili Volumi , che dar poiiono
qualche giovamento aJ Virtuolì . Ritrovò il Rondelisjo Bihrir.*rf£>rt»
in un’avello una Mumia, che avea pieno il petto di piai
fogli in lèttere Arabiche ferirti, di arcana Filofofia a veru-
no communicata, e più torto fepehta nell’oblio; ma non.*
così operò GIOVAN-M A RIO ;
poicchè imitando quell*
fpigene preflb Babilonefi , che i fe fcolpire in pietre cotte
leoffervazioni delle Stelle di fettecento venti anni fatte-, 5
per infoi marne coloro, che ne’ fecoli avvenire voldlero
nelle Teoriche del Cielo ammaeftrarfi» diè alle rtampe_
quella fua lunga fatica, tanto giovevole a* profeffori di
Poerta . Avea egli intorno Yljìoria iella 'Toefi
fcritto
Italiana tre gran Volumi, e penfava richiederli più lungo
Audio per la foialc perfezione, che dargli avea proporto
fecondo il fuo inftituto ; ma ricevè appena la notizia, che
altro Autore nella fieffa materia fi affaticava; cd era gii
per dare alle ftampe l’Opera; che (limando non convenire
a lui più dilatare la pubblicazionedella fua fatica, volle.,
accelerarne ftampa nel miglior modo, che dal defiderio
la
della follecitudine gli veniva permeflò;perlocché dividen-
dola in lei libri, non lòlo trattò largamente dell’origine
c dello fiato della Volgar Poefia ; ma quella Critica efer-
citando,che molto vale ad illurtrare le buone dottrine , di
cui Orario inrefe allorché diffe :
Ut
Erniius
Critici —
& Sapiens,
—‘r
<*? fortis,
L
&
1
alter
a
Homerus
intro-
.
E* i
-
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,
2 tfd Elogj Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.il'.
introdotta da' Poeti prima ne* Teatri ;
pofeia da Autori
dottiflìmi abbracciata) come Giudici cfattiffìmi, ad ifeo-
vrirc colla loro Tentenna nelle altrui Opere i difetti > le-*
condo che han fatto gli Scaligeri , Pier Vittorio, Galparc
Sdoppio , Giulio Lipfìo , ed altri» formò eglii giudizjfo-
pra le Pocfie di cento Rimatori più leciti per ordine Cro-
nologico annoverati) col Catalogo alfabetico di cinquan-'
ta viventi) da Guitton di Arezzo nei 1 15 ©.principiando,
che moftra edere (lato il primo a ridurre a qualche perfe-
zione il Sonetto, dopo il principio della Poefia volgare^
cinquanta anni prima avvenuto. Così aggraditi fono (ta- :
ti i Tuoi Pentimenti ,e la Tua cfamina fatta negli Autori di
yarj fecoli. che avendo nome celebre acquietato; non già a
lui conviene quel che di Scaligero fcriffe Bernardino Par*
tenio: Profetò ii damnat quod pulebriut , ac jucundius
,
nibil afferri a Poeti s potèfi: o come affermò dello fteffb,’
Mirr. Ant.D*!.
linsKC. imi.
TtuuI.SH/iu.
Martino- Antonio Delrio Giurifconfulto: ir dofaffìmuo V
Scaligeri quia judicis , Cenforis munus obibati omni
affezione hber effe debuerat y odio potiffirnum,quo qui non
vacati tantum abtfii ut \u dicane queat , ut edam fempcb
li lemfuam faciti manifejlì iniqua pronuncians , fai.
fa deiernens . Ponendo pofeia fotto l’occhio i iaggi de*
Poeti precedentemente numcratijacciocchèlì pollano con
più agio comprendere i crefcimcnti, e i decrefcimenti del-
la (teda Poefia, deferifle un nuovo Catalogò di altri morti
Poeti degni di memoria, de* quali promilè voler’un gior-'
no pubblicar le Vite, e dare il giudizio delle loro Opere_
che fi truova fcrirte a penna: e paifando a riferire i contra-
lti, che avvennero fopra i Componimenti del Dante , del
Petrarca , di Annibai Caro
?
del Taffo , dei Marini , del
J
i
. 1
•
Gua-
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0
< Giovati- Mario Grefcimbeni: itfp
Guaritile di altri ; s’introduce a parlar dell’Arte Poetica*
C delle fpczie de’ Poemi * colle offeryazioni fovra i buoni
Autori 5
per togliere quella credenza notata apprello Per Pextoa. Atbfc
tronio.y dicendo : Multos , in qui t Eumolpus ,ojuvmes
Carmen decipit : nani ut quifque vtrjum pedibus injìru-
xit * ftnfumque interiorem <uerborum ambitu intexuit ;
putavit fe continuò in Heliconem veniffie . Stimò Arifti*
de Rettorico cllcre a’ Poeti così necelTarie le regole* che_i *«*«»»»•
non fenza maravigliarli lafciò ferino: Siquii carme n abfi
que arte fiecerity hoc non difficile j fed divinum fiepc judi-
c abituri fin optimifine arte dixerit-, magnum eritj equi•
dem cur id fiat , non video: onde meritò tanta gran lode-.
il CREsC lMBENl ncll’unirc coH'llloria l’Arte* e i giu*
di*j,e nel dar lume in una materia* nella quale non ancora
con tanta pienezza fi era fcritto ; che celebrato da tutte le
bocche } c.nella Galleria di Minerva * e da Errico Sicbio caiMa a m
nella 'biblioteca de’ nuovi libri, e n e'Giornali di Olanda* tj”
N
Newell
'
et de ' 0 TrtJft ‘ P I i
<< da molti altri, vide Aabilita la fua buona fama*di fe ftef.
*,17
•fo leggendo negli Atti Eruditi di Lipfia : De coettro do . ì&c'&ftì*
iu HiMieto, li*
fìij/ìmo AuEiori partam hoc ip/o erudito labore laudem* òr or no ver.
. • ann 1699 tcm.
»nn » • * 1 • i
gratulammo vuamque-, ac vires ad majus, quod promit - uh or. Et udii
tit opus ctir hoc veluti fpecimine njidetur, ap- A AH
t-'tfi**»
, proluftffie
hi- j*<.
precamur * ut vel ejus etiam laudatijfimo exemplo natio -
c
.nei alia ad ver n acuìam unicuique Poefin diligentiut
txcolendam , e ')ujque origintm , ty progreffium enarran-
darri ina tentar . Con aggrandirli tuttogiornoi il grido
della fua letteratura, fu aggregato nell’Accademia de Fi-
Jìocritici di Siena j
dopo nell’altra della Crufca di Firenze
nel 1 700- quando diè alle (lampe la beitela della V /-
gar Poefia tanto defidcrata .da’ Letterati 5 la quale fpiegò
_j con
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*7 9 Voi) Ac cui.di D. Giacinto Gimma.Var.il.
con otto Dialoghi nel carattere fublimc, nell'umile, c nel
moderato, e nel loro concorfo ne* componimenti , con_»
<.,• ^ gli efempj de’ Poeti degru da imirarfi nella Lirica, efami-
nando VJJ*vio Tua favola Paftorale,e dando anche i pre-
cetti, della Tragica,c delle alterazioni, chefir fipoflono
da* i Profcflori di Poefia, c di altre cofc, che alla Comica,
-, ed all'Epica appartengono ; c finalmente la notizia della..,
liia Ragunania d’ Arcadia colie fue Leggi, c col Catalogo
• '
degli Arcadiche dirizzò in forma di Epiilola a Sigifmon-
do Leopoldo Conre di Collonirz Canonico della Chiefì-
di Strigonia . Certamente
vaie la Dialogo frenica
aliai
ad infcgnarc le il Dialogo inventato da_,
Scienze; poiccliè
Zenone o più tolto da Aleiìomene Téjo , couie>
Eleatfe ,
AriPc*. riputi pensò Ariftot ile con Favolino; eficndo una imitazione^
iHT.tr HI . dj un parlare vcrifimilt tra pcrfonc non volgano con pu-
ra azione, o con mifta anche di narrazione per indagare la
verità nelle cofe non al tutro certe; imprime nella memo-
ria la dottrina, ed infegna con diletto per mezo della imi-
tazione; onde fu diffinitoda Laerzio edere un parlare ex
ruttilo,
interrogatione , refponfìone compofetut de ea re , qua
Budsuiww.
ve i Pbiiofopbiam, 'vel Ketpublica p art et attingati cunu
decenti , cy congrua exprejfione perfonarum ,
qua ajfu-
muntur-, accuraiaque compofitione verborum\ però fu inj
ufo non folo a Platone ,a cui vieti dato l’onore d’ayerlo ri-
dotto a qualche perfezione; a Senofonte y a Luciano tra*
Greci ; ma volle anche valerfenc Cicerone tra* Latini, nel
fuo Oratore! S.Agofiino contro gli Eretici del fuo tempo,
Gregorio Magno, An/elmo, ed altri Santi Padri della Chic-
fa; e tra’ Tofcani il ‘Bembo nelle Profc, Io Sperone, il ‘Bar-
gagliy Antonio Minturno nella Poetica^Tor^uato T affoy
ed
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Giovan-Mario Crefcimbeni, i 4 71
ed infiniti altri Valentuomini in quali tutte le materici
delle Scienze ;
quali imitando lodevolmente il CRE-
SCIMBENI con maniera familiare ne’ Dialoghi praticar
ta, infognò cofe tanto nccertarie, ardue, ed amene in_»
quell’opera . Fatto Accademico Gelato di Bologna neir
anno appretto , alla gloria immortale di:
confagrò prima
.Clemente >1. Corona Fatica rinterrata , fua nuovaj.
la
invenzione comporta di quaranta Sonetti di altjctatt Au-
tori; dopo Giucchi Olimpici dagli Arcadi celebrati ne Ila
i
loro Olimpiade DOXX. con altre Poefic in tributo d’of*
fequio alio rterto.Kcgnante Pontefice* a cui lode rivolle.»
con ammirazione di tutti i cinqueGiuochi Poetici,! qua*
liavea inventati per cclcbracfi in elfi l’entrata di ogni
Olimpiade;, come dagli Elei anticamente fi Iacea; e di
cni per cfferc ftaco uno degli Arcadi Acclamati* col no-
nne di Alnano Melica* ne folleggiò anche l’affunzione al
Soglio Vaticano la Colonia del Reno con varrcEgloght*
fiampate in Bologna Interpretando Crafen de Nort* la
1 * 1'
Poetica di G^io, giunto a quelle paroler tudufque reperì'
luti palesò il fuo fentimento ierrvendbt Dicane quid quid
•oolunt ln terpretei hoc in locoy ego> per Ludum non folum
res grazioreiy &
feria t y ut Herouno fati et, ut pbilojopbut
pracepta, ut ItgeiyUt oracala$fed rei quoque lufonar, yr-
yctis-tfalihufrjue rt ftetas, ut Ode*, tgloga*Xptgtamma-
ta-iffr r eh qua bujufmodi quajt ludenda a Putii ptrjc ripu-
tai Hcratium fgntficart ruaiutjje intelligo-* qu<ceum le-
ti ora- fitte, fi. cum ftriji, gratioribuscon/èratuur, fine
dui’ io ludi ex filmar f, £Sr appi Ilari pojsunttc per dare_»
akuna certezza della fua opinione,recò rragli;altrt l’élem»
pio di Virgilio), cho. nominò giuochtle lue Egloghe, t
'
“
Fri?
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j
*7i EA&j Accaddi D.Giacìnto Gitntna.Par.il.
. Prima Syracu/ìo tignata ludtre verfu
eft
No/ira , uec erubuit Jylvas babitare Tbalia :
e raccordandoli della Bucolica nel fine della Georgtca
.
foggiunfc s .. f
Carmina qui luft paforum , au.ìaxque ju venta
t
' Tytire te patule cecini fub tegmine jagi : $
a differenza dtU*£neidc, in cui avendo trattato di colè piu
gravi, non illimò aver’ in ella Icherzato . E veramente è
j.r. de Notes cola necefiaria agli Uomini ut , deftjfi relax etitur , & re-
jkiantur d continui s fìudiorum , Mei a fortnjìunL.
nvel
negotiorum laboribusy cosi volendo talvolta fc herzare il
CRESCIMBENir , fi efcrcitò nello ftile Bernclco ; e con
Ginnn.Cinelli quanta lode ben Io palelà il Cinel/i, che per maravigliofo
l’afferma , dimoftrandolo da molti Capitoli , de’ quali di-
rizzò uno al nolìro dottiilìmo Antonio Magiiabecchi.Per
dar compiuta Ja materia della Tua Moria della Volgar
Poefia , incominciò a Icrivcre i Commentar Copta la me*
defiroa,de’ quali avendo già polio al torchio il primo Vo-
'
lume, lo farà di breve comparire alla luce; ed in effogliè
paruto correggere alcune cofe intorno l’Moria, e la Cro-
nologia da lui medefima Mo-
dette nel primo libro della
ria, come farà delle altre ne’ feguenti Volumi ; effendo
cofa malagevole a chi Icrivc Morie, e raguna diverlc no-
tizieda diverfi Autori raccolte , non inciampare in qual-
che errore, di cui niuna Moria è efente. Ritrovandoli fui
fine laftampa de* Commentar j, comparve in Roma capi-'
tato alli i p. del mele di Luglio nelle mani di alcuni Per-
ionaggi, e di Letterati un Frontilpizio /rampato con data
fuppofitizia di Amburgo per Aletino Dichei 1702. col
*
titolo : Otto Avvertimenti al Sig. Gicrvanni- Mario de
Crer
_
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Giovan-Mario Crefcimbeni. ”
£73
Grtfcimbeni per le correzioni ì che promette di fare ne\
Commentar j fopra la fu a Ifiori a della olgar Pocfa . V
Pretende l'Autore cercare , fé il libro fi debbia dire lilo-
ria: moftrare non cfler vana , ma utile
la que- e necefTaria
ftione, fe le Rime Italiane Proventa , 0
vengano dalia ,
dalla Sicilia : difcóprire gli errori difteria, e di Cronolo-
gia; palefar quanto ingiuftamente parli con diipregio di
molti Uomini illuftri , c di altri con lode : efaminar l'ac-
corgimento nello fceglierc i faggi , e fc quelli fieno baflc-
volia dar conto de’ loro Autori ; veder , fc il numero de*
Poeti morti fia ben compiuto, e difpolto, e qua 1 perfezio-
ne abbia in k quello de’ vivi : ragionar fopra i giudizj de*
Componimenti de’ morti, c de’ vivi, e fopra l’utilità della
buona Critica ; e dar finalmente un'Idea generale, e parti-
colare per formar ridona della Poefia Italiana . Confide-,
rando il CRESCIMB£Nf,che il Letterato , il quale co ru
tanta parzialità di affetto , intraprende così gran fatica.,
per la perfezione della fua Opera ,
polla ben far moftra di
erudito ingegno j ma non già di confeguire il fuo fine». ,
perchè egli avverte per lo più ciò che da lui , o da altri
Letterati fuoi amici è flato avvertito ; però flimò fuo
obbligo pubblicarla breve rifpolla col inezo delle {lam-
pein forma di A wifo : non già per ambizione di farne^
pompa} ma per farla capitare nelle mani di colui, che l'ha
voluto avvertire , non fapendo il nome , nè potendo in-
viarla manofairra. Senza punto allontanarti dalla fua^
ftefla Opera cenfurata, ha rifpofto^he il materiale del fuo
libro è iftorìco, anche nella parte de’ Giudizj , riferendoli
in effa cioc che da lui fi crede infieme con gli altri : e che il
formale è difpoAo, fecondo le ragioniaddottc nella Lette-,
4- i * Mm ia
274 Et°èì Aecad.di D.Giacinto Cimma.Par //. .
ra a* Lettori della Iftoria» e neU*introduzionc del primo
Volume de* Commentari . Dille , chcl’impugnarla vani*
tà > c 1 'inutilità della quiltione > fé le Rime Italiane venr
g ino dalla Provenza» o dalla Sicilia» non tocca punto l'afw
tare della Tua Iftoria, in cui fi afferma pofitivamente » che*
la Poefia Volgare nacque in Sicilia» c che gl'italiani ne^,
prefero la maniera da* Provenzali . Affermò» che alcuni
errori cfTenziali da altri amici anche avvertiti» e da fc ftef-
fo conofciuti » fi correggevano dentro i Commentar] : t*
che quanto avea detto di lode» odi biafimo intorno a'i
Poeti» rifguarda le loro Poefìe: anzi che quei Poeti » del
valor de'quali mal per avventura può far fede un Sonetto»
fono pochi (lìmi . Dimoftrò» che circa il compimento
del numero de* Poeti morti» avea detto a fufficienza la lua
intenzione dentro la Lettera a'Lettori dell'Opera » così
anco de* vivi» e che grandemente gli difpiaceanon aver*
avuto più campo di valerli dell'Avvertimento intorno
l'Idea ; avendola egli formata, ed in buona parte Rampa-
ta » non citante » che alcuni l'abbiano configliato per lo
corfo di più anni a teflerla diverfamente , ed a farla Cro-
nologica j recando le feufe ncirintroduzionc del primo
Volume de* Commentar'} ; laonde poteva l'Autor del
Fronti/pizio cófidcrar bene i fuoi luoghi» che gli propofe»
ed afpettar,che l'Opera foffe compiutale bavea talento di
onorar la fua fatica intera colle fue confiderazioni.Ha egli
compiuto altredue parti delle Rime y e la prima àe\Ylfio-
ri* dell* Cbiefi» di Tre'veri ; ed intento ad aumentare.»
colle fue fatiche l'eccellenza al fuo nome fi vede nella So-'
cietà noftra colla carica di Ccnfor-Promotorialc’j cd oltra
di ciò dal Cardinale Ottoboni fplendorc della Letteratura»
«del
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a
Giovo» -M ario Crefcimbeni . 175
e del Sagro Collegio Cardinalizio dichiarato Segretario
della Tua Accademia, che fplendidamente fi fa ogni Lune-
dì nel fuo Palagio co'i migliori ingegni di Roma . Vien_.
di lui meritevolmente
fatta menzione con lode nella Vita
di Carlo-Maria Maggi del Muratori : nelle Notizie Let - Murato;. cari,
M ‘
terarie I/loricbe intorno gli Accademici Fiorentini : nel
Cuore in volt di Giovan- Andrea Spinola : nc\YEgloghe /££££
de* Pallori Arcadi della Colonia del Reno , edinaltre_.
Opereje non foiamente dal Cicognari è fiato annoverato
tra* i buoni profeflòri della lingua Italiana; ma nell'Ora-
zione in morte di Federigo Benedetto Carp^pvio famofo
Letterato di Li pfia , tra* i più (limati amici di quello; fic-
conie gode ancora la corrilpondenza di quali tutti gli
'
Scienziati del Secolo. •
. .<••• • - OPERE Rampate.
Canzone per la nafeita del Sereniis-Real Principe di Vallia,di Va-
rinimaco Cognimembre(ì./?<wj4 per Giufep.Vannacci i688j«8.
L’Elvio, Favola Paftorale di AJfefioeo Cario Cuftode d* Arcadia.
Rema per lo Molo 1 6yf.i» 4.
R ime di Alfefibeo Cario, Parte Le W.Romaper lo Molo 1 69 f. in 11.
L’Iftoriadella Volgar PotC\9..Roma per lo (.bracar 1608. in 4.
La Bellezza della Volgar Poefia (piegata in otto Dialoghi . Roma
per Giovan-Francejco Buagni 1700. in 4.
Corona Poetica rinterzata in lode di Papa Clemente Roma XL
C
per lo bracar 70 Jn 4.1 1
I Giuochi Olimpici celebrati dagli Arcadi nell’Olimpiade DCXX.
m lode di N.S.Papa Clemente Iti. Roma perloMonaldi in 4.
Foglio in rifpofla aW Autor del Fro»tifpis, 1o ,‘ece. in difefa iella fina
Iporia iella Volgar Poefia. Roma per Ant.de Rofiì 170X
Commentari delllftoria della Volgar Poefia. Volume I.
OPERE da fiamparfi.
Rime Parte III. e IV.
Iftoria della Chicfà di Treveri. Part.I.
Commentari deH’Iftoria della Volgar Poefia. Volume Il.ed altri^
Mm x AL ^ , .
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v ,,
. )
.s
27 <S E/ogj Accad.di V. Giacinto Gimma.Par.il.
AL S1G. GIOVAN-MARIO CRESCIMBENI
Oratore , e Poeta.
1
O N E T T
:
’.S O.'
Contemplo, o Saggio , a' tuoi facondi accenti
De la Virtude t più fuperbi onori :
Or vanne in Pindo , e tra ' quei J,'agri Orrori
\ Dà Jpirto arguto agli Ebani eloquenti . , ,
• L'Arte pojfiedi , e fai Jlufir le Genti
Afcenii i Roflri , e fAnime innamori ; < .
Difciogli ail canto ,
ed incateni i Cori,
Sferri l Cetra , e fai gioir le Menti.
Ode il Mondo i tuoi detti , e'I dolce canto ; • '
E fe d'eterno aliar cingi la chioma ,
D'immortalarfi ba la tua Patria il vanto .
E non invidia (or che l’Invidia è doma
Gli Omeri a Smima , ed i Maronì a Manto ,
I Demofieni ad Argo t i Tullj a Rama.
D.Giufèppe Nicolai Accad. Spenfier.
rr aù v •
Jt •¥" jl v a* v au *¥• **. a*.'¥* **. ju aw au
*N •
v v
'
, . Ad Eundem.
EPIGRAMMA., ! 7. 7
:
Proreptas dudum dolutit fibi Grada palmati i, «
Cum Jelice Latium floruit imperiumJ >s 1 • •
Ardbus ipfa fuum nunc te cufiode Latini
InvextJJ'e decut fpe meliore videt .
Jn te uno monumenta antiqua laudis # artis9 ,
Jn te uno Sopiate gloria jatfat opes
Elee abijffe dolent , Mas queir prijca fuperbit
Dirgitium Pindus nec Cicerona Forum. :
;
Jam nova Romulea per te fiat fama Minerva ; \ \_
Altereque eoe itlis lumina Roma fiupet
Aonio facras revocar , feu vertice MuJ'as , » \
Rofirave fedato fortior ore tonar.
Sic decora ipfa tibi debet reparata vetufias
ìiojlraque Jplendorem feda referre fuum.
» % •
; 4
Abb. U. J.D. D. Januarius Fortunatnsi
•‘A & .u ' D.PA*
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7). PADOVANO G VA S
Confultore della Città di Napoli, Dìputato de' Capitoli
C O
del Regno , e Segretario- Promot oriale nelT
Accademia degli Spenfierati. '
*
LL.
L’incontri de' nomi, c de* tempi nelle nafeirei
Tempre Tono itati da-
e nelle azioni di alcuni,
ammirati , parendo loro , che mol-
gl’iftorici
to abbiano del prodigiofo c mirabile . Vien_,
riferito fi on Tcnza Aupore dal Lance Hot ti l’eller riufeito
Gei-
«•
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. ,
_ 278 Elog\Acc*d.dt D.Giacinto Gimma.Par.il.
Generale de’ Padri Olivetani l’Abate D. Lorenzo da Pe-
rugia nel i 59 5. nello fteflb giorno , e nello fteflb mefe di
Maggio , in cui duecento anni prima avea (ottenuta la»,
fletta carica di Vicario Generale altro Lorenzo dello fteflb
nome
, e della (letta patria 5 e
nell’eflerc (lato di nuovo al
medeflmo uficio deftinato nel 1 61 i.come l'altro Cenera-
Topp io!
nun». le . Sappiamo da Nicolò Toppio cfler vifluto il P.Agofti-
tt*.
cariA g ant j ne j| a R e iigi onc Carmelitana degli Scalzi » di
chiaro c profondo ingegno nella Specolativa , infignej
Predicatore, Lettor di Filofofia, c di Teologia in Rom^,,
. e Priore pii! volte in diverfi Conventi j e morto primo
Diffinitorc, e Vicario Provinciale nella pelle del 1^56.
dopo avere fcritto unTrattato De T rinitate ed altri libri.
}
Abbiamo ancor noi oggigiorno nella Società noftraanno*
verato altro medefima Re-
P.Agoftino de* Santi, di cui la
ligione fe acquitto nell’anno appunto, quando fe perdita*
del primo : il quale oltre l’efler divenuto degno Oratore».
Apoftolico, c pratico nelle dottrine fpecolative ,
più vol-
te da lui infegnate dalle Cattedre , ha dato alle (lampe la».
Vita della Madre Anna di S.Clemente Fondatrice delle».
Scalze di Lcccercol nome anagrammatico tiIgnazio San -
dtjlo , YErminegildo , ed i Fiori di notte, Pocfie j e può
anche dare alla luce il Cappuccino Scocjpfe , l 'Eufrofìna ,
il Martire Cacciatore , o fia Vita di S.Euftachioj la Pelle -
grina nel Cbiojiro,o (la la Vira di S.Ildegunde ) e’l fecondo
. Tomo delle fue Poefie Fiorì ne* pattati Secoli il celebre*
Giurilconfulto Pietro Guafco, prima Giudice di Vicaria,
c poi Regio Configliere nel 1 3 3 4. c rifplende anche og-
gidì nella detta Società noftra D. Pietro-Emilio Gualco
ornato colla mededma carica di Giudice ; anzi Decano
della Vicaria Civile > ammirandoli parimente l’incontro
~
" del
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;
D. Padovane Gttafco. x~]9
del Tuo giorno natale delli ventidue di Ottobre ;
poicchè
nacque nello prima di lui l’egregio Padovano Pati*
fteffo
cario Senatore nel Confeglio oggi detto di Santa Chiara»
che fi numera nell’Albero di Tua Famiglia; c dopo lui
D. PADOVANO GUASCO Tuo primogenito; effondo
lollefso col feguente di ventidue di Ottobre il dì ventu-
no, fecondo le regole degli Agronomi) i quali computar
fogliono dall’un mezzodì all'altro ; onde cantò D. Pietro
Dragonetti :
Pietro queflo ? quel giorno in cui nafceJH Dnputt. a*
Giorno a cui s accoppiò Calta Natale mnitmun.
Di quella Prole , al cui fplendor crefcejli .
Nacque dunque D. PADOVANO nell’anno \66y alti
a i. di Ottobre» giorno memorabile a*Giurifconfulti,pcr
«(sere (lati in efso tanti anni prima pubblicati gl’inftituti
Civili di Giufliniano Imperadorc ; efe i figli fon viva im-
magine de’ Padri» gran conformità di coftumi » c di ta-
lento cpn quei del Genitore egli promife » potendo a lui
meriramente adattarli quell’AgnelIo figurato vicino alla,
pecorella col motto: Parentifimillima proics . Crcfcendo
nell’età > c nello fplendore dell’ingegno , dopo efsere flato
infintilo nellaGramatica da D.Domenico Almerico» ap-
parò la Rettorica da D. Pietro* Antonio Oriandini letto-
re dell'Univerfità Napoietanada Poetica dal Dottor Giu-
ieppe Caflaldo » Soggetto rinomato per tante Opere*.
Drammatiche date alla luce: la Filofofia da D.Paolo di Si-
mone Regio Cattedratico; e la Giurifprudcnza da D-Giu-
feppe Puicarelli Conte Palatino» e da D. Girolamo Cap-
pella Lettor Regio de* Canoni . Fu fua fortuna aver per
direttore della fua cofcienza fin da* teneri anni D.Simonc
“
Vi-
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i8o Elogj Acad.dì D. Giacinto Gimma.Pdr./I. .
Viglini, Rettore in quei tempi in una delle Congregazioni
dell’Oratorio, o fia de'Gelormini, poi Efatninator Sinoda-
le, Revifor'Ecclcfiaftico de’libri, Protettore del Monaftero
della Maddalena a Pontecorvo, e di S.Giovanni dell'Arte
della Lana* il quale, ficcome allora rifplendeva nel dare_j.
buono indirizzamento alla gioventù; così al prefente fifa
i * feorgere tutto zelo ncH'efercizio delle fiacre Milfioni,ed
in altre opere pie : tutto fipirito ne’Pancgirici negli Ana-
grammi, enellcPoefie Latine; e tutto divozione nella.,
qualità de’ cottumi; conforme l’han palcfato in una Alle-’
GUìfipp. e»- gazionc Giuridica data alle ftampc il Coftantino, il Maz-
Tom. Mino zaccara,c’l Rofiano, Avvocati Napoletani; ed ultimamente
"'ipr.R r*n. con meritati applaufi promoflòalla Mitra di Trevico.Có-
ut Un' M/tntft» 1 ... , .. , _ ._ .
, .
duciplina di Gio:Lonardo Roaoe-
P arvc nel ^ oro * otto
7t t
:pJvni'. *~l° celebre Giurifconfiulto,ed oficquiando le fientenze del-
X Aldimxri-fa ricevuto dall’Alfiemblea Giuridica della pia
Congregazione di $ Ivone , che dallo fteflo era con zelo
governata; valendoli di continuo della fiua difefa a prò
de' poveri. Dimoftrò ancor giovine la fiua Legai perizia,
difeorrendo nel Teatro de’RegjStudj di Napoli in un*
Accademia di Lcggifti, unita alla prefenza di Danele Ca-
fiati Vifitator-Gcneralc del Regno, di tutti gli Ordini del
Minifterio, c del Viceré Marchele de los Velcz ; il quale^
nella fiua età acerba un maturo giudizio ammirando, volle
con efcinpio non praticato decorarlo di anni quattordici
della Dottorai laurea nella Giurilprudenza Canonica , o
Civile; c la Città lidia di Napoli non foddisfatta d’averlo
tolto eletto per fiuo Avvocato , lo dettino anche alla cari-
ca di Giudice negli Arrendanomi dell’Annona , accla-
mandolo fiucceilore al proprio Padre; rinovellando la me-
mori*
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- i ‘D.'Tadorvarìo Gmfcol *8t
hiòriadi Cervoto figlio òv'JccurJ$o>i-chc'(i riferite* corù,
»ttrm invidia laureata prima degli anni venticinque : del-
io Speculatore , a cui in eti d'anhi trejitaìjuaftlró flr.com-
mclla una Caufa difficile incominciata^prima di nafccrere
di Luigi Magni Bòlognefe, che di anni diece fi vide coffa-. A pr 0 r v« n ..-.
kureanclla Medicina, aggregata a’.ColIegj Fiiofofici* ej, Z%T,to
Medicfi leggenda fiale pubbliche Scuòle e di anni dódici
j
nel Palagio dei Dyca di ferente difpurare con diverfi Dot-
tori «nonio la Fiiofofia . E* grande indizio della Tua in*
dole virtuofà la fpeziofiti del voiro, per la quale, (liman-
dola decorofa a' Caufidici J’Imperador GiuJHnianoi forfè
j, ltt ln /nulm
perche ha. dei -virile ^ e del niaeftcdónegliJLJomini lodò * s-i
,
nel Proemio de" Digefii il fuo Papiniano come il
, Cajf*- ctaOnm ,*
neo ci teltificaf c creduta dagli Antichi clfer dono de’Dej r
£\.'
da non difprczzar/i,.fu ammirata non falò in Eiantc ilSa- 49
vio , in Picagoràg, in Zenone , ed in Senofonte dottiffìmi
lilofof; nià fn Achille , in Priamo, in Dario in Al dian-
,
dro, edin altri'yirtuòfi Guerrièri, che numera Giovando*-
tifia. Pòrta
nei brina Fi/onomi*. Rjfoluto murar Clima-,
pe{ maggiamente ptifczionaifi nella dottrina vfcccndo
(
^ PottI Hi. 4;
che^ fu cónf-glisto dat P;rM. Ludovico. Peri ino Teologo
Carmelitano del ReCam>lica,prefénraUipofèia Vefcovo
della Città dell’Aquila* ricusò trasfèrirfiin Roma, ivi chia-
mato dal P. Macftro Branca», nominato appreflo Cardi-
nal di Lauria,Zio di D. Ippolita Pcrrina Caracciolo fua de<i-
gniflìma Madre-, rii quale procurò,; che dal Cardinale Or-
fini dottiflìmo Arcivcfcovo di Benevento gli folle fiata.,
conferita la Cherical Tonfura .-‘Palsò dunque alla Reai , .
«.
Corre di. Madrid 5 ove continuò Tefercizio delle profitte-
voli Scienze , e governando il Regno dt Napoli loflcflo
-'•'ri Nn Vi-
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».
,
18 % Elogj Ac c ad. di D. Giacinto Ghnma.Par. I /.
Viceré de los Vclez, nell'efcguire i dijùi ordini; potè allò
fpeffo far'apparire non difcioJta daU’acutctza delfuoin*
gegno l’attitudine grande nel rapprefenrare a* Reggenti
del Supremo Confeglio d’kalia quegli affari, che in più oc*
cafioni fc gli offerivano Spcffeggiò l'Accademia de Fi»
.
gilantis che fioriva colnumcro di Virtuofi Soggetti, figu-
rando per comune Impreià il Leone ,chc dorme con gli
occhi aperti, col mottotJVtf in foportfopitur: ed aven-
do pofeia incontrata una particolare bemvoglienza, ed
una ragguardevole (lima appo il Duca di Sella Primate di
quella Monarchia, e perpetuo Ammirante del Regno ;fu
dal medefimo detonato Auditor-Generale del Tuo Stato 4
E* veramente baftevolc affai la Patria ad intiepidire gl'in-
gegni de’/uoi Cittadini; quando gli ha tu
> le fuc mura-#
rinchiufi; e bifogna talvolta ufeire da* patrj retti cohù,chc
ha voglia di acquiftar qualche pregio di gloria ; perlocchc
ad Abramo comandò iddio, che dalla caia del fuo padre.,
ufeiffe, e dalla fua Terra > fé volea efier Capo di numerofa
gente. Non vi è ftaro gii Filofofo, e Soggetto di EroicaJ
coffumi apparato non ayeffr, o
filma, che le dottrine, e i
r
- perfezionato in luogo ftraniero; e da Plutarco fu fcritror
*Ut Apbrjct Aufler fcrtnus efl , Aqui lo nubilus ,
pratcr
aliar um regionum naturami ita quidam cum regione-1
mutant ingcnium , ac moret . Da datomene pafsò nella
Città di Atene ad imparar la Filofofia Anaflàgora , cercò
nella perfia i Maghi Pitagora, e nella fua Stagira non voi*
le fermarG Arijlotilt . E* pur felicità nafeere ingegnofo
|
come diffe Agojiino\ ma è neceffario imitar le Apache non
rendono il mele nelle lor'drnie ; 0 le piante , che per da/
{tutto fi trafportano ; onde l’axoofcello trafpiantato col
jnot*
• P adorano Gtutfco. \ ngj
motto : M igliorfrutto attendo , fu imprclà formata per wc»mm.
efempio dc’gtovanrXoftituitò intanto D. PADOVANO M/Jl
alla patria dopo la Scuola di Madrid» fe rifplcndcre una—
maturità d’intelletto in età giovanile » Ipczialmcnte pel
maneggio della rilevante carica di Diputato de' Capitoli
del Regno » e nel voto per la fabbrica della nuova mone-
ta « Conofciuto il fuo talento nell*Avvocberia da' i Go-
*. vernadori della Cala dell* Annunziata D- Alfonfo Filo-
S.
marino Duca della Torre,TofnmafoCuomo, Carlo Gior-
dano, Agofìino di Bifogno, e D.Francdco d'Anna Duca—
di Caftelgrandine , fu da’ medefimi eletto Avvocato di
quel luogo; e Rima grande l'accrebbero le determinazioni
delle Caufe dell'Annona elfendo egli Giudice; per le quali
non folo meritò, che nel giorno Hello , in cui il Reggente»
D.Felicc Lanzina Ulioa prefe il polsefso di Prefetto di ella
Annona, fedendo nel mero de’ièrte Eletti della Città, com-
mettente a lui i primi due Memoriali di Caufe della me*
delfina Annona; ma di efsere (polso commendato dal Sur
premo Collaterai Coniglio nel confermargli i Decreti; e
di clfcre anche approvato con Rea! Diploma allcfercizio
di Regio Auditore nelle Provincie del Regno con Toga-,
di Giudice della Gran Corte della Vicaria . Rimirando
con foddisfàzione l'efcrnzio di quella fua carica il Viceré
Ma rchefe del Carpio / volendo favorire i Soggetti della
e
fua Famiglia ; ficcome onorò col pollo di Sergente Mag-
giore D. ÀlcRìo Gualco fuo Zio, mentr’era Capitano di
Fanteria promolfo dal Marchele d’Aftorga ,
colla conti- v.
nuazione in varie occafìoni , e focto il Duca di Canzano ; 4
fcguitandol’efcmpio di Pietro Guafco,che militando fot-
to l'imperador Carlo V- partendo dalla Città di A leflan-
.iw > Nn 2 dria
8
$8 4 El°g) Accadi DjG, iacinto Gì ritma. Var.IT.
<:ldri* .della. Paglia ;ft*bi]ì nel.Regno il r^mò della ftirpe.*;
*'
'
fcriitfs dèrtiùòhd 1 S5do Ite fio D.Padovano Gover-i
cosi ,
nadore * c Giudiccio Santagata de’ Goti » ma la grave in-
difpofizionc della Tua Genitrice dando impedimento ali’:
cfercizio; conferì lapide Tana carica a D. Gennaro Guav
Lo Tuo Zjo, che avea già governate le Città diTayerni_,»
di Scalat e di RavelLo'» Sin daranno" 1679. Con-
fuielecto
fultoredellaCittù di Napoli» c nello Hello tempo volen-
do fondò nella Chiefa di
cfcrcitarfi nelle uhrianc Lettere-,
S. Lorenzo. una erudita-., ed inlieme Legale Accademia^. *
i
Avea il Dottor Padovano. Guaito fuò Avolo, viaggiando
nella gioventù quafi pbr rutta l’Italù* ottenuto lonore-»
di. edere annoverato lidi' Accademia degli Ofcuri di Luc-
ItìuTTrivTf.
ca > l a quale formava perlmprefa un Mucchio di Carbo-
ni parte fpenti , ma che tutti parea , che fi accendellcro,
col motto: Corufcant accett/i, ond’egfrad imitazione deK
la mcdefima>aprì Nàpoli colio Hello nome , fbr<>
altra in
mandò un Sole nel mezo dille nubi! col motto : Et latee
tfp. lucet per Imprcla . In quella fu egltnon folo più vol-
te decorata coll’uficiò di Principe, come fimilmente Gio-
VAQ'Lonardo Rodocrio, Nicolò Cappella, Giovanibati-
fta Mucci, Carlo d’Aleffio , D.Cario». Antonia di Luctu 9
D.Filippo Graffi, e D. Giufcppc Sahbiafe, che ora l’occu*
pa, Soggetto meritevole d'ogui Letterario onorej ma no-’
biliffimi ingegni fi videio in ella aferitti , i quali pubbli-
cando dalle Ita mpeyarj Componimenti eruditi , meritar
Tono la continua affiltenza del Giùdice D.Franccfco Mar-
ciano, pofeia Reggente in Ifpagna,; del celebre Oratore^
D.Francelco di Andrea,poi Regio Gonligiicre: di D.Fran-
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,
* . lY.v.
r
; .v.Tw* Dr Padovano G uafio. 285
e dUitù'Momini dotti Per Io fpazio di tre anni coiC
ifpczial confìrma del Viceré , efuo ColJareral Confeglio
ha egli efercitata la carica di Regio Eftauritario nelle cin-
que nobili Tftaurite di S.Maria della Stella, di S»Nicolò,di
S.SeVero, di S.Giorgio, e diS.Erafmo; e nel deporla al Tuo
G.enitoreyche ha pur fuccedutoj dovendo in quella di
gli
S f Nicolò celebrarli nel' mele di Marzo i Funerali di Car-
lo li. Monarca delle Spagne ; fu eletta, la fua penna a for-'
mar le neceflarie ifcrizioni, nelle quali a gara di felici Poe-
ti, che in altre Chiefe han fatto pompa de’ loro parti vir-
goli, ha dimoftrato le;fue vaghe fancafìe. Porta la gloria
ilClima di Napoli ad inclinar gl’ingegni all’eloquenza, al- p™. dep U t, 0
laPocfia, edàgli^.udj tutli, dc’qualiantichilfi.na nutrice ?«»»»•
e madre fu dichiarata non meno da Orario, e da Stadio ;
che dairimperador Federigo , da cui gran numero di pri-
vilegi ciconofee » è v’è pur memoria •> che nella Città me-
dcfima fiorito avelfe quell'Efchine rinomato Oratore»,
dell’antichità che da Cicerone fode Hata edificata la lua»,
.Villa, nominata Accademia ad imitazione di altra in Ate-
ne ;-c che Hudiato avellerò Virgilio, Silio Italico, ed altri
gloriofj Letterati., oltre rammentati da Francefco Scot- %fiSj****
i
to j perlocchè.fcrilfe Giacomo Caddi; Nobilita*
il Critico
te etjue/lri par tfi cuilibet in Europa, fedes ruoluptuofz
ohm fumtnorum Principum.ac Poetarum ; Mujis liofpi-
ta , UP Gratti 5 Italia dt li ci ce , natura matris benignijjt*
ma amor ,
cura. Divenuto però attilTìmo alla Poeiì«L*
de’Tolcani, e de' Latini D.PA DOVA NO, pubblicò io.,
arj tempi divelli Epigrammi, e Canzoni^
nobili Sonetti,
j^uzi pratico nella Lapidaria , celebrò in due lunghi Llogj
le lodi di molti ragguardevoli Soggetti del Regio ^nato
'
.•
- Na-,
V* 1 ‘
.
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de ,
a 86 Elogj Acca d. di D.Giacinto Gimma.Par.il .
Napoletano ; laonde fi può di lui dire col Fraccoloro :
Vidimus iS Vafemegrtgum, cui pulchra cementi
Partbenope ,
placidulque cavo Sebetbut in antro .
Plauferunt, umbraque fuori, manefque Marami:
ed ottimo Poeta fenza dubbio diverrebbe* »i/i Civili:
J u-
risjìudium amplexu: , no<vem Mufts Tabula: immi-
fcuij/et: come di Donate da Padova dille il Petrarca. Va-
go della Moral Filoiofia, avendo le Opere di Seneca Tem-
prami fui tavoliere, fi gloria d’aver tratto dalle medefime
alto profitto. Fu fpefle volte dal Reggente D.Stefano Ca-
rdio deftinato per Collaterale alla revifione
di più libri
eruditi da ftamparfi j e fi è veduto con
molta lode nomi-
nato nelle Ior Opere non folo dal P.D. Ippolito
di S.Gio -
rvanni, dal P.Agoftino decanti, da D.Giufeppe
Cerbone,
dal Dottor D. Gennaro Fortunato, dal
Dottor GiuTcppe
di V ito, da D. Nicola Ulloa Severino , dal Barone
Dottor
Franccfco di Co/ìan^o, dal Dottor D.Giovanni
Cbiaje/L.,
t dal Barone D.Gaetano-Aleflandro S. Giovanni,
ma dal
Dottor Francefco- Antonio Imbr ogni, dal Dottor D.
Tó-
tnzfo.di Rofa,d al Dott. D.Giovanni ‘Bortone,
al Dott.
P.Biagio d’ Avitabile,da\ Dott.Sil verio Luciani, da
mol-
ti altri* dedicandogli anche il P. Giufeppc
di Napoli Car-j
melitano della Provincia di Monte-Santo nobil Poetai
la terza Tua Epiftok Sacra, che fi legge nella Colomba
Am--
bàfciadrice . Meritò luogo nell’Accademia de'
Vigilanti
di Madrid , de’ Pellegrini di Roma de’
, Filoponi di Faen-
za , e de’ Securi di Napoli da lui ftctfo promofla e nella
j
Società noftrà dopo la carica di CenTore, nell’anno TcorTo
efereirata , yien decorato col titolo di Segrctario-Prcmo-
-
toriale. •
COM-
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. .
D. Padovano Gnafcà 28 -j
. .
COMPOSIZIONI ftampate. .
v
Oratio.five Juris refponfum coram ExcelkntX>om.Marchionc de
los Velez, &c.
E pigr animata varia.
Ode ali Ecc.D. M arino* Francefco-Maria Caracciolo Principe di
A.vdlino,ccc.in occafione del fuo giorno natalizio
li 17. Luglio.
Carmen ad Illuftr. D.Jo: f rancifcum Marcianum C. Nearol.ad
Supremum Italix Senatum Regix MatritenfisJ.Curix Regen-
tem promotum. 0
Ode Pindarica all’IHuftr.ed Eccell. Sig. D. Luigi la Zerda V Ara- ,
gon,Duca di Medinaceli Viceré, e Capitan Generale del Regno
in occafione del fùo giorno natalizio li a.Agofto.
Elogia recitata in prxclarifsima Oòfcurorum Acaderaia Illuflr.
,
DL).Seraph.& Hyacin.Eifcardi A\ca.tz.Neap.abud de Bonriyoo.
Pro inlìgniVirtutum (pedinine, &c. D. Jofèph Conftantini, bien-
nio expleto in munerejudids M.C. Vicarlx Regni Neap. occa-
fione ejus Syndicatus , & prò eadem dignitate iterum collata
Elogium. Neap. apud de Bonis 700. 1
Ad illuflr. Vigilantium Matritenfis Curix celeberrimam Accade-
mlam Elogium Reverendi. P.M.Perrino Ord.Carrael. Avun-
culo amantifs. dicatum.
Applaufi Accademici, raccolta di varj Componimenti in lode del
Sig. Abb. D.Giacinto Gimma.
OPERE
da ftamparfr.
Obfèrvationcs ad Difputationes Annib. Guafchi Patrìtij Alexan-
drini.cum Raphacle-Donainico Lucenf. Ord.Prxdic. De Anim.
hum. xqualit.
AdOpus Hieron.Cardani de Utilitate ex adverfis capiéda,Notx.
Conclufiones Juris.
Elogiorum, Carminimi, & Infcriptionum liber I.
Difcorfi Accademici.
al sig. d.
Gittrifconfulto
padovano
vago
guasco
Poeta , e di Studij diverji
,
S’allude origine daAlefiàndria della Paglia, fìia nafcita , fùo
all’
Dottorato in età di 14. anni,flia aggregazione all’Accademia
degli SPen/ìerati , Elogio fattoli dall’Ab. Sig. D.GIA-
CINTO GIMMA, 'ed Armi Gentilizie,ove
fono alcunr Gradini d’Oro.
SONETTO.
J)a la Città , cb'il nome tie» del Grande
• Eroe Pelleo , //’ gloriofo a i gejìi ,
Cbe per Lettere ed Armi il grido fpande
,
Ne tInfuòri* > Iorigne traefi. Splen
. . .
Elog] Accatti. di D.G iacinto Gimma.Par.il,
Splendeva in Libra il Sol quando nafcc[li ,
E il Fato prefagì
/’ auree ghirlande
'
Che ne le Leggi in [refe a età ottenevi ,
Dimo'h-ando in più Studj opre ammirande , : , rt 7
Gl AIAl or t'ingemma , ò di lrirt'u teforo ,
A >
:
per lui ( tanto il tuo ferto impetra A )
Penta abbracciarti SPENSIERATO il Coro.
Se toccando erudito eburnea Cetra ,
O d'AJtrea la bilancia 0 penna d'Oro, ,
Puoi per GUADI di Gloria alzarti a TEtra. .-j
Ad EunJem
hendecastllabum •
’
* * » »
i
• •*••• i .1 t
Ni.er um , /?• nitido ferent colon bA
tf/c re8/7 P ADDANE #
, hic retarti: .a
Sculptor lineolis dedit videndum , . ..
/d/ ejl duplici colore , ««»/* V.
Encaujli , &
foli} albicanti: ora Kt i
(
J
Abfentis licet intuenda reddi C>
Quod mirum magi1 arbitrantur omnes,
Quàm quod multiplici folet colore 1.
•
PiBorum fieri labore , #
/W nemo , nife qux fotis pateftunt t
Et fubfunt acuii1 «<?c undequaque , ,
‘
.
Verum dimidium minufve farJan , ,
Pyrgoteles fet , Apelleiy
fe
fiorum qui valeat rejerre vultum .
1
Script ori: fapientis eft vel intuì _
• •
quemquam latet exjilicare chartis ,
indolemque mentii ,
Aiorei J'cilicet ,
Ut te GlAIAIA Jùo brevi , diferto
1
Pingeni Elogio forifque , è j
- Qbtutu peragii paté: quod uno .
Joannes Guidelli Unitui.
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Lorenzo T trraneò J
LORENZO TERRANEO
Profetare di Botanica Dottor Collegiale di Filofofia,
, e
e di Medicina in Torino.
LIL
Irabile della Natura è l’induftria , non Telo a_3
generar gli Uomini ,
Bruti, che a produrre
e i
gli Alberi , Negli Ovipari fi for-
e le Piante .
ma il tuorlo dentro l’Ovario, e fenfibil mente.»
il calore, la grandezza e la figura acquiftaj e da quello di-'
j
~
Oo ftac- -
25>o Eleg) Accaddi D.C iacinto Gìntnta. Pardi.
fiaccandoti, della chiara dcH’novo, che ri/lagna nelle pie-
gature delimiterò lì vede; e nell' cfìrcmiià dcil'tifcro Hello
di corteccia fi cuoprc; onde al parto mirabilmente fi adat-
ta . Nella circolare e picciolilfima concavità, ch’c nella-,
parte piti ottufa dell’uovo, limile alla pupilla d’un’Augel-
letro, prende la Tua origine il pollo; poicchè da quella luc-
cc llivamcnrc i condotti delle vcne,o fieno i canali del /àn-
gue fi diramano ; ed avverandoli quel che infognò Jppo-
P'rpocr.
Ut.
lib.i,. Cratc ,
dicendo, che difeernantur > & augentur omnia-*
Membra [tmul-, non alterum altero prius , ac pojltriusi a
poco a poco dillinguendofi, ed accrefcendofi le vifccrc,e_,
i membri tutti; benché gli occhi> e
’1
capo par che s’inco-
mincino prima a vedere ; Ipc-zza col proprio roftrodopo
ventiduc giorni la fua corteccia , e viene perfezionato alla
luce ;
conforme noneller dilTìmile la generazione de’ Vi-
vipari Arveo , e Fabrizjo con replicate Iperienze ofierva-
rono» Ne’ lenii ancor delle piante fi feorge la parte mi-
nutilfima , in cui è la forza di germogliare > e donde i pri-
mi rami derivano, dalle formiche aliai conofciuta, che per
togliere il germogliamento la rodono: e ciafehedun feme*
colla fua corteccia , e colle fue parti interne rapprcfenta_,
un’uovo nella figura, nella follanza, e nella virtù, che in.,
Ftcir- fe contiene, onde dzll’Arveo furono alle ovafomigliati-
tir. >t* generai
Se negli animali è la vena umbilicalc colle fue varie boc-
cuccic, colle quali fi attrae l’alimento, che quali preparato
nello llomaco,neiraltrc partili trasfonde ; pare ùmilmen-
te, che fi formi nelle piante una parte analoga, che abbi*,
le radici a guifa di venc umbilicali,da cui fucciar fi polfa_,
l'alimento, c trafmetrerfi preparato alle fue parti . Hanno
i nervi, e le cartilagini} e ferve loro J>cf cute la corteccia,,
0 *
la
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... '«
Lorenzo Terraneo] \
U polpa del frutto per carne, i condotti de’ fughi nutritivi
per vene , i fughi itefiì per fanguc , i fufti per olla , c per
utero la Terra , eh e valevole a preparar Tumore alimen-
talo, cd a covare col fuo calore il feme , che germoglian-
do manda fuori le foglie , i fiori , e i forcoli . Per oliervar
la produzione delTcrbe,prcfo il feme di quella tutta piena
di tralascile ha nome di Balfamino , e piantatane! mcic_,
di Aprile nella Terra, conobbi, che ivi difpofto forma al-
l’ingiù dalla punta del germoglio la fua radice , ed in fu il
picciol gambo, che le due parti del-
sbuccia dal terreno; e
ia polpa, di cui è lème compo/to, racchiudendo tra loro
il
due picciolc frondi attaccate al fuo fido, che pofeia fidila-
ta col crefcere, fi convertono in due picciolilììmc fronJi
piu cralle delle altre, da cui fono c di figura, e di grandez-
za diifiraili, che nelTaprirfi fuor della Terra, di quella feor-
za, con*cui veniva coperta fi liberano, e cambiano in ver-
de a poco a poco il color bianco . In varj firmi della ftetf&,
erba, e di altre, che fono Ipczie di zucche, la medcfimi,,
ofifervazione ripetendo, confiderai , che i femi tutti cori.,’
talordine sbucciano dalla terra , coperti per lo più della,
feorza loro , che alle volte attaccata alla radice rimane». ;
chiaramente alcune le fiondi dcntio la polpa tofto mo-
Arando ; altri trattenendo a produrle dopo qualche gior-
no ;c così produrfi anchegli Alberi è manifJlo; germo-
gliando dal feme loro , nel proprio nocciolo racchiufo,
che per virtù del fermento non fui cede ; ma. naturalmen-
te fi apre; tutto che quando romper fi vuole pria clic ven-
ga nella terra difpofto, per la fua durezza r dille a più col-
pi . Così le piante da’ lenii fi generano; come dalle radici,
dalla feorza, c da’ i rami adulti nella terra nafcolti , man-
Oo 2 dan
.
i3>i £log j Ac c ad. di D. Gìacinto Gimma.Var.IIl
dan le lor proprie fibre per fucciar l’alimento ; non hattU
però bifogno lor lenii, che fieno dalla virtù mafehile fe-
i
condati» non avendo alcun fenfo; nè alcun fello le piante;
dovendo folamcntc crclccrc, c nutrirli coll’alimento, eh
circola ne’ condotti de' lor fughi, come di molti è parere
darli in loro anche A’ i Bruti tuttociò di-
la circolazione .
vcrfimente fuccedc; poicché avendo le lor’ova da produr-
re un'animale vegctcvoIc,c fenfitivo , come che in grado
più perfetto delle piante; non folo ilfemc richieggono;
ma la forza ancora mafehile fecondante e fcnfitiva,che fia
valevole fecondo la fua collituzicne a fvegliarlo » cd all*
Uomo, che tra’ i viventi c in grado il più di ogni altro per-
fetto, vicn da Dio creata l’anima ragionevole per poter
produrre le fue intellettuali operazioni . Si fa feorgere*.,
più maravigiiofa la Naturacela varietà delle piatite, e Ijo
virtù diverfa di ciafcheduna attentamente fi notaypoicchè
in quelle ftelfc, che vilillìme e minime raflembrano, è tale
la collrutrura delle parti, che ad aderire coftringe , Natu-
ravi nufpiam magis ejfe tot am quam
,
in minimis Non
v’è pur morbo il fuo rimedio non ricevi- ;
, che dall’erbe
nè parte alcuna del corpo umano, che in quelle il fuo aju-
to non ritrovi; e le medefime, che il veleno contengono*
Uomini , ed agli Bruti ftelfi anche di giova-
all'ufo degli
mento tuttogiorno fi conolcono. Certamente alieScien-
Goemfr. voi- tutte, come il V oìfincio dimoltra, aliai profittevole èia
i»mw/*>»*£ ‘Botanica , a cui claminar le forze, e la proprietà dcll’crbe,
delle piante, degli alberi, de’ iemi, e de’ frutti appartiene;
ed è una delle più gioconde parti della naturai filolofia, ;
anzi membro nobililfimo della Medicina , che ne’ fuoi
SetKC.r/jf. principj paucarumfuit Jcitntia herbarum , come Seneca.
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, Lorenzo Terraneo. 2$3
afferma , quibuijìjìtretur fluens fanguis , iuir.tr a coirent
paulatim ; dtind'e in Lane penenit multiplicem laric-
tatemi e gli Antichi l'origine delle fuc cognizioni attri-
buirono ad Apollo; (limando ancora, che gonfio di tanto
pregio canti egli dello col Poeta :
Juvtjjtum Medicina meum eft , opifexgue per Orbem
’
Dicor , éT berbarum fubjetla potentia nobis.
Con foddisftzione fi leggono le Opere, che DiofcoridtSy
T eufrajioy Paolo Egineta , Ae%Ì0)0ribajt0) Andrea Cifal-
pino , Gafparo Ofmanno , Adamo Zaluzjafchi , e Rom-
berto TDodoneo alla luce mandarono ; e le fatiche, le quali
han fatto Giacomo Orjìio , Simon Paulo , Dalecampio ,
Giovan Bauino , Clufio,Giovan«Errico CberlerO)Mattio-
I04 Caras , Spigel/io , Laurembergio^Giojìono , e tanti altrij
e molti affaticati fi fono co* i loro Notomici avvedimenti
intorno le parti deU’crbc ; il che ha dottamente adempiu-
to i\Malpigbi colle fue diarie offervazioni; giugnendo
far conofcere, come da giorno in giorno ilfemc fi accrc-
fca . Vaghiflìmi Orti di fempliei anche nelle Univerfità
aprirono i Principi ; adegnando a’ Maeftri onorevoli dii
pcndj ;
acciocché i giovani, che nelle Scuole apparano la,
dottrina delle piante ,
poflano colla pratica de' Profefiori
perfezionarla negli Orti deifi, ne’ prati, c nelle felve. Ma
conforme avviene a molte Scienze immenfa la fa- , è cosi
tica, la quale nella 'Botanica fi richiede, rhefembra ciTcr
neccdario nafccre alcuni a quella inclinati 1 come Diojco-
ridt affezionato fi vide , confumando tutta la fua vita iti,
continuo pellegrinaggio per conofcer la natura dcH’erbe_„
Ha grande inclinazione dimodrato LORENZO TER-
RANEO alla medefima ; poicchc eflendofi collo dudio
294 Elog) Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
di molte dottrine affaticare nel regno vegetabile, nel mi-
nerale e nell’animale, alla Medicina tanto neccflarj,fi mi-
ra profcllbrc della (iella botanica in Torino , ed haquafi
lotto il torchio fette gran Volumi ,
per li tjuali fi farà co-
nofcerc diligenti (lìmo invefiigatore della natura nelle»,
piante , e nelle virtù loro , La Città medehma di Torino
fu fua patria, ove nacque nel 1 666. e giunto all'età, in cui
era abile ad applicarli a’ i primi ammadlramenti Lettera-
ri , fu da’ Genitori confcgnato a’ Mac Uri ; onde apprefa la
Granitica, udì la Rcttorica dal P-Giorgio-Maria Gettino
Giefuita molto pratico nell’Oratoria , nella quale fi efer-
citò eglicon applicazione diligcntittima; e poi la Filofofia
Peripatetica, c gran parte delle Matematiche dal P. Giro-
lamo Zacheri, uno de* nobili Soggetti, che nella Compa-
gnia di Gicsù rifplendono. Conofccndo , che nelle Scien-
ze naturali, che profellar doveaj colle cognizioni di varie»,
Filofofic, c colle dimoftrazioni , varie cofe inventate fi
fono, c tuttavia s’inventano , le quali ignorar doveano gli
Senec. Hata. Antichi ;
fecondo che Seneca previde, fcrivendo : Multa
tal qa 7
t«fì «• feculis lune futurit , cum memoria riojìri exòle'verit , re -
fervantur ; poicchè rerum Natura Jacra fua nonfìmul
tradi ty \x\xahudbxc <etas-,aliud yue poft nos [ubibit^ad-
fpiciet-, volle apparar quelle dottrine, che nella Scuola del
Gajfendo , del Cartefio , e di altri Filofofi s’infegnano . In-
camminandoli alla Medicina fotto la direzione di Carlo-
Domcnico Riccardi, fi cfercitò colla continua lezione de*
buoni Autori di quella, tralafciando tutte le occupazioni,
che poteano dilloglierlo dallo (àudio , e col Ravctti pro-
flffore di Cirugia nella Univerli.à di Torino , c Medico
della Principclla Ludovica di Savoja , ora del Regio Spe-
dale,
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,
Lorenzo T err etneo. 29 5
<3 ale , ccminuando la pratica , riceve la Medicai laurea_ .
Non confcguifcono il lcr filiceli iludj ; allorché le cogni-
zioni delle Scienze non vengono coli’efcrcizio perfezio-
nate; pciò gli Spedali degl’infermi, i circoli degli Uomi-
ni dotti, e i luoghi, nc’ quali fi celebravano le Notomie-,
frequentando LOKtN’ZO , cosi provetto nella fua pro T
fcilionc in poco tempo fi vide, che non invidiava iprimi
Profellori, che neli'età fua la celebrità del nome aveano
confeguitt. Stampò una ingegnofa Orazione genetliaca,
in l\!atalitijs Regi] Principisi colla quale manifcftò ciuci-
la periziatile tcnea nell'Arte Oratoria, ed attendendo tut-
tavia allo fiudio delle piante , e delinei bc ; fi pofe a trat-
tare con tanta grande accuratezza, che fette Volumi avem
do quafi ridotti a perfezione , non è rattenuta a confe-
gnargli alle (lampe; che da quel folo timore , di cui fon,
prefi allo (pedo gli Uomini dotti, dubitando, che detto a
lui non folie, ciò che per cagione datogli da un’ignorante,
dille Cardano: Alelius fuijjet omninb non /erigere ! feri -
bere enim ut imperi ti* m tuam prodaSinecfruftum alium
facias- fupcr rvacane<c opera ejt . Giova maggiormente-,
)
la buona pratica a conofcere , e diftinguere le piante ; elio
afapeme nomi , la forza , e la virtù di ciafcheduna colla
i
fola lettura negli altrui libri; onde ad agevolare tal cogni-
zione in raccoglierle colle proprie mani, e confervarle_
infignarono lo Spigellio , e Laurembergio la maniera-,
’1
e l'artificio di fcccarlc; trincierò il tempo, Hautno, ed al-
iti l’ordine . Ma il TERRANEO dopo a\cr con dili-
genza raccolte l’erbc proprie , c fecche , difponcndole ad
imitazione del T ournefort , e trattando così di quelle, che
nell’età di Diofcoride lì fapeano; come delle altre da’mo-
derni
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•
%<)6 Elogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.
derni fino a’i nofiri tempi ritrovare j ha fabbricata un*
Opera formando ad ognuna le fuc offcrvazioni,e fpiegan-
do nomi varj, la Notomia, la generazione, la virtù, e l’ufo
i
nella Medicina , c tutto quanto può nella Botanica ricer-’
Carli; onde per le novità, di cui fon pieni fuoi fogli , ed. i
per futilità, che può apportare a coloro, che la profetano,
viene con anfietà defiderata la pubblicazione. Ha fimil-j
mente apparecchiato per dare alla luce una Differtazione
de’ Tumori, ed altre di altre materie Mediche , le quali fi
vedrà alla fine coflrctto a pubblicarc;poicchè i talenti d’in-
gegno quando fcpolti fi tengono , fono inutili , ed amano
farfi palcfi ; laonde furono fomigliati ad una mafia di de-
naro col motto: Claufa inutili s. Nella Notomia de’ cor^
pi umani lungamente fiudiando, per effer quella il fonda-'
mento di tutta l’Arte Medica, e chiamando ad efame tut-
te le opinioni degli Notomifii, e le offervazioni fatte da_»;
tanti ingegni colla fperienza, e con oflervare ciafcheduna
parte de’ corpi, ha pur potuto colla fua applicazione meri-'
tare il titolo d‘Invcntorc . Le Glandule del corpo umano
poco furono conofciutc dagli Antichi 5 ma Tommafo
Warton foggetto affai perito nelle Notomie de’ Moder-
ni illuftrò tal materia , trattandone in un libro intero da_*
lui detto Adenograpbix ,
fìije Glandularum tot in s corpo
rii deferiptio. Sono quefic alcuni groppi di carne nodofi^
molle, c fpongiofa; di fofianza, di mole , c di figura dilli-,
milc, di una comune tonaca vcftiti , ed in varie parti del
corpo collocati, per vagliare dal fangue, e dag l fpiriti,che
le irrigano, certo particolar licore ;
perlocchè hanno un
1 ;ttililIìmo cannellino , che vien deito V ajo e[cretort~» ’i
Alcune fi chiamano Vafcolari, la cui fofianza non è intef-
futa,
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y .
•
Lorenzo Terraneo . t
297
futa; che di vene, di arterie, c di nervi , inficmc di vera-
mente avviticchiati ; altre Vefcicolari, i cui vafualrnentc
ficonnctrond, che formano un numero grande di minu-
tiflìme vcfcichette ; però tutte o fono Conglobare , cioè
femplici , e non compoftc di altre glandole minori ;
il cui
fugo è , fecondo Regnerò GVaa/neceffarioalla fànguifica- Rcjtner. Gitif
zione: o Conglomerate , quando più glandole fi connet-
tono a formarne una fola , il cui licore a molti ufi c delti- *• •
nato. Diffondendpfi il fangue con impeto per le arterie-., f
*j
cd incontrandofi pei le varie poroficà delle glandole , vi fari 1 càf lì.
depoBc le fue minutiflìme particelle, che loro fi adattano,
le quali formano i licori in tutto diifimili dal fanguc , e-*
gemendo in bocca formano la faliva : cosi Purina frau-
dando nelle reni, le lagrime negli occhi; e trapelando nel-
lo flomaco, nell’inteftina, nel ricettacolo del chilo, ed in
altre parti, fan conofcere, che foni_diver.fi i pori delle glan-
dQ.!e,e diyerfo ancLeJ’ufitiojii (juelie iakre feparando i
fudori, altre le urine, altre la faliva, altre una certa linfà_,
alrrc la bile, altre il fugo pancreatico; ed altre clìcndo dc-
flinate alla feparazione degli fpiriri animali . Siccome fon
diverfi i licori ; cosi bifogna credere, che tra loro lia mag-
gior differenza di quella , che a darne efempio fi ofierva—
tra il fuoco , e l’acqua # e pare , che alcuni fieno di virtù
tanto miracolofa, quante fono miracolofemoltifsimeope-
razionì degli animali, in cui s’ingenerano, egli effetti ne-
gli altri, nc* quali s 'infondono; conforme è la faliva di al-
cuni cam’ , che fpeffe volte toglie all’Uomo l’ufo di ragio-
ne : il licer , che fi trova nelle gingivc delle vipere, il mu-
fchio, il zibetto, il caftoreo, lo fpcrma degli animali flefsi,
fenza il quale avrebbe fine la loro fpezic ; etuttochc fin’
Pp ora
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ipft Elog) Accad.dì D. Giacinto Gimma.Par.il.
ora non fi polla di tali licori una certa lunga ferie delcri-
verc ; è nondimeno verifimile , che altri proprj di altre.*
piandole, abbiano virtù non ancora conofciute ; e che nel
ridere, nel piangere, ed in altri godimenti, o attriftamenti,
ed in altre eforbitanze, c veemenze di uno di quelli lico-
ri, molto più di altro fi confumi , o le n’adopri ; c rarefa-
zioni, condcnfazioni, attitudini,© inettitudini negli orga-^
ni a quella, o a quellazione ne nafeano; però a chiunque,
©fierva colà nuova nel genere delle glandolo, fono aliai te-
nuti i curiofi, potendo intender meglio con tal mezo la^
natura degli animali ; fecondo il dotto fentimcnco del
Forgio . Non è Profelfore alcuno di Medicina, che non.*
confili», tutto quello che di certo , e di bello fi vede nell*
Arte Medica, dipendere dalle olTervazioni Notomiche^ ,
lenza le quali ogni cofa in ella dubbia, e difputabile fi ren-
de; però molti fi fono dati fin dal feliciflimo lècolo paflà-
to con illudio grande alla Notomia de! corpo umano, per
poter ivi parti; c ciò loro con tanta felicità
feoprirenuove
è riufeito, che molte fi fono ritrovate, le quali non furo»
mai da altri conofciute . Saranno invero d*etcrna fama_*
Ciovan-Corrado Pejcro per aver dimoftrate le glandola
inteftinalijBartoIomeo Eujìaibio le rena!i,Franccfco dif-
famo, e Tommafo Wartono le Salitali, Giovan-Giaco-
mo IVepftro quelle del Ventricolo, Cartolino le glando-
lo lattee de' lombi : Nicolò Stenone y c’1 Nuckjo le lacri-
mali; e per tacer di Afillo, di Pequtto,ài Ar'ieo , di Wir-
fung?, Marcello Malpigbi per l’invenzione del-
e di altri,
. ie glandole miliari della cute . Viverà pure gloriola la fa-
ma del TE R R A NEO, per a ver'anch’egii arriccili ta la Re-
pubblica Medica della fua dotta invenzione; mentre coil*
di-
h_ art
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. c
Lorenzo Terraneo'. 299
diligenza maggiore di quanta mai altri n’abbia ufata ne*
gli organi eftcriori dell’Uomo , avendo ico verro , che 'in...
quel canale o fia meato detto fiflula urinaria òa. Ceffo,
principiante dalla velica) vi fieno alcune glandole co* lo-
ro proprj vali , da niuno Aurore fin’ora oflervato > ha po-
llo ultimamente fotto il torchio della fiampa il Tuo Libro
col titolo : Gianduia conglomerata , d'tfgregata ad
'Uretbram detett* Grande applaufo merita certamente,
aprendo largo campo a'Filofofi di poter non folo rinve-
nire molte cole forfè fin'ora ignote intorno all’cmiflìone
del feme, c dell’urina) che per l'uretra fi fanno} ma anche
fu le cagioni de’ mali , cheallagiornatafogliono in eflì» ,
avvenire; e conforme il filofofare nelle cofe naturali tan-
to a lui facile riconofcono gli Uomini dotti; cosi Ipcrano
dal fuo raro ingegno nuove invenzioni, c fatiche profitte-
voli , le quali accrefceranno a lui quella fama , di cui è di-
venuto meritevole tra’i più faticofi Letterati del Secolo,
di tutta la Società nofira*
* OPERE.
In Nctalitijs Regij Principi prò Laurea Phyfico-Medica penili*- «•
ftris D.Jo: Martini Presbiteri GencthJiacus. /lugujlx Taurino-
rum j 699. apudj o:Bapt.Zappai. in 4.
Gianduia? conglomerata: , & di (pregata: ad Urethram virilcm de-
teflx. Taurini 702 .per Boetum$ Guigonium in 4.
1
De Re Botanica. Volumina 7. m.s.
Diflèrtatio Epìftolica de Tumoribus in genere m. s.
Pp 2 In
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.. .,.
. ,
300 Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.I /.'
Inlaudcm pra:ftantiflìmi Viri
LAURENT IJ TERRANEI
•
epigramma. • • j
Gloria DoS&rum LAURENTJ , alfa virorum
Qjjis valet Iqudes ritè referrt tuas ?
Dottrina: in/ìgnis tradii pracepta Magifler
Que Lbiroìt novit , quzquc Diofcoridei ;
Et cui Dogma ftium JDi vus conceffit Apollo,
ben è mortales pharmaca vera doces.
Quo -
QjTfmut antiqui , & pariter fàipfere Moderni
^“Przelara ingenij fu ut monumenta tui .
Natane ergo myjìa fagax arcana re-velai •"
Abdita, qua premio contimi ipfa fuo
1
•
Jam tua te virivi GIMMA
aquè maxvnui almum
Redtlit & aternwn nome n in Orbe tuum
U.J.D.D.Blafius de Avitabile Acad.Incuriof.
r ...... r
V V V V Ju Y Ju V Ju
s
rr Jì. TP 7T Ju •¥* Ju •¥•**.¥• .A. *¥» Je. Jk* Js*
T
.. . '!:
Ad Eundem .. ,
A.L L.M.D. „
Gradane jaflet , revacaffe ai munera vita
Pbttbigeuam Glaucum gramine vipereo.
Swgum b.ec nofìris Danaum miracuta fqclii
LAURENTÌS prompto Japius auxilio.
Hic uovui è tumulii ad vita Epidaurius avrai :
Extrabit extin’doi , nec ffnit ire Stygem .
Sic levat arte /ebrei, morooi cautèque repellìt , <
Sentiat ut fubitò , quam petit ager opem.
Mori ìgitur meritò queritur , falcemque relinquìt
Et longìim clamatis ftc ferit ajlra fono :
V e mibi, letbifera en LAUREKS
mea fpicula frangi’.
Vita qtiique alijs, ejl mibi caufa necii.
Nicolaus Lanzani Pbil. & MedJ)ott.AcadSecurus\
DO-
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Domenico- Andre* de Milol Joi
k DOMENICO-ANDREA DE MILO.
;
liil
On elici 'Arte molto ncccflaria la Poefia» c.»
quelle cofc, delle quali gran bifogno non ab-
biamo; non doverfi fare 5 fe non con eccellen-
za, afkrmò Benedetto Varchi j anzi nella Di- Zutìuffi.
Guglielmo Modico; Poemata cer-
fefa dj Virgilio fcriffe G «i m>
ù de rebus etiam humilibus-^Jimplicibus non fcribun- Virt
tH.1*
.
£
e <ig.
~V -
tf4r
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..
302 E/ogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il .
tur rudibut\ fed eruditisi fiudiofis &
Non ammette.,
invero mediocrità alcuna la profeflione de’ Poeti ; e chi
non fi feorge in quella eccellente, dee altrove applicare il
fuo Audio; fe defidera nella Repubblica Letteraria far’ac-
quiilo di gloria. Mediocribus effe Poetisi Non Dijt nox^
ùomineSy non concedere Columna: fu dottrina del Vcnufi-
Mattt.i# ifiji. no; e’I Mureto dilluadendo il fuo Aletfandro Ripario dal-
la Poefia, I’alTcgnò per cagione, che maloi rverfus facerti»
turpe eji\ mediocres ìngloriunr bonos diffidimi , quam ut
praftari pojffit ab ijs, quibut aliud agendum ejl. Chiara in-
vidia moltrò Aleliandroil Grande alla gloria di Achille-,
ch’ebbe per tromba della virtù l'uà un’Omero ; e deprez-
zando il canto dello fciocco fuo Cherilo, che feguirando-
lo deferifie le fue guerre, è fama, che dicefle : 0 fortunate
Adolefcens , qui tua <z>irtutis praconem Homerum inve~
neris : ami aver più tofto dilìderio di cflcre un TerfitCj
di Omero, che un'Achille di Cherilo; tornando
, che fuo
maggior pregio l’clTere un vilillìmo Greco ; ma
folle Rato
lodato dal Principe della Greca Poelia . Non lì ottiene.,
pelò l’eccellenza in tal'Artc, fc non dalla Natura, e dal ge-
nio ; nè altro è quello naturai genio , che una forza natu-’
rale a noi inneflata, per la quale con dolce violenza lìamo
fpinti al poetare . Quello genio è la fola cagione, che alcu-
ni ad una fpezie di Poefia , ed altri ad un’altra divengano
eccellenti ;
perlocchè Omero nell’Epica , Sofocble nella!,
rmic. drammatica furon celebri ; c come dice Ariflotile : Alij
prò uniufcujufque ingenio impul/i ad alteram tantiwu
Poetica partem animum applicuerunt T re generi dagli
Scrittori di tal'Arte fi riconofcono ; il Drammatico, in cui
tacendo in tutto il Poeta, introduce altri a parlare, eflcndq
'
\ una
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Domenico-Andrta de M ilo . 303
una imitazione di pcrfone, eh e Polita fàrfi fu le Scene: il
Na-rativo,in cui parla il Poeta, non altri introducendo .*
’1
e Mirto , in cui fi vede parte Poeta, e parte in-
parlar’il
trodurre altri, che parlino; così vogliono , che V Eneide^»
di Virgilio lia Fu tutto chiaramente/
del genere mirto.
{piegato da Elio Donato , così feri vendo : ‘Poematis flyli «jottmtm
genera, tria funt , aut enim Imitativum , quod Grati
Drammaticum appellante in quo Perfori? alloquentes in -
troducuntur fine Poeta inter locutione » ut funt Trage-
dia, &
Corneedia: aut Enarrati'vum , quod Graci Exe-
gematicon appellante in quo Poeta ipfe loquitur fine per-
Jon * interpofiiionei
ut Lucretij carmina ; aut commune ,
'oel mix turrie quod Graci miSion appellante ubi Poeta
ipfe loquitur e^ introduci* ptrfonae ut Virgilij JEneis.
Abbracciaron tutti quella Temenza , che fu dottrina del
comune Maeftro Arirtotilc , ne* trattati della Poetica, c/
della Rettorica . Gli fteffi tre generi affienarono lfidoroy
Proche Heda, Diomede Quinfianoe il Cafaubonoe il Po-
,
hfianoe lo Sca/igeroe il Maz^onie il Riccobonoe il Varcbie
Martin del Rio , Lelio 'BifctoUe Giacomo Pontanoe Alef*
f‘
fandro DonatOe e quanti i precetti dell’Arte infognarono.
Temo fenza dubbio erter notato di arditezza volermi alie- *»****•
Feder M-mx
t
narc da così comune fenrimento degli Autori; edelTermi
detto colle parole di Stazio : Longt fiequer e, £5^ vcfiigia_>
pronus adora di tanti dotti Maertri ;
nulladiineno fe_,
proporre le file difficoltà a ciafcbcduno è permeflo ; io
non so intendere ; come nel Poeama di Virgilio confi-
dcrarfi porta il genere mirto , di Narrativo nel primo li-
bro , in cui parla da Poeta : E di Drammatico nel fecon-
do ,
in cui fa » che Enea racconti a Didone Ja rovina di
Troja.
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. *
304 E/ogj Accad.di D.Giacinto Gimrna.Par.ir.
Troja . Drama Apa/rnc , come fi ha ne’ Greci Vocabolari
Ttric. cr.t:o- n on e altro fecondo il fuo (lenificato, che rei repr$ferita -
«Sljow; tto->attus Comcediarum , a'c/ Tragoediarum-, fabula^, :
c Sfixparedr opus , noci poema , in qvo JoU perfor.ee agunt
h!!^m abfque Pcetg interlocutione. Sono però proprie del Dra-
^‘tcr^VuCd- nautico genere, che Scenico , c Rapprefentativo ancora fi
dice, le Commedie , e le Tragedie , nelle quali tacendo il
Poeta, fa che parlino le perfonc da lui finte, e con gli abi-
ti fu le Scene proporzionati , c co’ i getti , c colle azioni ;
ma nc’Poemi Epici fi vede parlar fempre il Poeta, non gii
la perfona, ch’egli cerca imitare; e le talvolta fa, che altro
fi veda parlare; c nondimeno egli ttefifo, che finge la pcr-
lona introdotta, come appunto avviene nella figura , cho
da’ Rettórici è appellata Prcfopope]a , la quale è Perfona-
cìc.j. di orat. rum fitta induttio^ fecondo Cicerone, quando finguntur
Arhzhrm so- rnores-t
phì:t. .
perfona
t s : al dir di
'
/jftonio Sofifta : e fermoncs
bominum, come fcrive Quintiliano ; nani certe fermo fin-
lujiit. Or*"»-,
f f
gì non p otef^ ut non p er ort(C erni0 fingatur : e così non
lafcia di edere tutto il Poema narrativo ; laonde par, cho
piu tofìo due modi debbano darfi di Narrazione : fluno*
quando parla il Poeta come Poeta, fecondo che fa Virgi
Ito nel primo libro della fua Emide : l’altro quando egli
,
fletto parlando, fi muta nella pc'fona imitata , come Vir-
gilio (tetto nel fecondo libro parla per bocca di Enea , lo
fue parole riferendc,c fingendo, fenza valerli dell’abito, o
delia fccna ; c formando cjuafi una figura Profopopeja , di
ab y. cuidifse Quintiliano medefimo : I\ec Profopopf\as , ut
Q^ir.rìi.
hijtitut. Ora- •/ rj * »
*'**.-.
1 .
tw. taf. 9. quivujaam placet , ad Cornicimi morem pronunciari 've-
lini: effe lamen fiexum quendam^quo d
firnguari tur abijs,
in qutbus Poeta perfona Jua utttur l3a tutto ciò fi rica-i
va,
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,
Domenico-Andrea de M ilo 3 oy
va, che non può Poema Epico; o in Cimili Com-
darli nel
ponimenti il genere mirto di Drammatico , c di Narrati-
vo; convenendo folo il Drammatico alle Tragedie, ed alle
Commedie; ma più tofto il narrativo nelle due maniere»,
fpiegatc Nc giova il dire ; che anche i Poemi Epici fu i
.
Teatri fi cantavano al Tuono di qualche irtrumento,o Len-
za alcun Tuono j
come Antimaco
recitava la Tua Eraclea
al dir di Cicerone : Virgilio in tempo
Augufto il libro
di Cic.rft
Terto òe\Y Eneide : i RapTodi tenendo nelle mani una ver-
ga , e gli Omeridi , ch'erano della Tamiglia di Omero :e_.
D>)
molti altri dall 'Ateneo riferiti : perchè quel canto era nel
modo narrativo, praticato non meno negli Epici, che r,e’
Tragici, e ne’ Comici Poemi; cosi riferifee Laerzio-, ch’era I.icrt. in vit.
prima Monodica la Tragedia, recitandoli nel Tea-
di TeTpi
tro cfa una Tola perTona; laonde dirtè Pier Vittorio iPri/cis \ *$££ 2#.
tllii temporibus Hi/ìriones non erant i fed ipfi Poetafa-
bulas fuas inTbeatrorecitabant t e ciò confermano il
Commentatore di Ariflofane , Snida c -, molti altri appo il llopb.raNei**
Mazzoni. Ma tralafciando agli Uomini dotti quella dilli- Suid. Vfrb.Tq/1
coltà da doverli Ipiù attentamente efaminare / fi ha fatto Cctp.io f<Ot.l.
conoTcere affai dotato di genio alla Poefia DOM E N ICO-
ANDREA DE MILO ; anzi al genere Drammatico , ed
al Narrativo; nell’uno, e nell’altro ingegnofamente com-
ponendo; e la Natura volle fegnalarlo, facendolo ufeire^
alla luce involto in altra membrana da quelle diverfa.,
nelle quali li racchiude il feto;cd erano gli Antichi di opi-
nione, clic valcffe membrana a far gli Uomini eloquen-
tal
ti; e perciò la compravano dalle Oftetrici. Nacque primo-
genito in Napoli nel 1666. alli 19. delmefe di Novcm»
bre , e non folo da Eonardo de Milo , e da Vittoria Cop-
Qn pula
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30 tf JE /oj j Acca!. di D. Giacinto Gintma.Par.il.
pola Tuoi genitori gli fu importo il nome di Domenico, il
quale fu dell’Avo; ma gli aggiunfe quello di Andrea.,,
D.Pictro GambardclJa Canonico Decano della Cattedra-
S.Andrea d’Amaliì, clic lo tenne al Battefimo. Negli
le di
ftertì primi rtudj della Gramatica,la quale è il fondamento
dd'.e Scienze, D. Francefcodi Sante lo fuoMaeftro nelle»,
amene lettere aliai perirò , di cui fi legge quel nobil libro
col titolo: Difinganni della Vieta ; fcorgendocon quanta
arditezza d’ingegno fuperaiic tutti i fuoi Condifcepoli nel-
l’apprendcrc gl’infegnamenti, non cclfava colmarlo di Io*
di con renderlo certo de* luci glorioft progrertì nella Let-
teratura. Compiuto il foiito coi fo della Scuola in età d’an-
ni dodici fotto la dil’ciplina di D.Cefare Tuzzoli , diè fag-
gio dell’elevatezza del fuo talento nel comporre alcune»,
profe, c veri! in varie Accademie, che per clcrcizio lode-
vole della gioventù fi ficcano; anzi nella notte, in cui ce-
lebravafi la memoria Redentore, coru
della Nafcita del
tanto Ipirito, e felicità di S. Maria delle».
dentro la Chiefa
Grazie vicino la fua Cafa recitò una ben lunga Orazione,
che l’Udienza tutta mollrò fegni chiarirtìmi e di ammira-
zione, e di gradimento . Studiò la Filolofia nel Collegio
de’ Padri Gicfuiti, i quali più volte lo dertinarono a folle-
nere le Conclufioni; ma avvertendoli, che lo ftudio delle.*
materie Filofofiche non foddisfaceva al fuo defidcrio ;
poicchè in vece di ricercar la verità, potè dire coll’Elmon-
zio : Contraxi me in calculum , ut faltem meo judicio
Heìmonrins. i
Juii JìmUn . cognujeerem > cjuantus effem Pbilojopbus ; an ueritatem y
anfeientiam adeptuty ipfe examinabam. Comperi me li-
ter a inflatunty £5^ njelut manducato pomo •vetito ,
piane
nudum-t praterquàmquod artificiosi altercari didice -
rami9
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Domenico- Andre» de Milo. 307
ram: applicò alle Leggi Canoniche, e Civili : e fu tra gli
fi
Studenti più cari di Mon {.Perde, Uomo tanto noto a* Vir-
tuofi; ne ccfsò in quei anni frequentando le Accademie-.,
far’apparire quanto a lui Mufe . Ot-
favorevoli follerò le
tenne in età d’anni diecefetre una copiofa eredità per la_,
morte di Antonio Pafcocetti fuoZio, che alcendeva alla*
facoltà di venti e più mila feudi ; ma intento allacquifto
delle Scicnzejiiputando fue delizie l’affaticarli nel fuo Stu-
diuolo, ricco di pellegrini
libri da lui raccolti, e coltivar 1*
ingegno colle continue Compofizioni, non curò i beni di
fortuna, tutto riponendo nelle mani del fuo Genitore, che
per propria ftraccuranza, rilafciandone l’amminiftrazionc
a fratelli, fu cagione, che quella divenire affai diminuita-..
•Spronato ad applicarli all’efercizio del Foro , dille col
Marini:
E la Toga depojla altrui lajciai ,
Parolette fmaltir mendaci, e falfe
;
Pie' i dubbj Tefii interpretar curai
;
Piè difeordi accordar Cbiofe mi calfe :
perlocchc a tal profèUìone dalla Natura non inclinato
>
frequento le Ruote o per ammirare l’altrui eloquenza, o
per adempiere proprj affari ; avvegnaché più volte nella
i
Chiefa di S.Lorenzo celebrato avelie tra* Condilcepoli le-,
Accademie Legali Avea egli comporto varj Componi-
.
menti , e configliato da Uomini IctteratilTìmi a dargli alla
luce, tuttoché gli ftimava aborri della puerizia , facendo
una raccolta di Sonetti, di Ode, di Elegie, e di Madrigali,
leconfegnò al torchio delle ftampe col titolo di Ghirlan-
da d’Euierpe ; e fu cosi grande l’applaulo per cosi buonJ
faggio delle Poefie Liriche da lui pubblicate in età danni
yentij che per le medefimenon acquiftòfolo qualche gra-
Qjl i doj
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308 Blog) Accad.di Ù. Giacinto G'unma. Par. Ih
do ; ml l’amicizia di rutti i Letterati c della patria , e de’
— tiri» Torsi
iv frisi pr.i a.
luoghi llranicri . Scrivendo il To^i noftro dottillìmo
(fi tifaci.
eouki.ic.
bypa* Accademico, di quel morbo, che vien detto Malinconia,
afferma, clic nojìra atate longt gravior,^frequentior in
bis regionibus , quarti unqu'am fuerit ottfervatur ,• quippi
paucijfimi funt , qui ft ab ea immunes gloriaci pojjmt : e
clic iia fiato antichi iIìmo,fi conofcc dall’clìere fiato ifprcf-
CarylHnt aptvi fa mente dopo lppocrate da Diocle Carifiio ap-
deferirlo
G* ir de ioe.
Fu oficrvazione di A rijloti le , che fieno
ri. }.
Affisi 7. prefso Galeno.
Axjitoc. Pro*/.
itati di natura malinconica tutti gli Uomini di chiaro in-
gegno, che o nella l ilok-fia, o ne’ governi delle Repub-
bliche , o nel compor verfi , o in varie arti han gli altri
avanzato ; e li ha dagl'tltorici , che tali fieno pure Itati Er-
cole, l_iland.ro Laccdcmonio, Ikllcrofonte,cd Alcmeone.’
Si riferifee Io Hello di Empedocle, di Socrate, di Platone..,
c di altri ingegni celebri nelle armi, e nelle lettere; laonde
infermità di Eroi la dichiara Favorino Filoiofo^perlocchd
nacque la che ne* Poeti altro nonfia quel furor
fen lenza ,
Plato* in Pb*« dimente, che malinconia , cd infognò lo fttflò Platone.-1,
4r.
che le Porte di Parnalìo invano fi battono fenza la pazzia,
la quale vogliono, che l'origine fua da quella traefle. Era-
Marco Cittadino di Siracula eccellentillimo Pocta,allor-
chè diveniva pazzo; nondimeno elfendo più rimedio tal
morbo, fi fpcriruenta , che fa divenir gli Uomini pruden-
tiflimi, e valevoli ad avanzarli negli fiudj delle Lettere-,'
cd in altre profefIìoni;conforme è lentimento di Giovam-
Porta Uh. batilla Porta^ che lungamente ne parla. Vien confermata
Vbyjèoiutvu
€(ìj>.rx l'attitudiire del MILO al poetare dallo feorgerfi così fpeA
Wtfo Ghirlandi
fo travagliato da’ i Flati Ipocondriaci, ch’egli medefimo nc
d’rluttrf.pwi.
defeniie la fierezza loro in una Cazpge dirizzata a D.Gae-
a. evi*/. 165»
m
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Domenico-Andrea de Milo. 209
ranò Tcfti con una Lettera già data alle ftampc. Negli af*
fanni delle fue cure domclhche giammai fi vide abbando-
nar la penna, e gli fiudj ; anzi con una coftanza cosi gran-
de ha profeguite le Tue virtuofe occupazioni , che più im-
parò co’i proprj fuderi, che non avelie da’Matftri appa-
rato Pubblicò in Napoli il 'Biagio, e trattando del Poe-
.
ma Tragico in una Lpiftolaj elpol'ein ella le difficoltà, che
s’incontrano da coloro, i quali una Tragedia fcriyer vo-
gliono i confettando aver durato fatica in praticarne It,
maggior parte delle regole > ed in aver’anche imitato gli
Autori più claffici . Avea dato pur qualche fàggio della_
Poefia Lirica , e della Tragica, e non fenza lode fatto co-
nofeere , che dallo genio eradicato ad ogni fpezie di Poe-
ma; quando applicandofi all’Epico Umilmente, dedicò al
Cardinal Pietro Ottoboni , allora Cancelliere di Santa.,
Chiefa il fuo facro Poema della Baffone di Crijìo Signor
noflro . Stuzzicato da alcuni di coloro , che fìimano efier
feconate le Lettere, efeco dovcr’anche morire >come di
fe ftelìo diceva Appione Gramatico Alelìàndrino, fcrilfi^,
contro loro Sonetti , e Capitoli burlefchi , i quali con di-
letto leggonfi da’ Letterati .E* invero pcricolofo Io buz-
zicare i Poeti , e del Petrarca racconta il Se»»#ce/c» Fio-
rentino nella di lui trionfai coronazione, che avea dal lato
deliro l'opra una panchetta acconcio la penna , Lineino--
ftro , e la carta, per dinotare , ch'eran quelle tutte
le fue^
armi, colie quali sa dar la vita, e la morte a chiunque vuo-
le il Poeta ; laonde fi vede, che paflà per onefia l’infame**
Penelope , mentre tale fu rapprefentata dagli Scrittori ; e^
Didone la calla fi crede impudica > perche a’ Poeti cosi
piacque defaiyerla, Perche col naturai genio del dir male ?
o
3 i o Eltìg ) Accad.di D.Giacinto Gimmx.Parll.
con cui ad reprebendenda aliena fatta, aut dìfta,mordet
omnibus animus , come ditte Sallujlio \ fi fan lecito alcuni
ccnfurar quelle cofc , delle quali appena ritengono l'intel-
ligenza i e dar giudizio di quelle dottrine , che nè meno
falutarono di lontano ; con ciò volendo apparir dorti,fen-
za che pollino colle loro opere farli conofccr tali dagli
Eruditi . Era a Jui accaduto, quel che di Scipione Errico
fi narra, che dimorando in certa Libreria , fi fentì collo
proprie orecchie le malcdicenze del piccolo, ma lodevole
Poema della babilonia difìrutta : poicchè poftofi il luo
Ariflarco a giudicare de’ fuoi Sonetti , c di ogni altro
Componimento, ricercava ne’medcfimi quelle cofe, eh
nelle altrui fatiche nèmenfapea egli fletto diftinguero ,
ma torto, che nell’ardore della critica medefima lo rico-
nobbe, temendo la di lui penna, cambiò in lode i biafi-
mi , c fi dichiarò’ inabile al meftiere di poetare . Ufcì
una mordace Scrittura di pregiudizio alla Città di Na-
poli ; ed egli per qucll'obligo, che alla patria fi dee fe_,
gli oppofe con altra lunga e dotta Scrittura , che yà
feruta a penna per le mani degli Eruditi 5 ma non eflendo
folito l’amor della patria , e de' Cittadini vederli recipro-
co, e quella giovando di rado, anzi allo fpeflo recando im-
pedimento alle fortune, che incontrar talvolta fogliono
gli Uomini dotati d’ingegno, e di làpcrc ;
perchè vacò il
porto di Segretario delle Diputazioni della Città ftettÌLj
di Napoli, cercò egli ortener tale uficio» Tentò la prati-
ca dovuta con gli Eletti; c D.Giufeppc d'Apontc Duc£l*
di Flumini , idea della gentilezza Cavalcrefca , il qual'era-#
nel numero di etti ; non ceflava con fervore di proporlo j
ma benché dimoflrafscro gli altri di favorirlo ; vide alla-,
fine
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. 1
v . Domenico Andrea de Milo. 31
fine data ad altro non potè non dolerfcne in,,
la carica ; e
una Canzone 5 tutto che nello flefso tempo fofte dal Prin-
cipe di Avellino dichiarato Tuo Segretario nello Stato. Da-
gl» Uomini dotti del Secolo era con frequenti iftanze ri-
chiefta la pubblicazione delle fue Egloghe Pajlorali^e Fa -
njolofe\ e non ardiva egli efporleaU’occhio altrui col me-
lo delle flampe, credendo temeraria l’imprefa di voler
toccare quella Sampogna, che avea con eccellenza fonata
il divino Sannazaro fenza cheardifse pofeia alcuno di
i
fonarla ; nulladimeno facendo forza alla volontà fua il
Duca di Torre Maggiore D.Paolodi Sangro , nobilit-
ino Cavalier letterato , s’indufie a darla al torchio nel
Kf9 8* e qual fiala di lui robuftezza della fentcnza,e della
locuzione s la /piegò il nollro Federigo Meninni , che nel
darne il giudizio al Viceré > ed al fuo Regio Ccllateral
Confeglio, Io chiamò Atleta delle palcftrc di A polline, e
diMinerva . Sin da quei tempi» ne* quali fu promofla ia_»
Napoli da Carlo-Antonio Stella la fondazione dell’Acca-
demia degli 'Uniti in S. Domenico Maggiore de’ Padri
Domenicani » fu egli de’ più folleciti, e frequenti ad inna-
nimire l’Adunanza a’ i virtuofì eferciz/ colle fue Lezioni »
e Poefìe » colle quali recò foddisfàzionc in ogni congrego
per lo fpazio di più anni, dicendoli in ella YlnfujJìcitntcj .
D. Gallone de’
ElTendofi letta in prefenza dell'Altezza di
Medici ,
Canzone inu
dal Senator Segni in Firenze la fua
morte del Conte Antonio Carafa, fubito fu propoflo per
l'Accademia della Crufca Facendofi colla continua pra-
tica fperimentare per ingegno follevato, fu ammeflo alla_,
Ragunanza de* Pellegrini di Roma col nome di Fijtreno
di Mergellina>c dalla Società degli Spenfieratij.mà\ lette
3 1 1 Blog] Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
le lue Egloghe dagli Accademici di Arcadia , fu tra loro
aggregato col nome di Ladino. Meritò vicina l’amicizia-,
di Lorenzo Graffo , del P. D. Carlo Carafà , di Federigo
Alcninni, di Baldafarre Pifani , del P. Rafaelc Filamondi ,
e di molti altri > e fu degno, di ricever lettere onorevoli
da Marcello Malpigbì , da Franco feo Redi, da A ctonio
t
Magliabeccbi , da Maria-Selvaggia Borgbini ì d a Giovan-
Franccfco ‘Bonomi » e da altri Valentuomini 5 anzi in più
Volumi fi fa di lui gloriofa memoria $ e nella fua Ghirlan-
da di Euterpe ,e nellEgloghe fi leggono alcuni cncomj da
varj Soggetti a (uà gloria pubblicati . Lfiendo più fàcile.,
a comporre , che a traferivere , ha piti Opere in diverfe.,
materie già pronte perpoterfi dare alla luce, c gran di-
letto da’ Virtuofi certamente fi ricaverebbe , fc pubblica-
te le fuc fatiche fi feorgeflero ; oltre quelle , che penfa_
dare alla luce ;
perloccbè farà conofccrc non effe re egli
flato infruttuofo lavoratore nella Repubblica Letteraria.
OPERE Jlampati.
La Ghirlanda di Euterpe, Poefic Liriche. Parte
I. e IL Nap.pref-
fo lo Gramignoni 1687.1» 12.
IlBiagio, Tragedia .Napoli 1692. per Michele Monacai» 12.
L’ Egloghe Padorali, e Favolofè. Napoli per lo Gramignani 1698.
in io.
Delia Pafsionc di Crifto Signor noftro, Poema /acro Napoli per .
Francefco Mollo 1 69 f. in 4.
IlTrionfo d’Amore nell’Incarnazione del Divin Verbo. Tradu-
zione del Poema latino del P.M. Baldafàr Paglia. Nap.per lo de
Bonis 1696.2» 8.
Canzone per Io Tremuoto fiicceduto in Napoli nel 688. 1
Epiftole erudite, e Dogmatiche. Nella Raccolta delBulifo».
Epitalamio nelle Nozze del Principe di Tolcana, e di Violante di
Baviera.
Ordo
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. .
. i i .* * * Domenico- dndrsa de Milo. 315
.
Ordo Civilis Tudieij. Addititi ad JwijOpticen DJFranctfciVerdc
D. Francifci Verde Propempticon . ^Elegia.
•
; 1 . ... V>» 4.
• '
v* - •
s
OPERE \ *
m.f.
^
^Canzoniere.
"
L’Elegie Italiane. '
Le Canzoni.
Le Lettere varie in materie erudite, e fcientifiche, dirizzate a va-
r| Letterati del .Secolo prefènte.
Nucleus Divina*, & human® Sapienti®
Tptgrarnmatumi Centuria tres.
l e Prole. , . . .
K ime piacevoli, clic contengono Sonetti, e Capitoli.
Raccolta d’Idilj, e.Cafl^onette perMufica.
Saggi della Rettorita: Della Poetica i Della Filoibfia Naturale:
Della Filofbfia Morale : Dell’Economia : Della Politica : Del-
la Teologia: Della I egge Civile: Della Legge Canonica:
Della Geografia : DcU’moria generale*.
De Pfèudòzachxòrilm Synagogalibellus.
Oratio in funere Laurentij Craisi.
Milcellanea erudita. Tomi duo.
t '
Al Signor
D O M E N I C O--A N D R E A DE MILO
r • « %% W. » SI a v k J. 4. - . - .
SONETTO.
Quella Sirena si gentil , tbe morta
Diè nome eterno a le tue patrie mura ,
Sciogliendo , 0 MILO
, or nel tuójiil ritorta
Un canto chiaro si , che ogni altro pfeura :
Constali di tua 'fama alt 6 fi porta
Già fui Ciel de la gloria , e già fi augura
Del nome tuo fatto Cillufre jcorta
De la Morte feconda andar fteura.
Rr Efe
. .
14 Llog)Jtccad.di D.Ciacmto Gimma.Tar.il.
v
lei pria del 'MdAtovano Òmero
:5
E fe a
.' •!
-j»» 3
'
:ui .U
grafi Ilice il ‘Sepolcro re fi? famófa
-
Diè
Per la Cuna fu poi del gran Sincero ;
Per le nove tue Rime y o rte jaflofa :T
Sovra ogni core ha un affoluto impero[*,•../ , >,, **)
Tane' oltre or và y che più fperor non. fifa,
r
^
)1 .? ,1
t
‘
1. iiw :
ÌAb. -Pompeo Figari detto tragli Arcadi
»j ° Montano Fdanaio.
i
1 " " f • '
.
VjlVifcV^Vi
Ad Eundcm
EFÌG R A MM A. .
A//ZO Po» o/i»a , // otm fijlftfo , • r
-
Fama tubami ccflit Apollo Ifyram'. j
Ceffit
-
>
Pajìorum mufas è ?«*£ patìuntur ama>}tes é
, .
_
Et qua: bella ducer protinus ille catpens.
Tollit ad afra viros , fylvas concentivus ifftplety
'
.
, }
,
•
Atque faces auge luce Cupido , tuàs . Sy
Raffica: Amadryade? vefhro- ditte munera-Vati;
f)et Mars bellipotens, dei pbaretratus Amor,
Pntcingant bedent , prcecingat Cypria myrtus ,
Nec MILI defint laurea ferta comii
4
.
9
• . / il .*• # 4 / • » . * - ./ '
Abb.U ,J.D.D.Joanncs Bortonus AcadJncur.
;
v j T
,' o *
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D.^TO M
Sacro
MA S 0 Di
Romano Imperio, Principe
A £Lv I
di CaJUglione e di Ferole Co, Conte
N 0
~ Principe del ,
'
'
di Mar tot ano. Principe di S-Mango, utile Signore di Nicajlro, Grande
di Spagna, Capitan Generale di trnta la Cavalleria del Regno
'
-)
di Nafolt, e delfue Efercite, e Gentiluomo
della Camera Reale .
v , 4 ..... L1V.
Remio della Virtù, e del merito furon Tempre
À Titoli introdotti fin dagli antichi fecoli ad
onorare coloro , che dal valore , dalla pruden*
za , c dal fapcre la riputazione acquetarono 5
Rr a così.
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3 i'(S "Blog] Accaddi D.Giaemto Grmtna-Par.II.
così Giuditta dopo aver datala morte ad Oloferne, mc-
joditw.ij. jitò effernominata Gloria ]erufalem , Utitia Ifrael , bo~
norificentia populi • I Principi mcdcfìmi dell'antichità
vollero con fupcrbi cognomi efferc ònórati * poicchè il
Re di’ Re s'intitolava Nabucodonofor , iL Re del Mondo
Alcffandro Macedone Efpugnator delle Citta Deme-
trio, il Domatore de’ Re Annibaie, il Duce di Roma Giu-
lio Celare, il Rifiauratore delle Citta Mitridate, il Flagel-
lo di Dio Attila, il Nemico degli Uomini Dionrfio, e Ciro
il Vendicatore de’Der-, così fu detto Difenfore della Cbie-
fa in alcuni tempi il Re d’Inghilterra , e chiamanti oggi-
giorno Cr 'ifiianiJJtmo il Re di Francia , Cattolico il Re di
Spagna , ed Apojlolico Red’Ungaria . Savj furon detti
il
per l'alto faper loro Alfonfo X. Re di Cartiglia, Alberto
Arciduca d'Auftria, c Carlo V. Re di Francia: Magnani-
mo Alfonfo I. Re di Napoli* e iracolo del Al ondo Ot- M
tone HI. per la virtù ncH’eti Tua ancor giovanile dimo-
flrata. Ma titolo più onorevole non han laputo inventare
i popoli a gloria de' Principi , i quali per la grandezza de-
gli Stati, e delle imprefe di pace, e di guerra, affai chiari lì
han fatto conofcere al Mondo, che quello di Grande , e di
Magno : titolo in sì alto pregio avuto^appo gli Uomini,
che Aleflàndro Severo fi arroffiva riceverlo dal Senato* e_,
dal Popolo Romano , dicendo : Ne qutefo P. C. ne me ad
banc certaminis necejftatem vocetis , ut ego cogar tanto
nomini fatisfacere * cum etiam hoc ipfum nomen , licei
ptregrinum>tamen gravare 'vide aturaci F aciliùsftait
P- C ut Antoninorum nomen acciperem * a liquid entnu
.
vel afinitati referrem , vel confortio nomi ni s Imperiali*.
Magni veri nomen cur accipitur $ Quid, enim jam ma-
t
gnum
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, ,
:
V " V V.Tommafo di Aquino.
J
317
gnum feci ycum id Alexander pofi magnagefta , Pompe -
jaj veri pojl magnos triumpbos acceperit ? Quiefcite tgi-
tur Venerandi Patres , is* vos ipfi Magnifici unum me~*
de rtobis potiùs^uam Magni nomen ingerite
effe cenfete
cpme parla Elio Lampridio . Furon Grandi Oro Re di Lamjrìd. in
Egitto, Aleflandro il Macedone) che in poco più di die-
ce anni domò tutto l’Oriente) Antioco Tuo fucceflore nel-
la valliti degli Stati , Nino I. Re degli Allìrj , Mitridate-,
Re de’ Parti , ed Erode I.Re de’ Giudei. I Barbari fteffi
tal legno di lode, e di dignità introduflcro; facendolo an-
che a’ lucceflori ereditario >. cosi il Gran Cam dal Gran..,
Chingi Re de’Tartari furon detti : i Gran Turchi da_,
Maometto 1 Gran Soldani da Caitejo Re dell’Egitto ; i
. i
Gran Mogor da Maometto I. fucceflore del Gran Tam-
berlano: Gran Soffi da limabile Re della Perfla: e fu da-
i
to il 'titolo di Grande a Manzor, che lì acquiftò l’Africa ,
c la Spagna : ad Arturo r che fu Re d’Inghilterra , ed a.,
molti altri. Sì gloriofo titolo ottennero tra’Crifliani Prin-
cipi Coftantino,Tcodofio, Giuftiniano, Carlo, Ottone-,
c Michel Comneno Paleolago Imperadori; Ferdinando
III. Alfonfo IU-e Filippo IV. Re di Spagna; Giovanni il.
di Portogallo: Calìmiro II. di Polonia, Ludovico I.d’Un-
garia, Stefano II. della Dalmazia, Ludovico I. della Croa-
zia, Gregorio della Scozia, Canuto li. della Danimarca,
Carlo I. Francefco I. e Luigi XIV. della Francia Re tutti
di famagloriofa. Tu’Pontefici Romani furono anche-,
anche Grandi Leone , e Gregorio primi di tal nome, per
la Santità della vita, per l’altezza della dottrina, e per la di-
feipiina Eccleflaftica aliai celebri} e Grandi fu iron flmil-
mente Matteo Vifcontc tra’ Duchi di Milano e nella Fa-
miglia '
s
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8
3 1
‘
Efogj Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
miglia Medici Cofmo il vecchió > Lorenzo ,* c Coiaio il
Gran*Duca, da cui ereditarono la Grandezza Duchi di ‘i
Firenze. Divenne ancor comune il nome di Magni) agli
Uomini, che nel fapere ogni umana forza avanzarono;co-
sx Diomgi Areopagita , Siriana, 'Giovan Damasceno, ed
:
Alberto fon Magni nominaci V
.-
A coloro , che nella Spa-‘
gna per Tantichitlirnsf chiarezza del Calato; per TEfoilhc’
imprefe degli Antenati, ep^r la grandezza de* Dommj, e
delle Signorie* eran tra gli altri i più ragguardévoli, pal'sci
parimente per titolo di Dignità gloriofa . Erano già icj*
quei Regni i Ricebi Vomirti in dignità fuprema’cóftitui-
> ti, quale avea incòhiihciato ad eftinguerc Ferdinando il
Cattolico per ridurla a quella de' Grandi ; ma prevenuto
dalla morte, perfezionò Topcra Carlo V. che feorgendofi
eletto all’imperio, avendo riabilito con decreto, che fi daf-
ie titolo di Maeftà à’i Re di Cartiglia, allorché gli bifo-
g n ° P art àe per la Germania ordinò l’ufo de* Grandi di
Tom i.pévt.i.
§p ga na } co t to l 0 di Primos ,
j i riducendo in tre Claffi lo
Rato de’medefimi*indi fu colfume de* Cattolici Regnanti
premiar có sì grande onore co!oro,che oltre la nobiltà del
{angue fanno aprirli la ftrada col merito . Tra tanti nobi-
lillimi Eroi della Famiglia di AQUINO, una delle ferrei
Gran Cafe del Regno di Napoli , allo fcrivere del nortro
dot ti filmo vidimarli chefembra la Quercia di Virgilio
C
Avf,n(it a™
co ^ r*101 * 01 Durando fecula Tjiwcit) de* quali i fupremi ufi-
* cj, c le cofpicue cariche Eccleliaflichc, clccolari, e la gran
varietà de* Feudi fono da molti Autori deferirtt; cpure_,
Ajduiui. rtatoil primo a ricevere dallaMaeftà Cattolica di Carlo li.
la mercè di Grande di Spagna in età giovanilé di anni
trenta, ma grande di virtù,' e di merito D. TOMMASO
DI
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,
,**» - « *Z>.T otti mttfo di Aquino ; >
\ ; 319
\
XM\ AQUINO Principe del Sacrò Romano Imperio, Prin-
cipe dj (filigliene i e*diFeròIetò
;
Conte di Marterano?
Principe eli É> 4i Mango, ed utile Signore di Nicaftro , a cui
può
——— No»
dirfi col Poeta Stadio r ! : •
;
_ tir ferie s inbonora parentum ,
1
_ Ohfcurum proavif, & pn'ifc <£ lucis egentem „
r>
-Plebeja de fiirpe tulit , non fangttine cretus
•
: i
. ir: >: Turwaii * txaheque , remis , ac paupere davo &
. Akgupjm fedem, (s Latij penetrale Senatur
v
1 : jAdvena pùifajli\ fed precedente, tucnrum
-
•
Agnine. n- .
Quelli flakendo nel 1669, nello Hello giorno dclli r
3 .del D .
f Ptt
mere di Mario , in cui nel 565. mori quel gran Bellilario l-
affai gloriofo per frante vittorie>c trionfi» ‘ed il quale fu na-
talizio del Pontefieelnnocenzo XII. celebrandoli l’Otta-
yario di.S.Tommafo d’Aqliino, portò feco queirindolo
gencrofa, che ereditò da’fuoi Maggiori, e da tanti iiluftri
Tommafi, de doykiofo il fuo Albero Genealogia
f
quali è
coj'Cj cominciando a vivere con vita degna de’ fuoi natali,
jnoftfòfàlfp giudizio degli Aftrologi , che annunziano
jil
mifcriea coloro, che nafeono ih quel giorno da effi credu-
jo infelice - Nell applicarli, a quelle prime inlìituziorii
*he fon proprie della fiQciuIlezza,e dciradolefccnza,fi coi
nobbe$ ch’era il ingegno artillìmo ad apprenderei
«jualfjvoglia profelfionc j perlocchè fotto la direzione di
ottimi Macftris’tnoltrò nelle: dottrine, e molto più fotto
(piciljì del Genitore, uno de’ Letterari da D.Frànccfco di
^nffrea riverito. A vendo apparata la Rettorica* la Filo-
fofia, la Poetica , e la Giurifprudenza ,
per foddisfar mag-
giormente al difidcrio di lapcrc ,
procurò colla forza del
proprio talento fari aequillo di maggiori cognizioni ncU
le Scienzcj ? non {wlo.cpnfidcràndo, che bontà <%>ir nemo
“ ' ‘ ""
* . «A
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.
3 io E log) Accad.di D. Giacinto Gèmma. Par Ili
Mufonios PW-
effe potefl ,
quin Jìquidtm pbilo/opbarì
Pbilofopbut ,
bumjìatis,ac bonitatis ftudium pr*fefcri,c<\\jìt dille Mu<-
'”*• fonioi ma rimirando gli efempj di Marco Antonino > e di
altri Principi, che favj colla Filofofia divennero, fi appli»
cò aU’efamina delle materie Filofofiche
,
per apprenderne
coll’ajuto delle Matematiche quella verità nelle cofe natu-
rali, cheviendimoilrata, ed approvata dalia Sperienza_.
Incominciò a riverir Cartejio t c venerare il "Bembo , e‘l
T affo; c frequentando Accademie, nelle quaìi.fan pom-
le
pa del lor fapere i Letterati, colle fue ingegnofe Rime fe
vedere quanto nobile folle in lui l'albergo delle Mufc »
con quanta lode fappia imitare gli Itili de* buoni Autori ,
non appigliandofi al corrotto fentimenco di Adriano Im-
Vol«T«rr./ri ij peradore, che defiderava abolir la memoria di Omero per
introdurre in fuo luogo Antimaco nelle Scuole,c preferi-
re Ennio a Virgilio , Catone a Marco Tullio, e Ccctlio aj
rio». Atcìd. Salluftio . InitituitaO l’Accademia dal Viceré Duca di Me-
dinaceli nel Reai Palagio, fu egli de’primi ad aver luo-
go onorevole; conforme fu fimilmcnte ammefio alla ce-
lebre Accademia d Arcadia in Roma, ove
’ elinto Lcut- M
tronio è nominato, e molto vicn commendato dal noftro
virtupfiflìmo Crefcimbeni Culìode di. qucll'AdunarizaJ
nella fua ljioria della Volgar Poefìa. VcrfatifTìmo nellej
cognizioni de’ fuccelìì nella Italia accaduti, ha pur folto là
penna Re Longobardi , Opera cosi ricca dì
le ljlorie de
antiche memorie, che farà ombra a tanti altri Scrittori»
che a tal fatica lì accinfero r imitando Curaro , che non fi
altennc di fcriverc i fatti di AlclTandro, avvegnaché prima .
non folo deferirti l’avefiero Chi arco , Politrato, QnefìcYi-
to } Andgene , IJìro , Arifìobolo, Corei e , e Filippo Calci-
dtnje\
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D.T emmafi di Aquino 311
denfe\ ma Tolomeo Gmilmcnt e ì Antidide ì Filone Tebano,
jtntiflene , Menecmo Sicionio , Ninfi Eraclcote , Pota-
mene Mitileneo, Soterico Aliare , Arriano, e Plutarco .
Accoppiò colla dottrina la virtù militare, che rifplen-
dea fin dagli anni più teneri nella generofità del fuo ani-
mo j
poicchè fcrilìe di lui medefimo il P. Nicolò Gian- p. n;™i. F.r-’
natta/so nobile Poeta del Secolo, che ne’ tumulti di Mef- j»rx. ./£ rV/.
fina , c nella guerra di Sicilia puer •vifus et baflile bume- dic -
rogerens inter Ante/ignanos Alt Ut et fiationem tenere^ ,
ty quantum puerili torpore infra reliquot eras , tan-
tum fupra omnes animi magnitudine , ac Divina in-
dole eminebat • In eri appena di anni ventiquattro fc-
guita la morte del Marchelc Solerà primogenito del Vi-
ceré Conte di Santo Stefano nell’anno 1693. dallo Redo
Viceregnante , a cui era ben noto il fuo valor Marziale,
fu eletto Capitano degl'italiani dopo la celebre battaglia^
in Orbefima 3 ed aurebbe le glorie della virtù fua fenza_*
dubbio raccolto , e ravvivata la memoria delle giovanili
prodezze di Scipione , fe la pace della Italia , e la fofpcn-
fionc delle armi non folle in quei tempi feguita Parrai .
II ima così alta della fua periona appo i primi Signori
d’Italia il gloriofo fuo nome , che il Duca AlclTandro. II.
della Mirandola volle accoppiargli in moglie la Princi-
pefla Fulvia Pico fua figlia , Dama di Covrane doti del-
l’animo arricchita , e di fovrana nobiltà, cllendo nata dal-
la Duchcfsa Beatrice d'Flte figlia del Duca di Modena , e
della Principefla di Savoja,alla quale furono Genitori Car-
lo Emmanuele Duca di Savoja , c l’Infanta Caterina figlia
di Filippo II. Re di Spagnai pcrlocchè la Ikfla Fulvia_,
fi vedea congionta in parentado co’ 1 medefimi Duchi di
Sf Mo-
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,
322 £/tfgj Accad.di D. Giacinta Gimma.Par. 1 T.
Modena, di Mantova , di Parma , di Savoja, ed anche
di Mafia , col Signore di Caftiglione in Lombardia»,
colla Reina d'Inghilterra, e co* i Signori di Baviera^ ,
di Oranges > anzi colle Cafc Reali di Danimarca • Nel»
oon biflT.nK l'Orazione , che Marco Antonio fece nella morte di Ce-
44 * ‘
lare, affermò, che quei che deliramente nalcono, benché
pollano divenir virtuolì , lèntono tuttavia alle volte non
lo che della loro origine: ed all'incontro, chi nalccdi
fiirpe nobile e chiara per opere egregie , trae fcco alcu-
ni femi di virtù da fuoi maggiori di modo , chequalì non
può riulcir viziofo . Eflcndoperò nato nobile D. TOM-
MASO fa manifeflamente neUafua perfona rilplendere»,
la Prudenza , la Virtù Militare, la Ragion di Stato, la_.
Politica , la Generofità , e l’Umanità nel trattare > anzi
tutte quelle doti , che defiderare in un Principe lì polló-
ne , ed unite con difficoltali ritrovano- Perchè gareg-
gia colle fue virtù la gran cortefia , vanno mohi Autori
aricovcrarfi fotto la fua protezione, nonlòfo perrico-
nofccrlo Ior Mecenate , ma per efpcrimenrare gli effetti
.. della liberalità fua , e lì leggono molti Volumi confccra-
,
ti al fuo merito , col quale fembra quel Riccio fpinolò ,
che tutto carico di frutti alla fua rana s’invia col motto;
V tnturi providus «c'ur, fimbolo di Uomo provido, che*
am mafia virtuolì frutti per vivere felicemente nell’eter-
nità della fama . Perpetuano i pregi del fuo Calato non»,
meno D, Carlo fuo fratello ,
giovine di grandi Iperanze ,
•
trattenuto prima nella Corte di Roma y pofeia rivolto
alla inclinazione militare ; che Fra D- Giacomo Cava-
liere di Malta fuo Zio di Iperimentato valore nelle Guer-
re di Levante ; e di fenno ne’ primi governi della pa-
tria,
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. ,,
*‘ s
V.Tcmmafo di Aquino'. 323
tris j facendo rilucere il zelo , e ’1 Divin culto : e Umil-
mente D. Landolfo , ora Capitano in Gravedona nel ri-
flrctto di Valdefucntes j D. Tommafo agli iludj , ed al-
le azioni Cavalcrefche nobilmente indirizzato, e Gio-
vanni della Compagnia di Giesd , di D, Antonio
figli
fratello del Principe di Cafìiglione D. Luigi . Giunto
in Napoli Filippo V. Monarca gloriofo delle Spagne-.
fe conofcere D. TOMMASO
al Regnante quanto folle-
rò numerofe le virtù nel fuo animo , perlocchè riceve
prima l’onore nella Regia Cappella alli a 6. di Aprile del
prefente anno 1702. di coprirli come Grande di Spagna^
per portello del Grandato , «he gli era flato conferito ;
afliftendogli per Padrino il Conte di Santo Stefano del
Porto} pofeia fu dichiarato Capitan Generale di tutta.,
la Cavallaria del Regno di Napoli , e del fuo Efcrcito
Gentiluomo della Chiave d’Oro, e Cameriere d’onore_, j
quindi è chiaro quanto deboli fondamenti abbia quella^
opinione , che le Armi , e le Lettere fieno tra loro in com-
patibili
i
e che
' —
ingenua^ dìdiciffe fideliter ari et
Emollit marei > nec finii effe forte!
Non folo negli Fferciri fteflì, ne* quali fi ritrovava quel
Macedone, che foggiogò il Ponente col timore, c Po-
nente colle Armi , cingea fempremai la fpada di Achil-
le , c dormiva colla Iliade di Omero apprertò ma Cefare ,
fimilmcntc avea nelfenoi Commentar j, la lancia nella>
mano finirtra
, penna, occupando il tem-
e nella dertra la
po , che dalla guerra gli avanzava, allctgcrc, ed allo
ierivete . Conviene invero alla fua immagine qucH’I/wo So-p«rr f «
1. ai Ki.
r ara , motto applicato al Ritratto di Marce- Antonio tujlrat.
Sf 2 Sor-
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. . ,
314 Acati, di D.Giacinto Gi mina. Par.ì).
nSorgente Cavaliere Napoletano dipinto colla fpada > C-+
col libro ;
poicchè rl£' Campi , e ne* Licci la vinti Tua-,
è valevole a rifplcnderc ugualmente . Annoverato nella
Società noftra , tutto che fembri Spenfierato , fi fà feor,^
gere } che nati alti curai , le non alla virtù) ed alle decoro»
le azioni) clic propriamente ad«n virtuofo Cavalierc_i
convengono » per le quali vien riverito non meno co-
me Principe gcnerolo , ma come Letterato illullre de*
noftri tempi
—— . -
OPERE jnanoferitte.
Iftorìe de’ Re Longobardi.
Rime
Al Signor
D. T O MM A S O DI A CLU I N O
Principe di Caftiglione , c dr Fcrolcto ,
Grande di Spagna, ecc.
SONETTO.
Grande fu la tua Cuna , ailor che accolfr
Fra le Porpore iniefle i tuoi vagiti
E Per giunger più fajlo a' /api aviti
,
,
V/t etnee Minerva e/ferti volfe.
Grande fu la tua Penna aliar che fciolfe
P er 1° Ctel di Virtù voli eruditi
t ;
Quinci al tuo Cri» , cb'è d’oro in trecce orditi ,
il Monarca di Pindo i Lauri avvolfe
Gr*r*
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. ,. ,,. .,.. , . . ,,
D. 'Tomma/òcìi Aquino. J»5
Grande è pur la tua Spada , onde i Rubelli ,
Dal cui feno trafitto un rio fi fpande
( Marte del Giove Ifpano ) urti, e pagelli
Grande è la Fama tua <T opre ammirande ;
Or cbi maggior di Te fia cbe fi appelli
Se Cuna, e Penna, e Spada , e toma bai grande?
T .1 , - T - •
<
'
Baldafarre Pifan»
Accad. Spenf.
«VA.
Ad Eundcm
£ P IG R A MM A.
Quos Tbeba clarot, aut quos babuifiis Atbence
Aut immortales Alartia Roma viros
Garrula Diva tuba ceffet celebrare canora
Tantaque latbeis nomina mergat aquis
Parnalfi folus refionet per culmina AQUIKAS
Italia eximium , PartbenopeJ'que detut
Kunc lumina THOMAS
alter nobis diffundit
Ingenio primum , nomine , fiirpe ferens
Ore refert Pbvebum , Atlantis fermane nepotem .
Strymonium dices fi gerii arma Deum
Tranfijt en iterum per mille pericula viSor,
Cum fera baccbantum fevi\t Urbe manus
Splendor Iberorum Procerum , Columenque PHILIPPI
Qui faufiè bino regnat in Orbe potens.
Quem fi dent Superi nofiras invifere t errar.
Et liceat nofiro vota referre Jovi .
Audiet hac no/hra Vates qua Delius auri
Spirai : qui nobis certa futura facit
Colligat immanes fruftrà Germania viret,
Et virus rullet fava Britanna lues
jkS Plog) Accaldi D.Giacinto Gimma.Par.il .
Unti! in Hifpano magnus tu fusoti Atlar .
>
Axe : magis junfto boc Hercule firnus erit. ^
Au)'a ttimium mea fifte cbelyt tracoma
tanti
Mxorrìam berois fat cecinijfe tubam.
GIMMA quater felix, manfuris oyne per *vum>
'
»
Uui fdsSemideum concelebrare notis. >
v. v ‘ *
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-i - - » : «». *v )
U.T.D.
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Frane ifcus Anton ius Itnbrognus
t’ Àcad.Obfcurus.
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D.All-
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D- A VR O R A SANSEFERINO
De' Principi diBi/ìgnano Grandi di Spagna, DucBeJfa
di Lamentano , ecc*
..
* *
.
LV„
>.* ‘
4 •
Acquerò col Mondo fteflo la Mufìca, c la Poe-
fia , e amendue riconoscendo per madira Ia_*
Natura; imperocché l’una dall armonia della
voce , e del Tuono ; l’altra dal concento delle-,
parole dipende . Tu data da alcuni l'invenzioi) della Mu-
Tica
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3*8 Blog) Accaddi D. Giacinto G imma.Par.II.
fcTb
f
/ ^ ca * Giubal figlio di Lamech , da Moisè detto Pater or
nentium citbara, 0° organo: da’ Greci a Dionifio: da Po'
libio agli Antichi dell’arcadia: da Eufebio a Zcto,ed An"
fionc fratelli: da Solino a’Cretcfi : e da Diodoro a Mercu“
rio: ma più tolto averla elfi illuftrata ,
che inventata dob“
biam credere , e che abbia data la Natura quello dono a
mortali, con cui le fa righe dell'umana vita fofferire potef-
fcro . Apre appena l’Uomo gli occhi alla luce, incomincia
i vagiti, c tolto gli frequenta nella cuna; ma col canto cer-
ca temperarli la Nutrice ; cd inclina, fatto già grande, al-
le cantilene in qualunque età fi ritrovi, ed in qualfivoglia-,
proftflìonc fi veda applicato. Sembra invero, che non.,
folo giovi alle operazioni degli Uomini il canto, con cui
gli artefici tutti alle griglie fi fpronano , e da quelle fi ri-
fìorano; ma i Bruti rtclfi vengono dalfuono follcvati ;
reggendoli, che amano al collo i fonagli; prendono ardi-
le da’ tamburi , e dalle troaibe nelle Guerre ! Cavalli ;
dallo ftridore del ferro i Leoni grandemente s’irritano.
Non v’è pure augellctto , che la fua armonia dalla Natura
rtclfa addottrinato non moftri; c l*Ulìgnuolo i tuoni Mu-
fici naturalmente imitando , fa vedere la varietà della vo-
ce , che a formare una dolce melodia è bifognevole j anzi
Pitagora moftrò con lottililfimi argomenti, che il Mondo
tutto forte colle ragioni di quella nobilmente adornato, e
comporto f Fu ella in ufo appo tutte le Nazioni, e l’ado-
perarono i Greci , e Romani cosi nelle cofc divine per
i
placare i loro Dei , come dopo le cene le virtù degli Uo- ,
mini forti cantando ie i Medici nelle cure degl’infermi fi-
milmcntc fi vaifero ; laonde colla Mufica (cacciava Peo-
ne le febri , co' i Tuoni organici guariva Scncciatc i bufa-
tici,
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. , -
T>. Auròra S ati/è^virino. , 3 29
tici, Afclepiade medicava trombe, Teofrafio
i fordi colle
moderava gli affetti dell’animo co’ i pifferi, Taletc Cret?r
(c fugava !a pefte colla cetera, e fi ha nelle Sagre Lettere,
che quandocumque fpiritus Dei arripiebat Saul , David ***«*»•
tollebat citbaram ,
percutiebat manu Jua , cjp refoci /
labatur Saul , levius (jabebat Giovevole certamente
all’uman vivere è la Mufica , e furon proporzionate le Io-
di, che le dici Ftlofirato dicendo: Mufica, moerentilus
adimit meerorem , bilares facit hilares , amatorem cali -
diorem y religiofum ad Deos colendo t paratiorem ; cadent
evarijs moribus accommodat animos auditorum , ^#0-
cumquevult, fenfum trabi. Ella fempremai va colla
Pocfìa accoppiata, fenza la quale è priva della fua più no*,
bil parte; c credè Cicerone , che in tre co fe principali cpnr
C c
fifta, nc’verfi, nclle.mifure, c negli ftrumcnti : c fe rimi- ™: u \
'
riamo le Morie , ci che Orfeo, e Libo ,*
faran raccordare , . .
egli altri Uomini più celebri dell’antichità furon Mufici
e Poeti; e Dio della Mufica, c della Poefia fu Apollo cre-
duto da’Genriii; onde cantò il nobil Cigno del Scbeto:
•*'
***
Mu,fica , e Poefìa fon due forelle
Kifioratricì de taf itte Penti , . • j;
De' rei penfer le torbide procelle •
1 '
<
1
. Con lieterime a ferenar pojfentiy .. • •/
ffon ba di quefle il Afondo Arti più belle
O biit falubri a T affannate menti ;
Nè cor la Scitia ba barbaro cotanto ,
(Se non è Tigre ) a cui non piaccia il Canto.
Ma fc convenga a Uomini liberi la Mufica , fu queftione
tra’ Politici introdotta, perchè penfarono alcuni, che foffe
quella dafprczzarfi da’i Nobili ; mentre
Filippo Re di
Macedònia in udire, che Alefiandro avea foavemente_/ Ph1tirch im
e,r,(UcM
cantato , urbane efì objurgatus , Non te pudet inquiens x
-
Tt (pi od
\
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. .
33© Blog) Accad.di D.Giacinto Gimmx.Par.il.
ejuodità pulcbrè c anere fciat : ed Alcibiade fimilmenté
Ptrfirch.f* di- Artem modulandi tantum illibtr alcm ingenuo ado-
Itfccr.te indignam fugiebxt Non dobbiamo però nega-,.
re , che fiala Mufica um delle arte liberali , la quale tra le
Difciplinc Mathematiche c'riporta j
venendo comune-
mente (piegate in un vèrTo le Tetti Arti libere > ed in altro
'
le Meccaniche ;
‘
;
•
Linvtta, Tropus, Ratio, Numerar, Tonus, Angtdus, Afira
km, Nemus, Arma, Rates, Vulnera, Lana, Faber
Gli Antichi fieli] l'ebbero anche in gran pregio; laonde»*
fu commendato Cimone più diTemittoclc, per aver que-
gliben cantato in un convito , ed efierfi quello Tcufito ,
che nulla di canto , e di Tuono Tapca : Socrate ancorché
„ vecchio non fi vergognò farli ammaefirare nella Lira_ :
r*r <tti riflit. e nella Grecia non fu alcuno riputato erudito , che dellaj
Mofica Tolfe affitto ignorante . Licurgo, avvegnaché du-
* riflime Leggi dato avelie a' Lacedemoni , abbracciò non-
dimeno egli IlelTo la dilciplina del fuono, e del canto, co^
me fcrive il Rodigino ; e tanto Platone > quanto Arifloti •
le nc'loro libri di Polit /cv»>appro va rono l’infcgnarfi quel-
la a' fanciulli nobili, perciocché per fuo mezo s’impiace-
volifcono gli animi; e Io fiefio Platone la (limò nccefiaria
all’Uomo civile, o fia politico. Molto più -dee quella»,
convenire a nobili Dame, ed é invero degnifitma di lode
D. AURORA SANSEVERINO , la quale a tante vir-
con cui ha fatta divenir celebre la lua fama , fà_*
tù fue ,
rivendere l'inclinazione grande alla Mufìca, ed alla Poe<*
fia, amendue degnamente trattando. Fu Tuo Genitore»*
X)-CarIo Principe di Bi Tignano, Conte di Chiaramente, e
della Saponara, Grande di Spagna,che cllèndo di una delle
prir
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D- Aurora Sanfe<verino l 331
prime Famiglie del Regno, conforme fcrive il noAro vir- , *
tuofiflimo Mdimari , la quale ficcome e fiata la prima-.
nell’Italia a ricevere i Grandati, cesi in divelli tempi gran c ,.
parte de’Feudi Napoletani ha pofieduto,c tutte le cariche In ri»,
principali
,
gli Uficj più onorevoli , i Titoli più decorofi ,
oltre le Mitre , e le Porpore del Vaticano , vanta nel luo
Albero genealogico gli Eroi fenza numero, che fono in_,
qualche parte riferiti dal Mazzetta , dal Campanile , dal
SanfovtrtOy dal Coniariniy dall' Ammirato , dal Summon-
tty dal CofiantQy dal Crefcen*jt dal Frantone-» dal Lellisy
C da altri Scrittori di Famiglie . La Principefla di Pacccco
D.Maria Lardella fu fua genitrice di nobili/Jtma Famiglia
Trapanese, portata in , ed ivi propagata da Errico
Sicilia
Quenfort o fia de’ imperocché militando fotto
Fardelli $
•leinfegne Imperiali, perduta la principal Bandiera, drap- Moncbria neU*
pata una (ciarpa, o fia banda, che portava, facendola in tre *''e
pezzi , l’inalberò pcrinfegna; e rimettendo inpiVilfup
Efercito (ùgitivo , dopo aver vinti gloriofamcnte i nemi-
ci , non folo meritò elfcr detto l’Autore della Vittoria de*
Fardelli, ma, oltre gli onori, e le lodi, ricevere; dallato pe-
radore tre sbarre azurre in campo bianco nella fua Arma_«
gentilizia per li tre pezzi della banda. Nacque D.AURO-
RA nella Saponara, Terra della Calabria del dominiodi
Tuo Padre, c fu la fua nafeita nell’anno itftfp.alli a 8 . di
Aprile, giorno appunto , in cui cracoftume de’ Romani TbMr r t .
-dar princifùoa’i Giuochi AntijafiaJFortuna dedicati; tl. /«“.T /«"caffi
celebrar le Fcftc Florali, fuperftiziofamente credendo,che
avelie forza la lor Flora , ut xiriditat berbefeens fìliciter
ft indueret in florcmi allo fcrivcre dd T.Ad afeofa'-, ed ac» p.t 0 .Binf.M»-
ciocche nei fiore non noarcifitro le frutta, fecondo chea,
h Tt a la-
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^
33 2 Blog] Accad.di D.Giacinto Ginttna.Par.il.
A
J*V
bA,tx ’ memoria YAlejfandro. Sembrò Ella nafcendo,quel-
Z'sìmjnf*'
l*A«rora dipinta dall'Ab. Giovan Ferro in fembianza di
bcllilTima Donzella, che fparge il Mondo di fiori, di luce,
e di allegrezza, col motto : Sgombra da noi le tenebre. ,
t gli orrori : poicchè dovea colle fuc virtù illultrare il
Mondo letterato, facendo rifiorire le Scienze , e rinverdir
la Letteratura, ed àcqùiftarh il pregiofo titolo di fortuna-
ta 'Fa vorfcggiatrice dc‘Lcfterati . Acciocché a lei non_.
avvenire quel che raccordò Ltp/ìo d ’1 labella moglie di
f'v ,s
’
,'
r Ferdinando ReC^ttolico ,’ la quale nata a tutte le cofe-,
grandi, e Donna vcramchtc di maneggi virili , amando la
dottrinale dilettandofi della pronunzia della lingua de*
Latini, fi vide coftrctta ad apprenderla per un'anno intero
in età avanzata , fotte gl'infcgnamenti di un Gramatico
per poter capire le colè L,atinc,e volgerle nel fuo linguagl»
grò: fi applicò fanciulla alla Gramatica,e pafsò pofeia nel-
la Filofofia, facendo ben conofcerc colla fua vivacità ncl-
Kapparar le buone difcipline, che ben polirono le Donne-,
col lor talento vincer gli Uomini più ingegno!! nella Re-
pubblica dtlk? Scienze . Perchè la lettura delle litorie in-
itruifee gli animi neli’uman vivere , ed è neceifaria a dar
fondamentoad ogni ottima erudizione , fi applicò a leg-
gere gl’lftorici più celebri* indi abbracciando la Poefia, fe
vedere colle fuc Rime, quanto folle a lei cara la conVerfa»
zione delle Mufe Iraliane . Coltivò con accuratezza l&J
Mufica figurata oggidì à gran perfezione ridotta , la quale
o non poflìamo paragonar coll'antica , perchè di quella-,
non abbiamo alcuna reliquia , conforme è comune opi-
-,j.
- => nionejo pure dagli Antichi fu fprczzata 1 ’njvézionc del far
paflaggi, c fchcxzi in drverfe maniere, come fe Stratonicoj
r
•
r i d»
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* »
*
i
V. *. 7).~ Aurora Sanfederino. 33 3 ,
di cui fcrifii.* l’Ateneo: i/ra/òff/CMi» Atbenienfem primum Athensfiit IH'
omnium nudi! cit bar* fonti, multai fida ad]ecijfe *
pri •
mu»u*+it docuìfje. concento} Al uJicosy oc cantuum nume»
ros,'zarietateJque dtfignajfe: leggendoli in Plutarco: No»
fir* * tali s bo mirtei puleberrimum illud genui , cui oh
m
maytftMW antiqui arimi (luducrunt , ite omninò re»
pudtofcerunt , ut fieri epue nullam barmonicorum inter
vallorum babeant rat ionctniì .narrando di Tclefia Teba-
no, che dopo avete in gioventù acquilìato lude-grandt-,
perdo profitto , ch'egli fece nella Mufica antica^, ricevè v-
biafimo applicandoli alla nuova figurata, ed infrafeara di
FilolTeno, e di Timoteo, piena dì varierà, Ji’novità , e di
bizzarrie In età d’anni tredici fu fpofata D. AURORA
con D. Girolamo Acquavi va Conte dì Convertano > e di-
venuta in poco tempo vedova > paltò col Principe fuo ge-
nitore ad illuitrare colle dori del fuo animo laCitrà di Pa-
lermo; donde facendo potata ritorno in Napoli, compar-
ve Cimile alla Luna nuova col motto Redit £9* itetum. »
eflendo già ridotte le virtù col crelcerc degli anni, a mag-
.gior perfezione . Pafsòalle feconde nozze con D. Nicolò
Gaetano d’ Aragona, primogenito del Duca di JLaurcnza-
no, Cavalicr letteratiiIimo,e Poeta, di cui fi veggono da-
te alle Rampe molte Canzoni, e Sonetti; godendo oggi lo
ftclìb titolo di Duca dal fuo padre cedutogli , e premiato
<per lo Tuo merito dal Cattolico Monarca Filippo V. co' i
•trattamenti di Grande< di Spagna . Correndo gloriola ita
fama della fua letteratura, fi vide aggregata nella celebre
Accademia di^rcadiain Roma col nome paltorale di
Lu inda Corittfia; ove fe allo fpello godere 1 frutri nobi-
Jjiiuni del fuo talento , inviando, a Ciovan-Mario Cre -
feim-
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. . ;
£/ogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.I /.’
334
Jcimbtnì Cullode dottiamo della medefima,varj Sonetti*
e Canzoni, cd una belliflwm Egloga in verfo legato , da'
‘
Virtuofi fommamcntc applaudita . E* comunemente cre-
duto cofa molto malagevole ritrovare accoppiate in una
Dama nobiltà, bellezza, dottrina, fortezza di animo, e di
corpo, liberalità, .religione, umanità, e eprtefia ; ma in lei
fi veggono con pompa non lenza altrui maraviglia
unita»
mente tutte rifplcndere$anzi avverarli nella fu a per fon
P. Vincenzo Guinijio z
1
quel che cantò il
pomnitr.j. Comi: amabilità: fatiti s reverentia vultu:,
,
‘ r
* $emper è" i» placida fronte modejius bonor :
Eloqui] gravitai in tempore :
grafia lingux .
. ,
.
' mgnuique
• Multa, joci facile:, fales.
; .
IUejuvandi ardor, ftudi urto fine fraude merendi,
• Ét (ibi quhm reliquis mens meitura pritu .
1
.
Con/ìlio devota manus , Prudentia falli
• '
JSlefcia nec docili : fallere /implicita:
,
Rettilo, pietà:, re9i tenor, ordar bonefii y .
Cura loquuturi peHori: ante Deum
Nacque Ella tra i Grandati, e tra i fiori della Nobiltà Na-
.
poletana i più vaghi, e odorofij e non invidiala bellezza*
di Penelope, e di Deidamia,di Erfilia moglie di Romolo*
di Ero, di Virginia, di Antigone, di Berenice, di Polilfena,
di Pelagia, di Cafiandra, di Efperia , e di tante altre, che.*
dall’antichità fon celebrare j.poicchè la fua fi mira dalla,,
natura coll’onefii, e colla modeftia mirabilmente fregiata.
j
Siccome per la dottrina meritò aver luogo tra gli Arcadi ,
coiì nella Spererà nofira yjen riconofciuta per Dama les-
eci ara-.c meritevole di più Elogj,e fi vedrebbe nella Galle-
ria delle Donne illu/iri , che fcriver dovea ilnollroBal-
d .darre Itjani , le quello avelie dato compimento alla lua
nobrl Opera . Moia faggi delle lue Poche fi ritrovano per
• •
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.
'
D*AuraraSdnfdvèrìno, t. i v *1
3 j $
•
le mini de* Virtóofi* ed";imdivufhfcl>ti ^cglì Autori, leg<-
1
gendofi due Sonetti jhJI#- Raccolta fatta dall’!
tra gli altri >
Scamperà avendo anche meritato gran lode nelle, fuc..'
:
CoaipoGziohi per M
tifica, maravigliofc per la dolcezza-*
e per lamenità dello Itile, porte in note da’ migliori Mac-j
rtri di Cappella del Secolo. Colla fortezza del fuo ani-
mo gareggia GmilmCitte quella del corpo 5 mentre perita
in quell'Arte della Caccia, la quale inftituita a prender Fie-
re, fi rende dilettevole, e proporzionata ad un’onefto efer-
cizio , cd alla modefta ricreazione degli Uomini: ha più
volte mandato in Napoli i Cinghiali coronati di lauro
uccifi dalla fua delira , facendo ravvivar la memoria di
Atalanta belliflima Cacciatrice di Arcadia , di cui dille il
’
Fontano s *
’
'* sH2i V*' h
r
Qualis in ALtdum campir Mcleagrìa virgò
Stravit aprum , primumque manti pùngente fagitta
•
Intarquens aufa eft Jpumanti occorrere monpro.
Afox Uta éS Jpolijsy famofa ctede fuperba &
Facendoli propria l’immagine dell’Aurora, per cui dipin-
fe il Ripa una con man-
fanciulla alata di color’incamato
to giallo indotto , e con lucerna accefa , che rtaa federe.,
fovra il Cavai Pegafco, perchè è amica de’ Poeti , e della
gli fpiriti a* capricci ingegnofi e piacevoli : lì fperimenra-
fautrice amantillìma de* Virtuott, godendo riconofcergli*
e facendogli anche venir di lontano per avere con effi let-
tera rj di feorfi , come a molti Letterati hn fitto , a molti
bufici,ed a’fagri Oratori più celebri, di loro pofeia valen-
dofi nelle fue Terre; laonde può dirfi alla fua Cala, cornea
appunto a quella d’Ifocrate dille Cicerone : Domus !fo~
tratis quap ludus quidam , acque officina dicendi, ed a l'-
Uà volta Vomus Jfocratis officina basita eloquenti* efl j
.
an-;-
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3$5t Blog) Acc4d.it'D,Giac iato Gtinma.Par.il.
atttidi rottele bifeÀ^'dbèrPrfii/' Tratto dalla- dolce vio-
lenia>chcgli;hafltfth*U«tthtor6 virtd
grò Duca di Torre Maggiore, pubblicò dalle (lampe di
W D*Paolo di San-
Napoli le Rime in Tua lodoèon molti Sonetti) e Canion*
Tenia mai allontanarli dalla modeftia, e dalla oneftà , cele*
brando quanto di raro, e dUmpareggiabile iti lei daLMon-
do tutto lì ammira. Per dar tributo al di lei merito, e del
Tuo virtuofillìmo Conforte, c per giugnere Umilmente ali
alla Fama, ftampò il P. Carlo Sernicola cinquanta Sonetti
per encomio di amendue,ed medefimi confecrò Andrea
a*
Perrucci l’erre Rapprejentativa j oltre le Dediche di pm
-
libri , che dagli Autori con òflèquio veggonf» fatte al Tuo
nome. Abborrendo quella gravità, nella quale (limano al-
cuni doverfi llabilire tutti la nobiltà loro.quafi che Teflere
amabile molto a* Nobili difconvengi,fa fperirtientar Vero
colla /ua naturai correda, chebumanttds tfl morum Labi -
ad b ominu m amicitiam 'vaide propenfus , habitus in
tus ,
Hit. * na. om tns beneficia conferens , come diffe Platone . Fa mag-
giormente rifplendere con tante fue doti la Pietà Criftia-
na , fov venendo di continuo i bifognofi $ e la gran di vo*
2 ione verfo i molto più verfo Ma-
funi Santi Protettori, e
ria Vergine, alla quale folennizando alla fpeflò con molta
pompa le Fede , e facendo trionfar d’apparati le Chiefe-*
per fuo onore con mirabile concorfo de’ Cictadini , move
e- ciafeun Fedele a replicare con S.Cirillo Aleflandrino: Hi
-
s. cyrin.
larem T’ideo badie caetum fidelium omnium , qui convi-
ver un t premptis animis , d Sanila, {jr Dei Ai atre Maria
femper P'irgine convocati Laus gloria fit tibi Sanila
.
Trinitas ^ quod omnes nas ad banc edebritatem convo-
fafii , SU edam tibi Sanila Dei M
ater laus : tu er.i n et
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. . ,
D. Aurora San/everino •
3 37
pretiofa margarita orbis terrarum ,
tu lucerna inextin-
fti luminisi tu corona 'uirginitatis,fceptrum Ortbodoxe
Fidei, templum indijfolubile . Danno pure ornamento
alla Tua prolàpia D. Giufeppe Conte di Chiaramente , D.
iNicoiòjC D.Giovanni fuoi chiarilfimi fratelli; come fimil-
menre D. Cecilia, e D. Pafcale Conte d’AIife fuoi degnif-
fimi incamminandoli per la via della virtù colla Teor-
figli,
ia di così virtuofa genitrice. Perchè Sol antequam appa-
re at^ miltit radiai fuos , £57° facit albefeere Orientem , ut
procedens Aurora diei adventum demonfiret : fecondo
che fcrilfe il Crifojìomo , introdotta Ella nella Società no- chryiwt.
Ara, c raffigurata, come Aurora forgente, dipinta dal Lu-
carini col morto : E meco porto il Sole , ci promette.^
fplcndori grandi di gloria, venendo per la fua dottrina.,
c per gli altri fuoi pregi comunemente riputata per una.,
delle Dame più letterate del Secolo
OPERE.
Rime m.s.
Il Pregio maggiore in una gran Dama ammirato
NELLA SIC. D. AURORA SANSE VERINO
Duchefia di LaurenzanoJ
SONETTO.
Gran cofa è Noiiltà chi nè provilo
!
Un gran Teforo , un gran fplendor poffede
Aia vantar cTAvi eccel/ì il Jangue mijìo,
E' degli altrui triottfi ejjer erede.
Vu Gran
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.
!3 j8 Z/c£j* Accaddi D.G iacinto Gimma.Par.il.
Gran pregio è la Beltà ! Natura il diede ;
A'fa di raro perfetto e/fer s'è vifio :
i
Brio MaefioJ'o a la Beltà non cedei
Afa fon doni del Ciel , non proprio acquijlo ,
Ala fe a lo Jìudin y ed a la Gloria attende ,
E fparge Grazie AURORA generoft
Con proprij rai più cbe d altrui rifplcnde.
Quindi se Nobil , Bella , e Afaefioft ,
Solo al Mondo
ammirabile la rende ,
L'aver Grand'Alma , ed effer Virtuafa.
•
DISTICHO N.
Nil mirum fi AURORA micat circumdata Afafri
Semper PegaJ'eo nafcitur Orbe fimul.
Andreas Ferrucci Aca l.Tncurl
V JL. vr JL ¥"¥• Jc. 7T Je.
.
V Jl •¥* jte •¥• Ju V V Jk .' Jc. 7T *. 4" Ju ’V Ju
AD EANDEM.
Mirifici Italicis metris Carmina Iucubrantem
LPIGKAMM A.
Creditur innuptir AURORA faviffe Camocnir ,
Entbea quee Vatum concitai
copra finu.
Tu ftudijr AURORA facris
addilla Minerva t '
Ore F'enus rutilar y ore Camaena canit
Dum fbirant Cbaritef dulci tibi carniina pleBro ,
Tu fimul AURORA et > Mufa Minerva
y , Cbarìsl
Ealthafar Pifani AcadJncur.
r.GU*
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-
P. Guglielmi Ttonjour]
U9,
P. gvglielmo to n ì 0 vr
Coadiutore nella Biblioteca Angelica dell'Ordine
Agojtinidno , ecc.
LVI.
Ena data da Iddio a confondere Fumana fuper-
bia fu la varietà delle Lingue j
perchè nc’pri-
mi anni del Mondo era un folo il linguaggio
degli Uomini Volendo ellì pofeia fabbricar
.
di Babelle, tentando, che giugneife
w Torre
Ja coll'altezza»,
" “ -
'
Vu a '
fino
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-
340 £ log] Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il'.
Gtmf. u. provarono quel gaftigo, di cui fi ha memo-
fino al Cielo,
ria nelle Sagre Lettere , ove fi legge : Defcendamus ,
confttndamus ibi linguam eorum , ut non audiat unuf-
quifque uocetn proximi fui , atejue ita dìnjifit eos Domi-
nus ex ilio loco in univerfas terras , cejjauerunt edi- &
ficare Civiiatem ; idcircò uocatum efi nomen loci il
lius ‘BabtUquia ibi confufium ifi labium unnerfee T erra-,
fS* inde dijperfit eos IJominusfi per factem cunPlarunt..
regionum . Confufe dunque le lingue rellò la prima nc*
poderi di Ebcr, i quali furono Falcgh, Reu, Sarug,Nacor,
Tare, Àbramo, Ifaac, Giaccbbc, i dodici Patriarchi, eie
famiglie loro così nell’Egitto, come nella Terra Cananea,
alla quale da Moisè , e da Giofuè fi videro introdotti , ri-
tenendo nome di Ebreo dallo lidio Ebcr non folo il
il
popolo, ma parimente il linguaggio , fino che da Giacob-
be acquiftarono l’altro d’ifraclita ; e medefimi Uomini i
fi chiamaron poi AfTrj, Siri, Aramci, Giudei, e Fenici, fè-
Anmn, «dRt. condo ì luoghi, che abitarono, conforme da AnnioyòsL^
t dittili» fr Pofiellio , dal Sigonio , da Polidoro Virgilio , dallo Scali -
C tr0ì e dritto • Siccome quclto lolo popolo in
s goni»» dt&
hf, Ufi,*"' letranta due popoli fu divifo ; così in altrettanti linguaggi
fu /partito l'idioma Ebreo , ed abbracciarono tale opimo-
Bib’i dZdopu- ne il Genebrardo , Agojìino , Girolamo , Pro/p ero, ed Epi-
famo , affermando che dopo la difperfionc di Babelle_ >
Jnicph Soliger .1
m tante
.
genti
.
,
.
*
ed in tante lingue furono feparati
L ...
ciò
, j
Fu- raccogliendo dalla Gentfiy oyc tanti pofteri di Noe fono
Qntf. ^.10.
numerati, da cui le genti fi dicono derivate; avvegnaché
STJSiSSt fia d’altro fentimcnto Cornelio d Lapide , che ne rog!ie_*
quella di Cain, c i nomi de’ Padri
,
perchè quelli non di-
ltinguano da’ figli una nuova famiglia, ed una nuova gen-
te;
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1 .,
P .Guglielmo ‘Bonjour. 34
te;pcrlocchè tolti rimarono cinquantacinquc figliuoli,
c/Tì
che a tanti popoli dicrono 4 ’origine, del che largamente^
ne parla il Pierio . Penìa il Gcmbrardo , che in sì gran.,
confufione delle lingue abbia Iddio formato le matrici
dalle quali fieno polcia molte altre derivate ;
come dall*
Ebraica principal madre di tutte nacque la Siriaca , la Cal-
dea, e l’Arabica: dalla Greca, la Dorica, la Jonica, l’Eoli-
ca, c l'Artica: dalla Latina l’Italiana, la ValIachica,laFran-
cefe,e la Spagnuola; dalla Schiavonica la Polacca, la Boe-
mica,e la Mofovitica: dalla Germanica quella degli Sviz-
zeri , e la Salìonica ,
l’inglele , la Scozzcfe colle altre_ :
dalla Tartarica la Turchefca , e la Sarcamanica : e dall’A-
biflìna , l’Etiopica , c l'altre fue fpezie . Diverfa è la fen-
renzadcl P. Ermanno Ugone in quel libro, in cui tratta^ p. H*rmann.
dcli’origine delle lettere^ ma tal’efamina rralafciando , fo- frimajmb. *-
'***
no certamente innumerabili i linguaggi ;
perchè ogni Cit*’*
ti, ed ogni luogo par che abbia il fuo idioma particolare,
o fia dialetto, thè dicono ;
laonde Girolamo Alegiferi nel.
fuo Dizionario di più lingue piu di quattrocento linguag-
gi numerò, dialetti, e idiotifmi delle Nazioni del vecchio,
e del nuovo Mondo; benché favola fembri quel che narra
F,,aM Sc !-
Plinio , che Tiinolìcne in una Città illuilre abbia nume -
raro trecento Nazioni , che in diverfi idiomi parlavano
E* Baio invero uno de’ più gravi gaftighi dati da Iddio su
gli Uomini ladiverfità così grande delle lingue; e però
fcrille S. Agoftino : Linguarum diuer/ìtas hominem alie- p ih.
nat ab bomine ; nam fi duo fbirr.et fiant ob'iiam, ncque
preterire, ftd Jtir.ul effe ali qua mcefjitaie cogantur , quo-
rum neuttr norit tingitani aiterius, facilita /ibi ammalia
muta, enarrift di'zerfi generis ,
quàm illi curri fint bornia
nei
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342 Elog) Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
nes ambo fociantur conchiudendo, che la pena fia così
:
P.T'crm Hnco grande , ut libentius homo fit cum cane fuo , qu'am cu»l>
1.1 p 3 ile frinì,
jirib.orig. homine alieno. Si affogarono invano perciò il P.Ugone , il
(!uih»«» Sele-
nio hb 7. Cry * e Cullavo Seleno in proporre , che portono le fole
ptobgi&pb.cip.
Vojfio ,
17 . Nazioni, e riunire
.Join: Girard.
lettere conciliar tante diverfe la focietà
V ohi ili Hb. 1.
Ci a m. eitp-i. loro tanto lacera , fé le rtefle lettere non feflero porte alle
fole voci, ma a lignificare le medefime cole, le quali a tut-
ti gli Uomini follerò comuni, perchè tutti, benché le cofe
co’ i medefimi nomi non chiamino , avrebbero nondime-
no l’intelligenza di quelle . Conforme infelicità grande»,
è l’ignoranza delle lingue, così felicilTimo fi può dire quel
Virtuofo, che ha di quelle l’intelligenza , e dag i Antichi
•Nat. Cornei
Mjtbol. hb. f. fu così quella verità conofciuta , che finfcro Erittonio fi-
ctip.ii.
gliuolo diVulcano cflerc fiato Drago nella parte inferiore
del corpo , ed Uomo nella fuperiore ,
per la fua perizia»,
nell’idioma Egizio, e nel Greco j e favoleggiarono aver’
avuto tre corpi Gerione, e tre cuori Umilmente per li tre
fàellius Noli,
ditic.lib. 17.
linguaggi, clic fapea; come affermava aver’anche tre cuori
r
*f. 17. Ennio Poeta, perche pofledea la lingua Greca, i’Ofca , c
la Latina . Sperimentò grande opprobrio Suenone fatto
Sacerdote da Suenone Danimarca j imperocché
II. Re di
Saro Qnm.
ignorante affatto delle lettere, dovendo pregare Iddio
Hb.lifr 13.
porlo fuo Re con quell’orazione, che incominciava Pro -
tege Domine famulum tuum Regem , ed avendo gli emo-
li cancellata la prima fillaba della parola/iw»/«rw, proferì
fcioccamcnte Protege Domine mulum tuum Regem , per-
chè non avea la notizia della lingua de’ Latini; in cui po-
feia fi affaticò tanto , che per comun voto meritò efsere».
x. Cor. 12.
fofiituitoal Vefcovo Guglielmo Rofchildenie . S. Paolo
numerò tra’ i doni dello Spirito Santo la cognizione degl*
idio-
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r
¥ .Guglielmo Bon\our. 343
idiomi , (limandola per una delle grazie maggiori , cho
polla Iddio concedere agli Uomini : cd il Pontefice Cle-
mente V. nel Concilio di Vienna raccomandò fomma-
pnente a molte Accademie la lettura della lingua Ebrea- >
della Greca, dell’Arabica, e della Caldea . Di quelli idio-
mi è invero la dignità molto grande , e fpezialmente dell*
Ebraico dato ad ufo de’ primi noftri parenti da Dio; la- Petr.Crfnit
f <ti benr/t di-
onde paragonandolo il Crinito col Greco , c col Latino , frifi cap. 1.
fcrific,che Htbrats doflrina fecretior quafi divinitus
(ut Picus dictbat) adferibi puflìt'. però vien dettala-.
Lingua Santa Ma quanto fia difficile a poterli apprende- P Hyeionym.
.
t-fA.
re, Io dimollra S Girolamo colla fperienza da le Hello fat-
tale (piegò a Rultico fcrivendogli: Quid ibi laboris in -
Jumpferim-, quid (ujimutrim difìcultatis quotiti dejpc- ,
ravtrim ,
quotiti ctjfaverim , contenttone di/tendi
rurfus ir.ceperim , ttjiis tft confcientia sani me a ,
qui
pa/fus fum , qu'am eorum , qui mecum duxerunt xitanz*)
gr alias jtgo Domino , qui de amaro /emine litierarum
dulces fruflus capto Bifogna perciò fermamente aderire,
.
che fu mirabile l'ingegno del P. GUGLIELMO BON-
JOUR , per aver’ egli fuperate difficoltà così grandi in
età giovanile, non avendo {blamente apparata la lingua^
Ebrea, ma l’Arabica, e l’Egiziaca , le quali da quella deri-
varono , e fon numerate per le più ofeure , c pellegrine.*
afiai malagevoli, oltre la perfetta cognizione della Greca,
della Latina, c della Franccfc a lui patria , che nobilmente
polficde , di ciafcbeduna dottamente valendofi nelle fuo
Letterarie fatiche, e giugnendo anche a penetrare i più
nafeofti arcani degli Egizj , conforme colle lue dottillì-
pie Opere fa chiaramente conqfcere • Nell’anno 16 70.
344 E log )
Accaddi D. Giacinto Gintma.Par.il.
Tbtatr. Vit. Fgli nacque in Tolofa nel primo di Marzo , giorno anche
barn. tré/. 24.
/. 1 tu Cui.
C* 'futi G'*t.
natalizio al Poeta Marciale in Ifpagna; cd in cui facrifi-
,ipmt Gyrald.
/. <ié ann. & cavano i Greci a Diana, come feri ve il Gir aldi, e celebra-
thttif.
Frane .Jun&in. vano i Romani a Minerva quelle felle, che Quinquatri^
Cai. AJ noi.
fùron nominate per lo numero de* giorni . Sin da fanciul-
lo dimoftrò fpirito elevatillìmo, che ha polcia ornato con
ogni maniera di erudizione 5 imperocché terminati gli
ftudj dell'umanità ,
e di alcune lingue fi avanzò in quelli
di molte lcienze , che lo rendono rraravigliofo nella Re-
pubblica de* Letterati. Inclinò molto alla Lingua Grcc<u,
tra le altre, la quale fu così in ufo anticamente ne’ popoli
Strabo lib.4. della fua , che di quella fi fcrvivano anche ne*
nazione
contratti; anzi,comeolTcrva Sirabone , bincjortajjis ad -
bue bodie in vulgari lingua Gallorum , lictt corruptx ad-
modum Gr*c , <e lingua pbrafes , <voces aliquot repe -
riuntur . Mollo da un desiderio grande di menar vita re-
ligiofa , e ritirata , ricevè di anni quindeci l’abito Agofti-
nianc; ed applicato dalla fua Religione alle Scienze, non.,
tralafciando la coltura dello fpirito ,e della perfezione, fe
ammirare la profondità , c la vivacità commendabile del
fuo talento nellapprendere varie difeipline . Si applicò
alle Specolative, ed alle Morali , e dopo averne fatto no-
bile acquifìo con lode non ordinaria meritata in quel cor-
lo faticofo j
penetrò le notizie più ofeure e pellcgrine.che
profetarono gli Antichi nell'umana letteratura. Grandcs
mattrias ingenia parva non fujìinent , diceva Girolamo ,
c per Io contrario i grand’ingegni non fi fermano in quelle
dottrine, che fogliono efler comuni ; perlocchè volle Egli
efcrcitarlì nelle materie Afironomiche,e molto più nelle*
antichità degli Egizj , i quali per la pratica avuta con gli
> Ebrei
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7 . Guglielmo Bon]our.
c
'345
Ebrei , finché Moisè a fòrza di prodigi traffe quelli dall’
Egitto, e gli conduffcalla Terra prometta; acquiftarono la
loro Sapienza, c per non farla comune alla plebe ,
l’occul-
tarono tra le note, e le figure degli animali, e di altri corpi,
'che differo Lettere facre,al riferir di Filottex' onde i più ce-
1
Philo
drtn.
A Irriti-
iti vitd
lebri Savj di quei tempi, come PitMgora,Platorie,EucloJ[o , *>*/*»•«.
Apollonio, ed altri, dagli Egizj , fcolari degli Ebrei ricer-
carono i fondamenti delle loro dottrine, imitando anche-#
l*ufo di nafcondere,e fpiegar (imbolicamente la cognizio-
ne delle cofe celefti, ed umane, e i concetti più nobili della
mente . Afferma } ambite 0 nc'Miftcrj aver co* Gerogli- i
fici ritrovato Mercurio Trimegiflo una via anagogica alle
divine inllituzioni, la quale feguendo Biti Profeta Egizio,
dopo averla feeperta in luoghi occulti della Città di Soin,
la diè al Re Aminone, aflìcmc colla notizia di quel nome-,
divino fpiegato dagli Egizj colle figure dell’Occhio , fini-
Cyril| Almn
bolo della Divinità, fecondo Cirillo AlefTandrino; della—
Verga, ch’efprimeva la mente Angelica , e la natura intei-
lettuale: dello Scudo a fei angoli, lignificante tutto l’Uni-
Verfo perfezionato in fei giorni di creazione del Som-
mo Creatore: e del Serpente ,
fimbolo dell'animo uma-
no. Della profondità di quefte Scienze invaghito GU-
GLIELMO incominciò a fcriverc molti nobili Volu-
mi, de' quali ha fin’ora pubblicato dalle Rampe una Hcr-
citazione intorno quelle antichità Egizie, che ritrovanti
nella Biblioteca Vaticana; avendo anche pronte a pubbli-
carti altre illullri fatiche intorno lo Hello linguaggio . Per
la fua dottrina fu eletto Coadiutore nella Biblioteca An-
gelica del fuo ,Ordine Angelo Rocca Ago-
così detta da
fliniano, Sagrifta Pontificio, e Vefcovo dottiamo di Ta-
gafte , il quale avendo raccolto con gencrofa induftria e_.
x? £»•
'
.
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,
r
345 Elogj Accaddi D.G iacinto Gimma.Par.I I'.
fatica un numero grande di libri in ogni fcicnza, e profef-
fione, gli collocò nel 1604. per comodila pubblica degli
amatori delle Lettere inun Mufeo ornato co’i Ritratti de*
Virtuofi più illuftrij che fu poi così articciiico di tutte lt-
dottrine 1 etrerarie, collo Uudio ci Monfign. Luca O^mro
*
Cultode già della Vaticana, c di cofe tanto fingolari,ofi
pfsnor. e/>. «a fervate anche dal P. M olilion Velie Lorenzo Pignorio la,
ad miraculum opttmis •
c ^ laiTì ò Lifcicria,re/èrt<«w libri s
pv*. ,ir
£«/>«./« Re fcrivcndonc della medefima l'Ab. Carlo-
n. att p-i* t j.
p ù largamente
OI
Bartolomeo- noftro Accademico erudito Saran- .
no invero ammirati fuoi dotti cfercizj fovra il Calenda-
i
rio B ornano, ed a lui può giuftamcntc applicarli quel che
fii ferino di Vincenzo Candido Reiigiofo Domenicano
e Macllrn del Sacro Palazzo da Innocenzo X. aliai favori-
to : Sar,è fi majus mcritum non e(l , cjudm gratiam inve-
•
nijfè regnarti ium maximum V incent\\ meritum fuerit
•>
opvrtei , quvd gratiam Maximi Rcgnantis inverni : co-
me dille nella Orazione funebre il P. Annibaie Adami
Giefuica; poicchè dal Regnante Sommo Pontefice Cle-
3‘
tatt.ì 4I
mente XI. fi c veduto nominato per uno de’ Diputati
della Sacra Congregazione del Calendario. Compongono
quella i Cardinali Noris , Ferrari , c Pamfilio: Monfign»
Bianchini è della medefima virruófiliimo Segretario , e_»
v’intervengono il P.Hfchennrdi, c ’1 P.Baldcgiani, Uomini
dotti/Iirni della Compagnia di Giesù , il Quartaroni Ma»
tematico della Sapienza, Cafini il giovine, nipote del Ca-
fri! Matematico Regio di Francia, e fi fanno ancorai
udire altri Soggetti molto periti nelle Matematiche, nell*
erudizioni facre, e profane, e nelle materie, delle quali v’è
bifogno . E* loro inlìituto ofiervare , fe pofla edere feorfo
qualche errore nello II endere l’Epa,ttc fecondo la mente, c
h
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P. Guglielmo Tìonyotir. 347
la Bolla di Gregorio XHI. da cui prele il nome* la Corre-
ziohb Gregoriana, e riforma del Calendario antico, la qua-
le fu neccflarià per poter giuftamente regolare la celebra-
zione della Pafqua, e di tutte l’altrc Felle mobili dalla mc-
defima regolate. Fu precetto dato da Dio agli Ebrei , che
la celebralfero nel giorno decimoquarto del primo mefe ,
come fi ricava della Sagra Scrittura ; c perché eglino de’ Etad.Cdp tl.
mefi Lunari primo mefe quello fi diceva, in
fi fervivano j.
*
cui , numerandovi quello del Novilunio , il giorno deci-
moquarto della Luna cadeva nel dì dell’Equinozio di Pri-
mavera, o nel feguentc , quando fi ritrova il Sole nel prin-
cipio , o in qualche grado di Ariete , conforme fi ha daJ
Giu/èppe Ebreo , e da Eufiebio, che riporta l’autorità di Fi-
Ione, e di altri antichillìmi Ebrei. Tuttoché la Chicla-
Cattolica non fia affretta a’ i precetti legali , nondimeno
ofiervando l’Equinozio di Primavera , c la Luna decima-
quarta del primo mefe, del che diffufamente ne IcrilTe-,
'
S'AgoJìino, volle celebrar la fua Pafqua non in quel gior- $$$£.
no, in cui dagli antichi Ebrei fi celebrava, ma nella Dome-
nica feguente , anche fe di Domenica folle il giorno deci-
moquarto del primo mefe, perchè in quella rifufeirò il Si-
• gnorc da morte dopo la Pafqua Giudaica, c per non con-
venire con gli Ebrei Udii , c con D gli Eretici Quartadefi-
•
•
° , . ...
. , . ,
. Feda fih itt rrtt.
mani; oltre le ragioni recate dal venerabile 'Seda, e da_,
S. Ambrogio , che fcriflc nella Lettera a' Vcfcovi collituiti *3-.
per la Romagna Si incineri ficutfuturum efi proximè ,
:
t
quartadecima Luna menjis primi die Domi nica , quia
ncque Dominion jejunare debemus neque terttadecima. ,
Duna die Sabati incidente je\unium foluere (quod maxi-
* tnè die P affiori s efi exbibendum ) in alter am bebdoma-
dam celebrità: Pafcbt efi difftrenda Uniformi furocu .
.
*
Xx a fem-
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Elog) Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.I II
3 48
fempremai i decreti che di Domenica la Pafqua fi celc-
•
S.Pi>ii Pipv <!• brade, conforme fu ftabiliro da S. Pio Papa, da S.Vittorc,
di
c dalConcilio per fua cfortazione ragunato in Cefarea
rinnovellati
Itijt Ectl. ctip.
Palcftina ; e furono gli ftcflì confermati, c
nel Concilio Niceno , al dir di Teodoreto ,c del
P. C/«-
J n/" Primavera
tIZJISi svio-, in cui sdegnò il giorno dell’Equinozio di
’ec. alli 21. di Marzo conforme lo portavano le Tavole di
,
curu Idlc*- Tolomeo, che fiorivano in quei.rcmoi, così togliendo le^.
'
ltv4.Grtt.ctp. j . .
*•**.»• 5 difeordie, che nella Chiefa fi udivano .
Avendo poi mu-
tata la fua fede nello feorrere degli anni l’Equinozio , ca-
gionava confufione grandidìma per la celebrazione della
Pafqua , augnandoti il difordine a Giulio Cefare , che-»
nella correzione fatta da Sofigene, c da lui ordinata ; co*
me fertile Solino fuppofe l’annual periodo edere di 365.
giorni, e feiore per le quali aggiunfc un giorno all’anno
,
comune, chiamandolo Bifefto di 355. giorni. Le Tavole
Tolemaiche furon corrette da dibattano’-, indi Alfonfo
Re di Spagna le moderno con molta induftria, moftrando
codai l'anno di 365. giorni, ore cinque, minuti quaranta-
nove , e fedcci fecondi j
perlocchè mancavano ogni anno
diete minuti , e due terzi incirca di un’ora a compiere-,
l’anno Giuliano , e cosi dal Concilio Niceno fino al tem-
po della Riforma avea prccorfo diece giornate l’Equifte-
zio . Conobbero quefio errore moiri Pontefici^ più libri
pubblicarono gli Aftronomi
; onde Paolo
AI edeìburgenfe
v Vefcovo di Leone X. ne fcrifle , Giovanni
Foifambruno a
Stoflero a Maflìmiliano Imperadore , e Pittato Verone/è
a Paolo IH. acciocché la correzione inftituidero ; ma così
nobile imprefa abbracciò Gregorio XlII.che avendo fcric-
to a varj Principi congregò molti Valentuomini Matema-
*
tici.
%- al
Digitizediby Googte
f , ,
'
\\ r ^Guglielmo HQnjour. .. 349
tici* Numera il Giufiiniàni per Correttori , fecondo che
rjcavòda’difcorfi de’ niedchmi originalmente veduti nel-
J”^**'*
•la Libreria Vaticana, e dalle relazioni. fatte al Pontefice da
loro ilcili fottoferitte, Guglielmo Sirleto Cardinale, Igna-
zio Cognito Patriarca di Antiochia, Vincenzo Lauro di
Tropea Vefccvo di Mondovì , Serafino Olivario Auditor
di Ruota Francese polcia Cardinale, Criftoforo Clavio
-di Bambcrga in Germania celebre Matematico Gielùita,
• Pietro Ciaccone di Toledo, Antonio Giglio del Ciro di Ca-
labria ; ed Ignazio. Z>a»/i Perugino Domenicano . Celc-
tjrafper Correttori Natal Conci molti altri nella Storia r^*»
de furi ttmpi, com$ 1 Arcivefcovo
- di Patraflo , Aleflan-
-dro Piccolotninh .Ugolino Martelli) Guido Ubaldo Mar-
<chefe del Monte , Giufcppe Molati Matematico nello
Audio Padova, GiovamJbatifta Benedetti, c Giufeppe»,
di
Ciarlino Mulìco della Cattedrale di S.Marco in Venezia .
Per parer.egHno dar rimedio all’incoltanza della Luna^j
fbbilirono, che nell’anno 1582. in cui fu pubblicata laj
•Bolla della Riforma , fi togliefiero diccc giorni al mefe di
-Ottobre, in maniera, che il giorno quinto folle detto
Quintodecimo per far cadere alli 21. di Marzo il vero
Equinozio : c vollero ancora, che fofle Bifeftile il proflimo
anno itfoo. cnoni feguenti 1700. 1800. 15100. ma il
-aooo. Erano in quei tempi in fommo grido le Tavole»,
-Pruteniche per la celebrità di Nicolò Copernico ma po-
co dopo incominciarono a degradare per le oficrvazioni
di T icone , andando per k mani degli Allroncmi le nuo-
ve regolate dallo Hello Ticone , e di altri nobili Matemati-
ci , e pubblicate à*\Y virgoli $ benché \\ Magmi elìendofi
avveduto della varietà delle Pruteniche dalle Ticonichc
nel-
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,,
3 5 6 Blog) Accad. di D.G iacinto Gì ruma. Par. li.
y agin. r,.p. nelle lue ultime PjftmeridiàAl’amiò irti lima al i $ a*
^ * "
^ riucf ne portò il rimedio Tal Correzione non fii accettata^.
.
ne’pacfi ''Cttentrionali della Germania, * di altri PliociJ-
pi non conforme tuqi i Fedeli della Chiefa Ro-
Cattolici,
mana Tabbraccrarono j ma negli anni addietro incomin-
fciarotfo a comparire alcuni impugnatori del Calendario
Gregoriano, e nel t£8 $• ufcì un trattato Ailrólogico-pidr
Tanno feguen te, in bui uno fotto nome dell’ A ftrùlogó af-
fermò che fc nell'anno 1685-11011 erano correttele Fede-
Mobili , fi farebbe celebrata la Pafqua af .22. di AptileL.
.
quado fi dovrebbe celebrare nel di. 2 5. di Marzo, notando
C+.11. . due verfi, fcritti da Francelco Leverete dicecavati dalla
•Riforma bob quelle paròle : ktfi autem pojl ali quo t fecit -
'
iorum lapfum mee/farih Tabula, aqu^tionis Luna , eo
'(quo diximus ) mòdo ex auttoritate Stemmi Pontificie
per Afironomos perito s corrigenda fìt. Pretefe egli elicivi
di bifegno la correzione della Tavola di .Equazione della
Luna , come
avvertì il Lecere , e pofeia il Clavio\ molti
Clirict iw C^* \ /» I / «
ni
«
p er0 con yane lettere li oppoleroj ma nell anno r 700. fu
Id
c’ rmr«r
Rampato in Venezia un Volume col titolo: Il Giorno Pj-
tdm.f&V,'
/quale rettamente augnatomi Calendario Gregoriano sì
nel fecolo decor/o \ 6 oo.st nel pre/ente ijoo.st negli altri
arv<-venire-> difefo contro l'impugnazione de Moderni de-
dicato al Cardinal Pamfilio da Paolo Cafielli da Jefri In-
torno quelle materie efercitandofi nobilitimi Ingegni nel-
la Sagra Congregazione del Calendario , fa GUGL 1 EL-
' MO in compagnia di tanti altri chiaramente rilpkndere_»
la lua notizia de’ Canoni, de’ Computi , dcll’Afironomia
c di moire dottrine, delle quali bilògna oliere perito, dan-
do in ciò grande ajuto co’ 1 Tuoi itudj a' Compagni. Inten-
r ~ '
i ^.GugfoJntà'Bonjour. . v
‘.
35,1
I róin irta giovanile alle -fiudre Letterarie tante Opere hi
li
Egli ferine, che non fenza ammirazione fi può leggere il
0 Catalogo, e fcmbraegli nellemcdefimc quclTOrologio^
> che fi nferifce ìiuFralòanmella Villa degli Aldobrandini»
acquaie fervono come
un picciolo Ciprcllo,ccsì di
di> Itilo
i
linee alcune picciole a/e, o fieno ripartimemi di terra fpar-
fi tutti di fiorò, del quale formò Imprefa Famiano St.ra-
»
»
da, aegiugucndolr permetto Doect, tS3 delettat', pcicchè
i
infegnano con grande dilatamento erudizioni le più .pel-
I legrine^ profittevoli alla Letteratura {aera, profana . Ac-
w
.
e
cinto ad' un lavoro difiùiliffìmo deila Bibbia ,
già dalla_b
3
traslazione Egiziaca deila)Sacra Scrittura fono tutti i libri
i
il
della Genefi , di Daniele, e de’ dodici Profeti minori de-
ferirti dalia fua penna, e dittimi in Capitoli c verfi, fecon-
I
do la dilh'nzionCjchc-àbbijmo nelle Bibbie divolgatc , ac-
il
ciocché la tr&shizionc Latina più facilmente fi polla con-
f
finare coll -EgiziacaPer cosi lodevole. fatica fa non folo
.
n
apparire l'elevatezza del fuo ingegno , gareggiando
i
con tanti Uomini celebri, che fu i facii Libri fi fono affa-
5!
ticati ; ma comprendere chiaramente il fuo diletto per lo
t
continuo ftudio nc’medefimi; perchè la Bibbia ufu fajli-
c
<1
dium t oliti- ìs* tanto amplila diligitur , quanto ampliai
«
meditatur : legentis animum bumiltbus merbis adjwirat.,
3
fublimibus ftnfìbus levai , alijUo modo cum legentibus
1
creftit: à rudibus lettotibus quafi recognofatar , ta-
«
men dotis noma fémperktperitu’r'i Scìentias omnts ,• at-
1
«
que dottrinai ipjo etiam locutionisfu* more tvanfeen-
àit\ quia uno , eodemque fermane , dum narrai textumuy V
» '
...
prodit myfìeriumi come dille Gregorio Magno ; o perche
i
1
allo fcriverc di PietroCcllenfi: $tripla* a quafìMatrona
“lA -
i u *Z
Digitizéd by Googl
. -
ffi. Elog} Accaddi D. Giacinto Cimma.Par.il.
t
1 u<e danj graviti gr andava , licci fiibio , purpur a »
/* 7'?xì!™t'
7 Jirico recufat ornare genat fiias.rubentes fatti naturali
vigore , fcjp decorei tamen illis Pbilofopborum fìudys, zs*
do lì rims tantummodò in facie ver b oruni glorian -
,
<
7
«<e
far, nequaquam inferior invtmtur, Senfu namque ma
jefìas ejus venuftior , ttumerofa fententiarum compatito
validior , intellelìus utilior , fruttiti uberior , /i#*o wo<
dejlior Leggendo Jc Opere di Cicerone S. Girolamo fu
' corretto dall’Angelo, perchè attendeva eflendo Crifiiano
Hieronym. If. alle vanità de' Gentili; onde l’crror Tuo egli Ile fio confef-
sòad Euftochio fcrivendo : Adifcr ego kilarut Tulliunt*
jejunabam , pofi nolìium crebras 'vigilias-, pojì lacry-
mas i quas ntibt prateritorum recordatto peccatorum ex
imis vifeeribus eruebaty Plautus fumebatur in manuv.fi
quando memetipfum convcrfut ‘Tropbetas legete coe-\
in
pifferiti fermo borrebat incult uvffi quia lumen cadi ocu-
lis non ruidebaminon oculorum putabam culpam effe fed
Aonviftin ./»*}. Solis. Sprecò ancora Agojlino lo llile cosi fiero, quafi che
fofie umile, a lui preferendo quello di Cicerone ,e n’aliegnò
la cagione del difprctzo dicendo;7'«twor enim meusrefu -
gieba t modum ejus
, £2° acies mea non penetrabat inftrio-
ra ejusmentre quei libri legger non lì polìbno fenza l'u-
5
miltà» e la pietà molto neccliaria, per porerfi degnamente
intendere, conoscere la loro eccellenza, e gufiate in itti le
dolcezze maravigliofe , che ogni pio intelletto ricava, j
però quelle virtù in GUGLIELMO rilplendendo, l’han-
no lodevolmente fiimolato ad accingerli ad un’OperaJ
tir. rmmorttk. tanto fuichevole . Siccome Sforza Pallavicino eletto
./•n.ì-fiiiff.
principe della celebre Accademia degli Umorifti nel
i 5 id.fi gloriava di aver’in quella introdotto Fabio Chigi
V- no*
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. a ,
P. Guglielmo Honjour'. 35$
nobile Sanefe, pofcia Alellandro VII. che l’introdulìc nel
Collegio de* Cardinali ; cosi pollo ben’io pregiarmi d’a-
ver’aggregato alla Società noltra un Letterato di tanto
merito, che alla Tua nobili (lima Religione accrefccrà lo
fplendore , e farà chiariamo ornamento della Nazione».
Franccfe, d'Uornini illultri e nelle Lettere , e ncll’armi
fempremai doviziofa. Llla come affermano Cefare, e Li-
<uio, ville lungamente folto il dominio de* Re» per cui do-
mò colle armi quali tutta l'Europa, cl’Afia minore, formò
Colonie, fabbricò Città, e diè il nome de’Ctlti, e de’C ai-
liad interf Provincie fogqiogate , però Celtiberia , Celio -
Jcytbia , Portugallica , Gallatela, G alalia , Galli , T rari-
r
falpina -, Galli a Britanncrum fon nominate appo i Lati-
ni .Dopo Fanno della Redenzione avendo per Duce Car-
lo Magno Franccfi, la gran Germania, la Pannonia , Ia_
i
Saflònia, l’Italia, c parte della Spagna coll’imperio di tutta
la Francia congiunfero: dominarono per più anni la Siria ,
e ’1
Regno di Cipro , amendue liberando da una fcrvitu
crudeli (lima, dilfru fiero l’Imperio de’ Longobardi, gra n..
parte deli’ltalia donarono Romani Pontefici, e conccf-
a’
fi.ro a’ Veneziani la Morea, e l’Ifola di Candia , avendo
inveitilo l’imperio de* Greci , che per cinquanta anni do-
minarono al dir del "Badino Prima de’ Greci (fedi , e_, j 0 .-Bodin. u,
de* Latini abbracciaron’ eglino le Lettere negli anticW
fecoli, fecondo che dimoftra Berofo, o fia più tofto Ciò
'H*
vanni Annio da Viterbo , e fono antichifllme le memorie
delle loro Scuole, come innumerabili i Valentuomini,che
nell’eloquenza , nelle cole naturali , nelle Matematiche».
nella Teologia ed in ogni genere di dottrina fiorirono |
,
onde cantóri Mantovano Poeta :
- , Y y Neu
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. s
354 E log) Accaddi D. Giacinto Gimma.Par.il.
Neu defit Gallis ullwn decui illa per arbem ,
Clara , per jfctbiopes nigros , audita per Inda ;
IUa tua, quibus in Ccelum tolluntur sìtbena
Tot Sopbia fqcunda boni , tot lucida claris
Scriptorum ingeniis : qua tanquam fiderà lumen
Eterno fplendore fierunt , gymnajmata primar
Transfer et ad Gallos
Ma qual gloria alla Francia letterata , c bcllicofa non hi
data LUIGI XIV. nominato il Grande , l'Invincibile , il
Felice, il Savio, il Conquiftatore,e’l CriftianilTìmo tra Tuoi
Re antecclTori ? Nato nell’anno 1 6 3 8. alli cinque di Set-
tembre incominciò a numerar piu vittorie, che giorni, ed
aver’in fua po 0a la Fortuna , e’I Valore, facendo glorio-
fo, c formidabile il fuo nome a tutti i popoli del Mondo.
Le fue azioni piùcofpicue raccogliendo il noAro P.Co-
cwoncii. t/»- ronelli c colla ferie cronologica difponendole fovra )e_,
,
frondi di lauro , ne formò Corona intorno il Tuo auguflo
Ritratto ; c le fue virtù più eroiche daran larga materia.»
a gli Storici, maraviglia a' poAeri ,. e confufione agl'incre-
duli , Yeggendofì per le lue opere ofcuratigli Aidiandri ,
ed i Cefari . Si è nel tempo Hello veduto più volte, fab-
bricar Chiefe al Catrolichifmo, abbatter Tempj all’FreGa,
fcacciar da’ Regni il Calvinifmo, eccitar l’Arti, c le Scien-
ze a’ Virtuofi , aprire Accademie agli Uomini dotti , di-
Ipenfarpremj ed onori a’i benemeriti, difporre della guer-
ra, e della pace, trionfar nelle vittorie, e negli acquici , e
farli Protettore magnanimo de’ Regnanti . Fu conceduto
jL.eart.us/,>.
3 puo va orc?
j j c fortuna quam folus omnium mortaliumu
in potejiate bxbuit avvegnaché di altro così abbia fcritto
:
Curzio 5 trafpiantando i Gigli d’oro da Parigi alla Reggia
di Madrid , c collocando il fuo fanguc Borbone fui Tro-
no Monarchico della Spagna^ ftabilii la £oiona>c loScet«ì
tic
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. s .
- •
•
•'
T. Guglielmo 'Bonjour. 355
tro a FILIPPO , il quale non già njigefimo cetatis anno
plenum invidia , gravitimi t odijs , ac periculis undi-
que circumfeptum ajfequutus efi Imperium , come fi leg-
ge di Alelìandro, ma più tofio nell’anno dccimolcttimo e
con invidia de* nimici, e con giubilo univerlàle de' Vaflàl-
li . Afcclo appena al Soglio Cattolico nel 1 700. ftrinfc Io
Scettro , e la Ipada per far* a' popoli godere col fuo impe-
rio il fecol d’oro , e liberar dall'armi oftili col valor Mar-
ziale Regni ; non folo accignendofi in età cosi gio-
i Tuoi
vanile ad un faticofo viaggio fino all'Italia , ed a Napoli :
abbandonando gli agi Reali , e le frefche nozze dell'Au-
guftiflìma Reina fua Conforte ; ma a confidar colla fua_
prefenta, e con arti di liberalità eroica le Città fedeli inti-
midite; e non ifcbifando pericolo nel fuo Efercito nume-
tofo ,
porfi alla fronte degli avvcrfarj nella Lombardia- ;
con ciò facendo ammirare in le fteflo il fenno , e le virtù
di Luigi, e*l coraggio guerriero de* Borboni. Sono si gran-
di le doti del fuo animo augufto-» tanta in juven e cele- »« tib t-
fitati tamcjue efficax in rebus agendis diligentia^ confor-
me fu anche detto del Macedone, che fpera in lui l’età fu-
tura rivedere il titolo di Grande, il quale oggigiorno è di
pregio nel fuo Avo Luigi , e godè anche la Spagna in Fi-
lippo IV. fuo Regnante antecetfore ;
perlocchè Tripudian-
do nel fuo coronamento le Mufe , fi fe udire la Parteno-
pea colla Lira arinoniola di Baldafarre Pifani noftro
Configlier-Promotoriale cantando :
D elius auricomo caput exuat igne , favilli
Et tibi ftammigeris induat inde caput
Dumque tonane Jolium confcendis fraEta triformi* ;
Luna tuos fubeat femirotunda pedes.
Juppiter unius , gemini tu Juppiter Orbis ,
Bellica nam que tibi Julmina prafat Avus
f
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3 5 6 E/ojj Accad.dt D Giacinto Gimma.Par.il
Cemimus piifp avo te nutic diademate cin
,
3o ,
Zj/ùj fparfa foto , Lilia fparfa Mari .
LaBea J unonis fìnt Lilia , Lilia Mundul
Lnvidet li ejper io fava dicala Jovi .
OPERE fampaté.
Dificrtatio de à Pharaone impofito in
nomine Patriarchi Jofephl
defcnfìonetn vulgata; editionis , &
Patrum, qui Jo'èphumin Se-
rapide adumbratum tradiderunt. Roma 1696.
In Monumenta Coptica, lèù Aigyptiaca Bibliothcci Vaticani
brevis exercitatio. Roma 1É99.
Calendarium RotnanumChronolosorum caufà conftru£Uim,tum
genuino Epaflarum difj ofitu, ad Novilunia civiltà fine Tabulis
Altronomicis accuratè , & facilè ante & poli Chriltumnatum
,
invcnienda,&c. Romx 1
7 oa.
GPERE dajlamparjì.
Anticmitastemporum novis plerumque obfèrvationibus illufirata,
exSacApa iris, & exotica hifioria monumenti Chaldaicis,
Phanicijs, jfgyj tiacis, Sintnfibus, Gricis, &c. Hebraici veri-
tati confònantibus.
Charatìeres Chronologrci ex intimo Antiquitatis penu prò gene-
rali Chronologia Mundi noviter obfèrvati.
Mercurius Jf gyptiorum, Jofephus Patriarcha genealogicè, Chro-
nologicè, hiitoricè , geographicè , & hieroglyphicò demonftra-
tusex Sacrispaginis',& cxoticis Vcterum monumcntis, ex qm^-
bus innumeri fàbul ^hiilorici ventati refticuuntur,vai ijs ÀLgy-
ptiorum illufiratis vocrbus.
Elemcnta Lingui Coprici, lètì zEgyptiars: exantiquata.
De convtrfione gentium fecundum antiquam Ecclefii praxfnt,
De Tabulari-s Iaolorum memoratis à Tertulliano.
De adventn S.Petri in Urbem Romam.
De Epiftolis Decretalibus veterù Pontifica antè Siricium Papa.
De A élis S.Venanti Martyris.
j
Seguii S.P.Auguftini Ticinumtransiatis.
De Translatione S.M. Monica in Urbein Romam.
Bibita Sacra ex translatione Coptica.
Ali
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. ,., >
-
!
P. Guglielmo Tonjour. 3 5 7
l.R.P. GUIL1ELMO BONJOOR DA TOLOSA
Degli Eremitani di S. Agoftino inGgnc cronolago
c marcmatico-aflronamo de] noltro Eccolo.
sonetto.
Deljnran GUILIELMO i decantati allori
l'a. al nuovo mondo a pubblicare
, 0
Fama,
Jeanne colà , dove erudita brama
A' popoli Jlranieri accende i cori
Di ebe da la fitta penna il volo implori
,
Di ebe degli altri interpetre e' fi chiama ,
,
Di, ebe le laudi fue P
fillade acclama
Dì , ebe J'udano i torebj a darli onori
Il fiato impetra , e i vigorofi accenti
Dal fuo fipirto , ebe può Ju dotte fcene
Parlar Jtupori, e palefiar portenti.
E del Garonna , di, preffo a le arene
Kinovate per lui veggon le genti
JUantica Roma , e la Juperba Atene.
D.Biagio de Avitabile
~ Accad. Spenf.
s . «j
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. . .
3 5 8 E/o£j Accaddi D.G iacinto Gimmx. Par.II.
Ad Eundcm
EP IG RAM MA.
Unica clauflralis GUGLIE IME et gloria vìt(\
Cui Divut prxbe't dogmata Jumma Pater.
Heroum feconda pareti s non Gallia talem
Protulit ingeni) nobilitate pari
hoc monumenta tu* tcftantur fulgida mentii
Vocibus hoc centum candida fama refert
Rite docei fapiens quid fxcuht prifca dedere ,
Corpora quid monjhrent , quidve fuperna ferant.
Quid pluraì Aufijtes te Swmr.ui dejlinat orbit
t^'ompotiai rifu tempora re8a facro .
Felix ! quem virtus commendat maxima , quemque
Optinoti illufhrat munere GIMMA Juo.
Abb. D.Bonaventura Imperati
Acad.Sectarut.
t • CAR-
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C AR M INE-N ICO LO' CARACCIOLO .
Principe di Sant ottiene Duca di C afte Ile di Sanare Marcbefe di Ruccbiamce,
, ,
Sente di Schiavi S. File, e Capracotta, Signore della Città di Agno ne, t dell»
State di Monteferrante de Cadigliene di BeltuenteMi F rame, della Ree -
té Sfinalveti, di Caftel Guidone, delia Guardia Bruna, e di Frja
Grandmarla j decoralo degli Oneri di Grande di Spagna,
t dichiarate da S,M,C. Ambajciadtre
Ordinane in Venezia.
LV1L
Onhail Principe vizio più biafimcvole, che_
l’ignoranza 5 mentre ficcome agli altri Uomi-
ni di grado, e di dignità fovi aita, cosi gli altri
avanzai dee nella foenza ; ch'è forma, anzi pro-
prio
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e
$6o Elog)Acc*i.dì D. Giacinto Gimmn.Par.il.
prio ornamento dell’Uomo . Simile a* i Bruti ùCleante
coloro, che fon privi di làpere, dicendo; Homines impe-
riti fola forma a beflijt differunt: e fon chiamati da Aver-
A»e f r. lib. J.
tbjf.ftrtte.i6 roe Uomini dipinti , o equivoci , o di Colo nome ,
perchè
fcparono delia loro anima ragionevole la più nobil parte,
Cic. lib. l. di
qual’è l'intelletto ; perlocchè (limò Mano Tullio , cbe_,
fin. tolta la cognizione, e la naturale inclinazione alle dottri-
ne ratio omnis vita degende , ty rerum gtrendarum
tvllitur . Debbono i Pi incipi lludiar quanto poflono di
giovare a’ i popoli, del cui governo han la cura : c coll’in-
telligenza, e.coH'animo più tolto operando , che col-
le mani, c con gli altri membri» è a loro neceflaria la Civil
Difciplina, come infegnò Platone , e la cognizione ancora
delle cofe ;
perciò col leggere le getta di Achille a’ i fatti
Xcncph. eroici s’inanimò Aleflandro : Ciro ad ogn’uno grate orec-
QfY9^f(L
chie porgeva , c premiava coloro , da’ quali alcuna cofa_,
apprcndea: Pericle in Grecia , e Tolomeo ncll’Fgitto co* i
Sapienti convcrfavan di continuo, e Mjico An- fi Ugge di
Dion in M.d
uuin.tr> fu.
'
tonino, che magnum ei ad}umentum attulerunt bona Ar -
ter. nam Rbetoricis , Pbiiofopbia praceptis exerci a-
tus fuit . Indegni però di coronarli la fronte con Imperiai
Diadema furon Licinio, Valente, e Vaientiniano, che re-
gnando colla Tirannia, non fclo chiamava» pellilenze de*
Regni , e veleni delle Provincie i Letterati ; ma non ià-
pean pur leggere i Decreti de’ loro Antcceflbri, c formar
del loro nome i cararterì . S’ingannò ferrante Gonzaga,
Rimando non convellile a* Principi la Letteratura , e fii
in grande errore Ludovico XI. Re di Francia , il quale.,
dandofia credere, che per le Scienze divengano i Princi-
pi imbelli, non volle, che il fuo figliyolo Carlo V HI*
im-
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i.-.s. Carmìne-Nicolb Caracciolo'.
Jó i
ìmparafiero le letrcre: come all’incótrò làrà degno di eter-
na fama Luigi XIV. Regnante delia Francia , Grande io,
vero non meno nelle Armi, che nelle Lettere, veggendoft
in gran parte per lafua liberalità, e magnificenza illultra-
te , c coltivate le Scienze , e per la (ua dottrina militare-,
abbattuti in ogni tempo nemici. Vien fomigliato
i dal Re
Alfonfo il Principe ignorante all'Afino coronato , e da_,
Platone al Nocchiere imperito, a cui d facile , che fi fom- syi*.
mcrgalaNavej oltre il diJpregio, colquale da* popoli e
rimirato. Defiderabtlis efi literarum eruditio , qua natu-
rarn laudabilem eximi'e reddit ornatam . Ibi eni>n pru-
dens invenit , undè Japi.ntior fiat : ibi bellatcr reperii ,
undè animi >virtute roboretur : inde I rincepi acciptt ,
quomodu populos fub eequalttate componat me aliqu<z_, :
in Mundo potefi effe fortuna , quàm literarum non au-
geat glorio/a notiti a : come lafciò fcritto Cafiiudoro .
tìt »-
Enea Piccolomini, che mirò colla virtù fua trafportato
al Soglio Vaticano, afieri
fi
che i libri fimbolo delle Scienze ^
plebea argenti loco funt , nobilibus auri , Principibui
gemmarum , ed ha voluto di quelle gemme adornarli
CARMINE-NiCOLO* Principe di s antobuono, accop-
piando nella fua perfona l’altezza del grado, in cui c nato,
e la fapienza , c virtù , che pofiiede . Fu la fua nafutJ alti
cinque Luglio dell’anno 1671. in Bucch«amco amico
di
Feudo della lua nobililììma Famiglia CARACCIOL , O
che eflendo una delle prime del Regno, per l’antichità del-
ia origine, per la vaftità de' Dominj , e per l’immenfa co-
pia delle alte Dignità confeguite, e così chiara, e ragguar-
devole, leggendoli nel fuo Albero Genealogico Uomini
di grandiffima ftima,non folo Prelati, Arcivefco vi, Gran-
r
‘
Mae-
,
361 Blog) Accad di D. Giacinto
. G imma. Par, II.
Macftri , così de* Templarj ; come di Rodi, Cardinati, ed
* altri nelle Dignità F.cclclìaftiche già collimiti j ma Carne*
rieri , Maggiordomi-, Configliene Te /V) rieri delle Q#rti
Reali , Ambafeiadori , Gran Conteftabili , Gran Camer-
lenghi, Gran Luogotenenti, e Protonocarj: Gran Cancri-
lieri , e Gran Sinifcalchi del Regno , Governadori delle.
Provincie, Capitani,Gcrierali, delle Galee, c degli Sferri-
ti, Vicar j Reali , e Viccrèdi più Regni ; oltre il gran nu-
mero di Baroni Titolati, de’ Principi, de’ Duchi, dc’Mar-
chcfi, e ue’ Conti, che fono deferirti da francclco dc7Ve-
vior'dciurà- tri , dal S anfanino , dall*Ammirato , dal AI avella , dal
Crefcenzj dall * Aldim ari > e da altri Scrittori delle Faniir
oSr »
7,'!!.
,LuJir '
glie - Suo dcgmllimo Genitore fu Marino Caracciolo
In 'ntnti/e hi- Principe così faggio c magnanimo , che terminata in Ro-
B'ill- Atilimir. ma la fua Ambasceria appello il Pontefice Innocenzo Xf-
a nome del Cattolico Monarca > fu dal medefimo ornato
de' Trattamenti di Grande d» Spagina . Secondo la varie-
tà de’tempi,e la divertirà delle Scienze, che apparò CAR-
MINE- NICOLO , 1
varj furono i fiioi Madiri, è fu alla_
Filolofia indirizzato dal virtuofiifimo Letterato dell'età
fua D.Eranccfco di Andrea . Sin dalla prima età , come fi
racconta di Cerare Augullo , con gran dcfidcrio , e conj
gran fatica incominciò ad efércitarfi negli Studj liberali, e
nella Poefia, nella quale rilplendcr vollero Tiberio Cela-
re, Adriano, Caligola, Claudio, Nerone, Tito, Domizia-
no, Nerva* Trajano, Macrino, AlelfandroSevero, Balbi-
no, Galicno , e tanti altri Imperadori, e Principi, che nel
numero de’ Poeti furon polii - Credere debemus ciani
natale* plerumque tribuere ma\orcs ad virtutes ìmpetusy
difu/. diccaBalduino, GP in fami Ih* beroiets a/tm natura pr*/
'
Jtan~
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.
’i • Carmine-N icolò Caracciolo] 3^3
Jiantiorem effe , quam in reliqua multitudine\ babet tnim
nobilitai fanguinis , generis adjunfiam plerumquc
nobilitate*» mentis ;
ejìquc magnus ad virtutem Jlimulus
Majorum n^irtus , ne ab ea quii degeneret : però tanto
fu il profitto nelle Tue virtuofe occupazioni, c tanto cra_.
il concetto della fua letteratura
« che di lui negli (tedi te-
neri anni aveanoi Virtuofi , che appena giunto all’anno
dccimononojfu eletto Principe in Napoli dell'Accademia
àt^Y Infuriati , la quale fojlcvando per Iniprefa il Sole», •%
«he rilcalda alcuni Cigni, che (tanno alle fpiaggie di unu
fiume col motto: Agitante ealefcimus ilio: cosi gareggia-
va coll’Adunanza degli Ofiofì , che fi vide il Marchcfe»,
AI anfi perpetuo Principe di quella, indurli a cedere al Ca-
Lorenz. C ra ffb
-valicrMarini il Principato con artificio di non perdere^ Elug dii Affi m
riw.
quell’uomo , che Accademico Infuriato efler dovea»,
Governò molto tempo quella dotta Alfemblea 5 ma per-
ché la prc Tenia del Principe giova molto alla Città fuddi-
ta,c malvolentieri vede il popolo allontanarlo; perlocchè
Roma ebbe gran foddisfazione , che dalla Città non fi ri-
Corti. Ticft*
folvcfie partir Nerone , come al riferir di Cornelio Taci- Attuti. lib. ij.
i;urt..j 9.
to, avea difegnato : bifognò aCARMlNE-NICOLO' ri-
tornare agli Tuoi Stati , e mal foffèrendo aftenerfi da' Tuoi
Agnone nell*
lodevoli efercizj, inftituì nella fua Città di
Apruzzo una nuova Accademia col titolo òc^V Incolti ,
nella quale formò per Imprcfa comune una Pianta di (pi-
ne fenza rofe irrigata da una mano col motto Ferendum ,
C5^ fperandum , colbtuendofi Principe della medefima»,
ed eleggendo Segretario Stefano di Stefano Dottore dell»
Leggi, e pratico d’ogni buona erudizione. I progredì fat-
ti nella Filofofia, nella Geometria, e .nelle Iftorie fono ben
«— - Tz x chiari
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3 <5*4 E/ogj Accad.di D. Giacinto Gimmo, Por. Ili
chiar :
dalle Tue dotte Compofizioni Poetiche, io varice
occafioni imprcffe,nelle quali fi ammira la purità dell’elo-
cuzione, la chiarezza della frale? cd ogni altra cofa,chc fi a
valevole a render inaravigliofi i Componimenti , dilco-
prendo la vera Arte Poetica ? c la Comica In lei Opere^,
JDrammatiche da lui compolle , aliai vaghe per le nobili
invenzioni. F.flcndo la Tragedia una imitazione per olito-
ne! tllujlris fortuna exitu infelici ? orai ione gravi metri-
ca , fecondo che la {piegò lo Scaligero ? tu dubitato dagli
Autori,fe aver polla un fine lieto; ma pofeia convennero,
che tal fine ammetter fi debba, acciocché gli uditoci folle-
rò ccll’efito felice dalla molcflia dch’aninìo follevati, ba-
llando il peritolo di un male imminente, ed un preceden-
te apparecchio
di morte per indurre cempaflione, e timo-
Aierindr n , corre dicono il Ptccolowini> c’1 Riccobono . Di limili
e- re
in*w«oLoii
Tragedie di lieto' fine li leggono molti efempj appo gli
"Antichi; poicchè fonò tali Yiftgtnia ^Ytkno-, \'Heltr*\
cd alcune altre di Luripide ,e di varj Atrtori ;cd abbrac-
Mjzzon .nt.i. ciarono la medefima fcntcnzail Alogeni-) Laudino Sunt-
tno> De lrio-> Lelio ‘Bìfciola , lo Scaligero , }’ t infio ,
il Ni-
jr.H'fZ, SSrfdi, o ha più torfo Benedetto Dorati, il P. Puntano >e’i
p.D on!t ti) tWentirnigiia, col nome del Soprici, e diverfi
altri , dicendo che la Tragedia con lieto fineimitandp
azioni di Uomini il!udri,c dirizzandole al pianto,cd allato»
malinconia, non può convenire colla Commedia, che imr-
persone vili , e indirizzaal rifo , ed all’allegrezza i lor
L jcai
4> f‘“
-
-fatti. Quella comune opinione di si degni Maelhi abbrac-
fi'ì^/'r^^ciando CARM1NE-NICOLO’ in età danni quattordici
Griffe la Ctfionta Trionfante , nella quale •
non ricono-
ìfu.'Pii feendo poi quélk perfezioni, che llnhò edere necedarie_>
~
J~
l’ha
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- «
'
C armine- N itoti Caracciolo3 ^5
Sjpric'n
come fatta in età giovanile, e poco cfercirata, Sjf'X.
l’ha rifiutata priti .
Pur: cap io.
rTieta fortunata , e la fioriifz-.
e fimi’menrc formò la
P..rra n.S J ‘b.
i.Httt. Mp 9-
V
'
l'Amante endicatnce-,
Favole Bofchcrcccicj e YErilda o s
Ai li. Uonat.
j iib.3 c<y»
e la Sangreide Coni- >4. Poti.
o l'inorato per 'violenta
:
V Adolfo
fuc Accademie tre Di -
mc Me tutte Eroiche . Recitò nelle
[cordi I fiorici^ e Politici /opra la V ita di Augujlo , facen-
do ammirare maestrevole eloquenza, e diè faggio gran-
la
buona erudizione, che nellc^.
de della fua dottrina, e della
Fiorendo in Ro-
Adunanze vicn fommamcntc ricercata .
nn 'a Accademia dell 'Arcadia , nella quale tra_.
celebre
cui ella c comporta fon degni di
tanti illuftri Soggetti, da ,
gran lode Crcfcimbeni, Francefco del Teglia, l’Ab.Ru-
il
tilio Paracciani, Giorgio Gizzaroni.Giulio-CefareGraz-
il Cafareggi , Vincenzo Lconio ,
l’Avvocato Tappi,
zi ai,
ed gran numero di chiarillima dottrina, c di gran-
altri' in
de ornamento ad ogni nobile
Ragunanza , fu egli anno-
la certezza , clic
verarono! nome di Salico Lepreonio , per
Reale Aflemblc^
avean quelli della fua Scienza . Nella
'di Napoli inftituita
nel Rcal Palagio del Viceré Duca di EtogjAecrft’H-
Par.i.CM*
pedinaceli fu egli tra’ primi a comporla, facendo ivi udi-
un difeorfo lopra l’utilità delle Scienze per i’infrodu-
re ,
zione ed apertura della naedefima; e nclb Società noftro_»
rimirato come uno de’ maggiori pregi del Secolo . Non
•c
della no-
efiendo già difconvencvoleagli Scrittori tratrar
biltà, e della origine della lor
Famiglia, e de’loro Uomi: i
illuftri ,
molti Volumi fi veggono da ottimi Autori com-
Fcvlefift
legge nell’Ecclcfialtico.: Laudemus 'viros glo
c/tf.
poftf, e fi 44 *
riofos ,
sparente* no/lros in generatione fua . Cosi An-
drea- Angelo Flavio Comneno formò la Genealogia de*
Princioi fuoi Antenati, e molte cole della ior Cafalafcia-
1
’
ro-
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3 66 Elog] Accad.di D-Giacinto Gimma Par . li'.
Thefanr. in rono’fcrittc il Sannazaro*, Antonino Tefauro , Fabio
frsfat. Dici/,
hhw 44 d’Anna Agoftino Aiafcardi , Bernardo Giujìiniani , e^,
Ann* anf no ,
Itti.*.
|
A. a furti T>i-
particolari trattati della loro dipendenza formarono co’ i
vol. diCtoeT
Ouiiii'i.an. i/t, loro Alberi Genealogici il Conigliere Felice di Gennaro
di Vtutz.
Marchcfe di San Mattìmo , il Configlier Marco- Antonio
Morray Fra Innocenzo Cibo Gbifiy D.Ferrante della AI ar-
ra Duca della Guardia , Rafaele, c Girolamo Giujliniani,
AlelTandro Sforma Fiefco , Monaldo Monaldcfchi de’ Si-
gnori di MontecavalIo,Giovambatifta,ed Ubaldtni 'Ubal-
dini y
Vincenzo Acciaili , Giovati Cavalcanti , Dante_,
V t llutìy Giovan MortUiy Gabriele flaft-, Giacomo Caddi,
c molti altri, e Triftano Caracciolo di fe dello, c di un*u
fua Torcila trattò anche Iargamcnte.Quctti imitando C AR-
MINE- NICOLO’ con lodevole efempio , ha fcritta li-
ttoria particolare della Famiglia CARACCIOLO, che™*
doviziofa di Eroi ,ed a gloria de’ Tuoi Maggiori darà alle
Stampe, avendo colle fatiche nella medcfima fatte con fua
lode , fcopcrte molte cofc , che per l'antichità ttavano oc-
culte, e fpczialinente l'eflerc ftata la Madre S.Tommafo
di
d’ Aquino della ftefla Famiglia Caracciolo ;
come non po-
tendoli porre in dubbio per la forza degli argomenti dtL»
lui portati, s 'indotte il Sommo Pontefice Innocenzo XII*
a farlo atteftare anche nel Breviario . Flcrrocolla Conclu-
fione delli Agofto del 1701. dalle Piazze della Fe-
r z. di
delifiìma Città di Napoli a portare in lor nome alla Mae-
ftà Cattolica di Filippo V. la notizia del donativo condu-
fo,comc perfona , clic gode l’onore d'e fiere di una delle_#
flette Piazze, dimorante nella Reai Corte di Madrid , ove
dovea perciò trasferirli, e defiinata dalla Diputazione, e_,
come Soggetto, in cui non folo concorre nobiltà ,
valore,
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,
Cjrniine-N icofo Caracciolo'. 3 6j
fapcre , zelo , amor della patria, e doni di fortuna 5 ma ri-
fplcndono anche in àltiffimo grado tutte quelle virtù, e_.
pregi, che poffono adornare ogni gran perfonaggio, come
appunto nella fleffa Conclusone fi legge j
partì da Napoli
col carattere così onorevole, ma col titolo di Venturitre-j
volontario. Ritrovandoli nella Città di Nizza fervendo la
Iseina delle Spagne Maria-Luifa-Gabricla di Savoja nel
fuo viaggio fopra Te Galere Napoletane, c dovendo quel-
la Maeltà dimoftrare la divozione verfo la Santa Sede
la gratitudine verfo il Sommo Pontefice Clemente XI. da
cui avea ricevuto uficio di congratulazione per mezo del
Cardinale Archinto Arcivclcovo Milano delìinato Le- di
gato ìt latere j lo nominò tolto fuo Ambafciadore Straor-
dinario j pcrlocchcgli convenne far ritorno per cfccuzio-
ne del Reai comando. JDifpolto quanto era di bifogno
per azione cosi magnifica, giunfein Roma nci fogliente»
Fcbbrajo del 1 70 z. c fatta la pubblica Ambafciata di rin-
graziamento al Pontefice in nome della ItelTa Rema , por-
tandoli egli al Vaticano con gran fallo di livree ricchitlt-
xnc, di numcrolà Corte, e di ncbiliffimo corteggio , oltre,
quello, che ricevè in gran numero dalla Prelatura, da’ Ca-
valieri, da] Gentiluomini de' Cardinali, c da* Signori Ro-
mani affezionati alla Monarchia di Spagna,fuaccoIto con
tutta quella /Lima praticata con gli Arnbafciadori di pri-
ma Gaffe, tanto più che in quello uficio la Iplcndidezz-u-
colla magnificenza mirabilmente gareggiava. Ritirandoli
la lera al proprio Palagio collo Hello corteggio, e colle ac-
clamazioni del popolo , fu così maravigliofo il concerto»
e’i giubilo comune >che Giufieppc Callini nel F agguaglio
di quclVAmbafciata ffraordinarin fatte dare alle ffampe_.
3 8 Elog j Accad.di D. Giacinto Gimma.Par.I I.
acciocché ammirar fi potcfie da coloro »*che non erano
fiati prefcnti, convenevolmente gli applicò quel che a_.
pw Trajano dille Plinio il giovine : Pidtres referta teàa , ac
laborantia , ac neeum quidem ^^acantem lacuna , qui
non nifi fufpcnfum-, infialile •vefiigium caperet^opple»
tas itndique zias , angufiumque tramitene reliPìum (ibi
alacrem bine atque inde populum^ubiqne per gaudiutPL, >
partmque clamurem tam aqualiter ab omnibus ex ad-
ventu tuo Utitia pcrcepta efi , qu'am omnibus >venijìi
Terminata così fio (enne Ambalceria fatta con incompa-
rabile fplendorc , c generofità al pari di quanti furono alla
Corte Romana con fimil carattere , e prefo commiato dal
Papa colio lidio magnifico c nutnerofo accompagnaflien-
to , con cui v’era prima andato , ricevè in dono dalle pro-
prie mani una Corona a Cavaliere colla lua medaglia , ed
ornamento di oro > e còl Breve delle Indulgenze wert-»
Principum concedute ; oltre l’infigne Acquafanticra di
pietre preziofe coll'altro fimil Breve fatta con mirabile^,
lavoro di ftatuc , e di colonne con bali d'argento dorato,
ed oltre il Corpo di S. Concordia Martire, e due Bacili di
Agnus 'Docile gl’inviò la fera per Monfign. Rafponi luo
Cameriere fegreto . Colmo intanto di onore, per la /lima
Pontificia, c del Sagro Collegio , e per l’applauhi di tutta
la , fe ritorno alla Città di Napoli , ove fu ticono-
Corte
feiutocon quelle dimoltrazioni , che ad un si gran Pcrfo-
' naggio convengono . Sono gli Ambafciadori , Minittrt
principali de’Piincipi pelli in ufo da’fccoli antichi ,cf-
,
icndovi memoria, che folle Hata Semiramide Eroina di
gran valore, c Rcina degli Alfirj la prima, che abbia colle
formalità, e colle facoltà di trattar gravi interdir inviata a
Stau-
t-
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.
CarMine-NìcoFo Caracciolo: $69
Sràurobate Re degl’indiani due Signori della lua Corre»,
Pimene, e Srrochcr con dichiarazione ampia, che portava-
no un carattere rapprefentante la fua perfona Si credono .
introdotti da Salomone gli Ambafciadori ordinar; e di re-
fidcnza; poicchè faftofo nella grandezza facendo intende-
re il fuo difiderio di averne molti nella fua Corte , nc vi-
de varj da tutte le parti venuti , e fino a quattrocento fef-
fanta in una volta, avendone diccc affarne con gran pom-
pa inviati Lauftene Monarca degli Affirj Sono eglino gl*
interpreti della mente del lor Signore appo gli altri Prin-
cipi, i mezani degli uficj, cde’negozj, nc’ quali confifio-
no le guerre, le paci, e le leghe, ed c in loro arbitrio il con-
ciliare, o l’inafprire gli animi de'Sovrani; peròfi richieg-
gono in elfi le qualità non folo neccflaric,comc la pruden-
za per fapere quel che bifogtu tacere , o palcfare , e Telo-
quenza per poter bene cipri mere i luoi concetti : ma !e_,
giovevoli, come la nobiltà, acciocché vengano (limati da’
Principi , a cui fi mandano: le ricchezze per accrdcer loro
dignità, c dar’animo, ed ardire, e per non poterli corrom-
pere co’i doni: magnificenza, o fplend de^ z J per non
e la
dcfidcrar comodi, o dignità da colui, al quale fono invia-
ti: e la feienza per renderli univerfali in tutte le cofe , t-,
per aver notizia di tutti gli avvenimenti , e delle Iftorie»,
del Mondo per valerfene ad iltruzione, cd a configlio ,
quando occorre ilbifogno. Tutto ciò concórrendo nella»,
perfona di CARMINE-NICOLO’
dopo l’Ambafceria f
ftraordinaria prefio il Papa a lui commcfia dalla Reina di
Spagna, lì è egli veduto dichiarato Ambafciadorc ordina-
rio in Venezia dal Monarca Hello delle Spagne Filippo V.
quando fu in Napoli a rallegrare popoli colla fua Augu- i
Aaa fili-
370 Elogi JcaJ.di I>.Gì acinto Gimmn.Par.il.
fìi/fima prefcnzajampliando anche per li Tuoi eredi in per-
petuo il TrattamentoGrande, chetenca folo feria fua
di
vita, concedutogli fin dall anno 1697. da Carlo Jl.Rc Cat-
tolico, fecondo che fimilmcnte era conceduto al luo Geni-
tore per Io merito della fua Cafa.Spciimétato per liberale
Mecenate dc’Virtuofi,c per gencrofo favoreggiatore delle
buone Lettere» han defiderata la fua amiffà i primi Scien-
ziati dell’Jiuropa; c ficcome più libri confecrati al fuo no-
me fi leggono, così encomiato fi feorge da illufìn Autori»
come \ era idea della nobiltà» e della letteratura; laonde,
WarffL Fi'ciin. non è a lui di bifogno ^avvertimento del t irino * che_.
ÌLftJLUb.^.
Principi nihil periculofius cjl » quartifi plurimi eum con-
ttmnant-fljel oderint^vel nimis in'iideantjcontemptus'oi-
tatur{citntix,gra ruitatedntegr itale'. odium inno c entia^t
humanitau lenitur:invidia munifictntia^magnificentiaq\
fedaturx poicchè nel fiore ffeffo della gioventù, in cui fi ri-
rrova»unitealJa grandezza, all autorità, al dominio, al!e_
ricchezze, ed alla nobiltà fi ammiranojn lui le virtù dd-
ianimoallaloro perfezione ridotte , affai più » che in uru
vecchio dcfidcrare lommamente fi pollano-
OPERE manoferitte:
La Coflanza Trionfante. Tragedia di lietofine.
La Pietà Fortunata- ) Faoole
F**,»r* £o caT ccde ‘
La Fiorlifa. > '
L’Krilda,o l'Amante Vendicatrice- >
L’Adolfo,o l’ingrato per violenza. ) Commedie Eroiche.
La Sangreide- >
Tre Di/corfi Iftoricf,e Politici (òpra la Vita di Augufto.
Difcorfo (òpra futilità delle Scienze per fIntrodiìzione,ed Aper-
tura dell’Accademia Reale di Napoli.
Compendio Klorico della Famiglia Caracciolo.
Rime divife in Sonctti,Capitoli,Canzoni,c Madrigali-
AL
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. , ,. .. . ì ,
Carwìne-Nicolò Caracciolo. 371
AL SIGNOR PRINCIPE DI SANTOBUONO
Per J’IIloria comporta della propria Famiglia
CARACCIOLO.
SONETTO.
Del tuo [angue Reai famofo , e chiaro
Ritrar tento i gran ri vi in poche rime
Come Pittar , che'l Nilo , e l'ijlro , e'I Taro,
E l'Ocean in fearfa tela efprime
Ma gli Avi tuoi cui Copre al Cielo aro
, ale. ]
Chi degnamente in brieve foglio imprime ?
E qual può ritrar dal tempo a varo
flit
Opri, Scettri, Ghirlande, e Jpogìie opime
E mio non già , che d'afpre cure involto
Fra 'iti avezzo, a tanti pregi , e tanti
Non giunge : ma'l tuo fol pulito , e colto
Può dir [or opre illujìri, e di quei vanti ,
Che fparfe il Cielo in effi , e in te ba raccolto
Puoi formar di tua manoijlorie , e Canti
Per lo Ritratto del Mcdefimo
S O N E T T Of
Già veggo il mio Signor di forte acciaro
Cinger le membra , e
p’en di fpirto il core
Varcar f acque : e al Tedefco empio furore
Romper l’orgoglio , e portar duolo a^aro
Ma pria che poffa del fuo ilìufire , e chiaro
Va/or mieter le palme ; al gran Pad ore
L'invia LUIS /1 : u [copre egual va’ore
D'orar [u'I Tebro , e di pugna* fui Taro
E benché lungi or [a dal [ero Marte
Pur , col Cenno, e colla mente
colla [è
Al fuo dovere adempie in ogni parte.
Quindi per dar par ufo il Rege t'aero
Al fenna. ed al valor , immantinente
Mefàgio il manda ov'ha il Leo.. Iimpero.
Dott.Stcfano di Stefano Accaìl Spenf.
... Aaa 2 Ad
,
(;
372 E/ogj Accaddi D.G iacinto Gnnma.Tar.il,
AdEundem. ' ' •
EPIGRAMMA.
Ntoic tibi , nunc hilares felix fas promere plaufus ,
Parthenope ; TV/aw nafcitur Orde novus.
Nafcitur e» Proles, magni qui Principis almo
Pontifici meruit ducere miffus Equum.
Jure tome» tantum J'avas ne dignus babenas
Effet Alexander ft e fiere Bucepbali.
HetruJ'co Genitrix modulataque carmina plefiro
lindi que facundos dot refonare modo;:
Si muVer !magnos meruit prò carmine plaufus
Et data J'unt capiti laurea /erta fuo.
Sed Pater efi Heros , Genitrix dofiiffìma , Natus .
Et Matre , iS tanto vel Patre major adeJK
Nafcitur ardentis dum feryent bracbia Cancri
VirttttU monfirans fervida figna fuse .
Abb. U-J.D. D. Auguftinus Giannini
Àcad.Sscurus.
AGGIUNTA
Alla feconda Parte degli Elogj Accademici J
5
p.GIO.
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D’Giozan-EntniXtfUele Fernandes PaceccQ. %7'y
D.GIOVAN-EMMANUELE FERNANDES PACECCO
Marcbefe di Vigli' na, Duca d' Afe alone , Conte di S. Stefano de Gormax , Mar-
tbefedi Mo\a- Signor di Be /monte , Signor di Gargantala Olla, Signor di
Portofecco. Signor delle Baronie di Xixena, di Tixola , e Monda,
t> - Cavaliere del Tofon d'ore, Grande di Sptigna,Viceri r ,
Luogotenente, e Capitan Generale dei Regno
I ? de Napoli. '**;•> •
'
LV1IL
Ella Natura fu anrunaeftramento i’infìituzione
de’Principi, c de* Re, come infegnò anche la,
Società, e l’unione di moki; e non folo tra gli
Uomini , ma tra* Bruti yeggonfi chiaramente
£** . ..
. Digitized by Google
-.,
574. dee ad. di V- Giadtftp.Gimma.Par. ! /.
grimpcrj. Formano le Api il Re loro, e come fcrifTb il
sere Morale , mutis quidem gregibus aut maxima corpor
prtfunty aut ; non pr&cedit armenta de
rvtbementtjfima
getter T auruSy fed qui magnitudine cceteros mar et vicit :
Elepbantorum gregem exceìfiffimus ducit j e cosi negli
altri , che Tunionc anurfogliono , parimente fi ofi'ervju,
Fu prima coftume nelle famiglie, che fofi'e il più favio la_,
guida degli altri, c quéi Capi continebxnt rnanuty in -
firmiore s d validioribus tuebantur i fuadebant , dijjua -
debantqueyty utili a^ atquc inutilia monjlrxbant borum :
prudentiay ne quid deejfet fuit providebati fortitudo ar r
,
cebat peritala; beneficenti a augebat y ornabatque fub\e-
ftos: Offidum erat imperare , non regnum . La fuperbia,
e l’ambiiione pofeiacrelcendo , volle Caino eflere il pri-
mo Signore, fabbricando una Città per poter dominare»
nella medefima, cdopo lunivcrfal dominio, 'Ncmbrottc
Cam fc lo Hello, e per la libidine di regnare, pen-
figlio di
fando porcr moleftare Iddio, innalzò Quella Torre, in cui
furon divife le Lingue . O che Nino folle fuo fuccelforc,
o figlio, come fiimano il Bellarmino e’1 Pererio: o pur ni-
,
pote, fecondo altri , è pur certo, che al dire di Agollino
s. Austin, rf* Primus omnium Ninut Rex Ajjyriorum *veterem ,
C D ““ J
C Z'‘
*
quajì azitum gentibus morem nova imperi] cupi ditate^*
mutavit i Bic primus intulit bella finitimts , ìs* rudet
adbuc ad rtfifiendum populos , ad terminai ufque Lybidt
perdomuiti Domini igitur proximis cum accezione vi-
rium fortior ad ahos (ranftfcty ^
proxima quoque ui-
floria tnfirumtntum fequtntis ejjet , totius Urnntis po-
pulos fubegit. Quella inlbturipne de’ Principati, avvegna-
ché daH’ambizionc abbia avuto ij fuo principio, fi è nuda-
. di-
*
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.
DXHovatt-Emmatutck-F ernandes Paceccò. 37$
dimeno fpcrimentata molto profirtcvole a mantenere fnJ
focictà gli Uomini collo. flabilimento delle Leggi, e nelle
Sacre Lettere ti vede già da Dio permeila , poicchè per
divin volere Saullc, -Davide, Salomone, e molti altri furo-
no Re delle loro genti ,-e fu da’ Giudici governato il Po-
polo d’ffiacle.lncominciò nel Mondo la prima Monarchia
degli AUtrjdaNino, che durò per lo fpazio di molti an-
ni , ne* quali videro i Re degli Ebrei > indi Ciro , che di-.
Umile il Regno de* Medi, cagionò la feconda de'Perfianif
ed Alelfandro il Grande continuando il Regno di Mace-
donia, inliituì la terza de’ Greci, la quale fi feparò dopo la
:
fua morte ne*' Regni de* Macedoni, dcll’Afia minore,della>
Siria, e dell’Fgitto; oltre i minóri di Pomo, di Pergamo, e<
de’Parti, e le Repubbliche di Atene, e degli Spartani , etf
i Reami de’ Sicionj, degli Argivi, de* Tebani,de’ Corinti,
de* Lidi dell'Ppiro, e di Tefiaglia . Dopo i P»c Latini prin-
cipiò la Monarchia de* Romahi da Romulo , e mutato il
dominio de* Re in quello de’ConfoIr, pafsò dopo a quel-
lo degrimperadori da Augufto fino ad Auguftofo , nella
cui età dififipaco il Romano Imperio , nacquero più Re-
gni, come de* Vandali, de’ Goti , e de' Longobardi in Ita-
lia, bifognando a fcacciarh la. forza di Carlo Magno, che*
ravvivò il titolo d'Impcradore dell’Occidente. Nel tem-
po itetlo de* Goti fu dato principio da Faramondo al Re-
gno de’ Francefi nella Francia, e da Ataulfo all’altro nella
Spagna , benché molti Re più antichi nellà Spagna fieli*..,
fono da Cefare Campana , e da varj Autori numerati ; ri-
‘
cavandogli dal finto Berofo CostGarzia Simenc Vifigo- /
to fugando Mori (labili il Regno di Navarra , e dopo
i
molti anni Ranimiro fondò quello di Aragona,Alfonfo I.
-
£n-
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iq6 Elog] Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.il.''
Enriquez l’alrro di Portogallo,Zeco il dominio nella Boe-
mia, Le co Tuo fratello nella Polonie Rullo nella Mofco-
via, indi col progreflb de' tempi Attila fu Re d’Ungaria.,,
Goffredo formò il nuovo Regno di Gierufalemmc,ed eb-
bero altri principe i Regni della Dalmazia, della Croazia»
di Cipro, della Sicilia e di Napoli, d’Inghilterra, di Scozia,
d’Ibernia,di Danimarca, di Suezia, della Perfia, e di altri
in altre parti; oltre quei de’ Saraceni, de’ Turchi, e di tan-
te barbare Nazioni; gli Arciducati di Aufiria, i Ducati
diSavoja, di Firenze, di Ferrara, di Modena, di Mantua,.
di Parma, di Urbino, di Milano, le Repubbliche , ed altri
Principati in gran numero edmoderni j leggen-
antichi, e
dofi anche Cataloghi de' Re della Cina, dell'Indic , del;
i
Perù, del Giappone, del MefTìco,c di altri luoghi del nuo-
piHtirch VO Mondo. Trincipety dille Plutarco , Mintftrifunt Dei
àr.Prwe.
curarrJì fcp J'alutem bomìnuniy ut bona , qua Deus il -
lis largitur , partim diflribuant , partim fervtni anzi :
gli chiamò imaginem vivatn Dei e diconfi Rettori , e^
:
Tutori delle facoltà pubbliche, e private , conforme gli
sen« nominò Seneca , non ad altro fine eiTendo fiati a loro dati
mtut.i. t.c.4.
^ Regni, egli Scettri, che a difendergli, cd efercitare i giu-
pnvni.t.ì. dizj; onde fi ha nc’Proverbj : Per me Reges regnante iS*
Legum conditore! )u(ìa decernunt : Per me Principe s im -
perantitF potente s decernunt juJlitiam.Vcv poter degna-
mente adempire il lor'obligo, cd ammimfirare la giultizia
da’ popoli ricercata , fu introdotto l'ufo di eleggerli i Mi-
nifiri fupremi da quei Re, a cui più Regni furon dati, giac-
ché prefenti a ciafcheduno clìcr non pollono; e per gover-
nare per loro mezo,i’autorirà propria, ch'è nccclfaria , e ’1
titolo di Viceré gli conferirono: Uomini di prudenza, c—
di
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D.GtoiAn-Emmanude Ttrtiundes Pacecco". 377
idi valore fperimcntati eleggendo , anzi arricchiti di quel-
le attitudini , che ne’ Re medefimi vengono defideratt_
Fu in Napoli l’origine di tal minifteriofm da’ tempi del-
l’Imperio Greco, in cui Bellifarioncl 538. dopo averla*,
prefa,fu dichiarato Viceré, Luogotenente, e Capitan Gene-
rale dell’lrr.perador Giuftiniano,fccondo che vicn nomi-
nato da Giovan Pietro e fi praticò lo Itcrto cortume r,io:Pi*rr.Roii
lotto varj dominj . Jb pur uno de gran pregi di D.GIO-
VANNl-EMMANUELE FERNANDES PACECCO
il vederli nella medefima Carica tanto fublimc, dopo altre
con gran lode maneggiate , nella quale fi vide nel
fimili
1553 .D.PicrraPacecco quel gran Cardinale, che eficndo
Vcfcovo di Giaen,fi fe ammirare dal Mòdo tutto per l’ec-
cclìtza della dottrina-, così dimollrata nel Concilio di Tic-
to,chc dal Pontefice Paolo 111 . fu promoflo alla Porpora-.
CardinalÌ7i’a, ed eletto Vcfcovo Saguntino, come di lui da s .
^c
più Autori fu fcritto.Gode Egli i titoli onorevoli di Mar ^"2^
chefc di Vig!iena,di Duca d’Afcalona,di ( óte di S.Stifano rit ,
de Gormaz,di Marchcfe di Moja, di Signor di Bclmòte, di
Garganta la Olla, di Portofccco, delle Baronie di Xixena,
di Tixola,e Monda, e di altri luoghi, pofledendo la Cafa
in Afcalona , e Io Stato ne’ Regni di Cartiglia , di Andalu-
fia, e di Murcia Egli è Grande di Spagna, e fregiato Ca-
.
valiere del Tofòn d’Oro , Ordine Reale il più ragguarde-
vole de’ Monarchi della Spagna , inftituito da Filippo il
Pio fin dall’anno 14 ip. quando godea la Borgogna , per
rimediare alle perfccuzioni della Chiefa , cd anicchito di
Privilegj , tra’ quali è notabile , che rcrtino preferiti i Ca-
valieri nelle folennirà ad ognuno, fuorché a’ Principi con-
gionti del Capo fovrano, alla cui prc lenza coprire fi pof-
Bbb fo-
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'378 Elog) Accaddi D>Giacinto Gimma.Var.lV.
fono nel giorno, che portano il Gran Collare, e di entrare
in ogni Palagio , e nella ftefla Camera Regia a guifa de*
Grandi , conform c ha ferino il Giufìiniani Quanta fiaj
.
c*vaiur. , t .i
g andc
t la nobiltà della fua Famiglia ,
ben fi conolce dal
Marcheiàto di Vigliena, ch’era ne’ tempi antichi de'Secon-
di’geniti Reali di Cartiglia, come il Ducato di Orleans
nella Francia ; ed eircndo privo di fratelli il Re Errico , lo
conferì a D. Alvaro deLùnafuo Primo Miniftro , da^,
cui i’ereditò D. Giovan Fernandes Pacecco per cagiona,
di matrimonio colla figlia dello fterto D. Alvaro , fuc-
cedendo ancora alla carica di Gran Macrtro dell’ Ordi-
ne di S. Giacomo , che fi continuò nel fuoCafàto fino all*
eti del Re Ferdinando il Cattolico . Penfuno alcuni , che
foifero Italiani PACECCHI , cchc di loro folle in Fran-
i
cia pa H'ato un Cavaliere a fervir nell’Imperio di Carlo
Magno; c perchè in Ifpagna andò pofeia in tempo del Re
Alfonfo per le guerre contro i Mori con uno , che appel-
lano Cadetto della Cafa di Baviera, il quale fu invertito
del Regno di Portogallo ,ifi forte anche ivi fermata la Fa-
miglia dc'Pacccchi, a’ quali non ballava un’Imperio cosi
Vallo , come quello de’ Romani per manifeftare la lor pe-
rizia e valore nelle armi; benché nei Romano, nel Franco,
e nello Spagnuolo abbiano fatta fperienza mirabile del lo-
ro animo, tutti applicati alle fatiche Marnali . Afièrmano
altresì, che degli ileffi Pacecchi di Portogallo non foddif-
fattoun Cavaliere delle glorie ottenute in quel Regno
contro i Mori, ne venendogli offerta nuova occafione di
feoprire il proprio coraggio cótro i nemici della Cattolica
Religione, folle partito alla Cartiglia con altro Cavaliere-.
Acugna, e che tali furono i fuoi progrellì bellicofi, che.*,
me^
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.
D.GioTjan-Enmanuele Fernandes Pacecroi 379
meritò vederfi (ubico Titolato, unendoli due Cafc AcuZ
le
gnac Pacccco in una, come narrano tutte le Morie della-»
Spagna; ritrovandoli, che la prima lor Baronia folle quel-
la di Belmonte $ prima del matrimonio della figlia di D.
Alvaro col riferito Giovan Fernandes Pacecco: e fi ha_ ,
che terminata in una Donna fpofata con Fernandes Tel-
lez Girone col patto, che il primogenito ravvivalfe la Ca-
fa Pacecco de* Marchcfi di Vigliena, e’I fecondo fi dicefie
Conce di Ureiia , fi folle efcguico in maniera , che gli filili
Conti lieno oggigiorno i Duchi di Olfuna . La Cala del
Duca di Uzcda , ora meritilfimo Orator Cattolico in Ro-
mana qual conferva fimilmente la Famiglia Pacccco, Icri-
vono, che abbia avuta la lua origine da un’altro Secondo-
genito Pacecco per lo matrimonio colla Contclladi Mon-
tavano, e così propagarono altri la nobiltà del loro illu-
ftre Cafato , di cui farebbe veramente gran fatica voler
numerare gli Eroi, potendofi dire con Claudiana:
— « Fixui in omnes Cianai*", rfe
Cogitato! procedit bonos ; qusmeumque requires frob à Oljb.
Ceri/.
Hac de Jhrpe virurn , certuni efì de G
ufale nafei.
Per fafees numerantur /ivi : J'emperque renata
Nobilitate virente &
prolem fata fequuntur ,
Continuum ftmili J'ervantia lege tenorem
la Fortezza militare, e l’attitudine a’ Reali governi furo-'
nolcmprcmai pregi proprj di sì chiara Famiglia, e non_,
folo c defentto dal Ropatis
° il valore del Marcitele D.Die- *•**'
di Sfinii fdrt.
go Pacecco nella guerra di Granata ; ma da molti è rac- Ri-
cordato D. Giovan Pacccco deBenavidcs Generale nell*
Ifole delle Canarie 5 ed oltre gli altri , il fecondo D. Gio-
vanni Fernandes Pacccco fpolàto con Donna Serafina di
Verganza , Ambalciadore in Roma ncll’Llezione di Pao-
Bbb 1 lo
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3 8o £/flgj Accad. di D.G incinto G imita. Par. II.
Io V. Pontefice , Viceré in Sicilia , ed Avo degniamo di
D.GIOV ANNI-EMMANUELE oggi nono Marchefe—
di Vigliena , e Viceré zelantillìmo nel Regno di Napoli
Nacque egli nel 1 64S.alli 7.di Settébrc in Marfiglia, Terra
del Marchcfedi Falccsnel Regno di Navarra,allorchè D.
Diego Lopez Paceccofuo Genitore, terminata la Carica di
Viceré nel Perù , s’incamminava per efercirar l’altra di
Viceré in Pamplona,alla quale fu eletto . In età di tre an-
nj, privo d’amenduc i Genitori morti in Navarra,fu edu-
cato nella Cafa di un fuoZio VeTcoyo di Cuencas ,c dopo
Ja perdita dello Hello, nell’anno duodecimo pafsò inAfca-
lona,fedc antichiffima del Tuo nobile Ducato. Dimoltran-
do ancor fanciullo la Tua rettitudine c pietà colla quale.,
incominciava ad operare fecondo il dettame della ragio-
ne, e della cofcienza, ben gli conveniva queirimprcfa, iji
pieta.il cui dipinfe il Ficinelli una Stella deirOrolcgio , che fi
•"» >9- muove appunto,come dagli ordini interni e raggirata col
motto 'Ut intus movetur : poicchc ritrovando gli Stati
:
nelle mani de’ Creditori impegnati , quando lo configlia-
vano Caufìdici a non ammettere alcuni debiti dal Padre
i
per foverclna prodigalità cagionati , rifolvè foddisfargli
tutti, e menar vita privata . Per poter dire colle parole di
cit,« taiimfi.
cicerone Satius tfi me meis rebus gejìisflonrerfuam ma -
\orum opinione nifi , & ita 'vivere , ut egofirn pefieris
meis nobilitatis initium : procurò continuare in fc fielfo
la virtù , e, ie ricchezze alla nobiltà credute necefiarie_«
da Arifiotile } poicchè Luna è il principal fondamento, che
dagli Uomini nobili fi attendono; e l’altre fon come fplen-
dore, che della virtù fiefia fa apparire gli effetti . Si appli-
cò alle Lettere , ed agli fiudj ,
ed apprefa dal Maeflro la-
fola
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,
D-Giovan-Emmanuele Fernatides Pacecco'. 381
fola Gramatica , e la Rcttorica
,
profcguì le fue fatiche^
fenz’altra guida, che del fuo proprio talento;e poche non
folo a’ Nobili conviene allevarli negli atti delle virtù mo-
rali per far l’abito, c divenir virruofi , il che non fe Nero-
ne, che penfando di render meno infame le (fello ,
gli al-
lcttò a’ i vizj; ma avezzarfi alla fortezza, ed alla magnani-
mità col mezo delle Scienze : fi approfittò nelle Matema-
tiche, nelle Iljorie facre, c profane, nella Filofofia natura-
le, e morale, nella Teologia fcolaftica, e dogmatica, e nel-
la Difciplina militare, dalle quali a ben governare fc llcf-
fo, c gli altri in pace , ed a regolar la propria fortezza il
modo ficuramente fi apprende; perlocchè fu cura di Giu-
lio Agricola
,
quando governò la Britannia , far’erudire_
nelle Arti liberali i figliuoli de* Nobili. A chi governa.,
molto giova certamente la perizia de’ Linguaggi , enorL»
mcn’utilc , che lode confcgui Mitridate coll’intelligenza.,
di ventilate idiomi : non fi valeva d’interprete alcuno
Cleopatra , perché molti ne fapeva; Amalafunta figlia di
Hi
Tcodorico Re degli Ofirogoti omnium gent'tum linguai
tenuit : Carlo Magno poliedè oltre le barbare la Greca
e la Latina: e Goffredo Buglione cum propter alias animi ,
corporifque regias dotes^tum veri etiam , quid trilinguis
/acro bello cunttorum animos in fe roerterat-,èS3 pernia
linguarum difeordes fepe (onciliu'verat , ricevè da’ La-
tini fpontancamentc il Regno diGierufalcmme . Mattia^
Corvino Red'Ungaria, Maffimiliano Imperadore, e mol-
ti Principi fimilmente in molti linguaggi furono addottri-
nati, c l’Imperador Carlo IV. nella "Bolla d'oro cosi detta,
in cui trattò dell’Elezione degl’lmperadori, ordinò , che i
figli degli Elettori fodero da’prinaianni ammaellrati nel-
la
.
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-
382 Elog} Actad.di D. Giacinto Gintma.Par.il.
la lingua Italiana, e nella Latina , e nell’Illirica , acciocché
diveniilero valevoli a poter parlare con molti popoli.
D.GIOVANNI-EMMANUELE, che nacque per con-
tinuare i pregi de’fuoi Antenati , cd impiegarli ne’ Reali
Miniltcrj alla buona intelligenza delle Lingue affezionan-
doli, oltre la Spagnuola a lui naturale, apparò con molta
perfezione la Latina, la Franccfc, la Vafquenfé, l’Italiana,
la Greca, la Turca, e la Tedefca. Reca ancor maraviglia^
l’elìer’Egli con qualche mediocrità pratico della Cinefe_,
FSrchtr to’ 3. le cui diflicultà fpiegò il P.Cbircber>e lo Spi^elio, poicchè
Cym’i Hurt. ha caratteri in numero cosìgrande , che il offro , e molti V
i
ThVnph%ì- altri dubitarono, le tutti fofiero lettere , o Geroglifici i
fhetro ner^to ne novero piu di cinquemila, el lrtgau-
ctZ,. fH'tf'
J G,mAV ° r
P oco mcn
fiu.
" ^i ottantamilajperchè non fempre ciafche-
duna voce appo i Cinefi co’ fuoi caratteri è legnata j ma
jet*.* t c«p.
u j vo u 0 g n fiHabaha la fuanotadillintaj laonde difle_*
j j
Travia Lipfio : Smenfes bodie ebaraùleres h.ibent, quibus tota.
M nerba fignifreant >fci operofos fere imylexos : ed il
Waltono : V ocabula babent pauciffrma , omniaque mo-
Sx’ioft Z- nofyllaba ; nomina emm non agnofeunt ultra 3 lO.nec in
uni'vcrfum ultra 1 228. vocabula. Elìendo i matrimonj
molto uccellar) a propagar le Famiglie.fposò Egli Donna
Giuftppa de Renavides della Cafa di S.stefano del Porto,
Dama di fantillìmi collumi, e di liberalità caritatevole»,
adornata, dalla quale ricevè due figli; D. Mercurio Conte
di Samo Stefano de Gormaz fpofato colla Contili 1 figlia
del Conte d’Alramira g à Viceré in Sardegna , ed Amba-
feiador Cattolico in Roma ,
primogenito arricchito di
tanta perizia , e valor militare, che, fervendo ri Re Catto-
lico in Lombardia ,
dal quale fu coltituito fuo Reale Aju-
tante,
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! ,
D.Gtoi'xn-Emmanuth Fernandes Pacecco'. 383
tante ,
ed in due conflitti efiendofi molto fegnalato meri-
tò da quella Madia un’abbraccio ; facendo anche tra’ Tuoi
gran pregi rifpiendere la Religione, laffabiltà, e la dottri-
na, e D. Marciano Marchefe di Moja fecondogenito,chc-.
intento all’applicazione degli ftudj ,
promette dover fio-
rire in quelle doti, che fon proprie de’ Tuoi illuftri Geni-
tori. Confiderò D. Giovan d'Aultria, che fono i Nobili la
fu u rezza degli Stati per lo Principe , c l’ornamento dello
lidio ; ed avendo avanti gli occhi così il merito , e la fe-
deltà de’ fuoi Maggiori , come le virtù grandi > che in lui
rifpicndcvano , volle nel 16J6. dargli carica onorevole-,
nella Corte; ma più torto egli amando la propria quiete,
perchè fembravano appunto le Corti, come il Cicl fe-
gli
reno col motto: Non ftmper cUrum-> volle trattenerli ia
Afcalona con vita ritirata , c più felice coltivando i fuoi
iludj per più amrmcftrarfi in quelle virtù, ch’cran proprie
al fuo animo, finche morto dalla pietà Crirtiana amò pren-
der Tarmi a prò della Fede Cattolica. Furono i Turchi fu-
mati di origine Scita , abitatori di quella parte della Scitia
Afiatica, la quale fin’oggi dicefi , c Gran T ur- T urchillan
chia ;
pofeia ricevendo Maomettana , e vivendo
la Setta
fotto varj Re , eTetrarchi, infi rtaron molto il dominio
de’ Greci . Efiendofi divifi dopo la morte di Aladino III.
Soldino d’Iconio fotto varj Capi , fi follevò Ottomano,
detto anche Ofmano , che diè principio alla grandezza-,
del fuo Tirannico Imperio co’ i progredì delle armi , fa-
cendo acquilto per le difeordie e negligenze de’ Principi
Criftiani; imperocché nel 1302. tolfe a Michele Palcolo-
go Imperador Greco gran parte della Provincia di Ponto
colla Città «di Sebaila in Cappadocia . Creane fuo figlio
” ”
"
T ’
rapì
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384 E/ogj Accaddi D.G iacinto Gimma.Par.I /.
rapì ad Andronico II. Paleologo la Città di Burfia,e mol-
ti luoghi nell’Anatolia : cd Amurat fu il primo a palTarcj
in Europa , togliendo a’ Greci Filippopoli ; ed Adriano-
poli , in cui (labili la Sede Ottomana . Bajazet foggiogò
quafi tutta la Grecia ; Maometto vinfe Bulgari , e i Va- i
lacchi e ricuperò quanto dal Tambcrlano era (lato occu-
,
pato Amurat II. a’ Veneziani togliendo SaIonichi,ed
:
Atene al Duca Acciaioli , difcacciò dallo Stato Giorgio
Delpoto della Servia; e Maometto II. rovinando l’Impe-
rio Greco, s’impadronì di Coftantinopoli,dell’Ifola di Me-
telino, di gran parte della Morea , dell’imperio di Tras-
fonda , di Negroponre, del Ducato della Boilina , della».
Città di Scutari, dell’Albania, del paefe dell’Arta,dcH’lfo-
la di S.Maura, e di altri luoghi a varj Principi oililmente».
rapiti. Continuarono le rapine Bajazet II. e Selim : Soli-
mano acquiftò Belgrado, l’ifule di Kodi, e di Scio, le Pro-
vincie di Mefopotamia, di Aimcnia, e di Caldea, c parte»
dcll’Ungaria : Selm II. il Regno di Cipro : Amurat III:
Maometto III. Acomar, Ofmano, ed Amurat IV. varie»,
imprefe tentarono.-lbraim principiò la guerra diCandia_,
e (e n’impadronì Meemct IV. il quale per l’ardente defi-
dcrio di foggiogare tutta la Criilianità, violata la fede» ,
e la tregua nel 1683. inviò all'allodio di Vienna, Muftafà
Cara Primo Vifir con cento ottantamila e più foldatì , ol-
tre alcuni ribelli Ungari lotto la condotta del Conte £m-
mcrico Teckclì, e fu l’Efercito più formidabile , che il fuo
Imperio abbia dato da leggere nelle Iftorie.Piacque a Dio
liberar la Città colla forza deU'armi Chrilìiune , c del va-
lore delConte I nulto Roderigo di Staremburg, di Gio-
vanni li. Re d» Polonia , del Duca di Lorena Generale».
dcl-
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'
D .Gioz'àn-Emn:<wue/e-F ernandes Pacecco. • -
3 8?
4 ,
dell’ Armi del Duca Emmanuele Elettor di Baviera , dell’
Elettor di Salfonia , del Principe di Waldech , c di altri
Principigencrofi , i quali rivolte le armi Belle a’danni de’
Maomettani per la flrage fatta del loro Efercito, cagiona-
rono fcliciìfimi progrcifi neU’Unqai ia , fpogliandogli di
molte Città , per la cui perdita fi vide abbattuto Tolgo-
glio Ottomano . Era cosi grande il giubilo di tante vit-
torie, e così ardente il zelo di D.GIOVANNI-EMM A-
NUELE, che nel 168 5. formando una fcrittura, a cui diè
titolo Potum Cbrìfticinum dimoierò eller’obbligodc’Prin-
cipi Cattolici a fare i loro sforzi , ed animandogli a profe-
guirc così favorevoli avanzamenti , da’ quali fi vedea
tut-
togiorno domata la fuperbia Turcheìca , la collocò nell*
Archivio della fua Cafa in Afcalona, acciocché fc della fua
vita Iddio dilponcfìe, conofccflero i pollcri, che l’eiier egli
andato a quella guerra , come area
fatto propofito di an-
darvi, non era cagionato da qualche umano rifpetto,o pur
da propria ambizione , ma folo da un criBiano deside-
rio . Con fuo gran difpiacere videfi tale Scrittura Bam-
pata dopo alcuni anni dall’Auditor de’ fuoi Stati , che ri-
trovolla nel regiftrare l’Archivio , efièndo egli lontano.
Per foddisfar dunque al fuo pio defiderio ,
pigliate l’armi
nel feguentc anno, dopo che avea fcritto quel parere, fi
portò a Buda attediata , col fuo efempio traendo il Duca_.
di Bexar fuo Cugino, ed altri Cavalieri Spagnuoli,a’quali
fefperimentare di continuo la benignità, e liberalità fua ;
anzi quel valor Marziale , che viene alla Nazione iutta_*
attribuito dal P.D.Giufeppe Silos , gloria della Religione
de’ Teatini , avezza a produrre Uomini illultrt , de’ quali
n’hanno pienamente fcritto il Cafialdo^ il M rae-
Ccc de-
. s
385 Elogi Accod.di p. Giacinto Gitnma. Varili.
dclirno Silos , Vittorio Amedeo , cd altri loro Padri , così
degli ltcfn Spagnuolifcrivendo :
su™ inMu/.i Maona feci efl vìrtus animofo in peSare , nec fe
tem i. C ontmet in parvo vis generofa fiuti.
Se non fu bafievolc il i'uo valore per J’efpugnazione di
quella Città, giovò aliai nulladimcno la fua prudenza., ;
poicchè nati alcuni difpareri tra il Duca di Lorena , e‘i
Duca di Baviera , allorché dovea toglierli l’alledio , fcri-
vendo all’lmperadore, lo fpronò a prefentarfi al Campo,
o purcad inviar'altro fuo Miniltro , come già fu inviato
il Cancelliere , il quale non permettendo, chel’Elcrcito
Crifiiano fi allontanale da quella Fortezza cadente, fu ca-
gione , che per lo fpazio di pochi giorni la medcfìina fi
rendefle . Non baltò il rigore delle armi ad alterare Ijlj
fua benigna natura ; imperocché mofio dalla barbarie»,
di quegli Allemani, che alle Donne, ed a* fanciulli da-
vano morte, ne fcarnpò molti comperandogli col pro-
la
prio danajo, e fico nella Spagna conduccndcgli , ove_.
lìn’oggi vivono da Cattolici , fc a fe fielTo per la fua_.
benignità convenire quel che di Achille celebrò Stadio :
5 at rb
Attamen arma inter , fejìinatofque labore
Dulcis adbuc vifu , niveo natat ignis in ore
Purpureus
Nell’anno 1689* fu eletto Generale della Cavalleria inù.'
Catalogna , e legno mamfefio di quella fiima grande- ,
che di lui fi faceva fu pur quella elezione , Magifirato più
fublimc non elTcndovi, che quello di Capitan Genera-
le per l’autorità ed imperio , che ha nelle cofc della guer-
ra , come fe della vita degli Uomini folle Signore qua-
, i
li fono a lui fottopofii , o cadono in poter luo ,
poten-
do
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s
V Giova»- Emmanuel e Fernanda Facecco. 387
do fenza la forma, che da altri Magiiìrati vicn praticata ’
1
efercitar con loro lagiuitizia . Ufar tal Carica vollero
Principi ftefli, cd era appo gli Spartani cofa ordinari.!.. >
che per l’onor fupremo a loro in ciò lafciato da Licurgo >
nel reffo avendo l’autorità limitata, prenddlc il Re il
pefo della guerra . Nè folo appreffo i Romani era tale_»
uficio col titolo di Dittatore riputato di gran pregio,
nam zg* in miracula conijcere , indemnatum morte-*
multi are Dittatorifas erat , come fetide Plutarco : ma pinta re h. in
ftt *». & iti Cd -
perchè non eran tenuti dar conto della loro amminidra mi /.
zione al dire del medefimo nella vita di Camillo Et in-* :
minoribus periculisJiepiùs Monarcbas , quos Dittatore
appellabant , elicere confucverant , non ignorante
quantum in fe utilitatis periculofa tempora baberent ,
fiunus in Principatu , una fententia , ac libera , Cfr irn-
puni Magidratu fungeretur . Principali fono tra le cofe,
che Politici in un Capitano richieggono , la feienza mi-
i
litare, lafperienza, e l’eloquenza, alle quali aggiungo-
no la fagacità dell’ingegno, la providenza , la fegretez-
za* la vigilanza , la celerità, la forza dell’animo , la pietà ,
la clemenza , la liberalità, e la fortuna, eh e la fola difpo-
fizione di Dio a noi occulta , le quali fon tutte giovevo-
li , e commendabili . Dcfiderano alcuni la nobiltà al Ca-
pitano , che gli dà ornamento , c lo fa riverire da’ Sol-
dati , ma fe non è quella dalla virtù, c dalle opere ac-
compagnata , inutile certamente diviene ,
perchè non.»
la nobiltà, ma la virtù fola illuffrò Artafcrfc, Dario,
Cornelio Siila, Mario, Ventidio Baffo, c Maurizio:
Valentiniano , Giuftino , e Bafilio Imperadori tra gli an-
tichi : Gatta Melata , Sforza da Codignola , Braccio da
"* *
o Ccc 2 Mori-
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388 El°g) Accaddi D. Giacinto Gimma. Par. Ili
Montone ,
Giovambatifta Gaftaldo, ed altri più m<S?
derni , che {angue non nacquero
d’illuftrc , e fi acquifta-
ron fama col proprio loro coraggio. Tutto però in lui
concorrendo , dimoftrò l’attitudine grande in quel fupre-
frio Minifterio ; e ne’ tumulti avvenuti quando ivi Egli
governava, fe non meno conolcercla prudenza, cht_.
il valore, fedando gli animi , e tutti all’ubbidienza ri-
ducendo , tanto alla comune quiete nece(Taria . Perchè
fu fuo coftume coltivar tra le armi continuamente Ic_,
Scienze colla pratica degli Uomini dotti , con molti di
Catalogna trattando , onorò grandemente il P. Agofti-
no di S. Tommafo d’Aquino delie Scuole Pie, noftro Na-
poletano Accademico , e di gran Letteratura arricchito,
coftituendolo Ajo del Conte di Santo Stefano fuo primo-'
genito, e Confeflore della Marchefana fua moglie. Da-
ma di virtù Angolari . Palsòncl idpi.per Viceré in Na-
Varra , ove la giuftizia degnamente cfercitando , fi aff id-
eò a fortificar la Piazza di Pamplona , proponendo anche
alla Corte di far’un’entrara per la Guafcona, ed altre cofe
aliai degne. Divenuto ivi fimilc Calamira rivolta ver-
alla
te la Stella tramontana, di cui li fervi D.Garzia di Toledo
Viceré di Catalogna per Imprefa col motto: Nunca otra ,
cioè Non mai altra : o a quella di Berlingerio Gclh col
motto ; Contraftar non pojjo ,
fe ammirare la fua unifor-
mità grande Divino volere , nel vederli per lo male
al
a popietico tolta quali da morte improvvifa la fua carilli-
ma Conforte Vicereina, tuttoché preveduta coll’apparec-
chio a morire, che da quella fu fatta per più meli, e_,
colla Confeflione generale , e colla Sacra Communiont*
prefa nel giorno precedente: di lui più volte afferman-
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V.Gtovan-Emmanutle Fernandet Pacecco " 3 $9
do lo Hello P. Agoftino , di non aver ritrovato ne’Chio-
ftri più aufteri perfezione così rara , c ben potendo
lui applicarli quel che di Ferdinando II. Imperadorc la- Onlielm- r a-
m"r"i n ; ié
fciò fcritto Lamornaino ; Divina voluntas Cynofur Virtù r ft‘ di-
nitri, citp.ti.
fuit Ferdinando , in <juam unam intentus , *volunta -
tis fuce navim femper ejè moderatus . Erano appena ter-
minati i due anni del governo, che ottenuta la ricerca-
ta licenza , fi ritirò in Afcalona ; ma non facendo lungaj
dimora ne’ fuoi Stati 5 nell’anno fu eletto Viceré
in Aragona per follecitare alcun donativo , che l’otten-
ne ragguardevole contro la comune credenza, pereifer
picciolo edefauftonon poco quel Regno; c nell'anno
appreffo gli bifognò accertar la carica Itcfla di Viceré in_.
Catalogna , avvegnaché due volte avelie replicato al Cat-
tolico Monarca di non obbligarlo in quei tempi cosìca-
iamitofi, a quel fervizio. Fattane dopo l’anno rinunzia,,
e di nuovo ritiratoli Afcalona, per concedere tutto
in
fé Hello alla propria quiete, fu nel 1701. deftinato Vi-
ceré di Sicilia , ove alti 2 5. di Luglio ricevè in Palermo
il poflcllo; ma nel principio dell’anno feguentc , cbe_,
appunto corre fin’oggi , fi vide dichiarato Viceré , Luo-
gotenente, e Capitan Generale di Napoli. Solpirava il
Regno tutto la fua venuta , con cui fperava liberarli da_,
quei torbidi, da’ quali veniva travagliato , e giugnendo
alla fine alli 1 5. di Febbrajo fu le Galere della Regia»,
Squadra di Sicilia . fu ricevuto colle comuni acclamazio-
ni, e con fefta, accompagnato al Palagio di D. Fom-
mafo d’Aquino Principe di Caftiglione Grai de di Spa-
gna , ove con magnificenza c fplcndidczza era prepara-
to l’alloggio . Ricevè l’ollequio di tutta la Nobiltà , de*
'•ri
"
” Mi*
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390 Elog) Acca idi D.Gixcinto Giatma.Parl f,
Minifiri de* Tribunali > che gli preferito il Duci di Pe-
dinaceli Viceré fu :» antecelTorc ; indi degli Ambafciado-
ri Eletti delle Piazze della Fcdclillìma Città Napoleta-
na; e nel Venerdì dclli 17. dello Hello mele ne pigliò il
pofiellb , danJo il folito giuramento mani degli
nelle
Eletti . Accigne i Jofi al pefo di sì grave governo , fi por-
lo fubito a vifitare la Beata Vergine alla Chi cfa del Car-
niine maggiore, il che replicò pofeia in altre; anzi tratte-
nendofi per lungo fpazio di tempo con pietà eleni piarci
nella Congregazione di S. Luigi de’ Minimi , ove efpo-
fto fi ritrovava il venerabile Sagramento dell’Eucariftia ,
dimandando il Prior direttore della medefima qual folle^,
la Regola, volle farfi Confratello , fervendoli al libro,
cd al Catalogo. E veramente c la Religione la principal
parte de' Principi , non folo efiendo un riconoicimen-
to , che hanno da Dio la loro grandezza , e Timpcrio fo-
vra gli Uomini , ma dando la moderazione e mifura al-
la virtù
,
per poter ben’opcrarc; laonde i Romani tanto
Toflcrvarono , che in fuperltizione la cambiarono , fcri-
Plotarch.
M tirctU* vendo Plutarco Adeo univerfa Romanorum gefia re~
:
ferebantur ad Deum > ut nec auguriorum , nec patri}
mor 'ts defpicientixm , vel in maximi s bene geflarum re -
rum fuccejjtbus fieri paterentur , majus feilieet momeri-
tum in'Religi o nis objèrvantia , quàm in <-uincendis bo~
fiibuiadCi'vitatisfalutempertinere arbitrantes . Del-
la Religione tanta gran cura ebbe Numa Pompilio, ac-
ciocché apparile manifefta in fe Hello per efempio de*
Sudditi, che inHituì Sacerdoti , e Pontefici > riti, efagri-
ficj, co’ qual» ridulfc il popolo a pietà così grande, eh’
’1
<*ran baflcyoli a reggere la Città tutta e la fede , c giu-
ia-
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.
D.Gio'vari-Emmanuele Ftrnanàes Pacecro 1 391
‘^amento ,’Déorum ajjìdua injìdtns cura , curri inte- Lìv.dte. 1 //*.»
‘refe rebus bumanis <vtderetuYy eoi pietate omnium pe-
cora imbuerat, ut fide s , ac jusjurandum propulfo le~
gum , ac pcenarum metu , Ciiitatem regerent : come»
di ffe Livio: c quella pietà ftefla fe render Roma Vene-
rabile a* popoli vicini ; mentre finitimi etiam populi >
qui ante cafira , non urbem pofitam in medio ad folli-
citandam omnium pacem crediderunt ; in eam itrecun-
diam addurti funt , ut Ci'vitatem totam in cultura
•verfam Deorum violari ducerent nefas Siccome 1 più
religiofi , i più prudenti Principi fi lbn veduti , così quei,
chela Religione fprezzarono , di coftumi più peflìmi fu-
rono fpcrimcntàti , c le lUorie ci propongono per efem-
pio Nerone ,Sardanapalo, Eliogabalo, Domiziano, e_»
Caligola : che fi rifero de* lor Dei . Avendo egli parti-
colar riguardo al bene de’ Sudditi , e tutte le fue occupa-
zioni a ben’inftiruire un buon governo indirizzando, co-
sì negli affari militari , come digiuftizia, e tutto a' Tuoi
proprj occhi fottoponendo, anzi vegghiando agli altrui
bifogni , fenza darne ad altri la cura ,
procurò con gran
vigilanza, che ne’ Tribunali da* Regj Minilìri follerò le
Caule colla dovuta follccitudine terminate , e f»rfi confa-
pcvole di tutto l’operare de’Governadori ;
poicchc la_,
fuperbia di chiunque governa , e la crudeltà vaglion-j
molto a dilìurbar la quiete del popolo , e conforme dille
Annotile : Superbia, ^
axaritia eorum , qui gubernant AtilLAi. y p,.
bomines , pro^vocant contrà eos , & cantra Jtatum e)us
litipubhcit , qua ijìafieri patiatur : c per le lidie , buona
parte dc’Galli fi ribellò da* Romani regnando 1 ihcrio. Tie.amjul I j.
Sono anche a’ Nobili, ed agl’ignobili odiolc l’avarizia^ ,
e la
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•
7
35)2 Elogi Accad.di U.Giacinto Gimma.Par.I[.
e la crudeltà, per te quale'in tempo di Augufto i Dalmati
divennero ribelli*, e coiùto Nerone rivolti fi videro ^ca-
ni popoli d’Inghilterra ^icr l’avarizia di Caro Deciano j
anzi l’inettitudine , che neirignoranza , e nella viltà del» •
«
1 ’aniino confitte j fa non fole, che i Giudici divengano <
infoienti ed ingiuriali 5 ma confonde la ftella giuilizia_,
malamente amminiitrata . Avvegnaché lìa fuo coitume^.
j
più tolto impedire i delitti , che fevcramcnre punire i col- 1
pcvoli , come fu coniìglio di Senofonte : fi fa nulladime- 1
no Egli feorgere prontillimo a diiinbuire i premj, c i ga- I
Itighi , fecondo il merito dicialcheduno ,
perchè non,
j
meno ferve a gli Uomini lo (prone delimitile , e dell* ono- <
re , che il freno del timore a fargli viituolamcnte opera- 1
re . I.o Specchio col motto Omnibus omnia fervi per
lmprefa all 'Artfìo^ valevole a dimoitrare gli.affetti di utu 1
cuore caritativo , che al genio di tutti per conlolare i me- i
delimi lì uniforma ; perlocchè l’Apoltolo I gli imùan- 1
S.Ac( n(tio.E^.
5
do ,
di cui dille Agollino ; Non mtntiendo , fed com - 1
patiendo non fìmuUmis ajtu , Jed com mifer antis affi
:
I
ftu omnibus omnia faElus tjl Pau/us : c Icmpiemai iut- l
to ardente nell’amore de’proflìmi; anzi dimandato in_, 1
Pamplona ,
perchè pazientemente grata udienza avea da- 1
ta ad una mifera donna , che richiedea con lunga dice- \
riauna grazia j diè per rifpolta , cflere infelice colui , che
inuna vecchiereila benché povera, e fcilinguata non ri-
conofcea l’immagine di Dio . Fu fua gran coniazione,
veder l’AuguitiHimo Regnante Filippo V. in Napoli fu
iprincipjdel governo: ed allorché li ritrovava alla divo-
zione di Santa Maria a Puglianoj ricevuto l’avvilo, che
il Monarca (Itilo dopofelicilfimo viaggio nel giorno di
Pa-
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,
V •Giovati- Emmanuele Fernandes Face eco".
3 p$
Pafcali 16. di Aprile, prima che Sole tramontafle_» * il
era giunto al Porto di Baja fu la fquadra di otto Vafcel-
li , comandata dal fuo Tenente Generale del Mare-,
e Vice-Ammiraglio di Francia Conte di Eftreès , e fer-
yito da molti Grandi di Spagna, lo partecipò torto al
jpopolo , e nel feguente giorno col Cardinal Cantelmi Ar-
civefcovo , colla Nobiltà , c co’i Rcgj Miniftri de* Tri-
bunali , lo ricevè nella Città con quel giubilo, col quale.,
tutti giulivi l’accolfero , feorgendofi felicitati dalla Rcal
prefenza , cento felfantafei anni addietro goduta , quan-
do venne Re Carlo V. Imperadore . Confermato
l’altro
nella carica di Viceré, fu anche per li Tuoi meriti aggrega-
to Giunta di Stato del Rcal Gabinetto , e non trala-
alla
feiando il continuo ofiequio a quella Maeftà Cattolica^
in compagnia di tanti Porporati , e Principi venuti a ri-
verirla, alti due di Giugno lo fervi nell'imbarco fatto •
dalla medrfima , per portarli al Campo deH’Italia , ovei^
giunfe felice . E’ già dottrina della Politica , edere vir-
tù proprie de’ Principi la magnificenza , e la magnani-
mità , valevoli a perfezionargli Uomini in un grado emi-
nente : la giuftizia , la clemenza , e la beneficenza ne-
cefiarie a giuftamente reggerei fudditi : eia Difciplina_«
Civile, così detta da Platone , e ùmilmente la militare
farebbe invero nobiliflìmo Problema agli«Oratori , cer-
car fe nella perfona di D.GIOVANNI-EMMANUE-
JLE più l’una fovrabbondi; poicchè tutte a prò
dell'altra
de’ fudditi efercitando , fa nobilmente anco rifplendere-.
la fua gran perizia nelle feienze più difficili , o più ame2
ne . La varietà de’Siftemi contraltari nelle Scuole de’ Fi-
lofofi , la difficoltà delle dottrine Matematiche , la co-
“ “ ~~
’* ’
« fidd gni-
, •
/
39 4 -E/ogj Accaddi D.Giacinto Gimma.Par.I fi
gnizione grande delle Ifiorie , e la gravità delle Sacrci
Teologie fanno pur pompa nel fuo profondo talento j
Di dodici Di fcorfi affai dotti, che fono fiati da lui com-
porti in linguaggio Spagnuolo , tre foli lbn*a calo venuti
fotto l’occhio dclxifèrito P. Agortino , cioè Della Senfa
’
xjone de 'Bruti i dell 'Anima de* medefimi , e della Ve-
nerazione delle /agre immagini ,
non potendo la fu<u
mddefiia permettere , l’averli potuto gli altri vedere», s
Ad alcuni Principi furon grato divertimento ledanze^r,-
o le ciarle de’ buffoni, o i folazzi inutili evi ziofi ; rmu
gli affari del governo come principal negozio non tra-
forando , ama egli per lecito e onefto folazzo nelle oro
dell'ozio la lettura degli Scrictori , e i ragionamenti degli
Uomini dotti; perlocchènon è maraviglia, le benefico
tuttogiorno ve rio i Letterati fi fperimenri , fembrando
la Coftellazionc del Pegafo giojellato di venti Stelle
«ori?, m r. t. cui il P. Gambetti adattò il motto di Orazio Muftì ami-
:
(IJi ì6.
cuf t nondidimile a Tolomeo Re , ad Otta-
d'Egitto
viano Imperadore, a Mecenate , a Vcfpafiano, ed aj
tanti Principi , che per fautori de’ Virinoli dalle StorieJ
fon celebrati . S’ingannarono alcuni col punir gli Scrit-
tori, c proibirei loro ferirti* ne’quali della propria fa-
ma riconobbero le macchie ; perché più Tacerebbero *
dando maggiore autorità alle opere de’ medefimi ; però
Tacito biafimando Tiberio nel punire Cremuzio Cor-
do, per aver commendato Bruto, e detto, ch'era fiato
Caffio l’ultimo de* Romani , il che fiimò fua vergogna*
come fè ciò detraeflc alla gloria di Augufio , ed alla fu a ,
Tadt. Ama/. ^rifle • Qif<> tnagif focordiam
eorum irridere libet , qui
iih. 4 .
pr*fenti potenti* credant ex tingiti pojfte etiam /èqtien-
“ _ '
tis
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V.Giovan-Emmanvalt Fernanda Pacecceu 5
tis avi mentori am 5 ndm cintrà puniti/ ingenti glifcit
aut borita/ : neque aliud externi Reges , aut qui eadem
faviti* ufi funt , nifi dedecusfibi , atque illis gloriami
peperere. JE'neceffario a’ Principi operar virtuofamentt»
per aver cura della propria fama feaza allettar gli Scrit-
tori, come Augudo faceva; perchè le opere virtuofe-.
rendono il Jor nome immortale appo i poderi » ed obbli-
gano gli Autori» ancorché non richiedi , o beneficati »
a celebrare la virtù loro
. Sono così ammirabili le virtù
delDuca d’Afcalona, che avrebbe veduto più penne-,
impiegate ad encomiare il fuo merito » fe la fua mode-
dia non folle data di freno ; tanto che ad uno , da cui
lodato nella nobiltà lì vedea , arditamente rifpofe :
utilità s in fanguine meo , dum defccndo in corruptio-
nem . Mi fo io lecito quella volta aver di lui fcritto co/l»
quella moderazione » che hò potuto ; imperocché aven-
do egli onorato la Società nodra in tempo , che il fecon-
do Tomo degli £ log) Accade mici lì ritrova fui fine-,
della dampa , ficcomc per decoro della medefima nonJ
mi è paruto convenevole tralafciare tributi di olTequio i
ad un’Uomo tanto illudre ; così facendo Aggiunta a quel
che di altri avea già detto collordinc dell'età loro dilpo-
fli » ho dimata mia gloria aver la Vita di un Viceregnan-
te affai virtuofo per Corona delle mie prime fatiche Ac-
cademiche.
— - —— xt
Ddd z AL
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. ,
35 5 EJog] Accaddi D. Giacinto Gimnta.Par.IIl
*
AL SIGNOR MARCHESE DI VICLIENA
. Duca d’Afcalona,ecc. Vicetè di Napoli) eccJ
,
•
SONETTO. "• ! r ». !
i ] fìtti*
u ,
‘Tax o/culat et funt 2
Jìan due Sorelle origine Celejle :
Afta, fiera Cuna ba genio di Gradivo ,
i
.
-
. Che impugna acciajo fol vendicativo t
E
col J angue de' rei tinge la vejle
1Caltra fembiantke amabili , e modefie
Atofirando ba C odio , ed
, il rigore a febivo £
E mentre jbringe in man placido Ulivo
'
Di candido Armellin s' adorna , e vejle.
Furon contrarie già ; ma il vanto cede
Or f una a f altra ; e il ferro el tronco
.
/ecco ,
Rijplendcr Cun , l'altro fiorir fi vede.
Cosi gridò Gloria fovrana; Ed ecco
Con J'cambievoli baci in una fede
La GIUSTIZIA y e la PACE in un PACECCO
D.Pietro Emilio Gua/co Giud.Perp.Decano dell*'
G.C. della Vicaria Accad. Spenf.
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. t
D.GÌQViXH-Emnjtnuele Fernandes Pacecco .
Ad Eundem •
V EPIGRAMMA
Qui meliut potjit nofìri moderamina Régni
^*liettere curri beliti Itala terra fremi ,
Et j ufi, rettique vias caliere tene nini ,
ConfilijqUe Statuì Marte furente própe ,
Pro; te qui Sophix calili , éf fcita Minerva?
Crediderim nemo dotte P ACECCE vir efl
Mature nam cuntta fatti, fattendaque mandati
Kil fine cou/itio fafque nefafque putai.
tiinc merito dum regna fludet Jlabilire PHILIP PUS,
Hìc tibi regalet jufftt obire vicei.
Et volet in tongum teneai dum vita manebit t
Quam, Clotbo validam protrabat oro diu.
D.Blafius Aldimari Reg. Con/ìliarius
Acad.Incuriofui,
wm
. .
32 8 E log Ac cad. di D.Giacinto Gimnta.Par.il.
A L I U D.
Quid fpeBar Ataver ? Comitum Regumque Propago
, *
, eli
Ciu d, munusì fortes rotore, & arte Ducer. ’
Qui d t empus ì Canos ferie: deduca per annoi
,
Qup b.troar Regna tot dedit enfe parer
Icona JOANXIS ? Jovir e/i; oleamque Minema'
AIunia vel Alartiri telar utroque potenti
C
P ambilo i Partbenoper , fert Porcino, È uba
Panbormui
Afajorem procerum nobilitate fatum
Dignus honor potui/fe Atavir fulgere triumpbisi .
Dignior at Claris addere lume» Avis .
AuguftinnsPivi Thomae Àquìnatis
Ord.Scbol.PtarAcadlncuriofus.
Ilfine dellafeconda Parte degli Elogj
Accademici.
ME-
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MEMORIE
STORICHE
SOCIETÀ DEGLI SPENSIERATI
DI ROSSANO.
Configger- Pi omotorialc della Mcdefima
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. 1
Della Società degli Spenferati 40
MEMORIE STORICHE
DELLA
SOCIETÀ DEGLI SPENSIERATI
DI ROSSANO.
’
Cofa aliai malagevole invcftigar quello
memorie, che furono dali’antichità lace-
re e difpcrdutc . Se teftimonio de’ tempi,
e luce della verità fu detta la Storia; fi
rende lenza dubbio infruttuofa ; allorché
c priva di quelle notizie , che pongono
fotto gli occhi le memorie , di cui fi prende a formare il
racconto . Volendo dar’io qualche unione alle operazio-
ni, e progredì della Società noilri, ho appena potuto aver
tanta materia ,
che baftaflc a dimollrarc la dovuta loro
continuazione ; contuttociò, perche polla darfi principio
Eee ad
. i
4oi Memorie Storiche di G tetano Tremiglieli
'
ad un opera tanto neceffaria > ed aprirfi la firada a quegli
.Accademici , che faranno dopo noi per fuccedere ; non.,
ho mancato dtfcrivcre quelle fole cognizioni , che mi è
flato poflibile poter ragunare ; riferbandomi nella Rac-
colta deg'i Atti della nollra Società, o in altra occafione/
porre fotto l'occhio de’ Curiofi nella letteratura la nollra
‘Biblioteca Accademica , in cfTa deferivendo le Opere da-'
te in luce in varj tempi
Nella Calabria Citra, una delle Provincie del Regno di
Napoli, cosi nominata, per differire dall’altra, che Calabria
Ultra vien dettai è antichiflìma la Città di Rofsano,e per
.
l’antichità fua,divtrfa origine lefu dagli Scrittori adegua-
ta . • Dilsero alcuni , che fia flato Elifa figlio di
Javan il
j. fuo fondatore o pure Afchenez pronipote di Noè Pro -
, .
copio, e '1 Biondo la (limarono fabbricata da' Romani , di
cui fu Colonia, fecondo Livio . L’Abate Gioacchino
la credè Colonia de’ Rodiani ; cd altri attribuirono l’edi-
ficazione agli Enotri venuti dal Pelnponnefo . Ma s’è ve-
ro , che in quella parte chiamata Magna Grecia , che ri-
guarda l’Oriente , fieno flati i Campi Elisj , come ferivi
1* Opmero 5
perchè abitati prima da Elifa,* è certo , che^
fin da quei tempi ricevè la Città
. Ciò ben il fuo principio
conferma la memoria della Grotta di
Jano creduta ricet-
tacolo di tefori ; e’1 Promonroriochiamato Rujion , cho
V adimonium prò bona fortuna fu interpretato quali ;
che ivi terminata ayefse la fua navigazione Elifa 5 da’
cui pofteri , efsendo Greci , fu dato pofeia il nome di
Aufonj a’i popoli Aramei, venuti inneggio lòtto Afche-
ncz, ed in quella patte Occidentale della Calabria; i
quali , come fcrivono gli Storici } fon riputati ì primi
Po:
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. ,
Della Società degli Sperperati. 403 • ‘
Popoli di quelle Provincie jnon impropriamente pen-
e
sò il M arafìoti eflere Hata da elfi edificata Roflano .Si
vide fin da’ Tuoi principi rifplcnderc tra le altre Cittì
conforme fi può medefimi progredì comprenderò >
da* i
non folo per la nobiltà del fito, c per eflere Hata Coloni*
de’ Rodiani , de’ Romani , e dell'imperio Greco ; ma per
aver prodotti Uomini illuftri nelle Armi , nella Santità ,
e nelle Lettere ; onde S. Bartolomeo A bare nella Vita di
S. Nilo fuo maeftro , amenduc Roflanefi , lafciò fcritro :
RufcianuntJcio notum effe omnibus , fecondo la Latina-
•"
s. B.rthow
Ab itttAl. t.
traduzione
, S. Dionigi Areopagita giunco in Cotrone fu il pri-
mo a dare il Battefimo a quella nazione , c fiorendo po-
fcia in Rodano la Religione Bafiliana , di cui fin’oggi fi
mira l’antico Monaftero detto Pateron , oltre i fette altri
dello ftcflo Inftituto , che furono nella campagna, il che—
fi legge nella Vita di S. Bafilio; produfle più Santi Cittadi-
ni, S.Nilo, S.Bartolomeo, i Beati Georgio, e Stefano, e-,
la Beata Teodora , tutti dello ftcflo Ordine. Ritiratoli
preflb la Città S.EfFrem Siro ,
potè ottenere dalla pietà di
Maurizio Imperadore la coftruzione d’un Tempio , nel
quale comparve miracololàmente un’Immagine della—
Beata Vergine j e fu poi lo fteflo rifabbricato da Roberto
Re di Napoli, ed arricchito di varj doni, e priviTegj. An-
tica fu ivi Umilmente la Sede Vefcovale , eflendovi me-
moria, che Valerio fuo Vefcovo fia flato nel fefto Con-
Coftantinopoli fotto Agatone Papa « E divenuta
cilio di
pofeia Sede Arcivefcovale , meritò efler governata da—
celebri Soggetti, tra’ quali Giovambattifta Callagna pafsò
^
da quella Cattedra all’altra Vaticana col nome di Urba- r»*»/
Eee z no
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. .
404 Memorie Storiche di Gaetano Trt migliori.
Città l’efìerc flati elet-
ho VII. Diè grande ornamento alla
ti in Pontefici due Puoi Cittadini Zofimo Primo,
Sommi
c Giovanni Settimo ; oltre gli Uomini
cofpicui > che»,
furono deftinati Partorì in varie Chiefe . Si numera og-
della Calabria
gi la fua Metropolitana tra le quattro , e»,
gode la giurifdizione fpirituale fopra ventidue luoghi del-
la fua Diocefi
Defcrivono più Autori l’aumento grande, che rice-
ve la Filofofia , colla fcuola di Pitagora coflituita nella
Calabria e fi può fermamente credere , che da quella*
j
abbiano molto fiorito i Roflanefi nelle feienze ; poicchè
nello fltflo Monaflcro Bafiliano fi veggono varj Volumi
in lingua Jonica ferini , ed aliai difficili a peterfi interpre-
tare Continuando la profeifione delle buone dottrine^*
.
non meno eruditi comparvero allorché per opera del Bea-
to Arcivefcovo Matteo Saraceno abbracciarono il rito
Latino ; di quel che tra’ Greci fi videro . Introdotte nel-
la Italia le Accademie , fi crede anche in Rollano l’Adu-
nanza col molo de’ Naviganti, che innalzava per Impre-
fauna Nave lenza arredi in martempeflofo alla feorta*
d’una ftella col motto Ducejeiura ed avvivata col Di- :
ftico
Virtus fplendet , fum invidite fecura per tendasi
Duce illa ,
ijìa fremat , gloria portus erit
Si ha di tutto ciò notizia in alcune memorie di Nota?
Giulio Vagliaca, fcritte nell’anno 1500. ma in qual tem-
po fia ftara la fua origine» è cofa difficile a poterfi rinve^
rirei I Soggetti più eruditi della Città frequentavano la
Ragunanza,e fi conferyò fino a’i tempi di Mario 'Tara-
tnati Dottore di Medicina nel 1 540, di cui fi legge data
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'
7 Bella Società degli Spenjierati. Ì405
alle ftampc nel 1500. il libro De Angina , e l’altro nel
1520 De Potu frigido.
> : . . -v ' *
r- -j '
^
Camillo Tofcano Uomo Nobile, ed ornato di Gre-
ta, e di Latina letteratura, ficcome rinvigoriva i. Colleglli
colle Tue dotte compofizioni -,
così clìendo nate tra’ me*
defimi le dilcordie, e divifi in fazioni gli Accademici, ca-’
gionò la fondazione degli Spensierati
formando per Im* ,
prefa un’Alcinoe in mar tcmpcllofo, col motto Adverfé
fecurus Era di quefta molto parteggiana la Famiglia de’
.
Tofcanij conforme di quella de Naviganti eralaFa-r
miglia de’ Citi E crefcendo con qualche invidia la gart»
.
diamendue; bifognò che a darfi freno alle continue di-
feordie fi abbandonailcro i virtuofi cfercizj. 1
Fiorirono in quelle Adunanze non folo Mario Para-
matijma fimilmcntc il Decano Pier Foggia, che nel 1 540:
itampò un Tratraro degli Bforcifmi . Silveftro di Franco
Reiigiofo Cappuccino Procuratore dell’Ordine, infignt#
Oratore in più Citta dell'Italia, e da Gregorio X 1 IR eletto
Vefcovo di Mileto j che ricusò. la carica, per non abban*
donare la fua Religione; Soggetto di gran dottrina , che»,
pubblicò dalle ftampc G10: Marifcotti in Firenze nel
di
1 563., Ùe Duodecim Iflkfonibus Sanguinis Cbrijii .
Monfignor Tomafo Calcili de’ Predicatori Autor del
Trattato de Sacr ameni is> infìgne Teologo, e promelìo a,,
diverfi Vefcovadi, cd eletto Commcllario nel.Concilio,
di Trento, di cui fi può leggere il P. Cavalieri nella fua_ tiÌ[icÌT«"ri
Caleria ; e tra molti altri Giovambatilla Palatino , chc_. mane, ttru.i,
^°
per la fua virtù fe acquifto della Cittadinanza di Roma, o
nell'anno 1570. Rampò le Regole di formare i Carat-
•* t
teri •
,
406 Memorie Storiche dì Gaetano Tre migliori
Sino all’anno \ 6 oo. non fi vide in Rodano Ragù-
nanza’ fotto alcun titolo ; folo ’congregandofi i Cittadi-
ni virtuofi in fe/Tìoni erudite ; ma pofcia eftinta la memo-
ria delle antiche inimicizie; fi ravvivò Spen -
il titolo degli
Jierati fotto il governo di Giufcppe Marino laureato nel-
la Medicina, che fu eletto al Principato dell’Accademia.,.
Ebbe il fu
o principio nella perfona di Camillo
tal carica
Tofcanoy che fi ha per Fondatore ; a cui fuccedè il Parai
mati't indi il Medico Marino , c feguita la di lui mortt_,
la continuò Franccfco di Lauro , che da’Regij Sedili dell*
Amantea, e di Catanzaro fi trasferì col Padre in Rofiano,
Morto in età d’anni quaranta fu dagli Accademici eletto
Carlo Tìlafco Dottor delle Leggi, che neceflitato dagli af-
fari domeftici ,
e dalle cure degli Uficj , a* quali fu dal Pa-
drone della Città impiegato , dopo tredici anni di gover-
no , volle farne volontaria rinunzia . Fu tolto con voto
comune degli Accademici eletto al Principato D.Ignazio
di Lauro Canonico, c Teforiere della ftefla Cattedrale di
Rollano ; che per accrefcere il fervore all'Adunanza , co-
minciò a frequentare con nobile efercizio lefeftìoni , non
fenza grande foddisfazione de’Cittadini.
Dimorava intanto in Napoli per cagione degli ftudj
legali, a’ quali s'era tutto applicato D. Giacinto Gimma_.
di Bari, Città fempremai produttrice di Letterati 5
quale»,
più tofto intento alle fue occupazioni , che agli affari Ac-
cademici, li vide in età giovanile aggregato all’Accademie
del Platano , e degl 'Infecondi di Roma nel 16941 fenza*
che in quella Città mai folle . Diè faggio della ftUL.
flato
dottrina alle medefime Adunanze , che fi dichiararono di
noneflerfi ingannate nell’onorario colle aggregazioni 3
con-
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r
i
Delia Società degli Spenjierati. 407
conforme dalle Acilc lor lettere Accademiche fi ricava., i „
d -lle quali in alti a occafione ho alcune pubblicate, che
,f ®‘ 30 ‘
tei con qualche deprezza aver nelle mani. Si fondò ne
medefimi tempi in Roma una nuova Accademia col tito-
lo de’ Pellegrini , la quale rifolvendo introdurre alcunaJ
novità intorno forma del fuo governo ,
la e non ripetere»
quelle maniere, che nelle altre Ragunanzc della Italia per
10 fpazio di molti Secoli fi fon praticate, iftituì molti Pro-
motori nella fteffa Città di Roma, a’ quali appartenere la
cura, e la direzione dell’Aflemblea, fenza eleggere alcun.»
Principe , o altro Uficialc , a cui folle data tutta l’autorità
fuprcmajappartcnendoa tutti i Promotori ftellì coll’unio-
ne de’ lor voti deliberare nelle cofe,chc poteano occorre-
re. Fu da loro eletta per degna materia delle letterarie fa-
tiche ogni feienza, ed ogni Arte liberale ,
per illuftrarc le
facoltà più ingegnofe, ed animare i Letterati a confeguire
quell'utile, che dalle dottrine dipende . Volendo ampliare •
11 lor numero coll’altrui mezo , e dilatarli per tutta l'Ita-
lia, penfarono ftabilire altri Promotori-Confultori dc’Re-
gni, e com municargli tutta la facoltà loro in maniera, che
ciafcuno di qutfti Promotori potette da fe folo aggregare
alla Società i Virtuofi del Regno a lui commtflo ; eleg-
gendogli alcuni Uficiali necellarj , e dandogli l’obbligo di
partecipare alla Comunità col mezo del Promotor-Sc-
gretario , tutto quanto operava a gloria , c benefìcio di
quella. V
Per dar efecuzionc a così nuova Regola penfarono
eleggere il Promotore del Regno di Napoli 5 e perchè del
talento , e dottrina dello fletto D. Giacinto nelle altre»
Romane Accademie aycan chiam^cricnia , gli confcri-
xou
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,
408 Memorie Storiche di Gaetano Tremigliog^i
ron tofto la carica . Ricufava Egli di riceverla , dubitando
che non le folle dato d’impedimento alle fuc Letterarie ap-
plicazioni ,
perchè meditava dar principio alle fue fatiche
Enciclopediche ,
alle quali era tirato dal genio ; alla fine»,
fujicceliitato ad abbracciarla* perlocchè, ficcomc fu il pri-
mo a ricevere cotal Carica onorevole. così anche fi vide ii
primo ad efercitare l’autorità d’una intiera Accademia»,
ed aggregare da fc folo i Virtuofi a differenza di tutte le^
altre Ragunanzc di varie Città, la cui facoltà di ammette-
re altri, al numero degli Accademici appartiene alle me-'
defime raccogliendoli i voti comuni . Conobbero il con-i
cetto della di lui virtù meritamente acquiftato, e i loro
vantaggi i Pellegrini ;
poicchè appena egli dichiarato Ac-j
cadcmico Pellegrino , c Promotore del Regno molti e_.
.
qualificati Soggetti procurarono effere aggregati* laonde
St
di Pa . 1 con lettera in forma di Patente da’ varj Promotori di Ro-
cau pii. ma fottofentta portarongli vivi ringraziamenti, pregan-
dolo alla continuazione del fuo favore a prò della lor na-
fccntc Accademia per poter effere di fprone all’età loro,
c d’invidia alle future.
Di vulgaronfi i progredì de’ Pellegrini , c nata qual-
che gara tra alcune Adunanze, non folo di onorare il di
lui merito, ma d’imitare quella Romana Accademia , gli
dirizzarono le loro lettere di aggregazione,conferendogli
anche fimil Carica . Il Principe dell’Accademia de’ Pigri
di Rari lo dichiarò fuoPromotor Generale,- e quello degli
Spensierati di Roffano fuo Promotor-Cenfore , e lo fteffo
aviebbono adempiuto alcune altre Accademie, fc ncn_> •
avelie egli con fomma colìanza d’animo ricufato le Pro-
motore d’amendue coUaicufa, che non effendo nuove-.
* ~
. Ac-
Digitized by gle
-
r
Velli Società degli Spenfierati. •*-
409
t • *
’ ' t 1
Accademie > non conveniva loro eleggere il Promotore*
nè a lui accettare l’LJficib , che fi era la prima volta ve-
duto introdotto dagli Accademici Pellegrini ; e fu an-
che Tuo difiderio di non accrescere maggior cura alle lue
applicazioni. Si replicavano dal Principe de’ P/gri le»,
iftanze per indurlo a forza diargomenti a non tramuta- ,
re le glorie della Patria* facendogli anche feri vere dal
Canonico D. Michele Simi , Segretario dell’Adunanza >
c Soggetto aliai erudito , con lettera pubblica a nome-,
della Comunità , che principiaua con quelle parole».
La ritrofa modefìia , colla quale t’ingegna V. $. Jllu- Liti ir Ac end.
firijftma infinuarci fuoi fentimenti per difpenfarfi dal- **« **
i s,rr
l’impiego del fuo nobiliti no talento a prò di quejla Ac
r
cademia de‘ Pigri r da pur troppo chiaramente a dive-
dere la gelofaftima , che fd del nuou > gloriofo titolo del-
l’Accademia di Roma *
giacché per orientarne a mio cre-
dere un èfat tifiima profefiiom , vorrebbe farla da Pelle-
grino anche colla Patria ififia . Ma nonojlante qual-
jifia rimostranza in contrario > fifa piti che mai nella già
prefa rifoluzione la nofira Adunanza > nè può, nè vuole
in conto alcuno sfornirfi di quei virtuofifregi, da’ quali
fpera col mezo dell’erudito ingegno di S. lllufirijs. V .
vederfene tra bre've ricamato dalla gloria a di'znfe di
fplendori un famofo ammanto , £5re. Finalmente per
non farfi conolcere ingrato verfo la Patria, tolte alcune»,
difficoltà, che gli parvero necclTariej accettò la CaricaJ
de Pigri, con tale e affetto fi accinte ad esercitarla , che
in brevilTìmo tempo fi viJc il nome dell’Accademia Ha-
refe elfcr venerato da’ Letterati j
poicchè fi trovarono
aggregati Franccfco Redi > CianFrancefco Tionomi di Bo-
"
Fff lo-
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. ,
410 Memorie Storiche di Gaetano Tremiglìo^i
logna, molti Principi di varie Afsemblee , cd altri Uo-
mini celebri , che fi pregiarono poterfi dire Accademici
Pigri . Ritornato pofeia alla Patria dopo molti meli , e
nate alcune civili difeordie , per vivere D.Giacinto colla
fua quiete, ne fe volontaria rinuncia, abbandonando
nella Patria quegli onori , clic fuori di ella avea rice-
vuti. , ;
Ma non così avvenne all’altra degli Spenfierati -,
poic-
chè abbracciata con qualche tepidezza la Carica ,
per non
mancare maniere cortcfiffime, colle quali l’obbligò il
alle
virtuofiffimo Principe D.Ignazio di Inauro, fi è pofeia ve-
duto tutto intento ad accrefcere a quella Società quei pre-
gi, che fono fiati Tariffimi nelle pallate Accademie dell*
Europa . Propofe Egli dunque nuova riforma dell’Acca-
demia, e delle Leggi, acciocchd incominciaffe a profetare
varie Scienze , fe prima avea profeffato Io ftudio di belle...
Lettere 5 e potefle con ciò renderli onorevole colle aggre-
gazioni degli Uomini dotti foraftieri, laonde glifufpcdi-
ta dall'Adunanza una lettera con tali fentimenti
• 1 • "• •
' .
• - .
... •: Jll llluftrifs. Sig. c Tadrcn Colcndif*.
Il Sig. D. Guanto (intima Promotore ,
0'c.
tari,
\ 'llLiflrift.Sig.eTadronColcndiJì. >
• 1
olla nuova Carica di Trimotore in perfora diV.S. lllnflrifs.fi vede qnt-
C Ji’^lccadeniia delti Spifferati ufeir troppo evocata da’frtol proprj
confini, dette, fe da che nacque, vìffe all eftrci^io di belle Lettere , oranier-
ei le fne gragie coll'aggrcgagione di gloriefi Soggetti fi fvtglia il pcnficrc
ad impiegarle cure a più maturi fludj , non connettendo alanti nobili. inge-
gni , fenga curarle frutta , carpir fole i fori di un favolcfo Tarnaffo.
Si purga V. S. Illnftriffhna c oflituir nuove Pegole a quella Adunanza per
convertirla inSocielifcientifca , per render e più odorofi nel Campo Lette-
rario i noflri patri/ gigli. Le auguriamo fortuna di buon'evento al difegno
qualora y.S. llluflrijfma a mifura eie! gran fapere applicale corttfementc
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Dell» Società degli Spendermi . 4 r 1
itfavart', abiurandoli , cbe utile glorie comuni rifpltnderanno'via fin le
faci ed offerendole i comuni off. atti le baciamo affettnofamante tetani.
Dccembre r
Tuffano io, 1 69.5» . .
y -
DiV.S. il Inficift.
•
• • * 1
• • * • •
. , « .
' “ '
" Ter l'Accademia degli Spenditi
i
»
-i . i Affcgionat ifù Servidori obblga(ij). _
• i
Ahb. fjjnazio di Lauro Princtpc . ,
Htgì(b r
.fol. j
‘
'
D.Cario
Fr.Carbtnt. Canoa. tì.Fran etico Barbara Cinfare.
Orazio Rogano Segretario.
Non v’è memoria, come nell’Accademia fi ritro-
vafsc innalzata per Imprcfa un Campo di Gigli, altri cre-
motto prefo dal Vangelo:No»
fcenti,cd altri crefciuti col
laborant , we^we «ewfj laonde communicando al Principe
il Promotore, vi fu parere, che fi dove/sc
le Tue difficoltà
mutare rimprefa tutta, per liberarla da quelle imperfe-
zioni, dalle quali fi vedea macchiata : ma pofeia confidc-
rando lo ftcfso Promotore, che fi perdea quel pregio del-
l'antichità , e che non conveniva farli mutazione del no-
me ftefso dell’Accademia , e della figura de’ Gigli, per ri-
durla a quella perfezione , che le lor regole vi richiedono
gli Autorii rifelvè folo mutare il motto , cambiando al
meglio, che è potuto, quel Non laborant ncque nen f,
fi
nell'altro Non alunt curasi c lafciare il medefimo nome,
e figurai confiderando ,che moltiffime Adunanze fi veg-
gono con imprefe parimente imperfette . Si uniformò
nondimeno il cambiamento di tal motto col titolo lati-
no Incurioforum , con cui fu nominata la Società noftra
dagli Accadem. Eruditi di Lipfia ne’ loro Atti . Stabili-
tali incanto per Imprefa quella ftcfsa de’ Gigli , che fi ri-
trovava ufata da tanti anni addietro i fcrifse le nuove
FfF a Lcg-
.
4i i Memorie Storiche di Gaetano Trtmiglio^zi
leggi per la Riforma dell'Accademia , le quali , accioc-
ché divengano comuni, mi è paruto qui deferivere per in-
telligenza non folode' noftri Accademici, che nuovamen-
te vanno da giorno in giorno aggregando, ma di quei
fi
Virtuofi , che hanno il dcfiderio di averle fotto l'occhio
£ dalle medefime fi potrà facilmente raccogliere qual Ha
l’Inftituto dell'Accademia , ed in qual maniera venga,
ella governata, fenza che io mi affatichi a dare di tutto
ciò una piena cognizione.
‘
’.j •
• •
J : .
" •
• ’
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r RE-
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.
Leggi della Società degli Sperperati. 41}
* * * -•
\ %
REFORMATi
. •
INCURIOSORUM
L E G E S
PER
HYACINTHUM GIMMA
Ferpetuum Societatis Promotorem , &C.
WasT**
l e x L
ET Onnipotenti*gloria Scientiarum meditatici, & in-
,
gemorum/fudiumjub ajpicijs D.HICOLAl Altre n-
Jìs, éT Sandorum Abbatum rlIEI,èi BARTHOEO-
Af/EI, i» Academi* INCURIOSORUM augmen-
tum , è Civitati: RUSCIANI fplendorem propoji -
tu:finis efio.
L E X IL
^ Umma é' Promotore elucefcat
Societatis facuita: in Principe
,
Communi Sociorum Rufciani voto , eorumvè majori numero
Princeps perpetua:, eju: uterque Cenfor,five Adjundur,AcademU-
Secretarius , necnon & Promotor eligantur Principi: autem cum
.
Ad]unBi:,ftt, Cancellarium, PrafeSfum utrumque, Proviforem,&
Bidellum initio cujuslibet anni creare/tve creato : cófirmare, ipfam-
que Academiam in Rufciani urbe congregare ac dirigere ; & Ru-
fcianenfe: , aliofque erudito.: ejufdem Provincia: viro: Societati ad-
fcribere.
• \
L E X III. .
)Romotor fummam Academia poteflatem extrd Rufcianù exer-
ceaty eiufquedecu: promoveat : fuos eligat finguli: anni: Con-
/;s
4 14 Memorie Storiche di Gattino Tremiglio^i
Jìliarios quatuor Promotoriales , quibus Socictatis negotìa, commu-
nio et , duplice m Secretarium , & plures in Civitatibus Cenforer. ve-
ri/ èl byemis mentibus, prout /ibi videbitur,novos adfcribat ò otte ta-
ti fociosin fu as Claffes diUributos ; eijdemque Tejhmomales litera,s
Principi/, Academia audoritateJìbi commumcata difribuauVo-
&
Iumina Socie tati/ facultate edenda permittat: Blius AH
afa entifica
evulgari curet : Academicos excitet , atque compellat ad Ut erano/
labore /: inertes,fa iofcj,inobfequentes,& alio / qui de òocietate mar-
3
ie merentur ,profcribat eorumque nomina
,
ex C ol/egarum albo ex-
pungat,& deteaf, laboriofcs vero ccmpleBaturfSprotegat . Legum
perptexttatij qua foret ,ac neceffitati Juppleat Principi/ conjenfu ;
è> aliquam ex occajìone reddat
letiiqrem, aut duriorem ; ubiquede-
mùm fuerit , focios Incurioforum tituh fbi licsat congregare ; j a-
nuarij autem meufe Officiale/ creare , fve confrmare quohbet anno.
L E X IV.
N UUus, ijfufmet peti tiene, aut alterius Acade-
nifi aut pravi a
mici in J'ocium recipiatur.fve fupplid libello, fve epifìola',Jit-
qtte darti/ genere , mcribus, aut Jdenti a, aut minijìerio , aut lottrea
D odorali m
ali qua Facultate infgnitus , aut in ali qua Academia
laudabil ireceptu/,iS à Ccnforibus, aut ab aliquo Socio approbatur .
annumque i ’igefm umprimum excedat,ni/ì atatem doBrmafunera-
ri ojìendant ejus opera , &
ingenitim Admiffus , tejlimonialibu/ li-
.
terir acceptis,eucbari/ìicam epifalam Principi , vel Promotori ,vel
Academi/e tranfmittat , neque refponfum aliquod , aut tìtulum bo-
norificum^ifdem Academiam reprefentantibus , debìtum exquirat,
nifi eorundem placito . Keceptorum autem nomina in fuas elafe
dijlributa , in prima Academia Jefftone à Secretano publicentur, &
deferibantur in Academicis Epbemcridibus, qua/ una cum lefliom-
bus, epifìolis poematis , alij/que volt/minibus Cancellarius afervet.
,
Kecentior tamen Incurioforum Catalogus , Societatis facultate
editu/femper attendatur iS ineodem tantummodò defcripti prò
,
Academicis recognofcantur Peculiare/ demùm conjìituant Claffes
.
Grammatici, Rbetores, Poeta, Hiforici, Pbilofopbi , Aledici , Ala-
t tematici, furisperiti, Tbeologi, & illuffre/ Viri.
L E X V.
N qualibet Academia Principis juffu per Bidellum con-
feffioite ,
I vocata , Socius leBiouem proferat, in qua remfcientif.cam fibi
propofttam , f ve pluribus leBiombus irailatum explicet , opinione
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. ,
Leggi della Società degli Spenfierati . 415
erronea:, fa falj'as Cbrijila.no viro indigit ts refellat , no vas in fcìen -
tifi ponderet ; a/ijque Soci} poemata à Secretano vocali pronun-
ci ent .Acquando problema fcientifìcum A Principe proponatw ;
Santtorum,quos elegit Società: in Patrono s folemnia ; necnon So-
ciorumfuneralia Corminibus, é? Oratione celebrentu r.
L E X VL
N librorum editione Jnctìriojum Academicum a firmari uemini
I Jìtlicitum ,cbtenta in
nifi
dente operis recognitione
à Promotore , prece-
fcriptis licentia
A Ce»foribus elettisfatta, aut faltem rece-
pto ejus confenju ; eodcinqne utipojfe titillo, maximi ftt decoris , &
prò non vulgari honoris nota in Societate ba beatur Promotar ipft .
C
fua opera tradat recognofcenda aliquibus onfiliarijs,ifj eorum fen-
tentìa Promotoris titulo, é> auttoritatc Academica utatitr Promo- .
toris JitSocios eligere, qui Academici librum Societatis facilitate
approbatioue editum, é> A criticis ad cenfuram vocatum difenda» t ,
Jcriptis , è" voluminibus , ejufdemque caufam amplettantur. Edita
aliquot volumiua quilibet Promotori , & Academie A Cancellarlo
fervanda tranfmittat Typograpbis Academicis riti omnibus conve-
.
lli t , qui nibil nif A Socie tate approbatum è fuis typis evitlgent ; nc-
A
que endemico liceat abfque Societatis , Pr ornatorifvè licentia li-
brum contrà aliquem Academicum e vaigare.
L E X VII.
? Xterifuasmittant elucubrationes r vel rerum naturali um ex-
I ’j
vide
Perimenta, vel Carmina
ur
quolibet faltem anno.pront Promotori
Academix fejfouibus perlegenda & ABis Academi-
bit , in in .
cis evulganda. Illujires antem Viri, Mwijleria publica exer center,
Jenes, &
legitimè impediti tali onere excipiantur; nec cogi,fed (iteri:
Encyclicis tnvitari tantummodò valeant . Particnlan uti fymbo'o
nemini liceat, nifi Principis,aut Promotoris confenfu', necnon etiam
nifi communi rejpondeat , cujusfunt Lilia crefcentìa éf perfetta in
florido boria cum epigrapberrion alunt cvras.Sociatatis,& Sociorum
jprxtereà (Cjlimationem grato animo curare , eo/dem laudi bus pròfi -
qui, voce , fcriptis defendere , communem gloriam promovere , in-
vidiam cobibere,pacem Ì5 res literarias fqvere , Ojfìciales obfequ.o
,
profequi, Legibufque obtemperare ad Societatis ornamentum omntt
diligentiffime tene antur.
'
• » » •
Hvacinthus Gimma Promotar bxcfanxit,
iè" Acode mix judicio tradidì t appì'obanda.
Neapoiidie lo.Januarij 1696.
DI-
. ,
41è Memorie Storiche di Gaetano T remiglioifi.
DILUCIDAZIONE
DELLE LEGGI.
Sfendocofa neceflaria per lo fuo mantenimento , e per li progredì
E profittevoli, l'effer governata colle Aie regole.e da’ i luoi Capi ogni
Adunanza , fccondochc la natura rnedefima l’infcgna , con IV (fer-
ii nitfla l'Accademia degli Spenfierati in quella fua Riforma (otto la tutela
di S. Nicolò di Bari il Grande , e fono la protezione de’ Santi Nilo , e_>
Btrtolomco Abati, amendne Padroni della Città di Rodano ; flabililccj
alcune Leggi, colte quali debbano regolarli gli Xjficiali, le aggregazioni, le
SeiGoni, e le itampe de’ libri ; e polTi elTer noto a ciafchcduno della Sode-
rà quell’obl go, a cui coll’aggregnfi è tenuto, acciocché li peffan oeferci-
tar gl’ingegni nello (ludio lodevole delle Scienze, ed accrcfccrfi l’amorej
alla Virtù, e la gloria della (teda Accademia, perlocchè bifogna, che alcune
cole fi ofTervino.
Del ^Principe , e de’fuoi Vfidali
C A P. I.
• • *
i olano Uficiali dell’Accademia nella Città di Rcffino , il Principe.»
Cenlbri- Affilienti, il Segretario , il Cancelliere , due Prefetti , il
i
Prov vedirore, c'I Bidello, che li eleggono nel mele di Gsnna/o.
t Principe, ò Prefidente, che Icmpremai è dato perpetuo, fi elegga-,
il
dalla maggior parte degli Accademici, che in Rollano dimorano, e colla-»
precedente nominazione fatta da’i Ccnfori Affilienti e dal Promotorta .
,
Dee col fuo zelo attendere all'olTervanza delle Leggi , alla confervazioncj
dell'Adunanza ,e procurare tutto ciò , ch’è valevole a renderla gloriola .
Nella di/lrrbtizione degli Uficj dee promoverei Soggetti più meritevoli, e
più zelanti della gloria comune ; ed infervorando i Colleghi colle conti-
nue felTìoni, abbia a fervire di efempio nelle fatiche Letterarie.
f I Cenfori- Affilienti, come partecipi d?l governo del Principe, deb-à
bano eleggerli ogni anno colla nominazione fatta dal Piincipe , e col vort>
degli Accademici t e s'intendono cor, firmati per l’anno feguente ; quando
non vien ricercata nuova elezione dal maggior numero degli Accademici
lleffi. Sottofcrivendofi col Segretario in tutte quelle fcritture , che fatto—
fcricte dal Principe ti veggono, rapprefentino il corpo tutto dcll’Accadc-
mia, come le ciafchcduno Accademico fattofcritto fi folle: e nelle feffioni
debbano federe a’i lati del Principe.
4 U Segretario Accademico eletto dal Principe col parere de’ Cenfori-
AUifìcnttiS'abbia per cófcrmato dopo l’jntjQ dell’cfetcizio nella fua Carica,
quan-
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.
• Leggi della Società degli Sperperati. 417
quinte volte non vien rimoflo dalla medefima . Col mezzo del Bidello
abbia cura d'invitare gli Accademici alle Icffioni, e formi un Giornale) in»
cui (I notino i giorni delle feffioni, le malerie, che fi trattano, e nomi degli i
Accademici, che han recitato . Prima delle leffioni debba pubblicare 1 no-
mi degli Accademici nuovamente aggregaci; in ciafcheduna di elle chia-
mar fuccefllvamentc coloro, che recitare dovranno ; non permettendo, che
rccitalle alcuno il quale Accademico non folle ; e fia tenuto efeguire tutto
,
quello, che dal Principe gli folle ordinato.
e II Cancelliere, che dal Principe li elegge, abbia la cura di confervare
le fcritture dell’Accademia, le Lezioni recitate, i libri, ed ogni altra cofa-> (
che alla Società appartenga, facendone inventario coH’alfiitcnza de’ i Cenfo-
ri- Affilienti, e dandone copia a' medefimi.
6 I due Prefetti, lacuieleaioneal Principeappartiene, debbano ordinar
le cofe ne’ giorni , che le feifioni li tengono ; e ricevendo cortefemente glf
Uditori, aliegnar li luoghi fecondo la qualità delle pecione, ne' j quali non
‘intenda elTervi nifltina precedenza.
7 II Bidello llabilito dal Principe debba avvilire agli Accademici con.,
cartelli d’invito, affigendone altri ne’ luoghi publici, il giorno , e l’ora dju»
tenerli la Seffione, e far nota di coloro, che mancano, confinandola a’Ccn-
forl- Affilienti ; ma nelle Seffioni fegrete , per determinare qualche affarti
dell'Adunanza, non fi ammetta alcuno, che aggregato non folle.
8 II Provveditore dell’Accademia, che dal Principe farà eletto, riceve-
rà il danaro, che all’Accademia farà donaro, impiegandolo in quelle cofo*
che dal Principe, e da' Cenfori faranno filmate nectflarie.
Del Promotore , e degli Vfìc\ Promotoriali .
CAP. II.
C Onfiderandofi dall'Accademia di quanto decoro fia l’aggregazioncj
de’ Soggetti forallieri per dilatarli il numero degli nccad mici nelle
Città flranicre, ha llabilito un Promotore perpetuo, che tutto il corpo del-
la Società fofle valevole a rapprefentare, concedendogli quelle a morirà, che
il Principe, e l’Accademia tutta foto a fcflelTa tenea riservata; affinché fuori
della Citràdi Rodano governandola pofia aggrcgarecoloro ,che flimirà
,
degni, ed eleggerli quegli Uficiati, che all’efcrcizio della fua Carica Porge-
ri necefiar;; dando al Principe la notizia di tutte le fue Letterarie operazio-
ni; perlocchè fi flabilifcono quattro Configli eri,qut\ numero di C trifori, che
iliniarà doverli eleggere in quelle Città, nelle quali più Accademici alla-.
Società annoverati fi troveranno: E due Segrtt*r j L’elezione de’ mede fi-
mi Uficiali fpetti al medefimo Promotore, che può confermarli dopo l’an-
no dell'cferciaio, o mutarli quando folle il bifogno ; e non facendo efprcfla
confirma, per confermati non fi abbiano . Sia però egli tenuto ripartire gli
onori, e i pefi , acciocché {'infervorino gli Accademici , colla fperanza de’
Ggg pre-
,
*4 1 8 A/ (norie Storiche di Gaetano Tre migliorai
prem ij Lefterar; , alta plori» dell'Adunanza: Abbia folo la facoltà, cosi di
aggregare all'Accademia coloro, che fono fuori della Cittl cH Rodano c_»
della Aia Provincia , come di togliere pii aggregati dal numero degli Acca-
demici per quelle cagioni , ch’egli fitfTocenofccri balle voli , o procurare»
che facciano rinunzia dell’aggregazione, colla quale A trovino; elTtndo fua
r ura, non folo promovtrc progredì della Società ma confcrvarla ,e libe-
i ,
rarla da quelle pei fune, che la |mflono ddhirbirc, ed avvilire. Podi con,
miinicarcco’ i Conliglieri gli altari Accademici,commettcrc»' Cenforico-
si ordinar), come eletti la «cognizione non folo de’ libri di coloro, chej
d*l titolo di Accademico SpenOeraro fi vorranno valete; ma dell'abiltà , e
della qualità dc’Soggctti, che richiederanno iflìrc aggregati. Difbibuifcaj
a’Cenfori , ed agli Accademici le Parenti Accademiche, e così in quello »
,
come neU’approvaziunedc’libri , ed in ogni altra fcrittura pubblica > la_*
quafedifpcnfar dovrebbe coll’autorità dell’Accademia, nella fua perfòna
rapprefenrata, fìa tenuto fpiegafe nelle medefime la facoltà, che dal Princi-
pe, e dalla /Uffa Adunanza gli Uà communicata . L'elezione degli Sciali U
debba farla ordinariamente nel mefe di Gennaro, e quando fari il bilogno.
* *
Delle Aggregazioni degli Accademici > e del
,
loro obbligo
CAP. Ili .
I T'vTpende nobiltà delle Accademie.non folo dalie materie, che itu»
Ta
JL/ effé fi trattano; ma da’ «Soggetti, chele formano, però non G ag-
greghino alla Società, fe non coloro , che fono ragguardevoli per ladottii-
ra, per li coflumi; ò che fi vegghino orna ri col Dottorato , o con qualche.»
illullre Carica, e Miniderio, o clic abbiano dataalle dampe qualche nobile
Opera, opureammeflì in altra onorevole Adunanza fi ritrovino . Debba-
no però aver compiuto Patino vigefìmoprimo dell’età; quante volte dall’
ingegno, e dafl’Opere dare in luce non venga Peti mcdefima /operata-, .
Dovrà
cofut , che avrà voglia di aggregate , ricercarne il Promotore o 0_»
voce con lettera, ocon memoriale, o col mezzodì alrro Accademico, dal
quale venga Pabilti fua approvata. Sarà licito a ciafcheduno della Società
richiedere l'aggregazione diqualche illullre Soggetto , benchèalcuna^
idanza da quello non fi fàccia ; purchi dia certo del di lui gradimento*qual
certezza per decoro dell'Accademia debba precedere alla dimanda , ma*»
ninno venga aggregato, fe di lui, colle relazioni degli altri Accademici non
abbia il Promotore baUanre cognizione, fa quale fi debba fpiegare nello
Patenti , cheli didribuifeono . Saranno aggregati i RofTanefi nella loro
Provincia dal Principe, o da tutta l’Adunanza, conforme ilimerà egli con-
venevole, e fi fervi rà delle Patenti dello fteflb Promotore, colla firma però
del Aio Segretario,© del Cancelliere.
2 Sia
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. . 4 Leggi falla pacata fagli Spepfier»ti. .413
2 Sia tenuto colui, che farà aggregato, ottenuta la Patente, dire i con-
venevoli ringraziamenti in fogno di gradimento, onqrando con titoli ono-
revoli coloro, che l'Accademia rapprcftntino ; ni pretender portano la re-
4
fiituzione de’ medefimi titoli , le non fecondo l’arbitrio di quegli fteffi ,
che a nome dell’ Accademia gii concedono] e conceduti per onor partico •
,
lare fi ricevano.
t Dee ciafcheduno
attendere più torto al decoro dell’Accademia, cho
aU’aroicizia di coloro quali aggregati vorrebbero , perlocchè l’aggrega-
, i
zione di alcuno procurando , e quello, approvando, che forte inabile a rice-
ver l’onore d’ertereammv9b erta. Società , debba, efllr punito colfcrter tolto
fg|i tnedefimo dal nu me/ o degli Accademici.
Sia obbligato ogni Aggregato ubbidire agli Ufi.'uli nellecofe, che_>
affi Società appartengono, e non pollano sfuggire il pefo de' difeorfì, delle
lezioni, odi altra comi» «Gzi-wie, cqe dal Principe, o dal Promotore in quaf-
fi vogl|a occaCorae gli falle ordinata anzi niuno tralafci d^r faggio dell 4-»
,
fua dottrina o iquiauio libri UampVi, o.alfr# fui Opera ferirti a penna alf*
Accademia . Ma s’intendano da tal pefo liberi i Soggetti ilhirtri, colobo, che
A^inirterii publici efercitano, i Vecchi, e quei, che da glurta cagione fi tro-
vano impediti i lafcia idoli a loro arbi/rio, cooperare nello fatiche Lettera-
rie, allequali folamente invitare fi debbano.
5 E' convenevole, che ogni" Accademico riconofca gli tTficialùcopiO
loro Superiori in tutto quel tempr»,che da quelli fono i loro Uficj aipminf-
flrati; pojcchd non potranno mantenerli nel lor decoro , né avanzarli ne
progrelfi quelle Comunità. nelle quali manca il dovuto rifpctto, e riveren-
za a coloro, che la governano; però debbano il ''rincipc, e Promotore in-I
vigilare all’olTervanza di tal Legge tanto accertarla per lo buon manteni-
mcn'o della Società , che per lo poco riguardo di alcuni può perdere faciJJ
mente il fuo pregio. .
6 Non (ja lecito ad alcuno formarli l’Imprcfa particolare , le non fasi
compqlla colle regole dovute dell’Arte, ed approvate dal. Promotore, o dal
Principe; e debba corrifpondere all’Jmprefa generale % li cui figura fon_»
molti Gigli altri crefcenti, altri crefciuti in utj campo colmottq 7{on :
tinnì curar. ....
... ,
degna di un animo nobile , fe non quel-
..
7 Non ertèndovi amicizia pju
la , che per mezzo della virtù fi contrae j è particoUr
obbligo d> ogm Ac-
Colleglli encomia-
cademico procurare le glorie della Società , c de’ fuoi ,
re i medefimi , e difendergli dalle
malediccnze de’ Critici, non fole colla
e non traufciar I oc-
lingua , ma colla penna, quando pur fòlle necclurio,»
per gratitudine all Adu-
cafione» in cui porcile dimollrar qualche oflequio
nanza, dalli quale viene pnorato. ,
Ggg a Delle
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1 , o,
4 © Memorie Storiche di G tetano Trmiglioqi
Delle ClaJJi deirAccademia:
cap . ir.
x'7 Olendo l’Aecidemia inquefìa Aia Rifonnadir’occafionea’i Virtuofi
delle Scienze , ha determi-
in ella aggregati di efcrcitaifi nello Audio
profcffiono ,
nato alcune Claffi , folto le quali annoverati fecondo la loro
a quelle appartengono ; So-
pollano ordinatamente fpiegare le materie, che
Poeti, d’Ktorici, di Frlofoii,
no però leCla/fi diGramatici, di Rettorici,di
di Medici, di Matematici, di Legitti, e di Teologi.
1 Da’ i Gramatici faranno fpiegati i precetti delle lingue , come delfii_»
Greca, della Latina , della italiana, e delle altre ; cosi anche tutto quello,
che appartiene alla pronunzia di effe, alJ’Orfo/r4^4, alla Critica, all'Etimtr-
logica, alle Interpretazioni degli Autori, alle T r adizioni , a He Annotazio-
ni, a’ i Commentari, ed a ftmili.
* I Rettorici dovranno decorrere fu le
regole della Rettorie*, dell’Ar-
te Oratoria, dcll'Epiftolaria, e diquelle cofe , che fi riducono fono il nome
di Erudizione.
' 1 Poeti pon folo reciteranno le loro Compofiaionirn Rimanell'Adu-
$
nanza, ma faranno parimenti Lezioni Accademiche fu la Tragica, la Comi-
ca, l'Èpica, la Melica, la Satirica, la Perfificatoria, l’Alt» delle Imfreje, Zj
fu le altre materie, che alla Voetica li riducono.
4 Gl’Iflorici fi eserciteranno ne’ precetti dell’ Iflorica , e nelle oflerva-
zioni de’ buoni Autori di elfi, come ancora nella Cronologica e nella Geo-
grafia alla medefima non poconecefTarie.
j De’ i Filofofi fari materia proporzionata non folo la Dialettica, t»
la Filofofia Maturate, fecondo l’opinione de’ i Peripatetici, o de’ Chimici,
degli Atomilli, o de' Protettori di altra Amenza; ma finalmente la Morale
l'Economica, e le altre.
6 Medici efa mineranno le opinioni Galeniche, o Moderne intorno la
I
N ctonia,
la Fifiologia, la "Patologia, V Etologica, la Semiotica, la Terapeu-
tica, la Cinigia, la Farmaceutica, la Gimnaftica, l'Empirica, la latromate-
tnatica , e le altre parti dell’Arte Medica . É finalmente tutte le Scienze^
che appartengono alla cognizion del Medico, tra le quali fi numerano quel,
le, che trattano degli Animali , delle Fiere, degli Uccelli, de’ Serpenti , de’
Pelei, degl’infetti, e le altre. La conlìdcrazione ancora dell’Eibe, delle Pie-;
ere, de’ Metalli, de’ Minerali, e di ftmili . Olrre di ejò la Chimica, la Spagi-
ca, la Tirottcnica, l’Alcbimiflica,e le Arti Divinatorie naturali, di cui fono
laFìfonomia, la Metopofcopia, la Chiromanzia, e le altre, colle quali fi poi*
fono conofcere le complefuoni degli Uomini in quel modo, in cui vengtv
no permette dalla Santa Chiefa.
7 I Matematici potranno confiderare le Scienze, e i Trattati diverti
contenuti lotto la Geometria, l'Aritmetica, l'Algebra, la Mufica, VAftron»^
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1 ,
Leggi della Società degli Spenfìerati. 42
mi a, U
Urologi a,VOr olografia, la Trigonometria, TroJ'pettiva,VOptica,\i
Dioptrica, a Catoptrica, la Geografia, la Statica, l'Mrcbitettura, li Milita-
I
re, la 7{autiea,\o Meccanica, e le altre.
8 A’ i Legifti non folo fi dà per materia la Giwrifprnden^a Civile, miu
fimilmenrela Canonica.
9 I Teologi Boalméte fpiegheranno le cofe più notabili della Teologia
Maturale, o Metafifica, della Scolafhca, della Dogmatica, della Miftica, e
della Morale, l'otto le quali con molte altre vico comprefa la Catechetica, a
la "Polemica.
10 Gli EminentifZimi Cardinali , e le altre Pcrfonc Illuflri , che aggre-
gati ù ritroveranno all'Accademia, ficcome fono libere da’ i peli Accademi-
ci, cosi una dalle dilliota coiiituifcono.
U Si dà piena libertà a coloro , che per la loro proftffione fi ritrovano
a degnati Torto una Claffè; decorrere, e comporre a loro arbitrio nelle mate-
rie, che fon proprie a cjafcheduna delie altre dadi.
’’
Delle SeJ/ioni Accademiche ; ,
cap. r.
I r~* Hi amandoli dal Principe le Segoni nel luogo folito dell'Accademia,
fi debba fare una fola Lezione , colla quale un folo Accademico
desinato abbia a difeorrere fopra quella materia di Scienza, alla cui GlalTcj
ila egli alTegnato , c quella finita, fi debbano recitare le Compofizioni poe-
tiche dagli altri Accademici, e con quell’ordine, col quale faraono chiamari
dal Segretario; non j>ermettendofi ad alcuno, che Accademico non follo
recitare in publica Adunanza , fe non quando farà permeilo dal P/incipo
che avrà riguardo alla qualità de’ Soggetti , e in tal cafo le farà recitare dal
Segretario. Silafciaad arbitrio delio fteflb Principe far qualche volta egli
medefimo la Lezione, o recitare una Introduzione a qualche Problema, che
proporre vorrebbe in materia fcientiiìca , il quale da due , o da più Accade-
mici fi debba feiogliere.
3 Si llabilifcano dal Principe alcuni della Società , j quali pollano reci-
tare nelle Seffioni le Compofizioni de’ Foraflicri Accademici , palefando i
nomi de’ medefimi, e dopo recitare le debbano confcgnarc al Cancelliere.»;
ficome recitando alcuno le proprie Compofizioni debba darne copia al
medefimo, quando richieda li fòlle.
% Si dà facoltà libera agli Accademici recitare in qualfivoglia linguiu.
i fuoi Difcorfi, ma debbano feiegliere le materie più dilettevoli, e più utili:
e fpiegar cofe nuovamente inventate: efaminare quelle degli Antichi , <o
confiitare le opinioni poco ragionevoli, o alquanto perniciofe in qualiivo-
glia Scienza . Sia lecito anche a ciafcheduno impugnare la
dottrina da altro
H
.
4*1 Memorie Storiche di Gaetan o T r em'tgliomi
in altra Soffione , Le materie però Teologiche da’ folo Teologi trattare fi
debbano.
4 Oflervando alcuno l’errore di qualche Aff anemico nelle Cpmpofi-
aìoni non polla palatolo, che al (pio Principe, q ’ Cc/ilofi fegreumemè, i
acciocché non fia cagione di difeordia; ed a niuno fia lecito recitare, oliai*,
pare Compofizioni , che fue non Ceno; o permettere , ebe fi dichino , òli
Rampino.
e Ninno pretenda nelle Sellioni luogo di precedenza , così nel federe,
come nel recitare, perchè nelle Società Letterarie tutti, come tra loro ugua-
li, fi confederano . • .
Si tengano Se filoni particolari ogni anno, così nelle (plcnnità de'San-
6
tiProtettori dell’Accademia, come per celebrarli i funerali a coloro , elicla
per edere flati fruttuofì Accademici, fono di tale onore (nc(i(GYqR.
7 Volendo il Promotore nella Città io cui fi tipoya congregar qual-
che Sdlione folto il titolo Redo degli Xpenfitriti, (ia tenuto ogni Accade-
mico, il quale ivi dimorane accettare quei peli, che affignati gli fodero, ri-
trovarli prefente alla /teda Se filone, e dare ancora copia delia fua Compo-
fizione, acciocché poda il Promotore inviate all'Accademia ulti i Compo-
nimenti, che recitaci fi fodero.
Della fi amp a de' libri Accademici ,
C
r A
a
P. •
V I.
« . •
...
|; I
t r E Opere Rampate fono quellep odono recar’opore , o biafìmo
, clic
I j notabile, non folo a gli Autori di efls.ma parimente all’Accademia
rutta , nella quale fi trovano aggregati ; però à niuno Accademico Ca lecito
lervirfi del titolo di Sptnficrtto , o d’Incuriofq ne' fuoi Libri , ed in qua Ri-
voglia Compobzione, le prima non abbia ottenuto il coqfenfo del Promo-
tore; che fìccome avrà riguardo alla qualità de’ Soggetti, cosi non farà faci-
le a concederlo ; riputandoli nella Società per OOP de’ maggiori onori il po-
terli valere del titolo Accademico fu le Rampe; ma edendo femplici Epi-
grammi, ò Sonetti, o cofa limile, che Rampare fi dpveflcro, balfarà la iicen-
2adi qualche Cenfore, che l’avrà letta, o con approvazione fcritta, o colla
firma in pii dcU’Originale, da confervarfi daU'Auforc; e lo (ledo Cenfq-
rt farà tenuto render conto degli errori altrui , o di altra cola difeon vene-
vote, die potrà occorrere nelle Compofizioni, le quali avrà egli approvato,
lì per dar efempio agli Accademici , fia tenuto lo ffeflq Promotqte, ciò
fltdo Principe 6r riconofcere i fuoi Libri a qualche Configliele , colia cui
fentenza potrà valerli del titolo della fua Carica nella (lampa.
a Per òrtenerfi l'Approvazione Accademica de’ Libri , debba l’Autof e
Accademico formar memoriale diretto all'Accademia, o al fuq Promotore,
« debba lo Reflò Protnotofe provvedere, eleggendo j Calori neceflarj, fe-
condo la qualità delia maceria trattata : ed avendo. le relazlpni de’ mededì-
rai.
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,
Leggi della Società degli Spensierati 42 j
mi , abbia
a formare la fua approvazione a nome del l’Act adonta, per que*
chefolo appartiene al decoro della Società; dichiarandofi nella luffa for-
inola deit’approvazionc, che fi rimette alla cenfura delTautoiitàEcclelìalli-
ca,e Secolare) a cui fpetta la fumicazione delle llimpe.
• '» Effondo cenfnrata qualche Opera di alcuno degli Accademici* la_#
•piate f He fiata riconofciuts, td approvata dall'Accademia, e tenga (lampa*
t) l'approvazione ; furenuto il ficniotore fiabiiire alcuni Accademici * t
qoa.'i dt libano prendere le difefe del Collega, ed turale occa Itone fi oblili,
ghiro tutti gli Aggregati di qualfivoglia profe/fione efeguire quelle patti *
Promotore, fecondo l’abile à loro allignati . Quando
alle quali foJT.ro dal
però Opere di qualche Accademico non portano l'approvazione dell'
le
Accademia nelle Itampe loro , per non clferc Ilare conofciute da' Cenfori
defiinarì dal Promotore fteflo, in occafione di Critica, non lia tenuta l'Ac-
cademii prendere le difefe, c farli propria la caufa venendo (limati tutti
: i
Libri non riconofciuti, cd approvati, come fe folTcro di Autori , co’ i quali
non ha l'Adunanza alcttn’infcrefle.
4 Non polla on’Àccademico pubblicar Libri confra alcuno de'CoIle-
ghi Accademici, lenza precedente licenza 5 alirimente fia rolrodal mime»
ro degli Aggregati quello fteflo , che avrà con qualche fenttura dato prin-
cipio alla difeordia Letteraria, acciocché tra’ Collegati fi confervi l’amore,
è l’unione convenevole . Ld in cafo, che fi debba concedere tal licenza.,
non polTi darla il Promotore, lènza che vi preceda la cognizione della cou-
tefa, e del Libro Critico da pubblicarG.
V Sarìctira del Promotore raccogliere varie Lezioni, che nell’Accadc-
ania recitate li follerò. odi coloro, che fon prefenti in RolTaoo.o de’ For.i-
Hieri , che l’hanno inviate all’Adunanza , e formando gli Atti Accademici
della Società, fargli pubblicare nella forma, che pubblicati li veggono tanti
altri Volumi di fimil materia con fodiafazione de’ VirtuoG.
6 Sia lecito a ciafcheduno lardare alle (lampe i Funerali celebrati Oj
qualche morto Accademico fuoCongionto, o affezionato, fi quale farà (la-
ro dichiarato meritevole di tale onore, ottenendone però il confcnlo dell’
Accademia in fcriptii.
7 Non riconofce l'Accademia per Tuoi Aggregasti, fe non coloro, che
fi veggono deferitti nel Catalogo di fno ordine fiampato ; e perchè molti
polTono effere i Cataloghi dal ja Società permeili ; lì debba però attendere
l’ultimo, non riconoftendofi per Accademici coloro , che non fi fcorgclfe*
ro regi (Irati . E fe alcuno lenza (fière flato aggregato ordendo flato tolto
,
dalla nota Accademica per le ragioni, che faranno parate convenienti al
Promotore, ardifle nelle lue opere dichiararli Accademico SpenGerato;
debba il Promotore dichiararlo cfpre fornente per uno degli Accademici
Caflm, ne’ primi Libri di qualche Accademico, o dell’Accademia, che Ila m-
pare fi dovrebbero, acciocché per Accademico non fia rico noie iuto.
8 E’ cofa conveniente , che gli Accademici fi debbano valere degli
Stampatori Accademici nella (lampa delle loro Opere ; ma non pofono gli
Stampatori imprimere alcun Libro, jn cui l’Autore fi ferva dei titolo di
4 14 Memorie Storiche di Gaetano Tre migliorai.
Sperperato , fa non lo conoffa approvato dall’ Accademia rapprefentit*_#
negli Unciali Promotoriali. <
9 Stampando alcuno Accademico i fuoi Libri coll’autorità , e coll’ap-
provazione dell’Accademia, Ca tenuto inviare alcuna copia al Promotore ,
ed all’Accademia (Uffa per confervarfi dal Cancelliere in memoria delle.»
(lampe fatte dagli Accademici; dovendoli , quando il Promotore (limerà
convenevole, publicare la Biblioteca Accademica , in cui le Opere tutte de»
gli Aggregati faranno deferitte per decoro della Società, alla quale profpc-
ri progredì fi augurano.
Napoli u-Gcnna/o 1696.
Giacinto Gèmma Promotore.
TrafmelTe all’Adunanza Jc fuddette Leggi colla loro
Dilucidazione , furon tolto da tutti gli Accademici ap-
plaudite per la novità loro ,
per l’indirizzamento da lui
confideratoneccflario a progreflì comuni, e per Io zelo
i
affettuofo con cui fi accinge ad innalzarla col mezzo del-
,
la nuova Riforma <;on fua gloria ftabilira>perlocchè elTen-
dofi lette in una particolar Seflìone, fi determinò l’ap-
provazione delle medefime con Decreto fpeziale , rilol-
vendo anche gli Accademici dimoflrare i tegni dovuti
della loro comune foddisfazionc ,
anzi dell’ohbligo inJ
cui fi vedean polli , con Lettera ringraziatola » che qui
bifogna Umilmente riferire.
L’accademia degli Sperperati
Altllluflrifs Sig. D. Giacinto Gimma “Promotore .
C On p>mmo gradimento di Adunanza p fono ricevute /t»
tutta tjucfla
Leggi Accademiche da V .S.llluflrifiime concepite ; ed è flato grande
l'applaufo piti da poterfl foppcrrc, che tfprimcre . A
piena bocca fe n' è giu-
rata l’ojfervanga , come gii fe te trafmette il Decreto dell'Approvagione
$
e potei favorire parteciparlo a’ Foraflicri Aggregati , acciocchì nell'uni-
forme ccn/cnfo rifp/enda maggiormente col rt.antenimcto di quelle la buone.
dire-
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-
Del? decadenti* degli Spen/ierati. 415
direzione della Società noflra , e le glorie di V. S. Illuffriffima; alla quale
offerendo i noflri ringraziamenti baciane affettuofameute le mani, affano
17. Febbraio 1696.
Di V.S. IllMflrifs; !
; \
;
r •
M
Affezionatife. fimi dori obligatifs.
Ab. Ignazio ai Lauro "Principe.
Can.Francefco Barbaro Cxnfore-Aff'ff.
D.CarJo BlafcO Cenfore-AJ/iJleute.
FranCefco Carbone . .i 1
Cancelliere Accademico
A endemia Incurioforum Poffanenfntm.
D ie decima Ttbruarij tgpg. In fecreta Se ffione Ae
adertile a puUic i perì
IcElie legibue , ex cammijfione ttoflr* Academitt ab Illuflriffimo V. t.
D. Hyacintho Cimma noflro perpetuo Promotore max imo jitdicio exaratie ,
•voto omnium Academicorum , &
prafertim Cenforum-Afjiftentium V. I.
D. Caroti Blafco,& Canonici D. Francifci Barbaro, eafdem Leges cum nova
Societatis Bfformatione fare, &
effe approbandas, ab omnibui cadeV A
micie invi olabilìter Jcrvandae , earumquè objervantite (jttofcumcjui Aca-
demicotyCtiam exteros eidem Societati adfcriptoe.fizi adfcribendoe obligari
in perpetuum, itaut eas incingere nefas fit, extimavimue. Datum ex Adi-
bite Academicie die\ , &
anno ut faprà.
Loco f figlili» Abbinatili* de Lauro Trincepe.
D. Carolus Biafco Cenfor Affijlcne.
Can.Francifcui Bai baro Cenfor-Afeifiens'
Ita eff
Franc.Carbone Cancell.Acad.
Stabilite le Leggi fu ncceflario per la loro oflervanza^
crearfi di nuovo alcuni Uficiali , così appartenenti al go-
verno , che fa il Principe nel proprio luogo dell'Adunan-
za, come a quello del Promotore fuori di efia,i quali ogni
anno fi fono mutati, o confermati, e qui batterà deferiver
gli Uficiali dell'anno corrente 1 70 2.
\ . A
Hhh VFI-
.
'42$ Memorii storiche di CmtanoTremiglio^i
. . -, > u .7 \ • -
VPICIALI DEL PRINCIPE ,
Principe
D. Ignazio di Lauro.
Ctnfori- Afsijlenti
Carlo Blafco
Canonico D-Francefco Barbaro.
Segretario
Orazio Rogano.
Cancelliere
Francefco Carbone.
Prefetti
Fortunato Amarelli.
Michelangelo Monticelli.
Provveditore s
Orazio de Paola.
bidello
D. Antonio de Marco.
Tra gli Uficiali,chc dal Promotore fi eleggono, alcu-
ni fono ftraordinarj dipinti dagli Ordinar; , e quelli per
lo più fono diputati per la revifione de’ Libri degli Acca-
demici 5 che vogliono ftampare col nome Accademico 9
e propriamente fon detti Ctnfori Eletti , efercitando Ia_,
lor Carica in quell’atto 5 che a loro è commeffo . Gli Ufi-
ciali però Ordinarj del prefente anno 1702. fono i fb-
guenti , de* quali i Confìglieri , i Ccnfori }
c i Scgretarj fi
difpongono per ordine di ct^*
~
« \ \ .1 •
*
.
*
t * • •
V-’.? :iYt? 'Ufi-4 »
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.. .
Delt Accademia degli Spenferatll'* 417
VF 1 CIALÌ DEL PROMOTORE • • • .
** . »
.
. ^
Promotore ^
D. Giacinto Gimma.
. .• _ •
Con/ìglieri ... ;.. . ....
• . ì Luca Towi. ! . ;
•
D.Marcello Celcntano.
Baldaiàrrc Pifani.
Gaetano Tremigliotti. i j.
Cenfori
Andrea Perrucci.
Canonico D.lfidoro Nardi.
Giovan-Mario Crefcimbeni.
D.Giovanni Bortoni
Segreta/]
Canonico D. Tommafo Molina
D.Padovano Guafco
trova elètto in Napoli,
Lo Stampatore Accademico fi
il bifogno di
cioè Carlo Troife ,
non e Rendo accaduto
altri in altre Città come fi elegge.ebbono dal-
eleggere ,
Promotore r ft foflc neccflario
lo fteffo .
#
delle buone Accademie,
E’ jCwepre Rato ufo lodevole
difpcnfarRglpAtteftati, o Reno Patenti ,
non fòle agli
ed aciocde potefic_.
Aggregati, ma agli Unciali Refli*
della Società poRra_, ,
ciafchcduno riconofceifi per uno
fi Rabilirono le
medefimc . Quefle cran prima m* lingua
Tofana; macrcfcefido poi i’aggrcparionc de Soggetti
metterle iiu
foraRicri , e dcfiderando alcuni valeifene col
loro Opere per far concfcerc
eRcre-,
iRampa avanti le ,
Hhh «S' ,no
‘
2,
42 8 '
Mimorie Storiche di Gaetano Trèmìgliox^i
eglino nel numero de’ noftri Colleghi » fi cambiarono in
linguaggio Latinojcomc più comodo per i medefimi Ac-
cademici , e per li loro libri . Di quattro fpezie dunque»,
fono le Patemi, che fi coftumano nella Società nofira, le»,
quali a nome dclla medcfima
#
fi difpcnfano dallo Hello
Promotore , e qui ho voluto riferirle per dar piena in-
telligenza de' noliri affari y avvertendo , che quelle per
gli Accademici fono in iltampa, portando foprarimpie-
U dell* Accademia} e l’altie fcritte a penna* >
• • . . «
• * . «
?A-
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P 9
P/rr NTT PF.R GLI ACCADEMICI. 4*
tiLttààt.A
JD. HYACINTHIIS GIMMAÌ
^ U.J.D.Promotor Scientifica Sorietatis INCURIOSORUM, ^
^ Roffani,Promotor'Confultor Peregrioorum Acad.Rom# in ^
j Regno Neap.Academicus Infoecundus,Platani,Unitus, t
j Infkranutu$,.\rcadicus,Ptiiloponus, &c. v
j "''Ommendabile protetto clt, ac litcrarum progredui quàm utitjdimù £
Oruditorum congrefi'us inièitui, fundarique Academias.in quibua?
’pcnitiorAScàentiarura , & A ramni certatim pertraftentur,inextricabilei^
^learuodem cnodentur quaeliioncS,ac quxcumque cedro dignx elucubra-r
Stronca promutgentur. NnHus intere* ctlambigcndi tocua , hujirtmodiì»
<Jcongre(Ius eò cclcbriores eroinere, quó magia reconditarum cogriitionc^
njrerum inltrufti, periciorefque Viri feligantur, qui non tàm antiqua diujs
Jprobaia ad incudcm revocare:quàm nova inventa ad perfeelionem per-u
jducere vateant . iNCVRIGSORVM iddi co Societarcm Clariffimae^
jVrbis nonnullis ab hinc lxculis inltitutam, Vromotoris oncrc,^
*
atidoritate ab Illuttrifs.f’rincrpc.cjaifque Academicis nobis impartirà,
jtapientibus Socijs.nobilibus Mtni(Ìris,novifq; Có/ìitutionibus omnium^
^confenftì rcccptis, operose firmavimus. Quamobrem eadem facultare abS>
^jpfamct fcientrfica Socittate INCVR.IQSOR.VM, qux dicitur Italia^
^Acadcmia degli Sptnfierati, cjufquc lllufirifs. Trincipc D. Ignatiodcjp
4^Lauro,r.I .D. nobis commuti icata.Virum N.N. . .. ... .cammorantem,^
<jcum isà Tcttibus Academicis , baud vulgati prxditus litcratura ex for
^
jroa Gonftitutiomim ejufdcm Academix fitapprobarus,ut Hortum no-t
jitrum Literarium, vclu» redolena Lilium decoraret,m eandrm Società-^
Jtem adlcribimus.atque nofhum Academicum deelaramus. Ideòquc has*
jprxfentes fieri raandavimus.propriaque manu iubfc ripus, no/tro figiilo^
Tcomrounivimus. die menf. Ann.
K Hyacintbw Gimma Promoter Ac ad. i*
Unghia.
^
* WWW WV VW V V W W w
^Rtf ijlr.fol
V
N.N. Secret »r,Prvnetwinl.Ar*dem..
T*' *•"
p
*
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. .
43° Memorie Storiche di 'Gaetano Tremiglieli
Hanno quelle il Titolo del Promotore , la Tua firma,'
c’I Tuo filugello Promotoriale , c la firma del Segretario $
così tutte i’altre delle quali ballerà mettere le fole For-
,
molo. >
F atenti per li Conjiglitri Pr omo tori ali
O rfici* Miniftrorum variente fublevantur , Se gubernacula pm demmo
fentcntia optimé inlh'tuuntur; idcircè axf Promotorialcm , &Iirera-
riam ctiram confili)* coad/uvandam audoritaren©bi*communicata ab H-
,
JulTr dima Incuriojirum Rufciani Societatc, eitifque Illuftri/Timo Principe
D. Ignudo de Lauro V. f.D. Cathcdralifquc Ecclefia: Civirati* epifdem Ca-
uunico Thefaurario, T^. virum dodrina ingenio , Se prudenti* quam-
maximc prxditum , Confiliarium noflrum Tromotorialem>pcr annum pr*-
fentem declaramus, cidcmque facultitem in Societari* Lcgibtis expreflam
itnpartimur. In quorum /idem has prx/entet fieri mandavimus,propria_*
manti, figilloqtte no,'irò communi»*. die ... Menf. .... Anno, ...
Oliando i Configlicri fono dallo ftefio Promotore»,
confermati nella lor Carica, fi muta la formola dicendoli:,
*•*
Conlìliarium nojìrum anno precedenti declaratum , per
.
fequentem denuò confirmamat : c fi fa la ftelìa mutazio-
ne in quella de'Ccnfori, e de'Segrerarj
Patenti per li Cenfort Promotoriali.
A Cadcmfcos in conventi!*, ne imperiti renani ignarique obrepjnt vel
,
Achanti* Cicad* inter canora* Pfiilorrelas confidere fpefrentur.prte—
cipuum effe Ccnforum munti* fiaud ambigendum , eoldimquc elegi viro*
,
acri judicio, & fìnctritate conf|ricuo* oper* preritim cflfcdoximus. Facnf»
rare igitur nobis impartirà ab Iliu/lriffima Inneriofonim Rufciani ScierKift-
ca Socictatc, ejulquc llluftrfflìmo Principe D.lgnatio de Lauro L'.l.D. Ec-
clclit Cattedrali* c/tt/dcm Civitatis Canonico Thc/aurario, virum N. N.
.... N. commorantcm ,
Cf »/o-
prxfarf* omnrbtrs conditionibus praeditum ,
rem nofirfc Societatis per annum contticuitmrs , Se dedaranui* ut Acacie» ,
micorum fcripta rypts evulgaoda tnrtinare, nobilque lignificare valea* .
Quid enim ineptiu*, qui pati, tir inter ofore* antere* mctvncinrréobftrcpere
audiantur ? Ha*. ideò prarfenres fieri martdavinuis , propriaque mina iub-
fc r
ij
tas, nofiro figlilo comm.univimu.s die-». Menfis Anno....
\ •
Px-
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,.
Peli Accademia degli Spensierati. 431
Patenti per li Segretar) Promotoriali .
M Inifleria ,
eta» arcana
dem
quorum in Acadcmijj fumma
,
communicare, acque deliberariones expedire . Cum autem cos
efl
indigeni auxilio, forum maxime, qui fine i fccieris qtiibus li-
cura, Miniflrorum equi-
cligi viros eiuditione , litcrarura , atquc Additare fpc<ft.ibi'es , necnon ad
id muniu honorarium txercendum idoneos expediat , N.N. Collcgam no-
Ifrum ad Minilierium Sccretarij-TroThotorialis, per annum eligimus,auflo-
liiare nobis impartirà ab IJIufiriflìma lncurioforum Academia, ejufque il-
luflriflìmo Principe D. Ignario de Lauro V.l.D. eidemque ius in Confliiu-
tionibiu Academicis expreilum concedimus.In quorunvfidem has prifen-
res fieri mandavimus, propriaque manu . ac figillo noilro communivimus
Datum • •••• die , Mente •••• Anno .
Difpoftc le Regole ,
gli Ufìciali , e tutto quanro eia
di bifogno, incominciaron Subito i buoni progreflì della_
Società, e molti Virtuolì ricevendo appena la notizia, de-
aerarono annoverarli . Bisognando però al Promotore^
far ritorno alla Patria, come Seguì nel 1 696. parca intie-
pidito quel fervore, con cui lì era dato principio a sì buo-
na infiituzione *, quando tre anni dopo lì dimoftrò non-,
oziola nel difendere i Suoi Accademici . Videfi impugna-
to il noftro Collega D. Carlo Mu/it ano con Volume par-
ticolare , che fu ftampato contro la Sua prima 7 rutin
Al tdica pubblicata fin dall’anno 16S8.; E perchè le Sue
Opere portavano efprefla l’Approvazione Accademica,
inviò Subito al Promotore la Cenfura , che gK era fiata.»
fatta, accompagnandola con una lettera, in cui dando 1&^
notizia di quanto l’era avvenuto, ricercò la deliberazione
della Società, per potere efeguire quanto Se gli dovea or-
dinare . Gli replicò il Promotore con una Epiftola Lati-
na, e grimpofe a non aver cura di difender Se fieflb ,
con-
venédo ciò fare all’Academia per l’obbligo promcllo nelle
'
Leggi. Fu
. ,
Ì43 1 Memorie Storiche di Gaetano Trtmigliog^i
Fu quella Epiftola comunemente applaudita da’Vir^
tuofi per la Tua Erudizione medica , di cui (lava ripiena
r
e per l'artificio, col quale flava , comporta
impugnando
nello Ucfio tempo, quando moftrava non parergli degnai
da. cfscrc impugnata la cenfura ; onde tra gli altri , dopo
die l’ebbe fiotto l’occhio il dottilfimo Giovan-Giacomo
Alangeti , uno de’maggiori ornamenti, che abbia la So-
cietà noflra , c la Rcpublica de’ Medici) gli Icrifsc su lo
A C ^° argomento, e conchiufie dicendo: Interea quando -
/,XdJ!c7^v quidem a Dottis omnia dotta , tfr etiam in <r>ilionbut
f'aiT
M* rt }
'
in/ettis depingendis magnerum ingeniorum excellentia
nobis ah quando non mediocrit caufa fuit admirationity
gaudemus, quod in hoc , ignobiliori etiam fubietto , oc-
cajio data fit Amplitudini tua multa egregia , ac pofleri -
tate 'vere digna eleganti exarandi Jìylo
Servì quella per foriera di molte rilpoflc , che fi pre-
paravano , e nella medefima io mi vidi eletto il primo sl,
nome della Società a difendere lo fteflo Mufitano, delle-.
Cui Opere Cirugiche era flato eletto Cenfore Accademi-
co, nel darli la licenza della loro pubblicazione dalle (lam-
pe. Scriflì dunque la Nuova Staffetta da Parnaffo circa
gli affari della Medicina dirizzandola all’Accademia, ac-
ciocché avelli corrifpofto almeno colla dedica all’obligo
in cui mificorgca per l’onore di tale elezione; E fu tanto
applaudito il zelo dimoflrato dal Promotore in difendere
una Caufa comune, c per l’ofservanza delle noftre Leg-
gi, che l'Adunanza ne diè cortefilfimi ringraziamenti con
due lettere , le quali qui fi debbono riferire per non frau-
,
dare la Storia , e macchiare la verità paflando in filen-
>
zio per fine particolare quelle cofe , che fono avvenute-, •
La .
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. . -
Del? Accademia degli Sperperati.
_j
La prima fu dirizzaci al Promorore con tali parole*
I llufirìfs. S ig. e Tadron Offervandi/ì.
TD cosìdenuta alle gentili fuegragit quefl' Adunanza, che non truova
termini da contesamele i doveri . La
difefa del noftro filmatifimo Si-
gnor D. Carlo Multano no» polca appoggiar
fidai favore di V.S.llluflrijfima ,
epe all ammirabile ingegno del Sig. Tremighogzi come
, nefaran fede leu»
pampe. Ter applaudire ali elezione, le ne portiamo con
quefla i ringrazia-
menti, J per andò , che fitto gl' inchi ofìrì della /Uà
penna rimarrà confermata
la buona fama c dottrina di un noflro Accademico
, ed a T.S, Illuflrifumn
,
baciamo affcttuofamantc le mani, tuffano 1 1 . Luglio 6
j
p ?.
DiV.S. llluflrifs.
Ter i Accademia degli Spcnficrati
Affcgionatìfs. Servidori obbligatifs.
Abb. Ignazio di Lauro Principe •
Htgifir.fol.gol D.Carlo B alco Ccnfore.
Carbone . Canon. Francefco Barbaro Ccnfore
Orazio Rogano Segretario .
La feconda fu dopo molti mefì a me diretta > quando
riceve la Staffetta» che fu aliai trattenuta per la flampa^. >
e così dice
llluflrifs. Sig. e Tadrone OJfcrvandif.ì>
N O» polca da penna pii glorioja ricevere le fue difefe
ftmo Mufitano, che da quella di V . S. tlluflrifs. la quale
TarnaJJo n ha portato a quella -Adunanza la
,
fua
dotta Stafcrci .
il noflro flimatif-
volando dal
Regiflrat*
n C" lvt0 ’ ma
jj
nitd
•
//
dell a ffama ; Creda però quali ftano
f
P’à ne' noflri cuori tri gloria de' Tofleri ncll'et er-
le congratulazioni , ci r ingrani a
menta pacchi all' altera degli onori corrifpondono a mifura gli o/ìequ de' i
noflridoveri , ed a V.S . llluflrifs. porgiamo mille
abbracci di tenerezza ,
o
mille riverente diflima. Rogano
». ji prile 1701.
Dì V.S. llluflrifs.
Affezionatifs. fervidori oblìgatifl.
Ke&iflr-alfil. io?.' Ab. Ignazio di Lauro Trincipe.
Ter l' Accad.de gli.Spen/ìer ali Can. Francefco Birbaro Cenfort'%
frane .Carbone Cancelliere. D. Cario Blaico Cenfore.
Iii Siamo
434 Memorie Storiche di Gaetano Tremiglio^j
Siamo noi tutti ancor membri jlcll’Accademia de’ PeU
legrini di Roma, e correndo a me l’obbligo di darle la.,
notizia dc’noftri affari Letterarj perla difefa di un Compa-
gno anche Accademico Pellegrino, qual’d il Mufitano,fui
onorato con altra rifpofta di tal Pentimento.'
Illuftrifs. Sig. e "Padrone Colendijs.
Onfen^i piena cognizione del profondo faptrt diV
N il virtuofifiimo Promotore Sig. Giacinto Gimma tra tanti
. S. Illuftrifs. l'hà
Soggetti di
valore dicatela rinomata Società degli Spenlicrati [celta alla difefa del Si-
gnor Z>.Carlo Mufitano. La di lei Nuova Staffetta da Parnaffo circa gli af-
fari della Medicina, trafmeffa col favore del fuo gentilifftmo foglio a quella
Adunanza, in cui fi truova aggregata dal proprio merito , ficcome dichia-
ra la prudente , e giufta elettone del predetto Sig. Promotore cosifà cono- ,
fiere lofpiritofo talento di V. S. Illuftrifs. , che ne riporterà l~
dovuta lode
dalla Repubblica Letteraria , alla quale per tutti i capi i firet tornente bene-
merita Ver quel che riguarda il noftro conojcimcnto ,le rendiamo diftmte
.
grafie del penfiero , che ha avuto di portarci il frutto del fito fecondiamo
ingegno-, e con diJpofiz<one d‘ fervirlain qualunque congiuntura, che
vorrà
fomminiftrarci per autenticarle colle opere Jleffe il noftro gradimenti , ba-
,
ciamo a y.S.Uluflrijs. le mani. Roma q. Maggio 1701.
Di FS. Illuftrifs.
Divotifi. fervi dori obligatifs.
Ver gli Accademici Pellegrini
D. Ifidoro Nardi , detto Atenodoro del
gran Saffo d Italia, Promotore •
Il Promotore fe ricevè la fua Carica perpetua, e gene-
rale nella Società degli Spenfierati, l’avea prima ricevuta
da quella de’ Pellegrinami riftretta nel Polo Regno di Na-
poli , col biPogno di eflcrgli confirmata ogni anno } ma_,
fu tanto avuto a gradimento quello Può zelo dimoftrato
nella CauPa del Mufitano , oltre le Pue diligenti cure nel
propagare l’onor comune per quelle Adunanze , per le_»
quali eiercitava , ed ePercita il Può uficip , che fi molfcroi
me-
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. ;
Dell' Accademia degli Sperperati . 455
medefimi Accademici Pellegrini di Roma a confermarlo
in perpetuo, ampliandogli ancora l’autorità, che l’avean_.
darai perlocchè gli fu fpedita particolar Patente in pcrga*
mena, ornata di pittura colla dichiarazione fegucntc.
'Teregrinarum Vrbii Academia
llluflri, & Erudite , ac Excellenti Viro D.Hyacintbo Gimmo
C Um aliis ex communi Peregrinorum Urbis Academix Promotoriitiui
contenta , Te Virum Illultrem omnibus in difciplinis verfatiffimum
ad ejuldem Academix majorem gloriam aggregare fub nomine Stellanti
ab lapygia. ac in Promotorem» Se Confulrorem prxclariffimi Regni Nca-
polmni eligere deliberarum fuerit , taper quibus infìgne quoque Tibi te-
llimonium trafmiferimus. Hinc ad perenne tux famx.augmentum nollra
Academia non folum per Te collata beneficia confiderans , fed infuturimi
collatura profpicfens perpetuum Promotorem, Se Confultorem Te elegie,
& conllituit.cum facilitate aggregandi quemlibet Tibi dignum bené vifum,
nomcnque Academicum eidem imponendi, ac teflimoniales exindè litera*
expediendi . Lege tamen earum excmplaria ad nos trafmittendi , ut in albo
Academix nomina per Te aggregatorum regillrari facere poftìmus. Datura
ex Congregatone teoreta prima Jannarij 170;.
‘
Lee. f figlili.
IotBaptiffa Vaccondius T.V.D. ìnter Teregrinot
Brancadorus ex bibula Tromotor.
Michael Angelus Albritius ìnter "Peregrino! Al.
birus ex Tyberi Tromotor.
Canonicus Kidorus Nardi inter Teregrinot *Atc-
nodorus ex magno Italia fa xo Tromotor.
• Ergifir.foI.j 2 .
Sin dal tempo della Riforma fi efercitò l’Adunanza*
nelle materie feientifiche, o delle naturali oflcrvazioni ,
facendo pruova,o efaminando le invenzioni, che agli Ac*
cademici fielTì cadeano in penfiero . Così nel principio
dell’anno prefente in una particolar Scflìonc tenuta fi di-
lli x mo-
436 Memorie Storiche di Gaetano Tr(migliori
moftrò efler maravigliofo il Mondo per le continue fpe-
rienze, e decorrendo Michel’Angelo Monticelli, uno de’
più eruditi Accademici delia Clalle de* Medici) e Filofofi,
intorno il Magiftcrio de* Coralli , in prefenza degli Udi-
tori , che v’eran concorfi per foddisfare alla curiofità co-
mune, fi fe l’artificio della precipitazione.
In altra Seflione fi celebrò una operazióne Antimo-
niale , e fatta la feparazione colle tre detonazioni , fe il
Principe D.Ignazjo di Lauro accrefcerc due gradi di fuo-
co ,
c ritornando la miitura all'clTer primiero , fenza aver
punto perduto delle particole arfcnicali , che fi credeano
diiììpate , fi confermò nel credere la confufione delle fpe-
zie ,che attualmente fono in tutti i corpi , fecondo i fuoi
principi, (limati Caoftici, in guifa che la generazione altro
n n venga immaginata, che una efpreflìonc di fpezie con-
fida, e la corruzione una confufione della fpezie corrotta.’
Si fono in altri tempi fatte Seifioni lugubri per 1&, .
morte di quegli Accademici , che davano fplcndore all*
Adunanza. Altre volte tutte Oratorie, e Poetiche, nella.,
maniera, che fi fe udire per la venuta del noftro Cattolico
Monarca Filippo V.in Napoli . Incominciò la feda per lo
faufto arrivo col folenne Te Deum , cantato nella Catte-
drale Itcfsa di Rofiano dall'Arcivefcovo, dal Capitolo,^
dal Clero, e continuato per la Città per tre fere con pom-
4>ofa proce(Tìone,veggendofi lumi per leftrade,c udendo-
li fuochi artificiali da per tutto. Fu fatta di ordine del Prin-
cipe Borghefe utile Signore di quella Città colla diligen-
za del Dottor Giacinto Gualtieri luo Governadore una
faftofa Cavalcata di Nobili, che partita dal Palagio della
Corre feguitata dal Governadore ftefso , che fpargea da-
naro
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Dell' Accademia degli Sperperati. 437
naro, c dal Magiltrato , c dalle Compagnie de’ foldari a
cavallo , ed a piedi) camminando per lo gran (ito della
Città ) fi portò al Trono > ove fi vedea il Ritratto dell su,
Maeftà Regnante > con fella di tutto il popolo , e con re-
plicato ribombo delle Artiglierie. Fu onoratolo Hello
giorno da una erudita Accademia) che recò foddisfazio-
ne grande a'forafticri) che erano concorfi da’ luoghi vici-
ni^ ed altra fimile fi ragunò a i 1 5 .di Agofto per ì’Amba-
feeria fatta dallo fteffo Principe Borghcfc a nome del Mo-
narca al Sommo Pontefice) recitandofi dagliadunati varj
Componimenti . Cosi tempi
altre in altri ? e ih diverfe_.
materie fi fon fatte 5 c fi fanno di continuo , o leggendoli
Compolìzioni di quelli ) che fono ivi prefenti , o di altri
forafiicrij le quali dal Promotore vengono inviate.
Dopo la pubblicazione della Staffetta dovea fubito
darli principio all'unione degli Atti Accademici della So-
cietà) fecondo il precetto Inabilito nelle Leggi ; ma occu-
pato il Promotore in altre cùre, c negli Elogj ftelfi, che—
dalla (lampa hanno avuto gran dilazione ) quando fi fpe-
fava doverli pubblicare tra pochi meG > bifognò) che_,
fi diffèridero i medefimi > finché fodero pubblicati gli
EI°gj*
J
Daltempo
... in cui fi pubblicò la medefima Staffetta ,
e fi diè principio agli ftelfi Elogj fi è notabilmente avvi-
vata la Società per gli evidenti progredì ) che ha fatto , c
per le nobili aggregazioni di Uomini Illuftri di varie Na-
zioni ,
il che da animo a continuare così buono inftituto,
ed obbligo di mantenerlo nel fuo glori.ofo decoro E ve- .
ramente ficonofcentlla noftra Accademia quanto lia ve-
ra quell’ autorità di Platone nel Dialogo del Regno al
nutn»
*
43 8 Memorie Storiche di Gaetano Tremiglieli
vum. i p. ove dice
'Unius igitur dominatio bonis con
:
junfta conjìitutionibut , quas leges 'voca'vimus , fex il-
larum omnium optima ejì . B'IaSocictà una volontaria
unione Letteraria di molti Uomini dotti , che di lor vo-
glia coflituifcono un Capo , c quello rilìede nel luogo di
Rollano , fpettando a lui governar l’Adunanza col tito-
lo di Principe 5 ma prudentemente rifolvcndo coftituirc
altro Capo
fuori di Rollano per lo bifogno di indirizzare
Accademici , ed ottenerfi un buon progreflo per
gli affari
gloria comune,
lo ffeffo Principe , e l’Adunanza ftabilìil
Promotore, al quale conferì tutta l'autorità loro . Aven-
do addunque il Promotore libero il governo, e dipenden-
do dalla fua fola volontà tutte le r
deliberazioni più gravi',
èa lui facile perbuona corrifpondenza co’ i Letterati
la
di varj paefi accrefcere gli avanzamenti comuni il che_,
;
larcbbe diffìcile, fe doveffe ad altri fottoporre il fuo vole-
re j
perché fe in un’affare piu fentimenti fi richieggono
fenza che vi fia uno , che pofla deliberar da fc ffeffo , o fi
adempirà di rado , o farà imponìbile a poterli adempire
per li difpareti , c per le contrarie opinioni o per la dif-
,
ferenza de* fini privati, da’ quali poi nafeono le difeor-
die, il poco buon governo della Società , ed il breve lo-
ro mantenimento .
Si fpera dunque, che dovrà l’Accademia noffr£i
lungamente fiorire , e di giorno in giorno ricevere gli ac-
crclcimcnti dipendendo iJ governo tutto dal libero ar-
,
bitrio del Promotore, che per lo fuo zelo e per la fpcri- ,
mcntjta abilità ad ogni buona direzione delle Ragunanzc
Letterarie vien nominato il primo Mobile, e l’Anima,.
della Società dallo ffeffo Principe, c
dall’Adunanza tutta»
A ciò
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Dell' Accademia degli Spensierati. 439
A ciò fi aggiugne l’oflcquio , e il concetto grande ,' cht_,
fi ha della virtù fua , e il continuo gradimento di ogni fua
operazione, per cui maggiormente fi conolce egli obbliga-
to a non trascurare quel che appartiene alla iua Carica ,
c procurare la quiete de* Colleghi , l’olfervanza delle-.
Leggi , l’ubbidienza dovuta a coloro , che fono eletti
Utìciali 5
dando a’ trafgrclTori quelle pene» che dar fi pof-
fono in fimili Comunità E perchè non vi è fatica , la_>
.
quale non venga da lui prima abbracciata , per dar buono
efemplo a* Compagni ; e non v’è cofa , in cui non dimo-
stri il buon defiderio per la gloria comune , e la quale non
fiafubito abbracciata, ed applaudita, perciò bifogna cre-
dere il nome degli Spenfierati onorevole a colo-
che farà
,
ro , chevedranno aggregati , ed efemplare a* poderi
fi
per affaticarfi alto ftudio delle buone dilcipline.
Rimane quìfolo defcrivcre la Nota degli Accade-
mici ,che formano la della Società noftra , giacche ho da-
ta lanctiziadi tutte le noftre operazioni, per foddisfare
ancora alle Leggi Accademiche ,
dalle quali è ordinato,
che in ogni Opera , che vien pubblicata , s’abbia a met-
tere il Catalogo , acciocché fi fa ppiano coloro , che fono
dati ammeflì per Colleghi , e niuno s’intrometta nel ruo-
lo, quando nell’ultima nota non fi conofce delcritto. Gli
difporrò dunque per ordine di Alfabeto, fecondo le prime
lettere , che fono nc’ loro nomi , e cosi toglierò quel pre-
giudizio , che ad Uomini illuftri potrei cagionare contro
voglia per cagione di precedenza dovuta.
Stimo che non fia necdTario far menzione degli
Accademici morti , poiché accrcfcerci il Catalogo Senza
verun frutto J ma perchè alcuni fon pafsati a miglior vita
, 440 A' unorie Storiche dì Gaetano Tre migliori
in tempo , che l’Opera fi ritrovava fotto il torchio > tan-
to che loftcfso Autore non ha potuto deferivere di tutti
il tempo della lor morte per ellcrfi già ftampati fogli de* i
loro filogj, converrà però a me numerargli in compa-
gnia degli altri , ma {piegargli morti co] folo fegno di
croce> come fi può nella fegucntc nota ofscrvarc.
CA’ *!
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. . ,-
rr
C A T A L O G Ò
DE' SIGNORI ACCADEMICI SPENSIERATI,
Che per tutto il mefe di Decembre dell'Anno 1702. fi
trovano de/critti nel ruolo della Società ,
difpojìì per ordine Alfabetico
A Gnello di Napoli Averfan. Medico Napolet.
f\_ P- Agoftino de'Santi Mapolet. dell'Ordine Terefiano.
P. A goftino di S.Tommafo d’ Aqumo delle Scuole Pie.
Ab. O.Aleifàndro Guidelli Nap.Dott deWuna,e l'altra legge
i^Ambrofio di Corigliano de' Padri Minimi.
Andrea Matone Dottor Fifico Napol.
Andrea Perrucci Palermit. Av vacatojbraor dinario della Fede-
>
lift. Città di Napoli , Cenfor-Promotoriale del?Accademia degli
Spenfierati.
Angelo Marchetti Fiorentino , ProfelTore delle Matematiche nel-
lo Studio di Pifa.
D.Antonino Mongitore Palermitan.
A Antonio Fattorofi di Barnaba Napolet.Dott.Protonot.Apo/K
Antonio Franco RoJpanef.Dott.Fijìco.
D.Antonio Gafcon-Vandeynden de' Marche/! d' Acerno Dot.Napl
Antonio Magliabecchi Fiorenti». Bibliotecario del Gran-Duca
di Tofcana.
AntonioMannarini RoJJanef.
D. Antonio Marche/è , Giudice della Corte Pretoriana di Palermo
ed Avvoc. de' Poveri della Regia Gran Corte di Sicilia.
Antonio Monforte Napoleta».
D- Antonio Mottula Cerino di Trobea.
Z). Antonio di Stefano Barone di Sicilì.
D. Antonio Vecchioni RnJanef.Dott.e Proton.ApoPol.
Arcangelo de Eligijs Dott. Fif.
Z?. Aurora Sanfèvcrino de' Principi di Biftgnano Grandi di Spagna ,
Ducbeffa di Laurenz.ano,ecc.
Baldafàrre Abenantc RoJfafteJ'.Dott.
P.M. B aldafàrre Pagi la de' Min. Conv.Sicil.Dott.nel Colleg.de'Teo
logi nelNlniverjìtà Napol.Bettor.nel Collegio di Mótefiafcone.
JBaldalarrc Pifani Avvoc. Napolet. Configlier-Promotoriale deir
Accad. degli Spenfierati.
Kkk Be-
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. . . , . .
441 Memorie Storiche di Gaetano T remiglio^gi
Benedetto Greco RoffanefDott.
Benigno Ponzio Ro/ftwef.
Bernardino Cerella RofJanef.Dott.Fi/rc.
F. Bernardino Colucci Napolet. Lettor Giubilato, e Prefetto degli
Studj della Provincia di Napoli de' PP. A/inimi.
^.Bernardino de Leonardis Arciprete diRof'ano, e Proto». Apofl.
D.Biagio Aldimari Regio Con/ìghere Napolet.
X). Biagio de Avitahile Amalfitano Dott. d. tra gli Arcadi Agerc. .*
D .Biagio di Martino, Dott. de' Regi]
D.Biagio Viiconte, Dott. di Teologia, e delle Leggi, Lettore
Studj di Napoli
F.Camillo Landi Fiorentin. de' Padri Agofiniani
D.Carlo d’ A loffio.
Carlo Baldafàrre da Rafano DattFifi» Melfi.
Carlo B laico RcffaueJ. Dottor, e Cenfor- Affi ente della Società
degli Spenlierati.
Carlo Cardinal Bichi Sanefe.
D-Carlo Carafa de' Principi di Belvedere, Abate de' Canonici Re-
golar. Lateraneft
D. Carlo Cito Roffanef. Regio Confglier. Napolet.
D.Carlo Giulio Canonie. Roffarref
D. Carlo Mufrtano da Caf roviilari Medico Napolet
Carlo Panze? a Leccef.Dott
«^D.Carlo Potrà Duca del Vajlo- Girardo , Reggente , eConfgler
R egio del Sacro Confeglio di Napoli. *
P.Carlo Sernicola Napol de' PP.Carmelit. Teologo del Cardinal de
Medicee Dottore del Collegio de'Teologi di Napoli.
D.Carlo- Andrea Sinibaldi Cavalìer di S. Giacomo , Principe ddP
Accademia de' Filoponi di Faenza.
D.Carho-Bartolomeo Piazza Miianefe , Arciprete di S. Maria in
Cofmedin di Roma , Con/ultore della Sac.CongregJelf Ìndice.
D.Carlo Domenico di Sangro Duca di Pietri, eletto Principe del-
VAccadem. degli Uniti di Napoli
Carla-Sigifìnondo Capeci Romano.
Carmine' Giannini Napo'.Dott.
Carmine-Nrcolò Caracciolo, Principe di Santobuono, ecc. deco-
rato degli onori di Grande di Spagna , e dichiarato Ambafcia-
dor'Ordinario per la Maefà Cattolica in frenesia.
Món/ìg.F.Celeftino Labonia Roffanef. Dottor di Teologia, Vefcovo
di Montemarano.
D.Celio Notarpietri di Altamura.
D.Ccfare Biliardi Cofentin. Regio Auditor, e Giudice della Gran
Corte della Vicaria nella Provincia di Principato Citrà.
D.Cc-
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-
Catalogo digli Accadevi. Sperperati. 443
D.Cefiire di Natale^Agro Configlitre nel Sat. Cuifiglie di Napoli
Daniele le C lerc Afidico di Genevrd.
Dicnlgi la V irta.
® DEcn t nicoCrn Lettcr Primario delJusCivik nella Re-
fi a Univerfità di Nap. Conte Paiatinc.ecc:
f
'
Ai.JJ.Domen ico de Angelis,Dott. della Sacra Teologia e dell'una,
,
t V altra Legge , detto tra gli Arcadi Arato Aialcomeoio.
r"
Domenico di Giorgio, Dot t.Nap.
Domenico Labonia Rojfanef. Dott.
ì D. Domenico Marzano di Tropea Dott. ,
Domenico Mafiaria Roffanef. Dott.Fif.
Domenico Miceli Roffan.
F. Domenico Panetta Roffanef.Lettor.de' Padri Domenicani.
F Domenico Scorpione Roffanef. de' PP. Conventual. Alaefiro di„
.
Mufica,ecc.
Domenico Turiaci Rojfanef.
Domenico- Andrea de M\ìo Napo/.Accaddella Crufca.
Domenico- Antonio Meled Acquaviva, Dott Fife.
1
Domenico- Antonio Petrini Dott. in Bari.
P. Domenico-Maria Celentano Baref. Ma.prò, e Rettore del Col-
legio di S,Tom d' Aquino in Napoli, Procurator Generale del-
CChrdine de' Padri Predicatori nel Regno.
IXDonato- Antonio Anzano,Dottor di Teologia e ielle Leggi, Pro-
Ariano, e Sicario Generale del-
tonot.Apofiol. Arcidiacono di
,
fArciveJcoval Cbiefadi Bari.
>fó.Egidio -Antonio de Filijs Venezia».
, «FP.Elia Artorini, Maejìro de' Padri Carmelitani.
P. Elia del Rè Baref.de' Padri Carmelit. Ajlrologo ecc.
,
t
DF T
abio roifè di Gifonì, Dott.
Fabrizio Cardinal Paoluccì da Forlì Segretario di Stato del Som.
mo Pontefice Regnante.
Fabrizio Pinto Salernit. Dott.
Federigo Nleninni di Gravina.Medico Napolet.
*b Felice Lanzina-Ulloa di Salamanca , Prendente del Regio Con-
iglio di Napoli.
Aionf. D. Ferdinando Bazan de Benavides Arcivefiovo di Pa-
lermo.
Ferdinando Pini.
Lì.
Ferdinando Valignani Roman.
Cf. Fri jppo Gradì Dottor.
D. Filippo Sidot ìgià Vicario Arcivefcovale Palermitano.
Fortunato Amai elli Rojfanef. Dott.
Franccfco Arili Dottore del Colle fio di Cremona ,
Avvocato Fi
Kkk a fiale
-•
444 -
fif e mor ie Storile di GaetwaTremigUo^i. r .
/'cale della Sarta Inouifitione&nfrtvatore degli OrAmi, tee. ^
©.Francdcó d’Aufi b di Luterà, Dott.i» N*p.‘
D. Francelco Barbaro Canonico di Rofian. C enfiar e-Affìfiente deir
Accademia degli Sponlierati. r 1 '
‘ ’
‘
jF.Vrancdfco del Girò Ròfithefide' PP. Riformati di Sfranceso.
*
Fra ncdc© Cvrifjib D'o&. Napolet.
Franccfco Fintili Dott.Napol. f
F r&nedbo lìdotìardi Rofianefi.Dott. •'
;
FranCdcoMararìei Dot t. in Nap. •
.
Mò:f. Francefèb-MariNi RofianeJ. efcovoi'Ifola.-i
or, e - V
©.Franodco Mirchdè Canon.ed Avvoc.Fifcale della Corte Arci
V veJènvAe di Palelino:
i nn ' ' '
©.FrancdeoJl am ondino Cnnou.Rofianef.
* Brwicc'fcoS6lifiieiià2^«À)/eir. r • >
’v ^ ,
'
Francdto Tagliafèrri > Rofianefi „
Francefco-Aritonio ChcrublnolKo^w/!' i>>
•
; •
©.FrancefiXvAntoniò'Canrìido Tramontana Nap.Dott.
©.Francesco Maria Bafile Goreget Dott. <r -
'
^.Gabriele Baba Veàitàana.Minijlradel Cardinal Bicbi,Dott.
Gabriele Cramcr Medico di Geuevra. -
.
Gaetano Badò diGifoni, Voti.
©.Gaetano Coppola Principe di Afontefalcone , Cavaliere di S a»
Giacomo , Tenente Generale della Cavalleria dello Stato di
Milano. Sergente Generale di Battaglia, ecc.
Gaetano di Coftanzo Napolet.Dott.Fif.
Gaetano Giordano, Dott.
Gaòcano Lombardo- .
Gaetano Tremleliozzi, Configlier- Promotoriale della Società
<frg//Spenfierati. ^
©.Gennaro d’Andrea Reggente del Reg.Collateral Confegxli Flap.
Ab ©.Gennaro Fortunato Dott. Pubblico Cattedratico Napol. -’t.u
©.Gennaro-Maria Cofentino, AvvocatoJbraordinario della Città
diNapoli.
.
• •
‘
.
©.Giacinto Gimma Bare/. Dott. Promotore della Societàdegli Spo-
derati di Rofiano. Promotor uel Regno di Napoliper l'Accade-
’’
OTMdt’Pellegrini di Roma. . .
Giacinto Gualtieri Beneventan. Governai. della Città di Rofian.
Monfig.D.G\s.c\ntoMorzdci,y'efcovodi Policafiro.
^.Giacinto de Petrls Napol Bacell.di Sac. Teol.de' PP. Predicatori
Giacomo Antonio Barone Baref.
©.Giorgio Gizzaroni Dott.e Lettore delle Leggi in Roma. ,
*
©.Giovanna Caracciolo Napolet.Principeffia di Santobuono. 1
©.Giovanni Bortone Lettore in NapofiCenfor -Pramatoriale iei-
la
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Catalogo degli Accade m.Spen/ierati. J
445
« la Società degli Spenfìerati > '; “•
.
Gi «vanm^ancon e Doti. Segretar. e Concitare della Fedelifs.
Monfig Giovanni buffi Roma». \
>
/.Giovanni da Cartelfranco Roj/anef.de'PP.Ri
formati diS.Fran-
ce/co.
Giovanni Fantoni Medico di Torino.
//.Giovanni Imparato Napol.
P.D. Giovanni Kuflò Abate di Cariane
dell'Ordine di S.Ba/lio.
Giovanni-Andrca Lizzano Dott. Fif. in Kap.
V.Cvo: Angelo Figur eli. dicano Geniale di Satri
ano, e Capa n il'
lAGiovanni-Antonio Caftagnola Dott, * *
//.Giovanni- Antonio Coppola Dott.
G Ìfta Giann0ne PrhìCÌ e
P Ml'Accad. Rinfiammati
*'l"óS/o
Giovan-Batirta Grappelli Roma».
Z>.Giovan-Batirta Notarangelo da Putignano.
Giovan-Batirta Semeri Roj/anef, Dott. Fif,
Giovan-Bat\rta di Palma,
Giovan-Batirta Patetti.
^•Giovan-Batirta Tozzi Napolet.Dott. Canonico di S. Lorenzo i»
Damajo in Roma.
'^.Giovan-Batirta Vaccondio Roman.
Giovan-Batirta di Vico, Dott.Lettore di Rettorica ne'
Regi Stu-
di di Napoli. *
Giovan-Batirta Wlpino Medico <f Afli nel Piemonte.
Giovan-Bernardino Zoccoli Dott.Fif.
•p.Giovan-Crifoftomo Verchio Roj/anef. deir Ordine B aliliano.
XAGiovan-Emmanuele Fcrnandes Pacecco Marcbefe diVielie-
n a, Duca d' Afcalona,ecc. Viceré del Regno di Napoli. &
,
«imi'*
Giovan-Gregorio Criiliani di CatanZaro.
Giovan-Grcgorio Volkamero Medico di Norimberga, Accade-
mico de Curiolì di Natura di Germania.
Giovan- Mario Crefcimbeni di Macerata, Accad. della Crufca,
Lujtoded Arcadia incorna, C. enfor-Promctoriale perla Socie-
tà degli Spenfìerati. •
P.AGiovan-Paolo Lorenzetti de' Chierici Regolari Minori.
Giovan-Perfìo Lcgi-iadrino Dott. Fi/ìco.
Giovan-Vincenzo Falco Rodane/.
Girolamo Nobile, Dott.
D.Gi-
.
44 6 Memorie Storiche di Gaetano Tremi g lio^l
ZXGirolamo Pelliccia.
Girolamo Piperi Dott.FifJn Ndpolt.
D.G\nkppcVirziìc\foncGiudicedella G.C.di SicìUafPalermitanò.
GiuTeppe Bulli Vene z.
ZLGiulèppe Ferhandes de Medrano Marchese di Monpelieri , ecc.
Prefi dente del Confiforo di Sicilia
XLGiufeppe Giojeni Palermitano*
Giulèppe Lucina NapolLott.
Giu Teppe Macrino Napol.Dott.
Giulèppe Mattei di Sulmona, Barone d’AiUno, Avvocai.Fifede
nella Regia A udienza di spruzzo.
D. Giulèppe Nicolai Roman.
Giulèppe Onemma Napol.
P.GiulèpneParafcandolo^/».lap. Carmelit. delprimo Injlituto, detto
(
di Monte- Santo.
Giulèppe Prilco Dott.Fifc.in Nap.
Z).Giufeppe Sanbiafe Fiorillo DottlNapolet.
Giufeppe Vairo Medico cTAJli.
D.Giulèppe Vecchioni RoJJanef /
.
_
Giufeppe- Amodco Fitin iMedico in Torino.
y/i.Giulèppe-Giullo Guazzimanni Roman.
/J.Gìufeppe-Ignazio de Rolli Bare/.
M
Giufeppe- aria Gualco Avvocato fraord.della Città di Nap.
P.Guglielmo Bon jour di Tolofa de' Padri Agojìiniani , Coadiutore
della Biblioteca Angelica in Roma.
ZXIgnazio di Lauro Canon. Teforiere della Cbìefa Arcivefcov. di
Rodano, Principe della S ocietà degli Spensierati.
TXIlàbella Matlrilll Mafcbefana di Gallocce.
f .Iiìdoroda Colenza RoJJ'anefLettor Giubilato de' P adri Minimi.
ZXIlidoro Nardi Aquilano , Canon. CenJor-Promotoriale in Roma
per la Società degli Spensierati.
Luca Tozzi Aver)ano Regio Protomedico, e Primario Lettore
,
neirUniverfità di Ni poh. Conte Palatino , Configlier-Promo-
toriale della Società degli Spenlìerati.
Lue’ Antonio Porzio Averfan. Filofofo Meccanico , e Lettore di
Notomia neirUniverJìtà di Napoli.
jF, Luigi Core BareJ'.Reggente del Collegio de' Padri Predicatori di
Barletta.
Malatefìa Strinati da Cefena.
M
D. arccllo Cclentano Giodice della G.C. della Vicaria , Avvocai.
Fijcal. per la Maefìà Cattolica nella Provincia di Bari , C oit-
fglier-Prcmotoriale per la Società degli Spenlìerati.
Maria-Selvaggia Borgnini da Pifa.
F. Mar-
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Catalogo degli Accader». Spen/terati. 447
^.Marziale Britti Rojfanef. Maejlro de'Padri Convent. di S.Fran-
cefco.
ZJ.Malfimo Santoro Tubiti d'Altamura.
f.Matteo da Garagi io Cappucci». Dott. di Filofof. e di Medici».
Matteo Egizio Napolet.
Mattia Aquila RoJJanef.Dott.Fif.
Mauro Padula da Muterà Dott. Fif.
D.Michele Gito Napol.Dott.
Michele Schettini da Terlimi Dott.
'/^.Michel’ Angelo Albrizj Roma».
Michelangelo Monticelli Roffnnef.Dotl.Fif.
Monfg. D.Muzio Gaeta Napol. Arcivescovo di Bari , e di Canofaf
Primate della Puglia, Barone di Bitritto.
ZXN icolò Cantora NapoletDettare ne Regj Studj in Nap.
ZXN icolò Galeone e Altavas Marcbej'e £Acerna . Reggente del
,
Reai Confeglio Collaterale di Napoli > Cavaliere dell'ordine
d Alcantara.
Nicolò Lanzano Dott. Fife.
Nicolò di Leo Napol.Dott.
Diti icolò Nardi Aquilano Arridete in Gianazzano. '
ZXNicolò Pizzuto Baref.Canonic.deirArcivefcovad.di Bari.
ZXNicolò Ulloa Severino Napol.Dott.
A/ow/D.Nicolò- Antonio di Tura da Solofira,Vefcovo di Sarno.
Nicolò-Vincenzo Scoppa NafolDottor.
Z?.OrazioMottula Marchese d Amato, ecc.
Orazio di Paola Dott e Kepio Portolano in Roffano.
Orazio Rogano Roffanef. Dott. FiJ'. Segjretar.delCAdunanza de-
gli Spennerati.
Ah. Orazio- Antonio Natimbeni Marchigiano.
ZZ.Òttavio Orlìni Napol. Conte di Pacentro , e d'Oppido , Duca dt
Cattediara, Principe di t raJJo,Avvoc. Napol. •
J}. Padovano Gualco Napolet. Dott. ConJ'ultor. della Città di Na-
poli, Diputato de' Capitoli del Regno, Segretario-Promotorial.
della Società degli Snenlìeratù
Paolo de Bartolomei Dott. Fif.
Paolo Bettucci da Fori}.
Paolo Vecchioni Roffanef.Dott.Fif.
2?. Pietro di Fulco Regio Configger. del Sacr. Confeglio di Napoli .
Pietro Leto Roflanef. Dott Fif
P Pietro
Pietro Rapano
.
Antonio Capalbo
Roflanef.
di Cori diano Dott .Fif c.
/XPictro-Àntonio Ciavari Regio Configl ere del Sacro Confegliò
di Napoli, Cavaliere dell' Ordine dì Calatrava.
D.Pie-
.
448 M emorie Storiche di Gaetano Tremìglìo^ì
Z?.Pietrt>Antonio Nicolino Alcalà Arciprete cT Umòriatico , Forti
dat.del? decader», del Teatr.Afaffìm.m V inezia.
D. Pietro F.milio Guafco , Giodice perpetuo Decano della G. Corte
della Vicaria di Napoli.
Monf. D.Vompco Sarnclli da Polignano , Vefcovo di Bifeglia
Rafàele Carbone Dott.Fif.
ut il io Partaccia™ Cavaliere Romano.
Saverio Coftantini Lecce). Dott.FiJ'.in Aloljetta,
X>.Saverio Fflfìem Canon, della Cbiefa Arci ve/covale di Bari.
JD.Scipione Barone.
Scipione Capalbo Dott.Fif. da Cnriglian.
.D.Scipione Ginondi Bare/.
Scipione Jannino RoffauefDott.Fìf J
Sebaftiano Comalia Medico in AJli.
Silverio Luciani Doti.
Simone Barra. ...
•jV/ÓM/D.Simone Viglini Napol. eletto Vefcovo di Trevicó'.
Stefano di Stefano Dott.
/XTerefà Lopez Nipol.
Z). Tonini afo d’Aquino Principe di Ca)Hglione,e di Feroleto, Pria-
'
cipe delSacr. Romano Imperio Grande di Spagna , Capitan-
N
,
Generale della Cavalleria del Regno di apoli , e delfuo Efer-
cito , ecc.
F.TOmafò da Cropalato Ro)fan.Lettor.de' PP .Riform.di S.Franc.
^.Tominafo Donzelli Napolet. Barone di Dogliola, Vicecancell. del
Collegio de' Medici del Regno di Nap.
J9.Tomma(o Grazioli Arcidiacono della Cbiefa Arcìvefc. di Bari.
jD.Tommafo Molina Canou.de/la Reai Cbiefa di S. Nicolò di Bariì
Seg'etarìo-Promotorial.della Società degli Spenfierati.
ZXToiiiinafo Piatti Roffanef.
Tommafo-Solimena Napol.Dott.
F.Tommafò-Maria Cardinal Ferrari de'Padrì Predicatori.
/'.Tommafo-Maria di Francia de' Padri Predicatori. Vefcovo di
Gira.
Z).V inccnzo.Diaceto Dott. Palermitano.
/.Vincenzo Coronelli V enezian.Generale de'Alinori Conveut.di
S.Francefco, Profejjore di Cofmografa, e Cofmografo della Re-
Vtinezia.
pubi. di
Vincenzo Leonio da Spole ti Procnjlode delPAccad dell Arcadia.
F.Vincenzo-Maria Cardinal Orfini de' Padri Predicatori,Vtifcovo
Tufculan.ArciveJ'covo di Benevento.
D. Vittoria Galeota Napol. Alarchefatta di Sanginito.
TA-
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1 e
3
TAVOLADELLE MATERIE
Contenute in quejla Seconda Parte .
A. le Lettere. 1 1 r'
A Benante Famiglia a car-
te 114
Acatalettica Setta de’ Filofo-
fi. >99
Accademie Sperimentali,
loro utile.
ra.
1 a
Società Regia d’Inghilter-
112
1
Accademie, e loro origine in de’ Curioft^ di Natura di
Italia. 110. ili Germania. iiz
degli Antichi quali furo- de’ Lincei d’Italia. 1
1
no. ni del Cimento di Firenze.i 1
diverfità loro , ed inftituto di Danimarca , e di Fran-
vario. ni. 13 1 cia. 1
1
loro regale, e Capi come Accademie Colonie dell’Acca-
nominati. 113 demia A' Arcadia. 26f
come fi pollano mantene- Accademie Italiane ed altre, e
,
re. 8 loro Imprefe,ed origine,
Romane frequentate da’ cioè
Cardinali, e da’ Ponte- degli Alterati di Firéze. 23
fici. 3? degli Animo/ì di Venezia.
d’Iftoria Ecclefiaftica,e de’ cart. 2 66
Concili in Roma , e fiioi d’ Arcadia, vedi Arcadia,
nobili Accademici. 39 degli Ai denti di Jefì. 262
aperte in Napoli ne’ Regj degli Agorài ti di Urbino, le
Studj. 142. 280 fù la prima. no
fondate da Urbano Vili. de’ Carenati di Macerata.
Pontefice di linguaGre- cart. 262
ca. 112 d e'Cócordi di Ravcna. 230
Accademie^ Scuole nelle qua- d cConfu/ì. 28.num. 1 3.
li s’infègna. 1 1 àe.'Coraggio/ì di Bari. 1 6»
de’ Begl’Ingegni, o di Bel- della Crufca, vedi Crufca.
Lil degl’.
? . 3,
Elog j Jccad.di D. Giacinto Gimma. ‘Tar.il.
degl* Incolti. 363 Accademici , loro titolo amato
degl’ Indifpojìi diRoma.i !)' da Ferdinando II. Im-
degl’ Infecondi di R orna . per. 2 1 1
cart. 21.26. nf. titolo onorevole , e filo li-
fiioi pregi. a6 gnificato. 0. 1
1
liia raccolta di Poefie. 98 loro Imprefa come debba
degl Infuriati di Napoli.
’ efièrc , e come il lor no-
cart. 363 me . xt
Acpf Intrecciati di Roma. lor nome lìa tale, che polla
cart. np farli latino. 22
Ac^Y Intronati Ai Siena, no perchè li mutino i nomi,
26^. cart. no
Atsyinvefiiganti di Napo- Accademici Pontefici ,
prima
li. 146 del PontcficatOjCioè
de’ Naviganti di Rollano, Alefsandro VII. tra gli
cart. 404 llmorijli.
»• degli Ofcuri di Lucca. 284 Clemente IX. tragf Infe-
degli Ofcuri di Napoli. 384 condi. 26
degli Oziojì di Napoli. 208 Clemente XL Regnante
de’ Pellegrini di Roma , e tra gli Arcadi. 271
fuoinflituto I7P-407 Gregorio XV. 40
Ac' Pigri di Bari. 408.409 Accento grave regola la pro-
del Platano di Roma. 20; nunzia di molte Nazio-
*7f* ni. 260
de’ Kaccej di Palermo. 78 Achille invidiato daAIcllandro
ACRoxi di Napoli. P4 Magno. 302
degli Spenferati>vcA\ Spé- fila dolcezza. 386
lìerati. Adamo Icacciato dal Paradilò
de’ Vigilati di Madrid.282 tcrrellre. 123
degli Umorifii di Roma. ìif Adenografia, che tratta delle
degli Uniti di Napoli. 24. glandele. 296
208. 31 1. Adriano, e Ino giudizio intorno
Vedi nella Prima Parte, i Poeti. 320
Accademie Fiorentine di Lo- Affètti dell’animo diffìcili a raf-
renzo, e di Colino de* frenarli. 206
Medici. 110 S.Agoftino negò gli Antipo-
Napoletana del Pontano di. 1
j"
cart. no Iprezzó prima la Sac.Scrit-
Romane di Eeflarione,e di tura, e perchè. 35-2,
Pomponio Leto. rio P. Agoff ino de’Santi,e lue Ope -
.... del Cardinal’Cttc.bc- re. 2$ro
ni. P. Agollino di S. Tommsfo ti’
Aqui-
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1 3
T avola delle cofe notabili .
Aquino delle Scuole Pie. Andrea Vefalio inclinato da
cart. ;
388 •
{ àciullo alla Notomia.i 14
Alberi, e loro produzione,comc Anelli tifatidagli Accademici
fi faccia. 19 Curiofì di Natura della
Albertino MulàtoPoeta laurea- Germania, e. da’ Lìncei
to. 226 dell’Italia. 1
1
Alberto Magno fpiegò Arifto- Angelo Rocca ,fua dottrina , e
tile fecondo lalèntenza Biblioteca. «
347
. degli Ariftotclici. ip8 Anima delfllomo, e fùe opera-
fua Teda favolofa. 9f 1 zioni. 13P
Alberto Pio impugnatore di É- de’ Bruti oue abbia la fede.
rafmo 1 f9
• cart. i3f
Alchimifti, e loro vanità favo- delle piante, che colà fia.83
lofè. 194 nutritiva nelle piante lòfi ,
Emblemi. 1 6
Alciati ritrovò gli dia. X3f
Alcibiade prezzò laMufica.3 30 Animali,elorodivifione. 83
Alfabeto, vedi Lettere. loro generazione li fa dal
Alfonlò Ròdi Cartiglia, e lua feme. 82
temerità. 33 come fi nutricano. 290
Aleflandro Macedone dimoftrò dominio tra loro. 374
invidia di Achille. 30» V edi Ovipari , Vivipari , Se-
fua vita da chi fù lcritta.3ao me, Haute.
fu Principe Letterato , e Anno Giuliano # e lùacorrezioJ
Guerriero. 3*3 ne. 34S
biaCmato , perchè amava Antenati, e loro buone opera-
laMufica.- 329 zioni debbòfì imitare. 37
prefe l’Imperio con guerre, loro fatti perchè fi canta-
,
e travagli. 3ff vano ne’Conviti. 37
fianimò a colè grandi leg- Antichi fono guida , e non pa-
gédo fatti diAchille.360
i droni de’Moderni. a
inrtitui la Monarchia de’ lodavano la lingua di Plau-
Greci. 37f to, e di Enn io. io
Alcfiàndro VII. Pontefice era non poteano faper tutte le
Accadem. Umorijia. 33-3 colè naturali. , 294
Anagrammatica. 219 Antimaco Poeta feguitò a reci-
Ambafceria fatta in Roma
dal tare il Poemaavanti Pla-
Principe di Santobuono, tone. 98
cart. 367 Antipodi creduti imponì-
Ambafciadori,e loro dignità, ed bili.
origine. 368 D. Antonino Mongitore. 187
Ordinarj da chi introdotti. Antonio Bologna coronato Poe
Loro uficio , e condizio- ta. 227
ni. 369 Lll 2 An-
e,,
Elog] Accad.ài D. Giacinto Gimmà. ‘Tar.II.
Antonio Manzoni Notomifta Arcivefcovi Bardi, Bari.
*
fatto Nobile Veneto. 128 Archiloco Pario Guerriero, e
Apije loro proprietà. 2f Poeta. v ifo
formarono il mele in bocca Aretalogotecnica Arte del Ro-
di Platone, e di Pindaro, manzo, cosi detta dall’
nella culla di Lucano. 36 Autore.
loro dominio. 324 Argento vegetevole fe fia pie-
Apollo , e (iia gloria per la co- tra, o pianta,e come cre-
gnizione deH’erbe. 293 fca. Si
creduto Dio della Mufica Ariofio donde pigliò materia
e della Pocfia. 325* per le tue favole. 164
Appione Grainatico tciocco. laureato Poeta. 227
cart. 309 Ariftotile perchè copro libri. 8
Aquile] a, c loro abitatori fatti fua profetinone diverta. 142
Cittadini Komani. 143 fùo luogo tniegato. 42
AQUINO, D.Tommafò Prin- Rio luogo difetò. yo
cipe di Cattigliene, e tua Armi in che diffèrifeano dalle
Vita. 2 1
y*
Imprefe. 29. num.ap
fìia Famiglia. 3 l8 Armi, e Lettere tè fiano tra loro
tuoi parenti. 322 incompatibili. 323
Aragofio abbandonò le Leggi Vedi Militare.
e fi applicò alla Medici- Arte di governare diffìcile. 245;
na. 15-7 Arte Fufòria. 218
Aratore Romano Poeta laurea- delle Cifre. 238
to. aa7 Arti liberali, e Meccaniche. 330
'Arcadia Accademia di Roma, Vedi Scienze.
perchè inftituita.26 1.261 Aftrologia Arte di parlare in ci-
fùoi Fondatori, fra. 2f9
_
fuo governo, Leggi, e pro- Afcetica Teologia. T84
gredì. "
264 Afteldio,etìic Enciclopedie. 1
fileColonie Accademiche. Aftrologi, e loro vanità circa 1
cart. 261 giorni infelici. 315
fue Leggi da chi date alle Aftronomia necelì'aria al Me-
Rampe. aro dico. ijf
funi fdteggiamenti perla Atomifii, e loraFilotòfia da chi
follcvaziòne di Clemente teguita. ’
198
XE.Sòmo Pontefice. 271 Aureliano Imper. annojato daL
fìioi dotti Accademici. 362 le lettere di Domizio. ij6
lue Dame Napoletane Ac- Aurelio Olimpio Nemefiano co
cademiche. ronato Poeta. 226
tue lodi, ar.i hì.e din altri Aurora, e fua immagine. 33 f
luoghi. Autore perchè negli Elogj tuia
va-
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8
11
Tavola, delle co
fé notabili.
valuto dell’erudizioni, e rativo. 303
delle dottrine. ; t . aiìògna due generi di Nar-
perchè abbia tifato leDi- razione poetica. 304
greffioni allo {pedo, f fua ortèrvazione intorno il
perchè abbia riferito alcu- produrli le piante. 29
ne minutezze Perchè . (uè feufè per gli Errori del-
abbia fcritto cofe appar- la rtampa, V
edi nell' Av-
tenenti alle Accademie.9 vertimelo pojlo nella pri-
fila difefà per la Lingua. 9.? ma Parte.
fig '1- fpiega il Frontifpizio degli
fua aifefa per le Imprefè Elogj. Vedi nell' Avver-
Accademiche, if.efeg. timenti. 1 2.
fiia Imprefà nell’ Accade- difende la Nobiltà Napole-
mia del Platano. 20 tana. 207
altra neH’.Accadem. degli aggregato nelle. Accade-
Uniti. 24 mie Romane. 40 5
altra nell’Accad.degli Spé- fatto Promotore de’ Pelle-
fìerati. 2f grini Accademici. 407. 43 f
altra nell’Accad.degr/w/e- Promotore de.' Pigri di Ba-
condi. 21.23 ri, e fila rinunzia.4oS.4 o 1
difende la fua Imprefa tra Promotore degli Sperpe-
gl 'Infecondi. 26 rati di Rodano , e rifor-
onorato dalle Accademie ma quell’Accademia co
per le Imprefè. 20 nuove Leggi. 410
fuo nuovo vocabolo latino filo ritorno alla Patria. 43
dato alle Imprefc,e rifiu- fila Epiftola in difefà del
ta gli altri degli Autori.17 Mufilano. 432
ricerca il nome Accademi- fua autorità nell’ Accade-
co atto a renderfi latino, mia degli Spensierati.^ 3 8
cart. 22 413.
e che debba efiere lofteflò Vedi Spenfierati , Lettera :
in più Accademie. 22 e nelle Lettere a' Lettori
fiia opinióne intorno l’in- della prima, e della fecon-
venzione dell’Indie. 178 da Parte degli Elogj.
filo vocabolo latino dato al Autori fè pollòno valerli delle
RomàzOjCd all’Arte. t6f altrui autorità. 7.
perchè ha fcritto gli Elo- come fimili agli Edificato-
u gj di alcuni Accademici ri, alle Api. 7.8.198
morti. 34. 138 fimili alla Conchiglia, alle
filaopinione, che non li dia Gemme. 1 39
ne’ Poemi genere mirto fc edmettano furto nel ci-
di Dràmatico , e di Nar- tare altri Autori. 8
fa-
0.
. 1
Elog) Accad. di D.G iacinto Gimwa.Par.il.
facili ad ingannarfi ed er- ,
gio della Patria, 130
•
rare. 34. 273. Vedi nel- de’ quali à comporta la Bi-
la prima P arte nell' Av-
,
blioteca Notomica. 87
verti™. dell" Autore §. 1. che (cridèro de’Titoli. 1 79
(è debbono comporre. 89. che illuftrarono la Teoio-
202. già. 184
debbono pubblicare i loro che deriderò le Some Teo-
libri. 267 logiche. 8f 1
timidi nel dare i libri alle che deriderò Enciclopedie.
(lampe. 295* cart. 1
89
debbono correggere loro i che deriderò materie diffi-
Componimenti. aia cili in Italiano. 1 3
loro pregiudizio nel còder- che (cridero della Botani-
mare le coli degli Anti- ca. 293
chi. '9f che han data la maniera da
loro giuochi quali fienosi leccar le piante. 29?
premiati da Colino defe- che hanno (crina la Vita
dici. * 1 diAlefsàdro Magno.323
podòno dar precetti di che furono Segretarj de’
qualche Arte , alla quale Principi. 172
fono inabili. f8 Autori Rodancfi. 40^
più riveriti fuor della Pa- Vedi Scrittori, Studiofi.
tria. * f4 Autorità necedàrie agli Auto-
(è debbano edere puniti ri. 8
biafimando i fatti de’ B.
Principi. 394 "O Al(àmino,e fua produzione
Accademia dei
ufeiti dall’ come fi faccia. 29!
Pontano. iio Barberino Cardinale inviato in
inventori di glandule di- Napoli al Re Cattolico
velle del corpo Umano dal Sommo Pontefice,
cart. 298 cart. ‘
I7f.2f3
(è podono fc rivere della Barberino Cardinale lodato per
loro Famiglia. 367 due Imprefè Accademi-
c’.ie hanno (crino della lo- che, e notato dall’Auto-
ro Famiglia. 36f re. 23
che (cridèro in Dialogo. Bari Città ragguardevole, c fua
cart. 270 antichità. 234
che han trattato dell’Arte fu Sede Reale , e Colonia
dello fcrivere. 2; 8 de’ Romani. Suo allòdio
che han (crino delle cifre più lungo di quello di
cart. 2P9 Troja. Fatta Sede Arci-
che deriderò col linguag- velcovale . Suo Arcivc-
feovo
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,
Tavola delle cofe notabili.
fccvo dichiarato Prima- Bojardo donde pigliò materia
te della Puglia.Sua Ghie, per le lue favole. 164
fa di S. Nicolò confecra- Bonfadio, e lìu fatica nello Icrl-
ta da Urbano II. Ponte- vere una lettera. 173
fice. 2ì6 BONJOUR,P.GuglielmoAgo-
filo Concilio Generale ce- ftiniano,e fila Vita. 332
lebrato da’ Padri Greci Bontà, e filo legno. 243
e Latini Suoi Arcivelco- Bolchercccia , vedi Patterai
vi Cardinali . Suo Arci- Poefia.
vefcovo eletto Papa.a^ Botanica di gran giovamento
Baùtta Mantovano Poeta cele- alle Scienze.Di che trat-
bre. ai7 ti. Parte della naturai Fi-
Bellifario,e fila morte. 313 lolòfia. 192. pjjj.
Bembo inclinato alla Poefia per fila invézione. Da chi trat-
impulfò cclefte. f» tata. Dottrina dilficilifit-
nella vecchiaja imparò la ma. 293
lingua Greca. iuj fiioi Autori , che han dato
riftauratorc della lingua l’ordine, c la maniera da
Italiana. yj leccar le piante. 29 f
ccnfiirato. 20 6 Bruti, e dominio tra loro. 374
Benefici ricevuti debbono aver- Buda prelà da’ Chrittiani. 386
li a memoria. aro c«
Beni della Chielà le fi pollano
impiegare a ricomperar
liScniavi. 242.
C Abaia, e fila divifione. x£a
Caccia, e fiia nobiltà. 335-
Caino primo Signore. 374.
faera,e l'uà dignità. 242 Calamita come fi muova verfo
Ip rezzata prima eia S.Ago- il ferro. 137 .
ttino . Si dee leggere con Calandra prima Còmedia feru-
umiltà. ppa ta in profa. 4S
Bibiena Cardinale lu il primo a Calendario^ fila Sacra Congre-
fcrivere Commedie in gazione in Roma , c fuo
« prolà. 47 infiituto. 346
Biblioteca Angelica degli Ago- fua correzione fatta aa
fìiniani in Roma , c'fiua Giulio Cefàre.AItra.
origine. 34f fua correzione Gregoriana
Biblioteca Notomica, e Tuoi Au- ttimolata da Uomini dot
tori.
^
82 ti. 338
Plafoni, vidi Armi. e da quali Correttori fù
Boccaccio, e lìioi libri ricorretti, fatta. In qual tòpo pub-
‘
e modernati più volte. blicata. 322
Autorità loro per la lin- da chi accettata . Sud hu-
gua. x 1 pjgntuori.
_
Cai-
m .
Elog) Accad. di D.Giacinto Gimma.Par.il.
’
raiiiorafia ap8 CeledinoV. rinunzia il Papato}
a cui nò era eifcrckato^
Canto, vedi Mufica.
Generale, e Tua autori- Cefare Augudme (uo fide. 230
Capitan
1
tà maggiore di ogni Chcrilo Poeta fciocco fprezza-
„ al-
2“ to da AleiTandro. 302
tra.
(limata dagli Spartani, e da Chiabrera premiato da’ Princi-
pi.
Romani. Quali virtù 22
387 Chimica. i£4
lui li richieggano.
Chirografia.
fé in lui fi a neceifaria laNo^ 3£2
biltà. 387 Cicceide,e Satire. fi
fua fortuna che cofa fia.387 Cicerone fù acculato d’ aver
parlato in Greco. 1 30
Capitani illuftri , che non
erano prima Nobili. 387 (limato ottimo Poeta. 217
CARACCIOLO Giovanna r- fuo prodigio annunziato
,
Principeffa di Sàtobuo- alla Nutrice. 36_
nuo,e fua Vita. 6| Cieli, e loro influflb a’Poeti. fi
CARACCIOLO ,
Carmine- Cincfi, vedi Lingua.
Nicolò Principe di San- Circolazione (è vi (la nelle pia-
tobuono, e lùa Vita. 3^ te. 291
fùa Famiglia. 36J Ciro indimi la Monarchia de*
nello Pcrfiani. 375*
Carattere delle lettere
'
(crivere fò vaglia a (àr’ Cinigia. if4
indovinare i codumi. 172 Clauuiano,e (uo Poema tradot-
Carbóchio,e fua Proprietà, ts to coll’aggiunta. £8
Cardano nato co' i capelli. 36 Claudio Tolomei nel verlòTo-
Cardinali Arcivefcovi di Bari. fcano introdullè la rego-
cart. 236 la del verfo Latino. 261
D.Carlo Celano impugnato, ito CLEMENTE XI. Pontefice
Carlo Etrufco Poeta laureato gloriole).
cart. 226
.
edendo Canonico frequen.
Carlo II. Rè di Spagna., e fua tò l’Accademia eretta
morte. 133 nel Collegio de Propa*
Carlo V. Imper. e fua venuta in gandaFiae. *
32
. Napoli. 322 prima del Ponteficato era
Cameade fi (cordava di pren- A ccademico Arcide.27 l
dere il cibo. lM C olobo (è ritrovò le Indie. 178
Carmelitani dotti. 017 Cometa dell’anno 1682. e fuoi
Cartello , e (ha Filofòfia da chi prefagi. 68
abbracciata. 199 fc le Comete fiano infau-
Caflàndra Fedele Dottoratali! dc. 61Ì
Padova. 66 Comica. ,
lodata. 103 Còmedig in che differifea dalla,
Tra-
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9.. e 2.
8
3
Tavola delle cofe notabili •
Tragedia di lieto fine coll eMoralità di Mala-
cart. 364 teda Strinati, ftampan-
Congregazione del Calenda- dolo,e conficcandolo al-
rio, e filo inttituto. 34 6 la Santità di N. S. Cle-
Contarini centrato. 206 mente XI.
COPPOLA, D.Gaetano Prin- Criptologia. 279
cipe di Montefalcone , e Criftianità, e fuoi Regni rapiti
fiiaVita. 141 da’ Turchi. 387
Tua Famiglia. 144 Critica lodevole, e fila origine.
(boi parenti. 144. 147 da chi efircitata. 267
Corallo le fia pietra, o pianta, e Critici fpeflò cenfiirano quel
come crelca. 8p che non fanno. 1 f .3 1 o
Corone de’ Poeti , e loro diver- loro natura fiiocchez- .
«
fità. 22f za. - 160. 33
a chi date. 226 come chiamati , e (prezza-
Corpo uguale di gravità coll’ac- ti. 1 60
qua s’immerge tutto in fimigliati a Lazaro Bona-
quella. 196 mico. 179
Corpo , c Tua ettènza in che có- criticare è colà defiderata
lìfta. 1
35* da tutti. 310
Corrado Celte primoPoeta lau. Crufca Accademia , e fua lode
reato tra’ Germani. 226 per lo ftudio della Lin-
come nutricò fanciullo
fi gua. Sua protetta per Tu-
cart. 114 fi) della lingua Tofiana
Correzione Gregoriana , vedi Vedi neir Avvertimento
Calendario. deir Autore per gli errori
Corte, e Ilio (imbolo. 383 dijlampa pojfo "ne IIa pri-
Cofino de’ Medici Gran-Duca ma Parte-§. 1 . ed a cart.
di Tolcana riftauratore 1 2 .della feconda Parte.
delle Scienze nell’Euro- fiia Iniprefà. 23
pa. v 1
1
ha fat to migliorare più voi
Coftumi dimoflrati dalla for- te la lingua del Boccac-
mofiti. af4 cio . 1
(è fi poiTàno indovinare come usò le voci di faen-
dalla forma dello (crive- ze, e di profelfione. 1
come attigni le differenze
CRESCÌMB ENI,Giovan-Ma delTEmblema,e dell’Im-
rio, e (uà Vita. 2f7 prcfa. 1
ha ultimamente portato in introdotta dall’ Errico in
verfi Cento Apologhi di
i Parnattò. io
Monfig.Bernardino Bal- perchè ha poflo nel Voca-
di Abate di Guafialla, bolario levoci antiche.
Maini Ha
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.
Elog) Accai.ài D. Giacinto Gimma. ‘Tar.II.
Ha raccolto voci nuove dini Cayallerefchi.64.
di Moderni. io dotte in Filofofia. Che in-
D. fègnarono Scienze. 6f
TT\ Ame Napoletane aggrega- Dottorate in Padova . Lo-
I / te all’Accad.d’Arcaaiajj^ date con Elogj. 66
/Sedi Donne. celebrate in ogni tepo. Ce-
Danni avvenuti in un tempo lebri nella Poefia. Che
ftcflò. 6S fenderò OnereSacre.Ce
Dattilogia. lebri di molte Città, ioa
Dendrologia. ii4 Vcneziane.Napoletanc.ipa
Dialogo,e ilio ftile. L£S loro conlìglio fe fia profit-
è f orma di Poefia. 42 tevole. iof
invenzione, e definizio-
flia fc più a loro convenga la
ne Da Cni ulàto. aro Poefia, o le altre Scien-
Dialogotecnica , arte del ze. 64. 6;. 104
Dialogo. ajo Donne belle. 534
Didonc finta lafciva da’ Poeti, DONZELLI, Tommafb,e iua
cart. 3£2 Vita. ìai
Dignità fi debbono a* mente- Giufcppe,e flia lode, l26
voli. 12 fiia fatica nella Farmaceu-
Digreffione che cofà fia. r tica. 130
fc le Digreifioni giovino Dottorai laurea conceduta a
nelle Comrolizioni.Cò- Donne. 66
végono agi’Iflonci. Suoi Dottrinai Nobiltà necefiària a
luoghi da prenderfi;, e chi governa. ari
loro vizj. 6 Dottrina degli Uomini di-
Diletto necefiàrio ne’ libri, a mofirata con prodigj.
Dimoftrativo genere quali colè Dottrine necellarie al genere
richiede. h6iL dimo/lrativo. , f
Dio, e filo nome /piegato aagli Dramma ,
e fila Greca etimolo-
Egizj. 346 gia. 1£4
Ditiràbica, e fila invenzione. 24 Drammatica, fila invenzione, e
Dizionaria. 249 che cofa fia. 94
Dogmatica Filofòfia, e lue fette fua divilìone. 9f
dc’Filolòfi. 199 fue ipezie. a6 r
Dominio, vedi Signoria. Drammatico genere qual fia
Doni non li debbono ricevere cart. 3 ®2. 304
da’ Giudici. 41 Dràmi recitavano'col ca.t0.4S
lì
Donne biafimate. 65 falutevcli al vivere degli
dife/e da Veronica Gam- Uomini. il
Loro ingegno acu-
bata. fc furono conofciuti dagli
to, come cagionato. 64 Antichi. 54
Dune Guerriere,e loro Or. Eber,
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2
.
Tavola delle cofe notabili 2
E. Vedi nella prima Parte.
Ber, e lùoi poderi . Diè no- Emblema che colà fia,e lue difi.
me al popolo Ebreo. 340 ferenze dall’lmprelà. io
ci detti da Eber , poi nomi- ritrovato dall’Alciati. f6
nati Ilraeliti e lorodi-
, lite parti. 17
verfità . Se furono divifi chiamato Simbolo Eroico
in lèttàtadue popoli. 340 dall’Afteldio. 18
quàdo celebravano la Pa- Emblematografia , Arte degli
faua. 347 Emblemi. 16
Ecletici Filolòfi. 198.200 Enciclopedia , e luo vero ligni-
Ecclefiaftici han bìlògno della ficato. Chi di quella ha
Teologia. l&£ fcritto con lèrvirli male
Educazione buona necellària del nome. 189
cart. 36 Enea Silvio coronatoPoeta.2*&
de’figliuoli dee farli con di- (cacciato dalla Patria. £4
ligenza. 240 Ennio primo Poeta coronato
Egineta Medico pellegrinò per tra’ Latini. 226
imparare. if 6 lùa lingua lodata nel lùo
Egizj acquiftarono la làpienza lèco'o. io
dagli Ebrei. 344 Epigene fè (colpire in colonne
loro lettere lacre , e Gero- le ofièrvazioni delle ftel-
glifici.Come fpiegavano le. 267
il nome di Dio. 346 Epiftole, e loro antichità. 171
Elena Cornara Pilcopia Dama loro necelfità , e definizio-
Veneta letterata. m£ ne.Loro invenzione mi-
Dottorata in Padova . 66. rabile. 17»
106. loro uficio atto ad innalza-
fua fepoltura. 20 re a Cariche lupreme.
Elena Greca , e luo dilègno co- Loro compofizione dif-
me formato. 8 ficile. 173
Elifir favololò degli Alchimi- le in efiè convenganole
ftL 194 metafore, e l’erudizioni.
Elmonziopoco lòddisfatto del- Si fcrivono da alcuni
la Filolòfia. 306 fcioccamente. 122
Elogj con quale fiile fi debbono di Domizio dilpiacevoli
fcrivere. 2 .finoa^ ad Aureliano. 178
ammettono l’Erudizioni. 2 quale fiile debbano avereT
e J'eguent. Loro regole. 178
ricercano le digrelfioni. f le nofiòno moftrare i co-
inchediflfèrilcano da’ rac- fiumi. 179
conti di Vita. 4.6 Epopeja, e fue regole. 164. 6 r i
formati a Donne. 66 Equinozio, e mutazione della
Mrara a lùa
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. .
Elog] Accaddi D. Giacinto Gemma. 7ar.ll.
iùa fède. 348 rire come Iftorie. 19
Erafmo , e Tuo detto contro un loro origine nell’ Europa
Critico. if9 cart. 1 64
fila lode, e bhfimo. Mac- Faufto Ardellino coronatoPoe-
chiato coll’Erefia di Lu- ta. 22 6
‘
Suo Epitaffio. Suoi
tero. Ferdinando II. Imper.divenuto
condannati da Lu-
libri Accademico. 112
tero. '
if9 riguardò fèmpre la volon-
Eretici , e loro arte contro la tà Divina. 389
Teologia. 184 Fermento,c fila forza nella pro-
fìmili alle Volpi. 42 duzione delle Piante.291
Erittonio perchè finto Moftro nel crefcere delle medefi-
cart. 342 me. 84
E rrico Giareano coronato Poe. FERNANDESDEMEDRA.
ta. 226 NO , D. Giufeppc Mar-
Errori facili a commetterli. 34 chefe di Monpclieri , e
Erudizione diletta molto i Let- fila Vita. 7J*
tori de’ Libri. 2. 7 FERNANDES PACECCO,
fe convenga all’Oratore. 2 vedi PACECCO.
fc fiaatta nel genere Giu- Ferrante Gonzaga, e Ludovico
diziale^ nel Dimoflrati- XI. Rè di Francia fprez-
\o. 3 zarono le feienze. 360
Efchilo , e fila facilità nel com- Figure delle lmprefe, e loro re-
porre. . 176 gole. 27
Efèrcizio neceflàrio. 36 Filaletici Filofòfi. 200
Etimologica. 2/9 FILIPPO V. Rè Ereditario
Ecologica. ij4 delle Spagne. 133
Eupoli Poeta, c fue Favole fatte fua gloria, ed operazioni
in gioventù. np gloriole nel principio del
F. fuo Regno. 3f f
Allica, e fiia invenzione. 94 fua venuta in Napoli . 148
F Fanciullo di carne creduto
oterfi fare coll’ Arte
323. 392.
fue operazioni fatte in Na-
Eieftillatoria. •
194 poli deferitte dal Ferruc-
Fantafiica Poefia. 9P ci. 191
Fardella Famiglia illufire , c fua fua partéza da Napoli. 393
origine. 331 Vedi nella Dedicatoria della
Farinaccio pianta maravigliofa prima Parte.
deH’Indie. 96 Filofòfi, c loro fette varie. 199
Farmaceutica necefTariaa’Mc- abbandonarono la patria
dici. 12S per defidcrio d’impara-
Favole quando fi pofiòno rife- re. 282
Fi-
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TAvola, delle cofe notabili.
FiIolòfia,e fila ofcurità. 139 queft’Opera,e file figure
Ilio inftituto. 3 l& {piegate . Vedi nella pri-
necefiària agli Uomini duo ma Parte nell'Avverti-
,
ni. 320 mento dell'Autore per gli
te infègni la verità. 30? errori della Jlampa §.12.
del GafTendo da chi tegui- Frutti limili alle Uova. S3
ta. ij?8 G. •
del Cartefto da chi abbrac-
ciata. 199
colla Teologia, e coll’Ora-
G Abriel Baba Abate.
GAETA, Monfìg.D.Mu-
zio Arcivefcovo di Ba-
44
toria temprano tra loro ri. 234
contrarie. 31r fua Famiglia , ed Antenati
file tette diverte. 199 aggregati alla Nobiltà di
Filofbfìa Morale necefiària a’ Napolt 237.238
Principi. 6% fuo Padre, e F rateili. 239
Filici, e loro vanità favolote.i o4 fila nateita,e Vita. 240
Filologia. if4 D. Ottavio Configliere di
Flora Oca de’ Gentili. 331 Napoli, e Minifte-
filo
Floripondio pianta maraviglio- rio. 2 32
fa ddl’lndie. 26 D.Ccfàre,e fiie applicazio-
Formofità del volto decorofa a* ni. 240
Virtuofi. a&i GALEOTA, D.Vittoria Mar-
Fortuna di Capitano , che cote chetena di Sanginito , e
ila. 387 fùa Vita. un
Fozio lodato per le Digreflìo- tea Famiglia. 103
ni. é Gaftendo, e fùo giorno natàTi-
Fracafiorio illefb dal fulminerò • zio. ir 6
Francefco Filelfo Poeta laurea- fùa Filofbfìa da chifègui-
to. 226 ta. 1 98
Franccfco Scala. osa Gelafio II. Pontefice della Fa-
Francciì , nazione abbondante miglia Gaeta. 238
d'Ucmini illuftri . Loro Generazione come fi faccia ne-
valore nella guerra, e lo- gli animali. 289
ro dominio. Loro gloria come fi faccia dal te me.Ve-
nelle fcienze. diSeme.
illuflrati da luigi XIV. 3 534 de’membri negli animali te
loro ufo della lingua Gre- fi faccia di tutti in un tc-
ca. 344 »o. 290
te furono invStoridelKi^ [le piante è limile a qutl-
manzo. 164 la de’ Viventi, e come
Frontifpizio de’ libri, perchè in- fucccda. 290
trodotto. Frontifpizio di de’Senfitivijha bifbgno oèl
teme
. .
E log) Jccad. di D.G iacinto Gimma.Par.il.
Teme , e della virtù ma- prèdere la lingua Ebrea.’
rchile. 22? cart. 345
Genere Giudiziale,e Dimoftra- corretto dall’Angelo per-
tivo , fc ammettono l’E- che leggeva Cicerone,
rudizioni. cart. 3 fa
y dagli Egi-
Dimoftrativo quali cofe ri- Giudici come dipinti
chiede. 3 4 -f - zj. ; 2)t
Genio naturale che cofa fìa. 30» non debbono ricever, do-
Gerione perchè dipinto con tre ni. 4r
corpi. 942 Giuditta onorata perla morte
Germania da chi ricevè le Scié- data ad Oloferne. 3 l£
zc Greche. 1 14 Giurifprudenza le fia più nobile
tJr
Accademia della Medicina, Lai
Tua
di
filo
Natura.
de’ Curio/ì
Principe de’ Poeti. 1 14
m fila origine.
fè fia Scienza.
121.124
122. iar
Geroglifici degli Egizj. 946 filadefinizione. 122
Giorgio Caftrioto nacque col fua nobiltà a’ poderi trafi-
legno della fpada nel meda. 122
braccio. 96 D. Giufeppe d’ Aponte Duca di
D.Giorgio Gizzaroni. lyf.'jéa Flumini. 310
Giorgio Uberi Poeta laureato Giufeppe Carpani , e fùa Acca-
care 216 demia. 11 f
Giorno Ordinazione de’
dell* Giuflizià neceflària a chi go-
Vefcovl , come nomina- verna. 27
to. 242 oggetto di tutte le Scien-
Giovambatifta Gaftaldo, e fuoi ze. 124
onori per la viitù milita- dee accoppiarfi colla SciS-
re. L43 za. 78
Giovambatifta Vaccondio. i7f Glandule del corpo Umano nó
Giovani amatori di vanità. 249 molto conofciute dagli
loro abufò nell’apprendére Antichi, e che cofa fieno.
le Scienze. 127 Divife in Vafcolari,ed in
Monfig.Giovanni Buffi 174 Vefcicolari : in Conglo-
Monfìgn. Giovanni della Cala bate ,
e Conglomerate
cenfòre de’ liioi Compo- cart. 296.297
nimenti. 2JJ loro uficio . Da chi inven-
Giovanni Orlino Poeta laurea- ‘
tate. 258
to. 226 nel canale Orinario nuova-
Giovio inventore delle Impre- mente ritrovate dal Ter-
fe. i£ raneo. 203
criticato. 206. Gloria amata dagli Uomini, a49
S.GiroIamo,e fila fatica nell’ap- ftimola quelli a colè nobili..S8
Gufi-
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8A
T avola delle cofe notabili.
Goffredo Buglione perchè fat- tore. IÉ
to Re di Gierufàléme.38 non han voce latina nel
Grande, Titolo onorevole ri- nome , e come furon
cufato da Severo Imper. chiamate.Comeli poflà-
cart. 316 no dire in latino. 17. 19
a Oliali Re fu dato . A quali loro differenze odagli Em-
Imperadori. A qualiPó- blemi. 17. lS
tenci, e Principi, loro corpi come debbano
dato ad Uomini dotti. 3118 edere. ao
Grandi di Spagna , e loro origi- loro regole nelle figure. 27
ne. 3 1 loro regole ne’ motti. 30
D.Gregorio Mcflèri. viSLcà al- difficoltà loro in che confi-
trove. da. ip. 30
Gregorio XV. Pontefice fre- loro anima qual fìa. 13 31 .
uentò le Accademie debbono eflère enimmati-
aiomane. 40 che 2E.num.10.
Guarini, e file difcordie lettera- in che diffèrifcano dall’Ar-
rie per lo Pajlarfido. 26 f mi. 29
GUASCO, D.Paaovano, e fùa Imprefè particolari degli Acca-
Vita. 277 demici, e loro règole. 21
Guerra vedi Militare.
,' come debbono
,
corri fpon -
Guerrieri Letterati . Fatti cele- dere alla generale. 266
bri per la virtù loro. 14» Imprefc cella figura dell’Acqua
Guidiccioni Poeta lodato . 97 verfàta uà un Vaio. 2 c 1
I. dell’Agnello. 279
r Ctiologia. 134 dell’Aquila. 104
l Idolo di Serapide. 8 deU’ArDofcelIo. 242. 28 2
erodrammati’ca. 95;
' dell’Aurora. 332. 337
Ìgnoi ati fiiperbi,e temerari. 3 60 della Calamita. 388
Imitazione fempre neceflaria a’ de’ Cani. 160. 191. 41
Poeti. aq. fa del Cavallo. 11S
Imparare non difconviene ad del Cavai Pegafèo. 394
Uomini di età. 116 della Cetera. 99
Imperadori Poeti. 76 del Ciel fèreno . 383
Imprelè , e loro Arte difficilim- della Conchiglia. 149
ma. 1 f del danaro racchiufo. 29$
da chi inventate. 1 dell’ Epiciclo. 147
non perfezionate dal Bar- del Gclfiomir.o. 77
gag '- 1
*Z_ della Jena. 147
fùe regole oflèrvate dalTeT della Lepre. 89
fàuro. i£ della Luna nuova. 233
. regole oflèrvate dall’Au- della Neve.
del
..
Elog)Accad.di D.G iacinto Gimma.Var.TIi
del Pollo di Pernice. 262 biafimati. ao 6
della Quercia. 318
del R iccio fbinofo. 22 3 Attanzio Firmianonegò gli
dello Specchio. 391 Antipodi. if
della Sella dell’Orologio -avagna biafima la Medicina.
Lav:
cart. 380 Si corregge. 161
V idi Accademie , e loro impugnato. 16}
Imprefè : altre dell’ Au- LAURO, D. Ignazio, e fua Vi-
tore. ta. 109
Indegrafia, arte d’indovinar dal. fua Famiglia. 114
lo fcrivere. 279 Lazaro Bonamico Cenfòre di
fua vanità. 179 Erafmo. 1 79
Indie fè furono ritrovate dal Lepre, e fua fecondità. 89
Colombo. 1 78 Lettere dell’ Alfabeto,e loro in-
Indulgenze, e loro effetti. Spie- venzione mirabile. 277
gate fàllamente da Lu- loro combinazione mara-
tero. 248 vigliofà. 278
dachi fi poflòno guada- Scienze,che fi aggirano in-
gnare. 249 torno effe. 278
Ingegni fi debbono applicare loro caratteri. 278
alle Arti fecondo il genio loro divifione confiderata
cart. if 7 dall’Ortoeoeja. 279
nobili fi applicano a grandi loro forza nella Verfifìca-
Studj. 96. 344 toria. 260
acuti delle Donne come Vedi Lingue.
'
cagionati. 64 Lettere de’ Cinefi. 382
Infiituti Civili quando publica- Lettere, ed Armi.fe tra loro fie-
ti. 279 no incompatibili. 323
Intelletto agente fè fia diverfò Lettere, vedi Epiitole.
dall’Ànima. 137 Lettera del Segretario degli Ac-
Invidia accónagnata colla vir- cadem. Pigri al Promo-
tù. 210 tore. 4°9
Ifabella Reina imparò in età degli Spenfierati allo ftefiò
avanzata la lingua Lati- per la iforma , e forma-
1
na. 333 zione delle Leggi. 4 o 1
S. Ifidoro negò gli Antipodi. 1 7 altra per l’approvazione di
liberate, e fua cafa. 337 quelle. 4 *2,
Illoria, e fùo fiile. 4 altra per ladifefà del Mufi-
immagine della verità, sof- tano. 433
file regole altra degli Accad. Pelle-
Iftorici (è pèfiòno tifare le Di- ' orini. 437 .
greflìoni. 6 del Mangeti allo defio.432-
...de-
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11. 1111
Tavola delle cofe notabili .’
«•
t . . . degli Spenjìerati al Tremi- .... Lingua Greca profittevole
gliozzi per la lùa Staf- per le Scienze. 197
fetta 43? anticamente ulàta da’ Fra
àc' Pellegrini allo ftdTo.434 cefi .
344'
Libri fioggetti alla Critica. 34 (uà A ccademia fondata da
loro ufo è inftrumento di Urbano Vili.
v na
dottrina. ic 6 .1.. Lingua Latina di Plauto,
loro moltitudine fe fia uti- e di Ennio lodata dagli
le. 87 Antichi. 19
fe fi debbano fcrivere nella de’Romani , e loro gelofia.
lingua Patria. 1 3 cart. 130
r
loro pregio. 361 . . . . Tolcana del buon Secolo le
Vedi Autori, Frontifpizio, Ti- più nobile della prefen-
toli. te. 9
Licori del corpo Umano, e loro effondo viva può ammet-
divertiti. 297 tere novità. 9
Lingue , e loro varietà data in fila durezza appo gli Anti-
pena da Dio agli Uomi- chi. *
io
ni. 3 34*34 1 fi regola dall’ufo. 10. 1
loro origine nella Torre di degli Antichi paragonata
Babele. 340 có quella de’Moderni. 1
Lingua Ebrea madre di del Boccaccio, e fila autori-
tutte, e fùa divifione. 340 tà. 12
Matrici quali fieno. 34 ammette le voci proprie di
come fi pollano colle letto- Scienze. 13
re conciliare le Nazioni paragonata per l’ufo delle
di lingue diverte. Quan- voci alla Greca , ed alla
to liimate dagli Antichi Latina. 14
cart. 342 difficilifiìma in quelli tem-
credute dono dello Spirito pi. 12 6
Santo da S.Paolo. 342 in ella è biafimo grado fal-
comandate ad infognarli lire. 1
27
nelle Accademie da Cle- rillaurata dal Bembo. 3 1
mente V. 143 fua queffione, le con elsa lì
necellàrie a chi governa. poteano trattar materie
Pregiate da’ varj Pren- nobili. 1 3
cipi. 381 Vedi Crulca.
fi mutano allo Ipeflo. 10.11 .... Lingua patria, le con ella fi
.... Lingua Cinefo , e fùa diffi- debbano Icriver libri.! 3
coltà. 382 da chi ufata ne’ libri. 130
, ... Lingua Ebrea, fu a antichi- Lirica Poefia accrefoiuta dal
tà", dignità, e difficoltà.343 Marino. 220
Nnn Li-
6 7.
Elog) Jccad.di D. Giacinto Gimtna . ‘Tar.ll.
Livio cenfin ato. 206 venuto fcolare di Serto
Lode ftimola gli Uomini a cofe Filofòfo. 117
nobili. 88 Marco-Aurelio Salice Medico
LopcdiVcga, fiie Commedie Bare/è. 161
fenza regole , e file ftra
- Marini inclinato alla Poefia per
vaganze. f6 influflò celeftc. f2
Vedi Segretarj. non volle applicarfi alle
Lucano laureato Poeta. 22 Leggi. *
• 307
fila culla , in cui le Api for- giudizio della fila Poefia .
marono mele. il 3 Suoiencoinj. 219
Luigi Magni laureato di anni fue invenzioni nella Liri-
dicci nel'a Medicina. 281 ca. 220
LUIGI XIV. Rè di Francis perchè fatto Principe degl’
detto il Grande. 317 Infuriati di Napoli. 363
. fila gloria, fortuna, e valo- Marino Caracciolo. 67
re. 3f4 Mario Filelfò Poeta laureato
file lodi. 361 cart. 226
Lume perpctucrdifficile,e favo- Maria Grapaldo Poeta laurea-
lofo. 194 to. 226
Lutero impugnato nell’opinio- Maflimiliano Imperad. fi duo-
ne ricirindulgenze. 248 le di non aver’imparato
Vedi Erafino. nella fanciullezza , e co-
M. me fi approfittò. 1
M
1
Agnanimo,e fila immagi- Matematica neccflaria al Medi-
ne. .
211 co. iff
Magno, titolo onorevole , vedi fue Scienze diverte. 420
Grande. Matematiche loro vanità favo-
Majoragio difende la mutazio- k>lè. . 194
ne del filo nome. iti Matrimoni in qual’età fi debba *
Malinconia e filo morbo anti-
, notare. 86
chiflìmo. Comune agli Medicina è la più dilettevole
Uomini ingegnofi . Ne- tra le Arti. 173
certàriaa’Foèti. 308 fua divifione,e membri. Di
MANGET 1 , Giovan-Giaco- ^uali Scienze abbia bi-
mo ProtoniedicodeirE- ?ogno. 1 f4. p p. 420 1
lettor di Brandeburgo, te fia più nobile della Giu-
e fila Vita. 81 . ritprudenza. 121
fila lode. 432 fila origine tè fù dalla Ipe-
Manna di Calabria. 38 rienza. 122.124
MARCHESE, D.Francefco,e come definita. 122
fila Vita. 183 fé fia Arte Meccanica ri-
Marco Aurelio Imperadore di- farcitiva. 122
co-
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2. 1. .
Tavola dille cofe notabili
.’
come fi ferva) della Filofo- quali fi debbano eleggere
fia. iaj. taf Mutano fpeflò coturni
lodata da Dio. 12 f cart. 44.
in che cófifteanel (ho prin- loro virtù neceflaria. 3.9
cipio. 09» Vedi Giudici.
Medicaméti fe da’ ioli Speziali Miftica Teologia. i_84
fi debbano cóporre 109 . Mifiteo Uomo dotto, e guerrie-
Medici le debbano comporre .
ro. 149
medicamenti. 128 Moderni inventori di molte co-
Vedi Mufica. lè naturali. 294
Melodrammatica nfi conofciu- Monarchia degli Affirj,de’Per-
ta dagli Antichi. gf fiani, dc’Gred, dc’Ro-
Membri tutti degli animali Ce in mani. »7f
un tSpo li generino. 090 Moniftero di S. Spirito della
Metafora di metafora viziofaje Majella. 71
perchè. 27 Mondo creduto comporto col-
Metalli fe crefcano per virtù fè- Mufica
le ragioni della
minale. 8j* da Pitagora. 318
Metallografia. 154 Morale Teologia. 184
Metametrica. 10. »$ Morti di molti avvenute in un
MetemblematicaArte delle Im- tempo ftefio. 65
prefe. 19 Moto perpetuo difficile. 1 94
Vedi Imprefè. Moto le fi polla definire, e divi-
Michel’Angelo Albrizj. v~6 dere. 136
Militare Arte, che colà fia. 141 Motti delle Imprefè, e loro re-
come efcrcitata dagli An- gole. 30
tichi. 14» Mumia ritrovata dalRondeli-
di quali feienze fi valeT zio. 267
Quanto fia onorevole. Mufe, loro nome, e fignificato
Abbracciata da Uomini V ?di Frontifpizio.
dotti. Solleva perfbne Mufica,e fùa origine. 327
vili. y» data dalla Natura per do-
come s’impara. 148 no all’Uomo. Giova alle
da chi prima introdotta operazioni degli Uomi-
cart. 374 ni^ de’Bruti Infègnata .
MILO, Domenico- Andrea, e dalla Natura agli lìccel -
. liia Vita. ^oi li . appo tutte le
In ufo
Minerali fè crefcano per virtù Nazioni , praticata da,s
fèminale. Jff •
Medici per Scacciare i
Miniftri, vicini al Principe fono morbi. 328
più illuftri. 4f giovevole all’uman vive-
confidilo a loro dato. 116 re. 329
Nnn 2 Ac-
. -
Elog] Accad.di D>Giacinto Gimma. fTar.II.
Accoppiata colla Poefia. Natale della Città , e degli Uo
Indie confitta. Secon- mini lecitamente?! cele-
± uenga a Uomini liberi bra Suo ufo introdotto
.
Sprezzata da Filippo nella Chiefà. 349
Macedone. 323 Natura, e fua induftria nella ge-
creduta vile da Alcibiade! nerazione. 283
cart. 330 mirabile nelle colè mln£
dagli Antichi ftimata.Con- me. 2oz
veniente a’ Nobili. 330 dà legni dell’attitudine de-
illuftrata da’ Moderni. 33» gli Uomini có prodigj.3f
figurata da chi introdotta . Vedi Mufica, Signoria.
cart. 333 Nazioni di varj linguaggi come
Mufitano, c Tue ditele. 161.431 fi pollano concil iare. 342
Vedi nella ^rima Parte. Nébrotte,e fi ìa Torre. 374
D. Nicolò Gaetano d’ Aragona
N Apoletani Nobili Lette-
rati profeflòri di Scien-
ze.
Cavalieri
•
, e loro Com-
aoS
Duca di Laurézano. 3 3 3
Nicolò Lanzano.'
Nino il primo a guerreggiare, e
dilatare il filo imperiò,
201
pagnie dichiarate della cart. 344
Guardia del Rè Filippo fondò la prima Monarcma
V. Monarca di Spagna, degli Affirj. Ì7f
cart. 148 Nobili , e lor’obbligo d*ctt>
Napoli Città, e fùa nobiltà vir- lèrvirtuofi.
tuofà difefa. debbono operar bene. 380
Nutrice de’ Letterati. aSf debbono approfittarli nel-
NAPOLI , Agnello, c lùa Vita. le Scienze. 381
cart. 193 debbono efièr cortefi. 336
NAR DI, D.Ifidoro ,
e fila Vita, nati nobilmente lono incli-
cart. 173 nati alla vii tù. 362
. Ha ultimamente dato alle Vedi Mufica.
Rampe in’ Roma per lo Nobiltà, e dottrina neceflaria a
Màlcardi un’Ode col ti- chi governa. ai*
tolo: Preghiera a Dio nel fe fia neceflaria al Capita-
SS. Natale di N. S. Gie- no. 387
sù Crijìo per la Pace uni - Nobiltà Napoletana difetta dal-
yerfale di Europa: in 4. la critica del Poggio.207
Narrativo genere di Poefia qual fue virtù dettcritte. 2<>
fia. 303. 304 Nome che cotta fia. \j_
Narrazione di due generi fècó- incontro di nomi maravi-
do l’Autore. 304 gliolò. 277
Ve di Poefia. Nome Accademico qual debba
ett
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11 .
Tavola delle cofe notabili.
' * •*
ai logia, colla Filòfofia, e
edere. .
file regole. '
. .126. i colla Poefia. >. jif
perchè fi muta dagli Ac- Orazio coperto di lauro dalle
> endemici. .• no Colombe. 36
mutato da molti nelle Ac- Ordine del Tofon d’Oro, Tua
cademie. 1 1 origine,ed indituio. 377
loro mutazione dilpiavole Ordini Cavai ere (chi di Donne.
a Paolo Il.Pontefice. 1 1 cart. .
Nome di Dio (piegato dagli E- Ornitologia. , 1 f4
gizj. Orologio degli Aldobrandini
Nomi dati alle Imprefè per l’ufò cart. 3 fi
latino, rifiutati. -, 1
1 Oro vegetabile (è fia pietra, o
Notomia che confideri. if 4 pianta,e come eroica. 8p
riftauratain Napoli da Se- Orto di Sèplici (ormato in Na-
baftiano Bartoli. 107 poli. lj_Z
fondamèto di tutta la Me- Ortoepeja. ‘
253
dicina. 87. 298 Ortografia. aft>
Numa Pompilio , e fila Religio- Ottoèoni Cardinale. 209.275-
ne. 390 Ovipari animali, quali fieno. 83
O. V
?di Generazione.
O Fiologia. 174
Omero inclinato alla Poe
fia per influirò celefte.f 2
(limato da Alefiàndro Ma-
Ovvidio verdeggiava all’im-
provvi(b.
ACECCO
P.
D. Giovan-
230
gno. 30»
odiato da Adriano Impe-
P ,
Emmanuele Fernàdes Vi-
ceré di Napoli, e fila Vi-
radore. 310 ta- ... 123
verleggiava all’improvvi- fùoi Titoli. 373 127 .
(b. 030 fila Famiglia. 37$
Onore è premio delia Virtù : (boi figli. 382
Alimento della (leda . Pietro Pacecco gran
D.
cart. 43. 346 Cardinale. 377
grande è l’effère amato da’ PAGLIA, P. Baldalàrre, Mat-
Principi. 346 uro, e Difiìnitor perpe-
Onori letterarj (ono (limolo a tuo de’ Minori Conven-
maggiori applicazioni . tuali,e fua Vita. aa£
cart. 24* Palamede dotto , e guerriero, e
Oratore (è debba fcrivere con (ùoi libri coniumati. '49
Et udizioni. a S.Paolino vende (è fiefiò per n-
Oratoria, e fuo infiituto. 316 cóprare uno (chiavo.247
accoppiata colla Poefia.316
" ~ '
S.Paolo Apofiolo, e (La carità.
(èmbra cetraria 1 .. cart, 39»
D.Pao^-
.
.
Elog) Accad di D.G iacinto Cimma.Par.il.
.
D.Paolo di Sàgro Duca di Tor. Suoi Cenlòri. 219
remaggiore. 311 Pico Mirandolano , e prodigio
PAOLUCCÌ, Fabrizio Cardi- nella lùa naicita. 36
nale, e (ùa Vita. 3f per la Filolòfia abbandonò
Francefco Cardinale. 38 la Legge Canonica. if7
Paracellò , e lue vanità meravi- Aia Famiglia nobililfima.
* gliolè. 195* cart. 320
Paradiloterreftre quando fatto Piante , e loro generazione fi fa
da Dio. 123 dal lème. 83. 291
Pafqua dagli Ebrei quando era loro anima che coià fia. 8 3
celebrata. 347 come fi dicono vivere. 84
quando da’Chriftiani fi ce- come crelcono per virtù
lebra, e perchè. 347 del fermento. 84
Decreti dì Concilj, c di iè abbiano bilògno dell’a-
Pontefici che fi cele-
, nima per nutnrfi. 1 3f
brane di Domenica. 348 come fi nutrilcono. 290
Paftoral Poefia. 9f loro fimilitudine di mem-
inventata da’Modemi,e da bri, e partì. 291
chi fia fiata introdotta, fi producono dalle radici t
cart. a6p dalla feorza , e da’ rami,
Pafiorfido del Guarini,e difeor- oltre il produrfi dal Te-
die per lui cagionate.aóf me. 291
Patria ingrata verfo i Cittadini i lor lèmi non han bilògno
virtuofi. f4 della virtù malchile, e
rare volte giovevole a’Cò- perchè. 292
patrioti. .310 fe in elle vi fia la circola-
ìntepidilce gl’ingegni. Ab- zione. 292
bandonata da’ Filolòfi loro varietà e virtù mira-
,
per defiderio d'imparare bile. 292
cart. 282 con qual’ordine, ed in qual
Penelepe finta cada da’ Poeti maniera fi leccano. 29 f
cart. 309 loro generazione è limile a
Periodi dello itile magnifico. 4 quella degli animali. 293
Vedi nella prima Parte. Piante della Manna in Ca-
PERRUCCI, Andrea, e fua labria. 38
Vita. 47 Pietra Amandina.e fila virtù. 8
Pelcatoria Poefia. 9; Pietra maravigliolà moftrata al
Petrarca , e fila coronazione Redi Francia. 43
cart. 227. 309 Pietralànta impugnato nel no-
C
andò in alabria per impa- me delle Imprelè. 17
rar la lingua Greca. 197 Pietre le abbiano virtù lamina-
giudizio delle lue Poefic. le, con cui crelcano. 84
Pi-
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,..
Tavola, delle cofe notabili.
Pignatelli Cardinal’ Arcivefco- gole. 1^4. i£f
vo di Napoli divenuto Romanzi , vedi Romanzo.
Pontefice. 244 Poefia, e filaorigine. 307
fiioi funerali celebratMn fila divifione. 42
Bari. o£o diveda fecondo i linguag-
Pindaro inclinato alla Poefia
per inHurtò celefte. ) a dofcezza del fuo numero .
fù dalle Api nella fua boc- cart. 3/
ca formato il mele. 36 non dilconviene a’ Mini-
Pio II. travagliato nella patria . ftri,e fila difefa. 21
cart. £4 chiamata facratiflìina ,
c
Pirronici,e loro lètta biafimata. primaria Filofbfia. 76
cart. 199. 200 amata dagli Oratori. 78
Pitagora fivalca delle opinioni • fè dar fi polla lènza verlò
di Temiftoclea. iof cart. 48
credè il Mondo comporto, in che confida , filo tificio
con le ragioni della Mu- ed inftìtuto. fo. 346
fica. 3281 filo Genere Drammatico
Pittura di Elenacome fatta. 87 qual fia. 302. 304
Platano albero, e fila proprietà. fuo Genere narrativo quM
cart. ao fia. 303. 3^
Platina cenfiirato. 206 fiio Genere Mirto, e le pol-
Platone rinrefo per ertere ftu- la darfi. 303
diolo,e fila riporta. 117 accoppiata coll’ Oratoria
perchè abbia comprato li- cart. 216
8'
bri. ftmbra cótraria colla Teo-
nella fila boccale Api for- logia , colla Filofofia , c
marono il mele*. 36 coll’Oratoria. 3 »y
Plauto , efila lingua lodata da- volgore, ed abulò della
Antichi.
gli io medefima. o&i
Plinio giovine cenfòre de’ fuol volgare, e fila origine. 368
Componimenti. aia accoppiata colla Mufica.
Poemi fi Icrivono a Uomini dot . cart. 302
ti. Rappresétativa, vedi Dra-
ficantavano da’ poeti luì matica.
Teatro. jof del Petrarca , e fuo giudi-
in prole lè far fi portano . zio. 215
cart. 48. jo del Marini, c fuo giudizio,
di Omero,di Owidio, e di cart. 233
Ariofto di quale Ipezie Poetica richiede intelligenza,
fieno. i6f ed intelletto clèrcitato in
"Epici, o Eroici, e loro re- altre Scienze. 242
Poe-
7. 71
E log) Accad.di D.G iacinto Gimma.Par.il,
Poeti han bifogno dell’Arte. Poligrafia. afsii
Scioccamente fi credo- Pollò come fi gener ^vedi Ge- i
no dal Paper fare qual- nerazione.
che verfò. 169 Polonia, e lue difeordie per de-
fe dir fi debbano quei , che lezione del nuovo Re.42
non invitano favole col Pomponio Leto, e fiia Accade-
verfò. fo mia. • no
che lcrifièro in profa. yo fi mutò
nome. il 1 1
Scrittori col verfò e coll* , Pontano,e fua Accademia. 1 io
imitazione fono più no- Pontefici ,
ch’ebbero il titolo di
bili degli altri. fo Grande. 3 1
fenafeono fècódo l’influf’ Poveri lè fieno foli adudiarle
lode’ Cieli. fa feienze. 3 8
comporre. 1 6
faticofi nel Predicare , aite dima, e
diffìcili
Teologi , e Padri della fiioi requifiti.220
Chiefà. xi 6 Pratica necedaria alla Teori-
Filofofi. > » 117 ca. 36. 97•
Imperadori ,Miniftri,Guer. Premj dati agli Atleti. 89
rieri, c Principi. 76. 362 Principato, vedi Signoria.
varietà delle loro Corone. Principi bifognofi della Filofo-
cart. ay fia Morale. 67
loro furor poetico , e che dotti lodati. 320
cofàfia. 231. 308 fanno onore a quelli, che
fc debbano edere eccelie- amano. 346
ti. 301 debbono edèr dotti. 3f9
loro eccellenza come s’ot- han bifogno della Difcipli-
tenga. 302 na civile. 360
inclinati aduna fpezic par- Sapienti quali furono. 360
ticolare di Poefia. 302 ignoranti fatti fimili all’A-
come parlino nel genere fino. 361
Drammatico, e Narrati- loro prefènza giova a’i po-
vo. 304 poli. 363
cantavano i lor Poemi iùl come debbano farli ama-
Teatro. 3®f re. 37°
infeftargli è coià pericolo- Miniftri di Dio , e loro ufi-
fa. 309 cio. 376
linièro Penelope cada , e \ loro virtù. 393
Didone lafciva. 309 loro divertimento. Fautori
celebri da Adriano odiati de’ Letterati. 394
’
care 320 fè debbano punire gli Scrit-
Vedi nella prima Parte. tori. 394
Poggio impugnato. 226 come debbano allettare
8»
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e
11 . 1
Tavola delle cofe notabili i
'
* gli Scrittori. 39f ga la Poefia , o le altre
intendenti de’ linguaggi , Scienze. 104
quali furono. 381 che dall’uovo fi fa ogni ge-
loro riguardo nell’elezione nerazione.
de’Miniftri. 44 fc Armi,e le Lettere fieno
l’
loro principal parte è laRe- tra loro incópatibili. 323
ligione. 390 fè le pietre abbiano virtù
infami , che (prezzarono la femlnale. 84
Religione. 39 fc convenga la Mufica agli
Profa intrecciata, come rifor- Uomini liberi. 319
ma. 4 fè le feienze convengano a*
Vedi Poemi, Queftione. Principi. 360
Profòdia. af9 Ebrei furono divifi in
fè gli
Profopopeja figura Rettorica. fèttantadue Popoli. 340
cart. 304 fè la Tragedia pofià aver
Prudenzio laureato. 227 fine lieto. 364
fè la Nobiltà fia neceffaria.
UadraturacIel circolo ofeu Capitano.
Q
al 387
ra - .'93 fe i debbano puni-
Principi
Quantità , e ,
. .
fila origi- re gli Scrittori de’loro
ne. 1
36 fatti biafimevoli. 394
Queftione, (è le Commedie,e le Vedi Medicina.
Tragedie fi portano fc ri- Quintiliano infegnò l’ArteO-
ve re in profa. 47 ratoria , nella quale fù
fé dar fi porta Poefia lènza poco felice. p8
verfo. 48 R
fe gli Elogi fi debbano fcri-
vere collo ftile erudito,
dottrinale. a.efeg.
R .
Aggi del Sole fè
raccogliere in
tro. 1 94
fiportano
vaio di ve-
fè fi dia genere di Poelia Ranocchie , e loro generazione
mirto di Drammatico , e dalfème. '
83
di Narrativo. 303 Re,e loro titoli. 3 6
fe fia più nobile la Medici- quali hanno avuto il titolo
na^ la Legge. 1 a 1 di Grande. 317
fc le Comete fiano infau- Re de’ Turchi , e loro progred-
fte. 6f ii- 383
fe nel linguaggio Italiano fi Regni de’ Greci ,
ed altri del
poteano trattar materie Mondo in varj tempi , e
nobili. 1 3 loro origine. 37f
fè il governo delle Donne Regno vedi Signoria.
,'
fia infaufto. 70 Religione parte principale de*
fè più alle Donne conven- Principi. 39»
Ooo fo-
1
Blog] decaddi D. Giacinto Gimtna. 'Tar.II.
/òverchio oflèrvatadaNu- Suo Arcivefcovo , e /ùoi
nia,c da’Romani. 390 Cittadini detti Pontefi-
/prezzata da’Principi infa- ci. 403.404
mi. 32 1 fuo Monadero Bafiliano.
Rettorica richiede cognizione Sua Accademia de’ Navi-
d’altre feienze. 241 ganti^ fiioi Uomini eru-
Ricchezze neceflàrie alla No- diti. 404. 407
biltà. 380 lùa Accademia degli òpé-
Ricchi fè podòno dudiare le /ìerati^vc di Speniierati.
Scienze. 38 file Fede per la venuta del
Roberto Rè di Napoli come im- Monarca Filippo V. in
parò le Scienze. 1 17 Napoli. 436
,
Roma fatta venerabile a’ nemi- S.
ci per la Religione. 321 A bellico cenfiirato. ao6
folennità ne! millefimoacl.
la fùa fondazione. 242
S SANGRO,D.
menico Duca di
Carlo Do-
Vietri,e
Romani quanto Rimarono l’uh- fila Vita. aof
cio di Capitan Genera- fua Famiglia. ac$
le. 387; Sannazaro come fi mutò il no-
loro Religione. 390 me. 1 1
Romanzo,e fiìa origine. . 463 facea correggere le colè
perchè fia cosi detto . Se vi lue. aia
fii tra’ Greci. 1 64 SANSEVERINO D. Aurora
,
come fipodà dire con vo- Duchefià Laurenza-
di
cabolo latino. i6j” no, e fila Vita. *
327
in che convenga col Poe- filaFamiglia. 331
ma Epico , e file regole, Savorgnani fatti Nobili Vene-
cart. 16 1 ziani per la virtù Milita-
fuo fi ile qual debba edere, re. 143
fua lettera /è fia lecita.! 66 Scaligero biafimato. 268
Vedi nella prima. Parte. Scettica Setta de’Filofòfi. 199
Rondoni, c loro proprietà. 24 Scienze neceflàrie alla Medici
S.Rofàlia fè fù Religiofà Bafn na. Jf 4- iff
liana. • p8 con qual’ordine fi debbano
V "di nella prima Parte . imparare. 241
Rodano Città del Regno di Na- umane fono come gradi a
poli, e fùa fódazione.aoa fàper le Divine. 242,
ricevè il Batteiimoda San „ redituite nell’ Europa aa
Dionigi Areopagita.4o3 Cofmo de’ Medici. 1 1 o
Tuoi Santi Bafiltani Suo . introdotte nella Germania
Tépio della 41 Vergine.. da Ridolfo Agricola. 144
Sua Sede Arcivefcovale. loro abufò nell’apprender-
fida’
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T avola delle cofe notabili
fi da’ giovani. . 127 Enciclopedia, vedi Enci-
neceffàrie a chi govema.210 clopedia.
fé convengono alle Don- Epiftolaria, vedi Epiftole.
ne. 64. 6f Etimologica. a 5-9
(è convengono a’ Princi- Enologica. i£4
pL 360 Fallica Poefia. 54
neceftàrie alla Guerra. 142 Fantaflica Poelìa. 9/
lèpoflbno ftudiarlì da chi Farmaceutica. 12É
è occupato ne’negozj.38 Filolòlia, vedi Filolòfia.
nobilitano l’animo. 146 Fifiologia. 174
quali fono profetate dalla Giuri (prudenza, Giu-
Società degli Spenfiera- rilprudenza.
ti . 400 Ittiologìa. i/4
Scienze, ed Arti nominate in Jerodramroatrca. 9/
quella feconda Parte. indegrafia. 2/9. 179
Adenografia. 396 Idonea,wii Moria.
Anagrammatica. 2 5-9 Matematica. 1//
Aretalogotecnica, Aiterei Medicina, vedi Medicina.
Romanzo, Melodrammatica. 9/
Arte delle Cifre. Metallografia. 1/4
Arte Fulòria. ai8 Metametrica. 09. 2S9
Artrologia. 2£9 Metemblematica, vedi Im-
Aloetica Teologia, prelè.
Agronomia. ijy Militare, vedi Militare.
Botanica, vedi Botanica. Midica Teologia. 184
Cabalitica, e lùa divifio- Morale Teologia. 1T4
ne. a6o Mufica,v?<# Mufica.
Calligrafia. a/8 Nerterologia. 1/4
Chimica. 1/4 Notomia. 1/4
Chirografia. af9 Ofiologia. 1/4
Cinigia. 1/4 Oratoria, 'DfJ/ Oratoria.
Comica. Ornitologia. 1/4
Criptologia. 2/9 Ortoepeja. . 279
Critica. 067 Ortografia. 2/9
Dattilogia. 2f9 Poetica, Poefia, Poeti.
Dendrologia. 1 f4 Poligrafia. 2/9
Dialogotecnica. 270 Profodia. 249
Ditirambica. 54 Rettorica. 242
Dizionaria. 2/9 Scrijtoria. 2£$
Drammatica tifi# Dram- Semiotica. 1/4
matica. Steganografia. 2/9
Emblematografia. 16 Steganorògia. 2/9
Ooo a Ta-
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.
r
E log} JccadJi D. Giacinto GimmÀ. Par.II'.
Tachigrafìa. if 9 to fperienza. 8^
Tamnologia. if4 Uova fi ofièrvano in tutti
Teologia, vedi Teologia. gli animali . Sperienze
Terapeutica. . i£4 fatte ne’ Vivipari, e negR.
Terologia. if4 Uomini. .
83
Tetrapodologia. if4 da lui fi fi la generazione
Tipografia. delle piante. 83.291
Tragica, vedi Tragedia. come crefca nellopiatè. 8^
Tragicomica. gr come fi ravviva, efacre-
Verfitìcatoria. 260 feere il frumento. 84
Zoologia. t£4 filavirtù ofeura nelle pie-
Vedi nella prima Parte. tre. 84.
Schiavi Chriftiani come lì deb- limile all’uovo.
bano (occorrere. 247 Semiotica. 174
Bardi ricomperati perope. Senfò che cofa fia,e come fi f àc-
ra di Monfi Gaeta. 247 cia. >
114
Scipione Errico criticata 310 in qual parte ,
da quali ani-
introduce in una Comme- male c6 qual meio. 1
3f
dia il linguaggio antico, e qual lìa il fuo oggetto 13?
non Intefó. aio SERNICOLA,P.Carlo,Mae-
Scolaftica Teologia. 184 ftro Carmelitano , e fila
Scrittoria, e file parti. if i Vita. aif
Scrittori di Vite devono ufiare Severo Imperadore ricusò il ti-
lo fi He nudo. 2 tolo di Grande. 116
come debbono allettare chi Sforza PalIavicinoPrincipe del-
legge. 2 l’Accademia degli Umo-
Vedi Autori. rijli. 3^2
Scrittura Sacra, vedi Bibbia. Signoria inftituka dalla Natu-
Sebafiiano Battoli rifiaurò in ra. 271
Napoli la Notomia. 127 filaorigine . Accrefciuta
Segretarie loro nobiltà. Loro dall’ambizione , e fuper-
uncio efèrckato da Au- bia. 374
tori celebri. 172 approvata da Dio. 374
Vedi Titoli. fuoi progreflì. 37P
Selva nata in C irene. 84 Sillabe, loro quantità, e tépi.260
Seme , e fila virtù riabilita da Monfi D.Simone V iglini. 280
Dio all’acqua , ed alla Società inftituita dalla Natura
Terra. 81 cart. 273
da luì fi fà la generazione Socrate vecchio fi ft ammae-
d’ogni animale? Infètti fi ftrare nella Lira. 330
generano dall’ Uovo . I Soldato di quali virtù ha bifo-
vermine ranocchi^ e lo- gna ’
148
So-
/
(
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3.
Tavola ielle cofe notabili.
Sonetto,e fiia origine. 268 Speziai i, e loro biafimo .
Quah
Spagnuoli,e loro valor Marzia- debbano edere. 1 *9
le. 387 Stampa madre d’errori. 34
Ce furono inventori dej.Ro- Vedi Errori ,»?//*» prèma Part.
manzo. 164 Stazio coronato Poeta. 226
Spartani filmarono l’Uficio di Steganografìa. Ì79
Capitan Generale. 383 Steganologia. 279
SPENSIERATI Società Let- Stelle, e loro influenza. 176
teraria^ fiioi pregi. 1
1
loro influfib ne’ Poeti, ja
fua origine, e luoi Princi- Stile nudo a’ quali Scrittori có-
pi. 406 venga. »
fùa riforma promofla. 118 A fatico proprio del Ro-
410. manzo. 1 66
fila Imprefa.ar.41 1.417.419 di Celare Auguflo. 230
fùalfioria. 401 Magnifico,e fiioi periodi 4
file Leggi. 413 VediateIla prima Parte.
fiioi Uficiall. 414.416.417 delle Lettere qual debba
426. 427. edere. 178
fue Galli degli Accademi- Strozzi ringraziato dalla Cru-
ci. 4 1 4*4*0 fca per un vocabolo nuo
fiioi Sari Protettori.41 3.416 vo. 18
di guali Scienze faccia pro- Studiofi non fono impediti da*
fefiìoné. 420 negozj. 162
filo ordine nelle Seflioni non curano la propria fa-
cart. 4*‘*4?r iute. 73. 13»
fiioi libri a quali leggi ftia- muojono come gli Ufi-
no (oggetti. 417.42» gnuoli. 137
fuoi Accademici come fi faticano di continuo. 90
pollano riconofcere per defiderano imparare per
tali. 414. 4** indignare. 86
lue Patenti , che fi danno Ce debbano aver molti li-
agli Accademici , ed agli bri. 87
Uficiali. 427. ejeg. Suenone , e luo beffeggiamen-
fùeFcfte per la venuta del to. 342
Monarca Filippo V. in T.
Napoli. 436 Achigrafia. 379
fuoi progredì
gionati.
, e
437
*
Catalogo de’ fuoi Accade-
come ca-
.
X Tacito cenfurato.
oologia. 174
Tafio . Subite fatta invano per
ao6
mici. 441 ricuperar la dote di fila
Sperienze,che la generazione fi Madre. . 73
faccia dall’ Uovo. 83 figlio più celebre del Padre
261, Tor-
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1. .
Elog) Ac end. di D.G iacinto Gintma.Par.il.
1
'
!
Torquato doveaefièr Iau- TERRANEO, Lorenzo Pro^
reat oVeii Corone. feilore diBotanica in
Tavola, cenarono tre efi-
in cui Torino, e fila Vita. 289
furono Pon-
liati,che poi fila invenzione Notomica
v tefici. 40 cart. 296
Tavole Agronomiche di Tolo- Terreno della nuova Spagna, e
meo, dell’ Albategno, e di fila ubertà. 262
Alfònfò Re di Spagna, Tefauro quante regole dell’Im-
cart. 348 prefè raccolte, 16
Pruteniche del Coperni- confutato nel nome delle
co. 349 Imprefè. 17
diTicone,e delPÀrgoli.349 Tetta favolofà creduta forma-
Teatini. 387 ta da Alberto Magno.i9P
Temiftocle, c Cu a fòddijfazione Tetrapodologia. 7-4 1
ne’Giuochi Olimpici.243 Tiberio Impcradore biafima-
Temiftoclea, e file opinioni ab- to per aver punito uno
bracciate da Pitagora, Scrittore. 394
cart. iop Tipografia. 2f8
T empo fé fia divifibile. 1 36 Titoli, e loro antichità Premio .
Teologia, e filo inftituto. 3 1f della virtù, e del merito,
la più nobile tra le Scien- cart. 3 1
j*
ze. 183 fuperbi di varj Principi an-
fiiadivifione. Scritturale, tichi. ’
3if
Scolaflira Specolativa,Mo. di Gràde,e di Magno mol-
rale, Miftica. 184.421 to onorevolgoed/ Gran-
Scolallica, e fuancceflìtà de.
nellaChie(a.Difefia,e màte- Ioroahufò. Chi di etti ab-
nutada’Santi Padri con- bia lcritto. 179
tro gli Eretiche fiioi pro- Titoli de’ Libri , e loro abufi)
gredì. 1
84 cart. 188. 189
Morale , fila origine, e pro- loro regole. 190
gredì). 1
8g Tolomeo cercò i Libri della
Sommiftica, fiia origine, e Legge Ebraica. 7 1
Scrittori. i8f S. Tommafo d’ Aquino dimo-
ncceflaria agli Ecclefiafti- flrato della Famiglia Ca-
ci. 186 racciolo. 367
fèmbra contraria colla Fi- Torre di Babele, e di Nembrot-
lofofia , colla Poefia , e .te. 340. 374
5-
coH’OratoriA- 3 1
Torrebianca notato. i9f
Teologi Poeti. » 216 Tofòn d’oro Ordine Cavalere-
Terapeutica. if4 feo, fiia origine , ed infti-
Tcrologia. 13-4 tuto. 377
Tra-
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. .
T avola delle cofc notabili.
Tr*gedia,e etimologia. Più
fiia Ver/o e fiia dolcezza donde
,•
i • dilettevole degìi altri proceda. > 262
Componimenti. 48 1 regola del verfo Latino in-
'
'
fiia invenzione. 94 •< trodottanel Tofcano.261
. recitava!! prima da un fo- necclfario al canto. 48
• lo. 307 quale convenga alIe*Com-
filaimitazione qual fia. 364 medie. y f
le polla aver fine lieto.Suoi Vele ovi , loro obbligo , e fatica,
elèmpj. Sue differenze cart. >•
246
della Commedia.
*
364 giovani, e Santi. 247
Vedi Commedie, Drammi. <
limili a’ Medici. 247
Tragica. 9P loro u/o nel /blennizare il
Tragicomica. 9f _ giorno della ordinazione
Trajano , e fella fatta in Roma di efR . 249
nel fuo ingrello. 368 che colà in loro fi ricerchi
Tralliano, e fiioi viaggi per im- cart. 2ji
parare. debbano eflère limolìnie-
TREMIGLIOZZI ,
Gaetano, ri.
^
272
e fua Vita. 173 limili al Cane ,' che guarda
Tua Ifloria della Società de greggia.
la 41
gli Spenfierati. 399 V etro atto a martellarli. 1 94
difera del Mufitano da lui Viaggiare profittevole alla falu-
fatta. 432 te. 132
Trojaquapao tempo afièdiata Viaggi di Uliflè,e loro lignifica-
cart. 237* to. y -
Turchi, loro origine , progredì, ViCCr$ , etafo origine , e virtù
ed Imperadori. 383
•
'necfcfiaric. 376
loro sforzi in Vienna. 384 Napoli, e loro principio
di
Turpino fe fù A utore della Vita da^Bellifano- 377
di Carlo Magno. 1
64 Vienna liberata dall’ armi Otto-
V. mane. 98. 384
V Anità favololc de’ filici, e
de’Matematici. 194
Vafi /acri della Chielà fe polla-
Virgilio (limò di avere lcherza-
to nella Georgica, e nel-
la Bucolica.
fogno maravigliofo deHa
272
no irnpiegarfi a ricom-
perare gli Schiavi. 247 fila Madre. 36
Vermi lì generano dallème, e Virtù necelfàrie alla nobiltà.380
dall’uovo. 83 alimento della virtù. 42
Veronica Gambara,e fua dife/a ricerche in un Soldato. 148
delle Donne. 64 nece<^ri?B’ Principi. 393
Verlèggiatori all’ improvvifo. Vita Umana limile alla Com-
cait. 230 '
media. 93
Vite,
.
Elog) Acczà. di D.Giacinto Gimma.Par.il .
Vite, vedi Scrittori, Autori. Grande. 31?
Vittoria Colonna, e purità delle figenerano dall’uovo : ve-
lile Focile. 1^4 Seme.
Viuipari animali quali fieno. 8? Ingegnofi malinconici. 308
come fono generati, vedi Uova delle piante fono» foni.
Generazione. eai t. 490
,
Vizj biafimati in chi governa . Vedi Seme.
cart. 39» Urbano IL Pontefice conlècrò
Ulifie, vedi Viaggi. la Chielà di S. Nicolò in
V ocabol proprj delle profeflìo-
i
Bari. a*6
ni , degl’ inftrumenti , e Urbano VI. prima del Pontefi-
delle Scienze come urtiti cato fù Arcivelcovo di
dalla Crufca. »3 Bari. 137
come ufati nel Latino. 14 Urbano Vili, fondò in Roma
antichi perchè porti dalla un'Accademia di lingua
Crufca. io Greca. na
nuovi con difficoltà s’ in- Ufignuolo.e filo canto. 328
troducono. 18 porto alla bocca di Stefico-
de’ Cinefi. 38» ro, di Fidia, e di Efiodo
alle profeffio- cart. - 36
Uomini nafeono
ni.
dotti ,
ì&3f
onorati col titolo di Z Oologia.
Z.
•
I L FIN E.
’f.
EJfendo tirato il foglio del Catalogo de' Signori Accademici , giunfe
la nota dell' aggregazione de'Jeguenti , che per non defraudare *
f Accademia deir onore de' loro itomi Jì è pojìa
in quejlo luogo ; e fono :
Angelo- Antonio Somai Sabinefe.
Filippo Leers Romano.
Francefco del Teglia Fiorentino.
Giovambatifta Zappi Avvocato Jmolefe.
Giulio Cefare Grazzini Canon. Ferrar efé.
wtfAGiufèppe PaoIuqj^<fo Spello.
Giufoppe-Ant0fiio\r accari Ferrarefe.
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1
te